ATTENZIONE — Più avanti in questo articolo troverete alcune immagini grafiche del tiratore morto. Se vi danno fastidio queste immagini, vi invito a uscire da questo post.
Il Secret Service e l’FBI non stanno dicendo la verità su chi ha sparato a Thomas Crooks, l’assassino fallito di Donald Trump. Nella foto sopra questo paragrafo (segui la freccia gialla) puoi vedere la posizione del corpo di Thomas Crooks. Si trova a circa cinque piedi sotto la linea di colmo del tetto. La foto seguente conferma la posizione (vedi all’interno del cerchio rosso).
Secondo il direttore facente funzione del Secret Service, Crooks è stato ucciso da un colpo sparato dal team di cecchini antiaerei del Secret Service, situato sul palco a sinistra di Trump. I cecchini antiaerei usano proiettili di grosso calibro, solitamente un 300 win mag. Un proiettile di quelle dimensioni distrugge la testa umana. Ecco un esempio (il video in questione inizia al minuto 12:59 e termina al minuto 14:01).
Confronta cosa è successo alla testa del modello con la foto effettiva di Thomas Crooks:
Se fosse stato colpito da un cecchino che sparava dalla direzione del Presidente Trump, la metà superiore della sua testa sarebbe mancante. La foto di Crooks è stata scattata dopo averlo girato sul lato sinistro. È stato colpito alla nuca e il proiettile sembra essere uscito dalla bocca. È stato colpito con un’arma di calibro inferiore, forse una .223 o una 5.56.
Data la posizione del suo corpo, le squadre di cecchini del Secret Service situate a destra e a sinistra di Donald Trump sopra il palco non potevano vederlo in questa posizione. Una possibilità è che la squadra di cecchini della contea di Butler, che si dice si trovasse in un edificio sopra e a destra di Crooks, abbia sparato.
A proposito di spari, ce ne sono stati in totale dieci. I primi otto colpi sono stati di Crooks (e corrispondono alla dichiarazione dell’FBI secondo cui hanno recuperato otto bossoli accanto al suo corpo). C’è stato un nono colpo, chiaramente di un’arma da fuoco diversa. Poi, dopo un ritardo di 7 secondi, un ultimo colpo, il numero 10.
Potete sentire gli spari (vi consiglio di rallentare il video a 0,5 di velocità) nel video seguente (inizia dal minuto 19:02).
Se Crooks fosse stato colpito dai team di cecchini del Secret Service di fronte a lui (che circondavano Donald Trump), la parte anteriore e/o superiore della sua testa sarebbe stata atomizzata. Avrebbe avuto mezza testa. Sembrerebbe che il team del Secret Service abbia mancato o abbia sparato un blackout 5.56 o 300.
Danny Davis e io ne discutiamo oggi un po’ nel suo podcast. Tocchiamo anche i report appena pubblicati secondo cui gli Stati Uniti hanno solo una scorta di munizioni per tre o quattro settimane se dovessero entrare in guerra con la Cina. Accidenti!
Credo la prima volta che un candidato alle presidenziali – ancora in carica – si ritira, e a così breve distanza dall’ora X (mancano 3 mesi e mezzo).
D’altro canto i giochi erano ormai fatti, nel senso che l’equilibrio di un confronto Biden-Trump era ormai segnato a favore di quest’ultimo e ulteriore accanimento da parte di Biden sarebbe risultato in un suicidio di massa per la parte democratica (questo almeno l’ha capito anche nel suo stato).
Visto il poco tempo a disposizione la scelta era quasi obbligata: nessun candidato salta fuori dal nulla a 3 mesi e rotti dall’ora X e convince metà degli statunitensi a dargli quel voto (non funziona così nella democrazia a stelle e strisce)……era quindi necessario proporre un volto GIA’ noto, già fortemente associato a Biden e all’amministrazione democratica in carica. Chi se non la sua VICE allora ?
Può far sorridere, ma a ben vedere i democratici americani non avevano altro nell’arsenale: non potendo proseguire Biden e non essendoci sostituti validi a Biden…….allora si opta per una originale ESTENSIONE di Biden (!!): passaggio di testimone fluido e immediato.
Esiste solo un problema ossia che non si tratta solo della debolezza di Biden……ma anche e soprattutto della forza che ha adesso TRUMP, la cui campagna dopo l’attentato è diventata un treno in corsa.
Non è un caso – mia impressione personale – che tutti media planetari stiano dando molto più spazio al passaggio di testimone tra Biden ed Harris….che non un attentato alla VITA di Donald Trump (come se il primo evento sia molto più importante del secondo). Vedo tante mani in azione…
D. TRUMP: “Ho preso una pallottola per la democrazia. Poi loda Putin e Xi: sono “brillanti e duri”.
(Rainews)
QUESTA LE BATTE TUTTE.
Siamo alla vigilia del conflitto mondiale e il futuro (forse) leader della prima potenza mondiale, principale antagonista del Cremlino, che afferma pubblicamente queste cose in campagna elettorale.
Un leader AMERICANO che afferma questo.
Gente, potete pensare tutto quello che volete di Trump (e avete tutte le ragioni per pensarlo), ma le maggiori possibilità di una risoluzione del conflitto vengono proprio da LUI. Da una persona del genere, i cui limiti culturali e morali sono evidenti tanto a me quanto al pubblico che si dice progressista.
Io però a questo punto vorrei dire una cosa al pubblico progressista: CHI è il maggiore pericolo per l’umanità alla fine ?
Un bruto un po retrogrado e veteroconservatore, ma che in fondo vuole solo rimanere a casa propria……….oppure un “illuminato” bello a giusto, che intende IMPORRE questa sua sacra giustizia agli altri, entrando in casa altrui, a costo di metterle a fuoco ??
E’ più temibile il reazionario non impegnato in alcuna crociata (e conseguentemente si limita a fare il sovrano – per quanto oscurantista – a casa propria) oppure il paladino della giustizia, votato anima a corpo a far trionfare un suo ideale messianico a mezzo mondo, quale che sia il prezzo ?!
Io ritengo che contesti storici come quello in cui viviamo dovrebbero portare ognuno di noi – quale che sia la sua matrice ideologica di partenza – a porsi domande di questo genere. E’ giusto perlomeno PORSI un quesito come quello che ho provocatoriamente posto.
L’ideale di giustizia è una buona cosa, e che un individuo vi creda è buona cosa per l’equilibrio suo e della società cui appartiene……….ma votarvisi come fede è molto pericoloso. Perchè il concetto in sè è tragicamente relativo: ogni popolo e civiltà ha la sua giustizia e convincersi che ne esista una diversa dalle altre universale al di sopra di tutte le altre, porterà giocoforza a collisioni mondiali come quella che vediamo.
La “superiorità etica” dell’agire politico occidentale rimarca la differenza tra il BENE e il MALE: tanto si è scritto sulla dittatura del male (…).
Io da tanto tempo, temo la dittatura del BENE.
—
E sì, quello nalla locandina in basso è il profilo più grezzo della civiltà a stelle a strisce: il volto che preferisce rimanere sprofondato nella propria sonnolenta cittadina di provincia, che si isola nei suoi angoli rurali pieni di armi con la bibbia in mano, etc. : ma vista l’alternativa democratica (guerra mondiale con Mosca e Pechino, tirando dentro tutta l’Europa e metà dell’Asia) allora è l’America che preferisco.
Tra gli eventi politici recenti, forse il più notevole è stato il potere di un piccolo gruppo di americani super-ricchi di esercitare un’influenza politica fuori misura. Ricordiamo come il Presidente Biden abbia tenuto duro nonostante il calo dei sondaggi, le suppliche dei Democratici preoccupati di ritirarsi e la chiara evidenza di un declino cognitivo. Joe è rimasto saldo, ma poi, da un giorno all’altro, si è ritirato. Perché? Il drastico calo delle donazioni di grande entità ha fatto il resto. Quando i principali finanziatori hanno detto: “Niente soldi finché Joe non se ne va”, Biden si è arreso alla realtà. Se c’è mai stato un caso di “soldi che parlano” in politica, è questo.
L’aumento delle donazioni dopo la sua uscita è stato drammatico. La campagna di Kamala Harris ha raccolto più di 81 milioni di dollari nelle 24 ore successive al ritiro del Presidente. Il Comitato nazionale democratico e i comitati di raccolta fondi alleati hanno raccolto la più grande somma di donazioni in tutta la storia delle campagne elettorali statunitensi. Future Forward, il più grande super-PAC della politica democratica, ha ricevuto 150 milioni di dollari, un bottino attribuito ai donatori che si sono trattenuti durante gli ultimi giorni di Biden. Certo, molte donazioni sono state relativamente piccole da parte degli 888.000 donatori che hanno donato durante questo periodo, ma molte sono state molto consistenti.
I grandi capitali infondono da tempo la politica americana, ma i riferimenti del passato hanno sempre connotato questo denaro con un cattivo odore, per cui in genere veniva elargito segretamente in buste piene di contanti. Termini come “plutocrati” o “barone rapinatore” non sono certo neutrali e i candidati hanno spesso inveito contro i “ gatti grassi” a favore del “piccolo”. Nessun candidato pro-business ammetteva apertamente di aver cercato finanziamenti dalla Standard Oil, anche se gli assegni annullati dimostravano il contrario.
L’odiosa natura del “big money” è stata ora santificata, così i super-ricchi che elargiscono milioni sono ora innocuamente etichettati come “la classe dei donatori”, una terminologia che suggerisce una carità di alto profilo. Alcuni di questi numeri sono sbalorditivi: ad esempio, tra i principali donatori dei Democratici c’è il cofondatore di Netflix Rick Hastings (patrimonio netto di 4,6 miliardi di dollari), che ha appena donato 7 milioni di dollari alla campagna di Harris, mentre Timothy Mellon, erede della fortuna bancaria di Mellon, ha donato 20 milioni di dollari alla campagna di Trump, e tali contributi multimilionari non sono certo scontati.
I Padri fondatori avevano capito che la plutocrazia minacciava la democrazia. Molti dei Fondatori erano esperti di campagne elettorali e, come era consuetudine dell’epoca, si cercava di ottenere voti organizzando feste sfrenate con cibo e alcolici gratuiti, quindi ovviamente conoscevano il legame tra denaro e acquisizione di voti. La grande ricchezza era considerata una potenziale minaccia per la Repubblica: si potevano comprare le elezioni.
I Fondatori sapevano che era impossibile escludere legalmente i ricchi dalla politica, quindi inserirono nella Costituzione stessa molteplici ostacoli alla plutocrazia. L’elemento centrale era l’attribuzione del potere a persone il cui sostentamento le rendeva relativamente immuni da allettamenti finanziari, in particolare agricoltori autosufficienti (chiamati yeomen farmers), commercianti e piccoli mercanti. Per i Fondatori, questi cittadini indipendenti si trovavano nelle legislature statali, in particolare nella camera bassa, e costituivano quindi il baluardo contro la plutocrazia. Le legislature statali – non il popolo direttamente – eleggevano quindi il Presidente scegliendo gli Elettori e, fino al 1913 e al17° emendamento, avevano il potere di scegliere i Senatori degli Stati Uniti. Il fatto che questi funzionari statali possedessero proprietà o pagassero tasse garantiva ulteriormente la loro indipendenza dalla plutocrazia. In breve, per i Fondatori, avere elettori in grado di resistere ai ricchi e di agire in modo indipendente garantiva la democrazia. Ora, al contrario, tutto ciò che nega l’accesso politico ai più dipendenti della società viene condannato come “antidemocratico”, anche se questa dipendenza li rende i più suscettibili di vendere i loro voti.
