ELEZIONI PRESIDENZIALI AMERICANE-AGGIORNAMENTI

QUESTA SERA PROPORREMO UNA CONVERSAZIONE A DUE CON GIANFRANCO CAMPA A COMMENTO DELLE ELEZIONI AMERICANE

CON OGGI, 4 NOVEMBRE, INTERROMPIAMO L’AGGIORNAMENTO DELLA RUBRICA. NON SI INTERROMPERA’ LA NOSTRA ATTENZIONE A QUANTO STA AVVENENDO NEGLI STATI UNITI. NON MANCHERANNO CERTAMENTE COLPI DI SCENA DEL RESTO IN QUALCHE MANIERA GIA’ PREANNUNCIATI.

Da oggi parte la rubrica con la quale cercheremo sulla base delle scarse forze disponibili di tenere aggiornati i lettori sulla competizione in corso.

 

Qualche considerazione preliminare. Prima , però, una piccola ciliegina sulla torta: secondo rumor’s attendibili Hillary Clinton sarebbe tra le papabili a Segretario alla Difesa della eventuale Presidenza Biden. Il nuovo e la pace che avanzano.

Dopo il 3 novembre scorreranno fiumi di inchiostro e di analisi sull’esito della competizione per le Presidenza Americana. Sarà comunque una battaglia cruciale di un confronto politico di rara violenza pur in uno stato e una nazione abituati a confronti accesi su temi sostanziali. Abbiamo postato qui sotto undici filmati senza nessuna finalità propagandistica. Il nostro è un sito di analisi; abbiamo un orientamento politico prevalente, ma pensiamo di essere agli antipodi da coloro i quali, in un versante politico o in quello opposto, accomunati entrambi non riescono a far di meglio che tifare per un leader straniero, spesso paradossalmente in nome del cosiddetto interesse nazionale, si chiami costui Putin, poi Trump oppure Macron, Merkel o Obama, giusto per accontentare un po’ tutti. Mancano per ora i partigiani di Biden, figura talmente scialba ed ecumenica da scoraggiare ogni ardimento. Ma non tarderanno ad apparire anche questi epigoni. Questi undici filmati sono il segno di qualcosa di nuovo che probabilmente si sta insinuando nella natura e nella qualità di quello scontro politico. Quattro anni fa l’esito elettorale e la vittoria di Trump avevano evidenziato una frattura politica delimitata abbastanza nettamente per aree geografiche, un ribaltamento dell’orientamento politico prevalente democratico degli stati del Rust Belt a favore di Trump piuttosto che del partito repubblicano e un cambiamento della natura stessa di questo partito, portato quasi a compimento con la battaglia interna vittoriosa condotta da Trump stesso. Era passato inosservato un altro aspetto. Il voto predominante del ceto medio ed operaio bianco in crisi aveva messo in ombra l’erosione incipiente, significativa anche se ridotta del voto nero ed ispanico ai danni dei democratici. Queste undici manifestazioni, avvenute anche negli stati più allineati al Partito Democratico, potrebbero essere il segnale che questa erosione comincia ad investire l’intero territorio nazionale e le varie etnie e divisioni di genere, compresa quella degli omosessuali. Trump è stato ripetutamente accusato di essere divisivo e reazionario. In realtà si sta rivelando un serio ostacolo alla frammentazione identitaria perseguita pervicacemente dal campo progressista-democratico e neocon e costruita sulle fondamenta del dirittoumanitarismo e della tutela lobbistica di minoranze di nuovo conio. Potrebbe essere piuttosto il segno della formazione di un vero movimento di unità nazionale che tenti di superare le frammentazioni su base etnica, di genere o quant’altro che stanno conducendo all’implosione di quel paese con buona pace di chi vorrebbe rappresentare Trump come esponente ed espressione di una componente razzista classica, integralista, omofoba e via dicendo; pure presente quest’ultima ma in realtà minoritaria nel movimento che si sta formando. Le presenze nello staff di Trump sono tra l’altro lì a smentire la prevalenza di queste tendenze. Non si sa se questa novità sarà sufficiente a garantire la conferma di questa presidenza e a contrastare le potenti tendenze contrarie legate all’immigrazione e alla pervasività del vecchio establishment. Sicuramente sta ponendo le basi per un confronto politico più maturo e più netto nei prossimi anni. In politica estera Trump ha lasciato sicuramente un segno. La sua resistenza all’intervento armato in Venezuela è costato il posto all’oltranzista Bolton, come pure le eccessive pressioni per un intervento in Siria e probabilmente un attacco massiccio all’Iran sono costate il posto ad altri componenti della sua amministrazione. Sarà questo, quanto segnalato prima, il segno che invece probabilmente lascerà Trump all’interno del proprio paese, a prescindere dall’esito elettorale e con buona pace di chi continua a descriverlo come un guerrafondaio, un razzista, un integralista, un suprematista e via discorrendo. I caratteri negativi di questa presidenza sono numerosi, i limiti del personaggio altrettanto, ma non sono quelli evidenziati così pervicacemente da un fronte avversario talmente compatto ed eterogeneo da destare tra i più avveduti più di qualche sospetto sulla loro genuinità. Il grande rammarico è che, a differenza delle classi dirigenti della Cina, della Russia, dell’India qui in Europa, soprattutto in Italia, non si è saputo e voluto cogliere le opportunità offerte dalle novità di quel quadro politico. Ce ne accorgeremo, forse, quando quelle finestre si chiuderanno in un senso o nell’altro, a babbo morto_Giuseppe Germinario

MAPPA ELETTORALE

https://abcnews.go.com/Politics/2020-Electoral-Interactive-Map?mapId=MjAyMDA0MTAyNjEwMTYwMzQzMTc1MzE2MTYwqUORTBgmSUhGSSNSZBKRSRKSSUgmCQ

 

 

03/11/2020 Ore 23:00

Grafici di Bloomberg che mostrano i contributi politici elargiti da aziende e dalle categorie dei lavoratori: In rosso i donatori di Trump, in blu quelli di Biden.

I principali donatori di Donald Trump includono la Polizia, i vigili, i militari, i camionisti, tassisti, elettricisti, muratori, metalmeccanici, carpentieri, piloti, contadini, etc.

Per la campagna Biden hanno donato soldi; professori, ingegneri, managers, avvocati, artisti, scienziati, dottori…In altre parole il mondo accademico, finanziario, bancario, alta tecnologia ect…

La trasformazione del partito democratico a partito degli elitisti e professionisti dell’alta finanza e delle categorie dei colletti bianchi e ora completata. Il partito Repubblicano, sotto la leadership di Trump, diventa a tutti gli effetti il partito della classe operaia, dei piccoli imprenditori, dei servitori dello stato, dei sindacati dei colletti blu.

Un mondo stravolto, sottosopra , un cambio epocale, quasi surreale..

 

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03/11/2020 Ore 22:33

Gli è stato chiesto perché non indossava una mascherina, in risposta il sostenitore di Trump ha fatto 50 flessioni dicendo di avere un sistema immunitario forte, intimidendo gli intimidatori di professione…

 

03/11/2020 Ore 22:26

I primi spogli dei seggi cominciano fra meno di 2 ore.

 

03/11/2020 Ore 22:00

Joe Biden presenta sua nipote dicendo:Questo è mio figlio, Beau BidenQuesta è mia nipote, Natalie. No aspetta, no aspetta. Abbiamo sbagliato …”  Beau Biden per chi non lo sapesse e morto di tumore la cervello nel 2015…

 

03/11/2020 Ore 21:52

Manifestazione per il presidente Donald Trump in Nigeria:

 

03/11/2020 Ore 18:00

Il campione della MMA Jorge Masvidal ha votato per Trump. La maggior parte dei lottatori MMA sono sostenitori di Trump, incluso il President dell’UFC; Dana White.

Video: President Donald Trump tells Colby Covington he’ll be watching Tyron Woodley fight

MMA News, Scores, Fantasy Games and Highlights | Yahoo Sports

MMA Legend Tito Ortiz Thanks Trump After POTUS Congratulates Him on Win | News Thud

REPORT: MMA fighter who took down anti-Trump protester becomes Antifa target on social media ...

 

03/11/2020 Ore 17:53

Scene incredibili nel Michigan rurale, lunghe file di vehicle parcheggiati da cittadini recatisi a votare. La signora che commenta il video dice che non ha mai visto una scena simile in passato per altre elezioni:

 

03/11/2020 Ore 17:44

Lunghe file ai seggi sono segnalate in tutto il paese:

Ohio:Image

Pennsylvania: Aggiornamento dello stesso seggio fotografato in precedenza. La fila ora e triplicata:

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03/11/2020 Ore 17:24

Notizie moderatamente positive per Trump in Arizona: I dati delle schede finora depositate, nella contea di Maricopa (l’unica a pubblicare i dati delle schede), vedono i repubblicani in vantaggio:

Totale: 41,604 

Repubblicani: 20.728

Democratici: 7,615

Indipendenti: 13,621

 

03/11/2020 Ore 17:11

Sono dati che lasciano il tempo che trovano; ma nel giorno delle elezioni, vedere la media sondaggi quasi alla pari nel importantissimo, fondamentale, stato della Pennsylvania e qualcosa su cui riflettere…

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03/11/2020 Ore 17:00

Aggiornamento Florida qualche minuto fa:

I Repubblicani hanno superato i democratici nel conto schede, a questo punto i Democratici devono sperare che gli indipendenti hanno votato al 60% per i Democratici, non lo sapremo fino allo spoglio delle schede. A questo punto però possiamo dire che si consolida positivamente la situazione in Florida per i Repubblicani:

Rep: 3,716,427 (+26,654)

Dem: 3,689,773 

Indipendenti : 2,231,965

 

03/11/2020 Ore 16:39

Bollettino dalle aree in Florida che nel 2016 hanno votato per Trump: Si registrano lunghissime file di persone ai seggi in attesa di votare. E un buon segno per Trump, la Florida dovrebbe andare a Trump:

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03/11/2020 Ore 16:33

The first lady arriva a votare a West Palm Beach, in Florida:

 

03/11/2020 Ore 16:05

La Guardia Nazionale arriva a Chicago:

 

03/11/2020 Ore 15:58

James Comey:

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03/11/2020 Ore 15:45

Lunghe file ai seggi sono segnalate in tutto il paese:

Kentucky:

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Pennsylvania:

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Wisconsin:

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Missouri; questa mattina presto prima ancora che aprissero i seggi:

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Illinois; prima ancora che aprissero i seggi:

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Minnesota:

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03/11/2020 Ore 07:20

SONO INIZIATE UFFICIALMENTE LE ELEZIONI; IL FATIDICO “ELECTION DAY” È ARRIVATO!

Sono finiti i pronostici, le analisi e i sondaggi, da ora in poi saranno solo i veri voti a contare… e il sovversivo programma “The Hammer” della CIA..

Abbiamo il primi risultati. Dopo la mezzanotte hanno votato in due piccoli paesi del New Hampshire. Il primo; Dixville Notch, ha vinto Joe Biden con 5 voti a zero. Nel secondo; Millisfield, Trump ha vinto 16 voti a 5. 

Aggiornamento New Hampshire: 16-10 per Trump. Trump 62% Biden 38%. 🙂

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03/11/2020 Ore 06:01

Fra qualche ora Biden potrebbe essere eletto Presidente, nel suo buongiorno Hunter ci vuole mandare un messaggio chiaro e forte: Con lui e suo padre di nuovo alla Casa Bianca, ritornerà la morale, la pace e la fratellanza. La corruzione sarà debellata e dopo 47 anni in politica, Hunter ci assicura, Joe si metterà a lavorare seriamente per risolvere i problemi della nazione e del mondo.  Per dimostrare la serietà dell’impegno preso si affiderà al meglio che l’America esprime; Clinton, Harris, Obama…Insomma un messaggio di speranza per tutti:

 

03/11/2020 Ore 05:45

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03/11/2020 Ore 05:22

La calma prima della tempesta, le citta americane si preparano:

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03/11/2020 Ore 05:05

Ufficiale: Il totale delle votazioni anticipate in Arizona ha superato il totale dei voti espressi nel 2016. 

 

03/11/2020 Ore 04:45

Hahahahahaha: “Se Trump vince, i Brain Trust ( i tecnocratici ) di Washington ponderando un’uscita di scena. Dal Dipartimento di Stato, al Pentagono ad altre agenzie, alcuni alti funzionari non possono sopportare altri quattro anni di Trump.” (Foreign Policy)

https://foreignpolicy.com/2020/11/02/if-trump-wins-reelection-2020-national-security-exodus-state-department-pentagon/

 

03/11/2020 Ore 04:06

Alla vigilia di queste elezioni del 2020, riproponiamo la mappe delle elezioni del 2016. Clinton ha vinto nei grandi centri urbani, in blu, Trump ha vinto nelle zone rurali in Rosso. L’anima dell’america e rossa, lo scontro, il contrasto e reale, avviato verso un inevitabile resa dei conti… 

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03/11/2020 Ore 04:00

Secondo il Newsweek, fabbriche di troll che assumono sockpuppets (https://it.wikipedia.org/wiki/Sockpuppet), in piccole città dell’India, sono state pagate per aumentare il seguito Twitter di Joe Biden, sopratutto da quando ha nominato Kamala Harris come suo candidato vicepresidente. Decine di migliaia di queste entità seguono l’acconto di Biden e interagiscono con lui:

https://www.newsweek.com/joe-biden-kamala-harris-got-big-social-media-boost-indian-troll-farms-1544047

 

03/11/2020 Ore 03:41

Oggi Trump avra` bisogno di tutte le preghiere possibili e immaginabili:

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03/11/2020 Ore 03:37

Queste le Città dove la Guardia nazionale e` stata schierata, altre città potrebbero seguire nella giornata e nella serata di oggi:

– Washington DC
– Chicago
– Filadelfia
– Boston
– Brooklyn, New York
– Austin, Texas
– Dallas / Fort Worth
– Houston
– Sant ‘Antonio

 

03/11/2020 Ore 02:34

Altro grafico interessante che riassume vari sondaggi (anche questo no so quanto sia attendibile): Rappresenta il  livello di approvazione del presidente nei primi 1500 giorni del suo primo mandato. Si nota la costante linea bassa di Trump che però per motivi tutti da analizzare non varia quasi durate tutto la sua presidenza. Notate invece come sia abbastanza schizofrenica la linea di approvazione degli altri presidenti. Ricordatevi che George H.W.Bush (Padre) e Jimmy Carter non furono rieletti.

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03/11/2020 Ore 02:11

Interessate grafico della American Presidency Project: I livelli di approvazione nei sondaggi dei presidenti, alla vigilia delle elezioni per il secondo mandato. In rosso i Presidenti che hanno perso e non sono stati rieletti. In verde  la linea che indica Donald Trump. Non so quanto sia attendibile questo grafico ma non e incoraggiante per Trump:

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03/11/2020 Ore 01:54

In Wisconsin Democratici avanti rispetto ai repubblicani di due punti di percentuale, gli stessi democratici sono però indietro rispetto ai numeri del 2016, che sia di buon auspicio per Trump?

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03/11/2020 Ore 00:02

American Comeback Story:

 

02/11/2020 Ore 23:39

Mettiti la mascherina e vota, lo dice Obama…

 

02/11/2020 Ore 21:18

Prepararsi al caos: Negozi e rivenditori di New York  si preparano ai saccheggi e alla battaglia che verrà del dopo elezioni, dovesse Trump vincere. 

https://www.dailymail.co.uk/news/article-8905511/Preparing-mayhem-NYC-businesses-close-fear-election-unrest.html?ito=social-twitter_dailymailus

Nigel Farage per le strade di Washington, il giorno prima delle elezioni: Scene orribili a Washington DC prima delle elezioni. La democrazia e in crisi.” 

 

02/11/2020 Ore 18:24

Se tutti i voti vengono sommati in Pennsylvania, Trump perderà. Ecco perché sta facendo gli straordinari per sottrarre quanti più voti possibili da queste elezioni.”

Sopra il tweet di Josh Shapiro, procuratore generale, responsabile di assicurare che le elezioni si svolgono in una maniera onesta e imparziale. Shapiro sarebbe il procuratore  generale dello stato della Pennsylvania. Ricordiamo che i procuratori, tecnicamente parlando, dovrebbe essere imparziali o almeno pretendere di essere imparziali.  Ma con i procuratori sponsorizzati da George Soros non c’e neanche piu la pretesa di imparzialità. Trump perderà la Pennsylvania…

https://fusion.inquirer.com/politics/clout/george-soros-josh-shapiro-larry-krasner-lisa-rau-attorney-general-district-attorney-independent-council-20190823.html

 

02/11/2020 Ore 17:13

Ultimo giorno di comizi:

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02/11/2020 Ore 17:01

Uno e un alieno, l’altro un barbone, ma tutte e due controllano molto della nostra vita privata, con il nostro tacito assenso…

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02/11/2020 Ore 16:31

Ultimo giorno di Comizi, Trump si gioca il tutto per tutto e lo fa negli stati battlegrounds:

Comizio a Fayetteville, Nord Carolina

Comizio a Scranton, Pennsylvania

Comizio a Traverse City, Michigan

Comizio a Kenosha, Wisconsin

Comizio a Grand Rapids, Michigan

 

02/11/2020 Ore 16:25

Dati pubblicati negli ultimi minuti : Record di 95 milioni di americani che hanno votato prima del giorno delle elezioni. Ciò rappresenta circa il 70% del totale dei voti 2016

 

02/11/2020 Ore 16:05

Anthony Fauci avrebbe dovuto essere licenziato molto tempo fa – Washington Times

https://www.washingtontimes.com/news/2020/nov/2/anthony-fauci-shouldve-been-fired-long-ago/

 

02/11/2020 Ore 15:36

Antifa e BLM bloccano l’ingresso ai seggi nella Carolina del Nord. E solo l’inizio ne vedremo delle belle domani:

 

02/11/2020 Ore 06:45

Buon Giorno da Hunter Biden! Lady Gaga ma sei tu nella foto?

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02/11/2020 Ore 06:37

Dal Blue Democratico al Rosso Repubblicano. Conteggio schede voto anticipato in tutti gli stati che hanno pubblicato fino ad ora i dati: 

Nord Carolina: Democratici 37% Repubblicani 32% Indipendenti 30%

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Wisconsin: Democratici 36% Repubblicani 44% Indipendenti 20%

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Washington: Democratici 58% Repubblicani 30% Indipendenti 18%

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Vermont: Democratici 58% Repubblicani 22% Indipendenti 20%

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Virginia: Democratici 61% Repubblicani 28% Indipendenti 11%

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Texas: Democratici 45% Repubblicani 45% Indipendenti 10%

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Rhode Island: Democratici 56% Repubblicani 13% Indipendenti 31%

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Pennsylvania: Democratici 67% Repubblicani 23% Indipendenti 8,4%

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Oregon: Democratici 43% Repubblicani 27% Indipendenti 23%

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Ohio: Democratici 44% Repubblicani 37% Indipendenti 19%

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Nevada: Democratici 41% Repubblicani 36% Indipendenti 18%

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New Mexico: Democratici 50% Repubblicani 34% Indipendenti 14%

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New Jersey: Democratici 45% Repubblicani 26% Indipendenti 28%

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Nebraska: Democratici 37% Repubblicani 46% Indipendenti 17%

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North Dakota: Democratici 25% Repubblicani 55% Indipendenti 20%

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Montana: Democratici 28% Repubblicani 44% Indipendenti 28%

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Minnesota: Democratici 36% Repubblicani 35% Indipendenti 29%

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Michigan: Democratici 61% Repubblicani 21% Indipendenti 9%

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Maryland: Democratici 69% Repubblicani 15% Indipendenti 15%

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Maine: Democratici 49% Repubblicani 23% Indipendenti 24%

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Kansas: Democratici 37% Repubblicani 45% Indipendenti 18%

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Iowa: Democratici 47% Repubblicani 33% Indipendenti 19%

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Indiana:  Democratici 39% Repubblicani 40% Indipendenti 20%

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Illinois: Democratici 56% Repubblicani 23% Indipendenti 21%

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Idaho: Democratici 20% Repubblicani 50% Indipendenti 29%

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Georgia: Democratici 46% Repubblicani 37% Indipendenti 16%

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Florida: Democratici 41% Repubblicani 37% Indipendenti 20%

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DC (Capitale)Democratici 84% Repubblicani 4% Indipendenti 11%

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Colorado: Democratici 34% Repubblicani 28% Indipendenti 37%

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California: Democratici 53% Repubblicani 22% Indipendenti 20%

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Arkansas: Democratici 35% Repubblicani 43% Indipendenti 22%

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Alaska: Democratici 26% Repubblicani 24% Indipendenti 28%

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02/11/2020 Ore 03:15

ATTENZIONE CAMPANELLO DI ALLARME (INASPETTATO) PER TRUMP IN TEXAS:

Osservate la mappa sotto: Le aree verdi includono Houston, Dallas, Austin, San Antonio, El Paso, il verde significa un’affluenza molto alta, siamo addirittura, in certe contee, come quella di Hays, al 135% di affluenza rispetto al passato.

Tutte le contee che sono in verde che registrano affluenze da record sono tradizionalmente Democratiche, specialmente l’area di Austin. Fare inferenze e` rischioso, ma se tanto mi da tanto, allora questi dati sono veramente disastrosi per Trump. Per questo  motivo il partito repubblicano del Texas e andato ieri a chiedere, con una urgente istanza alla corte suprema del Texas, di rigettare 127.000 schede nella contea di Harris, una di quelle contee in verde…La corte e rifiutato la richiesta Repubblicana:

https://thehill.com/regulation/court-battles/523861-texas-supreme-court-rejects-gop-bid-to-void-100000-votes

TRUMP E NEI GUAI! Se Trump perde il Texas perde le elezioni senza se e senza ma. Non c’è strada alla Casa Bianca per Trump senza il Texas. I conservatori sperano in un alta affluenza, nelle contee Repubblicane, nel giorno delle elezioni…

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Giusto per farvi capire, in blu sono evidenziate le aree dove Clinton e Beto O’Rourke hanno preso più voti, confrontarle con le aree verdi della mappa di sopra, non bisogna aggiungere altro…

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02/11/2020 Ore 02:45

Il gruppo, che include l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, Steve Schmidt, Steve Hayes, Bill Kristol e Jennifer Rubin, fanno il tifo per Liz Cheney per ripristinare l’ideologia di neo-conservatrice dopo che Trump non ci sara` piu”.

https://www.politico.com/news/magazine/2020/11/01/liz-cheney-moment-430972

 

02/11/2020 Ore 01:17

Concentriamoci sulla importantissima Nord Carolina:

Voto in Persona + Voto per posta – I voti per Posta saranno accettati fino al 3 novembre e potranno essere conteggiati fino a 9 giorni dopo l’election day (grazie Corte Suprema).

Totale schede e voto in persona aggiornati a questa notte:

Democratici 1.694.852

Repubblicani 1.438.129

Indeipendenti 1.374.232

Democartici a circa + 5,7 %

4.531.619 di voti finora conteggiati che è il 96% dei voti del 2016, quando il totale fu di 4.741.564. Di questo passo la Nord Carolina dovrebbe vedere un’affluenza da record per il giorno delle elezioni.

Ci sono in North Carolina 7.342.553 elettori. L’affluenza alle urne nel 2016 è stata del 68,98% .

Una curiosità: 4 anni fa i democratici arrivarono al giorno delle elezioni con un vantaggio di 310,000 schede rispetto ai Repubblicani e nonostante ciò persero di 170,000 voti.  I repubblicani superarono i democratici nel giorno delle elezioni di 480,000 voti non solo recuperando lo svantaggio, ma oltrepassando i democratici di 170 mila voti, questo a testimoniare come i Repubblicani sono più propensi al voto in persona. Detto questo, vista l’affluenza da record,  in questa tornata elettorale sarà difficile fare un paragone con il 2016, poiché non sappiamo di sicuro se il numero maggiore di votanti favorirà i Democratici oppure i Repubblicani.

 

01/11/2020 Ore 23:30

Qualche minuto fa; la lunga attesa per entrare al comizio di Trump in North Carolina. La Carolina e la Pennsylvania si gioca tutto li, le presidenziali nelle mani di questi due stati: 

Per Biden e Trump la Carolina e nelle loro menti…

 

 

01/11/2020 Ore 23:26

(Ballots Requests ) Schede Richieste – (Ballots Returned) Schede Compilate e Rispedite Indietro – (Ballots Remaining) Schede non-ancora rientrate. Percentuale di schede non ancora rientrate.

 

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01/11/2020 Ore 20:10

Il colpo di stato nel 2009 in Honduras .

La maggior parte degli americani non è a conoscenza della “Guerra delle Banane“. Si trattava di una serie di interventi militari americani in America Latina un secolo fa per sostenere gli interessi economici americani. Gli Stati Uniti trattavano le nazioni latinoamericane come colonie, e lo fanno ancora usando metodi segreti. Il controllo è mantenuto con corruzione, ricatto, omicidi, sanzioni e brogli elettorali. Questo a volte fallisce ed è necessario un colpo di stato. Il ruolo degli Stati Uniti di solito rimane nascosto in questi cambi di regime, ma a volte diventa ovvio, come nel colpo di stato del 2009 in Honduras.

 

01/11/2020 Ore 20:00

NEW YORK: la polizia respinge i manifestanti in strada, la tensione aumenta prima delle elezioni.

 

01/11/2020 Ore 19:37

Eric Trump con i bikers in Pennsylvania:

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01/11/2020 Ore 19:29

E si comincia puntuali, come un orologio, ne vedremo delle belle: “Da venerdì scorso più di 320 cause legali sono state presentate in 45 stati, incluso Washington DC e Porto Rico secondo Election Law Blog. ‘Quasi tutte queste cause  sono state depositate dalla sinistra progressista e dai loro alleati nel Partito Democratico’, ha dichiarato al Daily Caller News Foundation; Hans von Spakovsky, manager della Election Law Reform Initiative della Heritage Foundation.” 

https://www.bizpacreview.com/2020/11/01/late-ballots-mismatched-signatures-drop-boxes-heres-how-hundreds-of-lawsuits-could-affect-the-elections-outcome-991498

 

01/11/2020 Ore 18:45

Grafico interessante che mostra la percentuale dei votanti: Super Voter, sarebbero quelli che voto sempre in ogni elezione. Frequent Voter, sarebbero quelli che votano frequentemente ma non sempre. Infrequent Voter, sarebbe coloro che votano raramente e Firt Time Voter, sono quelli che non hanno mai votato prima. Di solito il Forst Time Voter sono i giovani che si affacciano per la prima volta alla politica. Gli analisti e i mass media continuano a dire che queste elezione  saranno decise dai giovani che frequentano l’università ho che si sono già laureati. Però se analizziamo i dati , vediamo che nella casella del First Time voter la percentuale è molto più bassa rispetto al 2016. Ora potrebbe essere che molti giovani incuranti del Coronavirus, poiché si sentono meno vulnerabili, andranno a votare di persona Martedì, ma questa e solo un ipotesi. La mancanza fino ad ora di “entusiasmo” da parte dei giovani potrebbe risultare negativa per Biden, staremo a vedere:

 

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01/11/2020 Ore 18:06

Politico ogni tanto ci azzecca: “Il presidente Donald Trump e i suoi più fedeli collaboratori stanno pianificando un’enorme repulisti nel  governo,  se vincerà un secondo mandato. Licenzieranno funzionari in posizioni chiave legati sia al CDC (Anthony Fauci…) che all’intelligence (Christopher Asher Wray-Gina Haspel…), entità che Trump considera sleali, lenti e oppositori delle sue politiche

 

01/11/2020 Ore 17:50

Sondaggio tra …

Coloro che non hanno votato:

Trump 69%

Biden 27%

Coloro che hanno votato:

Biden 66%

Trump 32%

 

01/11/2020 Ore 06:00

Buon Giorno da Hunter Biden:

 

01/11/2020 Ore 05:20

Le facce dei sostenitori di Trump; attaccati, diffamati; calunniati, denigrati. Sono stati presi a uova in faccia, uccisi a sangue freddo in Denver, Portand e Milwaukee. Chiamati tutto e il contrario di tutto, ma sono ancora qui e rimarranno anche dopo che Trump non ci sara piu`:

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Denver: Trump Supporter Shot & Killed After Confrontation With Leftist Scum - Reconquista Europa

VIDEO: Agitators pelt female Trump supporter with eggs, tomatoes in San Jose - The American ...

Muslim, Sikh supporters rally for President Trump - American Politics - Jerusalem Post

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01/11/2020 Ore 04:38

Come ben sapete ai sondaggi non credo molto, lasciano il tempo che trovano. Sono utili come uno strumento, in un box di tanti strumenti, da usare per una metodologia di analisi più ampia e dettagliata. Siccome però che ricevo spesso domande sui sondaggi più attendibili da prendere come riferimento; pubblico quelli del Trafalgar Group.

I Sondaggi del Trafalgar Group sono quelli che risultano più positivi per Donald Trump. Lo erano nel 2016 e lo sono nel 2020. Anche il Trafalgar però pecca di faziosità, anche se un po`meno rispetto agli altri. Il Trafalgar non è al 100% attendibile, come del resto non lo sono i sondaggi che danno Trump indietro di 8-10 punti di percentuale rispetto a Biden. La cosa più logica da fare, se volete rendervi un’idea molto vicina alla realtà e prendere, i sondaggi del Trafalgar, togliere uno-due punti di percentuale da Trump per aggiungerli a Biden: Fatto questo avrete un sondaggio molto vicino alla reale situazione politica del momento, come potete vedera dai dati i candidati sono testa a testa negli stati Battlegrounds:

Arizona

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Nevada Image

Florida Image

Michigan Image

Minnesota Image

Wisconsin  Image

Pennsylvania  Image

Nord Carolina Image

 

01/11/2020 Ore 03:23

Cresce l’ansia dei Democratici in Pennsylvania

https://www.washingtonpost.com/

 

01/11/2020 Ore 03:00

“Incubo per la sicurezza nazionale: il laptop abbandonato di Hunter Biden contiene i numeri di telefono dei Clinton, degli ufficiali dei servizi segreti e della maggior parte del gabinetto di Obama, oltre alle prove di dipendenze da sesso e droga, il tutto protetto dalla password Hunter02 “

https://www.dailymail.co.uk/news/article-8901193/National-security-nightmare-Hunter-Bidens-laptop.html

 

01/11/2020 Ore 02:52

Questo e il New York Times di oggi, penso che si sono confusi , questo articolo doveva essere pubblicato dopo la vittoria di Biden…

“Le ospedalizzazioni per coronavirus sono in aumento a New York ma questa volta è diverso.”

I pazienti sonoassistiti più rapidamente, trascorrono meno tempo in media in ospedale e hanno meno probabilità di finire con la ventilazione meccanica, hanno detto medici e dirigenti ospedalieri“.

https://www.nytimes.com/2020/10/30/nyregion/new-york-city-coronavirus-hospitals.html

 

01/11/2020 Ore 02:38

Come è iniziato e come e` finito:

2008 Image

2020 Image

 

01/11/2020 Ore 02:28

Beverly Hills qualche ora fa:

 

01/11/2020 Ore 01:25

Si è appena concluso il più grande comizio mai tenuto, politicamente parlando, in Pennsylvania. Migliaia di persone si sono assediate per ascoltare il discorso del presidente Trump.

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https://twitter.com/T_S_P_O_O_K_Y/status/1322697133536006145?s=20

Paroganto a Biden:

 

31/10/2020 Ore 20:00

CAMBIA LA MAPPA ELETTORALE: Trump perde il Wisconsin ma acquista l’Arizona e il New Hampshire. A questo punto siamo troppo vicini all’election day per provare a fare altre previsioni. Biden dovrebbe vincere sul filo del rasoio, tutto dipenderà dalla Nord Carolina e soprattutto dalla Pennsylvania. La Pennsylvania diventa il centro dell’universo …

Joe Biden
Joe Biden
274
Donald Trump
Donald Trump
264

 

31/10/2020 Ore 19:37

Situazione allarmante per Trump in Pennsylvania, di questo passo Trump perde lo stato del “Keystone”: 

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31/10/2020 Ore 19:27

Trump e` ora in vantaggio in Arizona:

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31/10/2020 Ore 19:14

Si un buon patriota, mettiti la maschera..

 

31/10/2020 Ore 19:05

Previsioni meteo il giorno delle elezioni, freddo negli stati “Battlegrounds”, il voto in persona potrebbe essere compromesso dalla situazione atmosferica, non e` una buona notizia per Trump:

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31/10/2020 Ore 19:00

Quasi 10 milioni di persone hanno votato in California:

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31/10/2020 Ore 18:54

Importantissimo: Quadro generale di tutte  le schede, in tutti gli stati dell’unione, che hanno pubblicato i loro dati; aggiornato alla data odierna: 

Per aiutarvi a leggere i quadri ecco il significato delle abbreviazioni: VBM: Voto Per Posta – IP: Voto In Persona – N/A : Stati che non pubblicano i dati delle schede – Dem Retur: Schede Consegnate dai Democratici – Rep Retur: Schede Consegnate dai Repubblicani –  Other Retur: Schede Consegnate dagli Indipendenti – TOT RETUR: Totale Schede Consegnate – % of the 2016 vote: Percentuale delle schede consegnate rispetto al 2016 –  % Dem: Percentuale dei democratici che hanno consegnato le loro schede – % Rep: Percentuale dei repubblicani che hanno consegnato le loro schede. 

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31/10/2020 Ore 18:30

Lunghe file vengono segnalate in Pennsylvania per il comizio di Trump:

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31/10/2020 Ore 18:25

Kamala Harris è stata presentata come “Prossimo presidente degli Stati Uniti” durante un comizio in Texas:

 

31/10/2020 Ore 17:44

ATTENZIONE: IMPORTANTE AGGIORNAMENTO DELLA MAPPA ELETTORALE STASERA ALLE 20:00

 

31/10/2020 Ore 17:31

Il Collegio Elettorale e sotto assalto dai neoliberali-neoconservatori, dai democratici progressisti, ma il collegio elettorale garantisce una elezione presidenziale equa ed è legittimato dall’articolo II della Costituzione degli Stati Uniti. Gli elettori dovrebbero prestare attenzione a questo documento che è tra i cardini della costituzione e fondazione degli Stati Uniti. La parola d’ordine  e proteggere il Collegio elettorale a tutti i costi.

Gli elettori del Colorado martedì si esprimeranno su un referendum che potrebbe ribaltare la decisione del 2019, dai legislatori del Colorado, controllata dai democratici di aderire al National Popular Vote Interstate Compact (NPV compact), privando potenzialmente il movimento dei nove voti elettorali del collegio elettorale dello stato del Colorado.

Cos’e NPV Compact? Il NPV compact è un gruppo di stati che concordarono nel 2019, di assegneranno i loro voti elettorali al candidato presidenziale che vince il voto popolare nazionale, indipendentemente  dal risultato del collegio elettorale. Secondo il sito web del movimento NPV, ci sono attualmente 15 stati e Washington DC che sono nel patto, per un totale di 196 voti elettorali.

Uno di questi stati è il Colorado, che nel 2019 ha approvato la legislazione per aderire al patto. Gli elettori del Colorado martedi avranno l’opportunità di ribaltare quella legge e uscire dal patto, dopo che un gruppo anti-NPV  ha raccolto più di 225.000 firme a sostegno dell’abrogazione della legge. 

https://www.foxnews.com/politics/colorado-vote-movement-presidential-elections-popular-vote

 

31/10/2020 Ore 17:20

Sembra che tra tutti gli  stati “competitivi”, Trump sia messo meglio in Florida e Arizona, mentre è più debole in Pennsylvania.

 

31/10/2020 Ore 06:08

Buon Giorno da Hunter Biden:

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31/10/2020 Ore 06:01

ATTENZIONE ABBIAMO LA MAPPA DELLA PREVISIONE FINALE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI:

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Secondo le nostre previsione i democratici perderanno 4 seggi e i repubblicani guadagnano 5 seggi. I democratici manterranno il controllo della camera per un totale di 229 (-4) contro  206 (+5) dei repubblicani. Sono 435 in totale i seggi a disposizione.

U.S. congressional apportionment
state representatives
Alabama 7
Alaska 1
Arizona 9
Arkansas 4
California 53
Colorado 7
Connecticut 5
Delaware 1
Florida 27
Georgia 14
Hawaii 2
Idaho 2
Illinois 18
Indiana 9
Iowa 4
Kansas 4
Kentucky 6
Louisiana 6
Maine 2
Maryland 8
Massachusetts 9
Michigan 14
Minnesota 8
Mississippi 4
Missouri 8
Montana 1
Nebraska 3
Nevada 4
New Hampshire 2
New Jersey 12
New Mexico 3
New York 27
North Carolina 13
North Dakota 1
Ohio 16
Oklahoma 5
Oregon 5
Pennsylvania 18
Rhode Island 2
South Carolina 7
South Dakota 1
Tennessee 9
Texas 36
Utah 4
Vermont 1
Virginia 11
Washington 10
West Virginia 3
Wisconsin 8
Wyoming 1
Total 435

 

 

31/10/2020 Ore 05:31

Circondati e molestati: L’autobus di Kamala / Biden viene scortato fuori da New Braunfels, Texas dell’esercito trumpiano…

 

31/10/2020 Ore 05:17

Brett Lorenzo Favre; l’ex grande quarterback, ora in pensione, sostiene Trump: “Il mio voto e per chi rende grande questo paese; libertà di parola, di religione, diritto alle armi, onesti cittadini che pagano le tasse, polizia e militari. In queste elezioni abbiamo libertà di scelta, che tutti dovrebbero rispettare. Per me e per i principi sopra elencati, il mio voto va a Donald Trump

Il sostegno di Favre potrebbe aiutare Trump in Wisconsin, dove per tanti anni ha giocato nella squadra dei Green Bay Packers.

https://twitter.com/BrettFavre/status/1322154221584732163?s=20

 

31/10/2020 Ore 04:41

Signori e Signori o meglio dire masculoni (come dicono al paese dei mie genitori), sotto un editoriale del Los Angeles Times: “Opinione: Trump è un “uomo per uomini”: Perché alcuni uomini di colore sono attratti dalla mascolinità tossica del presidente” 

https://www.latimes.com/opinion/story/2020-10-28/la-ol-black-trump-voters-men

 

31/10/2020 Ore 03:34

Bloomberg News riporta che la campagna presidenziale di Biden e preoccupata per l’affluenza alle urne di neri e  ispanici. Appare evidente che le due comunità mancano dell’entusiasmo necessario per andare in massa a votare. Ciò potrebbe creare problemi a Biden il giorno delle elezioni.

https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-10-30/biden-aides-see-warning-signs-in-black-latino-turnout-so-far?sref=dCXr1Xoe

 

31/10/2020 Ore 03:16

Azione di disturbo dei sostenitori di Trump al comizio di Biden:

 

31/10/2020 Ore 02:00

Il 54% delle persone presenti al comizio del Minnesota di Trump non erano elettori repubblicani. Al comizio di Green Bay, in Wisconsin, il  52.6% dei partecipanti non erano Repubblicani. A proposito di comizi, Nigel Farage era presente a uno dei comizii e ha anche parlato alla platea.

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31/10/2020 Ore 01:24

Puntualmente sono arrivati i Democratici a smorzare l’entusiasmo repubblicano in Florida. Nelle ultime, ore visto come il panico ha cominciato ad avvolgere i democratici della Florida, il DNC, cioè i vertici del partito, hanno annunciato che sono pronti 5000 (non e un errore) avvocati da dispiegare in Florida per facilitare un eventuale riconteggio delle schede. Gli avvocati sono coordinati dalla studio legale Perkins Coie. Il famoso Perkins Coie, finanziato da George Soros.

https://www.thedailybeast.com/biden-has-4000-lawyers-on-standby-in-florida-for-possible-election-recount

 

31/10/2020 Ore 01:09

Qualcuno dalla platea, durante il comizio di Trump, si diverte a stracciare le foto dei politici democratici.

 

31/10/2020 Ore 00:33

Parata pro-Trump dei motociclisti a Gerusalemme:

 

31/10/2020 Ore 00:22

In questa pazza era politica di Trump, in molti posti degli Stati Uniti, certi meccanismi tradizionali si sono inceppati: In questo video due gruppi a confronto; da lato i sostenitori di Biden sul marciapiede opposto, tutti di colore bianco, dall’altro i sostenitori di Trump con membri della comunità nera. Fino a qualche anno fa era impensabile una cosa del genere. Che vinca o che perda il fenomeno politico Trump andrà seriamente analizzato senza incorrere nelle solite pochezze intellettuali del razziata, maschilista, suprematista bianco e stupidaggini varie…

 

31/10/2020 Ore 00:11

Qualcuno sperava che il Texas, in questo ciclo elettorale, era in gioco per i democratici, i numeri sembrano invece confermare l’onda Trumpiana che si appresta a inondare il Texas. 

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31/10/2020 Ore 00:05

ll presidente Trump ha iniziato Ottobre con la diagnosi del Coronavirus e finirà ottobre dopo aver tenuto 34 comiziin 13 diversi stati, incredibile…

 

31/10/2020 Ore 00:03

Gallup pone una domanda fondamentale al cittadino USA: State meglio di 4 anni fa? Nonostante la pandemia e i Fake News; il sondaggio mostra l’indice di approvazione di Trump al di sopra di Obama, Clinton o persino Reagan, che sono stati tutti facilmente rieletti. Che sia un presagio di rielezione per Trump…

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30/10/2020 Ore 23:45

Ultimo aggiornamento dall Florida. Che giornata incredibile! Il vantaggio dei Democratici si e ridotto di oltre 49mila schede solo nella giornata di oggi. La differenza ora è di 114 mila schede. I repubblicani hanno superato le prestazioni del 2016 in termini di schede. Trump dovrebbe vince comodamente la Florida.

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30/10/2020 Ore 18:26

Sono istrionici i sostenitori di Trump; si mettono a seguire l’Autobus della campagna di Biden con bandiere di Trump e con il carro funebre che porta la dicitura: Fondazione Clinton-Servicio Suicidi:

 

30/10/2020 Ore 06:13

Buon Giorno da Hunter Biden:

 

30/10/2020 Ore 05:40

Secondo l’Economist (da prendere con le pinze), il 41% dei sostenitori di Trump prevede di votare in persona, il giorno delle elezioni. Solo il 16% dei sostenitori di Biden dice di voler far lo stesso. Pertanto, l’84% dei votanti di Biden, avranno espresso la loro preferenza prima del 3 novembre.

 

30/10/2020 Ore 05:22

E in Arizona siamo ora alla pari! La media sondaggi tra i due candidati a 47,0%

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30/10/2020 Ore 05:17

Chi lo indossa meglio?

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30/10/2020 Ore 05:15

Anche la CNN comincia a suonare l’allarme: “I Repubblicani stanno rapidamente colmando il divario del voto anticipato in questi stati: Florida, Nord Carolina, Iowa e Nevada.” 

https://www.cnn.com/2020/10/29/politics/republicans-democrats-early-voting/index.html

Il nostro blog ha gia messo la Florida e l’Iowa nella casella di Trump, mentre abbiamo Il Nevada e la North Carolina nella casella di Biden. Ma stiamo monitorando la situazione e grazie alla nostra metodologia ci troviamo pronti, se,i dati confermano, a spostare gli altri due stati nella casella di Trump.

 

30/10/2020 Ore 05:11

Panico fra i Democratici; hanno perso la Florida e se ne accorgono solo ora, basta che chiedono al nostro blog, li avremmo potuti mettere in guardia noi…

Dobbiamo fermare l’emorragia” Intitola Politico:

https://www.politico.com/news/2020/10/29/miami-voter-turnout-democrats-433643

 

30/10/2020 Ore 05:01

Buone notizie dal Nevada per Trump; I democratici hanno avuto un’altra giornata difficile. I repubblicani continuano a sommergere di shede elttorali i democratici nelle zone rurali del “Silver State”. I democratici sono indietro del 30% nelle zone rurali. Questa contrastante, profonda differenza, fra le zone rurali e le aree metropolitane e ormai un tema ricorrente in questa americana del 21 secolo.

Detto ciò il Nevada rimane nella casella di Biden  poiché i Democratici sono ancora in vantaggio su i Repubblicani di circa 45 mila schede. Ma e un vantaggio che va assottigliandosi col passare delle ore. Rimaniamo  vigili sulla fluida situazione in Nevada.

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30/10/2020 Ore 04:41

Il muro con il Messico continua ad essere costruito senza sosta, a ritmo forsennato,  si lavora 24 ore al giorno. Se Trump vince, sarà completato entro i prossimi due anni, se perde, si andrà avanti fino al 20 di Gennaio, quando l’amministrazione Biden, al primo giorno della sua presidenza, bloccherà i lavori.

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30/10/2020 Ore 04:18

Trump ha dedicato molto tempo e sforzi nel migliorare le condizioni di vita nelle comunità Afro-Americana, più di qualsiasi altro candidato presidenziale Repubblicano. Molti artisti e figure sportive della comunità nera sono usciti allo scoperto con il loro sostegno a Trump. Fra questi ci sono Herschel Walker,  50 Cent, Ice Cube, Kanye West, Lil Wayne, Mike Tyson e molti altri. 

13 Black Celebrities Who Supported Trump | Newsmax.com

These 15 Black Celebrities Are Voting for Donald Trump in the 2020 US Election (Confession ...

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Stiamo assistendo a un cambio culturale che avrà ramificazioni rivoluzionarie nella politica a stelle e strisce, che Trump vinca o perda. Il monopolio Democratico sulle comunità nere e minoritarie si sta sfaldando e non importa quello che dice LeBron o Michelle Obama.

Molti nella comunità afro-americana sono stanchi di promesse non mantenute. Che Trump riesca a togliere ai democratici abbastanza voti da vincere le elezioni nella comunità nere e altamente improbabile, ma Trump ora viaggia intorno al 18-20% di approvazione fra i neri. Numeri così i Repubblicani non li aveva mai visti. La ragione di questo spostamento a destra non e casuale, soprattutto negli ultimi due anni. Con questi numeri, chi verrà dopo Trump, nei Repubblicani, potrà costruire qualcosa di importante. Le fondamenta sono state gettate.

https://www.latimes.com/california/story/2020-10-17/ice-cube-black-men-trump-biden-voter-cwba

Molti fra la comunità nera attribuisce, a ragione, la paternità del famoso disegno di legge sul crimine del 1994, responsabile per l’incarcerazione di moltissimi neri, a politici come Joe Biden e Hillary Clinton. La stessa Kamala Harris e stata un procuratrice distrettuale altamente prolifica, mettendo in galera un numero altissimo di membri delle comunità minoritarie. Trump ha invece, con il sostegno del congresso, passato una riforma di legge che ha annullato di fatto quella razzista e persecutoria del 1994. Il risultato è evidente; i numeri dicono che gli americani incarcerati sono scesi al punto più basso in quasi 25 anni. Un calo del 17% rispetto al 2007. Anche la quota di prigionieri neri è diminuita del 22,6%, cioè più del doppio. Andatelo a dire a qualche giornalista nostrano che fa analisi fasulle sulle elezioni americane nelle comunità nere usando propaganda democratica… 

https://freebeacon.com/policy/american-prisons-are-the-emptiest-theyve-been-since-1995-new-data-show/

Secondo un rapporto di Rasmussen quasi un terzo degli elettori neri voterà per Trump, personalmente credo che il numero sia un po esagerato però se non e un terzo e sicuramente molto più alto di quattro anni fa.

https://www.washingtonexaminer.com/news/nearly-one-third-of-black-voters-will-vote-for-trump-rasmussen-report-finds

 

30/10/2020 Ore 03:33

Lo scoppio di rivolte di massa e saccheggi in tutta l’America è allarmante di per sé, ma altrettanto agghiacciante è un nuovo sondaggio: La maggior parte degli studenti universitari americani credono che ciò sia giustificato. Lo scricchiolio dell’impero che comincia a frantumarsi…

https://fee.org/articles/65-of-college-students-say-rioting-and-looting-is-justified-new-poll-finds/

 

30/10/2020 Ore 02:17

Oltre 80 milioni di americani hanno votato fino ad ora alle presidenziali del 2020. Mancano all’appello, dei voti per posta, ancora altre 39 milioni di schede, Più i voti di chi si recherà in persona ai seggi  il 3 di Novembre.

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30/10/2020 Ore 01:30

Pioggia sul comizio di Biden questa notte in Tampa, Florida. Comizio interrotto e tutti a casa.

 

29/10/2020 Ore 18:00

La Pennsylvania! Uno degli stati che deciderà il risultato delle elezioni. Confronto media sondaggi interessante; sia Biden sia Hillary hanno/avevano lo stesso vantaggio su Trump alla vigilia delle elezioni. Confronto 2016-2020: 3,5% di vantaggio nel 2016 3,5% di vantaggio nel 2020. Cambierà questa volta il risultato finale?

2016

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2020

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29/10/2020 Ore 17:41

Importante aggiornamento in Arizona: Fino ad ora hanno votato 2,022,444 di elettori. Questo equivale al 78,6% dei voti totali del 2016. I numeri rivelano un quasi testa a testa. Poche miglia di schede separano i due partiti., bisogna vedere gli indipendenti (unaffiliated) per chi voteranno; saranno probabilmente loro a decidere il voto in Arizona.

 

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29/10/2020 Ore 17:32

Situazione in lieve miglioramento in Nord Carolina per Trump, anche se rimane la decisione della Corte Suprema di ieri a complicare la situazione. Comunque sia, ad oggi, questi sono i dati: Il vantaggio dei Democratici  è sceso a 285.000 schede. Nel 2016, quando i Democratici persero in Nord Carolina di 3 punti di percentuale, avevano un vantaggio, alla vigilia del giorno delle votazioni, di 310.000 schede. Se il trend continua si arriverà al giorno delle elezioni con un vantaggio dei democratici di 230,00 schede. Se usiamo i parametri del 2016 allora Trump potrebbe vincere la Nord Carolina di 4 punti. Detto questo senza dati più attendibili sul voto della comunità nera e con la decisione appena presa dalla Corte Suprema, teniamo la North Carolina ancora nella casella di Biden.

