Jihadisti che sbagliano , compagni che perseverano _ di Cesare Semovigo
Jihadisti che sbagliano , compagni che perseverano .
La caduta di Bashar al-Assad dopo le rapide fasi concitate relative alle operazioni militari , si accomoda nella frustrante rappresentazione Tolkeniana Dolby Surrender .
La caduta e questo incerto presente non può essere analizzata senza il peso dei massacri e delle atrocità del passato, in particolare quelli dal 2011 al 2014, che rappresentano , non una “una macchia indelebile” come viene derubricata sulle pagine delle indulgenti colonne della stampa digitalizzata del Nord del mondo .
A Maaloula e nella Valle degli Armeni,nel 2014 i combattenti di Jabhat al-Nusra (oggi HTS) hanno perpetrato pulizie etniche sistematiche, uccidendo civili cristiani, distruggendo monasteri millenari e confiscando proprietà. Questi atti non erano i ricorrenti eccessi che si verificano in tutte le guerre dalla notte dei tempi , e nemmeno un strategia di rappresaglia verso le comunità religiose avverse come manifestazione di un dna atavico secolare ( che considero una semplificazione suprematista ) . Banalmente era ed è la coerenza verso il proprio ruolo , l’eliminazione fisica di chi può rappresentare un ostacolo politico ed economico , una questione di qualità o non ricordo più bene,una formalità.
La foto dove Al ( d’ora in poi lo chiameremo così ) con un doppiopetto sopportato male e vestito ancora peggio , che ciondola a fianco di un unanimemente gongolante Mevlüt Çavuşoğlu,assume le sembianze di un santino transformer un pò simulacro , un po vessillo papale imbevuto di ceralacca , spalmando in faccia agli irriducibili del:
“È ancora presto per attribuire alla Turchia un ruolo così compromettente “ ( metti caso nominare Edy sta male ) , che magari , è tipo sei mesi che non ne prendete mezza , nemmeno con l’insider trading.
Ci piace ricordarli così , mentre giocano a lego con i Brics , dandomi del reazionario .
Terminato questo momento di doveroso campanilismo è il caso di “porci”qualche sana domanda , osservando la realtà e seppellendo nel giardino l’aspettativa , facendo attenzione a non scavare troppo vicino al gatto .
Due settimane e mezzo
“Una zona di interesse “ come tante . L’ennesima che questa era di relativismo militante , si affretterà a seppellire nelle soffitte della storia . La breccia che si apre è trasversale , in superficie troviamo il gelato colorato per le famiglie ,né dolce ma salato che fa riferimento al tenero concetto della cancel culture , ma scavando “ strato” dopo “ Stato” , si è inevitabilmente condotti in questa spirale degradante , dove solo i “buoni” , quelli che non cambiano mai , sono il Catone che decide , a seconda dell’occorrenza , quali e quante sfumature di grigio , le povere pedine possano scalare prima di conquistare la redenzione e come poi la gloria .
Le milizie Jihadiste acquisiscono la definizione rassicurante di “sunnite” e laFSA , l’esercito Siriano Libero ( ma non dal controllo di Ankara ) scompare dai radar delle agenzie , forse per occultare l’immediata repressione verso il territorio controllato dalle SDF Curde , con il supporto negli ultimi giorni anche delle forze regolari Turche .
Intanto Assad,consapevole dell’inevitabile disfatta , è fuggito a Mosca prima della capitolazione di Damasco, minacciata da nord e poi raggiunta da sud dalla curiosa alleanza Drusi-Milizie tribali e islamisti dormienti .
Primo Ministro del Governo di Salvezza
Il vuoto di potere è stato subito riempito con la nomina di un nuovo primo ministro, Abu Harith al-Din, una figura tanto bizzarra quanto simbolica, un usato garantito designato , come vedremo , caratteristica che oggettivamente non può che essere affiancata al golden boy di al-Nusra al-Julani , rappresentato urbis et orbis come fine stratega dal successo militare facile.
Esperto di diritto coranico , ma con una formazione in ingegneria meccanica, al-Din incarna la sintesi pragmatica di tecnocrazia e ultraconservatorismo islamico : una nuova classe dirigente plasmata da HTS, con il supporto – palese e occulto – di Turchia e Qatar, e in equilibrio precario tra gli interessi locali e quelli internazionali.
