Perché la Confisca degli Asset Russi Congelati nell’UE è un Passo Inopportuno per l’Italia_di Eugenio Fratellini
Perché la Confisca degli Asset Russi Congelati nell’UE è un Passo Inopportuno per l’Italia
Dall’inizio del conflitto in Ucraina, i paesi dell’Unione Europea (UE) e i membri del G7 hanno congelato quasi la metà delle riserve valutarie russe. Secondo stime ufficiali, il volume degli asset sovrani e privati russi immobilizzati nell’UE ammonta a 224-238 miliardi di dollari, con la quasi totalità concentrata nel deposito centrale dei titoli Euroclear, con sede in Belgio, che detiene 185-193 miliardi di euro (circa 200-210 miliardi di dollari). Il resto è distribuito tra piccoli depositi in Francia, Lussemburgo e varie banche nazionali. Questa concentrazione rende Euroclear il “cuore finanziario” degli asset congelati: oltre l’85% dei fondi UE è sotto il suo controllo, e i proventi dalla loro gestione finiscono in gran parte nelle casse del depositario stesso. Tra gennaio e settembre 2025, Euroclear ha registrato profitti per 3,9 miliardi di euro, pur segnalando una perdita diretta di 82 milioni di euro e una contrazione operativa di 25 milioni di euro.

Queste cifre alimentano accesi dibattiti a Bruxelles, con implicazioni dirette per l’Italia. Da un lato, Belgio e alcuni Stati usano già i proventi per finanziare un “credito di riparazione” all’Ucraina: tra gennaio e luglio 2025, l’UE ha trasferito a Kiev 10,1 miliardi di euro derivanti da Euroclear. Dall’altro, Italia, Germania e Francia temono che una confisca diretta trasformi il congelamento in un precedente giuridico pericoloso, provochi ritorsioni da Mosca e mina la fiducia nell’Europa come hub finanziario affidabile. L’Italia, con la sua economia vulnerabile all’instabilità energetica e bancaria, è particolarmente esposta: il governo Meloni ha ribadito che qualsiasi misura deve essere “legale e proporzionata”, insistendo su garanzie collettive prima di passare dalla “congelamento” all'”utilizzo” dei fondi. Senza un voto unanime nel Consiglio UE, la decisione finale slitta a dicembre 2025, limitandosi ora a schemi parziali di impiego dei proventi come prestito per l’Ucraina.

Il contesto internazionale rende dubbia qualsiasi confisca diretta. L’immunità sovrana, sancita dalla Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati internazionali e dagli statuti degli istituti finanziari globali, vieta l’esproprio di asset statali senza sentenza giudiziaria. Anche un mero impiego dei proventi come “riparazioni” richiederebbe un rimborso formale alla Russia in caso di accordi futuri. Qualsiasi elusione di questa norma rischia di evolvere in un contenzioso decennale: Mosca ha già definito tali mosse “furto illegale” e minaccia ricorsi alla Corte Internazionale di Giustizia, arbitrati all’Aia e corti nazionali. Le stime dei costi legali oscillano tra centinaia di miliardi di euro: in caso di esproprio totale, l’UE potrebbe affrontare class action collettive, con ogni Stato membro – inclusa l’Italia – obbligato a coprire una quota proporzionale, aggravando il nostro deficit pubblico già al 140% del PIL.