L’ascesa della “classe dei donatori” come arbitro politico riflette uno spostamento dal potere del lavoro al potere del capitale. In altre parole, quando le campagne erano più economiche, il potere risiedeva in coloro che erano in grado di portare un gran numero di elettori. I “boss” come il sindaco di Chicago Richard J. Daley (non ricco personalmente) comandavano un esercito di lavoratori (molti dei quali erano impiegati comunali) che garantivano che quasi tutti i chicagoani votassero per un democratico. I capitani dei distretti che martedì non sono riusciti a ottenere una maggioranza democratica, mercoledì sono rimasti disoccupati. Anche i sindacati, come lo United Auto Workers, contribuirono a mobilitare gli elettori a favore del partito democratico. I candidati venivano spesso scelti in stanze fumose da coloro il cui sostentamento dipendeva dalla soddisfazione degli elettori. Oggi, invece, è più probabile che i leader democratici organizzino una costosa raccolta fondi in una villa della Silicon Valley da 20 milioni di dollari prima di elargire le loro benedizioni.
Questa nuova classe di maestri della politica – amministratori delegati di hedge fund, imprenditori tecnologici, venture capitalist e simili – non ha alcun legame personale con gli elettori. Gli elettori arrabbiati per le pessime scuole non si recano nell’ufficio di Rich Hastings per lamentarsi. Non è vero nella Chicago del sindaco Richard J. Daley, dove il consigliere locale, e forse il sindaco stesso, ne sentirebbe parlare. Certo, nel vecchio ordinamento erano necessarie ingenti donazioni e venivano sollecitate, ma la capacità di fornire qualcosa di valore agli elettori effettivi ti faceva eleggere.
Oggi, invece, è la mega-donazione in sé, non la prestazione di un servizio per gli elettori, a diventare cruciale, per cui un candidato incapace di ottenere il sostegno della “classe dei donatori” è finito nel dimenticatoio. Persino una candidata simile a Madre Teresa dovrebbe tenere un incontro con questi gatti grassi, magari a Beverly Hills, se intende candidarsi.
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Sollecitare milioni è quindi una “elezione” in cui poche centinaia di persone votano con i loro libretti degli assegni. In questa “elezione”, Michael Bloomberg (patrimonio netto di 104,9 miliardi di dollari), che ha donato 20 milioni di dollari alla campagna di Biden, ha votato 20 milioni di volte; Joe Average, che ha inviato 25 dollari alla campagna di Biden, ha votato solo 25 volte. Era del tutto prevedibile che Kamala Harris diventasse rapidamente il candidato democratico dominante quando la classe dei donatori l’ha consacrata. Un misero afflusso di fondi l’avrebbe condannata.
Inoltre, con le attuali regole ad alta intensità di denaro, il solo fatto di possedere una gigantesca “cassa di guerra” sarà determinante, poiché i rivali saranno riluttanti a competere con questo concorrente ben finanziato. La capacità di raccogliere somme prodigiose diventa, di per sé, una qualifica per la carica, a prescindere da qualsiasi legame con gli elettori effettivi. All’inizio della Repubblica, essere un eroe militare – Washington, Jackson, Taylor – era la strada per la vittoria; ora è l’abilità nella raccolta di fondi,
I Fondatori temevano il potere del denaro. Sarebbe come se James Madison (1752-1836) stesse pensando di candidarsi, ma venisse a sapere che il suo vicino più ricco ha comprato un allevamento di maiali, costruito una fabbrica di salsa Bar-B-Que e una distilleria per superare il meno abbiente Madison. Madison poté solo sperare che i cittadini rinunciassero a queste esche e scegliessero invece l’uomo che avrebbe fondato il Bill of Rights.
Per quanto le campagne golose del passato fossero pessime, tuttavia, gli elettori dell’epoca di Madison potevano banchettare gratuitamente e quindi ricevere qualcosa di valore per il loro voto comprato. Ma cosa hanno ottenuto gli elettori del 2020 dai 5,7 miliardi di dollari spesi durante la campagna presidenziale? ( Si prevede che la campagna presidenziale del 2024 costerà 10,7 miliardi di dollari). Hanno ottenuto Biden, ma nell’affare hanno anche ricevuto uno tsunami spesso sgradito di messaggi sulla stampa e sui media. I veri beneficiari, ovviamente, sono stati le migliaia di consulenti, influencer su Internet, coordinatori di eventi, attori televisivi, autori di discorsi, sondaggisti e analisti di dati che si nutrono di campagne iper-costose.
La classe dei donatori sta sostanzialmente finanziando l’industria delle campagne elettorali, in particolare i mass media che assorbono la maggior parte del denaro. Forse i 5,7 miliardi di dollari spesi nel 2020 sarebbero stati più apprezzati se avessero finanziato sei mesi di bagordi a volontà. Gli elettori avrebbero così ottenuto un valore tangibile per il loro voto, e cosa c’è di più democratico? Immagine:Joseph Keppler
Il “bait and switch” è una forma di frode ai danni dei consumatori in cui il venditore offre un articolo di qualità superiore a un prezzo interessante, ma poi lo ritira e cerca di convincere l’acquirente ad acquistare un articolo inferiore a un prezzo eventualmente più alto. Il “bait and switch” è… una violazione del Consumer Fraud and Deceptive Business Practices Act”. Il partito democratico ha appena perpetrato questa frode ai suoi stessi elettori quando, dopo averli adescati con l’offerta di Joe Biden come candidato alle presidenziali del 2024, ha sabotato la sua candidatura, costringendolo a ritirarsi e sostituendolo con Kamala Harris (alias “Mike Nifong in tailleur”). I Democratici non hanno permesso ai loro elettori registrati di avere un ruolo in questo processo di selezione.
Ecco i fatti, e invito i democratici registrati a verificarli da soli prima di decidere come votare a novembre.
Joe Biden ha vinto tutte le 56 competizioni primarie e 3.905 delegati. Il suo avversario non ha vinto nessuna competizione e ha ottenuto solo quattro delegati. Kamala Harris non ha nemmeno partecipato alle primarie.
Dopo il dibattito di Biden con Donald Trump, i potenti del partito democratico, tra cui Barack Obama, Nancy Pelosi, Charles Schumer e l’attore George Clooney, hanno apertamente sabotato la sua candidatura per costringerlo a ritirarsi. Mother Jones, che non è certo una fonte di destra, riporta: “Nancy [Pelosi] ha detto chiaramente che potevano farlo con le buone o con le cattive”, ha detto un democratico che ha avuto familiarità con le conversazioni private e a cui è stato concesso l’anonimato per parlare apertamente. Ha dato loro [all’accampamento di Biden] tre settimane di via facile. Stava per passare alle maniere forti”. Sembra che la Pelosi abbia fatto a Biden un’offerta che non poteva rifiutare; se sarebbe riuscita a far passare una testa di cavallo ai servizi segreti americani per portarla nel letto di Biden, è indubbiamente opinabile.
I mediatori del partito democratico, senza alcun input o consenso da parte dei 14.465.519 democratici che hanno votato per Biden, hanno poi scelto Kamala Harris come candidata. Dal mio punto di vista, si tratta di un vero e proprio “bait and switch”.
Sebbene Biden abbia poi appoggiato Harris per la presidenza, dobbiamo ricordare ciò che lui e Tulsi Gabbard hanno detto su di lei durante le primarie democratiche del 2020. È fondamentale che i repubblicani facciano circolare questo video sui social media il più possibile da qui alle elezioni per ricordare ai democratici che sono stati abbindolati. Dobbiamo anche incoraggiare le persone a cercare “Kamala Harris” e “scagionarsi” per trovare la sua storia di soppressione di prove a discarico. Biden:
Si è trovata anche in una situazione in cui aveva un dipartimento di polizia che di fatto abusava dei diritti delle persone, e il fatto è che di fatto le è stato detto dai suoi stessi collaboratori, dal suo staff, che avrebbe dovuto fare qualcosa e rivelare agli avvocati difensori come me, che di fatto siete stati – l’agente di polizia ha fatto qualcosa che non vi ha dato informazioni che avrebbero scagionato il vostro cliente. Non l’ha fatto. Non l’ha mai fatto. E quindi cosa è successo? È arrivato un giudice federale che ha detto basta, basta e ha liberato 1.000 di queste persone. Se dubitate di me, cercate su Google “1.000 prigionieri liberati, Kamala Harris”.
Quanto sopra non è del tutto esatto, poiché 1.000 casi sono stati archiviati, ma non tutte le persone coinvolte erano in prigione. Il fatto che 1.000 casi siano stati respinti parla da sé. Centinaia di persone innocenti hanno probabilmente dovuto difendersi da accuse penali spazzatura, mentre centinaia di persone che erano effettivamente colpevoli sono state lasciate andare, perché Harris non ha rispettato la Brady Rule.
Tulsi Gabbard ha aggiunto che il sistema giudiziario penale colpisce in modo sproporzionato le persone non bianche. Ha sottolineato che Harris ha incarcerato più di 1.500 persone per marijuana e poi ha riso quando ha ammesso di farne uso lei stessa. Ha aggiunto che la Harris ha bloccato le prove che avrebbero liberato un uomo innocente dal braccio della morte, anche se poi si è scoperto che l’uomo era effettivamente colpevole. Tuttavia, se il test del DNA fosse stato eseguito come richiesto, questo sarebbe stato determinato molto prima. Gabbard sostiene inoltre che Harris ha tenuto in carcere persone da utilizzare come manodopera carceraria a basso costo.
Kamala Harris non può liquidare queste affermazioni come “calunnie repubblicane” perché il presidente Biden, che in qualche modo ha dimenticato la storia di Kamala quando l’ha nominata sua compagna di corsa e poi ha appoggiato la sua candidatura alla presidenza, è un democratico. Gabbard era democratica nel 2020, ma poi ha lasciato il partito a causa della retorica anti-polizia e anti-religione. Gabbard ha inoltre accusato il partito di “fomentare il razzismo anti-bianco”, di essere sprezzante nei confronti della religione e della polizia e di portare il Paese più vicino alla guerra nucleare”.
Un articolo di opinione del New York Times, di sinistra, aggiunge: “La cosa più preoccupante è che la signora Harris ha lottato con le unghie e con i denti per sostenere condanne ingiuste che erano state ottenute grazie a una cattiva condotta ufficiale che comprendeva la manomissione delle prove, false testimonianze e la soppressione di informazioni cruciali da parte dei pubblici ministeri”.
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A questo, Gabbard ha aggiunto di recente su X: “Kamala Harris non è assolutamente qualificata per essere il comandante in capo, la cui responsabilità è quella di mantenere il nostro Paese sicuro e protetto. Non solo non ha saputo proteggere il nostro confine, ma non ha nemmeno voluto farlo. E ha ripetuto [sic] di mentire affermando: “Il nostro confine è sicuro!””.
Questa non è l’unica cosa su cui Harris ha mentito, visto che ha diffamato un ufficiale di polizia identificabile con una falsa accusa di omicidio (come ha fatto Elizabeth Warren). Michael Brown è stato ucciso legittimamente quando ha aggredito un agente delle forze dell’ordine e ha cercato di prendergli la pistola, mettendo così l’agente in ragionevole pericolo di vita. Il nome dell’agente è noto e sia la Harris che la Warren hanno lanciato per iscritto una falsa accusa pubblica di omicidio contro di lui, che è una diffamazione. Poiché Harris e Warren sono entrambi avvocati, dovrebbero sapere che una falsa accusa pubblica di un reato è di per sé diffamazione o calunnia, a seconda che l’accusa sia scritta o orale.
Questa è comunque la persona che quasi certamente sarà la candidata democratica alla presidenza a novembre, anche se non ha ottenuto alcun voto (se non scritto) alle primarie e non ha ottenuto alcun delegato. È la candidata solo perché il suo partito ha attirato i democratici con Joe Biden e, una volta ottenuta la nomination, lo ha sabotato e indebolito per costringerlo a ritirarsi. Poi hanno inserito Kamala Harris senza il consenso di un solo elettore democratico registrato.
Questo si chiama “bait and switch”. È illegale se fatto con prodotti o servizi, e gli elettori che decideranno le elezioni hanno tutto il diritto di concludere che Obama, Pelosi e Co. li hanno truffati alla grande. Civis Americanus è lo pseudonimo di un collaboratore dell’American Thinker che ricorda le lezioni della storia e vuole assicurarsi che il nostro Paese non debba mai più imparare quelle lezioni nel modo più difficile.
