Russia Ucraina 45a puntata! Reattività ed adattamento Con Stefano Orsi e Max Bonelli

Il conflitto in Ucraina prosegue in apparenza senza una soluzione di continuità in tempi immediati e prevedibili. La distruzione di risorse e le perdite di uomini sono da parte ucraina immani. Ciò non ostante la presa ferrea e cinica del regime sulla popolazione, quella ideologica particolarmente efficace su una parte di essa consente di protrarre il confronto e di continuare ad assumere a costi improponibili l’iniziativa sul campo. I due contendenti, uno contando quasi esclusivamente sulle proprie forze, l’altro sul sostegno esterno insostituibile della NATO praticamente su ogni aspetto della guerra, stanno rivelando notevoli doti di flessibilità, di adattamento e di iniziativa che lasciano trasparire la natura esistenziale di questo conflitto. Saranno da un lato l’esaurimento delle forze di uno dei contendenti e il dettato delle esigenze politiche interne agli Stati Uniti a determinarne le modalità e i tempi dell’epilogo. Più il conflitto procede nel tempo, per altro, più si definiscono i termini del confronto e dello scontro interno alle gerarchie politiche e militari. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Su un appello alla riforma dell’esercito degli Stati Uniti. Con Giacomo Gabellini e Roberto Buffagni

La sicumera di una élite, per oltre un ventennio certa di aver raggiunto il predominio militare assoluto e il controllo egemonico del pianeta e l’elezione a nemico di avversari incapaci di sostenere con qualche probabilità di successo un confronto militare in campo aperto da una parte; dall’altra la reazione determinata ed efficace del governo russo alla drammatica crisi di decomposizione degli anni ’90 e l’emersione definitiva, anche se non del tutto consolidata, ma sottovalutata, di nuovi attori protagonisti nello scenario geopolitico. E’ il contesto nel quale ha potuto crogiolarsi l’inerzia della macchina militare statunitense e l’elefantiasi del suo complesso industriale, pur con gli innegabili punti di forza tuttora esistenti. E’ la guerra a mettere a nudo i limiti e i pregi delle forze in campo. La Russia ha dimostrato di possedere la necessaria flessibilità e riserva di potenza pur tra i tanti problemi emersi. Gli Stati Uniti possono godere della posizione della conduzione dall’esterno del conflitto in Ucraina, senza mettere sul terreno di battaglia forze dalle perdite significative. Vedremo se sarà il pungolo sufficiente a riformare l’apparato militare secondo i canoni definiti dal documento di riferimento della conversazione http://italiaeilmondo.com/2023/09/15/…. Buon ascolto, Giacomo Gabellini, Giuseppe Germinario

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Cosa gli Stati Uniti impareranno, e non impareranno, dalla loro guerra in Ucraina di Bernhard Horstmann

Cosa gli Stati Uniti impareranno, e non impareranno, dalla loro guerra in Ucraina

di Bernhard Horstmann

https://www.moonofalabama.org/2023/09/what-the-us-will-learn-and-not-learn-from-the-war-in-ukraine.html#more

La rivista trimestrale Parameters dell’U.S. Army War College ha pubblicato un interessante articolo sulle capacità belliche degli Stati Uniti:

https://italiaeilmondo.com/2023/09/15/lezioni-dallucraina-per-le-forze-armate-del-futuro/

L’abstract recita:

Cinquant’anni fa, l’esercito degli Stati Uniti si trovò di fronte a un punto di inflessione strategica dopo il fallimento dello sforzo controinsurrezionale in Vietnam. In risposta alle lezioni apprese dalla guerra dello Yom Kippur, fu creato lo United States Army Training and Doctrine Command [Comando per l’addestramento e la dottrina dell’esercito degli Stati Uniti, N.d.C.] per riorientare il pensiero e la dottrina sulla minaccia convenzionale sovietica. L’Esercito di oggi deve accogliere il conflitto russo-ucraino come un’opportunità per riorientare la forza, trasformandola in un esercito lungimirante e formidabile come quello che vinse l’operazione Desert Storm. Questo articolo suggerisce i cambiamenti che l’Esercito dovrebbe apportare per preparare il successo nelle operazioni di combattimento multidominio su larga scala nell’odierno punto di inflessione strategico.

È normale che un esercito analizzi le guerre in corso o appena concluse e ne tragga delle conclusioni. Tali sforzi dovrebbero poi portare a cambiamenti nella struttura militare o nelle sue procedure.

Tuttavia, è improbabile che lo sforzo di cui sopra porti ai cambiamenti auspicati dagli autori.

Gli autori sottolineano correttamente che il comando e il controllo delle truppe via radio è problematico quando il nemico ha i mezzi per rilevare tutto il traffico radio:

La guerra Russia- Ucraina evidenzia che la segnatura elettromagnetica emessa dai posti di comando degli ultimi 20 anni non può sopravvivere contro il ritmo e la precisione di un avversario che possiede tecnologie basate su sensori, guerra elettronica e sistemi aerei senza equipaggio o ha accesso alle immagini satellitari; questo include quasi tutti gli attori statali o non statali che gli Stati Uniti potrebbero trovarsi a combattere nel prossimo futuro. 

La soluzione sta nell’uso estensivo del Comando di Missione (nell’originale tedesco: Auftragstaktik) che consente ai leader subordinati di pianificare e operare autonomamente nel contesto dato:

Quando Milley era capo di Stato Maggiore dell’Esercito, spiegava il comando di missione attraverso il concetto di “disobbedienza disciplinata”, in cui i subordinati sono autorizzati a compiere una missione per raggiungere lo scopo prefissato dal comandante, anche se per farlo devono disobbedire a un ordine o a un compito specifico. In assenza di una comunicazione perfetta, si deve poter confidare che l’ufficiale subalterno o il soldato prenderanno la decisione giusta in battaglia, senza dover chiedere l’approvazione per piccoli aggiustamenti.

Questo è un problema culturale. Il comando di missione deve essere vissuto e sperimentato fin dal primo giorno in cui un civile diventa un soldato. Il corpo degli ufficiali americani è più abituato all’ordine diretto e al controllo. La cultura del Comando di Missione non è gradita perché gli errori delle unità subordinate vengono ancora imputati al livello di comando superiore.

Il Comando di Missione usa meno comunicazione rispetto all’ordine diretto e al controllo ed è più robusto quando la merda colpisce il ventilatore. Ma, a differenza delle forze armate tedesche, l’esercito americano non è mai stato all’altezza. Dubito che la situazione cambierà.

 

Il problema successivo è il numero elevato di vittime:

La guerra tra Russia e Ucraina sta mettendo a nudo significative vulnerabilità della profondità strategica del personale dell’Esercito e della sua capacità di sopportare e rimpiazzare le perdite11. I pianificatori medici di teatro dell’Esercito possono prevedere una percentuale costante di circa 3.600 caduti al giorno, tra gli uccisi, i feriti o gli affetti da malattie o altre lesioni non ricevute battaglia.12 Con un tasso di rimpiazzo previsto del 25%, il sistema del personale richiederà 800 nuove unità al giorno. Per fare un confronto, gli Stati Uniti hanno subito circa 50.000 perdite in due decenni di combattimenti in Iraq e Afghanistan. In operazioni di combattimento su larga scala, gli Stati Uniti potrebbero subire lo stesso numero di vittime in due settimane.

Il tasso di sostituzione del 25% è probabilmente troppo basso. Considerate questo[1] titolo attuale di “Strana”(traduzione automatica):

Su 100 persone, ne sono rimaste 10-20. Il capo del TCC di Poltava ha raccontato le perdite nel suo distretto[2]

Il TCC è l’amministrazione ucraina responsabile del reclutamento dei coscritti.

 

Su 100 persone mobilitate nell’autunno dello scorso anno, ne sono rimaste 10-20, il resto sono morti, feriti e disabili.

Lo ha dichiarato il capo del TCC regionale di Poltava, Vitaliy Berezhnoy, intervenendo ieri alla 39ª sessione del Consiglio comunale di Poltava.

Il problema è che gli Stati Uniti non hanno più le riserve necessarie per sostenere un conflitto di grandi dimensioni:

l’Esercito degli Stati Uniti si trova ad affrontare una terribile combinazione tra carenza nel reclutamento e riduzione della Individual Ready Reserve [Riserva composta da ex membri effettivi o della riserva dell’esercito, N.d.C.] Questa carenza nel reclutamento, pari a quasi il 50% nelle carriere che preparano le truppe di prima linea, è un problema longitudinale. Ogni soldato di fanteria e forze corazzate che non reclutiamo oggi è una risorsa strategica per la mobilitazione che non avremo nel 2031. La Individual Ready Reserve, che era di 700.000 unità nel 1973 e di 450.000 nel 1994, è ora composta da 76.000 unità. Questi numeri non sono in grado di colmare le lacune esistenti nella forza attiva, per non parlare del rimpiazzo delle perdite o dell’espansione delle forze in un’operazione di combattimento su larga scala.[3] 

Gli autori raccomandano di reintrodurre una coscrizione parziale.

 

Dal punto di vista politico questo non è possibile. Qualsiasi presidente che lo facesse si troverebbe di fronte all’immediata ostilità dei suoi elettori.

Inoltre, c’è il problema piuttosto grande che la maggior parte dei giovani cittadini statunitensi non sono nemmeno qualificati per la coscrizione[4]:

Un nuovo studio del Pentagono mostra che il 77% dei giovani americani non sarebbe idoneo al servizio militare senza una deroga a causa del sovrappeso, dell’uso di droghe o di problemi di salute mentale e fisica.

Una diapositiva che illustra i risultati del 2020 Qualified Military Available Study del Pentagono, condivisa con Military.com, mostra un aumento del 6% rispetto all’ultima ricerca del 2017 del Dipartimento della Difesa, secondo cui il 71% degli americani non sarebbe idoneo al servizio.

“Se si considerano i giovani squalificati per un solo motivo, i tassi di squalifica più diffusi sono il sovrappeso (11%), l’abuso di droghe e alcol (8%) e la salute medica/fisica (7%)”, si legge nello studio, che ha esaminato gli americani di età compresa tra i 17 e i 24 anni. Lo studio è stato condotto dall’Ufficio del personale e della preparazione del Pentagono.

Inoltre, la maggior parte dei giovani non è interessata a prestare servizio nell’esercito[5]:

 

Solo il 9% dei giovani si mostra propenso a prestare servizio, secondo i dati del Dipartimento della Difesa condivisi con ABC News. È il numero più basso degli ultimi 15 anni.

Il secondo ex alto funzionario militare ha detto che il problema del reclutamento è un segno di problemi sociali più ampi.

È uno specchio del nostro Paese. È il nostro Paese, e quei reclutatori vedono questi problemi in prima persona ogni giorno”, ha detto l’ex funzionario.

Il punto successivo del documento di “Parameters” è l’ampia introduzione dei droni:

L’uso onnipresente di veicoli aerei senza pilota, di veicoli di superficie senza pilota, di immagini satellitari, di tecnologie basate su sensori, di smartphone, di collegamenti dati commerciali e di intelligence open-source sta cambiando radicalmente il modo in cui gli eserciti combatteranno sul terreno, proprio come i veicoli aerei senza pilota hanno cambiato il modo in cui le forze aeree conducono le operazioni in questo secolo.17 Questi sistemi, insieme alle emergenti piattaforme di intelligenza artificiale, accelerano drasticamente il ritmo della guerra moderna.

Le forze armate occidentali non hanno ancora introdotto i droni nella scala necessaria. Le forze armate ucraine e russe hanno fatto bene. Hanno riconosciuto che i droni sono, come le munizioni, beni di consumo e l’Ucraina ne avrebbe persi 10.000 al mese. Oltre ai droni da ricognizione, i droni armati con visuale in prima persona (FPV) hanno portato a un ampio uso dei droni nel ruolo di artiglieria di precisione.

Qualsiasi unità che si radunerà sul futuro campo di battaglia verrà immediatamente individuata e colpita. Questo complica la preparazione di qualsiasi operazione di grandi dimensioni.

 

Ciò richiederà, secondo l’autore, un nuovo livello di inganno nella preparazione alla battaglia. Richiede anche una maggiore ricognizione e intelligence multidominio a tutti i livelli. Ogni leader di gruppo dovrebbe avere a disposizione un tablet e le informazioni necessarie.

Questo punto è probabilmente il più facile da risolvere. Occorre solo attendere che siano disponibili le strutture produttive necessarie per produrre le quantità massicce di droni necessarie e per ottenere un sistema di informazione a basso costo fino all’ultimo livello.

Gli altri problemi, il comando di missione, le riserve di personale e l’idoneità al reclutamento, sono questioni culturali che resisteranno al cambiamento.

L’esercito statunitense, come molti altri occidentali, non è attualmente in grado di combattere su larga scala come sta facendo l’esercito russo.

Questo non riguarda solo l’esercito, ma anche la marina e l’aeronautica. La capacità di costruzione navale degli Stati Uniti è 200 volte inferiore a quella della Cina[6]. Le navi della Marina americana sono delle boiate mal concepite[7]. I jet F-35 hanno tassi di disponibilità operativa terribili[8].

Nonostante tutto ciò, i politici statunitensi continuano a istigare guerre contro competitori di alto livello.

I risultati di una guerra contro la Russia o la Cina con le forze militari di cui gli Stati Uniti dispongono attualmente sarebbero imbarazzanti. Sarebbe molto meglio non provarci mai.

[1] https://twitter.com/I_Katchanovski/status/1703021253425021061/history

[2] https://strana.today/news/445457-nachalnik-poltavskoho-ttsk-rasskazal-o-situatsii-s-mobilizatsiej-v-svoem-okruhe.html

[3] https://italiaeilmondo.com/2023/09/15/lezioni-dallucraina-per-le-forze-armate-del-futuro/

[4] https://www.military.com/daily-news/2022/09/28/new-pentagon-study-shows-77-of-young-americans-are-ineligible-military-service.html

[5] https://abcnews.go.com/Politics/military-struggling-find-troops-fewer-young-americans-serve/story?id=86067103

[6] https://www.foxnews.com/world/chinese-shipbuilding-capacity-over-200-times-greater-than-us-navy-intelligence-says

[7] https://asiatimes.com/2023/09/takeaways-from-us-navys-littoral-combat-ship-fiasco/

[8] https://www.defensenews.com/air/2022/03/16/full-weapons-tester-report-highlights-f-35-availability-software-problems/

Le conseguenze dell’allargamento dell’UE all’Ucraina, di Maxime Lefebvre

Le conseguenze dell’allargamento dell’UE all’Ucraina

Maxime Lefebvre

27 luglio 2023

Dalla rivoluzione arancione del 2004 all’invasione russa del 2022, l’Ucraina ha costantemente bussato alla porta dell’Unione Europea. Ma a differenza della NATO, l’UE non ha mai offerto all’Ucraina la prospettiva di adesione, come invece ha fatto con i Paesi dei Balcani occidentali (nel 2000) e con la Turchia (nel 1963). L’UE ha riconosciuto le “aspirazioni europee” dell’Ucraina e ha accolto con favore la sua “scelta europea”, ma non le ha mai concesso una “prospettiva europea”, nonostante le pressioni del Regno Unito (che nel frattempo ha lasciato l’Unione), della Svezia e degli Stati membri dell’Europa orientale. I Paesi Bassi hanno persino subordinato la ratifica dell’accordo di associazione nel 2016 a una dichiarazione referendaria che non prevedeva alcuna prospettiva di adesione.

Tutto è cambiato con la guerra in Ucraina nel 2022. Per solidarietà con gli ucraini, è diventato impossibile negare a questo popolo martire e a questo “Paese europeo” (riconosciuto come tale in una dichiarazione UE-Ucraina del 2008 adottata sotto la presidenza francese, ma non come “Stato europeo” ai sensi dell’articolo 49 del TUE) la prospettiva di entrare un giorno nell’Unione. Per non creare divisioni sgradite in questo contesto, il Consiglio ha passato la palla alla Commissione, che si è affrettata a esprimere un parere favorevole, e il Consiglio europeo ha accettato la domanda ucraina a tempo di record, già a giugno (la Turchia aveva aspettato fino al 1999 per essere ufficialmente accettata). Contemporaneamente, è stata accettata anche la domanda della Moldavia (geopoliticamente legata al destino dell’Ucraina) e la Georgia ha ottenuto una prospettiva europea.

La questione non è più se si apriranno i negoziati di adesione, ma quando e quali saranno le conseguenze di questi nuovi allargamenti. Le cose possono accadere rapidamente, visto che sono passati appena dieci anni tra la prospettiva di adesione dei Paesi dell’Europa centrale e orientale (PECO) a Copenaghen (1993) e il grande allargamento a Est (2004).
Uno spostamento dell’Unione verso est

Supponiamo che l’allargamento alla Turchia rimanga congelato (i negoziati sono fermi dal 2020) e che l’Unione si espanda “solo” ai sei Paesi dei Balcani occidentali in attesa di adesione e ai tre nuovi candidati a Est. L’Unione passerebbe da 27 a 36 membri, la maggior parte dei quali (20) sarebbero ex “Paesi del blocco orientale” e insieme soddisferebbero uno dei criteri per la maggioranza qualificata nel Consiglio (55% degli Stati). Questo criterio numerico è importante anche per la Commissione, dove la maggioranza dei commissari proverrebbe dall’Europa orientale.

Dal punto di vista demografico, i nuovi membri non hanno molto peso rispetto ai 450 milioni di abitanti dell’Unione Europea a 27: 20 milioni per i Balcani e appena 40 milioni per l’Ucraina. L’Unione Europea non riacquisterebbe nemmeno la popolazione precedente alla Brexit. Con una maggioranza in Consiglio secondo il criterio della maggioranza numerica, i Paesi dell’Europa orientale nel loro insieme non raggiungerebbero la minoranza di blocco secondo il criterio demografico (35% della popolazione). Le decisioni dovranno quindi tenere conto degli interessi dell’Est, ma si può prevedere che l’influenza dei Paesi occidentali più popolosi e ricchi rimarrà predominante, soprattutto perché i parlamentari e i funzionari europei vengono assunti più o meno in proporzione alla popolazione degli Stati interessati.