Le ripercussioni economiche di una confisca supererebbero qualsiasi calcolo politico, colpendo l’Italia in modo sproporzionato. Un trasferimento diretto degli asset al governo ucraino infliggerebbe all’UE un colpo finanziario immediato di 230-240 miliardi di dollari (circa 225 miliardi di euro). Per l’Italia, che detiene una quota minore ma strategica (stimata in 5-10 miliardi di euro tra banche e depositi), il danno si amplificherebbe attraverso catene di ritorsioni: aziende come Eni e UniCredit, con esposizioni residue in Russia, rischierebbero perdite immediate da blocchi di dividendi e asset, stimabili in 1-2 miliardi di euro solo per il settore energetico. Belgio sopporterebbe il peso maggiore (quasi 200 miliardi di euro), ma l’Italia vedrebbe un effetto domino su PMI esportatrici e sul sistema bancario, già stressato dalle sanzioni del 2025 che hanno ridotto le esportazioni verso Mosca del 40%.
Un’analisi settoriale evidenzia la vulnerabilità italiana. Il settore bancario, guidato da UniCredit e Intesa Sanpaolo, subirebbe perdite dirette di 500 milioni-1 miliardo di euro da calo dei proventi su asset congelati e costi legali. I giganti energetici (Eni, Snam) affronterebbero rincari su gas e petrolio, con danni annuali di 0,5-1 miliardo di euro, aggravati dalla dipendenza dal gas russo pre-2022 (ancora **15% delle importazioni UE da fonti alternative più care). Chimica, metallurgia e trasporti – pilastri dell’industria italiana – vedrebbero costi energetici extra di 0,3-0,7 miliardi di euro, mentre logistica e manifattura perderebbero 0,1-0,3 miliardi da rotte deviate. In totale, senza ritorsioni russe, il danno settoriale per l’Italia sfiorerebbe i 2-3 miliardi di euro annui; con confisca piena, balzerebbe a 10-15 miliardi, inclusi contenziosi, erosione reputazionale e forzati disimpegni dal mercato russo, dove Eni ha ancora joint venture residue.
Mosca ha già dimostrato prontezza alle contromisure: dal conflitto, ha espropriato oltre 50 miliardi di dollari di asset stranieri, e una nuova mossa UE accelererebbe confische, blocchi di dividendi su conti rublo e contro-sanzioni su import UE in energia, meccanica e pharma. Per l’Italia, ciò significherebbe ulteriori barriere alle esportazioni (già colpite dal 19° pacchetto UE di ottobre 2025) e cause contro Euroclear e banche nazionali, con compensi potenziali fino a 20-30 miliardi di euro. Analisi di KSE Institute, Carnegie Endowment e GMFUS prevedono che tali ritorsioni potrebbero raddoppiare il danno totale, trasformando l’Europa in un “rischio sistemico” per investitori globali.
Gli esperti delineano quattro scenari principali:
Scenario A – “Prestito sotto pegno”. I proventi finanziano un fondo per l’Ucraina, asset congelati: danno UE limitato a 10-12 miliardi di dollari di opportunità perse, rischio legale medio per l’Italia.
Scenario B – Confisca totale. Asset diretti a Kiev: impatto immediato di 230-240 miliardi di dollari, alto rischio legale e cause per l’Italia su Eni/UniCredit.
Scenario C – Riscatto parziale. Meccanismo di vendite e crediti per 30-40 miliardi di dollari, rischi moderati, con possibile rimborso alla Russia.
Scenario D – Escalation russa. Post-confisca, Mosca accelera espropri: perdite extra di 50-100 miliardi di dollari, “rischio legale altissimo” per l’Italia.Tra questi, lo schema “prestito sotto pegno” appare il più razionale: preserva la legalità UE, minimizza perdite italiane e mantiene l’eurozona attraente per capitali.
Il mondo business italiano deve preparare piani di contingenza, limitare esposizioni russe e attivare strumenti finanziari anti-ritorsione.
In sintesi, una confisca totale degli asset russi congelati rappresenta per l’Italia un rischio economico, legale e sistemico che potrebbe costare decine di miliardi di euro, erodere la fiducia nella nostra infrastruttura finanziaria e intensificare tensioni con Mosca. Un approccio soft, basato su proventi e garanzie collettive, sostiene l’Ucraina preservando la stabilità italiana: una via che, pur complessa, evita un “crisi economica” più duratura del conflitto attuale.
Riferimenti Bibliografici
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- Askanews. (2025, 25 ottobre). Tra 27 revalgono dubbi su utilizzo asset russi per prestito a Ucraina. https://askanews.it/2025/10/25/tra-27-revalgono-dubbi-su-utilizzo-asset-russi-per-prestito-a-ucraina/
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- Repubblica. (2025, 22 ottobre). Gli asset russi congelati e come usarli per l’Ucraina. https://www.repubblica.it/economia/rubriche/outlook/2025/10/22/news/gli_asset_russi_congelati_e_come_usarli_per_l_ucraina_senza_compiere_il_furto_del_secolo-424928345/
- Reuters. (2025, 22 ottobre). Italy says any new EU measures on Russian assets must be lawful. https://www.reuters.com/world/italy-says-any-new-eu-measures-russian-assets-must-be-lawful-2025-10-22/
- Bloomberg. (2025, 23 ottobre). EU Leaders Defer Russian Frozen Asset Plan Decision to December. https://www.bloomberg.com/news/articles/2025-10-23/eu-leaders-defer-russian-frozen-asset-plan-decision-to-december
- Linkiesta. (2025, 16 ottobre). Le aziende italiane che aggirano le restrizioni europee sulla Russia. https://www.linkiesta.it/2025/10/italia-sanzioni-russia-europa/
- Non Solo Ambiente. (2025, 24 ottobre). La nuova ondata di sanzioni UE contro la Russia e le implicazioni per l’Italia. https://www.nonsoloambiente.it/2025/10/24/la-nuova-ondata-di-sanzioni-ue-contro-la-russia-e-le-implicazioni-per-litalia-tra-rigore-e-vulnerabilita-economica/
- Formiche. (2025, 22 ottobre). La prudenza italiana sugli asset russi. https://formiche.net/2025/10/russia-asset-ucraina-meloni-italia-beni-congelati/
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