Italia e il mondo

L’ombra lunga di SMARTMATIC_di Cesare Semovigo

Florida Gosths : L’Ombra Lunga del Voto Elettronico Globale C’è una notte di novembre del 2000 che continua a ossessionare il mondo, come un’eco lontana che non vuole svanire. La Florida, con le sue luci al neon e le code infinite davanti ai seggi, diventa il palcoscenico di un dramma che deciderà il destino della superpotenza americana. George W. Bush e Al Gore sono divisi da un soffio, un pugno di voti in uno Stato governato dal fratello del candidato repubblicano, Jeb Bush. Le schede perforate – quelle famigerate “butterfly ballots” di Palm Beach – generano frammenti di carta sospesi, i cosiddetti “chad pendenti”, che rendono impossibile capire l’intenzione reale dell’elettore. 

Il New York Times dell’epoca dipinge quadri quasi grotteschi: scrutatori chini su tavoli improvvisati, con lenti di ingrandimento alla mano, a interrogare la volontà di votanti assenti. La CNN trasmette ore di diretta, il Guardian parla di “crisi costituzionale profonda”. Dopo settimane di riconteggi, ricorsi e contro-ricorsi, la Corte Suprema interviene con una sentenza controversa, Bush contro Gore, bloccando il processo e assegnando la presidenza a Bush per soli 537 voti su quasi sei milioni. Ma sotto quel caos visibile ribolliva qualcosa di più insidioso. 

Accuse di epurazione delle liste elettorali, che colpivano in modo sproporzionato gli afroamericani, come emerse da indagini successive della Commissione per i Diritti Civili. Jeb Bush, governatore, finì nel mirino per conflitto di interessi: la sua segretaria di Stato, Katherine Harris, era anche co-responsabile della campagna del fratello in Florida. “Era un sistema obsoleto, esposto a errori e possibili manipolazioni”, scrisse anni dopo il Washington Post in un’inchiesta retrospettiva. Quel trauma non rimase confinato alla storia: portò al Help America Vote Act del 2002, una legge che stanziò miliardi di dollari federali per modernizzare il voto, sostituendo le vecchie schede perforate con macchine elettroniche promettenti infallibilità – schermi tattili, scanner ottici, software capaci di conteggi rapidi e apparentemente trasparenti. Il mercato esplose, attirando imprenditori ambiziosi da ogni angolo del pianeta. 

E proprio qui, tra le palme ancora scosse dal vento di quel novembre, prende forma una vicenda che attraversa oceani, scandali giudiziari e intrecci geopolitici, legando Caracas a Manila, Londra a Washington, e proiettando ombre lunghe fino al dicembre 2025. Qualche mese dopo quel caos floridiano, tre giovani ingegneri venezuelani – Antonio Mugica, Roger Piñate e Alfredo José Anzola – fondano Smartmatic. La società viene registrata in Delaware, con sede iniziale a Boca Raton, proprio in Florida, lo Stato che aveva paralizzato il mondo. 

Mugica, in interviste rilasciate anni dopo a media come El País e Reuters, racconterà che fu esattamente il disastro delle schede perforate a ispirarli: “Volevamo sviluppare una tecnologia che rendesse impossibile un altro Florida 2000”. Ma le origini sono più radicate nel terreno venezuelano della fine degli anni Novanta, quando i tre collaboravano alla Panagroup Corp di Caracas su sistemi di sicurezza per banche. Il Venezuela attraversava allora una fase di profonda trasformazione: Hugo Chávez, eletto nel 1998 dopo un tentativo di colpo di Stato fallito nel 1992, puntava a modernizzare un sistema elettorale segnato da irregolarità croniche. 

Nel 2004 Smartmatic conquista il suo primo contratto importante: 91 milioni di dollari per automatizzare il referendum revocatorio contro Chávez. Il leader vince con un margine ampio, ma già allora testate indipendenti venezuelane come El Nacional e TalCual segnalano anomalie preoccupanti – statistiche di affluenza troppo perfette, picchi inspiegabili in zone rurali, dati che sembrano modellati più da un algoritmo che dalla realtà umana. L’ascesa dell’azienda è travolgente. Nel 2005 arriva la mossa che la proietta nel cuore del sistema americano: l’acquisizione di Sequoia Voting Systems, uno dei tre giganti del settore negli Stati Uniti, per circa 120 milioni di dollari, finanziati in buona parte dai proventi venezuelani. Sequoia opera in diciassette Stati, con una tecnologia consolidata di scanner ottici e schermi tattili. Ma l’operazione scatena immediati allarmi a Washington. Il New York Times, il 29 ottobre 2006, pubblica un’inchiesta dal titolo inequivocabile: “Gli Stati Uniti indagano sui legami venezuelani delle macchine elettorali”. 

Il Comitato per gli Investimenti Stranieri negli Stati Uniti (CFIUS) apre un’indagine formale. Al centro: la struttura proprietaria di Smartmatic, un intrico di società offshore con holding nei Paesi Bassi (Smartmatic International Holding B.V.) e alle Barbados, paradisi fiscali noti per la loro impenetrabilità. Fonti citate dal Times ipotizzano che lo scopo fosse celare eventuali connessioni con il governo Chávez, in un’epoca in cui il Venezuela veniva sempre più percepito come una minaccia anti-americana. Parlamentari democratici, come Carolyn Maloney, intervengono pubblicamente: “Non possiamo tollerare che tecnologie vitali per la nostra democrazia finiscano sotto il controllo di interessi stranieri ostili”. La pressione si fa insostenibile. Nel dicembre 2006 Smartmatic annuncia la vendita di Sequoia a un gruppo dirigente americano, SVS Holdings. Il Wall Street Journal titola: “Smartmatic cede l’unità americana per chiudere l’indagine sui legami venezuelani”. 

Il CFIUS archivia il caso. Ma i dettagli filtrano anni dopo: una corte californiana, nel 2008, scopre che Smartmatic continuava a concedere in licenza il software di conteggio voti a Sequoia. Il cuore intelligente del sistema, il codice sorgente, rimaneva legato alle origini venezuelane. È proprio nel 2008 che la narrazione prende una svolta drammatica, quasi romanzesca. Il 29 aprile un piccolo aereo Piper PA-31 Navajo decolla da Caracas con a bordo Alfredo José Anzola, il co-fondatore che aveva curato l’incorporazione americana della società. L’aereo si schianta su un quartiere residenziale, uccidendo tutti i passeggeri e cinque persone al suolo. La versione ufficiale attribuisce l’incidente a errore del pilota o guasto meccanico. 

Ma il pilota, Mario José Donadi Gáfaro, aveva un passato torbido: condannato negli Stati Uniti e in Venezuela per traffico di droga, avrebbe dovuto scontare otto anni di prigione. Come mai era libero? E ai comandi di un volo con un dirigente di alto livello? Blog investigativi indipendenti come The Brad Blog e forum venezuelani sollevano interrogativi che restano sospesi nell’aria. Voci, mai comprovate, parlano di sabotaggio per zittire chi conosceva troppo dei meccanismi offshore. Mugica e Piñate proseguono, trasferendo la sede centrale a Londra nel 2012. Nel frattempo, un altro protagonista entra in scena: Election Systems & Software (ES&S), il colosso con base a Omaha, in Nebraska, che controlla circa metà del mercato elettorale americano. Nata negli anni Settanta come American Information Systems, ES&S ha costruito il suo dominio attraverso acquisizioni aggressive. Nel 2009 compra la divisione elettorale di Diebold, il produttore di bancomat già segnato da scandali: le sue macchine AccuVote TSX si erano rivelate vulnerabili a manomissioni, come dimostrato da studi dell’Università di Princeton nel 2006. Ma l’operazione solleva problemi di antitrust. 

Nel 2010 il Dipartimento di Giustizia obbliga ES&S a cedere Premier Election Solutions (l’ex Diebold) e Sequoia – proprio l’asset transitato da Smartmatic. Dominion Voting Systems, fondata nel 2002 in Canada da John Poulos e ispirata al boom post-Help America Vote Act, approfitta dell’occasione: acquista entrambi per una cifra modesta. In un batter d’occhio, eredita tecnologie da Sequoia, inclusi elementi di codice concessi in licenza da Smartmatic. Dominion diventa fornitore in ventisette Stati. ES&S rimane il gigante indiscusso, ma non privo di ombre: ProPublica nel 2019 denuncia viaggi di lusso a Las Vegas e regali come scatole di pretzel ricoperti di cioccolato offerti a funzionari elettorali, pratiche sotto indagine etica. NPR segnala componenti cinesi nelle macchine, con proprietà nascoste. Il Brennan Center documenta guasti: macchine che invertono voti in Pennsylvania nel 2018, vulnerabilità esibite da hacker etici alla convention DEF CON. Il 2014 segna un capitolo decisivo, quasi un’elevazione aristocratica, che riporta alla luce una figura già intrecciata alle origini della filantropia globale moderna. Mugica crea SGO Corporation, una holding con sede a Londra che controlla Smartmatic.

 Alla presidenza del consiglio viene nominato Lord Mark Malloch-Brown, diplomatico britannico di rango elevatissimo: ex vice-segretario generale delle Nazioni Unite sotto Kofi Annan, ex ministro nel governo laburista, ma soprattutto figura legata per decenni a George Soros, il miliardario ungherese-americano che aveva iniziato la sua traiettoria filantropica proprio negli anni in cui il mondo guardava alla Florida con apprensione. La storia di Soros e delle sue fondazioni Open Society è quella di un uomo che, sopravvissuto all’occupazione nazista in Ungheria e fuggito dal comunismo, decise di usare la sua immensa fortuna per abbattere muri ideologici. Negli anni Ottanta, mentre il blocco sovietico vacillava, Soros divenne una sorta di angelo finanziatore della dissidenza. Nel 1984 aprì la prima fondazione in Ungheria, suo Paese natale, fornendo fotocopiatrici – strumenti preziosi in un regime che controllava ogni copia – a gruppi indipendenti, università, biblioteche clandestine. Anecdoti dell’epoca raccontano di Soros che viaggiava di persona nell’Europa orientale, incontrando intellettuali in caffè fumosi di Budapest o Praga, distribuendo fondi per pubblicazioni samizdat, i testi proibiti fatti circolare a mano. Supportò Charter 77 in Cecoslovacchia, il manifesto di dissidenti come Václav Havel, che Soros incontrò più volte: Havel, futuro presidente, lo descrisse come “un amico che arrivava con valigie piene di speranza”. In Polonia finanziò Solidarność, il sindacato di Lech Wałęsa, fornendo denaro per scioperi, stampa indipendente, attrezzature che permisero al movimento di organizzarsi contro il regime.

 Quando il Muro di Berlino cadde nel 1989, Soros era già lì: spese centinaia di milioni per le transizioni post-sovietiche, fondando università, sostenendo media liberi, aiutando a redigere costituzioni democratiche. Nel 1991 creò la Central European University a Budapest, un’istituzione d’élite per formare la nuova generazione di leader dell’Est Europa – endowment che raggiunse centinaia di milioni, inclusa una donazione da 250 milioni nel 2001, la più grande mai fatta a un’università europea. “Volevo creare società aperte dove il totalitarismo aveva regnato”, dirà Soros in interviste. Malloch-Brown entra in questa orbita nei primi anni Novanta, condividendo con Soros cene private a New York, discussioni su crisi valutarie e libertà civili, un’amicizia che mescola strategia finanziaria e visione utopica. Nel 2020 Soros trasferisce 18 miliardi alle fondazioni; Malloch-Brown ne diventa presidente nel 2021. Il loro legame è profondo: decenni di collaborazioni su progetti umanitari, dalle guerre balcaniche alle riforme elettorali globali. Nelle cause per diffamazione intentate da Smartmatic contro Fox News tra il 2021 e il 2023, documenti giudiziari rivelano tentativi di citare in giudizio Soros: “Malloch-Brown fu scelto per attrarre investitori grazie ai suoi legami sorosiani”. I giudici respingono la richiesta, definendola irrilevante: non esiste proprietà diretta di Soros in SGO o Smartmatic. Eppure, il legame è profondo, quasi familiare. Malloch-Brown e Soros condividono una visione: società aperte, governi responsabili, mercati regolati. Open Society ha sostenuto iniziative su integrità elettorale globale, ma sempre attraverso ong indipendenti. In Venezuela il castello crolla nel 2017. Durante le elezioni per l’Assemblea Costituente di Maduro, il Consiglio Nazionale Elettorale proclama 8,1 milioni di voti. Ma il 2 agosto, in una sala conferenze londinese, Mugica pronuncia parole che fanno il giro del pianeta: “I dati sono stati alterati senza ombra di dubbio. La differenza tra la partecipazione reale e quella annunciata è di almeno un milione di voti”. 

BBC, Reuters, Guardian dedicano prime pagine. Smartmatic rompe definitivamente con il Venezuela nel 2018. Il filo si dipana fino alle Filippine, dove lo scandalo assume contorni epici. Smartmatic vince appalti dal 2010 al 2016 per introdurre macchine PCOS, promettendo di estirpare frodi manuali secolari. La stampa locale – Rappler, Philippine Daily Inquirer – documenta ogni fase. Nel 2022 scoppia il caso del breach di dati: un ex dipendente confessa all’Ufficio Nazionale di Investigazione accessi non autorizzati. ABS-CBN manda in onda interviste choc: funzionari della Commissione Elettorale negano ripercussioni sul voto 2022, ma la portavoce Smartmatic ammette in televisione che la fuga riguardava “attività interne”. La Commissione disqualifica Smartmatic dagli appalti futuri nel 2023.

 L’agosto 2024 porta l’accusa federale in Florida: tre dirigenti – Piñate, Vázquez, Moreno – e l’ex presidente della Commissione Juan Andrés Bautista finiscono imputati per tangenti superiori a un milione di dollari, celate in buste di contanti consegnate in hotel di Manila e riciclate attraverso banche americane, per un contratto da 199 milioni nel 2016. Rappler pubblica estratti di email su “incentivi”. NPR titola: “Il presidente e due dirigenti di Smartmatic affrontano accuse federali”. L’ottobre 2025 arriva l’accusa suppletiva: la società stessa diventa imputata – prima caso aziendale sotto il Foreign Corrupt Practices Act in oltre un decennio. Il Dipartimento di Giustizia annuncia: “Una multinazionale che fornisce servizi elettorali coinvolta in uno schema di tangenti e riciclaggio”. Compliance Week e specialisti anti-corruzione lo definiscono un precedente di applicazione aggressiva. Oggi, dicembre 2025, con la crisi venezuelana al culmine e il ritorno di Trump, i fascicoli si riaprono.

 Dominion è stata venduta nell’ottobre 2025 a Liberty Vote, guidata da Scott Leiendecker, ex funzionario repubblicano. Le ombre della Florida 2000 non si sono dissipate: hanno assunto forme nuove, attraversando confini e continenti, ricordandoci che il voto, pilastro della democrazia, resta terreno fragile quando potere, tecnologia e ambizione si intrecciano. Cesare Semovigo  

CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi
Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 6.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:
– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;
– IBAN: IT30D3608105138261529861559
PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo
Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo
Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).
Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

Trump, gli ospiti sgraditi nel suo giardino Con Gabriele Germani,Cesare Semovigo,Giuseppe Germinario

Su Italia e il Mondo: Si Parla di Trump, del suo NSS e del teatro competitivo latino-americano
Ospiti del canale YouTube di Gabriele Germani https://www.youtube.com/watch?v=s04kM7csGiQ abbiamo discettato sul NSS e sulle implicazioni nel giardino di casa, o presunto tale, statunitense, in particolare il Venezuela. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi

Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 6.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:

– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;

– IBAN: IT30D3608105138261529861559

PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo

Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo

Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).

Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

https://rumble.com/v739rv2-trump-gli-ospiti-sgraditi-nel-suo-giardino-con-gabriele-germanicesare-semov.html

Escalation nel Mar dei Caraibi: Analisi OSINT della Crisi USA-Venezuela al 18 Dicembre 2025_di Cesare Semovigo

Escalation nel Mar dei Caraibi: Analisi OSINT della Crisi USA-Venezuela al 18 Dicembre 2025

L’osservatore attento delle dinamiche geopolitiche latino-americane non può non notare come il Mar dei Caraibi, teatro storico di confronti tra potenze, sia tornato a essere un punto di tensione massima. Al 18 dicembre 2025, il dispiegamento militare statunitense sotto il comando SOUTHCOM – ribattezzato in parte Operation Southern Spear – rappresenta la più significativa concentrazione di forze navali e aeree nella regione dagli anni della Guerra Fredda. Fonti OSINT multiple, incrociate tra tracking navale (AIS data aggregati da piattaforme indipendenti), report di think tank come il Council on Foreign Relations e articoli da Reuters, New York Times e Al Jazeera, delineano un quadro di postura offensiva calibrata, ma non ancora irreversibilmente cinetica.

Il cuore del dispositivo è la USS Gerald R. Ford, la supercarrier più avanzata della US Navy, repositionata nel Caribe meridionale da ottobre con il suo strike group: cacciatorpediniere Arleigh Burke-class, cruiser missilistici, sottomarini Virginia-class e oltre novanta velivoli imbarcati, inclusi F-35C e F/A-18 Super Hornet. A questi si aggiungono asset anfibi come l’USS Iwo Jima, con capacità di proiezione di Marines, e una flotta ausiliaria che porta il totale a 12-15 navi maggiori. Il personale stimato supera i 15.000-20.000 uomini, con munizioni stoccate per campagne prolungate (oltre otto milioni di libbre, secondo leak da fonti militari riportati da Military.com). Asset aerei complementari includono squadroni di EA-18G Growler per guerra elettronica, P-8A Poseidon (almeno sei unità con transponder spesso disattivati), MQ-4C Triton per sorveglianza persistente e tanker KC-135 per estensione raggio.

