GUERRA ALLA COMPLESSITA’, di pierluigi fagan

GUERRA ALLA COMPLESSITA’.

Si è formalizzato ieri, su alcuni giornali italiani, il fronte di guerra alla complessità. Non che ieri sia nato, non è mai “nato”, c’è sempre stato, noi viviamo in un universo mentale semplificato, da sempre. Né ieri si è manifestata la sua discesa in campo per la conquista dei cuori e delle menti relativamente all’orientamento delle pubbliche opinioni rispetto alla guerra in Ucraina. Sono ventuno giorni che domina indisturbato. Ieri ha solo attaccato coloro che avanzano riserve su questo dominio del semplificato.

Di sua prima base, il complesso deriva dal suo etimo: intrecciato assieme. Tante e diverse variabili tra loro interrelate (relate a due vie) fanno sistemi complessi. Poche variabili, poche interrelazioni, poco complesso. Tante variabili, tante interrelazioni, molto complesso. In mezzo varie gradazioni. Nel complesso si osserva un oggetto o un fenomeno assieme al contesto. Infine, si cerca di risalire alla matassa intrecciate di cause che l’hanno preceduto. Questo di prima base poi c’è molto altro.

Semplificando, invece, si possono ridurre le variabili e le interrelazioni a proprio piacimento. Si può ridurre il problema del potere in Russia il cui studio impegna una manciata di studiosi da anni ad un singolo pazzo, ex-KGB, omofobo e violento. La Russia non è una potenza con 6000 ordigni nucleari assisa al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, è solo uno stato canaglia a capo dell’Impero del Male. O elevare un comico finanziato chissà da chi in uno Stato-Mafia a Churchill. Infine, potrete isolare un fatto nel mentre si compie ignorando ciò che magari anche voi stessi avete fatto, consapevolmente o meno, per generarlo.

I semplificatori operano una distrazione logica. Presuppongono che l’oggetto del discorso sia la condanna dell’invasione russa, ma non si capisce contro chi facciano questa guerra. Chi giustifica o non condanna ciò che è successo secondo l’ovvio ed universale principio dell’inviolabilità dei confini di uno Stato da parte di un altro, armato? A parte Luttwak e qualche Stranamore americano che in questi decenni hanno spinto a varie guerre umanitarie, democratiche e liberanti, Saddam che invadeva il Kuwait e poco altro, non mi pare di vedere queste masse di teorici della guerra giusta. E comunque non li ho visti nel caso ucraino. Li ho visti invece nel campo dei semplificatori, soprattutto americani, negli ultimi decenni semmai. Allora con chi ce l’hanno?

Ce l’hanno con coloro che cercano di mettere nel ragionamento tutte le variabili e tutte le interrelazioni, di valutare il contesto, di includere i processi di causazione di lunga e media durata. Questi perplessi lo fanno per sovvertire il giudizio sul principio di inviolabilità dei confini sovrani da parte di un nemico armato? No di certo. Cercano solo di capire come siamo finiti in un dato fatto, perché e come si è prodotto, per capire come comportarsi e soprattutto come se ne esce. Ed in genere, è capendo come ci sei entrato che trovi il modo di uscirne.

I semplificatori vogliono solo inchiodarti alla condanna del fatto, i complessificatori non hanno alcun problema a condannare il fatto, si pongono tutt’altro problema: capire e risolvere.

Un padre che ha un figlio drogato certo non sta facendo una crociata per giustificare eroina libera per tutti quando cerca di capire come è arrivato lì e soprattutto come può aiutarlo ad uscirne, no? Una intera disciplina, la sociologia, analizza i fatti sociali più disturbanti non certo per giustificarli ma al contrario per conoscerne le cause di modo da contenerli se non evitarli. Se diciamo che povertà e disagio sono condizioni di possibilità per la delinquenza per questo stiamo dicendo di non fare i processi ai delinquenti? Così la psicologia. Ma a ben vedere anche la biologia. Se curiamo i cirrosi epatici è per incentivarli a tracannare all’infinito?

Quando Hanna Arendt seguiva il processo Eichmann per il New Yorker cercando di capire la natura dal Male e giungendo infine alla convinzione che l’origine di quel Male era in sostanza l’inconsapevolezza delle proprie singole azioni poste in processi più ampi di cui non si aveva o voleva avere consapevolezza, stava con ciò giustificando l’Olocausto? Nel rilevare la stupidità del Male o forse il come la stupidità porta al Male, stava giustificando il Male? Stava dando il destro all’assolvimento degli stupratori perché provocati dalla portatrice di minigonna come secondo un certo Gramellini fanno coloro che cercano di capire cause ed antefatti della guerra attuale? Forse Arendt chiese di assolvere Eichmann? O di giustificare lo sterminio nazista nei confronti della sua stessa origine ebraica?

Viene allora il dubbio che questi crociati contro la complessità dei fatti, vogliano loro giustificare qualcosa. Ma cosa? Sembra che vogliano partecipare alla costruzione di un unico e forte sentimento di condanna senza altre distrazioni per forzare ad una unica reazione attiva. Praticamente lo stimolo-risposta di Skinner. E lo fanno infrangendo la Legge di Hume per il quale da un com’è non consegue per forza il come dovrebbe essere, da una descrizione non consegue una prescrizione. Invece dall’ovvia, lampante ed indubitabile osservazione che qui c’è un aggressore ed un aggredito, conseguono in logica prescrizione vari assunti. Perché non mandiamo più armi in Ucraina? Perché non andiamo lì ad impicciarci della contesa che c’è da anni anche se ci siamo svegliati tre settimane fa e ne sappiamo dal nulla al niente? Perché non ignoriamo le conseguenze immediate e quelle future di quello che sta accadendo? Perché non proteggiamo a qualunque costo l’aggredito dall’aggressore a costo di iniziare una escalation che potrebbe portare a cose che neanche vogliamo nominare? Perché è il non averlo fatto per tempo ottanta anni fa che portò ad Eichmann, dicono.

I semplificatori forse hanno similarità con Eichmann sebbene vaneggino di un nuovo Hitler, neo-zarista ed intrinsecamente sovietico abusando delle scorciatoie logiche dell’analogia per cui le pere sono la stessa cosa delle mele dal momento che entrambe sono “frutta”. Anche lì, il colpevole diceva che lui era teso solo ad occuparsi col il massimo di perizia ingegneristica ad un problema logistico. A lui arrivavano solo input e la sua etica del lavoro gli imponeva di occuparsi solo dell’output. Ignorava cause e conseguenze, contesti, processi causativi più ampi del suo singolo specifico. L’essere il Male derivava da questa sua ostinata semplificazione. La Banalità del Male è appunto la banale semplificazione.

Così la banalità del Male, pensando di fare il Bene, attacca coloro che cercano di evitare si compia ancora più male. Lupi travestiti da agnelli scrivono su i fogli degli Agnelli, dicendo che gli agnelli sono i lupi. Ma che cosa pretendi nello scrivere queste cose, che chi usa la stupidità a fin di Male capisca che l’essenza del Male è assenza di comprensione complessa? Ma se lo capissero non sarebbero così stupidi no? Tagliamo le ali al pensiero così istituiremo la no-fly-zone per l’intelligenza e l’onestà intellettuale. Non ci distraiamo, siamo in guerra e come si dice in questi frangenti: à la guerre comme à la guerre…

https://pierluigifagan.wordpress.com/2022/03/16/guerra-alla-complessita/

SPY UCRAINA/ Ecco come gli Usa (e la Francia) aiutano l’esercito di Kiev_ Ucraina: perchè a est non condannano la Russia,di Giuseppe Gagliano

SPY UCRAINA/ Ecco come gli Usa (e la Francia) aiutano l’esercito di Kiev

Giuseppe Gagliano

Vi è una strettissima collaborazione fra l’intelligence americana (Cia, Nsa e Dia) e i servizi di sicurezza ucraini. Destinatari di informazioni e mezzi

Base militare Ucraina
Leopoli, base militare a Yavoriv: Centro Internazionale mantenimento Pace e Sicurezza (LaPresse)

In quale modo gli Usa monitorano l’attuale situazione in Ucraina? Attraverso strumenti numerosi e ben articolati.

In primo luogo, attraverso un centro specializzato chiamato Europe and Eurasia Mission Center (Eemc) diretta da David Marlowe, un’agenzia di copertura dell’attività della Cia.

In secondo luogo, grazie alla strettissima collaborazione che vi è stata fra l’intelligence americana – Cia, Nsa e Dia – con i servizi di sicurezza ucraini. Ad esempio, la National security agency collabora con l’intelligence ucraina Szru, mentre la Cia collabora strettamente con l’Sbu.

Un ruolo altrettanto significativo è stato dato anche dalla Francia, in particolar modo dal gruppo francese Thales, che ha fornito strumenti di guerra elettronica, come rivelato dal sito investigativo Disclose, non solo all’Ucraina, ma anche alla Russia. Per non parlare poi del contributo molto importante fornito da parte americana all’Ucraina dall’azienda americana Silver Back 7, diretta da Victor Levine, o quello altrettanto importante di Stephen Dorff sotto il profilo dell’addestramento. D’altronde, la sinergia tra i servizi segreti americani, europei e ucraini – ammesso che ce ne fosse bisogno – è ulteriormente confermata da una notizia recentissima data dall’agenzia di stampa Reuters.

Infatti, secondo Reuters, sia l’agenzia di intelligence informatica francese sia quella ucraina – in collaborazione con quella americana, cioè con la Nsa – stanno indagando su un cyberattacco posto in essere da un gruppo di hacker che è stato in grado di interrompere l’accesso a internet via satellite dell’Ucraina. Questa informativa è interessante non tanto perché molto probabilmente l’attacco hacker sarà ricondotto o alla Russia o alla Bielorussia – ben difficilmente alla Cina –, ma perché questa informativa dimostra la stretta collaborazione che vi è stata – e vi è tuttora – tra le agenzie di intelligence francese, americana e ucraina. Inoltre è altrettanto importante il fatto, come riferito da Reuters, che il satellite che fornisce i collegamenti via internet appartenga a una società americana, la Viasat Inc., che – rileva Reuters – collabora strettamente con il Dipartimento della Difesa Usa.

Per quanto riguarda il rifornimento di armi, dobbiamo domandarci da dove arrivino la maggior parte delle armi che servono all’Ucraina per fronteggiare l’offensiva russa. Certamente da Varsavia, dalla quale fino a questo momento hanno, per esempio, ricevuto 17mila missili anticarro; naturalmente le armi ritenute più efficaci sono i missili anti-aerei, come gli Stinger, e le armi anticarro di provenienza britannica.

Un secondo fronte di collaborazione tra la Polonia e le forze europee che stanno contrastando l’offensiva russa si concretizza attraverso il servizio segreto polacco, l’Agencja Wywiadu, mediante la realizzazione di campi per addestrare le forze ucraine e l’utilizzo di droni turchi Bayraktar TB-2.

Del resto, non è un caso se proprio qualche giorno fa la Russia ha lanciato un chiaro avvertimento alla Polonia con un attacco missilistico multiplo contro la base militare ucraina di Yavoriv, che si trova a meno di 15 miglia dal confine con la Polonia. Qual è infatti il significato di questo attacco dal punto vista politico e strategico? È presto detto: non solo le forze russe sono in grado di colpire il limite occidentale dell’Ucraina, ma possono travalicare questi confini fino a colpire obiettivi della Nato. Non dimentichiamoci, infatti, che proprio la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, ha annunciato alla fine della scorsa settimana che due batterie missilistiche Patriot statunitensi erano state spostate in Polonia, di stanza a Rzeszow. Fonti militari britanniche affermano che un sistema simile, lo Sky Sabre a medio raggio, già nel paese dopo recenti esercitazioni, potrebbe essere posizionato per rafforzare le difese polacche.

A proposito della Polonia, non dimentichiamoci che esiste un legame di ferro tra l’intelligence polacca e la Cia, soprattutto per quanto riguarda le detenzioni arbitrarie dei terroristi.

Infine, all’interno di questa vasta coalizione, bisogna individuare delle differenze, come mostra, ad esempio, il ruolo della Romania, che svolge un compito determinante di deterrenza anche e soprattutto sul fronte del contenimento di una eventuale offensiva russa nel Mar Nero.

https://www.ilsussidiario.net/news/spy-ucraina-ecco-come-gli-usa-e-la-francia-aiutano-lesercito-di-kiev/2307857/

Ucraina: perchè a est non condannano la Russia

di Giuseppe Gagliano

La Cina, uno dei partner più stretti della Russia e che ha recentemente dichiarato che il partenariato sino-russo non ha “nessuna area di cooperazione proibita”, ha rifiutato di chiamare l’offensiva russa una “invasione”, ed ha espresso la sua opposizione a “tutte le sanzioni unilaterali illegali”. Il paese orientale continua a importare grano dalla Russia, aiutando implicitamente quest’ultima a resistere alle sanzioni. Tuttavia il sostegno della Cina alla Russia non è così semplice. La Cina dipende fortemente dal mais ucraino (30% delle sue importazioni totali) e ha investito 3 miliardi di dollari nel paese come parte della sua iniziativa Belt & Road. Infatti nel 2019 la Cina ha sostituito la Russia come il più grande partner commerciale dell’Ucraina. Oggi l’Ucraina rimane il terzo fornitore di armi della Cina (dopo Russia e Francia, che rappresentano rispettivamente il 77% e il 9,7% delle importazioni totali di armi della Cina nel periodo 2016-2020).
Tuttavia la Cina è costretta a rimanere uno spettatore dei bombardamenti in Ucraina, un paese una volta ricettivo alle sue proposte.
Pur chiedendo timidamente il ripristino della pace, la Cina non può condannare esplicitamente la Russia o imporre sanzioni considerando che questa guerra si basa in parte sullo stesso argomento che la Cina sta usando per l’invasione e l’annessione di Taiwan, vale a dire sul concetto di “unità storica condivisa”.
La crisi in Ucraina garantisce la concentrazione dell’UE sulle sue immediate vicinanze. Inoltre l’intervento russo in Ucraina potrebbe incoraggiare la Cina a risolvere le sue controversie di confine nella regione, mentre la diplomazia ha giocato poco a suo favore. Il fatto che gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO non inviino direttamente aiuti militari dell’Ucraina, invia un segnale inequivocabile alle nazioni asiatiche afflitte da conflitti regionali: devono badare a se stesse. L’occidente, che si è presentato a lungo come la “luce della speranza” del mondo, potrebbe non offrire sostegno militare in caso di eventi simili in Asia. Ciò potrebbe avere un effetto destabilizzante nella regione e già oggi il futuro dell’Indo-Pacifico è minacciato.
Se si considerano i paesi del sud-est asiatico, ad eccezione di Singapore che ha condannato l’aggressione russa, il Myanmar, governato dai militari, ha fortemente sostenuto Mosca. D’altra parte Thailandia, Filippine, Indonesia e Malesia non hanno condannato apertamente la Russia e sono sul filo del rasoio tra reprimenda e sostegno. Questa mancanza di consenso si è riflessa nella dichiarazione congiunta rilasciata dai ministri degli Esteri dell’ASEAN il 28 febbraio, che non menzionava l’invasione russa di uno stato sovrano, per non parlare del fatto che la Russia ha preso di mira i civili e ha cercato di impadronirsi delle principali città ucraine.
Negli ultimi dieci anni per i paesi dell’ASEAN Mosca è stata il più grande fornitore di armi al sud-est asiatico, tra il 1999 e il 2018, rappresentando il 26% del totale della regione. In futuro il conflitto avrà ripercussioni in termini di frammentazione della sicurezza, delle relazioni economiche e commerciali con gli Stati Uniti e l’Europa da un lato e la Russia e i suoi alleati dall’altro.
Poi c’è il caso dell’India, la grande potenza dell’Asia meridionale che gode di un’amicizia forte con la Russia, rafforzata dalla sua attuale crisi di confine con la Cina e i territori contesi con il Pakistan. Per mantenere intatta questa relazione, l’India è stata molto attenta a non condannare la Russia e, così facendo ha anche mantenuto la sua politica estera storicamente interessata di “non allineamento”. Come il suo grande rivale cinese, anche l’India si è astenuta tre volte dal votare contro la Russia alle Nazioni Unite, sottolineando al contempo l’importanza della Carta delle Nazioni Unite come mezzo per risolvere le tensioni attraverso la diplomazia e il dialogo. Tuttavia ha implicitamente disapprovato l’abbandono della Russia del percorso diplomatico e ha chiesto la fine di ogni violenza.
L’India è il più grande importatore mondiale di armi russe, rappresentando il 23% delle esportazioni totali di armi della Russia e il 49% delle importazioni totali di armi dell’India nel 2016-2020. Circa il 70% dell’arsenale militare indiano è di origine russa. Oltre ad essere un partner militare affidabile, il Cremlino ha ripetutamente usato il suo diritto di veto in seno al Consiglio di sicurezza per bloccare le risoluzioni che criticavano l’India sul Kashmir, territorio conteso che l’India condivide con il Pakistan. In cambio l’India si è astenuta dal voto su una risoluzione delle Nazioni Unite che condannava Mosca per la sua annessione dalla Crimea nel 2014. Inoltre Cina e India nel bel mezzo della loro rivalità trovano in Russia “un amico comune” su cui l’uno o l’altro dei nemici giurati può fare affidamento in caso di escalation delle tensioni. Le recenti aperture del Pakistan alla Russia rendono ancora più imperativo per l’India non ridimensionate le sue relazioni con Mosca, suo alleato a vita.
L’India è stata tacitamente condannata dai suoi alleati occidentali per non aver preso una posizione chiara a favore dell’Ucraina. In una recente dichiarazione il ministro degli Esteri indiano ha denunciato la politica dei “doppio standard” degli Stati Uniti e dell’occidente, fuggiti dall’Afghanistan pochi mesi fa nel caos totale, nonostante le proteste di diversi paesi per i problemi di sicurezza nella regione. Insomma l’India non seguirà ciecamente l’interpretazione occidentale dei principi e degli interessi democratici sull’altare dei suoi interessi nazionali.
Non a caso l’India è l’unico membro del Quad ad astenersi dal condannare apertamente la Russia. Quello che l’occidente deve capire è che il partenariato dell’India con la Russia è stato consolidato negli ultimi sette decenni e ha una certa “profondità” che non è ancora stata raggiunta con i suoi nuovi partner occidentali. L’India si sta quindi sforzando di mantenere i suoi vecchi legami con la Russia e le sue nuove partnership con l’occidente, secondo le sue priorità strategiche. Gli Stati Uniti hanno bisogno dell’India (e viceversa) al loro fianco per rafforzare la rilevanza del QUAD, controbilanciare efficacemente la minaccia cinese e sviluppare una strategia efficace nella regione indo-pacifica.
La posizione dei paesi del Medio Oriente sul conflitto ucraino non è diversa da quella della maggior parte dei paesi asiatici. In breve mantengono una “ambiguità strategica”. Allo stesso modo gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita e l’Iran si sono astenuti dal condannare apertamente la Russia. Il 3 marzo Vladimir Putin ha parlato telefonicamente con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman con l’obiettivo di rafforzare un’alleanza geopolitica cruciale, mentre le sanzioni occidentali colpiscono l’economia russa. La Russia è più isolata economicamente di quanto non lo sia stata negli ultimi decenni, con molte delle sue banche tagliate fuori dal sistema finanziario globale e commercianti riluttanti a elaborare le sue spedizioni di petrolio. L’OPEC+, guidato da Arabia Saudita e Russia, ha in gran parte ignorato questa escalation della crisi nella riunione del 2 marzo. Ma il cartello è sempre più sotto pressione per aumentare la produzione al fine di abbassare i prezzi del petrolio greggio, il che potrebbe creare tensioni tra Mosca e Riyadh.
In realtà l’invasione dell’Ucraina potrebbe essere una manna per l’Arabia Saudita, poiché le sue entrate derivanti dalle esportazioni di petrolio sono aumentate bruscamente, con i prezzi del petrolio che raggiungono quasi 120 dollari al barile, il livello più alto del decennio, e che da poco hanno cominciato a calare. Se l’Arabia Saudita decide di non aumentare la sua produzione di petrolio, ciò le consente di raggiungere due obiettivi. In primo luogo i prezzi elevati consentiranno al governo saudita di raccogliere maggiori entrate al barile, con stime che suggeriscono che le sue entrate potrebbero raggiungere i 375 miliardi di dollari quest’anno, rispetto ai 145 miliardi di dollari del 2020. In secondo luogo la Russia sarà soddisfatta, il che proteggerà i loro interessi reciproci. Ciò potrebbe rafforzare le prospettive di un partenariato energetico ed economico globale che potrebbe includere gli Emirati Arabi Uniti e altri paesi della regione del Medio Oriente. Per quanto riguarda la Russia, potrebbe usare la sua influenza sull’Iran (e a sua volta sui ribelli Houthi nello Yemen) per disinnescare le tensioni nella regione del Golfo. Ciò significa inevitabilmente che gli Stati Uniti e i loro alleati potrebbero perdere la loro influenza nella regione.