 

29/10/2020 Ore 17:00

Record di crescita del PIL del 33,1% nell’ultimo quarto nonostante il Coronavirus! Potrebbe avere un impatto nelle elezioni presidenziali.

 

29/10/2020 Ore 16:40

Il vantaggio dei Democratici in Florida prosegue inesorabilmente nel suo collasso. Ora è previsto intorno ai 150 mila nel giorno delle elezioni; ciò implica la vittoria di Trump in Florida.  Una curiosità; chi ha vinto in Florida, nelle ultime 6 elezioni è diventato Presidente. 

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29/10/2020 Ore 05:00

Buon Giorno da Hunter Biden:

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29/10/2020 Ore 04:45

“NO MORE LOCKDOWN
No more government overreach
No more fascist police
Disturbing our peace
No more taking of our freedom
And our God-given rights
Pretending it’s for our safety
When it’s really to enslave
Who’s running our country?
Who’s running our world?
Examine it closely
And watch it unfurl
No more lockdown
No more threats
No more Imperial College
Scientists making up crooked facts
No more lockdown
No more pulling the wool over our eyes
No more celebrities telling us
Telling us what we’re supposed to feel
No more status quo
Put your shoulder to the wheel

No more lockdown
No more lockdown
No more lockdown
No more lockdown

No more lockdown
No more government overreach
No more fascist police
Disturbing our peace
No more taking of our freedom
And our God-given rights
Pretending it’s for our safety
When it’s really to enslave
Who’s running our country?
Who’s running our world?
Examine it closely
And watch it unfurl
No more lockdown
No more threats
No more Imperial College scientists
Making up crooked facts
No more lockdown
No more pulling the wool over our eyes
No more celebrities telling us
How we’re supposed to feel
No more status quo
Gotta put your shoulder to the wheel”

 

29/10/2020 Ore 04:26

L’ex presidente Barack Obama con Joe Biden faranno un comizio congiunto Sabato in Michigan, un giorno dopo che il presidente Trump ha  programmato di visitare il Michigan. Tutte le strade della presidenza passano dal Michigan…

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29/10/2020 Ore 04:04

Come sapete non ci affidiamo solo ai sondaggi per prevedere la nostra mappa elettorale, ma in un momento così delicato, equilibrato e di difficile interpretazione nell’importantissimo stato dell’Arizona i sondaggi possono aiutare a decifrare una  situazione in costante evoluzione.

Se Trump dovesse vincere in Arizona, la presidenza potrebbe essere a portata di mano. Le  brutte notizie che arrivano della Nord Carolina sono compensate da quelle dell’Arizona. Secondo l’ultimo sondaggio ipsos Trump e Biden sono ora pari in Arizona (47% – 47%). Lo stesso sondaggio la scorsa settimana vedeva Biden in vantaggio di 4 punti: 

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29/10/2020 Ore 03:49

Biden trasmetterà un programma radiofonico di 90 minuti rivolto agli elettori neri nelle stazioni “gospel” di tutto il paese. Che il signore lo benedica:

https://thehill.com/homenews/campaign/523258-biden-to-air-90-minute-radio-programs-targeting-black-voters

 

29/10/2020 Ore 03:34

Decisione sconcertante della Corte Suprema che consentirà di ricevere e di contare le schede elettorali, per posta, nella Carolina del Nord, fino a 9 giorni dopo il 3 di Novembre; una vittoria per i democratici. Questa decisione dovrebbe sigillare il destino di Trump in Nord Carolina, che era già precario e lo vedeva in serie difficoltà. I democratici preferiscono il voto per posta; il conteggio prolungato delle schede ritardatarie vuol dire di fatto la sconfitta di Trump e di conseguenza è possibile che stiamo assistendo agli ultimi giorni della presidenza Trump. 

Con questa decisione la Corte Suprema di fatto annulla il concetto di Election Day, il giorno delle elezioni, riscrivendo un nuovo capitolo nella storia politica americana. Questa decisione è in linea con quelle presa sul Wisconsin e Pennsylvania. Thomas ha votato contro e la Barrett non si è ancora insediata, dovrebbe iniziare il suo lavoro ufficialmente lunedì.

 

29/10/2020 Ore 01:15

A proposito di Arizona; sia Kamala Harris che Trump hanno tenuto in contemporanea  comizi in Arizona; questo mentre Joe Biden è tornato oggi a rifugiarsi nella cantina di casa. Le immagini sotto mostrano due diversi modi di misurare l’entusiasmo per i candidati. Se le elezioni fossero decise solo dall’entusiasmo dei propri sostenitori, Trump allora vincerebbe in maniera travolgente, ma non sono il numero delle persone presenti ai comizi che ci danno una reale stima di chi vincerà le imminenti elezioni.

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29/10/2020 Ore 00:49

Un caccia F-16 ha intercettato un aereo che stava volando in un’area riservata durante la manifestazione del presidente Trump a Bullhead City in Arizona

I funzionari del comando della difesa aerospaziale nordamericana affermano che l’aereo è stato intercettato intorno alle 14:00, dopo che i funzionari hanno notato che era entrato nell’area di restrizione temporanea del volo che circonda Bullhead City. Nel video, durante il comizio si sente e si vede il caccia nel cielo lanciare quello che si chiama, in gergo tecnico dei flare. I flare sono  usati anche per deviare la traiettoria di un missile. Trump sente il rumore della caccia e lo scambia per una dimostrazione celebrativa dell’aviazione. Solo dopo si saprà la reale ragione dello ‘spettacolo” della F-16. 

 Questa la versione ufficiale del NORAD: “Intorno alle 14:00 un velivolo NORAD F-16 ha intercettato un velivolo dell’aviazione generale che era entrato nell’area di restrizione di volo temporanea che circondava Bullhead City senza autorizzazione adeguata. L’aereo in violazione non rispondeva alle procedure di intercettazione iniziali, ma stabiliva la comunicazione radio dopo che il caccia NORAD ha  dispiegato razzi di segnalazione. L’aereo è stato scortato fuori dall’area riservata senza ulteriori incidenti.

 

 

28/10/2020 Ore 22:25

Il NORAD ha inviato un F-16 per intercettare un aereo sconosciuto che volava vicino al comizio di Trump in Arizona: Tentativo di attentato?

 

28/10/2020 Ore 18:40

Molti uomini latini sostengono il presidente Trump in questa elezione:

https://www.npr.org/2020/10/28/928359082/many-latino-men-are-supporting-president-trump-in-tuesdays-vote?utm_campaign=storyshare&utm_source=twitter.com&utm_medium=social

 

28/10/2020 Ore 06:21

Ne avevamo già accennato in precedenza; ci sono problemi per Biden in Nevada. Ora lo conferma anche il Nevada Independent: “L’ultima analisi dimostra che i Democratici stanno perdendo punti nei loro distretti chiave“. Il Nevada rimane nella casella di Biden, ma potrebbe spostarsi in quella di Trump nelle prossime ore, attendiamo ulteriori conferme:

https://thenevadaindependent.com/article/the-early-voting-blog-3

 

28/10/2020 Ore 06:21

Biden arriva in Georgia nel luogo del suo comizio e viene accolto dai sostenitori di…Trump

 

28/10/2020 Ore 06:15

Trump ora ha scavalcato, nella media dei sondaggi, Biden in Florida. Come avevamo previsto già qualche giorno fa, la nostra metodologia ci aveva spinto a spostare la Florida nella casella di Trump, questi dati confermano quello che già noi sapevamo.

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28/10/2020 Ore 06:03

Record storico dei votanti per posta nel Mississippi:

169 mila schede richieste

146 mila schede restituite

https://mississippitoday.org/2020/10/26/mississippi-absentee-voting-continues-its-record-pace-in-2020/

 

28/10/2020 Ore 06:00

Vantaggio dei repubblicani delle schede spedite per posta e in persona; 42% contro il 36% dei Democratici. Se il Wisconsin rimane nella casella di Trump la strada per la vittoria rimane ottenibile da parte del Donald:

 

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28/10/2020 Ore 05:25

In ogni singola elezione ci dicono che i giovani americani sono finalmente molto interessati alla politica e che hanno intenzione di votare. Ogni singola elezione i mass media e gli    analisti politici ci dicono che questa volta è la volta buona, ogni singola elezione. Ma se guardiamo ai dati dal 1986, che siano le presidenziali o le elezioni medio termine,  l’impegno dei giovani rimane basso. Che quest’anno sia la volta buona?

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28/10/2020 Ore 05:25

Joe Biden sale sul podio per un comizio a Warm Springs, Georgia, ogni commento e superfluo…

Ma sì facciamolo un paragone:

 

 

28/10/2020 Ore 05:11

Con 69,4 milioni di voti espressi fino ad ora e con 6 giorni dalle elezioni, l’America ha già superato il 50% di tutti i voti espressi nel 2016. Sono numeri da record.

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28/10/2020 Ore 05:09

Ultime dalla Florida: 6.858.326 voti espressi (posta + di persona)

Democratici: 2.820.778 (41,1%)

Repubblicani: 2.572.910 (37,5%)

Indipendenti: 1.464.638 (21,4%)

Il vantaggio dei Democratici diminuisce a 247.868 e dovrebbe scomparire nel giorno delle elezioni.

Oggi sono state elaborate in totale 415.861 schede.

 

28/10/2020 Ore 05:04

Comizio “ drive-in” ad Atlanta di Biden con i rapper Common e Offset come invitati di eccellenza. Questo è il  più grande comizio che si sia visto fino ad ora di Biden da quando ha iniziato a tenere questi eventi “drive-in.”  L’unico problema è che il rapper Common è attualmente accusato di violenza sessuale da una collega che sostiene di aver cercato di costringerla a fare sesso orale. Immaginatevi Trump avere sul palco una artista accusato di violenza sessuale come rappresentante del suo movimento politico…

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28/10/2020 Ore 04:33

Qualche giorno fa ho postato delle foto di una manifestazione pro Trump della comunità` Amish. Incuriosito sono andato a procurarmi un po di numeri per capire se il voto Amish potrebbe influenzare il risultato delle votazioni soprattutto negli stati Battleground: Gli elettori Amish potrebbero influenzare il voto finale solo se le votazioni, in certi stati, sono decise su filo del rasoio. 350.665 Popolazione totale degli Amish. 

Nel battleground states la popolazione Amish e subdivisa  in questa maniera: 

  • 81.500 in Pennsylvania
  • 78.280 in Ohio
  • 22.235 in Wisconsin
  • 16.525 in Michigan

 

28/10/2020 Ore 04:22

Interstatale 27 da Seaford a Montauk, nello stato di New York. C’erano 9.604 auto nel corteo pro Trump più molti sostenitori su strade secondarie e su ogni cavalcavia della interstatale:

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28/10/2020 Ore 04:22

La campagna presidenziale di Biden, in questa ‘ultima settimana, prima delle elezioni, aveva deciso di nascondere Joe nella cantina di casa poi ha cambiato idea e lo fa uscire allo scoperto.  Cosa è successo? Sarà che i sondaggi non sono poi così favorevoli come vogliono farci credere?  Le visite in Florida  e negli stati del Rust Belt sono un segno che Biden sta avendo problemi grossi in quegli stati. Poi ci sono anche l’Arizona e il Nevada. Mentre la visita in Arizona e logica poiché si tratta di uno stato in bilico, cioè` può andare a qualsiasi dei due candidati, la visita in Nevada invece dimostra che la macchina organizzativa di Biden ha paura di perdere il vantaggio nel “silver state” :

 

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28/10/2020 Ore 03:15

Buone notizie per Trump in Nevada; i Repubblicani hanno avuto fino ad ora un rendimento di tutto rispetto. Ad oggi, hanno votato 744,203 degli aventi al diritto, che sarebbe l’equivalente del 61,1% del totale dei voti nelle elezioni del 2016. I democratici rimangono favoriti con 47,3% delle schede elaborate mentre i Repubblicani sono al 44,3 %. I democratici pero` sono indietro di molti punti rispetto alla loro prestazione, nello stesso periodo, alle elezioni del 2016, quando erano al 51,2%. Biden rimane in controllo del Nevada ma mostra segni di affaticamento.

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28/10/2020 Ore 02:49

Joe Biden, durante l’udienza al senato nel 1991 per la conferma del glorioso giudice Clarence Thomas, fece di tutto per calunniare e distruggere la carriera e la reputazione di questo mite, nobile e onesto uomo.

Flashback: Biden Rejected FBI's Clarence Thomas Report

John Roberts e il giudice capo della Corte Suprema, ma in realtà Thomas, dopo 29 anni di servizio, con l’avvento della Berrett, prende ora di fatto saldamente il controllo della maggioranza della Corte Suprema. Le elezioni del 2020 saranno molto probabilmente decise dalla Corte Suprema…Come si dice;  ciò che fai trovi? 

Biden ti manda i saluti Thomas:

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28/10/2020 Ore 02:24

Perché la JP Morgan si fa questa domanda quando tutti i sondaggi ci dicono che Trump perde? 

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28/10/2020 Ore 02:11

Lo stato del Texas pianifica di schierare fino a 1.000 truppe della Guardia nazionale in previsione di disordini post-elettorali, se il buongiorno si vede dal mattino…

 

28/10/2020 Ore 02:02

A una settimana dalle elezioni, secondo molti (quasi tutti) sondaggi, Trump e morto che cammina…

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27/10/2020 Ore 17:10

Migliaia di sostenitori di Donald Trump in attesa del suo arrivo per un comizio a Lansing, Michigan. Il Michigan e un importante stato battleground. Video registrato qualche minuto fa:

 

 

27/10/2020 Ore 15:27

Grafico interessante; alla domanda quali sono le possibilità che Trump venga rieletto?

Gli aggregatori di sondaggi contro la piazza scommesse. Anche se tutti danno la vittoria di Trump a meno del 50% vale la pena notare che i scommettitori sono più ottimistici degli aggregatori di sondaggi: 

3% per il Lean Tossup

13% per FiveThirtyEight

Piazza scommesse: circa il 35%

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27/10/2020 Ore 15:07

Il “Boston Herald” il giornale di Boston ha, questa mattina, annunciato il suo sostegno a Trump. Considerato che Boston è una roccaforte democratica e che quattro anni fa nessun quotidiano o testata giornalistica aveva annunciato il sostegno a Trump, questa decisione dell’Herald e` stupefacente. 

https://www.bostonherald.com/2020/10/27/the-herald-endorses-president-trump/

 

27/10/2020 Ore 07:24

Benvenuti in Pennsylvania; il cowboy solitario di Trump:

 

27/10/2020 Ore 07:16

Proprio mentre stavamo per spostare la Nord Carolina nella casella di Biden, buone notizie arrivano per Trump; gli ultimi dati  mostrano Trump in miglioramento nelle ultime ore su Biden.  Comunque sia, Trump in North Carolina, sta mostrando ancora una debolezza preoccupante. Per il momento la Nord Carolina rimane nella casella elettorale di Trump, con riserva…

Voto anticipato della Carolina del Nord:
Democratici 49,7% (+5,7)
Repubblicani 44%

Voto anticipato nel 2016, per fare un confronto:
Democratici 54,2% (+12,5)
Repubblicani 41,7%

 

27/10/2020 Ore 05:22

Interessante grafico che mostra un sondaggio in cui se i Democratici, i Repubblicani e gli indipendenti fossero divisi in più partiti, stile Europa, che fetta di percentuale dell’elettorato queste entità attirerebbero: Nazionalisti 16% – Conservatori 25% – Acela (centristi) 11% – Labor (liberali) 26% – Partito Verde 11% 

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27/10/2020 Ore 05:00

Mentre le presidenziali del 2020 si avviano all’epilogo, il democratico Joe Biden è in testa secondo molti sondaggi. Però se confrontiamo la media sondaggi di approvazione del presidente Trump con quella di Obama, nello stesso giorno, 26 ottobre, la media di Trump è del 52%. mentre quella di Obama era del 48% nel 2012.

 

27/10/2020 Ore 04:48

Il capo indiano della tribù del “Crow Indian Tribe” sostiene Trump: “Perché cambiare il cavallo nel mezzo della corsa?

 

27/10/2020 Ore 04:36

Il vantaggio dei Democratici in Florida e ora di +302, 811 schede. Solo oggi i Repubblicani hanno recuprato piu` 52 mila schede dal vantaggio Democratico! Secondo i calcoli che vi abbiamo spiegato nei nostri post precedenti, di questo passo, i Democratici arriveranno al 3 di Novembre con meno di 200 mila voti di vantaggio. Questo  significa che Trump vince la Florida comodamente. 

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27/10/2020 Ore 04:20

In Texas gli elettori hanno espresso fino ad ora il 77,9% del totale dei voti contati, in tutto lo stato, paragonato alle elezioni presidenziali del 2016.

Repubblicani 51,9% (+13,1)

Democratici 38,8%

Il Texas dovrebbe rimanere fermamente nella casella di Trump

 

27/10/2020 Ore 04:05

Durante il comizio di Jill Biden (moglie di Joe) si stacca il cartello, segno brutto o buono? Lo sapremo la prossima settimana, forse…

 

27/10/2020 Ore 02:25

AMY CONEY BARRETT E LA NUOVA GIUDICE DELLA CORTE SUPREMA!

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Nel giorno del compleanno di Hillary Clinton la maggioranza Repubblicana al Senato ha votato la conferma di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema degli Stati Uniti, dando di fatto ai conservatori una maggioranza di 6-3, anche se John Roberts non può essere considerato un vero conservatore.

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Amo la costituzione e la repubblica su cui si poggia” ha detto la Barrett. Un grande giorno per i patrioti americani e la costituzione. Una battaglia vinta nella guerra per il controllo dell’anima di questa Nazione. La lotta continua…

Il giuramento della Barrett è stato amministrato del Giudice Clarence Thomas che dopo la morte di Antonin Scalia era diventato l’unico vero costituzionalista della corte suprema. Da oggi la sua battaglia sarà un po’ meno solitaria.

Quasi mi dimenticavo: Buon Compleanno Hillary!:

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27/10/2020 Ore 02:05

Secondo Gallup il 51% degli americani sostiene la conferma di Amy Coney Barrett alla corte Suprema. Il sostegno è al 52% tra gli elettori indipendenti.

https://news.gallup.com/poll/322232/amy-coney-barrett-seated-supreme-court.aspx

 

27/10/2020 Ore 02:01

Mappa degli elettori nel 2020 con laurea, per distretto congressuale. Più blu è la mappa più marcata è la presenza di laureati votanti. Le grandi aree urbane come San Francisco, Los Angeles, Chicago, New York e altre, sono le più blu. Ciò significa che i laureati votano per la maggior parte partito democratico:

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27/10/2020 Ore 01:49

Interessante grafico di come è suddivisa la preferenza politica della comunità asiatica secondo i sondaggi: 

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27/10/2020 Ore 01:40

Il rosso della mappa rappresenta il numero di casi di Coronavirus, più rossa è la mappa più concentrata è la diffusione del Virus. Dalla mappa è evidente che il rosso più profondo e concentrato nella zone del Wisconsin e in generale la diffusione è più evidente negli stati del Rust Belt, i cosiddetti stati battleground. Questa situazione potrebbe avere un impatto negativo e avverso nel giorno delle elezioni per Trump.

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26/10/2020 Ore 18:55

“Mentre i venti dell’inverno si abbattono su questa grande terra, il nostro stesso futuro è in bilico. E poiché siamo una famiglia forgiata nel conflitto, conosciamo bene il grande costo della libertà. Quindi, lascia che la pace regni! Ma se preservare la pace significa fare la guerra, così sia.“ Postato ieri dai patrioti del Wyoming. 

Il dopo elezioni determinerà i tempi e i modi della prossima guerra civile in America…

 

26/10/2020 Ore 18:04

Aggiornamento Nord Carolina (Voto di persona +  Voto per posta): Democratici in vantaggio di + 354.410 schede

Nel 2016 i Democratici arrivarono al giorno delle elezioni con più di 310.000 schede di vantaggio rispetto a Repubblicani. Nel giorno della elezione Trump finì per vincere la Nord Carolina con 3,8 punti di percentuale. Se i democratici continuano di questo passo, aumentando il vantaggio, allora azzereranno quello dei Repubblicani nel giorno delle elezioni. 

Per Trump comincia a mettersi male in Nord Carolina, se continua questo trend ci vedremo costretti a spostare la North Carolina nella casella di Bidem. La perdita di questo stato sarebbe devastante per Trump.

 

26/10/2020 Ore 08:30

Nelle presidenziali del 2016 i repubblicani hanno vinto sui Democratici nelle aree rurali 56,2% contro il 34,6%. Una differenza di + 21,6% a favore dei Repubblicani.

Nell’attuale votazione anticipata del 2020, i repubblicani superano i democratici nelle aree rurali del 28,3% (58,8% contro il 30,5%).

Il vantaggio per Repubblicani nelle zone rurali e importante per compensare il voto dei democratici nelle zone urbane.

 

26/10/2020 Ore 08:09

Joe Biden è molto preoccupato per il paese che rischia di affrontare “altri 4 anni di George …George (Bush?)…” Nel video si vede dalle labbra di Jill Biden sussurrare il nome di Trump al marito che ha perso il filo del pensiero.

 

 

26/10/2020 Ore 08:03

Rumble è un’alternativa a YouTube che sta crescendo in popolarita`, una nuova alternativa nell’era della censura di YouTube.

https://reclaimthenet.org/rumble-is-a-youtube-alternative-thats-growing-in-popularity/

 

26/10/2020 Ore 08:00

Aggiornamento: La Florida rimane nella casella di Trump: I Democratici mantengono un vantaggio sui repubblicani (Voti Per Posta + Voti in Persona) uguale a 354,732; era 363,849 alle 8 di Domenica mattina. Se il trend continua si prevede che il vantaggio sarà inferiore a 200mila il giorno delle elezioni del 3 Novembre, ciò significa che Trump vincerà la Florida. 200mila voti sono ben al di sotto del numero necessario ai democratici per compensare il voto repubblicano in persona il giorno delle votazioni.

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26/10/2020 Ore 07:22

Sotto trovate il sondaggio pubblicato dall’ “The Economist”; non dico che Trump vince ma questi numeri sono da barzelletta:

Possibilità di vincere il Collegio Elettorale:

Biden 93%

Trump 7%

Possibilità di vincere i voti popolari:

Biden 99%

Trump 1%

Collegio elettorale stimato:

BIDEN 345

TRUMP 193

I sondaggi non sono gli unici parametri da usare nella metodologia di previsione del voto, ma anche se vogliamo usare, solo ed esclusivamente, i sondaggi, l’Economist e un esempio orribile da seguire. Ho postato questo sondaggio solo per mostrare un esempio di un sondaggio fatto senza una traccia di obiettività e  di scientificità. Meno male che ho smesso di sottoscrivere a questa rivista pattumiera molti anni fa. D’altronde sono gli stessi geni (anche se non gli unici) che quattro anni fa avevano previsto una travolgente vittoria di Clinton.

https://www.economist.com/graphic-detail/2016/11/08/hillary-clinton-has-got-this-probably-very-probably

A proposito della Clinton: Ogni giorno siamo riconoscenti agli dei che questa entita` non e diventata presidente

 

26/10/2020 Ore 07:10

La campagna elettorale di Joe Biden ha annunciato che Biden non ha eventi pubblici in programma per i prossimi 9 giorni, cioè fino al giorno delle elezioni. 

 

26/10/2020 Ore 07:00

Ultimo aggiornamento: 25 ottobre 2020, 14:37:01 ora del Pacifico:

A livello nazionale, gli elettori hanno espresso il 39,7% del totale dei voti conteggiati nelle elezioni generali del 2016.

Fino ad ora almeno 54.311.081 elettori hanno votato nelle elezioni presidenziali del 2020.

https://targetearly.targetsmart.com/?view_type=National&demo=Modeled%20Party&demo_val=All

 

26/10/2020 Ore 06:39

Dobbiamo essere onesti, le donazioni si sono arenate dopo dopo il dibattito televisivo…

Sotto la email spedita dalla campagna elettorale di Joe Biden agli iscritti del partito democratico nel sollecitare donazioni dopo che le stesse hanno rallentato a sequito del dibattito televisivo.

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26/10/2020 Ore 06:30

Qualche notizia comincia a trapelare dal Nevada e sono dati positivi per Trump: sotto la tabella dei votanti per partito, nello stesso periodo, nelle ultime 3 elezioni; Democratici, Repubblicani e Indipendenti. I repubblicani sono indietro di qualche punto di percentuale, ma molto meno rispetto a quattro anni, cioè rispetto alle elezioni del 2016.

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26/10/2020 Ore 06:20

Secondo un sondaggio della CBS pubblicato oggi, il 12% dei repubblicani che hanno già votato, avrebbe dato la preferenza a Biden. Non siamo sicuri se sia un sondaggio accurato; 12% e una cifra molto alta. Sarei propenso a credere che sia piu intorno al 6/8% visto che l’indice di approvazione per Trump tra i votati repubblicani e intorno al 94%. Se 12% fosse una cifra reale allora sarebbe un grosso guaio per Trump, il 12% vuol dire sconfitta certa per il Donald.

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26/10/2020 Ore 03:22

E` soprannominato il fenomeno “Bigret”: Cioe Biden+Regret (Rimpianto)

In altre parole il grafico mostra il google trend degli ultimi giorni dove si mostra che la ricerca “Posso cambiare il mio voto?” e “Hunter/Biden/Cina” hanno avuto un picco dopo il dibattito televisivo.

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26/10/2020 Ore 03:11

Green Bay, Wisconsin!

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26/10/2020 Ore 03:05

Per chi intende…

 

25/10/2020 Ore 20:45

Aggiornamento Nord Carolina: 

Democratci: 1.255.960 (40,51%)

Repubblicani: 929.324 (29,98%)

I repubblicani sono indietro di 326.000 schede totali.

Però la situazione non è così rosea per Biden come sembra: La percentuale dell’elettorato Afro-Americano che ha finora votato è del 20,5%. Il voto afro-americano rimane, soprattutto nelle Caroline, importantissimo per Biden. In paragone Obama ha vinto il Nord Carolina, nel 2008, di un 1 punto di percentuale; i neri costituiscono il 23% dell’intero elettorato della Nord Carolina. I Democratici hanno bisogno di un’affluenza alle urne della comunità nera al 22,5% o superiore per vincere la presidenza e la corsa al senato in quello stato. I neri, come ho detto prima, che hanno finora votato costituiscono il 20,5% dell’elettorato nel voto anticipato. Se rimane sotto il 21% le speranze per Joe Biden di vincere la Nord Carolina sarebbero ridotte notevolmente.

 

25/10/2020 Ore 19:15

Dobbiamo trattare le informazioni che vengono pubblicate sul laptop di Hunter Biden come se fossero un’operazione di intelligence straniera, anche se probabilmente non lo sono.” Una frase piccola, ma molto rivelatrice del Washington Post

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I mass media, al di fuori dei pochi temerari, sono sull’attenti per impedire ai loro giornalisti di menzione qualsiasi notizia sulla scandolo Hunter Biden. Per coprire le spalle ai Biden si sono lanciati in una nuova “vecchia” teoria del complottismo: si tratta di “disinformazione russa.” Inutile ricordare che le foto e le oltre 50,000 email provengono dal computer di Biden che l’ho ha dimenticato dal tecnico dove l’aveva lasciato per aggiustarlo. I russi non centrono niente, d’altronde stiamo parlando del Washington Post: 

 

 

25/10/2020 Ore 17:10

Ad oggi, oltre 60 milioni di persone hanno già votato alle elezioni presidenziali. Per fare un confronto, questo equivale a circa il 47% del totale dei voti del 2016 e quell’anno solo il 41% ha votato prima del giorno delle elezioni. Questa volta le proiezioni sono di circa 150 milioni di votanti, quindi siamo al 40% circa di questa cifra. Mancono 9 giorni dalla fine delle elezioni e con il voto di persona anticipato iniziato oggi ein  fase di svolgimento anche in California.

 

25/10/2020 Ore 06:40

13 importanti rabbini della comunità ortodossa appoggiano il presidente Trump firmando una lettera di sostegno:

 

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25/10/2020 Ore 03:30

Con il rosario e la bibbia al Comizio di Trump:

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24/10/2020 Ore 23:45

Sostenitori a confronto che si fanno i dispetti, il pazzo 2020 è anche questo:

Un gruppo di donne usa un altoparlante per “molestare” un gruppetto d sostenitori di Trump:

Un gruppo di gays, sostenitori di Trump, “osa” manifestare per le strade di Los Angeles nel quartiere omosessuale, attirando l’ira di qualche pedone:

 

24/10/2020 Ore 19:25

Una parata di sostenitori di Trump si è presentata al “comizio” di Biden in Pennsylvania e ha continuato a suonare il clacson fino a quando Biden non ha perso la pazienza e si è rivolto ai disturbatori di Trump apostrofandoli come “chumps” idioti.

 

24/10/2020 Ore 19:04

Trump ha votato oggi in West Palm Beach, Florida, prima di iniziare il suo tour de force con molti comizia già programmati.

 

24/10/2020 Ore 18:53

Dieci giorni alle elezioni e i volontari della campagna di Trump stanno bussando ad ogni porta in Ohio, niente è lasciato al caso. “Una battaglia immane contro il mostro democratico, ma non ci sono alternative…Porta per porta, strada per strada, citta` per citta`…” dice Talessia (nella foto)

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24/10/2020 Ore 18:41

Votazione anticipata in Nord Carolina:

Democratci = 1.206.995 (40,82%)

Republicani = 879.222 Rs (29,74%)

Indipendenti = 858,117 (29.0%)

Vantaggio totale dei democratici e di circa 327 mila voti.

Dall’inizio delle votazioni anticipate in Nord Carolina, i Repubblicani, per il terzo giorno consecutivo, hanno superato i Democratici di circa 13.000 voti.

Il totale di ieri e stato  94,885 per I repubblicani contro gli 81,767 dei democratici. 

Questi numeri sono problematici ma non orribili per i Repubblicani poiché, nel 2016, in Nord Carolina, i Repubblicani sono arrivati al giorno delle elezioni indietro nel conteggio del voto anticipato di circa 310 mila voti, ma nonostante ciò Trump ha vinto lo stato della Nord Carolina di circa  3,8 punti di percentuale. 

Attualmente i Repubblicani sono in ritardo nelle votazioni anticipate di circa 327 mila, con altri 10 giorni di voto anticipato prima di arrivare al fatidico 3 di Novembre.  Se il trend degli ultimi 3 Giorni continua i Repubblicani potrebbero comodamente chiudere il gap con i democratici di qualche altro migliaio di voti arrivando al giorno delle elezioni, indietro ai democratici, ma con un divario facile da colmare come fu 4 anni fa.

Il Nord Carolina per il momento rimane nella casella di Trump, seguiamo attentamente gli sviluppi in questo importante stato e ci troviamo pronti a cambiare la mappa elettorale a favore di Biden se sarà necessario.

 

24/10/2020 Ore 06:36

Voci Nere per Trump hanno tenuto una serie di incontri per coordinare la campagna presidenziale di Trump nelle comunità afro-americane:

Alveda Celeste King, la nipote di Martin Luther King Jr. era tra i presenti, una delle voci più energetiche del crescente movimento repubblicano nero:

https://en.wikipedia.org/wiki/Alveda_King

 

24/10/2020 Ore 05:55

Leslie Rossi, nel cuore della Pennsylvania occidentale, ha trasformato la sua casa in un luogo di pellegrinaggio per i sostenitori di Trump. La gente si iscrive al partito repubblicano e la maggior parte sono persone che non hanno mai votato prima,  oppure erano iscritte al partito democratico. Il cuore pulsante dell’america contadina, rurale in contrasto con l’america urbana. E qui che Trump avra` la possibilita di vincere la Pennsylvania.

 

24/10/2020 Ore 05:38

La corsa in Arizona si riscalda: I sondaggi e la nostra metodologia mostrano, nelle ultime 24 ore, dopo il dibattito televisivo, un deciso spostamento delle preferenze verso Trump e i Repubblicani. Se la situazione non cambia nelle prossime ore l’Arizona potrebbe passare nella casella di Trump. C’è` dell’altro; il National File ha ottenuto una serie di foto dall annuario scolastico del 1986 di Mark Kelly, candidato al Senato Democratico in Arizona, che lo mostrano vestito da dittatore nazista; Adolf Hitler, per una festa di Halloween, mentre frequentava l’Accademia della Marina Mercantile.https://nationalfile.com/exclusive-democrat-senate-candidate-mark-kellys-yearbook-shows-him-dressed-as-hitler/

Come risultato delle foto ora la repubblicana McSally (R-inc) 50% (+3) e favorita sul Mark Kelly (D) 47%. https://overland.amgreatness.com/app/uploads/2020/10/Toplines-ArizonaStatewide-CFAG-Oct2020.pdf

L’Arizona e diventato uno stato importantissimo sia per le presidenziali che per la corsa al senato. 

 

24/10/2020 Ore 02:06

Vittime soldati statunitensi nella guerra in Afghanistan:

Bush: 630

Obama: 1758

Trump: 63

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24/10/2020 Ore 01:50

PROSSIMI COMIZI DI TRUMP:

Sabato – Lumberton, North Carolina 

Sabato – Circleville, Ohio

Sabato – Waukesha, Wisconsin 

Domenica – Manchester, New Hampshire 

Lunedi – Lititz, Pennsylvania 

Lunedi – Martinsburg, Pennsylvania

Martedi – Lansing, Michigan 

Martedi – West Salem, Wisconsin

Martedi – Omaha, Nebraska

Nel frattempo Joe rimane nascosto nella cantina…

 

24/10/2020 Ore 01:04

Gli Ispanici, in questa tornata elettorale, dovrebbero votare per Trump intorno al 40%. Se ciò fosse vero; Trump diventerebbe il repubblicano con i voti più alti mai registrati fra la popolazione latina. 

 

 

24/10/2020 Ore 00:53

1,104,159 di persone in totale, tra voto in persona e voto per posta, hanno già espresso la loro preferenza in Wisconsin. Gli elettori repubblicani hanno votato il 4% in più dei Democratici. Il Wisconsin rimane per il momento nella casella di Trump.

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24/10/2020 Ore 00:47

Sorprendenti numeri in Ohio: 1,792,440 in totale, tra voto in persona e voto per posta, hanno già espresso la loro preferenza. Gli elettori repubblicani sono quasi il 10% in più dei Democratici. Una marea Rossa si alza all’orizzonte in Ohio… 

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23/10/2020 Ore 23:41

Weekend con il Morto (Biden…)

 

23/10/2020 Ore 23:35

Gli ascolti del dibattito presidenziale della scorsa notte sono diminuiti dell’11% paragonati al primo confronto. Si calcola che 55 milioni di spettatori si sono sintonizzati ad ascoltare il dibattito tra Joe Biden e Donald Trump.

 

23/10/2020 Ore 20:15

Le elezioni presidenziali non riguardano solo Trump e Biden, quindi la presidenza; non dobbiamo dimenticare delle importanti elezioni alla Camera e la Senato.

Il Senato degli Stati Uniti è attualmente composto da 53 repubblicani e 47 democratici (inclusi due indipendenti). Trentacinque dei cento seggi del Senato sono in gioco. 23 dei 35 seggi senatoriali in gioco sono occupati dai Repubblicani.  I democratici dovranno guadagnare solo 3 o 4 seggi per riacquistare il controllo del senato. I Repubblicani potrebbero perdere non solo la presidenza ma anche il controllo del senato.

Questi sono i posti al senato a rischio per i Repubblicani: 

ARIZONA: La senatrice repubblicana Martha Mc Sally è indietro nei sondaggi rispetto al democratico Mark Kelly (ex Astronauta).

COLORADO: Il senatore repubblicano Cory Gardner è indietro nei sondaggi sullo sfidante democratico John Hickenlooper (ex governatore).

IOWA: La democratica Theresa Greenfield è in vantaggio sul senatore repubblicano Joni Ernst di diversi punti percentuali.

CAROLINA DEL NORD: lo sfidante democratico Cal Cunningham è in vantaggio di diversi punti sul senatore Repubblicano Thom Tillis. Ultimamente però Cal Cunningham sta perdendo colpi per essere stato coinvolto in uno scandalo sessuale.

Questi sono invece i posti vulnerabili al senato per i Democratici: 

ALABAMA: Il senatore democratico Doug Jones è considerato il democratico più vulnerabile al Senato, ha vinto le elezioni per il seggio dopo che il repubblicano Jeff Sessions aveva lasciato vuota la sedia per diventare procuratore generale di Trump nel 2017. Lo sfidante Repubblicano è un ex allenatore di Football della Auburn University, Tommy Tuberville.

MICHIGAN: Il senatore democratico Gary Peters ha un piccolo vantaggio sullo sfidante repubblicano John James in uno stato che rappresenta un importante campo di battaglia per la rielezione di Trump.

MINNESOTA: La corsa per il Senato in Minnesota si è notevolmente equilibrata con la senatrice democratica in carica; Tina Smith ha perso quasi tutto il suo vantaggio che aveva sullo sfidante repubblicano Jason Lewis.

 

23/10/2020 Ore 07:44

ATTENZIONE CAMBIA LA MAPPA ELETTORALE: LA FLORIDA RITORNA NELLA CASELLA DI TRUMP:  Joe BidenJOE BIDEN 279  Donald Trump DONALD TRUMP 259

Il vantaggio dei democratici in Florida si e` ridotto da quando e iniziato il voto in persona. I dati pubblicati oggi sono i seguenti: I repubblicani sono in vantaggio nel voto in persona di +137,686 schede rispetto ai democratici. In democratici sono in vantaggio sui repubblicani di +428,286 schede in totale. Il vantaggio dei Democratici e dovuto al voto per posta.

I democratici devono arrivare al giorno delle elezioni con circa + 650,000-700,000 voti per compensare i voti dei Repubblicani, questo perché il numero dei repubblicani che vota di persona, il giorno delle elezioni e molto più alta di quello democratico. In Florida i democratici preferiscono il voto per posta, i Repubblicani quello in persona. Il numero di 650,00 viene stabilito basandosi sui dati storici. 

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Ci sono diversi parametri da calcolare nella metodologia di previsione del voto: Come menzionato precedentemente; la forza dei democratici sono i voti per posta mentre quella dei Repubblicani sono i voti in persona, cioè presentandosi fisicamente ai seggi. Tradizionalmente in Florida i Democratici arrivano al giorno delle elezioni con un vantaggio consistente. Il bersaglio da colpire per mettersi al sicuro dal voto in persona deve essere  appunto di circa 650,000-700,000 schede. Se l’attuale trend continua, abbiamo calcolato  che i democratici arriveranno al voto del 3 Novembre con un vantaggio di circa 400,000 voti. Questo numero non e sufficiente per compensare il voto in persona. Di questo passo Trump dovrebbe vincere la Florida di circa 2-3 punti di percentuale. Storicamente parlando sia nel 2016 (Presidenziali) che nel 2018 (medio termine),  i democratici hanno perso le lezioni pur arrivando alla vigilia del voto in persona con oltre mezzo milione di schede in più. 

Detto cio`, alla ritrovata forza di Trump in Florida, il presidente mostra debolezza in North Carolina e ora anche in Wisconsin. Se il trend in questi due stati continua saremo obbligati a spostare questi stati nella casella di Biden. Aspettiamo sviluppi nelle prossime ore.

Alla debolezza in North Carolina e Wisconsin si aggiunge la continua debolezza di Trump in Arizona. Senza questi 3 stati Trump deve vincere in Michigan e deve vincere almeno il Minnesota e il Nevada. In Nevada e in Minnesota Trump appare sorprendentemente forte ma non abbastanza da spostare per ora questi stati nella sua direzione. Rimane quindi la Pennsylvania: Questo stato, col passare del tempo, sta assumendo il ruolo di arbitro,  dove si giocheranno le sorti delle elezioni, lo stato “battleground” per eccellenza. Senza la Pennsylvania Trump non vincerà, questo e` un dato di fatto. I dati della Pennsylvania sono di difficile interpretazione, diventa impossibile fare previsioni.

Ha proposito di Pennsylvania; il dibattito tenutosi stanotte potrebbe favorire Trump. Biden ha detto, in diretta televisiva durante il dibattito, che se vince eliminerà i sussidi per l’industria energetica distruggendo di fatto l’economia di quei stati che dipendono la loro vitalità economica dall’industria energetica, come appunto la Pennsylvania.

 

 

23/10/2020 Ore 02:45

Trump arriva al dibattitto:

 

23/10/2020 Ore 02:37

Sta per iniziare il secondo e ultimo dibattito fra Trump e Biden, qui la diretta:

 

22/10/2020 Ore 16:45

La trascrizione dei documenti della deposizione di Ghislaine Maxwell. Non ho letto tutte le pagine, ma i nomi sono stati oscurati, impossibile capire di chi si tratta, siamo entrati in una vicolo cieco…

https://free.law/pdf/gov.uscourts.nysd.447706.1137.13_4.pdf

 

22/10/2020 Ore 16:28

La commissione giudiziaria approva la nomina del nuovo giudice della Corte Suprema  Barrett. Ora la palla passa al Senato per il voto finale. L’arrivo della Barrett alla Corte Suprema avviene in un momento cruciale visto che le contestate presidenziali del 2020 si avvicinano a grandi falcate.

 

22/10/2020 Ore 07:52

“Dal mio cuore”: Bolsonaro sostiene la rielezione di Trump. L’unico capo di stato di un paese sudamericano fino ad ora disposto a sostenere Trump. 

https://www.washingtonexaminer.com/news/from-the-heart-bolsonaro-endorses-trumps-reelection-bid

 

22/10/2020 Ore 07:40

“Fauci è diventato un narcisistico, alla ricerca sempre di attenzioni senza nulla di nuovo da offrire”

“La fine del 2020 non può che arrivare presto, ma purtroppo non ci sono promesse che il nuovo anno ci libererà del dottor Anthony Fauci.

Se l’attuale traiettoria del Coronavirus tiene, vedremo la sua faccia sugli schermi TV e sulle copertine patinate delle riviste finché ognuno di noi non sarà stato esposto al COVID-19. Siamo a 8 milioni di casi confermati. Ne mancano solo 322 milioni!

C’è stato un tempo in cui il santo Fauci, il principale esperto di malattie infettive del nostro governo, era una fonte credibile di informazioni sui rapidi sviluppi della pandemia di coronavirus. Ma quel tempo è finito circa quattro mesi fa…”

https://www.washingtonexaminer.com/opinion/fauci-has-become-an-attention-seeker-with-nothing-new-to-offer

 

 

22/10/2020 Ore 05:16

Obama sta facendo campagna elettorale in Pennsylvania per conto di un desaparecido, Joe Biden. Erano circa 12 le persone presenti. Domanda che sorge spontanea: Con una dozzina di persone presenti a che serve il megafono?

 

22/10/2020 Ore  04:45

“Borat incastra Giuliani: ripreso mentre si tocca” titola una delle testate giornalistiche italiane, copiando il testo dei mass media americani sul presunto scandalo in cui sarebbe coinvolto l’ex sindaco di New York, Rudy Giuliani. Giuliani sarebbe stato scoperto mentre si appartava, con una falsa giornalista, protagonista dell’ultimo film di Sacha Baron Cohen.

Un nutrito stuolo di giornalisti, tra i tanti quelli della CNN, NBC, Politico, Washington Post, c hanno impegnato tutta la settimana sostenendo che la storia del New York Post  su Hunter Biden era “disinformazione russa”; ora invece propongono la bufala su Rudy Giuliani.

Il video di Borat è una montatura. Mi stavo infilando la maglietta dopo aver tolto l’attrezzatura di registrazione. In nessun momento prima, durante o dopo la presunta intervista mi sono comportato impropriamente. Se Sacha Baron Cohen sostiene il contrario, è un bugiardo. Appena ho capito che si trattava di un trucco  ho chiamato la polizia” -Rudy Giuliani

Il presunto video si riferirebbe ad un evento dell’otto luglio scorso durante il quale Giuliani era stato adescato da Borat con il pretesto di una intervista. In quel mentre dopo aver scoperto l’imbroglio Giuliani chiamò la polizia.

Qui l’articolo: https://pagesix.com/2020/07/08/rudy-giuliani-called-the-nypd-on-sacha-baron-cohen-over-prank-interview/

Dopo la prima sbornia, col passare delle ore, a poco a poco, tutti i giornalisti e i presunti esperti di politica, una volta scoperta la bufala, hanno cominciato a cancellare i tweet; gli articoli su questa storia hanno cominciato a sparire. Questa gente sa benissimo cosa vuol dire essere  denunciati presso una corte americana per diffamazione e calunnia per poi vedersi costretti a pagare milioni di dollari per danni morali per calunnia. Consiglierei la cancellazione anche da parte dei nostri intrepidi giornalisti italiani prima che sia troppo tardi; se in dubbio chiedere ai loro modelli gi giornalismo: alla CNN, al Washington Post…

https://www.msn.com/en-us/news/crime/the-washington-post-nick-sandmann-settle-24250-million-lawsuit-out-of-court/ar-BB179ATb

https://www.foxnews.com/media/cnn-covington-nick-sandmann-settlement

 

22/10/2020 Ore  03:23

Attenzione: il Computer portatile di Hunter Biden è collegato ufficialmente ad un inchiesta dell’FBI per riciclaggio di denaro!

https://www.foxnews.com/politics/laptop-hunter-biden-linked-fbi-money-laundering-probe.amp?__twitter_impression=true

 

22/10/2020 Ore  03:23

Il Dipartimento di Stato approva 1,8 miliardi di dollari  di vendita di armi a Taiwan. Gli ultimi fuochi anticinesi sparati da Trump prima di abdicare per Biden, forse…

 

22/10/2020 Ore  03:00

Contrasto fra Trump e l’avatar di Biden; Obama, che in questo momento sta facendo campagna elettorale per conto del suo ex vice presidente in Pennsylvania…

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22/10/2020 Ore  02:51

In questo momento comizio di Trump in Gastonia, North Carolina. Nel frattempo Biden è nascosto nella cantina di casa da tre giorni…

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22/10/2020 Ore  02:39

La costruzione del muro al Confine col Messico è entrato in una fase critica; il lavoro va avanti in una maniera quasi frenetica per completare quante più miglia possibili, prima che Biden arrivi alla Casa Bianca. Al momento di una eventuale amministrazione Biden  a Washington, il progetto del muro verrebbe bloccato istantaneamente.

Aggiornamento:

360 miglia completate
221 miglia in costruzione
157 miglia in fase di pre-costruzione

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22/10/2020 Ore  02:31

Ohio:Il voto anticipato nella contea di Warren (OH) registra un numero record di elettori.

https://local12.com/news/local/early-voting-in-warren-county-sees-record-number-of-voters

Tennessee: Le aree rurali nelle zone dove le votazioni sono già in corso stanno stabilendo il record di di votanti. Ho la sensazione che le élite urbane e burocratiche non hanno idea dell’onda che li sta per travolgere…

https://www.wbir.com/article/news/politics/elections/rural-counties-setting-early-voting-records-but-lines-are-still-moving-fast/51-396d6698-f12f-4bdb-9b5a-b8e9721eab96

 

21/10/2020 Ore  21:33

Tel Aviv: ” Donald Trump, Israele ha bisogno di te per altri quattro anni”

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21/10/2020 Ore  21:30

Il senatore repubblicano Mitt Romney: “Non ho votato per il presidente Trump”

 

21/10/2020 Ore  19:00

“Se vinciamo in Pennsylvania, vinciamo la presidenza”. -Presidente Donald Trump

Il Presidente ha parzialmente ragione, ma senza la Florida e l’Arizona, anche con la Pennsylvania non sarà rieletto..

 

21/10/2020 Ore  18:08

Sono 13 i comizi fino ad ora tenuti da Trump da quando è guarito dal Coronavirus. I dati estrapolati dal Partito Repubblicano sulle persone che hanno partecipato ai comizi ci dice che oltre 167.000 erano presenti ai comizi. Di questi 167,000 partecipanti, il 25% rappresentano nuovi elettori che non hanno mai votato prima. Il 30% non si identifica come Repubblicano, sono un mix quindi fra Democratici e indipendenti.

La base degli elettori di Trump è molto più variegata di quanto i media vogliono far credere.

 

21/10/2020 Ore 16:40

Aggiornamento delle 14:29 data odierna in Florida:

321.007 repubblicani, 279.968 democratici e 111.675 indipendenti hanno votato di persona.

I repubblicani hanno superato i Democratici nei primi 2 giorni di votazioni in persona, ma i Democratici hanno un vantaggio totale di 486.797 voti se includiamo il voto per posta.

Totals: Dem: 1,708,632 (46.5%) Rep: 1,221,835 (33.2%)

Comunque sia dal 2016 ad oggi, il vantaggio Democratico in Florida, nel numero degli iscritti al partito, si è ridotto da 328,000 a 134,000; una diminuzione del 60%!

 

21/10/2020 Ore 07:03

Nuovi elettori iscritti ai partiti dalla fine delle Primarie. Stati Battleground; numeri molto buoni per i Repubblicani che potrebbero avere un impatto positivo sulle presidenziali :

Pennsylvania

Democratici  + 114, 497

Repubblicani+ 215.393

 

Florida

Democratici  + 197, 821

Repubblicani + 344,465

 

Carolina del Nord

Democratici  + 68.817

Repubblicani + 107,908

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21/10/2020 Ore 06:07

Aggiornamento Ghislaine Maxwell!

Tempistica perfetta; in molti tremano. La notizia sta mettendo ansia diversi personaggi, anche politici, e potrebbe avere un impatto sulle elezioni presidenziali: Le trascrizioni delle interviste condotte dagli avvocati con l’ex fidanzata del defunto condannato per molestie sessuali Jeffrey Epstein, devono essere rilasciate giovedì mattina.