La divisione tra Est e Ovest può tuttavia essere problematica sotto molti aspetti. Secondo il criterio religioso, che è alla base dell’approccio delle “civiltà” di Samuel Huntington (Clash of Civilisations, 1996), alcuni degli attuali PECO appartengono alla civiltà dell’Europa occidentale (caratterizzata dal cristianesimo cattolico e protestante), mentre Grecia, Bulgaria, Romania, Moldavia, Ucraina, Georgia, Serbia, Macedonia e Montenegro hanno una tradizione ortodossa e tre Paesi hanno una maggioranza musulmana (Albania, Bosnia e Kosovo). Sulle questioni migratorie, il rifiuto del gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia) dell’immigrazione non cristiana e non europea potrebbe trovare un sostegno più ampio.

Il sociologo Henri Mendras (L’Europe des Européens, 1997) ha teorizzato il divario tra i Paesi dell’Europa occidentale e quelli dell’Europa orientale, i quali non hanno sperimentato, o hanno sperimentato solo con ritardo, i processi di individualizzazione, costituzione di Stati nazionali, industrializzazione e democratizzazione tipici dell’Occidente. I problemi con lo Stato di diritto in Ungheria e Polonia (e altrove), o con la corruzione endemica (in particolare in Ucraina), sono difficili da superare e potrebbero non essere mai superati.
Convergenza economica o rapporto centro/periferia?

Il divario è anche economico. L’Ucraina è un Paese povero per gli standard dell’UE: il 25% del PIL pro capite della Polonia (erano allo stesso livello nel 1990), il 10% di un Paese come la Francia. E gli altri futuri Paesi dell’allargamento non se la passano molto meglio. L’adesione di 60 milioni di poveri comporterà un maggiore bisogno di solidarietà, attraverso gli aiuti della Politica agricola comune e della politica regionale, che saranno finanziati a spese degli aiuti ricevuti dagli altri Paesi meno sviluppati della periferia orientale e mediterranea dell’UE, oppure dovranno essere finanziati dai Paesi più ricchi.

Tuttavia, la capacità redistributiva dell’UE è minata dall’uscita del Regno Unito (che rappresentava un contributo netto significativo), dalla ricaduta dei Paesi mediterranei in seguito alla crisi dell’eurozona e dalla riluttanza di diversi Paesi ricchi ad aumentare la spesa per l’UE in un contesto di debito eccessivo e di rigore di bilancio. Inoltre, come ha dimostrato il caso delle importazioni ucraine di cereali che hanno provocato richieste di salvaguardia da parte di alcuni Paesi dell’Europa orientale, il libero scambio con l’Ucraina ha effetti problematici anche per l’UE.

È possibile ipotizzare uno scenario ottimistico di convergenza in cui l’Ucraina seguirebbe lo sviluppo economico della Polonia e di altri Paesi dell’Europa centrale e orientale, il che ridurrebbe a lungo termine la necessità di solidarietà. Tuttavia, il caso della Grecia dopo il 2010 dimostra che non si possono escludere arretramenti in Paesi in cui lo Stato di diritto non è ben consolidato, e il caso dell’Italia dimostra che il Mezzogiorno non è mai stato in grado di recuperare il ritardo rispetto al Nord del Paese.

È ipotizzabile un altro scenario in cui la periferia orientale e mediterranea dell’Unione rimarrebbe permanentemente sottosviluppata. Ciò si accompagnerebbe a un esodo delle forze vitali di questi Paesi verso un futuro migliore in Germania o in altri Paesi dell’Europa occidentale, come abbiamo visto dopo l’adesione dei Paesi dell’Europa orientale, che si stanno spopolando drammaticamente (cfr. Ivan Krastev, Le Destin de l’Europe, 2018). Creando 8 milioni di rifugiati (il 20% della popolazione), la guerra in Ucraina ha accelerato un processo che era già iniziato.

L’Unione Europea sarà abbastanza forte da imporre profondi cambiamenti strutturali allo Stato di diritto nel lungo periodo? Nessuno ha la risposta. È possibile che si debba tornare all’idea di un’integrazione a più velocità, con una zona euro più integrata che deve essere strutturata all’interno di un’Unione europea più grande che non sarebbe in grado di applicare le sue politiche più ambiziose (unione monetaria, zona Schengen senza controlli alle frontiere) a tutti i suoi membri. È anche possibile che un rafforzamento dei partiti nazionalisti in tutta Europa finisca per mettere a repentaglio l’intero progetto europeo.
Effetti sulla politica estera dell’Unione

L’adesione dell’Ucraina all’UE confermerebbe lo sviluppo auspicato dal politologo americano Zbigniew Brzezinski (Le Grand échiquier. L’Amérique et le reste du monde, 1997): il consolidamento di una “spina dorsale geostrategica” comprendente Francia, Germania, Polonia e Ucraina. Questo scenario prevede l’unificazione dell’Europa contro la Russia, con tutte le istituzioni europee più o meno geopoliticamente allineate (UE, NATO, Consiglio d’Europa, Comunità politica europea avviata nel 2022). La guerra in Ucraina ha spinto l’Europa verso questo scenario e oggi è difficile capire come si possa tornare al progetto di un’architettura di sicurezza europea che includa la Russia.

Ma garantire la sicurezza a lungo termine dell’Ucraina in un confronto senza fine con la Russia è una sfida importante. Come ha dimostrato il recente vertice di Vilnius, non è facile estendere la NATO all’Ucraina, un Paese in guerra con la Russia e in parte occupato da quest’ultima, senza scontrarsi con il dilemma della garanzia dell’articolo 5 (assistenza nel quadro della difesa collettiva): o questo articolo non sarà applicato e sarà demonetizzato, o sarà applicato e la NATO sarà trascinata in una guerra potenzialmente nucleare. L’UE non si trova di fronte allo stesso dilemma, in quanto la propria clausola di difesa collettiva (articolo 42-7 del TUE) non ha la portata operativa dell’articolo 5 del Trattato di Washington: inoltre, l’adesione di una Cipro divisa non ha portato a un conflitto con la Turchia.

Qualunque sia la soluzione alla questione delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina (attraverso la NATO, l’UE o il sostegno bilaterale come avviene oggi), un’UE allargata all’Ucraina sarà ancora più anti-russa e dovrà inquadrare maggiormente la sua politica estera in un quadro transatlantico e occidentale, con il rischio che l’UE non emerga più autonoma e più capace di far valere i propri interessi, in particolare nelle relazioni con gli Stati Uniti.

L’adesione dell’Ucraina e degli altri Paesi attualmente candidati potrebbe quindi portare a un’Unione più eterogenea, la cui unità dipenderebbe dall’unità e dalla forza del quadro liberale occidentale guidato dagli Stati Uniti e incarnato in particolare dalla NATO. Se questo quadro dovesse indebolirsi, anche a causa degli sviluppi oltre Atlantico, e se le forze nazionaliste centrifughe dovessero continuare a rafforzarsi all’interno dell’Unione, il progetto europeo potrebbe essere pericolosamente indebolito. Ciò rende ancora più urgente e necessaria la riscoperta di un asse franco-tedesco forte e trainante al centro dell’Unione.

https://www.telos-eu.com/fr/les-consequences-dun-elargissement-de-lue-a-lukrai.html

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Gli USA e l’impoverimento dell’Europa, di ROBERTO IANNUZZI

Gli USA e l’impoverimento dell’Europa

Mentre Washington ha nuovamente imposto la sua “indispensabilità” nel continente europeo, l’Europa rischia di diventare la retrovia impoverita di un Occidente in declino.

21 LUG 2023
(Image by pxhere)

Lo scorso aprile, un trionfale articolo dell’Economist intitolato “The lessons from America’s astonishing economic record” affermava che “la più grande economia del mondo sta lasciando i suoi competitori sempre più nella polvere”.

La scomoda verità – ha però osservato Graham Allison, uno dei massimi politologi americani – è che l’Economist giunge a questa sbalorditiva conclusione proprio escludendo l’unico vero competitore degli Stati Uniti: la Cina.

Il paragone a cui si limitava il noto settimanale britannico era fra gli USA e gli altri paesi del G7. In questa competizione, gli Stati Uniti non solo sono avanti ma stanno accrescendo il loro distacco.

Il punto scottante, sottolinea Allison, è che a partire dalla fondazione del G7 circa mezzo secolo fa, la quota del PIL globale a cui contribuisce il gruppo è andata progressivamente diminuendo.

Queste sette economie, che negli anni ’70 del secolo scorso determinavano oltre il 60% dell’output mondiale, oggi ne rappresentano solo il 44% (appena il 30% se misurato a parità di potere d’acquisto).

Mentre la sfida decisiva dei prossimi anni sarà quella fra USA e Cina, ciò a cui stiamo assistendo è una sorta di “cannibalismo” economico fra paesi dell’Occidente.

Se nel 2008 l’economia dell’Unione Europea era poco più grande di quella americana (16,2 trilioni di dollari contro 14,7), nel 2022 l’economia USA ha raggiunto i 25 trilioni mentre quella di UE e Regno Unito insieme non ha toccato neanche i 20 trilioni.

Il divario continua ad aumentare, e non è solo una questione di tenore di vita. E’ la crescente dipendenza europea dagli Stati Uniti in materia di tecnologia, energia, finanza e difesa che sta erodendo ogni residua aspirazione di “autonomia strategica” dell’Europa.

Il panorama tecnologico europeo è dominato da compagnie americane come Microsoft, Amazon e Apple. Mentre la Cina ha sviluppato i propri giganti tecnologici, le poche compagnie europee che emergono vengono spesso acquistate dagli Stati Uniti.

Se nel 1990 l’Europa produceva il 44% dei semiconduttori a livello mondiale, questa percentuale è scesa attorno al 9% nel 2020. Con una quota pari al 12%, gli USA non se la passano meglio.

Ma mentre Washington ha messo in campo un’ambiziosa politica industriale con i provvedimenti dell’Inflation Reduction Act (IRA) e del CHIPS and Science Act, le grandi aspirazioni europee riguardo alla transizione ecologica ed a quella digitale rischiano di rimanere sulla carta.

Di fronte agli ingenti sussidi industriali messi in campo dall’IRA, che rischiano di svantaggiare pesantemente l’industria dell’UE, la Commissione Europea ha mostrato una sconcertante passività.

Nel frattempo, per il tanto sbandierato Green Deal europeo che dovrebbe costare 620 miliardi di euro, la Commissione ha stanziato appena 82,5 miliardi, lasciando presagire che esso rimarrà probabilmente poco più di uno slogan.

E mentre lo status di valuta di riserva mondiale di cui gode il dollaro permette a Washington di finanziare i propri piani, i problemi congeniti dell’unione monetaria europea pongono limiti molto più stringenti all’UE.

Dopo il crollo del muro di Berlino, per alcuni anni era forse sembrato che l’Europa fosse meno dipendente dall’America. Ma, puntando sull’allargamento a est della NATO e dell’UE, Washington ha creato un nuovo serbatoio di paesi strettamente legati agli USA, allo stesso tempo spostando il baricentro dell’Unione e dell’Alleanza Atlantica.

Sfruttando abilmente il conflitto ucraino, gli Stati Uniti hanno nuovamente imposto la loro indispensabilità nel continente europeo, spingendo i propri alleati a rompere ogni rapporto con Mosca ed a rinunciare alle fonti energetiche russe a basso costo.

Ciò ha creato un ulteriore squilibrio fra le due sponde dell’Atlantico. Mentre gli USA dispongono di proprie fonti di gas e petrolio a buon mercato, i prezzi energetici europei sono schizzati alle stelle.

La Germania, motore della crescita UE, ha visto il proprio modello di prosperità fondato sulle esportazioni progressivamente demolito dall’elevata inflazione e da spese quadruplicate a causa della sua improvvisa dipendenza dalle costose fonti energetiche statunitensi. Ciò ha posto il paese in recessione.

Il problema, comune ad altri paesi dell’Unione, accresce ulteriormente il rischio di una migrazione delle imprese europee sull’altra sponda dell’Atlantico, e di una progressiva deindustrializzazione del vecchio continente.

Gli europei hanno cominciato a impoverirsi. A differenza degli Stati Uniti, i consumi in Europa stanno diminuendo. L’Ue ora contribuisce al 18% della spesa globale per i consumi, a fronte di un contributo americano pari al 28%. Quindici anni fa, sia gli USA che l’UE contribuivano a circa un quarto di tale spesa.

Nel frattempo, la militarizzazione dell’Europa a seguito dello scontro con la Russia, in assenza di una robusta industria europea della difesa, è destinata a creare ulteriore dipendenza dall’industria bellica americana.

Già prima del conflitto, circa metà della spesa militare europea andava ad arricchire il complesso militare-industriale statunitense.

E alla luce della competizione con Pechino, Washington sta esercitando pressioni sui paesi europei affinché riducano anche i propri interessi commerciali ed i propri investimenti in Cina.

Nel panorama della nuova competizione globale, l’Europa rischia dunque di diventare la retrovia impoverita (se non addirittura il campo di battaglia) di un Occidente in declino.

https://robertoiannuzzi.substack.com/p/gli-usa-e-limpoverimento-delleuropa

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Perché Zelensky è stato eccessivamente sulla difensiva nella sua ultima intervista all’Economist? _ ANDREW KORYBKO

Perché Zelensky è stato eccessivamente sulla difensiva nella sua ultima intervista all’Economist?

ANDREW KORYBKO
14 SET 2023

L’analisi sostiene che il suo nuovo atteggiamento è dovuto al fatto che alcuni funzionari occidentali stanno probabilmente già tenendo colloqui non ufficiali con la Russia.

La caratteristica spavalderia di Zelensky è stata notevolmente assente dalla sua ultima intervista con The Economist. Ha invece dato l’impressione di essere eccessivamente sulla difensiva, probabilmente perché si è finalmente reso conto che l’entità, la portata e il ritmo degli aiuti multidimensionali dei suoi patroni occidentali non possono continuare all’infinito. Di seguito sono riportati i punti salienti dell’intervista che indicano questo cambiamento di atteggiamento, che saranno poi analizzati per aiutare gli osservatori a capire meglio dove potrebbe essere diretta la guerra per procura tra NATO-Russian proxy war.

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* Zelensky ridimensiona le aspettative di una rapida vittoria massimalista

– Volodymyr Zelensky non vuole pensare a una guerra lunga, né tanto meno parlarne agli ucraini, molti dei quali sognano ancora una vittoria rapida. Ma è proprio a questo che si sta preparando. Devo essere pronto, la mia squadra deve essere pronta per la lunga guerra, ed emotivamente sono pronto”, ha dichiarato il presidente ucraino in un’intervista a The Economist”.

* Comincia a sospettare che i suoi sostenitori occidentali gli stiano mentendo spudoratamente.

– “Ho questa intuizione, leggendo, sentendo e vedendo i loro occhi [quando dicono] ‘saremo sempre con voi'”, dice, parlando in inglese (una lingua in cui è sempre più fluente). Ma vedo che lui o lei non sono qui, non sono con noi”.

* Sembrano sempre più interessati a riprendere i colloqui con la Russia.

– “Alcuni partner potrebbero vedere le recenti difficoltà dell’Ucraina sul campo di battaglia come un motivo per costringerla a negoziare con la Russia. Ma ‘questo è un brutto momento, visto che Putin vede la stessa cosa’”.

* Zelensky sostiene che chi riduce gli aiuti all’Ucraina farebbe gli interessi della Russia.

– “Il presidente ucraino è ben consapevole dei rischi per il suo Paese se l’Occidente iniziasse a ritirare il suo sostegno economico. Ciò danneggerebbe non solo l’economia ucraina, ma anche il suo sforzo bellico”. Lo dice in termini crudi. Se non si sta con l’Ucraina, si sta con la Russia e se non si sta con la Russia, si sta con l’Ucraina. E se i partner non ci aiutano, significa che aiuteranno la Russia a vincere. Questo è quanto”.

* Tuttavia, considerazioni di carattere elettorale potrebbero far sì che ciò accada.

– Con molti dei suoi alleati occidentali (tra cui l’America) che terranno le elezioni l’anno prossimo, Zelensky sa che sostenere il sostegno sarà difficile, soprattutto in assenza di progressi significativi sul fronte”.

* Sta quindi tramando per manipolare gli elettori e spingerli a fare pressione sui loro politici contro di loro.

– “È ancora convinto che il modo migliore per convincere i governi, [per far loro] credere di essere dalla parte giusta, sia quello di spingerli attraverso i media. La gente legge, discute, decide e spinge”, dice.

È stata l’opinione pubblica a spingere i politici ad aumentare le forniture di armi all’Ucraina nei primi giorni della guerra. Ridurre questi aiuti, sostiene, potrebbe far arrabbiare non solo gli ucraini, ma anche gli elettori occidentali. Inizieranno a chiedersi a cosa sia servito tutto questo sforzo. La gente non perdonerà [i loro leader] se perderanno l’Ucraina”.

* Tuttavia, Zelensky sta coprendo le sue scommesse elogiando Trump nel caso in cui torni al potere.

– Se Putin spera che una vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane del 2024 gli consenta di vincere, si sbaglia. Trump non sosterrebbe mai Vladimir Putin. Non è quello che fanno gli americani forti”.

* Sta anche cercando di fare pressione su Biden ricordandogli la debacle in Afghanistan.

– “Si aspetta che Joe Biden mantenga la rotta se verrà rieletto. (‘Vogliono l’Afghanistan, seconda parte?’)”.

* Zelensky implora l’UE di accettare l’Ucraina come membro per risollevare il morale del suo popolo.

– Zelensky spera che l’Unione Europea non solo continui a fornire aiuti, ma che quest’anno apra i negoziati sul processo di adesione dell’Ucraina. (Si prevede che questa mossa avverrà in occasione di un vertice a dicembre): “Sosterrà il morale in Ucraina. Darà energia alla gente”.

* Difende inoltre la lentezza della controffensiva sostenendo che essa salva le vite dei suoi soldati.

– “L’Ucraina avrebbe perso “migliaia” se avesse seguito il consiglio di impegnare molte più truppe, dice. Questo non è il tipo di guerra in cui “il leader di un Paese dice che il prezzo non ha importanza”. Questa è la differenza tra lui e Vladimir Putin. Per lui la vita non è niente”.

* Zelensky ritiene che coloro che parlano con Putin siano ingannati da un moderno Hitler.

– “Coloro che scelgono di parlare con l’uomo del Cremlino si stanno ‘ingannando’, proprio come i leader occidentali che firmarono un accordo con Adolf Hitler a Monaco nel 1938 per poi vederlo invadere la Cecoslovacchia. L’errore non è la diplomazia. L’errore è la diplomazia con Putin. Lui negozia solo con se stesso”.

