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Ho un rapporto imbarazzante con le identità digitali come argomento di discussione all’interno dello zeitgeist. Vengo accusato allo stesso tempo di essere un tecnofobo paranoico che fa storie e si fa prendere dal panico per niente, e allo stesso tempo mi vengono dati complimenti per la mia lungimiranza. La verità è che probabilmente dovrei dare la proverbiale “L” alle identità digitali perché pensavo che fossero imminenti durante il COVID e che, in effetti, le identità digitali sarebbero state la rampa di accesso. Niente di tutto questo è successo. L’intera saga del COVID è stata cancellata dalla memoria, e con essa si sono accumulate molte speculazioni e teorie.
In una certa misura, comunque. Era ovvio nel mondo reale che la rete di sorveglianza digitale si stesse sviluppando, anche se per nessun altro motivo se non perché era semplicemente più facile ed efficiente per le persone usare i propri telefoni per tutto piuttosto che armeggiare con carte e documenti. La mia analisi originale dello stato di sorveglianza digitale si basava su ” Sul potere” di Bertrand de Jouvenel . La struttura del potere avrebbe spinto per più intrusioni, più dati e più sistemi di tracciamento semplicemente perché è nella natura intrinseca del potere espandere se stesso e il proprio mandato.
L’espansione della rete digitale come fenomeno emergente potrebbe protrarsi fino a quando la regolamentazione o la capacità tecnologica non consentiranno a Power di formalizzare il proprio controllo.
E ora lo Stato britannico ha annunciato formalmente che l’ID digitale sarà reso obbligatorio, e tutti sono in rivolta. La destra è arrabbiata perché sa che lo Stato li odia, i Britliberali sono arrabbiati perché pensano che verrà usato come strumento razzista contro le minoranze. La sinistra più estrema è furiosa perché il Tony Blair Institute e i suoi miliardari donatori sono dietro l’iniziativa. Alcuni liberali vecchio stampo si oppongono perché è illiberale. Ci sono anche dubbi sulla fattibilità stessa dell’implementazione dell’ID digitale, dato che il governo laburista è profondamente impopolare.
Ho sempre sospettato che il ruolo di Keir Starmer fosse quello di risolvere alcuni problemi chiave, al diavolo la popolarità. Come un rapinatore di banche che entra dalla porta principale, sparando a raffica, invece di aggirarsi furtivamente nel cuore della notte.
Dato che è probabile che questo argomento dominerà il dibattito nel Regno Unito nel prossimo futuro, ho deciso di incorporare alcuni dei miei vecchi video e saggi in questo post prima di proseguire.
Nel 2023, ho partecipato alla Conferenza Witan e ho tenuto il mio primo discorso pubblico, di persona, sul tema delle identità digitali, della sorveglianza e del loro potenziale da incubo. Ironicamente, questo è il discorso che mi ha portato a essere doxato proprio perché la sorveglianza digitale è già così avanzata.
Il discorso è qui.
Non se ne parla abbastanza, ma l’Online Harms Bill si inserirà perfettamente nell’ID digitale sotto forma di verifica dell’età.
Quali sarebbero gli incentivi di un sistema di credito sociale “woke”, in contrasto con quello cinese.
In questo caso, considero il localismo come una potenziale salvaguardia allo stato di sorveglianza tecnocratica.
Non dubito che il mio portfolio di contenuti sullo stato di sorveglianza tecnocratica aumenterà ora che l’ID digitale ha finalmente ricevuto il via libera. La mia prima impressione è di sorpresa per l’indignazione e l’opposizione diffuse.
Sarà sufficiente? Vedremo.
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Gli amici Ernesto e Donato Zero nei loro commenti ad un mio precedente post sollevano considerazioni sensate che anch’io talvolta faccio tra me e me. Eviterei però i facili ottimismi perché l’ esempio della rapida “natoizzazione” dell’ucraina dovrebbe ammonirci tutti.
Alzi la mano , infatti, chi poteva 10 anni fa prevedere che in solo dieci anni sarebbe stato possibile mandare milioni di ucraini , per di più sempre più poveri e disperati , a morire per LORO contro i russi !
Tutte le passate teorie politiche non sono in grado di spiegarlo; hanno sempre sopravvalutato sia il “libero arbitrio” del singolo che l’ “economicismo” delle pulsioni umane. Le masse invece sono sottoposte anche ad altre forze che non vengono mai considerate,
Mi si perdoni qui pertanto l’ardire di un mio “discorso sul metodo” su un argomento, la politica, che è tutt’altro che “scientifico” e lo farò con un opportuno paragone scientifico.
Ad esempio, come si fa a valutare la dinamica di un sistema complesso ben sapendo che l’enorme massa di elementi che lo compongono sono non “misurabili” in modo accurato?
E chiaro che nella sostanza noi chiamiamo politica quella che in modo più corretto dovremmo chiamare “dinamica della polis “ e che questa “polisdinamica” richieda lo stesso approccio che fu usato in fisica per misurare gli effetti del “ calore” su un sistema assolutamente indescrivibile in modo puntuale con le leggi della meccanica.
Noi dovremmo cioè contentarci di trattare la “ polisdinamica” come fu necessario fare con la “termodinamica”, con la differenza che chi studia la trasformazione di un sistema termodinamico è un osservatore esterno mentre noi cerchiamo di “divinare” la “polisdinamica” da “l’interno”, mentre essa agisce su di noi , non solo come la termodinamica fa sulle singole molecole del sistema , ma essendo noi pure “corpi vivi”, in grado quindi di reagire alla dinamica che tutti ci trascina.
Insomma la società umana non è un “gas perfetto” ma un “ gas vischioso”, internamente comprimibile e dotato di un proprio moto come somma del “moto proprio” di tutti gli elementi.
Quindi che cosa possiamo valutare noi “molecole vive” nel “ gas umano” in cui siamo localmente immersi ? L’agitazione locale (aka temperatura), la densità locale e la pressione anchessa locale a cui veniamo sottoposti; ma non possiamo considerare le nostre misure “locali” come valide in tutto il sistema.
Naturalmente, poi, essendo “vivi” possiamo reagire al moto che ci trascina e cercare anche di sfuggirgli in modo coordinato o personale ma non oltre un certo limite in quanto la nostra personale “energia libera” è infima rispetto al “ calore” complessivo del sistema. Le possibilità di coordinamento sono fortemente influenzate da chi può e vuole operare la “transizione del sistema”.
Quindi c’ è una sola cosa che noi “molecole vive” possiamo misurare onde prendere le nostre piccole decisioni: la “velocità” della trasformazione a cui siamo sottoposti una volta che abbiamo capito dove LORO ci vogliono portare.
Sapendo infatti questo, noi possiamo solo tentare di valutare quanto tempo ci manca affinché LORO ci portino con la LORO pressione al NOSTRO “punto critico” di “temperatura”, “ densità” e “pressione” atta alla trasformazione IRREVERSIBILE da LORO decisa. Ad esempio: ammazzarci tutti?.
Ed è questo in fondo il nocciolo della nostra discussione.
Ora è indubbio che la “velocità” della LORO AGENDA rallenti. La “trasformazione” per vari motivi non segue la LORO “ “time table”. La “temperatura” è effettivamente salita, ma questo era voluto; la densità pure, voluto anche questo; ma il sistema è sempre meno “adiabatico” .
C’è un imprevisto “esterno” al sistema con perdite di calore impreviste verso questo “ esterno”. Se LORO vogliono arrivare comunque alla trasformazione da LORO decisa, devono ora aumentare la pressione rinforzando le pareti della caldaia perché così c’è il rischio che scoppi.
Ma la “ velocità” rallenta sufficientemente? Siamo sicuri che “la temperatura” e “la densità” che noi personalmente percepiamo come intollerabile lo sia anche per tutti gli altri? Io vedo solo che per noi “€uromolecole” la pressione non cala e che temperatura e densità aumentano ancora più velocemente, come aumentano sempre più le pareti che ci confinano .
Si forse poi LORO non riusciranno a raggiungere la trasformazione irreversibile che si erano prefissi, ma se ciò avvenisse per lo “scoppio della caldaia”, noi siamo “morti “ lo stesso perché noi non siamo molecole di gas.
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Giorni fa l’ amico Fernando ha commentato alla mie “ tre risposte” con altre 3 domande che ho visto solo oggi e che richiedono altre 3 articolate risposte che darò qui.
Quesito 1)
Sarebbe secondo te lecito pensare che le attività da ovest via europa/ e da sud via Israele ( mettiamoci pure le crisi isteriche delle zitelle scandinave a nord), messe in opera dagli anglosassoni, siano propedeutiche ad un affondo da attuarsi a tempo debito (contando come dici tu sul fatto che la “fascinazione” in Russia potrebbe rocambolescamente ritornare presto e divenire irresistibile come il canto delle sirene) allorché verrà meno “l’ insostituibile”?
Risposta:
Che la Nato -€uropa cerchi sempre più lo scontro DIRETTO è evidente e le motivazioni possono essere varie dalla “ disperazione strategica “ ad un “bluff” per tenere legati gli U$A ad una guerra ormai posta da Trump tutta sulle €urospalle.
Ma non si può escludere anche una abile strategia U$A per frantumare una Russia che LORO sanno essere ancora frantumabile , magari dopo una mirata eliminazione di Putin-
Io però tenderei ad escludere questa evenienza perché non credo che LORO abbiano un completo controllo della realtà russa , cioè non possano controllare come la cosa evolverebbe e chi poi prendesse in mano la “valigetta nucleare”.
Ma nemmeno mi sento di escluderlo completamente perché nessuno conosce il LORO livello di “ disperazione strategica “
Quesito 2)
è possibile che anche Putin sia nella posizione di colui che sta cercando di recuperare ad un errore, nella fattispecie un certo ritardo di “preparazione” e di ambizione nel gran gioco delle grandi potenze, che ora avrebbe esposto la Russia ad un forte rischio di “dissipatio” a favore dell’uno o dell’ altro pesce grosso?
Rosposta :
Certo , anche i “piani” di Putin sono falliti perché le cose stanno andando esattamente come aveva detto il “profeta” Zirinovski e la Russia non è in una condizione strategica “buona”.
La Nato-ucraina “ regge”, la Nato-€uropa si sta “ ucrainizzando” a tappe forzate e lo scontro DIRETTO e sempre più inevitabile e vicino.
Ha sbagliato Putin? Avrebbe dovuto essere da subito più assertivo come diceva Zirinovski in TV ?
Tutto questo è troppo semplicistico , governare è molto più complesso che discettare di geopolitica e anche Putin aveva solide ragioni per fare quello che ha fatto.
Ed io , considerando l’ ampiezza e la profondità de l’ attacco “ occidentale” sviluppato contro la Russia , non credo che potesse essere risolto alla “Zirinovski”. Anzi è proprio la formazione mentale da “ judoka” di Putin che gli ha evitato di cadere in “ sgambetti” così tanto ben preparati.
Quesito 3 : al momento del passaggio dallo stato “Put-in” allo stato “Put-out”, quale potrebbe essere, se c’e, il vantaggio degli occidentali rispetto alla Cina (quale potrebbe essere un lato vulnerabile della Cina, che la confinerebbe all’inazione?)?
Risposta:
Non c’ è nessun vantaggio occidentale se non nella tecnologia della raccolta e manipolazione delle informazioni . E anche questo è un vantaggio che sta scemando : Gli U$A sono in “ disperazione strategica” esattamente come lo era la GB nel 1914 è ha la sola speranza in un “incendio mondiale” da cui rimanere “ separato da due oceani”.
E la Cina è il “convitato di pietra” di questa WW come lo erano gli USA nel 1914.
La differenza però è negli scopi. Al contrario dalla elite USA del 1914 l’ elite cinese non ha alcuna voglia di “partecipare alla festa” , e l’ elite cinese sa benissimo dove LORO vogliono andare “passando per la Russia”, e quindi farà di tutto affinché questo stallo prosegua perché la Cina non ha alcun interesse a che le cose precipitino ne verso la guerra totale che invocano gli €uroburattini , ne verso “l’ appeasement” con “l’ occidente” che sostanzialmente ancora la Russia ricerca.
Daltronde , come ho già spiegato, “l’ appeasement” non ci potrà mai essere senza una rivolta ne l’ €urogregge inviato comunque al “macello”, ma questa “ rivolta” è praticamente impossibile ; le “nostre” elites ci “ucraizzeranno” e lo faranno in tempi molto più corti di quanto anchio potevo sperare ancora un anno fa.
Quindi si tratta solo di prolungare lo stallo più a lungo possibile in attesa di un qualche “evento miracoloso”.
Lo sa Putin , lo sa Xi e dobbiamo saperlo anche noi che stiamo “ come d’ autunno sugli alberi le foglie”.
Ma rispondendo al senso ultimo della tua domanda io credo che la Cina tenterà di smorzare sempre ogni provocazione ( vedi l’ affare Tiktok ) e quindi non farà nulla per essere coinvolta nel conflitto , ma reagirà con violenza quando riterrà la minaccia non aggirabile diversamente.
Nel prologo del dramma di Montherlant “La guerre civile”, questa, presentandosi, dice “Sono la guerra della piazza inferocita, la guerra delle prigioni e delle strade, del vicino contro il vicino, del rivale contro il rivale, dell’amico contro l’amico. Io sono la Guerra civile, io sono la buona guerra, quella dove si sa perché si uccide e chi si uccide: il lupo divora l’agnello, ma non lo odia; ma il lupo odia il lupo”. Già Clausewitz, col Vom Kriege aveva individuato, anche nella guerra tra Stati lo spazio per l’odio nel sentimento ostile che s’accompagna, ma non sempre, a molte guerre internazionali, mentre ad ogni guerra è connaturale l’intenzione ostile.
Nel dibattito sull’assassinio di Charlie Kirk l’odio ha avuto un posto rilevante: e non pare che l’abbia occupato abusivamente, almeno a seguire la tesi di Montherlant. Quel che consegue da questa e dall’opinione di Clausewitz è che non è un elemento necessario in tutte le guerre onde ve ne sono state condotte senza odio: nel libro (postumo) che raccoglie scritti di Rommel, il titolo era Guerra senza odio, riferendosi a quella praticata dal generale tedesco.
Ma non è così per le guerre civili: la coesione in un gruppo sociale, e così in un popolo, presuppone una certo tasso d’amicizia che valga a co-fondare l’unità politica con l’idem sentire de re-publica; se questo non c’è o è carente, i contrasti d’interesse, volontà, opinioni diventano determinanti e corrodono l’unità politica, fino (talvolta) a sfociare nelle guerre civili.
Il carburante principale delle quali è l’odio, come ritenuto da Montherlant.
Una delle caratteristiche di quello contemporaneo è che divide le comunità in senso orizzontale: da una parte le élite e il loro seguito, dall’altra la parte maggioritaria o comunque in crescita dei governati.
Resta il fatto che, almeno in unità politiche con popolazione omogenea, quindi tale per lingua, religione, costumi, storia (e gli altri “fattori” indicati da Renan) occorre (creare, o) aumentare divisioni esistenti in grado di detronizzare quella principale a fondamento dell’unità politica. Ove non si può contare su differenze reali o almeno decisive, occorre lievitarle di guisa da creare un (nuovo) nemico che abbia la conseguenza, naturale in ogni conflitto, di rinsaldare la coesione del gruppo sociale che a quello si oppone. A portata di mano, per realizzare tale operazione, c’è l’intensificare l’odio al nemico scelto. In mancanza di differenze reali si corre così il rischio di crearne di immaginarie.