L’ordine del giudice distrettuale degli Stati Uniti; Loretta A. Preska, consente il rilascio pubblico delle trascrizioni di due giorni di deposizioni, nel 2016, della socialite britannica Ghislaine Maxwell e dei documenti correlati, insieme alla trascrizione della deposizione di un accusatore anonimo.

https://abcnews.go.com/US/wireStory/judge-orders-speedy-release-ghislaine-maxwell-transcripts-73717681

 

21/10/2020 Ore 06:01

Anna Makanju, esperta legale e direttore “dell’integrità elettorale” per Facebook e stata consulente delle politiche dell’allora Vice presidente Joe Biden per l’Ucraina. Makanju e una pedina di Soros, piazzata dentro Facebook  per manipolare il flusso dei dati e informazioni riguardo le presidenziali del 2020.

Curriculum di Makanju:

-FACEBOOK, GLOBAL POLICY MANAGER, REGOLAMENTO DEI CONTENUTI

-CONSIGLIO NAZIONALE DI SICUREZZA, DIRETTORE PER LA RUSSIA

-MISSIONE DEGLI STATI UNITI ALLE NAZIONI UNITE, SENIOR POLICY ADVISOR

-UFFICIO DEL VICEPRESIDENTE BIDEN, CONSIGLIERE SPECIALE PER LE POLITICHE PER L’EUROPA E L’EURASIA

https://www.pdsoros.org/meet-the-fellows/anna-makanju

 

21/10/2020 Ore 05:32

I democratici sono nei guai in Minnesota: Se paragoniamo le elezione del 2016 con quelle del 2020, nello stesso periodo, i democratici sono giù di quasi 15 punti di percentuale mentre i Repubblicani sono giù solo di un paio di punti . La percentuale fra repubblicani e democratici e ora in Minnesota quasi uguale. Sono cresciuti i voti degli indipendenti. Il Minnesota vota democratico da decenni. L’ultimo repubblicano che ha vinto in Minnesota è stato Richard Nixon nel 1972. Il Minnesota rimane nella casella di Biden, ma la debolezza dei democratici in Minnesota bilancia la debolezza di Trump in Arizona.

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21/10/2020 Ore 05:13

Florida: Secondo giorno del voto in persona: dati delle (23:30) del 20/10/2020

Rep 134.574 (+38.677)

Dem 95.897

Indipendenti 45.604

Totale 276.075

 

Numeri cumulativo (giorno 1 + giorno 2): 

Republicani  287.617 (+39.105)

Dem 248,512

Indipendenti 103.831

Totale 639.960

 

21/10/2020 Ore 05:00

Soldi a disposizione per la campagna presidenziale nelle casse dei due partita da spendere fino alla fine delle elezioni

$ 78.128.419 – RNC (Partito Repubblicano)

$ 63.114.763 – Trump 2020

$ 90.306.941 – Trump Victory

$ 20.082.388 – Trump MAGA

Totale $ 251.632.511

 

$ 98.239.920 – DNC (Partito Democratico)

$ 177.259.299 – Biden 2020

$ 139,467,259 – Vittoria di Biden

$ 13,807,124 – Biden Action Fund

Totale $ 428.773.602

Il doppio dei fondi a disposizione per Biden rispetto a Trump

 

21/10/2020 Ore 04:45

Medie sondaggi negli stati battleground confrontati fra Clinton nel 20 Ottobre del 2016 e Biden il 20 Ottobre 2020 contro Trump.

Pennsylvania: Biden + 3,8  (Clinton + 6,2)

Wisconsin: Biden + 6.2 (Clinton + 6.5)

Ohio: Trump + 0,2 (Trump + 0,4)

Nord Carolina: Biden + 2 (Clinton + 2.8)

Michigan: Biden + 7.3 (Clinton + 12)

Arizona: Biden + 3.1 (Clinton + 1.5)

Florida: Biden + 1 (Clinton + 4)

Georgia: Biden + 7,6 (Clinton + 6,4)

In linea generale Biden, eccetto per l’Arizona e la Georgia, sta mostrando un rendimento leggermente sottotono rispetto alla Clinton. E questo un presagio di sventura per Biden?

 

21/10/2020 Ore 03:07

Ultima ora:

Scandalo Hunter Biden: Rudy Giuliani dice che il computer di Hunter Biden conteneva immagini di ragazze minorenni. Il laptop di Hunter è ora stato consegnato nella mani della Polizia di Stato del Delaware.

 

21/10/2020 Ore 01:15

La campaña de Trump tiene sin duda el mejor esfuerzo de contacto a latinos en la historia. ¡Excelente el nuevo anuncio! La crescente importanza del voto latino in USA…

21/10/2020 Ore 01:01

I repubblicani attualmente sono in vantaggio in Ohio. Per vincere l’Ohio deve  rimane nella casella di Trump.  Ogni dato che conferma la nostra mappa elettorale e` una buona novella per Trump, soprattutto perché, negli ultimi due giorni nell’Ohio Trump cominciava a mostrare segni di debolazza.

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21/10/2020 Ore 00:50

Se Biden dovesse vincere si ritorna al modello neoliberale-neoconservatore. Con l’annuncio dei possibili, papabili, candidati nel Gabinetto di una eventuale amministrazione Biden, tornano in gioco figure come Obama (attraverso la Harris) e Hillary Clinton.  Tra i nomi che vengono proposti ci sono anche “repubblicani” di estrazione neocon come: Meg Whitman, CEO di Qui ed ex CEO di eBay,  l’ex governatore dell’Ohio John Kasich. Menzionati anche il governatore Repubblicano del Massachusetts Charlie Baker e l’ex senatore Repubblicano Jeff Flake (R-Ariz.), così come l’ex rappresentante repubblicano della Pennsylvania, Charlie Dent. Insomma con Biden- Harris si ricostituisce la cricca che ha propinato  guerre e distruzione di intere nazioni negli ultimi 30 anni, con la buona pace di Bernie Sanders.

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20/10/2020 Ore 17:30

Media sondaggi a confronto delle presidenziali a 14 giorni dalle elezioni:

2004: Bush +3,5

2008: Obama +7.2

2012: Romney +0.9

2016: Clinton +6,4

2020: Biden: +10.3

 

20/10/2020 Ore 17:02

Dato interessante: l’indice di approvazione del presidente Trump è di 2 punti superiore a quello di Obama nello stesso periodo nel 2012. 

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20/10/2020 Ore 05:40

I “Mai Trump”,  meglio conosciuti come i “Never Trumpers”, sono un tassello importante del vantaggio di Biden. I never trumpers sono un gruppo di repubblicani che attualmente voterebbe per Biden e rappresenta il 4% di tutti gli elettori a livello nazionale. Se invece votassero per il presidente Trump, la corsa alla presidenza sarebbe in questo momento alla pari. Gente come Cindy McCain, Michael Steele, George Conway e tanti altri hanno pubblicamente affermato il loro sostegno a Joe Biden.

Con “repubblicani” del genere chi ha bisogno dei democratici?

http://politicaliq.com/2020/10/19/never-trumpers-are-key-to-bidens-lead-in-the-polls/

 

20/10/2020 Ore 05:20

Le cose stanno migliorando gradualmente in Nord Carolina per Trump; nelle ultime 24 ore i repubblicani hanno raggiunto i democratici, ma ci vediamo costretti a lasciare lo stato della North Carolina nella casella di Biden poiché attendiamo conferme di  questi dati, se questa tendenza si conferma oppure no, lo sapremo nelle prossime 24-48 ore.

20/10/2020 Ore 04:14

Primo giorno di voto in persona in Florida; alla chiusura dei seggi sono state elaborate 436.000 schede elettorali

Totale: 2.945.510 voti espressi fino ad ora(posta + voto anticipato di persona)

Partito Democratico 1.409.347 (47,8%)

Partito Repubblicano 936.197 (31,8%)

Altri (indipendenti)  520.601 (20,4%)

Gli indipendenti saranno probabilmente quelli che decideranno le sorti delle presidenziali in Florida.

Repubblicani indietro di molto rispetto ai Democratici. Vedremo gli sviluppi nei prossimi giorni. Florida rimane nella casella di Biden.

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20/10/2020 Ore 02:01

Marcia a Washington delle minoranze afro-americane che sostengono Trump. Quest’anno si prevede intorno al 16-18% il sostegno per Trump fra la comunità afro-americana.  Non sembra molto, ma considerando che Romney prese solo il 3% dei voti nel 2012  e Trump 8% nel 2016, le nuovi percentuali vicino al 20% mostrano uno spostamento consistente del voto minoritario versio Donald Trump. Questo voto potrebbe tornare utile a Trump visto che, secondo i sondaggi, Trump ha perso intorno al 15-20% di sostegno nella comunità bianca rispetto al 2016.

 

20/10/2020 Ore 01:50

A proposito di Pennsylvania, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso oggi una sentenza storica che potrebbe stravolgere il voto in Pennsylvania: Ripristina la scadenza originale di una corte inferiore che dava allo stato della Pennsylvania 3 giorni di tempo per contare, dopo la data del 3 novembre, le schede elettorali ricevute. Quindi c’è` la concreta possibilità che il risultato della Pennsylvania, uno stato importantissimo per l’esito finale, non arrivi la notte del 3 Novembre. 

 

20/10/2020 Ore 01:00

La media sondaggi di Biden in Pennsylvania è scesa dal 7,3% di una settimana fa al 3,8% di oggi. Comunque sia Biden rimane favorito in Pennsylvania.

 

20/10/2020 Ore 00:47

Situazione non ribaltata, ma in netto miglioramento per Trump negli stati battleground. La sua media personale e in miglioramento di quasi un punto di percentuale rispetto al 2016, anche se è ancora indietro rispetto al consenso di Biden. Ma qualsiasi movimento in positivo e ossigeno necessario per Trump.

 

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20/10/2020 Ore 00:31

Oggi e` iniziato in voto in persona nei seggi della Florida, stato importantissimo, Joe Biden e assente, asserragliato nella cantina di casa, così Kamala Harris ha preso il suo posto facendo campagna elettorale in Florida. Nel video non si sa chi stai salutando, ma va bene lo stesso..

19/10/2020 Ore 17:27

Aggiornamento Florida 19/10/20:

Democratici 1.227.883 (48,9%)

Repubblicani 757.694 (30,2%)

Un vantaggio di 470.189 per i Democratici

 

19/10/2020 Ore 07:04

Perle di saggezza dal nostro zio Joe: Indossa la mascherina. Lavati le mani. Non Votare Donald Trump.

 

19/10/2020 Ore 06:55

Esattamente quattro anni fa; possibilita di vincere:

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19/10/2020 Ore 06:40

Due foto sintetizzano le difficoltà che Trump sta avendo in Arizona, uno stato importante da vincere, uno stato battleground. La media dei sondaggi nel 2016 rispetto al 2020. Si vede che Trump era davanti alla Clinton in tutti i sondaggi, mentre nel 2020 solo il Trafalgar vede Trump in vantaggio su Biden. 2016 Trump + 4,0-2020 Biden +3,9:

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19/10/2020 Ore 06:18

Joe Biden e la nipote Finnegan si godono un frappè in Durham, Carolina del Nord. Si sentono le domande che i giornalisti pongono a Biden: “Che gusto hai preso?” Un giornalismo inquisitivo di alti contenuti informativi e pertinenti alle presidenziali, soprattutto in luce dello scandalo di Hunter Biden, complimenti a questi professionisti rappresentanti dei mass media…

 

19/10/2020 Ore 06:00

Sono più di 27,5 milioni di persone che hanno già votato alle elezioni presidenziali del 2020:

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19/10/2020 Ore 05:39

Comizi di Trump questa notte a Carson City in Nevada e Newport Beach in California.  Migliaia di persone si sono assiepate ai margini della strada per salutare la carovana di Trump in California.

Carson City:

https://twitter.com/DanScavino/status/1317972831603290114?s=20

Newport Beach:

https://twitter.com/DanScavino/status/1317936275815452673?s=20

 

19/10/2020 Ore 05:26

Sondaggi: gli europei preferiscono, con largo margine, Biden a Trump:

State Biden (%) Trump (%) Pollster
EU 83 17 N/A
Denmark 93 7 YouGov
Finland 88 12 Kantar TNS
Germany 87 13 YouGov
Austria 83 17 Research Affairs
Greece 83 17 ProRata
Spain 81 19 YouGov
Sweden 78 22 YouGov
France 76 24 YouGov
Italy 74 26 YouGov
Netherlands 69 31 Kieskompas
United Kingdom 82 18 YouGov

https://europeelects.eu/2020/10/18/polls-europeans-favour-biden-over-trump-by-wide-margins/

 

18/10/2020 Ore 21:45

ATTENZIONE ALTRO AGGIORNAMENTO IMPORTANTE: CAMBIA LA MAPPA ELETTORALE:

Il North Carolina passa nella casella di Biden. Totale collegio elettorale:

Biden 308-Trump 230

Ci vediamo costretti a cambiare di nuovo la mappa elettorale. I voti per posta e l’apertura dei seggi fisici nella Carolina del Nord mostrano dei numeri drammaticamente negativi per Trump che non possono essere ignorati. Quindi la North Carolina entra nella casella di Biden. Se i dati vengono confermati Trump sarà costretto a vincere in tutti e tre i più importanti “Battleground States” in gioco, cioè Florida, Arizona e Pennsylvania. Teniamo d’occhio anche la Georgia dove, anche li, i Repubblicani hanno mostrato segni di debolezza ma non siamo ancora pronti a spostare la Georgia nella casella di Biden.

 

18/10/2020 Ore 20:11

Media nazionale sondaggi delle presidenziali a 16 giorni dalle elezioni, paragonata alle precedenti elezioni: 

2004: Bush +4

2008: Obama +5

2012: Obama +0.2

2016: Clinton +6,3

2020: Biden: +10.6

La media riflette la nostra mappa elettorale che vede Biden in testa nel conto dei seggi elettorali: Biden 293-Trump 245

 

18/10/2020 Ore 06:37

L’ultimo posto dove ci si aspetta di trovare sostenitori di Trump è Beverly Hills in California, ma contro ogni evidenza esistono dei temerari che sfidano la bestia democratica-liberale nella propria tana…

 

18/10/2020 Ore 06:20

In questa stagione schizofrenica delle presidenziali del 2020, dove tutto e il contrario di tutto pare possibile, non dovrebbe sorprendere se certi ruoli si sono invertiti.

Nel 2012 e nel 2016, i democratici avevano aperto centinaia di sedi di partito in più rispetto ai repubblicani, uffici sparsi sul territorio a sostegno della campagna presidenziale.  Obama aveva 791 uffici nel 2012 rispetto ai 283 di Mitt Romney e Clinton ne aveva aperti 538 nel 2016 contro i 165 di Trump .Nel 2020, Trump ha oltre 300 uffici operanti sul campo, mentre Biden non ne ha quasi nessuno.

La completa mancanza di uffici della campagna elettorale di Biden è spiegata dalla pandemia di coronavirus e non è priva di logica. Secondo un sondaggio il 63% degli elettori è a disagio con i volontari che bussano alla porta di casa. I volontari di Biden inviano sms e chiamano gli elettori tramite telefono; nelle parole della organizzazione di Biden siamo di fronte, “all’operazione di contatto elettorale più innovativa, digitale e tecnologicamente avanzata di sempre.

I volontari di Trump d’altra parte, stanno bussando porta per porta forte dei suoi 307 uffici in 22 stati. Il maggior numero di uffici si trovano in Wisconsin (49), Florida (44) e Pennsylvania (42),

La strategia di Trump nel 2020 sembra chiara: mantenere un’ampia rete di uffici nei tre stati che deve assolutamente vincere. Altri stati con un numero consistente di uffici sono il Minnesota (18), seguito dal Michigan (17), dal Texas (15), Iowa (14), Colorado (14) e Arizona (13). 

Se questa strategia funzionerà oppure no lo sapremo solo dopo il 3 di Novembre…

Sotto, la mappa con i puntini rossi dove sono collocate le sedi della campagna di Trump:

 

18/10/2020 Ore 02:55

ATTENZIONE ALTRO AGGIORNAMENTO IMPORTANTE: CAMBIA LA MAPPA ELETTORALE:

Wisconsin e Ohio vanno nella casella di TrumpNuovo responso dei collegi elettorali: Biden 293-Trump 245

Notte di passione fra sondaggi e metodologie che cominciano a capovolgere la mappa elettorale:

Wisconsin e Ohio vanno nella casella di Trump. Anche in questi stati, come per il Michigan, il voto per posta presenta una sorprendente forza dei Repubblicani. La mappa elettorale del 2016 si sta lentamente ricomponendo nel 2020, con gli stati del Rust Belt che cominciano ad allinearsi in favore di Trump. Detto questo, Trump è ancora indietro e ha bisogno di non perdere nessuno degli stati che sono attualmente dalla sua parte, ma in aggiunta deve raccogliere il collegio elettorale di altri due stati fra la Pennsylvania, la Florida e l’Arizona. Qualsiasi combinazione di due di questi tre stati a favore di Trump cambierebbe la mappa elettorale in maniera decisiva, portando Trump oltre la soglia dei fatidici 270 seggi elettorali necessari alla vittoria. La Pennsylvania, l’Arizona e la Florida vanno delineandosi come gli stati “battleground” per eccellenza. Qui sarà terra di fuoco, dove verrà combattuta la battaglia per la presidenza fino all’ultimo voto.

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18/10/2020 Ore 01:00

ATTENZIONE AGGIORNAMENTO IMPORTANTE: CAMBIA LA MAPPA ELETTORALE:

Il Michigan passa nella casella di Trump. Totale collegio elettorale Biden: 321-Trump 217

Il ritorno delle schede elettorali per posta vede il vantaggio inaspettato dei repubblicani. Più repubblicani hanno votato per posta finora in Michigan che Democratici. Uno shock poiché i democratici per azzerare il voto di persona, preferito dai repubblicani, dovrebbe essere in vantaggio di migliaia di schede per posta.

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18/10/2020 Ore 00:30

In migliaia oggi hanno partecipato a Washington DC alla marcia per le donne. Una marcia anti-Trump che di solito si tiene a Gennaio ma anticipata perché ci sono le presidenziali e in concomitanza con l’udienza per la nomina del nuovo giudice della Corte Suprema.

 

18/10/2020 Ore 00:21

Bruce Springsteen ha minacciato di lasciare gli Stati Uniti e andare a vivere in Australia se Trump dovesse vincere le elezioni. In risposta alle affermazioni di Springsteen, i vigili del fuoco di Miami hanno improvvisato una manifestazione pro-Trump, su barca con il sottofondo di un classico di Springsteen…Born in USA

 

17/10/2020 Ore 23:56

Secondo una ricerca di Rasmussen, in questo ciclo di votazioni presidenziali, gli elettori più silenziosi sono quelli non affiliati a nessuno dei due principali partiti politici. Il 21% di loro afferma che è meno propenso a far sapere agli altri come intende votare. Questo 21% degli aventi diritto al voto, potrebbe essere decisivo nel consegnare la vittoria finale a uno dei due candidati.

 

17/10/2020 Ore 19:00

Ci mancavano solo gli Amish per Trump in Pennsylvania! Il numero di Amish non dovrebbe influire più di tanto sul risultato in Pennsylvania, ma è interessante sapere che il sostegno di Trump include un variegato mondo di culture, razze e religioni. 

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17/10/2020 Ore 17:45

Comizio di Trump a Muskegon, Michigan. Il Michigan è importantissimo per Trump, con le difficoltà di Trump in Arizona, Florida e Pennsylvania, una vittoria in Michigan diventa imperativa per Trump.

 

17/10/2020 Ore 17:37

Le schede elettorali restituite in Florida:

Aggiornamento di oggi; 17/10/20:

Democratici = 1.185.892 (49,1%)

Repubblicani = 726.797 (30,1%)

Democratici in vantaggio di 459.095 schede

Una settimana fa il vantaggio era 55% per i Democratici contro il 29%, i Repubblicani quindi lentamente stanno colmando il gap e i Democratici rallentano. Detto ciò lo stato “battleground” della Florida rimane nella casella Biden.

 

17/10/2020 Ore 17:14

Il direttore della campagna del candidato presidenziale democratico Joe Biden ha messo in guardia dal fidarsi dei numeri dei sondaggi nazionali rilasciati questa settimana che mostrano Biden in vantaggio di doppie cifre sul presidente Trump: “E` un dato di fatto che non siamo avanti di due cifre” ha detto Jen O’Malley “Questi sono numeri gonfiati dai sondaggi pubblici nazionali“.

I sondaggi pubblicati questa settimana da NPR / PBS NewsHour / Marist e NBC News / Wall Street Journal mostrano Biden davanti a Trump dell’11% nei sondaggi nazionali.

 

17/10/2020 Ore 04:12

Trump sembra essere una trottola con le batterie cariche, d’altronde non ha più niente da perdere e si gioca il tutto per tutto in questi ultimi 17 giorni prima delle elezioni. Dopo il townhall, la scorsa notte Trump ha tenuto due comizi; il primo a Ocala in Florida, il secondo a Macon, in Georgia.

Foto degli eventi: 

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La consulente di Trump; Hope Hicks, ritorna in scena dopo il Coronavirus, eccola salutata dalla folla in Florida :

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Il deputato della Georgia, Vernon Jones, che qualche mese fa ha lasciato il partito democratico per unirsi a Tramp, viene portato trionfante a onda dai sostenitori del presidente prima del comizio:

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17/10/2020 Ore 03:26

Una dato che potrebbe avere ramificazioni sulle elezioni presidenziali; l’attuale tasso di disoccupazione è più alto negli stati blue, cioè quelli democratici, rispetto a quelli rossi repubblicani: 10,5% contro il 6,6%. Chiaramente l’economia soffre ancora della crisi economica artificiale, come conseguenza dei lockdown-coronavirus. Prima della pandemia la disoccupazione in america era al tasso di 2,9%.

 

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17/10/2020 Ore 03:00

Annuncio stampa della campagna presidenziale di Joe Biden: L’ex presidente Barack Obama, sarà presente in Pennsylvania il 21 di Ottobre partecipando a comizi di sostegno per Biden-Harris. Questo annuncio lascia pensare che Biden sia meno forte di quanto si pensi in Pennsylvania, di conseguenza vengono dispiegate tutte le armi a disposizione.

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16/10/2020 Ore 20:25

Cominciano a venir fuori i retroscena dei due Townhall: I mass media oggi sono un susseguirsi di apprezzamenti sulla performance di Biden e dall’altro lato critiche pesanti su quella di Trump. La verita però e più complessa della propaganda democratica; per chi ha ascoltato i due incontri il comportamento dei giornalisti mediatori è stato agli antipodi: George Stephanopoulos nei confronti di Biden è stato molto più accondiscendente rispetto a quello della giornalista Savannah Guthrie, accusata di comportamento ostile nei confronti di Trump durante tutta la durata della townhall. Quello che i mass media e la macchina propagandistica democratica non menzionano è che il marito di Savannah Guthrie è stato capo del personale dell’ex vicepresidente Al Gore, durante il ciclo delle elezioni presidenziali del 2000. 

Altro aspetto interessante, almeno due degli “elettori” nella townhall scelti per fare domande a Joe Biden non potevano certo definirsi “disinteressati”; un ex scrittore dei discorsi di Obama, un certo Nathan Osbourn e la moglie di un ex democratico della Pennsylvania di alto profilo, la signora Mieke Haeck. 

Altro punto; George Stephanopoulos, è stato direttore delle comunicazioni per la Casa Bianca ai tempi di Bill Clinton.

Insomma questi townhall sono stati concepiti e manipolati per mostrare Biden sotto una luce positiva e Trump sotto una negativa.

 

TODAY -- Pictured: Savannah Guthrie on Tuesday Jan. 9, 2018

 

16/10/2020 Ore 19:17

Numeri interessanti da estrapolare ed analizzare. Abbiamo il totale dell’audience che si è sintonizzata a guardare i due confronti televisivi. Biden ha vinto quello sui canali televisivi; la ABC townhall ha attirato 2,3 milioni di spettatori in più rispetto al townhall di Trump sulla NBC. Biden ha raccolto 12,7 milioni di spettatori totali mentre Trump ha raccolto 10,4 milioni nelle stessa (21:00-22:00) fascia oraria. Durante l’intero periodo, la townhall di Biden ha registrato una media di 12,3 milioni di spettatori. Detto questo i numeri degli ascoltatori in streaming favoriscono Trump, 4,7 milioni di spettatori in più rispetto a Biden, un dato questo interessante poiché dovrebbe essere in teoria il contrario, cioè gli spettatori dei canali televisivi tradizionali tendono ad avere una età media più alta rispetto a quelli che guardano in streaming. Questi numeri vanno contro la logica che i sostenitori di Trump hanno un’età media più alta rispetto ai sostenitori di Biden.

 

16/10/2020 Ore 07:30

In attesa di conoscere il numero di spettatori televisivi delle Town Hall di Trump e Biden trasmesse in contemporanea, abbiamo già i primi risultati del numero di spettatori sintonizzati sui canali youtube che hanno trasmesso gli incontri in diretta; il risultato e assolutamente a favore di Trump. Molte più persone si sono sintonizzate a guardare Trump su youtube che Biden. La differenza è abissale e deve essere tenuta conto nel quadro della metodologia che predice il vincitore delle elezioni. Il numero più alto di spettatori su youtube per Biden è stato 28,000 mentre per Trump e stato di 712,000. 

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16/10/2020 Ore 05:25

Video della campagna elettorale di Trump che fa appello alla comunità cubana della Florida. Trump per vincere in Florida ha bisogno di tutti i voti latini possibili.

 

16/10/2020 Ore 05:17

Aggiornamento voto per posta: Democrati avanti a tutta velocità, repubblicani indietro di molto. Si spera per i Repubblicani che il voto di persona bilanci il voto per posta.

Nord Carolina:

Rep: 96,051

Dem: 269,844

Indipendenti: 165,857

 

Pennsylvania:

Rep: 82,468

Dem: 393,233

Indi: 39,193

 

Maine:

Rep: 24,000

Dem: 77,990

Indi: 27,094

 

Iowa:

Rep: 88,366

Dem: 189,066

Indi: 47,231

 

16/10/2020 Ore 04:45

La scorsa notte, un cartellone pubblicitario sul Sunset Boulevard a Hollywood e stato hackerato e trasformato in un mostruoso pezzo di propaganda anti-Biden.

Il gigantesco cartellone pubblicitario si trova in cima al nightclub Whiskey a Go Go, e pubblicizzava Swamp Thing, una serie televisiva di orrore. Lavorando tutta la notte un gruppo segreto di artisti di strada noto come “The Faction” ha sopraposizionato la faccia di Biden su quella della “vera” creatura del Swamp Thing. La scritta dice “Joe Biden e il mostro della palude, nascondete i figli e le mogli”

Joe Biden as Swamp Thing

 

16/10/2020 Ore 04:06

Questa notte, al posto del dibattito che si sarebbe dovuto tenere e poi cancellato dal fatto che Trump e risultato positivo al coronavirus, si sono tenuti due cosiddette “TownHall”, dove sia Trump sul canale NBC, sia Biden sulla ABC, allo stesso momento, si sono confrontati con un moderatore e domande fatte dal pubblico presente in studio. 

Quando saranno disponibili, sarà interessante vedere i numeri di ha raccolto più ascoltatori fra le due contemporanee, anche questo e un modo di fare sondaggio.

Screen Shot 2020-10-15 at 9.15.22 PM

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15/10/2020 Ore 19:35

Brutte notizie per Trump: In Georgia i numeri alti di votanti, soprattutto nelle città e il numero alto di schede elettorali completate e rispedite, sembrano favorire Joe Biden. Fino ad ora i partecipanti al voto sono, in numero più alto, quelli iscritti al partito democratico che a quello Repubblicano. La perdita della Georgia comporterebbe per Trump un ostacolo difficile da superare. 

Ora le notizie positive: Secondo i dati da noi elaborati, Trump sta mostrando vitalità sia in Michigan sia nel Nuovo Messico. In particolare il Michigan sembra decisamente spostarsi nella casella di Trump. Ecco i dati elaborati per il Nuovo Messico:

Statistiche degli iscritti ai partiti:

 

2016

Democratici =599813 (47%)

Repubblicani =399930 (31%)

Altri = 289.677 (22%)

 

2020 a partire dal 30/09/2020

Democratici = 503.039 (45,4%)

Repubblicani = 413.605 (31,1%)

Altri =312.231 (23,5%)

 

Guadagno netto Democratici 2016-2020: +3.226

Guadagno netto Repubblicani 2016-2020: +13.675

Altri Partiti 2016-2020: +22.554

 

Risultati delle ultime 3 elezioni

2008: D= 56,91%, R = 41,78%

2012: D= 52,99%, R =42,84%

2016: D= 48,26%, R =40,04%, 

 

Il voto per i  Democratici è sceso nelle ultime 3 elezioni consecutivamente. Nel 2016 il libertario Gary Johnson (ex governatore del Nuovo Messico) ha ricevuto 74.541 voti. I voti di Trump più quelli di Johnson hanno superato il voto di Clinton.

Clinton ha battuto Trump di 65.567.

L’affluenza alle urne nel 2016 nel Nuovo Messico è stata del 55% della popolazione con diritto di voto (al 45 ° posto più alto negli Stati Uniti).

Il Nuovo Messico ha una percentuale più alta di residenti latini rispetto a qualsiasi altro stato.

Mentre il Nuovo Messico ha orbitato dalla parte di Biden, non è da escludere una sorpresa a Novembre. Aspettatevi che i risultati siano molto più vicini rispetto al 2016 con Johnson non presente nella scheda elettorale. Probabilmente parliamo di 1-2 punti di differenza fra Biden e Trump. In altre parole il Nuovo Messico è alla portata di Trump.

Ora un aggiornamento dalla Florida:

Ecco i numeri delle schede del voto per posta rispedite indietro dagli elettori. Il vantaggio per i Democratici è alto; per questo motivo al momento attuale non possiamo considerare la florida appannaggio di Trump. Epperò due considerazioni da tenere presente: la prima, con il passare dei giorni il vantaggio dei Democratici sta diminuendo; secondo il vantaggio del voto per posta può essere compensato dai Repubblicani da quello nei seggi di persone, il modo di votare preferito dai Repubblicani in Florida. 

In Totale il  33,9% delle schede Voto Per Posta (VPP) a questo punto  è stato rispedito indietro .

Il 31,9% delle schede Repubblicane è stato restituito mentre il 37,7% delle schede Democratiche è stato restituito.

14/10/20: REP – 564.361, DEM – 967.036, vantaggio di 402.675 per DEM,  50,4% – 29,4%

13/10/20: REP – 519.876, DEM – 904.217, vantaggio di 384.341 per DEM,  50,7% -29,2%

12/10/20: REP – 487.754, DEM – 850.328, vantaggio di 362.574 per DEM, dal 50,9% al 29,2%

11/10/20: REP – 483.090, DEM – 841.355, vantaggio di 358.265 per DEM, dal 50,9% al 29,2%

10/10/20: REP – 450.447, DEM – 791.730, vantaggio di 341.283 per DEM, dal 51,1% al 29,1%

09/10/20: REP – 396.499, DEM – 707.505, vantaggio di 311.006 per DEM, dal 51,6% al 28,9%

08/10/20: REP – 337.927, DEM – 612.982, vantaggio di 275.055 per DEM, dal 52,0% al 28,7%

07/10/20: REP – 269.817, DEM – 497.324, vantaggio di 227.507 per DEM, dal 52,4% al 28,5%

06/10/20: REP – 197.449, DEM – 372.096, vantaggio di 174.647 per DEM, dal 53,0% al 28,1%

05/10/20: REP – 157.855, DEM – 305.982, vantaggio di 148.127 per DEM, dal 53,5% al ​​27,6%

04/10/20: REP – 145.798, DEM – 282.169, vantaggio di 136.371 per DEM, dal 53,7% al 27,7%

03/10/20: REP – 126.799, DEM – 244.806, vantaggio di 118.007 per DEM, dal 53,5% al ​​27,7%

02/10/20: REP – 92.935, DEM – 183.972, vantaggio di 91.037 per DEM, dal 54,0% al 27,2%

01/10/20: REP – 65.516, DEM – 126.602, vantaggio di 61.086 per DEM, dal 53,4% al 27,7%

30/09/20: REP – 36.075, DEM – 70.349, vantaggio di 34.274 per DEM, dal 53,3% al 27,3%

29/09/20: REP – 9.330, DEM – 18.190, vantaggio di 8.860 per DEM, dal 53,5% al ​​27,5%

28/09/20: REP – 2.272, DEM – 3.555, vantaggio di 1.283 per DEM, dal 47,7% al 30,5%

27/09/20: REP – 2.165, DEM – 3.411, vantaggio di 1.246 per DEM, dal 47,9% al 30,4%

26/09/20: REP – 1.983, DEM – 3.184, vantaggio di 1.201 per DEM, dal 48,2% al 30,0%

25/09/20: REP – 754, DEM – 1.673, vantaggio di 919 per DEM, da 55,0% a 24,8%

 

15/10/2020 Ore 07:42

Comizio elettorale di Trump questa notte a Des Moines in IOWA, tra i presenti c’era anche Abraham Lincoln:

https://twitter.com/i/status/1316585625919860738

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15/10/2020 Ore 05:30

Interessante mappa che mostra gli appuntamenti in campagna elettorale di Donald Trump: 

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In rosso tutte le località dove i volontari sono più attivi nel contattare i cittadini e dove i soldi della campagna stessa sono spesi in maniera più consistente. 

Dalla mappa si notano delle certezze e delle stranezze: Chiaramente si nota come gli stati del “Rust Belt” sono ricoperti di puntini rossi. Ciò indica che la vittoria di Trump dovrà passare gioco forza per questi stati (Michigan-Wisconsin-Ohio-Pennsylvania).

La Florida, dalla folta presenza di puntini rossi è chiaramente considerata uno stato “battleground” che vede Biden in vantaggio e che richiede ulteriori sforzi da parte dei Repubblicani per cercare di riportare la Florida nel campo repubblicano. 

Di rosso sono coperti anche gli stati della Nord Carolina e della Georgia, questo significa che la campagna di Trump considera questi stati in pericolo. 

Altro stato dove lo scontro si è fatto aspro e` il Texas che in questi anni si è trasformato da stato conservatore a stato in bilico. 

Gli stati in bianco, cioè senza rosso, sono gli stati dove Trump è sicuro di vincere,  oppure è talmente certo della sconfitta che perdere tempo e denaro in questi stati non vale il risultato possibile. Le risorse a disposizione possono essere riversate ed indirizzate su altri stati.

Quello che sorprende sono il Nuovo Messico e l’Arizona. Il Nuovo Messico in quanto dovrebbe essere uno degli stati sicuri in mano democratica; ma se i repubblicani spendono denaro e risorse umane, vuol dire che il Nuovo Messico è in gioco. 

Il rosso in Arizona non sorprende e conferma che questo stato non è più al sicuro per i repubblicani e di conseguenza richiede la massima attenzione della campagna di Trump. 

C’e molto rosso anche in Nevada. Il “Silver State” è in mano ai democratici che hanno vinto negli ultimi anni le elezioni, ma la pesante presenza della macchina elettorale di Trump in Nevada vuol dire che i Repubblicani sono convinti di avere la possibilità di catturare parte dell’elettorato Democratico.

Il Rosso in California può ingannare,  non vuol dire che lo stato del “Golden Gate’ sia in gioco; vuol dire piuttosto che pure nella democraticissima California ci sono elezioni locali alla Camera papabili per i Repubblicani.

 

14/10/2020 Ore 19:34

Questa mattina è scoppiato lo scandalo Hunter Biden (figlio di Joe Biden); il New York Post ha pubblicato una serie di email e foto che compromettono la famiglia Biden.

Hunter Biden presentò suo padre, l’allora vicepresidente Joe Biden, a un alto dirigente di una società energetica ucraina meno di un anno prima che l’anziano Biden facesse pressioni sui funzionari del governo ucraino affinché licenziassero un procuratore che stava indagando sulla società, secondo le e-mail ottenute da Il Post.

L’incontro, mai rivelato prima, è menzionato in un messaggio di apprezzamento che Vadym Pozharsky, un consigliere del consiglio di Burisma, avrebbe inviato Hunter Biden il 17 aprile 2015, circa un anno dopo che Hunter era diventato membro del consiglio di Burisma con uno stipendio di  $ 50.000 al mese.

“Caro Hunter, grazie per avermi invitato a Washington e per aver dato l’opportunità di incontrare tuo padre e di aver passato [sic] un po ‘di tempo insieme. È una realtà [sic] un onore e un piacere “, si legge nell’email.

I maggiori network stanno cercando di coprire lo scoop ma il danno per la famiglia Biden è fatto. Al di là delle email, le foto pubblicate di Hunter sono a dir poco imbarazzanti: 

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https://nypost.com/2020/10/14/email-reveals-how-hunter-biden-introduced-ukrainian-biz-man-to-dad/

https://www.dailymail.co.uk/news/article-8838939/Joe-Biden-met-son-Hunters-Ukrainian-energy-contacts.html?ito=social-twitter_dailymailus

 

 

14/10/2020 Ore 16:15

Continua l’udienza per la conferma del giudice Amy Coney Barrett alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Ricordo che la Corte Suprema potrebbe avere un ruolo determinante nella scelta del presidente degli Stati Uniti qualora le elezioni si rivelassero contestate. L’eventuale conferma della Barrett porterebbe il numero dei giudici conservatori della corte a 6, consegnando ai conservatori di fatto una maggioranza a tenuta ermetica

Siamo al terzo giorno di testimonianze, potete seguire la diretta su youtube: 

 

14/10/2020 Ore 06:04

Questo è un video di cittadini in fila a votare nel paese di Suwannee nello stato della Georgia, non lontano da Atlanta, dove si può già votare di persona. Si parla di oltre sei ore di attesa. Il numero di persone è enorme ed è una ulteriore prova che queste presidenziali vedranno una partecipazione storica degli elettori americani: 

Secondo il giornale di Atlanta; circa 128.000 elettori si sono recati alle urne lo scorso lunedì con un’affluenza maggiore rispetto a qualsiasi precedente elezione in Georgia. La Georgia è uno degli Stati dove si può votare già di persona. 

Il numero di votanti lunedì ha superato quello delle elezioni del 2016, nello stesso periodo infatti, quattro anni fa, l’affluenza alle urne aveva raggiunto 91.000 votati, un ulteriore segno che queste saranno delle elezioni storiche. 

A proposito di elettori; un numero alto di votanti nei centri urbani, dove il sostegno a Biden è più sostenuto di quello per Trump, potrebbe essere un fattore negativo per the Donald, un presagio di sconfitta: 

https://www.ajc.com/politics/start-of-georgia-early-voting-brings-in-high-turnout-of-128k-voters/3WJRO2L4I5CPNDH6JVL42VQUNE/

 

14/10/2020 Ore 05:50

I vertici del Partito Repubblicano, prima di ogni comizio di Trump, fanno un censimento di chi partecipa al comizio stesso. Dati interessanti vengono estrapolati e pubblicati per rendere più chiaro il profilo dei partecipanti:

In Pennsylvania secondo le RNC:

Il 26,8% si è dichiarato NON repubblicano

Il 19,9% dei presenti erano Democratici

Il 22,5% dei presenti non ha votato nel 2016

Il 15,3% non ha votato nelle ultime 4 elezioni

Sono dati interessati che ci danno una idea di quanto variegato sia il sostegno a Trump nonostante i mass media cercano di sopprimere l’idea di un Trump che cresce fra gli elettori indipendenti e democratici.

 

14/10/2020 Ore 05:26

Comizio di Trump questa notte a Johnstown, Pennsylvania, uno stato importantissimo per le elezioni, uno stato che insieme ad altri 3-4 stati incarna il concetto di stato “battleground”. Il risultato delle presidenziali passa, nel bene o nel male, dal Keystone State.

Alcune foto del comizio di questa notte:

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Trump super-fan dresses boy as president at rally in Johnstown, Pa., where an estimated 10,000 supporters showed up. (Photograph by S.A. Miller/The Washington Times)

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13/10/2020 Ore 18:27

L’entusiasmo per zio Joe Biden e dirompente e contagioso, non ci sono parole per descrivere l’atmosfera di festività che circonda il candidato democratico…

 

13/10/2020 Ore 18:11

Buone notizie per Trump arrivano dal Nevada:Secondo nuovi dati pubblicati oggi sul “The Nevada Poll”, il presidente Donald Trump e il candidato democratico Joe Biden sono testa a testa in Nevada. Il sondaggio, condotto da WPA Intelligence per conto del Review-Journal e AARP Nevada, ha intervistato 512 probabili elettori del Nevada dal 7 all’11 ottobre, con il 44% che ha dichiarato che avrebbe scelto Biden e il 42% a sostenere Trump. Il vantaggio di Biden rientra nel margine di errore del sondaggio di 4,4 punti percentuali. 

Questo sondaggio mi piace perché è condotto da una testata giornalistica locale. I sondaggi condotti a livello locale sono più attendibili di quelli condotti da grosse agenzie nazionali poiché comportano una conoscenza molto più dettagliata e intima del territorio e della popolazione locale.

https://infogram.com/nv-poll-q4-10-20-1h7z2lyx0p9y4ow

Comunque sia per il momento la nostra proiezione del collegio elettorale non cambia: 337 per Biden- 201 per Trump.

 

13/10/2020 Ore 5:13

E stato un weekend di passione (all’incontrario) anche per Biden costellato da una gaffe dopo l’altra:

 Biden dimentica il nome di Mitt Romney:

Mi sono messo nei guai quando stavamo (Biden-Obama 2012) correndo contro il senatore che era un mormone, il governatore..” ha detto Biden riferendosi a Romney.

https://twitter.com/TrumpJew/status/1315685979668312070?s=20

Qui invece si dimentica che sta correndo per la presidenza non il senato:

Joe Biden: “Mi candido come un orgoglioso democratico per il Senato

Nella notte si e tenuto in Florida, di fronte a 20,000 persone, il primo comizio di Trump da quando si e ammalato di Coronavirus. L’entusiasmo è alle stelle e Trump sembra in grand forma:

 

 

https://twitter.com/DanScavino/status/1315845267376218118?s=20

 

Foto dell’evento:

Poll: The Shy Trump Vote Is Bigger This Year...And Who Falls into This Category Should Terrify Democrats

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Non sono mancati neanche gli insulti al giornalista della CNN; Jim Acosta, i sostenitori di Trump cantano “la CNN fa schifo” in diretta televisiva :

 

12/10/2020 Ore 19:11

E stato un fine di settimana pieno di cortei pro-Trump sparsi per l’america incluso in stati estremamente liberali come le Hawaii e la California. Non sono mancati neanche i Gay per Trump, le comunità degli ebrei ortodossi, i vietnamiti, i Sikhs e tanti altri:

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E non mancava il sostegno a Trump style Wyoming…

 

C’erano anche i TIR per Trump in Oklahoma:

https://twitter.com/jacobkschneider/status/1315006502428647426?s=20

 

12/10/2020 Ore 17:48

Continua il voto anticipato in Virginia; foto che provengono dalle emittenti locali mostrano un numero altissimo di persone in fila a votare. L’attesa sarebbe almeno di due ore. Tutto ciò fa pensare che, nonostante il Coronavirus, queste presidenziali del 2020 saranno le lezioni con la partecipazione più alta della storia americana.

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12/10/2020 Ore 06:07

Riprende la corsa a pieno ritmo di Trump dopo la guarigione a tempi record dal Coronavirus. Riprendono di conseguenza i comizi pubblici del Donald di fronte a migliaia di sostenitori. Oggi Trump sara in Florida ma non solo: 

Lunedì – Sanford, Florida

Martedì – Johnstown, Pennsylvania

Mercoledì – Des Moines, Iowa

Giovedì – Greenville, North Carolina

 

12/10/2020 Ore 05:44

Altro sondaggio interessante; alla domanda “Chi pensi i tuoi vicini sostengono per la presidenza?” Ad Agosto 2020, il 39% delle pesone interpellate pensava che il vicino di casa avrebbe votato per Trump, oggi la percentuale è cresciuta al 49% mentre Biden riceve solo il 38%. Tutti i sondaggi ci dicono che Biden sta vincendo la corsa alla presidenza, ma per qualche motivo la gente ha l’impressione che la maggior parte dei suoi vicini voterà per Trump. Potrebbe essere questo dovuto al fatto che le persone interpellate dai sondaggi non abbiano voglia di esprimere un parere diretto su chi intendono realmente votare? Può questo sondaggio essere una ulteriore conferma di un sostegno sotterraneo, nascosto, sopresso, nei confronti di Trump?

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12/10/2020 Ore 05:16

Nelle analisi di previsione sull’esito delle presidenziali si notano dei miglioramenti da parte di Donald Trump. Il fatto che si sia prima ammalato di Coronavirus e poi si sia ripreso velocemente contribuisce ad alimentare una reputazione da duro, da tenace, che associata ad una buona prestazione da parte del vicepresidente Mike Pence nel confronto televisivo con Kamala Harris fa salire l’indice di gradimento dell’attuale amministrazione. In particolare la Florida sembra essere di nuovo in gioco per Trump. Le nostre analisi non tengono solo conto dei sondaggi ma se dobbiamo includere i soli sondaggi; quelli fatti da entità locali sono più attendibili di quelli fatti da grosse organizzazioni a livello nazionale. Sotto un sondaggio condotto da una stazione locale della Florida (canale Fox35 di Orlando); Trump e avanti di 3 punti:

 

11/10/2020 Ore 04:33

Dopo essere guarito dal Coronavirus in tempi e modi quasi miracolosi, grazie alla cure di nuovi rivoluzionari trattamenti come il  REGN-COV2, riparte la rincorsa di Trump verso il traguardo presidenziale. 

Il REGN-COV2 è una combinazione di due anticorpi monoclonali; è stato progettato specificamente per bloccare l’infettività di SARS-CoV-2, il virus che causa il Covid-19.   REGN-COV2; è un farmaco sperimentale sviluppato dalla società biotecnologica americana Regeneron Pharmaceuticals.

Come risultato della ritrovata vitalità Donald Trump riprenderà i comizi pubblici, così tanto amati dal presidente americano. Prima tappa lunedì 12 ottobre a Sanford, in Florida. La Florida è uno stato importantissimo per conseguire la vittoria; senza la Florida e la Pennsylvania Trump non ha modo di raggiungere il fatidico numero di 270 seggi elettorali necessari a vincere le elezioni. A proposito riportiamo dei dati interessanti che potrebbero influire sul voto finale in Florida: 

2008-Vantaggio degli iscritti al partito Democratico rispetto a quello Repubblicano: 694.147. Risultato elettorale: Obama vinse per 236.148 voti

2012-Vantaggio iscritti al partito Democratico rispetto a quello Repubblicano: 558.272. Risultato: Obama vins per 74.309

2016-Vantaggio iscritti al partito Democratico rispetto a quello Repubblicano: 330.428. Risultato: Trump vince per 112.991

2020-(Dati del 09/10/2020) Vantaggio iscritti al partito Democratico rispetto a quello Repubblicano: 136.294. Risultato: ???

Se il trend continua dobbiamo dedurre che Trump potrebbe vincere in Florida con un vantaggio di circa 250 mila voti. Staremo a vedere.

 

10/10/2020 Ore 08:30

Ci sono voluti un paio di giorni per valutare l’impatto che il dibattito tra Mike Pence e Kamala Harris ha avuto nei sondaggi e nella metodologia di previsione del collegio elettorale: Grossi spostamenti non sembra essercene stati, quindi possiamo dire che il dibattito tra i vicepresidenti non ha spostato di molto l’ago della bilancia nelle nostre previsioni sui collegio elettorale. Però qualcosa di positivo per Trump negli ultimi due giorni si è notato.

Sotto vi presento dati non direttamente legati alla preferenza del voto, piuttosto sondaggi che riguardano delle opinioni a margine della corsa presidenziale, però se analizzati bene questi dati potrebbero aprire una finestra alternativa sul reale sostegno di cui Trump gode fra gli elettori americani. Da notare quando il soggetto non include direttamente la corsa fra Biden e Trump i numeri sembrano favorire Trump.

Fonte Gallup:

 

  1. Il 56% degli americani afferma di stare meglio ora rispetto a 4 anni fa
  2. Il 56% degli americani pensa che Trump vincerà la rielezione
  3. Trump ha il 45-50% di approvazione sull’economia, il tema più importante per gli elettori.
  4. Il tasso di disoccupazione è del 7,9% (in calo dal 14,2% di aprile). Obama aveva  lo stesso tasso nel 2012 senza il COVID19
  5. Il tasso di crescita del PIL sarà pubblicato alla fine di questo mese. La Fed di Atlanta prevede un + 32% (un record)
  6. Il 56% degli americani afferma di stare meglio ora con Trump rispetto a quattro anni fa con Obama- Biden.

 

Se questo sondaggio dovesse rivelarsi accurato, ciò significherebbe un livello di sostegno molto più elevato per Trump fra gli elettori di quanto possa sembrare. Detto questo la nostra previsione della mappa elettorale al momento attuale rimane immutata: 337 per Biden- 201 per Trump.

 

10/10/2020 Ore 08:06

Nel bene o nel male la vittoria per Trump passa dalla Pennsylvania; senza una vittoria nello stato del “Keystone” per Trump è quasi impossibile vincere. I sondaggi favoriscono ancora Biden ma i dati sulla iscrizione a i partiti lascia i democratici indietro rispetto ai Repubblicani. Dal 2016 i Repubblicani hanno guadagnato +75,281 nuovi iscritti mentre i Democratici hanno perso -91,567 iscritti. Hanno guadagnato anche gli indipendenti con  +42,035 iscritti.

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08/10/2020 Ore 05:59

Dovremmo aspettare qualche ora per sapere se il dibattito vice presidenziale ha spostato l’ago della bilancia nei sondaggi a favore di un candidato o di un altro. La mia opinione e che in questa calcificata, asserragliata, pazza stagione politica americana, le divisioni sono talmente profonde che il dibattito non abbia influito granché nello smuovere l’opinione degli elettori. 

