Chi non si commuove di fronte agli occhioni di un bambino ucraino in fuga dalla guerra, in braccio alla madre con le lacrime agli occhi?
Per carità! E’ cosa sacrosanta aprire il nostro cuore alle persone in difficoltà ed aiutarle generosamente. Ma per quale motivo i mezzi di informazioni ci sensibilizzano continuamente nell’aiuto alle persone colpite dalla guerra in Ucraina e in nessuna occasione per le persone che dal 2014 ad oggi nel Donbass (regioni di Lugansk e del Donetsk) sono state colpite dalle bombe lanciate dall’altro lato (filo-occidentale) della barricata?
Perché il bambino ucraino dovrebbe avere più diritto di solidarietà della bambina che si trova nel Donbass?
Perché il bambino ucraino dovrebbe ricevere più solidarietà dei bambini che ancora oggi subiscono la guerra da tutti dimenticata in Siria?
Perché il bambino ucraino dovrebbe avere più diritto di solidarietà dei bambini dello Yemen, sotto le bombe dell’Arabia Saudita (a cui l’Italia vende armi) dal 2015 e di cui mai ci parlano i mezzi di informazione?
E perché i profughi dell’Ucraina dovrebbero avere più diritto alla solidarietà dei profughi che fuggono dalle zone in guerra dell’Etiopia?
E i bambini della Somalia non avrebbero anche loro il diritto ad una infanzia serena, anziché essere arruolati e addestrati per combattere la guerra fin da piccoli ?
Ciò che fa la differenza nel grado di solidarietà suscitata non è l’oggettività delle situazioni, per la quale tutti i bambini in guerra dovrebbero meritare le stesse attenzioni, lo stesso bisogno di aiuto, di pace, di affetto, di serenità. La differenza la fanno i sentimenti che i mass media, sapientemente, sanno suscitare nei lettori o nei telespettatori.
Il cuore si commuove per quello che vede e percepisce, non per ciò che non vede e non conosce.
Chi decide gli argomenti da trattare o da non trattare nei mezzi di informazione (prima il cambiamento climatico, poi la pandemia, poi la guerra in Ucraina, domani forse il blackout energetico) ha deciso che la gente debba emozionarsi per i bambini che soffrono in Ucraina e non per i bambini che soffrono da altre parti del mondo e neppure per quelli che si trovano nelle regioni ucraine, ma dall’altra parte del fronte del Donbass.
L’obiettivo non è spingere la gente ad offrire aiuti ai bambini dell’Ucraina (che, ovviamente, è giusto che vengano aiutati), perché se così fosse, ci avrebbero mostrato le immagini anche delle altre situazioni di guerra nel mondo. L’obiettivo è invece portare la gente a schierarsi emozionalmente dalla parte delle “uniche” vittime mostrate nelle immagini, in questo caso dell’Ucraina, del suo presidente Zelensky, della NATO, degli USA e del nostro governo italiano che si sono schierati da quella parte, adottando pesantissime misure economiche che colpiscono anche e fornendo loro armi per combattere, cosa che non avremmo mai giustificato, senza adeguate “motivazioni sentimentali”.
Lo scopo di questa comunicazione non è porre fine alla guerra, per garantire la pace ai bambini che soffrono in Ucraina, ma è giustificare le decisioni politiche di chi ci governa, perché il “cattivo” Putin sta bombardando i bambini in Ucraina, e noi dobbiamo assolutamente fare qualcosa per difenderli. Senza farci riflettere sul fatto che, per “difenderli” nel modo deciso dal potere politico, andremo a certamente a bombardare i bambini del Donbass, aggiungendo bambini morti ad altri bambini morti.
Con la stessa logica sentimentale ci vengono presentate le immagini dei bombardamenti.
E’ certamente terrificante vedere un palazzo di Kiev sventrato in questo modo dalle bombe.
Ma perché non ci mostrano gli edifici sventrati del Donbass?