Una variante delle quali è di identificare il nemico quale nemico dell’umanità o di caratteristiche umane (vedi i “diritti umani”) come sottolineato già un secolo fa da Carl Schmitt; a cui non erano estranei neppure i nazisti quando consideravano i popoli dell’Unione Sovietica degli untermenschen, cioè sotto-uomini, destinati a estingursi o a servire quello tedesco. Molto meglio per assicurare la pace e l’intesa tra popoli la concezione (e la prassi) romana che gli stranieri non erano così diversi (alienigeni) dai romani da non potersi accordare in una pace e una coesistenza concorde e nel comune interesse.
Per cui l’odio è un moltiplicatore dei conflitti, se rivolto a creare nemici all’interno dell’unità politica, inversamente proporzionale alla coesione e potenza della stessa, nei conflitti internazionali, può diventare un elemento di coesione, ma non (o poco) controllabile.
Teodoro Klitsche de la Grange
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NIMA ALKHORSHID: Ciao a tutti, oggi è giovedì 11 settembre 2025 e i nostri amici Michael Hudson e Richard Wolff sono di nuovo con noi. Bentornati.
RICHARD WOLFF: Sono contento di essere qui.
NIMA ALKHORSHID: Richard, cominciamo con quello che è successo negli Stati Uniti, che in qualche modo è stato scioccante. Charlie Kirk è stato ucciso con un colpo di pistola mentre parlava nel campus universitario dello Utah, se non sbaglio, parlando a un pubblico. E il Presidente degli Stati Uniti è uscito allo scoperto dando la colpa all’estrema sinistra;
Secondo lei, oggi negli Stati Uniti si cerca di inquadrare ciò che sta accadendo – la violenza – e di dare la colpa alla sinistra, alla destra e a tutto il resto. Cosa ne pensa?
RICHARD WOLFF: Il mio punto di vista è che la difficoltà fondamentale degli Stati Uniti oggi è un sistema capitalistico in declino. L’impero è a pezzi. Esiste a malapena. L’economia interna – ieri Jamie Diamond, il capo della più grande banca degli Stati Uniti, ha rilasciato un’intervista (in realtà due o tre) e ha parlato dell’indebolimento dell’economia statunitense. Ora, parla sempre come se fosse uno spettatore, piuttosto che uno dei responsabili. È carino. Si spera che nessuno si faccia ingannare. Ma eccolo lì, ad ammettere ciò che gli altri hanno paura di ammettere, ma fingendo di essere uno spettatore;
Il signor Trump finge in modo diverso, ma ha a che fare con lo stesso indebolimento dell’economia, con lo stesso impero in via di estinzione e con lo stesso capitalismo in crisi. Ma la specialità del signor Trump – e questo risale alla prima volta che è diventato un personaggio pubblico serio, se ricordate, scendendo da quella scala mobile da qualche parte a New York e spiegando al mondo che i problemi che abbiamo sono dovuti agli immigrati messicani, che poi ha calunniato – il signor Trump è specializzato, come spesso fanno i leader negli imperi in declino, nel trovare capri espiatori. I messicani sono capri espiatori. I cinesi sono capri espiatori. E anche la sinistra americana, che lui capisce bene come capisce tutto il resto, cioè per niente, ora sarà un capro espiatorio;
Quando non si riesce a risolvere un problema, si dà la colpa a qualcuno, per distogliere l’attenzione dalla propria incapacità di risolverlo. Il signor Trump ci ha detto che avrebbe posto fine alla guerra in Ucraina, nel giro di pochi giorni o settimane. Falso. Avrebbe posto fine alla guerra a Gaza in breve tempo. Falso. È entrato in guerra in Iran, una guerra che non c’era quando è diventato presidente, e si sta preparando, evidentemente, a fare lo stesso con il Venezuela. Quest’uomo sta trovando persone in tutto il mondo da incolpare. Voglio ricordare – è un parallelo che prenderei sul serio – che la Germania, negli anni precedenti a Hitler, ha dovuto affrontare la perdita del suo impero. Questo si è realizzato nella prima guerra mondiale, quando l’impero tedesco in Africa e in Asia è stato letteralmente portato via dalla parte vincitrice della prima guerra mondiale;
Nel 1923 si verificò la peggiore inflazione della storia moderna che spazzò via l’intera classe media. Tutti i loro risparmi, accumulati nel corso del XIX secolo, andarono persi. Alla fine del 1923, tutti i risparmi erano a malapena sufficienti per comprare un etto di burro al negozio locale. E poi nel 1929, come tutti sappiamo, arrivò la Grande Depressione. Così, in pochissimi anni, dal 1918 al 1933 o, se preferite, al 1929, la classe operaia tedesca fu davvero colpita. E, disperata, si rivolse a un leader che prometteva loro: “Sistemerò tutto subito”, ed ecco i capri espiatori: Ebrei, Rom, Slavi – tutta la collezione di capri espiatori in cui Hitler era specializzato. E poi entrò in guerra per distrarre il popolo da ciò che stava accadendo in patria, in modo da potersi concentrare sulle “gloriose” vittorie ottenute all’estero;
Se vi suona familiare, dovrebbe esserlo. E se pensate che vi stia raccontando una storia che vi deprime, non fatelo. I titoli dei giornali di oggi sono pieni di ciò che il popolo francese ha appena fatto, dicendo: unh-unh [no], non lo tollereremo. E in Nepal, dall’altra parte del mondo, un altro gruppo, un altro popolo si sta sollevando e sta dicendo no. La vera domanda, la domanda importante, non è che il signor Trump abbia trovato la sinistra come capro espiatorio, che voglia trasformare un omicidio nello Utah in qualcosa di più per poter, ad esempio, arrestare qualcuno di origine messicana per diffamare il Messico nel suo complesso. Un colpo basso. Sappiamo tutti che è meglio così.
Ma, sì, ci proverà. E sapete cosa dimostra? La disperazione, ecco cosa dimostra. E questa disperazione è, prima di tutto, economica. Siamo di fronte a un rischio di inflazione. Rischiamo una recessione. I nostri legami con l’estero stanno crollando. Il resto del mondo si sta mobilitando per aggirarci, per isolarci. Questa è la realtà;
Nel frattempo, la disuguaglianza di ricchezza e di reddito peggiora sempre di più. E abbiamo appena assistito a uno spettacolo in cui il consiglio di amministrazione di una tipica azienda americana megacapitalista, Tesla, offre al proprio amministratore delegato un pacchetto di retribuzioni per i prossimi anni del valore di 1.000 miliardi di dollari. Questo è il risultato del capitalismo: rendere la persona già più ricca ancora più ricca di quanto lo sia stata finora. È osceno e non durerà.
MICHAEL HUDSON: Beh, Richard ha ragione nel sottolineare l’indebolimento dell’economia statunitense e la disperazione che guida la politica interna di Trump. Ma credo che il suo sogno, che in qualche modo si possa invertire la deindustrializzazione dell’America, implichi la subordinazione degli alleati e la loro trasformazione in filiali di un Occidente statunitense in via di contrazione. Richard sottolinea giustamente il fatto che il resto del mondo si oppone a questo – il resto del mondo, cioè la SCO, i BRICS, la Russia, la Cina, l’Asia orientale, le economie di successo che continuano a crescere. Ma credo che Trump abbia una risposta proattiva – non Trump, dovrei dire lo Stato profondo, di cui Trump è semplicemente il frontman – a tutto questo;
E dice: “Bene, ho applicato le mie tariffe e minaccio di causare il caos in altri Paesi se non sostengono e sovvenzionano l’economia degli Stati Uniti”. Le minacce di dazi e sanzioni non hanno funzionato contro la Russia, non hanno funzionato contro l’Iran. La Cina è troppo indipendente perché possa funzionare. Quindi, non cercheremo di spendere e dissipare altre ricchezze statunitensi per combattere la Russia – almeno la Russia – e cercare di aumentare la guerra fredda. Quello che possiamo fare è consolidare il nostro controllo sulle economie occidentali. E se le imprese americane non si reindustrializzano, possiamo dire all’Europa, alla Corea e al Giappone di smantellare le loro industrie e di trasferirle negli Stati Uniti. E loro reindustrializzeranno gli Stati Uniti;
Ciò che gli Stati Uniti stanno cercando di fare in risposta al loro declino è imitare ciò che fece l’Impero britannico nel XIX secolo. Trattano i loro alleati come colonie, proprio come la Gran Bretagna trattava l’India e altri Paesi, per dire: “Tenete i vostri risparmi in sterline, tenete i vostri risparmi in Gran Bretagna. Non industrializzatevi, ma diventate dipendenti dall’industria americana;
Ciò che fa capire a Trump che deve esserci un cambiamento è che non c’è un’industria americana da cui dipendere. Così ha detto all’industria europea – soprattutto ai tedeschi – di delocalizzare negli Stati Uniti; ha detto alla Corea che, se volete fare soldi e profitti vendendo automobili, trasferite la produzione di Hyundai negli Stati Uniti. E per dire al Giappone: Potete evitare l’imposizione di pesanti dazi su di voi prestando agli Stati Uniti mezzo trilione di dollari entro la fine del mio quadriennio di presidenza. E voi ci darete un trilione di dollari. Non avrete alcun controllo su questo. Avrò il totale controllo personale su ciò che accadrà. E dopo che avremo fatto gli investimenti, e vi sarà stato restituito il vostro mezzo trilione di dollari, l’America avrà il 90% dei profitti dei vostri investimenti qui – non il 50%, come la stampa giapponese ha riportato inizialmente, ma solo il 10%.
Beh, non sono ancora stati resi noti i dettagli dell’accordo con il Giappone, ma il Financial Times oggi ne ha parlato in modo meraviglioso, dicendo quanto sia orrendo l’accordo con il Giappone. E il giornalista del Financial Times ha fatto trapelare tutto e ha riportato un raggiante [Howard] Lutnick, che – il negoziatore americano – è apparso sulla CNBC e ha detto che questo è il periodo più divertente in cui ha lavorato. E Trump ha discusso a fondo. E il Financial Times descrive questo accordo segreto che non è ancora stato pubblicato dal Giappone, perché si può immaginare cosa proverebbe l’opinione pubblica giapponese se questo accordo fosse reso pubblico. E il Financial Times dice: “Questo puzza di coercizione, una nazione sovrana costretta a incanalare gli investimenti privati e del settore pubblico verso una nazione molto più ricca, sotto le strutture spudoratamente dirette dal Presidente degli Stati Uniti”.
I problemi sono evidenti. La resa più abietta è stata quella della Germania e dell’Europa. La stampa statunitense non ha parlato quasi per nulla del “bait-and-switch” che l’America ha avuto con [Ursula] von der Leyen: Faremo tutto quello che vuole, Presidente Trump, purché ci dia sicurezza – e almeno sappiamo cosa succederà – in modo che ci protegga dall’invasione della Russia. Ebbene, è successo che non c’è stata alcuna sicurezza. Trump aveva accettato di non imporre tariffe punitive all’Europa, ma all’improvviso ha cambiato idea. E invece di abbassare le tariffe dal 25% al 15%, ha detto: Beh, manterremo le tariffe che abbiamo – 50% su acciaio e alluminio – e se capita che uno qualsiasi dei vostri prodotti contenga acciaio o alluminio – fino al 50%.
Ebbene, questo è trattare l’Europa proprio come l’industria. Gli industriali europei hanno gridato: “Aspettate un attimo”: Aspettate un attimo. Quando produciamo un bene manifatturiero, questo include acciaio e alluminio, e dovremo chiudere le nostre attività. Trump dice: Beh, c’è una soluzione. Potete evitare i dazi delocalizzando negli Stati Uniti e facendo il tipo di accordo che Hyundai ha fatto negli Stati Uniti e che il Giappone ha fatto;
Si tratta di un’estorsione pura e semplice. E si può vedere cosa sta accadendo. La SCO e i BRICS si stanno rendendo conto che è una fortuna che non abbiano nemmeno provato a negoziare con Trump – andate per la vostra strada – e si sta vedendo il mondo dividersi in ciò che gli Stati Uniti possono trattenere dai Paesi che hanno sconfitto nella Seconda Guerra Mondiale – Germania e Giappone – e nella Guerra di Corea del 1951. Tutti hanno la sindrome di Stoccolma tra i loro leader. In qualche modo si identificano con il vincitore e gli Stati Uniti sono stati in grado di ritagliarseli. E questa è la risposta proattiva a tutto ciò.
Nulla di tutto questo ha a che fare con quella che voi chiamate “la sinistra”. Stiamo parlando di interesse nazionale. Ma sono sicuro che Trump accuserà gli oppositori stranieri di aver detto: Aspettate un attimo. Vogliamo che il Giappone abbia i profitti dei suoi investimenti. Vogliamo che la Corea possa portare la nostra manodopera specializzata quando gli Stati Uniti non hanno appaltatori in grado di costruire la fabbrica Hyundai. E i tedeschi, che dicono: Beh, non possiamo semplicemente delocalizzare negli Stati Uniti. Ci vogliono anni per costruire una fabbrica. Andremo in bancarotta nel processo;
Questa è la risposta di Trump al mondo. E credo che vada al di là di qualsiasi cosa che la sinistra, o anche la destra, avessero anche solo sognato un anno fa, prima che Trump vincesse.
RICHARD WOLFF: Mi permetta di intervenire, e forse qui sarò un po’ in disaccordo con Michael, ma forse no. Sì, il tempo dirà sicuramente se il ritorno delle grandi imprese dal resto del mondo, che spostano la loro produzione negli Stati Uniti, è un fenomeno serio. Per ora abbiamo solo parole. Abbiamo promesse, abbiamo tutto questo. E come so io, e come sa Michael, e come sa la maggior parte delle persone che seguono questo fenomeno, è molto facile per un primo ministro, o per una grande azienda, parlarvi degli enormi investimenti che hanno in programma di fare l’anno prossimo, l’anno prossimo, fra tre anni, fra cinque anni. La maggior parte dei dirigenti che fanno queste promesse non saranno più in quelle posizioni tra tre anni, quando probabilmente quelle promesse saranno dimenticate o scusate. Numero uno;
Numero due: Il problema degli Stati Uniti è che non sono in grado di far fare ai lacchè che hanno avuto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale – Europa Occidentale, Giappone e così via – quello che devono fare. Michael ha ragione. Ora dovrebbero diventare tutti colonie. E colonie, lasciatemi spiegare. Colonie, nel senso preciso che segue: Sono stati incaricati di fare affari negli Stati Uniti. Se volete vendere negli Stati Uniti, dovrete accordarvi con l’azienda importatrice, se non importate voi stessi negli Stati Uniti. Dovrete pagare una tassa. È una tassa d’ingresso nell’economia americana. Ecco cos’è una tariffa. Se vendete nell’economia americana, dovrete pagare una tassa al governo americano;
E il governo americano è così disperato che dice: O lo pagate voi – la società estera che arriva – o lo paga l’importatore americano. Non ci interessa. Stiamo gravando allo stesso modo su di voi e sull’americano – non è una cosa che il governo americano vuole fare. Vuole che siano gli altri a pagare, ma non può ottenerlo. Quindi deve fare un accordo che danneggia il suo stesso cosiddetto programma: Perché mai dovreste venire qui, se una delle cose che dovrete fare, come azienda, è pagare tariffe molto alte, che potrebbero essere aumentate in qualsiasi momento, sulla parte importata di qualsiasi cosa produciate qui, che, almeno per i prossimi anni, sarà significativa?