 

08/10/2020 Ore 04:43

Il dibattito tra Mike Pence e Kamala Harris e` terminato. E stato un dibattito molto più efficace, meno confusionario, di quello presidenziale fra Trump e Biden. Sia la Harris che Pence hanno avuto ampio spazio di manovra per spiegare le loro politiche, trovando anche il modo di sferrarsi qualche pugno sotto la cintura. Comunque sia il dibattito non e mai degenerato ed è rimasto su binari civili.

 

08/10/2020 Ore 01:50

I dettagli del dibattitto fra Pence e Harris:

La durata e di 90 minuti, diviso in nove segmenti e ogni candidato avrà due minuti per rispondere alle domande

Pence e Harris saranno separati da un divisorio in plexiglass.

Il dibattito come ho detto prima è moderato da Susan Page, capo dell’ufficio di Washington per il USA Today

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08/10/2020 Ore 01:20

Mancano meno di due ore al dibattito televisivo in Utah tra il vicepresidente Mike Pence e l’aspirante vice presidente Kamala Harris. Sara l’unico dibattito tra i candidati alla vicepresidenza. Un dibattito questo che assume una importanza enorme per due semplici motivi: Il Primo; gli elettori sono curiosi, dopo il disastroso dibattito fra Trump e Biden, di conoscere meglio l’agenda e le differenze politiche e geopolitiche delle due potenziali amministrazioni. Secondo; con la salute mentale e fisica in fase di declino di Joe Biden, si presume che la Harris assumera` un reale potere decisionale nella nuova amministrazione, potrebbe addirittura diventare la Presidente, quando fra un paio d’anni, Biden abdicasse per motivi di salute.

Dato curioso che lascerà` sicuramente  molti strascichi il dopo dibattito: La moderatrice del di questa sera e Susan Page. I repubblicani temono che la Page non sarà` imparziale visto che sta scrivendo una biografia su Nancy Pelosi…

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07/10/2020 Ore 18:20

Gli elettori che hanno votato negli Stati dove il conteggio e gia inziato sono 5.515.612. In Blue gli stati dove sono gia` in corso le votazioni: 

 

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07/10/2020 Ore 18:06

Secondo delle analisi fatte;  l’11,7% degli elettori repubblicani afferma che non riferirebbe le proprie opinioni politiche sul candidato alla presidenza ritenendo troppo pericoloso qualsiasi espressione di sostegno a Donald Trump, per questo motivo qualsiasi sondaggio che non  prende in considerazione il fatto che quasi il 12% dell’elettorato repubblicano non esprime pubblicamente il suo sostegno per Trump e carente nella metodologia.

 

06/10/2020 Ore 11:55

Confronto medie dei sondaggi nei cosidetti “Battleground States”:

6 Ottobre 2016
• Florida: Clinton +2,5
• Pennsylvania: +5,7
• Michigan: +7,0
• Wisconsin: +6,6
• Nord Carolina: +1,7

6 Ottobre 2020
• Florida: Biden +3.4
• Pennsylvania: +6,6
• Michigan: +7,3
• Wisconsin: +6,9
• Nord Carolina: +2,1

 

06/10/2020 Ore 10:10

Di solito una  metodologia seria per prevedere il risultato delle presidenziali non si deve esclusivamente basare su i sondaggi, però vorrei lo stesso menzionare questo sondaggio per due motivi: Il primo e uno dei più attendibili, seri e migliori in circolazione, condotto da una compagnia che pubblica dati storici attendibili (Suffolk / USA Today), secondo apre una finestra sulla ripartizione demografica del voto:

Uomini
Biden: 42%
Trump: 47%

Donne
Biden: 49%
Trump: 44%

Bianchi
Biden: 41%
Trump: 57%

Neri
Biden: 81%
Trump: 3%

Ispanici
Biden: 46%
Trump: 42%

 

06/10/2020 Ore 01:35

Sotto trovate le precedenti medie storiche dei sondaggi a 29 giorni dalle elezioni presidenziali. Eccetto per Clinton 2016, tutte le altre si sono rivelate precise:

2020: Biden +8,3

2016: Clinton +5,8

2012: Obama +0,5

2008: Obama +6,2

2004: Bush +1,8

 

05/10/2020 Ore 23:55

Buone notizie per i Repubblicani nel numero dell’iscrizione ai partiti di nuovi votanti nell’importantissimo stato “Battleground” della Pennsylvania: Nel periodo che va dal 28 di Settembre ad oggi, cioè 05 Ottobre, i numeri sono positivi:

Democratici +24,217 nuovi iscritti

Repubblicani +27.997nuovi iscritti

I repubblicani hanno un guadagno netto di 3,700 nuovi elettori.

La nostra previsione della mappa elettorale però per il momento non cambia, la Pennsylvania rimane nella casella democratica: 337 per Biden – 201 per Trump.

 

05/10/2020 Ore 18:30

Buone notizie per Trump: Aggiornamento della iscrizione ai partiti nella contea di Maricopa in Arizona. Maricopa e la contea dove si trova la città di Phoenix ed la contea con la  più alta incidenza di elettori Democratici dell’Arizona:

(Dal 4 di Agosto al 4 di Ottobre)

Dem. +34.405

Rep.  +48.180

Guadagno Netto: Repubblicani +13.875

Nonostante ciò manteniamo per il momento l’Arizona nella casella elettorale di Biden in attesa di altri dati, ma Trump si sta avvicinando a grandi falcate. Vi ricordo che senza l’Arizona per Trump e quasi impossibile vincere: L’Arizona e uno stato importantissimo nella matematica del collegio elettorale soprattutto ora che Trump dimostra molta debolezza in Florida.

La mappa del collegio Elettorale rimane per il momento immutata: 337 per Biden- 201 per Trump.

 

05/10/2020 Ore 18:10

L’addetto stampa della Casa Bianca; Kayleigh McEnany e`risultata positiva al COVID.

 

05/10/2020 Ore 02:55

Brutte notizie per Trump arrivano dalla Florida. Il conteggio delle schede elettorali inviate per posta è già cominciato e i numeri per i Repubblicani sono negativi. Ricordo che senza la Florida per Trump la strada verso la vittoria è praticamente sbarrata.

I dati si riferiscono al 01/10//2020: 

Totale Repubblicani = 65,51  

Democratici = 126,602. 

I Democratici sono in vantaggio di 61,086 voti.

Totale percentuale:  53.4% per i Democratici – 27.7% per i Repubblicani. 

Detto questo due fattori attenuano la negatività dei numeri: primo, i dati storici del voto della Florida ci dicono che tradizionalmente i Democratici, con il voto per posta, partono avvantaggiati. Con il passare del tempo però i Repubblicani tendono a ridurre o addirittura azzerare, nel giorno delle elezioni del voto in persona, lo svantaggio nel conteggio dei voti. Secondo fattore mitigante; un consistente numero dei ballottaggi  finora restituito per posta proviene dalla Contea di Broward, un caposaldo del partito Democratico. Quindi i dati sono per il momento negativi ma lasciano degli spiragli di luce per i Repubblicani. Nonostante ciò ci vediamo costretti a cambiare la Florida da Repubblicana a Democratica e di conseguenza la nuova mappa elettorale e la seguente: 337 per Biden, 201 per Trump.

Il mistico Steve Bannon, di Rod Dreher

Qui sotto un interessante articolo che offre una prima analisi dei fondamenti culturali ed ideologici che guidano l’azione di Steve Bannon. Da circa tre anni la figura di Bannon ha suscitato una crescente curiosità in Italia; a questo non ha corrisposto nessun tentativo serio di analizzare il filo conduttore che ha guidato i suoi atti; ci si è affrettati piuttosto ad etichettarlo frettolosamente di volta in volta come ideologo della destra più retriva e razzista, come alter ego di Trump, come suo consigliere ed ideologo, come suo uomo ombra. La tentazione di affibbiare le etichette più estreme, come quelle di “suprematista” rappresenta un comodo rifugio per sopravvalutare movimenti al momento del tutto minoritari ed esorcizzare e demonizzare l’avversario. Etichette che rivelano in realtà la scarsa conoscenza delle dinamiche politiche statunitensi, il provincialismo nostrano e soprattutto la scarsa propensione ad individuare le dinamiche che consentirebbero alla nostra classe dirigente una maggiore autonomia di azione. L’avvento ed il successo di Trump ha risvegliato negli Stati Uniti gli ambienti più diversi ed eterogenei da anni annichiliti dal predominio neocon e democratico globalista; come solitamente accade, alcuni di questi lo hanno sostenuto convintamente, altri ne hanno preso atto, altri ancora ci si sono infilati con obbiettivi opposti e contrari ai propositi presidenziali. In una situazione così confusa e caotica, comune ai due schieramenti politici, Trump ha rivelato una certa sagacia tattica ed una notevole capacità di resistenza; non è stato in grado per evidenti suoi limiti di amalgamare queste realtà ed offrire loro una prospettiva politica sufficientemente coerente. Trump è certamente un leader politico, ma è anche una immagine utilizzata ad uso e consumo di amici e nemici. In questo contesto va inserita la figura ed il ruolo di Bannon. In Italia e in Europa l’abbiamo conosciuto meglio dopo la sua emarginazione dallo staff presidenziale. Prima di rientrare negli Stati Uniti per un paio di anni ha avviato una vera e propria campagna di fondazione politico-culturale in Europa, partendo da Svizzera, Italia e Germania con propaggini in Francia che però, a differenza dei primi, non hanno ricevuto buona accoglienza dalla leader del Front National, attualmente RN. La sua finalità dichiarata è quella di facilitare lo sviluppo e il consolidamento del cosiddetto “sovranismo” nei vari paesi; il suo retroterra culturale  pare più compatibile con una rifondazione di quell’occidentalismo che ha costituito l’amalgama necessario al mantenimento del sistema di alleanze e di dominio del secondo dopoguerra. L’accostamento a Dugin posto dall’intervistato può sembrare avventato; non bisogna però dimenticare che lo stesso Dugin ha trovato ospitalità, accoglienza e terreno fertile negli ambienti dei tea-party in anni non lontani. Ad una contrapposizione geopolitica tra Occidente ed Eurasia, ancora da definire esattamente proprio per il ruolo controverso della Russia nel contesto della contrapposizione Sino-Statunitense, non corrisponde necessariamente una incompatibilità culturale_Giuseppe Germinario

Il mistico Steve Bannon

Foto di JOEL SAGET / AFP tramite Getty Images)

Per la maggior parte delle persone, Steve Bannon è uno stratega politico rauco che (se ti piace) ha aiutato a eleggere Donald Trump e sta lavorando per catalizzare i movimenti nazionalisti, o se non lo fai, è un Svengali di alt-right che apre la strada all’autoritarismo. Ciò che la maggior parte delle persone perde è il profondo interesse di Bannon per il tradizionalismo, chiamato anche perennialismo , una scuola filosofica che insegna che tutte le religioni del mondo insegnano una versione delle stesse verità universali. Per un po ‘di tempo, Benjamin R. Teitelbaum ha studiato il tradizionalismo e le connessioni di Bannon con addetti ai lavori politici tradizionalisti politicamente potenti. Nel suo nuovo libro War For Eternity: Inside Bannon’s Far-Right Circle of Global Power Brokers, Teitelbaum, professore presso l’Università del Colorado – Boulder, si basa su interviste con Bannon e altre figure chiave per illuminare le idee detenute da una sorprendente rete di pensatori e strateghi. Recentemente ho intervistato Teitelbaum sul libro via e-mail.

RD: Prima di iniziare, definiamo i termini. Cos’è il tradizionalismo, con la T maiuscola? Come dovrebbero distinguerlo i laici dal tradizionalismo minuscolo?

BT: Sì, vorrei che le idee insolite di cui ho scritto avessero un nome altrettanto insolito, piuttosto che apparentemente familiare. Ahimè … il Tradizionalismo con la T maiuscola è una scuola filosofica e spirituale eccezionalmente arcana, appena conosciuta, una delle tante varianti di spiritualità alternativa che potresti (potresti!) Trovare sugli scaffali di una libreria New Age. Cerca di scoprire verità sull’universo attraverso lo studio e occasionalmente la conversione alle ali esoteriche di varie religioni, il più delle volte l’Islam sufi e l’induismo. Solo secondariamente, e solo per alcuni dei suoi seguaci, il tradizionalismo è anche un’ideologia politica. E come ideologia politica, la sua agenda è sia vaga che grandiosa: opporsi alla modernità e al modernismo.

Evidenzierò tre caratteristiche del tradizionalismo che modellano il suo rapporto con la politica. Il primo è che i tradizionalisti credono nel tempo ciclico piuttosto che lineare; che invece di progredire da una storia di depravazione verso un futuro di gloria, le società si allontanano costantemente e poi ritornano alla loro gloria eterna.

Il secondo è la convinzione che le società virtuose si formino attorno a una gerarchia di caste indoeuropee con una piccola élite di Sacerdoti in cima a una piramide che discende ai Guerrieri, ai Mercanti e infine a una massa di Schiavi. Quando i tempi sono buoni, la gerarchia è intatta e la spiritualità dei Sacerdoti regna, ma quando i tempi sono cattivi, il materialismo di Schiavi e Mercanti regna e la gerarchia stessa si dissolve quando l’umanità viene livellata in una singola massa.

Il terzo principio che menzionerò è quello chiamato “inversione”, attraverso il quale i tradizionalisti credono che, quando i tempi sono cattivi e l’umanità è ridotta a una massa umile, inizieremo anche a scambiare le cose per il loro opposto: ciò che pensiamo sia buono è in realtà cattivo, qualcuno ufficialmente devoto alle questioni spirituali è schiavo del materialismo, i professori diffondono l’ignoranza piuttosto che la conoscenza, i giornalisti disinformano, gli artisti creano bruttezza, ecc. È una società di false simulazioni. I tradizionalisti affermano che in questo momento stiamo vivendo nella fase avanzata del ciclo temporale, verso la fine di un’età oscura definita dall’omogeneizzazione del materialismo e solo simulazioni di virtù, e che solo più oscurità ci farà avanzare oltre il punto zero del ciclo alla rinascita di un’età dell’oro.

Quindi, se si considera ciò che tutto ciò ha a che fare con il tradizionalismo a T minuscola nel modo in cui usiamo casualmente il termine – con qualcuno a cui piacciono le cose nel modo in cui erano in una determinata ricerca o preoccupazione – potrebbe esserci qualche sovrapposizione accidentale, come un scetticismo generale verso il cambiamento o celebrazione del passato per il suo apparente ordine. Ma le differenze tra questo e il tradizionalismo con la T maiuscola vanno oltre il fatto che quest’ultimo offre una spiegazione elaborata per le sue opinioni: la dottrina del tempo ciclico rende il pessimismo dei tradizionalisti di un tipo completamente diverso da “Back-in-my-day” di Dana Carvey personaggio di Saturday Night Live. Per quanto distruttivo sia il cambiamento agli occhi dei tradizionalisti, potrebbero benissimo accogliere la distruzione in uno spirito di malinconia e masochismo, come segno che il collasso e la rinascita ringiovanente sono vicini. In altre parole, quello che hanno i tradizionalisti, e manca un nonno scontroso, è un’apocalittica latente.

RD: Chi sono le figure storiche più importanti del tradizionalismo? 

BT: Per capire cosa sta succedendo oggi, devi davvero conoscere tre figure: il patriarca del tradizionalismo era un francese di nome René Guénon (1886-1951) che morì musulmano sufi rispondendo al nome di Abd al-Wāḥid Yaḥyá. Quelli di Guénon erano densi trattati filosofici e religiosi, che condannavano l’individualismo e l’omogeneizzazione della società, ma per il resto evitavano la politica.

Sarebbe un suo seguace, Julius Evola (1898-1974), tentato di forgiare la politica dal tradizionalismo. Evola era uno scrittore e teorico che ha infuso nella scuola razzismo, antisemitismo e sessismo espliciti (il processo di declino sociale, nella sua mente, ha comportato la scomparsa degli ariani puri e la perdita dei valori mascolinisti). Ma pensava anche che il declino non fosse il destino, che l’umanità potesse essere in grado di spingersi indietro nel corso del tempo, e questo ha motivato i suoi tentativi di collaborare con Mussolini e Hitler: entrambi sembravano incarnare una modalità militarista più antica, pensò, e se solo potessero essere impregnati di più vitalità spirituale, potrebbero forgiare autentiche teocrazie ariane e viaggiare a ritroso in un’età dell’oro.

Una terza figura le cui visioni siamo meno palesemente sinistre, ma che nondimeno ha creato un culto avvolto nel sospetto e nello scandalo, è stato un pensatore tedesco / svizzero di nome Frithjof Schuon (1907-1998), che ha seguito il suo mentore Guénon nella conversione al sufismo. La sua pratica e scrittura arrivarono a sostenere più sincretismo rispetto ad altri tradizionalisti, tuttavia, fondendo Islam, Induismo, Cristianesimo e persino spiritualità dei nativi americani, così come credenze più idiosincratiche come la nudità sacra e la propiziazione pseudo-erotica delle figure materne in varie tradizioni religiose. Ma Schuon è noto per l’istituzione che ha fondato, una rete di scuole sufi – o tariqas – che durante gli anni ’70 e ’80 erano geograficamente relativamente diffuse, con il centro che era un complesso nella sua casa adottiva fuori Bloomington, nell’Indiana.

RD: Cosa ha a che fare il cristianesimo con il tradizionalismo? Voglio dire, ci sono “cattolici tradizionalisti”, vale a dire, cattolici che favoriscono la messa in latino e che hanno una visione debole del Concilio Vaticano II, ma non è il genere di cose di cui parliamo con il tradizionalismo, giusto?

BT: No, è generalmente sicuro dire che i due non sono molto più vicini del tradizionalismo e del tradizionalismo small-t, tranne per un avvertimento importante. Tra i tradizionalisti che sono cristiani, praticamente tutti sono ortodossi orientali o cattolici. Parte della giustificazione per trattare il cattolicesimo come legittimo sono i suoi elementi che potrebbero essere visti come precedenti e trascendenti Cristo. Il suo paganesimo, la sua gerarchia, il suo investimento sociale e teologico in precedenza e continuità, ecc.

Un argomento simile è fatto a favore del sufismo, che sebbene il sufismo sia islamico, serviva come veicolo per preservare le virtù arcaiche e pre-islamiche nella società islamizzata e quindi poteva essere usato per intravedere ciò che era una volta.

I problemi con il cristianesimo per alcuni tradizionalisti, così come gli ideologi adiacenti nella nuova destra francese, sono caratteristiche che ritengono costituiscano un’antitesi dei valori che difendono: non la gerarchia ma un universalismo livellante e omogeneizzante comunicato nel dogma che il messaggio di Cristo è il verità ultima e ultima per tutte le persone, la sua teleologia e la visione implicita del progresso incline a trascendere un passato di peccato in un futuro di salvezza, e la sua embrionale riluttanza verso la teocrazia e l’approvazione di uno stato secolare contenuto negli editti di “rendere a Cesare”.

Non sono rimasto sorpreso quando Steve Bannon una volta mi ha detto che, sebbene sia cristiano, non gli piace l’evangelizzazione.

RD: Due figure chiave contemporanee nella tua storia sono Aleksandr Dugin e Olavo de Carvalho. La maggior parte degli americani non ne ha mai sentito parlare. Chi sono e perché sono importanti?

BT: Entrambi sono agenti politici che hanno tentato di plasmare leader politici anti-liberali nei rispettivi paesi, ed entrambi hanno legami con il tradizionalismo.

Aleksandr Dugin è un filosofo / giornalista / diplomatico e un agitatore politico in Russia. Uno dei primi a tradurre Evola in russo e autoproclamato devoto di Guénon, vede l’opposizione del Tradizionalismo tra modernità e Tradizione in termini geopolitici, con l’Occidente e gli Stati Uniti in particolare che rappresentano la modernità e l’Eurasia che preserva la Tradizione. Nonostante non abbia mai ricoperto una posizione formale al Cremlino, ha tentato – in modi a volte pateticamente inefficaci, altre volte di impatto – di portare avanti la sua visione per il contenimento del potere occidentale e la riaffermazione dell’influenza russa, cinese e iraniana nella politica globale. Secondo l’intelligence statunitense, ha contribuito a facilitare i colloqui tra Russia e Turchia dopo che i due sono entrati in conflitto in Siria.

Olavo de Carvalho ha guadagnato influenza in politica solo di recente. Nato a San Paolo, era un eccentrico astrologo / filosofo che insegnava corsi universitari ed è stato iniziato nientemeno che nella tariqa Sufi Islam di Frithjof Schuon a Bloomington e gestiva un satellite a San Paolo negli anni ’80. In seguito è emigrato per diventare un cattolico dalla linea dura e ha rinunciato all’organizzazione di Schuon, anche se ha continuato a scrivere e insegnare su Guénon.

Dopo una carriera come giornalista, un curioso trasferimento negli Stati Uniti all’inizio degli anni 2000 e una fiorente esposizione sui social media grazie alle sue offese piene di volgarità contro politici, personaggi dei media e accademici brasiliani, alla fine ha stretto un legame con Rio il populista Jair Bolsonaro. Quando nel 2018 Bolsonaro ha vinto la presidenza brasiliana, Olavo e il suo seguito enorme sui social media sono stati accreditati come un fattore importante. Bolsonaro gli ha offerto e ha rifiutato l’incarico di Ministro della Pubblica Istruzione, sebbene abbia suggerito chi potrebbe ricoprire alcune posizioni di governo (incluso il ministro degli Esteri Ernesto Araujo che considero un apparentemente tradizionalista, e che Olavo considera un “più tradizionalista di se stesso ”). Oggi mantiene un’influenza intangibile ma potente sul presidente brasiliano come consigliere non ufficiale,e insieme a quei ministri da lui promossi, costituisce oggi una fazione del governo assediato di Bolsonaro.

RD: Come entra in scena Steve Bannon? 

BT: Per quanto ne so, Steve Bannon ha incontrato per la prima volta Aleksandr Dugin nel novembre 2018 e Olavo de Carvalho nel gennaio 2019. Come loro ha avuto un’influenza a volte formale, a volte informale sul suo leader anti-liberale locale, e come loro lui affiliato al tradizionalismo. Non ho mai capito esattamente come Bannon abbia scoperto il tradizionalismo (curiosamente, come Dugin e Olavo, il suo percorso verso la scuola è passato attraverso o vicino a persone legate al mistico armeno George Gurdjieff).

È cresciuto e continua a identificarsi come cattolico, ovviamente, ma sembra che abbia avuto il bisogno di guardare oltre il cattolicesimo standard e in spiritualità alternative sin dalla giovane età: quando aveva vent’anni in Marina, conosceva la strada per la maggior parte delle librerie metafisiche nelle città portuali dove attraccava il suo cacciatorpediniere. Il pensiero religioso che mi ha presentato nelle nostre interviste mi ha colpito come molto più sconcertante ed eccentrico di quello della maggior parte dei cristiani, e così è stato il profilo politico che avrebbe sviluppato in seguito sulla base della sua lettura di Evola e Guénon.

Nel mio libro ripercorro la sua versione del Tradizionalismo, una in cui afferma di aver abbandonato l’investimento di Evola nella razza e nel mascolinismo, mantiene l’ostilità al materialismo e alla modernità e afferma che l’obiettivo finale della sua politica è consentire agli altri di completare un processo di progresso spirituale – come individui e come nazione. Segue ancora la dottrina del ciclo temporale e mi ha persino fatto notare come questa credenza divergesse dal cristianesimo per come la intendeva. Ha tentato di allineare il tradizionalismo con le narrazioni americane dell’auto-fatto-uomo e della mobilità sociale, ma il prodotto e le sue fonti provengono ancora da un mondo che probabilmente sconcerterebbe, forse respingerà o spaventerebbe il tuo repubblicano americano medio.

RD: Una cosa che spicca davvero nel tuo libro è come Bannon abbia davvero tentato di far funzionare un’Internazionale tradizionalista, ma ha fallito. È uscito dalla Casa Bianca e da allora non ha più trovato la sua posizione. Che cosa è andato storto?

BT: Il tradizionalismo in realtà non è una dottrina politica – non delinea un’agenda politica con molta specificità, e una delle conseguenze di ciò è che gli attori politici che affermano di essere affiliati alla scuola divergeranno nella loro comprensione di ciò che dovrebbero difendere . In effetti, le figure più importanti oggi hanno concezioni abbastanza diverse di cosa significhi lottare per la Tradizione e contro la modernità liberale, come ciò dovrebbe manifestarsi nella politica e nella geopolitica, e in particolare come dovrebbero essere intese Cina, Russia e Stati Uniti.

Rivelo nel libro come Bannon incontrò segretamente Dugin sperando di persuaderlo – su basi tradizionaliste – a iniziare ad agitarsi in Russia per una nuova politica estera filo-occidentale e anti-cinese. Dugin era e rimane resistente all’idea. E niente di tutto questo arriva alla questione più profonda, che il tradizionalismo non crede davvero nell’attivismo, nella popolarità e nella vittoria di una competizione politica moderna. Nella misura in cui uno come Bannon cerca di costruire una simpatia di massa per un programma politico sufficiente a conquistare il potere in una democrazia, sta rompendo la dottrina che lo legherebbe a qualcuno come Dugin. Quindi le prospettive sembrano negative all’inizio, anche se si potrebbe dire che questo rende il tentativo ancora più audace e volatile.

RD: Nel quadro tradizionalista, almeno come interpretato da Bannon e Olavo, la virtù risiede nella gente comune, quella esclusa dai circoli e dalle istituzioni d’élite. Dovrebbero essere i depositari dei veri valori spirituali. Quanto è realistico questo, però, anche in termini tradizionalisti? Negli Stati Uniti, la classe operaia è meno religiosamente rispettosa della classe media. Comprendo le critiche trad-populiste alla corruzione spirituale delle élite e ne condivido molte, ma non vedo un terreno solido per questa valorizzazione del Popolo. Mi sembra più un’astrazione ideologica, il modo in cui i bolscevichi strumentalizzarono le “masse” e i nazisti usarono “das Volk”.

BT: Sì, in questi ultimi casi si vede una visione descrittiva o prescrittiva per trattare una parte di una popolazione come definitiva del tutto. Queste popolazioni sono state tipicamente astrazioni e immaginazioni: l’accusa contro i nazionalisti romantici, per non parlare dei nazisti, era che avevano inventato il “popolo” integrale della campagna che popolava le loro storie, i dipinti e le canzoni, proprio come i marxisti si erano allontanati. trovare un proletariato quando una popolazione così ben definita raramente esisteva. La maggior parte dei tradizionalisti originali vedeva invece nell’élite sacerdotale i “creatori di cultura” della società, quelli che dovrebbero plasmare le masse secondo i propri ideali.

Nella versione capovolta di Bannon e Olavo vediamo qualcosa che assomiglia più al nazionalismo romantico standard à la Herder, dove un settore della società ritenuto più isolato dalla corruzione della modernità (spesso rurale, istruzione meno formale, stazionario) era visto come una nave per il senza tempo valori e identità. E la domanda per quei romantici sarebbe la stessa per Bannon, ed è la domanda che poni: su quali basi parli di quelle persone nel loro insieme, e come sei sicuro che possiedono le qualità che pensi che abbiano?

Non cercherò di rispondere a questa domanda per loro, ma dirò che Bannon in particolare probabilmente rifiuterebbe i metodi che usiamo per valutare chi è e chi non è “osservante religioso”. Sostenuto in parte dalle sue letture del Tradizionalismo (il concetto di inversione che ho citato prima), ed esposto nei suoi confronti con la Chiesa cattolica, è pronto a considerare le istituzioni religiose come invalide in questi giorni, come simulazioni di ciò che dovrebbero essere. Non credo che sarebbe molto difficile anticiparlo pensando che i veri “preti” sono nascosti alla religione istituzionalizzata e ai sondaggisti.

RD: Che ruolo giocano i confini nella metafisica tradizionalista di Bannon?

BT: Bannon, come Dugin, pensa ai confini in modo più espansivo della maggior parte delle persone. Sostiene il rafforzamento dei confini nazionali, sì, ma nella sua mente sono assediati confini di ogni genere: confini tra civiltà e identità, nonché confini all’interno delle società che governano il modo in cui le persone si comportano l’una verso l’altra e organizzano le loro vite.

L’assenza di confini è un segno distintivo della modernità, che si riflette, secondo i primi tradizionalisti, nella disintegrazione della gerarchia e nella sua sostituzione con una società di massa e senza confini priva di qualsiasi collettività tra l’individuo e la totalità. Far rivivere i confini di tutti i tipi è un comportamento antimoderno. Significa introdurre l’ordine laddove esisteva in precedenza il caos e segmentare e stabilizzare il mondo. Questo è il filo conduttore che motiva il conservatorismo sociale di Bannon, il suo nazionalismo culturale (alcuni direbbero etno-), il suo non-interventismo, il protezionismo economico e l’opposizione all’immigrazione.

RD: Mi è capitato di leggere il tuo libro contemporaneamente alla storia del modernismo di Modris Eksteins del 1986, Rites of Spring .Eksteins dice che appena prima della prima guerra mondiale, la Germania si considerava la paladina dei veri valori spirituali e la Gran Bretagna (così come la Francia) come esponenti di una civiltà che poneva il primato sul fare soldi e sul materialismo. Sappiamo anche cosa fecero i nazisti con lo stesso concetto generale. Ci sono davvero solidi motivi storici per preoccuparsi di una recrudescenza. Detto questo, la critica che il Team Bannon fa del vuoto della società commerciale e della capacità della modernità di dissolvere le particolarità nazionali e culturali è solida e accattivante. Riuscite a immaginare un modo in cui gli attori politici potrebbero promuovere la parte migliore del tradizionalismo – difendendo le culture locali e nazionali dall’assorbimento nella massa globalista – senza soccombere alle parti malvagie?

BT: Qui mi chiedi di parlare per me stesso piuttosto che per le persone che ho studiato, ma cercherò di lavorare con la domanda: penso che le persone abbiano le migliori possibilità di derivare qualcosa di buono dal tradizionalismo quando lo trattano, non come una guida per l’azione, ma invece come una narrazione per ispirare nuove analisi della società, che in seguito potrebbero funzionare come base per l’azione.

In particolare, mi chiedo se non ci sia posto per riflettere su una catena di corrispondenze che la scuola propone, vale a dire che la comunanza più significativa detenuta dalla sinistra e dalla destra politiche moderne è la loro particolare attenzione all’economia; che il relativo disinteresse per gli aspetti immateriali della vita sociale potrebbe essere alla radice della nostra tacita avversione a consentire alle persone e alle comunità di essere significativamente diverse l’una dall’altra; che l’insistenza nel costruire una comunità basata su visioni di un futuro condiviso piuttosto che su un passato condiviso – che ha così tante virtù ovvie e che è quasi una necessità in paesi come gli Stati Uniti – sottovaluta l’importanza che le narrazioni di una storia comune giocano nel forgiare solidarietà sociale.

Penso che la “malvagità” del tradizionalismo derivi non solo dal contenuto delle gerarchie che a volte propone (razza, genere, ecc.), E non solo dal modo in cui potrebbe incoraggiarci a ignorare o assaporare le difficoltà contemporanee, ma anche perché di ciò che non dice – il fatto che la sua grande narrazione della storia umana e la battaglia del bene e del male lascia così tanto non specificato. Quegli spazi vuoti possono e sono stati riempiti di demagogia. Un modo per evitarlo è non aderire al tradizionalismo come religione, ovviamente, ma consentire alle sue intuizioni occasionali e qualificate di vivere in un più ampio complesso di valori e programmi, compresi quelli che diffama.

RD: Sono stato in corrispondenza con un giornalista nazionale che sta cercando di capire perché alcuni conservatori americani (come me) sono attratti dall’ungherese Viktor Orban. Questo giornalista è un liberale e può vedere Orban solo come un cattivo. Ho cercato di spiegare che le persone come me di certo non approvano tutto ciò che fa Orban, ma vediamo in lui una figura di resistenza a George Soros e ciò che Soros rappresenta. Cioè, Soros è l’epitome di un ricco e influente globalista che crede che le istituzioni e le narrazioni localiste e nazionaliste siano problemi da risolvere. Non mi aspetterei che un liberale occidentale appoggi un politico come Orban, ma dimmi, perché è così difficile per i liberali occidentali capire che politici come Orban fanno appello a profondi desideri nelle persone – perché, come dici tu, “comunità, diversità, [e] sovranità,”Che non può essere ridotto a” razzismo “?

BT: Penso che sia comune temere rappresentazioni complesse di persone che ti minacciano, e la sinistra liberale ha certamente paura di Orban (come lo sono in una certa misura, devo ammettere): la sua trasformazione dei processi elettorali, il suo trattamento dei media , e la sua autoproclamata opposizione alla democrazia liberale, ecc. Non sto dicendo niente di nuovo a te o ai tuoi lettori nel notare come quell’ultimo pezzo in particolare – l’opposizione di Orban alla democrazia liberale – stia squalificando molti commentatori occidentali.

Ma la caratteristica aggiunta qui è che personifica una causa che può apparire in ascesa nella politica globale. Ciò spinge alcuni commentatori a passare dalla semplice critica alla guerra, e quindi al regno del pensiero noi-contro-loro, del bianco e nero, del dire alla gente che sono parte della soluzione o parte del problema. Infangate quelle acque con discorsi di qualifiche, imprevisti e interpretazioni parallele, e – il ragionamento sembra andare – potete anche essere un apologeta del nemico. E quando ti trovi di fronte a un racconto inaspettato o strano di qualcuno come Orban – uno, diciamo, che lo inquadra come una forza di destra per il localismo e la comunità piuttosto che per l’individualismo libertario – e saresti fortunato a essere definito “politicamente incoerente” come Thomas Lo ha detto recentemente Chatterton Williams.Più probabilmente l’istinto sarà quello di accusarti di aver modellato una facciata per oscurare ciò che, presumibilmente, conta di più.

Una parte di me lo considera una strategia politica. In teoria capisco perché qualcuno direbbe che la posta in gioco politica è così alta in questi giorni che potrebbe essere necessaria una tattica di linea per mobilitarsi. Quello che voglio come minimo, tuttavia, è che le persone siano oneste con se stesse se scelgono questa strada. Voglio che riconoscano che dividere il mondo in termini di tutto o niente, adottando e mantenendo strenuamente definizioni uniformi l’una dell’altra e coltivando paura e disprezzo per l’inconsistenza e il non ortodosso costituisce ignoranza autoimposta; una subordinazione dell’indagine e della conoscenza nell’interesse dell’opportunità politica.

RD: Il tradizionalismo ha un futuro politico? Trump è stato inutile nel portare avanti i suoi obiettivi. A mio avviso, per lui non è stato altro che un kitsch performativo. Cosa succederà ai Trad se Trump vincerà un secondo mandato? Se perde?

BT: Penso che le narrazioni tradizionaliste di Trump potrebbero assumere una serie di forme a seconda di ciò che accade. Il valore potenziale di Trump per questi attori risiede nella sua capacità di ribaltare lo status quo; se vince e arriva a rappresentare un nuovo status quo, allora potrebbe presto apparire come un avatar della decadenza modernista che detestano. L’enigma dei tradizionalisti assomiglia a quello del populista anti-establishment standard in questo senso. Ma se perde a novembre, i tradizionalisti potrebbero vedere retrospettivamente la sua ascesa come nient’altro che una pausa momentanea (e profetizzata) nel ciclo del declino, proprio come Mussolini apparve a Julius Evola dopo la seconda guerra mondiale.

Ma come puoi vedere, si tratta principalmente di narrazioni piuttosto che di politiche. Una delle sfide che ho dovuto affrontare nello scrivere il libro è distinguere quando il tradizionalismo funziona come un programma d’azione e quando funziona come una lente per l’interpretazione.

Il suo fatalismo – la sua convinzione che la storia stia seguendo un programma e che ci troviamo a vivere verso la fine di un’età oscura e vicino all’alba di un collasso e di una rinascita – non ha bisogno di stimolare molta azione oltre ad adottare un atteggiamento celebrativo o indifferente di fronte a distruzione e apparente caos. Questo non vuol dire che questi pensatori non possano identificare politiche particolari che incarnano i loro valori più di altri: il rafforzamento dei confini e il restringimento delle sfere politiche è un esempio di tale causa, e le sue prospettive in una battaglia contro tutte le forze di la globalizzazione sembra povera.

Ma i tradizionalisti trovano incoraggiamento anche in posti che non ci aspetteremmo. Bannon era piuttosto eccitato dalla breve candidatura di Marianne Williamson, una candidata alla presidenza democratica spiritualista che ha parlato della necessità di affrontare “forze psichiche oscure”. Sembrava rappresentare una politica dell’immateriale, e se avesse affrontato Trump, non sono sicuro che Bannon si sarebbe preoccupato del risultato, perché avrebbe potuto vedere una vittoria più ampia nell’intero spettro politico essendosi allontanato dal materialismo. .

Ma la tua domanda non riguardava solo i tradizionalisti, ma anche il tradizionalismo. E mi chiedo ancora cosa dica sul nostro presente e futuro. Non sto intrattenendo l’idea che i cicli temporali cosmici e cose simili siano effettivamente in gioco, ma piuttosto che l’ascesa di Bannon, Dugin e Olavo testimonia una più ampia spinta sociale ad allontanarsi dallo status quo sociopolitico. Per ragioni del tutto mondane, le comunità sembrano cercare un cambiamento radicale e questo può mantenere vivo il tradizionalismo come una delle molteplici alternative.

[Il libro di Benjamin Teitelbaum è War For Eternity: Inside Bannon’s Far-Right Circle of Global Power Brokers (Dey Street Books)]

https://www.theamericanconservative.com/dreher/traditionalism-steve-bannon-benjamin-teitelbaum/?fbclid=IwAR2RND-hMgGq4_MeNxM-V0aUzr7U1b3DmzfZ6jhcXTKmewvXfTJlQ7CLESw

La fine dell’illusione americana, di Nadia Schadlow

Il presidente degli Stati Uniti Trump in Wisconsin, giugno 2020
Tia Dufour / Ufficio stampa della Casa Bianca

Dalla fine della Guerra Fredda, la maggior parte dei politici statunitensi è stata ingannata da una serie di illusioni sull’ordine mondiale. Sulle questioni critiche, hanno visto il mondo come vorrebbero che fosse e non come è realmente. Il presidente Donald Trump, che non è un prodotto della comunità di politica estera americana, non lavora sotto queste illusioni. Trump è stato un disgregatore e le sue politiche, informate dalla sua prospettiva eterodossa, hanno messo in moto una serie di correzioni attese da tempo. Molti di questi aggiustamenti necessari sono stati travisati o fraintesi negli odierni dibattiti al vetriolo e di parte. Ma i cambiamenti che Trump ha avviato contribuiranno a garantire che l’ordine internazionale rimanga favorevole agli interessi e ai valori degli Stati Uniti ea quelli di altre società libere e aperte.

Mentre il primo mandato dell’amministrazione volge al termine, Washington dovrebbe fare il punto sullo sgretolamento dell’ordine post-Guerra Fredda e tracciare un percorso verso un futuro più equo e sicuro. Non importa chi sia il presidente degli Stati Uniti a gennaio, i politici americani dovranno adottare nuove idee sul ruolo del paese nel mondo e un nuovo modo di pensare sui rivali come Cina e Russia, stati che hanno a lungo manipolato le regole dell’ordine internazionale liberale per conto loro. vantaggio.

Una nuova serie di ipotesi dovrebbe sostenere la politica estera degli Stati Uniti. Contrariamente alle previsioni ottimistiche fatte sulla scia del crollo dell’Unione Sovietica, la diffusa liberalizzazione politica e la crescita delle organizzazioni transnazionali non hanno mitigato le rivalità tra i paesi. Allo stesso modo, la globalizzazione e l’interdipendenza economica non sono state merci incontaminate; spesso hanno generato disuguaglianze e vulnerabilità impreviste. E sebbene la proliferazione delle tecnologie digitali abbia aumentato la produttività e portato altri vantaggi, ha anche eroso i vantaggi delle forze armate statunitensi e posto sfide alle società democratiche.

Date queste nuove realtà, Washington non può semplicemente tornare ai comodi presupposti del passato. Il mondo è andato oltre il “momento unipolare” del periodo post-Guerra Fredda e in un’era di interdipendenza e competizione che richiede politiche e strumenti differenti. Per navigare adeguatamente in questa nuova era, Washington deve lasciar andare le vecchie illusioni, superare i miti dell’internazionalismo liberale e riconsiderare le sue opinioni sulla natura dell’ordine mondiale.

TUTTI INSIEME ORA?

Mentre il ventesimo secolo volgeva al termine, il numero crescente di paesi che abbracciavano ideali democratici ispirò orgoglio in Occidente e grandi speranze per il futuro. Si è formato un consenso sul fatto che una convergenza sulla democrazia liberale avrebbe portato a un ordine politico internazionale stabile. Mentre l’Unione Sovietica si inaridiva e la Guerra Fredda finiva, il presidente degli Stati Uniti George HW Bush ha chiesto un “nuovo ordine mondiale”, una “Pax Universalis” fondata su valori liberali, governance democratica e mercati liberi. Diversi anni dopo, la Strategia per la sicurezza nazionale del 1996 del presidente Bill Clinton ha articolato una politica di impegno e allargamento democratico che avrebbe migliorato “le prospettive di stabilità politica, risoluzione pacifica dei conflitti e maggiore dignità e speranza per le persone del mondo”.

Questa presunzione di convergenza liberale ha motivato la decisione di consentire alla Cina di aderire all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) nel 2001. Come disse Clinton all’epoca, tale apertura avrebbe “un profondo impatto sui diritti umani e sulla libertà politica”. Il resto del mondo avrebbe avuto accesso ai mercati cinesi e alle importazioni a basso costo, e la Cina avrebbe avuto la possibilità di portare prosperità a centinaia di milioni, il che, secondo molti a Washington, avrebbe migliorato le prospettive di democratizzazione. È stata una vittoria per tutti.

Ma la Cina non aveva intenzione di convergere con l’Occidente. Il Partito Comunista Cinese non ha mai inteso giocare secondo le regole dell’Occidente; era determinato a controllare i mercati piuttosto che ad aprirli, e lo fece mantenendo il suo tasso di cambio artificialmente basso, fornendo vantaggi sleali alle imprese di proprietà statale ed erigendo barriere normative contro le società non cinesi. I funzionari delle amministrazioni George W. Bush e Obama erano preoccupati per le intenzioni della Cina. Ma fondamentalmente, sono rimasti convinti che gli Stati Uniti dovessero impegnarsi con la Cina per rafforzare il sistema internazionale basato su regole e che la liberalizzazione economica della Cina avrebbe portato alla liberalizzazione politica. Invece, la Cina ha continuato a trarre vantaggio dall’interdipendenza economica per far crescere la sua economia e potenziare le sue forze armate, assicurando così la forza a lungo termine del PCC.

La Cina non ha mai avuto alcuna intenzione di convergere con l’Occidente.

Mentre la Cina e altri attori hanno sovvertito la convergenza liberale all’estero, la globalizzazione economica non è riuscita a soddisfare le aspettative interne. I sostenitori della globalizzazione hanno affermato che in un’economia lubrificata dal libero scambio, i consumatori trarrebbero vantaggio dall’accesso a beni più economici, i posti di lavoro persi nel manifatturiero sarebbero sostituiti da posti di lavoro migliori nel settore dei servizi in crescita, gli investimenti diretti esteri fluirebbero in ogni settore e le aziende ovunque lo farebbero diventare più efficienti e innovativi. Organizzazioni come l’OMC, nel frattempo, aiuterebbero a gestire questo mondo più libero e integrato (per non parlare delle sue 22.000 pagine di regolamenti).

Ma la promessa che la marea crescente della globalizzazione avrebbe sollevato tutte le barche è rimasta insoddisfatta: alcune sono salite a livelli estremi, alcune hanno ristagnato e altre semplicemente sono affondate. Si è scoperto che la convergenza liberale non era vantaggiosa per tutti: c’erano, infatti, vincitori e vinti.

Una reazione populista contro questa realtà ha colto di sorpresa le élite. Questa reazione si è intensificata quando il comportamento scorretto a Wall Street e le politiche monetarie sbagliate della Federal Reserve statunitense hanno contribuito a provocare la crisi finanziaria globale del 2008. I generosi salvataggi che banche e società finanziarie hanno ricevuto sulla sua scia hanno convinto molti americani che le élite politiche e aziendali stessero giocando con il sistema, un tema su cui Trump si è impegnato nella sua campagna del 2016. Anni prima della vittoria di Trump, tuttavia, molti americani comuni avevano già capito che la globalizzazione li stava danneggiando. I lavoratori hanno sperimentato direttamente come il libero scambio potesse svuotare le comunità mentre i posti di lavoro e gli investimenti di capitale sono fuggiti all’estero. Anche il capo economista del Fondo monetario internazionale, Gita Gopinath, ha riconosciutonel 2019 il commercio internazionale era stato molto costoso per i lavoratori manifatturieri negli Stati Uniti. Tra il 2000 e il 2016, il paese ha perso circa cinque milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero .

SLOUCHING VERSO LA BAIA DELLE TARTARUGHE

Una seconda illusione che ha affascinato i politici statunitensi è l’idea che Washington possa dipendere dalle organizzazioni internazionali per aiutarla ad affrontare le grandi sfide e che la “governance globale” emergerebbe con l’aiuto della leadership americana. Poiché i paesi stavano presumibilmente convergendo sulla liberalizzazione politica ed economica, era naturale pensare che sfide transnazionali come la proliferazione nucleare, il terrorismo e il cambiamento climatico avrebbero sostituito la competizione interstatale come principale punto focale per i leader statunitensi. L’opinione comune riteneva che tali minacce potessero essere gestite al meglio dalle istituzioni internazionali.

Questo punto di vista presumeva che, poiché altri paesi stavano progredendo inesorabilmente verso la democrazia liberale, avrebbero condiviso molti degli obiettivi di Washington e avrebbero rispettato le regole di Washington. Questa convinzione tendeva a minimizzare l’importanza della sovranità nazionale e il fatto che i paesi differiscono nel modo in cui organizzano le proprie comunità. Anche tra le democrazie esiste un alto grado di variazione quando si tratta di valori culturali, istituzionali e politici.

Tuttavia, le istituzioni internazionali sono diventate più espansive e ambiziose. Nel 1992, l’ Agenda per la Pace del Segretario Generale delle Nazioni Unite Boutros Boutros-Ghali immaginava un mondo in cui le Nazioni Unite avrebbero mantenuto la pace mondiale, protetto i diritti umani e promosso il progresso sociale attraverso l’espansione delle missioni di mantenimento della pace. Tra il 1989 e il 1994, l’organizzazione ha autorizzato 20 missioni di mantenimento della pace, più del numero totale di missioni che aveva svolto durante i quattro decenni precedenti.

Il perseguimento della missione si è esteso anche alle singole agenzie delle Nazioni Unite. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, creata nel 1948 per prevenire la diffusione di malattie infettive, è stata la pioniera di una serie dei più grandi successi delle Nazioni Unite, tra cui l’eradicazione del vaiolo e la quasi eradicazione della poliomielite. Ma nel corso degli anni, la sua portata è cresciuta notevolmente. Nel 2000, aveva iniziato a emettere avvisi su tutto, dalla sicurezza alimentare all’uso del telefono cellulare alla qualità dell’aria. Dinamica che ha distribuito il personale e le risorse in modo troppo dispersivo, paralizzando la capacità dell’organizzazione di rispondere a crisi autentiche, come la pandemia COVID-19 in corso. Durante lo scoppio iniziale, l’OMS fu relegata ai margini mentre i governi nazionali correvano per assicurarsi le attrezzature mediche.

Funzionari dell’OMS a Ginevra, Svizzera, maggio 2020
Christopher Black / Who / Dispensa / Reuters

Tuttavia, i guai all’ONU andavano ben oltre l’OMS. Nel 2016, Anthony Banbury, un funzionario di carriera delle Nazioni Unite che aveva recentemente servito come assistente segretario generale per il supporto sul campo, ha scritto che la burocrazia dell’organizzazione era diventata così complessa che era incapace di fornire risultati, creando un buco nero in cui scompariva “innumerevoli tasse dollari “, così come una lunga lista di” aspirazioni umane, da non vedere mai più “. Tali opportunità perse hanno portato al cinismo e hanno indebolito l’ordine internazionale liberale dall’interno.

NON PIÙ INVINCIBILE

Sebbene l’internazionalismo liberale incoraggiasse l’interdipendenza e il multilateralismo, si basava anche sulla fiducia nella capacità di Washington di mantenere indefinitamente la superiorità militare incontrastata di cui godette nell’immediato dopoguerra della Guerra Fredda. In realtà, il dominio militare degli Stati Uniti è ora sfidato praticamente in ogni dominio. Gli Stati Uniti non sono più in grado di operare liberamente nelle sfere tradizionali di terra, mare e aria, né in quelle più nuove come lo spazio esterno e il cyberspazio. La diffusione di nuove tecnologie e sistemi d’arma e il perseguimento di strategie asimmetriche da parte degli avversari hanno limitato la capacità delle forze armate statunitensi di trovare e colpire obiettivi, rifornire e salvaguardare le proprie forze all’estero, navigare liberamente nei mari, controllare le linee di comunicazione marittime e proteggere la patria . È probabile che nulla possa invertire queste tendenze.

Dagli anni ’90, gli Stati Uniti sono diventati più dipendenti dallo spazio per la loro sicurezza nazionale, perché così tante funzioni militari e di intelligence dipendono da risorse, come i satelliti, che hanno sede lì. Ma la Cina, la Russia e altri stati ora hanno la capacità di mettere in campo sistemi d’arma antisatellite. Nel frattempo, anche le attività commerciali private nello spazio sono aumentate in modo esponenziale. Dal 2014, la maggior parte dei lanci di satelliti è stata condotta da paesi diversi dagli Stati Uniti, principalmente Cina, India, Giappone e membri dell’UE, erodendo ulteriormente la capacità degli Stati Uniti di manovrare liberamente nello spazio e aumentando la quantità di detriti in orbita attorno alla terra, che minaccia tutte le risorse spaziali.