* Accenna minacciosamente al fatto che i rifugiati ucraini potrebbero insorgere se l’Occidente riducesse gli aiuti al loro Paese.

– “Non c’è modo di prevedere come i milioni di rifugiati ucraini nei Paesi europei reagirebbero all’abbandono del loro Paese. Gli ucraini si sono generalmente “comportati bene” e sono “molto grati” a coloro che li hanno ospitati. Non dimenticheranno questa generosità. Ma non sarebbe una “bella storia” per l’Europa se dovesse “spingere queste persone in un angolo””.

* L’Ucraina avrà bisogno di un “nuovo contratto sociale” se non otterrà presto la massima vittoria.

– Una lunga guerra di logoramento significherebbe un bivio per l’Ucraina.

Il Paese perderebbe ancora più persone, sia al fronte che nell’emigrazione. Richiederebbe una “economia totalmente militarizzata”. Il governo dovrebbe sottoporre questa prospettiva ai suoi cittadini, dice Zelensky, senza specificare come; un nuovo contratto sociale non potrebbe essere una decisione di una sola persona. A quasi 19 mesi dall’inizio della guerra, il Presidente afferma di essere “moralmente” pronto per il cambio. Ma affronterà l’idea con il suo popolo solo se la debolezza agli occhi dei suoi sostenitori occidentali diventerà una “tendenza”.

È arrivato quel momento? No, non ancora, dice. Grazie a Dio”.

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Tutto ciò che ha condiviso è la naturale evoluzione dei punti contenuti nelle seguenti analisi:

* 25 August: “The NYT & WSJ’s Critical Articles About Kiev’s Counteroffensive Explain Why It Failed

* 29 August: “Zelensky’s Latest TV Interview Shows How Much The Conflict’s Dynamics Have Shifted

* 31 August: “Vivek Ramaswamy’s Plan For Ending The NATO-Russian Proxy War In Ukraine Is Pragmatic

* 4 September: “Kiev’s Military Shake-Up Suggests That Peace Will Remain A Distant Prospect

* 9 September: “WaPo Reported That Ukrainians Are Distrustful Of The West & Flirting With A Ceasefire

Tutte le parti si stanno stancando, Kiev vuole ancora andare avanti, ma i calcoli occidentali stanno cambiando.

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Leggendo tra le righe dell’ultima intervista di Zelensky emergono i seguenti punti:

* Alcuni funzionari occidentali stanno probabilmente già tenendo colloqui non ufficiali con la Russia.

* Ciò è probabilmente dovuto a una combinazione di dinamiche strategico-militari e di interessi elettorali.

* Per questo Zelensky è eccessivamente sulla difensiva e cerca aggressivamente di fare pressione su di loro per farli riconsiderare.

* Teme che la continuazione degli aiuti sia subordinata alla ripresa ufficiale dei colloqui da parte di Zelensky.

* Sta quindi tramando per intromettersi nelle loro prossime elezioni con mezzi da infowar.

* Zelensky potrebbe anche ordinare all’SBU di organizzare rivolte di rifugiati ucraini in tutta Europa.

* Se fallisce e i colloqui sono inevitabili, spera nell’adesione all’UE come consolazione.

* Zelensky potrebbe poi indire le elezioni e riprendere i colloqui se vince rivendicando un mandato popolare.

Per quanto riguarda il primo punto, questi articoli dei media occidentali e russi suggeriscono un interesse reciproco per i colloqui:

* The New Yorker: “The Case for Negotiating with Russia

* The New York Times: “As Ukraine’s Fight Grinds On, Talk of Negotiations Becomes Nearly Taboo

* RT: “Sergey Poletaev: The West knows Ukraine’s counteroffensive is failing. So what’s plan B?

* TASS: “Russia can’t stop hostilities if Ukraine conducts counteroffensive, Putin says

* TASS: “Kiev delays talks making it more difficult to negotiate later — Lavrov

Il primo pezzo promuove le argomentazioni di Samuel Charap della RAND Corporation a favore di un cessate il fuoco, mentre il secondo lamenta che l’élite occidentale nel suo complesso non è ancora pronta a prendere seriamente in considerazione la possibilità di fermare lo spargimento di sangue. Quello di RT aggiunge alcuni argomenti russi per spiegare perché un cessate il fuoco potrebbe essere nell’interesse del Cremlino, mentre gli ultimi due della TASS mostrano che i suoi alti funzionari sono effettivamente interessati a questo, anche se non si possono fare progressi tangibili (almeno ufficialmente) finché non finisce la controffensiva.

Gli sviluppi strategico-militari oggettivamente esistenti nel corso dell’estate e le narrazioni soggettivamente interpretate che oggi vengono spinte da entrambe le parti della guerra per procura tra NATO e Russia nelle ultime settimane suggeriscono in modo convincente un crescente interesse a congelare il conflitto. Detto questo, all’interno di entrambe le parti ci sono forze potenti che non vogliono che ciò accada, per non parlare di Kiev. Questo complica quindi il cammino verso la pace, ma tutto si sta muovendo in quella direzione nonostante loro.

Come sostenuto in tutto questo pezzo, Zelensky è stato eccessivamente sulla difensiva nella sua ultima intervista con The Economist proprio perché alcuni funzionari occidentali stanno probabilmente già tenendo colloqui non ufficiali con la Russia. Il suo team e i suoi sostenitori liberal-globalisti nei circoli politici statunitensi potrebbero ancora ricorrere a false bandiere e provocazioni per sabotare il tutto, quindi i prossimi mesi potrebbero essere caratterizzati da pericolosi drammi, ma se l’attuale traiettoria rimarrà sulla buona strada, il conflitto potrebbe finalmente iniziare a congelarsi all’inizio del prossimo anno.

https://korybko.substack.com/p/why-was-zelensky-overly-defensive

 

Dall’Economist

Donald Trump non sosterrà mai Putin, dice Volodymyr Zelensky
Ma il presidente ucraino teme che alcuni dei sostenitori occidentali del suo Paese stiano perdendo la fede
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy fa un gesto al suo pubblico
immagine: reuters
10 settembre 2023 | KYIV

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Volodymyr Zelenskiy non vuole pensare a una lunga guerra, né tanto meno parlarne agli ucraini, molti dei quali sognano ancora di vincere in fretta. Ma è proprio a questo che si sta preparando. “Devo essere pronto, la mia squadra deve essere pronta per la lunga guerra, ed emotivamente sono pronto”, afferma il presidente ucraino in un’intervista a The Economist. Parlando ai margini della yes conference, un pow-wow internazionale a Kyiv, è calmo, composto e cupo. Un anno fa, nello stesso contesto, l’atmosfera era elettrica ed euforica; la notizia del successo delle forze ucraine nel respingere la Russia dalla regione di Kharkiv risuonava su tutti gli smartphone presenti nella sala.

Quest’anno l’atmosfera è molto diversa. A tre mesi dall’inizio della controffensiva, l’Ucraina ha compiuto solo modesti progressi lungo l’importantissimo asse meridionale nella regione di Zaporizhia, dove sta cercando di interrompere il “ponte di terra” dalla Russia alla Crimea di Vladimir Putin. La questione di quanto tempo ci vorrà, o se ci riuscirà, pesa sulla mente dei leader occidentali. Essi continuano a parlare bene, impegnandosi a stare al fianco dell’Ucraina “fino a quando sarà necessario”. Ma il signor Zelensky, un ex attore televisivo con un senso acuto del suo pubblico, ha rilevato un cambiamento di umore tra alcuni dei suoi partner. “Ho questa intuizione, leggendo, sentendo e vedendo i loro occhi [quando dicono] ‘saremo sempre con voi'”, dice, parlando in inglese (una lingua in cui è sempre più fluente). “Ma vedo che lui o lei non sono qui, non sono con noi”.

Apre le mani in un gesto di frustrazione. Alcuni partner potrebbero vedere le recenti difficoltà dell’Ucraina sul campo di battaglia come un motivo per costringerla a negoziare con la Russia. Ma “questo è un brutto momento, perché Putin vede la stessa cosa”.

Non essendo riuscito a sopraffare l’Ucraina in tempi brevi, Putin sembra determinato a sfiancare il Paese e a logorare la determinazione dei suoi partner a continuare a finanziarlo e a rifornirlo di armi. Il suo obiettivo è rendere l’Ucraina uno Stato disfunzionale e spopolato, i cui rifugiati causano problemi in Europa. Ma Zelensky afferma che la Russia stessa è fragile. Putin “non capisce che nella lunga guerra perderà. Perché non importa se il 60% o il 70% [dei russi] lo sostiene. No, la sua economia perderà”. Quando l’Ucraina aumenterà i suoi attacchi all’interno della Russia, i russi inizieranno a porsi domande scomode sull’incapacità del loro esercito di proteggerli, “perché i nostri droni atterreranno”. L’autorità del presidente russo è stata indebolita dall’ammutinamento in giugno di Yevgeny Prighozhin, capo del gruppo di mercenari Wagner, poi assassinato. Secondo Zelensky, si indebolirà ulteriormente.

Allo stesso tempo, il presidente ucraino è ben consapevole dei rischi per il suo Paese se l’Occidente iniziasse a ritirare il suo sostegno economico. Ciò danneggerebbe non solo l’economia ucraina, ma anche il suo sforzo bellico. Lo dice in termini crudi. “Se non si sta con l’Ucraina, si sta con la Russia e se non si sta con la Russia, si sta con l’Ucraina. E se i partner non ci aiutano, significa che aiuteranno la Russia a vincere. Questo è quanto”. Con molti dei suoi alleati occidentali (tra cui l’America) che terranno le elezioni il prossimo anno, Zelensky sa che sostenere il sostegno sarà difficile, soprattutto in assenza di progressi significativi sul fronte.

Il presidente ucraino ha saputo fare appello alle opinioni pubbliche occidentali, spesso scavalcando i loro politici. È ancora convinto che il modo migliore “per convincere i governi, [per far loro] credere di essere dalla parte giusta, sia quello di spingerli attraverso i media. Le persone leggono, discutono, decidono e spingono”, afferma. È stata l’opinione pubblica a spingere i politici ad aumentare le forniture di armi all’Ucraina nei primi giorni della guerra. Ridurre questi aiuti, sostiene, potrebbe far arrabbiare non solo gli ucraini, ma anche gli elettori occidentali. Inizieranno a chiedersi a cosa sia servito tutto questo sforzo. “La gente non perdonerà [i loro leader] se perderanno l’Ucraina”.

Se Putin spera che una vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane del 2024 gli consenta di vincere, si sbaglia. Trump non sosterrebbe mai Vladimir Putin. “Non è questo che fanno gli americani forti”. Si aspetta che Joe Biden mantenga la rotta se verrà rieletto. (E spera che l’Unione Europea non solo continui a fornire aiuti, ma che quest’anno apra i negoziati sul processo di adesione dell’Ucraina. (Si prevede che questa mossa avverrà in occasione di un vertice a dicembre): “Sosterrà il morale in Ucraina. Darà energia alla gente”.

Mantenere il morale alto è fondamentale. Per questo motivo, secondo Zelensky, anche i limitati progressi in prima linea sono essenziali. “Ora c’è movimento. È importante”. Dopo pesanti perdite iniziali e tattiche adattate frettolosamente, i soldati ucraini hanno finalmente perforato la prima delle tre principali linee difensive russe nella regione di Zaporizhia. Zelensky insiste sul fatto che un grande passo avanti può ancora essere fatto: “Se li spingiamo da sud, scapperanno”.

Anche sul fronte secondario della controffensiva, vicino alla città orientale di Bakhmut, le forze ucraine stanno lentamente riprendendo territorio. “Durante i primi giorni della guerra su larga scala, continuavamo a essere respinti. Ogni giorno. Hanno preso alcune città, centinaia di villaggi”, racconta. Ora le forze ucraine stanno avanzando a fatica. Ma le truppe devono affrontare un compito erculeo per trasformare i progressi lungo uno dei due assi in una svolta strategica.

In risposta alle lamentele occidentali sulla lentezza dell’offensiva, Zelensky afferma che essa riflette l’estremo livello di pericolo. La riconquista del territorio deve essere bilanciata con la salvaguardia del maggior numero possibile di vite umane. I soldati devono ridurre i rischi: effettuare ricognizioni, usare droni, evitare scontri diretti. L’Ucraina avrebbe perso “migliaia di persone” se avesse seguito il consiglio di impegnare molte più truppe, dice. Questo non è il tipo di guerra in cui “il leader di un Paese dice che il prezzo non conta”. Questa è la differenza tra lui e Vladimir Putin. “Per lui la vita non è niente”.

Dopo mesi di aspettative per la controffensiva, Zelensky sta adattando attentamente il suo messaggio alla realtà. La vittoria non arriverà “domani o dopodomani”, dice. Ma non è un sogno fantastico. L’Ucraina merita di vincere e l’Occidente dovrebbe sostenerla. L’esercito russo sta perdendo “molte persone” e sta ridispiegando le sue riserve per fermare l’avanzata ucraina, dice: “Significa che perdono”.

Battendo forte sul tavolo, Zelensky rifiuta categoricamente l’idea di un compromesso con Vladimir Putin. La guerra continuerà “finché la Russia resterà in territorio ucraino”, dice. Un accordo negoziato non sarebbe permanente. Il presidente russo ha l’abitudine di creare “conflitti congelati” ai confini della Russia (ad esempio in Georgia), non come fine a se stessi, ma perché il suo obiettivo è quello di “restaurare l’Unione Sovietica”. Coloro che scelgono di parlare con l’uomo del Cremlino si stanno “ingannando”, proprio come i leader occidentali che firmarono un accordo con Adolf Hitler a Monaco nel 1938 per poi vederlo invadere la Cecoslovacchia. “L’errore non è la diplomazia. L’errore è la diplomazia con Putin. Lui negozia solo con se stesso”.

La riduzione degli aiuti all’Ucraina non farà altro che prolungare la guerra, sostiene Zelensky. E creerebbe rischi per l’Occidente nel suo stesso cortile. Non c’è modo di prevedere come i milioni di rifugiati ucraini nei Paesi europei reagirebbero all’abbandono del loro Paese. Gli ucraini si sono generalmente “comportati bene” e sono “molto grati” a coloro che li hanno ospitati. Non dimenticheranno questa generosità. Ma non sarebbe una “bella storia” per l’Europa se dovesse “spingere queste persone in un angolo”.

Nel frattempo, una lunga guerra di logoramento significherebbe un bivio per l’Ucraina. Il Paese perderebbe ancora più persone, sia in prima linea che a causa dell’emigrazione. Sarebbe necessaria “un’economia totalmente militarizzata”. Il governo dovrebbe sottoporre questa prospettiva ai cittadini, dice Zelensky, senza specificare come; un nuovo contratto sociale non potrebbe essere una decisione di una sola persona. A quasi 19 mesi dall’inizio della guerra, il presidente dice di essere “moralmente” pronto per il cambio. Ma affronterà l’idea con il suo popolo solo se la debolezza agli occhi dei suoi sostenitori occidentali diventerà una “tendenza”. È arrivato quel momento? No, non ancora, dice. “Grazie a Dio”. ■

https://www.areion24.news/?fbclid=IwAR3DbON5sLHQkdta5wfdscR2spzwqo_RPOhhpoEhHDdwt3sDe7IwBhbCX2k

Dalla rivista francese Diplomatie di settembre/ottobre

Si sono svolti incontri segreti tra russi e americani.

Dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina nel febbraio 2022, non c’è stato alcun segnale di una fine del conflitto nelle prossime settimane o mesi. Per quanto riguarda Kiev, la controffensiva lanciata a giugno non si è dimostrata efficace, se non decisiva (al momento di andare in stampa) e al momento della stampa di questo numero) e i suoi alleati i suoi alleati hanno annunciato quest’estate l’invio di nuovi equipaggiamenti militari, come bombe a grappolo e missili a lungo raggio. Per quanto riguarda Vladimir Putin e i suoi generali, la linea ufficiale è ben calibrata: tutto va bene e ci sarà solo una resa totale dell’Ucraina per porre fine a questa “operazione militare speciale”, come le autorità di Mosca definiscono questo conflitto.

Tuttavia, secondo diverse fonti diplomatiche, dietro le quinte si fa sempre più sentire un’altra voce. Secondo il canale televisivo americano NBC News, <<un gruppo di ex alti funzionari della sicurezza nazionale statunitense ha avuto colloqui segreti con persone sospettate di essere vicine al Cremlino, nel tentativo di gettare le basi per i negoziati per la fine alla guerra in Ucraina >>.
Essi includono Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo e sostenitore di Putin. Durante questi incontri, americani e russi avrebbero discusso del futuro dei territori occupati o di possibili compromessi. << Uno degli obiettivi è quello di mantenere aperti i canali di comunicazione con la Russia, ove possibile, e di determinare dove potrebbe esserci spazio per un compromesso

PER WASHINGTON, È NECESSARIO PORRE FINE A QUESTO CONFLITTO
CENTINAIA DI MIGLIAIA DI MORTI.
per quanto riguarda i futuri negoziati, i compromessi e la diplomazia per porre fine alla guerra, NBC News sottolinea che l’amministrazione Biden e il suo gabinetto sono a conoscenza di questi scambi americano-russi, ma non sono direttamente coinvolti. Secondo quanto riferito, è stata presa in considerazione la possibilità di una zona demilitarizzata e di un cessate il fuoco, sotto la supervisione congiunta di truppe ONU o OSCE. Tuttavia, questa potrebbe essere solo una soluzione imperfetta nella pratica, poiché non garantirebbe l’eventuale firma di un trattato di pace e rischierebbe addirittura di congelare il confronto, come quello che esiste tra le due Coree. Tuttavia, e senza minimamente vacillare nel loro sostegno all’Ucraina,
gli Stati Uniti si stanno preparando attivamente per la fine di questo
conflitto russo-ucraino. Lo scorso maggio, William Joseph Burns, direttore della CIA (in carica dal 2021) ha parlato con i vertici militari ucraini che gli hanno riferito che la controffensiva avrebbe permesso di liberare nuovi territori.
<< entro l’autunno >>. È su questo calendario che Washington sembra voler elaborare una sorta di piano postbellico. Secondo le nostre informazioni
Secondo le nostre informazioni, gli Stati Uniti stanno dando al generale di Kiev
di fare progressi sul fronte, ma quando arriva quel momento

Quando l’11 luglio si è aperto a Vilnius, capitale lituana, il vertice della NATO con la
alla presenza dei 31 leader dei Paesi dell’Alleanza e del Presidente Zelensky, un tweet di Gerard Araud, ex ambasciatore francese a Washington tra il 2014 e il 2019 dopo essere stato rappresentante permanente della Francia alle Nazioni Unite, aveva sollevato gli animi in vista di futuri negoziati: << In alcune conferenze, un fantasma infesta i corridoi. (…) A Vilnius, il fantasma è il desiderio americano di negoziare se possibile con la Russia >>. E mentre il presidente Joe Biden aveva espresso ufficialmente la sua opposizione all’ingresso dell’Ucraina nella NATO, oggi l’ex ambasciatore francese negli Stati Uniti si è spinto oltre su Twitter: << Il vero argomento che nessuno osa sollevare è la vera ragione del rifiuto americano di aderire: il desiderio di Washington di mantenere aperta l’opzione di negoziare con la Russia. >> È vero che ci sono almeno due ragioni per la determinazione americana a negoziare.
SONO IN CORSO DISCUSSIONI CON SERGEI LAVROV, IL CAPO DELLA DIPLOMAZIA RUSSA.
In primo luogo, l’obiettivo è quello di porre fine alla più grande guerra tra Paesi dalla fine della Seconda guerra mondiale. Con decine di migliaia di soldati morti da entrambe le parti, città rase al suolo, civili bombardati e uccisi gratuitamente e crimini di guerra commessi. Allo stesso tempo, l’amministrazione Biden è tormentata da un conflitto, quello che lo vede contrapposto alla Cina su questioni come Taiwan, il riavvicinamento Cina-Russia e il Pacifico.
<< Gli americani sono totalmente coinvolti nella guerra in Ucraina, ma hanno la testa in Cina… >>, ha dichiarato un importante esponente europeo al settimanale settimanale << L’Obs >> all’inizio dell’anno. Per Washington, il mondo di domani si giocherà in Asia.