Nato nel 1983 nel governatorato di Idlib, al-Bashir ha conseguito una laurea in ingegneria elettronica presso l’Università di Aleppo nel 2007. Successivamente, nel 2021, ha conseguito una laurea in Sharia e giurisprudenza presso l’Università di Idlib.
Ha lavorato come dirigente presso la Syrian Gas Company fino al 2011. Tra il 2022 e il 2023, ha ricoperto il ruolo di ministro dello Sviluppo e degli Affari umanitari (creativo) del Governo di Salvezza Siriano a Idlib.
Nel gennaio 2024, è stato eletto primo ministro dal Consiglio della Shura del Governo di Salvezza Siriano.
Per accompagnarvi nel climax gioioso nel quale le testate del “miliardo d’oro” lo presentano ho selezionato questa perla , che immagino molti di voi condurranno a emuli nostrani da poco passati a miglior vita .
Il presidente di tutti i Siriani.
“Innovatore promuove l’e-government e l’automazione dei servizi governativi, ridotto le tasse immobiliari e avviato riforme urbanistiche per l’espansione della città di Idlib”.
La stabilità e la durata di questo governo a guida HTS ( come direbbe Moretti : le parole sono importanti ) , nonostante i propiziatori augurii dell ‘ O.N.U , oggettivamente preoccupa , semplicemente osservando i burroscosi “precedenti” con l’atra forza della cavalcata islamista lanciata a bomba contro l’ingiustizia perpetrata dall cattivissimo Assad (vedi Tolkien) .
Il palazzo di vetro , e qui le metafore letterario cinematografiche si sprecano , precorre i tempi e già trasforma intenti in virtù :
“L’ONU ha accolto positivamente la transizione, sottolineando l’importanza di un governo che rispecchia la diversità della società siriana. Il nuovo governo è chiamato a dimostrare un impegno concreto verso la democrazia, i diritti umani e la riconciliazione nazionale.”
Praticamente una socialdemocrazia scandinava pazza d’amore per la Sharia .
Lo schema catodico-dualistico del quale ci siamo nutriti da immemorabile tempo , improvvisamente diventa indigesto , e questo bollito spacciato per caviale , come nel più “crudo dei polpettoni di Cronenberg ,a un certo punto ribellandosi , lascia il piatto e vi mangia la faccia.
Infatti l’“Internazionale” progressista con il rispetto che meritano le nuove istituzioni fresche di revolucion , titola :
“Al-Bashir ha dichiarato l’intenzione di garantire i diritti di tutte le confessioni religiose in Siria e di rispettare le libertà fondamentali. Ha inoltre annunciato l’intenzione di rimuovere i servizi segreti e abolire la controversa legge antiterrorismo, indicata come una delle priorità per avviare la transizione politica nel paese.”(2)
Non paghi dell’endorsement chitosano scrutando il sol dell’avvenire :
“al-Bashir un ingegnere con esperienza amministrativa si impegna nel garantire i diritti di tutte le confessioni religiose in Siria e promuovere un governo inclusivo nei suoi obiettivi “ (3)
Senza infamia e senza lode , per convivenza o matrimonio , astenersi ore pasti .
La carrellata termina con gli imperativi de “El Pais” per portarvi in quella atmosfera marziale , tipica dei grandi condottieri , come se il generalissimo avesse tolto il disturbo martedì scorso:
“Con una mossa che pochi avrebbero potuto prevedere, le forze ribelli hanno compiuto un’avanzata decisiva, determinando la caduta del regime di Bashar al-Assad.”
Il mito della frontiera e l’imprevedibilità della Blitzkrieg .Un inedito John Ford dirige Heinz Wilhelm Guderian,in una sceneggiatura asciutta dove anche il bollito cannibale resterebbe a dieta,campi lunghi e sguardo dell’eroe verso ovest . In questo caso è l’est .
Ah,Il mito della frontiera con l’Iraq, dove quelli che non leggono la nostra stampa si sono diretti.
Poi il racconto diventa compito come a maledire quell’illuso di Chamberlain , la narrativa si fa Churchill , che fuma un sigaro di Fidel .