Le operazioni recenti non sono mera deterrenza. Dal settembre 2025, SOUTHCOM ha condotto oltre venti strikes su imbarcazioni presunte narco-trafficanti, con un bilancio di decine di morti (ultimi episodi il 16-17 dicembre, riportati da Stars and Stripes e DW). Il 16 dicembre, l’annuncio di Trump di un “total and complete blockade” su tanker petroliferi sanzionati ha elevato la posta: navi venezuelane hanno scortato convogli in defiance, senza scontri diretti ma con rischi di incidente crescenti. Il sequestro di una tanker da parte USA, valutata 10 milioni di dollari, segnala una strategia di interdizione economica aggressiva.

Maduro risponde con mobilitazione: ispezioni personali alle unità costiere, esercizi di difesa aerea con sistemi russi (S-300VM, Buk-M2E) e iraniani, e dispiegamento di 4,5 milioni di miliziani. La FANB regolare, circa 125.000 effettivi, soffre però di degradazione cronica: sanzioni hanno eroso manutenzione e morale, con diserzioni ricorrenti. Russia e Cina offrono supporto retorico, ma nessun asset militare significativo; Mosca è assorbita dall’Ucraina, Pechino preferisce canali economici indiretti.

In questo contesto, la domanda centrale per l’analista OSINT è la natura dell’endgame statunitense: si tratta di pressione incrementale per forzare negoziati, o preludio a regime change attivo? Qui entra un ragionamento bayesiano strutturato, basato su evidenze storiche e attuali.

Definiamo due ipotesi principali:

•  H1: Operazione di terra su larga scala (invasione/anfibia per occupazione, simile Panama 1989 o Iraq 2003).

•  H2: Attacchi mirati e ibridi per regime change (strikes precision, cyber, supporto opposizione interna, decapitazione leadership senza occupazione prolungata).

Prior probabilistici, derivati da pattern storici USA post-1945 in America Latina (Grenada 1983, Panama 1989, Haiti 1994, non-interventi in Cuba/Venezuela precedenti):

P(H1) prior ≈ 0.15 (bassa, data avversione pubblica USA a ground wars post-Iraq/Afghanistan; sondaggi Quinnipiac/YouGov 2025 indicano ~60-65% opposizione a boots on ground).

P(H2) prior ≈ 0.65 (alta, coerente con dottrina recente: strikes droni, cyber come Stuxnet, supporto proxy come Siria 2010s).

P(evidence | H1) elevato per surge truppe terrestri pre-invasione (es. 100.000+ Marines buildup); osservato: solo addestramento jungle limitato a Puerto Rico, nessuna divisione corazzata/meccanizzata repositionata.

P(evidence | H2) elevato per air/naval dominance, EW assets, strikes stand-off: pienamente osservato (Ford group ottimizzato per SEAD, JASSM-ER/Tomahawk range copre Caracas da Caribe).

Evidence aggiuntive:

•  Blockade petrolifero strangola revenue senza bisogno occupazione (80% export Venezuela).

•  Riapertura dossier 2020 su legami elettorali Venezuela-USA (DOJ indagini novembre 2025) fornisce narrazione domestica per azioni limitate.

•  Assenza surge logistica terrestre (no pre-positioning heavy lift da CONUS).

Update bayesiano:

Posterior P(H1 | evidence) ≈ 0.08-0.12 (ridotta: buildup air-dominant, no indicatori invasione classica).

Posterior P(H2 | evidence) ≈ 0.75-0.82 (rinforzata: postura consente neutralizzazione difese aeree in ore, seguita da strikes su command nodes, supporto a opposizione come María Corina Machado).

Scenario intermedio (H3: collasso interno forzato da pressione economica/militare) assorbe resto probabilità (~0.10-0.15).

Rischio escalation: incidente navale/aereo potrebbe forzare risposta cinetica, ma doctrine ROE USA privilegiano de-escalation se non provocati direttamente. Timeline critica: deadline implicita Trump (“Maduro non vedrà Natale”) suggerisce finestra dicembre-gennaio per picco pressione.

Conclusione OSINT: la crisi è ibrida per design. USA sfruttano superiorità asimmetrica (air/naval/cyber) per erodere regime senza costi politici di occupazione. Maduro resiste con asimmetria propria (milizie, terrain urbano), ma sostenibilità economica è il tallone d’Achille. Monitorare AIS/ADS-B per repositioning Ford group e voli RC-135: indicatori leading di fase attiva. La regione trattiene il fiato; l’esito modellerà dottrine intervento USA per il prossimo decennio.

CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi
Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 6.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:
– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;
– IBAN: IT30D3608105138261529861559
PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo
Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo
Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).
Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

Trump annuncia il blocco navale totale delle esportazioni petrolifere “sanzionate” del Venezuela_di Simplicius

Trump annuncia il blocco navale totale delle esportazioni petrolifere “sanzionate” del Venezuela

Simplicius 18 dicembre
 
LEGGI NELL’APP
 CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi
Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 6.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:
– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;
– IBAN: IT30D3608105138261529861559
PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo
Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo
Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).
Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

Sembra che l’amministrazione Trump si stia finalmente preparando a intensificare il conflitto venezuelano una volta per tutte, dopo che lo stesso Trump aveva dichiarato ai giornalisti che “presto” sarebbero iniziati “attacchi terrestri” sul suolo venezuelano. Trump ha poi superato ogni limite annunciando un blocco navale totale delle petroliere venezuelane nel modo più pomposo che più si addice al suo solito modo di fare:

Questo è avvenuto dopo che le forze speciali statunitensi avevano già sequestrato una petroliera al largo delle coste del Venezuela proprio la settimana scorsa, con l’accusa di trasportare petrolio venezuelano “soggetto a sanzioni” destinato all’esportazione. È stata inventata una complessa storia su come la petroliera fosse legata alla “flotta ombra” del Venezuela con collegamenti a Hezbollah e all’Iran, se si può credere a questa assurdità:

Il 10 dicembre 2025, gli Stati Uniti hanno sequestrato la petroliera Skipper nel Mar dei Caraibi al largo delle coste del Venezuela. La Skipper era stata sanzionata dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti nel 2022 per il suo presunto coinvolgimento in una flotta ombra di navi dedita al traffico di petrolio che coinvolgeva il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche e Hezbollah.

Recentemente, i giornalisti hanno persino chiesto a Trump se il blocco riguardasse più il “traffico di droga” o in realtà il “petrolio”, con Trump che ha lasciato intendere che si tratta di tutte queste cose insieme e anche di più, rivelando in un colpo solo il complotto imperialista.

Ora, come si è visto nel precedente articolo, Trump ha raddoppiato il suo ultimo motivo narrativo, accusando il Venezuela di “rubare” il petrolio degli Stati Uniti:

Stephen Miller, consigliere di punta di Trump e vice capo di gabinetto della Casa Bianca per le politiche, ha rincarato la dose con una retorica escalatoria:

Qui un canale analitico russo ha fornito la vera notizia su questo cosiddetto petrolio rubato:

Di quale petrolio “rubato” sta parlando Trump?

Il 28 febbraio 2007 Hugo Chávez, allora presidente del Venezuela, firmò una legge sulla nazionalizzazione dei giacimenti petroliferi.

A tutte le società straniere operanti nel Paese è stato offerto di partecipare a joint venture, in cui almeno il 60% delle azioni sarebbe appartenuto alla società statale PDVSA.

Il decreto presidenziale ha colpito le società americane Chevron Corp., ConocoPhillips, Exxon Mobil Corp., la britannica BP, la francese Total SA e la norvegese Statoil ASA, che hanno perso il controllo dei giacimenti petroliferi in fase di sviluppo nel bacino del fiume Orinoco.

A quel tempo, gli investitori stranieri mantenevano una certa autonomia solo nei giacimenti petroliferi della cintura petrolifera dell’Orinoco, dove avevano svolto un ruolo di primo piano prima della firma della legge. Negli anni ’90, il governo venezuelano ha consentito l’ingresso di operatori stranieri nell’Orinoco perché i giacimenti di quella zona erano considerati poco promettenti e richiedevano ingenti investimenti di capitale.

Tuttavia, gradualmente, le principali compagnie straniere hanno aumentato la produzione di petrolio nell’Orinoco fino a 600 mila barili al giorno. Fin dall’inizio, gli operatori stranieri hanno svolto attività di esplorazione, produzione e costosa lavorazione primaria del petrolio greggio nei giacimenti dell’Orinoco in collaborazione con PDVSA.

Secondo alcuni dati, l’ammontare degli investimenti delle suddette società nei beni successivamente nazionalizzati ammontava ad almeno 17 miliardi di dollari.

Alcune delle richieste delle compagnie petrolifere straniere sono state successivamente soddisfatte dalle autorità venezuelane attraverso un risarcimento monetario diretto.

Ma non tutte, e la questione non è ancora completamente risolta: alcune aziende continuano a chiedere un risarcimento e hanno avviato procedimenti presso organismi arbitrali stranieri.

#Venezuela

Informatore militare

Per inciso, secondo quanto riferito, una petroliera denominata Hyperion, appartenente alla cosiddetta “flotta ombra” della Russia, si sta avvicinando al Venezuela, con molti che attendono con apprensione le azioni degli Stati Uniti come prova del nove per capire quanto gli Stati Uniti oseranno adottare uno stile di confronto “aggressivo” nei confronti della Russia direttamente:

È interessante notare che la petroliera russa “Hyperion” è entrata nelle acque dei Caraibi diretta verso il terminal Jose, in Venezuela.

La nave è soggetta alle sanzioni dell’OFAC statunitense… il che significa che fa parte della cosiddetta “flotta ombra”.

Fonti indipendenti di monitoraggio marittimo hanno riferito che le petroliere russe soggette a sanzioni continuano a operare nei terminal venezuelani come il Jose Terminal, nonostante Washington cerchi di impedirlo. –

È stato anche riferito che le petroliere russe in transito nel Mar Baltico hanno ora iniziato a dotarsi di sentinelle armate, il che ha alimentato “voci” sulla “natura” precisa di queste misure di sicurezza:

Una strana situazione è stata segnalata nel Mar Baltico. La Marina svedese riferisce che uomini armati in uniforme militare sono stati avvistati a bordo di petroliere russe della “flotta ombra” nel Mar Baltico.

La flotta ombra della Federazione Russa è protetta dal personale militare, ha dichiarato il capo del comando operativo della Marina svedese, Marco Petkovic, in onda sul canale televisivo svedese SVT Nyheter.

Secondo lui, personale militare in uniforme e uomini armati – presumibilmente dipendenti di società di sicurezza private – sono stati avvistati su petroliere russe che operavano eludendo le sanzioni occidentali.

Uno dei sussurri ammiccanti, tematicamente, da un canale affiliato a Wagner:

Le guardie di sicurezza private che proteggono le petroliere dai pirati sono sospettosamente giovani, magre e abili nell’uso delle armi.

Ora ci sono nuove regole per la missione che coinvolge la “flotta ombra”, compreso l’uso di missili guidati anticarro e sistemi missilistici Strela.

Beh, questo darà ai bucanieri baltici con la gamba di legno qualcosa su cui riflettere e da far tremare le loro ossa.

Il russo Lavrov ha giustamente sottolineato che gli europei chiudono volutamente un occhio sulla pirateria illegale degli Stati Uniti nei Caraibi per placare Trump, forse una sorta di codice dei pirati con un occhio solo. Da RT:

L’Europa tace sugli attacchi statunitensi nei Caraibi per ottenere il favore di Trump sulle loro proposte di pace per l’Ucraina — Lavrov

La Russia è “preoccupata” per gli attacchi della Marina statunitense contro imbarcazioni civili e per una probabile operazione di terra

” Quasi tutti i paesi lo trovano inaccettabile, tranne gli europei”

È solo un altro esempio della famosa doppia morale basata sull’inganno doppelmoral.

E a proposito degli standard morali ed etici dell’Occidente:

La Camera respinge con due voti la risoluzione sui poteri di guerra in Venezuela

Il disegno di legge promosso dai democratici avrebbe impedito a Trump di intraprendere azioni militari contro Maduro

Un ostacolo in meno per Trump

Passando alla Russia, Putin ha fornito il proprio aggiornamento militare di fine anno, durante il quale ha rilasciato diverse dichiarazioni interessanti.

Qui ribadisce che la Russia “preferirebbe” risolvere il conflitto militare con mezzi diplomatici, ma se ciò fosse impossibile, lo risolverebbe sicuramente con mezzi militari:

Qui Putin fa una dichiarazione classica: un tempo la Russia aspirava a entrare a far parte del mondo “civilizzato” dell’Occidente, ma ora si rende conto che in realtà lì non c’è altro che degrado:

Putin ha persino causato un enorme scalpore definendo i leader europei “maialetti”:

Sebbene Dugin abbia approfondito la sfumatura:

https://www.politico.eu/articolo/russia-vladimir-putin-definisce-i-leader-europei-piccoli-maiali/

Belousov ha inoltre annunciato che, secondo il Ministero della Difesa russo, l’Ucraina ha perso 500.000 soldati uccisi in azione, con un totale di 1,5 milioni di vittime:

È stato presentato questo grafico, che mostra 1.496.700 vittime, 213.000 pezzi di equipaggiamento militare distrutti, nonché il 70% della capacità energetica dell’Ucraina nelle centrali termiche fuori uso insieme al 37% delle risorse idroelettriche:

In Ucraina, oltre il 70% delle centrali termiche e oltre il 37% delle centrali idroelettriche sono state messe fuori uso, ha riferito Belousov. Le capacità energetiche di Kiev sono diminuite di oltre la metà.

L’efficacia degli attacchi mirati delle truppe russe è di un ordine di grandezza superiore a quella delle forze armate ucraine.

Un’altra dichiarazione rivelatrice di Belousov riguardava l’uso dei droni da parte della Russia. Per molto tempo ci sono state fornite le cifre ufficiali dell’Ucraina relative alle perdite russe causate dai droni rispetto all’artiglieria, ecc., ma fino ad ora non avevamo la versione russa di tali cifre.

Qui viene rivelato che la Russia infligge apparentemente il 50% delle sue perdite al nemico tramite droni FPV:

La formazione delle truppe dei sistemi senza pilota sarà completata nel 2026, ha affermato Belousov. Egli ha sottolineato che la natura delle azioni dell’esercito russo è cambiata.

Ora, fino alla metà delle perdite nemiche sono dovute ai droni FPV. Le forze armate russe hanno raggiunto una doppia superiorità nell’uso degli UAV rispetto al nemico.

“In prima linea tra le truppe ci sono le unità “Rubicon”. Hanno distrutto più di 13.000 unità di armi e attrezzature, ovvero più di un quarto dei danni causati dal fuoco degli aerei senza pilota. Il centro ‘Rubicon’ ha ottenuto riconoscimenti internazionali. La sua esperienza di combattimento è riportata in importanti pubblicazioni internazionali, comprese quelle americane e britanniche. E il regime di Kiev ha dichiarato ‘Rubicon’ una minaccia alla sicurezza nazionale”, ha affermato Belousov.

Nel 2025 l’esercito russo ha ricevuto dieci volte più motociclette e buggy rispetto al 2024.

La maggiore mobilità delle unità consente loro di sfondare il “muro di droni” che Kiev sta cercando di costruire.

Il piano di reclutamento delle forze armate russe per quest’anno è stato superato, con quasi 410.000 cittadini che si sono arruolati per prestare servizio a contratto.

Le stime ucraine relative alle perdite russe si aggirano solitamente intorno al 60-70% secondo i droni FPV ucraini:

https://www.forbes.com/sites/davidhambling/2025/02/18/nuovo-rapporto-i-droni-ora-distruggono-due-terzi-degli-obiettivi-russi/

Questo ha senso, perché la Russia dispone di una preponderanza molto maggiore di artiglieria e forze aeree, responsabili di una certa percentuale delle perdite nemiche, mentre l’Ucraina è costretta a fare affidamento in misura molto maggiore solo sui droni. Tuttavia, per molte persone anche la cifra del 50% relativa alla Russia sarebbe una sorpresa, poiché ci sono ancora molti “scettici dei droni” che credono che l’artiglieria, l’aviazione e altre risorse russe superino di gran lunga e oscurino l’uso dei droni.

Syrsky ha recentemente fornito la sua personale conclusione in una nuova intervista:

Il compagno Syrysky riferisce che la Russia sta conducendo un’operazione offensiva strategica sul territorio dell’Ucraina con un contingente di 710 mila persone.

In questo contesto, il comandante in capo ucraino ha chiesto ai partner di aumentare il volume degli aiuti internazionali all’Ucraina, in particolare nel campo della difesa aerea e delle armi da combattimento a lungo raggio.

Infine, oggi gli analisti hanno riportato anche i dati relativi ai danni alle infrastrutture ferroviarie dell’Ucraina, che quest’anno hanno registrato un aumento considerevole:

In seguito all’analisi odierna del Ministero della Difesa russo. Secondo i dati ucraini, negli ultimi otto mesi sono stati registrati oltre 100 attacchi alle infrastrutture ferroviarie dell’Ucraina.

Si tratta del doppio degli attacchi alle ferrovie registrati negli anni 2023 e 2024 messi insieme.

La priorità degli attacchi è rappresentata dalle regioni orientali dell’Ucraina, quelle confinanti con le Repubbliche Popolari di Luhansk e Donetsk (LNR e DNR).