Perché non ci mostrano le immagini dei cimiteri del Donbass dal 2014 ad oggi?
Si parla di almeno 13’000 persone morte per i bombardamenti o a causa di cecchini, prima che sulle tv occidentali si iniziasse di parlare di “guerra in Ucraina”.
Non ci hanno mai mostrato queste immagini, perché si tratta di emozioni che la gente dei paesi occidentali non doveva provare, se no avrebbe trovato motivazioni per opporsi alle decisioni politiche dei paesi occidentali di fornire armi agli autori di queste uccisioni.
In questo caso la non diffusione di queste immagini ha come obiettivo l’indifferenza della gente verso le popolazioni che subiscono tutto questo.
Allo stesso modo non ci parlano degli edifici distrutti in Siria, non si sa da chi, se dall’ISIS, da Israele, dai Turchi o dagli americani che hanno fornito loro armi per compiere i bombardamenti.
L’importante è che non si rischi di provare un sentimento di solidarietà per il popolo siriano, perché rischierebbe di diventare un pericoloso sostegno morale al loro presidente Bashar al-Assad. La parola d’ordine è “ignorare” le sofferenze dei siriani. La gente non deve avere a cuore la vita dei siriani
E neppure ci dobbiamo emozionare per le case distrutte in Yemen dai bombardamenti dell’Arabia Saudita, fedele alleato degli USA nello scacchiere medio-orientale.
Hanno deciso così. La gente non deve essere informata sulle guerre, deve essere emozionalmente coinvolta solo quando ai governi occidentali serve il consenso politico per giustificare decisioni politiche che, diversamente, le persone di coscienza dei popoli occidentali mai vorrebbero giustificare.
Allo stesso modo ci presentano i leader politici.
Ogni giorno il “presidente del mondo” Joe Biden ci racconta la verità ufficiale a cui dobbiamo credere. Mai una critica da parte dei giornalisti alle sue dichiarazioni, perché parla “in nome del bene”, per la “difesa della democrazia”.
Se venissero espresse delle critiche, si potrebbe dubitare della bontà delle dichiarazioni di Biden e della democraticità, nel senso del rispetto dei valori della Dichiarazione d’Indipendenza americana.
Dopo di che ci presentano il neo-eroe Volodymyr Zelensky, il quale ogni giorno comunica con immagini (ad alta definizione), presentandosi (curando ogni dettaglio d’immagine) come politico “diverso”: mai in giacca e cravatta, mai ben rasato, perché in guerra non ce lo si può permettere. Meglio una maglietta a maniche corte e la barba sfatta. Sapiente strategia di marketing politico, in tutto analogo al marketing pubblicitario.
E poi ci presentano il “cattivo” Vladimir Putin, che dopo 23 anni al potere di colpo sarebbe “impazzito”, diventando un guerrafondaio senza scrupoli. Ogni sua dichiarazione viene condita di commenti negativi e screditanti da parte dei commentatori.
Evidenziando questo non intendiamo dire che Putin sia un “buono” e un “democratico”, ma solo che l’immagine che ci è stata presentata di lui negli ultimi 23 anni è molto cambiata, in funzione della reazione emozionale che i mass media intendevano suscitare nei telespettatori nei confronti della Russia e del suo leader.
Sono lontani i tempi in cui gli USA collaboravano con la Russia e in cui ci veniva presentata tutt’altra immagine di Vladimir Putin.
E i presidenti delle repubbliche separatiste di Donetsk e di Lugansk?
Denis Pushilin Leonid Pasečnik
Non pervenuti. Inesistenti. Nessuno ce ne parla su tv e giornali, perché l’autodeterminazione dei popoli (vedi i casi del Kosovo, riconosciuta, e dei Kurdi, non riconosciuta) viene riconosciuta solo quando conviene a chi detiene il potere di riconoscerla.
Ecco un ricordo di quando gli USA sostenevano, a suon di bombe, l’indipendenza del Kosovo dalla Serbia.