Il dominio militare degli Stati Uniti è ora sfidato praticamente in ogni ambito.

Nel cyberspazio, sono emerse vulnerabilità hardware e software attraverso le catene di approvvigionamento militari, riducendo potenzialmente l’efficacia di piattaforme importanti. Nel 2018, David Goldfein, il capo dello staff dell’aeronautica americana, ha descritto l’F-35 Joint Strike Fighter come ” un computer che per caso vola ” e quindi, come tutti i computer, è vulnerabile agli attacchi informatici. Nello stesso anno, il Defense Science Board ha avvertito che poiché erano collegati così tanti sistemi d’arma, una vulnerabilità in uno potrebbe influenzare anche gli altri.

Allo stesso tempo, i requisiti burocratici hanno reso più difficile per i militari innovare. Sono passati più di 20 anni da quando è stato concepito il programma Joint Strike Fighter a quando è stato dichiarato operativo il primo squadrone da combattimento di F-35. I militari richiedono livelli di prestazioni irrealisticamente elevati, che le aziende, affamate di contratti, promettono di fornire. L’ex Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Robert Gates si è lamentato della riluttanza delle forze armate ad accontentarsi di una soluzione dell ‘ “80%” che potrebbe effettivamente essere costruita e messa in campo in un lasso di tempo ragionevole. Data la rapidità con cui si sviluppano le tecnologie controbilanciate, questi attriti nell’industria della difesa statunitense pongono seri interrogativi sulla capacità del paese di combattere e vincere guerre, soprattutto contro concorrenti di pari livello.

Nel frattempo, Pechino e Mosca hanno sviluppato i cosiddetti sistemi d’arma anti-accesso / negazione di area, che riducono la capacità di Washington di proiettare potere in Asia orientale e in Europa. La Cina ha sviluppato e modernizzato le sue armi nucleari strategiche e tattiche e ha investito molto in tecnologie per migliorare le sue forze convenzionali. La Russia ha costruito una serie di esotiche “armi apocalittiche” e armi nucleari tattiche a basso rendimento, nonostante gli accordi sul controllo degli armamenti con gli Stati Uniti. Ed entrambi i paesi stanno anche riversando risorse in armi ipersoniche la cui velocità e manovrabilità rendono inefficaci i sistemi di difesa missilistica convenzionali.

Inoltre, rivali minori come Iran e Corea del Nord hanno continuato a sviluppare e perfezionare i loro programmi nucleari. Nonostante le visioni di un mondo in cui nessuno poteva sfidare la forza americana, l’era del dominio militare statunitense si è dimostrata relativamente breve.

TECNOLOGIA UNFRIENDING

La fede mal riposta nei vantaggi delle nuove tecnologie non si è limitata agli affari militari. Quando è iniziata la rivoluzione digitale, i responsabili politici e gli imprenditori erano ottimisti sul fatto che queste tecnologie avrebbero accelerato la diffusione dei valori democratici liberali – che “l’era dell’informazione può diventare l’era della liberazione”, come ha detto il presidente George HW Bush nel 1991. Alcuni anni dopo, Clinton predisse che “la libertà [si sarebbe] diffusa tramite telefono cellulare e modem via cavo”.

Nel corso del tempo, tuttavia, è diventato chiaro che le stesse tecnologie che connettono e danno potere alle persone possono anche mettere in pericolo la libertà e l’apertura e limitare il diritto di essere lasciato solo, tutti elementi di una fiorente democrazia. I paesi autoritari hanno impiegato tecnologie digitali per controllare i propri cittadini, con l’assistenza (a volte inconsapevole) delle aziende occidentali. Il PCC ha sviluppato il sistema di sorveglianza più sofisticato al mondo, ad esempio, utilizzando tecnologie di riconoscimento vocale e facciale e sequenziamento del DNA per creare un sistema di “credito sociale” che monitora 1,4 miliardi di persone in Cina e le ricompensa o le punisce in base alla loro lealtà percepita lo stato-partito.

Queste pratiche non sono limitate ai governi autoritari, in parte perché Huawei, il gigante cinese delle telecomunicazioni, ha esportato strumenti di sorveglianza in 49 paesi, inclusi strumenti che utilizzano l’intelligenza artificiale (AI). Secondo l’ AI Global Surveillance Index del Carnegie Endowment , praticamente tutti i paesi del G-20 hanno implementato la tecnologia di sorveglianza abilitata dall’intelligenza artificiale, compresi i programmi di riconoscimento facciale. Nel frattempo, anche se il PCC ha bandito Twitter nel proprio paese, Pechino e altri governi lo hanno utilizzato e altre piattaforme per condurre campagne di disinformazione all’estero volte a indebolire le democrazie dall’interno.

Occhiali intelligenti con intelligenza artificiale degli agenti di polizia a Luoyang, Cina, aprile 2018
China Stringer Network / China Out / Reuters

MYTHBUSTERS

Trump, nella sua campagna e presidenza, ha offerto alcuni correttivi alle illusioni del passato, spesso senza mezzi termini e talvolta in modo incoerente. Le sue deviazioni dai modi tradizionali di parlare e condurre la politica estera derivano dall’abbraccio della scomoda verità che visioni di globalizzazione benevola e internazionalismo liberale di costruzione della pace non sono riuscite a concretizzarsi, lasciando al loro posto un mondo che è sempre più ostile ai valori americani e interessi.

Trump sottolinea il ruolo degli Stati nell’ordine internazionale, sfidando una tendenza americana dalla fine della Guerra Fredda a trasferire il potere alle organizzazioni internazionali. Ciò non ha significato ridurre unilateralmente il ruolo degli Stati Uniti nel mondo; piuttosto, ha significato segnalare il rispetto per la sovranità degli altri. Si consideri, ad esempio, la strategia dell’amministrazione per una regione indo-pacifica libera e aperta, che consiste nel contrastare le pretese territoriali eccessive e illegali della Cina nel Mar Cinese Meridionale e nel rafforzare la sicurezza marittima di altri paesi della regione, come il Vietnam, fornendo loro con attrezzature. Tali misure sono in contrasto con gli sforzi di Pechino per creare relazioni sottomesse nella regione e stabilire sfere di influenza.

Più in generale, l’amministrazione Trump ha applicato il principio di reciprocità a varie istituzioni e norme internazionali. Ciò ha significato esortare altre potenze ad assumersi maggiori responsabilità per la propria sicurezza e contribuire maggiormente alla forza dell’ordine guidato dall’Occidente. L’attenzione di Trump alla condivisione degli oneri ha ” reso la NATO più forte “, secondo il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg. Tra il 2016 e il 2018, la spesa per la difesa dei membri della NATO diversi dagli Stati Uniti è aumentata di 43 miliardi di dollari e Stoltenberg ha previsto che entro il 2024 tale spesa aumenterà di altri 400 miliardi di dollari.

Trump ha offerto alcuni correttivi alle illusioni del passato.

Nel commercio e nel commercio, la reciprocità ha significato lanciare l’allarme, più forte che in passato, sulla riluttanza della Cina ad aprire il proprio mercato ai prodotti e servizi statunitensi e alle pratiche sleali di Pechino, come i trasferimenti forzati di tecnologia e il furto di proprietà intellettuale. Gli esperti stimano che dal 2013 gli Stati Uniti abbiano subito danni economici per oltre $ 1.2 trilioni a causa degli abusi eclatanti della Cina.

L’uso dei dazi da parte di Trump come tattica commerciale ha sottolineato la sua disponibilità a correre dei rischi. I critici hanno denunciato le tariffe come deviazioni radicali dall’ortodossia. In realtà, l’uso di tariffe di ritorsione per esigere la reciprocità è una tradizione americana che risale alla presidenza di George Washington. Sono anche utilizzati dai paesi di tutto il mondo per applicare le decisioni dell’OMC o contrastare le sovvenzioni ingiuste fornite da altri stati. I dazi di Trump hanno contribuito a produrre un accordo iniziale con la Cina che, a differenza di qualsiasi precedente accordo bilaterale USA-Cina, include impegni significativi da Pechino per limitare il furto di segreti commerciali, ridurre i trasferimenti tecnologici forzati e aprire i mercati cinesi ai servizi finanziari e ai prodotti agricoli statunitensi.

I negoziati in corso con la Cina fanno parte del più ampio sforzo dell’amministrazione Trump per mitigare gli aspetti negativi della globalizzazione, come le vulnerabilità create dalle catene di approvvigionamento “just in time” e la deindustrializzazione del cuore degli Stati Uniti. Nelle parole di Robert Lighthizer, il rappresentante commerciale degli Stati Uniti, in queste pagine, l’obiettivo è sostenere “il tipo di società in cui [gli americani] vogliono vivere” riconoscendo la dignità del lavoro e tenendo sempre presenti i lavoratori americani e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti quando si elaborano le politiche economiche. In questo senso, una misura importante è stato il rafforzamento da parte dell’amministrazione del Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti, che esamina i principali investimenti in società statunitensi da parte di entità straniere e ha contribuito a impedire alle società cinesi di utilizzare gli investimenti per accedere alle tecnologie chiave sviluppate dalle aziende statunitensi. .

In accordo con l’obiettivo di rafforzare il potere americano, Trump ha mantenuto la promessa della sua campagna di invertire il declino delle forze armate statunitensi e ha aumentato la spesa per la difesa di quasi il 20% dal 2017. I fondi per la modernizzazione nucleare e la difesa missilistica sono tornati dopo anni di abbandono e l’amministrazione Trump ha istituito la Space Force. Il Dipartimento della Difesa ha dato la priorità alla ricerca di tecnologie avanzate, come i missili ipersonici e l’intelligenza artificiale, come parte di un focus generale sulla competizione con altre grandi potenze. Il Pentagono e le organizzazioni di intelligence statunitensi hanno anche avanzato l’importante concetto operativo di “difendere in avanti” nel cyberspazio, che guida gli Stati Uniti a identificare in modo più proattivo le minacce, prevenire gli attacchi e imporre costi al fine di scoraggiare e sconfiggere le campagne cibernetiche dannose.

Le politiche di nessuna amministrazione sono prive di difetti o incongruenze. L’amministrazione Trump ha mostrato una tendenza, condivisa da molti dei suoi predecessori, a fare troppo affidamento su partner regionali che non sono sempre all’altezza del compito. Un esempio è la confusione sulla misura in cui Washington potrebbe ritirare le sue forze dall’Iraq e dalla Siria a seguito della vittoria guidata dagli Stati Uniti sullo Stato Islamico (noto anche come ISIS). Consolidare i guadagni degli Stati Uniti ha richiesto la comprensione delle capacità limitate dei partner di Washington in Siria, le motivazioni contrastanti dei leader in Iraq e Turchia e il pericolo di lasciare il campo aperto al regime di Assad, Iran e Russia. In definitiva, proteggere gli interessi degli Stati Uniti ha richiesto un ruolo americano diretto, anche se modesto.

Anche il presidente e i membri della sua amministrazione sono stati sfacciati al punto da alienare in modo controproducente gli alleati, soprattutto in Europa. E le tariffe non sono sempre state applicate in modo strategico. Sarebbe stato meglio cercare l’unità nella competizione contro la Cina piuttosto che combattere con alleati e partner imponendo loro tariffe su acciaio e alluminio nel 2018.

FARSENE UNA RAGIONE

Indipendentemente da chi viene eletto presidente a novembre, tornare a una serie di ipotesi strategiche progettate per il momento unipolare danneggerebbe gli interessi degli Stati Uniti. La concorrenza è e rimarrà una caratteristica fondamentale dell’ambiente internazionale e l’interdipendenza non lo ovvia. Se un democratico vince la Casa Bianca, probabilmente richiederà di convincersi che la rivalità è una caratteristica inalterabile del sistema internazionale e che sarebbe un grave errore tornare alle premesse di un’epoca passata.

Se Trump vince un secondo mandato, la sua amministrazione deve concentrarsi sulla migliore attuazione dei cambiamenti politici che ha avviato, inviando messaggi più coerenti e costruendo coalizioni più forti sia in patria che all’estero. Chiunque occupi la Casa Bianca a gennaio dovrà capire che le rivalità multidimensionali di oggi non finiranno con le vittorie convenzionali. Più in generale, i responsabili politici e gli strateghi devono superare la loro enfasi sul raggiungimento di particolari stati finali, poiché ciò deriva da una visione meccanicistica e astorica di come funziona la politica. In realtà, come ha sostenuto lo storico Michael Howard, gli atti umani creano nuove serie di circostanze che, a loro volta, richiedono nuovi giudizi e decisioni.

La geopolitica è eterna. Ecco perché la concorrenza persiste, non importa quanto gli idealisti potrebbero desiderare diversamente. Un obiettivo principale della strategia statunitense, quindi, dovrebbe essere quello di prevenire l’accumulo di attività e tendenze che danneggiano gli interessi e i valori degli Stati Uniti, piuttosto che perseguire grandi progetti come cercare di determinare come la Cina o altri paesi dovrebbero governarsi. Per fare questo, gli Stati Uniti devono elaborare politiche che mirino a mantenere gli equilibri di potere regionali e scoraggiare l’aggressione da parte dei poteri revisionisti.

La geopolitica è eterna. La concorrenza persiste, non importa quanto gli idealisti potrebbero desiderare altrimenti.

Molti di destra che sono favorevoli alla moderazione o alla restrizione saranno riluttanti ad abbracciare l’idea di una competizione costante perché tendono a scartare le aspirazioni di altre potenze. Se gli Stati Uniti saranno frenati, dicono le loro argomentazioni, altri seguiranno l’esempio. La storia suggerisce il contrario. Molti a sinistra saranno riluttanti ad accettare l’idea di uno stato finale rotolante perché tendono a credere che l’arco della storia stia progredendo verso una convergenza liberale e vedono la spinta e l’attrazione di un mondo competitivo come eccessivamente aggressiva e probabile che conduca a guerra.

Ma riconoscere la centralità della concorrenza non significa favorire la militarizzazione della politica estera statunitense, né significa una spinta alla guerra. Una più ampia accettazione della natura competitiva della geopolitica richiede effettivamente una base di potere militare, ma accentua anche la necessità di strumenti diplomatici ed economici di governo. Proprio perché gran parte della concorrenza internazionale odierna avviene al di sotto della soglia del conflitto militare, le agenzie civili devono assumere un ruolo guida nel mantenere l’ordine e plasmare un panorama favorevole agli interessi e ai valori degli Stati Uniti. Ma ciò accadrà solo quando la mentalità e la cultura delle agenzie governative statunitensi cambieranno per consentire un più ampio riconoscimento della competizione ora in corso.

In futuro, il successo della politica estera statunitense dipenderà da un approccio chiaro alla cooperazione. Piuttosto che considerare la cooperazione con altri paesi come un fine in sé, i responsabili politici dovrebbero riconoscerla come un mezzo per elaborare una strategia competitiva più forte. Devono anche comprendere che una vera cooperazione richiede reciprocità. Margrethe Vestager, il commissario europeo per la concorrenza, ha forse espresso il meglio di sé quando ha espresso l’essenza di questa politica: “Da dove vengo – sono cresciuto nella parte occidentale della Danimarca – se continui a invitare le persone e loro non ti invitano a tornare , smetti di invitarli. ”

Inoltre, Washington deve accettare che i problemi globali non sono necessariamente risolti al meglio dalle istituzioni globali, che devono rendere conto principalmente alle burocrazie interne piuttosto che ai collegi elettorali esterni. Tali istituzioni possono svolgere un ruolo utile come convocatori e centri per la condivisione delle informazioni, ma mancano della capacità operativa per agire su larga scala; la complessità burocratica impedisce loro di compiere missioni più ampie.

Riconsiderare la governance globale non richiede il rifiuto dei principi liberali o l’abbandono di un ordine basato su di essi. Ma poiché solo una manciata di paesi è impegnata in questi principi, l’obiettivo dovrebbe essere quello di promuovere ciò che lo studioso Paul Miller ha descrittocome un “ordine liberale più piccolo e più profondo” di democrazie industrializzate che difenderebbe i valori liberali e servirebbe scopi strategici ed economici. L’attenzione potrebbe essere sulla creazione di coalizioni guidate dalla missione che potrebbero costruire catene di approvvigionamento ridondanti, finanziare la ricerca nelle tecnologie emergenti, promuovere un commercio equo e reciproco e cooperare su questioni di sicurezza. Tali coalizioni sarebbero aperte a nuovi membri, a condizione che condividano interessi e valori statunitensi e potrebbero portare capacità per affrontare problemi chiave. L’ordine basato sulle regole dell’era della Guerra Fredda è iniziato più o meno allo stesso modo: come un gruppo guidato dagli Stati Uniti di stati che la pensano allo stesso modo che cercano di vincere una competizione strategica e ideologica contro un avversario comune.

Washington ha anche bisogno di rinfrescare il suo pensiero sull’economia politica e migliorare la capacità delle agenzie governative degli Stati Uniti di affrontare l’interazione tra politica ed economia. Gli Stati Uniti non saranno mai in grado di integrare le loro politiche economiche e strategie politiche come fa la Cina, mettendo la sua economia di comando direttamente al servizio degli obiettivi del PCC. Ma Washington dovrebbe investire di più nell’intelligence economica e rendere più facile la condivisione di tali informazioni tra i dipartimenti e le agenzie istituendo un centro nazionale per l’intelligence economica, forse modellato sul National Counterterrorism Center, come sostenuto dallo studioso Anthony Vinci .

Inoltre, il governo degli Stati Uniti deve contrastare i massicci investimenti della Cina nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie emergenti. Il Congresso deve finanziare la ricerca del settore pubblico e privato in AI, calcolo ad alte prestazioni, biologia sintetica e altri settori tecnologici strategicamente importanti. E il Dipartimento di Stato dovrebbe anche mettere l’economia in primo piano e al centro dando ai funzionari economici maggiori responsabilità nelle ambasciate e aprendo più consolati in tutto il mondo, per promuovere meglio gli affari e le relazioni commerciali.

Infine, i politici statunitensi devono accettare che nel mondo contemporaneo la velocità è una componente vitale del potere. La capacità di rispondere rapidamente alle minacce e di cogliere le opportunità accresce l’influenza di un paese. Le risposte lente minano la governance democratica, poiché riducono la fiducia dei cittadini che il loro governo possa soddisfare i bisogni entro un ragionevole lasso di tempo. Questa verità è stata sottolineata dall’attuale pandemia, all’inizio della quale, a causa in gran parte dell’iniziale insabbiamento della Cina, i governi di tutto il mondo hanno agito troppo lentamente. Le agenzie governative statunitensi devono introdurre un nuovo calcolo: il tempo per il risultato. Armato di questa misura, un politico potrebbe avere una speranza di identificare gli ostacoli che devono essere rimossi per portare a termine le cose.

CHE TRUMP SAW

Gli obiettivi dell’ordine internazionale liberale erano lodevoli e, in molti casi, sono stati raggiunti contro scoraggianti probabilità. Il mondo è più sicuro, più prospero e più giusto di una volta. Ma le conseguenze inaspettate della globalizzazione e le promesse non mantenute della governance globale non possono essere trascurate.

In un mondo di concorrenza tra grandi potenze, disuguaglianza economica e capacità tecnologiche abbaglianti, dove ideologie e agenti patogeni si diffondono con ferocia virale, la posta in gioco è troppo alta e le conseguenze troppo disastrose per restare semplicemente con ciò che ha funzionato in passato e sperare il migliore. Trump ha riconosciuto questa realtà prima di molti nella comunità della politica estera statunitense. Anche chi lo segue, sia nel 2021 che nel 2025, dovrà riconoscerlo.

  • NADIA SCHADLOW è Senior Fellow presso l’Hudson Institute e Visiting Fellow presso Hoover Institution. Nel 2018 è stata vice consigliere per la sicurezza nazionale per la strategia negli Stati Uniti.

Sovranisti e globalisti: la battaglia tra due ideologie perdenti, di Andrea Muratore e Marco Giaconi

Una interessante intervista a Marco Giaconi tratta dal sito Osservatorio Globalizzazione su un tema più che mai attuale

Sovranisti e globalisti: la battaglia tra due ideologie perdenti

Oggi col professor Marco Giaconi, che torna ospite delle nostre colonne e che ringraziamo per la grande disponibilità, dialoghiamo delle culture politiche dell’era contemporanea. Quanto è reale la polarizzazione tra “sovranisti” e “globalisti”?

Professor Giaconi, una forte narrazione mediatica e politica, soprattutto in Europa, immagina l’attuale dialettica politica come uno scontro tra sovranisti, fautori della sovranità nazionale, e “globalisti”, aperti alle ricadute ideologiche, politiche ed economiche dei trasferimenti di sovranità. Parliamo di una contrapposizione reale o strumentale?

Le contrapposizioni semplici, adatte al basso livello attuale dei mass-media, sono sempre strumentali e spesso inesatte. L’Italia è sempre stata divisa tra una pressione strategica dal Nord Europa, che data almeno dall’inizio della Prima Guerra Mondiale, alla quale l’Italia partecipa repentinamente e un anno dopo, ma alla fine in funzione anti-tedesca, e una pressione strategica mediterranea, che riguarda anche i detentori attuali dell’egemonia nel Mare Nostrum, Usa e Gran Bretagna, ancora loro.

  Certo, con qualche new entry e con la Francia che non demorde affatto. Fino a che l’Italia, quindi, non si doterà di una Strategia Globale all’altezza dei tempi e della “realtà effettuale della cosa”, come diceva Machiavelli, questa polarizzazione rimarrà e produrrà la morte cerebrale e strategica dell’Italia, forse ormai anche quella economica, e la polarizzazione para-politica a cui Lei, nella Sua domanda, accenna. Mi ricordo che in Banca d’Italia, negli anni di Antonio Fazio governatore, c’era chi diceva che bisognava deindustrializzare “di brutto” l’Italia, fare cassa, come si era fatto con la svendita determinata dall’operazione “mani pulite” e successivamente ridurla a grande area turistica. La destrutturazione del nostro Paese è uno sport al quale, da molto tempo, si sono addestrati in molti, alcuni dei quali a livello professionistico e olimpionico. Ecco, i due quasi-schieramenti che Lei cita sono entrambi portatori di formule molto abborracciate e spesso contraddittorie.

 Sia il centro-destra “sovranista” (al quale non si può più  aggregare Forza Italia, partito molto legato al PPE, che lo finanzia visto che Silvio Berlusconi lo usa poco per i suoi affari, che tratta direttamente con i Capi di Stato EU) fa anche riferimento all’ultra-liberismo di matrice thatcheriana, con proposte come la flat tax o anche con la simpatia per le idee di Steve Bannon, già consigliere della comunicazione di Trump, quindi questo destra dovrebbe essere per conseguenza, chi ti paga comanda, filo-britannico e quindi inevitabilmente antitedesco; ma poi il medesimo schieramento si rifà allo statalismo di marca post-bellica e, detto senza polemica, fascista. Ricordo poi qui che la Thatcher fu disarcionata dal suo stesso partito proprio per aver proposto la poll tax, nel 1990,comunale a un solo scaglione. Il vecchio testatico medievale. Ci fu anche un affaruccio del suo oppositore, Heseltine, con degli elicotteri, ma questo è un altro discorso. Delle due l’una: o si è liberisti, o si è filo-fascisti. Sempre detto senza polemica alcuna. Poi, la simpatia della Lega per i siloviki (“uomini della forza”) di Vladimir Putin, allora, non dovrebbe mai trovare posto in una forza confusamente liberista e filo-americana, gli Usa hanno da sempre una memoria di ferro e una vendetta inevitabile, che gustano sempre freddissima.

O stai con l’amico o con il nemico. Con la tua faccia. Allora sei sempre rispettato, e da entrambi, come accade quando la X MAS di Junio Valerio Borghese si arrese alle forze Usa con l’onore delle armi. Poi Borghese, con la divisa da colonnello della US Army Forces, arrivò a casa sua, a Roma, accompagnato dal futuro Capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale. Delle vendette Usa, ne sa qualcosa anche Silvio Berlusconi. Un ingenuo quanti mai ce ne furono a Palazzo Chigi. Vedremo questo attuale, ma siamo sulla stessa linea dell’infanzia. Chi non sa scegliere non sa governare. Ma lo stesso discorso vale anche per la vasta area “globalista” tra il Centro e la Sinistra. C’è lo statalismo pasticcione, da Totò onorevole, dei Cinque Stelle, che tornano alla sinistra dalla quale sono in gran parte nati, e sembrano, nella loro propaganda, equiparare gli imprenditori a dei distributori di mazzette, con gli effetti che è facile immaginare. C’è poi il Partito Democratico, che si è attaccato all’Europa in modo irriflessivo, come i vecchi comunisti che, quando c’era la partita Italia-Urss, facevano il tifo per Mosca. Aspettano unicamente un aiuto, propagandistico e magari anche finanziario, ma al loro Partito, dall’Europa, come peraltro le altre forze politiche della destra, che aspettano di essere sostenute dai russi, dagli americani, o da qualche altro, magari gratis. Perché sono belli? Ma lo sanno come si ragiona, da sempre, nelle cancellerie UE o non UE? Si può facilmente immaginare cosa accadrà.Le altre forze del centro-sinistra sono partiti personali (Italia Viva di Matteo Renzi, le aree alla sinistra del PD, il gruppo di Carlo Calenda) ma comunque tutto l’arco parlamentare italiano si sta frazionando in gruppi personali e “cordate”, come accade anche nella fin troppo famosa, e comunque hegeliana, società civile. Nella somma impotenza e incompetenza di quasi tutta la nostra classe dirigente, oggi la politica è quasi ovunque, come diceva Frank Zappa, “il dipartimento spettacoli del complesso militare-industriale”. La politica, ma questo vale anche per gli altri Paesi occidentali, è ormai regolata secondo i canoni della pubblicità e deve fare poco o nulla, salvo che dividersi le tifoserie e portarle, talvolta, al calor bianco.

Entrambi i modelli sembrano avere una chiara connotazione anglo-sassone e americana. I sovranisti riprendono diversi temi tipici del neoconservatorismo americano e dell’ideologia trumpiana “America First”, mentre il cosiddetto “globalismo” appare funzionale all’interesse delle èlite liberal di Oltre Atlantico. Parliamo di un successo ideologico statunitense?

Come Le dicevo per rispondere alla Sua prima domanda, i due modelli hanno certo, entrambi, tratti dell’ideologia attuale e recente Usa, e probabilmente la diplomazia coperta, che è gran parte della politica estera dei due schieramenti nordamericani, opera molto in questo campo. Certi viaggi di politici italiani della “Prima Repubblica” erano sostenuti dalla diplomazia talvolta dei Repubblicani (Piccoli, per esempio) o dagli apparati centrali (Napolitano, che poi ne farà buon uso) o dai democratici (i socialisti, soprattutto).

L’Italia è il Paese, ancor oggi, più filoamericano della UE, malgrado certi rigurgiti di nazionalismo che, senza militari autonomi e finanze ugualmente autonome, fanno solo ridere. O fai la tua Force de Frappe autonoma, e ti levi dai santissimi del Comitato Politico Ristretto della NATO, al quale, comunque, Parigi si è sempre seduta, in via privata. Oppure fai gli interessi degli altri, e allora sono cavoli tuoi.  Gli Usa, comunque, non abbandoneranno mai l’Italia, sia per la loro profondità strategica nel Mediterraneo, che si rafforzerà ulteriormente, sia perché vogliono un contrappeso all’area tedesca e la marginalizzazione strategica della Francia. Certo, cambiando solo un poco il discordo, la cultura anglosassone è penetrata, ma è spesso la peggiore, comunque in gran forza in Italia, anche nelle accademie e nella ormai residua università. E’ semplice, è piena di slogan che passano come risultati scientifici, è oggi perfetta per la massificazione ulteriore delle università e della mass culture. C’è oggi, al Sant’Anna di Pisa, scuola molto prestigiosa, chi insegna che la filosofia è “maschilista” e bisogna “femminilizarla”. Roba da ridere, certo, ma si tratta pur sempre di una vittoria del paradigma culturale americano, dove ci sono docenti ad Harvard che affermano che “bisogna farla finita con la cultura dell’uomo bianco”. Un impero che sta cadendo, gli Usa, si riafferma all’estremo con le sue cazzate etniciste. Sperando di sedurre l’Africa, dove ormai laCina la fa da padrona da oltre 14 anni, e la Russia sta entrando in forze. Auguri. Parafrasando Freud, dove prima c’era Marx oggi c’è la cultura liberal-radical Usa. Anche il ’68 fu sostanzialmente una operazione Usa-Cina per destabilizzare i partiti comunisti, ma l’operazione è riuscita e comunque il paziente è morto.  Per il collante del sovranismo, c’è oggi il cattolicesimo popolare dei Family Day, ma per il centro-sinistra c’è l’immigrazionismo, anch’esso irriflessivo, che però lo rimette in collegamento con la Chiesa di Papa Francesco. Staremo freschi, tra questi due fessi matricolati, ovvero destra e sinistra.

A proposito di letture “religiose”, figure come Steve Bannon tentano di ammantare di spirito apocalittico la battaglia sovranista, presentata come quesitone di vita o morte per la civiltà “giudaico-cristiana” contro il nemico di turno. Che può essere, di volta in volta, l’Islam, la Cina, il Vaticano. Quanto influiscono in questa lettura le fondamenta calviniste ed evangeliche degli Stati Uniti?

Steve Bannon, comunque, viene dai ceti popolari di origine irlandese e cattolica, ma questo, in una America in cui la cultura, anche quella non di massa (e lo fa ormai anche qui in Italia) è solo uno strumento primario di segmentazione per gruppi della popolazione, quindi sempre una forma di controllo sociale, vuole pure dire qualcosa. La sua biografia politica lo definisce, senza dubbio alcuno, ma per un tecnico, un vero e proprio “agente di influenza”. Con la sua struttura in Europa, finanzia oggi tutti i movimenti di destra o di centro-destra, anche quelli più distanti tra di loro. Teorizza una rivolta mondiale dei popoli contro le élite, rivolta che sarebbe già in corso. Facile capire quindi cosa vuole davvero: adeguare alla politica estera Usa, anche a quella che verrà dopo Trump, tutta l’area filo-tedesca della UE, e poi sovvenzionare, ma sempre fuori dal controllo russo, i movimenti come il Rassemblement National della Le Pen e la Lega di Matteo Salvini. Giocare due parti in commedia, per permettere a Washington ampia libertà di manovra. L’Europa crede, Dio la perdoni, di essere sfuggita alle regole, scritte e non, che sono state definite dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ma la caduta del Muro di Berlino è stata appunto solo un episodio di quegli accordi, non la loro scenografica rottura. Il “partito americano”, in Italia, lo ricordo qui, andava da una parte del PCI fino al MSI tutto intero, passando per i cattolici, riferimento primario di Washington fin dai tempi dello special envoy Myron Taylor con Papa Pacelli. Pio XII fu un costante riferimento degli Usa durante il fascismo e la guerra, ma poi Mons. Montini fu successivamente un vero “amico” per gli americani.

Il modello politico e culturale di Bannon, tornando all’oggi, ovvero il popolo contro le èlite, è divenuto un refrain di tutti i populisti, ma è tecnicamente sbagliato. Un paretiano come me risponderebbe che ogni settore della società secerne naturalmente delle élite, anche i rapinatori di banche, i gelatai o i geometri. Sempre che non si confondano tra di loro. Non è mai esistita una società senza classi dirigenti, debitamente separate, et pour cause, dal resto della popolazione. Tulle le società sono gerarchiche, ma si tratta solo di vedere quanto c’è di merito personale, nell’ascesa, e quanto di eredità (non ereditarietà) tra i figli di papà. Lo dico sempre ai mei amici comunisti, le rivoluzioni non servono, aspettate una o due generazioni che il famoso “capitalista” si distrugge da solo. Studi drogatissimi in America, vita spericolata, e poi l’ovvio fallimento. I venditori di utopie sono comunque come i venditori di almanacchi, e io sono un fan, come direbbero proprio gli americani, di Giacomo Leopardi. Soltanto che la destra italiana crede di essere “popolo”, o il suo megafono, cosa che peraltro Mussolini non fece mai, aggregando i nazionalisti prima, nel 1923, e qui c’erano Giovanni Verga, D’Annunzio, Alfredo Rocco e molti altri. Dopo, Mussolini farà perfino la coda ai grandi “commessi di Stato”, tra cui Raffaele Mattioli della Banca Commerciale e poi Alberto Beneduce, 33° della massoneria scozzese antica e accettata, Primo Sorvegliante del GOi, amico e “fratello” di Ernesto Nathan, primo sindaco ebreo e massone di Roma e, inoltre, parlo di Beneduce, militante socialista riformista. Sua figlia, Idea Nuova Socialista Beneduce, si sposerà con Enrico Cuccia. La classe politica è quindi una parte irrinunciabile della élite, come tutte le classi politiche, e questo vale per i populisti della destra, mentre invece il centro-sinistra crede di essere quasi automaticamente èlite, ma è spesso proprio “popolo”, perché non conta niente, proprio come molti dei suoi dirimpettai del centro-destra. Nella irrilevanza, le due tifoserie si assomigliano, ma è tutto politica-spettacolo.

Il sovranismo pare la retorica ideale per coprire posizioni politiche che non riescono a gestire appieno la sovranità, stato di fatto che è problematico ridurre a un’ideologia: molto spesso, anzi, esso si risolve in uno sciovinismo pseudo-nazionalista. Quali sono i vulnus principali dei cosiddetti sovranisti?

Certo, il ritorno alle sovranità nazionali è oggi impervio e, talvolta, ridicolo, viste le dipendenze della nostra economia del Nord, e non solo, dalle Catene del Valore che arrivano in Germania e poi vanno oltre. Quando, lo ricordo, perfino un caro amico di Cossiga, Helmut Kohl, era convinto di far entrare l’Italia solo al secondo turno dell’Euro, ci fu una telefonata notturna, piuttosto dura, del capo della Confindustria tedesca, che fece fischiare le orecchie al Presidente tedesco. Credo che una simile telefonata sia arrivata, di recente, anche ad Angela Merkel, e con gli stessi toni, proprio quella allieva di Kohl che però, quando la vedova di Helmut si è avvicinata per salutarla, alle esequie del marito, nel 2017, si è ritratta e le ha detto: “manteniamo le distanze”. Gli aneddoti, di cui era ghiottissimo Churchill, erano invece odiati da Hitler, vegetariano, analcoolico, ma pieno di droghe e di farmaci omeopatici, la famosa “medicina tedesca”. Chi ha vinto? Certo, c’è da ricostruire una dignità nazionale italiana, e questo è il vero problema, in politica estera e di difesa, ma questo è un altro e ben più complesso discorso. È questo, il concetto strategico ben declinato, il vero biglietto da visita che viene valutato nei veri consessi internazionali. È come nel Fight Club: prima regola,non parlate mai del Fight Club, quarta regola, quando qualcuno dice basta, fine del combattimento. La civiltà giudaico-cristiana da difendere? Mah! È un modo per unificare le politiche estere di EU e Israele, che però ha la sua e non sente certo altre ragioni. Anzi, l’Ue è, per i dirigenti di Israele, compresi i Servizi, una sentina di antisemiti e filo-arabi, per i loro grassi investimenti in UE e per il loro petrolio. Israele ha, della politica estera UE, una opinione perfino peggiore della mia.  È per questo che c’è ancora. L’Europa è ormai, comunque, antisemita.

A quanto ammontano, Professore, i numeri dell’antisemitismo in Italia?

In Italia, secondo l’Osservatorio Solomon, e sono dati del gennaio 2020, il 14% pensa che Israele sia l’autore del “genocidio palestinese”, l’11,6% pensa che gli Ebrei abbiano un potere economico eccessivo, che, per il 10,7% gli Ebrei non si occupino della società in cui vivono, ma solo della loro comunità, per l’8,4% l’italiano medio crede che si sentano superiori agli altri e, in ogni caso, il 6,3% si è dichiarato apertamente antisemita. La vedo male, quindi, con la questione della civiltà giudeo-cristiana. I negazionisti della Shoah sono, sempre in Italia, ancora pochi, l’1,3% ma certamente non diminuiranno in futuro.

E sul fronte del rapporto tra Europa e Islam, molto spesso visto come fumo negli occhi dai sovranisti, qual è la sua posizione?

L’Islam è in Europa da moltissimo tempo. Al Andalus, l’Andalusia, fu rivendicata come territorio dell’Islam nel 2002 da Osama Bin Laden. Anzi, l’Europa identitaria nasce dalle sconfitte dell’Islam sui Pirenei e nel Sud dell’Italia, dopo, peraltro, lunghe convivenze pacifiche. Il Sultano di Istanbul, dopo la cacciata dei Mori dalla Spagna, ma anche e soprattutto degli Ebrei, dal 1609 al 1614, pochissimi anni dopo la scoperta dell’America da parte di un esploratore genovese ingaggiato da Isabella di Castiglia, affermò pubblicamente che ringraziava il Re di Spagna Filippo III per la gran quantità di studiosi, mercanti, medici, sapienti, artigiani, banchieri che erano arrivati nel suo Regno grazie alla cacciata dei “mori”. Insomma, la questione è più complessa, come al solito. Ma non bisogna nemmeno dimenticare che, tra pressione demografica interna e esterna, la radicalizzazione del jihad della spada, che sta all’Islam tradizionale come il post-moderno plastificato sta a Kant, oltre all’espansione del mondo arabo, è sempre e scientemente un atto di guerra contro gli infedeli, come ha anche detto l’Emiro del Qatar, Tamim, nel 2007, tramite la rete Al Jazeera in mano alla Fratellanza Musulmana, e operante dal Qatar, ed ecco il testo dell’Amir, il “comandante dei credenti” nel Qatar:  “la Conquista di Roma si farà con la guerra? Non, non è necessario. La conquista dell’Italia e dell’Europa significa che l’Islam tornerà in Europa ancora una volta, ma c’è oggi una conquista pacifica e prevedo che l’Islam tornerà in Europa senza la spada, la conquista si farà attraverso la predicazione e le idee”. E gli affari, aggiungo. E proprio in un albergo di proprietà dell’Emiro di Doha, ma non a Roma, si riunisce sempre con i suoi referenti internazionali un ex-primo ministro italiano, che proprio niente sa, lo dico per esperienza, di queste questioni. Quindi, l’UE avrebbe certo bisogno di un Israele che le desse una mano in Medio Oriente, dove si decidono molti dei suoi destini, e parlo solo della UE, per evitare la seduzione affaristica e ideologica islamista. Gerusalemme farà comunque da sola, ovviamente, credo che ritengano l’UE un caso di malattia mentale e strategica senza medicine possibili. I Paesi europei, soprattutto dopo la pandemia da Covid-19, saranno per lungo tempo alla canna del gas. Qui non c’è da parlare di  una teoria un po’ farlocca del rapporto tra ebraismo e cristianesimo, c’è invece l’urgenza della strategia.

Ironia della sorte che i nemici dichiarati dei sovranisti siano, molto spesso, leader e Paesi che dell’indipendenza e dell’autonomia di scelta fanno, nel bene o nel male, la loro stella polare. Pensiamo all’Iran, alla Cina di Xi Jinping, ma anche allo stesso Papa Francesco, tra i più severi critici dell’ideologia neoliberista mai messa veramente in discussione dai sovranisti. Segno di una necessaria biforcazione tra retorica sovranista e sovranità?

Noi, in Italia, abbiamo realmente abdicato a una vasta quota di sovranità che era comunque necessaria. Non perché è arrivata la sola UE, ma perché abbiamo seduto, nei consessi della UE, parteggiando ingenuamente per quello o quell’altro, senza una chiara e applicabile visione dell’interesse nazionale che è, come diceva Benedetto Croce del liberalismo, “né statalista né liberista, ma sceglie tra le varie medicine quella che serve al momento”. Rileggere la “Storia d’Italia dal 1871 al 1915” di Don Benedetto, al più presto. E a Casa Spaventa, dove Croce crebbe dopo aver perso i genitori e la sorella nel terremoto di Casamicciola del 1883, egli si avvicinò al marxismo di Labriola, che conosceva molto bene i sacri testi. Magari li rileggessero con lo stesso criterio, oggi. Strano a dirsi, ma un discendente diretto degli Spaventa fu anche il capo di Gladio-Stay Behind a Milano e in Lombardia, era il mio amico e maestro Francesco Gironda. La Cina ha un rapporto debito/Pil è del 25%, oggi dopo o durante il coronavirus, mentre il debito non estero delle imprese cinesi non finanziarie è sul 155%. Il debito pubblico russo è oggi al 15% circa del Pil. Il sesto più basso al mondo. Ecco la soluzione, chiaramente affermata da Vladimir Putin al Summit di Monaco del 2017. “Se non ho molti debiti, sono libero dai condizionamenti esteri”. Semplice, ma è proprio così che funziona, da sempre.

Veniamo al mondo liberal/globalista ora. Esso ha pensato, molto spesso, che accettare ogni fattispecie della globalizzazione fosse una scelta inevitabile in un contesto di crescente interconnessione politica, economica e sociale del mondo. Quanto ha influito l’ascesa di leader liberal di sinistra nell’accelerazione, forse impropriamente cavalcata, della globalizzazione e dei suoi problemi negli Anni Novanta?

Devo essere, almeno inizialmente, brutale. Con la globalizzazione inizia la applicazione dei modelli della pubblicità dei prodotti di largo consumo alla politica e, soprattutto, ai processi elettorali, che già prima la loffia Political Theory anglosassone, la Rational Choice, aveva santificato, dicendo che l’elettore fa quasi sempre una scelta ottima tra i programmi contrastanti. Bravi! Bischerata somma, come tutti possono osservare, ma che è servita come tappeto rosso per la globalizzazione. I russi ridotti alla fame dalla folle scelta di Yeltsin, la Voucher Privatization del 1992-1994, fu una distribuzione dei sistemi produttivi post-sovietici alla mafia, già all’opera con Stalin, peraltro, e anche alla nomenklatura del Partito, che era ormai quasi la stessa cosa.

In un suo vecchio libro, Kissinger racconta che un ministro dell’URSS gli raccontò, con dovizia di particolari, che la grande raffineria di petrolio che era sulla carta del CC del PCUS non esisteva, ma i finanziamenti da Mosca venivano divisi tra tutti coloro che l’avevano “creata” dal nulla. 15.000 aziende furono privatizzate con i voucher, la mafia e il “partito” comprarono i voucher dei poveri per il classico e spesso realistico tozzo di pane, mentre la Federazione Russa stata passando la maggior crisi economica del dopoguerra, comparabile solo al disastro agricolo del 1930-’31 in Crimea e Ucraina. Putin, uomo pratico come tutti quelli che escono dai Servizi, ma dal KGB si usciva davvero solo con i piedi davanti, seleziona la parte dei nuovi ricchi che si accorda con lui e il suo gruppo degli “oligarchi”, poi manda al macero tutti gli altri. Quando viene assassinato Litvinenko a Londra, che è in rapporto con un oligarca che non si è messo d’accordo con Putin, Boris Berezkovsky, il FSB faceva addestrare al tiro i suoi operativi con sagome che erano ricalcate sull’immagine di Litvinenko. I liberal di sinistra sono quelli che giocano su questa nuova e immaginaria cornucopia, che farà arrivare al Welfare europeo quei soldi che nascono dalla espansione globalizzatrice. Staremo ben freschi.  I soldi della spoliazione russa, ed era per questo che i dirigenti cinesi del PCC ridevano quando arrivò, nelle more della rivolta di Piazza Tien An Mien, nel 1989, Gorbaciov a Pechino. “Bravo-immagino dissero i dirigenti di Deng Xiaoping-vuoi tenere in mano il tuo Paese immaginando che arrivino i capitalisti “buoni” e che non ci saranno rivolte sociali come quella che stiamo fronteggiando?”.

Insomma, il mondo globalista, come lo ha chiamato giustamente Lei, è una accolita di ingenui che hanno operato con tecniche economiche e finanziarie sbagliate, e spesso dannosissime, pagando quasi unicamente i loro politicanti di riferimento, scelti sempre con criteri da testimonial pubblicitario, e poi facendo operazioni economiche e finanziarie semplici e sempre più a breve. “Mordi e fuggi” finanziario, giocando sulle valute, sui futures artificiali per i prezzi delle materie prime, sulla ingenuità delle popolazioni che avrebbero seguito il loro pifferaio magico o leader politico fino in fondo. Sbagliato. Il cosiddetto Terzo Mondo è molto più evoluto, politicamente, del contadino dello Iowa, che comunque piace molto a Xi Jinping. Una riedizione, quindi, dello spaccio di carta commerciale spesso di serie B o C, come fecero gli Usa in Francia poco prima che De Gaulle si rompesse le palle e ordinasse il pagamento delle partite bilaterali con franchi svizzeri, oro o sterline-oro, nel 1966.

De Gaulle, l’unico statista europeo degno di questo nome, altro che i “sovranisti” tutti chiacchiere e distintivo, credeva che il progetto di alleanza franco-tedesca non fosse solo contro l’URSS, ma potesse toglierci dai santissimi anche gli Usa. Peccato di ingenuità? Non credo. Comunque, il primato della politica è inevitabile, l’economia e, soprattutto, la finanza, fanno tutto con operazioni organizzate, in frazioni di secondo, con i loro computer quantici e ben dotati di algoritmi aggiornati. Poi, il gioco degli asset contro altri Paesi, se ne vanno a far danni altrove. E sul momento. L’unica politica che può adattarsi a questa economia, quasi del tutto finanziarizzata, è l’”olio lenitivo” che Nietzsche, già “pazzoide”, ma non troppo, che egli vede scendere sui futuri “cinesini” addetti alla produzione. Ora, i veri cinesini sono nella gig economy, nella “economia dei lavoretti”, nel terziario straccione (non voglio certo offendere questi lavoratori, ovviamente) e nelle classi politiche, come per esempio in Italia, che non favoriscono l’emigrazione delle imprese, salvo che per un fisco demente, ma vogliono “buscar el levante per l’occidente”, come diceva Cristoforo Colombo. Ovvero vogliono adattare l’industria che è rimasta in Patria alla concorrenza sul costo del lavoro e tutto il resto messa in atto dal Terzo Mondo, che incamera ancora aziende come se piovesse.

Una scelta, a dir poco, autolesionista…

Non faremo mai concorrenza a questi Paesi, è impossibile. Ma, certo, possiamo ridurre la nostra classe operaia al nulla salariale, e gli imprenditori non ritorneranno lo stesso, anche se c’è, per l’alto di gamma, una quota di ritorni. Le imprese italiane delocalizzate, tra il 2009 e il 2015, sono aumentate del 12,7%, fonte Teleborsa, con un totale, ma qui le statistiche sono molto difficili, di 36.000 imprese almeno che se ne vanno stabilmente. E qui si tratta di PMI di successo, mica di patacche piemontesi con la erre moscia, salvate almeno quattro volte (e sulla quinta ci sarebbe molto da discutere) dal contribuente italiano. La concorrenza globale sui costi del lavoro e sulla sua precarizzazione è andata oltre ogni limite, in Italia. Per fare cassa nel pagamento, quando occorra, dei titoli di Stato e per sostenere la spesa pubblica, ormai incomprimibile. Dobbiamo quindi inventare una formula produttiva del tutto nuova, fatta di nuovi prodotti, di adattamento rapido ai mercati, di prodotti globalizzati bene, come fecero, a loro modo, i manager di Stato che, dal Codice di Camaldoli del 1943, poco prima che il Gran Consiglio del Fascismo sciogliesse il fascismo, si costruirono una loro autonomia strategica di area cattolica, spesso garantita bene dai Servizi, altro che “deviazioni” dei miei stivali, nel nostro mercato naturale. Ovvero, il Mediterraneo. Moro, Fanfani, Piccoli, poi Craxi, capirono, in modo diverso ma parallelo a De Gaulle, che nella lotta tra i Due Imperi c’era molto spazio anche per noi. E, allora, lo sfruttammo molto bene.

Insomma, Professore, oltre la retorica sovranismo/globalismo la via è ben segnata: serve tornare a coltivare e pensare l’interesse nazionale, mettendo l’azione davanti a ogni retorica.