In breve, quest’anno la Russia ha davvero intensificato la distruzione di tutte le infrastrutture dell’Ucraina in modo concertato.

E come potremmo concludere senza un altro piccolo cenno di saluto al perenne treno della paura britannico, che continua la sua discesa caricaturale nella farsa:


Il vostro sostegno è inestimabile. Se avete apprezzato la lettura, vi sarei molto grato se sottoscriveste un abbonamento mensile/annuale per sostenere il mio lavoro, in modo che io possa continuare a fornirvi report dettagliati e approfonditi come questo.

In alternativa, puoi lasciare una mancia qui: buymeacoffee.com/Simplicius

VENEZUELA : Operazione Smart per un Dominion ? Campa, Semovigo , Germinario

Gli Stati Uniti, nell’era di Trump, tentano di circoscrivere il loro impegno esterno con l’intenzione di concentrare il più possibile l’attenzione alla situazione interna e al conflitto politico che sta attraversando. Le dinamiche geopolitiche e quelle politiche interne ad un paese sono però costitutivamente intrecciate; Trump sa benissimo che, per recuperare almeno in parte il peso perduto nel mondo, deve riordinare la propria casa prima, il proprio giardino quasi contestualmente. Ce lo sta esplicitando con il suo NSS. Un manifesto che intende trasformare lo scontro dai cosiddetti valori liberali al confronto-scontro tra civiltà. Ne parleremo ancora e più approfonditamente. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi

Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 4.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:

– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;

– IBAN: IT30D3608105138261529861559

PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo

Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo

Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).

Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

https://rumble.com/v730h8e-venezuela-operazione-smart-per-un-dominion-campa-semovigo-germinario.html

Storia segreta n. 24: Punto critico in Venezuela_di Predictive History

Storia segreta n. 24: Punto critico in Venezuela

Trump non ha alcuna intenzione di invadere il Venezuela. Il suo obiettivo è un cambio di regime a Washington.

Predictive History 6 dicembre

CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi

Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 4.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:

– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;

– IBAN: IT30D3608105138261529861559

PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo

Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo

Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).

Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

Gli Stati Uniti hanno radunato una formidabile presenza navale nei Caraibi. Il presidente Donald Trump e il suo Segretario alla Guerra Peter Hegseth hanno dichiarato che la loro intenzione è quella di combattere il narcoterrorismo. Ad oggi, gli attacchi militari condotti contro imbarcazioni sospettate di contrabbando di stupefacenti hanno causato la morte di oltre ottanta persone.

I democratici del Congresso hanno accusato Hegseth di aver commesso crimini di guerra. I legislatori stanno indagando se Hegseth debba essere perseguito per l’attacco militare del 2 settembre contro due sopravvissuti a un primo attacco navale. Hegseth ha sistematicamente ignorato ogni responsabilità legale all’interno del Pentagono. A febbraio, ha licenziato i massimi giudici avvocati generali dell’Esercito e dell’Aeronautica. Ha nominato il suo avvocato personale come JAG della Marina.

Il sostituto del JAG dell’Aeronautica Militare ha annunciato le sue dimissioni a ottobre. L’ammiraglio Alvin Holsey, che in qualità di comandante del Comando Sud degli Stati Uniti sovrintende alle operazioni navali nei Caraibi, prevede di andare in pensione anticipata.

Hegseth è felice di vedere gli infedeli andarsene. Il 30 settembre, il Segretario alla Guerra ha convocato tutti i generali più importanti del suo remoto impero americano per un comizio a Quantico, in Virginia. Ha lasciato intendere che erano diventati burocrati e che dovevano abbracciare l’ethos del guerriero. Ha definito “stupide” le regole d’ingaggio.

Gli osservatori sono sconcertati dal rafforzamento navale americano e la maggior parte sospetta un’operazione di cambio di regime mirata al Venezuela, che possiede le maggiori riserve petrolifere accertate al mondo. Marco Rubio, Consigliere per la Sicurezza Nazionale e Segretario di Stato di Trump, ne è un convinto sostenitore. Maria Machado ha interpretato il suo Premio Nobel per la Pace come una corona e sta già corteggiando investitori per il Venezuela. Il segnale più forte è che Trump ha chiuso lo spazio aereo venezuelano e ha minacciato Maduro di andarsene .

Ci sono problemi con questo consenso emergente. Primo e più importante, Trump non ha ancora imposto un embargo alle esportazioni di petrolio del Venezuela. L’80% dei 921.000 barili al giorno esportati dal Venezuela è destinato alla Cina. Oltre 100.000 barili al giorno vengono spediti negli Stati Uniti. Se Trump intende un cambio di regime, il primo passo dell’escalation sarebbe strangolare l’economia venezuelana. Perché non ha compiuto questo ovvio primo passo?

In secondo luogo, Trump ha minacciato di attaccare militarmente anche Messico e Colombia. Esaminate le posizioni degli attacchi statunitensi contro le navi della droga nel grafico sottostante. Perché Trump non è così concentrato?

Non credo che Trump voglia seriamente cambiare regime in Venezuela, e il suo vero scopo è quello di smantellare il narcotraffico, che tutti danno per scontato sia un pretesto. Sono convinto che Trump voglia ottenere un terzo mandato, e quindi debba indebolire lo Stato profondo che, a suo dire, ha rubato le elezioni del 2020. La CIA controlla il narcotraffico, e interrompendo il flusso di droga in America Trump taglierà fuori il denaro nero che alimenta lo Stato profondo.

Perché Trump minaccia il Venezuela? Ha bisogno di mascherare le sue intenzioni e di apparire imprevedibile per evitare che i suoi nemici si uniscano contro di lui, come è successo nel 2020.

Il trucco più grande di Trump è stato trasformare il suo più grande fallimento del primo mandato (la sua instabilità) nel suo più grande punto di forza del secondo. Durante il primo mandato di Trump, l’apparato di sicurezza nazionale era in uno stato di aperta ribellione. Il Capo di Stato Maggiore Congiunto Mark Milley chiamò i suoi omologhi cinesi per intimare loro di ignorare Trump. L’esercito statunitense disobbedì all’ordine di Trump di ritirarsi dalla Siria. Gli agenti dell’intelligence si vantarono di aver nascosto informazioni sensibili a Trump.

Nel secondo mandato di Trump, l’apparato di sicurezza nazionale crede che Trump sia diventato una loro creatura. Marco Rubio convincerà Trump a rovesciare i governi di Venezuela, Cuba e Nicaragua. Miriam Adelson è la principale finanziatrice di Trump e Susie Wiles il suo capo di gabinetto, e lo convinceranno a lanciare una guerra contro l’Iran. Trump potrebbe anche volere la pace in Ucraina, ma gli europei saboteranno qualsiasi cessate il fuoco concordato tra lui e Putin.

Con la sua reticenza e la sua non-intenzione, Trump ha dato ai suoi nemici abbastanza filo da torcere per impiccarsi. I suoi nemici si compiacciono di come sembri compromesso dai dossier Epstein, che hanno frantumato il MAGA. Trump gli fa balenare davanti la prospettiva di un cambio di regime in Venezuela, e così lo Stato profondo tollererà gli attacchi terrestri di Trump contro i cartelli della droga in Messico e Colombia. Lo Stato profondo è così ossessionato dalla guerra contro l’Iran che chiuderà un occhio sul dispiegamento della Guardia Nazionale da parte di Trump in tutti i cinquanta stati.

Non possiamo aspettarci altro che caos e conflitti per il resto del secondo mandato di Trump. E Trump, in quanto re del caos e dei conflitti, vincerà tutto.

Predictive History Substack è una pubblicazione supportata dai lettori. Per ricevere nuovi post e sostenere il mio lavoro, valuta la possibilità di diventare un abbonato gratuito o a pagamento.

Passa alla versione a pagamento

Al momento sei un abbonato gratuito a Predictive History Substack . Per un’esperienza completa, aggiorna il tuo abbonamento.

Passa alla versione a pagamento

MAGA si “scioglierà” se Trump invaderà il Venezuela, afferma Rand Paul_di Paul Dragu

MAGA si “scioglierà” se Trump invaderà il Venezuela, afferma Rand Paul

 di Paul Dragu 24 novembre 2025    

MAGA Will “Dissolve” If Trump Invades Venezuela, Says Rand Paul
masterSergeant/iStock/Getty Images Plus

CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi
Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 4.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:
– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;
– IBAN: IT30D3608105138261529861559
PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo
Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo
Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).
Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

Audio dell’articolo sponsorizzato da The John Birch Society

https://trinitymedia.ai/player/trinity-player.php?pageURL=https%3A%2F%2Fthenewamerican.com%2Fus%2Fpolitics%2Fforeign-policy%2Fmaga-will-dissolve-if-trump-invades-venezuela-says-rand-paul%2F&readContentType=URL&readContentConfig=%7B%22url%22%3A%22https%3A%2F%2Fthenewamerican.com%2Fus%2Fpolitics%2Fforeign-policy%2Fmaga-will-dissolve-if-trump-invades-venezuela-says-rand-paul%2F%3Ftts%3D1%22%2C%22dataType%22%3A%22html%22%7D&contentHash=530aacc12f68c75100c186c1a171187d9ac79a6ade50ed53995adfe48d1e96bb&unitId=2900010979&userId=4dd1615b-60db-4cb9-9a85-ff668ff11467&isLegacyBrowser=false&isPartitioningSupport=1&version=20251113_0f8c331eedfa839d1dcf7078816d0a1eb8927a8b&useBunnyCDN=0&themeId=477&isMobile=0&unitType=tts-player&integrationType=web

Se l’amministrazione Trump decidesse di invadere il Venezuela, la reazione della base MAGA sarebbe così intensa che il movimento imploderebbe. È quanto ha recentemente previsto il senatore Rand Paul (R-Ky.) durante un’intervista con una testata libertaria.  

Paul ha dichiarato la scorsa settimana a Nick Gillespie di Reason che «se [il presidente Donald Trump] invaderà il Venezuela o darà più soldi all’Ucraina, il suo movimento si dissolverà». Questo sentimento ci ricorda che la coalizione del presidente, che quest’anno è stata ripetutamente oggetto di critiche, sta già a malapena tenendo insieme.

I commenti di Paul della scorsa settimana sembrano però non aver avuto alcun effetto sull’amministrazione. Lunedì, il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha designato Nicolás Maduro e i suoi alleati come organizzazione terroristica straniera. La mossa amplia le giustificazioni per un intervento militare.

Accumulo caraibico

È appena stata diffusa la notizia che il presidente del Joint Chiefs of Staff, il generale Dan Caine, visiterà presto l’imponente infrastruttura militare che è stata costruita nei Caraibi. Il motivo ufficiale di questa visita è quello di ringraziare le truppe nello spirito del Giorno del Ringraziamento, ma si sospetta che ci sia qualcosa di più. Come ha osservato il New York Times, “il generale Caine è stato uno dei principali artefici di quella che il Pentagono chiama Operazione Southern Spear, il più grande dispiegamento di forze navali americane nei Caraibi dalla crisi dei missili cubani e dal blocco di Cuba nel 1962”. Il giornale ha aggiunto che Caine “dovrebbe consultarsi con i comandanti sui preparativi dell’armata”.

L’11 novembre, la più grande portaerei della Marina degli Stati Uniti, la USS Gerald R. Ford, è arrivata nei Caraibi. Questo si è aggiunto alle migliaia di militari, gruppi anfibi e elicotteri da combattimento trasferiti nella regione nelle settimane precedenti.

Quasi nessuno crede che si tratti solo di contrastare l’impresa narcotrafficante di Maduro. Il senatore del Kentucky è tra gli scettici. “Non conosciamo i loro nomi, non ci vengono presentate prove – nessuno si preoccupa nemmeno di raccogliere la droga dall’acqua e dirci [se] c’era droga che galleggiava intorno alla barca. Nessuno si preoccupa di dire se erano armati. Quando catturiamo persone vive, non le perseguiamo nemmeno”, ha affermato.

Far saltare in aria le barche

Da settembre Paul ha espresso scetticismo sul fatto che quelle piccole imbarcazioni con motori fuoribordo possano percorrere le oltre 1.000 miglia che separano il Venezuela dagli Stati Uniti. Ha anche sottolineato il fatto che la maggior parte della droga che entra negli Stati Uniti non proviene dal Venezuela. È risaputo che la maggior parte della droga, compreso oltre il 90% del fentanil, entra attraverso il confine messicano. Inoltre, come può l’amministrazione essere così sicura che le imbarcazioni trasportino droga se non le ispeziona? Come ha sottolineato Paul:

Il dato statistico più importante che dovrebbe far riflettere prima di far saltare in aria queste imbarcazioni è che quando la Guardia Costiera abborda le navi al largo di Miami o di San Diego, una su quattro non trasporta droga. Quindi il loro tasso di errore è circa del 25%. È difficile immaginare che un popolo civilizzato possa tollerare che delle persone vengano fatte saltare in aria, incenerite, ridotte in mille pezzi, se il tasso di errore è di circa uno su quattro.

Alcuni esperti legali ritengono che questa mossa si ritorcerà contro Trump. Il giudice Andrew Napolitano ha recentemente scritto:

Gli omicidi in mare saranno presto oggetto di un processo federale, poiché le famiglie dei pescatori innocenti assassinati e alcuni sopravvissuti a tentativi di omicidio falliti hanno comunicato ai media la loro intenzione di intentare un’azione legale contro il governo. Trump afferma che gli omicidi in mare sono una guerra contro potenze straniere.

Nel frattempo, lo stesso ufficio del Dipartimento di Giustizia che ha detto a George W. Bush che poteva torturare le persone e a Barack Obama che poteva uccidere cittadini americani non violenti all’estero, sembra aver detto a Trump proprio quello che voleva sentirsi dire: che può intraprendere una guerra non dichiarata contro determinati cittadini stranieri e mantenere segrete le motivazioni legali per farlo. Dove sta scritto questo nella Costituzione di Madison, che afferma che solo il Congresso può dichiarare guerra?

Paul, che ha sostenuto il presidente su diversi fronti dell’agenda politica, ritiene che ciò che Trump sta facendo non sia nemmeno fedele ai suoi valori politici. “In realtà penso che Trump sia l’ultimo a voler fare queste cose”, ha detto a Gillespie. Purtroppo, la maggior parte dei repubblicani è ancora interventista e il presidente è “circondato da persone che credono nel cambio di regime e lo incitano a farlo”. Paul ha citato il simbolo dell’avventurismo militare, dicendo che il neoconservatore della Carolina del Sud ha l’attenzione del presidente. “Lindsey Graham non ha cambiato posizione, ma è intelligente ed è diventato molto vicino al presidente. [Lui] influenza il presidente”, ha detto. Poi ha fatto il nome di un altro neoconservatore di lunga data che è ancora più vicino a Trump. “Lo stesso vale per Marco Rubio. Quindi, la guerra di cambio di regime in Venezuela è stata ordita da queste persone”.

MAGA abbandona la nave

Il MAGA è già in declino. Il presidente ha ribaltato o ignorato le sue posizioni su diverse promesse elettorali fondamentali e le crepe all’interno della coalizione si stanno allargando, in modo significativo.

Venerdì, una deputata che era tra i più fedeli sostenitori e difensori di Trump, la repubblicana Marjorie Taylor Greene (R-Ga.), si è dimessa dopo settimane di contrasti con lui. L’eccessiva attenzione del presidente alle questioni estere è una delle principali preoccupazioni della Greene. Trump ha ripetutamente promesso “nessuna nuova guerra” e che avrebbe messo l’America al primo posto durante la campagna elettorale. Ma molti non vedono come continuare a inviare aiuti esteri e intervenire in conflitti oltreoceano rientri nella categoria dell’America First. Trump ha fatto infuriare la sua base quando ha deciso di bombardare l’Iran per quello che molti percepiscono come un intervento a favore di una nazione straniera. Ha anche rifiutato di porre fine al coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina. Vende armi agli europei per inviarle all’Ucraina e poi sanziona la Russia, annullando ogni parvenza di neutralità.   

Trump ha anche fatto marcia indietro sulle sue promesse riguardo a Jeffrey Epstein. La base MAGA è ancora furiosa per il suo tentativo di insabbiare la vicenda Epstein senza ulteriore trasparenza. Greene è stata tra i tre legislatori chiave – insieme a Thomas Massie (R-Ky.) e Ro Khanna (D-Calif.) – che hanno promosso la petizione di dimissioni che ha essenzialmente costretto il presidente a firmare una risoluzione che dovrebbe obbligare il suo Dipartimento di Giustizia a rilasciare tutta la documentazione sul pedofilo. È dubbio che ciò avvenga in piena trasparenza, ma questa mossa ha reso più difficile per i protettori dell’establishment tenere nascosto questo scandalo.

Perché tanta durezza nei confronti del Venezuela?

Se Trump decidesse di invadere il Venezuela, la previsione del senatore Paul potrebbe avverarsi, se non si è già avverata.

La domanda che sorge spontanea è: perché l’amministrazione sta adottando un atteggiamento così aggressivo nei confronti del Venezuela?

La risposta ovvia è che sta cercando di provocare un cambio di regime, cosa che questo Paese ha fatto tante volte in America Latina nel XX secolo. Ma comunque, perché? Cosa sta spingendo questo cambio di regime? Probabilmente non è il motivo dichiarato. Il Venezuela non è nemmeno vicino ad essere il più grande trafficante di droga in America. Come detto prima, più del 90% del fentanil che avvelena gli americani viene dal Messico.