No, credo che quello che vedo sia un impero in declino non più in grado di controllare enormi parti del mondo – Cina, India, Russia, BRICS – e quindi costretto a mangiarsi le proprie colonie – ad assalire Canada e Messico, i suoi principali partner commerciali – facendo Dio solo sa quali danni a quelle società;
E voglio essere chiaro: gli Stati Uniti possono convincere von der Leyen, o [Friedrich] Merz, o i leader giapponesi a cedere segretamente le necessità del loro Paese, ma l’unico modo per sostenerlo, l’unico modo possibile per farli rimanere in carica, è quello di far nascere un grande pericolo: È l’isteria per le invasioni russe, che si può vedere aumentata di sei tacche quando alcuni droni sorvolano la Polonia. Si vede che l’isteria si sta facendo strada. Si tratta di un’isteria molto utile, che concentra la colpa sulla Russia, quando il problema sono gli Stati Uniti.
Ma non potete dirlo perché possono farvi davvero male, cosa che i russi non possono fare. I russi hanno difficoltà a sottomettere l’Ucraina. Vogliono prendersela con il resto dell’Europa? È una battuta. Nessuno sano di mente – tranne chi è disperato, chi ha bisogno di un capro espiatorio. E qual è il capro espiatorio in Europa, questo capro espiatorio della Russia? Si trovano in una posizione in cui, per salvare qualcosa nella loro economia, devono inventarsi una programmazione completamente nuova – ci risiamo – per sovvenzionare le proprie industrie;
Questo fa parte del modo in cui reagiranno, e stanno reagendo, contro gli Stati Uniti, qualunque cosa dicano pubblicamente. Gli europei sanno cosa viene fatto loro. Non lo vogliono. Temono che, se saranno privati della loro industria, i loro stessi cittadini si rivolteranno contro di loro. E lo si può già vedere, nelle strade della Francia, nello spostamento a destra della scena politica tedesca, in quella britannica – [Nigel] Farage in Inghilterra, Alternativ für Deutschland in Germania – e così via. Non sta funzionando molto bene;
Gli americani sono disperati e si stanno prendendo cura di se stessi. Sperano di farlo a spese dei loro ex alleati/colonie. Così li spremono a fondo, che a loro volta demonizzano la Russia, per giustificare il potenziamento militare, che sarà la maschera per sovvenzionare la loro industria a spese dei loro Stati sociali democratici. Questo è ciò che sta accadendo. Non credo che funzionerà. E questo è il peggior incubo del signor Trump: che tutto questo capro espiatorio non funzioni;
Un ultimo punto: un mio amico è un industriale in Europa. Posso assicurarvi che capisce perfettamente cosa sta succedendo. E nella mia ultima conversazione con lui, in cui gli ho detto: C’è la possibilità di trasferire la vostra produzione negli Stati Uniti? Mi ha risposto ridendo: Sei pazzo? E io ho risposto: Beh, perché? Mi rispose: Ogni giorno sul nostro giornale – nel Paese dell’Europa occidentale in cui vive – vediamo immagini di truppe americane che pattugliano le città americane. Siete un Paese in cui non mi trasferirei nemmeno tra un milione di anni. C’è troppo disordine. E poi ho visto il vostro nuovo esercito, l’esercito dell’ICE, che chiudeva una fabbrica di batterie sudcoreana in Georgia, a causa dell’isteria che avete coltivato contro gli immigrati. Non mi trasferirò lì. Non entrerò in quel luogo folle che sta occupando le proprie città;
Vorrei infine citare una dichiarazione rilasciata ieri dal Vicepresidente Vance. Commentando l’occupazione che dovrebbe terminare – anche se non è così – a Washington, D.C., da parte delle truppe federali, il Vicepresidente ha detto, con grande piacere, che la sua più grande speranza è quella di vedere ciò che avviene nelle città di tutta l’America. Questo è ciò che ha detto. Non ho le parole esatte, ma questa è la citazione esatta. Lui è – sapete, gli industriali stranieri dicono: Non è un posto dove voglio andare. Considerando tutto ciò che sta accadendo nel mondo, non mi trasferirò in un posto che sembra stia cadendo a pezzi;
E con l’uccisione di quell’uomo di destra ieri, si può capire dove si va a parare. Ovviamente ha ragione. Cosa gli dirò? Che non deve preoccuparsi della violenza negli Stati Uniti, di situazioni come quella dell’impianto di batterie sudcoreano? Sono cose da pazzi. E siamo in un Paese che sta cadendo a pezzi. E tutta la pretesa di fare da capro espiatorio a questo, a quello, di sparare a raffica, prima di sapere qualcosa – non sanno nemmeno chi ha fatto la cosa nello Utah, per non parlare di quali potrebbero essere le motivazioni.
Né sarà credibile quando lo faranno. Non possiamo più credere a nulla;
Michael e io usavamo il Bureau of Labor Statistics. Nelle ultime tre settimane ci sono state due manifestazioni: Il presidente licenzia la donna che lo dirige e il successivo responsabile spiega che nell’ultimo anno abbiamo sovrastimato di un milione il numero di posti di lavoro in questo Paese. Questi sono tutti sintomi, gente. Potete fingere, con questo o con quello, di contestarli o di cavillarli, ma la linea di fondo è ovunque: La ritirata, la disperazione, il capro espiatorio sostituiscono la capacità di fare qualcosa di serio.
MICHAEL HUDSON: Richard ha fornito quello che potrebbe essere un riassunto del mio punto di vista, sottolineando il ruolo del capro espiatorio e la capacità quasi da universo parallelo degli Stati Uniti di essere stati in grado di sostenere i leader che possono insistere sul fatto che la Russia si preoccupa abbastanza dell’Europa da invaderla davvero – invece di dire: Non vogliamo averci niente a che fare, abbiamo rivolto lo sguardo a est; tutto ciò che vogliamo è essere lasciati in pace e non essere molestati – ma questo è tutto ciò che gli Stati Uniti possono fare.
Anche Trump ha tenuto un discorso ieri. Ha detto: L’America cadrà a pezzi senza le tariffe. Abbiamo bisogno dei dazi perché i dazi sono ciò che fa quadrare il bilancio, in modo da poter tagliare le tasse – non l’ha detto, ma l’implicazione, per concludere la frase, è che l’America cadrà a pezzi perché non avremo i dazi che ci permetteranno di tagliare le tasse sul 10% più ricco, mentre aumenteremo le tasse sul 90%. Si tratta della polarizzazione di cui parlava prima Richard. Come può l’America sostenere un’economia che remunera il 10%, compreso lo stipendio da mille miliardi di dollari di [Elon] Musk, senza prendere i soldi dalle sue colonie, le sue colonie di fatto – i Paesi che ha sconfitto nella Seconda Guerra Mondiale e in Corea?
Quindi, Trump ha proseguito dicendo: “Chi si sta opponendo? Chi si oppone alle tariffe è la sinistra. Ovviamente, la sinistra non vuole vedere la polarizzazione tra gli azionisti e gli obbligazionisti più ricchi, la cui ricchezza sta aumentando, mentre il patrimonio netto del 90% della popolazione sta diminuendo. E quando si arriva al 50% inferiore, la diminuzione è piuttosto rapida;
Beh, la cosa interessante è che in Europa, come giustamente sottolinea Richard, sono i nazionalisti a dire: “Mettiamo il nostro Paese al primo posto”. E i nazionalisti sono considerati di destra. Cosa c’è di “sinistra” e cosa c’è di “destra” se si vuole che il proprio Paese prenda il controllo del proprio destino? La stampa e il vocabolario utilizzato per descrivere questo processo, sia in Europa che negli Stati Uniti, sono diventati privi di significato tra destra e sinistra.
Anche se, certamente, la destra nazionalista in Europa è d’accordo sul fatto che, sì, dovremmo essere indipendenti, in modo da rendere la nostra classe finanziaria più ricca ancora più ricca – questa è la lotta che è scoppiata in modo molto esplicito in Francia, quando il nuovo primo ministro è un sostenitore del taglio della spesa sociale e si rifiuta di imporre la tassa patrimoniale del 2% sui più ricchi che la Camera bassa francese voleva imporre.
Quindi, quando l’unica risposta alla dipendenza dalla destra degli Stati Uniti è una risposta della destra europea, si capisce che siamo in un “mondo bizzarro” che il vecchio vocabolario di destra e sinistra non aveva modo di anticipare logicamente.
RICHARD WOLFF: Posso commentare?
MICHAEL HUDSON: Certo.
NIMA ALKHORSHID: Richard, prima di commentare, non so se hai sentito la deputata dell’Assemblea Nazionale francese Mathilde Panot. È di sinistra, La France Insoumise?
RICHARD WOLFF: “La France Insoumise”.
NIMA ALKHORSHID: Sì, ecco cosa ha detto da quello che sta succedendo in Francia:
MATHILDE PANOT (CLIP): Il risultato dimostra, al di là del governo di [François] Bayrou, che [Emmanuel] Macron non ha più legittimità. Solo un terzo dell’Assemblea Nazionale gli ha dato la fiducia, il che significa che la politica di Macron a favore dei ricchi e contro il popolo ha avuto due terzi di voti negativi. Pertanto, si tratta di una minoranza nel Paese. Non credo che Bayrou e [Michel] Barnier possano continuare la stessa politica, non tenendo conto dei risultati delle elezioni […].
RICHARD WOLFF: Per la cronaca, si chiama “La France Insoumise” ed è un’alleanza di una mezza dozzina di partiti di sinistra che si sono riuniti in Francia, in un modo che altri Paesi devono ancora imparare, e hanno presentato un fronte comune. E questa sinistra, insieme, è il più grande blocco di voti all’Assemblea Nazionale. Quindi, a differenza di altri Paesi, la sinistra è una grande potenza. Non ne sentirete parlare sulla stampa americana, perché qui i pregiudizi sono grotteschi. Si sente parlare di Macron, che ora è sostenuto da appena il 20% della popolazione nei sondaggi pubblici, oppure si sente parlare dell’ala destra, di [Marine] Le Pen e di tutto il resto. Quello che non si sente dire è la formazione politica più ampia, che è di sinistra. E se pensate che sia un caso, beh, non state prestando attenzione.
Ora, permettetemi di spiegare ciò che Michael ha appena concluso: perché la destra sta prendendo il sopravvento in gran parte dell’Europa – non in tutta, non per un soffio, ma in gran parte dell’Europa. Perché proprio la destra? E comunque, quando risponderò a questa domanda per l’Europa, lo farò anche per gli Stati Uniti;
Quando il capitalismo crolla – e, ricordiamolo, in media abbiamo una flessione ogni quattro-sette anni. Questo accade da trecento anni. L’NBER (National Bureau of Economic Research) di Washington registra tutti gli alti e bassi. Ovunque vada il capitalismo, è un sistema fondamentalmente instabile. Se vivessi con una persona così instabile come il capitalismo, te ne saresti già andato da tempo, e dovresti pensarci. Ok. Allora perché?
Negli anni ’30, quando il capitalismo si è schiantato, un gran numero di persone è andato a sinistra. Ad esempio, negli Stati Uniti, cosa fecero milioni di americani di straordinario nella Grande Depressione degli anni ’30? Si sono iscritti a un sindacato per la prima volta nella loro vita. Si iscrissero a due partiti socialisti e a uno comunista, che lavorarono tutti insieme per produrre quello che viene chiamato il New Deal. Giusto? Questa è l’attività più di sinistra dimostrabile nella storia americana. È possibile che la classe operaia vada a sinistra quando il sistema inizia a crollare, come è successo negli anni ’30? La risposta è sì – e tra l’altro, cose simili sono accadute in Europa;
Ma dopo la Seconda Guerra Mondiale, e negli ultimi settantacinque anni, sappiamo tutti cosa hanno vissuto gli Stati Uniti e l’Europa: una guerra fredda, che aveva molto meno a che fare con l’Unione Sovietica, e molto più a che fare con l’arretramento del New Deal negli Stati Uniti, e con l’annullamento del potere della socialdemocrazia, dalla Scandinavia nel nord alla Grecia nel sud. Ed è quello che abbiamo fatto per settantacinque anni: martellare – antisocialismo, anticomunismo – tutto questo.
Allora perché ci sorprendiamo che ora che il capitalismo sta vivendo il suo ultimo, e forse definitivo, declino, abbiamo persone – la classe operaia – che si spostano in gran numero verso destra? Sono stati addestrati a farlo per settantacinque anni. La sinistra è stata demonizzata. Quello a cui state assistendo ora, la demonizzazione del signor Putin – e non sono qui per sostenerlo, in un modo o nell’altro, ma la demonizzazione è infantile – perché lo fareste? Il signor Putin è ora uguale al signor Stalin. È un po’ sciocco. Cosa state facendo? Perché siete disperati, perché è questo il vostro modo di pensare. Non solo i leader. I leader europei non potrebbero farla franca con questa demonizzazione infantile, se nella popolazione non ci fossero ancora i residui di settantacinque anni di indottrinamento;
Ma ecco la buona notizia: La destra non ha soluzioni per il collasso del capitalismo e più si agita, più questo diventerà chiaro. È quello che sta accadendo in Francia. Naturalmente, sono i primi. Lo sono stati negli ultimi tre secoli. Sono il canarino nella miniera di carbone, che ci fa sapere – oh-oh, cosa sta arrivando? Quando si scoprirà che la destra non ha alcuna soluzione, la gente si sposterà a sinistra. Attenzione, perché questo sta per accadere.
MICHAEL HUDSON: Richard, come può la classe operaia muoversi a sinistra senza un partito politico? Questo è il problema. Almeno in Europa, la sinistra potrebbe creare un nuovo partito, come ha fatto Sahra Wagenknecht in Germania. Ma l’America è solo un sistema a due partiti, come abbiamo descritto. E come si può vedere con un socialista democratico – il signor [Zohran] Mamdani, che ha ottenuto un sostegno schiacciante nella sua corsa a sindaco di New York, appoggiato da Bernie Sanders e da AOC [Alexandria Ocasio-Cortez] – il Partito Democratico lo denuncia come di sinistra. E i Democratici dicono: Noi non siamo la sinistra. Il socialismo è veleno per noi – e hanno preferito perdere le elezioni del 2016 con Hillary [Clinton], invece di vincere con Bernie, proprio perché il Partito Democratico è il grande nemico della sinistra.
Ecco perché la classe operaia si è spostata verso i repubblicani, perché ha rinunciato, come ho fatto io, certamente – beh, non ho mai sostenuto i democratici per cominciare, dato che sono sempre stato un socialista – ma c’è la percezione tra i lavoratori, la classe media e la classe dirigente, che i democratici siano il partito dell’ultra-destra, della Guerra Fredda, dei neocon, dei neoliberisti.
RICHARD WOLFF: Sono d’accordo con lei, ma mi permetta di interpretare nuovamente lo stesso ruolo. Nell’ultima settimana sono emersi due sondaggi: uno, del New York Times, del Siena College; l’altro, della Gallup. Ed ecco cosa mostrano – e qui prendo in prestito, dovrei dare credito a chi di dovere, un articolo dell’American Prospect di uno dei suoi principali scrittori, Harold Meyerson. E in quell’articolo – è tutto disponibile in questo momento – i sondaggi mostrano che la maggioranza dei democratici vuole Bernie Sanders, vuole la soluzione di sinistra, vuole persone come Zohran Mamdani. E voglio anche sottolineare che anche Bernie sta iniziando a vederlo. Ha appoggiato, nel Maine, un candidato molto importante per il Senato, per sostituire Susan Collins, che è un disastro. E la persona – Platner è il suo nome, Graham Platner. È un pescatore di ostriche che ha scelto di non candidarsi nel Partito Democratico.