Ecco, una politica nazionale attenta ai suoi interessi strategici ed economici, un governo che è un po’ liberale, nel senso che non rompe troppo i santissimi alle imprese, ma che le indirizza in modo sensato e talvolta protetto verso i loro “mercati naturali”. Che sarebbero tantissimi, se solo li si volesse studiare bene. Oggi, la SACE-SIMEST è ancora una buona struttura, ma avrebbe bisogno di una bella rinnovata. Gli strumenti quindi li abbiamo, la dottrina del nostro interesse nazionale ancora no. Che non è sempre opposto agli altri, anzi, talvolta, accade il contrario. È  qui il luogo naturale, per dirla con Aristotele, dove dovrebbe cadere la nostra politica estera, fuori dalla chiacchiere neo-nazionaliste o anche globaliste da Inno alla Gioia di Schiller-Beethoven. Come se i nostri concorrenti UE ci dovessero togliere tutte le castagne dal fuoco. Sarà da ridere. E, comunque, il musicista lo modificò non poco, l’Inno. Penso a un ritorno delle strategie nazionali o anche di area, ma senza stupidi nazionalismi, dopo che le tensioni dell’Islam e del jihad della spada saranno regionalizzate o sedate. Si ritornerà a pensare in grande, finalmente.

http://osservatorioglobalizzazione.it/interviste/sovranisti-globalisti-giaconi/?fbclid=IwAR14b9IIQdE8uSfC0fb93TM6pjHnuewW84ll_ULM0VBobCmW9RDdWj78oHc

Attenti a quei due, di Giuseppe Germinario

La videoconferenza del duo Merkel-Macron del 18 e la relazione della von der Leyen al Parlamento UE del 27 maggio scorso rappresentano probabilmente un punto di svolta nelle linee di condotta della Unione Europea, almeno nelle intenzioni dei due principali protagonisti dell’agone comunitario. Un punto di svolta, ma nella continuità. Lo stile adottato nelle due iniziative non poteva essere più stridente. Alla esposizione asciutta, insolitamente sintetica rispetto alla ricorrente tentazione logorroica di Macron, dei primi, confacente al pragmatismo di due capi di stato ha corrisposto la stucchevole e rozza retorica intrisa di lirismo della seconda, nelle vesti consapevoli di una facente funzioni. Paradossalmente l’iniziativa non ha goduto del clamore di tanti precedenti dal tono ben minore. È l’indizio che è in corso una battaglia politica vera tra i vari paesi europei e all’interno degli schieramenti politici nazionali; battaglia la cui virulenza sta affievolendo la antica sicumera delle classi dirigenti più europeiste. In Italia la reazione degli schieramenti politici dominanti all’evento è stata più chiassosa, ma ha confermato una volta di più l’attendismo e la passività del ceto politico e della relativa classe dirigente nostrani. Gli uni hanno plaudito soddisfatti con la sola riserva della sollecitazione sui tempi di attuazione troppo lunghi; gli altri hanno mostrato scetticismo sulla sincerità e sulla attuabilità della proposta, visti il contesto politico dell’Unione e la tempistica legata alle procedure e ai canali di finanziamento e distribuzione. Toccare moneta per credere!

Il tempo in effetti è un fattore di grande importanza. Lo è per i paesi particolarmente più esposti con il debito pubblico, privi di sovranità monetaria e legata ai vincoli dei trattati e delle decisioni comunitarie, l’Italia in primo luogo. L’urgenza espressa dal nostro paese rientra nell’ordine dei mesi colti dalle dita di una mano o poco più. La crisi di liquidità delle imprese, l’interruzione istantanea della rete di relazioni economiche in un contesto in cui la fluidità dei circuiti era già compromessa dagli sconvolgimenti geopolitici e dalle innovazioni tecnologiche stanno compromettendo l’esistenza di un numero enorme di aziende non necessariamente decotte. Il tempo richiesto dall’impegno finanziario del “recovery fund”, del “sure”, dei finanziamenti della BEI (Banca Europea degli Investimenti), con l’eccezione non casuale del MES, rientra nell’ordine degli anni (sei) con elargizioni per di più rateizzate e legate al rispetto e verifica dei protocolli. Un criterio quest’ultimo, per altro, particolarmente virtuoso nelle procedure rispetto a quelle di concessione ed esecuzione dei lavori adottate dalle amministrazioni pubbliche italiane così come illustrate in particolare a suo tempo da Fabrizio Barca.

Lo è anche per i centri decisionali europei di quei paesi che detengono il pallino della definizione e del controllo dei meccanismi europei. Il fattore tempo è uno strumento fondamentale nel confronto geopolitico e geoeconomico, nella ridefinizione quindi delle gerarchie e delle posizioni. Lo è anche per un altro motivo, probabilmente ancora più importante. La sopravvivenza della Unione Europea nella sua attuale conformazione e progressione dipende in gran parte dall’esito del confronto politico negli Stati Uniti con i suoi riverberi in Europa; in subordine dall’acceso confronto politico interno agli stessi paesi motori del processo di integrazione, Francia e Germania.

Agli occhi dei critici più o meno istituzionali assume per la verità importanza sostanziale un altra caratteristica dell’intervento europeo: la grave insufficienza degli stanziamenti rispetto alle necessità, solo in parte mitigata dagli interventi provvidenziali ma circoscritti sulla liquidità corrente della BCE.

Sarebbero due ambiti di critica realmente dirimenti se fossero fondati i presupposti sui quali poggiano. Che la finalità dell’Unione Europea sia quella di garantire la coesione e lo sviluppo equilibrato delle economie e delle regioni in un ambito di cosiddetto libero mercato; che gli strumenti normativi, procedurali ed amministrativi di cui dispone la UE siano idonei al perseguimento di quegli obbiettivi.

La finalità ultima e dirimente della UE è in realtà il processo di integrazione all’interno del quale si predeterminano gerarchie, controlli e controllori sulla base di scontri, confronti, occupazione ed infiltrazione nei posti di comando che vedono regolarmente gli stessi deus ex-machina, attori principali e comparse. Le compensazioni previste sono solo una forma di redistribuzione parziale che non intaccano minimamente le dinamiche. Le rendono in realtà più tollerabili ed agevolano la fluidità del circuito domanda/offerta del mercato; le istituzionalizzano e le perpetuano con l’indebitamento.

Gli strumenti, compresi i fondi strutturali, sono stati tutti indistintamente costruiti in funzione di quella dinamica principale.

Il duo Merkel-Macron, da comprimari quali sono, a differenza di gran parte della nostra classe dirigente e del nostro ceto politico che le ignora o finge di ignorale, conoscono benissimo questa narrazione e le susseguenti implicazioni.

Sanno benissimo che passano attraverso un indebolimento progressivo delle prerogative e delle capacità di controllo e di intervento degli stati nazionali di cui sono essi stessi vittime rispetto agli altri attori geoeconomicopolitici; ma in misura molto minore, è questo infatti il loro ambito di azione prioritario, rispetto ad altri quali la Spagna e l’Italia. Di fatto l’UE agisce strutturalmente per garantire la libera circolazione finanziaria e per impedire la formazione di grandi imprese paragonabili in dimensioni e qualità a quelle americane ed ora cinesi, specie nei settori strategici dell’alta tecnologia e della difesa. I pochissimi settori nei quali Francia e Germania si sono ritagliati uno spazio, come nell’aereonautica (Consorzio AIRBUS), lo hanno acquisito a dispetto della UE e ora rischiano di perderlo grazie al mercimonio dei tedeschi i quali, forti della loro supposta “integrità morale”, dopo aver acquisito il controllo di una tecnologia francese a loro estranea, hanno recentemente cercato si svenderla agli americani in cambio di un loro benestare nell’acquisizione nel campo della chimica. Acquisizioni in cui sono compresi fardelli legali e risarcitori talmente pesanti da rivelarsi fatali per il colosso tedesco della Bayer. Il riferimento è alla ex-americana Monsanto. Altri, come il progetto Galileo, hanno goduto di un sostegno europeo parziale ma con pesanti limitazioni legate all’uso esclusivamente civile di una tecnologia di fatto superiore a quella americana. La conferma ulteriore di come i vincoli politici dai quali è legata la costruzione europea determinano le dinamiche e le scelte economiche.

Se il duo ha tanto insistito nel loro discorso sul carattere a fondo perduto di buona parte del “recovery fund”e sul “sure” e sull’interlocuzione diretta della UE con i beneficiari e le regioni, ma glissando elegantemente sulle necessarie garanzie pubbliche, è perché conoscono benissimo la frammentazione del panorama politico, lo scarso attaccamento alla nazione e allo stato nazionale di buona parte dello zoccolo duro dell’elettorato leghista e la propensione assistenzialista della componente grillina e progressista. Come le sirene con Ulisse, il loro di fatto è un richiamo alle origini di una Lega, possibilmente dimentica delle sue ambizioni di partito nazionale e nuovamente attratta dalle suggestioni di un polo eurobavarese, proprio nel momento in cui tra l’altro questo avrebbe meno da offrire.

Non è un caso altresì che il duo, accompagnato dieci giorni dopo dalla loro ventriloqua, abbia insistito sull’uso del canale dei fondi strutturali nella gestione del fondo. Non ostante l’ampia letteratura a disposizione, in Italia non riesce ad insinuarsi nemmeno il sospetto che quei fondi possano costituire il principale veicolo dell’integrazione, piuttosto che della coesione. Potenzialmente un veicolo di ulteriore esposizione alle dinamiche di squilibrio e di dipendenza delle zone depresse o a sviluppo intermedio rispetto ai centri politicoeconomici. Con il criterio del cofinanziamento vincolano, se non tutti, almeno la gran parte dei fondi statali al rispetto dei criteri europeistici, di quelle regole di concorrenza che impediscono il sorgere, con il necessario sostegno e la copertura pubblica in qualche maniera protezionistica, di realtà imprenditoriali autoctone. Una dinamica tanto più consolidata quanto meno sono disponibili risorse nazionali aggiuntive ed autonome per gli investimenti, quanto meno è presente l’ambizione a scelte autonome di una classe dirigente. Una ulteriore spinta al regionalismo, vecchio cavallo di battaglia della UE e di tante forze politiche non farebbe che accentuare tale predisposizione. È una tendenza fattiva che ha trovato tanto spazio e compromesso, nelle modalità di esercizio, paesi come l’Italia e la Spagna con i risultati ormai evidenti, ha intaccato la solidità della Francia, ha assunto una maschera simile ad una finzione nei paesi dell’Europa Orientale, indossata con il solo scopo di poter accedere ai fondi europei. La lezione degli anni ‘90 che ha portato, contestualmente al trasferimento all’Europa Orientale di gran parte dei fondi europei, allo smantellamento repentino in Italia delle agenzie nazionali e di tutto il relativo apparato tecnico-amministrativo in grado di progettare opere strategiche e processi di industrializzazione, nonché del sistema di incentivi non è stata appresa, pur considerando le grandi pecche di quel sistema. Solo la Germania è sembrata immune dalle conseguente di tali scelte, ma solo perché, risorta sotto impulso americano con una impronta federalista, esentata in quanto paese occupato da scelte di politica estera dirimenti e perché in possesso di una rete associativa e corporativa, direttamente coinvolta nelle scelte, tale da garantire sufficiente omogeneità politica tra i laender della federazione; soprattutto perché, grazie al suo progressivo e certosino controllo diretto ed indiretto delle leve politiche e burocratiche della UE, in questo ben avvallato dalla paterna accondiscendenza degli USA sino ad un paio di anni fa, ha saputo prepararsi e predeterminare gli indirizzi e la gestione di essa.

È arrivato il momento di chiarire un altro aspetto della natura particolare dell’azione delle strutture della UE in funzione dei due interventi oggetto di attenzione. Si parla costantemente di leggi e giurisprudenza europea. La produzione della Commissione Europea è fatta in realtà di norme frutto di trattative e pressioni degli Stati Nazionali ed espressione della immane attività lobbistica di aziende ed associazioni accettata e riconosciuta dagli organismi comunitari senza nemmeno i bilanciamenti che l’analoga legislazione americana, alla quale si è ispirata, ha creato a tutela dei cittadini e delle decisioni politiche; suscettibile quindi delle più svariate pressioni, interpretazioni e modifiche. Una dinamica che penalizza fortemente gli attori del panorama economico italiano. Che la UE non goda di uno statuto internazionale particolare è dimostrato dal fatto che organizzazioni internazionali come l’OMC non la riconoscano. Due aspetti che mettono all’angolo una volta per tutto il lirismo europeista della nostra classe dirigente utile a nascondere la propria assenza di protagonismo ed autorevolezza e il proprio fallimento; l’assenza di sagacia nelle continue contrattazioni in sede europea.

Alla luce di quanto detto le due novità più importanti degli interventi del duo e del commissario europeo assumono una luce particolare. La prima è che, almeno nelle intenzioni, la Unione Europea potrà diventare soggetto di imposta e quindi esattore diretto. La seconda è che comincia a farsi strada il concetto di tutela ed autonomia della produzione industriale. Due tabù cominciano ad essere messi in discussione. Il primo è l’acquisizione di una prima prerogativa statuale della UE, la riscossione delle tasse. Saremmo ben lontani dall’acquisizione della massa critica di risorse, stimata in un 20% del PIL, tale da dare corpo alla prerogativa; ma è un principio che comincia ad insinuarsi. La seconda appare una messa in discussione della verità assoluta del dogma del libero mercato. In quanto dogma, ben lungi ed impossibile da essere praticato coerentemente nell’azione quotidiana, quando si tratta in effetti di tradurlo in norme, comportamenti e sanzioni. Ma un’arma comunque necessaria da brandire alla bisogna in mano al censore investito e abilitato. Apparentemente parrebbe finalmente un sussulto di ambizione verso i potenti del globo. Non bisogna dimenticare però che uno dei protagonisti, Macron, è stato il cofautore della crisi del complesso nucleare francese, della cessione del settore delle turbine alla americana GE, strategico nel settore navale e nucleare, della produzione dei treni alla Siemens e di pericolosi tentennamenti nella vicenda AIRBUS. La seconda appare come la paladina di un primato industriale su prodotti maturi disposta a mantenere questa posizione sacrificando settori strategici altrui. Di una esposizione rischiosissima ai venti speculativi della finanza. Per non parlare della permeabilità esterna del proprio apparato istituzionale. Una coppia quindi molto poco credibile. Tanto più che l’obbiettivo strategico dell’economia verde può risolversi tranquillamente in un paravento per nascondere la residualità e la subordinazione nelle scelte strategiche, quello più corposo del 5G allo stato appare del tutto velleitario.

Allo stato l’iniziativa potrebbe assumere due significati non necessariamente alternativi.

Il primo potrebbe essere quello di gettare il cuore oltre l’ostacolo visto l’incalzare degli avversari interni ed esterni al progetto europeo e i punti fermi ormai stabiliti dalla Corte Federale tedesca che inibiscono ulteriori traccheggiamenti. Il secondo è che il vero obbiettivo è un riassetto definitivo degli equilibri interni che prevedono l’annichilimento definitivo di alcuni stati europei, l’Italia in primis; la definizione della Francia come partner politico-economico sostitutivo dell’Italia, come fornitore quindi dell’indotto, vista la crisi della sua grande industria. Un progetto però ancora tutto da definire e da costruire con parecchi terzi incomodi all’interno, soprattutto tra i paesi dell’Europa Orientale, legati del tutto strumentalmente ed opportunisticamente alla costruzione europea e molto più sensibili politicamente alle sirene americane; con numerosi e particolarmente influenti osservatori esterni, in primis gli Stati Uniti. I due potrebbero coltivare l’illusione, con la sconfitta di Trump, ad un ritorno al passato. Speranza mal riposta. Con il direttore d’orchestra che comincia a perdere colpi, il loro appare certamente un progetto foriero di conflitti distruttivi nel continenti piuttosto che un sussulto capace di costruire un nucleo politico di paesi europei in grado di partecipare attivamente alle dinamiche geopolitiche. Più che un oggetto di contesa, il nostro paese, con la sua attuale classe dirigente, appare in proposito, in questo contesto, una pallina da ping pong sballottata a piacimento senza alcuna considerazione. Dal punto di vista storico, in Europa ogni tentativo interno di posizione egemonica o di dominio continentale diretto si è risolto in catastrofi foriere di nuovi equilibri sempre precari. Non è detto che la storia si ripeta pedissequamente, ma gli ingredienti per una nuova disfatta si intravedono tutti.

https://www.elysee.fr/emmanuel-macron/2020/05/18/initiative-franco-allemande-pour-la-relance-europeenne-face-a-la-crise-du-coronavirus

https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response/recovery-plan-europe_it

https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/about_the_european_commission/eu_budget/2020.2139_it_04.pdf

https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response/recovery-plan-europe_it#documents

https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response/recovery-plan-europe_it

Le prospettive del sovranismo. Una conversazione tra Vincenzo Costa, Andrea Zhok e Roberto Buffagni

Conversazione sulle prospettive del “sovranismo”

Pubblichiamo una lunga conversazione sulle prospettive del “sovranismo” tra Vincenzo Costa (Università del Molise), Andrea Zhok (Università Statale di Milano), e il nostro collaboratore Roberto Buffagni. La conversazione si è sviluppata in questi giorni sulla pagina Facebook di Vincenzo Costa. Sono intervenuti molti altri interlocutori, che spesso hanno dato un contributo importante al dialogo. Non pubblichiamo tutti gli interventi per ragioni di ordine e brevità. Invitiamo i lettori interessati a leggere l’intero scambio di opinioni sulla pagina del prof. Costa.

 

Il post di Vincenzo Costa che ha dato inizio alla discussione è questo:

Vincenzo Costa

La fine del sovranismo e l’orizzonte della sinistra a venire

Con le decisioni di ieri della UE si chiude una fase. Il crollo della UE non ci sarà. La UE ha molte criticità ma non tali da portare al suo crollo. Consegnerebbe i paesi europei a potenze estranee, e questo nessuno lo vuole, non lo vuole il popolo e non lo vogliono le élites.

Finisce l’epoca del sovranismo, di destra e di sinistra. Epoca che ha consumato energie e forze intellettuali, senza produrre niente se non strabismo e cecità rispetto alle trasformazioni reali e ai bisogni effettivi del paese.

L’orizzonte della sinistra a venire è un altro: le diseguaglianze crescenti, le lacerazioni del tessuto sociale, una cultura di sinistra arretrata e attardata su un liberalismo da anni ‘80, la riduzione di democrazia e di sovranità popolare, che va distinta dalla sovranità nazionale.

Rimarranno piccole sacche unificate dall’antieuropeismo, dall’odio contro i crucchi, etc., sempre più espressione di nazionalismo che di aderenza alle esigenze popolari e del paese. Estranee alla tradizione socialista e con la faccia rivolta all’indietro invece che verso il futuro

Viene l’ora di una sinistra socialista, riformista, positiva, che non aspetti né l’apocalisse né la rigenerazione. E che traduca esigenze reali in idee, invece di fossilizzarsi attorno a idee astratte che poco interessano le persone reali.

Non nascerà domani, sarà un lungo cammino, ma bisogna iniziarne uno nella direzione giusta. Quello sovranista si è rivelato essere solo un vicolo cieco.

A volte piccoli segni marcano cambiamenti profondi, che bisogna sapere cogliere.

Ps. Questo non è un post polemico. Anzi.

Andrea Zhok

Senza polemica, a mio personale e fallibilissimo giudizio, credo che non sia una buona analisi, Vincenzo, qualunque sia il senso che diamo a un termine scivoloso come “sovranismo”.

Se “sovranismo” vuole intendere quella sorta di neoliberismo nazionalista brandeggiato da Salvini (e da parecchi altri in Europa) non credo affatto che sia morto, tutt’altro. E’ e resta quasi ovunque forza dominante, perché la profondità e multifattorialità del fallimento della sinistra non si cancella in un giorno e questi vivono del discredito della sinistra.

Se “sovranismo” vuole intendere “antieuropeismo”, dubito molto che la manovra annunciata di millemila miliardi arriverà ad essere ciò che pretende di essere. Di fatto i veti incrociati ci sono e continuano ad essere robusti. Inoltre non siamo affatto in presenza né di una mutualizzazione del debito, né di una corresponsabilità fiscale, neanche lontanamente. Infine le cifre coinvolte, visto che si continua ad operare senza monetizzazione del debito ma in forma di offerta di titoli sul mercato dei capitali, saranno alla fine piuttosto modeste. Un calcolo di ieri sul Corriere (fonte entusiasticamente europeista) diceva che potremmo avere a che fare con un 0,7% del Pil per anno, per 6 anni, a fronte di una perdita di oltre il 9% solo quest’anno. Diciamo che vedervi un’operazione epocale è mero wishful thinking. E tacciamo la questione delle condizionalità legate all’erogazione del credito, condizionalità ancora molto vaghe, ma che finora hanno sempre rappresentato il punto dirimente. Qui non si è superato ancora nessun problema, ma proprio neanche mezzo.
In tutto questo quadro l’unica cosa ad essere cambiata è che la Germania ha accettato il principio di poter operare una redistribuzione interna all’UE. Il principio è significativo e idealmente potrebbe essere il segno di una riforma dell’UE a venire. Ma dopo 12 anni di fallimento profondissimo mi sa che i tempi per un ribaltamento della direzione non ci siano più. Diciamo quanto meno che siamo molto lontani dal poter dire che l’antieuropeismo sarebbe morto perché l’Unione Europea avrebbe dimostrato di essere madre e non matrigna. Francamente prematuro.

Se “sovranismo” è un altro modo dire “ritorno alla centralità dello Stato nazione”, credo che a fronte degli esiti catastrofici della pandemia sugli ordinamenti dell’iperglobalizzazione contemporanea, questo ritorno in auge è appena agli inizi e proseguirà per lungo tempo. Le catene di produzione del valore iperestese si sono dimostrate fragili e il ruolo difensivo degli Stati nazionali si è dimostrato cruciale. Lo Stato nazione è destinato a ritornare durevolmente al centro della scacchiera (che in verità aveva lasciato solo sul piano propagandistico e ideologico.)

Non so se ci sono altre accezioni di “sovranismo” di cui dare conto. A me queste paiono le principali, e nessuna di queste parla di un ‘de profundis’ del “sovranismo” (anche se magari la parola potrebbe andare fuori moda.)

Vincenzo Costa

Caro Andrea grazie del tuo commento, che come sempre sopra porta un contribuito di riflessione importante. E mi offre la possibilità di precisare. Certo, è probabile che le nostre analisi divergano profondamente, e di conseguenza anche la direzione dell’agire politico. E probabilmente ci troveremo a fare scelte politiche diverse. Ma spero che la discussione tra noi rimanga aperta, perché rappresenta per me uno stimolo importante. le posizioni sono appunto divergenti.

Io credo che il sovranismo socialista o di sinistra sia finito. Per sovranismo di sinistra intendo l’idea secondo cui l’obbiettivo principale è uscire dalla UE, e che questa è una precondizione per porre sul tavolo le esigenze del lavoro e dei diritti delle classi meno abbienti, per non dire che è la precondizione per parlare di riforme in senso socialista democratico (nei commenti al post molti lo hanno osservato esplicitamente).

Questo sovranismo è defunto, e non per gli accordi di ieri, ma perché è sterile. Non vi sarà alcuna implosione della UE, né alcuna uscita dall’Euro. Almeno, allo stato attuale sembra molto improbabile. Quindi è un’idea sterile, senza prospettiva politica, che si è dimostrata incapace di sviluppare egemonia nelle classi lavoratrici. Al massimo trova accoglienza presso qualche intellettuale.

Nel caso in cui avvenisse sarebbe gestita da una classe dirigente pessima, e sarebbe pagata interamente dalle classi popolari. Ne abbiamo già parlato: uscire dall’euro significa un 30% di svalutazione, un’inflazione di circa 7-8%. Quindi la ricchezza privata nazionale, di cui tanto si parla, sarebbe erosa. Praticamente si farebbe una patrimoniale pazzesca. Facciamo prima a fare un patrimoniale del 2% e siamo a posto, ci costa meno.

Questa svalutazione e inflazione sarebbero pagate interamente dalle classi popolari, dato che i grandi capitali si sposterebbe molto prima (come hanno fatto già durante questa estate e come fanno ogni volta che 4tira aria cattiva). Pietro Ingrao, tempo fa, dichiarava lo stato nazione troppo ristretto per tutelarsi contro il capitale internazionale. Io non starò certo a cercare di convincerti, ma vi fu e vi è tutta una letteratura per cui gli stati nazionali erano vasi di argilla tra vasi di ferro. Se vuoi farti un’idea del dibattito nella sinistra dell’epoca prova a guardare Dockès, L’internazionale del capitale e Michalet, Il capitalismo mondiale, come anche Crisi e terza via di Ingrao. Tutti editori riuniti. Non che si debba sottoscrivere quelle tesi, datate, ma solo per dire che la narrazione sulla Banca d’ Italia e il divorzio col Tesoro, e la svendita di un paese magnifico è una semplificazione bestiale, e sta producendo, secondo me, accecamento. Fanatismo. Le cose stavano diversamente e stanno diversamente. Un piccolo stato come il nostro sarebbe divorato dai ricatti di multinazionali e altri grandi stati. Dalle grinfie dell’odiata Germania alle grinfie di chi? Questo bisogna dirlo.

Ma insomma, così ho detto troppo, e non sono cose da FB, a meno che non si voglia volgerle in chiave propagandistica o fare la sfida all’OK corrall, cosa di cui non ho molta voglia. Il punto è che l’uscita dalla UE è un salto nel buio, che se si andasse a votare non avrebbe alcun seguito (secondo me), non appena le persone capiscono che dei loro risparmi in banca perderebbero il 30%. Dal punto di vista macroeconomico una follia, una distruzione di ricchezza nazionale. Tutto opinabile, per carità, ma non credo sia opinabile che il sovranismo, nel modo che ho specificato prima, si è rivelato sterile. Ha portato solo un poco di acqua e di argomenti alle destre. Questi i fatti.

La UE può venire meno solo perché implode per le sue contraddizioni interne. Questo non è escluso, ma è improbabile. La sua dissoluzione consegnerebbe i paesi europei alla forza di altri, e questo non conviene a nessuno. Il punto non è allora uscire dalla UE ma avere una classe dirigente che, come legittimamente fanno gli altri, sappia fare gli interessi del paese. Si può fare un altro percorso.

L’idea di un debito comune non è praticabile, e fossimo noi tedeschi ci guarderemmo dall’accettarla. Tu fai debiti e io me li accollo? Dai. Quello che si sta facendo non è moltissimo, ma non è niente. Sono passi avanti importanti, che non vanno enfatizzati come fanno i governativi ma neanche minimizzati. Sono cose importanti.

In ogni caso, per come la vedo io si tratta di concentrarsi su questioni concrete: la rivoluzione tecnologica e la ristrutturazione del mondo del lavoro, la disoccupazione, la mobilità sociale etc. Un intero orizzonte di problemi che bisogna giocarsi stando DENTRO la UE, perché a questo ci consegna la storia. La UE è diventata il drappo rosso che fa infuriare il toro e lo inganna, distogliendolo dai veri problemi. Almeno io la vedo così. Alla fine, il post non aveva un tono o un fine polemico. Voleva solo dire che secondo me una fase si chiude perché mi sembra che non porti a niente, e che vale piuttosto la pena seguire altre strade, sia dal punto di vista teorico che pratico. Come dire, era una sorta di confessione pubblica, poi ognuno segue quello che crede vero e giusto.

Infine, lo stato-nazione tornerà, sta tornando, ma non sarà quello di prima. Tornasse quello di prima sarebbe lo zimbello di grandi imperi finanziari e industriali. Oppure vuoi mettere i dazi alle frontiere e fare una bella politica mercantilista? Magari prendiamo Fichte e lo stato commerciale chiuso a modello? Credo che siamo entrambi d’accordo che non possono essere quelle le soluzioni.

Grazie della discussione, Andrea.

 

Andrea Zhok

Sono d’accordo con un paio di cose (lo sono sempre stato, peraltro). Primo, non credo che porre in testa all’agenda politica l’Italexit sia produttivo. L’Italexit è un mezzo, non un fine, e bisogna tener fermo il fine, e renderlo plausibile (e molto si può fare senza puntare senz’altro sull’Italexit, in termini di proposte politiche socialiste). In effetti sono uscito da una forza politica che proponeva l’Italexit come tema primario e preliminare proprio per un disaccordo su questo punto.

In secondo luogo è vero che un’uscita unilaterale sarebbe un’operazione di grande complessità, che dovrebbe essere gestita dalla stessa classe dirigente che finora non è riuscita a fare cose ben più semplici, come riprendere in mano un po’ di industria strategica in mano statale.

Detto questo sono invece in netto disaccordo con quasi tutte le altre analisi particolari.

La tua analisi degli effetti dell’inflazione è a mio avviso, perdonami, proprio sbagliata. Dove si abbatte l’inflazione dipende da decisioni politiche molto semplici da gestire (se non lo si vuole gestire è una scelta politica, ma certo non è qualcosa da ascrivere ad un problema tecnico intrinseco all’inflazione. Inoltre un’inflazione moderata in un contesto come quello italiano sarebbe una benedizione, perché costringerebbe gli ingenti capitali immobili a rimettersi in circolazione, ad investirsi, e simultaneamente abbatterebbe il debito pubblico reale. Un’inflazione moderata per qualche anno per un paese come l’Italia, se gestita decentemente (un’indicizzazione parziale dei salari?) sarebbe una benedizione, non un problema.

La questione dell’isolamento fuori dall’UE è a mio avviso mal posta. L’UE è una struttura definita da certi trattati. Al posto di quei trattati si possono stipulare trattati diversi, magari tra paesi con maggiore omogeneità di interessi. Al momento l’UE è un sistema votato alla paralisi (lo ha dimostrato costantemente per anni), e che dunque non è d’aiuto per nessuno. Poi, come dico sempre, se vogliamo credere ai miracoli, per me va bene: se domattina con accordo unanime si chiama “Unione Europea” un sistema di collaborazione istituzionale su basi keynesiane, bene, mi farò piacere il vecchio nome per un nuovo oggetto. Ma al momento è solo una pastoia neoliberale.

La questione del “debito comune” poi è, temo, di nuovo mal posta. Se hai una moneta comune e una politica economica comune, definite dai trattati, allora mantenere competizione fiscale illimitata e responsabilità separata dei debiti è una follia suicida. Non può funzionare, perché non è né carne né pesce. Questo arrangiamento istituzionale era stato proposto come passo intermedio verso gli “Stati Uniti d’Europa”, dunque verso un orizzonte di unificazione della legislazione fiscale e del debito pubblico. Oggi moltissimi hanno enormi dubbi rispetto a questa prospettiva, ma è almeno una prospettiva internamente coerente. Se però non si va avanti bisogna andare indietro.
(Per inciso, i sovranisti duri e puri non vogliono affatto la mutualizzazione del debito, perché essa sarebbe un passo ulteriore verso un’unificazione europea. Però l’argomento che guarda alla mutualizzazione del debito come se fosse un dettaglio indipendente, e non fosse correlato con la comunanza della moneta, del mercato e della fiscalità, è semplicemente un errore: un europeista deve volere la mutualizzazione anche del debito, un sovranista deve volere la separazione anche della moneta, ma volere la moneta comune + robe come l’Olanda che gioca al paradiso fiscale e senza mutualizzazione del debito, beh, questo può volerlo solo un masochista.).

Molto altro sarebbe da dire, ma un’altra volta.

 

Roberto Buffagni

Nel loro dialogo, a mio avviso, Vincenzo Costa e Andrea Zhok prendono in considerazione i due versanti della questione “sovranismo”/europeismo”, e per così dire procedono in parallelo con le loro argomentazioni. Provo a integrare. Dice Vincenzo Costa che “il sovranismo è sconfitto” (personalmente concordo). Dice Andrea Zhok che no, perché a) il “sovranismo realmente esistente”, cioè “quella sorta di neoliberismo nazionalista brandeggiato da Salvini (e da parecchi altri in Europa)” è tutt’altro che sconfitto”, perché “E’ e resta quasi ovunque forza dominante, perché la profondità e multifattorialità del fallimento della sinistra non si cancella in un giorno e questi vivono del discredito della sinistra.” b) i problemi e le contraddizioni della UE, questo ferro di legno, sono tutt’altro che risolti o in via di soluzione (concordo anche su questo). Concordo con entrambi i dialoganti, che pur dissentono tra loro, per i seguenti motivi.

1) Il “sovranismo realmente esistente”, cioè “quella sorta di nazionalismo neoliberista brandeggiato da Salvini” (Zhok) è l’unico realmente esistente, in tutta Europa e per il vero in tutto l’Occidente, perché il vasto e articolato benché confuso e confusionario movimento che s’usa etichettare sotto il nome “sovranismo” (che è poi parola che a scopo cosmetico sostituisce la più corretta “nazionalismo”) è una reazione al “globalismo” o “mondialismo”, ed essendo una vera e propria reazione, è il negativo fotografico del suo nemico. Chi sono le forze politiche che hanno costruito e governano la UE? Sono le classi dirigenti europee (e statunitensi): liberals, cattolici, socialdemocratici; gli eredi legittimi delle classi dirigenti antifasciste che hanno vinto, sul campo di battaglia o nelle urne elettorali, la Seconda Guerra Mondiale e il dopoguerra. Dalla grande alleanza antifascista mancano solo i comunisti sovietici, ma sono rappresentati dai loro eredi: eredi legittimi anche loro, anche se dopo l’estinzione del ramo principale è un ramo cadetto (i maligni dicono, un ramo bastardo) a portare il titolo.
Dopo la grande vittoria comune di settant’anni fa, queste grandi Case si sono aspramente combattute per decenni. Oggi governano insieme il Consiglio della Corona del (falso) Re e la Camera dei Lord dell’Unione Europea. Come hanno fatto ad accordarsi? Per il potere, si dirà. Certo, per il potere: ma questa risposta, che è sempre vera, non spiega tutto, e anzi forse non spiega niente. Qual è il minimo comun denominatore che ha consentito alle grandi Case, un tempo in lotta per il potere, di trovare un durevole accordo, e così porre la corona sul capo del falso Re?
Il minimo comun denominatore delle grandi Casate americane ed europee che sostengono il falso Re (l’Unione Europea) è l’universalismo politico. L’universalismo è una cosa sul piano delle idee, dei valori, della spiritualità (nella cristianità europea, l’istituzione delegata a incarnarlo era la Chiesa, il primo “sole” del De Monarchia dantesco). Se tradotto sul piano politico, però, l’universalismo non può che incarnarsi in forze inevitabilmente particolaristiche: perché esistono solo quelle, nella realtà effettuale.
Volendo, chiunque se ne senta all’altezza può parlare in nome dell’universale umanità; ma non può agire politicamente in nome dell’universale umanità senza incorrere in una contraddizione insolubile, perché l’azione politica implica sempre il conflitto con un nemico/avversario.
Senza conflitto, senza nemico/avversario non c’è alcun bisogno di politica, basta l’amministrazione: “la casalinga” può dirigere lo Stato, come Lenin diceva sarebbe accaduto nell’utopia comunista. A questa contraddizione insolubile si può (credere di) sfuggire solo postulando come certo e autoevidente l’accordo universale, se non presente almeno futuro, di tutta l’umanità: “Su, lottiamo! l’ideale/ nostro alfine sarà/l’Internazionale/ futura umanità!” (il “governo mondiale” è un surrogato o avatar della “futura umanità” dell’inno comunista).
Lenin, e in generale il movimento comunista (o anarchico) rivoluzionario, vuole risolvere la contraddizione con la forza. Nella classificazione machiavelliana, Lenin è un “leone”.
L’universalismo politico delle grandi Casate nobiliari nordamericane ed europee che sostengono l’UE non è meno radicato di quello leniniano, perché discende dalla stessa radice illuminista. Esse però vogliono/devono risolvere la contraddizione con l’astuzia; Machiavelli le definirebbe “volpi”. Scrivo “devono”, perché a prescindere dalle intenzioni soggettive, le grandi Case non potrebbero essere altro che “volpi”: entrambi i “federatori a metà”, USA e Germania, non possono portare a compimento con la forza la loro opera.
Come l’URSS comunista, anche l’UE postula l’accordo universale, se non presente almeno futuro: accordo anzitutto in merito a se medesima, e in secondo luogo in merito al governo mondiale legittimato dall’umanità universale, che ne costituisce lo sviluppo logico, e giustifica eticamente sin d’ora l’obbligo di accogliere un numero indeterminato di stranieri, da dovunque provenienti, sul suolo europeo. Per questa ragione è impossibile definire una volta per tutte i confini territoriali dell’Unione Europea, che qualcuno, ai tempi dell’entusiasmo europeista, pretendeva di estendere alla Turchia, e persino a Israele: perché ha diritto di far parte dell’UE chi ne condivide i valori universali (cioè virtualmente tutti, dal Samoiedo al Gurkha al Masai), non chi ne condivide i confini storici e geografici.
Il passaggio tra il momento t1 in cui l’accordo universale è soltanto virtuale, e il momento t2 in cui l’accordo universale sarà effettuale, non avviene con il ferro e il fuoco della “volontà rivoluzionaria”. Le volpi oligarchiche UE introducono invece nel corpo degli Stati europei, il più possibile surrettiziamente, dispositivi economici e amministrativi – anzitutto la moneta unica – che funzionano, secondo la celebre definizione di Mario Draghi, come “piloti automatici”. Questi piloti automatici provocano crisi politiche e sociali, previste e premeditate, all’interno degli Stati e delle nazioni, ai quali impongono o di insorgere in aperto conflitto contro la Corona, o di addivenire a un accordo universale in merito al “sogno europeo”: per il bene degli europei e dell’umanità, naturalmente, come per il bene dei russi e dell’umanità Lenin ricorreva al terrore di Stato, alle condanne degli oppositori per via amministrativa, etc.
A quest’opera va associata, inevitabilmente, una manipolazione pedagogica minuziosa e su vasta scala, in altri termini una lunghissima campagna di guerra psicologica. La dirigenza UE conduce questa campagna di guerra psicologica da una posizione di ipocrisia strutturale formalmente identica a quella della dirigenza sovietica, perché non è bene e vero quel che è bene e vero, è bene e vero quel che serve alla UE o alla rivoluzione comunista: in quanto Bene e Verità = accordo dell’intera umanità, fine dei conflitti, pace e concordia universali. Le élites, necessariamente ristrette, di “pneumatici” e di “psichici” che conoscono questo arcano della Storia, hanno il diritto e anzi il dovere morale di ingannare e manipolare, per il loro bene, le masse di “ilici” che invece lo ignorano.
Il leone Lenin accetta solo provvisoriamente il conflitto politico, e anzi lo spinge a terrificanti estremi di violenza, in vista dell’accordo universale futuro: dopo la “fine della preistoria”, quando diventerà reale il “sogno di una cosa” comunista e ogni conflitto cesserà nella concordia, prima in URSS poi nel mondo intero. Le volpi UE celano l’esistenza effettuale del conflitto (in linguaggio lacaniano lo forcludono), e da parte loro lo conducono, solo provvisoriamente, con mezzi il più possibile clandestini, in vista dell’accordo universale futuro, quando diventerà reale il “sogno europeo” e ogni conflitto cesserà nella concordia, prima in Europa poi nel mondo intero.
In questo grande affresco romantico proposto alla nostra ammirazione con la colonna sonora dell’Inno alla Gioia (forse non è un caso che il Beethoven delle grandi sinfonie fosse anche il compositore preferito di Lenin) c’è solo una scrostatura: che nella realtà, l’accordo universale di tutta l’umanità non si dà effettualmente mai. Ripeto e sottolineo due volte: mai, never, jamais, niemals, jamàs, etc.

Dunque, la “reazione sovranista” non poteva che venire da una cultura politica di destra, perché solo nella cultura politica di destra esistono elementi, già prefabbricati, in grado di contrapporsi all’universalismo politico: nazione, popolo, comunità e (Deus avertat) razza.

2) Ma la “reazione sovranista al mondialismo” incontra necessariamente, sulla sua strada, un’altra per così dire Entità che non è una forza politica bensì una vera e propria forza di sistema impersonale, un criterio, una logica, ed è, per dirla con de Benoist, la Forma Capitale, la quale è ordinata alla logica più universalista di tutte. La incontra necessariamente per il banale ma non trascurabile motivo che se il “sovranismo” non interpreta e rappresenta gli interessi del Lavoro, perde. E’ in effetti lo stesso identico problema che si trovarono ad affrontare i fascismi negli anni entre deux guerres del Novecento, e anche stavolta la soluzione è estremamente difficile. La soluzione sarebbe, in linea teorica, quella del superamento della contrapposizione destra/sinistra, e dell’alleanza strategica tra nazionalismo e socialismo. Le condizioni oggettive ci sarebbero tutte. Mancano le condizioni soggettive, vale a dire: a) sul piano teorico, manca una articolazione sufficiente dell’universalismo. E’ possibile un universalismo che integri in sé non solo la possibilità, ma la legittimità permanente delle differenze? Differenze tra popoli, culture, regimi politici, etc.? Sì che è possibile. Ne offrirebbe una, anzi ne offrirebbe diverse il pensiero del realismo politico cristiano, se ci fosse ancora, come forza culturalmente e politicamente attiva, il realismo politico cristiano (non c’è più) b) mancando una cultura politica e non solo politica abbastanza coerente da integrare universalismo e particolarismo delle differenze, manca anche il punto di contatto tra cultura politica “di sinistra” (che non può non essere universalista) e cultura politica “di destra” (che non può non essere particolarista). Dunque i tentativi di alleanza “al di là della destra e della sinistra”, che pur sono stati esperiti, e anche con una certa buonafede, in Francia e (con meno buonafede) in Italia, sono falliti. Falliti per ragioni contingenti (infinite) ma falliti anche per questa ragione, non contingente ma essenziale o strutturale, che costituisce un colossale ostacolo alla formazione di un soggetto politico in grado di contrapporsi alle forze mondialiste ed europeiste in modo davvero efficace, il che significa “contrapporsi alle forze europeiste e mondialiste integrando la parte decisiva delle loro ragioni“. La parte decisiva delle ragioni delle forze mondialiste e europeiste è l’universalismo spirituale, cioè a dire il concetto filosofico e religioso di “umanità”, di partecipazione di tutti gli uomini a un medesimo Logos.

Se non viene integrata questa ragione del mondialismo, e ricompresa con una articolata e coerente legittimazione delle differenze all’interno della comune umanità, si abbandona tout court la radice della civiltà europea e letteralmente si regredisce alla barbarie identitaria, tribale o, peggio (Deus avertat, di nuovo) razziale/razzista.

3) Quindi, per quanto ho esposto sopra, che cosa è successo? E’ successo che il “sovranismo realmente esistente”, nato da una cultura politica di destra, fallita l’alleanza con le culture politiche (minoritarie) di sinistra che si contrappongono a mondialismo ed europeismo, è regredito. Non è regredito alla barbarie, per fortuna, ma è regredito alla Guerra Fredda. Ha tirato fuori dal baule del nonno tutti i vecchi stilemi e riflessi condizionati della guerra fredda: americanismo perinde ac cadaver, tirannide comunista con la Cina al posto dell’URSS, statalismo e sindacalismo egualitarista come Babau, liberismo da poveracci con la partita IVA martire dei comunisti e Briatore come modello di vita, e come ciliegina sul gelato, la gestione imbecille della pandemia in corso, con il “virus comunista” e il suo corteggio di allucinanti scemenze complottiste e di mascherina totalitaria (ciò, si noti bene, quando era facile per una opposizione decente fornire il massimo appoggio al governo per l’emergenza sanitaria, e fare la massima opposizione alla gestione dell’emergenza economica).

Ora, siccome la Guerra Fredda non c’è più e il nemico non è il comunismo, va da sé che il “sovranismo realmente esistente” è condannato a perdere, anche se sicuramente resterà una forza politica molto rilevante e potrà anche andare al governo, in Italia e altrove.

4) Che fa intanto il nemico, vale a dire le forze mondialiste/europeiste? Il nemico si dimostra più bravo, più capace di imparare dai propri errori, di integrare le ragioni dell’avversario e di prendere l’iniziativa. In Francia, con l’esperimento Macron, ha dimostrato di sapere, lui sì, stringere un’alleanza strategica fra destra e sinistra: ha infatti alleato le borghesie (termine improprio, facciamo per capirci) di destra e di sinistra contro populismo e sovranismo, in una riedizione aggiornata del compromesso louis-philippard del 1830; e ora, con il Recovery Fund, il quale sul piano empirico sarà sicuramente una fregatura per i paesi mediterranei, ma sul piano qualitativo è una svolta che può rivelarsi decisiva, ha forse saputo dare inizio a una vera e propria integrazione economica europea.

5) Per riassumere. Penso che abbia ragione Andrea Zhok quando espone le mille ragioni oggettive, strutturali, della precarietà e contraddittorietà della UE; e del fatto che essa non può che essere un nemico dei popoli e dei lavoratori europei. Esse ci sono, ci sono eccome, e per il solo fatto di esserci attestano che la partita NON è chiusa, e che si spalancano intere autostrade a venti corsie per una opposizione efficace. Penso che abbia ragione Vincenzo Costa quando dice che “il sovranismo è sconfitto”, perché è sconfitto il “sovranismo realmente esistente”, il quale si è in buona sostanza sconfitto da sé, per le gravi insufficienze soggettive delle quali ho tratteggiato un abbozzo ai punti precedenti.

Insomma, la partita non è chiusa perché non sono chiuse le contraddizioni e i conflitti reali; ma il primo tempo è finito con la sconfitta dell’opposizione all’europeismo e al mondialismo, perché non basta che le contraddizioni e i conflitti vi siano: bisogna anche sapervisi inserire nel modo opportuno.

Vincenzo Costa

Grazie del contributo. Un’analisi accurata che da molto da pensare.

Andrea Zhok

Roberto Buffagni. Analisi molto bella e articolata, di cui ti ringrazio.
La trovo convincente sul piano dell’analisi della parabola del “sovranismo realmente esistente” identificato con la Lega e i suoi cespugli.
La trovo affascinante, ma meno convincente per quanto riguarda la macroanalisi storica.

Nello specifico la categoria storica decisiva, quella di ‘universalismo’, è a mio avviso troppo indeterminata per esaminare la storia successiva alla Rivoluzione francese.

La vera lotta degli ultimi due secoli è stata solo in piccola parte lotta tra universalismo e particolarismo, ma molto più spesso è stata lotta tra tipi radicalmente diversi di universalismo. Nel movimento comunista e socialista, accanto ad un universalismo scientista e livellatore, positivista ed imperialista, è sempre esistito (in considerevole confusione concettuale, va detto) un universalismo che dichiarava diritto dell’intera umanità l’autogoverno e la sovranità dei popoli, la loro autodeterminazione, cioè un universalismo che riconosceva e legittimava le nazioni, le culture, le diversità territoriali. Questo non è particolarismo, è universalismo, ma non del tipo astratto formulato dal primo illuminismo. (Incidentalmente, avendone il tempo potrei mostrare come solo questo universalismo è concretamente sostenibile).

La seconda questione, correlata alla prima, su cui (in un altro momento) vorrei approfondire il discorso è legata al nesso tra universalismo e capitalismo. Nel quadro che proponi si giunge alla conclusione paradossale che imperialismo, comunismo, illuminismo, capitalismo ed europeismo sono solo aspetti di un medesimo Moloch concettuale, l’universalismo. Però capisci bene che trattare Lenin come alleato del capitalismo – e qui si arriva – opera una semplificazione concettuale davvero troppo ardua da metabolizzare.

Arrivato qui il dovere mi chiama, ma ti rimando – secondo l’indecente costume accademico – al mio libro sulla ragione liberale, dove cerco di mettere a fuoco proprio al differenza tra l’universalismo liberale, legato alll’evoluzione del capitalismo, ed un universalismo democratico (talvolta socialista) che diverge dal primo molto precocemente, e che non è senz’altro assimilabile alla ‘destra’ (l’eredità dell’Ancien Regime).

Roberto Buffagni

Grazie a te. In effetti dire che il comunismo leninista è un alleato segreto del capitalismo è un po’ forte, non ci sarebbero arrivati neanche i geni dell’Ufficio Falsi Politico-Letterari dell’Okhrana, quelli del “Protocollo dei Savi di Sion”. Il tuo libro lo leggerò volentieri. Come sai la mia cultura politica è di destra e non sono né storico né filosofo di professione, quindi, in mancanza di dovere d’informazione esaustiva professionale, tra le mie letture di dilettante ci sono più opere “di destra” che opere “di sinistra”; però conosco anche io, anche se non abbastanza bene, che è effettivamente esistito un “universalismo democratico, talvolta socialista” che fa ampio spazio alle differenze, pur senza rinunciare all’universalismo, anzi. Basta fare il nome di Giuseppe Mazzini, l’Apostolo le cui severe sembianze riprodotte in busti di marmo o bronzo tuttora costellano i giardinetti italiani, per la gioia dei piccioni (ci scherzo un po’ ma lo rispetto molto, eh?). Io sono persuaso che sia certamente possibile, anche oggi, una articolazione dell’universalismo che comprenda e legittimi la permanenza delle differenze particolari, e delle gerarchie di valori che ne conseguono. Non mi risulta che essa via sia in misura sufficiente e sufficientemente egemonica, da un canto; e dall’altro, ho l’impressione (è solo un’impressione ma è molto forte) che ad essere in questione nell’arena politica e filosofica, oggi, siano questioni antropologiche di fondo che rinviano alla radice del problema; e la radice del problema è vecchia se non antica, vale a dire l’illuminismo e la rivoluzione francese, e probabilmente anche le guerre di religione intracristiane. L’impressione si fonda anzitutto sul fatto (perché questo mi pare un fatto) che, per farla cortissima: il segreto o il trucco liberalcapitalistico di fondo è: far sì che la gerarchia e il comando, indispensabili per la sussistenza di ogni società, siano quanto più possibile depurati dal comando dell’uomo sull’uomo. Comando impersonale sulle cose e sulle procedure, e comando impersonale delle cose e delle procedure sugli uomini. Ora, se tu vuoi limitare il capitalismo liberale, e restringerlo nel recinto dell’Economico, dovrai di nuovo giustificare e legittimare il comando dell’uomo sull’uomo; e come fai, se non giustifichi e legittimi una gerarchia che NON risponda al criterio democratico del denaro? Ci sono i voti, un altro criterio quantitativo e democratico. Bastano? Non lo so (sul serio non lo so, e mi fermo qui perché non so proseguire).