Inoltre, il Venezuela non è certamente l’unico Paese guidato da criminali e tiranni comunisti che truccano le elezioni. Non è nemmeno l’unico Paese dell’America Latina che recentemente ha avuto elezioni truccate. Il Brasile è nella stessa situazione, e Trump va d’accordo con quel Paese comunista.

Una delle teorie più diffuse è che si tratti di aprire il mercato statunitense ai ricchi giacimenti petroliferi del Venezuela. È plausibile. Ma questa amministrazione ha anche intrapreso importanti iniziative per facilitare le trivellazioni in America. E sta rafforzando i legami commerciali con diverse nazioni mediorientali ricche di petrolio, tra cui Arabia Saudita e Qatar.

Un’altra teoria è che ciò faccia parte del tentativo degli Stati Uniti di allontanare la Cina e la Russia dal “nostro emisfero”. Anche questa ipotesi è plausibile. Tuttavia, ciò significa che dovremmo aspettarci campagne simili a Cuba, che è molto più vicina agli Stati Uniti, così come in Nicaragua, Bolivia e, ancora una volta, Brasile?

Manipolazione elettorale?

Un’altra ipotesi è che ciò sia legato a un rancore personale di Trump nei confronti del presunto ruolo di Maduro nella campagna elettorale statunitense, in particolare nelle elezioni del 2020. L’agente della CIA “in pensione” Gary Berntsen è tra coloro che sostengono che le prove dimostrano che il Venezuela ha truccato le elezioni con i soldi dei contribuenti dell’USAID, comprese le elezioni rubate del 2020. Questa, in parte, è l’idea principale alla base del libro di Ralph Pezzullo Stolen Elections: The Takedown of Democracies Worldwide (Elezioni rubate: la caduta delle democrazie in tutto il mondo). Pezzullo sostiene che “i cittadini degli Stati Uniti non hanno avuto un’elezione nazionale che non sia stata manipolata dal 2008” e che Venezuela, Cina, Iran e Russia sono stati parte integrante di tale manipolazione.

Che le elezioni del 2020 siano state truccate è quasi fuori discussione. Ma come e chi esattamente ci sia dietro non è affatto chiaro. Il fatto che i nostri esperti di sicurezza informatica non lo abbiano ancora ammesso indica che dietro alle elezioni c’è molto di più che il solo Venezuela.

Ciò che è chiaro è che, per qualsiasi motivo, l’amministrazione Trump sta esercitando una forte pressione sul Venezuela. E per quanto possa sembrare giustificato, gran parte degli elettori di Trump non sarà d’accordo. Non è quello per cui hanno votato. Inoltre, sarebbe un’altra guerra incostituzionale senza l’approvazione del Congresso.

Può l’amministrazione Trump cambiare rotta? Lo farà e salverà una coalizione MAGA che è in fin di vita? Oppure la famosa massima dei social media – “Non importa chi voti, avrai sempre Dick Cheney” – si rivelerà ancora una volta vera?

Trump dà inizio a una nuova fase di escalation in Venezuela… ma è solo uno stratagemma?_di Simplicius

Trump dà inizio a una nuova fase di escalation in Venezuela… ma è solo uno stratagemma?

Simplicius23 novembre
 LEGGI NELL’APP 
CONTRIBUITE!!! La situazione finanziaria del sito sta diventando insostenibile per la ormai quasi totale assenza di contributi
Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 4.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:
– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;
– IBAN: IT30D3608105138261529861559
PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo
Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo
Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).
Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

Sepolta sotto il teatro dei crescendo terminali della guerra in Ucraina, l’amministrazione Trump ha silenziosamente stretto il cappio attorno al Venezuela.

Come da tradizione per il neocon Uniparty, questo avviene solo una o due settimane dopo che la DNI Tulsi Gabbard si è vantata, in modo un po’ surreale, che questa amministrazione annuncia la fine delle operazioni di “cambio di regime”:

Quanto assurde possono diventare le crescenti ipocrisie di un impero ormai folle prima di travolgerlo?

Bloomberg riferisce che le “petroliere russe” sono state costrette a “restare inattive” vicino alle acque venezuelane dalle navi da guerra americane.

La nave russa Seahorse era in rotta verso il Venezuela per consegnare un carico di carburante il 13 novembre, quando un cacciatorpediniere statunitense, l’USS Stockdale, si è posizionato sulla sua rotta. La nave russa ha cambiato rotta, dirigendosi verso Cuba, e la nave da guerra ha navigato vicino alle acque territoriali venezuelane in direzione di Porto Rico. Da allora, la Seahorse ha tentato di avvicinarsi al Venezuela due volte, ma è tornata indietro entrambe le volte, e rimane inattiva nei Caraibi.

Altri operatori OSINT si sono spinti oltre e ritengono che sia in atto un blocco navale totale del corridoio economico del Venezuela:

Nessuno lo segnala, ma i dati dell’AIS mostrano in modo schiacciante che petroliere di origine cinese o russa sono state fermate o non sono entrate o uscite dalle acque venezuelane nelle ultime 24 ore.

Naturalmente, questo avviene solo pochi giorni dopo che l’assemblea nazionale venezuelana ha approvato un’estensione di 15 anni del contratto di gestione di due giacimenti petroliferi nel sud del paese da parte delle società russe PDVSA e Roszarubezhneft:

https://www.reuters.com/business/energy/venezuela-approves-15-year-extension-russia-linked-oil-joint-ventures-2025-11-20/

Tuttavia, indagando ulteriormente, si scopre che le azioni degli Stati Uniti potrebbero non essere così severe come suggeriscono le voci di blocco di cui sopra, ma è chiaro che le aperture sono state messe in atto per un’intensificazione significativa:

Stanno continuando a fare affari come al solito, la Seahorse non è stata intercettata, è stata avvertita da terra e fermata, ma è tornata sulla rotta.

Questo resoconto traccia i movimenti nella zona e riferisce che le navi russe sono riuscite a scaricare con successo il loro petrolio e sono tornate in Russia.

Come affermato, sono iniziate le prime fasi del terrore economico esercitato sul Venezuela, in particolare con la notizia che un importante impianto petrolifero del paese è improvvisamente andato a fuoco due giorni fa, proprio mentre le navi da guerra statunitensi avevano iniziato a colpire le petroliere russe e cinesi in arrivo, presentata di seguito in contrapposizione all’annuncio palesemente “coincidente” di Trump di appena un paio di settimane prima:

Nonostante gli evidenti legami con la CIA, un membro del Congresso degli Stati Uniti ha assurdamente tentato di attribuire l’esplosione dell’impianto allo stesso Maduro, come parte di una campagna informativa palese volta a destabilizzare il Venezuela sabotando il mandato pubblico del presidente:

Il piano generale è chiaro. Trump intende usare “l’ambiguità strategica” per esercitare una forte pressione psicologica sull’amministrazione Maduro, indebolendo il sostegno pubblico attraverso un regime di incertezza sul futuro economico del Paese, sulla prosperità generale e sulla stabilità.

Il motivo è che, come avevano indicato le voci circolate la scorsa settimana, Trump è incerto sul successo di qualsiasi azione militare importante contro il Venezuela; in breve, Trump ha paura di incappare in un errore madornale e di subire l’umiliazione per mano di una delle più grandi forze militari del Sud America.

Ciò significa che Trump potrebbe essere propenso a usare semplicemente l’enorme accumulo di potere americano insieme a vari strumenti di terrore economico come leva per far cadere Maduro; questi, ovviamente, verrebbero usati anche insieme alla CIA e a potenziali operazioni segrete delle forze speciali per “innescare” determinati eventi nel paese in momenti opportuni, in particolare quando la campagna di terrore economico ha raggiunto un certo punto culminante necessario.

Esempio lampante:

Secondo Reuters, diverse compagnie aeree hanno cancellato i loro voli per il Venezuela dopo che la FAA ha segnalato una “situazione potenzialmente pericolosa” durante i voli sopra il Paese.

Secondo DW, sei compagnie aeree hanno cancellato i loro voli.

Voli cancellati, deviazioni delle linee di rifornimento marittime ed economiche, pressioni politiche e psicologiche di massa, ecc. In sostanza, una lenta campagna di strangolamento, accompagnata dal sabotaggio di punti chiave delle infrastrutture energetiche in tutto il Paese. Per non parlare degli attacchi a quelle che si presume siano navi narcotrafficanti, che persino gli avvocati del JAG statunitense sostengono siano illegali:

L’intera campagna è fortemente coordinata attorno al messaggio “tematico” dei legami palesemente pretestuosi di Maduro con quello che sembra essere un “cartello della droga” del tutto fittizio. Diversi giornalisti hanno ora affermato che il “Cartel de los Soles”, che Rubio, ironicamente, afferma essere guidato dallo stesso Maduro, in realtà non esiste nemmeno :

Ampliamento di quanto sopra da CNN e The Guardian:

Abbiamo quindi un cartello fittizio con Maduro come “grande leader mafioso” e per questo il paese deve sopportare un sabotaggio economico, un copione piuttosto banale, utilizzato in varie iterazioni in passato dall'”Ordine basato sulle regole”; vedi: Libia.

Proprio mentre scrivo, la Reuters riferisce che gli Stati Uniti sono pronti a intensificare drasticamente la loro campagna terroristica contro il Venezuela, dando inizio a una “nuova fase” “nei prossimi giorni” :

https://www.reuters.com/world/americas/us-launch-new-phase-venezuela-operations-sources-say-2025-11-22/

WASHINGTON, 22 novembre (Reuters) – Gli Stati Uniti sono pronti a lanciare una nuova fase di operazioni legate al Venezuela nei prossimi giorni, hanno detto quattro funzionari statunitensi a Reuters, mentre l’amministrazione Trump aumenta la pressione sul governo del presidente Nicolas Maduro.

Secondo i “funzionari anonimi” che hanno parlato con Reuters, le “opzioni” valutate dagli Stati Uniti includono naturalmente il rovesciamento diretto di Nicolas Maduro:

Due funzionari statunitensi hanno dichiarato alla Reuters che tra le opzioni prese in considerazione c’è anche il tentativo di rovesciare Maduro.

Allo stesso tempo, il WaPo riporta che Trump intende lanciare volantini di propaganda sulla stessa Caracas:

https://www.washingtonpost.com/national-security/2025/11/22/maduro-venezuela-leaflet-drop-proposal/

Secondo fonti vicine alla pianificazione, l’amministrazione Trump ha proposto un’operazione psicologica per demoralizzare il leader venezuelano e incoraggiarlo a lasciare il Paese.

I volantini hanno lo scopo di fomentare disordini tra la popolazione, nella speranza di fare il lavoro sporco per Trump, che dovrà estromettere Maduro, prima che gli Stati Uniti siano costretti a usare una “mano più pesante”.

Secondo il WaPo:

I volantini avrebbero dovuto contenere informazioni su una ricompensa di 50 milioni di dollari per l’assistenza che avrebbe portato all’arresto e alla condanna di Maduro , hanno affermato le fonti, parlando a condizione di anonimato per discutere della delicata pianificazione di una potenziale operazione. Ad agosto, i funzionari statunitensi hanno aumentato la ricompensa da 25 milioni di dollari, citando l’incriminazione del 2020 per corruzione, narcoterrorismo e traffico di droga.

Domenica 23 Maduro compirà 63 anni, quindi questo piano, se approvato, potrebbe essere lanciato letteralmente nel giro di poche ore.

Ma come sempre con Trump, sembra che ci siano delle motivazioni nascoste dietro il machismo della dottrina Monroe e la spavalderia fintamente americana. Sembra che l’astuto Trump stia cercando di raggiungere un accordo definitivo con Maduro, poiché diversi rapporti hanno indicato che il rafforzamento navale ha semplicemente lo scopo di fare leva proprio per questo:

Maduro ha offerto privatamente agli Stati Uniti l’accesso a una quota considerevole delle enormi riserve petrolifere del Venezuela, circa 300 miliardi di barili, per evitare uno scontro militare.

Inizialmente Trump aveva respinto l’accordo, ma un alto funzionario ora afferma che i colloqui potrebbero essere ancora in corso e che l’impiego della portaerei è in parte finalizzato a fare pressione su Maduro affinché abbia maggiore influenza nei negoziati.

Fonte: NYT

#BREAKING Trump ha detto che presto parlerà con Nicolás Maduro e che ha “qualcosa di molto specifico da dire”.

Nel frattempo, Maduro riassume in modo appropriato al suo popolo il piano delineato in precedenza in questo articolo:

SONDAGGIOCome pensi che si risolverà l’ultimo stallo?Attacchi statunitensi e tentativo di colpo di statoTrump-Maduro raggiungono l’accordo da prima pagina

Il vostro supporto è inestimabile. Se avete apprezzato la lettura, vi sarei molto grato se vi impegnaste a sottoscrivere una donazione mensile/annuale per sostenere il mio lavoro, così da poter continuare a fornirvi resoconti dettagliati e incisivi come questo.

In alternativa, puoi lasciare la mancia qui: buymeacoffee.com/Simplicius

Ombra della danza dei fiori: Qual è la logica di fondo dell’aggressione di Trump al Venezuela?_di Observer-Guancha (Cina)

Flower Dance Shadow: Qual è la logica di fondo dell’aggressione di Trump al Venezuela?

Fonte: Osservatore

24/10/2025 13:24

Il  sito Italia e il Mondo non riceve finanziamenti pubblici o pubblicitari. Se vuoi aiutarci a coprire le spese di gestione (circa 4.000 € all’anno), ecco come puoi contribuire:

– Postepay Evolution: Giuseppe Germinario – 5333171135855704;

– IBAN: IT30D3608105138261529861559

PayPal: PayPal.Me/italiaeilmondo

Tipeee: https://it.tipeee.com/italiaeilmondo

Puoi impostare un contributo mensile a partire da soli 2€! (PayPal trattiene 0,52€ di commissione per transazione).

Contatti: italiaeilmondo@gmail.com – x.com: @italiaeilmondo – Telegram: https://t.me/italiaeilmondo2 – Italiaeilmondo – LinkedIn: /giuseppe-germinario-2b804373

花舞影

Ombra della danza dei fioriAutore

osservatore dell’attualità

[Articolo/Observer.it Columnist Flower Dance Shadow]

Recentemente, con il governo federale degli Stati Uniti ancora chiuso a causa delle carenze finanziarie, Trump ha confermato di aver autorizzato la CIA a condurre operazioni sovversive in Venezuela per minare il governo di Maduro. Questo segna un’ulteriore escalation della sua campagna provocatoria contro il Venezuela di quest’anno, iniziata con la “deportazione degli immigrati” e la “controversia sulla droga” e cresciuta fino a includere l’accumulo di forze militari – l’apparato federale statunitense di violenza è in mostra nei Caraibi dall’invasione di Grenada nel 1983. Dall’invasione di Grenada nel 1983, l’apparato federale di violenza degli Stati Uniti ha di nuovo mostrato apertamente le sue zanne gialle e puzzolenti nei Caraibi.

Trump non solo sta agitando l’America Latina con un “pericoloso gioco di dittatura”, ma sta anche rompendo il suo personaggio elettorale di “presidente pacifico”, “contrazione strategica”, “Americans first”, e così via, dopo il suo sostegno a Israele e al regime di estrema destra in Argentina. “Presidente pacifico”, “contrazione strategica”, “Americans First”, e una serie di altri personaggi elettorali.

Questo articolo cerca di inquadrare il confronto da due prospettive, quella venezuelana e quella dell’amministrazione Trump, e di analizzare il valore di riferimento della sua evoluzione per il nostro Paese.

Cosa manca a Maduro e al suo Venezuela rispetto a Rediaz?

Spero che la prossima volta che i nostri studi di animazione ritrarranno Radiaz (a sinistra), si prenderanno cura di differenziare il taglio cromatico delle uniformi civili militari cubane e venezuelane – a causa della differenza nell’età in cui le culture militari dei due Paesi sono state sottratte all’influenza degli Stati Uniti, le forze armate cubane continuano il caldo colore verde erba delle prime uniformi OG-107 dell’Esercito degli Stati Uniti, con colletti cubani e senza cerniere (a sinistra); e le forze armate venezuelane continuano il colore verde freddo dell’uniforme regolare di classe A dell’Esercito degli Stati Uniti, con un fiore del colletto di canna con una coppia di rami di caffè che puntano alla stella rossa sulla spalla per il grado di Maduro. Il verde freddo dell’uniforme regolare di classe A dell’esercito degli Stati Uniti, con un fiore del colletto a forma di ramo di canna con una coppia di rami di caffè che puntano verso la stella rossa sulla spalla che indica il grado di comandante in capo di Maduro (a destra).

Prima di tutto, due cose dovrebbero essere chiare: l’amministrazione Trump è come una mosca nell’unguento, mentre il Venezuela di Maduro è come un “uovo rotto”.

Manuel Rediaz, il successore di Chavez in “Three Bodies”, il grande volto del muro che da solo ha pensato agli inizi delle idee rivoluzionarie di Luo e l’eroe umano che ha preparato materialmente Luo, è stato un eroe nazionale che ha guidato la nazione in una guerriglia contro l’invasione americana prima che iniziasse la trama principale. In realtà, anche se Maduro è riuscito finora a malapena a mantenere intatta la “bandiera rossa” di Chavez, bisogna riconoscere seriamente, prima della discussione successiva, che il Venezuela sotto il suo governo ha attraversato, e sta tuttora attraversando, gravi crisi economiche e sociali per molti anni di fila e, sia in termini di prestigio internazionale che di risultati interni, è ovviamente ben lontano dal raggiungere il livello della “concettualizzazione” di Liu Cixin (刘慈欣), che è stato il primo a chiamarsi “Manuel Rediaz”. È chiaro che ha disatteso le aspettative di Liu Cixin quando lo ha “concepito”:

“Attingendo alle lezioni apprese dai movimenti socialisti internazionali del secolo scorso, …… ha avuto un successo sorprendente, portando a un rapido aumento della forza del Paese in tutti i campi. Col tempo, il Venezuela è diventato una città di montagna famosa in tutto il mondo, simbolo di uguaglianza, giustizia e prosperità, e i Paesi del Sud America hanno seguito l’esempio ……”.