Quindi, sì, Bernie ha appoggiato Mamdani, che è in corsa [come] democratico, ma ha anche appoggiato Platner, che non è in corsa [come democratico] – e vedrete sempre di più – quello che vediamo qui è ciò che, di nuovo, è successo in Germania. Sahra Wagenknecht fa parte di quello che prima era chiamato “Die Linke”, il partito di sinistra. “Linke” in tedesco significa sinistra – Die Linke è “La Sinistra” – questo è il nome che hanno scelto. Insieme, Wagenknecht e Die Linke ottengono già più del 10% dei voti. Ma ecco l’origine di Die Linke: Una scissione dal Partito Socialista Tedesco – quello che è sempre, per metà del tempo, al governo, un equivalente approssimativo del nostro Partito Democratico – l’ala sinistra di questo si è staccata e si è alleata con la sinistra indipendente, compreso ciò che rimaneva del vecchio Partito Comunista della Germania Est. Hanno formato Die Linke, e ora sono in tutta la Germania un’alternativa di sinistra, che detiene seggi nel Parlamento regionale, ecc.
Quindi, l’idea che tutto questo debba andare in una direzione di destra è un errore. Non dovremmo sorprenderci che sia quella la prima direzione. Quando questo gioco capitalista inizia a svelarsi, la prima reazione delle persone spaventate è quella di andare dove è stato detto che si deve stare. Quando anche questo fallirà, avremo la possibilità di presentare la nostra idea;
Guardate: In questo Paese, se mi alzassi e spiegassi che piuttosto che permettere alla Tesla Corporation – che dipende dagli Stati Uniti – di dare un trilione di dollari a un uomo che è già il più ricco del pianeta, potremmo tassare meglio quel trilione e usarlo per affrontare i problemi di questo Paese – se mi candidassi alle elezioni con questa piattaforma, avrei già vinto. E non siamo nemmeno al punto di poterlo fare;
Michael ha ragione. La sinistra in Europa è meglio organizzata. Ma questo è un problema che possiamo risolvere, perché il sostegno, l’idea di come dovrebbe essere il nostro sistema politico, rispetto a quello che è, è già per noi. Ora dobbiamo solo organizzarlo e mobilitarlo. E questo mette la sinistra in una posizione migliore negli Stati Uniti rispetto alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
MICHAEL HUDSON: Vorrei poter essere d’accordo con lei, ma sono così pessimista sul marciume del Partito Democratico, e sul fervore e l’odio che ha per la classe operaia, per il socialismo, l’odio per Bernie Sanders, l’odio che ha per Mamdani, come minaccia esistenziale alla sua fedeltà a Wall Street e al settore finanziario che sono i suoi candidati. Lei ha accennato al fatto che, se lei fosse candidato – ma come può qualcuno con le sue e le mie idee, o con quelle di Bernie, essere nominato per la presidenza? Hai visto il furto corrotto della nomination democratica del 2016 da parte di Hillary. Avete visto la stampa di destra. Non vedo come possa verificarsi lo scenario che lei descrive, senza sciogliere il Partito Democratico così come è legalmente costituito, come una società indipendente gestita dal suo consiglio di amministrazione che ha escluso chiunque abbia una sfumatura di sinistra.
Quindi, ovviamente, i sondaggi dei Democratici sostengono ciò che voi e io, Bernie e gli altri sosteniamo, ma hanno un effetto molto limitato su chi saranno i candidati al Congresso e al Senato, e sull’effettivo sistema politico-amministrativo. E penso che questo sia il motivo per cui gli elettori hanno una sorta di senso intuitivo: se noi, naturalmente, vorremmo un Partito Democratico che rappresenti gli interessi della classe operaia, ma per farlo dobbiamo sostituire il Partito Democratico così come è ora strutturato politicamente e legalmente. E l’unico modo per farlo è impedirgli di vincere del tutto;
Sì, ci sarà un – supponiamo che ci sia stato un – partito, un partito repubblicano, a tutti. Questo era il sogno dei fondatori della Costituzione: Non ci dovrebbero essere settari – ci dovrebbe essere un solo partito. Almeno così ci sarebbe una varietà. Ci sarebbero socialisti di sinistra che corrono contro i repubblicani, tutti nello stesso tipo di primarie che secondo molti, tecnicamente, darebbero più possibilità a un politico di sinistra – di fare le leggi, imporre le tasse e determinare la politica estera americana – di quante ne avrebbe un Partito Democratico controllato dai neocons e dai neoliberali. Questo è il vero dilemma. Non vedo una via d’uscita senza sostituire il Partito Democratico così com’è costituito. Ed è per questo che ho appoggiato la candidatura di Jill Stein, che ha esposto proprio questi punti, anche nei nostri programmi sulla discussione di Nima.
RICHARD WOLFF: No, capisco la sua posizione. So che molte persone la pensano così. Dalla mia esperienza, direi che la maggior parte della classe operaia americana con cui interagisco la pensa più o meno così ed è pessimista sulla situazione. E non posso dire di esserne sorpreso, perché tutta la mia analisi mi fa capire perché, dopo settantacinque anni, ci troviamo in una situazione del genere;
Permettetemi di parlarne per un momento in modo molto diretto, dal punto di vista politico. Vivo a New York City. Sono seduto a New York, come credo lo sia anche Michael, mentre realizziamo questo programma. Sto guardando un socialista molto modesto, un socialdemocratico o un socialista democratico, se preferite, Zohran Mamdani, in corsa per la carica di sindaco – chiaramente, il candidato di punta, con sondaggi sempre intorno al 40%.
Si candida contro un sindaco in carica il cui livello di corruzione supera persino quello a cui siamo abituati qui a New York, e siamo abituati ad averne molta. La maggior parte dei suoi collaboratori chiave sono in carcere, o sotto processo, o indagati. È terribile. E sta facendo accordi, segreti e non, con il Presidente per accogliere l’ICE, che il resto del sistema politico di New York rifiuta, e così via. Giusto? Questo è un candidato contro di lui;
L’altro è un ex governatore le cui caratteristiche distintive sono l’oppressione sessuale nei confronti delle donne che lo circondano e il comportamento durante la pandemia che ha messo in pericolo gli anziani nelle case di cura in misura tale da farvi indietreggiare.
Questi sono i suoi due candidati che vengono inondati di denaro dai ricchi di New York – non tutti, ma molti – nella loro disperata speranza di non essere tassati all’uno, o al due, o al tre per cento, che è tutto ciò che il signor Mamdani ha detto di voler tentare. Che spettacolo di assurdità è tutto questo.
Quindi la mia risposta a Michael è: “Non saremo noi a farlo, ma il Partito Democratico. Il Partito Democratico, come lui lo descrive correttamente, ha una leadership che spingerà letteralmente via i suoi stessi membri. Diventerà un partito minore – il giocattolo dei donatori che lo tengono in vita – e si ridurrà, man mano che una vera forza politica di sinistra lo sostituirà;
La sinistra non ha bisogno del Partito Democratico. Il Partito Democratico ha bisogno della sinistra. E questa realtà fondamentale diventa più vera ogni giorno che passa, a causa del declino dell’impero americano e del declino del capitalismo americano. Non può risolvere il suo problema. Si manda l’ICE a terrorizzare il capro espiatorio e si offendono così tante altre persone arrestandole erroneamente, ferendole, con un ovvio eccesso di violenza, che si vanifica il proprio sforzo;
È un po’ come quello che hanno appena fatto con l’impianto di batterie in Georgia. Una cosa molto stupida da fare. Le imprese sudcoreane, che sono tra le più importanti che speravano di portare qui, stanno dicendo: Aspettate un attimo. Oltre a tutti gli altri rischi che corriamo, corriamo il rischio che se mandiamo un team di persone, perché conosciamo la nostra tecnologia, non – sapete, il povero signor Trump deve arrivare zoppicando dopo: Cavolo, avremmo dovuto portarne qualcuno qui per addestrare i nostri lavoratori”;
Davvero, pensate? Che idea interessante, dopo aver distrutto tutto con il vostro assurdo gioco dell’ICE. Certo, è un esercito interno. Certo, sarà usato per trattenere il popolo, ma non funzionerà. Queste cose non funzionano. Quando dovrete fare quello che sta facendo il signor Trump, avrete aspettato troppo a lungo e sarà troppo tardi. E subirete tutti i passi falsi, tutti gli errori.
Invece di sedersi con i dirigenti di quell’azienda e parlare di ciò che i loro lavoratori sono, o non sono, in materia di immigrazione, e di elaborare un piano ragionevole, avete fatto il teatrino. Ma bisogna sempre chiedersi: perché questo eccesso di teatralità? Perché l’eccesso di capro espiatorio? Perché la situazione è disperata. Le persone disperate mettono in atto quello che finiamo per chiamare comportamento autodistruttivo. Lo stiamo vivendo.
MICHAEL HUDSON: Sono d’accordo. Non posso non essere d’accordo. Siamo nella stessa situazione – non so dove tutto questo ci porterà, né ho la percezione dei tempi imminenti.
RICHARD WOLFF: Beh, posso dirvi che se guardiamo tutti – o almeno presumo che molti di voi abbiano guardato – i video delle ultime due settimane in cui una barca, definita come una barca su cui sono presenti undici persone, in questa barca, e la barca si muove nell’acqua, e poi all’improvviso c’è un’esplosione di luce, e ci viene spiegato che queste undici persone sono ora saltate in aria. Sono morte. Lo sapremo solo due o tre o quattro giorni dopo, e le informazioni trapelano. La nave è a migliaia di miglia di distanza nell’oceano. Quindi non sta minacciando gli Stati Uniti, almeno non ancora. Si trova da qualche parte nella zona del Venezuela, ma non è chiaro, né potrebbe esserlo, se sta andando in Venezuela o dal Venezuela;
Il presidente e il vicepresidente ci annunciano, senza alcuna prova, che si tratta di corrieri della droga, che la barca forse trasporta droga e ha a che fare con il Venezuela. E quindi gli Stati Uniti non hanno alcun obbligo di arrestare queste persone, di sottoporle a un processo in cui abbiano il diritto di difendersi e di ricevere una punizione, se vengono giudicati colpevoli, che sia in qualche modo proporzionata a qualsiasi crimine commesso – tutto questo viene eliminato e Trump e Vance diventano processo, giudice, giuria e boia, tutto in una volta. E nessuno – mi riprendo – relativamente pochi pensano che ci sia qualcosa di sbagliato. Volete una prova di disperazione? Ecco. E ci sarà un numero significativo di persone che lo seguiranno? Sì, coloro che si sono spostati a destra, a causa della loro reale sofferenza negli ultimi quarant’anni di declino economico.
Ma anche quelle persone che questa sera al bar borbottano di dare un trilione di dollari a Elon Musk da aggiungere ai suoi già 400 miliardi di dollari – il livello di oscenità qui richiede metafore che ci riportano ai faraoni dell’antico Egitto, e di loro è rimasto ben poco.
MICHAEL HUDSON: Voglio dire qualcosa sull’attacco alla barca. Negli ultimi due giorni è emerso che non è stata la Guardia Costiera ad attaccare l’imbarcazione – tutti hanno detto, beh, aspettate un attimo: Si suppone che una barca si avvicini all’obiettivo e gli dica di fermarsi, di chiedere cosa sta facendo, di lasciarsi abbordare, o qualsiasi altra cosa – la barca è stata abbattuta dai droni.
Pare che gli Stati Uniti abbiano dei droni che volano nell’oceano al largo del Venezuela, per abbattere qualsiasi cosa si muova. Ora, parliamo di capri espiatori. I droni non avevano alcun motivo – per rispondere alla domanda se fossero diretti in Venezuela o lontani dal Venezuela – solo per il fatto di trovarsi lì, gli Stati Uniti hanno dovuto abbattere un’imbarcazione. Non hanno abbastanza navi per andare ovunque nell’oceano, nell’Atlantico, in quell’area. Quindi, hanno usato i droni per trovare un’imbarcazione, in modo che Trump potesse dire: Abbiamo appena preparato quello che sarà il primo passo di una serie di attacchi a navi simili che hanno a che fare con il Venezuela, o in acque internazionali, ovunque;
È stato il senatore Rand Paul, il repubblicano, una sorta di estremista, al Senato, a sottolineare il fatto che tutto questo è stato fatto senza tutte le formalità legali che si dovrebbero seguire per seguire le formalità di guerra. E questo è ciò che dice Trump: Non ci sono più regole. Non lo capite? L’era 1945-2025 delle regole delle Nazioni Unite è finita. È totalmente sotto le regole degli Stati Uniti. Questo è più radicale. Si tratta di qualcosa che attraversa l’intero spettro politico, da sinistra a destra. Immagino che altri relatori, i dibattiti militari sui programmi di Nima, approfondiranno questo aspetto e quanto sia assolutamente radicale.
RICHARD WOLFF: Sì, e di nuovo, ripetiamo: per me, disperato. Non c’è bisogno di farlo. Non c’è bisogno di farlo. Quelle undici persone sono a migliaia di chilometri di distanza. Nessun americano – e nessuno ha affermato che nessun americano – è stato messo in pericolo da queste persone, o minacciato da queste persone. Che cosa state facendo? Perché violate deliberatamente tutte le norme del diritto internazionale, della legge dell’oceano, della presunzione di innocenza fino a prova contraria? Tutte queste cose, che dovremmo venerare come valori occidentali, buttate dalla finestra per uccidere undici persone e poi chiedersi chi fossero e cosa stessero facendo. Cosa… cosa?
Questo è l’atto di – posso vedere il Sig. Trump, che, presumo, abbia dovuto autorizzare questo genere di cose, di cattivo umore e che voglia, quindi, gestire la sua frustrazione per non essere riuscito a fermare la guerra in Iraq, o a fermare l’orrore a Gaza, o a fermare, o a fermare, non riesce a fare nulla di tutto ciò – non riesce a evitare la recessione, non riesce a evitare l’inflazione, non riesce a decidere se le tariffe debbano essere aumentate, o diminuite, o messe in pausa, o non messe in pausa, o cosa fare con l’India, ora che ha allontanato il più importante alleato estero che avrebbe potuto acquisire – il livello di frustrazione è probabilmente alto, e questo è un risultato.
Si tratta di un atto impulsivo compiuto da una persona disperata, che avrebbe dovuto saperlo, che forse lo sapeva anche, ma che si è lasciata prendere dalla crisi, dal declino e dalla frustrazione. È questo che rende difficili i nostri tempi: non il signor Putin, né Xi Jinping, ma il problema che non lo sono. Qui non possono essere altro che comparse nella storia. La nostra storia riguarda il nostro sistema economico, il dominio degli Stati Uniti nel mondo, ed è finita;
Ed è terribilmente difficile per il popolo americano affrontarlo. E il signor Trump cavalca questa difficoltà. È entrato in carica su di essa e uscirà dalla carica su di essa. E non la risolverà. E questa sarà l’eredità che perseguiterà lui e la destra che lo sostiene per gli anni a venire.
MICHAEL HUDSON: Forse non vincerà il Premio Nobel per la pace.
NIMA ALKHORSHID: In realtà, prima di concludere, sanno cosa fare con l’India. Prima di concludere, vi mostrerò una clip di Lutnick, il Segretario al Commercio, che parla dell’India:
HOWARD LUTNICK (CLIP): […] vogliono aprire il loro mercato. Smettere di comprare il petrolio russo, giusto? E smettere di far parte dei BRICS, giusto? Sono la vocale tra Russia e Cina. Se è questo che volete essere, fatelo. Ma o sostenete il dollaro, sostenete gli Stati Uniti d’America, sostenete il vostro più grande cliente, che è il consumatore americano; oppure, credo, pagherete una tariffa del 50%. E vediamo quanto durerà.
NIMA ALKHORSHID: Quale soluzione migliore può offrire?
MICHAEL HUDSON: Esatto. Esatto.