Chi è al comando adesso? La Siria ha un nuovo primo ministro: Mohamed Al Bashir. Al Bashir è stato primo ministro a Idlib (la roccaforte ribelle da cui è partita con successo l’offensiva lampo) e ora ha assunto la guida del governo dell’intero Paese ad interim, per guidare una transizione fino a marzo 2025.
Censurare questo dessert , mi è impossibile . Una creme brulè armonizzata da dissociazione e guarnita da una riduzione in schizofrenia , solleticherà il vostro palato , addormentato da una lunga lotta con il bollito ,che sceneggiato dalla migliore tradizione Woke , oggi e solo oggi , voleva essere un Alien.
Roberto , ti confesso ho pensato a te che ridi mentre leggi . (Buffagni)
E ieri , Mohamed Al Bashir ha tenuto il suo primo discorso:
Ha chiesto la “riconciliazione”, in un momento in cui si registrano specifici omicidi per vendetta.
Rassicurante… Poi continua :
Si è rivolto anche alle minoranze (soprattutto gli alawiti da cui provengono gli Assad e i cristiani) che temono per il futuro, nonostante le garanzie verbali dei nuovi leader.
Una frase: “La liberazione della Siria non sarà un singolo cambio di autorità. “Sarebbe un governo di libertà e dignità”, ha osservato.
Non so voi , ma ha l’aria di una minaccia .
La cattiva abitudine alla quale siamo stati abituati negli ultimi dieci anni oltretutto in progressione esponenziale , è lo spostamento delle linee rosse , in questo caso nello specifico della decenza , di questi media pachidermici danzanti alla corte dell’ultimo ballo dell’ancienne regime .
Infatti come nelle migliori tradizioni , risorge il tormentone di qualche estate fa : la narrativa roccocò che ci ricorda le spietate gesta di Assad , ci mostrano il suo garage con vecchie macchine impolverate ( potenzialmente forse più modesto di quello di un direttore qualunque , di Network qualunque nel mondo dei ”buoni”) .
Torna istantaneamente in tabellone teste di serie con una green card del Pentagono ,lui, l’alfa e l’omega della propaganda occidentale, ovvero l’amore degli Assad per le armi chimiche .
Stiamo parlando della strage avvenuta durante l’attacco chimico avvenuto nella regione di Ghūṭa, vicino a Damasco nel 2013 nella quale morirono 281 civili . Ovviamente ,chi come noi,
ha avuto la malaugurata idea di interessarsi di geopolitica noterà che anche in questo caso vale la regola “ della questura “.Ora vi spiego.
281 morti per la Repubblica Araba Siriana e i 1700 morti , non per gli Jihadisti anti Assad , ma per la Cnn che , evidentemente , si eleva come direbbe “ Faber “ a arbitro sulla terra del bene e del male.
Dal momento che in questo teatro è sempre “ buona la prima “, per il mondo dell’aspettativa , l’unica verità resta la responsabilità dell’SAA,(Syrian Arab Army) , poco importa se nel mondo della realtà diverse analisi indipendenti abbiano smentito la “ versione” ufficiale , infatti non è bastato lo schiaffo morale seguito alle conclusioni del M.I.T per scalfire le certezze di questo mondo libero .
Il M.I.T non è il “Famoso “ M.I.T Turco,passato alla ribalta proprio in questi ultimi giorni.
E’ il Massachusetts Institute of Technology , l’eccellenza degli istituti scientifici mondiali , che nel rapporto (5) che potete consultare qui sotto nelle fonti ,smonta tutta lo strampalato impianto accusatorio e ribalta tutto , assegnando inequivocabilmente la responsabilità , di questo crimine particolarmente odioso , all’artiglieria Jiadista ,proprio quella comandata dal nostro al-Julani Superstar che evidentemente, non è esente da quel luogo comune che vede gli incendiari spesso svegliarsi pompieri al culmine della propria carriera.
Il motto del M.I.T è “Mens et Manus” (“Mente e Mano”) , chissà Giordano Bruno quanto ne sarebbe onorato , ma come si sa spesso gli onori della storia giungono postumi .