Marc Peyssal

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Lezioni dall’Ucraina per le forze armate del futuro, di Katie Crombe & John A. Nagl_a cura di Roberto Buffagni

Traduciamo questo recentissimo articolo di due studiosi dell’U.S. Army War College, apparso nel numero di autunno del trimestrale dell’istituzione accademica dell’Esercito statunitense, “Parameters”.

Un anno fa, nell’autunno del 2022, lo United States Army Training and Doctrine Command ha incaricato un piccolo gruppo di studiosi di seguire il conflitto russo-ucraino, dividendosi le principali aree di studio. Gli articoli specifici ad esse dedicati usciranno in futuro.

Questo che presentiamo è un articolo che riassume ed evidenzia i più rilevanti risultati di quegli studi. È difficile sottovalutarne l’importanza, perché in estrema sintesi, gli studi raccomandano un’urgente e radicale riforma strutturale dell’Esercito degli Stati Uniti, comprensiva di un passaggio da una forza esclusivamente volontaria – come sono oggi tutte le forze armate NATO – al ritorno un reclutamento fondato sulla leva obbligatoria parziale.

Quest’ultima raccomandazione consegue alla valutazione dell’elevatissimo livello di perdite che subirebbero le forze NATO in un conflitto analogo a quello in corso in Ucraina, che il capitolo a ciò dedicato prevede in 3.600 perdite al giorno, ossia più di 100.000 perdite al mese.

Nella IIGM, le FFAA statunitensi subirono un totale di 405,399 morti, di cui 291,557 in battaglia, e 670,846 feriti, v. https://dcas.dmdc.osd.mil/dcas/app/summaryData/casualties/principalWars

Buona lettura. Roberto Buffagni

Un appello all’azione:

Lezioni dall’Ucraina per le forze armate del futuro

Katie Crombe & John A. Nagl, “A Call to Action: Lessons from Ukraine for the Future Force,” Parameters 53, no. 3 (2023), doi:10.55540/0031-1723.3240. https://press.armywarcollege.edu/parameters/vol53/iss3/10/

ABSTRACT: Cinquant’anni fa, l’esercito degli Stati Uniti si trovò di fronte a un punto di inflessione strategica dopo il fallimento dello sforzo controinsurrezionale in Vietnam. In risposta alle lezioni apprese dalla guerra dello Yom Kippur, fu creato lo United States Army Training and Doctrine Command [Comando per l’addestramento e la dottrina dell’esercito degli Stati Uniti, N.d.C.] per riorientare il pensiero e la dottrina sulla minaccia convenzionale sovietica. L’Esercito di oggi deve accogliere il conflitto russo-ucraino come un’opportunità per riorientare la forza, trasformandola in un esercito lungimirante e formidabile come quello che vinse l’operazione Desert Storm. Questo articolo suggerisce i cambiamenti che l’Esercito dovrebbe apportare per preparare il successo nelle operazioni di combattimento multidominio su larga scala nell’odierno punto di inflessione strategico.

 

Andrew S. Grove, presidente e CEO di Intel Corporation, nel 1988 ha coniato l’espressione punto di inflessione strategico” per designare un cambiamento fondamentale nel benessere di un’organizzazione.1

Egli ha rappresentato visivamente il punto di inflessione come il momento esatto in cui la natura dell’organizzazione cambia in modo sottile ma profondo e duraturo, conducendola sulla via della crescita o del declino. In questo punto di svolta, i leader più abili e creativi riconoscono e accettano questa sfida, facendo progredire le loro organizzazioni per affrontarla. I leader rigidi, esitanti o avversi al rischio non accettano la sfida, portando all’irrilevanza e, in ultima analisi, al fallimento della loro organizzazione.

Cinquant’anni fa, nel 1973, l’esercito degli Stati Uniti si trovò di fronte a un punto di inflessione strategico. L’intervento degli Stati Uniti in Vietnam aveva lasciato l’esercito demoralizzato, e la leadership americana aveva assistito alla quasi sconfitta delle forze armate egiziane equipaggiate con mezzi sovietici contro le forze di difesa israeliane, equipaggiate con mezzi statunitensi, nella guerra dello Yom Kippur. In risposta, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito degli Stati Uniti istituì lo United States Army Training and Doctrine Command [Comando per la formazione e la dottrina dell’Esercito degli Stati Uniti] (TRADOC) per riorientare il pensiero e la dottrina sulla minaccia convenzionale sovietica. Per guidare l’impresa, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito degli Stati Uniti (CSA) Creighton William Abrams Jr. scelse il Generale William E. DePuy, un intellettuale rivoluzionario e un leader in combattimento. La nuova organizzazione di DePuy fu incaricata di studiare la guerra dello Yom Kippur per sviluppare concetti, guidare le modifiche agli approvvigionamenti e ai materiali e preparare l’esercito a combattere una guerra moderna.2 Il Segretario alla Difesa James R. Schlesinger, Abrams e DePuy si resero conto che l’Esercito si trovava in una fase critica e che solo un cambiamento monumentale avrebbe potuto preparare le forze armate al cambiamento del carattere della guerra. Sarebbero passati 50 anni prima che emergesse il prossimo grande punto di inflessione che avrebbe suggerito la necessità di cambiamenti nella dottrina e nei materiali.

Cinquant’anni dopo, l’Esercito si trova di fronte a un nuovo punto di inflessione strategico, una scelta che modifica il modo fondamentale in cui l’Esercito degli Stati Uniti si prepara alla prossima battaglia. Mentre l’establishment della Difesa esce da 20 anni di operazioni di controinsurrezione e inizia a prendere in considerazione un futuro di operazioni di combattimento su larga scala, il conflitto russo-ucraino in corso mette in evidenza il carattere mutevole della guerra: una guerra futura caratterizzata da sistemi d’arma autonomi avanzati, intelligenza artificiale e una percentuale di perdite che gli Stati Uniti non sperimentavano dalla Seconda guerra mondiale.

Un esercito americano ancora alle prese con le lezioni dell’Afghanistan deve accogliere il conflitto russo-ucraino come un’opportunità per progredire verso la creazione di una forza e di una direzione strategica lungimirante e formidabile come quella che il TRADOC ha costruito per gli Stati Uniti prima dell’operazione Desert Storm.3 Nell’autunno del 2022, un gruppo di docenti e studenti dell’US Army War College si è riunito intorno a questo appello all’azione. Il team riteneva che la guerra tra Russia e Ucraina, che si stava svolgendo sotto i loro occhi, fosse un campanello d’allarme per l’Esercito in tutte le funzioni tradizionali di combattimento, che richiedeva anche un cambiamento culturale di tutta l’impresa di istruzione, addestramento e dottrina dell’Esercito, per integrare le nuove lezioni apprese e guidare il cambiamento in tutti i livelli dell’Esercito.

Istruzione, formazione e le radici del TRADOC

Durante la sua prima esperienza in Normandia, DePuy ha visto la sua divisione perdere il 100% dei suoi uomini arruolati e il 150% dei suoi ufficiali in sei settimane, così ricevendo una profonda lezione sulle conseguenze di una leadership inadeguata e di un addestramento insufficiente. Per il resto della sua carriera si è dedicato allo sviluppo dei leader, in particolare a equilibrare la necessità dell’educazione e dell’addestramento. DePuy ha capito la necessità di collegare il cosa e il come (formazione) con il perché e il se (educazione) in un contesto formativo orientato all’efficacia delle prestazioni.

È importante notare che dopo la guerra dello Yom Kippur, DePuy ha anche riorientato la dottrina verso l’elaborazione di manuali di combattimento che insegnassero specificamente alle truppe di prima linea e di supporto come l’Esercito avrebbe combattuto su un campo di battaglia moderno a tutti i livelli, dalla squadra al quartier generale di divisione.4 L’obiettivo dei manuali era orientare soldati e ufficiali sui modi pratici per ottimizzare i sistemi d’arma dell’Esercito americano, e ridurre al minimo le vulnerabilità dei sistemi del nemico. Voleva far uscire lo sviluppo del combattimento dalla prospettiva di un futuro ambiguo e lontano, per passare a un addestramento in tempo reale capace di anticipare le minacce imminenti.5 Infine, DePuy credeva che un’accurata selezione e addestramento dei soldati, compreso l’addestramento dei leader e delle unità, fosse fondamentale per raggiungere la prontezza di combattimento. L’eredità di DePuy vive oggi in due comandi. Lo United States Army Futures Command [Comando Futuri Sviluppi dell’Esercito degli Stati Uniti, N.d.C.] ha la responsabilità di individuare le priorità di trasformazione e innovazione, e dovrebbe certamente prestare molta attenzione alla guerra in Ucraina, ma il figlio primogenito di DePuy, il TRADOC, può riportare l’Esercito alle basi dell’educazione, dell’addestramento e dello sviluppo della dottrina al ritmo che prese alla sua fondazione, un ritmo che ha portato a una spietata definizione delle priorità e a una nuova valutazione.

Perché ora?

Il generale Mark A. Milley, Capo degli Stati Maggiori Riuniti, ha definito l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022 la “più grande minaccia alla pace e alla sicurezza dell’Europa e forse del mondonei suoi 42 anni di servizio in uniforme.6 Il conflitto in Europa e l’arrivo dell’intelligenza artificiale e dei sistemi d’arma autonomi e ipersonici indicano cambiamenti fondamentali nel carattere della guerra e nel modo in cui combattono le forze armate.7 Come dopo la Guerra dello Yom Kippur, l’Esercito degli Stati Uniti deve esaminare la guerra russo-ucraina per trarne insegnamenti per la dottrina, l’organizzazione, l’addestramento, i materiali, l’educazione militare professionale e lo sviluppo dei leader dell’Esercito, e deve integrare tutti questi insegnamenti nell’organizzazione,

addestramento ed equipaggiamento di una forza in grado di vincere i futuri conflitti di qualsiasi tipo. Su richiesta del TRADOC, un piccolo gruppo di docenti e studenti dell’Army War College ha iniziato quest’anno un esame che ha fruttato un certo numero di risultati meritevoli di ulteriore approfondimento nei settori del comando e del controllo, del comando di missione, del rimpiazzo e della reintegrazione dei caduti, dell’intelligenza artificiale, dell’intelligence, dell’inganno e delle operazioni multidominio. Mentre il team del War College ha prodotto analisi su ciascuna di queste aree, che speriamo di pubblicare presto, contenute nella lunghezza di un articolo, il presente articolo si occuperà dei punti salienti di ciascuna area, a turno.

Comando e controllo

Vent’anni di operazioni di controinsurrezione e antiterrorismo in Medio Oriente, in gran parte rese possibili dal dominio aereo, nelle comunicazioni e nel campo elettromagnetico, hanno generato catene di comando che si affidavano a linee di comunicazione perfette e incontestate e a una straordinaria e accurata immagine operativa condivisa del campo di battaglia, trasmessa in tempo reale a personale co-locato in grandi centri operativi congiunti. La guerra Russia- Ucraina evidenzia che la segnatura elettromagnetica emessa dai posti di comando degli ultimi 20 anni non può sopravvivere contro il ritmo e la precisione di un avversario che possiede tecnologie basate su sensori, guerra elettronica e sistemi aerei senza equipaggio o ha accesso alle immagini satellitari; questo include quasi tutti gli attori statali o non statali che gli Stati Uniti potrebbero trovarsi a combattere nel prossimo futuro. L’Esercito deve concentrarsi sullo sviluppo di sistemi di comando e controllo e di posti di comando mobili che consentano il movimento continuo, la collaborazione distribuita e la sincronizzazione di tutte le funzioni belliche per ridurre al minimo la segnatura elettronica. Secondo quanto ci viene riferito, i posti di comando dei battaglioni ucraini sono composti da sette soldati che scavano una buca e ne saltano fuori due volte al giorno; anche se questo standard sarà difficile da raggiungere per l’Esercito americano, indica una direzione molto diversa da quella dei posti di comando fortificati che abbiamo seguito per due decenni.8

La cultura si mangia la strategia a colazione

Forse più importante della messa in campo di nuovi sistemi di comando e controllo è il cambiamento culturale necessario per integrare il comando e il controllo distribuito, più comunemente noto come comando di missione. Quando Milley era capo di Stato Maggiore dell’Esercito, spiegava il comando di missione attraverso il concetto di “disobbedienza disciplinata”, in cui i subordinati sono autorizzati a compiere una missione per raggiungere lo scopo prefissato dal comandante, anche se per farlo devono disobbedire a un ordine o a un compito specifico. In assenza di una comunicazione perfetta, si deve poter confidare che l’ufficiale subalterno o il soldato prenderanno la decisione giusta in battaglia, senza dover chiedere l’approvazione per piccoli aggiustamenti.9

Il comando di missione non è una dottrina da scrivere, testare e accantonare. Deve essere vissuto, addestrato, provato e accolto come parte integrante delle operazioni quotidiane e dell’addestramento in guarnigione e in combattimento a ogni livello. L’avvento dell’intelligenza artificiale offre alle forze armate statunitensi l’opportunità di immaginare daccapo il comando di missione, e di testarlo in ambienti di simulazione virtuale. Non possiamo aspettarci che una brigata che microgestisce i compiti della guarnigione possa eseguire con successo le operazioni di combattimento, al tasso di logoramento che si registra nelle moderne operazioni di combattimento su larga scala. La disobbedienza disciplinata richiede iniziativa per comprendere e realizzare le intenzioni, gli obiettivi finali, i vincoli e le restrizioni voluti dal comandante. I leader e i subalterni devono essere brillanti nelle nozioni di base, ma devono anche essere in grado di integrare il cambiamento e di pensare in modo critico. La fiducia è l’ingrediente essenziale per il comando di missione, ma cambiare la cultura organizzativa dell’Esercito per incoraggiare i leader senior a responsabilizzare e sostenere i subordinati è un compito enormemente difficile, che richiederà un’attenzione specifica da parte dei leader senior dell’Esercito.10

Perdite, rimpiazzi e reintegrazioni

La guerra tra Russia e Ucraina sta mettendo a nudo significative vulnerabilità della profondità strategica del personale dell’Esercito e della sua capacità di sopportare e rimpiazzare le perdite11. I pianificatori medici di teatro dell’Esercito possono prevedere una percentuale costante di circa 3.600 caduti al giorno, tra gli uccisi, i feriti o gli affetti da malattie o altre lesioni non ricevute battaglia.12 Con un tasso di rimpiazzo previsto del 25%, il sistema del personale richiederà 800 nuove unità al giorno. Per fare un confronto, gli Stati Uniti hanno subito circa 50.000 perdite in due decenni di combattimenti in Iraq e Afghanistan. In operazioni di combattimento su larga scala, gli Stati Uniti potrebbero subire lo stesso numero di vittime in due settimane.13

Oltre alla disobbedienza disciplinata necessaria per eseguire un efficace comando di missione, l’Esercito degli Stati Uniti si trova ad affrontare una terribile combinazione tra carenza nel reclutamento e riduzione della Individual Ready Reserve [Riserva composta da ex membri effettivi o della riserva dell’esercito, N.d.C.] Questa carenza nel reclutamento, pari a quasi il 50% nelle carriere che preparano le truppe di prima linea, è un problema longitudinale. Ogni soldato di fanteria e forze corazzate che non reclutiamo oggi è una risorsa strategica per la mobilitazione che non avremo nel 2031.14 La Individual Ready Reserve, che era di 700.000 unità nel 1973 e di 450.000 nel 1994, è ora composta da 76.000 unità.15 Questi numeri non sono in grado di colmare le lacune esistenti nella forza attiva, per non parlare del rimpiazzo delle perdite o dell’espansione delle forze in un’operazione di combattimento su larga scala. Ne consegue che il concetto anni ’70 di una forza interamente volontaria ha superato la sua validità, e non è in linea con l’attuale ambiente operativo. La rivoluzione tecnologica descritta di seguito suggerisce che questa forza ha raggiunto l’obsolescenza. Il fabbisogno di truppe per operazioni di combattimento su larga scala potrebbe richiedere un ripensamento della forza tutta volontaria degli anni ’70 e ’80, e un passaggio alla coscrizione parziale.16

Il mutamento del carattere della guerra

L’aumento drastico del numero di caduti, con le conseguenti implicazioni per la struttura delle forze e i requisiti di disponibilità di personale, è solo uno dei molti cambiamenti drammatici nel carattere della guerra. L’uso onnipresente di veicoli aerei senza pilota, di veicoli di superficie senza pilota, di immagini satellitari, di tecnologie basate su sensori, di smartphone, di collegamenti dati commerciali e di intelligence open-source sta cambiando radicalmente il modo in cui gli eserciti combatteranno sul terreno, proprio come i veicoli aerei senza pilota hanno cambiato il modo in cui le forze aeree conducono le operazioni in questo secolo.17 Questi sistemi, insieme alle emergenti piattaforme di intelligenza artificiale, accelerano drasticamente il ritmo della guerra moderna. Strumenti e tattiche che erano considerati capacità di nicchia nei conflitti precedenti stanno diventando sistemi d’arma primari che richiedono formazione e addestramento per essere compresi, sfruttati e contrastati. Gli attori non statali e gli Stati nazionali meno capaci possono ora acquisire e capitalizzare tecnologie che avvicinano i poteri di Davide a quelli di Golia.