RICHARD WOLFF: Il signor [Narendra] Modi ha fatto un viaggio. La sua risposta al signor Lutnick è: Ha notato dove sono andato? Il signor Lutnick è un esempio di uomo d’affari americano molto autocompiaciuto, che esce dagli ultimi settantacinque anni immaginando che questi settantacinque anni siano durati e dureranno per sempre. E qui sta l’errore catastrofico che tutta la storia insegna: Il passato non è il futuro e se si estrapola in avanti, si commettono errori di valutazione che ci distruggeranno. È quello che sta facendo.
MICHAEL HUDSON: L’illusione di fondo è che gli altri Paesi abbiano bisogno del mercato americano, ma non ne hanno bisogno. Il grande mercato è quello dei BRICS e dei loro alleati. Questa è l’illusione, insieme a quella che la Russia e l’Iran siano una minaccia militare per l’Europa. Si tratta di illusioni, che hanno una sorta di vita propria. Il fatto è che il petrolio russo è la chiave per la produzione e l’utilizzo dell’energia in India e, naturalmente, l’India ritiene che la dipendenza dal petrolio russo sia economicamente più importante del mercato statunitense. È questo che gli americani non riescono a capire. Il resto del mondo non ha bisogno degli Stati Uniti;
Ecco la domanda: Perché le colonie accettano di rimanere come parte dell’impero statunitense, invece di unirsi alla maggioranza globale? Questo è il grande enigma da risolvere. Ed è questa la posizione geopolitica che, a mio avviso, mette in ombra l’intera questione della destra e della sinistra.
NIMA ALKHORSHID: Grazie mille. Richard, hai qualcosa da aggiungere?
RICHARD WOLFF: No, penso che abbiamo fatto una buona conversazione su questioni urgenti. Mi sento bene.
NIMA ALKHORSHID: Grazie mille, Richard e Michael, per essere qui con noi oggi. È un grande piacere, come sempre.
Questo dibattito solleva riflessioni interessanti che meriterebbero tutte un commento approfondito , ma qui commenterò solo quelle più importanti : cosa hanno in testa di fare gli U$A a parte la guerra a “ tout le monde “, ma soprattutto, hanno gli U$A una idea delle implicazioni ultime della somma delle loro azioni ?
Perché “l’occidente” ha già perso e qui ora si tratterebbe solo di “gestire il danno”.
Nella sua “ Arte della guerra “ Sun Tzu scrisse “ In guerra chi conosce se stesso e il proprio nemico alla fine vincerà, chi conosce se stesso ma non il proprio nemico potrà vincere come perdere, ma chi non conosce nemmeno se stesso invece perderà sicuramente.
Questo dovrebbe essere il principio zero della geopolitica e ovviamente se tutti conoscessero “se stessi e il proprio nemico “ la guerra non ci sarebbe mai e nel mondo regnerebbe “l’ armonia “ che non a caso è l’ aspirazione base della visione politica cinese , una cosa confermata dal fatto che la Cina in oltre 2000 anni della sua storia non abbia mai annesso nulla se non gli invasori della Cina , mongoli o manciuriani che fossero.
Che è la fine che adesso rischiano anche i “nasi lunghi” che incautamente sono andati ad “ infastidirla ” un paio di secoli fa, pensando che fosse un’ altra “facile preda” e facendo così l’ errore che il giovane cadetto Buonaparte aveva già capito quando scrisse a margine del suo libro di geografia alla scuola militare :“ guai a noi quando si risveglierà la Cina”.
Gli è appunto che il vero problema de “ l’ occidente”, quantomeno da dopo il 1945, è “non conoscere se stesso”, e che nella propria hybris le élites americane sono andate ad aggredire popoli che “non conoscevano” con guerre facili da gestire, anzi , pure arricchendocisi sopra a spese dei PROPRI popoli, massacrando i “nativi” con la propria superiorità tecnologica come nelle “guerre indiane”, epperò stavolta non riuscendo poi a vincerle.
Ma a quelle élites vincerle non serviva. Le loro guerre servivano solo a farci soldi sopra ed ad ammonire il mondo , “ guardate che cosa possiamo farvi , quindi obbediteci !”
Il problema è venuto quando qualcuno che invece non era un baluba ha detto “ io non obbedirò”.
E qui è avvenuto il classico errore : “ fare la guerra ad un nemico che non si conosce”.
Non solo, “ il nemico “ lo hanno pure minacciato di annichilimento , ponendo così la guerra su di un livello esistenziale, cioè ad un livello che poi se non riesci a vincere il nemico, sei tu che dovrai morire , quantomeno “politicamente”.
E peggio ancora.
Non conoscendo nemmeno quale fosse la base del proprio potere, le élites occidentali avevano pure già da tempo, direi dal 2001, dichiarato guerra ai propri popoli facendo così ANCHE il classico errore “ tedesco” della “ guerra su due fronti”, con un fronte “interno” e uno “esterno”.
Ma mentre per i tedeschi spesso la “guerra su due fronti” poteva essere inevitabile, per l’ elites occidentale è stata pura hybris; si sono credute così tanto “padrone del mondo”, da fare una cosa che non si era mai vista prima in nessun “impero : liquidare la base del proprio potere perché ritenuta ormai inutile e “troppo costosa”.
E il disastro de “l’ occidente”, come ormai qualche “illuminato” adesso comincia a sospettare, viene proprio dal “fronte interno” ed era già lì nei NUMERI di 25 anni fa, ben prima che questi pazzi non andassero farselo certificare anche da un “nemico esterno”.
L’ elite occidentale infatti aveva già perso quando Putin gli ha detto in faccia a Monaco “ io non vi obbedirò più”.
Perché lui allora la realtà dei “numeri” l’aveva già vista e non solo aveva valutato correttamente la traiettoria autolesionistica de “l’ occidente” , ma addirittura la sua ribellione era sostanzialmente un “avvertimento” a quelli che ancora in occidente potevano essere ragionevolmente “sobri” e nei posti giusti per “ fermare il declino”.
La platea di Monaco rise e non raccolse “l’ avvertimento” . E già questo solo fatto era la certificazione della inevitabilità del declino, perché nessun dirigente o diriniente o digerente, fate voi, lì presente ebbe l’ intelligenza e il coraggio di raccoglierlo; alla fin fine erano stati già tutti selezionati ad essere conformi ai desiderata dei loro padroni.
E così nel ‘21 quando questo Colby , “ er mejo fico der bigonzo”, per dirlo come dicono a Roma , ancora poteva pensare di poter vincere la guerra con la Cina mentre “l’ occidente” preparava la guerra con la Russia, quel suo progetto già allora era fallito , come già scritto da anni da un privato analista russo-americano con le sue sole fonti “free”
con concetti che egli aveva già da anni ancor prima riportati e discussi nel suo blog.
Ora a Colby , constatata la bella capocciata “ convenzionale” presa in Ucraina, pare gli sia venuto il dubbio che forse addirittura con la Cina la capocciata potrebbe essere anche peggiore.
D’altronde anche illustri analisti militari ora ci riportano che la Cina, oltre che una spaventosa capacità produttiva, abbia modernissime armi ed in numero già tanto grande da rendere molto probabile per gli U$A ANCHE una sconfitta nel Pacifico.
E veniamo qui ad una domanda che forse qualcuno si sarà fatta : perché la Cina in questo ultimi anni fa parate militari sempre più grandiose per mostrare tutta la sua “armeria”?.
Beh se a qualcuno interessa glielo dico io: per lo stesso motivo delle grandiose parate russe degli anni ‘ 10.
E’ forse questa una strategia ? Non consiglia infatti Sun Tzu di “ apparire debole quando sei forte e forte quando sei debole “? E così è oggi forse “debole” la Cina e vuole invece apparire “forte”, come gli “strateghi” NATO pensavano allora della Russia ?
Forse che nessuno in Cina ha letto Sun Tzu?
No , non è STRATEGIA , è ETOLOGIA , ed il messaggio etologico è : NOLI ME TANGERE, perché io posso farti “molto male” .
E non è una minaccia ma un avvertimento “ amichevole” . Una cosa che la Russia ha cessato di fare più o meno quando Martyanov ha scritto il suo libro , cioè quando l’ elite russa ha raggiunto la convinzione certa che la guerra era inevitabile e che “mostrare le armi “ non sarebbe più servito a nulla.
Perché Putin come Xi ha lo stesso problema : portare alla ragione un popolo pazzo , maligno e megalomane armato di bombe nucleari e pure totalmente asservito ad un “piccolo popolo” ancor più pazzo , maligno e megalomane.
Putin e Xi ce la faranno ? Io dico da sempre che in questo non c’è alcuno motivo per essere ottimisti, ma anche che “a morire e a pagare c’è sempre tempo”.
E il mio solo consiglio è lo stesso di quello di un saggio il cui nome adesso non ricordo : “ viviamo come se dovessimo morire domani, ma agiamo come se potessimo non morire mai “.
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Dopo aver compreso cos’è la politica e cosa costituisce un buon statista, possiamo passare all’argomento principale di questo nuovo capitolo: la politica nel periodo della civiltà.
La politica nel periodo culturale si organizza attorno ai concetti di Stato e ceto. Uno Stato mantiene la sua struttura interna attraverso gli stati, come l’aristocrazia e il clero, in modo da poter essere organizzato in modo ottimale per espandersi e combattere altri Stati per il predominio. Gli stati sono un elemento indiscusso di questa equazione, fondato sulla certezza delle famiglie patriarcali. Tra le culture, differiscono in base al simbolismo, ma ciò che rappresentano è dato per scontato. Sono, di default, minoranze che guidano la maggioranza, non perché la leadership sia l’obiettivo, ma perché, come uno Stato, l’obiettivo di uno stato è espandere il proprio status e potere. Combattono su premesse simboliche e politiche e mai per esse.
Nel periodo della civiltà, si verifica una svolta. Nelle città, quando il non-ceto, la borghesia, si fa avanti e si identifica come gruppo di interesse, si comincia a litigare sui presupposti . La politica non è più un fenomeno inconscio, ma viene ora osservata con la piena consapevolezza dell’illuminismo. In questo momento, l’idea di ceto muore e ciò che la sostituisce è il “partito”.
I partiti sono organizzazioni puramente intellettuali. Sono un “aggregato di teste” prive di istinto, di formazione e, come abbiamo visto con il fenomeno del napoleonismo, di una vera e propria successione. I vecchi ceti sono estranei ai partiti perché irrazionali, il simbolismo delle forme aristocratiche si perde nell’uomo nuovo, e così i partiti diventano sempre sinonimo di una qualche forma di uguaglianza che priva l’ancien régime del suo potere.
I partiti hanno un funzionamento diverso rispetto agli stati. Gli stati sentono il bisogno di espandersi, ma i partiti di solito emergono da un insieme di menti individuali libere e formulano un piano, un insieme di pensieri su come governeranno. La loro dipendenza da ciò che non è uno stato si traduce solitamente in questi piani che mirano a soddisfare la popolazione con progetti di miglioramento della società, una tendenza che diventa sempre più diffusa con il passare del tempo. Poiché i partiti rappresentano solo questo blocco come il più istruito tra loro, e poiché solo un partito alla volta può governare uno stato e attuare il suo programma, in ogni stato esiste un solo monopartito. Questo non è necessariamente un aspetto negativo, perché uno stato che comprende questa realtà può poi usarla per mantenersi in forma, come vedremo nei nostri casi di studio, ma significa che il potere degli stati deve essere estinto e/o trasmutato in potere del partito, mentre aristocrazia e democrazia si scontrano.
Quando pronunciamo il termine “mono-partito”, di solito riconosciamo l’intrinseca omogeneità tra il governo al potere e la sua principale opposizione. Democratici e Repubblicani sono sempre più visti come un mono-partito, nonostante i loro ruoli di sinistra e di destra in America, a causa dei punti in comune da cui non sono disposti a separarsi, come la loro lealtà incondizionata a Israele. È un termine dispregiativo, ma un mono-partito, nelle giuste circostanze, può essere molto utile agli interessi dello Stato.
La formazione di contropartiti al partito al governo trasforma la politica in un’opposizione tra movimenti liberali e conservatori. Il partito conservatore è sempre il partito della reazione. Questa reazione è sempre contenuta dalle strutture stabilite dal liberalismo, il che la rende limitata da queste forme. Questo è il motivo per cui così tanti partiti conservatori oggi sono semplicemente la sinistra di ieri, poiché possono operare solo sulla difensiva e mai sull’offensiva; si oppongono ma mai a favore . I conservatori sono in effetti il residuo del terzo stato borghese che un tempo si organizzava secondo lo stile della nobiltà durante il periodo culturale, ma ora è costretto a sopravvivere essendo più abile dei liberali nel governo. Cresce anche la coazione, anche tra i non appartenenti allo stato, a organizzarsi come un partito borghese: ad esempio, i marxisti parlano duramente della lotta di classe, ma quando si tratta di organizzarsi, a loro volta prendono in prestito la natura borghese del terzo stato per giocare anche all’interno del sistema. Conservatori contro laburisti, repubblicani contro democratici, le guerre culturali sono sempre più feroci delle guerre di partito.
Si possono prendere in esame due casi di studio di uno stato che riuscì a stabilizzarsi sotto il dominio di un partito. La Francia non si stabilizzò; crollò durante la Rivoluzione francese, e il napoleonismo colmò il vuoto. Siracusa non si stabilizzò; sotto la pressione dei Cartaginesi, fu ristrutturata in una dittatura militare sotto Dionigi I. Ma Inghilterra e Roma riuscirono a dominare le correnti del loro tempo e, di conseguenza, ebbero un vantaggio eccezionale sul resto della loro civiltà.
I Whig e i Tories si formarono entrambi alla fine degli anni Settanta del Seicento come due fazioni opposte durante la Crisi dell’Esclusione, un dibattito sulla possibilità di lasciare che il cattolico Giacomo, Duca di York, succedesse a Carlo II. I Whig sostennero l’Exclusion Bill, sostenendo così la limitazione dei poteri reali, mentre i Tories vi si opposero, sostenendo la continuazione dell’eredità della dinastia Stuart. Giacomo divenne poi Giacomo II. In questo periodo, è chiaro che entrambi i gruppi non sono altro che fazioni opposte all’interno dell’aristocrazia, la classe nobile che sottomise la corona, nonostante si definissero partiti a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
Ma all’inizio del XIX secolo , al momento giusto, l’Inghilterra adottò una struttura di partito completa, impedendo così l’emergere di un partito al di fuori dell’influenza dell’aristocrazia. I Whig e i Tories, da tempo soprannominati “partiti”, si trasformarono rispettivamente in liberali e conservatori poco dopo il Reform Act del 1831, che ampliò il diritto di voto a porzioni della classe operaia. Laddove i liberali si fecero avanti, i conservatori si attardarono, ma, cosa ancora più importante, la Camera dei Comuni divenne una rappresentanza popolare, anziché una mano della classe dirigente, pur rimanendo finanziariamente dipendente da essa, tenendo sotto controllo le forze storiche che distrussero la Francia.
L’Inghilterra impedì la crescita di poteri informi come il napoleonismo e il dominio assoluto del denaro creando un’“opposizione” il cui ruolo era quello di prendere le redini del potere nel caso in cui il governo al potere si fosse indebolito, anziché sfidare l’aristocrazia stessa. Il parlamentarismo, in questo senso, mantenne la Gran Bretagna in forma quando altri paesi vacillavano, passandosi il potere quando uno era indebolito. Altrove in Europa, assistiamo anche in questo secolo all’emergere di monarchie costituzionali e, più avanti sullo stesso asse, di repubbliche. Stati fondati su costituzioni piuttosto che su sentimenti educati, come la Francia nel 1791 e la Germania nel 1848. Anche l’Inghilterra resistette a questa tendenza. Le costituzioni sono raccolte di sistemi, regole, concetti e piani per la gestione di un paese, tipici del governo di partito. Ma l’aristocrazia inglese ha sempre capito che gli stati migliori sono quelli formati per essere formati e non plasmati in astratto. Eton, Harrow, Rugby, Winchester, Oxford e Cambridge erano linee di produzione per l’élite inglese allora, come lo sono oggi. Il Balliol College di Oxford era famoso nel XIX secolo per aver formato statisti e funzionari pubblici. Questa situazione e la formazione delle élite fin dalla nascita diedero all’Inghilterra un vantaggio rispetto a tutte le altre potenze che inciampavano nei propri scritti.