Critica della critica delle armi del generale Marco Bertolini, di Massimo Morigi

Critica della critica delle armi del generale Marco Bertolini. Elementi contro  la pandemia del  Cthulhu morbus  dello  spazio psichico, culturale, sociale, politico e giuridico delle odierne democrazie rappresentative

 Di Massimo Morigi

«Se vi ricorda bene, Cosimo, voi mi dicesti che, essendo io dall’uno canto esaltatore della antichità e biasimatore di quegli che nelle cose gravi non la imitano, e, dall’altro, non la avendo io nelle cose della guerra, dove io mi sono affaticato, imitata, non ne potevi ritrovare la cagione; a che io risposi come gli uomini che vogliono fare una cosa, conviene prima si preparino a saperla fare, per potere poi operarla quando l’occasione lo permetta. Se io saprei ridurre la milizia ne’ modi antichi o no, io ne voglio per giudici voi che mi avete sentito sopra questa materia lungamente disputare; donde voi avete potuto conoscere quanto tempo io abbia consumato in questi pensieri, e ancora credo possiate immaginare quanto disiderio sia in me di mandargli ad effetto. Il che se io ho potuto fare, o se mai me ne è stata data occasione, facilmente potete conietturarlo. Pure per farvene più certi, e per più mia giustificazione, voglio ancora addurne le cagioni; e parte vi osserverò quanto promissi di dimostrarvi: le difficultà e le facilità che sono al presente in tali imitazioni. Dico pertanto come niuna azione che si faccia oggi tra gli uomini, è più facile a ridurre ne’ modi antichi che la milizia, ma per coloro soli che sono principi di tanto stato, che potessero almeno di loro suggetti mettere insieme quindici o ventimila giovani. Dall’altra parte, niuna cosa è più difficile che questa a coloro che non hanno tale commodità. E perché voi intendiate meglio questa parte, voi avete a sapere come e’ sono di due ragioni capitani lodati. L’una è quegli che con uno esercito ordinato per sua naturale disciplina hanno fatto grandi cose, come furono la maggior parte de’ cittadini romani e altri che hanno guidati eserciti; i quali non hanno avuto altra fatica che mantenergli buoni e vedere di guidargli sicuramente. L’altra è quegli che non solamente hanno avuto a superare il nimico, ma, prima ch’egli arrivino a quello, sono stati necessitati fare buono e bene ordinato l’esercito loro, i quali sanza dubbio meritono più lode assai che non hanno meritato quegli che con gli eserciti antichi e buoni hanno virtuosamente operato. Di questi tali fu Pelopida ed Epaminonda, Tullo Ostilio, Filippo di Macedonia padre d’Alessandro, Ciro re de’ Persi, Gracco romano. Costoro tutti ebbero prima a fare l’esercito buono, e poi combattere con quello. Costoro tutti lo poterono fare, sì per la prudenza loro, sì per avere suggetti da potergli in simile esercizio indirizzare. Né mai sarebbe stato possibile che alcuno di loro, ancora che uomo pieno d’ogni eccellenza, avesse potuto in una provincia aliena, piena di uomini corrotti, non usi ad alcuna onesta ubbidienza, fare alcuna opera lodevole. Non basta adunque in Italia il sapere governare uno esercito fatto, ma prima è necessario saperlo fare e poi saperlo comandare. E di questi bisogna sieno quegli principi che, per avere molto stato e assai suggetti, hanno commodità di farlo. De’ quali non posso essere io che non comandai mai, né posso comandare se non a eserciti forestieri e a uomini obligati ad altri e non a me. Ne’ quali s’egli è possibile o no introdurre alcuna di quelle cose da me oggi ragionate, lo voglio lasciare nel giudicio vostro. Quando potrei io fare portare a uno di questi soldati che oggi si praticano, più armi che le consuete, e, oltra alle armi, il cibo per due o tre giorni e la zappa? Quando potrei io farlo zappare o tenerlo ogni giorno molte ore sotto l’armi negli esercizi finti, per potere poi ne’ veri valermene? Quando si asterrebbe egli da’ giuochi, dalle lascivie, dalle bestemmie, dalle insolenze che ogni dì fanno? Quando si ridurrebbero eglino in tanta disciplina e in tanta ubbidienza e reverenza, che uno arbore pieno di pomi nel mezzo degli alloggiamenti vi si trovasse e lasciasse intatto come si legge che negli eserciti antichi molte volte intervenne? Che cosa posso io promettere loro, mediante la quale e’ mi abbiano con reverenza ad amare o temere, quando, finita la guerra, e’ non hanno più alcuna cosa a convenire meco? Di che gli ho io a fare vergognare, che sono nati e allevati sanza vergogna? Perché mi hanno eglino ad osservare che non mi conoscono? Per quale Iddio, o per quali santi gli ho io a fare giurare? Per quei ch’egli adorano, o per quei che bestemmiano? Che ne adorino non so io alcuno, ma so bene che li bestemmiano tutti. Come ho io a credere ch’egli osservino le promesse a coloro che ad ogni ora essi dispregiano? Come possono coloro che dispregiano Iddio, riverire gli uomini? Quale dunque buona forma sarebbe quella che si potesse imprimere in questa materia? E se voi mi allegassi che i Svizzeri e gli Spagnuoli sono buoni, io vi confesserei come eglino sono di gran lunga migliori che gli Italiani; ma se voi noterete il ragionamento mio e il modo del procedere d’ambidue, vedrete come e’ manca loro di molte cose ad aggiugnere alla perfezione degli antichi. E i Svizzeri sono fatti buoni da uno loro naturale uso causato da quello che oggi vi dissi, quegli altri da una necessità; perché, militando in una provincia forestiera e parendo loro essere costretti o morire o vincere, per non parere loro avere luogo alla fuga, sono diventati buoni. Ma è una bontà in molte parti defettiva, perché in quella non è altro di buono, se non che si sono assuefatti ad aspettare il nimico infino alla punta della picca e della spada. Né quello che manca loro, sarebbe alcuno atto ad insegnarlo, e tanto meno chi non fusse della loro lingua. Ma torniamo agli Italiani, i quali, per non avere avuti i principi savi, non hanno preso alcuno ordine buono, e, per non avere avuto quella necessità che hanno avuta gli Spagnuoli, non gli hanno per loro medesimi presi; tale che rimangono il vituperio del mondo. Ma i popoli non ne hanno colpa, ma sì bene i principi loro; i quali ne sono stati gastigati, e della ignoranza loro ne hanno portate giuste pene perdendo ignominiosamente lo stato, e sanza alcuno esemplo virtuoso. Volete voi vedere se questo che io dico è vero? Considerate quante guerre sono state in Italia dalla passata del re Carlo ad oggi; e solendo le guerre fare uomini bellicosi e riputati, queste quanto più sono state grandi e fiere, tanto più hanno fatto perdere di riputazione alle membra e a’ capi suoi. Questo conviene che nasca che gli ordini consueti non erano e non sono buoni; e degli ordini nuovi non ci è alcuno che abbia saputo pigliarne. Né crediate mai che si renda riputazione alle armi italiane, se non per quella via che io ho dimostra e mediante coloro che tengono stati grossi in Italia; perché questa forma si può imprimere negli uomini semplici, rozzi e proprii, non ne’ maligni, male custoditi e forestieri. Né si troverrà mai alcuno buono scultore che creda fare una bella statua d’un pezzo di marmo male abbozzato, ma sì bene d’uno rozzo. Credevano i nostri principi italiani, prima ch’egli assaggiassero i colpi delle oltramontane guerre, che a uno principe bastasse sapere negli scrittoi pensare una acuta risposta, scrivere una bella lettera, mostrare ne’ detti e nelle parole arguzia e prontezza, sapere tessere una fraude, ornarsi di gemme e d’oro, dormire e mangiare con maggiore splendore che gli altri, tenere assai lascivie intorno, governarsi co’ sudditi avaramente e superbamente, marcirsi nello ozio, dare i gradi della milizia per grazia, disprezzare se alcuno avesse loro dimostro alcuna lodevole via, volere che le parole loro fussero responsi di oraculi; né si accorgevano i meschini che si preparavano ad essere preda di qualunque gli assaltava. Di qui nacquero poi nel mille quattrocento novantaquattro i grandi spaventi, le subite fughe e le miracolose perdite; e così tre potentissimi stati che erano in Italia, sono stati più volte saccheggiati e guasti. Ma quello che è peggio, è che quegli che ci restano stanno nel medesimo errore e vivono nel medesimo disordine, e non considerano che quegli che anticamente volevano tenere lo stato, facevano e facevano fare tutte quelle cose che da me si sono ragionate, e che il loro studio era preparare il corpo a’ disagi e lo animo a non temere i pericoli. Onde nasceva che Cesare, Alessandro e tutti quegli uomini e principi eccellenti, erano i primi tra’ combattitori, andavano armati a piè, e se pure perdevano lo stato, e’ volevano perdere la vita; talmente che vivevano e morivano virtuosamente. E se in loro, o in parte di loro, si poteva dannare troppa ambizione di regnare, mai non si troverrà che in loro si danni alcuna mollizie o alcuna cosa che faccia gli uomini delicati e imbelli. Le quali cose, se da questi principi fussero lette e credute, sarebbe impossibile che loro non mutassero forma di vivere e le provincie loro non mutassero fortuna. E perché voi, nel principio di questo nostro ragionamento, vi dolesti della vostra ordinanza, io vi dico che, se voi la avete ordinata come io ho di sopra ragionato ed ella abbia dato di sé non buona esperienza, voi ragionevolmente ve ne potete dolere; ma s’ella non è così ordinata ed esercitata come ho detto, ella può dolersi di voi che avete fatto uno abortivo, non una figura perfetta. I Viniziani ancora e il duca di Ferrara la cominciarono e non la seguirono, il che è stato per difetto loro, non degli uomini loro. E io vi affermo che qualunque di quelli che tengono oggi stati in Italia prima entrerrà per questa via, fia, prima che alcuno altro, signore di questa provincia; e interverrà allo stato suo come al regno de’ Macedoni, il quale, venendo sotto a Filippo che aveva imparato il modo dello ordinare gli eserciti da Epaminonda tebano, diventò, con questo ordine e con questi esercizi, mentre che l’altra Grecia stava in ozio e attendeva a recitare commedie, tanto potente che potette in pochi anni tutta occuparla, e al figliuolo lasciare tale fondamento, che potéo farsi principe di tutto il mondo. Colui adunque che dispregia questi pensieri, s’egli è principe, dispregia il principato suo; s’egli è cittadino, la sua città. E io mi dolgo della natura, la quale o ella non mi dovea fare conoscitore di questo, o ella mi doveva dare facultà a poterlo eseguire. Né penso oggimai, essendo vecchio, poterne avere alcuna occasione; e per questo io ne sono stato con voi liberale, che, essendo giovani e qualificati, potrete, quando le cose dette da me vi piacciano, ai debiti tempi, in favore de’ vostri principi, aiutarle e consigliarle. Di che non voglio vi sbigottiate o diffidiate, perché questa provincia pare nata per risuscitare le cose morte, come si è visto della poesia, della pittura e della scultura. Ma quanto a me si aspetta, per essere in là con gli anni, me ne diffido. E veramente, se la fortuna mi avesse conceduto per lo addietro tanto stato quanto basta a una simile impresa, io crederei, in brevissimo tempo, avere dimostro al mondo quanto gli antichi ordini vagliono; e sanza dubbio o io l’arei accresciuto con gloria o perduto sanza vergogna.»: Niccolò Machiavelli, Dell’arte della guerra, libro VII, in   Mario Martelli (a cura di), Niccolò Machiavelli. Tutte le opere, Firenze, Sansoni, 1971, pp. 387-389. Se nel Principe il rapporto fra virtù e fortuna era risolta in un sempre instabile e dinamico equilibrio, con le amare parole dell’anziano condottiero Fabrizio Colonna davanti ai suoi giovani uditori che chiudono L’Arte della guerra («E veramente, se la fortuna mi avesse conceduto per lo addietro tanto stato quanto basta a una simile impresa, io crederei, in brevissimo tempo, avere dimostro al mondo quanto gli antichi ordini vagliono; e sanza dubbio o io l’arei accresciuto con gloria o perduto sanza vergogna.»), suggello finale di tutto un ragionamento   dove sì si afferma che sarebbe possibile ripetere, anche se aggiornandole alle moderne esigenze, le virtù e le forme di combattimento dei romani solo se i principi lo volessero, ma i principi non vogliono o non ne sono capaci, Machiavelli ha ormai  risolto in favore della fortuna il dinamico ed instabile rapporto e L’arte della guerra può quindi essere considerata non solo un trattato polemologico (fra poco vedremo, al contrario di quanto ha detto parte della critica moderna, non viziato dal tarlo dell’imitazione dei modelli classici ma di pressante attualità) ma anche il resoconto di un’esistenza, quella del Segretario fiorentino, dove la  grande dottrina sull’arte dello Stato non era stata accompagnata da ugual fortuna nella vita e carriera personali. E veramente ascoltando le due videointerviste e gli interventi che del generale a riposo Marco Bertolini sono pubblicate sull’ “Italia e il Mondo” (le due videointerviste: Istituzioni e sovranità. La funzione dell’esercito italiano. Ne discutiamo con il generale Marco Bertolini ( videointervista al generale Marco Bertolini a cura di Giuseppe Germinario), in “L’ Italia e il Mondo”,  19 aprile 2020, agli URL http://italiaeilmondo.com/2020/04/19/istituzioni-e-sovranita-la-funzione-dellesercito-italiano-ne-discutiamo-con-il-generale-marco-bertolini/ e                                                                                                            https://www.youtube.com/watch?time_continue=4138&v=U2r8nvufsss&feature=emb_logo, e vista l’importanza del documento  successivo nostro download e ricaricamento su Internet Archive generando gli URL https://archive.org/details/y-2mate.com-esercito-identita-e-interesse-nazionali.-una-conversazione-con-il-ge  e https://ia601405.us.archive.org/32/items/y-2mate.com-esercito-identita-e-interesse-nazionali.-una-conversazione-con-il-ge/y2mate.com%20-%20esercito%2C%20identit%C3%A0%20e%20interesse%20nazionali.%20Una%20conversazione%20con%20il%20Generale%20Marco%20Bertolini_U2r8nvufsss_360p.mp4Intervista al generale Marco Bertolini. Il concetto di sovranità e la sua declinazione in politica (videointervista al generale Marco Bertolini a cura di Giuseppe Germinario), in “L’Italia e il Mondo”, 23 maggio 2019, agli URL originari  http://italiaeilmondo.com/?s=intervista+generale                                                                          e https://www.youtube.com/watch?time_continue=694&v=65AUs7rdmZM&feature=emb_logo; successivo nostro download e ricaricamento su Internet Archive, generando gli URL  https://archive.org/details/y-2mate.com-intervista-al-generale-marco-bertolini-la-sovranita-e-la-sua-declina                                                                                                                   e                                      https://ia801504.us.archive.org/15/items/y-2mate.com-intervista-al-generale-marco-bertolini-la-sovranita-e-la-sua-declina/y2mate.com%20-%20intervista%20al%20Generale%20Marco%20Bertolini_La%20sovranit%C3%A0%20e%20la%20sua%20declinazione%20in%20politica_65AUs7rdmZM_360p.mp4. Mentre per quanto riguarda i documenti scritti, all’ URL dell’ “Italia e il Mondo” http://italiaeilmondo.com/?s=bertolini, congelamento Wayback Machine  https://web.archive.org/web/20200429143150/http://italiaeilmondo.com/?s=bertolini, si può prendere visione di Marco Bertolini,  Considerazioni in tema di Forze Armate, in “L’Italia e il Mondo”, 15 aprile 2020;   Lo scenario libico secondo il generale Marco Bertolini ( intervista al generale Marco Bertolini a cura di Giuseppe Germinario), in “L’Italia e il mondo”, 25 gennaio 2020;  Marco Bertolini, Salvate il soldato  Esposito,  in  “L’Italia e il Mondo” 25 febbraio 2019; Caos migranti. Politica in Africa e caos in Libia. Tutte le colpe della Francia (intervista al generale Marco Bertolini a cura di Paolo Vites), in “L’Italia e il Mondo” 25 giugno 2018 ma originariamente su “Il sussidiario.net. il quotidiano approfondito” 23 giugno 2018, all’URL https://www.ilsussidiario.net/news/esteri/2018/6/23/caos-migranti-politica-in-africa-e-caos-in-libia-tutte-le-colpe-della-francia/826985/, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200503184858/https://www.ilsussidiario.net/news/esteri/2018/6/23/caos-migranti-politica-in-africa-e-caos-in-libia-tutte-le-colpe-della-francia/826985/ e  Marco Bertolini, Ripristino della leva, in “L’Italia e il Mondo” 6 settembre 2018; Idem, Geopolitica spietata, in “L’ Italia e il Mondo” 31 dicembre 2016. N. B. : anche presso  http://italiaeilmondo.com/?s=bertolini è possibile raggiungere le due videointerviste consultabili presso http://italiaeilmondo.com/2020/04/19/istituzioni-e-sovranita-la-funzione-dellesercito-italiano-ne-discutiamo-con-il-generale-marco-bertolini/  e http://italiaeilmondo.com/?s=intervista+generale) le assonanze fra la Stimmung (ed anche fra i contenuti) dell’ Arte della guerra con questo corpus pubblicato sul presente blog sono veramente suggestive andando, in entrambi i casi, ben al di là delle indicazioni tecnico-operative necessarie a comandare un apparato militare, ma affermando l’inscindibile legame fra la tecnicalità operativa nell’organizzare lo strumento militare e/o dispiegarlo sul campo di battaglia con il fattore politico, morale e psicologico che ne è il necessario presupposto. Riassunte compendiosamente le idee espresse nel succitato corpus dal generale Marco Bertolini (e che trovano una sorta di loro summa nell’ultima succitata recente  intervista magistralmente condotta da Giuseppe Germinario) sono le seguenti: 1) contrariamente a quanto si è voluto far credere da parte dell’italica – e politicamente  interessata – incultura militare un esercito costituito solo da un piccolo numero di professionisti (come quello che si voluto far diventare l’esercito italiano) è una totale assurdità. La guerra non può essere fatta solo da ristrette élite di corpi ultraspecializzati, dietro (o meglio: davanti) a loro ci deve essere sempre un’ingente massa d’urto; e se va da sé che se questa massa d’urto non può più essere la classica indistinta “carne da cannone” modello guerre napoleoniche o prima guerra mondiale, è ancora più assurdo che la guerra possa essere un affare riservato a qualche corpo ultraspecializzato e/o ultratecnologizzato; 2) conseguentemente a questo primo indiscutibile assunto, con l’abolizione nel nostro paese della servizio militare di leva, nell’esercito italiano è iniziato un inarrestabile declino caratterizzato da A) assoluta impossibilità di essere una reale e credibile difesa dei confini nazionali ma anche di fungere da strumento operativo per supportare, anche se solo a livello di deterrenza e come risorsa di ultima istanza,  la politica estera del nostro paese, B) visti gli esigui numeri conseguiti attraverso la “professionalizzazione” dell’esercito, impossibilità di effettuare un efficace turnover e quindi, in ultima istanza, con conseguente  graduale ed inarrestabile degrado professionale di questi professionisti per una professione, quella delle armi, che tutte le qualità umane richiederebbe, tranne quella di avere uomini da impiegare sul campo con la pancetta dell’impiegato e con gli acciacchi dell’età (con altrettanto conseguente deleteria tendenza da parte di costoro a sindacalizzarsi, il che confligge col più elementare concetto di gerarchia militare), C) vista la reale ed effettiva de professionalizzazione di questi “professionisti”, loro impiego improprio in funzioni di supporto alle forze dell’ordine, cosa in sé non sbagliata in linea di principio ma assolutamente sbagliata nei modi con cui vi si è massicciamente ricorsi in Italia perché, così facendo, si riducono ancor di più i momenti addestrativi di questi professionisti; 3) importanza assoluta nel mestiere delle armi, dal più umile fante alle più alte gerarchie, del fattore etico-morale di coloro che vi si dedicano. Torniamo all’Arte della guerra. I due snodi  sui cui ruota tutto il trattato polemologico machiavelliano sono la ordinanza e il deletto, vale a dire la leva obbligatoria e la scelta e/o addestramento di questi uomini  provenienti dalla leva obbligatoria nei diversi compiti, dove nell’Arte della guerra viene cristallinamente sottolineato che la successiva cernita da questa originaria massa umana proveniente dalla leva obbligatoria deve tenere nel massimo conto la componente etica-morale del combattente, cosa che viene altrettanto cristallinamente sottolineata e ripetuta ad ogni piè sospinto anche nel corpus del generale Bartolini pubblicato sull’  “Italia e il Mondo” e che costituisce, come è di tutta evidenza, il vero e proprio endoscheletro di tutta l’argomentazione illustrata nei precedenti punti. Orti Oricellari, l’accademia filosofico-politica di Palazzo Ruccellai nata nel clima  di un tardo Rinascimento che ha intrapreso la via di inarrestabile decadenza politica e civile e che a questa decadenza cercava di reagire  e in cui il protagonista indiscusso di questo tentativo di reazione fu  Machiavelli e dove il Segretario fiorentino aveva ambientato il suo trattato sull’Arte della guerra che ha  la forma letteraria di un dialogo svolto, appunto, nell’ameno giardino di Palazzo Ruccellai fra Fabrizio Colonna (capitano di ventura dell’epoca realmente esistito ma che, nella realtà, dietro il quale si celava la figura reale di Niccolò Machiavelli, che proprio negli incontri negli Orti Oricellari con i suoi giovani discepoli aveva concepito il suo trattato) e i suoi giovani ascoltatori, e un blog di geopolitica del XXI secolo, “L’italia e il Mondo” dove, nonostante le incommensurabili differenze nelle tecniche comunicative e di  sociabilità fra questi due luoghi di elaborazione politica distanziati da cinque secoli si cerca di far rivivere quella tradizione di realismo politico repubblicano che fiorito in quel tardo Rinascimento diede inizio alla nostra modernità politica, che idealmente ed operativamente ebbe il suo terminus a quo da Machiavelli e non da Hobbes e/o Locke come vorrebbe la vulgata liberale. La giustificazione di questo impegnativo assunto viene anche dalle parole del generale Bertolini, il cui potere iconoclastico rispetto alle attuali “pappe del cuore” del paradigma politico e culturale (e mitologico) democraticisitico-liberal-liberista ci piace vedere riassunto nella seguente sua  affermazione tratta da Geopolitica spietata, pubblicata sull’ “Italia e il Mondo” in data 31 dicembre 2018: «L’esempio dell’inutile articolo 11 della Costituzione è emblematico: al di là dell’inconsistenza di un “ripudio” (della guerra) che non può che essere solo retorico, tale presa di posizione impedisce all’Italia di fare i conti (almeno a parole) con una costante della storia e toglie dignità agli strumenti militari dei quali continua comunque ad essere dotata (le Forze Armate). Conseguentemente, al nostro paese non resta che mettersi disciplinatamente al seguito di coloro che tali remore non nutrono e che continuano ad essere ben determinati a perseguire i propri interessi – ovviamente travestiti da interessi “comuni” – con tutti i mezzi, inclusi quelli bellici.» e che nella rude parresia di un vigoroso (e combattivo e conflittualistico) repubblicanesimo civile di stampo machiavelliano sembrano quasi fare da contraltare  ai mesti (e totalmente giustificati) scambi di battute dell’ultima intervista di Giuseppe Germinario a Marco Bertolini, nei quali si dispera sulla possibilità di invertire la triste situazione del nostro paese. Ma come Fabrizio Colonna (cioè Machiavelli) disperava nell Arte della guerra di compiere questo revirement, la composizione dellopera avvenuta attraverso i colloqui degli ameni giardini Orti Oricellari ed anche, si parva licet compenere magnis, il nostro continuamente proporre le ragioni di un repubblicano realismo politico, una comunicazione ed elaborazione in cui i qualificati interventi del generale Bertolini costituiscono una preziosa componente, smentiscono questo pessimismo, che può essere sì della ragione ma solo se si premetta, come fa Bertolini, che la ragione non è mai una gelida analisi avulsa dai valori ma un processo dinamico e creatore in cui i valori morali (e quindi anche politici, se per politica si intende unazione pubblica guidata dalla più profonda morale machiavelliana sempre animata alledificazione e rafforzamento, a differenza e con segno polarmente contrario dalle attuali democrazie rappresentative, di una vitale e non retorica Res Publica) rivestono massima ed unica importanza.  Di questo era consapevole Machiavelli, di questo era consapevole Clausewitz (profondo conoscitore del Segretario fiorentino: sullimportanza nel riconoscimento  nel pensiero clausewitziano dello strettissimo legame fra guerra e politica,  cfr. Peter Paret, Machiavelli, Fichte, and Clausewitz in the Labyrinth of German Idealism, “Ethics & Politics”, Vol. XVII(3), 2015,  pp. 78-95, all’ URL  https://www.openstarts.units.it/bitstream/10077/12194/1/06_E%26P_2015_3_PARET.pdf, Wayback Machine: https://web.archive.org/web/20200503220857/https://www.openstarts.units.it/bitstream/10077/12194/1/06_E&P_2015_3_PARET.pdf/) e di questo è assolutamente consapevole anche Bertolini. Fosse sole per questo gli dobbiamo grande gratitudine e, assieme a questo riconoscente sentimento, una profonda fiducia su un comune e fattivo cammino contro la la pandemia da  Cthulhu morbus  dello  spazio psichico, culturale, sociale, politico e giuridico delle odierne democrazie rappresentative e   di cui le ultime vicende epidemiologiche ma soprattutto politiche e giuridiche del coronavirus non sono che lultima e più importante manifestazione e sintomo.  Ma di questo, ed anche sempre sostenuti da un retto pensiero polemologico (e quindi politico) che fu di Machiavelli, di Clausewitz e oggi rivive in Bertolini, fra non molto riparleremo.

Massimo Morigi – 4 maggio 2020

 

 

 

 

 

 

Il momento e il modo opportuni, di Roberto Buffagni

La minaccia di uscire dall’euro non è uno strumento di pressione adeguato per una trattativa volta a ottenere migliori condizioni all’interno del quadro UE, perchè è un ultimatum, che dunque si può usare una volta sola, e a cui si è costretti a dare corso in caso di risposta negativa.

L’uscita dall’euro fa saltare il quadro UE attuale, del quale l”euro è il principale strumento politico (l’archetipo di tutti i “piloti automatici” con i quali l’oligarchia UE governa).

L’uscita dall’euro, implicando (comunque sia gestita) la fine del sistema UE vigente, è dunque una rivendicazione antisistemica, che può essere soltanto imposta, non trattata in vista di un compromesso tra pari che condividono e vogliono preservare il medesimo quadro politico d’insieme.

L’analogia più calzante mi pare quella con il meccanismo della dissuasione nucleare “du faible au fort”, studiata dal generale Gallois in vista dell’istituzione della force de frappe nucleare voluta da de Gaulle.

Sintesi: quando il debole fornito di armamento nucleare vede minacciati i suoi interessi vitali, minaccia il forte di usare le sue armi atomiche, a prescindere dal fatto che il forte sia in grado di rispondere con un contrattacco nucleare di maggiore potenza, in grado di devastarlo ed eventualmente di annichilirlo. In presenza di attori razionali del conflitto, il forte si troverà di fronte a un rapporto costi/benefici sfavorevole, e recederà. Egli può infatti annichilire il nemico, ma subendo danni immensi, politicamente ingiustificabili. Perchè la dissuasione “du faible au fort” funzioni, è imperativo che il decisore sia:

a) la massima autorità del paese debole, che nell’emergenza ha poteri pressochè dittatoriali

b) che la massima autorità del paese debole sia credibile, cioè a dire che il nemico creda che egli non esiterà a usare l’arma nucleare di cui dispone.

Quando si minaccia di uscire dall’euro, si dice implicitamente alla controparte che COMUNQUE VADA la trattativa, il quadro politico UE vigente è finito: non “che finirà”, ma che è GIA’ finito. L’unico margine di trattativa che resta, dopo la minaccia-ultimatum, è sul COME finisce il quadro politico vigente. Se la controparte cede, l’uscita dal quadro politico UE avviene in modo concordato. Qui si che si aprono gli spazi di trattativa, politica e diplomatica: una trattativa che sarà durissima, scorretta, dolorosa, ma resterà una trattativa, cioè un conflitto regolato dalle leggi nel quale si può cercare un punto di compromesso accettabile per tutti (anche se non è detto che lo si trovi). Se la controparte non accetta l’uscita concordata dal quadro UE vigente, chi ha proposto l’uscita dall’euro è costretto, dalla logica dell’ultimatum, a uscire unilateralmente, a far saltare comunque il quadro UE, e ad aprire una fase di conflitto che solo in seguito, una volta chiaritisi i nuovi rapporti di forza, potrà dare luogo a trattative.

Insomma: uscire dall’euro significa aprire una fase di guerra economica e psicologica APERTA. Il che all’Italia non solo conviene, ma è indispensabile, perchè nell’attuale fase di guerra economica e psicologica COPERTA il ceto dirigente italiano collabora con il nemico, e il popolo, che ne è ideologicamente plagiato e disinformato, non reagisce o reagisce a sproposito.
Postato da Roberto Buffagni in Goofynomics alle 21 agosto 2014 12:20

Bagnai:

Chapeau! Comunque, io che ho detto? Siamo perfettamente d’accordo. Non ci sono margini di trattativa, l’euro è un aborto, la volontà politica di tenerlo in piedi non c’è (vedi il discorso di Bolkestein), quindi chi parla di “pugni sul tavolo” è un imbecille. Semplicemente si va lì, con un bel sorriso, senza l’attitudine minacciosa da pugile suonato che ci consigliano i nostri migliori economisti e i nostri più fini politici, e si dice, se possibile in tedesco (Jorg si offre volentieri):

“Noi ce ne andiamo, e questa volta lo scherzetto dello spread non ce lo facciamo fare (NdR: ad esempio rifinanziando pro tempore il nostro debito con la stampa di euro, come propone Jacques Sapir nel suo piano di uscita, che trovate nella sezione “Per cominciare“, o anche semplicemente ridenominandolo in tempi sufficientemente rapidi – oggi ci sono i computer, mi dicono…). Voi che fate? Cooperate, o no? Perché tanto l’euro è finito, quindi, da creditori intelligenti, mi sa tanto che vi conviene cooperare. Volete attaccare la nuova lira? Fatelo! Quanto più scende, tanto più la vostra industria ci perde. Mi sa che vi conviene sostenerla e mantenere i mercati ordinati, così voi ci fate uno sconto non eccessivo sui nostri debiti, noi ci facciamo uno sconto non eccessivo sulla vendita all’estero delle nostre merci, e dopo staressimo tutti meglio. Cosa? La risposta? No, guardi, lei è tanto gentile, signora Merkel, ma io ho da fare, devo salvare il mio paese, quindi, non lo prenda come uno sgarbo o una mancanza di rispetto, ma la sua risposta è del tutto irrilevante. Bella pe’ tte”.

Cioè: non si va a dire “se non fate così l’euro è morto!”. Oh, no, sarebbe un gravissimo errore, sarebbe una minaccia, e la minaccia del debole non funziona, salvo nel caso molto particolare messo opportunamente in evidenza dal brillante intervento di Roberto. Si va a dire: “l’euro è morto, quindi fate come vi pare, ma è meglio se fate così”, che è una semplice applicazione del principio che chi mena per primo mena due volte (il che, se sei più piccolo, ti conviene).

La Costituzione francese prevede esattamente il tipo di leadership della quale Roberto parla (vedi sempre il discorso di Sapir nel suo piano di uscita). La nostra no. Il nostro Presidente della Repubblica non ha i poteri di quello francese, il che è tutto sommato un bene, visto che Napolitano si è più volte esplicitamente schierato a difesa degli interessi dei creditori esteri (lo dico rispettosamente, è un dato di fatto, evidentemente lui ora la pensa così…).

Basta solo trovare un Presidente del Consiglio che abbia voglia di passare alla storia, magari in un modo diverso da quello che vi facevo vedere, a testa in giù, qualche post fa. Sembra impossibile, ma siccome deve succedere, succederà. E chi non lo avrà fatto si mangerà le mani…

Assolutamente condivisibile.
Ovvio che trovare un simile Presidente del Consiglio comporti alternativamente due presupposti… che sia appoggiato da un forte schieramento politico che la pensi come lui (ma per quanto mi sforzi di guardare lontano quel termine “forte” appare ancora una chimera) ovvero che si comporti come fece quel poco simpatico signore con i baffetti ridicoli tanti anni fa (il che non mi sembra uno scenario auspicabile).
Io ancora spero su Marine proprio in virtù di quella peculiarità della costituzione francese accennata dal Professore…peccato che ancora manchi un bel pò di tempo, a meno che i “galletti” non trovino il modo di anticipare la faccenda.

Non riesco ad immaginare un nostro rappresentante rischiare il tutto per tutto in un braccio di ferro con i poteri forti a livello europeo/mondiale – e pure di casa. Se qualcosa – e sicuramente i nostri nemici hanno gli strumenti per farlo – andasse storto, allora si’ che subirebbe il noto rovesciamento prospettico, perche’ il nesso causa-effetto sarebbe cosi’ palese per le masse.. Lietissimo di sbagliare, ma proprio perche’ e’ improbabile l’esistenza (gomblotto) di una singola oligarchia organizzata, bensi’ di molte in conflitto perenne, queste non molleranno mai il loro pezzettino d’osso per una visione lungimirante, esempio non perdere milioni di clienti ricchi, perche’ sarebbero fagocitate all’istatte dalle altre oligarchie. Ci spoglieranno di tutti i risparmi, delle nostre case con i mutui inversi che saranno l’unico modo di mantenere i figli. Poi si dilegueranno, i pesci piccoli saranno presi, gli altri ci faranno ricostruire le loro fabbriche, grazie. Immagino che il Prof. non si interessi alla lotta di classe semplicemente perche’ non esiste, al contrario del conflitto di classe.

Paul Krugman sul NYT e già il titolo è un programma: “The Euro Catastrophe”.
E rimanda a questo articolo apparso sul Washington Post:

Worse than the 1930s: Europe’s recession is really a depression

http://www.washingtonpost.com/blogs/wonkblog/wp/2014/08/20/worse-than-the-1930s-europes-recession-is-really-a-depression/

E come se non bastasse, ecco il fratello di Belzebù

Italy’s Downward Spiral di Hans-Werner Sinn

https://www.project-syndicate.org/commentary/hans-werner-sinn-argues-that-the-economy-s-long-slump-reflects-the-failure-of-officials-to-address-the-real-problem

Ultima segnalazione: uno dei più brillanti pezzi comici dell’anno si trova su voxeu.org

How to jumpstart the Eurozone economy
Francesco Giavazzi, Guido Tabellini, 21 August 2014

In una sola notte, sono passati da “tagliare, tagliare, tagliare!!” a “spendere, spendere, spendere!!”… il sipario si sta per aprire e non sarà un bello spettacolo.

Hai capito benissimo, temo.
E lo sa bene anche il Prof.!
Noi oggi siamo oltre il 130% di rapporto debito/PIL.
La porzione di debito eccedente il 60%, cioe’ oltre il 70%, cioe’ circa 1550 miliardi di Euro, verra’ presumibilmente conferita nell’ERF (in cambio della possibilita’ di spendere ed aumentare ancora il debito per mantenere in vita l’Euro), fornendo come garanzia il patrimonio pubblico (tutto il demanio, il territorio dello Stato, il presunto gettito fiscale futuro, i flussi contributivi previdenziali obbligatori, le residue aziende e partecipazioni pubbliche, CDP inclusa).
La modifica del titolo V della Costituzione permettera’ inoltre al Governo di togliere a Comuni e Regioni le aziende municipalizzate dei servizi e di conferire nell’ERF anche i futuri flussi di cassa di IMU, TASI & TARI.
Ogni essere vivente residente in Italia (perche’ in questo scenario non ci saranno piu’ cittadini ma solo abitanti), opportunamente identificato col suo codice fiscale, dovra’ pagare ‘per sempre’ ai creditori esteri una cifra minima annuale, per il solo fatto di vivere sul territorio di quella che un tempo fu la Repubblica fondata sul lavoro e che i ben noti traditori della Patria hanno condotto a questo punto.
E’ questo il patto scellerato, il novello ‘Armistizio di Citta’ della Pieve’ (a Cassibile non c’era purtroppo nessuna villa di Draghi), che il plenipotenziario delle potenze creditrici Alleate Mefistofele Draghi ha imposto al Generale Renzie Badoglio perche’ sia annunciato lunedi’ 8 Settembre… (ogni riferimento storico e’ ricercato).
http://www.italiachiamaitalia.it/articoli/detalles/23235/StoraceO%20LaODestra%20%20O%20accordoODraghi-RenziOOLaOUeOvuoleOilOnostroOpatrimonioOnazionaleE.html

Non necessariamente . Si potrebbe finire anche a testa in su , tipo Calvi al Ponte dei Frati Neri o alla maniera di Mattei . Tenga presente che Farage per molto meno ci è andato vicinissimo .
Un Presidente del Consiglio avveduto questo deve metterlo in conto .
Tengo a precisare che non sono un complottista .
Voglio solo dire che vi dovete scordare di una uscita unilaterale , qualunque sia il Paese dell’ eurozona che voglia farlo . Un gruppo di Paesi è più razionale .
L’ipotesi fatta da Buffagni e condivisa dal Professore si basa su agenti economici razionali , e sono pareri condivisibili , e se così fosse a quest’ora saremmo già fuori dall’euro .
Ma l’euro ha anche una valenza politica . Quella di far muovere TUTTI i Paesi del eurozona all’unisono quando ci sono conflitti politici .
Vedete la storia d’ ITALIA . Quando era divisa in stati autonomi non solo non c’era il problema del mezzogiorno , ma ogni stato italiano faceva alleanze diverse con le varie nazioni europee .
Con l’unità italiana è sorto il problema del sud e ci hanno portati in massa in due guerre mondiali senza che ci fosse una regione italiana che si potesse dissociare . Dove ci hanno detto di andare siamo andati . TUTTI .
Senza tenere in conto che i mega stati producono duci e imperatori a iosa.
Personalmente una Europa politicamente unita la ritengo una calamità per la democrazia .
Per me il fascismo è il figlio diretto dell’ Unità d’Italia . IL Principe tanto vagheggiato alla fine è arrivato .
Tengo a precisare che non sono leghista , anche se su consiglio del Professore, ma anche di decisione autonoma ho votato per Borghi . Se poi è stato eletto Borghezio sti cazzi . IL problema è della Lega non mio.
Sintesi : non si va a battere i pugni sui tavoli ( comportamento infantile ) , ma non si fa nemmeno una uscita UNILATERALE ( comportamento autolesionista ) ovviamente non dal punto economico .
Comunque l’Italia non ha chance né politiche e né economiche autonome .
Come ci hanno portato dentro così ci porteranno fuori .
I pochi hanno scienza ma non potere . I molti hanno potere , ma non scienza .

Quoto:

“Noi ce ne andiamo”

Non c’è un “noi”, questo mi pare sia il senso del post di Buffagni.

Riquoto:

“Basta solo trovare un Presidente del Consiglio”

Non esiste il “noi” che elegga questo Presidente del Consiglio (cioè il “noi” che questo Presidente del Consiglio dovrebbe rappresentare a meno che, come accenna Roberto nel suo post, non si parli di “poteri dittatoriali”); inoltre appena un partito serio che si presenti alle elezioni col programma di uscire dall’euro riesce a guadagnare un consenso tale da far ipotizzare una sua quasi sicura vittoria l’euro crolla in maniera disordinata.

Le analisi del professor Bagnai sono corrette ma restano analisi economiche ossia non indicano un progetto realizzabile politicamente.

Temo che dal 2015 le cose cominceranno ad andare per i fatti loro, per così dire.

Preciso il mio pensiero. Le condizioni politiche per uscire dall’euro, nell’Italia di oggi non ci sono, per molte ragioni, la maggiore delle quali è la disgregazione del centrodestra dopo il fallimento-tradimento di Silvio B. (a mio parere, solo una forza politica di centrodestra può guidare l’uscita dall’euro, perchè solo nella cultura politica del centrodestra sopravvive, bene o male, l’idea di nazione: e la battaglia contro l’euro è una battaglia nazione vs. sovrannazione).
E’ possibile che ci siano in Francia, se il FN continua il trend positivo.
E’ anche possibile che nei prossimi anni, le condizioni politiche cambino in modo sensazionale anche qui, perchè le forze euriste hanno vinto per abbandono dell’avversario, e la situazione sociale oggettiva è quel che è (molto negativa). La questione centrale è la leadership del centrodestra. Se il Signore volesse richiamare a sè Silvio B., ci renderebbe un segnalato favore.

 

  • Ma figurati! Solo che siamo in Italia, dove “volontà” non si dice “proposta”. La proposta c’è, costa 17 euro in libreria. La volontà verrà. Mica penserai che il Pd faccia il 40% alle prossime elezioni, vero? Ci vuol altro che Fubini!

  • Quoto Buffagni:

    “E’ possibile che ci siano in Francia, se il FN continua il trend positivo.”

    E’ vero e significa appunto che una decisione simile potrà essere presa solo con un vasto consenso elettorale o alternativamente con poteri quasi dittatoriali cose che non esistono in Italia.
    Il problema secondo me è che appena si profilerà concretamente questa eventualità in uno dei paesi che contano l’euro crollerà in maniera disordinata, per questo dico che l’uscita non è una reale proposta politica anche se “teoricamente” è l’unica strada percorribile.
    Sono d’accordo che si stia andando verso un conflitto nazione vs. sovranazione ma sarà appunto un “conflitto”, prima sociale e poi forse anche qualcos’altro ma non una “soluzione”.

    Non è questione di primato della politica ma di assenza totale di prospettiva politica alternativa se non questi ritorni di fiamma dei nazionalismi che sono sostenuti principalmente da elettori impolitici; credo che nel 2015 ci renderemo conto della gravità di questa mancanza.

    Un’uscita unilaterale dall’euro con gli attuali attori e nel vigente sistema istituzionale è purtroppo irrealizzabile, in quanto richiederebbe necessariamente l’apporto comune di almeno due soggetti: presidente della Repubblica e presidente del consiglio dei ministri. Infatti, per i noti motivi più volte richiamati in questo blog, l’uscita potrebbe essere attuata solo con un decreto legge, mediante cioè l’unico mezzo di produzione normativa avente quelle caratteristiche di immediatezza e incisività operativa assolutamente indispensabili per impedire alcune delle conseguenze indesiderabili di tutta l’operazione. Il decreto legge, però deve essere deliberato dal consiglio dei ministri ed emanato dal presidente della Repubblica, il quale può rifiutarsi di farlo, come peraltro è già recentemente avvenuto proprio ad opera di Napolitano. Considerato che il convinto sostegno all’euro dell’attuale perdente della Repubblica non può certamente essere messo in discussione, mi sembra evidente che rebus sic stantibus un’uscita dalla moneta unica in via unilaterale dell’Italia è semplicemente impossibile e lo sarà nel futuro a prescindere dal capo del governo, anche se avessimo la fortuna di eleggerne uno antieuro. Mi dispiace, ma sono molto, molto pessimista sul destino del nostro meraviglioso Paese.

    Due cose che riguardano la (in)capacità di giocare la mano di poker.
    A) Renzi, secondo me ha già ricevuto la lettera con la lista della spesa (da tagliare), al primo punto c’ è il recupero di circa 4/5 MLD dal comparto pensioni, cosa su cui si sta applicando, in maniera davvero scomposta, visti danni che produrrà sui consumi e a catena sull’ economia, e non tanto per i tagli in se, ma perchè la confusione sul come, sul chi e sul quanto, su un argomento tanto delicato produrrà l’ arresto dei consumi oltre lo stretto necessario da parte di una platea molto più ampia di quella che sarà alla fine toccata (sempre con l’ avviso che l’ alta Corte di sicuro boccerà il prelievo);
    B)Come insegnava un antico adagio, non ricordo più di quale provenienza, per fare grandi cose, bisogna essere supportati dall’ alto e dal basso; dall’ alto siamo messi male e già ne ho parlato, dal basso invece, se possibile siamo messi anche peggio, pensate ai consensi del cosidetto Premier, pensate alla razza PDina, pensate a tutte le razze di elettori ed a chi li orienta, vi sembra possible un supporto dal basso? No, il masochismo, perchè di questo si tratta, non ha confini; se in Grecia, Spagna, Portogallo, hanno dei solidi argomenti per accettare tutto o quasi, in Italia le cause non possono essere che altre, cioè legate ad una inconscia ricerca del piacere attravrso il dolore e le sofferenze

    Questo post, come pure alcuni precedenti, manifestano quello che il carrista “testa matta” di un film di molti anni fa chiamava un “radioso ottimismo”.

    Il “radioso ottimismo” di riuscire a trovare nel panorama politico italiano attuale le forze necessarie per attuare una uscita volontaria, concordata o no, dall’euro.

    Evidentemente non si tratta della Lega, che pure ha dato la sua testimonianza, anche se con qualche cedimento allo statoladro, ad esempio, o di una eventuale conversione del Movimento 5 Stelle, a Casaleggio piacendo. Non si tratta neppure del radioso sole dell’avvenire che finalmente sorgerà e di un tardivo ma sempre auspicato passaggio al socialismo.

    La mia impressione è che dall’euro non usciremo volontariamente se la classe dirigente italiana non avrà risolto il problema che non è stata capace di risolvere negli anni ’70.

    Federico Caffè scrisse nel 1978 che l’adesione allo SME, il vincolo esterno, era “seguire “programmaticamente” il ricatto dell’appello allo straniero”, proporsi “come modelli di efficienza paesi che scaricano le difficoltà cicliche sui lavoratori stranieri [allora erano i lavoratori stranieri], o associano le virtù tecnocratiche alla più elevata maldistribuzione del reddito”.

    Il vincolo esterno ha funzionato: ha imposto la ristrutturazione industriale dei primi anni ’80 che ha eliminato la base sociale del movimento operaio, chiudendo la crisi sociale iniziata alla fine degli anni ’60, ha condannato i partiti politici che avevano edificato la Repubblica all’estinzione, ha consentito la distruzione dell’economia mista con le privatizzazioni degli anni ‘90, e infine ha ridotto lo Stato al rango di un debitore al quale lo strozzino di Francoforte può inviare lettere minatorie.

    Incapace di individuare una soluzione più avanzata al problema della modernizzazione del paese presentatosi nelle forme più gravi negli anni ’70, la classe dirigente italiana, quella liberale-liberista arroccata intorno alla Banca d’Italia e quella social-liberista post-comunista, hanno trovato nel vincolo esterno una soluzione più arretrata.

    Ripristinare la durezza del vivere (cfr. Padoa Schioppa) come unica alternativa possibile all’incapacità di governare una società opulenta finalmente possibile (cfr. Kalecki e Galbraith).

    E’ lì la radice del problema: “non vorrete mica tornare agli anni ‘70” è la frase che ripetono sia Draghi che Fassina, e a pappagallo i gggiovani gggiornalisti. E’ ribadendo la necessità del vincolo esterno che il Corriere ha chiuso il dibattito sull’uscita dall’euro nel 2012. E’ l’idea di un regime oligarchico quella che viene difesa persino da chi contesta la ristrutturazione renziana della Costituzione, come Zagrebelsky.

    Dall’euro non usciremo volontariamente, perché il vincolo esterno sta operando ora in profondità distruggendo quello che rimane della società creata, nel bene e nel male, negli anni della “prima” Repubblica, cioè della vera Repubblica.

    Se l’obiettivo che De Gasperi si poneva, nel 1943, era quello di “abolire” il proletariato, oggi si sta realizzando l’obiettivo opposto di abolire il ceto medio ovvero di proletarizzare il popolo italiano.

    La possibilità di governare, o meglio di controllare lo Stato, con pieni poteri finora mai sperimentati, anche con i voti del 40% del 50% degli elettori e l’assenza, al momento, di credibili alternative, assicura alle forze politiche che dovrebbero decidere un’uscita volontaria dall’euro un ricco bottino rimanendo nell’euro.

    A chi si sta immiserendo rimarrà sempre l’alternativa di non andare a votare, come avviene nei paesi a oligarchia più avanzata. Se poi è proprio necessario, si troverà un altro ragazzo immagine (ma non del complesso militare-industriale perché quello ce lo siamo già giocati molto tempo fa).

     

  • a Gianni Barbato e Giorgio D.M.

    Caro Barbato,
    grazie per la replica, e grazie anche per l’informazione sulla sepoltura di Fortuyn, non lo sapevo. Ti rispondo brevemente, e al punto 1 replico anche a Giorgio D.M.

    1) Non sono “ottimista”. Il mio breve intervento vuole soltanto descrivere la natura dell’uscita dall’euro, sottolineando il fatto che è impossibile usarla come strumento di pressione all’interno di una trattativa; il che non vuol dire che sia facile, o anche solo politicamente possibile, uscire dall’euro. Nel momento attuale, l’unica cosa sicuramente possibile è il lavoro di corretta informazione e di demistificazione della propaganda avversaria, bianca e nera. Uno dei principali frames della propaganda avversa è quello del “battere i pugni sul tavolo” usando la minaccia dell’uscita dall’euro come strumento di pressione. C’è chi lo usa in buonafede, e va fatto riflettere. C’è chi lo usa in malafede, e va smentito con l’analisi.

    2) Sì, effettivamente il politico che voglia far saltare il quadro politico UE e che si avvicini a riuscirci deve mettere in conto la possibilità di essere distrutto, politicamente e/o fisicamente. Al fondo della dimensione politica, c’è sempre il conflitto a morte.

    3) Attribuisco la principale responsabilità della disgregazione del centrodestra a B., perchè ne era, e purtroppo ne è ancora, il leader carismatico. Nel 2011 si è lasciato dimettere senza aprire bocca, e da quel momento in poi ha collaborato con le forze avverse per salvarsi. Così agendo, o non agendo, si è reso responsabile di un errore di portata storica, aggravato dal fatto che non lo ha commesso per ignoranza, ma per viltà (B. è un caso evidente di politico che, sul punto di toccare il filo dell’alta tensione, viene minacciato negli averi, negli affetti e probabilmente anche nella vita fisica). Quanto a Fini, il mio giudizio sulla sua persona è tale da non poter essere espresso senza rischiar di incorrere in querele, e quindi lo ometto.

    4) Ad impossibilia nemo tenetur. Le cose possibili, invece, vanno fatte. Oggi si può fare quello che sta facendo Alberto Bagnai, insieme a non molti altri. Sarebbe anche importante che, nel dibattito pubblico, cominciasse a entrare il seguente concetto: che siamo in guerra, che abbiamo dei nemici, e che questa guerra e questi nemici non sono la guerra e i nemici che ci hanno abituati a individuare. La guerra non viene condotta con le armi, i nemici non portano la divisa di un popolo straniero: però, guerra e nemici ci sono, ci sono eccome.