Dove Maduro, oggi, ha iniziato a deviare dalla direzione di Rydiaz?

Così come “la storia del conflitto israelo-palestinese non è iniziata il 7 ottobre 2023”, la particolare situazione del Venezuela è ancora una conseguenza della sofferenza coloniale e dell’egemonia degli Stati Uniti d’America in più di cento anni di storia moderna, anche se con manifestazioni diverse sotto un governo antiamericano.

Quando guardiamo una mappa del Sud America, vediamo un grande lago a forma di goccia al largo della costa dell’angolo nord-occidentale della mappa del Venezuela, collegato verso l’esterno a una tromba. Fu chiamato “Venezuela” nel 1499 da Ojeda, giovane soldato coloniale spagnolo e distruttore della politica indigena sull’isola di Haiti, per l’abbondanza di amache indigene lungo le rive dell’area, che assomigliava a una fiorente città d’acqua veneziana (“Venizuela” – “Piccola Venezia”). Venezuela” (“Venizuela” – “Piccola Venezia”), che in seguito divenne il nome dell’intero Paese.

Durante questo viaggio, Ojeda portò a terra una donna Vayu, Palaaira (la cui pronuncia spagnola è stata modificata in “Guaricha”), e la prese in moglie secondo i rituali spagnoli. La storia racconta che la donna divenne una fedele interprete di Ojeda durante le sue invasioni di altre tribù, e rimase fedele quando egli perse il suo potere e si trovò in difficoltà; alla fine morì da martire e i suoi discendenti meticci, nati sull’isola di Haiti, divennero i primi venezuelani.

Mappa del Venezuela, notare il grande lago a forma di goccia nell’angolo in alto a sinistra (in basso a destra), la baia svasata quasi rettangolare (in alto a destra).

A differenza delle montuose propaggini andine occidentali, la storia iniziale dello sviluppo delle terre a est del Golfo del Venezuela ha avuto origine da forze come i consorzi bancari dell’Europa centrale di lingua tedesca, creando un’élite autoctona con molteplici culture europee co-influenzate da un significativo isolamento identitario dalla Nueva Granada (l’odierna Colombia) e sviluppando un modello economico coloniale che si differenziava dal suo predecessore a causa delle differenze geografiche. Dopo la vittoria nella Guerra d’indipendenza latinoamericana, queste differenze hanno portato alla nascita del territorio come Stato indipendente, separato dalla Colombia.

I primi ricordi del Venezuela sui “potenti invasori del nord” includono geni di diserzione e resistenza. Nella mappa qui sopra, il grande lago a forma di lacrima collegato a sud del Golfo del Venezuela è chiamato “Maracaibo”, e si ritiene che il nome significhi “Mara è morta”, in onore di Mara, un capo indigeno che resistette all’assassinio di Ojeda e di altri. Dopo la morte di Mara, una nuova generazione di eroine indigene, Shuria (pronunciata Zulia in spagnolo) e il suo amante (figlio di Mara), guidarono le tribù del sud a continuare a resistere alle forze coloniali e alla fine morirono in modo eroico; la sua storia è stata tramandata di generazione in generazione tra le popolazioni della costa di Maracaibo e oggi l’intero Stato che circonda il lago porta il suo nome. Oggi l’intero Stato federale che circonda il lago di Maracaibo prende il nome di “Stato di Zulia”.

Le immagini artistiche di riferimento di Shuria (a sinistra) e Thinera (a destra) sono basate rispettivamente sui dipinti di Leonel Muñoz Bracho (con riferimento alle immagini contemporanee delle donne indigene di Motilón-Barí e alla statua di Zulia di Angel Maria Ortiz) e sulla statua di Guaricha sul monumento di Ojeda (con riferimento all’antica immagine della donna indigena Waju raffigurata da Eliannys Bonivento). Donna indigena Huayú) ridisegnata

Nell’album Vivir al Este del Edén del 1988, il gruppo spagnolo La Unión ha scritto la classica canzone “Maracaibo”, che è rimasta impressa nella memoria della cultura venezuelana, ispirata alla leggenda storica della principessa Zulia. La canzone classica “Maracaibo” è incisa nella memoria culturale del Venezuela:

“Se un giorno dovrò morire, lasciatemi scegliere dove;

Lasciatemi morire a Maracaibo, sono nato in questa terra.

…… Voglio tornare nel paese dove ero una principessa, dove la giungla incontra il mare.

Ho visto persone morire, ho visto sangue misto a oro nero;

Questo è il loro sangue e il loro oro nero, che scorre nel lago di Maracaibo ……”.

L'”oro nero” che viene ripetuto nella canzone è il petrolio che è emerso per la prima volta su scala industriale il 14 dicembre 1922 dal pozzo R4 del giacimento La Rosa, sulle rive del lago di Maracaibo, e che ha cambiato per sempre le sorti del Venezuela.

Il giacimento di La Rosa si è rivelato parte del super giacimento di Campo Costanero Bolívar, e la zona dell'”Orinoco” (sulla costa orientale del Paese), dove Raidíaz cerca segretamente di sviluppare un’arma nucleare ne I tre marmittoni, è in realtà il più grande giacimento petrolifero del mondo in termini di riserve potenziali! A causa di questa zona geologica, ricca di energia fossile inesauribile, i governi venezuelani che si sono succeduti non solo non hanno avuto alcun motivo oggettivo per “sviluppare l’energia nucleare per scopi pacifici”, ma non hanno nemmeno potuto effettuare test nucleari sotterranei in quella zona. Da qui in poi, le “due Venezuelas” della realtà e della finzione hanno preso strade diverse.

Nei decenni successivi all'”era della produzione industriale di petrolio”, le compagnie petrolifere anglo-americane come ExxonMobil e Shell si riversarono nel Paese; nel 1935, gli investimenti di base degli Stati Uniti nel settore petrolifero venezuelano rappresentavano il 40% di tutti gli investimenti petroliferi totali all’estero. Lo sfruttamento portò a un boom cartaceo di fuoco e fiamme, e nel 1950 il Venezuela era il “quarto Paese più ricco del mondo” in termini di PIL pro capite, dopo gli Stati Uniti, la Svizzera e la Nuova Zelanda, secondo alcune piattaforme statistiche informali orientate a destra, che convertivano i dati in dollari contemporanei utilizzando un tasso di cambio base sconosciuto; in realtà, questa “conversione” non era la stessa cosa di una “conversione”. In realtà, questa “conversione” è più che altro un “carrozzone” narrativo anti-Chávez-Maduro, ma all’epoca e per molto tempo dopo, il PIL pro capite ufficiale del Venezuela è rimasto stabile almeno tra i primi 20 al mondo.

Tuttavia, basta pensare alla Guinea Equatoriale, il successivo “Paese ad alto PIL e povertà estrema”, per capire di cosa si tratta:

La ricchezza che affluì in Venezuela durante questo periodo era fortemente basata sul petrolio e quindi altamente concentrata nelle mani di corporazioni transnazionali e di una piccola élite locale di acquirenti. Le compagnie petrolifere statunitensi hanno creato uno “Stato nello Stato” nella regione del lago di Maracaibo, con un proprio porto, ospedali, polizia e leggi. L’industria petrolifera, controllata da compagnie straniere, ha contribuito a costruire i grattacieli della città di Maracaibo e del centro di Caracas, ma non ha dato al Paese nel suo complesso i mezzi per svilupparsi.

Caracas, la capitale del Venezuela, nel 1970. In quell’anno, il PIL pro capite del Venezuela era di ben 1.200 dollari (non attualizzati), nominalmente il 19°-20° più alto al mondo per questo indicatore.

Dopo un lungo periodo di sanguinose proteste, rivolte e lotte diplomatiche a livello governativo, il Venezuela ha finalmente nazionalizzato il suo petrolio nel 1976, con la creazione della Compagnia Nazionale del Petrolio e del Gas (PDVSA). Tuttavia, la tragedia dell'”oro nero” non si è conclusa e la lotta per il petrolio ha attraversato molti strascichi; negli anni ’90, sotto l’onda del neoliberismo, il governo venezuelano ha nuovamente aperto il settore petrolifero al capitale privato e agli investimenti stranieri, scatenando un forte malcontento pubblico e dando vita alla rivoluzione della “sovranità petrolifera” di Chávez; dopo la sua elezione a presidente nel 1998, la rivoluzione della “sovranità petrolifera” di Chávez è stata in corso. “Dopo la sua elezione a presidente nel 1998, Chávez ha immediatamente modificato la sua politica petrolifera, aumentando drasticamente il rapporto tra la quota del governo e le compagnie petrolifere multinazionali da sei a quattro a nove a uno, e inserendo nella costituzione la missione sociale della PDVSA, che consiste nell’utilizzare i proventi del petrolio per migliorare la vita del popolo.

A questo punto, sono emerse le maledizioni innate comuni a quasi tutti i regimi di sinistra latinoamericani, ad eccezione di Cuba: la pressione per la rielezione a breve termine a causa di elezioni a ciclo breve e la pressione per la fuga di cervelli a causa della libera circolazione della popolazione.

Da un lato, la precedente pressione ha fatto sì che per un’élite universitaria politecnica come Rediaz, laureato in ingegneria nucleare, fosse quasi impossibile entrare in politica o addirittura salire alla presidenza sulla base di abilità tecniche. In realtà, Maduro è un clandestino con solo un’istruzione liceale, proveniente da una famiglia del movimento operaio, che è cresciuto imparando a fare discorsi e manifestazioni, scioperi e proteste, ma non è mai stato in grado di imparare sistematicamente come costruire una nazione dopo la vittoria.

D’altra parte, questi due tipi di pressione e i risultati dell’aspetto precedente portano al fatto che, una volta preso il potere, il “governo dei lavoratori” è bravo a distribuire il reddito di un’unica industria a tutto il popolo per consumarlo rapidamente, ma è difficile organizzarlo per portare avanti una ricerca concreta e faticosa con lo scopo di arrivare a un miglioramento a lungo termine; non è bravo ad aprire nuovi punti di crescita e a promuovere la diversificazione industriale. Non sono bravi ad aprire nuovi punti di crescita e a promuovere la diversificazione industriale, e non riescono a bilanciare il contributo delle varie industrie alla “produzione di sangue” del Paese: non solo non hanno curato consapevolmente la malattia olandese, ma si sono invece assuefatti al fumo della malattia olandese.

Durante l’era Chávez, i prezzi internazionali del petrolio hanno iniziato a salire vertiginosamente nel 2002, raggiungendo un picco di 147 dollari al barile nel 2008. Queste enormi eccedenze sono diventate le entrate fiscali del Venezuela, ma nessuna di esse è stata utilizzata per programmi espliciti a livello nazionale di sviluppo scientifico e tecnologico di alto livello e di potenziamento industriale; sono state tutte suddivise in benefici per la popolazione, come l’istruzione, l’assistenza sanitaria, il sostegno alle minoranze, la protezione dalla disoccupazione e i prezzi massimi (senza considerare la parte che è andata persa a causa della corruzione, come riportato dai media occidentali).

I due esempi più estremi sono: primo, l’uso da parte di Chavez della compagnia petrolifera statunitense Citgo, controllata dalla PDVSA, per distribuire 30 milioni di litri di gasolio per il riscaldamento invernale ai poveri newyorkesi, in occasione della sua apparizione davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2006; secondo, la triplicazione dei salari dei lavoratori della PDVSA, resa possibile dal controllo reale delle imprese statali da parte del Partito Socialista Unificato (USSP) e dal regno indipendente dei tecnici petroliferi (formati per lo più da investitori stranieri, che non condividono gli ideali socialisti, che non condividono gli ideali socialisti né vogliono subire la perdita dei benefici), la produzione di petrolio è invece diminuita di 700.000 barili al giorno.

Più di un secolo dopo lo sfruttamento industriale e più di un decennio dopo il trionfo della Rivoluzione Bolivariana, il petrolio è ancora l’unica linfa vitale del Venezuela, con il governo del TUSC che dipende dalla PDVSA per i 2/3 del suo bilancio e il PIL pro capite del Venezuela praticamente legato ai prezzi internazionali del petrolio. L’euforia sociale dell’era Chavez e la crisi economica e sociale della successione di Maduro sono state da tempo condannate insieme da un prezzo del petrolio che ha sfiorato i 140 dollari al barile nel 2009 ed è crollato sotto i 30 dollari al barile nel 2016.

PIL pro capite del Venezuela (barre rosse) e prezzi internazionali del petrolio (trattino blu) dal 1998 al 2024.

Il grafico qui sopra mostra il PIL pro capite annuale rispetto al prezzo mensile del petrolio a livello internazionale per il Venezuela durante l’era Chavez-Maduro. Cosa si può leggere in questo grafico? In primo luogo, naturalmente, c’è la corrispondenza quasi esatta tra i due valori prima del 2017-18 (a sinistra della linea rossa), che era già un grosso problema. Tuttavia, l’andamento a destra della linea rossa, che è diventato “spento”, è ancora più preoccupante – il prezzo internazionale del petrolio si è gradualmente separato dall’economia dal 2018, con il primo che è salito due volte dal 2018 e dal 2021 senza una ripresa significativa del secondo.

Questo è l’effetto delle sanzioni economiche che Trump ha scatenato contro Maduro.

L’estrema pressione di Trump non solo non ha ucciso la Cina, ma anzi l’ha aiutata a “colmare le lacune” in settori scientifici e tecnologici chiave e a diversificare le sue importazioni alimentari, dando uno schiaffo ai reazionari di destra ostinati della sua amministrazione. Tuttavia, le stesse pressioni su Cuba e Venezuela hanno causato il tipo di sconvolgimento che questi “vecchi uomini bianchi della Guerra Fredda” si aspettavano: Cuba, che ha operato in isolamento sotto l’embargo per lungo tempo, è stata colpita in modo relativamente gestibile. Ma le relazioni finanziarie del Venezuela con il mondo occidentale statunitense sono complesse: ad esempio, la già citata compagnia petrolifera statale PDVSA non solo possiede interamente una compagnia petrolifera statunitense, ma anche Regno Unito, Svezia, Paesi Bassi, Giamaica e molti altri Paesi hanno un gran numero di azioni e persino raffinerie interamente di proprietà; a causa delle ragioni storiche per i compromessi causati dall’industria petrolifera venezuelana non è completamente controllata nelle mani della PDVSA, le multinazionali statunitensi Chevron, Exxon-Mobil e altre possiedono ancora un gran numero di raffinerie per l’industria petrolifera venezuelana. A causa della compromissione dovuta a ragioni storiche, l’industria petrolifera nazionale del Venezuela non è completamente controllata dalla PDVSA, e multinazionali come le statunitensi Chevron ed Exxon-Mobil possiedono ancora un gran numero di infrastrutture progettate per la specializzazione degli oli pesanti viscosi del Venezuela, e le capitali di molti Paesi come Regno Unito, Francia e Norvegia controllano vari collegamenti tecnici intermedi.

Questa catena di industrie interconnesse è stata distrutta dalla lunga politica di sanzioni degli Stati Uniti in un modo paragonabile al “crollo dell’Unione Sovietica”. Per quanto ne so, in Venezuela ci sono solo due raffinerie sotto il pieno controllo locale, una a Cardón, nello Stato di Falcón, e l’altra a El Palito, nello Stato di Carabobo, mentre il resto delle raffinerie operative sono di proprietà degli Stati Uniti e di altri investitori stranieri. Come risultato del circolo vizioso delle sanzioni, del calo dei profitti e della mancanza di investimenti nella manutenzione, la PDVSA non solo continua a produrre meno petrolio, ma ha anche difficoltà a esportare e, cosa peggiore, il “flusso di cassa consentito” delle sue esportazioni è nelle “mani politiche” degli Stati Uniti! –Una delle ragioni principali dell’aumento delle esportazioni di petrolio di circa il 12% nel periodo 2023-2023 è stato l’alleggerimento di alcune delle sanzioni petrolifere imposte alla PDVSA dall’allora amministrazione Biden in nome della cooperazione nella gestione dei confini.

Tasso di inflazione del Venezuela dal 2014 al 2024 (nero) rispetto a Cina (rosso), Stati Uniti (blu) e Argentina (viola) nello stesso periodo, tenendo presente che si tratta di un grafico logaritmico.

Tra il 2014 e il 2021, il prodotto interno lordo (PIL) del Venezuela si è ridotto di circa tre quarti, il debito interno ed esterno si stima abbia superato i 100 miliardi di dollari e nel 2021 il 65% dei 28 milioni di abitanti del Paese sarà sceso sotto la soglia di povertà. L’istinto economico del governo di stampare moneta per alleviare la pressione sul debito ha portato a un’iperinflazione che è passata alla storia; l’aumento delle sanzioni statunitensi ha spinto l’inflazione a livelli assurdi (sopra).