Al di là dei cambiamenti militari, le società transnazionali del settore commerciale stanno svolgendo un ruolo operativamente significativo nello spazio di battaglia dell’intelligenza artificiale e dell’informazione. Queste aziende private stanno aumentando esponenzialmente l’efficacia dell’elaborazione, dello sfruttamento e della diffusione dell’intelligence, del puntamento dinamico e del fuoco. Un partenariato pubblico-privato fondato sulla trasparenza è essenziale nella preparazione e nell’impegno in un conflitto. Questa partnership dovrebbe formarsi già in guarnigione, e le esercitazioni di addestramento con aziende private andrebbero incorporate nei giochi di guerra, nella pianificazione, nelle esercitazioni e nella sperimentazione, per assicurare che i soldati abbiano familiarità con i sistemi che potrebbero rivelarsi vitali nei combattimenti futuri – e in modo che le aziende private possano comprendere meglio le capacità di cui le forze armate hanno bisogno.18

Integrazione dell’inganno e uso più intenso di intelligence non classificata

L’incorporazione di intelligence open-source e declassificata nello spazio informativo si è dimostrata immediatamente efficace all’inizio del conflitto ucraino, modificando le reazioni interne, internazionali e avversarie al momento della sua diffusione. Questa tecnica giocherà un ruolo importante nei conflitti futuri e, quando sarà vantaggioso, l’intelligence open-source dovrà essere integrata nell’intelligence fusion [capacità di integrare tutte le fonti di intelligence nella “knowledge matrix”, N.d.C.] per garantire una rapida diffusione al pubblico, sempre assicurandosi che il beneficio della divulgazione dell’intelligence valga il possibile rischio per le fonti e i metodi, insito in qualsiasi sforzo di declassificazione. Sebbene molti esempi di applicazione delle informazioni open- source alla guerra in Ucraina non possano essere discussi in questo articolo, uno che può essere discusso è il crowdsourcing di possibili crimini di guerra per consentire l’attribuzione e l’eventuale perseguimento dei colpevoli.19

Al di là dell’incorporazione di intelligence open-source, l’istruzione e l’addestramento militare professionale dell’Esercito devono includere istruzioni di base sulle operazioni di inganno, data la trasparenza senza precedenti osservata durante le operazioni in Ucraina. Le Forze armate ucraine sono eccezionalmente abili nell’inganno a livello strategico, operativo e tattico, un effetto che richiede sinergia e fiducia per integrare le capacità nei vari settori.20

Operazioni multidominio

L’Esercito degli Stati Uniti continua a fare progressi significativi nello sviluppo delle operazioni multidominio (MDO), con la sua terza task force MDO, che ha

raggiunto la piena capacità operativa nel maggio 2023. Queste task force, specifiche per ogni teatro, incorporano effetti di precisione a lungo raggio, tra cui cyber, guerra elettronica, intelligence e fuoco a lungo raggio per contrastare le minacce ibride di Russia e Cina.21 Sebbene le task force MDO si stiano modernizzando rapidamente, anche il resto dell’esercito deve comprendere e incorporare i principi delle operazioni multidominio che caratterizzeranno le guerre future. I requisiti di comunicazione e visualizzazione per una task force MDO onnisciente e onniveggente sono significativi e in gran parte inamovibili, il che significa che le unità di manovra più piccole devono comprendere le capacità di una task force MDO senza necessariamente avere libero accesso ad essa. Le unità più piccole devono anticipare le lacune nelle difese nemiche e sfruttare i vantaggi emergenti.22 L’anticipazione, lo sfruttamento e il comando di missione non avvengono spontaneamente, in modo organico; tutti richiedono formazione, addestramento e dottrina.

Dopo aver esaminato le operazioni multidominio durante il conflitto tra Russia e Ucraina, il team di studio afferma che l’Esercito dovrebbe rivalutare i ruoli e le responsabilità dei quartier generali di scaglione per tenere conto delle operazioni multidominio e di altre strutture organizzative emergenti come la Penetration Division [Divisione corazzata pesante, N.d.C.].23 L’Esercito deve espandere i collegamenti tra esercitazioni congiunte, combattenti a livello divisionale, e rotazioni per l’addestramento al combattimento, per insegnare la sincronizzazione della convergenza e delle armi combinate nel contesto delle operazioni multidominio.24 I manuali del passato “come si combatte” di DePuy, reinventati come piattaforme di chat alimentate da basi di conoscenza generativa dell’intelligenza artificiale, e sovrapposti alle rotazioni del Centro nazionale di addestramento, alle esercitazioni dei combattenti di divisione e di corpo d’armata, e all’addestramento delle piccole unità, costituirebbero l’attività di convergenza definitiva.

E allora?

Grove riteneva che un punto di inflessione strategico raramente si annuncia da sé, ma si presenta piuttosto come un’occasione che, se colta, può portare chiarezza nel caos e far imboccare una nuova strada, che permetta all’organizzazione di affrontare la sfida del momento, piuttosto che seguire una strada comoda ma senza uscita. L’Esercito di oggi ricorda quello del 1973, ricco di esperienze, conoscenze e opportunità di cambiamento. Il TRADOC è stato istituito per trasformare l’Esercito nella

potenza terrestre meglio addestrata, equipaggiata, guidata e organizzata del mondo. Le esperienze di DePuy nella Seconda Guerra Mondiale e in Vietnam e lo studio della Guerra dello Yom Kippur lo hanno portato a credere che la trasformazione dell’Esercito in una potenza terrestre in grado di sconfiggere un nemico moderno richiedesse una revisione concettuale e dottrinale a livello di Esercito. Riteneva che gli ufficiali dovessero essere intellettualmente capaci, e dava importanza a coloro che erano in grado di risolvere i problemi con rapidità e di istituzionalizzare rapidamente il cambiamento in tutta l’organizzazione.

L’Esercito del 2023 si trova di fronte a un punto di inflessione simile, un’opportunità per rivalutare l’istruzione militare professionale che soldati e ufficiali ricevono nei centri di eccellenza TRADOC, le loro esperienze di addestramento nei centri di formazione nazionali e l’addestramento e l’istruzione quotidiani che ricevono nel corso della carriera. Il concetto di battaglia aerea in appoggio alle forze di terra derivato dalla guerra dello Yom Kippur (dopo il fallimento dell’incursione nella Difesa attiva) potrebbe ora trasformarsi in una battaglia terrestre con intelligenza artificiale, informata dalla guerra Russia- Ucraina e da un futuro di veicoli da combattimento terrestri in gran parte senza equipaggio o con equipaggio remoto. L’Esercito deve riesaminare l’impalcatura di tutto, dai corsi di base alle scuole di guerra, e orientare le lezioni su ciò che si impara oggi, incorporando l’azione bellica in tempo reale nelle aule e nei campi di battaglia simulati. Sebbene la modernizzazione sia spesso focalizzata sull’aspetto materiale del progresso, il lavoro più pesante si svolge quando si integra il nuovo materiale con la dottrina, l’organizzazione, l’addestramento, la leadership, il personale e le strutture. Per rimanere al passo con il rapido cambiamento del carattere della guerra, il TRADOC deve guidare questa iniziativa ora, adattando l’istruzione e l’addestramento in tempo reale. Sebbene la crisi sia un utile crogiolo per l’innovazione, l’Esercito degli Stati Uniti deve assicurarsi di catturare questi rapidi cambiamenti in modo che possano essere immediatamente inseriti nella dottrina, implementati nell’addestramento e inseriti nella vita quotidiana dei soldati in guarnigione e in combattimento.

Le Forze Armate dell’Ucraina stanno pagando con il sangue lezioni che non solo preservano la loro libertà, ma possono anche aiutare l’Esercito degli Stati Uniti a dissuadere e, se necessario, a combattere e vincere guerre future a un costo inferiore di vite e di spesa.25 Sarebbe un disonore per i sacrifici di questi soldati e per la memoria del generale DePuy non prestare la massima attenzione.

Katie Crombe

Il tenente colonnello Katie Crombe è una stratega dell’esercito attualmente assegnata allo Stato Maggiore Congiunto. È stata il capo dello staff di un progetto di ricerca integrato commissionato dal TRADOC durante l’anno accademico 2023 presso l’US Army War College.

John A. Nagl

John A. Nagl è professore di studi sul combattimento presso l’US Army War College. È stato direttore di un progetto di ricerca integrato commissionato dal TRADOC durante l’anno accademico 2023 presso l’US Army War College.

Bibliografia selezionata

Bradley, Jay. “Fires in the Ukraine War.” Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023.

Chadwick, Steve. “MDO and the Ukrainian War.” Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023.

Dukes, Brian. “Senior Leader Resilience and Replacement.” Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023.

Grabchak, Volodymyr, and Myra Naqvi. “Ukrainian History and Perspective.” Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023.

Huffman, Clay. “Intelligence in the Ukraine War.” Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023.

Junius, Jamon K. “Mission Command in the Ukraine War.” Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023.

Sarmiento, Dennis. “Medical Implication of the Ukrainian War.” Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023.

Trynosky, Stephen K. “Paper TigIRR: The Army’s Diminished Strategic Personnel Reserve in an Era of Great Power Competition.” Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023.

Ringraziamenti: Gli autori desiderano ringraziare gli autori degli articoli citati in questo articolo e i membri del team di facoltà Al Lord, Jerad Harper, Rebecca Jensen e Dan Miller; gli studenti Dale Caswell, Matt Holbrook, Thomas Kunish, Jason Lojka, Povilas Strazdas

1 Andrew S. Grove, Only the Paranoid Survive: How to Exploit the Crisis Points That Challenge Every Company (New York: Currency Doubleday, 1996), 32.

2 Henry G. Gole, General William E. DePuy: Preparing the Army for Modern War (Lexington: University Press of Kentucky, 2008)

3 John A. Nagl, “Why America’s Army Can’t Win America’s Wars,” Parameters 52, no. 3 (Autumn 2022): 7–19, https://press.armywarcollege.edu/parameters/vol52/iss3/3/ .

4 Romie L. Brownlee and William J. Mullen III, Changing An Army: An Oral History of General William E. DePuy, USA Retired, Center for Military History Publication (CMH Pub) 70-23 (Carlisle, PA: United States Military History Institute, 1988), 182–85, 188–89, https://history.army.mil/html /books/070/70-23/CMH_Pub_70-23.pdf

5 Brownlee and Mullen, Changing an Army, 189.

6 Jim Garamone, “Potential for Great Power Conflict ‘Increasing,’ Milley Says,” DOD News, U.S. Department of Defense (website), April 5, 2022, https://www.defense.gov/News/News-Stories /Article/Article/2989958/potential-for-great-power-conflict-increasing-milley-says/ .

7 John Grady and Sam LaGrone, “CJCS Milley: Character of War in Midst of Fundamental Change,” USNI News (website), December 4, 2020, https://news.usni.org/2020/12/04/cjcs-milley-character -of-war-in-midst-of-fundamental-change

8 Colloquio tra un ufficiale generale dell’esercito statunitense e il comandante di un battaglione ucraino

9 C. Todd Lopez, “Future War Requires ‘Disciplined Disobedience,’ Army Chief Says,” Army (website), May 5, 2017, https://www.army.mil/article/187293/future_warfare_requires_disciplined disobedience_army_chief_says

10 Jamon K. Junius, “Mission Command in the Ukraine War” (Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023).

11 Brian Dukes, “Senior Leader Resilience and Replacement” (Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023); and Dennis Sarmiento, “Medical Implication of the Ukrainian War” (Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023).

12 Headquarters, Department of the Army (HQDA), Sustainment Operations, Field Manual (FM) 4-0 (Washington DC: HQDA, July 2019), 4-4.

13 Department of Defense (DoD), Casualty Status (Washington, DC: DoD, May 22, 2023), https://www.defense.gov/casualty.pdf.

14 Stephen K. Trynosky, “Paper TigIRR: The Army’s Diminished Strategic Personnel Reserve in an Era of Great Power Competition” (Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023), 22.

15 Trynosky, “Paper TigIRR,” 20

16 Kent Park, “Was Fifty Years Long Enough? The All-Volunteer Force in an Era of Large-Scale Combat Operations” (Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023)

17 Jay Bradley, “Fires in the Ukraine War” (Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023)

18 Schuyler Moore and Mickey Reeve, “U.S. Central Command Holds a Press Briefing on Their Employment of Artificial Intelligence and Unmanned Systems” (transcript), U.S. Department of Defense (website), December 7, 2022, https://www.defense.gov/News/Transcripts/Transcript/Article/3239281 /us-central-command-holds-a-press-briefing-on-their-employment-of-artificial-int/.

19 Deb Amos, “Open Source Intelligence Methods Are Being Used to Investigate War Crimes in Ukraine,” Newshour, PBS (website), June 12, 2022, https://www.npr.org/2022/06/12/1104460678 /open-source-intelligence-methods-are-being-used-to-investigate-war-crimes-in-ukr

20 Clay Huffman, “Intelligence in the Ukraine War” (Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023).

21 Charles McEnany, “Multi-Domain Task Forces: A Glimpse at the Army of 2035,” Association of the United States Army (website), March 2, 2022, https://www.ausa.org/publications/multi-domain -task-forces-glimpse-army-2035.

22 Jesse L. Skates, “Multi-Domain Operations at Division and Below,” Military Review (January-February 2021), 68–75, https://www.armyupress.army.mil/Journals/Military-Review /English-Edition-Archives/January-February-2021/Skates-Multi-Domain-Ops/

23 Nathan A. Jennings, “Considering the Penetration Division: Implications for Multi-Domain Operations,” Land Warfare Paper 145 (Arlington, VA: Association of the United States Army, 2022), https:// www.ausa.org/publications/considering-penetration-division-implications-multi-domain-operations

24 Steve Chadwick, “MDO and the Ukrainian War” (Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023).

25 Volodymyr Grabchak and Myra Naqvi, “Ukrainian History and Perspective” (Strategic Research Paper, US Army War College, Carlisle, PA, 2023).

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SITREP 13/9/23: Venti di cambiamento, di SIMPLICIUS THE THINKER

SITREP 13/9/23: Venti di cambiamento

Cosa c’è in un nome?
Cominciamo oggi con un’angolazione interessante degli sviluppi globali in corso. L’assemblea del G20 in India è stata un momento spartiacque “silenzioso” che sarà ricordato come un’altra pietra miliare nella marcia ormai inesorabile verso il crollo dell’egemonia occidentale.

Per la prima volta l’India è tornata a usare il suo antico nome di Bharat, con Modi seduto dietro un cartello con il nuovo nome al vertice:

Si tratta di una potente mossa di decolonizzazione che segna l’ascesa di un mondo orientale e del “Sud globale” che si sta finalmente risvegliando in massa per ripudiare i legami con l’Occidente, sia fisici che psicologici e spirituali, che li hanno incatenati per così tanto tempo.

Nel 2014, il famoso yogi Sadhguru ha spiegato perfettamente il significato del fatto che l’India debba adottare il suo vero nome piuttosto che quello imposto dai colonizzatori:

“Quando qualcuno ti conquista, la prima cosa che fa è cambiarti il nome. Questa è la tecnologia del dominio, la tecnologia della schiavitù”.

Egli afferma che Bharat è un mantra di potere:

Alcuni detrattori, tuttavia, ritengono che il nuovo cambiamento di postura rappresenti una pericolosa svolta nel movimento nazionalista indù e possa scatenare repressioni contro le minoranze etniche.

Ma questo è un movimento più ampio di liberazione dei popoli di tutto il mondo, che finalmente assistono alla caduta dell’Occidente e non hanno più paura di abbracciare la propria storia, assumendo il controllo della propria agenzia e del proprio destino.

Tutto ciò avviene non molto tempo dopo che anche la Turchia si è liberata della sua patina occidentalizzata e si è dichiarata Türkiye, cambiando ufficialmente il nome del Paese.

Tutto questo avviene all’ombra della storica decolonizzazione che sta attraversando l’Africa, dove i Paesi francofoni in particolare si stanno opponendo una volta per tutte agli occupanti di un tempo. Questi cambiamenti segnano una svolta importante nella coscienza globale. L’Occidente non è mai sembrato più fragile, più “senza idee” per la futura leadership del mondo. Non è mai apparso così “dalla parte sbagliata della storia” come oggi, con il suo terrorismo economico assolutamente disumano e onnipresente, dove 1/4 o 1/3 dei Paesi del mondo sono attualmente sotto sanzione da parte degli Stati Uniti, per non parlare della sua ingegneria sociale ancora più disumana, che spinge vasti cambiamenti innaturali sul tessuto sociale dell’umanità nei modi più coercitivi possibili.

Questi spostamenti tettonici non sono sfuggiti ad alcuni dei pensatori più incisivi del mondo. Alexander Dugin è stato tra i primi a notare il cambiamento di mare. In un nuovo post, descrive la nuova “escatologia” del mondo emergente. Non sono un duginista incallito, di per sé, quindi posso solo supporre che stia usando il termine non in senso teologico ma piuttosto heideggeriano (era un seguace di Heidegger, dopotutto), ovvero l’escatologia come una sorta di destino manifesto dell’uomo, o vero essere. In breve, sta dicendo che i Paesi di tutto il mondo si stanno liberando delle facciate e dei falsi mantelli imposti in precedenza e stanno tornando alle loro radici, riabbracciando la loro essenza storica.

Dugin lo collega alla confutazione finale della fallacia di Francis Fukuyama, secondo cui la “fine della storia” sarebbe arrivata con la caduta dell’Unione Sovietica e il “liberalismo” sarebbe stato il tessuto escatologico finale per tutta l’umanità fino alla fine dei tempi. Ma il nuovo cambiamento globale rappresenta un risveglio delle culture più antiche del mondo, che hanno finalmente capito che il culto pseudo-religioso del “liberalismo” occidentale è in realtà un vicolo cieco.