https://www.notiziegeopolitiche.net/ucraina-perche-a-est-non-condannano-la-russia/?fbclid=IwAR1IlW-qoa15t1jbZ6eCGpoCPx3fYG-7pZmQpKV3a3KZYi7dxgbINqDte_c

Vladimir Putin e il rischio della terza guerra mondiale, di George Soros con appendice

Cominciano ad apparire le prime donne, per lo meno le loro controfigure! Non è un buon segno. George Soros si è sentito in dovere di presentare il proprio “cursus honorum” prima di additare i due nemici e spingere alla resistenza e alla provocazione sempre più spinta. Nel frattempo la messinscena di Zelensky davanti al Congresso Americano sembra fatta apposta per rinfocolare gli animi ed innescare le peggiori dinamiche tra politici/peones che agiscono in funzione esclusiva del proprio elettorato. Il discorso non è farina del sacco di Zelensky. E’ fatto apposta da americani per vellicare i “buoni propositi” americani. Una tragica parodia che ha coinvolto l’intero Congresso, con l’eccezione di una pattuglia di trentuno repubblicani, ma solo per la parte riguardante il sostegno finanziario all’Ucraina; unanimità, quindi, alla fornitura di aerei.

 

Non saranno questi a decidere in ultima istanza, ma se si sceglie di infuocare ulteriormente l’atmosfera facendo annusare il sangue ai predatori e alla canea non sarà facile resistere, ammesso che lo si voglia. Il fatto che Biden abbia stanziato ben 14 miliardi di dollari a sostegno della resistenza ucraina è un ulteriore tassello sulla strada intrapresa dai centri decisori. Un percorso lungo il quale i “false flag” possono determinare le scelte.

Tanto più che il prezzo maggiore è destinato ad essere pagato dagli europei.

Nel frattempo a Biden non resta che fuggire dalle domande dei giornalisti

Probabilmente le decisioni di chi conta veramente saranno rese note dopo il vertice dell’assemblea NATO del 24 marzo. Ciò non esclude una continua sarabanda di colpi di mano di centri contrapposti, tipica della situazione politica statunitense di questi ultimi sei anni. Le facce preoccupate di Giannini, direttore della Stampa e di qualche altro sino ad ora perfettamente schierati nella campagna propagandistica e pienamente partecipi del circo dell’autore in calce, sono, nel loro miserabile piccolo, il primo indizio di una consapevolezza tardiva del disastro verso cui ci si sta avvicinando. Così corrucciati da un paio di giorni sui nostri schermi di fronte al fanatismo coerente della dirigenza ucraina, percepibile più che nella gesticolazione tossica di Zelensky, nello stile algido della vice Iryna Vereshchuk, vera epigona hitleriana del “dopo di me il diluvio”, lasciano intravedere l’inquietudine che si insinua anche tra i fedeli destinati però a rimanere esposti in prima linea. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Vladimir Putin e il rischio della terza guerra mondiale

Dopo aver ricevuto il via libera dal presidente cinese Xi Jinping, il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato la sua guerra in Ucraina nel tentativo di reclamare il vecchio impero russo. Ma entrambi i leader sembrano aver valutato male la situazione, sollevando la prospettiva di una catastrofe globale, a meno che non vengano rimossi dal potere.

SAN FRANCISCO – L’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio è stata l’inizio di una terza guerra mondiale che ha il potenziale per distruggere la nostra civiltà. L’invasione è stata preceduta da un lungo incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping il 4 febbraio, l’inizio delle celebrazioni del capodanno lunare cinese e dei Giochi olimpici invernali di Pechino. Al termine di quell’incontro, i due uomini hanno rilasciato un documento di 5.000 parole, accuratamente redatto, che annunciava una stretta collaborazione tra i loro due paesi. Il documento è più forte di qualsiasi trattato e deve aver richiesto in anticipo negoziati dettagliati.

Sono rimasto sorpreso dal fatto che Xi sembrasse aver dato carta bianca a Putin per invadere e dichiarare guerra all’Ucraina. Deve essere molto fiducioso che la sua conferma come sovrano a vita della Cina entro la fine dell’anno sarà una mera formalità. Avendo concentrato tutto il potere nelle sue mani, Xi ha accuratamente sceneggiato lo scenario in base al quale sarà elevato al livello di Mao Zedong e Deng Xiaoping. Dopo aver ottenuto il sostegno di Xi, Putin ha iniziato a realizzare il sogno della sua vita con incredibile brutalità. Avvicinandosi all’età di 70 anni, Putin sente che se ha intenzione di lasciare il segno nella storia russa, è ora o mai più. Ma il suo concetto del ruolo della Russia nel mondo è distorto. Sembra credere che il popolo russo abbia bisogno di uno zar da seguire ciecamente. Questo è l’esatto opposto di una società democratica, ed è una visione che distorce l'”anima” russa, che è emotiva fino al sentimentalismo.

Da bambino, ho avuto molti incontri con i soldati russi quando hanno occupato l’Ungheria nel 1945. Ho imparato che avrebbero condiviso il loro ultimo pezzo di pane con te se ti fossi rivolto a loro. Più tardi, all’inizio degli anni ’80, ho intrapreso quella che chiamo la mia filantropia politica.

In primo luogo, ho creato una fondazione nella mia nativa Ungheria, quindi ho partecipato attivamente alla disintegrazione dell’impero sovietico. Quando Mikhail Gorbaciov salì al potere nel 1985, la disintegrazione era già iniziata. Ho creato una fondazione in Russia e poi ho fatto lo stesso in ciascuno degli stati successori. In Ucraina ho fondato una fondazione ancor prima che diventasse un paese indipendente. Ho anche visitato la Cina nel 1984, dove sono stato il primo straniero autorizzato a fondare una fondazione (che ho chiuso nel 1989, poco prima del massacro di piazza Tienanmen).

Non conosco Putin personalmente, ma ho assistito alla sua ascesa molto da vicino, consapevole della sua spietatezza. Ha ridotto in macerie la capitale della Cecenia, Grozny, proprio come sta attualmente minacciando di fare con la capitale dell’Ucraina, Kiev.

Putin era un abile operatore del KGB, ma sembra essere cambiato di recente. Avendo sviluppato un’idée fixe , sembra aver perso il contatto con la realtà. Certamente ha valutato male la situazione in Ucraina. Si aspettava che gli ucraini di lingua russa accogliessero a braccia aperte i soldati russi, ma si sono rivelati non diversi dalla popolazione di lingua ucraina. Gli ucraini hanno opposto una resistenza incredibilmente coraggiosa contro probabilità apparentemente schiaccianti.

Nel luglio 2021, Putin ha pubblicato un lungo saggio sostenendo che russi e ucraini sono davvero un popolo e che gli ucraini sono stati fuorviati dagli agitatori neonazisti. La prima parte della sua argomentazione non è priva di giustificazioni storiche, dato che Kiev era la sede originaria della Chiesa ortodossa russa. Ma nella seconda parte, è stato Putin a essere fuorviato. Avrebbe dovuto saperlo meglio. Molti ucraini hanno combattuto valorosamente durante le proteste di Euromaidan nel 2014.

Gli eventi del 2014 lo hanno reso molto arrabbiato. Ma l’esercito russo si è comportato male quando gli è stato ordinato di attaccare i suoi fratelli ucraini. Anche la corruzione radicata nell’aggiudicazione degli appalti della difesa ha svolto un ruolo importante nella sua sottoperformance. Eppure, invece di incolpare se stesso, Putin sembra essere letteralmente impazzito. Ha deciso di punire l’Ucraina per avergli tenuto testa e sembra agire senza alcun vincolo. Sta gettando l’intero esercito russo nella battaglia e ignora tutte le regole di guerra, non ultimo bombardando indiscriminatamente la popolazione civile. Molti ospedali sono stati colpiti e la rete elettrica che alimenta la centrale nucleare di Chernobyl (attualmente occupata dalle truppe russe) è stata danneggiata. In Mariupol assediata, 400.000 personesono rimasti senza acqua e cibo per quasi una settimana.

La Russia potrebbe benissimo perdere la guerra. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea stanno entrambi inviando armi difensive in Ucraina e ci sono sforzi per acquistare caccia MIG di fabbricazione russa che i piloti ucraini sanno come pilotare. Questi potrebbero fare la differenza. Indipendentemente dal risultato, Putin ha già fatto miracoli quando si tratta di rafforzare la determinazione e l’unità dell’UE.

Nel frattempo, Xi sembra essersi reso conto che Putin è diventato un canaglia. L’8 marzo, un giorno dopo che il ministro degli Esteri cinese Wang Yi aveva insistito sul fatto che l’amicizia tra Cina e Russia fosse rimasta “solida”, Xi ha chiamato il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per dire di aver sostenuto i loro sforzi di pacificazione. Voleva la massima moderazione nella guerra per scongiurare una crisi umanitaria.

Non è affatto certo che Putin accetterà i desideri di Xi. Possiamo solo sperare che Putin e Xi vengano rimossi dal potere prima che possano distruggere la nostra civiltà.

https://www.project-syndicate.org/commentary/putin-ukraine-world-war-3-risk-by-george-soros-2022-03

Discorso di Zelensky al Congresso, annotato

Sotto assedio a Kiev, il suo paese invaso dalla Russia e in un disperato bisogno di aiuto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha implorato i legislatori americani di ulteriori aiuti: più aiuti letali, una no-fly zone sul suo paese e più sanzioni contro i russi.

Poiché i paesi membri della NATO si rifiutano di essere coinvolti direttamente nel conflitto, Zelensky ha proposto una nuova organizzazione per la sicurezza internazionale e ha chiesto al presidente Joe Biden di essere il leader non solo degli Stati Uniti, ma anche del mondo.

Zelensky è stato in tournée negli organi di governo occidentali. Ha invocato Winston Churchill in un discorso virtuale al parlamento del Regno Unito. Il suo traduttore è rimasto soffocato dall’emozione quando si è rivolto al parlamento dell’Unione europea. Zelensky ha usato il nome di battesimo del primo ministro canadese, Justin, per chiedere un aiuto più diretto davanti al parlamento canadese .

I leader stranieri si sono già rivolti al Congresso, inclusi Churchill e Nelson Mandela. Ma non l’hanno mai fatto virtualmente da una zona di guerra.

Leggi il discorso di Zelensky al Congresso degli Stati Uniti, insieme al contesto, di seguito.

Come consegnato tramite interprete

Grazie mille. Signora Presidente, membri del Congresso, onorevoli colleghi, americani, amici, sono orgoglioso di salutarvi dall’Ucraina, dalla nostra capitale Kiev, una città che ogni giorno è sotto attacco missilistico e aereo delle truppe russe . Ma non si arrende, e non ci abbiamo nemmeno pensato un secondo.

Zelensky sta parlando al Congresso degli Stati Uniti da una zona di guerra. Piuttosto che riunirsi nell’ornata e formale camera della Camera, senatori e membri del Congresso si riuniscono in un auditorium nel complesso del Campidoglio.

Proprio come molte altre città e comunità del nostro bel paese che si sono trovate nella peggiore guerra dalla seconda guerra mondiale. Ho l’onore di salutarvi a nome del popolo ucraino, popolo coraggioso e amante della libertà che da otto anni resiste all’aggressione russa.

La Russia ha annesso il territorio ucraino della Crimea nel 2014 e ha fomentato una ribellione separatista nell’est del Paese. L’allora presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko si è rivolto di persona a una sessione congiunta del Congresso e ha chiesto ai legislatori statunitensi un aiuto più diretto per opporsi alla Russia. L’amministrazione Obama ha concesso assistenza alla sicurezza ma non aiuti letali. Il conflitto è proseguito a fuoco lento, provocando la morte di circa 14.000 persone negli anni precedenti la piena invasione russa dell’Ucraina a febbraio.

Coloro che danno i loro migliori figli e figlie per fermare questa invasione russa su vasta scala. In questo momento si decide il destino del nostro Paese. Il destino del nostro popolo, se gli ucraini saranno liberi , se saranno in grado di preservare la loro democrazia . La Russia non ha attaccato solo noi, non solo la nostra terra, non solo le nostre città; ha intrapreso una brutale offensiva contro i nostri valori , i valori umani fondamentali. Ha lanciato carri armati e aerei contro la nostra libertà, contro il nostro diritto a vivere liberamente nel nostro paese scegliendo il nostro futuro .

Queste parole parlano direttamente ai fondamenti del governo americano: vita, libertà, ricerca della felicità e capacità delle persone di scegliere il proprio governo.

Contro il nostro desiderio di felicità, contro i nostri sogni nazionali, proprio come gli stessi sogni che avete voi, americani. Proprio come chiunque altro negli Stati Uniti. Ricordo il tuo memoriale nazionale a [Monte] Rushmore, i volti dei tuoi eminenti presidenti, coloro che hanno gettato le basi degli Stati Uniti d’America come sono oggi: democrazia, indipendenza, libertà e cura per tutti, per ogni persona, per tutti chi lavora diligentemente, chi vive onestamente, chi rispetta la legge.

Noi in Ucraina vogliamo lo stesso per la nostra gente. Tutto ciò è una parte normale della tua stessa vita. Signore e signori, amici, americani, nella vostra grande storia avete pagine che vi permetterebbero di capire gli ucraini, capirci ora quando ne avete bisogno in questo momento . Quando abbiamo bisogno di te adesso.

Qui, Zelensky sta essenzialmente dicendo: “Aiutaci e la nostra democrazia. Aiutaci a emularti”.

Ricorda Pearl Harbor. Terribile mattina del 7 dicembre 1941 , quando il tuo cielo era nero per gli aerei che ti attaccavano. Ricordalo. Ricorda l’11 settembre, un terribile giorno del 2001 in cui il male ha cercato di trasformare le tue città, territori indipendenti in campi di battaglia. Quando persone innocenti sono state attaccate dall’aria, sì. Proprio come nessun altro se lo aspettava, non potevi fermarlo.

Il 7 dicembre, un giorno in cui il presidente Franklin D. Roosevelt ha detto che “vivrebbe nell’infamia” in un discorso al Congresso. 11 settembre, giornata che ha portato gli Usa a chiedere aiuto agli alleati della Nato. Questi sono anche i giorni in cui gli Stati Uniti sono stati attaccati dal cielo. Oggi Zelensky vuole una no-fly zone sull’Ucraina.

Il nostro paese ha vissuto lo stesso ogni giorno . In questo momento, in questo momento, ogni notte da tre settimane a questa parte, varie città ucraine: Odesa … [un lungo elenco di nomi di città ucraine], la Russia ha trasformato il cielo ucraino in una fonte di morte per migliaia di persone . Le truppe russe hanno già lanciato quasi 1.000 missili contro l’Ucraina, innumerevoli bombe, usano droni per ucciderci con precisione. Questo è un terrore che l’Europa non vede da 80 anni e chiediamo per la nostra vita una risposta a questo terrore dal mondo intero.

C’è molto da chiedere, creare una no-fly zone sull’Ucraina per salvare le persone? È chiedere troppo? Umanitario, no-fly zone, qualcosa che la Russia non sarà in grado di terrorizzare le nostre città libere.

L’amministrazione Biden ha ripetutamente respinto gli appelli di Zelensky alla NATO per imporre una no-fly zone sull’Ucraina – o trasferire aerei da combattimento in Ucraina – sostenendo che attirerebbe gli Stati Uniti in una guerra attiva con la Russia ed è una ricetta per la terza guerra mondiale. Gli esperti militari si sono chiesti se una no-fly zone fermerebbe gli attacchi.

Se questo è chiedere troppo, offriamo un’alternativa. Sai di che tipo di sistemi di difesa abbiamo bisogno, S-300 e altri sistemi simili. Sai quanto dipende dal campo di battaglia, dalla capacità di usare aerei , aviazione potente e potente per proteggere la nostra gente, la nostra libertà, la nostra terra. Aerei che possono aiutare l’Ucraina, aiutare l’Europa e tu sai che esistono e li hai ma sono sulla Terra, non in Ucraina — nel cielo ucraino . Non difendono il nostro popolo.

Zelensky chiede tipi alternativi di aiuto: un aiuto diretto inferiore a una no-fly zone, compresi i sistemi missilistici di difesa aerea S-300 di fabbricazione sovietica , che potrebbero essere forniti da altri paesi. Ma Biden ha anche rifiutato le proposte di dare all’Ucraina aerei da combattimento statunitensi e anche di dare alla Polonia aerei americani in modo che il paese potesse scaricare i suoi jet dell’era sovietica in Ucraina.

Ho un sogno, queste parole sono note a ciascuno di voi oggi Posso dire che ho bisogno. Ho bisogno di proteggere il nostro cielo. Ho bisogno della tua decisione, del tuo aiuto, il che significa esattamente lo stesso, lo stesso che provi quando senti le parole “Ho un sogno”.

Zelensky ha parlato con il parlamento dell’UE, il parlamento del Regno Unito e il parlamento canadese, ogni volta con un messaggio su misura. Qui invoca le dichiarazioni fatte dall’eroe americano dei diritti civili Martin Luther King Jr., proprio come ha fatto con le famose dichiarazioni di Churchill davanti al parlamento del Regno Unito.