Madeleine Albright, segretario di stato USA, con l’allora autoproclamato presidente del Kosovo Hashim Thaçi (legato alla mafia locale ed al traffico di armi)
L’approccio emozionale all’informazione fa il gioco di chi detiene il potere politico ed intende usarlo per obiettivi diversi da quelli dichiarati. La gente viene indotta a non ragionare in modo critico, ma a schierarsi dalla parte di chi “sente” che sta dalla parte della ragione, sentendo di doversi adeguare al punto di vista di chi offre “l’unica soluzione” per aiutare le vittime con cui ci sentiamo solidali, di chi è il buono che lotta contro i cattivi, come nei film americani.
Se, invece, l’obiettivo è che la gente non si schieri per la parte avversa (ovviamente decisa dal potere politico), allora i mass media ignorano la situazione, per suscitare indifferenza.
La maggior parte della gente stava dalla parte di Greta Thunberg, pasionaria del cambiamento climatico. Ora in tv non ne parla più nessuno. Tutto dimenticato! Il cambiamento climatico ha cessato di essere una emergenza. Fine dei sentimenti ecologisti, perché ora il potere politico ha bisogno di sostegno su altre scelte, come quella di riaprire le centrali elettriche a carbone, le più inquinanti che esistano.
E quanti italiani si sono schierati dalla parte del governo, con le mille discriminazioni nei confronti delle persone non vaccinate? Lo hanno fatto dopo avere visto immagini ad effetto come queste.
Da notare i colori militari, segno di situazione come di guerra.
Dopo avere emozionato gli italiani con la paura della morte, i politici hanno avuto gioco facile a far passare le loro decisioni come le uniche possibili per evitare il ripetersi della “tragedia”, da qui il sostegno acritico alle misure discriminatorie nei confronti della minoranza degli italiani che non intendeva vaccinarsi, senza che in realtà vi fossero a loro supporto ragioni scientifiche ed una logica razionale. L’emozione accieca la ragione.
Ma nessuno si è mai emozionato per i grafici che mostrano il numero di morti in Italia per fumo ed alcool, che avrebbero dovuto già da tempo giustificare misure draconiane contro i fumatori e gli assuntori di alcool.
Non ci hanno mai presentato questa situazione sanitaria in termini emozionali, per cui tutti sanno che si muore per fumo o per alcool, ma non esiste un sostegno pubblico “emozionale” all’adozione di misure politiche per ridurre la mortalità per fumo e per alcool. Questo perché chi governa, ed ha il controllo dei mezzi di informazione, ha deciso che non interessarsi alla questione. Quindi la gente deve essere rigorosamente tenuta indifferente.
TV e giornali hanno deciso di non informare gli italiani dei migliaia di fallimenti dei piccoli esercizi commerciali. Ce ne sarebbe da emozionarsi, fra imprenditori che si suicidano e famiglie ridotte sul lastrico.
Ma chi ci governa non ha alcuna intenzione di risolvere il problema. Anzi, probabilmente ha intenzione di aggravarlo, come succede da 20 anni a questa parte.
Per questo motivo non ci mostrano le file dei poveri alle mense della Caritas, non finanziate dallo Stato italiano, ma dalla benevolenza di molti italiani con il cuore sensibile. La questione non deve essere vista come un grave problema sociale, quale è numeri alla mano, ma come un problema individuale che colpisce il nostro sfortunato parente o vicino di casa.
E se anche, in qualche situazione, dovranno mostrarci queste immagini, mai ci spiegheranno le cause dell’impoverimento degli italiani o della chiusura dei negozi.
In conclusione, continuiamo a mantenere la sensibilità del nostro cuore verso le persone che soffrono, ma non lasciamo manipolare i nostri sentimenti da parte di chi intende usarli per creare consenso o tenerci indifferenti di fronte alle decisioni di chi detiene il potere politico ed il potere di controllare l’informazione “mainstream” dei mezzi di informazione.