I cinesi che ricordano il paesaggio urbano della fine del periodo nazionalista capiranno facilmente cosa significa – gravi disordini sociali – ma in Venezuela, che ha 130 Paesi esenti da visto (compresi tutti i vicini dell’America Latina), la portata dei disordini è stata attenuata dalla valvola di sicurezza dell'”immigrazione legale”. Una valvola di sicurezza che si è indebolita. Tra il 2014 e la vigilia dell’epidemia, circa 5-7 milioni di venezuelani hanno lasciato il Paese per guadagnarsi da vivere in Colombia, Brasile, Argentina e praticamente in tutti i Paesi dell’America Latina esenti da visto, facendo lievitare il costo di un passaporto venezuelano (uno strumento morbido del governo Maduro per controllare il numero di persone che lasciano il Paese) a 200 dollari.

L’Istmo di Darien, che collega il continente nordamericano a quello sudamericano, ha un tratto non accessibile su strada e non poteva essere attraversato facilmente a piedi, per cui, prima della partenza dei venezuelani, la popolazione latinoamericana che era entrata illegalmente negli Stati Uniti dal confine meridionale era costituita principalmente da immigrati economici messicani e da rifugiati del “Triangolo del Nord” (Honduras, El Salvador e Guatemala), un’area estremamente difficile in cui trovare legge e ordine. Il numero di persone provenienti dal continente sudamericano è stato molto ridotto. Tuttavia, alcuni dei milioni di venezuelani che hanno lasciato il Paese hanno scelto gradualmente, nell’arco di quattro o cinque anni, di andare verso nord, cercando un cambiamento radicale di destino negli Stati Uniti, sotto la propaganda delle forze antigovernative del governo venezuelano, che è filtrata a lungo attraverso gli Stati Uniti; hanno attraversato in gran numero il Passo del Darién e le foreste pluviali dei Paesi dell’America Centrale, e hanno percorso la “Rotta della Linea” umana, che ha fornito l’opportunità al resto del continente di viaggiare verso gli Stati Uniti. Anche gli indiani, i caribi e persino gli africani hanno aperto un “nuovo mondo” di volare in Sudamerica e poi irrompere negli Stati Uniti via terra.

La grave ansia sociale causata dall’afflusso di “clandestini Biden” al confine meridionale degli Stati Uniti, soprattutto venezuelani, ha messo il chiodo finale al sogno del Partito Democratico di essere rieletto nel 2024 e ha contribuito al secondo mandato di Trump, che è sia un esercizio autolesionista dei valori borghesi-liberali, sia un tornado di farfalle innescato da un battito d’ali. un tornado di farfalle innescato da un battito d’ali.

Rileggendo Tre corpi, l’autore si è improvvisamente reso conto che l’ingegnere energetico Liu Cixin è effettivamente riuscito a prevedere i missili vaganti che brillavano nella guerra russo-ucraina nella storia del personaggio di Radiaz:

“Ha anche costruito un missile da crociera per soli 3.000 dollari, producendo più di 200.000 missili da crociera per armare migliaia di gruppi di guerriglieri ……”.

Tuttavia, lo stesso Maduro non è stato in grado di realizzare le conquiste politico-sociali e diplomatiche dell’erede di Chávez, come profetizzato da Liu. Questo è il risultato del fatto che la nostra società (compresa la sfera culturale) in cui vive quest’ultimo non ha una comprensione sufficientemente completa dell’ambiente umano latinoamericano nel suo complesso, e non è responsabilità di Maduro, ma dei nostri studenti cinesi contemporanei di arti liberali.

Ciò che manca a Maduro rispetto a Rediaz è almeno una laurea in fisica nucleare, una cintura geologica dell’Orinoco, un trend internazionale dei prezzi del petrolio, una resa dei conti tra Stati Uniti e Cina, anticipata in Balls of Lightning, e un vero Stato socialista guidato dal centralismo democratico con un vero sistema di selezione dei quadri “gestito da ingegneri”.

Statua del Liberatore in Plaza Bolivar, Caracas, il capolinea della vita di Radiaz ne I tre marmittoni. È un luogo molto piccolo nella nostra linea del mondo.

Il pericolo essenziale del blocco dominante degli Stati Uniti dalla logica delle azioni di Trump

Una lettura con la neve che vola dalla testa e il fiacco vento autunnale anche oggi.

Dall’agosto del 2025, Trump, che è stato frustrato o si è reso ridicolo sull’ICE, sui dazi, sulle parate militari, sulla guerra tecnologico-commerciale con la Cina, sull’annessione del Canada, sull’annessione della Groenlandia, sull’annessione di Panama e su un’infinità di altre questioni, sembra essersi imbarcato in un nuovo tentativo di fare del Venezuela, un Paese che ha i suoi seri problemi, un “bersaglio morbido” per qualche scopo non specificato. “Morbido” per cominciare. Dalla fine di agosto a oggi, le forze navali statunitensi nel mare a nord del Venezuela hanno effettuato il più grande dispiegamento navale degli ultimi 42 anni, con l’intenzione di far saltare in aria Caracas, fermando la rotazione dell’emisfero occidentale.

L’autore ritiene che i lettori di questo articolo siano stati educati in una cultura socialista e che le narrazioni mal scritte dell’amministrazione Trump, in grado di ingannare solo i bifolchi semianalfabeti dell’Arkansas, non si preoccupino di essere riportate in questo articolo, quindi andiamo dritti al punto:

Trump, che si vanta di “porre fine a otto guerre” e di creare un personaggio di “presidente della pace” sia all’interno che all’esterno, e che è ampiamente considerato dagli esterni, soprattutto nel nostro paese, come uno che non dà importanza all’ideologia e parla solo di confronto con il potere duro, perché ha improvvisamente aperto questo inspiegabile stallo?

Tra il 2 settembre e il 19 settembre, secondo le dichiarazioni ufficiali unilaterali degli Stati Uniti, l’esercito americano ha effettuato sette bombardamenti su “navi del narcotraffico”, causando la morte di 32 persone. Considerando che la data e il luogo dell’incidente in cui il Presidente colombiano Petro ha pubblicamente incolpato i bombardamenti statunitensi per la morte di un innocente pescatore colombiano non corrispondono ai sette casi sopra citati, è quasi certo che i funzionari statunitensi abbiano qualcosa da nascondere e che i bombardamenti e le vittime civili che si sono effettivamente verificati non si limitino a quanto dichiarato.

Diagramma temporale della sirena di episodi selezionati di tensione nelle relazioni tra Stati Uniti e Commissione dal 2025 alla data di chiusura (in base alle date locali).

Tornando indietro di 42 anni, l’amministrazione Reagan ha sottoposto l’esercito degli Stati Uniti a circa due anni di preparativi prebellici, a partire dall’esercitazione “Sea Venture”, prima dell’eventuale invasione di Grenada, con il dispiegamento di una portaerei, due navi d’assalto anfibio, tre cacciatorpediniere, due fregate, per un totale di otto navi e 7.300 militari.

Al contrario, l’amministrazione Trump questa volta, dalla fine di agosto ad oggi, ha schierato un sottomarino nucleare, tre bombardieri strategici B-52, una nave da combattimento litoraneo, un incrociatore, quattro cacciatorpediniere, tre navi da assalto anfibio/da sbarco, una nave da supporto per operazioni speciali, 10 F-35, un numero imprecisato di navi della Guardia Costiera e almeno 10.000 militari (di cui almeno 2.200 combattenti di terra) nel Mar dei Caraibi Orientale, con centro a Porto Rico:

Schieramento approssimativo delle forze statunitensi nel mare a nord del Venezuela al 3 ottobre, con il territorio statunitense di Porto Rico nel riquadro.

A parte il fatto che non è stata dispiegata alcuna portaerei, Trump ha dispiegato un numero di navi superiore a quello dell’invasione di Grenada.

Il problema è che Grenada è un piccolo Paese con poco più di 100.000 abitanti e un esercito di meno di 2.000, mentre il Venezuela, nonostante abbia eliminato diversi milioni di persone negli ultimi anni, è ancora un Paese di medie dimensioni con quasi 30 milioni di abitanti. Non solo dispone di un esercito permanente di 100.000 tecnici terrestri, marittimi e aerei, di un corpo di ufficiali molto fedeli e di un sistema militare-industriale in grado di effettuare la manutenzione di base e la produzione di pezzi di ricambio; ma, secondo la dottrina Chavez, il suo “Ministero del Potere Popolare per la Difesa” è in realtà responsabile di quasi un milione di riservisti e miliziani bolivariani, il che lo rende la riserva teorica più forte dell’America Latina! –Alcuni rapporti cinesi hanno citato direttamente i “4,5 milioni di miliziani” personali di Maduro, anche se in effetti si sta espandendo, l’autore desidera sottolineare che la dimensione plausibile della milizia bolivariana nel 2020 è di 400.000 persone, e non è consigliabile essere troppo ottimisti. L’attuale potere di mobilitazione di Maduro.

Nonostante ciò, se Trump dovesse lanciare un’invasione terrestre con l’attuale dispiegamento di questo punto dell’esercito, è altamente probabile che si ripeterebbe quanto accaduto nel 1509, quando l’esercito coloniale spagnolo di Ojeda sbarcò a Turbaco e fu spazzato via da un’imboscata indigena. In effetti, il 4 settembre, la CAF ha persino sorvolato il cacciatorpediniere statunitense USS Jason Dunham con due caccia F-16A in una dimostrazione, senza che vi siano prove che quest’ultimo abbia reagito in modo tempestivo. Ciò è coerente con i segni di lassismo e decadenza mostrati dalla Marina degli Stati Uniti in altre zone calde.

In altre parole, quello che Trump sta facendo oscillare, a caro prezzo, è un hard power insufficiente a rovesciare Maduro.

Il problema è che ci sono tutte le indicazioni che Trump stia effettivamente agendo con la mentalità di “rovesciare il governo di Maduro”.

In primo luogo, se la ragione immediata di questa tensione militare è la “lotta al narcotraffico”, il malanimo di Trump nei confronti di Maduro è precedente a questa ragione.

Già nell’agosto 2017, Trump dichiarò pubblicamente che “non avrebbe escluso un’azione militare contro il Venezuela”, e a quel tempo non solo non esisteva una chiara “crisi dei rifugiati al confine meridionale”, ma i funzionari statunitensi riconoscevano addirittura che Maduro era il presidente legittimo del Venezuela e che il problema del Venezuela era semplicemente un fallimento della governance economica e la mancanza di sostegno popolare per i partiti di opposizione come Guaido. Il problema del Venezuela è solo il fallimento della governance economica, l’inquietudine del popolo e un’opposizione legittima come quella di Guaido.

Dopo le elezioni del 2018, l’amministrazione Trump ha smesso di riconoscere la presidenza di Maduro, ha insediato Guaido come “presidente”, e ha ospitato un gruppo di governi dell’Europa occidentale e dell’America Latina deboli per boicottarlo, raccogliendo persino giudici obsoleti per mettere insieme una “Corte suprema venezuelana in esilio”. Anche la “Corte Suprema venezuelana in esilio” è stata messa insieme da giudici venezuelani obsoleti per dare a Maduro un giudizio corrotto. Ancora oggi, gli Stati Uniti sotto Trump non riconoscono Maduro come presidente del Venezuela e l’unico canale di negoziazione che conservano è quello utilizzato per costringerlo ad accettare la deportazione dei voli di migranti dagli Stati Uniti.

In secondo luogo, le attività sovversive di basso livello di Trump contro Maduro e l’UCP sono altrettanto coerenti.

Nel 2018, la sua CIA ha attaccato la cerimonia dell’esercito di Maduro con un drone; nell’aprile 2019, ha sponsorizzato Guaido per avviare un ammutinamento dell’esercito di dimensioni considerevoli; e nel maggio 2020, ha inviato mercenari per creare un incidente della Baia dei Porci su scala ridotta. Tutti questi piccoli atti di sabotaggio si sono conclusi con un fallimento.

Nel frattempo, l’insoddisfazione dei venezuelani nei confronti del primo mandato di Maduro si è affievolita grazie allo slancio dell’economia del Paese a partire dal 2020. Dei 5-7 milioni di persone emigrate dal Venezuela con passaporto nel periodo 2014-18, circa 1,2 milioni sono già tornati a vivere nel Paese a partire dal luglio 2024, secondo le statistiche ufficiali.

Il termine stigmatizzante “Cartello del Sole”, spesso utilizzato dai media statunitensi e occidentali, si riferisce alle forze di difesa del governo venezuelano. Il “sole” si riferisce al disegno del grado sulle insegne a spalla dei generali venezuelani.

Va da sé che, a differenza delle questioni del “fentanyl” e dello Xinjiang che Trump ha usato per attaccare la Cina, il Venezuela, come tipico Paese latinoamericano con un sistema elettorale multipartitico, ha un serio problema interno di droga legato alla criminalità organizzata. Tuttavia, come accennato in precedenza, la massiccia campagna dell’amministrazione Trump contro le accuse di “narcotraffico” del Venezuela (sia governativo che civile), compresa la designazione dell’intero corpo di ufficiali delle forze armate venezuelane (il cosiddetto “Cartello del Sole”) come “organizzazione terroristica”, l’avvio di una campagna di sensibilizzazione contro il terrorismo. organizzazioni terroristiche”, l’avvio di una taglia su Maduro a nome della DEA (inizialmente di 15 milioni di dollari) e altri allontanamenti dalla logica diplomatica convenzionale, tutto è iniziato nel 2020, quando tutte le “altre attività sovversive di basso livello” di Trump sopra menzionate sono state sventate, e sono state ereditate dalle sue politiche a partire dal suo secondo mandato.

Da questo punto di vista, la “lotta ai narcotrafficanti” è diventata la scusa di Trump per questa tornata di dispiegamenti militari, solo perché non vede l’ora di “affossare il Venezuela” e ha ancora una volta implorato una “pressione estrema” senza la minima logica. La “pressione estrema” è un tentativo disperato.

Tuttavia, è noto che l’ultima volta che gli Stati Uniti hanno tirato fuori un detersivo per bucato alle Nazioni Unite, il vero scopo era il petrolio iracheno. Oggi, invece, con la diffusione di tecnologie come il fracking, gli Stati Uniti sono diventati esportatori netti di petrolio a partire dal 2019; la qualità del petrolio di scisto prodotto sul suolo statunitense è molto più elevata del viscoso petrolio pesante del Venezuela, che richiede investimenti in impianti di fusione specializzati, e dato che i lavoratori delle trivellazioni petrolifere nazionali statunitensi sono uno dei principali sostenitori di Trump, l’apertura di nuovi giacimenti venezuelani non è economica né causerà loro la perdita del posto di lavoro, un comportamento politico elettorale che tende a essere più vantaggioso che dannoso. politica elettorale che tende a essere più vantaggiosa che dannosa.

Se guardiamo solo ai giacimenti petroliferi di proprietà americana esistenti in Venezuela, a differenza della Rivoluzione cubana, che ha confiscato tutti i capitali americani, le compagnie petrolifere americane in Venezuela sono ancora funzionanti e non hanno alcun bisogno di essere “protette” – anzi, a causa del pessimo stato tecnico delle raffinerie locali, è difficile dire chi ne abbia più bisogno. Per quanto riguarda la posta in gioco, è difficile dire chi abbia bisogno di cosa da parte del governo Maduro e delle compagnie petrolifere statunitensi in questo momento. Le entrate derivanti dalla condivisione del petrolio possono avere un certo fascino “azionario” per gli Stati Uniti, ma probabilmente non saranno sufficienti a coprire il costo del dispiegamento dell’esercito americano per alcuni mesi.

Anche l’utilizzo di “immigrati clandestini dell’era Biden”, principalmente dal Venezuela, come capro espiatorio per l’indignazione interna di Trump sull’ICE non è un fattore decisionale logico – con il riavvio dell’economia venezuelana negli ultimi anni, c’è stato un leggero ritorno spontaneo di venezuelani dall’estero al loro Paese. momento alla loro patria. Non è che entrando lì ora e dandogli un calcio nel sedere, senza soldi per ripulire il casino (ovviamente), si scatenerebbe un’altra massiccia ondata di rifugiati sparsi, una replica della crisi dei rifugiati in Europa dopo la Primavera araba?

Non è giusto qui, non è giusto lì. Quali sono esattamente gli interessi che spingono Trump a essere così disperato, rigido e sempre concentrato ad assicurarsi di abbattere il Venezuela?

Personalmente, penso che non c’è alcun interesse – questo è il risultato dell’insorgere dei demoni razzisti e anticomunisti nelle ossa delle forze bianche di destra e di estrema destra del Sud americano, rappresentate da Trump e dalla sua squadra di amministrazione, e i demoni non possono essere misurati in termini di calcoli di interesse.

Dall’era delle ILLUSTRAZIONI e dall’era degli intellettuali pubblici del microblogging, dopo un lungo periodo di esperienza collettiva nel resistere all'”allevamento a distanza” di varie tendenze politiche/sociali liberali negli Stati Uniti, insieme ai ricordi profondi della visita di Nixon in Cina, della direttiva suprema del presidente Mao, “Mi piacciono i destri (negli Stati Uniti)”, e di altri eventi storici, abbiamo formato una mentalità secondo cui alla “sinistra bianca” americana piace pasticciare con l’ideologia, mentre ai destri americani, ai conservatori e ai MAGA piace pasticciare con l’ideologia. Grazie alla memoria profonda degli eventi storici, ci siamo formati una mentalità: la “sinistra bianca” americana è appassionata di ideologia disordinata, mentre le destre americane, i conservatori e i MAGA “non si impegnano nell’avvelenamento ideologico”, Invece, la destra americana, i conservatori e i MAGA “non si impegnano in veleni ideologici” e “parlano solo dalla forza”, il che li rende un obiettivo più desiderabile per i negoziati e le relazioni a lungo termine. Questo stereotipo è stato ulteriormente rafforzato dal fatto che entrambe le volte che Trump è salito al potere, ha prima dato un pugno in faccia ai suoi stessi “alleati”, rafforzando ulteriormente lo stereotipo.