Signore e signori, amici, l’Ucraina è grata agli Stati Uniti per il loro schiacciante sostegno , per tutto ciò che il vostro governo e il vostro popolo hanno fatto per noi, per armi e munizioni per l’addestramento, per le finanze, per la leadership nel mondo libero, che aiuta noi per fare pressione sull’aggressore economicamente.

Gli Stati Uniti hanno approvato 13,6 miliardi di dollari per l’Ucraina come parte di una massiccia fattura di spesa che è stata firmata questa settimana.

Sono grato al Presidente Biden per il suo coinvolgimento personale per il suo sincero impegno nella difesa dell’Ucraina e della democrazia in tutto il mondo. Vi sono grato per la risoluzione che riconosce come criminali di guerra tutti coloro che commettono crimini contro l’Ucraina e contro il popolo ucraino. Tuttavia, ora, è vero che nel momento più buio per il nostro Paese, per l’intera Europa, vi invito a fare di più. Sono necessari nuovi pacchetti di sanzioni, costantemente, ogni settimana fino a quando la macchina militare russa non si ferma.

Zelensky ha ripetutamente espresso la sua gratitudine per il sostegno degli Stati Uniti e della NATO, mentre ha ripetutamente invitato l’Occidente a fornire maggiori aiuti e ad esercitare maggiore pressione sulla Russia.

Sono necessarie restrizioni per tutti coloro su cui si basa questo regime ingiusto. Proponiamo che gli Stati Uniti sanzionino tutti i politici della Federazione Russa che rimangono nei loro uffici e non taglino i legami con coloro che sono responsabili dell’aggressione contro l’Ucraina, dai membri della Duma di stato all’ultimo funzionario che ha mancanza di morale per rompere questo terrore di stato. Tutte le [aziende americane] devono lasciare la Russia dal loro mercato , lasciare immediatamente il loro mercato perché è inondato dal nostro sangue. Signore e signori, membri del Congresso, vi prego di prendere l’iniziativa, se nel vostro distretto ci sono aziende che finanziano la macchina militare russa che lascia gli affari in Russia, dovreste fare pressione. sto chiedendo diassicurati che i russi non ricevano un solo centesimo che usano per distruggere le persone in Ucraina. La distruzione del nostro paese, la distruzione dell’Europa. Tutti i porti americani dovrebbero essere chiusi per le merci russe. Noi siamo… la pace è più importante del reddito e dobbiamo difendere questo principio nel mondo intero.

La gravità delle sanzioni da parte degli Stati Uniti e dell’Occidente è stata a dir poco notevole. La Russia è impostata per default sui prestiti esteri non appena questa settimana. Ma Zelensky vuole che si faccia di più. Sanziona tutti i politici russi, non solo quelli specifici, sostiene. Richiedere alle società statunitensi di lasciare i mercati russi.

Dicendo che “la pace è più importante del reddito”, Zelensky suggerisce che alcune cose – la difesa della democrazia e l’ordine internazionale basato sulle regole – sono più importanti del danno che le sanzioni arrecheranno all’economia globale.

Siamo già entrati a far parte della coalizione contro la guerra, una grande coalizione contro la guerra che unisce molti paesi, decine di paesi, quelli che hanno reagito in linea di principio alla decisione del presidente Putin di invadere il nostro paese, ma dobbiamo andare avanti e fare di più. Abbiamo bisogno di creare nuovi strumenti per rispondere rapidamente e fermare la guerra, l’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio. E sarebbe giusto se finisse in un giorno, che in 24 ore, quel male venisse punito immediatamente. Oggi il mondo non ha tali strumenti. La guerra del passato ha spinto i nostri predecessori a creare istituzioni che dovrebbero proteggerci dalla guerra, ma purtroppo non funzionano. Lo vediamo, lo vedi, quindi ne abbiamo bisogno di nuove, nuove istituzioni, nuove alleanze e noi le offriamo.

Se la Russia dovesse attaccare un membro della NATO, gli alleati della NATO sarebbero obbligati a intervenire in difesa di quel paese ai sensi dell’articolo 5 dello statuto dell’organizzazione Ma l’Ucraina non è un membro dell’alleanza e Biden e altri leader della NATO hanno affermato di non avere in programma di inviare truppe nel paese.

Proponiamo di creare un’associazione U-24 uniti per la pace, un’unione di paesi responsabili che abbiano la forza e la coscienza per fermare immediatamente i conflitti, fornire tutta l’assistenza necessaria in 24 ore, se necessario anche armi se necessarie, sanzioni, sostegno umanitario , supporto politico, finanze, tutto il necessario per mantenere la pace e salvare rapidamente il mondo, salvare vite.

Questa è un’idea interessante: un nuovo accordo internazionale che suona come un’alternativa alla NATO , di cui l’Ucraina non è membro, e alle Nazioni Unite, dove la Russia ha la capacità di porre il veto sulla maggior parte delle cose come membro permanente del Consiglio di sicurezza. Zelensky potrebbe anche cercare di segnalare un minore desiderio che l’Ucraina aderisca alla NATO , una linea rossa per Putin.

Inoltre, tale associazione, tale sindacato fornirebbe assistenza a coloro che stanno vivendo disastri naturali, disastri causati dall’uomo, che sono caduti vittime di crisi umanitarie o epidemie. Ricorda quanto è stato difficile per il mondo fare le cose più semplici, solo per somministrare vaccini, vaccini contro il Covid per salvare vite , per prevenire nuovi ceppi. Il mondo ha passato mesi, anni a fare cose del genere molto più velocemente, per assicurarsi che non ci fossero perdite umane, né vittime.

Il mondo è ancora molto indietro nel dare accesso ai vaccini Covid-19 ai paesi in via di sviluppo. Zelensky sembra anche fare un cenno al cambiamento climatico, che secondo gli esperti diventerà la principale minaccia mondiale.

Signore e signori, americani, se tale alleanza esistesse oggi, cioè l’U-24, saremmo in grado di salvare migliaia di vite nel nostro paese. In molti paesi del mondo, coloro che hanno bisogno di pace, coloro che subiscono una distruzione disumana. Vi chiedo di guardare un video, video di ciò che le truppe russe hanno fatto nel nostro paese, nella nostra terra. Dobbiamo fermarlo. Dobbiamo prevenirlo, distruggere in modo prevenibile ogni singolo aggressore che cerca di soggiogare altre nazioni.

Si prega di guardare il video .

Il video è grafico e difficile da guardare. Mostra bambini uccisi e feriti. Le forze russe hanno preso di mira sempre più aree civili, una violazione del diritto internazionale.

[IN INGLESE] E alla fine, per riassumere, oggi, oggi non basta essere il leader della nazione. Oggi vuole essere il leader del mondo. Essere il leader del mondo significa essere il leader della pace. La pace nel tuo paese non dipende più solo da te e dal tuo popolo. Dipende da chi ti sta accanto, da chi è forte. Forte non significa debole. Strong è coraggioso e pronto a combattere per la vita dei suoi cittadini e cittadini del mondo. Per i diritti umani, per la libertà, per il diritto a vivere dignitosamente e a morire quando sarà il momento. E non quando è voluto da qualcun altro. Dal tuo vicino.

Zelensky passa all’inglese qui e lancia un appello diretto a Biden, il presidente degli Stati Uniti che aspira anche a essere il leader del mondo libero. Quello che sta succedendo alle persone in Ucraina, dice Zelensky, colpisce ogni democrazia.

[IN INGLESE] Oggi il popolo ucraino difende non solo l’Ucraina, stiamo lottando per i valori dell’Europa e del mondo, [non udibile] in nome del futuro. Ecco perché oggi il popolo americano sta aiutando non solo l’Ucraina, ma l’Europa e il mondo, a mantenere in vita il pianeta, a mantenere la giustizia nella storia. Adesso ho quasi 45 anni. Oggi la mia età si è fermata quando il cuore di più di 100 bambini ha smesso di battere.

Non vedo alcun senso nella vita se non può fermare le morti. E questo è il mio problema principale come leader del mio popolo, grandi ucraini, e come leader della mia nazione, mi rivolgo al presidente Biden, tu sei il leader della nazione, della tua grande nazione. Ti auguro di essere il leader del mondo. Essere il leader del mondo significa essere il leader della pace.

Questo è un messaggio diretto a Biden, che ha cercato di fare la sua presidenza sulla difesa della democrazia dalle autocrazie, ma ha anche rifiutato di tentare la terza guerra mondiale facendo di più per l’Ucraina.

Grazie.

[IN UCRAINO] Gloria all’Ucraina.

[IN INGLESE] Grazie per il vostro supporto.

https://edition.cnn.com/interactive/2022/03/politics/ukraine-zelensky-congress-speech-annotated/

L’EUROPA TRA LE VIE DELLA NATO, LE VIE DELLA SETA E LE VIE DELL’ENERGIA. SECONDA PARTE _ di Luigi Longo

L’EUROPA TRA LE VIE DELLA NATO, LE VIE DELLA SETA E LE VIE

DELL’ENERGIA. SECONDA PARTE.

di Luigi Longo

Ai miei nipotini Ethan e Francesco affinchè non si adattino nella loro vita ai sentimenti e alle idee della infamia della realtà sociale storicamente data.

È né più né meno che un inganno sobillare il popolo senza offrirgli nessun fondamento solido e meditato per la sua azione. Risvegliare speranze fantastiche […] lungi dal favorire salvezza di coloro che soffrono, porterebbe inevitabilmente alla loro rovina: rivolgersi ai lavoratori senza possedere idee rigorosamente scientifiche e teorie ben concrete significa giocare in modo vuoto e incosciente con la propaganda, creando una situazione in cui da un lato un apostolo predica, dall’altro un gregge di somari lo sta a sentire a bocca aperta: apostoli assurdi e assurdi discepoli.

In un paese civilizzato non si può realizzare nulla senza teorie ben solide e concrete; e finora, infatti, nulla è stato realizzato se non fracasso ed esplosioni improvvise e dannose, se non iniziative che condurranno alla completa rovina la causa per la quale ci battiamo.

L’ignoranza non ha mai giovato a nessuno!

Karl Marx*

Se è vero che ciò che è storico è sempre mutevole,

anche il sistema attuale è destinato prima o poi a declinare lasciando il posto, se sapremo impegnarci razionalmente ed eticamente, a un mondo migliore. Una prospettiva che congiunge in una linea ideale la filosofia politica di Platone e di Marx, entrambi impegnati, non soltanto a conoscere, ma a cambiare il corso della storia.

Silvia Vegetti Finzi**

1.La sintesi della prima parte

Nella prima parte del presente scritto evidenziavo alcune questioni:

a) la situazione oggettiva di una Europa servile in totale sbando e decadenza e una potenza imperiale (USA) di coordinamento mondiale, in irreversibile declino, non propensa ad un ordine mondiale condiviso con altre potenze. In questa fase storica data, l’Europa si trova ad un bivio: o proseguire la servitù volontaria verso gli Stati Uniti d’America scegliendo le vie della NATO, oppure divenire un soggetto politico confederato (1), iniziare un cammino di liberazione dalla servitù e scegliere un nuovo orientamento verso l’Oriente attraverso le vie della seta e le vie dell’energia. Un cammino che non può prescindere dal << […] “saltare il passaggio” della piena restaurazione della sovranità politica e monetaria degli stati nazionali >> (2);

b) le vie della Nato, ovverosia degli Stati Uniti, sono vie che preparano scenari di guerra ma l’Europa per la prima volta nella storia sarà teatro passivo di future guerre. La Nato è sempre stata strumento dei momenti storici di svolta, così fu nel secondo dopoguerra, nella fase monocentrica con coordinamento USA, così è nell’attuale fase multicentrica, con gli USA in chiaro declino come potenza egemonica e con le nuove potenze mondiali in chiara ascesa (3);

c) la Nuova Via della Seta della Cina è una Via che recupera un nuovo senso e un nuovo dialogo tra Oriente e Occidente e ha come obiettivo l’equilibrio dinamico tra le potenze dominanti della fase multicentrica.

2.La guerra biologica

Leggo la pandemia da Covid-19 (4) come una guerra biologica nella fase multicentrica (5) che avanza anche con l’affilamento delle armi batteriologiche di distruzione di massa delle potenze mondiali (6).

Pochi autori leggono la questione coronavirus come una guerra batteriologica nel conflitto tra la potenza mondiale egemonica USA (in declino) e la Cina (potenza in ascesa) nella fase multicentrica (7).

La Cina è sotto attacco perché è ritenuta dagli Stati Uniti (8) la nazione in grado di essere il motore della messa in discussione della sua egemonia attraverso l’alleanza con la Russia (altra potenza in ascesa) e la creazione di coordinamenti con altre nazioni [l’Aggregato geoeconomico Bric (Brasile, Russia, India, Cina), l’Organizzazione di cooperazione di Shanghai (SCO), la Belt and Road Initiative (BRI, la Nuova Via della Seta)]. L’esperta di studi asiatici Claudia Astarita afferma che << […] Mosca, che si ritrova nell’incapacità di rispondere (alla politica cinese nell’Asia Centrale, mia precisazione), in virtù di una sempre più accentuata inferiorità politica e strategica rispetto a Pechino. […] la Cina sta ridisegnando gli equilibri storici dell’Asia Centrale: “un tempo tutte le strade portavano a Mosca. Ora portano tutte a Pechino” […] come è stato messo in evidenza nel rapporto dell’Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano (ISPI) “Russia and China. Anatomy of a Partnership”, il blocco russo-cinese, a prescindere dalla sua natura pragmatica, asimmetrica, e potenzialmente conflittuale, non è destinato a scomparire, quindi sarebbe opportuno iniziare a riflettere su come evitare che finisca col trasformarsi in un aggregatore di dissenso anti-occidentale […] Se è vero, come ha sottolineato l’accademico americano Jeremi Suri, che è stata la necessità di sfidare l’ordine americano ad avvicinare Mosca e Pechino, è evidente che fino a quando gli Stati Uniti continueranno ad essere percepiti come un nemico comune l’asimmetria di questo blocco continuerà ad essere considerata un problema secondario per il Cremlino. Paradossalmente, quindi, per offrire alla Russia un’alternativa, l’Occidente in generale e l’Unione Europea in particolare dovrebbero ricominciare a confrontarsi per trovare un modo per evitare che l’isolamento cui hanno scelto di relegare Mosca (su precise strategie statunitense, mia precisazione) si trasformi in un’arma a doppio taglio in grado di renderla un nemico ancora più imprevedibile e pericoloso.>> (9). Ricordo, en passant, che gli USA temono una alleanza Cina-Russia soprattutto per la capacità cinese di avanzare con la Nuova Via della Seta una grande progettualità di respiro mondiale basata sullo sviluppo economico, politico, culturale tra le nazioni coinvolte nell’idea di scambio tra Oriente e Occidente che ricalca il senso e gli obiettivi delle antiche Vie della Seta (10).

Il virus Sars Cov-2 (11) parte apparentemente (12) da Wuhan (una metropoli di 11 milioni di abitanti, capoluogo della provincia centro-meridionale dell’Hubei, è uno dei cuori economici della Cina in cui si intersecano un grandissimo numero di linee ferroviarie, stradali e aree che collegano il Paese al suo interno e col resto del mondo. Wuhan è dunque un hub economico, industriale, finanziario e logistico, ma anche meta turistica e importante città universitaria) (13), probabilmente dal laboratorio BLS-4 come sostiene il Dr. Boyle che precisa “Tutti questi laboratori BSL-4 di Stati Uniti, Europa, Russia, Cina, Israele sono stati fatti per ricercare, sviluppare, testare agenti per la guerra biologica. In verità, non vi è alcun motivo scientifico legittimo per avere laboratori BSL-4.” (14). L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha approvato “molti di questi laboratori BSL-4 (…) Non potete fidarvi di ciò che dice l’OMS perché sono tutti comprati e pagati da Big Pharma e lavorano in combutta con il CDC [Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie], che è il governo degli Stati Uniti e lavorano in combutta con Fort Detrick.” Fort Detrick, oggi, è un laboratorio all’avanguardia per la guerra biologica, in precedenza era un noto centro di ricerca della CIA per gli esperimenti sul controllo mentale” (15).

Ora, sia ipotizzando che il virus sia sfuggito di mano (l’imprevedibilità) nel laboratorio BLS-4, sia ipotizzando che gli USA abbiano manovrato affinchè ciò accadesse (16) non cogliamo il punto della situazione, quello, cioè, che nel conflitto strategico gli agenti dominanti usano la guerra biologica così come è sempre stato a partire dalla notte dei tempi fino ad oggi. Nel conflitto per il dominio tutti si attrezzano con tutti i tipi di armi convenzionali e non convenzionali ma il ruolo degli USA (maestri di guerre batteriologiche con oltre 400 laboratori segreti sparsi nel mondo), che per la loro storia sono la potenza mondiale più pericolosa, è nefasto: “La guerra biologica di un tempo fatta di batteri e richettsie (piccoli microrganismi simil batterici, mia precisazione) era vantaggiosa ma indiscriminata, con alto rischio boomerang ed epidemie fuori controllo, soprattutto per l’alto rischio che colpisse solo la popolazione civile lasciata senza protezione. Per questo era stata ufficialmente bandita o destinata soltanto agli animali. Ora, con la capacità di modificare o riprogrammare i virus con l’ingegneria genetica la guerra biologica si affianca come potenza e rango alle guerre terrorizzanti o deterrenti, come la guerra nucleare e il terrorismo” (17). Ricordo, come già evidenziato nei miei precedenti scritti, che la potenza più aggressiva e spregiudicata è quella degli Stati Uniti d’America: perché è nella loro storia, perché sono per un dominio unilaterale, perché sono in chiara fase di inizio declino insieme a tutto l’Occidente (che si butta sul postumano in nome delle magnifiche sorti e progressive dell’umanità invece di dare senso alla vita individuale e sociale), perché hanno un conflitto interno tra gli agenti strategici irreversibile, perché non riescono a fare sintesi nazionale capace di rilanciarsi come grande potenza, perché sono leader mondiali della ricerca, produzione e uso di armi batteriologiche. Già nel 2017-2018 si era verificato negli USA uno dei più gravi focolai di influenza della storia recente. Fu una catastrofica influenza almeno tre volte più letale dell’attuale crisi sanitaria legata alla malattia Covid-19. Allora l’OMS ritenne non necessario (sic) allertare il mondo o arrestare tutte le attività commerciali planetarie come ha fatto con il covid-19. Stranamente l’OMS non si era nemmeno preoccupata di etichettare l’epidemia americana come un’epidemia o una pandemia. Si era trattato solo di una “normale influenza” nonostante l’entità dei decessi, l’enorme numero di ricoveri e l’alto tasso di infezione (18).