Infine, per tornare dall’alto e dall’astratto agli sviluppi concreti sul campo, notiamo che l’altra grande scossa si è avuta quando l’Occidente, e gli Stati Uniti in particolare, hanno ricevuto un grosso schiaffo. in particolare, hanno ricevuto un grosso schiaffo quando l’intero G20 si è rifiutato di dichiarare il conflitto ucraino come “aggressione” da parte della Russia, definendolo una “guerra in Ucraina” piuttosto che una “guerra contro/contro l’Ucraina [da parte della Russia]”, con un netto distacco dal vertice di Bali del novembre dello scorso anno, dove la maggior parte dei Paesi aveva condannato l'”aggressione” della Russia.

Dalla BBC:

Nel tentativo di rafforzare la propria influenza, in particolare in Africa, l’Occidente ha invitato l’Unione Africana al G20 come membro permanente nella sua interezza, tutti i 55 membri. Ma il lustro semplicemente non c’era, dato che i leader del G20 si sono persino rifiutati di fare una foto di gruppo tra loro per la prima volta, secondo alcune fonti a causa della “presenza della delegazione russa”.

Un altro esempio di quanto poco sia rimasto all’Occidente al di là di stratagemmi disperati e comportamenti infantili.

In definitiva, questo analista russo ha descritto al meglio la situazione: nonostante Putin non fosse nemmeno presente, la Russia ha “vinto il G20”:

⚡️⚡️⚡️La seguente è un’opinione simile. Sergey Markov:La Russia ha vinto il vertice del G20 a Bharat India. La dichiarazione è stata adottata. In essa, la Russia e il Sud globale hanno imposto la loro formula all’Occidente collettivo. L’Occidente ha ceduto. L’Occidente voleva la frase “guerra della Russia contro l’Ucraina”. L’Occidente voleva che si sostenesse un accordo sul grano solo per l’accesso al grano dall’Ucraina. Ma nella dichiarazione, la formula è “grano sia dalla Federazione Russa che dall’Ucraina”. “Il Sud Globale ha sconfitto il Collettivo Occidentale in queste formule, perché il Sud Globale e la Russia sono diventati più forti e più consolidati. Hanno allargato i BRICS, e ora l’Occidente si sta arrendendo, se ne sta andando, rosicchiandosi la coda come un lupo ferito. A Bali c’è stata un anno fa “l’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina” ed è stata allora la nostra sconfitta. E ora la nostra formula è “guerra in Ucraina”. L’anno prossimo ci sarà la “SVO”? O la liberazione dell’Ucraina? ⚡️⚡️⚡️
Detto questo, è giusto dire che l’Ucraina non riceverà presto un invito:

Novità sulle armi
L’altra sezione che volevo trattare oggi riguarda specificamente alcuni degli ultimi aggiornamenti sullo sviluppo delle armi. Ci sono state una serie di notizie recenti particolarmente interessanti su questo argomento, quindi potremmo esplorarle tutte in una volta sola.

1. Una fonte russa ha annunciato che la Russia ha testato per la prima volta una versione Fab-1500 della bomba glide UMPC, che avrebbe colpito con precisione il bersaglio. Secondo quanto riferito, i Su-34 possono trasportare fino a 2 bombe di questo tipo.

FighterBomber (account collegato all’aeronautica militare russa) fornisce i dettagli sul perché ci sia voluto più tempo per sviluppare questa variante:

Dopo molti mesi di tentativi ed errori, un paio di giorni fa il primo UMPC FAB-1500 M54 ha trovato con precisione il suo bersaglio di combattimento con un colpo diretto.Il conto alla rovescia degli hohlofrags è iniziato! Per alcune ragioni, i progettisti non hanno potuto semplicemente aumentare gli UMPC utilizzati sui calibri da 500 e 250 kg e attaccarli al camion. Pertanto, possiamo dire che tutto è dovuto partire quasi da zero. Nuova cellula, nuovi meccanismi. Tutto è solido, ma tutto è nuovo. E alla fine tutto ha funzionato. Allo stesso tempo, sono stati in grado di aumentare la portata di sgancio di … volte rispetto agli UMPC di calibro inferiore. In altre parole, questo è il nostro UMPKashka a più lunga gittata che esista.

Con una precisione dichiarata di 5 metri, solo il cratere dell’esplosione della bomba raggiunge i quindici metri di diametro, e l’area colpita è di oltre due chilometri quadrati. Solo l’esplosivo di questa bomba è inferiore ai 700 kg, mentre il Su-34 trasporta e può già operare con due UMPC di questo tipo, e in futuro sarà in grado di operare con tre munizioni, su uno o più bersagli in un solo passaggio.C’è ancora molto da completare, molto da migliorare, da passare attraverso l’inevitabile processo di rimpicciolimento e scuotimento, ma il lavoro di combattimento di successo è iniziato in un’ora e mezza.Permettetemi di ricordare che le creste attualmente non hanno alcuna protezione contro gli UMPC. Sì, finora i casi di utilizzo di UMPC di questo tipo sono isolati, ce ne sono ancora pochi, ma credo che entro un mese l’industria organizzerà la loro produzione ai volumi calcolati e voleranno, proprio come volano oggi gli UMPC di calibri più modesti, fino a un centinaio al giorno in tutte le direzioni.E alla luce del fatto che recentemente gli UMPC hanno imparato a lanciare non solo i Su-34 e i Su-35 dell’ultima serie, ma anche i Su-34 della prima serie, credo che questa sia una grande notizia.Oh sì, e oggi voleranno in taxi. Forse proprio in quei secondi in cui state leggendo questo testo.
Si tratta di un affare enorme. Ricordiamo che in un recente articolo di Forbes l’AFU stessa ha ammesso che le nuove bombe plananti sono la singola arma che teme di più:

Il Fab-1500 ha un peso di 1500 kg rispetto ai 500 kg di quelli che attualmente utilizzano più comunemente gli attacchi UMPC “Orthodox JDAM”. Questo oltre al fatto che egli indica che il raggio d’azione di questa bomba è in realtà molto più ampio. Una bomba da 1500 kg ha una potenza enorme, con una testata esplosiva che credo si avvicini ai 700 kg.

La maggior parte dei missili da crociera ha testate di 450-500 kg, ad esempio. Questo sarebbe molto più potente di un grande missile da crociera, ma anche molto più economico da usare. È come avere un missile da crociera Kalibr “a disposizione” da usare quotidianamente in prima linea, per il supporto aereo ravvicinato e in altre situazioni, invece di doverli conservare come si fa attualmente con i costosi missili da crociera.

Se riusciranno a farlo funzionare in numero decente, potrebbe diventare l’arma più terrificante della guerra.

2. Un’altra grande notizia è arrivata con la rivelazione che la Russia ha usato per la prima volta il missile Kinzhal sparato da una piattaforma Su-34:

La ragione per cui questa è una notizia più importante di quanto sembri è che non solo apre un’enorme quantità di nuove piattaforme che possono utilizzare il missile, ma soprattutto permette alla Russia di “mascherare” l’uso del missile in modo molto più efficace.

Vedete, uno dei problemi principali dell’uso del Kinzhal finora è che, operando principalmente dalla piattaforma Mig-31, ha permesso agli Stati Uniti di tracciare potenziali attacchi in modo molto più efficace, dando all’Ucraina un preavviso che va contro l’intera etica di ciò che il Kinzhal dovrebbe rappresentare: vale a dire, attacchi decapitatori fulminei che eliminano la capacità di anticipare o difendersi da essi.

Ma poiché la Russia dispone di un numero limitato di Mig-31 che operano da un numero minore di campi d’aviazione designati, è molto più facile anticipare un imminente attacco Kinzhal quando si vede decollare uno dei Mig-31, cosa che gli Stati Uniti possono fare osservando solo i campi d’aviazione da cui operano, sia con una sorta di satellite che con osservatori a terra (è facile avere un agente che affitta un “appartamento” nelle vicinanze e che può letteralmente vederli decollare dalla sua finestra e riferirlo immediatamente). Ho appena letto questo rapporto di Rybar di circa un mese fa:

Si è verificata una situazione nota in cui il solo decollo di un Mig-31 manda in blocco l’intero Paese dell’Ucraina, che si aspetta un attacco Kinzhal a un qualche centro decisionale (dato che è l’unico tipo di obiettivo per cui un Kinzhal verrebbe normalmente usato).

Ma ora, se i Su-34 possono trasportare il missile, non c’è un modo reale per tracciarlo, perché operano da una gamma molto più ampia di campi, volando un numero molto maggiore di sortite in generale. Ciò significa che un attacco Kinzhal può avvenire in qualsiasi momento, in modo del tutto inaspettato, mettendo in guardia tutti gli obiettivi più sensibili dell’Ucraina.

3. A proposito di aerei e campi d’aviazione. Un curioso aggiornamento sulla saga degli “pneumatici”. Molti hanno riso dopo che la Russia ha apparentemente iniziato a posizionare pneumatici sulle fusoliere a terra di velivoli strategici come il Tu-95. Il tutto è culminato in una nuova foto che mostra come anche i Su-34 siano stati vittime della campagna di pneumatici:

La foto ha scatenato un vortice di risate e di scherno in tutta la rete:

Ma le polemiche si sono rapidamente placate dopo che è stato rivelato che i pneumatici non sono solo un disperato stratagemma per contrastare le granate lanciate dai droni, ma interferiscono con i satelliti SAR (Synthetic Aperture Radar) che scansionano i campi d’aviazione russi su base oraria:

Sembra che la Russia abbia usato ancora una volta l’economica “matita di legno” per sventare gli sforzi miliardari dell’Occidente.

Questo avviene dopo una serie di trucchi navali che la Russia continua a utilizzare per eludere il rilevamento OSINT occidentale delle sue navi, come la continua riverniciatura degli scafi delle navi per creare illusioni ottiche che ostacolano l’identificazione e il tracciamento accurato delle navi russe:

4. Ho scritto tempo fa di come gli Stati Uniti abbiano annunciato un’improvvisa e imminente cancellazione del programma F-22 poco dopo l’inizio dello SMO russo, leggendo chiaramente le foglie di tè del conflitto moderno e rendendosi conto di quanto vecchio e obsoleto fosse diventato il loro vantato “caccia stealth” alla luce della supremazia della difesa aerea russa.

Ora c’è stata un’altra inversione di rotta: questa volta sotto forma di annuncio che gli Stati Uniti cancelleranno il tanto atteso carro armato Abrams:

L’Esercito ha annunciato il 6 settembre che non aggiornerà più il suo vecchio carro armato principale Abrams e che costruirà invece un nuovo veicolo da combattimento.

L’Esercito chiuderà il progetto M1A2 System Enhancement Package versione 4 e svilupperà l’M1E3 Abrams, “che si concentrerà sul miglioramento delle capacità necessarie per combattere e vincere contro le future minacce sul campo di battaglia del 2040 e oltre”, si legge in un comunicato dell’Esercito.

La capacità operativa iniziale è prevista per l’inizio degli anni 2030.

Il Magg. Gen. Glenn Dean, ufficiale esecutivo del programma per i sistemi di combattimento terrestri, ha dichiarato: “La guerra in Ucraina ha evidenziato la necessità critica di protezioni integrate per i soldati, costruite dall’interno invece che aggiunte”.
Questo si aggiunge alla lista crescente di progetti statunitensi abbandonati per la consapevolezza di non poter competere sul campo di battaglia moderno. Per non parlare del fatto che, dopo la distruzione di 2 Challenger, la consegna degli Abrams all’Ucraina sarebbe di nuovo “misteriosamente ritardata”:

5. Tuttavia, gli Stati Uniti non sono gli unici a fare grandi cambiamenti dopo le “dure lezioni” dell’Ucraina. La Russia ha annunciato che i progetti precedenti per il tanto atteso Kurganets-25 non sono più adeguati e saranno riprogettati.

Come si può vedere, il Kurganets è un gigante rispetto ai vecchi modelli di BMP. Dopo aver visto come i colossi occidentali come il Bradley si sono comportati male in azione reale, la Russia sembra stia ridimensionando le cose e tornando a progetti più piccoli e snelli. È interessante notare che anche la decisione sull’Abrams ruotava intorno al desiderio di rendere la piattaforma molto più “leggera” e piccola per i “conflitti futuri”.

In breve: entrambe le parti stanno chiaramente identificando che le grandi armature non sono altro che un bersaglio facile per i moderni sistemi di rilevamento, le ATGM e gli elicotteri d’attacco.

Secondo quanto riferito, l’Armata sta anche ricevendo un aggiornamento dei suoi “sistemi elettronici” dopo l’esperienza nelle SMO e, secondo quanto riferito, inizierà la produzione di massa il prossimo anno.

6. L’elemento successivo è quello che potrebbe riguardare questi “aggiornamenti elettronici”. La Russia ha recentemente mostrato un nuovo sistema anti-drone da installare sui carri armati:

Secondo quanto riferito, sono già stati installati sui carri sul campo:

Quindi possiamo solo supporre che l’Armata sarà leggermente riprogettata per avere una sorta di sistema come questo incorporato in modo nativo. Ha già un sistema di difesa automatica contro RPG/ATGM e simili, ma non sono sicuro che sia stato progettato pensando ai droni che viaggiano molto più lentamente. Inoltre, non si vorrebbero sprecare colpi d’arma da fuoco contro i droni se invece è possibile bloccarli/zaparli.

7. ATACM:

Si dice che gli Stati Uniti siano orientati a inviare ATACM all’Ucraina nel prossimo futuro, in particolare quelli con testata a grappolo. Un’altra voce, tuttavia, sostiene che li abbiano già inviati segretamente di recente.

Come ricorderete, in un precedente reportage avevo pubblicato il video di un soldato russo in prima linea che raccontava di essere stato colpito da proiettili a grappolo settimane prima dell’annuncio ufficiale dell’invio di munizioni a grappolo all’Ucraina. Quindi è possibile che le ATACM siano già state consegnate.

Uno dei motivi per cui credo che si stia prendendo in considerazione questa possibilità è che la Russia ha chiuso tutte le vie d’attacco al ponte di Kerch. Il ponte strategico rimane l’unica vera possibilità per Kiev di ottenere una grande “vittoria” in un colpo solo. Circa una settimana fa, tre nuovi droni navali suicidi sono stati inviati verso Kerch, ma questa volta sono stati facilmente respinti dalle nuove difese predisposte dalla Russia, tra cui chiatte posizionate a intervalli regolari, navi affondate per creare ostruzioni e potenziali reti antimine, oltre che, presumibilmente, osservatori posizionati sulle chiatte.

Quindi ora l’unica possibilità dell’Ucraina di tentare di colpire il ponte potrebbe risiedere in questo sistema di missili balistici a lungo raggio, e questo potrebbe essere l’impulso dietro la loro disperazione per ottenerlo.

***
Passiamo agli ultimi aggiornamenti regolari e vari.

Ho voluto pubblicare un piccolo aggiornamento sulla guerra d’artiglieria come naturale estensione del grande sproloquio sull’artiglieria che ho fatto nell’ultimo rapporto.

Come sapete, quando arrivano nuove informazioni che corroborano una linea di condotta importante, mi piace aggiornarla per dare ai lettori dei dati complementari reali che dimostrino la mia tesi.

La mia posizione era che la Russia sta vincendo la guerra dell’artiglieria, nonostante le lamentele contrarie dei 6° colonnisti, sia per quanto riguarda il logoramento totale che per la semplice matematica di cose come il raggio d’azione.

Ecco un nuovo video che ho visto per caso di un artigliere russo che descrive un 2A65 Msta-B catturato. Egli afferma chiaramente che ha una gittata di 28 km; ricordiamo che l’M777 con proiettili di base ha una gittata di 23 km e spiccioli.

Non sarà una notizia rivoluzionaria, ma costituisce una delle prime chiare conferme da parte di veri artiglieri russi, piuttosto che affidarsi alle statistiche di wikipedia. Anche se il video mostra una versione catturata, il 2A65 è uno dei pezzi da campo più utilizzati in Russia, senza contare che utilizza lo stesso cannone del 2S19 Msta-S, il che significa che dovrebbero avere circa la stessa gittata.

A questo proposito, un nuovo post ucraino ci offre una visione unica della situazione:

👉 Ukrainian Post In relazione alla costante sconfitta del 2c4 “tulipan” e del 2c7 “peonia”, il nemico è costretto a compensare le perdite del 2c5 “giacinto-s”, che si riflette nella sua capacità di condurre combattimenti di contro-batteria. Se manteniamo il tasso di distruzione del 2c4 e del 2c7, così come dei punti di controllo UAV nemici, la nostra artiglieria si sentirà un po’ più libera e guadagnerà già un vantaggio non solo nella contro-batteria, ma anche come supporto alla fanteria.
Sostengono che la Russia sta perdendo i sistemi 2S4 Tulipan e 2S7 Peonie, ed è costretta a compensare con i sistemi 2S5 Giacinto-S. Ma notate cosa dice. Che solo continuando a distruggere questi sistemi l’artiglieria ucraina può ottenere un po’ di respiro per lavorare in controbatteria e sostenere la fanteria.

Il condizionale è “se” manteniamo questo logoramento, la nostra artiglieria sarà in grado di respirare più liberamente e sopravvivere alla guerra di controbatteria. E questo cosa vi dice?

Ricordate che l’ultima volta il 2S7M è proprio il sistema che ho indicato come la rovina di tutti i sistemi di artiglieria della NATO. Si tratta di una potenza di 203 mm che spara quasi 40 km senza proiettili non assistiti e ancora più lontano con quelli assistiti. L’AFU sta confermando che il 2S7 non li lascia respirare e che solo attutendoli ulteriormente (con droni, HIMAR, ecc.) la loro artiglieria potrà uscire dal nascondiglio ed essere efficace nel sostenere le truppe di prima linea.

Inoltre, si noti come egli affermi che se continueremo a distruggere i 2S7, “otterremo un vantaggio” nella guerra di controbatteria – questo presuppone chiaramente che essi non abbiano attualmente questo vantaggio.