CONTRIBUITE!! AL MOMENTO I VERSAMENTI COPRONO UNA PARTE DELLE SPESE VIVE DI CIRCA € 3.000,00. NE VA DELLA SOPRAVVIVENZA DEL SITO “ITALIA E IL MONDO”. A GIORNI PRESENTEREMO IL BILANCIO AGGIORNATO _GIUSEPPE GERMINARIO
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Un banale messaggio su X ha annunciato la rinuncia di Biden a puntare alla riconferma alla presidenza. Non pare un comunicato autografo. Da allora non si hanno più notizie certe sulla sua condizione. Una miracolata a caccia della presidenza. Il quadro fosco conosciuto nei secoli bui. Novità importanti in campo repubblicano. Un candidato appena scampato ad un attentato, la nomina di un vicepresidente, presenze insolite e sorprendenti alla convenzione. Un fermento che si fatica a riscontrare in Europa. Buon ascolto, Giuseppe Germinario
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In tangenziale circolano le voci più assurde che si possano immaginare. “Joe Biden è ancora vivo?”, si sussurra nei corridoi del Campidoglio.
Il despota in capo non eletto ha apparentemente rinunciato alla sua campagna elettorale tramite una nota sospetta su Twitter in un pigro pomeriggio domenicale, dopodiché non si è più fatto vedere né sentire. Molti stanno ora sottolineando le strane idiosincrasie che circondano l’evento senza precedenti, tra cui la mancanza di carta intestata o il fatto che la firma di Biden sembra essere stata falsificata:
Ricordiamo che Pelosi aveva recentemente detto che l’uscita forzata di Biden sarebbe stata fatta o in modo facile, o in modo duro:
Hanno anche pubblicato questo annuncio come un colpo di fuoco contro Biden:
Ora ci sono tutti i tipi di voci sulla salute di Biden, compreso il fatto che potrebbe aver avuto due episodi medici ‘segreti’ di recente, che sono stati nascosti al pubblico – e questo non contando la probabile diagnosi fasulla di ‘Covid’.
La cosa più scioccante è che anche i collaboratori più stretti di Biden hanno saputo del suo annuncio di ritiro solo dopo il fatto, e per di più dai social media. Inoltre, tutto il lavoro interno è stato gestito da Jeff Zients:
Alcuni ricorderanno che è il capo dello staff della Casa Bianca che è stato indicato come “il secondo uomo più potente di Washington” e mano segreta dell’ombra, da un insider della Casa Bianca registrato sotto copertura dalla troupe di James O’Keefe:
Ora si stanno diffondendo voci di ogni tipo:
Todd Starnes:
C’è qualcosa che puzza.
Perché il Presidente Biden avrebbe annunciato una decisione così importante e storica la domenica pomeriggio su una piattaforma di social media? La lettera che ha postato non è stata scritta su carta intestata della Casa Bianca. E la sua firma sembrava essere photoshoppata. Inoltre, la firma di Biden era sottolineata e di solito non sottolinea il suo nome.
Il suo staff lo ha scoperto solo dopo che il messaggio è stato pubblicato su X. E i membri del Gabinetto sono stati avvisati dal Capo di Gabinetto, non da Biden.
L’ultima volta che il pubblico ha visto Biden, ha sceso debolmente le scale dell’Air Force One e ha dovuto essere assistito fisicamente per salire sulla limousine presidenziale. Da allora non è più stato visto in pubblico.
Come sappiamo che Biden ha scritto quella lettera? E come sappiamo che Biden ha pubblicato la lettera sulla sua pagina X? Non c’era nemmeno una fotografia ufficiale del momento alla Casa Bianca.
Suo fratello, Frank Biden, ha dichiarato alla CBS News che la salute è stata “assolutamente” il fattore determinante nella decisione. E poi ha detto alla CBS: “Egoisticamente, vorrei che tornasse per godersi tutto il tempo che gli resta”.
Il Presidente Biden è ancora vivo? È sveglio e vigile? Ha il controllo delle sue facoltà? Con tutto il rispetto, abbiamo bisogno di vedere una prova di vita.
E’ chiaro che sotto il cofano c’è molto di più di quanto sembri. In primo luogo, tutto ciò si collega al tentativo di assassinio di Trump e alla testimonianza in corso al Congresso del direttore dei servizi segreti Kimberly Cheatle. La testimonianza ha rivelato che probabilmente molte cose sono state nascoste al pubblico sull’aspirante assassino Thomas Crooks, e in particolare sui suoi potenziali rapporti con l’FBI.
È interessante notare che Cheatle si è rifiutato di rispondere se Crooks avesse “agito da solo”:
Ora c’è un’indagine della fondazione Heritage che mostra che un dispositivo digitale che ha visitato più volte la casa di Crooks è stato geo-localizzato per essere andato nelle vicinanze di un ufficio dell’FBI a Washington DC a fine giugno.
Il regime viene messo a nudo davanti ai nostri occhi. Quante possibilità ci sono che, letteralmente solo una settimana o due dopo il fallito assassinio del suo principale rivale, il “presidente più popolare della storia” (80+ milioni di voti!) annunci che non si candiderà – e ora si parla addirittura di un’imminente dimissione dalla presidenza. La situazione è fuori dalla scala Richter dell’inquietudine.
L’ho già detto: siamo in un territorio inesplorato.
In primo luogo, va detto che le circostanze successive alla sparatoria di Trump sono state bizzarre e senza precedenti: né l’FBI, né il DOJ, né il DHS hanno tenuto una conferenza stampa ufficiale sulla sparatoria. Non ci sono stati forti appelli bipartisan per un’indagine o un tumulto in generale; le cose sono semplicemente andate avanti come prima, calmandosi tranquillamente prima di essere spazzate sotto il tappeto. I Democratici hanno preso tempo e hanno anche gradualmente diffuso teorie cospirative che sostenevano che Trump avesse inscenato la sparatoria.
Il procedimento puzzava di insabbiamento massiccio, mentre l’FBI continuava a fare ostruzionismo su tutte le indagini, negando le richieste di FOIA, con il capo dei Servizi Segreti Cheatle che ha dichiarato il falso di fronte al Congresso rifiutandosi di rispondere a domande chiave, tra cui: quanti bossoli sono stati recuperati sul tetto vicino al corpo del tiratore? Ha detto di saperlo, ma non può dirlo – il che è comodo, perché determinerebbe immediatamente la presenza di un secondo tiratore, dato che abbiamo l’analisi audio di ogni colpo sparato da parte di esperti. In alternativa, potrebbe semplicemente indicare l’incompetenza – deliberata o meno – in quanto confermerebbe l’enorme quantità di colpi che l’attentatore è stato “autorizzato” a sparare prima di una risposta.
Questo include il “guasto al sistema” globale senza precedenti di CrowdStrike, che chiaramente non è stato una “coincidenza”. Molto probabilmente, l’evento è stato utilizzato per cancellare i server dell’FBI dalla complicità nel colpo di Trump, soprattutto perché CrowdStrike ha potenti legami con l’FBI: il responsabile della sicurezza e presidente dei servizi dell’azienda è l’assistente direttore esecutivo dell’FBI in pensione Shawn Henry:
Ora è stato ammesso che il “consigliere” di Biden, Steve Ricchetti, è stato quello che “ha aiutato il presidente con il tweet”, cioè ha scritto il fatidico tweet di abbandono delle elezioni per Biden.
Gli eventi in corso hanno tolto i veli al funzionamento interno dello Stato profondo, dandoci un’idea approfondita di quanto sia scarsa la “democrazia” in America. Quest’anno il DNC ha rinunciato a un vero e proprio processo democratico di nomina alle primarie, utilizzando vari trucchi per tenere i veri candidati fuori dalla scheda elettorale o soppressi, come nel caso di Kennedy, come ad esempio l’anomalo rifiuto dei dibattiti. Questo ha di fatto tolto il processo “democratico” di nomina di un candidato dalle mani del pubblico e lo ha fatto passare strettamente al meccanismo di cartello del DNC, che di fatto sceglie da solo il candidato. Ciò è particolarmente vero se si considera che lo stesso sistema dei delegati del DNC è una rete intenzionalmente bizantina di lobbisti e interessi aziendali.
Si tratta della stessa tattica già sperimentata in passato, quando Bernie Sanders è stato sabotato dalle primarie; i partiti politici fraudolenti si limitano a nominare chi vogliono come candidato, con l’assistenza dei media di regime comprati e pagati, che sono in grado di sopprimere qualsiasi candidato in vari modi: ad esempio, semplicemente non dandogli tempo in onda o, soprattutto, usando regole arcane per escludere il candidato dai dibattiti televisivi sponsorizzati dalla CNN, come nel caso di Kennedy.
Il Presidente Joe Biden ha borbottato e perso il filo del discorso durante il primo dibattito di ieri sera. La sua esibizione incespicante ha mandato onde d’urto nell’establishment del partito e ha rafforzato mesi di preoccupazioni sulle capacità cognitive del Presidente. Gli opinionisti democratici…
25 giorni fa – 225 mi piace – 46 commenti – Lee Fang
Inoltre, ricordiamo come Biden sia stato di fatto fatto accoppato dalla sua classe di donatori, che ha semplicemente tagliato i finanziamenti, dimostrando chi ha la vera ultima parola nelle elezioni americane.
È davvero questo che i Padri Fondatori immaginavano come una fiorente “democrazia”?
Ovviamente si tratta di un processo antico, solo che non ne siamo mai stati testimoni in modo così crudo. Persino il WaPo è stato costretto ad ammutolire di fronte alla natura antidemocratica di tutto questo, e in un nuovo articolo di oggi ha spinto per un ritorno a un processo più elettivo che selettivo per la convention nazionale del mese prossimo:
Il problema sembra essere la rivolta delle élite, e AOC ha affermato che dietro le quinte non sono soddisfatti della scelta di Harris:
È piuttosto interessante il linguaggio che sceglie. Sono interessati non solo a “rimuovere il presidente”, ma a “rimuovere l’intero ticket”, prova inconfutabile che quello in corso è un colpo di stato.
Ma se le élite democratiche non vogliono Kamala, allora chi è che la spinge per cominciare? È difficile dirlo, anche se si sussurra che sia la scelta interna della famiglia Clinton, mentre la famiglia Obama – i figli della mafia politica di Chicago – sono contrari a lei, come dimostra il fatto che l’unico messaggio ufficiale di Barrack finora ha omesso di menzionare Kamala e ha invece dichiarato di attendere con ansia un candidato democratico appena scelto. Insomma, si tratterebbe di una guerra intestina tra Casa Clinton e Casa Obama.
Qualcuno ha detto oggi che le prossime elezioni saranno di fatto le prime dal 1976 a non avere un Bush dinastico, un Clinton o un Biden da qualche parte nel ticket; l’unico cavillo è che nel ’76 Bush non era il candidato VP finale, ma era un candidato alla Convention Nazionale Repubblicana – anche se si candidò ufficialmente nell’80.
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In definitiva, stiamo assistendo a eventi straordinari che si verificano a velocità straordinarie, confezionati con una patina di “normalità” che ci impedisce di alzare il muso dalla mangiatoia della fattoria degli animali. Circostanze che una volta si verificavano ogni qualche decennio, ora si verificano a distanza di giorni e settimane. Abbiamo avuto un presidente colpito da un proiettile, per poi essere eclissato dal primo ritiro presidenziale dalla rielezione dai tempi di Lyndon B. Johnson nel 1968; e il divertimento non è ancora finito: si vocifera che Biden finirà per dimettersi del tutto, soprattutto perché questo darebbe all’impopolare Kamala la migliore possibilità di battere Trump, avvolgendola in un mantello di convalida per aver servito alcuni mesi come presidente ad interim.
Nel momento in cui scrivo, si è verificata una delle cose più bizzarre che abbia mai visto: Kamala, atterrata nel quartier generale della sua campagna in Delaware, ha tenuto una conferenza stampa dalla quale ha parlato al telefono con un “Biden” disincarnato, lo stesso Biden che dovrebbe trovarsi da qualche parte in Delaware, ma che non è stato visto di persona o in pubblico per cinque giorni interi.