La malattia Covid-19, ritenuta una influenza particolare (19) la cui particolarità è data dalla sua artificiosità, viene dichiarata pandemica innescando, in una logica sistemica, interventi di politica sanitaria che hanno fatto da testa di ariete per riorganizzare la vita sociale, rimodellare il legame sociale, ristrutturare tutte le sfere sociali, ripensare l’uso della città e del territorio dei singoli Paesi che hanno dato risposte diverse in termini di soluzione, di ripresa e di rilancio del proprio sviluppo storicamente dato.(20). L’intervento di politica sanitaria per bloccare la pseudo pandemia tramite i soli vaccini prodotti in maniera superficiale, rozza e antiscientifica è la prova provata dell’utilizzo della malattia covid-19 per altri fini (politici, economici, sociali, istituzionali, geopolitici) e non certamente per tutelare la salute delle popolazioni. Parlo di sieri genici, non vaccini, avallati oltre che dalle interessate Big Pharma, soprattutto da tutte le istituzioni mondiali scientifiche e non: si pensi, per esempio, alla formazione dei protocolli secretati della produzione dei cosiddetti vaccini, al non controllo pubblico degli effetti sulla popolazione, all’assurdità antiscientifica di vaccinare una popolazione in piena pandemia, al divieto di curare con farmaci efficaci (comuni antivirali, antibiotici, anti-infiammatori e immunostimolanti/modulanti, eccetera) la malattia, salvando vite umane così come hanno dimostrato, nella pratica e scientificamente, i medici italiani che hanno rifiutato le indicazioni del Ministero della Sanità (quale decisore servile risponderà di questo genocidio?!), fino alla durata della produzione dei vaccini: occorrono mediamente 10 anni per produrre seriamente e scientificamente un vaccino! (21).

E’ triste osservare che i critici di derivazione marxiana più intelligenti, del sistema cosiddetto capitalistico, si affidano alle magnifiche sorti e progressive della scienza e della tecnica e non vedono lo strumento della Covid-19 come frattura (con conseguente salto) di una nuova organizzazione sociale ovviamente sistemica che marcia verso il post-umano distruggendo sensatezza e costruendo nichilismo (la crisi di civiltà dell’Occidente!) (22). Eppure c’è tutta una letteratura e una pratica vissuta che ha prodotto ottime riflessioni sulla non neutralità della scienza e della tecnica! Si vive di intelligenza pratica sempre più povera, staccata dalla intelligenza del pensiero sempre più confuso. E’ il segno dei tempi!

Il virus Sars Cov-2 è lo strumento per ridisegnare, nella fase multicentrica, una nuova architettura economica (conflitto nelle sfere economica e finanziaria), sociale, politica, istituzionale (conflitto nelle sfere istituzionale, politica, lavoro, giuridica) e territoriale dei singoli Paesi (conflitto nelle sfere geopolitica, geoeconomica e geoideologica) e per rideterminare le aggregazioni di Paesi e di aree intorno ai centri-potenza (USA in relativo declino, Cina e Russia in ascesa) in conflitto per l’egemonia mondiale (dominio assoluto per gli USA, dominio condiviso per la Cina e per la Russia).

E’ ragionevole ipotizzare, quindi, che gli Stati Uniti sono i responsabili della diffusione, tramite il virus Covid-Sars2, della pandemia da Covid-19 per colpire la Cina ritenuta da loro il Paese-potenza che, come già detto, in alleanza con la Russia, è in grado di mettere in discussione la loro egemonia mondiale.

3.La guerra russo-ucraina

Perché oggi è esplosa la guerra tra la Russia e l’Ucraina, un paese pedina nelle strategie aggressive degli USA, tramite la NATO, verso l’Oriente? Ricordo, con Guy Mettan, che << il “perno geopolitico” ucraino è oggetto di una approfondita analisi: dal 1994 Washington accorda priorità ai rapporti con l’Ucraina. Tra il 2005 e il 2010 l’Ucraina potrebbe a sua volta trovarsi nella situazione di imbastire delle trattative in vista di un suo ingresso nell’UE e nella Nato. Vent’anni dopo possiamo dire che il programma di Brzezinski è stato realizzato quasi integralmente. I suoi lettori lo hanno applicato alla lettera: l’Ucraina, con l’aiuto dei polacchi e dei baltici, è entrata nell’orbita occidentale. L’unica cosa che non aveva previsto era che gli abitanti dell’Est dell’Ucraina non avrebbero accettato questo stato di cose e si sarebbero ribellati, preferendo ricongiungersi alla Russia o rivendicare la propria indipendenza piuttosto che abbracciare l’Occidente.>> (23). Perché Vladimir Putin è costretto ad intervenire per la difesa legittima dei confini russi dopo anni di allargamento della Nato (24), (strumento degli USA è bene ribadirlo) ad Est con la collaborazione della servitù volontaria dell’Unione europea (una UE frutto di un progetto politico messo su dagli Stati Uniti nel dopoguerra il cui utilizzo è arrivato a termine)? (25). Rammento il verbale desecretato nel 2017 in cui si dà conto in modo dettagliato dei colloqui avvenuti tra il 1990 e il 1991 tra i direttori politici dei ministeri degli Esteri di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania, sull’unificazione delle due Germanie, dopo il crollo di quella dell’Est del 1989. Il colloquio decisivo, riporta Der Spiegel, si è svolto il 6 marzo 1991 ed era centrato sui temi della sicurezza nell’Europa centrale e orientale, oltre che sui rapporti con la Russia, guidata allora da Michail Gorbaciov. I leader dei maggiori paesi della Nato avevano promesso a Mosca che l’Alleanza atlantica non sarebbe avanzata verso Est “neppure di un centimetro”. Una promessa smentita dai fatti, visto che da allora ben 14 paesi sono passati dall’ex impero sovietico all’alleanza militare atlantica. Da qui le contromosse di Wladimir Putin: la guerra in Georgia (il fallito tentativo nel 2008 del presidente George W. Bush di includere nella Nato Ucraina e Georgia), l’occupazione della Crimea, l’appoggio ai separatisti del Donbass, lo schieramento di oltre centomila soldati al confine con l’Ucraina, la dura linea diplomatica con cui ha ribattuto alle minacce di sanzioni da parte USA ed UE: “Mosca è stata imbrogliata e palesemente ingannata”, infine la guerra all’Ucraina. (26). Perché sono state rifiutate sia le proposte ragionevoli e legittime della Russia a partire dagli accordi disattesi di Minsk (Minsk I e Minsk II, accordi che oggi non esistono più dopo il riconoscimento della Russia della costituzione delle repubbliche popolari separatiste del Donetsk e Lugansk), con regia degli USA (via Nato e UE, Germania e Francia), sia le ultime proposte russe del 15 dicembre 2021 con cui la Russia ha consegnato agli Stati Uniti un progetto di trattato per cessare la suddetta situazione e difendere le popolazioni russofone che da otto anni l’Ucraina bombarda nella regione del Donbass provocando la morte di 14 mila persone? (27).

La crisi tra la Russia e l’Ucraina è datata con la dichiarazione dell’indipendenza dell’Ucraina il 1 dicembre 1991 da parte del primo presidente ucraino Leonid Kravchuk. La guerra è iniziata nel 2014 con il non rispetto degli accodi di Minsk da parte Ucraina con regia degli USA-Nato, ha avuto un punto di svolta con la pandemia da Covid-19 nel 2019, ed è esplosa il 24 febbraio scorso. Riporto la brillante sintesi di Manlio Dinucci << Nel febbraio 2014 la Nato, che dal 1991 si era impadronita di posti chiave in Ucraina, effettuava tramite formazioni neonaziste appositamente addestrate e armate, il colpo di stato che rovesciava il presidente dell’Ucraina regolarmente eletto. Esso era orchestrato in base a una precisa strategia: attaccare le popolazioni russe di Ucraina per provocare la risposta della Russia e aprire così una profonda frattura in Europa. Quando i russi di Crimea decidevano con il referendum di rientrare nella Russia di cui prima facevano parte, e i russi del Donbass (bombardati da Kiev anche col fosforo bianco) si trinceravano nelle due repubbliche, iniziava contro la Russia la escalation bellica della Nato. La sosteneva la Ue, in cui 21 dei 27 paesi membri appartengono alla Nato sotto comando Usa.

In questi otto anni, forze e basi Usa-Nato con capacità di attacco nucleare sono state dislocate in Europa ancora più a ridosso della Russia, ignorando i ripetuti avvertimenti di Mosca. Il 15 dicembre 2021 la Federazione Russa ha consegnato agli Stati Uniti d’America un articolato progetto di Trattato per disinnescare questa esplosiva situazione […] Non solo è stato anch’esso respinto ma, contemporaneamente, è cominciato lo schieramento di forze ucraine, di fatto sotto comando Usa-Nato, per un attacco su larga scala ai russi del Donbass.

Da qui la decisione di Mosca di porre un alt alla escalation aggressiva Usa-Nato con l’operazione militare in Ucraina. Manifestare contro la guerra cancellando la storia, significa contribuire consapevolmente o no alla frenetica campagna Usa-Nato-Ue che bolla la Russia quale pericoloso nemico, che spacca l’Europa per disegni imperiali di potere, trascinandoci alla catastrofe >> (28).

Nel momento in cui gli USA dimostrano il proprio declino, con l’ascesa di potenze che mettono in discussione l’equilibrio tra legittimità e potere mondiale statunitense, tale equilibrio per dirla con Henry Kissinger, << […] viene distrutto, le limitazioni scompaiono, e il campo è aperto a pretese […]; ne segue il caos fino al ristabilimento di un nuovo sistema di ordine >> (29).

La guerra scatenata di fatto dagli USA-Nato in Ucraina ha come obiettivo quello di ostacolare l’alleanza sempre più consolidata tra Cina e Russia, che rappresenta un potenziale polo (una Grande Eurasia ad egemonia russa e una Grande Asia orientale ad egemonia cinese, per dirla con Federico Dezzani), con la sua visione multicentrica del dominio mondiale e con la sua idea di sviluppo basata su nuove relazioni internazionali e nel rispetto reciproco dei Paesi (organizzati o meno in macroregioni o grandi spazi o grandi aree con un proprio ordine e una propria peculiarità territoriale, culturale, sociale, politica e storica) dell’Occidente e dell’Oriente; un potenziale polo capace di mettere in discussione la pretesa egemonica monocentrica degli Stati Uniti. Per dirla con Sergey Karaganov (un consigliere di rilievo della politica estera russa) con << L’ultimatum che la Russia ha emesso agli Stati Uniti e alla NATO alla fine del 2021, chiedendo loro di interrompere lo sviluppo di infrastrutture militari vicino ai confini russi e l’espansione a est, ha segnato l’inizio della “distruzione costruttiva”. L’obiettivo non è semplicemente fermare la debole, seppur pericolosissima inerzia della spinta geostrategica dell’Occidente, ma anche iniziare a gettare le basi per un nuovo tipo di relazioni tra Russia e Occidente […] Il percorso più promettente per la Russia è lo sviluppo e il rafforzamento dei legami con la Cina. Una partnership con Pechino moltiplicherà molte volte il potenziale di entrambi i paesi. Se l’Occidente continua con le sue politiche amaramente ostili, non sarebbe irragionevole considerare un’alleanza temporanea di difesa di cinque anni con la Cina. Naturalmente bisogna anche stare attenti a non avere le ‘vertigini di successo’ sulla pista cinese, per non tornare al modello medievale del Regno di Mezzo della Cina, cresciuto trasformando i suoi vicini in vassalli. Dovremmo aiutare Pechino in ogni modo possibile per evitare che subisca una sconfitta anche momentanea nella nuova Guerra Fredda scatenata dall’Occidente […] Chiaramente, una politica orientata all’Est non deve concentrarsi esclusivamente sulla Cina. Sia l’Est che il Sud sono sempre più rilevanti nella politica, nell’economia e nella cultura globali, il che è in parte dovuto al nostro indebolimento della superiorità militare dell’Occidente, la fonte primaria dei suoi 500 anni di egemonia.

Quando arriverà il momento di stabilire un nuovo sistema di sicurezza europeo che sostituisca quello esistente pericolosamente obsoleto, lo si dovrà fare nel quadro di un più grande progetto eurasiatico. Nulla di utile può nascere dal vecchio sistema euro-atlantico >> (30).

Gli USA-Nato indeboliscono la Russia per colpire il costituendo polo eurasiatico, di cui temono, soprattutto, il progetto di respiro mondiale della via della seta che vede come attore principale la Cina. Fabio Massimo Parenti così afferma << La BRI ha prospettive sia geopolitiche che geo-economiche. Ha lo scopo di cambiare la relazione tra Cina e le altre grandi potenze, come USA, Russia ed Europa. Perciò, essa avrà un impatto sullo sviluppo economico e sulla cooperazione tra molte regioni: Asia centrale, Asia meridionale, Medio Oriente, Nord Africa ed Europa.>> (31).

Pasquale Cicalese così osserva << Nei siti cinesi durante l’ultimo anno e mezzo si dava conto dell’esplosione dei transiti ferroviari, anche a seguito del boom dei prezzi dei noli marittimi, tra la Cina e l’Europa. Il mercato era arrivato a valere il 14% dell’intero interscambio Cina Europa. Il transito passava per la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina, per poi arrivare a Duisburg, Germania, dove c’è uno snodo merci fondamentale per l’intera Europa. La stessa Italia era arrivata a programmare transiti ferroviari con la Cina, attraverso lo snodo di Melzo, in Lombardia. Il transito ferroviario suggellava l’asse Germania Russia Cina, un asse commerciale ma che aveva ricadute politiche visto che era criticato dagli Stati Uniti. Non solo gli Usa, inglobando l’Ue nella guerra con la Russia, hanno bloccato North Stream, non solo ci saranno sanzioni che colpiranno la Russia e come un boomerang l’Ue, ma lo stesso interscambio ferroviario con la Cina si bloccherà con conseguenze gravi per gli esportatori europei. Certo, c’è il mare, ma il costo dei noli marittimi è esplosivo da due anni e molti piccoli operatori non se li possono permettere. Viene dunque bloccato il fronte Est. Gli Usa avevano già bloccato il Fronte Sud (Italia) con i repentini cambi di politica governativa ed estera nel nostro Paese, che nel giro di tre anni passava dall’accordo sulla Via della Seta e ostracismi diplomatici fomentati dagli americani. Ai cinesi rimane il Pireo, ma non ha linee autostradali e ferroviarie. La Cina dunque perde una parte dei commerci con l’Ue. Gli Usa a questo punto si rivolgeranno al Mar cinese meridionale per bloccare i traffici marittimi cinesi e fomenteranno rivolte in Egitto per bloccare il canale di Suez. Alla Cina rimane l’Asia e l’asse Cina, Russia, Pakistan e Iran, un blocco unico capace di compensare le perdite europee. Di fondamentale importanza il “Corridoio Pakistano” che la Cina ha ultimato e che arriva al porto di Gwdar. Se questo blocco regge e si sviluppa, assieme al Rcep, la storia dei commerci internazionali potrebbe dopo secoli cambiare, con perdita di centralità europea. Tre di questi paesi sono potenze atomiche, la Cina da anni contribuisce alla loro industrializzazione in cambio di sbocchi al mare e/o materie prime. […] il fronte est commerciale è perduto. Si tratta di vedere quali altri verranno aperti. Di certo, l’Europa ci perderà. Aver rinunciato ad una propria autonomia strategica (Pasquale Cicalese dimentica che l’UE non è un soggetto politico e come tale non può avere una strategia, mia precisazione) e aver seguito gli americani, che altro non volevano che la rottura dell’asse Germania Russia Cina sarà nei prossimi decenni fatale >> (32).

Una Russia che continua ad essere un gigante militare con i piedi di argilla con uno sviluppo economico squilibrato basato sull’esportazione delle materie prime soprattutto energetiche di sostegno all’egemonico settore militare-industriale (che gli permette un dinamismo geopolitico) le cui differenze con l’economia cinese in termini di PIL, sviluppo industriale, occupazione, inflazione, bilancio, riserve e debito pubblico sono rilevanti. La studiosa Eugenia Baroncelli, utilizzando macro indicatori sistemici, sostiene che << […] l’economia russa, che, nonostante un tasso di crescita del PILpc (prodotto interno lordo pro capite, mia precisazione) superiore all’8,5% nel 2007, ha subito una caduta alla fine del decennio, senza in effetti riprendersi in modo stabile. Nella seconda parte del 2014, il paese è entrato in recessione, a seguito della caduta dei prezzi del greggio e degli effetti delle sanzioni UE e USA del luglio 2014. La ripresa si è avuta solo nel 2016, anche grazie ai tagli nella spesa reale, a una maggior flessibilità del rublo e alle politiche di ricapitalizzazione bancaria. La traiettoria compiuta dal sistema economico russo è compatibile con quella di un paese a reddito medio-alto che tenta di raggiungere lo status di economia ad alto reddito tipica dei sistemi OCSE a economia industrializzata. Tuttavia, la sua elevata dipendenza dalle esportazioni di petrolio, gas naturale e derivati allontana notevolmente la chiusura del divario che separa l’economia russa dalle maggiori economie avanzate. >> (33).

4.Le vie dell’energia

Ripropongo una piccola premessa, che avanzai nel 2011, perché la ritengo ancora attuale, sulle questioni dell’imbroglio delle fonti energetiche rinnovabili (FER) e della sostenibilità territoriale (apparsa sui siti www.conflittiestrategie.it e www.italiaeilmondo.com) come cornice di ragionamento sulle riflessioni delle vie dell’energia dell’Europa che svilupperò subito dopo.

Il problema dell’energia è sempre stato fondamentale nella storia del genere umano sessuato per accendere il motore dello sviluppo attraverso i suoi modi di produzione e riproduzione della vita sociale e individuale storicamente data. Si è passato dalla fase dell’Homo sapiens, in cui venivano usati i convertitori biologici di energia come gli animali e i vegetali, alla fase attuale della società capitalistica in cui vengono usati convertitori inanimati di energia da fonti fossili ( petrolio, carbone, gas naturale, altro) e da fonti rinnovabili ( sole, vento, acqua, altro) passando per la rivoluzione agricola e la rivoluzione industriale: << Se la Rivoluzione Agricola è il processo mediante il quale l’uomo pervenne a controllare e ad aumentare la disponibilità di convertitori biologici ( piante ed animali), la Rivoluzione Industriale può essere considerata come il processo che permise di intraprendere lo sfruttamento su vasta scala di nuove fonti di energia per mezzo di convertitori inanimati >>.

Oggi viviamo in una società in cui lo sviluppo è acceso da una energia prodotta da fonti inanimate esauribili e da fonti inanimate inesauribili fino a quando il sole avrà vita (i lunghi << tempi biologici >>: nel 2009 il consumo mondiale di energia prodotta da fonti fossili è pari al 80% contro il 20% prodotta da fonti energetiche rinnovabili (FER) (soprattutto idrica), nucleare e altre fonti (non aggiorno i dati perchè la sostanza del ragionamento non cambia). << La parte del leone nella fornitura di energia nel mondo spetta alle sorgenti fossili, in particolare agli idrocarburi in virtù della disponibilità di infrastrutture in grado di estrarre, raffinare 1.000 barili al secondo di grezzo e di distribuire convenienti vettori energetici, che hanno reso disponibile l’energia in ogni luogo, in qualunque momento e alla potenza desiderata (corsivo mio) >>.