A Roma, assistiamo a un adattamento simile. Spengler identifica le tensioni tra i Patrizi, la nobiltà, e i Plebei, tutti gli altri, come basate sulla classe o sullo stato a partire dall’introduzione dei Tribuni nel 471 a.C. Ciò portò a una forma consolidata entro il 340 a.C., in grado di mantenere la rivoluzione sociale entro i limiti della sua struttura statale. Vi furono figure napoleoniche, come Appio Claudio (fl. 312–279 a.C. circa), noto per aver costruito il primo acquedotto e la “Via Appia”, ma il loro effetto a lungo termine fu trascurabile, poiché qualsiasi tentativo di consolidare il potere personale fu vanificato dai suoi successivi censori. Nel “Conflitto degli Ordini” del 287 a.C., i plebei, e quindi i non appartenenti allo Stato, si fecero strada nelle cariche di potere e rivendicarono l’uguaglianza giuridica; da qui emerse un’organizzazione di tipo partitico, con il “populus” dominante nel foro e i patrizi dominanti nel senato, creando una dinamica Comuni/Lord o Whig/Tories o liberale/conservatrice.
Ma la differenza che salvò Roma dal destino di altre comunità politiche del mondo antico fu che quelle grandi teste che emersero dal non-Stato per guidare il popolo non erano ideologi come i giacobini che si sarebbero opposti e avrebbero rovesciato il sistema, ma uomini pratici che miravano ad acquisire il senato. Poiché il non-Stato non era unito nell’opposizione da una setta di leader ideologici, rimase relativamente docile mentre lo stato veniva trattato meno come uno strumento di giustizia per gli affari interni e più come uno strumento di organizzazione per gli affari esterni. Le élite che furono coltivate, attraverso l’intelligenza del non-Stato e dei clan nel Senato, erano pratiche prima che ideologiche.
Sia l’Inghilterra del XIX secolo che la Repubblica Romana erano democratiche e aristocratiche a modo loro. La prima riservava il potere alle sue élite, mandando la sua aristocrazia nelle scuole migliori, assicurandosi che i ricchi e i potenti fossero anche gli intelligenti, mentre la seconda manteneva la consapevolezza che il ruolo dello Stato non è quello di guardare al suo interno e sistemare gli affari interni, ma di guardare all’esterno, verso i suoi nemici, come strumento di organizzazione. La Gran Bretagna divenne il più grande impero mai esistito nel secolo successivo, prima che il potere fosse trasferito all’America, dove un’analoga egemonia bipartitica fu ed è organizzata attraverso le sue scuole. Gli unipartiti sono le costituzioni degli Stati organizzati; è solo quando questi unipartiti rivolgono tale organizzazione contro il proprio popolo che diventano regimi ostili.
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Come ho osservato nel mio rapporto sulla Global Governance Initiative di Xi Jinping, ciò a cui stiamo assistendo è essenzialmente una riformulazione della Carta delle Nazioni Unite che ho definito Carta delle Nazioni Unite 2.0. Gli eventi globali in corso da allora hanno acuito il focus della questione, poiché i sionisti e gli attori controllati dall’Impero fuorilegge statunitense continuano a dimostrare con il loro comportamento di non avere alcuna morale o adesione a nessuna legge codificata, internazionale o nazionale, e di aver quindi eliminato le poche regole di ingaggio esistenti. Nel mio precedente rapporto sul rifiuto di obbedire al diritto internazionale nei Balcani, possiamo aggiungere il rifiuto di lunga data di obbedire al diritto internazionale nell’Asia occidentale – non solo nella Palestina occupata – e in quella che era conosciuta come Ucraina fino a quando non è diventata una colonia dell’Impero fuorilegge statunitense/NATO nel 2014, quando è stata invasa da un colpo di stato.
Il processo di Outlawry non è nuovo ed emerse subito dopo la Seconda Guerra Mondiale con l’immediata sovversione della Carta delle Nazioni Unite da parte dell’Impero degli Stati Uniti Fuorilegge attraverso il suo sostegno al nazismo in Europa, in particolare a quello dell’OUN in quella che divenne l’Ucraina occidentale. Ciò fu presto promosso dall’istigazione di colpi di stato e guerre per procura a livello globale, prima in America Centrale, e a livello nazionale, rifiutando di rispettare i diritti umani sanciti dalla Carta in relazione agli afroamericani e ad altre minoranze. Anche la mancanza di un’adeguata restituzione degli americani imprigionati illegalmente durante la Seconda Guerra Mondiale fu un problema, sebbene si sapesse molto poco allora e oggi. Inoltre, i continui maltrattamenti dei nativi americani possono essere aggiunti all’elenco delle violazioni – ignorare è più corretto dire – della Carta delle Nazioni Unite da parte dell’Impero degli Stati Uniti Fuorilegge. Chiaramente, qualcosa doveva essere fatto, quindi nel 1948 fu ideata una minaccia alla sicurezza nazionale su Berlino, che si intensificò nella Crociata Cold War/Anti-Comunista. E da allora, la scusa della Sicurezza Nazionale continua a essere usata per giustificare quasi ogni azione illegale intrapresa dall’Impero fuorilegge statunitense. I sionisti hanno semplicemente copiato l’esempio dei loro padroni, incluso il genocidio dei palestinesi: l’Impero la fece franca con i crimini di guerra di Norimberga in Corea e nel Sud-est asiatico, uccidendo e costringendo alla fuga milioni di persone, e i complici del Regno Unito fecero altrettanto, se non di più, all’interno delle loro colonie, molto più di quanto i sionisti abbiano ucciso fino ad oggi.
Oggi, il Ministro degli Esteri Lavrov ha incontrato molti membri, individualmente e collettivamente, del Consiglio di Cooperazione del Golfo, in preparazione del primo Vertice Russia-Arabia del 15 ottobre, e ha discusso di numerosi argomenti, tra cui l’ultimo crimine sionista a Doha, in Qatar. In relazione a quanto sopra, Lavrov ha fatto alcuni riferimenti specifici alla Carta e a chi afferma di rispettarla. Ecco il primo:
Abbiamo discusso in dettaglio l’agenda internazionale e regionale. Abbiamo ribadito la coincidenza o la significativa somiglianza degli approcci alla risoluzione della crisi in Medio Oriente e oltre. Ciò riguarda principalmente il rispetto incondizionato dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite nella loro interezza e interconnessione. È in questo che vediamo le modalità per una risoluzione sostenibile e di successo di eventuali conflitti che persistono nella regione e in altre parti del mondo. [Corsivo mio]
Rispondendo a una domanda dei media, Lavrov ha collegato le strette somiglianze con le questioni palestinese e ucraina e la loro possibile soluzione, che richiede il rispetto del diritto internazionale:
Un parallelismo con la necessità di affrontare le cause profonde si può riscontrare anche nella crisi ucraina, le cui cause profonde sono ben note. Oltre all’ingresso dell’Ucraina nella NATO e alla conseguente minaccia diretta alla sicurezza della Federazione Russa, la causa profonda è, proprio come nel caso della Palestina, la privazione del diritto dei cittadini russofoni di vivere sulle terre dei loro antenati, come hanno fatto finora. Al contrario, è stato loro proibito di parlare la loro lingua, di insegnare ai bambini in questa lingua e i media sono stati banditi in russo. L’ultimo stratagemma del regime di Kiev è il divieto imposto alla Chiesa ortodossa ucraina canonica.
Nel caso dei palestinesi e degli abitanti di Crimea, Donbass e Novorossiya, le autorità, che non riflettono gli interessi di questi residenti, stanno cercando di dettare il loro destino futuro. Non è così che funziona. La Carta delle Nazioni Unite sancisce la necessità di rispettare i diritti umani, incluso il diritto alla lingua e alla religione. Questo, ovviamente, dovrebbe essere tenuto in considerazione. [Corsivo mio]
Il mondo si trova di fronte a una scelta piuttosto netta, che si sta aggravando da molti anni e che si basa sul problema di come gestire gli stati fuorilegge, in particolare quelli con potere di veto presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. E dovrebbe essere ormai abbastanza chiaro che non è possibile stabilire una pace globale senza affrontare i fuorilegge: devono in qualche modo essere contenuti in modo che rappresentino la minima minaccia possibile per l’umanità. Ed è proprio questa esigenza a spingere l’idea di istituire una Carta 2.0 delle Nazioni Unite e di riformarne le istituzioni al di fuori dello stato fuorilegge principale. Cosa c’è da perdere, visto che quello stato è già un fuorilegge ben collaudato che attualmente – e probabilmente lo sarà per molti anni a venire – continuerà a esserlo? Il problema più urgente è come fermare l’aggressione e il genocidio sionisti prima che peggiorino, o che usino le loro armi nucleari. Un Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite correttamente funzionante imporrebbe come minimo un embargo, con possibili condizioni previste dal Capitolo 7, per costringere i sionisti a fermare e facilitare l’arresto dei loro leader criminali. (Ma cosa fare con una società in cui oltre il 60% approva il genocidio?) Quindi, una Conferenza ONU 2.0 nascerebbe chiaramente da una crisi che deve essere risolta.
A mio parere, la situazione attuale dimostra che la diplomazia non funzionerà più con i sionisti o i loro amici Fuorilegge, dato che hanno distrutto tutte le regole d’ingaggio. Come abbiamo appena visto, a prescindere dall’incontro con Lavrov, i delegati arabi del Golfo sono proprio questo e, nonostante affermino di aderire alla Carta delle Nazioni Unite (sebbene a livello nazionale la violino), sono essenzialmente Fuorilegge perché sono al servizio dei due Fuorilegge più in alto. Nessuno di loro può essere definito democratico e la loro ricchezza è tenuta in ostaggio da Fuorilegge più grandi, motivo per cui fanno quello che gli viene detto. La Global Governance Initiative di Xi, insieme alle altre da lui suggerite negli ultimi cinque anni, non ha alcuna possibilità di essere attuata finché i sionisti non saranno fermati: questa è la cruda verità per Xi.
E così torniamo a ciò che ci chiediamo da mesi: cosa si deve fare? Ci sono troppi attori ambigui coinvolti al momento: Erdogan, Aliyev, Pashinyan, Trump, i curdi e il Regno Unito/UE, per cominciare. Poi c’è la Legione Straniera Terrorista. Forse i sionisti risolveranno il problema da soli attaccando l’Iran e venendo distrutti questa volta. Naturalmente, ciò comporta grandi rischi per tutte le popolazioni della regione, soprattutto perché i loro governi sono per procura. Anche l’Europa è minacciata, sebbene non agisca in questo modo, poiché la dottrina sionista di lunga data è quella di bombardare anche quelle nazioni. In altre parole, i sionisti rappresentano una minaccia per gran parte dell’umanità e l’unico modo per fermarli è attraverso l’uso della forza o forse con una coercizione economica al 100%, il che è improbabile perché l’Impero fuorilegge degli Stati Uniti e il Regno Unito continueranno a sostenerli.
Ma il processo deve iniziare perché l’attuale istituzione delle Nazioni Unite non funziona più come dovrebbe e si trova in una posizione che rappresenta un danno per l’umanità. La situazione di fatto del mondo è già divisa tra Fuorilegge e Rispettosi della Legge. Xi ha fatto la proposta e deve darne seguito. Sfortunatamente, la Palestra non ha abbonati cinesi, quindi è improbabile che questa argomentazione venga ascoltata lì.
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Ad esempio in questo articolo di Kimmage si cerca di intorbare un po’ le acque su cosa sia stata la “ guerra fredda”; la prima cosa da notare come “normale “ è che esso venga dall’istituto Kennan sostanzialmente poggiando sul lavoro di un esperto russo della LSE ( London School of Economics ) che “ha letto le segrete carte del Kremlino”.
Ora , io ho una istintiva diffidenza verso gli intellettuali russi “espatriati “ in occidente, particolarmente in quelli “espatriati” a Londra e soprattutto in quelli andati a “lavorare” per la London School of Economy, il principale centro di irradiazione della propaganda del Grande Capitale “anglosassone”, quello che si definisce “liberale”.
Io non voglio comunque parlare male di costoro e tanto meno di questo Zubok che non conosco. In questa categoria non si tratta sempre di semplici opportunisti/traditori del proprio paese , anzi spesso c’ è solo la genuina fascinazione “occidentalista “ che da sempre permea l’ “intellighenzia” russa e che induce a “la coazione a ripetere” delle relazioni russo-europee in cicli che fondamentalmente hanno culmine in “ attacchi” alla Russia con cadenza circa secolare.
Questa “ fascinazione” e le sue nefaste conseguenze Lev Tolstoj le ha descritte benissimo nel suo capolavoro “guerra è pace”. Le élites russe “adorano l’ occidente” anche quando gli si contrappongono , ponendosi così in una condizione di perniciosa sudditanza psicologica. Perniciosa perché da una parte ciò alimenta il “disprezzo per se stessi”, quindi per il proprio paese; dall’ altra induce le élites “occidentali” all’ errore di considerare la Russia una “preda facile”, quindi ad aggredirla. Cosa che poi si conclude sempre per entrambi nel doversi ricredere dolorosamente, creando la reciproca paura gonfiata da un profondo e irrazionale risentimento. Premesse che poi porteranno al nuovo “ ciclo”
Al contrario della Russia e degli slavi tutti , la Cina, gli asiatici , non soffrono di questo senso di inferiorità nei confronti de “l’occidente”; hanno con questo un rapporto molto più razionale , il che spiega perché il partito comunista sovietico si sia facilmente disciolto al cospetto delle moine “occidentali” mentre le stesse non hanno fatto un baffo al “comunismo” cinese.
Ma torniamo alla questione “guerra fredda”; l’intero articolo è viziato da questo maligno inciso
“Senza volerlo, il Führer creò l’ambiente unico per una futura guerra fredda”, sostiene Zubok all’inizio del suo libro. Adolf Hitler attirò simultaneamente l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti in Europa, avendo invaso la prima nell’estate del 1941 e dichiarato guerra ai secondi nello stesso anno
Eh no caro Kimmage, Il “Signor H” era stato messo lì proprio per fare la guerra all’ URSS per ripetere lo stesso giochetto che era quasi riuscito la volta prima: far scontrare Germania e Russia per poi assoggettarle entrambe al Grande Capitale anglosassone che finanzia appunto sia “l’ istituto Kennan “ che la LSE!
Questo era chiarissimo al “ signor S” ma totalmente impenetrabile nella testa del “ signor H “ che appunto era stato portato alla guida della Germania in base a questa sua adamantina peculiarità.
Io non so se “il signor H” abbia mai intuito la trappola in cui lo stavano portando quando “improvvisamente” dovette affrontare le provocazioni polacche; non so se nel ‘ 41 abbia realizzato di esserci finito dentro. L’ unica cosa certa è che andò avanti a testa bassa “ secondo i piani”, che è l’ unico modo con cui i tedeschi concepiscono la geopolitica.
E così sorprese di sicuro “il signor S” per l’ irrazionalità del suo attacco all’URSS. Nella sua razionalità il “ signor S” sapeva benissimo che il “signor H” non voleva altro che aggredire l’ URSS , sapeva anche che non poteva farlo senza aver fatto prima “pace” con l’ Inghilterra.