NB_pubblicato anche su https://www.attivismo.info/la-guerra-dei-sentimenti/
PICCOLE GEMME
La mediazione del governo italiano: “Putin peggio di un animale feroce. Va picchiato”.
Per la serie “Se mia nonna avesse avuto le ruote sarebbe stata una carriola”, Enrico Letta, segretario del PD: “Quello che è successo dimostra che la Nato doveva fare entrare l’Ucraina prima. L’invasione non ci sarebbe stata, insomma, se l’Ucraina fosse stata ammessa e integrata nella Nato già una trentina d’anni fa. (30 anni fa la Russia era guidata da quell’alcolizzato di Eltsin).
Carlo Rovelli, fisico nucleare e accademico internazionale: “Sfiorata la guerra nucleare, la soluzione trovata da Kennedy e Kruscev fu che l’Unione Sovietica rinunciava a mettere missili a Cuba in cambio del ritiro dei missili americani dalla Turchia. Un passo indietro ciascuno. Così si va verso la pace. Perché non possiamo fare lo stesso?”
Joseph Robinette Biden Jr, detto Joe, 78 anni, senatore dal 1972, vice presidente di Obama, presidente degli Stati Uniti d’America: “Putin è un criminale di guerra. Va processato”.
Vladimir Vladimirovic Putin, 69 anni, ex KGB, presidente della Russia: “Senti chi parla”. In effetti la Corte Penale Internazionale dell’Aia, deve ancora pronunciarsi sui presidenti (e vice) americani per Corea,Vietnam, Grenada, Panama, Jugoslavia, Afghanistan, Irak, Somalia, Libia eccetera.
La presidenza ucraina: L’Ucraina respinge l’idea di un modello di ‘neutralità svedese o austriaca’ avanzata da Mosca. L’Ucraina è ora in uno stato di guerra diretta con la Russia. Pertanto, il modello può essere solo ‘ucraino’ “.
Volodymyr Oleksandrovyc Zelenskyj, politico, attore, sceneggiatore e comico, presidente dell’Ucraina: “A coloro che all’estero hanno paura di essere trascinati nella terza guerra mondiale. L’Ucraina combatte con successo. Abbiamo bisogno di voi per aiutarci a combattere e vincere. Forniteci tutte le armi necessarie. Applicate più sanzioni alla Russia e isolatela completamente. Applicate la fly zone. Aiutate l’Ucraina a costringere Putin al fallimento”.
Il 78% degli intervistati ritiene che dovremmo evitare ad ogni costo l’entrata in guerra dell’Italia, infatti, soltanto il 9% sostiene che dovremmo intervenire militarmente a fianco dell’Ucraina e della NATO.
La maggioranza degli intervistati, pari al 55% del campione, è contrario all’invio di armi all’Ucraina, contro un 33% di favorevoli.
Alex Zanotelli, missionario, ispiratore e il fondatore di diversi movimenti pacifisti: “L’Italia ha già annunciato che aumenterà le spese militari, si parla di 38 miliardi. Sono soldi che saranno sottratti alle scuole, alla sanità. Lo stesso faranno gli altri singoli Paesi e l’Europa unita, che andrà verso un proprio esercito. Ovviamente senza per questo smantellare l’esercito della Nato. Ne usciremo, se va bene, con un mondo più armato e più povero. In questo momento il nostro governo dovrebbe invece spendersi in ambito internazionale per forzare i contendenti a sedersi attorno a un tavolo e arrivare a una soluzione pacifica, portare Russia e Ucraina al tavolo dell’Onu. Una cosa che si sarebbe dovuta fare nel 2014, dopo il protocollo di Minsk (un accordo per porre fine alla guerra nell’Ucraina orientale) che è chiaro ma non è mai stato attuato. Se Mosca chiede la neutralità di Kiev, per esempio, bisogna trovare gli spazi per accordarla. Oggi l’Ucraina è una polveriera, è un Paese spaccato profondamente, con un nazionalismo che fa paura. Un negoziato è sempre possibile, ci si può mettere d’accordo. Ma i combattimenti devono cessare. La posta in gioco è altissima, rischiamo grosso, una guerra nucleare, l’inverno nucleare.