Quindi l’energia prodotta da fonti fossili esauribili è un elemento fondamentale dello sviluppo della società capitalistica e diventa indispensabile l’appropriazione e la disponibilità delle risorse energetiche da fonti fossili che non sono sparse in maniera omogenea sulla terra ma sono concentrate in alcune aree [ per esempio, la maggior parte delle riserve di petrolio si trova in Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait;( in una ristretta zona del Medio Oriente chiamata << ellissi strategica >>); la maggior parte delle riserve di gas naturale in Russia, Iran, Qatar; la maggior parte delle riserve di carbone in Stati Uniti, Russia, Cina ]. La loro appropriazione segue la logica dello sviluppo ineguale e del conflitto tra potenze nazionali per l’egemonia mondiale. La loro produzione, la loro distribuzione e la loro valorizzazione seguono la logica delle merci del sistema cosiddetto capitalistico, cioè, esse saranno utilizzate fino a quando saranno risorse competitive per lo sviluppo. La transizione ecologica europea e italiana nel breve-medio periodo è ideologica, nel lungo periodo forse sarà in grado di sostituire le risorse da fonti fossili che comunque comporterà una diversa organizzazione sociale di luogo e di tempo con un modello di sviluppo altro che potrà essere sistemico oppure alternativo (cioè basato su diversi rapporti sociali). E’ compito della storia scoprire i molteplici modi d’uso delle cose. Come è compito della storia definire i termini e i modi di quantificazione di questi oggetti, nonché la durata conveniente economicamente dell’uso delle cose. Le fasi di transizione sono sempre apparentemente caotiche e degradanti, ma è attraverso il caos che nasce il nuovo ordine. La storia questo insegna dalla fase di transizione della comunità naturale alla nuova società incivilita, per usare una terminologia di Friedrich Engels (L’origine della famiglia, della proprietà privata dello stato, Editori Riuniti, Roma, 1971).

Oggi, con la guerra, apparentemente tra Russia e Ucraina, due cose sono chiare e confermate storicamente: la prima: l’uso delle fonti fossili e delle fonti rinnovabili seguono la logica dello sviluppo ineguale e del conflitto tra potenze per l’egemonia mondiale (34); la seconda: l’ Unione Europea (UE), che dipende dal gas russo per il 41% (l’Italia importa oltre il 40%) (cfr la carta sotto riprodotta), non è un soggetto politico e, quindi, non solo non può avere nessuna strategia per quanto concerne l’approvvigionamento delle risorse energetiche, ma è sottomessa alle strategie USA contro i suoi stessi interessi (intendo la maggioranza delle popolazioni dei Paesi europei) aderendo alle assurde, stupide e devastanti sanzioni economiche (provvedimenti di alto profilo su banche e finanza, energia e tecnologia) ispirate dagli agenti strategici statunitensi nella convinzione di minare la base fondante dell’economia russa (sottolineo le conseguenze sulla maggioranza della popolazione) (35). La strategia avanzata per sostituire il gas russo da parte dell’UE (la REPowerEU) (che ricordo non ha nessun piano strategico sull’energia e ogni Paese si muove in maniera autonoma) è irrealizzabile nel breve-medio periodo (36) e comunque si muove sempre, sia nel solco strategico statunitense sia nella transizione ecologica, nella logica di contrastare le due potenze in ascesa, la cui alleanza può aprire a un mondo

multicentrico, cioè la Russia (una delle maggiori nazioni produttrici di gas naturale e petrolio) e la Cina (una delle più grandi importatrici di idrocarburi) (37).

Fonte: AGI, 2022

Gli interventi di politica energetica della UE (e dell’Italia), nel breve periodo, non saranno sufficienti a colmare sia il divieto di importazione del gas e petrolio russo da parte degli USA e della UE sia la eventuale chiusura dei gasdotti da parte della Russia (come ritorsione all’inasprimento delle suddette sanzioni) che ha tutto il diritto di usarla come strumento del conflitto. E fa pensare l’arroganza di Faith Briol (il numero uno dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE)) quando critica il comportamento della Russia sulla gestione del gas usato per ragioni geopolitiche contro la UE e indirettamente contro gli USA, tacendo l’uso degli strumenti di conflitto degli USA (sanzioni economiche, finanziarie, tecnologiche, boicottaggio del gasdotto stream2, eccetera) come azioni geopolitiche per ridimensionare la Russia (38).

L’Europa se fosse stata autonoma ed autodeterminata avrebbe potuto svolgere un ruolo fondamentale nella costruzione di nuove relazioni tra l’Occidente e l’Oriente scegliendo la via della seta e la via dell’energia, per costruire un mondo multicentrico intrecciando, nel rispetto reciproco della storia dei Paesi, i diversi modelli di sviluppo.

5.La via della NATO e la fine della UE.

L’UE, uno spazio istituzionale sovranazionale dove sono egemoniche le sfere economica, finanziaria, ideologica e culturale, occupata da agenti strategici esecutori servili statunitensi (i cotonieri lagrassiani), è obbligata a scegliere la via della Nato perché è espressione di un progetto degli Stati Uniti iniziato nel dopoguerra e ormai concluso (39).

Ritengo che il progetto NATO della UE abbia lo stesso insegnamento politico enunciato da Niccolò Machiavelli nei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio e così sintetizzato da Andrea Guidi << La prevalenza degli Stati Uniti d’America nel contesto della NATO che ha caratterizzato il dopoguerra in Europa, può infatti, per certi casi, ricordare il pensiero macchiavelliano in materia di alleanze sovrastatali al tempo in cui Roma era ancora una delle nazioni che caratterizzavano la penisola italica. Un modello che secondo la teoria formulata nei Discorsi […] era fondata su paci e alleanze politicamente e militarmente sperequato proprio a favore di Roma, eppure basato su condizioni formalmente paritarie e su di un quadro favorevole alla concessione di diritti alle popolazioni destinatarie; ovvero era capace di assicurare l’inclusione giuridica, sociale ed economica delle nazioni e dei popoli confinanti. Le vicende storiche che hanno seguito la fine della Seconda guerra mondiale in ambito europeo occidentale, infatti, sono state caratterizzate-con alcune similitudini rispetto a quanto suggerito nei Discorsi-da un evidente predominio politico degli stessi Stati Uniti. In particolare, ciò è accaduto per la evidente superiorità di questi ultimi in termini di forza militare, ovvero in un modo che ricorda appunto i predicamenti del Segretario fiorentino riassumibili nel pragmatico metodo di mantenere per se “il quadro del comandare, la sedia dello imperio ed il titolo delle imprese” >> (40).

Così Henry Kissinger << L’equilibrio europeo, storicamente promosso dagli Stati dell’Europa, si era trasformato in un aspetto della strategia di potenze esterne. La NATO istituì una cornice permanente per le consultazioni tra gli Stati Uniti e l’Europa e introdusse un certo grado di coerenza nella condotta della politica estera. Ma in sostanza l’equilibrio di potere europeo si spostò dagli accordi interni al continente al contenimento dell’Unione Sovietica a livello globale, in gran parte mediante il potenziale nucleare degli Stati Uniti. Dopo lo shock di due guerre devastanti, i paesi dell’Europa occidentale dovettero affrontare un mutamento di prospettiva geopolitica che metteva in discussione il loro senso di identità storica.

L’ordine internazionale durante la prima fase della guerra fredda fu in effetti bipolare, con l’azione dell’alleanza occidentale diretta sostanzialmente dall’America come partner principale e guida. Per “alleanza” gli Stati Uniti intendevano non tanto paesi che agiscono in modo concordato per mantenere l’equilibrio quanto l’America come direttore generale di un’impresa comune. (corsivo mio, LL) >> (41).

La via della NATO è lo strumento di svolta storica delle strategie USA basate su accordi con alleati e paesi sottomessi, cioè << […] L’alleanza atlantica, in realtà, è un’alleanza non paritaria. E’ uno strumento coercitivo nei confronti dell’Europa per impedire alla stessa di essere indipendente, realmente unita, e per impedirle di volgersi verso Oriente. Non a caso, secondo Brzezinski, l’espansione della Nato verso Est avrebbe allargato l’area di influenza statunitense in Europa e creato un’unione europea tanto vasta quanto poco unita e, di conseguenza, facilmente controllabile dalla potenza egemone >> (42).

Le crescenti tensioni in Europa orientale, Medio Oriente, Asia centrale, Sud-Est asiatico e Africa, vale a dire lungo le linee di attrito tra le sfere di influenza dei tre poli di potere-dominio, cioè USA, Cina e Russia, rivelano il conflitto già in essere nella fase multicentrica dove la via della seta e la via dell’energia entrano nel grande gioco geopolitico tra le citate potenze (43).

La globalizzazione della NATO e gli accordi degli USA fuori la NATO (44) stanno a dimostrare la necessità di coordinamento delle azioni intraprese dagli USA nei riguardi della Cina e della Russia. Cioè si ha una sorta di moltiplicazione del modello NATO da utilizzare nelle diverse aree sensibili del conflitto strategico tra le potenze mondiali dall’Atlantico al Pacifico passando per il Mediterraneo. Così Mahdi Darius Nazemroaya << Gli Stati Uniti stanno creando un anello di alleanze militari che mira a isolare e accerchiare l’Heartland eurasiatico. Non si sta facendo altro che applicare una seconda volta la dottrina già lanciata a suo tempo dal presidente americano Nixon secondo cui gli alleati degli USA devono diventare i bracci armati in ogni regione del globo. L’Alleanza atlantica ha la funzione di proiettare la potenza a stelle e strisce in Europa e nel Mar Mediterraneo; Australia e Giappone sono i gendarmi di Washington nell’Estremo Oriente e nella zona dell’Asia-Pacifico; Israele è l’alleato speciale degli USA nel Medio Oriente assieme al Consiglio di Cooperazione del Golfo e alla Turchia, che stanno venendo usati per gli interessi altrui. Esiste anche un livello più basso in cui la dottrina di Richard Nixon viene applicata in Africa e America Latina a terminati Paesi (rispettivamente Etiopia e Colombia) con compiti più ridotti a scala locale. Quel che è diverso dai tempi di Richard Nixon è che oggi si assiste a un’intensa opera volta a favorire l’integrazione di tutte queste realtà all’interno delle istituzioni ufficiali di sicurezza e difesa legate agli Stati Uniti. Ciascuna di queste ramificazioni locali dell’egemonia statunitense risulta inoltre appoggiata e integrata con i comandi militari locali di combattimento degli USA con cui il mondo viene letteralmente suddiviso in zone geografiche di responsabilità per i generali e gli ammiragli del Pentagono. Ciò che gli Stati Uniti hanno fatto non è altro che consolidare sempre più un’opera di accerchiamento ai danni di Russia, Iran e Cina, con un occhio di riguardo anche per l’India. Tutti questi grandi Stati eurasiatici, nelle loro veste di potenze regionali, portano delle vere e proprie sfide ai piani egemonici di Washington nel continente: la Federazione russa è la nazione di riferimento nell’Europa orientale e nello spazio postsovietico; l’Iran è attore di spicco nel Golfo Persico e in Medio Oriente; l’India è il Paese più importante nella parte meridionale dell’Asia, mentre la Cina recita la parte del leone in Estremo Oriente. Per far fronte a tutto questo gli atlantisti stanno lavorando per dar vita a tre fronti in Eurasia: uno che copre le popolose aree di confini orientali e meridionali della Repubblica Popolare Cinese, un altro che cinge l’Iran e i suoi alleati in Medio Oriente e per concludere un terzo in Europa orientale proprio di fronte alle frontiere occidentali della Russia >> (45).

Ci vuole il coraggio de “I musicanti di Brema” che si ribellano ai loro padroni che, dopo averli usati e sfruttati, li vogliono eliminare perché non servono più. Essi conquistano con la lotta la libertà e l’autodeterminazione sociale della vita (46).

Per una Europa libera e autodeterminata bisogna mandare a casa gli agenti strategici esecutori delle strategie statunitensi che occupano dei luoghi sovranazionali che nulla hanno a che fare con gli interessi della maggioranza dei popoli. C’è la necessità di avere un moderno principe sessuato che spazzi via la servitù volontaria verso gli Stati Uniti e pensi ad un progetto di una Europa come crocevia di relazioni sensate tra Occidente e Oriente.

Se è vero, come ci ricorda Silvia Vegetti Finzi, che ciò che è storico è sempre mutevole, anche il sistema attuale è destinato prima o poi a declinare lasciando il posto, se sapremo impegnarci razionalmente ed eticamente, a un mondo migliore. Una prospettiva che congiunge in una linea ideale la filosofia politica di Platone e di Marx, entrambi impegnati, non soltanto a conoscere, ma a cambiare il corso della storia. Allora occorre ripartire dalla grande lezione di Karl Marx quando afferma è né più né meno che un inganno sobillare il popolo senza offrirgli nessun fondamento solido e meditato per la sua azione. Risvegliare speranze fantastiche […] lungi dal favorire salvezza di coloro che soffrono, porterebbe inevitabilmente alla loro rovina: rivolgersi ai lavoratori senza possedere idee rigorosamente scientifiche e teorie ben concrete significa giocare in modo vuoto e incosciente con la propaganda, creando una situazione in cui da un lato un apostolo predica, dall’altro un gregge di somari lo sta a sentire a bocca aperta: apostoli assurdi e assurdi discepoli. In un paese civilizzato non si può realizzare nulla senza teorie ben solide e concrete; e finora, infatti, nulla è stato realizzato se non fracasso ed esplosioni improvvise e dannose, se non iniziative che condurranno alla completa rovina la causa per la quale ci battiamo. L’ignoranza non ha mai giovato a nessuno!

Le citazioni che ho scelto come epigrafe sono tratte da:

* Hans Magnus Enzensberger, a cura di, Colloqui con Marx e Engels, Einaudi, Torino, 1977, pag. 53.

**Silvia Vegetti Finzi, Introduzione in Luca Grecchi, Dolcezza, Mursia, Milano, 2021, pag.10.

NOTE

  1. Franco Cardini, I sovranisti distratti, www.ariannaeditrice.it, 7/7/2021; Alain de Benoist, Che cosa dovrebbe essere l’Europa? www.ariannaeditrice.it, 28/6/2020.

  2. Costanzo Preve-Luigi Tedeschi, Dialoghi sull’Europa e sul nuovo ordine mondiale, Casa Editrice “il Prato”, Saonara (Padova), 2016, pag.153.

  3. Si legga Charles A. Kupchan, Nessuno controlla il mondo. L’Occidente e l’ascesa del resto del mondo. La prossima svolta globale, il Saggiatore, Milano, 2013; Paul Craig Roberts, La guerra è a Washington (cosa sta facendo Donald Trump?), www.crepanelmuro.blogspot.com, 27/3/2020; Alain de Benoist, Gli Stati Uniti sono già in guerra con la Cina. L’Europa si sottragga, www.ariannaeditrice.it, 14/6/2020. Per una ulteriore conferma del nuovo progetto della Nato che sostituisce il ruolo della UE nelle strategie USA in funzione anti Cina e Russia e contro una alleanza Cina-Russia e “per il recupero della Russia, prima che questa possa ritrovarsi impaniata senza remissione nell’abbraccio cinese”, si veda Giuseppe Cucchi, La Nato è viva ma ora deve recuperare la Russia in Limes n.4/2020; Manlio Dinucci, Che cos’è e perché è pericoloso l’allargamento a Est della Nato, www.ilmanifesto.it, 21/2/2022; Alberto Negri, Putin e gli europei uniti nel paradosso, www.ilmanifesto.it, 23/2/2022.

  4. Sulla pseudo pandemia si veda Massimo Cascone, intervista a Stefano Dumontet, Morti, vaccini e speculazioni economiche, parte 1 e 2, www.comedonchisciotte.org, del 20/1/2022 e 21/1/2022;

  5. E’ un’ipotesi che considera sia quanto è accaduto e accade, sia tenendo conto della letteratura prodotta, sia pensando alla marginalità della ricerca sull’ipotesi della guerra batteriologica tra potenze mondiali.

  6. Con arma biologica si intende l’utilizzo di microrganismi patogeni per il ferimento e/o l’uccisione degli eserciti e dei civili durante una guerra, una guerriglia o una rappresaglia. Come ogni arma, ha sia evidenti vantaggi che svantaggi altrettanto evidenti; i vantaggi sono l’enorme efficienza letale e il basso costo (secondo alcune stime colpire 1 Km2 costerebbe 2000$ con le armi convenzionali, 800$ usando armi nucleari, 600$ usando agenti chimici e soltanto 1$ con gli agenti biologici), mentre tra gli svantaggi si annoverano l’imprevedibilità nell’uso (prevalentemente dovuto alle condizioni atmosferiche) e la reazione d’orrore che un loro impiego causerebbe a livello globale” in Andrea Borsa, Le armi biologiche attraverso i secoli, www.microbiologiaitalia.it, 29/11/2017. Per una ricostruzione storica rimando a Francesco Santoianni, L’ultima epidemia: le armi batteriologiche. Dalla peste all’AIDS, Edizioni Cultura della Pace, Firenze,1991.

  7. Pepe Escobar, Mai sprecare un’arma: la guerra ibrida degli Stati Uniti contro la Cina, www.comedonchisciotte.org, 23/2/2020; Federico Dezzani, Coronavirus e guerra senza limiti, www.federicodezzani.altervista.org, 1/2/2020; Federico Dezzani, Coronavirus e quarantena: l’Italia sotto i cannoneggiamenti, www.federicodezzani.altervista.org, 24/2/2020; Federico Dezzani, Guerre batteriologiche e guerre di greggio, www.federicodezzani.altervista.org, 19/3/2020; Marco Della Luna, Il virus contro le stelle, www.marcodellaluna.info, 23/2/2020; Paul Craig Roberts, Sta nascendo un nuovo mondo: come sarà?, www.comedonchisciotte.org, 16/4/2020; Luigi Tedeschi, a cura di, Intervista a Enrica Perucchietti coautrice con Luca D’Auria del libro “Coronavirus, il nemico invisibile”, Uno Editori 2020, www.ariannaeditrice.it, 9/5/2020; Fabio Mini, L’Epidemia di metafore nasconde che la guerra al virus è lotta fratricida in Limes n.4/2020.

  8. Su questo punto si veda Giovanni Arrighi, Adam Smith a Pechino. Genealogie del ventesimo secolo, Feltrinelli, Milano, 2008; Fabio Massimo Parenti, La via cinese. Sfida per un futuro condiviso, Meltemi, Milano, 2021.

  9. Sulla dialettica del rapporto Cina-Russia nelle diverse fasi storiche si rimanda alla sintesi di Claudia Astarita, Asia Meridionale e Orientale in Osservatorio Strategico n.4/2019, pp 52-56

(www.difesa.it/SMD_/CASD/IM/CeMiSS/DocumentiVis/Osservatorio_Strategico_2019/OS_04_2019.pdf). Per una storia di una amicizia discontinua in Peter Frankopan, Le vie della seta. Una nuova storia del mondo, Mondadori, Milano, 2017, pp.581-596. Per una analisi sulle questioni di sviluppo, di politica regionale e mondiale della Cina e della Russia e delle loro strategie nella fase multicentrica si rimanda a Stefano Bianchini e Antonio Fiori, a cura di, Russia e Cina nel mondo globale. Due potenze fra dinamiche interne e internazionali, Carocci editore, Roma, 2018, in particolare, ai fini del presente scritto, si vedano i capitoli 9 (Nicolò Fasola e Sonia Lucarelli, I rapporti tra Alleanza atlantica e Russia dalla fine della guerra fredda) e 10 (Eugenia Baroncelli, Cina e Russia nel nuovo contesto globale: sostenibilità interna, vincoli relazionali e implicazioni sistemiche); Pepe Escobar, Volete una guerra tra Russia e Nato?, www.ariannaeditrice.it, 12/02/2022; Alberto Bradanini, Le relazioni tra Cina e Russia, www.lafionda.org, 14/02/2022; Alexey Muraviev, La “quasi alleanza” tra Cina e Russia sull’Ucraina, intervista al quotidiano francese Le Point, sintesi riportata in www.agi.it, 25/2/2022; Giulia Belardelli, La nuova Nato di Biden spinge Putin tra le braccia di Xi, www.huffigtonpost.it, 23/3/2021.