C’è appunto una famosa foto di Stalin di quel 22 giugno seduto pensoso a contemplare i suoi stivali ed io mi immagino il suo pensiero di quel giorno “ Non è che gli inglesi mi hanno buggerato? “
La successiva dichiarazione di guerra agli USA del “ signor H” fu poi un inutile atto di un “disperato strategico”, datosi che nella sostanza andava solo in soccorso di un Giappone che per sei mesi aveva rifiutato di andare a sua volta in aiuto alla Germania.
In pratica il “signor H” mise da solo la sua testa nel cappio che i suoi ex- sponsors gli avevano preparato.
Ma non tutte le WW vengono con il buco, specialmente quando si tratta della Russia. Nella prima l’ impero Russo non seguì la sorte degli imperi tedeschi e la seconda aveva addirittura lasciato l’ URSS padrona di mezza Europa.
Ma il peggio era stato in Asia, scacchiere in cui “il signor S” aveva pure restituito lo scherzo prendendo “con poca spesa” il premio più grosso: la Cina.
Che fare ? Si poteva aggredire subito questo insolente? Churchill si baloccò con questa idea , ma prevalse l’ idea americana di “avvolgere” nelle proprie spire il “ secondo mondo” per strangolarlo alla prima occasione utile , tanto si sapeva bene che in Russia prima o poi prende il sopravvento quella “ fascinazione” … e va al potere uno “ zar” coglione!
Solo questa è stata la “guerra fredda” : l’ attesa di uno “zar” coglione.
E ha funzionato! L’errore americano, che sicuramente Kennan non avrebbe mai fatto , è stato dichiarare “la fine della Storia” pensando di avere vinto “la WW3 ”; ne avevano vinto soltanto il “ prologo freddo” .
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S. C. M. PAINE è professore universitario di storia e grande strategia William S. Sims emerito presso l’U.S. Naval War College. Le opinioni qui espresse sono sue.
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La competizione tra grandi potenze definisce ancora una volta le relazioni internazionali. Ma i contorni esatti della competizione odierna restano oggetto di dibattito. Alcuni osservatori sottolineano i precedenti ideologici della Guerra Fredda. Altri si concentrano sui mutati equilibri militari. Altri ancora evidenziano i leader e le loro scelte. In realtà, i conflitti moderni sul sistema internazionale derivano da un disaccordo di lunga data, anche se non riconosciuto, sulle fonti del potere e della prosperità. La disputa ha origine dalla geografia e ha prodotto due prospettive globali antitetiche: una continentale e l’altra marittima.
Nel mondo continentale, la moneta del potere è la terra. La maggior parte dei Paesi, per ragioni geografiche, vive in un mondo continentale con più vicini. Tali vicini sono stati, storicamente, i principali avversari degli altri. Quelli che hanno abbastanza potere da conquistare gli altri – egemoni continentali come Cina e Russia – credono che il sistema internazionale debba essere diviso tra loro in enormi sfere di influenza. Incanalano risorse nei loro eserciti per proteggere i confini, conquistare e intimidire i vicini in guerre che distruggono la ricchezza, e rafforzano il governo autoritario in patria per dare priorità alle esigenze militari rispetto a quelle civili. Il risultato è un circolo vizioso. Per giustificare la loro repressione e mantenere il trono, i despoti hanno bisogno di un grande nemico e creano minacce alla sicurezza che portano ad altre guerre.
Al contrario, gli Stati con un fossato oceanico hanno una relativa sicurezza dalle invasioni. Possono quindi concentrarsi sull’accumulo di ricchezza piuttosto che sulla lotta contro i vicini. Questi Stati marittimi considerano il denaro, non il territorio, come fonte di potere. Promuovono la prosperità interna attraverso il commercio internazionale e l’industria, riducendo al minimo il compromesso tra esigenze militari e civili. Mentre gli egemoni continentali si orientano verso strategie di gioco finite, che rovinano gli sconfitti, quelli che fanno parte dell’ordine marittimo preferiscono il gioco infinito delle transazioni reciprocamente vantaggiose e che generano ricchezza. Considerano i vicini come partner commerciali, non come nemici.
La visione del mondo marittimo risale agli antichi Ateniesi, il cui impero dipendeva dall’accumulo di ricchezza dal commercio costiero. Questi Stati desiderano trattare gli oceani come beni comuni, in modo che tutti possano condividerli e commerciare in sicurezza. Non è un caso che Hugo Grotius, il padre fondatore del diritto internazionale, provenisse dalla Repubblica olandese, un impero commerciale. Dopo la Seconda guerra mondiale, i Paesi con una mentalità commerciale hanno sviluppato istituzioni regionali e globali per facilitare il commercio, ridurre al minimo i costi di transazione e creare ricchezza. Hanno coordinato le loro guardie costiere e le loro marine per eliminare la pirateria, in modo da far passare il commercio. Questo ha prodotto un ordine marittimo in evoluzione, basato su regole, con decine di membri che insieme applicano le norme che li proteggono tutti.
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La competizione odierna è solo l’ultima iterazione del conflitto continentale-marittimo. Dalla Seconda guerra mondiale, la strategia degli Stati Uniti riflette la loro posizione di potenza marittima. A causa della sua struttura economica, il Paese ha interesse a mantenere gli scambi e il commercio. Inoltre, grazie alla sua geografia e alla sua forza, può impedire ai Paesi di minare la sovranità di altri Stati. Cina, Iran, Corea del Nord e Russia, invece, vogliono minare l’ordine basato sulle regole perché i loro leader considerano le società più liberali una minaccia esistenziale al loro dominio e alle loro visioni di sicurezza nazionale.
Gli Stati Uniti possono prevalere nella seconda guerra fredda, proprio come nella prima, attenendosi alle strategie di successo del potere marittimo. Ma se tornano a un paradigma continentale – erigendo barriere, minacciando i vicini e minando le istituzioni globali – è probabile che falliscano. Potrebbe quindi non essere in grado di riprendersi.
I TRUCCHI DEL MESTIERE
Il Regno Unito ha sviluppato il moderno manuale marittimo per contrastare le potenze continentali durante le guerre napoleoniche. Londra divenne la potenza dominante del mondo non schierando il proprio esercito per annientare i rivali, ma arricchendosi con il commercio e l’industria mentre gli altri Paesi europei si rovinavano militarmente a vicenda. Tutti gli Stati continentali dovevano mantenere grandi eserciti per conquistare o per evitare di essere conquistati. Spesso organizzavano le loro economie in base alle esigenze dell’esercito, non dei mercanti. Ma il Regno Unito, protetto su ogni lato dall’acqua e dalla sua marina dominante, temeva meno le invasioni. Non aveva quindi bisogno di una forza di terra grande, costosa e potenzialmente generatrice di colpi di stato. Si concentrò sull’accrescimento della sua ricchezza attraverso il commercio, affidandosi alla sua marina per difendere le rotte di navigazione.
Solo tra tutte le grandi potenze, il Regno Unito fece parte di tutte le successive coalizioni che combatterono la Francia. Dopo che la Royal Navy sconfisse Napoleone a Trafalgar, quest’ultimo passò a una strategia economica. Impose un blocco continentale al commercio britannico, noto come Sistema Continentale, una strategia che Napoleone descrisse come la France avant tout (la Francia prima di tutto). Ma questo blocco danneggiò le economie della Francia e dei suoi alleati molto più di quanto fece il Regno Unito, che aveva accesso marittimo a mercati alternativi in tutto il pianeta. Il blocco portò Napoleone a lanciare la sua rovinosa invasione della Russia, che continuava a commerciare con gli inglesi.
Nel mondo continentale, la moneta del potere è la terra.
Piuttosto che combattere direttamente le grandi forze armate di Napoleone, il Regno Unito usò la sua crescente ricchezza per finanziare e armare l’Austria, la Prussia, la Russia e numerosi Stati minori, che insieme bloccarono il grosso delle forze napoleoniche sul fronte principale in Europa centrale o orientale. Gli inglesi aprirono poi un teatro periferico nella penisola iberica, quella che Napoleone chiamava la sua “ulcera spagnola”, che aveva un accesso migliore al mare che alla terraferma, in modo da favorire i tassi di logoramento. Le perdite cumulate di questo e del fronte principale finirono per sovraccaricare Napoleone, condannando le sue forze armate quando i suoi avversari si coalizzarono simultaneamente. Praticamente tutti i Paesi europei subirono ingenti danni di guerra, ma l’economia britannica ne uscì indenne. Lo stesso accadde agli Stati Uniti in entrambe le guerre mondiali.
Dopo le guerre napoleoniche, la rivoluzione industriale introdusse un’ulteriore crescita economica. Ciò inclinò ancora di più il campo di gioco a favore delle potenze marittime. Improvvisamente, era molto più facile accumulare potere grazie all’industria, al commercio e agli scambi piuttosto che grazie a guerre che distruggevano la ricchezza. Ciò dipendeva dalle linee di comunicazione esterne fornite dai mari piuttosto che da quelle interne che le potenze continentali, come la Francia napoleonica, sfruttavano per difendere ed espandere i loro imperi. Di conseguenza, oggi l’ordine mondiale è di natura marittima, anche se pochi lo percepiscono come tale. Circa la metà della popolazione mondiale vive sul mare, le aree costiere creano circa due terzi della ricchezza globale, il 90% delle merci scambiate (misurate in base al peso) arriva a destinazione attraverso gli oceani e i cavi sottomarini rappresentano il 99% del traffico di comunicazione internazionale. Gli organismi e i trattati internazionali regolano il commercio. I mari collegano tutti con tutto. Nessuno Stato può tenerli aperti, ma una coalizione di Stati costieri può renderli sicuri per il transito.
Questo sistema ha portato ampi benefici alla popolazione mondiale. Le regole del commercio hanno minimizzato le strozzature, riducendo i costi. I mari aperti e sicuri facilitano la crescita economica, aumentando il tenore di vita. Le persone possono viaggiare, lavorare e investire all’estero. I miliardari sono i maggiori beneficiari dell’ordine marittimo perché sono quelli che hanno più da perdere in caso di confisca quando le regole scompaiono e perché i loro interessi economici sono globali. I Paesi che fanno parte dell’ordine marittimo sono molto più ricchi di quelli che cercano di minarlo. Anche coloro che intendono rovesciare questo sistema ne hanno beneficiato. La Cina, ad esempio, si è arricchita solo dopo aver aderito all’ordine marittimo con la fine della Guerra Fredda. Le economie iraniane e russe sono una frazione di quello che potrebbero essere se seguissero il diritto internazionale e costruissero istituzioni per proteggere i loro cittadini invece dei loro dittatori.
CONQUISTARE E CROLLARE
Nel mondo continentale, il potere è funzione del territorio. I vicini sono pericolosi. Poiché quelli forti possono invadere, gli egemoni continentali lavorano per destabilizzare i Paesi vicini. In tempi moderni, lo fanno sommergendoli di fake news per alimentare i risentimenti interni e i disaccordi regionali. Anche i vicini deboli rappresentano una minaccia, in quanto il terrorismo e il caos possono infiltrarsi nei confini comuni. Per proteggersi e accrescere il proprio potere, gli Stati continentali spesso invadono e ingeriscono i loro vicini, eliminando le potenziali minacce dalla mappa.
Nel loro sforzo di aumentare le dimensioni e il potere, gli egemoni continentali di successo seguono due regole: evitare guerre su due fronti e neutralizzare le grandi potenze vicine. Ma la teoria continentale della sicurezza non fornisce consigli su quando smettere di espandersi e non produce alleanze permanenti. I vicini capiscono che l’egemone promette problemi a lungo termine. Di conseguenza, i continentali si ritrovano spesso sovraestesi, soli e, alla fine, a rischio di collasso. Sia le guerre per il territorio che la destabilizzazione dei vicini distruggono rapidamente la ricchezza.
La Germania, ad esempio, avrebbe potuto dominare economicamente il continente europeo durante il XX secolo, dato il suo tasso di crescita economica più rapido rispetto ai suoi vicini. Invece, ha combattuto due guerre mondiali espansionistiche. In entrambe, ha violato le regole dell’impero continentale combattendo su più fronti contro più grandi potenze. Le guerre, lungi dal consolidare il dominio della Germania, ne hanno ritardato l’ascesa di generazioni, con un costo enorme in termini di vite e di ricchezza in tutta Europa.
Portaerei statunitensi in addestramento nel Mar del Giappone, giugno 2017Marina statunitense / Reuters
Allo stesso modo, il Giappone ha prosperato con un ordine commerciale marittimo. Poi, negli anni Trenta, ha adottato un paradigma continentale e ha conquistato un grande impero sulla terraferma asiatica. Come nel caso della Germania, la sua ricerca ha inizialmente fruttato un territorio, ma ha prodotto nemici multipli e una sovraestensione militare ed economica che ha distrutto sia il Giappone che i paesi invasi. Nel dopoguerra il Giappone tornò a un paradigma marittimo che prevedeva il ricorso a organizzazioni internazionali e al diritto internazionale. Questo ha prodotto il miracolo economico giapponese, in cui un Paese in rovina è diventato rapidamente uno dei più ricchi del mondo (anche Hong Kong, Singapore, Corea del Sud e Taiwan hanno avuto miracoli economici della Guerra Fredda grazie al sistema marittimo).
L’eccessiva estensione è stata anche alla base della caduta dell’Unione Sovietica. Quell’impero non solo ha inglobato l’Europa dell’Est alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma ha imposto un modello economico favorevole al governo dittatoriale, ma non alla crescita economica. Poi ha esteso questo programma a tutto il mondo in via di sviluppo possibile. Alla fine, la letargica economia sovietica non poteva sostenere le avventure imperiali e i progetti impraticabili di Mosca.
Nella Prima guerra mondiale, tutte le potenze europee, compreso il Regno Unito, perseguirono strategie continentali che richiedevano l’impiego di eserciti massicci per costituire imperi diversi con territori sovrapposti. Ogni Stato aveva avversari primari e teatri primari diversi, anche all’interno di ogni sistema di alleanze. Ciò ha prodotto una serie di guerre parallele e non coordinate. Le potenze europee, compreso il Regno Unito, si trovarono in difficoltà anche perché permisero agli ufficiali dell’esercito di supervisionare lo sforzo bellico con un apporto inadeguato da parte dei leader civili, che avevano una conoscenza approfondita delle basi economiche del potere. Gli ufficiali dell’esercito raddoppiarono le offensive per mesi, sprecando centinaia di migliaia di giovani vite piuttosto che ammettere la sregolatezza della loro strategia.
Probabilmente nessun Paese europeo si è ripreso completamente dalle perdite della Prima Guerra Mondiale. La guerra distrusse gli imperi continentali che avevano insistito nel combatterla: Austria-Ungheria, Germania e Russia. Nonostante la vittoria, la Francia e il Regno Unito si trovarono in una situazione peggiore. Gli Stati Uniti emersero disgustati dagli intrecci europei, spianando la strada ai primi americani, che promossero tariffe che aggravarono la Grande Depressione e gettarono le basi per una nuova guerra mondiale. Al contrario, durante la lunga pace tra le guerre napoleoniche e la prima guerra mondiale, l’Europa si arricchì ulteriormente. Allo stesso modo, quando gli Stati Uniti seguirono il paradigma marittimo per vincere la Seconda Guerra Mondiale, ne derivò una prosperità senza precedenti. A differenza del primo dopoguerra, Washington non si ritirò nell’isolazionismo. Al contrario, ha assunto il ruolo di leader aiutando i partner a ricostruire e agendo come garante di un sistema internazionale creato in collaborazione con gli alleati del dopoguerra per preservare la pace. Queste istituzioni hanno avuto successo in Europa fino a quando il presidente russo Vladimir Putin non ha invaso l’Ucraina.