In altre parole: conferma semplicemente tutto ciò che ho detto l’ultima volta. Purtroppo, nonostante la distruzione di alcuni sistemi russi di recente, l’AFU ha subito a sua volta un logoramento ancora peggiore dei propri sistemi, come questo nuovo Caesar francese:

Passiamo all’area delle potenziali mobilitazioni e delle disposizioni delle truppe. Ci sono state alcune nuove dichiarazioni interessanti e illuminanti su questo fronte.

In primo luogo, Putin ha ribadito e confermato le ultime notizie relative a 270 mila nuovi arruolamenti russi per quest’anno:

Il presidente della commissione Difesa della Duma di Stato, Kartapolov, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

🇷🇺⚔️🇺🇦 La Russia non ha bisogno di una nuova mobilitazione per la rotazione dei militari nella zona di operazioni militari speciali, afferma il presidente della commissione per la difesa. ➡️According presidente del Comitato per la Difesa della Duma di Stato, Andrey Kartapolov, ha già arruolato più di 200.000 militari a contratto, ed è attraverso di loro che verrà effettuata la rotazione del personale mobilitato nella zona di operazioni militari speciali. Oggi abbiamo più di 200.000 militari a contratto solo per quest’anno, quindi entro la fine dell’anno saranno praticamente uno a uno o forse anche di più”, ha spiegato il deputato.🇷🇺🇷🇺 Alla Duma di Stato si è parlato della rotazione dei militari a contratto a scapito dei mobilitatiIn Russia non è necessaria una nuova mobilitazione per ruotare il personale militare nella zona delle operazioni militari speciali. Ne ha parlato il presidente della commissione Difesa della Duma di Stato, Andrey Kartapolov. Secondo lui, i soldati a contratto saranno utilizzati per questo: “È per questo che sono stati reclutati”. Sono già stati reclutati più di 200 mila, e grazie a loro ci sarà una rotazione. Nell’ambito della mobilitazione parziale sono state reclutate 300.000 persone. Oggi, ci sono più di 200.000 militari sotto contratto solo per quest’anno, quindi entro la fine dell’anno sarà quasi uno a uno, e forse anche di più”, ha spiegato il deputato.
Questo è molto interessante perché, se ricordate, in precedenza avevo riferito che c’era una “voce” che Putin avrebbe usato i nuovi mobilitati solo per “ruotare” i 300 mila dello scorso settembre, parzialmente mobilitati, piuttosto che aggiungerli a una forza continua molto più grande.

C’è stato un grande mistero riguardo a cosa servano esattamente gli oltre 420 mila arruolati che la Russia prevede di avere entro la fine di quest’anno. Abbiamo ipotizzato che si trattasse di riserve per i nuovi distretti militari e corpi d’armata creati da Shoigu, e/o anche di nuove forze da aggiungere alle formazioni esistenti nell’SMO.

Ora, Kartapolov sembra aver confermato che lo scopo principale dei nuovi quadri è quello di far ruotare i 300.000 mobilitati in precedenza, convalidando apparentemente le voci precedenti. Ha detto che entro la fine dell’anno saranno più di “uno a uno”, il che significa che corrisponderanno ai 300 mila mobilitati l’anno scorso. La domanda principale è: cosa comporta esattamente questa “rotazione”? È temporanea o è una smobilitazione permanente dei numeri dell’anno scorso?

Mentre molti si opporranno con furore al pensiero di una smobilitazione permanente, a causa del desiderio della Russia di accumulare il maggior numero di uomini possibile per un enorme pugno di sfondamento che possa porre fine rapidamente alla SMO, mi sembra più probabile che gli uomini dell’anno scorso vengano smobilitati. Perché?

Perché: in primo luogo, le nuove reclute di quest’anno sono arruolate volontariamente. Cioè, sono entrati in un ufficio di reclutamento e hanno voluto entrare nelle SMO. I mobilitati dell’anno scorso sono tecnicamente arruolati contro la loro volontà, in una certa misura, quindi ha senso sostituirli con veri e propri militari a contratto pienamente disponibili.

Perché ho detto “tecnicamente” arruolati contro la loro volontà? È un po’ più complicato di così. La mobilitazione dello scorso anno è stata condotta attingendo al bacino dei riservisti russi. Tuttavia, quasi ogni maschio adulto in Russia è tecnicamente un riservista, almeno tutti quelli che hanno svolto il servizio di leva obbligatorio. Ma la mobilitazione ha richiamato solo i riservisti che appartenevano a una categoria speciale che si era specificamente riservata un futuro richiamo. Quindi, da un lato, sono effettivamente disposti a farlo, in quanto si sono offerti volontariamente di essere i riservisti in cima alla lista di richiamo. Ma in fin dei conti erano ancora riservisti che vivevano la loro vita normale e non avevano davvero “bisogno” che lo SMO arrivasse e li strappasse improvvisamente alle loro famiglie, al loro lavoro, alla loro vita, ecc.

Gli arruolati di quest’anno, invece, sono letteralmente entrati nell’ufficio di reclutamento con la piena intenzione di prestare servizio, quindi, come ho detto, ha senso che sostituiscano i mobiks che, in qualche modo, erano più che altro una misura d’emergenza “tappabuchi” per arginare le inaspettate perdite territoriali dell’offensiva di Kharkov/Kherson dell’anno scorso.

Non lo so per certo – c’è ancora la possibilità che questa “rotazione” comporti semplicemente l’invio dei mobiks in un lungo periodo di riposo, e poi forse la loro rotazione semplicemente verso le “retrovie” piuttosto che la loro completa smobilitazione e il loro ritorno alle loro vite precedenti. Sto solo dicendo che logicamente avrebbe senso se ciò accadesse. Tutto dipende da quanti uomini la Russia ritiene di avere bisogno per battere l’Ucraina, e questo dipende da quali sono i piani militari effettivi dello stato maggiore russo.

Se la Russia prevede che questo conflitto sarà a lungo termine, potrebbe semplicemente scegliere di continuare ad arruolare 30-45 mila uomini al mese, il che le permetterebbe di avere più di 500 mila uomini in più entro la fine del prossimo anno. Quindi, anche se smobilitassero tutti i mobik dell’anno scorso, alla fine otterrebbero comunque abbastanza uomini per conquistare l’Ucraina.

L’unica domanda è: chi sono esattamente questi arruolamenti? Se una gran parte di loro è costituita da persone che si arruolano per strada, con un addestramento precedente scarso, allora potrebbero aver bisogno di un lungo addestramento anche solo per essere trasferiti in un’unità di prima linea, per non parlare della capacità di compiere assalti offensivi. Ma come ho detto un’altra volta, pochi uomini russi non dovrebbero avere alcun addestramento, dal momento che nel Paese vige il servizio obbligatorio a 18 anni.

Da parte ucraina circolano ancora notizie secondo cui la Russia mobiliterà presto una sorta di nuova forza gigantesca:

Tuttavia, nello stesso articolo sopra citato, un rappresentante dell’intelligence militare ucraina di nome Vadym Skibitskyi afferma di dubitare che tale mobilitazione palese avrà luogo, dato che la Russia si appresta a sostenere le elezioni, e che la Russia continuerà invece le mobilitazioni segrete.

Skibitskyi è citato anche in un nuovo articolo di Bloomberg che riporta che la Russia ha 420.000 truppe totali in Ucraina, secondo questa direzione dell’intelligence militare.

Ricordiamo che è stato un thread in corso qui per dedurre il numero totale di truppe della Russia. Molti, come MacGregor, ritengono che la Russia abbia 700-800 mila uomini in totale. Io sono stato uno dei pochi a sostenere che il numero è molto più basso. L’ultima volta che ho fatto il calcolo in un rapporto, ho stimato che la Russia potrebbe avere meno di 370-450k forze o giù di lì. Questo si basa sul fatto che nel primo anno di guerra ne ha utilizzati solo meno di 100k, ne ha aggiunti altri 300k mobilitati, ma probabilmente ne ha persi 50-100k sia per le perdite che per la scadenza dei contratti o per coloro che hanno semplicemente lasciato il servizio.

Se a quanto sopra aggiungiamo il fatto che decine di migliaia di nuovi arruolati di quest’anno sono stati inviati al fronte piuttosto che inseriti nei nuovi corpi di Shoigu, allora possiamo arrivare a circa 400k, più o meno. Naturalmente ora ci sono 200-300k in riserva che possono entrare in qualsiasi momento, ma il numero di 420k citato nell’articolo afferma che si tratta del numero di partecipanti alla SMO.

Il fatto che il rappresentante dell’intelligence ucraina sia citato per dire che si tratta di un numero molto impressionante mi sembra indicare che il numero dell’Ucraina è simile se non inferiore, piuttosto che gli 800k-1M di truppe che Zelensky vorrebbe farci credere di avere attualmente.

E sulla questione della durata del conflitto, abbiamo le seguenti nuove dichiarazioni. Il generale di brigata tedesco Christian Freiding ha dichiarato di essere pronto a sostenere l’Ucraina fino al 2032:

Un’altra figura di spicco russa ha recentemente affermato che il conflitto durerà probabilmente altri 2-3 anni.

In un nuovo articolo del Washington Post, Fareed Zaharia afferma che a Kiev, dove ha scritto l’articolo, alcuni funzionari “senza nome” gli hanno detto tranquillamente che sarebbero disposti a prendere in considerazione un “cessate il fuoco temporaneo” in cambio di garanzie di sicurezza. Scrive anche che la perdita è diventata uno status quo accettato nella vita degli ucraini.

Non sta scherzando. Continuano ad arrivare numerosi video e storie sulle perdite dell’Ucraina. Qui il capo dei servizi medici ucraini ammette che le perdite sono “enormi”:

Putin riferisce che finora 71.000 ucraini sono stati uccisi nella controffensiva:

Inoltre, come notizia rialzista, Putin è sembrato indicare di essere pronto a un lungo conflitto piuttosto che alla capitolazione a un armistizio in stile Accordo di Khasavyurt, quando ha dichiarato, durante gli stessi colloqui del Forum Economico Orientale, che i colloqui di pace porterebbero solo al riarmo dell’Ucraina. Il fatto che segnali la sua comprensione di ciò è una notizia positiva.

Nel frattempo il Quarto Reich ucraino sta cominciando ad assomigliare al Terzo verso la fine della Seconda Guerra Mondiale:

Ecco un candido aggiornamento di un mercenario della British Foreign Legion sui progressi della guerra:

Un rappresentante dell’AFU della 47ª brigata “d’élite” ha raccontato con rabbia di aver subito 13 KIA (200) e 63 WIA (300) al giorno.

Se vogliamo estrapolare questo dato per un’offensiva di 90 giorni x 13 = 1.170 morti per quella brigata. E non sorprende che questo sia esattamente ciò che ho riportato qui, da un rapporto ufficiale che diceva che le perdite della 47ª erano “a 4 cifre”.

Estrapolando queste perdite di 13 KIA al giorno alle 10-15 brigate che operano solo sul fronte occidentale del Rabotino, aggiungendo poi i fronti di Donetsk/Bakhmut, Staryomayorsk e Kupyansk, si arriva facilmente a 500-1000 KIA al giorno.

La Russia, d’altra parte, ha subito la più bassa diffusione di KIA di tutta la guerra fino ad ora. Le ultime notizie da MediaZona, che segue meticolosamente i necrologi:

Mostra che per il mese di agosto, la Russia sta registrando una media di circa 70 vittime a settimana, mentre a settembre se ne registra una frazione. Si tratta di circa 10 vittime al giorno. Questo per le intere forze armate russe. L’Ucraina sta registrando più perdite da una sola brigata delle 50-70 rimaste. È una disparità sconcertante. Questo è il motivo per cui Putin ha detto onestamente che durante la “controffensiva” la Russia ha mantenuto un rapporto di uccisioni anche di molto superiore a 10:1.

I russi sono letteralmente seduti e sparano alle anatre in un barile mentre l’Ucraina attraversa infruttuosamente i campi aperti e viene annientata dall’artiglieria.

Le partite di prigionieri ucraini catturati sono sempre più numerose:

La settimana scorsa, infatti, è stato prelevato il lotto più grande degli ultimi mesi nei pressi di Klescheyevka:

Decine di prigionieri di guerra ucraini in una cattura sono stati portati via. Tanto che i sostenitori dell’UA, presi dal panico, hanno cercato di diffondere disinformazione sul fatto che si trattasse di prigionieri di guerra russi, dato che anche i canali ucraini avevano pubblicato il video. Sfortunatamente per loro, i principali canali ucraini hanno successivamente tolto il video dopo che è stato geolocalizzato e dimostrato che si trattava di forze russe che spostavano prigionieri di guerra ucraini nel territorio controllato dalla Russia:

Infatti, un nuovo rapporto afferma che la Russia ha di nuovo più di 18.000 prigionieri di guerra ucraini attualmente detenuti:

Il numero di prigionieri di guerra delle Forze armate ucraine nelle carceri e nelle colonie della RPD e della Federazione Russa si è avvicinato alla cifra di 18 mila… La Verkhovna Rada proibisce il loro scambio e il loro ritorno in patria, perché un tale numero di prigionieri direbbe che nelle Forze Armate non è tutto rose e fiori… Ebbene, gli Azov vengono scambiati all’istante, possono persino ricevere un Nobel…
Tanto che il nuovo portavoce dell’AFU ha dovuto emettere una smentita d’emergenza:

Scusa, “Sarah”, ma solo le repubbliche del Donbass ne avevano quasi la metà all’inizio del 2022.

E all’inizio di quest’anno, si dice Russia ne abbia avuti oltre 10.000:

Ogni giorno ne vengono scattati a frotte. Solo negli ultimi giorni, oltre ai video di cui sopra, abbiamo questo, e questo, e questo, e questo, e questo.

Ma nonostante tutto ciò, l’AFU continua ad avanzare un po’ alla volta, quindi non si può festeggiare troppo.

La Russia avrebbe costruito nuove trincee dietro la prima linea vicino a Verbove:

Questo nuovo servizio della CBS mostra quanto gli Stati Uniti continuino a coordinarsi quotidianamente con l’AFU. È assolutamente da vedere:

Si dice che gli attacchi russi abbiano già spazzato via il centro di comando di una brigata ucraina, basandosi sulla geolocalizzazione delle mappe mostrate nel video qui sopra.

Altri hanno sottolineato come le forze armate statunitensi ottengano la maggior parte delle loro informazioni da mappe “brOSINT” open source:

A quanto pare, questo è il Generale Milley che viene istruito su una mappa del terreno brOSINT piuttosto che su una vera mappa tattica. Ho lanciato l’allarme su questo punto molto presto nella guerra – che i responsabili delle decisioni degli Stati Uniti stavano per usare fonti OSINT spazzatura su Internet per prendere decisioni critiche, perché sono molto più convenienti che raccogliere e analizzare realmente l’intelligence all’interno. Ed eccoci qui, con il CJCS che viene informato su un prodotto di intelligence uscito dalla scatola nera di Internet.
Questo è un aspetto che è stato già sottolineato in precedenza come potenziale causa del disastro della controffensiva. Le forze armate statunitensi hanno usato pigramente OSINT open source amatoriali su Twitter per tracciare le fortificazioni russe della “linea Surovikin” e poi hanno aiutato l’Ucraina a pianificare un’intera offensiva sulla base di quei dati. Quando le prime colonne di corazzati ucraini hanno sfondato e si sono rese conto che il posizionamento reale delle fortificazioni era molto diverso dalle loro “mappe”, si è rapidamente trasformato in una catastrofe. Si dice che la Russia sapesse di utilizzare dati satellitari open source e collettori OSINT amatoriali, e che quindi abbia semplicemente creato nuove fortificazioni, obsoletizzando i dati più vecchi.

A proposito, il video qui sopra parla di campi minati. L’ultima volta ho detto che l’Ucraina ha fatto ricorso allo sminamento dei campi semplicemente con truppe d’assalto di carne. Probabilmente qualcuno ha pensato che si trattasse di una grossolana esagerazione a fini di effetto. Ora ci sono le prove.

Prima un video di un ufficiale geniere russo che descrive come si fa:

Ecco un nuovo video che mostra le squadre d’assalto ucraine che attraversano un campo minato e vengono fatte saltare in aria:

Questo è confermato da un nuovo rapporto dettagliato che rivela che l’Ucraina soffre di una carenza di massa di genieri capaci. Leggete la sezione sullo “sminamento dal vivo”: siamo quasi tornati ai tempi dei “biorobot” di Chernobyl:

Le Forze armate ucraine devono affrontare una carenza di genieri a Zaporozhye: l’analisi di Military ChronicleLa situazione per le truppe ucraine nel settore di Rabotino-Verbovoe è complicata per diversi motivi.In primo luogo, tutti i movimenti attivi delle unità ucraine sono limitati a un’area di 105-110 metri quadrati. km nel triangolo tra Novodanilovka, Orekhov e Malaya Tokmachka. In secondo luogo, i campi minati sono ancora un problema irrisolvibile per le unità delle Forze Armate ucraine. I sistemi di sminamento a distanza continuano a permettere alle Forze armate russe di complicare l’intera logistica delle forze di terra ucraine nell’area. È impossibile eliminare le barriere appena installate: i genieri militari regolari delle Forze armate ucraine vengono eliminati dai gruppi di ricognizione e dall’artiglieria delle Forze armate russe. È impossibile addestrare nuovi genieri e inviarli rapidamente sul campo di battaglia. Di conseguenza, le formazioni chiave dell’avanguardia delle Forze Armate ucraine in questa direzione, tra cui la 46ª Brigata d’assalto aviotrasportata, l’82ª Brigata d’assalto aviotrasportata e la 47ª Brigata di fanteria meccanizzata, hanno dovuto far fronte a una forte carenza di genieri. La situazione dello sminamento dei campi minati è parzialmente risolta attraverso il cosiddetto sminamento dal vivo, quando le reclute mobilitate vengono inviate in un’area offensiva inesplorata a bordo di pick-up. I genieri esperti rimasti a disposizione delle Forze armate ucraine lavorano spesso senza copertura di fuoco e senza equipaggiamento, motivo per cui muoiono rapidamente sotto il fuoco dell’artiglieria o durante le incursioni delle unità speciali delle Forze armate russe. L’intero vettore di attacco delle Forze armate ucraine in quest’area è costruito per aggirare le principali alture occupate dall’esercito russo. Di conseguenza, le truppe ucraine sono costrette ad avanzare in pianura (principalmente solo lungo la parte rimanente delle strade asfaltate), sotto il controllo del fuoco delle Forze Armate russe. A causa delle peculiarità del terreno e del sistema di sorveglianza ben costruito delle Forze Armate russe, qualsiasi attività delle truppe ucraine, compresi i tentativi di sminamento, viene rapidamente scoperta e fermata dalle truppe russe.
Passiamo agli ultimi elementi disparati.