  1. Sulla nuova via della seta si rimanda a Luigi Longo, L’Europa tra le vie della Nato, le vie della seta e le vie dell’energia, prima parte, www.italiaeilmondo.com, 19/11/2019; Peter Frankopan, Le vie della seta. Una nuova storia del mondo, op.cit.; Fabio Massimo Parenti, La via cinese. Sfida per un futuro condiviso, op.cit., capitolo terzo, pp. 61-83.

  2. L’11 marzo 2020 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) annuncia la “pandemia Covid-19”. A livello ufficiale tutto comincia quando il 31 dicembre 2019 la Cina notifica a livello internazionale l’esistenza di un focolaio di polmonite a eziologia non nota nella città di Wuhan, provincia di Hubei. Per una ricostruzione della pandemia a livello mondiale si rimanda a Marinella Correggia, Covid e le saggezze nascoste, Libri dei Consumatori, Mestre (VE), 2021.

  3. Molti autori sostengono che il coronavirus (Covid-19) sia partito con alte probabilità dagli USA, si veda la ricostruzione di Fabio Mini, L’Epidemia…op.cit., paragrafo n.8; Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Il colpevole silenzio degli Stati Uniti sulla vera origine del coronavirus, www.marx21.it, 3/6/2021; Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto, Il covid è nato negli USA? La città del Sole, Napoli, 2021. Sull’èlite delle forze armate USA che svolge ricerche e test su virus e batteri e concorre alla produzione di vaccini e farmaci antivirali a Sigonella (e in diverse aree del mondo) si rimanda a Antonio Mazzeo, A Sigonella i militari USA che manipolano virus e brevettano antivirali, www.antoniomazzeoblog.blogspot.com, 17/03/2020; Piero Messina, Il laboratorio militare Usa trasferito a Sigonella aveva scoperto il coronavirus del 2012, www.limesonline.com, 31/3/2020. Per un’analisi sui biolaboratori del Pentagono posizionati intorno alla Russia si veda Leonid Savin, Sui laboratori biologici del Pentagono in Ucraina, www.comedonchisciotte.org, 2/3/2022; Vladimir Platov, La Russia ha impedito a Washington di scatenare una guerra biologica, www.comedonchisciotte.org, 6/3/2022.

  4. Fabio Massimo Parenti, La via cinese. Sfida per un futuro condiviso, op.cit., pag.119.

  5. Pepe Escobar, Mai sprecare un’arma…op.cit. Si veda anche Joseph Mercola, Il vaiolo sarà la prossima “fuga da laboratorio”? www.comedonchisciotte.org, 4/12/2021. Sulla artificialità del virus e sui laboratori nel mondo che usano la branca della scienza mefitica della Gain of Function che producono virus chimerici, cioè manipolati geneticamente, per inventare una malattia nell’eventualità che un giorno esista davvero (è una totale perversione espressione di una crisi di civiltà soprattutto occidentale) rimando a Paolo Barnard con Steven Quay e Angus Dalgleish, L’origine del virus. Le verità tenute nascoste che hanno ucciso milioni di persone, Chiarelettere editore, Milano, 2021.

  6. Pepe Escobar, Mai sprecare un’arma…op.cit.

  7. Si rimanda alla ricostruzione di Fabio Mini, L’Epidemia…op.cit., in particolare il paragrafo 9, e di Pepe Escobar, La Cina è impegnata in una guerra ibrida con gli USA, www.comedonchisciotte.org, 18/3/2020. Sulla conoscenza dei servizi segreti statunitensi e del Pentagono del Covid-19 un mese prima della scoperta cinese si rimanda a Pepe Escobar, Che cosa sapeva l’intelligence USA del virus cinese? www.comedonchisciotte.org, 23/4/2020.

  8. Fabio Mini, L’Epidemia…op.cit., pag.243; sul cinismo USA nelle sperimentazioni si veda John Pilger, E’ in arrivo un’altra Hiroshima…Se non la fermiamo in tempo, www.comedonchisciotte.org, 6/8/2020.

  9. Gilad Atzmon, L’amnesia è un sintomo del Covid-19?, in www.comedonchisciotte.com, 21/4/2020.

  10. Giulio Tarro, Emergenza Covid. Dal Lockdown alla vaccinazione di massa: Cosa, invece, si sarebbe potuto- e si può-fare, l’AD Edizioni, 2021.

  11. Alessandro Colombo e Paolo Magri, a cura di, Il mondo al tempo del Covid. L’ora dell’Europa? Rapporto ISPI 2021, www.ledizioni.it, 2021; Marinella Correggia, Covid e le saggezze nascoste,op.cit.; Marco Della Luna, Adattamento socio-economico nella pandemia, www.marcodellaluna.info, 16/3/2021. Per la costruzione di istituzioni multilaterali più forti (con una nuova legislazione internazionale) per prevenire ed affrontare le future pandemie in modo da superare le lacune nella gestione da Covid-19 dell’ONU, OMS e UE si veda Kit Knightly, L’OMS sta pianificando un nuovo “Trattato pandemico” per il 2024, www.comedonchisciotte.org, 1/3/2022.

  12. Sulle lacune degli indici epidemiologici si veda Costantino Ceoldo, intervista Mariano Bizzarri, Un nuovo indice epidemiologico per la pandemia da Covid-19, www.comedonchisciotte.org, 17/8/2021. Per una sintesi delle storture nella produzione dei cosiddetti vaccini in Alberto Conti, L’immaginario collettivo privatizzato, www.comedonchisciotte.org ,8/11/2021. Sulla cattiva e antiscientifica gestione dell’emergenza Covid-19 si rimanda a Giulio Tarro, Emergenza Covid. Dal Lockdown alla vaccinazione di massa: Cosa, invece, si sarebbe potuto- e si può-fare, op.cit.; Mike Whitney, Operazione sterminio. Il piano per distruggere il sistema immunitario con un agente patogeno sintetizzato in laboratorio, www.comedonchischiotte, 11/12/2021; Gianandrea Gaiani, Tra maccartismo vaccinale e deriva illiberale chi valuta il rischio strategico, www.analisidifesa.it, 8/1/2022. Sull’uso del comando diretto e sul limite della democrazia nella fase multicentrica si legga Paul Craig Roberts, Oggi la Russia è più libera del “mondo libero”, www.geopolitica.ru, 18/11/2021; Manlio Dinucci, La tragica farsa del Summit per la democrazia, www.ilmanifesto.it, 6/12/2021; Marco Della Luna, L’emergenza è l’eversione!, www.marcodellaluna.info, 12/7/2020. Sull’uso anticostituzionale del decreto legge nella pandemia Covid-19 in Giorgio Agamben-Massimo Cacciari-Giuliano Scarselli, Per una critica politico-giuridica del green pass, www.iisf.it, 3/11/2021; Marco Della Luna, Interpretare le mosse del Drago, www.marcodellaluna.info, 23/11/2021; Comidad, Col pretesto dell’obbligo vaccinale l’agenzia delle entrate gestisce il green pass, www.comidad.org, 12/1/2022. Sull’uso della Covid-19 come utilizzo dei finanziamenti del PEPP (il piano straordinario di acquisti di titoli pubblici e privati) per altri fini che nulla hanno a che fare con la salute in Comidad, La bolla finanziaria della BCE ha gonfiato la bolla emergenziale, www.comidad.org, 20/1/2022.

  13. Spyros Manouselis, Biosicurezza: la nascita della società zombie, www.comedonchisciotte.com, 15/8/2020; Giorgio Agamben, La vera posta in gioco, www.ariannaeditrice.it, 5/8/2021; Marco Della Luna, Big Pharma e governo fantoccio, www.marcodellaluna.info, 10/8/2021; Comidad, L’attuale biopotere a lezione di nazismo da IBM, www.comidad.org, 5/8/2021; Cathy O’Neil, Armi di distruzione matematica. Come i Big Data aumentano la disuguaglianza e minacciano la democrazia, Bompiani, Milano, 2017; Bernard Stiegler, La società automatica, Meltemi, Milano, 2019.

  14. Guy Mettan, Russofobia. Mille anni di diffidenza, Sandro Teti Editore, Roma, 2016, pp. 288-289. E’ interessante leggere l’intero capitolo de La russofobia americana. Ovvero la dittatura della libertà, pp.272-312.

  15. Sull’accerchiamento della Russia e della sua area di influenza da parte degli USA-Nato si rimanda a Manlio Dinucci, La strategia del caos guidato, www.ilmanifesto.it, 16/4/2019; Manlio Dinucci, Che cos’è e perché è pericoloso l’allargamento a Este della Nato, www.ilmanifesto.it, 22/2/2022; Manlio Dinucci, Ucraina: l’attacco lo lanciò la Nato otto anni fa, www.ilmanifesto.it, 1/3/2022; Pepe Escobar, USA e Nato contro Russia e Cina: una guerra ibrida permanente, www.comedonchisciotte.com, 4/4/2021; Thomas Fazi, Da Kennan a Sergio Romano: tutti coloro che avevano avvisato l’Occidente delle conseguenze di accerchiare la Russia, www.lantidiplomatico.it, 1/3/2022.

  16. Luigi Longo, Il Progetto dell’Unione Europea è finito, la Nato è lo strumento degli Usa nel conflitto strategico della fase multicentrica, www.italiaeilmondo.com, 26/11/2018.

  17. Tino Oldani, Lo scoop di Der Spiegel sull’impegno Nato di non espandersi a Est si basa su un verbale desecretato, che dà ragione a Putin, www.italiaoggi.it, 22/2/2022. Si veda anche Stefano Bianchini, Tra occidente ed Eurasia: il pendolo russo nelle relazioni internazionali in Stefano Bianchini e Antonio Fiori, a cura di, Russia e Cina nel mondo globale. Due potenze fra dinamiche interne e internazionali, op.cit., pp.169-184.

  18. Per una buona sintesi delle ragioni storiche del rapporto tra Russia e Ucraina dopo la fine dell’URSS e dell’importanza della relazione Russia-Ucraina per comprendere la crisi attuale si rinvia a Francesco Privitera, Dalla disgregazione dell’URSS alla crisi Ucraina: autodeterminazione e sovranità nello spazio post-sovietico in Stefano Bianchini e Antonio Fiori, a cura di, Russia e Cina nel mondo globale. Due potenze fra dinamiche interne e internazionali, op.cit., pp.15-28; si veda anche Giacomo Gabellini, Ucraina: una guerra per procura, Arianna editrice, Bologna, 2016; Guy Mettan, Ucraina 2014, un’agghiacciante acriticità in Guy Mettan, Russofobia…, op.cit., pp.82-118.

  19. Manlio Dinucci, Ucraina: l’attacco lo lanciò la Nato otto anni fa, op.cit.; Manlio Dinucci, Ucraina, era tutto scritto nel piano della Rand Corp, www.ilmanifesto.it, 8/3/2022. Si legga anche Franco Cardini, Sull’orlo dell’abisso, www.sollevazione.it, 1/3/2022 e Mons. Carlo Maria Viganò, Dichiarazione sulla crisi Russo-Ucraina, www.comedonchisciotte.org, 8/3/2022; Fabio Mini, Guerra in Ucraina, invio di armi e propagande, www.lantidiplomatico.it, 11/3/2022; Fabio Falchi, Le due facce della guerra russo-ucraina, www.ariannaeditrice.it, 12/3/2022.

  20. Henry Kissinger, Ordine mondiale, Mondadori, Milano, 2015, pag.67.

  21. Sergev Karaganov, La dottrina di Putin in www.federicodezzani.altervista.org, 28/2/2022.

  22. Fabio Massimo Parenti, La via cinese. Sfida per un futuro condiviso, op. cit., pag 66; Pepe Escobar, Uno squarcio nella nebbia rivela “una nuova pagina nell’arte della guerra” www.comedonchisciotte.org, 13/3/2022.

  23. Pasquale Cicalese, Gli USA dopo il fronte sud, bloccano il fronte Est della via della seta, www.pianocontromercato.it , 27/2/2022.

  24. Eugenia Baroncelli, Cina e Russia nel nuovo contesto globale: sostenibilità interna, vincoli relazionali e implicazioni sistemiche in Stefano Bianchini e Antonio Fiori, a cura di, Russia e Cina nel mondo globale. Due potenze fra dinamiche interne e internazionali, op.cit., pp.151-152.

  25. Si veda la funzione che ha l’investimento strategico USA della base militare ad Alessandropoli in Grecia che mira a contrastare sia l’uso dell’energia per la malefica influenza russa sia la via della seta cinese in Manlio Dinucci, Grecia, svendita di basi militari agli Stati Uniti, www.ilmanifesto.it, 11/2/2020.

  26. Sulla questione delle sanzioni alla Russia e la loro relativa efficacia si rimanda Beatrice Nencha, Il lato oscuro delle misure imposte alla Russia dalla Comunità internazionale, www.sinistrainrete.info, 7/3/2022; Michael Roberts, Russia: dalle sanzioni al crollo? www.sinistrainrete.info, 2/3/2022; Mario Scopece, Ecco gli effetti delle sanzioni alla Russia per l’Italia. Dossier Sace, www.startmag.it, 2/3/2022; Elena Rossi Espagnet, Giuseppe De Arcangelis, Rama Dasi Mariani, Le sanzioni alla Russia: effetto economico e scopo politico, www.eticaeconomia.it, 2/2/2020; Fabio Falchi, L’Occidente e la questione Ucraina, www.ariannaeditrice.it, 9/3/2022; Federico Dezzani, Considerazioni sulla prima settimana di guerra russo-ucraina, www.federicodezzani.altervista.org, 2/3/2022; Federico Dezzani, La Russia verso l’autarchia, www.federicodezzani.altervista.org., 7/3/2022; Marco Valsania, Stati Uniti, perchè l’arma delle sanzioni alla Russia funziona solo a metà, www.ilsole24ore.com, 22/2/2022; David C. Hendrickson, Armi di distruzione finanziaria: il nuovo disordine mondiale, www.comedonchisciotte.com, 12/3/2022.

  27. Si veda Giuseppina Perlasca, La UE prevede di tagliare il gas russo in un anno, riempiendo di parole i gasdotti, www.scenarieconomici.it, 10/3/2022.

  28. Sulle problematiche connesse alla transizione ecologica si rimanda a Giulio Sapelli, La crisi energetica è un colossale fallimento manageriale e del green “forzato” della UE, www.italiaeilmondo.com, 12/11/2021; Luigi Tedeschi, Crisi energetica: l’Europa alla canna del gas, www.centroitalicum.com, 12/2/2022.

  29. Mauro del Corno, Gas, l’Agenzia Internazionale dell’Energia accusa Mosca: riduce le forniture all’Europa per ragioni geopolitiche, www.ilfattoquotidiano.it, 13/1/2022. Sull’ordine liberale propugnato dagli Stati Uniti con i teatri di guerra che ostacolano, boicottano, distruggono le vie dell’energia di coordinamento tra Oriente e Occidente si veda Alberto Negri, Stavolta l’atlantismo è nudo. Come il re, www.ilmanifesto.it, 13/2/2022.

  30. L’UE è finita non perché può dissolversi attraverso il conflitto interno tra le diverse anime territoriali come suggerisce Luigi Tedeschi (La UE si dissolve? www.centroitalicum.com, 29/3/2020) o per le sue debolezze come osserva Alain de Benoist (Ucraina: la fine della guerra fredda non è mai avvenuta, www.ariannaeditrice.it, 16/2/2022), ma perché il progetto statunitense nella fase multicentrica prevede la fine dell’UE da sostituire con la Nato, come coordinamento europeo, per le strategie contro le potenze mondiali in ascesa dell’Oriente (Cina e Russia). Per approfondimenti si rimanda al mio scritto Il Progetto dell’Unione Europea è finito, la Nato è lo strumento degli Usa nel conflitto strategico della fase multicentrica, op.cit.

  31. Andrea Guidi, Una bussola per una vera politica dei popoli: leggere Macchiavelli nel terzo millennio (con una Exhortatio per l’Europa), www.micromega.net, 29/5/2020.

  32. Henry Kissinger, Ordine mondiale, op. cit., pag. 90.

  33. Daniele Perra, Il nemico dell’Europa, www.eurasia-rivista.com, 8/2/2022.

  34. Mehdi Taje, Giochi di guerra in una Libia caotica: prospettiva geopolitica, www.italiaeilmondo.com, 11/2/2020.

  35. Per gli accordi a latere della NATO, quello degli USA con Gran Bretagna e Australia (Aukus, la NATO del pacifico) in Alberto Negri, Dal patto Aukus il via al più grande Bazar degli armamenti, www.ilmanifesto.it, 25/9/2021 e Wolfgang Munchau, Dopo Aukus cosa l’Europa (non) farà, www.maurizioblondet.it, 22/9/2021.

  36. Mahdi Darius Nazemroaya, La globalizzazione della NATO. Guerre imperialiste e colonizzazioni armate, Arianna Editrice, Bologna, 2014, pag. 248.