Comunque vada ha stato Assad
In questo episodio di “ Syria Edition” senza noia e discreto entusiasmo , divento cantore di un altro avvenimento che ben definisce il pensiero unico e la sua ossessione per l’ infantilizzazione del pubblico , e perché no , anche per quella eccitante voglia chiamata spettacolarizzazione del dolore che quel buontempone , chiamato grande manovratore , porta in grembo dalla notte dei tempi , vestendola con orgoglio interiore ma portandola svogliatamente come cencio vecchio
Mi riferisco al capolavoro “pavloviano” andato in onda sulla Cnn per mano di Clarissa Ward ,la regina mondiale della narrativa occidentale anti-Assad .,
Un oppositore pasciuto ma torturato dalla polizia segreta del regime vede di nuovo la luce , torna a riveder le stelle , in una piece caricaturale che per le espressioni del cast ricorda “ Uccellacci Uccellini “ di Pasolini ma co diretto con l’ Eisenstein degli esordi . (7)
Clarissa Ward lei, la protagonista di questo “Due Settimane e Mezzo “ ha un curriculum di vera vincente , una vera reporter d’assalto che per i servigi resi alla verità , nient’altro che la verità . Ha vinto anche diversi premi. Lo giuro (8)
Fino qui tutto bene
Questa è la storia di un uomo che esce da una segreta sotterranea di 50 piani e che salendo, accompagnato dalla troupe della Cnn , passa da un piano all’altro .( Ti piace vincere facile )
Il tizio per farsi coraggio si ripete , fino a qui tutto bene . Fino a qui tutto bene . Fino a qui tutto bene , il problema per Clarissa Ward non è la salita ma il fatto che l’uomo ha fatto tutti fessi.
Trascurando il fatto che dopodomani , passato lo scandalo , ritroveremo la nostra a dispensare
Neorealismo informativo in qualche teatro di guerra , è chiaro che questa volta abbiamo vinto noi. E nel ricordare il tempo che fù , rammenteremo quella volta che , alzando il ditino (decidete voi quale), come stessimo alzando al cielo la “Coppa Sarmat 2024 “ affermeremo come un predicatore nel mezzo del central park :
E sapete chi era quello ? Un sergente dell’aviazione Siriana appena arrestato!
Da Papillon alla “Banda del buco “ è un attimo .
Come diceva Jack Lemmon in”a qualcuno piace caldo” : Nessuno è perfetto.
Abu Mohammad al-Julani, leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), torna a giocare la carta della tolleranza interreligiosa con il solito piglio da “comandante illuminato” dei ribelli siriani.
Se Assad non è Nasser Al-Julani non è Sankara .
Di recente, ha espresso parole di distensione verso la comunità cristiana della Siria, una retorica già sentita durante la breve guerra di invasione di Idlib nel 2019, quando si presentava come il nuovo volto “moderato” dell’islamismo sunnita. Ma scavando appena sotto la superficie, si torna sempre al solito copione: un tentativo di rappresentare un movimento Salafita costola di al-qaeda visceralmente fondamentalista ma dipinto come un Rembrandt mediatico , ma falso .
Julani, con i suoi proclami pubblici e le conferenze stampa in perfetto stile PR, cerca di smarcarsi dal passato jihadista – un passato che però pesa come una pietra. Nel 2019, parlando ad al-Jazeera, affermava che HTS non rappresenta più “un rischio per le minoranze”, parole che suonano più come una giustificazione a posteriori per gli attacchi avvenuti contro villaggi cristiani durante la campagna di Idlib.
Nonostante questa nuova retorica, HTS mantiene saldi i suoi principi ideologici: applicazione della sharia, eliminazione dei nemici interni (ribelli rivali) e un governo basato su una visione ultraconservatrice dell’islam. La propaganda della “protezione dei cristiani” non è altro che una maschera di convenienza.
Le dichiarazioni del vescovo cattolico della Siria offrono un ritratto crudo della realtà: la comunità cristiana osserva con crescente timore e preoccupazione l’ascesa dei nuovi “liberatori”. Mentre il regime di Assad, sebbene governasse un paese depresso sotto sanzioni e reduce da una guerra civile, amministrando spesso con la repressione di forze di sicurezza corrotte , rappresentava per molti cristiani una relativa stabilità.
La vittoria di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) apre scenari ancora più inquietanti. Il linguaggio moderato e di distensione proposto da Abu Mohammad al-Julani è percepito come un vuoto artificio retorico, un tentativo di pulizia d’immagine che contrasta nettamente con la realtà sul campo.
