COMPLESSI PARTI MULTIPOLARI, di Pierluigi Fagan

COMPLESSI PARTI MULTIPOLARI. È terminato il summit dei BRICS in Sud Africa. Star dell’incontro il presidente indiano Modi. Putin era in remoto e sappiamo in quali altre faccende affaccendato, Xi ha saltato senza dare ragioni il primo incontro pubblico dei leader, Lula si è preoccupato di rilasciare dichiarazioni che spegnessero l’impeto competitivo del gruppo contro l’Occidente cui è legato anche in ragione di recenti incontri ed accordi (USA ed UE). Per dire, era stato proprio Lula che aveva annunciato nei mesi scorsi la volontà di varare la valuta alternativa al dollaro. Occorre che s’impari a leggere questa complessa trama delle nuove relazioni mondiali, a volte fai una dichiarazione prima di certi incontri per ottenere qualcosa, è “politica”.
Il vertice, come spiegato nel nostro scorso post, aveva al centro un punto, la questione dell’allargamento del gruppo ad altri partner, una ventina in esplicita richiesta di ammissione, un’altra ventina interessati a seguire. Poiché molti seguono la geopolitica come seguono il calciomercato ovvero seguendo “storie”, s’erano prematuramente eccitati immaginando roboanti annunci di valute alternative al dollaro, ma nessuno aveva anticipato tale intenzione nella preparazione del vertice, anzi era stato esplicitamente escluso da indiani e sudafricani. Prima si fanno i soggetti, poi i soggetti deliberano le proprie comuni intenzioni, semmai vi riescono.
I primi due giorni, a parole, erano tutti entusiasti ed uniti nel dichiarare la volontà di allargamento. Mercoledì notte, riuniti a specificare i dettagli, si sono incagliati su punti presentati da Modi, fresco di gloria spaziale. Come detto, Modi gioca una complessa partita in cui occorre tener conto anche del fatto che l’anno prossimo va ad elezioni per il terzo mandato, con alta frizione interna che ha portato addirittura ben 26 diversi partiti, che più eterogenei non si possono immaginare, a creare un cartello unico contro di lui sotto la bandiera del terzo Gandhi, Rahul.
La complessa partita sulla politica estera di Modi è relativa a molti punti: 1) ottenere il prestigioso seggio al Consiglio di Sicurezza (India è il più grande paese del pianeta ed è -al momento. La quinta economia, ma la quarta più o meno l’anno prossimo); 2) calibrare i delicati rapporti con la Cina, sia localmente (confini), che arealmente (Asia), che dentro i BRICS dove l’India vuole presentarsi come reale capofila dei Global South dicendo la Cina è ormai un paese non più “in via di sviluppo”. Da segnalare come il successo lunare dia all’India una immagine assai attraente dal punto di vista tecnologico, chiave importante per le ambizioni di sviluppo di terzi; 3) combattere proprio contro Cina e Russia sul senso da dare ai BRICS ovvero una unione economica e non una unione geopolitica o non del tutto. L’India, infatti, intrattiene ottime e proficue relazioni con il Giappone, l’Unione europea e soprattutto gli Stati Uniti d’America (anche militari e nel Pacifico), senza per questo trascurare la vecchia amicizia con la Russia; 4) in subordine al punto 2), una crescente attenzione all’Africa che l’India ha per il momento colonizzato con una apparentemente innocua diaspora di sarti e commercianti per la parte sudorientale. C’è anche, poco notato, un crescente problema di rapporti con certo mondo musulmano, problema etnico interno piuttosto sensibile, che però ha riflesso su i codici di fratellanza islamica che è un mondo altrettanto complesso.
Modi allora, mercoledì sera, si presenta con due nuovi criteri limite per accettare le domande di ammissione dei nuovi candidati: a) non esser sotto sanzioni; b) avere un Pil PPP di un certo livello. Entrambi, vanno in direzione di dar ai BRICS il senso di unione di cooperazione economia e meno geopolitica. Non vuole trovarsi annegato in una pletora di paesotti senza senso imbarcati da cinesi e russi solo per far “massa”, non vuole trovarsi in imbarazzo nel suo gioco su più tavoli con gli occidentali. È probabile che -in parte- avesse anche dalla sua parte il Brasile altrettanto sensibile a non urtare troppo gli occidentali. Il Sud Africa ha giocato il ruolo di mediatore, padrone di casa interessato al successo del vertice, a sua volta orientato a rappresentare gli interessi continentali. Modi, sapendolo, ha stabilito in un incontro bilaterale, che si farà promotore dell’annessione dell’Unione Africana al G20 e forse poi, nel più generale riassetto del Consiglio di Sicurezza, anche lì.