  37. J e W. Grinn, I musicanti di Brema, Edizioni EL, San Dorlingo della Valle (Trieste), 2020.

Paura di volare, di Roberto buffagni

Sulla no fly zone c’è un gioco degli equivoci intenzionale che però può scappare di mano perché in USA non c’è una amministrazione presidenziale coesa ma una guerra per bande nello Stato amministrativo. Zelensky la rivendica, il parlamento estone la vota, mille voci nei media la invocano; ma il segretario della NATO dice che non ci sarà mai, e il presidente USA ha chiarito da subito che non ci sarà intervento diretto USA in Ucraina (no-fly zone = scontro diretto fra aerei NATO/aerei russi e contraerea russa). Inciso: le forze NATO convenzionali presenti sul continente europeo NON sono in grado di affrontare la Russia, sul territorio russo o sul territorio ucraino. Per affrontare la Russia su territori europei in una guerra convenzionale sarebbe necessario: a) il coinvolgimento diretto delle FFAA turche b) una colossale proiezione di forza USA, ma gli USA devono attraversare il fossato atlantico e la Russia ha marina oceanica e aviazione tutt’altro che trascurabili, parliamo di migliaia di morti USA prima di mettere piede in Europa. Lo scopo del gioco poliziotto buono (no fly zone)/poliziotto cattivo (sì no fly zone, ma anche preannunci di false flag armi chimiche) sembra essere il seguente: a) confondere le idee ai russi, contagiarli con il caos decisionale b) indurre nei russi il timore che si giunga, anche per errore ed equivoco, a uno scontro diretto con la NATO che ovviamente ha conseguenze incalcolabili c) favorire il “partito della pace” russo, che nelle interpretazioni occidentali potrebbe pensare “abbiamo fatto il passo più lungo della gamba, riduciamo gli obiettivi” d) destabilizzare il governo russo, se il “partito della pace” russo ne ha la forza, per esempio uccidendo o deponendo Putin e) mandare un messaggio alla Cina, “vuoi restare coinvolta in una guerra NATO-Russia? Costringi i russi a ridurre gli obiettivi”. Queste sono le interpretazioni razionali. Poi ci sono le interpretazioni di una posizione irrazionale che qui tralascio perché si può immaginare qualsiasi cosa, nell’ambito dell’irrazionale, anche che qualcuno in USA sia persuaso di avere la possibilità di uno “splendido first strike nucleare” sulla Russia e abbia deciso di ricorrervi valutando che spazzerà via il potenziale nucleare russo. Tutte le interpretazioni razionali dell’equivoco intenzionale sulla no-fly zone etc. presumono che i russi stiano sostanzialmente bluffando, quando dicono che sono pronti a reagire simmetricamente a iniziative militari NATO in Ucraina (segnali volontà russa: elevato lo stato di allerta nucleare, moniti che i campi di volo NATO da cui partissero aerei NATO diretti in Ucraina saranno considerati obiettivi militari legittimi). In sintesi si tratta di una operazione psicologica di brinkmanship, “Chi si spaventa prima? Vi spaventate prima voi, non avete le palle”. Essa NON tiene conto, o minimizza, tre fatti: a) la neutralità dell’Ucraina è un interesse vitale russo, i russi da 14 anni chiariscono che l’Ucraina come bastione militare occidentale al confine russo è categoricamente inaccettabile b) con l’invasione dell’Ucraina i russi si sono impegnati a fondo senza possibilità di ritorno. Una rinuncia agli obiettivi strategici essenziali destabilizzerebbe il governo russo, e NON è affatto detto che una diversa dirigenza sarebbe più moderata dell’attuale (anzi) c) i russi hanno constatato, in Jugoslavia, in Libia, in Irak, che l’istituzione di una no-fly zone è propedeutica alla destabilizzazione politica e alla escalation militare, non si vede perché le cose andrebbero diversamente in Ucraina. Quindi secondo il mio parere è una scommessa sbagliata (understatement). C’è un ulteriore serio problema. Nel corso della crisi missilistica cubana, Kennedy e Kruschev riuscirono a concordare una via d’uscita dallo stallo per via informale. Ciascuno dei due concesse qualcosa all’altro, e e le concessioni furono tenute segrete. Kennedy tolse i missili USA dalla Turchia, e avvertì Kruschev che se l’offerta fosse divenuta pubblica avrebbe dovuto rimangiarsela perché gli elettori e il sistema politico USA e non lo avrebbero accettato. Una via d’uscita analoga sembra del tutto impossibile oggi perché la fiducia reciproca USA-Russia è zero, soprattutto i russi NON possono fidarsi sia per l’esperienza degli anni trascorsi sia per il metodo adottato nella presente controversia che impedisce ai russi di fare affidamento sulle posizioni ufficiali americane. E’ quindi cruciale che uno o più paesi NATO europei importanti (non l’Estonia) si dichiarino ufficialmente irremovibilmente contrari alla no-fly zone e sollecitino una dichiarazione ufficiale in tal senso dal presidente USA. E’ cruciale ma non avverrà perché gli americani (le varie fazioni dello Stato amministrativo americano) stanno facendo fortissime pressioni sugli europei. A questo punto diventa veramente importante che i cittadini europei facciano una decisa, decisissima pressione sui politici che hanno votato, a qualsiasi partito appartengano, e gli facciano capire che non li voteranno MAI più se non alzano testa e voce e premono sul governo perché ufficialmente rifiuti l’ipotesi no-fly zone. Sennò resta solo la Madonna di Fatima. Pregarla fa sempre bene ma non si può scaricare tutto sul Piani Superiori.

ETHNOS E STATO, di Daniele Lanza

ETHNOS E STATO (1 di 2)
(alle radici degli etnonazionalismi d’Europa orientale, con attenzione al caso ucraino) [da LEGGERE, può essere illuminante]
——–
Introduzione
Nodo di Gordio (diciamo). Le difficoltà nel tormentato processo di negoziazione nella crisi in corso hanno molteplici cause : una di esse – direi quella cardine, ma che stenta ad imporsi nella narrativa d’occidente – si colloca nella più intima sfera della società ucraina ed è qualcosa che inibisce dal comunicare propriamente col vicino russo.
Si potrebbe quasi affermare che l’attuale classe politica di questo paese – al potere da oramai molti anni – è quasi ontologicamente inadatta (per sua stessa natura cioè), inadeguata al dialogo con Mosca. Questo si deve ad un genoma ideologico del tutto anomalo rispetto all’Europa di cui vorrebbe – paradossalmente – fare parte, denso di elementi identitari le cui origini variano a seconda di luogo e tempo, ma che prese tutte assieme vanno a comporre l’agglomerato che chiameremmo “nazionalismo ucraino”.
L’espressione ultima è evocata continuamente in questi giorni (intensità massima da parte russa e minima da parte occidentale) tanto da risultarne quasi banalizzata…….cerchiamo di fare un minimo di chiarezza sulla questione ora.
Premessa :
A beneficio di chi legge e ad onore della verità – a prescindere da come ci si rapporti al nazionalismo ucraino nello specifico – occorre innanzitutto ricordare un dato essenziale che concerne il contesto più ampio : si intende dire che l’intera Europa orientale, presa nella sua totalità, vede una maggiore frequenza di tali fenomeni nazionalistici ed identitari rispetto alla zona più occidentale dell’Europa. L’elenco di sigle e correnti (parlamentari e non) distribuite su tutto l’arco di paesi dell’ex patto di Varsavia sarebbe lungo : si inizia dalle provincie dell’ex Germania orientale coi suoi rigurgiti neonazisti, ai nazional-cattolici polacchi, per poi dirigersi a nord tra i paesi baltici che commemorano le proprie formazioni SS durante l’ultimo conflitto mondiale e invece a sud, nei Balcani, lo strabiliante particolarismo etno nazionalista emerso sin dalla conclusione del sistema socialista nei primissimi anni 90. L’Ucraina non fa eccezione, ma anzi rientra in tutto nella media di un quadro molto più vasto….di un brodo di coltura comune, potremmo anche dire.
Le ragioni autentiche di questo brodo di coltura – volessimo indagarne le radici ultime – sono antiche e vanno ben oltre gli slogan e i gesti ispirati ai regimi totalitari del XX secolo che tutti conosciamo : il fatto centrale è che il quadrante più orientale d’Europa vede un percorso di sviluppo sociopolitico differente rispetto al suo analogo occidentale già a partire dalla tarda età moderna e per tutta quella contemporanea (gli ultimi 250 anni). Mentre l’Europa occidentale, affacciata all’oceano si lancia nella sua conquista del mondo forgiando imperi oltremare di dimensioni continentali che vanno ad investire giocoforza altri contesti geografici e culturali (e venendone a sua volta influenzati), viceversa gli stati e le società dell’oriente europeo, fisicamente limitati in questo senso ovvero sprofondati in un loro isolamento continentale, mantengono e sviluppano una visione più autoctona del mondo. Per esprimerla in altre parole, l’est Europa percorre un sentiero divergente rispetto al processo di globalizzazione capitanato dal fulcro anglo/franco/ispanico che già prende forma nei secoli dell’età moderna (il cui prodromo sono le scoperte geografiche che mettono fine al medioevo, per andare ancora più indietro).
Individuiamo quindi in questo primo momento – che si dispiega nel corso di secoli – il primo tassello di una differenza evolutiva profonda nella sfera psicosociologica di est e ovest europeo : se è vero che i nazionalismi emergono tanto ad occidente quanto ad oriente è utile notare che il carattere più duro e premoderno lo mantengono quelli d’oriente, meno abituati al confronto col cosmopolitismo che avviene nel corso del tempo per chi si affaccia all’oceano nella sua conquista coloniale planetaria (considerazione che sfiora l’elementare eppure trascurata).
A questo macro fattore si assomma inoltre una divergenza sostanziale data dall’imperfetta sintonia tra evoluzione delle strutture politiche e della psiche collettiva (comparativamente). Proviamo a spiegarci più chiaramente : la diversità di fondo di cui si è parlato si mantiene anche entrando nell’età contemporanea e anzi si accentua proprio in concomitanza con gli eventi cardine che inaugurano il XIX secolo, quando il fenomeno della grande rivoluzione (“Rivoluzione francese” sui nostri manuali) ridefinisce il concetto di nazionalità nella cultura europea, donandogli un carattere civile, che combaci col concetto legale di stato. Tale “nazionalismo civico” posteriore al 1789 si diffonde al di fuori della Francia durante l’era napoleonica lasciando la propria eredità in tutto il continente, non priva tuttavia di un’asimmetria profonda che emergerà nel secolo a seguire : nel contesto occidentale il vibrante risveglio delle identità nazionali riesce in qualche modo ad svilupparsi e ramificarsi in sinergia con le strutture dello stato contemporaneo (parlamentare, via via democraticizzato col passare delle generazioni) mentre ad oriente il risveglio identitario in questione è un fenomeno che si manifesta al di fuori di un forte e condiviso contesto statale, essenzialmente indipendente dall’idea di statalità : questo è naturale se si considera la parcellizzata natura degli imperi multinazionali nell’Europa centro-orientale del XIX secolo. Al reazionario paternalismo di questi ultimi – contestato dai più, prima e dopo – va a sostituirsi la tempesta imprevedibile dell’etnia quindi.
Un nazionalismo popolare, scisso (o non ben amalgamato) dal più secolarizzato e organizzato concetto di istituzioni, che vede il primato dell’ETHNOS rispetto allo STATO : un arcaico diritto del sangue che prescinde/pervade quello civile (…).
Questo è quanto oggi chiamiamo ETNONAZIONALISMO, nel gergo comune.
Non è un caso se si usa tale parola per riferirsi preferibilmente ai fenomeni identitari nell’Europa orientale contemporanea : espressione pressochè assente nel frasario abituale fino ai conflitti balcanici dei primissimi anni 90 vivi ancora nella memoria di tutti (anche se in realtà lo si può usare retroattivamente per tutti i frangenti storici che vedono insorgenze etniche negli ultimi secoli). Rispetto al “nazionalismo civico” che tende a promuovere un patriottismo istituzionale basato sulla ricerca dell’unità, l’etnonazionalismo si definisce al contrario nel conflitto contro il diverso da sé, contro la “tribù differente” che ci è vicina.
Il caso UCRAINO non è diverso da altri (fatta eccezione per le dimensioni dell’areale in questione rispetto ad altri più piccoli nei Balcani)

 

russia, ucraina, stati uniti, cina tra scacchisti e pokeristi, con Gianfranco Campa

Ascoltate questa conversazione ricca di informazioni ed interpretazioni. La narrazione che ci viene offerta da tre settimane non è solo un punto di vista, è l’esatto rovescio della realtà. C’è il reale pericolo, ormai la certezza che i narratori rimangano schiavi delle loro menzogne sino a proseguire lungo una strada obbligata semplicemente perché tornare indietro significherebbe sconfessare se stessi e cadere in rovina. Una dinamica infernale che rischia di trascinare nel baratro milioni di persone e di portare al dissesto intere società, soprattutto europee. Una vera e propria nemesi che porterà a realizzare quell’incubo che da decenni dichiarano di scongiurare: la nascita di un sodalizio tra Russia e Cina in grado di declassare definitivamente il mondo occidentale. Intanto da sotto il tappeto comincia a sollevarsi la polvere e il fetore di trenta anni di macchinazioni in nome della libertà con una classe dirigente e un ceto politico incapace e inetto a gestire le situazioni e le proprie manchevolezze. Questa volta sarà molto arduo per loro reggere il colpo, soprattutto contando su una protezione esterna sempre più incerta. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

NB_In caso di difficoltà alla fruizione del video su youtube, è disponibile il canale www.rumble.com al quale, se interessati, eventualmente iscriversi prima di probabili provvedimenti di censura e oscuramento

https://rumble.com/vx9j9l-il-gioco-tra-russia-ucraina-usa-e-cina-con-g-campa.html

 

 

SECONDA SETTIMANA DI OSTILITA’ IN UCRAINA. IL PUNTO DELLA SITUAZIONE, di Roberto Buffagni

SECONDA SETTIMANA DI OSTILITA’ IN UCRAINA. IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

  1. Con la massima brevità faccio il punto della situazione dopo la seconda settimana di ostilità in Ucraina.
  2. Dal 10 marzo è gratuitamente disponibile in rete una intervista al generale Fabio Mini1 che dice tutto il necessario per capire il quadro politico e militare della situazione. Per una analisi più approfondita, si può leggere l’articolo di Mini in “Limes” 2/2022, La Russia cambia il mondo, p. 203-216. Concordo al 100% con le analisi di Mini.
  3. I dati fondamentali del conflitto militare mi paiono i seguenti:
  4. La Russia conduce una guerra limitata per obiettivi limitati, per così dire una guerra “vestfaliana”2. Gli obiettivi che dichiara e persegue sono: a. neutralità dell’Ucraina b. “demilitarizzazione” dell’Ucraina (riduzione del potenziale militare ucraino) c. “denazificazione” dell’Ucraina (nessun esponente di formazioni che si richiamino al nazional-socialismo nel governo ucraino) d. riconoscimento Repubbliche del Donbass e. riconoscimento annessione della Crimea.
  5. La Russia sta impiegando nel conflitto circa il 15% dei suoi effettivi e una frazione probabilmente anche minore dei suoi mezzi militari. L’Ucraina sta impiegando, nel conflitto, tutti i suoi effettivi (o quasi) e tutti i suoi mezzi militari (o quasi). Sul terreno, la Russia ha saldamente in mano l’iniziativa e un controllo quasi completo del cielo, e ha spezzato la coesione delle unità e del comando ucraino: le unità ucraine sono isolate e non possono coordinarsi con il comando centrale. Esse dunque possono resistere e contrattaccare ottenendo vittorie tattiche, ma non predisporre una controffensiva generale per strappare l’iniziativa ai russi. In sintesi: l’Ucraina, impegnando tutte le sue risorse, non può rovesciare le sorti sul campo, che sono a suo netto sfavore. La Russia, impegnando una piccola frazione delle sue risorse, è in netto vantaggio sul campo, e può decidere di aumentare la pressione sulle FFAA ucraine. L’esito militare del conflitto, insomma, è predeterminato.
  6. Ogni decisione russa di aumentare la pressione militare sulle FFAA ucraine viene coordinata con la direzione politica. Se la trattativa con il governo ucraino (e il governo USA che lo guida) va in stallo, la Russia può decidere di aumentare di uno o più gradi “la temperatura” della guerra, per facilitare l’ottenimento dei suoi obiettivi politici. È la modalità “vestfaliana” di coordinare azione militare e diplomatica. Richelieu, Metternich, Kissinger la riconoscerebbero all’istante perché l’hanno costantemente adottata.
  7. I limiti politici all’ “aumento di temperatura” della pressione militare russa sono: a) stabilizzazione dell’Ucraina/futura riconciliazione con la popolazione ucraina, sorella della popolazione russa b) immagine internazionale della Russia c) interesse cinese, indiano, iraniano a sostenere la Russia.
  8. (Per quanto attiene: a. efficacia della guerra partigiana b. impaludamento russo c. fornitura di armi agli ucraini d. raggiungimento degli obiettivi russi de facto o de jure e. probabilità di successo del “regime change” in Russia, confermo quanto già scritto una settimana fa, qui3. Niente di quel che è avvenuto in seguito mi ha fatto cambiare idea.)
  9. Per la Russia la neutralizzazione dell’Ucraina è un interesse vitale, ossia un interesse che va difeso ad ogni costo. In caso di necessità, la Russia aumenterà la temperatura della guerra a un calore infernale.
  10. Invitando l’Ucraina a entrare nella NATO e promettendole protezione e prosperità, gli USA, la UE e i dirigenti ucraini dal 2014 in poi hanno l’hanno condotta sul “primrose path”, il sentiero delle primule. È un’espressione idiomatica inglese coniata da Shakespeare, che nel Macbeth parla di “treading the primrose path to the everlasting bonfire“. È il “sentiero delle primule”, la via facile del piacere, che conduce all’ “everlasting bonfire”, il fuoco eterno. Per ora, l’Ucraina sta nell’anticamera dell’inferno. Se non si risolverà diplomaticamente la controversia, garantendo alla Russia l’interesse vitale della neutralità ucraina, la nazione e la popolazione ucraine potrebbero scendere fin negli ultimi gironi infernali.
  11. Di quanti gradi aumenterà la temperatura dell’inferno per gli ucraini dipende dall’andamento della trattativa politica. L’andamento della trattativa dipende in larga misura dalla linea politica statunitense, che si riflette sulla linea politica del governo ucraino, influenzandola pesantemente.
  12. Paiono (congettura) essersi delineati due partiti o fazioni in conflitto all’interno dell’establishment della politica estera statunitense. La divisione non è ideologica, i componenti le due fazioni condividono ambiente, mentalità, esperienza.
  13. La divisione tra le due fazioni USA sembra (congettura) originare dall’interpretazione della volontà russa. La domanda è: “I russi sono disposti ad andare fino in fondo, o bluffano?”. “Andare fino in fondo” significa “essere disposti a rischiare e nel caso affrontare un conflitto diretto con la NATO con le sue conseguenze incalcolabili, uso delle armi nucleari compreso”. Una fazione si risponde, “No, i russi bluffano, dobbiamo andare a vedere il bluff per rimetterli al loro posto subalterno, e riconfermare il nostro ruolo di egemone dell’ordine internazionale unipolare”. L’ altra fazione si risponde “Sì, i russi sono disposti ad andare fino in fondo, e in ogni caso il rischio di andare a vedere il bluff è troppo elevato e non va corso, perché l’Ucraina non è un interesse vitale USA.”
  14. I documenti in base ai quali congetturo l’esistenza delle due fazioni USA sono questi tre4.
  15. Il primo (“ i russi bluffano”) è una lettera aperta a favore di una no – fly zone limitata sull’Ucraina, a firma di numerose personalità dell’establishment politica estera USA, pubblicata su “politico.com”, importante periodico online rivolto all’establishment politico statunitense5. In essa si raccomanda l’istituzione di una no-fly zone sull’Ucraina, che avrebbe per conseguenza uno scontro militare diretto tra forze NATO e forze russe. I firmatari presumono che la Russia non lo accetterebbe. Lo scopo è intimidire la Russia, dimostrare che il suo governo ha fatto il passo più lungo della gamba ed è impotente, e così concorrere a destabilizzarlo.
  16. Il secondo, a firma di James Jeffrey, presidente del Programma per il Medio Oriente, Wilson Center6, e il terzo a firma di Sam J. Tangredi, Direttore Institute for Future Warfare Studies, U.S. Naval War College7 (“i russi non bluffano”) propone l’invio di una missione militare di interposizione in Ucraina a cui partecipino anche truppe USA, sotto egida ONU. Vi si sostiene che ciò sia possibile nonostante il veto russo al Consiglio di Sicurezza ONU. Non so se ciò sia legalmente possibile, se qualche lettore è in grado di verificarlo gliene sarò grato. Lo scopo è: a) logorare i russi prolungando la trattativa per ottenere migliori condizioni, e diminuendo il peso specifico del vantaggio militare russo sul campo b) gettare le basi per una futura presenza anche militare della “comunità internazionale” a guida USA nel territorio dell’Ucraina, anche dopo una sua eventuale neutralizzazione c) in sostanza, contendere palmo per palmo il terreno politico-militare ucraino al nemico, dando una pesante lezione per il futuro ai russi (“non ci riprovate mai più”). I due documenti prendono in considerazione la possibilità che in seguito a questa iniziativa il conflitto escali fino alla guerra nucleare, e ritengono che il rischio esista, ma sia minimo e controllabile.
  17. Ulteriore indizio dell’esistenza di queste due fazioni all’interno della direzione politica USA potrebbe essere la persuasiva ipotesi formulata da Maurizio Vezzosi, qui8, in merito all’uccisione di un negoziatore ucraino. Il negoziatore era membro del GUR, l’intelligence militare ucraino. Vezzosi argomenta che GUR e SBU (intelligence civile ucraina) sono in aspro conflitto, e ipotizza che ne sia risultata l’uccisione di Denis Kireyev. Vista la stretta interconnessione tra intelligence USA e intelligence ucraina, è possibile congetturare che la violenta contrapposizione tra SBU e GUR rifletta un analogo conflitto interno all’intelligence e all’establishment della politica estera USA.
  18. Ammesso che quanto congetturato in merito al conflitto interno agli USA sia vero, non ho elementi per valutare quale delle due linee abbia migliore probabilità di vittoria. Ovviamente la seconda linea (“i russi non bluffano”) è più razionale e cauta. Ma da quanto si può dedurre dall’andamento erratico della trattativa, non ci troviamo in una situazione paragonabile alla crisi dei missili cubani, se non per la natura dell’interesse vitale in gioco e per gravità del rischio di escalation anche nucleare. Nella crisi cubana, l’Amministrazione Kennedy era coesa, e controllava (per quanto è possibile farlo) gli apparati dello Stato militari e civili. Inoltre, i decenni di Guerra Fredda avevano creato e rodato molti canali di comunicazione, formali e informali, tra le due superpotenze, così facilitando l’intesa reciproca e la de-escalation della crisi. Oggi l’Amministrazione Biden pare debole, divisa, con un controllo molto labile sugli apparati dello Stato federale, e i tre decenni di ordine unipolare, con il senso di sicurezza e di superiorità incontestata che hanno indotto nei dirigenti USA, hanno seriamente danneggiato, se non cancellato, la comunicazione tra le due grandi potenze americana e russa, facilitando imprudenze ed equivoci nell’interpretazione della volontà nemica.
  19. Una cosa si può dire con certezza: che dal punto di vista americano, la posta in gioco NON è l’Ucraina, che non è un interesse vitale statunitense. Per gli USA, la posta in gioco è il prestigio della loro posizione di guida dell’ordine internazionale unipolare. Dico “il prestigio”, perché nei fatti, con il sorgere di due grandi potenze come Russia e Cina, l’ordine internazionale unipolare è già finito.
  20. Quel che non è finito è “il prestigio” di guida di quell’ordine, che gli USA ancora detengono e vogliono conservare. È infatti questo prestigio che consente agli USA di presentarsi nel mondo come Stato eccezionale, che non conosce né superiori né eguali, e che dunque può pretendere di presentarsi come “giudice terzo” nelle controversie internazionali. Da questo scranno inarrivabile gli USA possono decidere che cosa è giusto, che cosa sbagliato, che cosa bene e che cosa male; quale regime sociale sia accettabile (la democrazia liberal-progressista) e quale inaccettabile (tutti gli altri); possono chiamare le loro guerre “instaurazione dei diritti e della giustizia”, e se le perdono, “errori”: mentre le guerre altrui, vinte o perse, sono sempre “crimini”; possono insomma, come Dio nella teologia islamica, decidere a piacer loro se il fuoco debba esser caldo o freddo.
  21. Quanto tengano gli USA a questo prestigio lo illustra il fatto che negli scorsi mesi si sono rifiutati di firmare un trattato a garanzia che l’Ucraina non sarebbe entrata nella NATO, come richiesto dai russi. Se gli USA avessero apposto la firma in calce a quel foglio, non un colpo sarebbe stato esploso in Ucraina, non una sola persona vi sarebbe stata uccisa o ferita, non un solo edificio danneggiato.
  22. Per concludere, una domanda: quanto tiene l’Europa, quanto tiene l’Italia, al prestigio americano? Sinora, pare moltissimo. Europa e Italia tengono di più al prestigio americano, o all’interesse proprio e dei loro popoli, e all’interesse del popolo ucraino? Pare di sì. Per quanto tempo ancora?