La comunità cristiana siriana, già decimata durante la guerra civile, non può dimenticare i massacri del 2014, quando milizie jihadiste, molte delle quali oggi integrate in HTS, attuarono sistematiche pulizie etniche nei villaggi cristiani. Episodi come la strage di Maaloula – dove sacerdoti e civili vennero giustiziati per aver rifiutato di convertirsi, e monasteri millenari furono rasi al suolo – non sono semplici pagine del passato, ma segnali di ciò che potrebbe ripetersi sotto questa nuova leadership. Questi crimini non erano incidenti isolati, ma una strategia di annientamento delle comunità religiose “sgradite”, funzionale al progetto jihadista di un ordine confessionale sunnita omogeneo svotato delle componenti moderate e rivali .
Lo stesso destino è toccato alle milizie sciite e ai civili affiliati, considerati i nemici numero uno dai jihadisti sunniti. La persecuzione sistematica degli sciiti, tanto quanto quella delle minoranze cristiane, ha una funzione politica precisa: creare un ordine confessionale omogeneo sotto l’autorità della sharia e sfruttare le risorse materiali delle comunità estirpate.
Eppure, il vero paradosso della situazione emerge nel cortocircuito storico delle alleanze di HTS. Nonostante la retorica di jihad contro Israele e l’Occidente, queste milizie mantengono rapporti tacitamente cordiali con Israele e gli Stati Uniti. L’evidente ipocrisia si manifesta ancora più chiaramente oggi, mentre l’opinione pubblica mondiale osserva con orrore i crimini di Benjamin Netanyahu e Yoav Galant a Gaza e in Libano. Come si spiega questa doppia morale? HTS, con la sua facciata salafita e il richiamo tradizionalista alla teocrazia, nasconde in realtà un’anima pragmatica e mercenaria. Dietro lo stendardo nero e la retorica della guerra santa, c’è un movimento che opera come un braccio armato funzionale agli interessi geopolitici delle potenze regionali e internazionali.
Dietro le dichiarazioni pubbliche di Julani – che promette tolleranza e protezione delle minoranze – la realtà suggerisce tutt’altro. Per i cristiani, il vero volto di HTS non è quello del “liberatore”, ma quello dell’oppressore travestito da mediatore. L’esperienza insegna che sotto la patina della propaganda, si nasconde un’organizzazione con una lunga tradizione di brutalità settaria. Ricuciti rapporti tra HTS e SFA, prima nemici , e stirata una divisa neutra da ribelle svestendo abiti logori da miliziano , il destino del progetto al-Julani si compie , come la ritrovata presentabilità del suo leader si presenta all’ appesantito pubblico distratto del vecchio mondo,arrogantemente convinto di aver compreso cosa succede da quelle parti guardando Sky News.
Compagni di cella e “jihadisti che sbagliano“
La storia personale di al-Julani parla chiaro. Durante la sua detenzione nelle carceri americane a Camp Bucca in Iraq (2006-2008), Julani si forma assieme ad alcuni dei più celebri jihadisti contemporanei. Compagni di sventura? Abu Bakr al-Baghdadi, il futuro califfo dell’ISIS, e altri membri chiave di al-Qaeda in Iraq. Quel campo non fu una prigione, ma un’università jihadista dove vennero cementate le future leadership dei movimenti islamisti della regione.
Secondo analisti come Hassan Hassan (The Atlantic, 2015), l’esperienza di Camp Bucca non solo consolidò i legami personali tra questi leader, ma permise a figure come Julani di sviluppare una visione strategica: all’apparenza pragmatica, ma saldamente radicata nell’ideologia jihadista.
Questi proclami di pacificazione verso i cattolici (e altre minoranze) non sono un segnale di cambiamento interno, ma un lifting mediatico per ingannare gli interlocutori occidentali. Il ruolo dei media europei e americani è fondamentale in questa operazione di “cleaning”: bastano due foto di Julani in giacca e cravatta – come nel documentario del 2021 di Frontline – e le vecchie accuse di tagliagole jihadista svaniscono come neve al sole.
Ma i fatti restano: HTS ha ereditato la brutalità di al-Qaeda. Gli stessi uomini che oggi parlano di tolleranza erano protagonisti delle stragi settarie durante la guerra civile, attacchi suicidi e la distruzione delle infrastrutture civili in Siria.