Stranamente, Kamala ha quasi commesso un errore e ha definito la voce di Biden una registrazione, prima di riprendersi e dire “chiamata”. Guardate voi stessi:
Nel frattempo, i media di regime e i loro numerosi scagnozzi e apparatchiks stanno già facendo un lavoro di pulizia sulla presidenza storicamente disastrosa di Biden:
Posso solo ripetere di prepararsi a una continua spirale di eventi inaspettati, poiché è chiaro che anche le élite stanno attraversando una grave crisi tra di loro, senza un chiaro consenso su un percorso praticabile. La loro unica vera opzione potrebbe essere quella di prendere di nuovo di mira Trump, dato che vincere le elezioni in modo “equo” è a questo punto un’impresa impossibile.
Per il momento, tutti gli occhi sono puntati sulle scelte di Kamala come vicepresidente, che presumibilmente includono nomi di spicco come Gavin Newsome, Pete Buttigieg e JB Pritzker:
Da qui in poi le cose si faranno sempre più interessanti. E vorrei sottolineare quanto sia appropriato che il crollo dell’ultima ora del regime di Biden sia così perfettamente rispecchiato dal suo progetto ucraino:
Ricordate, è stato Soros stesso a dire che nessun uomo è stato più impegnato di Biden nel progetto ucraino.
Naturalmente, nulla di tutto ciò è una sorpresa, e infatti alcune delle nostre prime previsioni dello scorso anno erano che l’amministrazione Biden avrebbe cercato di scaricare l’Ucraina prima delle elezioni se non fosse stata in grado di generare alcun successo sul campo di battaglia proprio per questo motivo: che la sconfitta devastante dell’Ucraina avrebbe rappresentato una delle minacce più gravi per le possibilità di rielezione di Biden, macchiando la sua eredità. E come si sa, il calo di popolarità di Biden è andato di pari passo con la lenta diminuzione delle prospettive sul campo di battaglia dell’Ucraina, diventando una spina nel fianco inestricabilmente fatale per il suo biondo e peloso fondoschiena.
Ora, con i destini intrecciati, come antichi amanti incrociati, mano nella mano affondano insieme nella tomba che hanno creato loro stessi.
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Abbiamo pubblicato la conversazione con cinque giorni di ritardo. Problemi tecnici ed adattamenti tesi a migliorare la qualità dei contenuti e della comunicazione. In una fase così convulsa un lasso troppo lungo che ci ha spinto a selezionare drasticamente il contenuto. Nel frattempo appare sempre più verosimile che l’atto proditorio non era orientato solo all’eliminazione di Trump, ma a compiere anche una strage, sulla falsariga di quella di Las Vegas di alcuni anni fa, tale da intimorire il movimento, esasperarlo e istigarlo a reazioni di stampo terroristico tali da innescare una guerra civile e una regolazione definitiva dei conti. Nella conduzione dell’attentato stanno emergendo in sovrapposizione più attori, spesso ritenendosi protagonisti e registi della trama, molti in realtà ridotti a figure manipolate. Ne parleremo con la maggiore accuratezza possibile in un prossimo documentario. Nel frattempo scelte politiche importanti sono emerse. Trump ha incontrato Kennedy, il terzo candidato alla presidenza sollecitandone pubblicamente l’istituzione di una scorta sino a quel momento negata dall’amministrazione di Biden; ha nominato la figura chiave della vicepresidenza in una marcia dall’esito ancora tutt’altro che scontato. Lo scorno del campo neocon, ancora insinuato in alcuni gangli vitali del partito repubblicato, ma dai consensi prossimi allo zero, è stato evidente, speranzoso come era di potersi di nuovo insinuare nella competizione. Il vantaggio da poter trarre da una eliminazione di Trump è sfumato per pochi millimetri. Non tutto è chiaro sugli indirizzi e sulla coerenza degli intenti dello schieramento, tranne un fatto: il possibile venir meno di un pilastro fondamentale alla sopravvivenza delle attuali leadership europee. Nel versante dem-neocon la situazione è sempre più caotica, con Biden avviato sulla via della rinuncia al secondo mandato, annunciato questa domenica, e con la difficoltà a far emergere un candidato credibile in grado di rappresentare una forza ancora temibile, ben radicata nei centri, ma accecata e ferita. In apparenza, la favorita è Kamala Harris, segno che l’attuale leadership continua a prediligere controfigure inconsistenti, facilmente manipolabili dalle varie fazioni in lotta ma dalla scarsa fascinazione. Ne parleremo quanto prima. Buon ascolto e grazie a Gianfranco Campa e Cesare Semovigo, Giuseppe Germinario
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” La campagna per cancellare la religione americana dalla piazza pubblica è semplicemente una continuazione della lotta di classe con altri mezzi. “
Vicina a Trump e a J. D. Vance, la figura di Josh Hawley ci immerge in una particolare mistica, sia conservatrice che sociale, che incarna una nuova generazione dell’estrema destra americana – meglio articolata, meglio preparata, vuole conquistare i voti degli elettori poveri con un semplice programma: il nazionalismo cristiano. Traduciamo il suo ultimo importante discorso e lo commentiamo, paragrafo per paragrafo.
Tra la nuova guardia conservatrice del Partito Repubblicano, il senatore trumpiano Josh Hawley, 44 anni, non è il più conosciuto in Francia. Tuttavia, il testo che segue lo rivela come la punta di diamante dei repubblicani ultraconservatori, quelli per cui le battaglie sociali superano di gran lunga i programmi di risanamento economico.
In questo, come J.D. Vance, è altamente rappresentativo di una nuova generazione in cui il trumpismo della ragione o dell’aderenza non cancella lo sforzo di riflettere sui fondamenti del Grand Ole Party.
Nato in Arkansas da una famiglia benestante e laureato a Yale e Stanford in legge e storia, Josh Hawley è diventato procuratore generale del Missouri nel 2017 ed è stato eletto senatore dello stesso Stato nel 2018. Non è nuovo a commenti controversi, che gli sono valsi condanne indignate anche al di fuori del campo democratico. Trumpista sfegatato, sembrava addirittura approvare i disordini che hanno portato all’assalto al Campidoglio. Questi pochi elementi basterebbero a caratterizzarlo come una testa calda del Congresso che, come Marjorie Taylor-Green, non si ferma davanti a nulla per portare il dibattito pubblico agli estremi;
Ma il suo ultimo discorso alla 4ª edizione della Conferenza Nazionale del Conservatorismo, il grande rave della destra neo-nazionalista, dimostra qualcosa di molto diverso. Mostra, come raramente prima d’ora, le basi teologiche e politiche della “guerra culturale” che si sta combattendo tra le due Americhe. Mitt Romney, repubblicano moderato, ha riconosciuto in lui uno dei senatori più intelligenti, ma anche uno dei più chiusi al dialogo;
Per Josh Hawley, i principi su cui i Padri fondatori degli Stati Uniti hanno costruito il Paese si basano in ultima analisi sulla dottrina agostiniana delle due città riscoprire i veri valori degli Stati Uniti significherebbe quindi assumere il cristianesimo messianico come vera religione civile dell’America, e rivendicare un “nazionalismo cristiano ” al suo centro, con un programma in tre punti Lavoro, Famiglia, Dio. Leggendo, appare chiaro che un simile trittico richiederebbe una rottura radicale con le politiche economiche neoliberiste dell’ultimo mezzo secolo, sia democratiche che repubblicane, e, sullo sfondo, una rottura altrettanto radicale con il liberalismo politico e i diritti delle minoranze, a favore di una visione comunitaria e organicista della nazione.
È sorprendente notare come nelle declinazioni di Josh Hawley del “cristianesimo identitario di fedeltà” si ritrovino molte risonanze con la storia europea dei nazionalismi, e persino soffocati echi della vecchia polemica tra Charles Maurras e Jacques Maritain sul ruolo politico del cristianesimo. L’intervento di Hawley è, insomma, la risposta di un Maurras americano al difensore del Primato dello spirituale.
Stasera voglio parlarvi del futuro, del futuro del movimento conservatore e del futuro del Paese. Naturalmente, ogni futuro è radicato in un passato. Come avrebbe detto Seneca, “ogni nuovo inizio deriva dalla fine di un altro inizio”.
Questo primo riferimento filosofico – ne seguiranno altri – dà subito il tono di un discorso altamente intellettuale. Ciò rende ancora più interessante commentarlo.
↓CHIUDERE
Permettetemi di iniziare con l’anno 410 di nostro Signore. L’anno della caduta. È stato l’anno, forse lo ricorderete, in cui la città ritenuta eterna, immutabile, invincibile, la capitale del mondo antico, Roma, si è infine piegata all’invasione dei Visigoti.
Con la caduta di Roma, l’età dell’impero e l’antico mondo pagano finirono in un colpo solo.
Da un lato, la presa di Roma nel 410 da parte dei Visigoti di Alarico non pose fine all'”antico mondo pagano”, poiché l’Impero romano era già ufficialmente cristiano dal 392 (editto dell’imperatore Teodosio) e il cristianesimo era la religione dominante da Costantino, poco meno di un secolo prima. Il sacco di Roma da parte di Alarico fu un evento importante, poiché era la prima volta che Roma veniva presa da 800 anni, ma non segnò la fine dell’Impero Romano d’Occidente, che viene convenzionalmente datato dalla deposizione dell’imperatore Romolo Augustolo nel 476. Nel frattempo, Roma era stata nuovamente presa e saccheggiata nel 455 dai Vandali di Genserico. In generale, attualmente gli storici danno più importanza alle continuità civili del mondo della Tarda Antichità – dal IV al VI secolo, e anche oltre – che alle brusche rotture indotte dalla nozione un po’ fuorviante ” di invasioni barbariche “.
D’altra parte, Josh Hawley sa come far leva sul dramma.
↓CHIUDERE
Eppure la fine di Roma segnò un inizio, il nostro inizio, l’inizio dell’Occidente. Infatti, mentre Roma giaceva distrutta e fumante a migliaia di chilometri di distanza, sull’altra sponda del Mar Tirreno, il vescovo cristiano di Ippona, un certo Agostino, prendeva in mano la penna per descrivere una nuova era.
Agostino (354-430), vescovo di Ippona in Nord Africa, uno dei quattro Padri della Chiesa latina e uno dei principali riferimenti intellettuali della cristianità medievale, è rimasto una figura chiave del pensiero cristiano.
Attualmente sembra essere molto di moda tra gli intellettuali conservatori americani, oltre che tra i politici : il senatore J. D. Vance, che Donald Trump ha appena scelto come candidato repubblicano alla vicepresidenza, si è convertito al cattolicesimo dopo aver letto Sant’Agostino, che ha scelto come patrono per la cresima. Josh Hawley è pienamente in linea con questa dinamica.
↓FERMER
Per migliaia di anni, la sua visione ha ispirato l’Occidente. Ha contribuito a plasmare il destino di questo Paese. Egli chiamò la sua opera – il suo capolavoro – La Città di Dio. L’ambizione principale di Agostino in questo manoscritto era quella di difendere i cristiani, accusati di aver provocato la caduta di Roma.
In questo caso, Hawley è pienamente in linea con quello che è stato definito “l’augustinisme politique ” (Mons. Arquillière, 1934), che avrebbe costituito il quadro concettuale di fondo della teoria politica medievale, anche se la rilevanza di questa nozione è stata contestata.
Va notato che l’interesse della filosofia politica conservatrice americana per le opere agostiniane non è nuovo: si ritrova tanto in Hannah Arendt quanto in Leo Strauss o Allan Bloom.
↓CHIUDERE
Si diceva che la religione cristiana, con le sue nuove virtù come l’umiltà e la servitù, con la sua glorificazione delle cose comuni come il matrimonio e il lavoro, con la sua lode dei poveri di spirito, della gente comune, avesse ammorbidito l’impero e lo avesse reso vulnerabile ai suoi nemici. Ma Agostino sapeva che era vero il contrario; che la religione cristiana era l’unica forza vitale rimasta a Roma quando era crollata.