Per la Cina, che è grande, ricca, potente e sufficientemente atea da mantenere la stragrande maggioranza della sua popolazione protetta e isolata, questo è generalmente ragionevole – il numero di persone normali, soprattutto giovani, che possono essere “colonizzate” dall’ideologia demoniaca di Trump nel territorio odierno è trascurabile rispetto alle varie ONG che Pelosi e Harris hanno sollevato. Il numero di persone normali, soprattutto giovani, che possono essere “colonizzate” dall’ideologia demoniaca di Trump è trascurabile:

Questo gruppo di sacerdoti reali di Trump, rappresentato da Paula White Kane, può essere considerato una versione “originale” della setta fuorilegge “Shouting Sect”, che non solo ha le caratteristiche del culto, ma ha anche una forte tendenza fascista.

Nelle Americhe, tuttavia, non vale lo stereotipo secondo cui “la destra americana non è ideologicamente coinvolta”.

La destra religiosa, l’estrema destra, che Trump rappresenta, ha le proprie “credenze”, o ossessioni culturali, ad ogni costo, e ce ne sono più di una – una è la narrazione apocalittica giudaico-protestante, una è il razzismo, e una è l’anticomunismo/anti-“marxismo”. Una è una narrazione apocalittica giudeo-protestante, una è razzista e una è anticomunista/anti-“marxista”. Sono la polvere della fondazione degli Stati Uniti, dell’era Jim Crow e dell’inizio della Guerra Fredda, ma sono anche la base delle politiche interne ed esterne di Trump; i calcoli di interesse e i compromessi commerciali possono essere scavalcati da questi “demoni”, che è la differenza fondamentale tra loro e la generazione Nixon.

Ad esempio, una ragione importante e semplice per cui Trump ha mostrato molto più entusiasmo per il gruppo Netanyahu che per Zelensky, senza bisogno di sofisticate teorie del complotto, è che gli attacchi al primo possono essere facilmente visti come una scossa alla realizzabilità dei miracoli religiosi che i “veri giudeo-protestanti (e soprattutto gli evangelici)” stanno aspettando con ansia.

Agli occhi di Trump e dei suoi funzionari, il fatto che lo “Stato ebraico” sia o meno il primo a realizzarsi è una questione che riguarda l’arrivo o meno dell’apocalittica fine dei tempi e persino il luogo in cui essi stessi si recheranno subito dopo la loro morte. La “grandezza” di questa narrazione supera di gran lunga qualsiasi disprezzo o guadagno attuale, e quindi la sua difesa ha la precedenza su qualsiasi promessa di “pace”; non importa quanto spregiudicatamente venga “difesa”! Per quanto spregiudicata, per quanto dannosa per l’immagine laica, questa “difesa” è giustificata. Per Zelensky, invece, la fine della storia è solo una trattativa di annessione commerciale tra due bianchi cristiani, lui (Trump) e Putin.

Se si esamina l’inspiegabile ostilità di Trump nei confronti del regime di Maduro da questa prospettiva, diventa facile capire. Le tre aree summenzionate di “razza”, religione (il cattolicesimo latinoamericano porta con sé una tradizione culturale di rifiuto della narrazione storica giudaico-protestante) e “anti-comunista” (marxista) sono tutti “punti magici” che il Venezuela possiede. “Punti magici”, il Venezuela li ha tutti. Nella visione di Trump e di molti nel governo degli Stati Uniti, la morte di Maduro e l’uccisione della Rivoluzione Bolivariana in Venezuela è un “obbligo religioso” e una missione morale che può essere portata avanti finché c’è una ragione per farlo, e vale la pena di affrontare lo shutdown, che non ha bisogno di essere avallato da un interesse sufficientemente razionale.

E Cuba, viene da chiedersi? È una buona domanda: sì, anche se al momento non c’è una minaccia diretta di invasione, dall’inizio di quest’anno anche Cuba sta affrontando una crisi esistenziale di una gravità senza precedenti. Ma questo è un argomento per un altro giorno.

In breve, le intenzioni sovversive di Trump nei confronti del Venezuela possono essere dannose. A parte piccole considerazioni pratiche, come gli interessi petroliferi e l’estrema affluenza alle urne, questo dovrebbe essere visto principalmente come una manifestazione della sua ossessione ideologica di destra, che, come l’ossessione di Hitler di “opporsi al giudeo-bolscevismo”, non è soggetta ai vincoli razionali dei calcoli attuariali degli interessi reali delle relazioni internazionali, e che ha portato a un errore di calcolo attuariale razionale degli interessi della Germania. Il grave errore di calcolo di Stalin sui tempi dell’invasione tedesca è oggi e per il prossimo futuro un fattore estremamente pericoloso e incontrollabile nell’evoluzione della situazione mondiale.

Il destino del popolo venezuelano è nelle sue mani, se essere uno Shuria o un Borella.

Sia Shuria (a sinistra) che Thinera (a destra) hanno statue nel Venezuela di oggi. Ma una sta in piedi con un sacchetto di frecce avvelenate e un arco, mentre l’altra è distesa sulla tomba del marito coloniale, Ojeda (la scena del suo martirio nella leggenda).

La “pressione estrema” di Trump funzionerà sul Venezuela?

La probabilità è che non sia così, ma l’autore non ha paura di fare le valigie.

Dal punto di vista della base economica, come già osservato nella sezione precedente, il Venezuela non è ancora uscito dalla peggiore crisi economica della sua storia, ma è migliorato dal 2021 grazie a una serie di aggiustamenti ideologici. Di fronte all’iperinflazione, il governo dell’UCP ha abbandonato la sua politica originaria di repressione del commercio di valuta estera e ha riconosciuto retroattivamente il mercato nero dei dollari che esisteva da tempo nel settore privato; a seguito del massiccio afflusso di giovani e di mezza età venezuelani negli Stati Uniti negli anni precedenti, le loro rimesse hanno riportato una notevole quantità di dollari, che sono diventati la principale fonte di fondi per la sussistenza di molte famiglie e per il consumo interno, il mercato nero del dollaro si è evoluto in un mercato parallelo che si estende al di là della classe benestante fino alla popolazione povera e laboriosa. Per quanto ne sa l’autore, la maggior parte delle transazioni nelle principali capitali statali venezuelane, in particolare per quanto riguarda le materie prime, le automobili, gli immobili e i servizi di alto livello, sono ora denominate quasi esclusivamente in dollari statunitensi.

La dollarizzazione ha fornito un’unità di conto relativamente stabile e ha salvaguardato la lenta ripresa dell’attività economica interna della Commissione, mentre l’inflazione denominata in valuta locale è rimasta esplosiva. Comprensibilmente, sebbene Maduro abbia quasi ripetuto la politica monetaria del Partito Nazionalista di Chiang Kai-shek, alla fine ha frenato in tempo prima di compiere il passo finale che ha innescato il collasso totale – l’emissione di banconote in dollari d’oro e il divieto e la confisca delle valute estere private – preservando così a malapena una parte dell’economia reale. parte dell’economia reale. Tuttavia, anche questo ha oggettivamente dato agli Stati Uniti una maggiore leva per intervenire da soli. Finché il popolo venezuelano è unito, gli Stati Uniti sono invulnerabili; tuttavia, la disunità dei venezuelani stessi è apertamente mostrata al mondo su scala demografica (il che, ovviamente, è un problema di Maduro).

Dal punto di vista dell’eredità culturale, come accennato all’inizio di questo articolo, quando si rintracciano le origini degli indigeni nei documenti scritti, il Venezuela, la nazione più famosa delle Americhe per le sue belle donne, aveva sia un gene per la resistenza sia un gene per la sottomissione di fronte ai potenti invasori provenienti dal mare del nord. Nei secoli gli stessi “nativi” e la “potenza del nord” non hanno mai cambiato il contrasto di potere, i due geni si sono fusi nel sangue e hanno gradualmente formato un fenomeno molto singolare. Il “ribelle a metà” (per gli standard cinesi):

Ana Maria de Campos, figlia di un grande nobile meticcio della regione di Sulia, alla fine del XVIII secolo, organizzò segretamente una riunione rivoluzionaria nella sua casa nella città di Maracaibo occupata dai coloni, nel 1822, fu tradita e sottoposta a una parata altamente umiliante – e poi rilasciata – prima di ritirarsi dalla rivoluzione e, cinque anni dopo, soffrire per i postumi di una frustata e di una crisi epilettica. Morte.

Luisa Cáceres, la prima donna a essere inserita nel Pantheon venezuelano, si sposò all’età di 14 anni con il generale Juan Arismendi, un rivoluzionario, e l’anno successivo fu rapita dai realisti per ricattare il marito affinché si arrendesse e non lo scambiasse con un prigioniero. Secondo gli inglesi, “[il generale spagnolo Morillo] si infuriò a tal punto da ordinare la morte di questa bella signora; ma alcuni dei suoi ufficiali, commossi dalle sue lacrime e dalla situazione in cui si trovava all’epoca, implorarono Morillo di mitigare la pena ……”. Filadelfia, negli Stati Uniti, dove le fu concesso un insediamento gratuito dal “Consiglio indiano” dell’Impero spagnolo nel 1818.

Teresa Heredia, la “Ragazza Piuma” di Valencia (città del Venezuela), che, quando la città fu occupata dalle truppe coloniali nel 1814, fu rilasciata dopo un’umiliante parata simile a quella di Ana María per aver, tra l’altro, segretamente cucito uniformi per gli insorti, e che fu arrestata ed esiliata dal Nord America nel 1816 per il suo discorso anticoloniale, e che da allora ha lasciato la Rivoluzione e morta di vecchiaia negli Stati Uniti.

……

Questa “lotta a metà” è come l’eterno spettacolo sul lago di Maracaibo: la staffetta notturna dei fulmini di Catatumbo che, di volta in volta, squarciano brevemente il cielo morto con la loro luce, per poi tornare al buio.

Il tempo è cambiato, la “potenza generazionale del mare del nord” è passata dall’esercito coloniale spagnolo all’imperialismo statunitense, e gli inseguitori del sogno interno dell’indipendenza e dell’autonomia sono cambiati dai signori della guerra caudillo come José Antonio Pais al corpo degli ufficiali dell’esercito di Maduro e al Partito Socialista Unificato (PSU), ma la storia della “resistenza a metà” dei venezuelani sembra continuare ad avere un ciclo. Ma la storia della “resistenza a metà” dei venezuelani sembra continuare in un ciclo.

L’autore è propenso a pensare che “l’appello di Maduro per la pace” e persino “la proposta di auto-abbassamento” rilasciata unilateralmente dal Qatar, dai media statunitensi e dalla bocca di Trump siano tutte fake news, senza alcuna eccezione. Dopo tutto, gli Stati Uniti hanno vinto lo studio di bugiardi politici per bullizzare le persone che non si interessano di politica non è il minimo limite, se non si dispone di una difesa sufficiente, sono anche questo tipo di lavoro duro fuori:

Traduzione diretta del titolo: “Hegseth conferma la cattura del presidente venezuelano Maduro – l’estradizione negli Stati Uniti è imminente” (Fake News)

Eppure non si dice che i venezuelani non siano sufficientemente uniti davanti alle nubi della guerra.

La storia è sempre sorprendentemente simile, ma non si ripete semplicemente. Con l’evoluzione accelerata dei cambiamenti mondiali che durano da un secolo, il vantaggio comparativo degli Stati Uniti nel mondo si sta rapidamente ritirando; questo arretramento oggettivo, assoluto, e l’espansione soggettiva, relativa, che Trump sta personalmente cercando di imporre nell’emisfero occidentale, si stanno sovrapponendo all’America Latina in modo positivo e negativo, provocando un’instabilità senza precedenti nel tessuto sociale locale e uno sconvolgimento ideologico senza precedenti della popolazione locale.

Mentre si avvicina l'”eterna primavera”, come la chiamano i venezuelani, e il sole sorge sul lago di Maracaibo, il fulmine del Catatumbo, che ha illuminato la notte eterna per tanti anni, sta per essere inghiottito dall’oscurità finale.

I regimi di sinistra latinoamericani effettivamente in funzione sono destinati a sopportare il peso di questo braccio di ferro tra quelle che lo studioso cubano Salazar chiama “riforme e controriforme, rivoluzioni e controrivoluzioni”. Chi di questi regimi ha le fondamenta più deboli e le controversie più serie sulla propria reputazione rischia di essere ucciso dalla svolta dell’amministrazione Trump e di veder completamente stravolta la propria valutazione storica.

L’autore spera che il nostro Paese tenga conto di questo contesto dei tempi e dia loro il necessario sostegno aggiuntivo; tuttavia, nessuno di loro è un piccolo Paese come Grenada, ed è impossibile che la Cina li metta tutti in vetrina da sola, e alla fine dovranno rafforzarsi da soli.

Oggi, sulle rive del fiume Zulia, nel vasto territorio intorno al lago di Maracaibo, sotto il peso della realtà, della tradizionale paura del nemico e dei dubbi sul proprio cammino, ogni venezuelano comune si trova di fronte a una scelta che nasce dall’inizio di un’antica stirpe: se essere la “Shulia” che piega l’arco per andare incontro alla battaglia o la “Porella” che si impegna per la causa dei venezuelani. “Leila sottile”?

L’autore si aspetta che siano i primi, ma non può decidere al loro posto. La risposta che daranno non solo darà forma alla nuova anima e ai nuovi geni di questo Paese sudamericano, ma inciderà profondamente sul destino dell’intera America Latina nel prossimo periodo.

Questo articolo è un articolo esclusivo di Observer.com, il contenuto dell’articolo è puramente il punto di vista personale dell’autore, non rappresenta il punto di vista della piattaforma, senza autorizzazione, non può essere riprodotto, o sarà ritenuto legalmente responsabile. Prestare attenzione alla micro lettera dell’Observer guanchacn, leggere articoli interessanti ogni giorno.

Il grande panico europeo e il sinistro accumulo di attacchi venezuelani da parte degli Stati Uniti+Trump sconvolge il mondo sull’Ucraina, di Simplicius

Il grande panico europeo dei droni, + il sinistro accumulo di attacchi venezuelani da parte degli Stati UnitiSimplicius 24 settembre 
LEGGI NELL’APP 
Sembra che l’Euro-cabala abbia puntato tutto sulla Grande Paura dei Droni come unica speranza attuale per catturare l’attenzione dei media e attutire il colpo delle incessanti avanzate russe sul fronte. Come se la smentita incursione polacca non fosse abbastanza grave, ora gli sventurati europei sono stati sottoposti a una simultanea paura dei droni su diverse città europee, tra cui Copenaghen in Danimarca, Malmö e Lund in Svezia, e persino Oslo in Norvegia.

https://www.nytimes.com/2025/09/22/world/europe/copenhagen-oslo-airport-closed-drone.html

Un rapporto separato tenta di attribuire la colpa alle petroliere russe della temuta “flotta ombra”:

Si sospetta che tre imbarcazioni collegate alla Russia abbiano lanciato droni verso l’aeroporto di Copenaghen, riporta il canale statale danese TV 2.

▪️La nave cargo russa sanzionata ASTROL-1 ha attraversato lo stretto di Øresund lunedì e ha effettuato diverse manovre irregolari.

▪️La petroliera PUSHRA, battente bandiera del Benin e sanzionata per il trasporto di petrolio russo, è stata monitorata per 4 ore da una nave tedesca della NATO e i suoi movimenti sono stati considerati sospetti.

▪️La nave cargo norvegese OSLO CARRIER 3 si trovava a 7 km dall’aeroporto di Copenaghen quando i droni erano in volo. L’equipaggio della nave è russo e il proprietario ha uffici a Kaliningrad.

Ufficialmente, le autorità danesi dichiarano di non avere ancora informazioni su chi avrebbe potuto controllare i droni.

Informatore militare

A proposito, va anche notato quanto sia diventata clamorosa la bufala della flotta ombra, con nuove affermazioni che suggeriscono che la temuta “flotta ombra” russa crescerà, a quanto pare, fino a comprendere l’intera marina mercantile mondiale:

Direttamente dall’ultimo articolo del NYT :

Fornisce una visione affascinante del funzionamento della macchina della propaganda, coordinata e senza soluzione di continuità.

Per prima cosa viene messa in atto la falsa provocazione, raramente supportata da prove, poi vengono chiamati in causa i leader dei paesi NATO più compromessi per rilasciare dichiarazioni minacciose, allo scopo di alzare la temperatura e provocare ulteriormente dichiarazioni o risposte russe che possono essere interpretate come “minacciose”.

Infine, ai media mainstream viene dato l’ordine di forzare ulteriori dichiarazioni provocatorie attraverso domande-esca formulate con cura; l’ultimo esempio di ciò si è verificato alla riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, dove i fanatici dei media mainstream hanno continuato la loro operazione psicologica tempestando Trump di domande come: “Sosterrai l’abbattimento degli aerei russi da parte della NATO?”. Tra tutti i possibili problemi sociali ed economici che attualmente devastano gli Stati Uniti, i giornalisti “comprati e pagati” si preoccupano solo di intrappolare Trump con una retorica carica e asinina solo per estorcergli il loro piccolo e necessario trafiletto propagandistico, che può essere sbattuto su tutti i titoli di domani come spunto per un altro giorno di agitprop che semina paura. È una propaganda ben oliata, a questo punto quasi autonoma, un trasportatore di propaganda in cui ogni piccolo ingranaggio conosce il proprio preciso ruolo e lo svolge senza pensarci due volte, senza il minimo accenno di consapevolezza o obiezione.