I CANI DA GUERRA
La maggior parte dei Paesi è geograficamente continentale. Non hanno un fossato oceanico che li isoli completamente dalle minacce. Solo l’ordine marittimo basato su regole offre a questi Stati una protezione completa. Le istituzioni e i sistemi di alleanze integrano le diverse capacità dei molti per contenere le minacce dei pochi. Sono il programma di assicurazione dell’ordine basato sulle regole. Non possono eliminare del tutto i pericoli, ma se i membri si coordinano per massimizzare la loro crescita economica e limitare i continentali, possono minimizzare i rischi.
Ma nel mondo ci sono ancora molti continentali convinti. Putin ha chiarito che intende espandere i confini della Russia. Il suo obiettivo iniziale è il controllo dell’Ucraina, l’antipasto prima della portata principale. “C’è una vecchia regola secondo cui ovunque metta piede un soldato russo, quello è nostro”, ha detto Putin, illustrando il suo menu. Il menu comprende, come minimo, l’Europa centrale e orientale, occupata dalle truppe sovietiche dopo la Seconda Guerra Mondiale. La sua dichiarazione potrebbe anche far pensare a un potere su Parigi, che le truppe russe raggiunsero alla fine delle guerre napoleoniche.
Come durante la prima Guerra Fredda, Mosca vuole dividere l’Occidente sia dall’esterno che dall’interno. Sin dalla Rivoluzione bolscevica, i russi hanno eccelso nella propaganda. L’hanno usata per commercializzare con successo il comunismo in tutto il mondo, costando a molti Paesi decenni di crescita. Ora, la Russia sta usando la propaganda per diffondere l’idea che la NATO minacci la Russia e non il contrario. (I Paesi della NATO non ambiscono al territorio di Mosca; vogliono che la Russia affronti il suo disordine interno e diventi un membro costruttivo del sistema internazionale).
Le regole di trading hanno ridotto al minimo i colli di bottiglia, riducendo i costi.
I social media hanno aumentato radicalmente la capacità della Russia di seminare discordia all’estero, cosa che fa fomentando l’odio da entrambe le parti su questioni divisive. Mosca ha cercato di trasformare la guerra in Ucraina in una questione che divide gli Stati Uniti dall’Europa e i diversi Stati europei tra loro, indebolendo sia la NATO che l’UE. Ha contribuito a promuovere la Brexit, che ha eroso i legami del Regno Unito con il continente.Ha contribuito a creare massicci flussi di migranti sostenendo le forze del dittatore Bashar al-Assad durante la guerra civile siriana e ora destabilizzando l’Africa, facendo riversare i rifugiati in Europa. Questi afflussi sono stati profondamente destabilizzanti, facilitando l’ascesa della destra isolazionista del continente.
Anche altre potenze continentali desiderano rovesciare l’attuale ordine globale. La Corea del Nord vuole il controllo dell’intera penisola coreana, eliminando la Corea del Sud. Il teatro principale dell’Iran è il Medio Oriente, dove Teheran cerca di estendere la sua influenza su Gaza, Iraq, Libano e Siria.
Poi c’è la Cina. La decisione del Paese di integrarsi nell’attuale ordine mondiale alla ricerca di ricchezza ha suggerito che, nonostante il suo governo autoritario, potrebbe adottare una prospettiva marittima. Ha persino costruito una grande marina militare. Ma Pechino non può dispiegarla in modo affidabile in tempo di guerra a causa dei mari stretti, poco profondi, isolati e chiusi che circondano le sue coste. Ciò la rende molto simile alla Germania, che ha costruito grandi marine che non ha potuto utilizzare in modo affidabile in nessuna delle due guerre mondiali. Il Regno Unito bloccò lo stretto Mare del Nord e il Mar Baltico, eliminando il traffico mercantile della Germania e riducendo il suo traffico navale principalmente ai sottomarini. Nella Seconda Guerra Mondiale, Berlino ha richiesto le lunghe coste francesi e norvegesi per avere un’uscita più affidabile per i suoi sottomarini, ma questo era ancora insufficiente per la sua marina, per non parlare della sua marina mercantile. La Cina è ancora più dipendente dal commercio e dalle importazioni di quanto lo fosse la Germania di allora, in particolare per quanto riguarda l’energia e il cibo. Le strozzature economiche dovute all’interruzione del commercio oceanico debiliterebbero la sua economia.
Installazione di una mina anticarro, Chasiv Yar, Ucraina, ottobre 2024Oleg Petrasiuk / Forze armate ucraine / Reuters
Come ha dimostrato l’Ucraina con l’affondamento delle navi russe, i droni possono chiudere i mari stretti. La Cina ha 13 vicini terrestri e sette marittimi, con i quali non mancano i disaccordi. Con sottomarini, artiglieria da terra, droni e aerei, questi vicini possono bloccare il traffico mercantile della Cina e rendere pericoloso il suo passaggio navale. Molti dei suoi vicini costieri, invece, non hanno bisogno di attraversare il Mar Cinese Meridionale per raggiungere l’oceano aperto: l’Indonesia, la Malesia, le Filippine e la Thailandia, così come Taiwan, hanno tutte coste alternative in mare aperto, che li rendono difficili da bloccare.
Come la Russia, la Cina mantiene una visione continentale. Oltre alle rivendicazioni territoriali sul Giappone e sulle Filippine e alla minaccia di usare la forza per conquistare tutta Taiwan, Pechino cerca di ottenere territori da Bhutan, India e Nepal. Quando i cittadini cinesi elencano le loro terre storiche, nominano la dinastia mongola Yuan, che si estendeva fino all’Ungheria, o l’impero manciù Qing, che comprendeva le terre che la Belt and Road Initiative sta ora sottraendo alla sfera di influenza russa. I cinesi hanno ancora due nomi per se stessi: “il regno centrale” o l’ancor più grandioso “tutto sotto il cielo”, un ordine mondiale completo per se stesso e per tutte le terre che conquista.
Pechino, a differenza di Mosca, non ha ancora lanciato vere e proprie guerre di aggressione. Ma la Cina sta conducendo una guerra finanziaria con i suoi prestiti predatori della Belt and Road Initiative, che lasciano i beneficiari massicciamente indebitati. Conduce una guerra informatica, violando le infrastrutture critiche di altri Paesi e rubandone i segreti. Si impegna nella guerra delle risorse, limitando le esportazioni di minerali di terre rare, nella guerra ecologica, arginando il fiume Mekong nel Sud-Est asiatico e il fiume Yarlung Tsangpo nell’Asia meridionale, e nella guerra della droga, inondando gli Stati Uniti di fentanyl. Si è persino cimentata nella guerra irregolare, con incursioni in territorio indiano che hanno ucciso soldati indiani. Si tratta di una ricetta continentale per la sovraestensione.
EVITARE LA CATASTROFE
Per affrontare i continentali, gli Stati Uniti e i loro alleati non hanno bisogno di reinventare la ruota. La strategia che ha vinto la precedente Guerra Fredda rimane altrettanto valida oggi. Inizia con la consapevolezza che questa lotta, come l’ultima, sarà prolungata. Piuttosto che tentare una risoluzione rapida, che avrebbe potuto scatenare una guerra nucleare, i vincitori della prima guerra fredda hanno gestito il conflitto per diverse generazioni. Lo stesso consiglio vale oggi: le potenze marittime devono essere pazienti e mantenere freddo il conflitto in corso. In particolare, dovrebbero evitare le guerre calde in teatri privi di un adeguato accesso marittimo, in Stati circondati da Paesi ostili che potrebbero intervenire e in Stati in cui la popolazione locale è ampiamente riluttante a fornire assistenza. Queste caratteristiche sono state applicate all’Afghanistan e all’Iraq e contribuiscono a spiegare il fallimento dei conflitti condotti da Washington.
Invece di combattere guerre calde, gli Stati Uniti e i loro partner dovrebbero far leva sulla grande forza del mondo marittimo contro la grande debolezza dei continentali: la loro diversa capacità di generare ricchezza. Dovrebbero escludere i continentali dai benefici dell’ordine marittimo, sanzionandoli fino a quando non cesseranno di violare il diritto internazionale, metteranno da parte la guerra e abbracceranno la diplomazia. A differenza delle tariffe, che sono tasse sulle importazioni per proteggere i produttori nazionali, le sanzioni rendono illegali le transazioni mirate per penalizzare gli attori maligni. Anche le sanzioni più blande, che riducono i tassi di crescita di uno o due punti percentuali, possono produrre effetti cumulativi devastanti a lungo termine, come dimostra il confronto tra la Corea del Nord sottoposta a sanzioni e la Corea del Sud non sottoposta a sanzioni. Le sanzioni sono una forma di chemioterapia economica. Forse non eliminano il tumore, ma ne rallentano almeno l’avanzamento. Possono essere particolarmente efficaci nel frenare lo sviluppo tecnologico, come hanno sperimentato i sovietici.
Washington e i suoi partner dovrebbero accogliere gli Stati che non sono revisionisti. I vincitori dell’ultima guerra fredda hanno capito che le alleanze sono additive. I partner apportano nuove capacità che possono aiutare a sopraffare i nemici. Le istituzioni mobilitano poi le competenze per fornire servizi e prevenire problemi che possono aiutare gli Stati membri a combattere i continentali. Gli Stati Uniti dovrebbero quindi rafforzare ed espandere la loro rete. Dovrebbero concentrarsi sul mantenimento non solo della propria prosperità, ma anche di quella dei partner, in modo da potersi coalizzare contro i prepotenti. I sistemi di alleanze dovrebbero anche aiutare i continentali, la cui resistenza indebolisce i loro nemici. Così come l’Occidente ha armato i nemici di Mosca finché l’Unione Sovietica non si è ritirata dalla guerra contro l’Afghanistan, ora l’Occidente deve aiutare l’Ucraina per tutto il tempo necessario. Più a lungo si protrarrà il conflitto in Ucraina, più Mosca si indebolirà, aprendosi alla possibile predazione cinese.
Se l’attuale regime russo dovesse cadere, la lotta per la successione che ne deriverebbe lo costringerebbe a ridurre i suoi impegni all’estero, come accadde all’Unione Sovietica durante la guerra di Corea, quando la morte di Joseph Stalin portò alla rapida conclusione del conflitto. Se qualcuno dei continentali dovesse smettere di desiderare il territorio di altri Paesi e dovesse invece contribuire pacificamente al miglioramento delle leggi e delle istituzioni internazionali, allora gli Stati Uniti e i loro partner dovrebbero accoglierli nell’ordine basato sulle regole. Ma se questi Paesi non cambiano, la risposta è il contenimento. Washington ha prevalso nella sua precedente resa dei conti con Mosca non con una drammatica vittoria militare, ma prosperando mentre l’Unione Sovietica subiva un declino economico di sua iniziativa. Negli anni ’80, mentre i sovietici facevano la fila per i beni di prima necessità, gli americani andavano in vacanza con la famiglia. L’obiettivo attuale degli Stati Uniti dovrebbe essere quello di far prosperare le altre democrazie e i partner indebolendo i continentali. Queste ultime potenze non scompariranno presto, ma se non riusciranno ad eguagliare i tassi di crescita economica di coloro che sostengono l’ordine marittimo, la minaccia relativa si ridurrà.
OBIETTIVI PROPRI
La posta in gioco dello scontro tra l’ordine continentale e l’ordine marittimo basato sulle regole non è mai stata così alta. Ci sono molte potenze nucleari e gli Stati Uniti sono sempre meno disposti a fungere da garante ultimo dell’attuale sistema globale, sostenendo gli alleati ed estendendo il proprio ombrello nucleare. Se i conflitti in Ucraina, in Africa e tra Israele e Iran si espandono e si fondono, potrebbe scoppiare una terza guerra mondiale catastrofica. A differenza di quelle precedenti, tutti sarebbero vulnerabili agli attacchi nucleari e alle loro ricadute tossiche.
Gli Stati Uniti hanno già adottato misure importanti per sconfiggere i loro avversari continentali. Hanno imposto sanzioni severe e controlli sulle esportazioni. Hanno finanziato e armato i Paesi che affrontano gli antagonisti comuni. Ma i critici dell’ordine basato sulle regole si stanno rafforzando. Vedono le molte imperfezioni del sistema, ma non i suoi benefici ancora più importanti, tra cui le catastrofi che le regole evitano. L’ordine basato sulle regole va a vantaggio di individui, imprese e governi non solo facilitando i flussi commerciali, ma anche scoraggiando i comportamenti maligni. Purtroppo, raramente le persone apprezzano un disastro evitato.
Oggi, anche gli alti funzionari statunitensi criticano l’ordine attuale. Nell’ultimo anno, Washington si è orientata verso un approccio continentale. Gli Stati Uniti avranno sempre i loro fossati naturali – l’Atlantico e il Pacifico – per proteggere la terraferma. Ma condividono anche lunghi confini con il Canada e il Messico, e Washington sta attaccando briga con entrambi. Ha rimproverato numerose democrazie amiche, ha imposto tariffe ai partner commerciali e ha paralizzato le istituzioni internazionali che facilitano la crescita economica globale stabilendo e facendo rispettare le regole della strada. Le idee di Washington di assorbire il Canada, di sottrarre la Groenlandia alla Danimarca e di riprendersi il Canale di Panama modificheranno, come minimo, in modo permanente le scelte di acquisto e i piani di vacanza di canadesi ed europei. Nel peggiore dei casi, romperanno le alleanze occidentali.
La sovraestensione è stata fondamentale per la caduta dell’Unione Sovietica.
Una strategia sbagliata potrebbe trasformare gli Stati Uniti da potenza essenziale a potenza irrilevante, poiché gli ex partner formano nuove alleanze che escludono Washington. Un tale cambiamento richiederebbe tempo, ma se si verificasse, i cambiamenti sarebbero duraturi. Gli europei si rafforzeranno insieme, lasciando gli Stati Uniti più deboli e soli. Nel peggiore dei casi, Washington potrebbe diventare un avversario primario condiviso da Cina, Iran, Corea del Nord e Russia, senza più alleati che la aiutino. Ma anche in questo caso, potrebbe dover competere con Pechino da sola. In tal caso, potrebbe faticare a prevalere. La Cina ha un numero di abitanti quasi tre volte superiore a quello degli Stati Uniti e una base produttiva molto più grande. Ha armi nucleari che possono raggiungere la patria americana e potrebbe non avere remore morali a usarle. Anche gli Stati Uniti potrebbero diventare meno nervosi nel dispiegare il loro arsenale. Se uno Stato sta per perdere un conflitto tra grandi potenze, dopo tutto, potrebbe essere incentivato a ricorrere al nucleare, trasformando una catastrofe bilaterale in una catastrofe globale.
Per Washington, uno scenario che la lasciasse sola e sconfitta sarebbe una tragica conclusione degli ultimi 80 anni. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, aveva guadagnato amici in tutto il mondo. Ma quel capitale morale, guadagnato a caro prezzo, sta per essere dilapidato. Come la France avant tout di Napoleone, il recente ritorno all’America First sta inimicando gli alleati di tutto il mondo. Indubbiamente, i nemici di Washington non vedrebbero l’ora di vedere gli Stati Uniti ridotti in ginocchio.
Troppi americani hanno dato per scontati i vantaggi dell’ordine marittimo e si sono soffermati sulle sue imperfezioni, vanificando i loro numerosi vantaggi geografici e storici. Come l’ossigeno che li circonda, sentiranno la mancanza dell’ordine globale se dovesse scomparire. Come lamentava molto tempo fa il leader ateniese Pericle, alla vigilia di una serie di errori ateniesi che misero definitivamente fine alla preminenza della città, “temo più i nostri errori che i dispositivi del nemico”.