Agostino vedeva questa religione sorgere dalle rovine del vecchio mondo per forgiare una civiltà nuova e migliore. Quale sarebbe stato il segreto di questo nuovo ordine? Sarebbe stato l’amore. Amore era una parola importante per Agostino: conteneva tutta la sua scienza politica. Ogni persona”, diceva, “è definita da ciò che ama. Ogni società è guidata da ciò che ama “.
Una nazione non è altro che, per citare Agostino, “una moltitudine di creature razionali associate da un comune accordo sulle cose che amano “. Il problema di Roma era che amava le cose sbagliate. E quando i suoi affetti si corruppero, la Repubblica romana cadde in rovina.
Roma iniziò amando la gloria e praticando l’abnegazione. Finì per amare il piacere e praticare ogni forma di autoindulgenza. È così che Roma è diventata marcia nel cuore.
Ma in mezzo alle rovine di Roma, Agostino immaginava una nuova civiltà animata da affetti migliori. Non i vecchi desideri romani di gloria e onore, ma gli amori più forti della Bibbia: l’amore per la moglie e i figli, l’amore per il lavoro, il prossimo e la casa, l’amore per Dio.
Questo paragrafo, come i precedenti, è un riassunto abbastanza fedele dei primi libri de La città di Dio (De civitate Dei), l’opera principale di Agostino, che di fatto intendeva rispondere alle accuse dei pagani, secondo i quali sarebbe stato l’abbandono degli dei tradizionali della città a causare la caduta di Roma nel 410. Agostino contrappone la concupiscenza, l’amore di sé, che è il principio fondante di tutte le città terrene, all’amore di Dio, principio della città celeste. Se l’amore di sé e della gloria è ciò che assicura la nascita e la perpetuazione degli imperi, esso li mina anche surrettiziamente e, in una seconda fase, è la causa della loro rovina. L’amore per Dio e per il prossimo, invece, fa sì che il regno di Dio e la città celeste siano invisibili, indistinguibili nel mondo ma mescolati a tutte le città terrene; la città di Dio fondata sul vero amore è diretta verso la fine dei tempi, quando troverà finalmente la sua piena realizzazione.
↓FERMER
Mentre Agostino affermava che tutte le nazioni sono costituite da ciò che amano, la sua filosofia descriveva in realtà un’idea completamente nuova di nazione, sconosciuta al mondo antico: un nuovo tipo di nazionalismo – un nazionalismo cristiano, organizzato intorno agli ideali cristiani. Un nazionalismo motivato non dalla conquista, ma da un obiettivo comune unito non dalla paura, ma dall’amore comune una nazione fatta non per i ricchi o i forti, ma per i ” poveri di spirito “, gli uomini comuni.
Si tratta di uno stravolgimento dell’opera agostiniana: Agostino, che ragionava all’interno di un Impero multietnico e di una Chiesa cattolica per definizione universale, non poteva essere a conoscenza dell’idea di nazione, che è una creazione molto più tarda, e nemmeno dell’ideologia nazionalista – che è ancora più tarda – apparsa solo alla fine del XIX secolo.
↓CHIUDERE
Il suo sogno è diventato la nostra realtà.
Mille anni dopo gli scritti di Agostino, circa 20.000 agostiniani praticanti si avventurarono su queste coste per formare una società basata sui suoi principi. La storia li conosce come i Puritani. Ispirati dalla Città di Dio, fondarono la Città sulla collina.
Josh Hawley riattiva qui un mito alla base della vita politica americana di lungo periodo, il messianismo del nuovo popolo eletto: si riferisce ai 20.000 britannici che, durante la Grande Migrazione (1621-1642), si riversarono nelle colonie del New England. Per la maggior parte questi Pilgrim Fathers erano rigorosi protestanti puritani – per questo Hawley li definisce anche ” agostiniani “, nel senso che una visione agostiniana radicalizzata si trova alla base del protestantesimo – e il loro mondo era davvero saturo di riferimenti biblici : nella loro vita, pensavano di rivivere la storia del popolo eletto dell’antico Israele o dei seguaci di Cristo. “The Shining City upon the Hill ” si riferisce quindi alla città di Boston, nella quale i Puritani speravano di fondare una nuova Gerusalemme, una città che avrebbe vissuto secondo lo spirito del Vangelo.
↓FERMER
Siamo una nazione forgiata dalla visione di Agostino. Una nazione definita dalla dignità dell’uomo comune, come ci è stata data nella religione cristiana; una nazione unita dagli affetti familiari espressi nella fede cristiana – amore per Dio, per la famiglia, per il prossimo, per la casa e per il Paese.
Qualcuno dirà che sto facendo dell’America una nazione cristiana. È così. E alcuni diranno che sto sostenendo il nazionalismo cristiano. È quello che sto facendo. Esiste un altro tipo di nazionalismo che valga la pena di praticare?
Il nazionalismo di Roma ha portato alla sete di sangue e alla conquista; il vecchio tribalismo pagano ha portato all’odio etnico. Gli imperi orientali hanno schiacciato l’individuo e il sanguinoso nativismo europeo degli ultimi due secoli ha portato alla barbarie e al genocidio;
Nei paragrafi precedenti, Hawley contrappone il “nazionalismo cristiano” aperto e inclusivo – che è una contraddizione in termini, poiché la Chiesa o il messaggio cristiano non fanno distinzione di etnia o cultura – a tutte le altre forme di “nazionalismo”, o anche di organizzazione collettiva della società, che hanno fallito: il vecchio paganesimo degli “dei cittadini” sarebbe incapace di pensare a un vero universalismo e porterebbe inevitabilmente alla conquista e alla sottomissione violenta dei popoli da parte di qualcun altro; gli “imperi orientali” sono un’allusione al comunismo sovietico; il “sanguinario nativismo” dell’Europa è una chiara allusione al razzismo, in particolare al nazismo. E tuttavia si vendica: il “nativismo” in senso stretto è un’ideologia specificamente americana, nata e cresciuta negli Stati Uniti.
↓FERMER
Ma il nazionalismo cristiano di Agostino è stato l’orgoglio dell’Occidente. È stato la nostra bussola morale e ci ha fornito i nostri ideali più cari. Pensateci: quei severi puritani, seguaci di Agostino, ci hanno dato un governo limitato, la libertà di coscienza e la sovranità del popolo.
Una nuova scorciatoia storica : Hawley qui confonde i Pilgrim Fathers dei Puritani del XVII secolo con i Padri fondatori della Dichiarazione d’indipendenza americana del XVIII secolo (1776). Tuttavia, questa teleologia non è del tutto irrilevante: la libertà di coscienza divenne gradualmente un valore cardinale nelle tredici colonie americane perché i puritani e i non conformisti vi fuggivano dalle persecuzioni delle confessioni stabilite in Gran Bretagna (anglicanesimo) e altrove in Europa, anche se le loro società fortemente teocratiche non lasciavano spazio al dissenso religioso – tranne che in alcune isole, come il Rhode Island. Allo stesso modo, i principi organizzativi delle comunità congregazionaliste del New England erano molto più democratici di quelli delle società europee dell’epoca.
↓CHIUDERE
Grazie alla nostra eredità cristiana, proteggiamo la libertà di ciascuno di praticare il proprio culto secondo coscienza. Grazie alla nostra tradizione cristiana, accogliamo persone di tutte le razze e origini etniche per unirsi a una nazione fatta di amore condiviso.
Josh Hawley combina l’idea della nazione come comunità di destino eletto con l’universalismo del messaggio cristiano, ma trascura anche un’altra fonte della libertà di coscienza, garantita dal Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti: il pensiero dell’Illuminismo e il moderno concetto di tolleranza che ne deriva. Come Jefferson, molti dei “Padri fondatori” degli Stati Uniti erano deisti piuttosto che credenti nella Rivelazione cristiana.
↓CHIUDERE
Il nazionalismo cristiano non è una minaccia per la democrazia americana. Ha fondato la democrazia americana, la migliore forma di democrazia mai concepita dall’uomo: la più giusta, la più libera, la più umana e la più lodevole.
È giunto il momento di riscoprire i principi della nostra tradizione politica cristiana, per il bene del nostro futuro. Questo vale sia che siate cristiani o meno, sia che abbiate un’altra fede o nessuna. La tradizione politica cristiana è la nostra tradizione, è la tradizione americana, è la più grande fonte di energia e di idee della nostra politica, e lo è sempre stata. Questa tradizione ha ispirato conservatori e liberali, riformatori e attivisti, moralisti e sindacalisti nel corso della nostra storia. Oggi abbiamo di nuovo bisogno di questa grande tradizione.
In questo paragrafo, Josh Hawley delinea una fedeltà identitaria al cristianesimo come tradizione politica propria degli Stati Uniti; sottolinea che tale fedeltà non richiede l’adesione personale a una confessione cristiana, che rimane una questione privata garantita dalla libertà di coscienza, ma che non ci si può definire americani senza riconoscere il posto degli Stati Uniti nella tradizione cristiana. Questa idea non è dissimile dal ruolo che Charles Maurras attribuisce al cattolicesimo nella storia della Francia.
↓CHIUDERE
L’amore comune che sostiene questa nazione si sta sgretolando. E nel processo, la nazione stessa rischia di crollare.
Conoscete la litania dei nostri mali quanto me; sapete leggere i segni dei tempi.
Le nostre strade sono insicure, anche perché il nostro confine è completamente aperto. Milioni di immigrati clandestini si riversano nel nostro Paese, senza alcun interesse per il nostro patrimonio comune e senza alcun impegno per i nostri ideali condivisi.
Ci sono troppo pochi posti di lavoro stabili e di qualità. La nostra economia è entrata in una nuova, decadente età dell’oro, in cui i posti di lavoro della classe operaia stanno scomparendo, i salari dei lavoratori si stanno erodendo, le famiglie dei lavoratori e i quartieri si stanno disintegrando, mentre i membri della classe superiore vivono una vita claustrale dietro cancelli e sicurezza privata e i padroni dell’economia di libero mercato rastrellano milioni di dollari in salari.
Siamo tornati a un discorso politico molto più convenzionale e a un elenco poco originale di problemi individuati dalla destra americana: immigrazione massiccia, insicurezza, impoverimento, ecc.
↓CHIUDERE
Nel frattempo, la religione viene espulsa dalla pubblica piazza. E i fanatici siedono nei campus cantando “Morte a Israele! – proprio perché disprezzano la tradizione biblica che lega la nazione di Israele alla nostra Repubblica americana.
Il messianismo del ” nuovo popolo eletto ” viene riproposto, questa volta al servizio di un tema caro alla destra evangelica : la difesa dell’alleanza con lo Stato di Israele per ragioni politico-religiose di sostegno al progetto sionista, che si dice essere manifestazione della volontà divina e dell’avvicinarsi della fine dei tempi.
↓CHIUDERE
Al centro di ognuna di queste tendenze, e al centro del caos e della divisione, c’è un attacco all’amore che condividiamo, agli affetti che ci derivano dalla nostra eredità cristiana.
Dio, il lavoro, il prossimo, la casa. I grandi affetti dell’Occidente. Si stanno disintegrando sotto i nostri occhi.
Perché? Non è una coincidenza. La sinistra moderna vuole distruggere le cose che amiamo in comune e sostituirle con altre, distruggere i nostri legami comuni e sostituirli con un’altra fede, dissolvere la nazione come la conosciamo e rifarla a sua immagine e somiglianza. Questo è il suo progetto da oltre cinquant’anni.
Eppure è la destra che in questo momento sta fallendo in questo Paese. Conosciamo il programma della sinistra. Ci aspettiamo questa minaccia. E sono i conservatori che dovrebbero difendere questa nazione, difendere ciò che ci rende una nazione. E invece? In questo momento di crisi, sono troppo impegnati ad alimentare le braci morenti del neoliberismo, con gli occhi puntati sulle loro copie di John Stuart Mill e Ayn Rand. Stanno ancora discutendo del fusionismo e del suo trittico.