Come sempre, parte della responsabilità va attribuita alla narrazione occidentale. Cercare di costruire una “alternativa moderata” a Bashar al-Assad ha portato i media a chiudere un occhio (o due) sul vero volto di HTS. La guerra in Siria non è mai stata una partita tra il “tiranno” Assad e i “ribelli democratici”: è stata, tra le altre cose, il terreno fertile per il jihadismo, con Al-Julani e soci che sfruttarono ogni vuoto di potere per avanzare.
Questa paura è amplificata dal pragmatismo opportunista di HTS, che ha saputo mantenere rapporti di convenienza con Israele e gli Stati Uniti, nonostante le sue dichiarazioni anti-occidentali.
I cristiani temono che questa connivenza internazionale renda HTS ancora più pericoloso: con il sostegno – diretto o indiretto – di potenze esterne, i nuovi padroni potrebbero consolidare il loro controllo senza alcun freno, imponendo un sistema basato sulla sharia e sull’eliminazione delle minoranze religiose.
La comunità cristiana siriana, dunque, non vede liberazione ma solo il passaggio da uno stato autoritario interreligioso a la Sharia .
Se il regime di Assad, con la sua autoconservativa repressione e corruzione endemica anche figlia delle sanzioni , offriva una tregua a caro prezzo, l’avvento di HTS segna l’inizio di un’epoca di incertezza, dove i proclami di tolleranza non sono che opportunismo politico eterodiretto .
Gli jihadisti non sono più i tagliagole ideologizzati abilmente guidati da ambigui soldati di ventura, ma assumo le sembianze di esecutori consapevoli degli interessi delle vecchie potenze coloniali, che dopo l’affanno evidente della proxy designata Ucraina sul fronte “Russo” hanno frettolosamente cercato di riequilibrare una situazione sfavorevole , che solo otto , dieci anni fa sarebbe stata impronunciabile .
In questo colpo di coda nell’ultimo tempo supplementare stiamo assistendo alla sua implementazione militare , ibrida ed economica . Ironicamente mi chiedo , a volte più volte al giorno , se la autoreferenziale bolla onirica , fomentata dalla sensazione di onnipotenza , figlia della seconda metà del ‘900 , alla quale “i padroni universali “ come amava chiamarli Giulietto Chiesa avevano fatto l’abitudine , non faccia metabolizzare loro che l’unico premio di un campionato giocato con queste prerogative possa essere che la fine della civiltà per come la conosciamo .
Il colonialismo britannico di un tempo si è trasformato nel neocolonialismo statunitense del “nuovo secolo americano” che scatena in una delle sue specialità nelle quali evidentemente è ancora in allenamento con HTS che svolge il ruolo di enforcer sul campo preparato lungamente , come l’oggettività dell’osservazione del comportamento tattico , logistico e di addestramento meticoloso.
Il risultato è la nascita di un nuovo potere siriano che non cancella, ma incorpora l’eredità del sangue: un equilibrio fondato sulla rapina, la pulizia etnica e la sistematica eliminazione delle opposizioni religiose e politiche, in un Medio Oriente dove il confine tra ideologia, pragmatismo e subordinazione agli interessi stranieri è ormai inesistente.
Con gli anni benché sia argomento sul quale rimane difficile scherzare , ho imparato affettuosamente a chiamarlo “ metodo Colin “ in onore allo shekeratore di provette dal contenuto indefinito , ovvero Colin Powell, allora Segretario di Stato degli Stati Uniti che durante un discorso alle Nazioni Unite (ONU) il 5 febbraio 2003 , scuotendo un contenitore con quella indomita sicurezza tipica da chi è solito trasportare armi distruzione di massa nel taschino ,
Affermava al mondo che le avevano trovate le armi di distruzione di massa , un duro lavoro costato 500.000 civili 60.000 forze militari alleate con “sole” 4500 vite americane sacrificate .
Salvo poi che non era vero niente , nemmeno una mezza provetta , figuriamoci una prova .
Nelle considerazioni finali, è necessaria una lettura lucida degli eventi. Il regime di Assad, pur con le sue inevitabili responsabilità storiche, ha peccato di una fiducia colpevolmente rilassata verso il sostegno militare e logistico garantito da Hezbollah e dalla Russia.