Si può immaginare come la seconda richiesta possa esser stata valutata forse contrattabile dai cinesi (i russi, in questo momento, non hanno un grande peso o meglio lo hanno comunque e per varie ragioni, ma non sono proprio nel miglior loro momento di far geopolitica), la prima no. A parte escludere a priori le candidature di Iran e Venezuela, avrebbe creato anche un imbarazzo palese con la Russia stessa e forse domani con la Cina stessa. Non solo, avrebbe dato agli americani l’arma perfetta per mettere sotto sanzioni chiunque a loro piacimento pur di interdire le politiche interne lo stesso BRICS. Era evidente Modi avesse presentato il punto per ottenere qualcos’altro, il punto non era realistico ma contrattualistico.
Com’è finita la battaglia nelle segrete stanze?
Si è deciso di non decidere i principi ma procedere pragmaticamente. Così s’è deliberata l’ammissione dell’Arabia Saudita (che per altro sta giocando una sua propria partita con Iran da una parte, Israele dall’altra e gli Stati Uniti a chiudere il quadrato, anche AS come l’India va sul multi-allineamento), l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti. Seguono Argentina (sponsorizzata da Lula) e l’Iran che alla fine Modi ha dovuto ingoiare anche perché s’era messo in imbarazzo da solo visto anche i più che ottimi rapporti bilaterali diretti. Infine, l’Etiopia leader storico del senso africano. Pare che l’Indonesia si sia chiamata fuori per il momento, ci sarà da capire meglio perché e per quanto. Quindi i BRICS passano da cinque a undici, da 01.01.24, da verificare con quali prerogative tra fondatori ed associati.
Solo dichiarazioni congiunte in favore dell’ulteriore esplorazione di una valuta comune da concordare e definire tecnicamente a seguire mentre si riafferma l’impegno a nuove cooptazioni.
Modi ha poi dovuto dichiarare di essere strafavorevole all’allargamento, ma forse sovraeccitato dalla conquista lunare, non ha calcolato che le sue uscite all’undicesima ora ieri notte, si sono sapute. Difficile rendersi credibili nella difesa di interessi terzi, quando ha dimostrato che più che altro si stava facendo i fatti propri.
Segnale finale? Da una parte la volontà strategica c’è ed è confermata, dall’altra quando si passa dalla volontà ai fatti, emerge tutta la delicata complessità di questo progetto e siamo solo alle ammissioni, poi sarà la volta delle decisioni e degli impegni fattivi. In sostanza, BRICS si avvia a diventare qualcosa che ha la forza ed in parte la debolezza dell’Unione europea, forza economica ed in parte finanziaria, geopolitica un po’ maggiore, ma da verificare caso per caso e tavolo per tavolo.
Dall’altra G7 con ancora alta forza finanziaria e geopolitica, in declino quella economica e demografica. USA/G7 potrà aggredire paese per paese la unione BRICS offrendo qualcosa in cambio di qualcos’altro. Paese per paese ci si barcamenerà tra interessi a breve ed a medio-lungo. Di fatto, come nel caso del presentarsi nel mercato di un concorrente che limita i privilegi del precedente monopolista, l’intero processo spingerà USA/G7 a doversi preoccupare della propria postura ed immagine (concreta non pubblicitaria), che però sconta decenni e secoli di protervia difficilmente cancellabili. Biden ha già annunciato importanti revisioni nella composizione dei diritti, voti e rappresentanze in World Bank e International Monetary Fund, mentre affila le armi per nuovi “divide et impera”.
Certo, da oggi è chiaro che “tutto il mondo ti osserva” e se predichi bene e razzoli male, gli spettatori diventeranno attori e non a tuo favore.
Partita lunga e complessa che però arriverà inevitabilmente ad una nuova configurazione di ordine mondiale, anzi che è già arrivata anche se molti faticano a comprenderlo, tra ironie sui “sogni di gloria alternativi” e gli eccessivi entusiasmi che non tengono contro delle tante complessità e contraddizioni di processo. Il mondo cambia, le nostre mentalità arrancano.

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