Per i conservatori americani, il ” fusionismo ” è la dottrina che intende coniugare il filone sociale e quello tradizionalista del conservatorismo. È stata teorizzata in particolare sulle pagine della National Review negli anni Cinquanta dal filosofo Frank Meyer (1909-1972). Il ” tryptic ” a cui Hawley allude è il difficile connubio tra libertarismo, conservatorismo sociale e un atteggiamento da ” falco ” (hawkish) in politica estera. Ciò che chiede è infatti il superamento di questo vecchio trilemma da parte del nazionalismo cristiano.
↓FERMER
Per i conservatori, questo non è più sufficiente.
In questo momento di caos e di crisi, l’unica speranza per i conservatori – e per la nazione – è quella di ricollegarsi alla tradizione cristiana su cui questa nazione sopravvive. La nostra unica speranza è rinnovare ciò che amiamo in comune.
Oggi non abbiamo bisogno dell’ideologia di Rand, Mill o Milton Friedman. Abbiamo bisogno della visione di Agostino.
Josh Hawley offre una critica a tutto campo delle politiche perseguite dal partito repubblicano a partire da Ronald Reagan e dalla “svolta neoliberista” degli anni Ottanta: Per Hawley, l’economicismo di cui questi ultimi sarebbero testimoni deriva in buona sostanza dalle filosofie utilitaristiche, di cui John Stuart Mill (1806-1873) è uno dei padri fondatori e Ayn Rand (1905-1982) una versione popolarizzata e radicalizzata, ma anche molto antireligiosa. Anche Milton Friedman (1912-2006), il principale esponente del neoliberismo nella teoria economica, è stato liquidato. La critica di Josh Hawley è molto vicina al movimento paleoconservatore, che subordina il liberismo economico alla difesa dei valori tradizionali della famiglia in una società organica.
↓CHIUDERE
Per il futuro, per salvare questo Paese, questa deve essere la nostra missione: difendere l’amore che lega il nostro Paese, che ci rende un Paese – difendere il lavoro dell’uomo comune, la sua casa e la sua religione.
Temo che i miei colleghi repubblicani siano vittime di un malinteso;
La strategia della sinistra, il suo obiettivo principale, non è semplicemente quello di rallentare la nostra economia attraverso la regolamentazione. Non si tratta nemmeno di aumentare il peso del governo: la concentrazione del potere è solo una piccola parte del loro programma.
Sono i “conservatori fiscali” e poi i libertari a essere presi di mira: per Hawley, la crescita dello Stato federale non è il pericolo principale, ma piuttosto uno degli effetti deleteri del programma della sinistra.
↓VICINO
L’obiettivo primario della sinistra è attaccare la nostra unità spirituale e le cose che amiamo in comune. Vuole distruggere gli affetti che ci legano e sostituirli con una serie di ideali completamente diversi.
La sinistra sta predicando il proprio vangelo: un credo di intersezionalità che implica la liberazione dalla tradizione, dalla famiglia, dal sesso biologico e, naturalmente, da Dio. Vede la fede dei nostri padri come un ostacolo da abbattere e la nostra comune eredità morale come un motivo di pentimento.
Hawley sa che un potente tema di mobilitazione è l’attacco a quello che egli identifica come un progetto nascosto della sinistra, che risiederebbe nelle cosiddette lotte sociali ” woke “. – tenendo conto dei non-pensieri coloniali e del “razzismo strutturale”, dell’intersezionalità delle lotte, delle politiche di genere, ecc. Per lui, è questa la minaccia fondamentale, che identifica con il rifiuto globale dell’eredità e quindi con la dissoluzione della nazione, anche se l’unità di queste diverse istanze “wokes ” non sembra ovvia.
Come è stato sottolineato, si potrebbe obiettare che queste manifestazioni sono forse meno intrinsecamente antireligiose di quanto non siano esse stesse eredi dei vari revival pietisti della storia americana, se non altro alla maniera delle ” idee cristiane impazzite ” (G. K. Chesterton) non sono meno prodotto della storia americana della sua proposta di ” nazionalismo cristiano “. K. Chesterton) sono un prodotto della storia americana non meno della sua proposta di “nazionalismo cristiano” .
↓FERMER
Invece del Natale, vogliono un “Mese dell’Orgoglio”. Invece della preghiera nelle scuole, adorano la bandiera trans. Diversità, equità e inclusione sono le loro parole d’ordine, la loro nuova santa trinità.
Hawley gioca la carta della “guerra culturale” tra una sinistra “woke” e una destra ultraconservatrice, attraverso la sua critica ai diritti LGBT e ai dipartimenti DEI (Diversity, Equity, Inclusion) nelle amministrazioni – ancora una volta un nuovo cavallo di battaglia della destra.
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E si aspettano che la loro predicazione venga rispettata. Possono parlare di tolleranza, ma sono fondamentalisti. Chi si oppone viene etichettato come “deplorevole”. Coloro che contestano sono descritti come minacce alla democrazia.
Claire allude alle parole di Hillary Clinton durante la campagna elettorale del 2016, molto note e stigmatizzate come segni di disprezzo di classe.
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Ecco perché oggi i progressisti hanno così poca pazienza con i lavoratori, troppo legati alle vecchie abitudini, alla vecchia fede in Dio, nella famiglia, nel Paese e nella nazione.
Questa è la vera teoria della Grande Sostituzione della sinistra, il suo vero programma: sostituire gli ideali cristiani su cui è stata fondata la nostra nazione e mettere a tacere gli americani che ancora osano difenderli.
Allusione questa volta alla teoria della Grande Sostituzione di Renaud Camus, importata oltreoceano dall’ultradestra; per Hawley, tuttavia, il “pericolo migratorio” sembra secondario rispetto alla questione dei valori.
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Purtroppo, il Partito Repubblicano degli ultimi 30 anni non è stato in grado di resistere a questo assalto. Invece di difendere gli affetti che ci uniscono, i repubblicani di Bush-Romney hanno difeso l’economia libertaria e gli interessi corporativi. La loro fede nel fusionismo è diventata un mantra: prima i soldi, poi le persone.
In nome del “mercato”, questi repubblicani hanno esultato per gli sgravi fiscali alle imprese e per l’abbassamento delle barriere commerciali, per poi assistere alla delocalizzazione di posti di lavoro americani all’estero e all’utilizzo dei profitti per assumere esperti della DEI.
In nome del capitalismo, questi repubblicani hanno cantato le lodi dell’integrazione globale mentre Wall Street scommetteva contro l’industria americana e comprava case individuali, in modo che, una volta che le banche avevano tolto il lavoro all’operaio, quest’ultimo non poteva più permettersi di comprare una casa per la sua famiglia. Poi Wall Street ha fatto crollare l’economia mondiale – ripetutamente – e il mercato immobiliare, e quegli stessi repubblicani hanno continuato a fare gli spocchiosi. E a sovvenzionare.
Era tutto troppo grande per fallire.
Questi repubblicani hanno dimenticato che l’economia riguarda innanzitutto le persone e ciò che amano. Si tratta di provvedere alla famiglia. Si tratta di indipendenza personale. Si tratta di avere una casa e un lavoro che vi rendano orgogliosi.
Si potrebbe dire che il libero mercato è utile solo nella misura in cui sostiene le cose che amiamo insieme. Altrimenti è solo un freddo profitto.
Qui, e nei paragrafi precedenti, vediamo un nuovo verso antieconomicista: Hawley si pone molto abilmente dalla parte della ” gente comune “, a livello umano, e critica il neoliberismo e il ” wokismo ” in nome dei valori cristiani, in un discorso morale che risuona quasi con armonici di sinistra.
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In un certo senso, i repubblicani si sono innamorati del profitto fine a se stesso. E sembrano quasi imbarazzati dal fatto che i loro elettori più impegnati e affidabili siano persone di fede.
Siamo onesti. Nel trittico fusionista – conservatori religiosi, libertari e falchi della sicurezza nazionale – sono sempre i religiosi ad aver portato i voti. Ed è la nostra tradizione religiosa condivisa che ha trasmesso le idee più convincenti del conservatorismo – governo costituzionale, libertà individuale o diritti dei lavoratori.
Anche in questo caso, la preferenza per i tradizionali “conservatori religiosi” è chiaramente espressa, in quanto sono visti come i beniamini di una farsa elettorale che avvantaggerebbe solo le altre due componenti dei repubblicani, i “libertari” e i “neo-conservatori”. La retorica populista di Hawley mette la base elettorale del Partito Repubblicano contro i suoi leader, alla maniera di Trump.
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Ancora oggi, gli americani che frequentano la chiesa, sono sposati e allevano figli – siano essi bianchi, ispanici, asiatici o di altro tipo – sono la spina dorsale del Partito Repubblicano. Se i Repubblicani hanno un futuro, è grazie a loro.
Una chiara indicazione che il “nazionalismo cristiano” di Hawley non è né razzismo né nativismo, anche se l’assenza di qualsiasi riferimento a neri o indiani può sorprendere – un ritorno del represso?
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E sono proprio queste persone che il partito dà più spesso per scontate e che serve meno bene.
Bisogna riconoscere alla sinistra che almeno sa che sono le persone a fare la politica e premia il suo elettorato: basti pensare alla bandiera transgender su ogni edificio federale e ai fondi federali destinati ai progetti sul cambiamento climatico.
Ma che dire dei repubblicani? Stanno dando ai loro elettori la scelta di Hobson, cioè un’alternativa che non è un’alternativa. In sostanza, i cittadini possono scegliere tra il globalismo ad alta tassazione e alta regolamentazione della sinistra e il globalismo a bassa tassazione e bassa regolamentazione della destra. Una scelta tra il liberismo sociale aggressivo della sinistra e il liberismo sociale accomodante della destra.
Qui troviamo una costante nel discorso ultraconservatore: la sinistra è in grado di affermare i propri valori, mentre la destra è sempre ” vergognata “, complessata dai propri.
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E poi i repubblicani si chiedono perché sono riusciti a vincere il voto popolare solo due volte nelle ultime nove elezioni presidenziali.
Hanno bisogno di un’ancora. Hanno bisogno di un futuro da offrire al nostro Paese. E per i conservatori che vogliono salvare questa Repubblica, c’è solo un posto dove stare e una visione da proporre: la tradizione cristiana del nazionalismo che ci unisce.
Lavoro, famiglia e Dio. Sono queste le tre forme di amore che definiscono l’America. E sono questi ideali che il Partito Repubblicano deve ora difendere.
Un lettore europeo potrebbe vederlo come una fusione del motto di Vichy ” Lavoro, Famiglia, Patria ” e del motto nazional-cattolico ” Dio, Famiglia, Patria “, recentemente adottato da Giorgia Meloni o Jair Bolsonaro. Ma non è chiaro se Josh Hawley abbia in mente tutti questi riferimenti.
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I repubblicani possono iniziare a difendere il lavoro dell’uomo comune. Nella scelta tra lavoro e capitale, tra denaro e persone, è ora che i repubblicani tornino alle loro radici cristiane e nazionaliste e comincino a mettere al primo posto l’uomo che lavora.
Il Partito Repubblicano degli anni Novanta ha fatto tutto il possibile per favorire le classi più abbienti. Adattando le politiche pubbliche a loro vantaggio. Riducendo il codice fiscale. Elogiando il loro atteggiamento. Pensate a tutta la retorica sui tagli alle tasse delle imprese. Pensate a tutta la retorica sull’allocazione efficiente delle risorse. Tutto ciò ha significato in realtà maggiori profitti per Wall Street.
Nel frattempo, i lavoratori erano abbandonati a se stessi: le loro fabbriche chiudevano, i loro salari ristagnavano, i loro mutui aumentavano e il valore delle loro case crollava. Dovevano spiegare ai loro figli perché avevano dovuto lasciare la casa in cui erano cresciuti, perché non potevano più andare dal medico mentre i loro padri cercavano di trovare lavoro.
A tutto questo, i repubblicani hanno risposto che era nella natura delle cose.
Vorrei solo far notare che questa non è la tradizione nazionalista e cristiana di questo Paese.
È stato Abraham Lincoln ad esprimerla meglio quando ha detto che “il capitale non è che il frutto del lavoro, che è superiore al capitale e merita maggiore considerazione “.