Al Forum economico orientale, Putin ha raccontato la storia dell’incursione ucraina di sabotaggio nella regione russa di Bryansk, brutalmente fermata di recente dall’FSB. La cosa più degna di nota è che durante l’interrogatorio i sabotatori catturati hanno rivelato che avrebbero danneggiato la centrale nucleare russa bombardando le linee di trasmissione dell’energia che la alimentano:

Il video è un po’ grafico (18+), ma per chi volesse vedere le conseguenze del fallito raid transfrontaliero dell’AFU, con interrogatori improvvisati dell’FSB, può farlo qui Video Link.

Il prossimo:

Il sito ufficiale del Ministero della Difesa russo ha silenziosamente rimosso Surovikin come capo delle forze aerospaziali giorni fa:

Tuttavia, una nuova voce sostiene che al generale sia stata assegnata una sorta di cattedra nell’entroterra come capo di un comitato di coordinamento per la CSI:

☄️☄️☄️ SuInformation on line è apparso che il generale russo Surovikin è stato nominato capo del comitato di coordinamento per le questioni di difesa aerea sotto la consulenza del Ministero della Difesa della CSI.

Non ci sono conferme dirette, ma visto che le voci precedenti sulla sua sorte si sono rivelate veritiere, è molto probabile che questa sia fondata. Se fosse vero, si tratterebbe certamente di una sorta di retrocessione silenziosa e salva-faccia, con una notevole “clemenza” nei confronti delle sue presunte trasgressioni.

Il prossimo:

Un rapporto sul Challenger da Slavyangrad:

Il carro armato Challenger 2 si è rivelato difettoso; la sua corazza frontale si è staccataCome dimostrato dalle operazioni di combattimento nella zona del Distretto militare settentrionale, la qualità dei carri armati britannici Challenger 2, due unità dei quali sono state distrutte dagli ATGM russi Kornet, lascia molto a desiderare.Il primo dei carri armati distrutti, come scrivono sui social network e sui forum, aveva la piastra anteriore dello sponson dello scafo strappata. Inoltre, un’esplosione interna di munizioni ha strappato una torretta di diverse tonnellate. E tutto questo per un veicolo da combattimento che per molti anni è stato presentato come lo standard di sicurezza. In realtà, si è scoperto che non ha praticamente alcun vantaggio rispetto alla generazione precedente.Attualmente, delle 14 unità consegnate, ne rimangono 12 e non sono previste consegne future. Su Internet ci sono già battute che chiamano i carri armati rimanenti “i dodici amici di Zeloushen”.
La cosa interessante è che nel  video del comandante della squadra ATGM che ha distrutto il Challenger, si dice che il carro armato fa un tipo speciale di “fuoco” con molte scintille. Quando la Russia ha colpito Khlemnitsky con un attacco massiccio mesi fa, se ricordate, c’erano molte cose “scintillanti” nell’aria e segnalazioni di grandi aumenti nel fondo di radiazioni, perché si diceva che il deposito ospitasse una grande quantità di munizioni britanniche DU.

Ora ha senso che i soldati abbiano assistito a strani scintillii dovuti alle esplosioni del Challenger. Dopo tutto, il carro armato ha una canna rigata unica che non può utilizzare le stesse munizioni degli altri carri armati occidentali, quindi è molto probabile che fosse pieno di DU fornito dagli inglesi. Ma non preoccupatevi, il sempre incorruttibile Rafael Grossi dell’AIEA non vede nulla di male nel DU:

Il capo dell’esercito britannico, da parte sua, si è sentito “emozionato” quando il Challenger è stato distrutto:

Che tristezza!

Infine, al momento in cui scriviamo, Kim Jong Un è finalmente arrivato in Russia e si sta incontrando con Putin al Cosmodromo di Vostochny, nell’Estremo Oriente russo:


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Russia, Ucraina Il conflitto per immagini 10a puntata con Max Bonelli

Il conflitto Russo-Ucraino, ad essere precisi NATO/Russia, con la disperata controffensiva ucraina, ormai in fase di esaurimento, ha raggiunto livelli disastrosi di spargimento di sangue. I casi di formazioni disposte ad arrendersi per disperazione o per svilimento si moltiplicano. In repertorio una serie di immagini commentate. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

 

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Rompere i legami con la Russia e puntare sulla Francia, di Drago Bosnic

La NATO, nella fattispecie soprattutto l’attuale leadership statunitense, riesce a trovare nuovi aspiranti suicidi, abbacinati dalle lusinghe e dall’incapacità di risolvere i contenziosi riemersi con l’implosione della Unione Sovietica. Il serbatoio dell’Ucraina è in via di esaurimento. E’ la volta della Armenia, non ostante l’esistenza di una opposizione interna ancora attiva. Folle festanti hanno accolto i leader statunitensi che si sono avvicendati nella veste di salvatori in Armenia. Il prodromo di una tragedia che investirà un altro popolo ai confini della Russia, ma anche della Turchia, poco consapevole dell’estremo sacrificio al quale sarà chiamato in nome di disegni geopolitici ostili alla Russia, ma che rischiano di rinsaldare paradossalmente il sodalizio circospetto di questa con la Turchia e con l’Iran. Il regime iraniano, del resto, alleato sino ad ora dell’Armenia, ha ammonito severamente il governo armeno a non consentire l’ingresso della NATO nell’area caucasica. La Francia, a sua volta, ambisce ad assumere un ruolo attivo nella regione. Potrà esercitarlo, ma a costo di un ulteriore asservimento. “Armiamovi e partite” sarà il motto rimasticato e la lezione che si fatica ad apprendere. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Rompere i legami con la Russia e puntare sulla Francia

Drago Bosnic, analista geopolitico e militare indipendente

Rompere i legami con la Russia e puntare sulla Francia potrebbe distruggere l’Armenia
Secondo la “logica” di Pashinyan, la Francia entrerà in un confronto con la Turchia, uno dei suoi alleati della NATO, per il bene dell’Armenia, un Paese distante quasi 3.500 km che può raggiungere Yerevan solo attraverso la vicina Georgia. Tutto ciò senza considerare i problemi che Parigi sta attraversando, dato che il suo sistema neocoloniale in Africa sta affrontando un disfacimento senza precedenti.
Drago Bosnic, analista geopolitico e militare indipendente
Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan sembra essere un “dono che continua a dare“, anche se l’unico problema è che il beneficiario è chiunque tranne l’Armenia. Al contrario, con il suo arrivo al potere nel 2018, all’indomani della cosiddetta “Rivoluzione di velluto” (lo stesso nome usato in Cecoslovacchia nel 1989 e opportunamente riciclato dallo stesso Pashinyan), la Turchia e l’Azerbaigian non avrebbero potuto ricevere un regalo strategico migliore di questo. I risultati del suo governo sono stati un disastro totale per l’Armenia, come dimostra la perdita della maggior parte del territorio dell’Artsakh (più noto come Nagorno-Karabakh), che ha ulteriormente galvanizzato le ambizioni neo-ottomane della Turchia.
Prima della rivoluzione cromatica di Pashinyan del 2018, l’Azerbaigian si impegnava regolarmente in schermaglie con le forze locali dell’Artsakh nel tentativo di “scongelare” e inasprire il conflitto che era più o meno congelato dal 1994. Ogni volta la Russia è intervenuta per impedire tale escalation, anche nel 2014, 2015, 2016 e 2018. Tuttavia, quell’anno, dopo che Pashinyan è salito al potere, ha avviato una campagna di “riforme” antirusso e di mosse che hanno essenzialmente allontanato Mosca da Yerevan. Tra queste, la chiusura delle scuole in lingua russa e l’intenzione apertamente dichiarata di aderire alle cosiddette “integrazioni euro-atlantiche”, il che significa di fatto aderire all’Unione Europea e alla NATO.
A quel punto, la Russia si è trovata di fronte a una scelta molto difficile: aiutare il suo alleato storico che si stava (lentamente ma inesorabilmente) trasformando in tutt’altro, oppure abbandonare l’Armenia a se stessa per non rischiare di far deragliare l’importantissimo riavvicinamento con Ankara e Baku. Anche in questo caso, Mosca ha deciso di intervenire tempestivamente per evitare la perdita totale dell’Artsakh, dispiegando rapidamente 2000 soldati nell’area. Come ha reagito Pashinyan? Ha iniziato uno scaricabarile nel tentativo di spostare la responsabilità da se stesso e di gettare semplicemente la Russia sotto l’autobus. Questo non ha portato ad altro che a un ulteriore raffreddamento delle relazioni tra Erevan e Mosca, l’ultima cosa di cui il popolo armeno ha bisogno.
E mentre 2000 soldati russi continuano a proteggere gli armeni indigeni dell’Artsakh, Pashinyan ha permesso la massiccia espansione dell’ambasciata americana a Yerevan, che ora ospita oltre 2000 membri del personale, molti dei quali sono agenti dei servizi segreti il cui unico scopo è danneggiare gli interessi della Russia nella regione. Come se non bastasse, in una recente intervista rilasciata al quotidiano italiano La Repubblica, il Primo Ministro armeno ha di fatto annunciato la rottura degli stretti legami con la Russia. Allo stesso tempo, è in corso uno spostamento strategico verso la Francia, il Paese che Pashinyan pensa, stupidamente, possa entrare in un confronto aperto con la Turchia sull’Armenia (per non parlare dell’Artsakh).
In particolare, all’inizio di luglio, diverse fonti hanno rivelato che la Francia avrebbe consegnato armi a Yerevan, tra cui veicoli blindati e sistemi SAM (missili terra-aria) a corto raggio. Non si è parlato di acquisizioni di droni, sebbene i sistemi senza pilota si siano rivelati il principale fattore decisivo durante l’invasione azera dell’Artsakh nel 2020. Proprio la Russia è uno dei leader mondiali in questo ambito, come dimostrano le superbe prestazioni dei suoi droni in Ucraina. Perché Pashinyan non si è rivolto a Mosca per procurarsi migliaia di droni d’attacco che potrebbero fornire un significativo vantaggio asimmetrico sulle forze azere, più numerose e pesantemente armate? Questo aiuterebbe sia l’Artsakh che l’Armenia vera e propria.
Tuttavia, Pashinyan ha altri piani, tra cui lo spreco delle modeste risorse dell’Armenia in costose armi francesi che ora stanno bruciando nelle sterminate steppe dell’Ucraina, insieme a innumerevoli altri carri armati e veicoli blindati occidentali, molti dei quali distrutti proprio dai suddetti (e poco costosi) droni russi. Nel frattempo, l’Azerbaigian continua a militarizzare il confine con l’Armenia, mentre l’Artsakh è ancora in pericolo. L’unica cosa che si frappone tra le forze di Baku e la popolazione armena nella zona sono le forze di pace russe. Inoltre, le forze di Mosca in Armenia sono l’unico motivo per cui la Turchia non osa attaccare il Paese. Tuttavia, tutto ciò non significa molto per Pashinyan.
In un evidente riferimento alla Russia, durante la già citata intervista a La Repubblica, ha affermato che avere “un solo partner è un errore strategico”. Secondo la “logica” di Pashinyan, la Francia entrerà in un confronto con la Turchia, uno dei suoi alleati della NATO, per il bene dell’Armenia, un Paese distante quasi 3.500 km che può raggiungere Yerevan solo attraverso la vicina Georgia. Inoltre, è estremamente improbabile che Tbilisi lo permetta, poiché non ha alcun motivo per peggiorare le sue relazioni ampiamente cordiali con la Turchia e l’Azerbaigian a favore dell’Armenia. Tutto questo senza nemmeno considerare i problemi che Parigi sta attraversando, dato che il suo sistema neocoloniale in Africa sta affrontando un disfacimento senza precedenti.
È inoltre improbabile che gli Stati Uniti permettano il peggioramento dei legami all’interno della NATO nel momento in cui stanno cercando di tenere insieme l’alleanza belligerante o almeno di mantenere una parvenza di unità durante la controffensiva strategica della Russia. Per il bene del popolo armeno e per la conservazione del suo magnifico patrimonio di civiltà, Erevan dovrebbe cercare di ristabilire stretti legami con la Russia, l’unico vero garante della sicurezza dell’Armenia.

Grigoryan rischia la sovranità dell’Armenia cambiando alleanze quando l’Azerbaigian minaccia la guerra

L’Armenia sta rafforzando l’influenza della NATO nel Caucaso ospitando esercitazioni con gli USA

Ahmed Adel, ricercatore di geopolitica ed economia politica del Cairo
Il segretario del Consiglio di sicurezza armeno Armen Grigoryan sta facendo perno sul Paese caucasico verso l’Occidente, quando la sua priorità immediata dovrebbe essere quella di mettere in sicurezza l’Armenia, visto che il conflitto con l’Azerbaigian sembra prossimo a scoppiare. Non è un segreto che la sua nomina a capo del Consiglio di sicurezza abbia inizialmente suscitato legittime preoccupazioni tra gli armeni, poiché si allontanava dalle relazioni tradizionali e di lunga data che l’Armenia intrattiene con la Russia. Tuttavia, la sua missione di far deragliare i legami armeno-russi non sorprende se si ricorda che è stato l’ex coordinatore dei programmi elettorali di Transparency International, una ONG finanziata da Soros con un’evidente agenda liberale.
Di recente Grigoryan ha fatto un altro viaggio, ma piuttosto concettuale, a Bruxelles e ha avuto un pranzo di lavoro con il rappresentante speciale del Segretario generale della NATO per il Caucaso e l’Asia centrale, Javier Colomina. Secondo i media armeni, Grigoryan ha spiegato a Colomina “la situazione della sicurezza intorno all’Armenia e al Nagorno-Karabakh, e ha anche discusso le conseguenze del blocco illegale del corridoio di Lachin da parte dell’Azerbaigian”.
Con il pretesto della “protesta ecologica”, Baku ha prima bloccato e poi istituito un proprio posto di blocco sulla strada tra Goris e Stepanakert, la capitale della regione separatista a popolazione armena dell’Azerbaigian riconosciuta a livello internazionale. Questo blocco ha portato 120.000 armeni della regione a soffrire la fame e la penuria.
Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e altri Paesi occidentali, in particolare la Francia, stanno cercando di livellare qualsiasi accordo raggiunto con la partecipazione della Russia. Da qui i numerosi giri di consultazioni con il Segretario di Stato americano Antony Blinken, il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel e altri. Ciò non esclude il recente formato di negoziazione un po’ oscurato tra Grigoryan, l’assistente del presidente dell’Azerbaigian Hikmet Hajiyev e il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan.
Non c’è dubbio che Grigoryan partecipi attivamente alla lobby che mira sia al siluramento della Dichiarazione congiunta del 10 novembre 2020 sia all’uscita dell’Armenia dalla CSTO, come ha ammesso lui stesso in un’intervista rilasciata a Novaya Gazeta a maggio. In questo momento, l’Azerbaigian si sta preparando alla guerra mobilitando truppe ed equipaggiamenti ai confini del Nagorno-Karabakh, eppure questo è il momento in cui il governo di Nikol Pashinyan al potere a Yerevan sta cercando di rivedere completamente l’architettura di sicurezza dell’Armenia.
Si tratta di una mossa ad alto rischio, considerando che l’esito del prossimo conflitto militare è molto chiaro: una grave sconfitta militare per l’Armenia, che sarà quindi costretta a umiliazioni e perdite territoriali ancora maggiori, con la prospettiva di una perdita definitiva di sovranità de facto. Questa opzione è più probabile con la completa rottura delle relazioni dell’Armenia con la Russia, che Pashinyan e Grigoryan stanno portando avanti. L’onere maggiore di questa tragedia ricade su Gigoryan, poiché egli, a differenza di Pashinyan, è un armeno karabakhi.
Circa un mese fa Grigoryan ha annunciato progressi nelle relazioni tra Armenia e Stati Uniti nella sfera economica, ma ha lamentato che “la cooperazione tra Erevan e Washington in senso politico-militare non è ancora allo stadio di essere discussa”. Tuttavia, l’11 settembre, circa 175 truppe armene e 85 statunitensi inizieranno delle esercitazioni incentrate su operazioni di mantenimento della pace.
In una conferenza stampa successiva al vertice del G20, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha commentato le prossime esercitazioni militari: “Naturalmente non vediamo nulla di buono nel fatto che un paese aggressivo della NATO stia cercando di penetrare in Transcaucasia. Non credo che questo sia positivo per nessuno, compresa la stessa Armenia”.
Secondo il capo del Ministero degli Esteri russo, “ovunque gli americani appaiano (hanno centinaia di basi in tutto il mondo), da nessuna parte questo porta a qualcosa di buono. Nel migliore dei casi, siedono lì con calma, ma molto spesso cercano di adattare tutto a se stessi, compresi i processi politici”.
I canali mediatici pro-Pashinyan sono sovraccarichi di inviti da parte di esperti di parte a minimizzare qualsiasi legame con la Russia. Spesso promuovono la favola di rimuovere le basi militari russe in Armenia e sostituirle con quelle americane, mentre sostengono lo sviluppo di legami militari con l’Iran, nonostante la Repubblica islamica sia un nemico giurato degli Stati Uniti.
Allo stesso tempo, rifiutando di dispiegare una missione di monitoraggio della CSTO al confine con l’Azerbaigian a favore di osservatori europei, Pashinyan e Grigoryan stanno riducendo al minimo qualsiasi contatto significativo con Mosca. L’attuale élite al potere in Armenia considera gli Stati Uniti e i loro alleati come benefattori affidabili, ritenendo che il loro servizio dedicato garantirà la loro prosperità personale ed economica, assicurando al contempo il Paese dalla minaccia azera.
In questo contesto, Grigoryan è quasi l’incarnazione del collaborazionismo filo-occidentale e del tradimento nazionale.
La tendenza degli armeni a credere a voci ridicole e a teorie di cospirazione offre un terreno fertile per varie manipolazioni. Ma a prescindere dalle istruzioni che Grigoryan ha ricevuto dai suoi supervisori occidentali, l’ulteriore rafforzamento della sua posizione in Armenia non porta nulla di buono al popolo della Repubblica e crea maggiori rischi per esso.

http://infobrics.org/post/39323/

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