Ma mentre Trump stesso usa il palcoscenico delle Nazioni Unite per fare da scenografo e moralizzatore contro la Russia, sta segretamente creando una forza allarmante al largo delle coste venezuelane, di cui vale la pena parlare.

Ciò che è iniziato come un apparente attacco contro “terroristi e trafficanti di droga venezuelani” si è lentamente trasformato in quella che sembra un’operazione di decapitazione pianificata contro Maduro.

Trump ha inviato 10 NAVI DA GUERRA vicino al Venezuela, quasi il 13% della flotta schierata

Un cacciatorpediniere della classe Arleigh Burke della Marina statunitense, l’USS Stockdale (DDG-106), ha attraversato il Canale di Panama.

Si tratta del quarto cacciatorpediniere della sua classe schierato nei Caraibi nelle ultime settimane.

Allo stesso tempo, Washington sta attivamente restaurando la sua vecchia base a Porto Rico e ha portato con sé unità del Corpo dei Marines, droni, mezzi navali e persino una nave collegata alle forze delle operazioni speciali.

Trump non solo sta spostando importanti risorse navali a Porto Rico e nelle aree limitrofe, ma ci sono anche inquietanti notizie secondo cui è arrivata una rara nave delle forze speciali, specializzata proprio nel tipo di incursioni che potrebbero cercare di destabilizzare o rovesciare il governo Maduro.

Da Slavyangrad:

Esiste una nave madre segreta delle forze speciali statunitensi che opera nei Caraibi?

Le nuove immagini satellitari sollevano interrogativi.

L’analisi delle immagini di Sentinel 2 del 20 settembre 2025 mostra una nave con una sovrastruttura anteriore e posteriore molto particolare, quasi identica alla MV Ocean Trader, una nave dello US Special Operations Command che opera a sud-ovest di St. Kitts.

La MV Ocean Trader è una risorsa affascinante. Trasformata da una nave commerciale Ro-Ro, funge da base operativa avanzata clandestina, in grado di varare piccole imbarcazioni e supportare squadre delle forze speciali, mimetizzandosi nel traffico marittimo commerciale.

La MV Ocean Trader è una nave unica nel suo genere, progettata per nascondersi in bella vista (spesso operando in modalità AIS in incognito e sotto copertura commerciale, a volte battendo false bandiere) e in grado di lanciare droni, elicotteri, imbarcazioni e SEAL.

Questo avvistamento, se confermato, rappresenta un passo significativo. L’ultima volta che ho avvistato la MV Ocean Trader è stato in Medio Oriente (NSA Bahrain, 23 maggio 2025).

Si adatterebbe al modus operandi di Trump: ha un’elevata tolleranza al rischio e dà il via libera a ogni operazione delle forze speciali che gli viene sottoposta. Nel frattempo, abbiamo la Polonia che fa impazzire i droni esca economici e i Paesi baltici che si lamentano dei jet russi che sorvolano lo spazio aereo internazionale. Nel frattempo, gli Stati Uniti giustiziano persone in acque internazionali e probabilmente conducono operazioni in Venezuela, poi c’è Israele che bombarda un alleato degli Stati Uniti e altri 5 Paesi.

Altri rapporti non confermati affermano che gli Stati Uniti hanno addirittura trasportato sistemi Patriot dal Qatar a Porto Rico:

Se fosse vero, ciò sarebbe significativo, poiché le varie navi da guerra del regime dispongono di potenti sistemi di difesa aerea AEGIS per contrastare la maggior parte delle minacce. La potenziale necessità di ulteriori batterie di Patriot potrebbe indicare che i pianificatori militari statunitensi temono gravi ritorsioni da parte del Venezuela per qualsiasi piano che stanno tramando in modo subdolo.

Anche il New York Times, nel suo ultimo articolo, ha dichiarato che l’aumento delle pressioni da parte degli Stati Uniti segnala chiaramente una “campagna più ampia” contro Maduro, un eufemismo neocon per “cambio di regime cinetico”:

https://archive.ph/KDeCK

Il NYT conferma l’impiego delle forze speciali che potrebbero essere utilizzate in un’operazione segreta per deporre Maduro:

La forza di 4.500 uomini attualmente a bordo di otto navi da guerra è troppo piccola per invadere il Venezuela o qualsiasi altro paese che offra rifugio ai trafficanti. E non sta operando nel principale specchio d’acqua per condurre una massiccia campagna di interdizione della droga. Questo sarebbe l’Oceano Pacifico orientale, affermano gli esperti regionali. Il dispiegamento clandestino di forze speciali d’élite suggerisce che potrebbero essere in programma attacchi o incursioni di commando all’interno del Venezuela stesso, osservano gli esperti.

L’ammiraglio Stavridis ha ulteriormente spiegato questa realtà:

“L’imponente flottiglia navale al largo delle coste del Venezuela e lo spostamento dei caccia F-35 di quinta generazione verso Porto Rico hanno poco a che fare con l’effettiva lotta alla droga : rappresentano un eccesso operativo”, ha affermato l’ammiraglio James G. Stavridis, ex capo del Comando meridionale del Pentagono.

“Piuttosto, sono un chiaro segnale a Nicolás Maduro che questa amministrazione sta seriamente prendendo in considerazione l’idea di ottenere un cambiamento di regime o di comportamento da Caracas”, ha affermato l’ammiraglio Stavridis. “La diplomazia delle cannoniere è tornata, e potrebbe funzionare”.

Dopo aver fatto un resoconto della grande flotta che sta navigando nella regione, il NYT conclude con il seguente promemoria:

Gli storici militari sottolineano altre condizioni provocatorie che precedettero importanti episodi militari americani nella seconda metà del XX secolo.

Nel dicembre 1989, l’amministrazione del presidente George H.W. Bush inviò più di 20.000 soldati americani a invadere Panama e ad arrestare il suo leader, Manuel Noriega, incriminato negli Stati Uniti per traffico di droga. Noriega fu condannato nel 1992 e morì a Panama City nel 2017.

Da parte sua, Trump sembra aver preso in giro il Venezuela dopo aver distrutto diverse imbarcazioni civili in omicidi extragiudiziali con droni:

Ascoltate attentamente ciò che dice, poiché sembra offrire un indizio sulla sua strategia: “Non troverete più nemmeno pescherecci o navi da crociera nelle acque venezuelane”, si vanta Trump. Invece di deporre direttamente Maduro, Trump potrebbe cercare di destabilizzare e far crollare la sua economia, il tutto seminando paura nella popolazione per fomentare tensioni che potrebbero essere sfruttate per deporre Maduro dall’interno attraverso altri “meccanismi” pianificati in modo più sottile.

Inoltre, la speranza più probabile e immediata è quella di provocare il Venezuela, inducendolo in qualche modo a fornire all’esercito statunitense una “ragione” per lanciare attacchi che potrebbero essere spacciati per giustificati. Dopotutto, se si schiera un’armata al largo delle coste di una nazione sovrana, si massacrano i suoi pescherecci civili con i droni Reaper, si distrugge la sua economia dove “nessuna nave da pesca o nave da crociera” osa operare – come si è vantato Trump – allora non si lascia altra scelta alla nazione in difesa se non quella di tentare di difendersi, che è esattamente la trappola che gli Stati Uniti vogliono tendere. Il Venezuela potrebbe inviare navi o altri aerei come forza deterrente e verrà progettato un “incidente” che darà al cane rabbioso Hegseth e soci tutte le giustificazioni di cui hanno bisogno.

Per un presidente così amante della pace, le ultime aperture di Trump alla guerra nei confronti sia del Venezuela che dell’Afghanistan sollevano certamente alcuni importanti interrogativi.

Da parte sua, Maduro ha lanciato diverse esercitazioni militari e di milizia come dimostrazione di forza e deterrenza:

Il venezuelano Maduro lancia esercitazioni militari nei Caraibi, in risposta alle azioni “OSTILI” di Trump. 2.500 soldati e 12 navi schierate nell’operazione “Sovereign Caribbean 200”. Raffiche di fuoco antiaereo e paracadutisti lanciati sull’isola di La Orchila, sede di una base militare.

Ma questo, ovviamente, fa tutto parte del piano. Come affermato in precedenza, i falchi della guerra degli Stati Uniti stanno cercando il Venezuela per “dare loro una ragione”, e questo rumore di sciabole non farà che aumentare le probabilità di un “incidente” che diventerà un casus belli per gli Stati Uniti, che sono in preda alla rabbia.

Altri Paesi al posto del Venezuela non possono far altro che armarsi e prepararsi per “il loro turno”. L’Iran sta facendo proprio questo. Una recente dichiarazione dell’alto parlamentare iraniano Abolfazl Zohrevand, che si dice sia anche membro della Commissione per la Sicurezza Nazionale dell’Iran, ci fornisce finalmente un po’ di chiarezza sul tema, ampiamente offuscato, delle spedizioni di armi russe all’Iran. Per tutto quest’anno, i siti di informazione sono stati inondati da vari resoconti fasulli sulla questione, ora per una volta abbiamo qualcosa di ufficiale:

I MiG-29 sono arrivati ​​in Iran, i Su-35 sono in arrivo in numero significativo, gli HQ-9 stanno arrivando in grandi quantità e gli S-400 sono già stati consegnati, annuncia Abolfazl Zohrevand, membro della Commissione per la sicurezza nazionale dell’Iran.

I nemici capiscono solo il linguaggio del potere: ora lasciali fare quello che vogliono

Abolfazl Zohrevand, membro della Commissione per la sicurezza nazionale dell’Iran, in un’intervista rilasciata questa settimana al Tahririeh Studies Institute.

La traduzione AI del video sopra è approssimativa, ma qui TASS conferma le sue affermazioni :

TEHERAN, 23 settembre. /TASS/. Un lotto di caccia MiG-29 di fabbricazione russa è arrivato in Iran, e anche i caccia Su-35 stanno gradualmente arrivando, ha affermato Abolfazl Zohravand, membro della Commissione per la sicurezza nazionale e la politica estera del parlamento iraniano.

“I MiG-29 di fabbricazione russa sono arrivati ​​in Iran come soluzione a breve termine e attualmente si trovano a Shiraz. I caccia Su-35 stanno gradualmente arrivando per una soluzione a lungo termine”, ha affermato il portale Didban Iran.

Per quanto riguarda l’S-400, la situazione rimane vaga. Alcune interpretazioni ritengono che abbia detto che è già stato consegnato, mentre altre affermano che è in “procinto” di essere consegnato, il che potrebbe essere solo un modo contorto per dire che non è ancora pronto, come accade ormai da oltre un decennio.


Il vostro supporto è inestimabile. Se avete apprezzato la lettura, vi sarei molto grato se vi impegnaste a sottoscrivere una donazione mensile/annuale per sostenere il mio lavoro, così da poter continuare a fornirvi resoconti dettagliati e incisivi come questo.

In alternativa, puoi lasciare la mancia qui: buymeacoffee.com/Simplicius

Trump sconvolge il mondo con la radicale inversione di tendenza ucraina (…o ci ha ingannati tutti?)

Simplicio24 settembre∙Pagato
 LEGGI NELL’APP 

Mentre scrivevo il precedente articolo, Trump aveva twittato qualcosa che aveva quasi “spaccato internet”, almeno per quanto riguarda la parte politica russo-ucraina. Ho pensato che sarebbe stato più opportuno scrivere un breve articolo separato sulla questione, dato che mi era sembrato subito ovvio cosa stesse succedendo e non richiedeva ulteriori riflessioni.

Sì, il vecchio Don Devious ha scioccato il mondo con una nuova “inversione di rotta” sull’Ucraina, come espresso nella sua ultima diatriba sotto forma di tweet. In essa, Donald cambia improvvisamente rotta per sostenere pienamente l’Ucraina che combatte e riprende tutto il suo territorio dalla Russia ai confini del 1991 e anche oltre , lasciando intendere che l’Ucraina potrebbe persino marciare su Mosca , forse prendendo spunto dall’ultimomomento di illuminazione di Yushchenko .

Alcuni vedono addirittura questo come una sorta di importante dichiarazione di guerra contro la Russia e la prova che gli Stati Uniti ora canalizzeranno ogni arma immaginabile e faranno tutto ciò che è in loro potere per “sconfiggere” la Russia in questa madre di tutte le guerre per procura.

Senza ulteriori indugi, ecco la scandalosa tirata in questione:

Ha scatenato una valanga di digrignanti “te l’avevo detto”, esborsi di premi “ci sono cascato di nuovo” e altre critiche “ti ho beccato” dall’angolo dei pessimisti che considerano il tweet decisivo come la trionfale rivendicazione della loro narrativa di lunga data secondo cui Trump avrebbe finito per intensificare le sue azioni e dichiarare guerra alla Russia.

Ma, essendo sempre un bastian contrario, non posso che dissentire da questa opinione, poiché se si legge tra le righe ci sono chiari segnali che sta succedendo qualcosa di completamente diverso.

I miei pensieri:

Lo sfogo di Trump mostra chiari segni di un leggero trolling, mescolato a esasperazione e a una sorta di recitazione che cerca essenzialmente di scaricare la guerra sull’Europa e sulla NATO in un modo che lo fa apparire nobilmente come un giocatore di squadra e un fervente sostenitore. Se si legge attentamente tra le righe, si inizia a percepire l’odore del sarcasmo sdolcinato: “Sì, avevate proprio ragione! Come ho potuto non accorgermene? L’Ucraina è molto più forte di quanto pensassi, e non solo può riprendersi TUTTO il suo territorio, ma può persino arrivare fino a Mosca!”

Questa sembra essere una forma avanzata di trolling. E il fatto che Trump affermi categoricamente “con il sostegno dell’Europa e della NATO” – anziché degli Stati Uniti – significa che se ne sta lavando le mani del conflitto. Le piccole frecciatine contro la Russia sono solo il suo modo di esprimere la sua delusione nei confronti di Putin per non averlo adulato e non avergli consegnato quel facile Premio Nobel per la Pace su un piatto d’oro.

Abbiamo visto di recente che Trump aveva già superato in astuzia l’Europa costringendola a un approccio “o si fa avanti o si zittisce”: questa non è altro che la logica continuazione e conclusione di quella commedia. Qui si tira fuori dalla guerra esagerando la sua lealtà alle direttive dell’establishment: è una performance, e anche buona, considerando quante persone ci sono cadute.

Un indizio importante per il teatro è stata la sua piccola foto con Macron sui media, in cui Trump ha raccontato il suo tweet di successo aggiungendo un po’ di brio beffardo nel suo stile caratteristico, quando ha detto a Macron non solo che “Ho sentito che la Francia sta andando molto bene”, ma anche che “siamo andati d’accordo su quasi tutto l’immaginabile”:

Chiunque non riconosca il classico gioco di provocazione di Trump, probabilmente non ha ben compreso il suo caratteristico “stile”. Il rapporto tra Trump e Macron è praticamente famoso per i suoi disaccordi, quindi questa affermazione fornisce una sorta di “chiave” o “leggenda” per comprendere gli eccentrici giochi mentali di Trump quando si tratta dell’ultima inversione di rotta.

Ciò che ha fatto in realtà è stato riconoscere che i media e i suoi oppositori non gli avrebbero concesso tregua – cosa a cui il suo ego è estremamente sensibile – a meno che non esagerasse le sue lodi e il suo impegno per la “causa” dell’establishment. Così ha ribaltato la situazione: “Vogliono un tifo isterico? Bene, glielo concedo”.

Dopo aver parlato del suo personaggio, dice: “Ah sì, ora ho visto la luce. L’Ucraina può vincere la guerra e conquistare Mosca, buona fortuna a tutti i soggetti coinvolti, buon divertimento!”

Purtroppo, Zelensky è caduto di nuovo nella trappola. Era completamente sgranato dalla gioia e dal sollievo infantili durante il suo incontro con Trump oggi, tragicamente ignaro del fatto che era stato nuovamente incastrato e gettato in pasto ai lupi da “Papà”.

È vivido come il giorno:

E con questo, se ne è lavato le mani, mentre incassava con orgoglio i profitti derivanti dall'”omicidio” da lui così apertamente denunciato, come si legge in una precedente dichiarazione:

Ma affermo che questa potrebbe essere un’opinione molto controversa, visto quante persone sono infuriate e giustamente infuriate sui social media. Forse mi sbaglierò su quest’ultima svolta di Trump. Una cosa è certa: non è il solito modo di affrontare la situazione in stile “5D” di Qanon ad aver portato a questa conclusione, ma piuttosto i tasselli che si incastrano in una logica “strategia di uscita” per Trump, con il suo solito tocco teatrale.

Per quanto Trump ami dipingere il ruolo del duro, in realtà è piuttosto accomodante, quando si tratta di compiacere amici, partner e persino critici. L’ultima performance si conclude con un volutamente trasandato “congedo” verso sinistra, lasciando il pubblico, abbindolato, raggiante di entusiasmo con sguardi spenti di finto trionfo.

Ma fatemi sapere cosa ne pensate.

SONDAGGIOL’ultimo “shock” di inversione di tendenza di Trump è…Performance ovvia da ritirareAutentico, segna l’escalation su RFSemplice confusione folle

Un ringraziamento speciale va a voi, abbonati paganti, che state leggendo questo articolo Premium a pagamento: siete i membri principali che contribuiscono a mantenere questo blog in salute e in piena efficienza.

Ilbarattolo delle mance resta un anacronismo, un esempio arcaico e spudorato di doppio guadagno, per coloro che non riescono proprio a fare a meno di elargire ai loro umili autori preferiti una seconda, avida e generosa dose di generosità.

1 2