In questo paragrafo e nei precedenti ricorre la stessa tendenza sociale: anteporre le persone al denaro, le vite al profitto e, in breve, il lavoro al capitale. Questo discorso attinge a diverse fonti: in primo luogo, una tradizione di cristianesimo sociale, alimentata dalla dottrina sociale della Chiesa, che garantisce protezione ai lavoratori e rifiuta la ricerca sfrenata del profitto; ma anche una tradizione propriamente di estrema destra, più corporativa, che pretende di difendere i diritti dei lavoratori contro la finanza anonima e gli ambienti imprenditoriali, ecc. Quest’ultima tradizione può avere sfumature antisemite.
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Theodore Roosevelt si fece portavoce di questa stessa tradizione quando disse: “Sono per gli affari, sì. Ma sono prima di tutto per l’uomo – e per gli affari come sostituto dell’uomo”.
Si noti che Josh Hawley ha scritto una biografia di Theodore Roosevelt quando studiava legge a Yale.
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Questo è lo spirito giusto.
Il Partito Repubblicano di domani, un partito che sarà in grado di unire la nazione, deve mettere le persone prima dei soldi. E il modo per farlo è mettere al primo posto gli interessi dei lavoratori.
La più grande sfida economica del nostro tempo non è il debito, il deficit o il valore del dollaro: è il numero impressionante di uomini abili che non hanno un lavoro di qualità.
Per dare loro un lavoro, dobbiamo cambiare politica.
Stiamo per avere un grande dibattito sull’estensione degli sgravi fiscali. Forse dovremmo iniziare con questa domanda: perché il lavoro dovrebbe essere tassato più del capitale? Non dovrebbe esserlo. Perché le famiglie dovrebbero avere meno sgravi fiscali delle imprese? Le famiglie dovrebbero essere sempre al primo posto.
Sono secoli che non sentiamo la parola “usura”. Eppure ha occupato molti pensatori cristiani nel corso degli anni – e dovrebbe occupare ancora noi. Non c’è alcun motivo per cui le società di carte di credito o le banche che le sostengono debbano essere autorizzate ad addebitare ai lavoratori interessi del 30-40%. Nessun profitto al mondo può giustificare questo tipo di estorsione. Nessuna somma di denaro può giustificare il fatto di trarre profitto dalla sofferenza altrui. I tassi di interesse delle carte di credito dovrebbero essere limitati per legge.
Josh Hawley riprende le antiche condanne cristiane dell’usura, ad esempio nel Medioevo da parte di scolastici come Tommaso d’Aquino. Egli rifiuta i tassi di interesse usurari che priverebbero i lavoratori dei loro mezzi di sostentamento. In questo è vicino alle idee di René de La Tour du Pin (1834-1924), che fece da ponte tra il cattolicesimo sociale e il maurrasimo.
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È ora che i repubblicani sostengano i sindacati dei lavoratori. Non parlo di sindacati governativi o del settore pubblico, ma di sindacati che si battono per i lavoratori e le loro famiglie.
Ho partecipato ai picchetti dei Teamsters. Ho votato per aiutarli a sindacalizzare presso Amazon. Ho sostenuto lo sciopero dei ferrovieri e quello dei lavoratori dell’auto. E ne sono orgoglioso.
Se volete cambiare le priorità delle aziende americane, rendetele di nuovo responsabili nei confronti dei lavoratori americani. Ridate il potere ai lavoratori e cambierete le priorità del capitale”.
Quest’ultima ingiunzione definisce il quadro del pensiero socio-economico di Hawley – non a favore dell’anticapitalismo, ma di una più equa distribuzione dei frutti del capitalismo – che può essere paragonato alle idee corporativistiche o a quelle che promuovono la partecipazione dei lavoratori e la condivisione dei profitti nelle loro aziende.
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Forse uno dei motivi per cui i repubblicani non hanno messo al primo posto il lavoratore negli ultimi anni è che non hanno voluto mettere al primo posto la famiglia del lavoratore.
Il partito di una nazione cristiana deve difendere la famiglia.
Questo ci porta alla seconda parte del trittico, il discorso familista: la famiglia, “unità di base della società”, dovrebbe anche proteggere dalla decadenza delle società moderne.
Il discorso di Hawley, innegabilmente conservatore, diventa qui decisamente sociale, molto incentrato sulle difficoltà materiali degli americani medi nel creare una famiglia, e pone meno enfasi su temi strettamente pro-life. Va notato che sembra riprendere l’antifona del salario familiare – sull’esempio dei progetti dello Stato francese di Vichy – che implica l’idea che le donne debbano rimanere a casa, anche se ciò non viene esplicitamente dichiarato. Hawley sembra inoltre mettere in relazione il lavoro femminile con una relativa diminuzione del reddito familiare.
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È vero che i repubblicani hanno parlato della famiglia. Non hanno mai smesso di parlarne. Ma i repubblicani come Bush raramente si sono fermati un attimo a chiedersi perché così pochi dei loro compatrioti mettono su famiglia. Le persone felici e speranzose hanno figli. Ma sempre meno americani li hanno. Perché? Forse perché l’economia difesa dai repubblicani – l’economia globalista e corporativa che hanno contribuito a creare – è negativa per la famiglia?
Un tempo un lavoratore poteva provvedere alla propria famiglia – moglie e figli – lavorando con le proprie mani. Quei tempi sono ormai lontani. Oggi gli americani si affannano in lavori senza prospettive, lavorando per le multinazionali e pagando cifre esorbitanti per l’alloggio e l’assistenza sanitaria.
Non hanno una famiglia perché non possono permettersela.
Non c’è da stupirsi che siano ansiosi. Non c’è da stupirsi che siano depressi.
Peggio ancora: chi ha figli non può permettersi di stare a casa con loro. Oggi due genitori devono lavorare per guadagnare la stessa cifra, con lo stesso potere d’acquisto che 50 anni fa garantiva un solo stipendio. Gli asili nido pubblici plasmano la visione del mondo dei nostri figli. Gli schermi insegnano ai nostri figli a stimarsi o a svalutarsi. I media e l’industria pubblicitaria informano il loro senso del bene e del male.
Volete mettere la famiglia al primo posto? Rendere facile l’avere figli. E rimettere mamma e papà a casa. Fate in modo che la politica di questo Paese sia una politica di salario familiare per i lavoratori americani – un salario che permetta a un uomo di mantenere la propria famiglia e a una coppia sposata di crescere i propri figli come meglio credono.
Perché la vera misura della forza americana è la prosperità della casa e della famiglia.
I conservatori devono difendere la religione dell’uomo comune.
Tra tutti gli affetti che legano una società, nessuno è più potente dell’affetto religioso: una visione condivisa della verità trascendente.
Quando le nostre teste pensanti si degnano di riconoscere la religione, di solito insistono sul fatto che è la libertà religiosa a unire gli americani. A rigore, questo non è vero. La religione unisce gli americani – e questo è il motivo principale per cui la libertà di praticarla è così importante.
Nell’ultima sezione del trittico, dedicata ai valori religiosi, Hawley compie un sottile spostamento: dalla “libertà religiosa” sancita dalla Costituzione americana, e di fatto un valore cardinale negli Stati Uniti, alla celebrazione della “religione” – che non viene definita, anche se è sottinteso il solo cristianesimo – come principio effettivo della vita comunitaria. Ora, se la libertà religiosa è effettivamente la libertà di praticare la propria religione, essa implica anche la libertà di cambiare religione o di non averne una, un punto che Hawley qui omette consapevolmente.
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Ogni grande civiltà conosciuta dall’uomo è nata da una grande religione. La nostra non è diversa. Sebbene per decenni gli opinionisti abbiano detto agli americani che la religione li divideva, distruggeva la pace civile, li spingeva fuori dai loro confini, la maggior parte degli americani condivide ampie e fondamentali convinzioni religiose : teistiche, bibliche, cristiane.
Anche in questo caso, passiamo da giudizi di fatto a giudizi di diritto : infatti, la società americana – oggi e a maggior ragione ai tempi dei Padri fondatori – non è una società laica, e Dio è onnipresente nel discorso pubblico. Da questa implicita impregnazione del quadro di riferimento cristiano, sembra che Hawley voglia passare a una sorta di quadro normativo, che è proprio ciò che i Padri fondatori si sono preoccupati di escludere, perché sapevano che le questioni confessionali avrebbero potuto effettivamente dividerli. Tutti i riferimenti religiosi e “pubblici” che Hawley adduce sono corretti – ma non affermano tanto norme quanto descrivono le convinzioni dei loro autori.
↓CHIUDERE
La nostra fede nazionale è sancita dalla Dichiarazione di Indipendenza: “Tutti gli uomini sono creati uguali, dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili “.
La nostra fede nazionale è scritta sulla nostra moneta: “In God We Trust”. Il Presidente Eisenhower ha riassunto bene il concetto quando nel 1954 ha detto di questo motto: “Questa è la terra dei liberi – e la terra che vive in soggezione della misericordia dell’Onnipotente su di noi”.
Il consenso delle élite sulla religione è completamente sbagliato. La religione è uno dei grandi fattori unificanti della vita americana, uno dei nostri grandi affetti comuni. I lavoratori credono in Dio, leggono la Bibbia, vanno in chiesa – alcuni spesso, altri no. Ma tutti si considerano membri di una nazione cristiana. E comprendono questa verità fondamentale: i loro diritti vengono da Dio, non dal governo.
Hawley si inserisce chiaramente nella tradizione del giusnaturalismo, che negli Stati Uniti è molto viva e vegeta; anche in questo caso, dà valore normativo a uno stato di cose della società americana, che è molto più religiosa di quella francese, per esempio.
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Gli sforzi compiuti negli ultimi settant’anni per eliminare tutte le vestigia dell’osservanza religiosa dalla nostra vita pubblica sono esattamente l’opposto di ciò di cui la nazione ha bisogno. Abbiamo bisogno di più religione civile, non di meno. Abbiamo bisogno di un riconoscimento aperto dell’eredità religiosa e della fede che unisce gli americani.
Per Hawley, un cristianesimo non confessionale potrebbe svolgere il ruolo di “religione civile” negli Stati Uniti. Ma a parte il fatto che in un certo senso è già così – soprattutto rispetto al secolarismo di stampo francese ” – si potrebbe obiettare che questa è una singolare restrizione della portata e del valore del cristianesimo – anche in questo caso, l’analogia con il ruolo assegnato al cattolicesimo da Maurras è preoccupante.
↓CHIUDERE
La campagna per cancellare la religione americana dalla pubblica piazza non è altro che la continuazione della lotta di classe con altri mezzi: l’élite contro l’uomo della strada, la classe atea dei ricchi contro i lavoratori americani. E non si tratta di eliminare la religione, ma di sostituire una religione con un’altra.
A questo punto il discorso assume toni complottistici, nel senso che il declino religioso osservato negli ultimi decenni negli Stati Uniti non è tanto il risultato di un presunto disprezzo per la religione da parte delle ” élite “, con effetti sociali tutto sommato limitati, quanto un fenomeno di secolarizzazione specifico di molte altre società.
Questa radicalizzazione dell’opposizione è evidente anche quando la “religione delle élite ” viene equiparata a una “religione LGBT ” che sostituirebbe quella vecchia.
↓CHIUDERE
Ogni nazione ha una religione civile. Per ogni nazione esiste un’unità spirituale. La sinistra vuole una religione: la religione della bandiera del Pride. Noi vogliamo la religione della Bibbia.
Ho quindi un suggerimento da dare: rimuovere le bandiere trans dai nostri edifici pubblici e iscrivere invece su ogni edificio di proprietà o gestito dal governo federale il nostro motto nazionale: “In God We Trust “.
I simboli sono importanti.
La maggior parte degli americani, la maggior parte degli americani che lavorano duramente, prova un senso di solidarietà con la fede cristiana. Credono che Dio abbia benedetto l’America; credono che Dio abbia un piano per l’America – e vogliono farne parte. È questa convinzione che dà loro la sensazione che, come scrisse Burke, la nazione sia un “legame tra coloro che vivono, coloro che sono morti e coloro che nasceranno”.