La mediazione del nostro ministro degli esteri, Luigi di Maio: “Putin peggio di un animale. Più feroce di un animale feroce. Sono animalista, non voglio offendere nessun animale. Penso che tra Putin e qualsiasi animale ci sia un abisso e sicuramente quello atroce è lui.” Giovanni Floris, conduttore televisivo: “Quando picchi il cane devi lasciarti la porta della stalla aperta, perché devi dargli la possibilità di scappare, quale possibilità lei offrirebbe a Putin?” Di Maio: “Tra Putin e qualsiasi animale c’è un abisso”. Va picchiato e basta. Non voglio neppure incontrare l’omologo russo.
Sergej Viktorovic Lavrov, ministro degli esteri della Russia :“Una strana idea di diplomazia. La diplomazia è stata inventata solo per risolvere situazioni di conflitto e alleviare la tensione, e non per viaggi vuoti in giro per i Paesi ad assaggiare piatti esotici ai ricevimenti di gala”. Se Di Maio non è in grado di reggere un ruolo, dovrebbe dimettersi. Niente di grave, il governo Draghi in diplomazia conta zero. In più, da grande banchiere, è sicuro che “Noi stiamo facendo collassare l’economia russa”. Infatti nel primo trimestre 2022 il PIL italiano è già calato del 2,4%. Chi sta pagando? quali classi sociali? gli oligarchi russi e italiani? il matrimonio di Berlusconi? i soliti italiani?
Alexei Paramonov, direttore del Dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo: “La guerra finanziaria ed economica contro la Russia può provocare una serie di corrispondenti conseguenze irreversibili. Finora l’Italia ha avuto la possibilità di acquistare il gas a prezzi molto inferiori rispetto a quelli del mercato. Mosca non ha mai usato le esportazioni di energia come strumento di pressione politica, le quali, tenuto conto della significativa dipendenza di Roma dagli idrocarburi russi che raggiungono il 40-45%, avrebbero conseguenze estremamente negative per l’economia italiana e per tutti gli italiani.” Ma non basta. Nel 2021 l’Italia era ottava tra i principali partner commerciali di Mosca (15mila imprese italiane piccole e medie ma anche Eni Snam Pirelli Marcegaglia Barilla). La Russia rimane il principale esportatore di cereali a livello mondiale. Ma anche fertilizzanti, nichel, alluminio e carbone. Quanto alla finanza, le banche italiane sono le più esposte al mondo, con 25 miliardi di euro, nei confronti della Russia. “Roma ha molto da perdere (e molto sta perdendo e continuerà a farlo) nella guerra economica con Mosca”.
Lorenzo Guerini, ministro della Difesa definito da Paramonov ‘uno dei principali falchi e ispiratori della campagna antirussa nel governo italiano’: “Non arretriamo di un passo. L’Italia, continuerà a esercitare ogni pressione, comprese le forniture di armi”. Guerini ha raccolto messaggi di solidarietà da tutte le forze politiche.
Domenico Gallo, magistrato e presidente di sezione della Corte di Cassazione: (Malgrado Draghi e Di Maio) “Se alla fine si arriverà alla pace attraverso la neutralità dell’Ucraina, allora dovremmo constatare con mano il fallimento delle classi dirigenti dei principali paesi europei che incoscientemente hanno seguito il pifferaio magico americano anche a costo di provocare il ritorno della guerra in Europa. Bisognerebbe chiedere al nostro astuto ministro degli esteri che ancora l’8 febbraio dichiarava essere ‘un principio irrinunciabile’ la libertà dell’Ucraina di aderire alla NATO, se c’era bisogno di avere migliaia di morti, distruzioni incommensurabili e milioni di profughi per rendersi conto che a questo presunto ‘principio’ si poteva rinunciare anche prima, per scongiurare la catastrofe.