Dopo una guerra civile lunga, sanguinosa ma vittoriosa, questa certezza, forse data per scontata, ha generato una paralisi politica e strategica. L’incapacità di riformare il sistema, di riavvicinarsi ai segmenti alienati della società e di costruire un progetto nazionale inclusivo ha contribuito allo stillicidio lento ma inesorabile della dissoluzione della dinastia baathista degli Al-Assad.
Le ultime settimane hanno rappresentato l’epilogo di questo processo: Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e le milizie jihadiste turcomanne, con il loro pragmatismo brutale e la loro ideologia integralista, hanno dato la spinta finale alla Repubblica Araba Siriana, spingendola giù nel burrone-trappola della tradizione secolare delle peggiori autocrazie teocratiche integraliste. Non è la Siria a essere stata liberata, ma semplicemente conquistata da forze che si presentano come alternative all’autoritario governo baathista, ma che di fatto incarnano un progetto ancor più cupo, radicato nella pulizia etnica, nella persecuzione confessionale e nella rapina sistematica delle risorse .
La domanda che oggi emerge con urgenza è: quale sarà il prossimo obiettivo
di queste milizie islamiste, che sono tutto fuorché indipendenti per loro stessa ammissione? Dopo aver fagogitato Damasco, le ambizioni di HTS e dei loro protettori regionali si estenderanno oltre i confini siriani, mirando a consolidare un nuovo ordine geopolitico basato sulla teocrazia e sull’instabilità permanente? La Siria, ancora una volta, è diventata il campo di battaglia di forze esterne e interne che non hanno mai smesso di sfruttarla . il futuro dello scacchiere regionale parla chiaro : dopo aver finito con Curdi le attenzioni delle milizie e dei regolari di Ankara potrebbero dirigere direttamente su Mosul .
1. Iraq Body Count (IBC):
L’Iraq Body Count è un progetto che documenta le morti civili causate dalla violenza in Iraq dal 2003. Secondo i dati disponibili, fino al 2011 sono stati registrati tra 103.160 e 113.728 morti civili, con ulteriori 12.438 decessi aggiunti dai “Iraq War Logs” rilasciati da WikiLeaks.
https://en.wikipedia.org/wiki/Casualties_of_the_Iraq_War?
2. Studio pubblicato su PLOS Medicine (2013):
Uno studio condotto dal “University Collaborative Iraq Mortality Study” ha stimato circa 405.000 morti iracheni tra il 2003 e il 2011, attribuendo il 60% di queste morti a cause violente.
https://journals.plos.org/plosmedicine/article?id=10.1371%2Fjournal.pmed.1001533&utm_source=
1. Hassan Hassan, The Atlantic, “The Jihadists’ Prison” (2015).
2. Al-Monitor su Camp Bucca e la formazione dei leader jihadisti (2020).
3. Frontline PBS, “The Rise of HTS and Julani” (2021).
4. Al-Jazeera Arabic, “Juliani’s Moderation Claims during the 2019 Idlib Campaign”.
3 “Possibili implicazioni di un intelligence tecnica statunitense errata nell’attacco con agente nervino a Damasco del 21 agosto 2013”, redatto da Richard Lloyd e Theodore A. Postol,
https://necpluribusimpar.net/wp-content/uploads/2017/07/Richard-Lloyd-and-Theodore-Postol-Ghouta.pdf
4 Perdite tra i militari iracheni :
Secondo un rapporto di Medact, un’organizzazione sanitaria britannica, le perdite tra i soldati iracheni durante l’invasione del 2003 sono stimate tra 13.500 e 45.000.
https://www.resistenze.org/sito/re00.html
5 Il Comando Centrale delle Forze Armate americane ha riferito che, tra il 2004 e il 2008, circa 13.574 membri delle forze di sicurezza irachene sono stati uccisi.
https://www.eurasia-rivista.com/iraq-la-guerra-sui-numeri-delle-vittime/?utm_sourc
6 Forze della coalizione:
7 Stati Uniti: Circa 4.487 militari uccisi.
8 Regno Unito: 179 militari uccisi.
9 Altri paesi della coalizione: 139 militari uccisi.
11 Le stime sulle perdite militari irachene variano significativamente, con cifre che oscillano tra 7.600 e 45.000 morti.
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