Mali-oltre la cronaca_di Bernard Lugan

Qui sotto alcune importanti puntualizzazioni sulla situazione in Mali e sul contesto che ha portato alla liberazione degli ostaggi che difficilmente troveremo sulla stampa italiana, tutta accecata e impegnata nella propaganda più scontata e a buon mercato_Giuseppe Germinario

In Mali, il rilascio di ostaggi tra cui quello della propagandista musulmana Myriam Pétronin e dei “jihadisti” detenuti da Bamako, nasconde in realtà la fase 2 di una complessa operazione di cui avevo annunciato l’inizio nei miei comunicati stampa di sabato 6 giugno e di giovedì 20 agosto 2020 rispettivamente dal titolo “Le vere ragioni della morte di Abdelmalek Droukdal” e “Mali: questo colpo di stato che potrebbe innescare un processo di pace”.
In effetti :

1) L’Algeria è tornata ad essere padrona del gioco attraverso la sua staffetta regionale Iyad ag Ghali con la quale è stata negoziata la liberazione degli ostaggi e quella dei jihadisti.

2) L’universalismo jihadista è stato ridotto alle sue realtà etniche, i “jihadisti” liberati sono infatti per lo più Tuareg che obbediscono a Iyad ag Ghali e che sono stati trasportati direttamente nella sua roccaforte di Kidal.

Per comprendere appieno cosa è successo, dobbiamo vedere che tutto è iniziato nel giugno 2020 con la morte di Abdelmalek Droukdal, il leader di Al-Quaïda per tutto il Nord Africa e per la striscia del Sahel. , abbattuto dall’esercito francese sull’intelligence algerina. Questa liquidazione faceva parte di un conflitto aperto scoppiato tra l’EIGS (Stato islamico nel Grande Sahara), legato a Daesh, e gruppi che affermavano di far parte del movimento di Al-Qaeda, compreso quello di Iyad. ag Ghali associato ai servizi algerini.

Dal 2018-2019, l’intrusione di DAECH attraverso l’EIGS, aveva infatti causato un’evoluzione della posizione algerina, Algeri non controllando questi nuovi arrivati ​​il ​​cui obiettivo era la creazione di un califfato regionale. Tra EIGS e gruppi etno-islamisti che pretendono di far parte del movimento di Al-Qaeda, il conflitto era quindi inevitabile, poiché il primo prediligeva l’etnia (Tuareg e Peul) a spese del califfato.

Tuttavia, il colpo di stato avvenuto in Mali nell’agosto 2020 ha permesso piena libertà di negoziare il cui scopo è quello di risolvere due diversi conflitti che non hanno radici islamiste. Come mostro nel mio libro Les Guerres du Sahel des origines à nos jours, si tratta di conflitti inscritti nella notte dei tempi, di rinascite etno-storico-politiche temporaneamente al riparo dietro lo schermo islamico. Questi due conflitti che hanno ciascuno la propria dinamica sono:

– Quella di Soum-Macina-Liptako, indossata dai Fulani, da qui l’importanza di Ahmadou Koufa.

– Quella del nord del Mali, che è l’aggiornamento della tradizionale protesta tuareg, da qui l’importanza di Iyad ag Ghali.

Tuttavia, Abdelmalek Droukdal, che si era opposto a questi negoziati, aveva deciso di riprendere il controllo e imporre la sua autorità, sia ad Ahmadou Koufa che a Iyad ag Ghali. Era quindi l’ostacolo al piano di pace regionale algerino sostenuto dalla Francia e che mira a isolare i gruppi Daesh. Ecco perché è morto.

Attraverso il rilascio degli ostaggi, il piano franco-algerino, che mira a riportare nel gioco politico i Tuareg radunati alla guida di Iyad ag Ghali, e quelli dei Peul al seguito di Ahmadou Koufa, per il momento procede quindi perfettamente. L’Algeria rimuove così il pericolo EIGS dai suoi confini, e la Francia potrà concentrare tutti i suoi sforzi su quest’ultimo prima di allentare il dispositivo Barkhane.

Siamo ancora una volta lontani dalle analisi superficiali del mondo dei media.

Maggiori informazioni sul blog di Bernard Lugan.