  •  

  • Caro Buffagni
    Ho appena finito di leggere la tua risposta al mio post di ieri .
    Sei una persona notevole e non devi ringraziarmi di nulla .
    Ci troviamo in sintonia . Anche ’io su Fini ho lasciato perdere per non essere sommamente volgare .
    Devi sapere che lo ‘’ conosco ‘’ da una vita ,cioè da quando era il ‘’ pupo ‘’ di Almirante ,perché io ti scrivo da Latina ex Littoria fascista come tu sai , e mi ricordo molto bene i suoi discorsi da una tribuna alta almeno tre metri fasciata dal tricolore .
    Sul berlusca non vi ho fatto mai affidamento già dalla sua ‘’ discesa ‘’ in campo perchè è lampante che pensa solo al suo patrimonio , e i suoi interessi non coincidono con quelli dell’ITALIA .
    Mentre di italianità si è sempre riempito la bocca Fini .
    Ma sul giudizio politico di questi due campioni del nulla concordiamo sostanzialmente , differiamo solo su sfumature irrilevanti .
    Mi dici che siamo in guerra . Vuoi sapere da quando sono al fronte ?
    Dal 1999 prima dell’entata nell’euro ( la mia classe è 1952) .
    In piazza del Popolo attaccai violentemente dalla sinistra estrema, ( a quei tempi ero di Rifondazione Comunista) Prodi che ci stava portando al massacro economico . IL mio discorso completamente inaspettato mi danneggiò su due fronti . Quello con i compagni del partito e quello con la polizia per le mie intemperanze verbali . Ma non giganteggiamo, mi chiesero i documenti e mi fecero un sermoncino per le intemperanze verbali .
    Con i compagni dopo una litigata li mandai a fanculo e non mi sono mai più fatto vedere .
    Tre anni fa ho scoperto Goofynomics di Bagnai , credo di essere fra i primissimi lettori del suo blog, e per me è stata una boccata di ossigeno . Ma come dice giustamente il Professore le risposte erano già dentro di noi . Con la differenza che ora hanno delle solide basi di appoggio .
    Caro Roberto spero di non averti annoiato con questo excursus sulla mia vita privata , ma come si diceva nei miei verdi anni ‘’ il privato è politico ‘’ . Ma è anche testimonianza .
    Ti saluto con Stima .

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Già pubblicato su https://goofynomics.blogspot.com/2014/08/come-negoziare-ai-politici.html?fbclid=IwAR0-3wKMLzTwFJZtm8qO8i6mwh7Ho7qKzi1GaT6e4EUsFW81R4k0A-O31q4

Lega Nord e Unione Europea, a cura di Giuseppe Germinario

Continuiamo ad affrontare il tema del sistema di relazioni tra i paesi europei. E’ la volta della mozione congressuale presentata da Giancarlo Giorgetti ed approvata al Congresso della Lega Nord del maggio 2017. Si tratta probabilmente del testo più critico e compiuto tra le elaborazioni prodotte dai partiti presenti in parlamento. Il documento non si limita ai soliti cavalli di battaglia: la politica monetaria, quella di austerità e la moneta unica.  Appare però incerto sulla natura delle istituzioni europee e glissa sulla postura geopolitica di tali realtà. Rimane il problema dei passi necessari ad affrontare con buone probabilità di successo il conseguente confronto e scontro politico. Non è poco alla luce di quanto già successo in Grecia con Tsipras, con la Brexit in corso e con i recenti aggiustamenti nella Lega di Salvini._Giuseppe Germinario

MOZIONE CONGRESSUALE N° 4

Presentata da Giancarlo Giorgetti – Presidente Lega Nord – Lega Lombarda

VERSO UNA NUOVA ALLEANZA DI NAZIONI E POPOLI EUROPEI LIBERI E SOVRANI

CONSIDERATO: A. che sessant’anni fa nasceva l’Unione Europea, soggetto politico che, oggi, ha tradito i propri scopi di “promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli” mirando “alla piena occupazione e al progresso sociale” ;

B. che oggi in Europa si contano 120 milioni di disoccupati , dei quali 116 milioni vivono nell’eurozona, con una cronaca impietosa di fabbriche che chiudono e produzioni storiche smantellate, di lavoratori licenziati, con famiglie sul lastrico e grandi tensioni sociali;

C. che, per la prima volta, in Europa assistiamo ad un saldo negativo del tasso di natalità tra la popolazione residente, e che la domanda interna è sostenuta sempre di più ricorrendo, ed erodendo, il risparmio delle famiglie;

D. che l’Unione Europea ha modellato, attraverso l’euro e le regole monetarie da un lato e l’accondiscendenza nei confronti dell’immigrazione di massa dai Paesi extracomunitari dall’altro, un modello di sviluppo che basa la sua competitività sulla compressione dei salari e sull’eliminazione dei principali diritti sociali, costringendo interi settori produttivi a dover competere a prezzi analoghi a quelli delle aree meno avanzate del mondo;

E. che le regole monetarie sulle quali si basa l’Euro e gli stessi parametri di Maastricht non sono rispettati da alcuni Stati membri con la più completa connivenza delle Istituzioni europee e degli istituti di vigilanza, amplificando così il loro vantaggio competitivo e di surplus commerciale nei confronti degli altri Paesi dell’UE;

F. che l’UE ha manifestamente dimostrato di interferire direttamente nei processi democratici elettorali di alcuni Stati membri con la propria esposizione a favore di capi di Governo, anche non eletti dai cittadini europei, che portassero avanti le “riforme necessarie” e applicassero le regole di austerità utili alle proprie politiche monetarie;

G. che queste ultime, pubblicizzate all’opinione pubblica come necessarie al contenimento del debito degli Stati, implicano l’impossibilità per gli stessi di intervenire direttamente non solo nei settori privati dell’economia, ma anche per l’erogazione dei servizi pubblici fino alle situazioni di emergenza come le calamità naturali, e che, a questa stregua, qualsiasi Governo, indipendentemente dall’orientamento politico, è di fatto ingessato nella propria azione e nella tutela degli interessi dei propri cittadini e del loro futuro;

H. che, di fatto, è in atto una sostituzione delle popolazioni residenti attraverso l’immigrazione di massa incontrollata; questa, oltre ad essere funzionale al modello di sviluppo dell’UE, rappresenta uno dei principali vettori per il terrorismo islamico e pregiudica la possibilità di dedicare adeguata protezione ai rifugiati e a chi merita diritto di asilo (3% del totale, il resto sono dunque immigrati economici);

I. che l’UE, a causa di una produzione normativa eccessiva e rispondente agli interessi di pochi grandi gruppi multinazionali, ha distorto il concetto e il sistema stesso delle regole del Mercato Interno impedendo che i consumatori e le piccole e medie imprese legate al territorio in cui operano potessero giovare dell’indicazione di origine obbligatoria sui prodotti; che le norme europee non permettono lo sviluppo di appalti a beneficio delle aziende locali e la limitazione di pratiche pericolose come il ricorso eccessivo allo strumento del sub-appalto e che l’UE, forte delle prerogative conferitele dai Trattati, non permette agli Stati e alle Regioni di supplire in ragione del principio di sussidiarietà a queste gravi mancanze;

J. che la Commissione Europea ha competenza esclusiva in materia di politica commerciale e che, anziché concentrare la propria attenzione sulla protezione anti-dumping per combattere la concorrenza sleale di chi penetra i nostri mercati non rispettando alcuna regola sociale e ambientale e ricevendo sovvenzioni pubbliche, al contrario, negozia senza soluzione di continuità nuovi accordi di libero scambio che si rivelano pericolosi per la salute dei consumatori e per la tenuta del tessuto di piccole e medie imprese fondamentale per i nostri territori, prevaricando, inoltre, le competenze di Stati Membri e Regioni con potestà legislativa specialmente in materia di tutela, informazione e salute dei cittadini;

K. che la prima parte della nostra Costituzione definisce il modello sociale dove si parla di “lavoro” e non di mercato, e che questo entra in contrasto con l’obbiettivo di una “economia sociale di mercato” sancito dai trattati europei che definisce un modello incompatibile con i principi fondamentali delle costituzioni scaturite dalla vittoria sul nazifascismo;

L. che i finanziamenti comunitari, lungi dallo svolgere il compito di compensazione degli squilibri fra le diverse Regioni d’Europa sono invece diventati un meccanismo che li ha amplificati a causa del principio del cofinanziamento, della strutturalità che li rende assai non flessibili e della condizionalità a politiche definite a Bruxelles, ovvero lontano dagli Stati Membri e ancor più lontano dalla Regioni che le subiscono senza poter incidere concretamente nella loro definizione;

M. che, di conseguenza, i cicli di programmazione pluriennale non soddisfano le priorità delle Regioni, ma rappresentano un controllo eterodiretto delle loro possibilità di spesa, un obbligo al conseguimento di obiettivi programmatici non condivisi, il tutto nell’ambito di una mancanza di flessibilità che non tiene in alcun modo conto del continuo mutare del contesto macro-economico;

N. che la programmazione delle politiche UE dei settennati, che ricorda molto da vicino i piani quinquennali sovietici, ha fallito nel suo obiettivo principale, ossia nella politica di coesione, come dimostrato dai dati macroeconomici fallimentari come quelli relativi alla mancata crescita e alla disoccupazione in specie quella giovanile;

O. che, nell’ambito di un processo iniziato a Maastricht nel 1992 e rafforzato inesorabilmente a seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, i Parlamenti Nazionali e Regionali svolgono ormai gran parte della propria attività normativa per il recepimento e l’applicazione della normativa europea a carattere vincolante, con un contestuale ridimensionamento delle proprie politiche di bilancio al fine di rispettare il vincolo esterno;

P. che per rispondere ai limiti degli Stati nazionali non si può assecondare il disegno che ci vorrebbe parte di un “superstato” e che è necessario e urgente fare alcuni decisi passi indietro nel fallito processo di “integrazione europea” sovranazionale in favore di nuove forme di cooperazione tra Nazioni e Regioni europee libere e sovrane;

Q. che a seguito della “Brexit” l’Unione perderà i contributi di uno dei pochi (insieme all’Italia) contributori netti al bilancio UE e tenuto presente che i partiti e le lobbies europeiste hanno intenzione di proporre di utilizzare i seggi che saranno lasciati vacanti dai Parlamentari Europei Britannici per la creazione di un collegio elettorale “pan-Europeo”.

CONSIDERATO, ALTRESI:

R. che gli eventi storico-politici degli ultimi decenni hanno fatto sì che la Lega Nord in Parlamento Europeo abbia tenuto collocazioni diverse passando da una breve esperienza nel gruppo liberale ad una ancor più effimera con alcuni partiti autonomisti, alla compagine dei non iscritti, al gruppo dei nazionalisti e, in seguito, ad una prima famiglia di euroscettici per giungere, infine, sotto la Segreteria di Matteo Salvini, alla formazione di un gruppo autonomo composto da sovranisti, identitari ed autonomisti uniti dalla necessità politica che si riassume nel motto di “padroni a casa nostra” rispetto all’eurocrazia di Bruxelles;

S. che è dunque l’esigenza politica e le priorità delle diverse fasi storiche a “collocare naturalmente” la Lega Nord e le sue istanze autonomiste all’interno dei gruppi politici europei; che oggi è prioritario svincolarsi dalle appartenenze ideologiche per giocare un ruolo da protagonisti nel confronto tra globalizzazione e identità, tra l’interesse del grande capitale e quello dei popoli e delle loro peculiarità;

T. che i partiti indipendentisti in Parlamento Europeo – per ragioni diverse, scarsa collaborazione e differenze di ordine ideologico – siedono in Gruppi Politici differenti che vanno dall’estrema sinistra, ai Verdi, ai Popolari, all’Europa delle Nazioni e della Libertà (ENL) di Lega Nord e Vlaams Belang;

U. che essere critici nei confronti dell’Unione Europea non significa essere contro l’Europa, autarchici, isolazionisti; che il libero mercato, quando governato da regole giuste, è un valore inderogabile e i popoli continueranno a commerciare e scambiare le merci come è sempre avvenuto fin dall’alba del genere umano, ma su ritrovate basi di equa reciprocità, affinché i benefici possano ricadere sulla totalità dei cittadini e dei lavoratori;

V. che la pace e il benessere possono essere perseguiti efficacemente soltanto se viene ripristinato il corretto flusso della ricchezza, dall’alto verso il basso, dove la distribuzione viene garantita non certo da meccanismi di esproprio o di sussistenza imposti dall’alto (lo Stato, o un’entità sovranazionale a-democratica), bensì dal reddito da lavoro, ossia da un capitalismo nuovamente fondato sulla manifattura prodotta in loco: non più l’ingegneria finanziaria scatenata dalla “libera circolazione” del capitale, bensì l’industria e l’artigianato, i due fattori che hanno sancito l’affermazione della piccola Europa nel mondo;

W. che l’UE nella sua attuale conformazione è modellata per rispondere esclusivamente agli interessi del grande capitale trans-nazionale e delle grandi multinazionali, ovvero di soggetti che hanno la necessità di superare ogni confine Statale e Regionale per eliminare ogni diversità e peculiarità, per giungere alla completa omologazione e standardizzazione del Mercato Interno UE;

IL CONGRESSO FEDERALE

Il ruolo della Lega Nord

1. conferma con convinzione l’attuale collocazione della Lega Nord nel Gruppo ENL insieme ai partiti sovranisti, identitari e indipendentisti che ne fanno parte, pone l’obiettivo di allargarne gli orizzonti ai cosiddetti “Stati di Visegrad” e a tutti gli altri movimenti identitari ed eurocritici con la consapevolezza del fatto che finché l’attuale UE non sarà ricostruita, non vi sarà libertà né democrazia per i popoli Europei;

2. afferma con convinzione che, a partire dalla prossima legislatura europea, la Lega Nord e il Gruppo ENL dovranno porsi l’obiettivo di costituire una minoranza di blocco nei confronti di ogni azione ostile (legislativa e non) messa in atto da parte della burocrazia UE nei confronti degli Stati Membri e delle Regioni, specificando sempre che le alleanze del Movimento sono tattiche su punti precisi di programma e che l’impegno politico è finalizzato a rispondere alle esigenze dei popoli, svincolandosi da posizioni ideologiche e di parte; La necessità dell’avvio di una revisione dei Trattati

3. impegna il Movimento a richiedere, nelle sedi e nei modi consentiti, l’attivazione di una procedura di revisione ordinaria dei trattati volta a restituire sovranità agli Stati membri e alle Regioni con potestà legislativa, intervenendo 5 con abrogazione e/o modifica secondo le seguenti condizioni minime:

a) sovranità monetaria ed economica

  •  Unione Economica e Monetaria (UEM).
  •  Competenza esclusiva sulla politica commerciale.

b) sovranità territoriale

  • Principio di libera circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali.
  • Politica estera comune ossia del SEAE.
  • Ripristino del pieno controllo di ciascuno Stato sulle proprie frontiere, ossia abrogazione di Schengen e del regolamento di Dublino.

c) sovranità legislativa

  • Supremazia del diritto degli Stati membri su quello dell’Unione.
  • Corte di Giustizia dell’UE.
  • Personalità giuridica dell’UE, ossia del potere di concludere accordi internazionali a nome degli Stati membri.

 

d) ripristino della sussidiarietà

  • Riportare all’esclusiva competenza degli Stati membri la maggior parte delle competenze concorrenti e tutte le competenze di sostegno.
  • Accrescere il potere di controllo dell’applicazione del principio di sussidiarietà e proporzionalità in capo ai parlamenti nazionali e alle Regioni.

4. sottolinea la necessità di tornare quantomeno allo status pre-Maastricht, ovvero a una forma di libera e pacifica cooperazione tra Stati di natura prettamente economica; ritiene tuttavia indispensabile una profonda correzione del funzionamento del mercato interno, tesa a: debellare i fenomeni di dumping interno all’Unione, a cominciare dalle norme sulla mobilità dei lavoratori; abolire le norme aliene alle diverse tradizioni giuridiche degli Stati membri; arrestare l’eccesso di omologazione, che uccide le biodiversità e favorisce unicamente le produzioni su scala multinazionale. Un sistema di regole a misura delle nostre imprese

5. sostiene la necessità di ridisegnare il Mercato Interno per puntare allo sviluppo e all’innovazione salvaguardando al contempo le caratteristiche di alto livello degli standard produttivi europei e per valorizzare la qualità del nostro “saper fare” e delle nostre eccellenze industriali e agro-alimentari;

6. chiede con forza che l’Unione riduca e semplifichi il complesso sistema di regole che rende sempre più difficile raggiungere il vero potenziale del Mercato Interno UE e che la Lega Nord continui l’impegno per giungere a una vera indicazione di origine obbligatoria sui prodotti destinati ai consumatori a tutela dei produttori onesti e quale strumento fondamentale per rendere efficace la lotta contro la contraffazione, la violazione dei marchi e la circolazione del falso “made in Italy”;

7. denuncia la volontà politica da parte della Commissione Europea di non tutelare i legittimi interessi di chi sceglie di non delocalizzare altrove la propria produzione attraverso accordi di libero scambio e sistemi di preferenze commerciali dannosi per il nostro sistema industriale ed agricolo e sottolinea, inoltre, come in questo ambito occorra al più presto istituire, sul modello Statunitense, un sistema di regole per la promozione del consumo e dell’acquisto locale, e norme di difesa commerciale efficaci, rapide e severe. Più democrazia e coinvolgimento dei territori

8. esorta il Movimento a supportare tutte le iniziative volte alla definizione di una nuova “governance” per un maggiore controllo democratico sulle istituzioni europee, assegnando al Parlamento il potere d’iniziativa legislativa, anche parziale , garantendo alle Regioni una rappresentanza effettiva, attraverso l’elezione del Parlamento su base regionale ; ciò permetterebbe alle Regioni di mediare in maniera effettiva con gli Stati rappresentati nel Consiglio, anche in sede di iter legislativo;

9. evidenzia l’opportunità di valutare l’istituzione di un nuovo strumento di cooperazione militare che superi la NATO, a esclusivo scopo di mutua difesa e di deterrenza verso l’esterno , con la conseguente creazione di una filiera industriale 8 di sistemi d’arma “made in Europe” la quale sarebbe parte del rilancio dell’industria di alta gamma necessario al fine della ripartenza della domanda interna grazie all’aumento dei salari;

Meno denaro, meno sprechi, più sussidiarietà, più autonomia

10. chiede che il Movimento imponga la massima attenzione nei confronti della programmazione UE post 2020 e sottolinea che il mancato apporto del contributo Britannico dovrà imporre una conseguente riduzione della dotazione finanziaria del prossimo Quadro Finanziario Pluriennale;

11. afferma che, contrariamente alla volontà che sta emergendo da parte della Commissione Europea, si dovrà evitare ogni ulteriore accentramento decisionale o passaggio di competenze a Bruxelles e che l’intera programmazione dovrà essere ridotta a quanto davvero necessario per obiettivi di sviluppo e innovazione realizzabili;

12. chiede con forza che la contribuzione che ogni Stato destina al funzionamento generale dell’UE sia notevolmente ridotta, che i seggi che saranno lasciati vacanti dai Parlamentari Europei Britannici siano eliminati e si oppone alla costituzione di qualsivoglia collegio pan-europeo che non risponderebbe al controllo dei cittadini e ai loro bisogni di rappresentanza e vicinanza tra elettore ed eletto. L’opzione inevitabile senza riforme è l’uscita

13. avverte tuttavia che, in assenza di condizioni o di volontà politica affinché questi passaggi siano decisi in maniera concordata tra gli Stati membri, allora come misura estrema non resterà che l’alternativa di un negoziato bilaterale tra Italia e UE ricorrendo alla clausola di rescissione ; avverte inoltre che, a differenza del Regno Unito, l’Italia è soggetta a molti più vincoli, derivanti dall’appartenenza alla zona euro, per cui spetterà al Governo italiano adottare contestualmente tutti i provvedimenti necessari e urgenti, secondo i poteri affidatigli dalla Costituzione, per permettere all’Italia di affrontare il negoziato in una posizione che non sia di svantaggio o sudditanza, come accaduto per la Grecia.

Il Presidente Nazionale Lega Nord – Lega Lombarda

Giancarlo Giorgetti

Intervista a Gérald Olivier – Make America Great Again: tempesta alla Casa Bianca

Una interessante intervista sulla figura di Donald Trump, pur con qualche approssimazione soprattutto nella valutazione di Obama_Giuseppe Germinario

Tra qualche mese, gli americani torneranno alle urne per eleggere il loro nuovo presidente. Donald Trump potrebbe essere quello. Riflessioni su una personalità, un viaggio e un mandato molto insolito.

Intervista di Étienne de Floirac.

 

Qual è stata la carriera professionale e politica di Donald Trump? 

Donald Trump è un imprenditore americano che ha fatto fortuna nel settore immobiliare e nella costruzione di casinò. Cresciuto a Brooklyn, è figlio di un ricco imprenditore immobiliare. Non è partito dal nulla, ma è riuscito a far crescere questa fortuna. Si distinse costruendo edifici con una certa originalità, queste famose torri (le Trump Towers ). Negli anni ’90 e 2000, divenne una star dei reality grazie a un programma chiamato ”  L’apprendista  “, l’Apprenti in francese, in cui interpretava il proprio ruolo di dirigente d’azienda.

 

Quindi è noto al pubblico da diversi anni?

È una personalità negli Stati Uniti, un personaggio pubblico dal 1970. In un primo momento cicoscritto al mercato di New York dove apparteneva a un’élite sociale ed economica, divenne noto in tutto il territorio Americano, grazie alla televisione. La sua trasmissione ebbe molto successo nella America profonda.

Ma Trump è principalmente qualcuno che era fuori dal mondo politico, sebbene osservasse la scena politica. È un americano nutrito del latte americano, con un’identità profondamente americana, ancorato in questo spazio di New York e con l’idea che guadagnare denaro sia un obiettivo legittimo. E che quelli che hanno più di altri hanno fatto di meglio. È un bon vivant, un uomo sessuato, diciamo, di una generazione che forse ha comportamenti che le persone oggi non riconoscono più. Ha sempre visto l’America come un paese generoso nei confronti dei propri cittadini e del resto del mondo.

Perché è stato coinvolto in politica?

Notò, già alla fine degli anni ’70, che l’America si sentiva in colpa per il suo posto nel mondo e che non stava ottenendo i benefici che il suo potere economico avrebbe dovuto giustificare. La molla fu la presidenza di Jimmy Carter dal 1976 al 1980, che fu una delle peggiori della storia americana. È arrivato subito dopo lo scandalo Watergate , il fallimento politico della presidenza di Richard Nixon e anche, dopo la sconfitta in Vietnam , la prima guerra che gli Stati Uniti abbiano mai perso. Il paese stava attraversando un vera situazione di malessere.

Gli Stati Uniti emersero vittoriosi dalla seconda guerra mondiale e come l’unica superpotenza in grado di prendere il posto delle grandi potenze coloniali, Francia e Inghilterra, per stabilire un nuovo ordine mondiale. Questo ordine prevedeva che la macchina economica americana funzionasse alla massima velocità grazie all’energia a basso costo, fornita all’epoca dall’Arabia Saudita e dall’Iran, che i suoi prodotti vendevano in tutto il mondo ad alleati che erano anche partner commerciali; in cambio, gli Stati Uniti difendevano quello che allora veniva chiamato il mondo libero, vale a dire i paesi occidentali, contro la minaccia sovietica.

 

Quindi fu la perdita di potere degli Stati Uniti a spingere Donald Trump a rivolgersi agli affari di stato

Donald Trump osservò che il potere americano imponeva dazi sugli Stati Uniti nei confronti dei suoi alleati, grandi o piccoli, e nei confronti del resto del mondo, in particolare attraverso l’aiuto allo sviluppo. In cambio, i paesi che hanno approfittato di questa generosità erano spesso ingrati e si opponevano agli Stati Uniti nelle grandi organizzazioni internazionali. New York era la sede delle Nazioni Unite e alle Nazioni Unite, in particolare all’interno della sua Assemblea Generale, il nome dell’America veniva sbeffeggiato ogni giorno. A Trump non piaceva. Quindi iniziò a ribellarsi e pensò sempre di più a entrare in politica.

Nel 2000 ha corso per il partito della riforma , ma non ha funzionato. È tornato nel 2016, dopo aver esitato nel 2012 . Il 2016 è stato il momento giusto. L’America stava uscendo da otto anni di presidenza di Obama e molti americani, specialmente nella profonda America, non avevano affatto apprezzato la politica di questo presidente, troppo internazionalista e troppo a sinistra ai loro occhi.

Donald Trump si presenta come anti-Obama

Questo grande momento liberatorio del 2008, quando un afroamericano divenne presidente degli Stati Uniti, si trasformò in una grande delusione . Per quelli che avevano votato per lui e speravano in qualcuno che “cambia il mondo”, cosa che non ha fatto affatto. Una delusione anche per tutti coloro che non avevano votato per lui, ma che erano pronti a riconoscere in lui il presidente di tutti gli americani, e che vedevano un personaggio che non aveva a cuore ciò che avrebbero definito l’interesse primario del loro paese.

Obama era un globalista e un anti- eccezionalista . Era convinto dell’inevitabile declino economico degli Stati Uniti e voleva gestire questo declino riportando l’America in linea. Obama ha creato un doppio shock, sia tra democratici che avversari, e Donald Trump è giunto tra quelli che hanno maggiormente attaccato Obama.

 

Si propone dunque come essere quello che vuole ripristinare l’autorevolezza degli Stati Uniti, dopo un periodo travagliato 

Donald Trump ha inseguito Obama per annullare ciò che aveva messo in atto. Ammira Ronald Reagan e condivide molto di lui, sia nella sua visione del mondo che nel modo di fare politica. Attraverso la prima presidenza Bush , poi Clinton , poi il figlio Bush e infine Obama, aveva visto l’America perdere il suo potere, perdere il suo prestigio e la classe media americana perdere il potere d’acquisto e si presentò per cambiare tutto.

 

Perché, durante le elezioni del 2016, la classe media francese è cresciuta come un uomo contro Donald Trump?

In primo luogo, nessun candidato repubblicano alle elezioni presidenziali americane per quarant’anni ha ricevuto un trattamento favorevole o addirittura imparziale dalla stampa francese. Torniamo a Ronald Reagan. Se leggi Le Monde dagli anni 76 a 79 e guardi gli articoli a lui dedicati, è stato ritratto come un pazzo, un cowboy, un uomo pericoloso. Era quindi la sua visione, quella all’epoca del primo quotidiano in Francia.

 

Ma è vero che Donald Trump, in quanto presunto provocatore, non attira naturalmente le simpatie dei media 

Trump è un anti politicamente corretto , sotto tutti gli aspetti, e più sulla forma che sulla sostanza. Siamo in un mondo in cui i discorsi sono molto controllati e il comportamento codificato in nome della protezione delle minoranze. Questo mondo è nuovo per un’intera generazione, inclusa quella di Trump. Quindi continua ad agire con i codici che hanno preceduto questo mondo. E inevitabilmente scioccante, perché usa un vocabolario che non è più considerato tollerabile.

Quindi, siamo in un mondo globalizzato, perché il commercio e l’immigrazione colpiscono tutti i continenti, l’apertura di un certo numero di frontiere e il concetto stesso di “rifugiato” a livello internazionale, fanno sì che le popolazioni possano muoversi rapidamente. , in un mondo in cui il ravvicinamento reciproco richiede rispetto per gli altri e il famoso “vivere insieme”. Nella globalizzazione tutte le persone e tutte le culture sono uguali. L’ideologia dei diritti umani applica i concetti filosofici occidentali a tutto il mondo, attraverso una forma di standardizzazione egualitaria. Donald Trump non la vede così. Per lui, ci sono paesi ricchi e paesi poveri, paesi liberi e paesi in cui le persone non lo sono, paesi che contribuiscono al benessere generale e paesi che beneficiano della generosità degli altri. Per Donald Trump, esiste una gerarchia economica che funge anche da gerarchia politica. Gli adulti parlano, li ascoltiamo. I più piccoli possono parlare, ma soprattutto devono ascoltare quelli più grandi. La visione “umanista” e internazionalista “rivendica esattamente il contrario e Trump si oppone a questa visione . Non smette mai di imporre il diritto che la sua forza gli concede mentre gli internazionalisti credono solo nella forza del diritto internazionale.

 

Trump è tutt’altro che un “uomo del suo tempo” 

Trump non appartiene al mondo della globalizzazione e quindi avrà questo mondo contro di lui. Il suo modo di presentare gli interessi dell’America va prima contro il pensiero dominante. Trump è un anti-globalista . È nazionalista . Crede nei confini nazionali, crede nelle nazioni e crede che la nazione americana sia una nazione eccezionale, quindi superiore alle altre. Questa gerarchia di popoli è contraria ai dogmi universalistici, relativisti ed egualitari dell’ideologia dei diritti umani.

Come si qualificano e analizzano la politica economica di Donald Trump?

Esiste una dottrina di Trump in economia, ma anche nelle relazioni internazionali. Due slogan hanno consentito all’elezione di Trump: ”  America first  ” e ”  Make America Great Again (Restituire la sua grandezza all’America). Cosa significa questo? Che per Trump, la responsabilità di un politico americano è di prendersi cura dell’America prima di occuparsi del resto del mondo. La politica di Barack Obama era, al contrario, estremamente altruistica. Ha beneficiato il resto del mondo più dell’America. Nella visione di Obama, l’America, essendo il paese più ricco del mondo, ha il dovere di aiutare i più poveri. Trump lo nega. Vede il mondo come conflitto, persino caotico, un mondo di rivalità, in cui domina l’interesse istintivo per la conservazione della specie e di se stesso. La sua visione delle relazioni di potere è “hobbesiana”, si potrebbe dire. Da lì, il ruolo di un politico negli Stati Uniti è di lavorare nell’interesse del suo paese,

 

Donald Trump sembra anche essere nostalgico di un passato defunto che avrebbe dato la sua grandezza agli Stati Uniti

Trump è nato nel 1946, aveva 20 anni nel 1966 e quindi trascorse la sua adolescenza in un periodo in cui l’America era molto prospera. Era il tempo di Elvis Presley , della nascita del rock’n’roll, che segnava la liberazione di tutta questa esuberante, energica giovinezza, che voleva e poteva godersi la vita. All’epoca, sei andato all’università a 18 anni, sei partito a 22 anni, poi una società ti ha assunto senza nemmeno dover inviare un CV e hai ricevuto uno stipendio che ti ha permesso di acquistare una casa dopo sei mesi. Non ti sei preoccupato per il futuro, perché il denaro non era un problema. Alla fine degli anni ’60, entrammo in una fase di sovrapproduzione e crisi culturale.

Donald Trump conobbe l’influenza e l’abbondanza americana e gli Stati Uniti erano un paese che era in grado di far rispettare la sua legge. Guarda la crisi di Suez in cui le vecchie potenze coloniali, Francia e Inghilterra intendono impadronirsi del canale di Suez. Ma il presidente americano Dwight Eisenhower (è un repubblicano, non un democratico) mette fine a questo.

 

A quel tempo, anche gli Stati Uniti erano coinvolti nella guerra fredda. Questo ha segnato il giovane Trump?

Il potere americano è sfidato da un solo paese, l’Unione Sovietica. Ma dalla crisi missilistica cubana del 1962 , il mondo capì o avvertì che i sovietici avevano perso. L’America, con il suo programma spaziale Apollo montato da Kennedy, è in grado di mandare sulla luna un uomo, e persino diversi, in meno di dieci anni. La sensazione generata da questa impresa è che nulla è impossibile per l’America.

Trump è cresciuto in questa America e vorrebbe rianimare questa epoca d’oro. Tuttavia, quando guarda oggi all’America, osserva problemi di droga, armi, disoccupazione, famiglie distrutte, pensioni insufficienti, cure sanitarie troppo costose, integrazione e invecchiamento e infrastrutture insufficienti per una popolazione di 330 milioni. Scopre anche problemi legati all’emergere di minoranze sessuali di cui non eravamo a conoscenza prima. E vede un’America che ha perso la sua lucentezza. Quello che Donald Trump sta cercando di fare è semplicemente ritrovare l’America della sua giovinezza. Essendo un uomo d’affari, non ha alcun freno politico o ideologico. È un capitalista e sa che se liberiamo l’economia, ad esempio attraverso regolamenti più flessibili, diventa un creatore di posti di lavoro e quindi una fonte di crescita … In effetti, le persone avviano attività perché non devono più preoccuparsi di tali standard, restrizioni o limiti. La macchina economica è qualcosa di molto semplice per Trump e, come uomo d’affari, sa come farlo funzionare.

 

Sul fronte ambientale, perché gli Stati Uniti decidono di non giocare al gioco dell’ecologia, che è, per molti paesi, il problema principale negli anni a venire?

Ci sono due ragioni. La prima ragione è che Trump non è convinto della realtà del riscaldamento globale . Il secondo è che l’accordo di Parigi era molto svantaggioso per l’economia americana. È andato contro gli obiettivi di Donald Trump.

Ma cos’è il riscaldamento globale? Abbiamo osservato per un certo numero di anni che nel Nord e nell’Artico si sta verificando lo scioglimento della banchisa e possiamo vedere che qua e là le temperature sono più alte. Molti affermano che questo riscaldamento globale è il risultato delle emissioni di CO2, che sono il prodotto dei paesi industriali. Questi stati devono quindi smettere di essere paesi industrializzati.

Trump mette in discussione questo ragionamento, perché parlare del clima quando si guarda a tre o quattro decenni non ha senso. Siamo in un universo che ha quattro miliardi di anni. Ci sono stati periodi più caldi e più freddi in passato, anche in periodi in cui la Terra non era popolata. Quindi dire che è colpa delle industrie e delle emissioni di CO2 è, per lui, demenziale.

Quindi il tema del riscaldamento globale sarebbe puramente ideologico

Quando emerge questa tesi? Nel 1992, al vertice di Rio . E il 1992 è il primo anno dopo il crollo dell’Unione Sovietica, che era la potenza nucleare in grado di resistere agli Stati Uniti e trascinare il mondo in una guerra apocalittica, un “armageddon termo-nucleare”. Questa minaccia è scomparsa con la fine dell’Unione Sovietica e la Guerra Fredda? Ma dobbiamo credere che le persone devono sentire una minaccia, perché immediatamente questa paura è stata sostituita da un’altra paura millenaria, quella del riscaldamento globale che ci assicura che la nostra terra sarà invivibile entro pochi decenni se non facciamo nulla.

Allo stesso tempo, gli Stati Uniti sono emersi come i grandi vincitori della guerra fredda e per un certo periodo sono diventati, secondo il neologismo di Hubert Védrine, un ”  iperpotere  “. Per tutti i seguaci dell’internazionalismo, era importante contenere questo potere e favorire l’emergere di paesi che potrebbero competere con esso. La tesi sul riscaldamento globale è tempestiva, perché richiede ai paesi ricchi di ridurre le loro emissioni di CO2 e quindi la loro crescita, ma lascia i paesi poveri ed emergenti liberi di agire in nome del loro diritto allo sviluppo.

 

Trump si oppone quindi alla riduzione delle emissioni di CO2, che sono un mezzo per indebolire economicamente gli Stati Uniti

Per Trump, il riscaldamento globale è solo un concetto ideologico pratico per contenere il potere e la crescita dei paesi industriali, con in testa l’America e favorire quelli dei paesi più poveri. Come presidente degli Stati Uniti con a cuore gli interessi del suo paese, non è naturalmente propenso a seguire le ingiunzioni di coloro che difendono questa tesi.

In secondo luogo, se il riscaldamento globale è un problema globale, richiede soluzioni globali. Che cosa è stato osservato dal 1997 e il famoso protocollo di Kyoto , di cui è erede quello di Parigi? Osserviamo che il primo paese che emette CO2, la Cina , è esente da obblighi. Secondo l’accordo di Parigi, la Cina non ha nessun obbligo prima del 2030 e da allora in poi i suoi impegni saranno puramente volontari … D’altra parte, gli Stati Uniti, un paese ricco e industriale, sono i primi a essere colpiti da restrizioni di ogni tipo . Quindi Trump ha visto nell’accordo di Parigi come un modo per “spennare” l’America. Ha avvertito nella sua campagna elettorale che sarebbe uscito da questo accordo e lo ha fatto. Ha mantenuto la sua promessa, per la quale non possiamo biasimarlo.

 

Passiamo alla politica estera. Trump sembra meno “andare in guerra” rispetto al suo predecessore. È questo un punto di svolta nella politica estera americana?

Trump non andrà in guerra. Ha spesso affermato di essere contro la guerra in Iraq lanciata nel 2003 da George W. Bush. Ma è pronto a fare la guerra se è nell’interesse dell’America. Esiste una dottrina di Trump, quella della pace con la forza, vale a dire che l’unico modo per evitare la guerra è mettere al passo i paesi pericolosi. Questo si chiama dissuasione.

 

Donald Trump desidera mantenere la presenza americana nei tradizionali teatri delle operazioni?

Ci sono ottocento basi militari americane nel mondo e non si pone di chiuderle. Tuttavia, Trump ritiene che gli Stati Uniti si siano impegnati in numerosi teatri per proteggere paesi o risorse e che tali impegni costino più di quanto dichiarino. I paesi protetti a volte sono ingrati, il che lo contraria. Ma è pronto a mantenere questo sistema in atto, perché protegge anche gli Stati Uniti, la cui difesa inizia ben oltre i suoi confini.

A differenza dei neo-conservatori che credono che la democrazia sia un sistema esportabile che pacificherebbe il mondo, Trump crede che ci siano paesi che sono semplicemente impermeabili agli ideali democratici. Non rischierà mai la vita americana per costruire la felicità di alcune persone contro la loro volontà. D’altra parte, andrà sempre a difendere gli interessi americani.

 

Qual è il lato coperto delle carte della sua politica in Iran?

L’Iran è un regime islamico emerso da una rivoluzione avvenuta nel 1979 e che ha cercato di estendere il suo modello all’intera regione, diventando la principale forza destabilizzante in Medio Oriente. Trump ritiene che l’Iran costituisca una minaccia e che dobbiamo affrontarla e contenerla. A differenza di Obama, non vuole venire a patti con l’Iran. Non si fida dei suoi leader e non vuole che un tale regime diventi una potenza nucleare. Non andrà in guerra contro l’Iran, ma proverà a soffocarlo dall’interno con sanzioni. Se è costretto a condurre operazioni militari ad hoc contro l’Iran, le eseguirà senza ulteriori motivi.

L’assassinio di Souleimani va in questa direzione o segna l’inizio di un vero conflitto armato?

L’ assassinio di Souleimani è un atto fondamentale, perché la persona designata è una personalità di spicco nel suo paese. Il modo in cui è stato effettuato l’attacco mostra ai leader iraniani che non sono al sicuro da nessuna parte. Se gli Stati Uniti vorranno mai sbarazzarsi di questo o quello, sarà fatto. Ciò che gli iraniani non sono in grado di fare in cambio. Tuttavia, questo omicidio è arrivato in risposta alle molteplici provocazioni di cui gli iraniani sono stati colpevoli per due anni nella regione, nonché agli attacchi organizzati contro l’ambasciata americana a Baghdad e alla morte di un cittadino americano durante un di questi attacchi. Trump voleva inviare un messaggio chiaro agli iraniani, così come agli americani. Un altro Bengasi sotto il suo mandato non sarebbe possibile.

 

Andiamo in Francia. Alla luce della storia e in particolare della guerra d’indipendenza, Francia e Stati Uniti intrattengono relazioni amichevoli?

Esistono legami storici tra Francia e Stati Uniti. Gli americani hanno partecipato alla rivoluzione francese, in particolare con Thomas Paine, entrambi eletti alla camera dei rappresentanti e deputati alla Convenzione. Al contrario, Lafayette e Rochambeau aiutarono le truppe di Washington . Esistono anche legami ideologici: la Francia, come gli Stati Uniti, è un paese rivoluzionario con un’ideologia universalista. Entrambi credono di essere alla radice della democrazia moderna. Gli Stati Uniti sono venuti due volte per liberare la Francia dall’aggressione tedesca. Vai in Normandia per vedere il sacrificio di migliaia di americani per salvare la Francia e l’Europa. Quindi abbiamo un passato storico ricco e onorevole, di cui entrambe le parti sono orgogliose.

 

Ma le dottrine politiche di Trump e Macron sembrano essere l’opposto dell’altra

Tutto si oppone a loro, in effetti. C’è un’opposizione di generazione e cultura. Macron è un globalista ed è stato educato in un’altra epoca, con altri valori. Macron è un relativista. È qualcuno che è pronto a negare la propria cultura per accettare quella dell’altro. Trump è un nazionalista, orgoglioso della sua cultura, che non cercherà di imporlo agli altri, ma che chiederà a chiunque voglia diventare membro della sua nazione, quindi immigrati, di adottare la sua cultura. Crede nell’assimilazione, la vecchia dottrina francese ora abbandonata con le deplorevoli conseguenze che osserviamo. Quindi tutto si oppone a loro, ma da un punto di vista strategico, c’è una lotta comune contro il terrorismo islamico. L’Europa è molto più minacciata degli Stati Uniti, ma abbiamo uno spazio comune, perché l’islamismo radicale ha dichiarato guerra all’Occidente, senza alcun limite geografico, ideologico o religioso. L’America e la Francia appartengono a questo spazio giudeo-cristiano e hanno interessi comuni nel limitare questo terrorismo e la sua espansione, specialmente in Africa.

Oggi il Sahel è molto importante, perché è l’ultimo baluardo contro il territorio sub-sahariano che potrebbe essere sommerso dall’islamismo. La sola Francia in questo teatro può fare poco e Macron ha un bisogno maggiore di Trump che viceversa. Da un punto di vista economico e commerciale, gli Stati Uniti hanno capito che il potere economico del XXI  secolo sarà la Cina. I blocchi di potere si sono spostati e Trump sembra essere più preoccupato della Cina che per l’Europa.

 

Che dire delle relazioni russo-americane, specialmente dopo i sospetti di hacking delle elezioni americane da parte dei russi, quindi indirettamente, di Vladimir Poutine?

Ci sono punti in comune tra Putin e Trump . Il sistema russo è un sistema autoritario in cui il potere è centralizzato nelle mani del Presidente. Chi crede che le elezioni americane avrebbero potuto essere violate, deviate e influenzate da Mosca, deve essere molto generoso riguardo le capacità di Mosca di influenzare il gioco politico americano. È anche una scusa facile per coloro che hanno perso. Ci siamo avvicinati alle elezioni del 2016 come se fossero state vinte in anticipo. Donald Trump non aveva la possibilità di vincere. Quindi non ci aspettavamo che fosse in grado di farlo. Da lì, quando accade l’improbabile, può essere solo il risultato di imbrogli e interferenze esterne, rimane facile cercare un capro espiatorio, un ruolo che Putin ha svolto. Ma la spiegazione è più fantasia che realtà.

Putin è un personaggio che crede nel realismo nelle relazioni internazionali e che si rende conto che i due paesi, sebbene non si combatteranno più fisicamente, rimangono rivali economici e strategici. Il suo interesse è avere un avversario il più debole possibile. Mettere in dubbio la mente del tuo avversario, mettere qualcuno a capo del paese che è debole o che ha politiche a suo vantaggio è nell’interesse della Russia. Alla fine, Trump è stato legittimamente eletto da un particolare sistema elettorale ed è stato in grado di beneficiare delle peculiarità di questo sistema.

 

Ci sono reminiscenze della guerra fredda tra questi due paesi?

La guerra fredda si concluse nel dicembre 1991 con il crollo dell’Unione Sovietica e la nascita della Federazione Russa. Trent’anni dopo, siamo ancora in un clima di guerra fredda negli Stati Uniti. Non vogliamo spostare le linee, e molti non vogliono che cambiamo il nemico, perché quel nemico è, se oso dire, pratico. Trump si rende conto che quello che Eisenhower ha definito il ”  complesso militare-industriale  “, un sistema in cui i due partiti, democratico e repubblicano, sono ugualmente coinvolti, farà di tutto per distruggere le speranze di riavvicinamento con la Russia.

In realtà, tuttavia, c’è molto da ammettere che questi paesi si avvicinino perché hanno punti di vista complementari.

Per quanto riguarda le imminenti elezioni presidenziali, cosa puoi fare per il mandato di Trump?

Trump vuole essere rieletto, è un candidato e può essere rieletto. Parte in una posizione favorevole, perché il suo bilancio è eccezionale. Nel 2016 non lo conoscevamo, non avevamo idea di cosa avrebbe fatto. Si potrebbero legittimamente porre domande. Alcuni avevano previsto un disastro ecologico e strategico, ma non è successo nulla di catastrofico. Al contrario, l’ America sta andando molto bene da un punto di vista economico. La disoccupazione non è mai stata così bassa. Gli americani, che sono persone sensibili e pragmatiche, sanno benissimo che la migliore politica sociale è, in realtà, una politica economica che genera una forte crescita. Hanno capito che non era nel loro interesse dipendere da un’amministrazione che ti dà l’elemosina, ma avere un vero lavoro, che ti permette di avere una famiglia, vederla prosperare e investire. Negli ultimi quattro anni, questa macchina economica ha funzionato a tutta velocità.

Donald Trump ha liberato il settore energetico , ha autorizzato nuovamente la ricerca di una serie di cose e ha tagliato i regolamenti. Usa la sua forza economica per costringere altri giocatori a venire e investire negli Stati Uniti. È qualcosa che solo lui può fare. Ha un record economico che, per il momento, è quindi estremamente brillante, soprattutto perché il mercato azionario non è mai stato così effervescente. Nel 2019 è cresciuto del 27%.

 

E il mercato azionario?

L’aumento degli indici di borsa rappresenta un considerevole potenziale arricchimento per l’americano medio. Bisogna rendersi conto che gli Stati Uniti hanno 330 milioni di abitanti e 130 milioni di portafogli. Un americano su tre ha investito nel mercato azionario. Questi portafogli azionari sono costituiti principalmente da piani di previdenza. Gli americani hanno il diritto di aprire un conto pensionistico individuale esente da imposta a condizione che non lo tocchi prima dei 60 anni. Alcuni di questi piani beneficiano della partecipazione del datore di lavoro. Se risparmi $ 50 al mese per la pensione, il tuo datore di lavoro deve depositare di tasca propria $ 50 al mese. Per un lungo periodo, questo può produrre molti soldi. Nonostante gli alti e bassi economici a lungo termine, il mercato azionario non scende. Oggi è al suo massimo e un aumento del 25% all’anno può rappresentare un guadagno di decine di migliaia di dollari per i risparmiatori americani.

Il mercato azionario è ai massimi livelli , la disoccupazione è al minimo, l’economia corre a tutta velocità. Gli americani vogliono che duri e sanno che se si scopre, è grazie a Donald Trump. Quindi sarà, per me, un incentivo per le persone a votare per lui.

 

Pensi che Donald Trump sarà di nuovo presidente l’anno prossimo? 

Distinguiamo. Quando osserviamo le cifre, vediamo che la demografia è favorevole ai democratici. Numericamente parlando, ci sono più americani che si identificano con il Partito Democratico che con il Partito Repubblicano. Ma Trump non è il partito repubblicano perché l’ha trasformato. Dietro Trump c’è una base che rimane motivata e mobilitata. La domanda è se Donald Trump è in grado di espandere questa base. Nel 2016, su quasi 130 milioni di voti, ci sono stati meno di centomila voti davvero decisivi. È molto poco Quindi le elezioni saranno nuovamente serrate. Perché Trump vinca, deve mobilitare le sue truppe e alcuni elettori democratici devono unirsi di nuovo a lui. È possibile e verosimilmente probabile. Ma nulla è deciso in anticipo.

Trump ha tutti i media mainstream contro di lui e non è riuscito a convincere le donne, specialmente le periferie e le giovani madri, o le minoranze etniche che continuano a votare per i democratici. Ma penso che ci sarà una defezione in questi due campi. Riuscirà a essere rieletto, ma sarà una battaglia molto difficile, focalizzata sulla mobilitazione che è, inoltre, un punto di forza dei repubblicani.

 

Chi sono i candidati che lo affrontano?

Per il momento, ci sono molti candidati democratici che contendono la nomination; Bernie Sanders , già candidato nel 2016, Joe Biden , ex vicepresidente ed ex senatore che è un democratico centrista, Elisabeth Warren , senatrice del Connecticut e radicale di sinistra, Amy Klobuchar , senatrice del Minnesota, Pete Buttigieg , un giovane sorto dal nulla sindaco di South Bend, Indiana, l’uomo d’affari Tom Steyer e, soprattutto, Michael Bloomberg , ex sindaco di New York. Al momento, non è chiaro quale di questi personaggi dovrà affrontare Trump.

 

Secondo te, quale sarebbe il risultato delle primarie democratiche?

Se è un personaggio di sinistra che vince, Bernie Sanders o Elisabeth Warren, Trump sarà rieletto a mani basse, perché l’America non è così di sinistra come questa gente. Se ha un democratico centrista, unificatore, con soldi e mezzi di comunicazione alle spalle, la battaglia sarà più dura, perché Trump è un personaggio divisivo. Per quanto il suo elettorato adori questa lotta, tanti elettori vorrebbero un’America pacifica.

 

La procedura di impeachment e il recente caso Biden l’hanno indebolita?

La rimozione avrà un impatto minimo. Gli americani capiscono che era un teatrino politico e che si trattava di un approccio destinato a fallire. Assolto dal Senato , Trump ora può tranquillamente dedicarsi alle elezioni. Sebbene il processo si sia svolto dopo il discorso sullo stato dell’Unione , che ha avuto luogo il 4 febbraio, il Presidente è comparso davanti al Congresso e alla nazione trionfante.

tratto da https://www.revueconflits.com/etats-unis-donald-trump-gerald-olivier/

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