Ucraina_RIFLESSIONE GENERALE / 10 MARZO, di Daniele Lanza

Dunque. A 15 giorni dallo start va consolidandosi una divergenza sempre più marcata di interpretazione della situazione, a seconda del punto di osservazione :
A – Per la prospettiva occidentale si va configurando una stagnazione che denota un sostanziale fallimento delle operazioni in corso per una serie di fattori (sottovalutazione dell’opponente, impreparazione), che impediscono l’ “operazione lampo” che sin dal principio ci si era aspettato da parte russa. Come già sottolineato innumerevoli volte questa interpretazione manca continuamente il vero punto delle cose : ovvero che le forze russe questo “lampo” non l’hanno mai cercato nè voluto. Che il fatto di non avventarsi in forze sui centri abitati, bensì incapsularli faceva parte della tattica sin dal principio.
B- Per la prospettiva del Cremlino l’operazione è quasi completata, data l’eliminazione delle forze missilistiche, aeronautiche e navali ucraine e di fatto prosegue quasi per forza d’inerzia, unicamente per la protratta presenza di forze terrestri che tecnicamente non si arrendono. Le posizioni che al momento attuale le forze russe detengono nel paese hanno assunto al forma di una grande tenaglia (o mandibola) che può serrarsi più o meno velocemente, solo che manca una chiara volontà di farla serrare a piena forza, inghiottendo il paese…….il che crea giocoforza una stagnazione (anche se di natura diversa rispetto a quella ipotizzata da parte occidentale).
In conclusione, per andare al sodo : aspettarsi grandi cambiamenti della linea di fronte non ha senso in quanto non li si desidera da parte russa. Il presidente Putin NON intende serrare le mandibole colorate in rosso della mappa qui sotto o perlomeno non vorrebbe (è questo il punto) : sta semplicemente aspettando che il contendente si stanchi e getti la spugna per esaurimento. L’obiettivo è che Zelenskij stesso – compreso che nessuno verrà a salvarlo – si decida a trattare : è fondamentale che sia proprio Zelenskij e il suo governo a trattare poichè nessuno stato d’occidente riconoscerà mai un governo diverso dal suo. Dovessero i russi andare fino in fondo e arrivare sin nel cuore di Kiev (destituendo de facto il governo in carica) prenderebbe forma una situazione difficilissima nel senso che si renderebbe necessaria l’istituzione di un nuovo governo che sarebbe unanimamente definito di “occupazione” o “artificiale” dalla comunità internazionale schierata contro la Russia (gran parte delle nazioni unite), prospettando una virtualmente impossibile normalizzazione dei rapporti tra Cremlino e occidente per un lasso di tempo veramente indefinibile.
L’unica chance di normalizzazione diplomatica può venire dal governo ucraino riconosciuto e ancora in carica……tutto dipende da Zelenskij : lo si vuole vivo e vegeto e nel pieno della propria potestà (per quanto possa suonare strana l’ultima parola nel contesto presente). L’attuale presidente d’Ucraina è assolutamente necessario alla Russia, ora più che mai (non gliene serve uno diverso) ed è per questo che non si serra la tenaglia sulla capitale (limitandosi a spostamenti di forze ben pubblicizzati a scopo intimidatorio).
L’occidente non riconoscerà altro presidente legittimo al di fuori di Zelenski : quindi la Russia è con LUI che vuole trattare (ecco perchè Kiev non è ancora investita)
Tutto ciò tuttavia ci riporta al dilemma già aperto giorni fa : un governo MODERATO a questo punto tratterebbe sì, ma uno massimalista invece ha difficoltà ad afferrare il concetto di “gettare la spugna” (confidando poi sempre in aiuti esterni).
La classe politica selezionata negli ultimi 8 anni è di questo stampo disgraziatamente e assolve benissimo (anche troppo forse) il compito che da Washington ci si aspettava, impersonando un teatrale analogo della cancelleria di Berlino nel 1945 disposta a battersi fino all’apparire dell’unità sovietiche a 500 mt. dal bunker (…). Da parte russa forse non ci si aspettava questo livello di tenacia (difficile fare valutazioni precise).
La situazione tuttavia non può oggettivamente protrarsi in questo modo a tempo indeterminato per i costi che un’operazione come questa impone per le forze russe : l’equilibrio può venir meno da un momento all’altro.
L’unica è che il governo ucraino in carica tratti finchè ancora può farlo capendo un concetto elementare : una resa condizionata può essere umiliante, ma una incondizionata è l’annullamento.

 

Guerra e politica, di Pierluigi Fagan

LA POLITICA È LA GUERRA CONDOTTA CON ALTRI MEZZI. Il generale Fabio Mini, ex capo di stato maggiore del comando NATO per il sud Europa ed autore di vari libri, tra cui uno dal titolo “Perché siamo così ipocriti sulla guerra?”, ieri commentava i fatti in un programma televisivo.
Chiamato inizialmente ad esprimere un parere a commento complessivo ha detto, con molta cautela come chi sa che le parole vanno pesate con molta attenzione di questi tempi, che quella dei russi è una “guerra al risparmio”. Ha anche detto che ha conosciuto e parlato con generali russi per più di dieci anni, conosce abbastanza bene quello di cui parla. Mini ha ricordato quello tutti gli esperti sanno ovvero che i russi hanno 900.000 affettivi. Secondo lui quel sesto di effettivi usati dai russi in Ucraina sono molto giovani ed inesperti, con mezzo vecchi sebbene ai russi non manchino mezzi molto più efficienti. Ha anche osservato la quasi totale assenza di utilizzo dell’aviazione. Ha tecnicamente definito la strategia sul campo “una guerra limitata per scopi limitati”. Ma da noi viene raccontata un’altra storia, i russi che non conoscono nulla degli ucraini, hanno sottovalutato l’eroica resistenza ed è per questo che dobbiamo continuare a mandargli armi.
Ha anche osservato che l’idea di ridurre la guerra a Putin è sbagliato, non si sa se è Putin che comanda lo Stato Maggiore russo o il contrario o una via di mezzo. E che forse il blocco russo che ha pensato necessaria questa azione, va ben oltre Putin e le Forze Armate. Non ne ha fatto una questione di sondaggi d’opinione su quanti russi l’approvano, evidenziava logiche nel blocco di potere russo e mentalità strategica in senso ampio.
Esclude che Putin sia pazzo ed a noi sembra in verità pazza questa sola idea visto che lo conosciamo da ventidue anni e non sarà certo un simpaticone ed un amicone, ma nessuno ha mai scritto di lui come di uno squilibrato. Ci sono decine e decine di articoli sulle testate di politica estera americana come Foreign Affairs e Foreign Policy, sulla sua freddezza ed abilità strategica. La rinascita relativa della Russia dopo il crollo dell’URSS era convenuta da tutti gli osservatori, forse l’iconografia che lo accompagnava gli attribuiva perfidia, furbizia, incrollabile tenacia, ma non pazzia.
Ma ciò non riscontra la realtà, chissà dove vive Mini. In realtà i russi vogliono conquistare tutta l’Ucraina, con 150.000 ragazzini e carri armati obsoleti. Perciò, ci avvertono gli “analisti” televisivi in molti casi passati dall’epidemiologia alla geopolitica e relazioni internazionali senza fare una piega, bisogna rafforzare la resistenza ucraina per farli impantanare. Poi forse vincerà perché è un Golia contro un Davide, ma lo sciocco del Cremlino non ha calcolato la successiva resistenza che farà dell’Ucraina il suo Afghanistan. Prima di Putin i russi sono stati in Afghanistan ed in dieci anni di penosa guerra hanno avuto tra 50.000 e 130.000 morti ma questo Putin non lo sa. Non lo sanno i comandi militari russi e tutti gli strateghi della seconda potenza nucleare del pianeta. Lo sanno i commentatori televisivi italiani però. Ve ne sono alcuni che si spingono a paventare una invasione russa tipo Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia e tutto l’est Europa, Putin si fermerà solo a Berlino sempre che la sua pazzia non lo spinga a portare i suoi cavalli ad abbeverarsi alle fontane di San Pietro.
Poiché siamo in regime di guerra anche noi, nessuno ha prestato attenzione a quello che riferiva da Mosca Marc Innaro qualche giorno fa ovvero che i russi dichiaravano di aver quasi completato l’obiettivo di degradare profondamente la struttura militare ucraina. Struttura significa non l’esercito sul campo, significa depositi, postazioni fisse, mezzi più insidiosi. Significa anche altro poiché dal loro punto di vista, i russi affermavano che c’era ben altro in Ucraina, si stava preparando ben altro, ma non sconfiniamo nelle supposizioni.
Così, nessuno pare abbia intuito che l’idea di offrire corridoi umanitari per gli ucraini rimasti intrappolati nelle città assediate con sbocco in Russia e Bielorussia, rifiutata sdegnosamente da Capitan Ucraina, fosse una furbata per pettinare i profughi di modo da trovare quei neo-nazisti che Putin ha dichiarato di esser il suo altro obiettivo pratico, rimandando poi gli altri da questa altra parte. Non è vero come dicono i russi che queste milizie si fanno scudo umano di una popolazione che, ricordiamolo anche se taciuto, è sotto legge marziale con uomini civili coscritti cioè obbligati ad imbracciare le armi.
Sembrerebbe quindi manchi poco alla “demilitarizzazione” e “denazificazione” ucraina, dal punto di vista russo. Obiettivi limitati che sembrano corrispondere ai mezzi limitati citati da Mini. Ma che ne sa il generale Mini …
Quello che Mini non sa ma fortunatamente sanno nostri opinionisti è che Putin vuole tutta l’Ucraina ed oltre, poi metterà un “Quisling” come dicono quelli che sanno le cose, un suo fantoccio. In questi giorni è tutto un fiorire di lettori di Storia Illustrata che ricordano i Sudeti, Chamberlain, l’Ungheria, è l’ora del “pensionato storico”. Del resto, pare che ai maschi di una certa età, oltre ai cantieri dei lavori in corso, prenda questa sindrome della storia, ce l’ha per altro anche Putin che è un noto revisionista che si diletta in “storia a modo mio” (questa non è una battuta ironica, è effettivamente così, ci sono articoli di molti anni fa delle riviste di politica estera americana che hanno per tempo analizzato questa sua passione per la “storia a modo mio” tipo Paolo Mieli ed io concordo con loro).
Certo, come no, peccato che se metti il fantoccio devi sospendere la Costituzione per non andare ad elezioni e quindi devi occupare militarmente il Paese per anni ed anni cosa che è folle sotto tutti i punti di vista anche perché gli ucraini ti tortureranno con la guerriglia fino a che non ti viene una crisi di nervi e qualcuno a Mosca ti propina una vodkina al plutonio, come sperano in molti in Occidente. Ma siccome in Russia hanno tutti il plasmon nella scatola cranica, tutto ciò non lo sanno, come non la sa Mini.
Così ieri il portavoce del Cremlino ha dichiarato a Reuters che la delegazione ucraina ha avuto, dai primi incontri, la piattaforma di resa che se accettata, terminerebbe all’istante tutto ciò: se l’Ucraina mette in Costituzione la dichiarazione di neutralità, riconosce l’annessione della Crimea come russa e riconosce le due repubbliche del Donbass come indipendenti, potrà vivere in pace facendosi governare da chi gli pare, come gli pare. Cioè anche entrando nell’UE se l’UE la vuole cosa che non è come già hanno fatto sapere olandesi, tedeschi e molti altri. L’UE ha tenuto per dieci anni la Bulgaria in stand by per l’ammissione e certo non accetterà di far entrare su due piedi uno stato le cui credenziali di diritto sono molto dubbie, per non parlare dell’economia di mercato in realtà dominata da oligarchi e vari tipi di delinquenti.
Ma niente, di tutto ciò non c’è visibilità alcuna. La dichiarazione è resa a Reuters, ma in tv sembra non interessare alcuno, è una presa in giro. È accettabile la piattaforma russa? Ognuno si può fare la sua idea, tanto non è rivolta a noi e noi non siamo Zelensky, né ucraini. È “giusta”? Certo che no, che ovvietà, non si violano confini sovrani con le armi puntandole alla gola del vicino costretto a firmare la resa. Ma la geopolitica non è un campo teorico è pratico. Pare cioè strano che la canea di gente che piange per gli ucraini in tv faccia il tifo perché gli ucraini continuino a morire o producano cinque milioni di profughi come da stime ONU per difendere cosa a questo punto si capisce sempre meno, visto che o firmano la resa o poi arriveranno le armate più professionali, i mezzi più potenti, i bombardamenti veri fino che, alla fine, non potranno far altro che firmare, qualunque costo ciò avrà per i russi che i costi li hanno calcolati visto che non sono così deficienti quanto lo sono alcuni che vanno in tv a parlare di cose che non sanno.
Dopo Putin si ritirerà nella sua dacia a scrivere memorie e dilettarsi in revisionismo storico e gli occidentali avranno a che fare con quelli più malleabili come il generale Sergej Shoigu che già dalla faccia sembra un bonaccione. Non è che la resa ucraina comporterebbe la sospensione o in non acuirsi di altre sanzioni ai russi, non è che l’Occidente debba riconoscere la Crimea o le due repubbliche, l’ha chiesto solo agli ucraini. Il danno politico, economico, geopolitico e financo reputazionale è fatto, è irreparabile in tutta evidenza e tale rimarrà per anni.
L’ONU ha dichiarato che nei sette anni di guerra nel Donbass (2014-2021) ci sono stati 3100 morti civili, in Ucraina, fino ad oggi, ne dichiarano su i 400. Le stime dell’ONU sono sempre troppo basse per ovvie ragioni pratiche, ma le proporzioni sono quelle. Solo che non ho visto dirette h24 per il Donbass. I più non sanno neanche di cosa si parla quando si dice “guerra del Donbass”, non esiste il fatto. I morti hanno peso diverso, così l’indignazione umana e la sanzione morale.
Quella che vedete in televisione perché dalla televisione passi nella vostra testa non è la guerra, sono la politica, la geopolitica e la geoeconomia condotte con altri mezzi.
Ed ecco a Voi quello che gli “esperti” veri e non da commedia dell’arte, hanno indicato da tempo come il più probabile successore di Putin poiché che Putin puntasse dopo ventidue anni a togliersi dai riflettori dopo esser passato alla storia russa col suo peso evidente, era a loro noto da un bel po’.
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