La filosofia di Edmund Burke (1729-1797), altro grande punto di riferimento per il pensiero conservatore, si interroga sulla nazione e sul suo necessario rapporto con la trascendenza come comunità di destino, rompendo con l’illusione del contrattualismo immediato e dell’autoistituzione della società. In questo senso, la comunità politica deve necessariamente fare spazio alla religione come tradizione. È qui che la visione di Hawley, quando si ricollega ai fondamenti del conservatorismo classico, si dimostra più articolata e abile.
↓VICINO
Decenni di sentenze sbagliate e di propaganda delle élite non hanno cancellato le convinzioni religiose degli americani. Non ancora. E questo è uno dei motivi principali per cui abbiamo ancora una nazione. I conservatori devono difendere la nostra religione nazionale e il suo ruolo nella nostra vita nazionale. Devono difendere il più fondamentale e antico dei legami morali – per dirla con Macaulay, “le ceneri dei [nostri] padri e i templi del [nostro] Dio “.
Il riferimento a Macaulay (1800-1859) è tanto più fine nel discorso di Hawley in quanto il filosofo utilitarista viene qui usato controcorrente, per difendere una forma di valore trascendente.
↓CHIUDERE
Lavoro, casa, Dio. Sono le cose che amiamo insieme. Sono le cose che sostengono la nostra vita insieme. Ci rendono una nazione e sono il fondamento della nostra unità.
Ecco cosa significa nazionalismo cristiano, nel senso più vero e profondo del termine. Non tutti i cittadini americani sono cristiani, naturalmente, e non lo saranno mai. Ma ogni cittadino è erede delle libertà, della giustizia e dello scopo comune che la nostra tradizione biblica e cristiana ci offre.
In questa assimilazione di valori nazionali e cristiani, di tradizioni democratiche e agostiniane, troviamo un’immagine speculare, in stile americano, del vivace dibattito degli anni Duemila sulle ” radici cristiane dell’Europa ” e sulla loro possibile inclusione nel preambolo della ” Costituzione europea “.
↓FERMER
Questa tradizione è il motivo per cui crediamo nella libertà di espressione. È per questo che crediamo nella libertà di coscienza. È anche per questo che deploriamo il virulento antisemitismo che si manifesta nelle nostre istituzioni d’élite e nei nostri campus.
Il concetto innominato ma sotteso di “civiltà giudeo-cristiana” serve ad affermare l’idea dell’alleanza con il popolo ebraico – e quindi dell’alleanza americano-israeliana – e illustra anche l’idea di un’identità cristiana intrinsecamente aperta, poiché lascia spazio nella sua narrazione a un’altra comunità. Come terzo “grande monoteismo”, l’Islam, rispetto agli altri due, è un grande sconosciuto in questo testo. È forse per configurarlo come un implicito avversario dei valori nazionali?
↓CHIUDERE
Infine, noto che alcuni di coloro che si definiscono “nazionalisti cristiani” offrono un tono diverso, un sermone di disperazione. Le loro parole fanno presagire la fine dei tempi. Tutto sarebbe perduto, ci dicono. L’America non potrebbe essere salvata – o non varrebbe la pena di salvarla.
Chi viene preso di mira qui ? Forse il complottismo apocalittico di Mons. Viganò; forse anche il comunitarismo radicale di Rod Dreher, l’autore di L’opzione Benedetto, che sostiene una netta separazione tra le piccole comunità cristiane e la maggioranza della società abbandonata al male. Questo rappresenterebbe una rottura con i principi dell’agostinismo politico.
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E da questo luogo di paura, raccomandano politiche spaventose: una chiesa istituita, l’etnocentrismo – un “franco-protestante ” per governarci. Che stupidità!
Anche in questo caso, Josh Hawley prende le distanze dai nazionalisti più estremi, rifiutando ogni razzismo e ogni idea di “religione di Stato”, il che dimostra che, nonostante il suo conservatorismo radicale, potrebbe, in una certa misura, essere inserito nella tradizione liberale americana, in senso originalista.
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Non è la nostra tradizione. Non è ciò in cui crediamo. Non lasciamoci controllare dalla paura. Non torniamo al nazionalismo etnico del vecchio mondo o all’ideologia autoritaria del sangue e del suolo. Non è questo che ci ha lasciato l’eredità cristiana. In questo Paese, difendiamo la libertà di tutti. In questa nazione, pratichiamo l’autonomia del popolo.
Torniamo invece a ciò che ci unisce, in comunione. La dignità del lavoro. La santità della casa. L’amore per la famiglia e per Dio.
Questa è la nostra civiltà. Questa è l’America.
In conclusione, Josh Hawley torna all'”amore”, inteso nel suo senso più immediato – e quindi in grado di parlare agli elettori comuni -: l’amore per i propri cari, per il proprio lavoro, per la propria bandiera, come fondamento di ogni comunità politica. Questo filone agostiniano sottolinea quanto sia stato meditato e articolato questo vero e proprio corso di filosofia politica. Se venisse attuato – il che, in un certo senso, è una sfida, a causa della vaghezza dei suoi aspetti pratici – il programma di civiltà che Josh Hawley delinea significherebbe comunque una rottura con le pratiche politiche dei repubblicani per decenni.
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Le cose che amiamo in comune e su cui è stata fondata la nostra nazione non sono venute meno. Sono avvincenti oggi come lo erano quando Agostino le descrisse per la prima volta. Sono vivi oggi come lo erano quando i primi puritani sbarcarono su queste coste.
Dobbiamo solo impegnarci a difenderli, a rafforzarli e a riaccendere la nostra devozione nei loro confronti;
Quando lo faremo, salveremo la nazione.
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L’ultima volta ho sfatato la nuova narrativa che veniva tirata fuori sulle vittime russe di massa, tutto per deviare dal progressivo collasso dell’Ucraina. Ora questa narrazione si è spostata verso la perdita dell’equipaggiamento russo, con uno sforzo coordinato da parte dei media filo-occidentali per descrivere l’esercito russo come a corto di carri armati, canne di artiglieria e armature, per non parlare della stanca ricostruzione del “basso” tropo delle munizioni.
In una certa misura, penso che ci sia del vero nei problemi dei carri armati e dei mezzi corazzati della Russia, semplicemente nel fatto che non penso che la Russia produca ancora tanti carri armati nuovi di zecca come pensa la maggior parte delle persone filo-russe. Sì, ci sono cifre che parlano di 1.000-1.500 serbatoi all’anno prodotti in giro, ma la stragrande maggioranza di questi riguarda probabilmente tank ristrutturati, che hanno un limite finito. È discutibile quanti nuovi edifici stiano costruendo, con stime del piano base più basso intorno a 200-250 all’anno.
Secondo quanto riferito, l’ unico nuovo carro armato che la Russia ora produce è il T-90M, mentre la produzione sia del T-72 che del T-80 è terminata all’inizio degli anni 2000 circa. Tuttavia, la Russia dovrebbe riavviare la produzione del T-80, e lo ha fatto per i motori a turbina, ma non ancora per gli scafi dei carri armati stessi.
Una stima plausibile è che la Russia stia producendo circa 250-300 T-90M all’anno, poi ristrutturando altri 200-250 vecchi T-72 in T-72B3M, 200-250 vecchi T-80 in T-80BVM, quindi altri 250 vecchi T -62 in T-62M e probabilmente anche un numero uguale di T-55 vengono ora inviati al fronte. Ciò comporterebbe circa circa 1250 “produzione” annue, ma solo una frazione è nuova di zecca e gran parte di essa sono vecchi T-62 e T-55, ad esempio.
Ecco le stime occidentali su come questi carri armati potrebbero diminuire:
Come potete vedere sopra, la Russia può potenzialmente arrivare fino al 2029 e oltre, anche se nel 2027 verrà raggiunto un “punto critico” in cui i carri armati rimanenti sarebbero in cattive condizioni. Tuttavia, qualsiasi carro armato può essere ripristinato, indipendentemente dalla forma, purché si forniscano tutti i nuovi componenti come motori, ecc.
Ma molti esperti occidentali ora sostengono che la Russia si troverà nei guai già nel 2025-2026. Sostengo da tempo che a quel punto la Russia avrebbe aumentato la produzione di nuovi carri armati per compensare le perdite. Una cosa che gli “esperti” filo-occidentali tralasciano è che le recenti perdite di carri armati russi sono scese a livelli estremamente bassi, anche secondo i loro stessi calcoli:
Il 24 giugno, come si può vedere, registra le perdite più basse della guerra, pari a 56, con luglio non ancora stampato ma probabilmente più basso o inferiore. Tieni presente che anche le perdite di cui sopra sono in genere sopravvalutate poiché elencano tutto ciò che viene colpito anche se il carro armato è recuperabile, e probabilmente contano anche il doppio. Ma fornisce comunque una buona indicazione delle tendenze.
Nell’immagine sopra puoi vedere la quota delle perdite dei T-62 che aumenta quest’anno e la quota dei T-72 che diminuisce nel tempo.
Se la Russia manterrà gli attuali ritmi di perdita, questi potranno durare a lungo, soprattutto considerando che anche le attrezzature dell’Ucraina stanno peggiorando nel tempo. Ma ovviamente la preoccupazione principale della Russia non sarebbe l’Ucraina, ma piuttosto il logoramento delle proprie forze armate fino al punto in cui la Russia sarebbe indifesa contro la NATO. Una Russia indebolita con pochi carri armati rimasti sarebbe considerata matura per essere presa e avrebbe poca deterrenza contro ulteriori aggressioni della NATO in futuro. Pertanto, la Russia ha bisogno di mantenere adeguate forze armate di riserva per scoraggiare una NATO determinata a rafforzare le proprie forze al confine russo.
È importante ricordare, tuttavia, che le forze armate della NATO – escludendo gli Stati Uniti – sono così pietosamente basse che anche una Russia fortemente impoverita le supererebbe di gran lunga. Germania, Francia e Regno Unito hanno appena 300 carri armati funzionanti su tre. Sono gli Stati Uniti di cui la Russia dovrebbe preoccuparsi, ma anche la forza dei carri armati americani non è così forte come una volta, con recenti dati ufficiali che mostrano solo circa 900 carri armati attivi nell’esercito.
Più interessante è la discussione sui barili, in cui l’Occidente sostiene che la Russia sta soffrendo i suoi problemi più critici in questo momento. Gli “esperti” occidentali ora affermano che la Russia produce solo 100 barili di artiglieria all’anno e che hanno solo una macchina straniera per farlo.
E si noti l’astuta insinuazione secondo cui i russi untermensch possono solo rubare macchine per forgiare ai superiori austriaci e tedeschi o comprarle dagli americani.
Il problema è, come ho già riferito in precedenza, che gli stessi Stati Uniti hanno una sola linea di produzione di canne di artiglieria in tutto il paese, presso l’ Arsenale Watervliet di New York , e indovinate quale macchina utilizza? Lo stesso identico GFM austriaco della Russia.
A sinistra: Watervliet Arsenal nello stato di New York
A destra: la fabbrica Motovilikha a Perm, in Russia
Scarica
La stessa identica macchina GFM in entrambi.
In effetti, questo articolo dell’inizio di quest’anno menziona come l’unico produttore di canne di artiglieria degli Stati Uniti non abbia nemmeno la capacità di creare canne calibro 52 più lunghe con una portata maggiore per dare agli M109 ucraini una migliore capacità. Per questo motivo sono costretti a prendere in considerazione la produzione delle canne presso la Rheinmetall Waffe Munition, Unterlüß, in Germania. Ricordiamo che gli Stati Uniti non possono nemmeno progettare le canne dei propri carri armati: i carri armati Abrams utilizzano canne tedesche Rheinmetall Rh-120.
Si discute dell’intelligence segreta degli anni ’60, ’70 e ’80 riguardante il trasferimento delle macchine forgiatrici di botti austriache all’URSS. E ragazzo, lascia che te lo dica: i numeri sono incredibilmente enormi .
Qui si afferma che l’URSS inizialmente acquistò 26 fucine rotanti GFM:
Leggi l’articolo per maggiori dettagli se sei interessato. Elenca l’acquisto da parte dell’URSS di ulteriori fucine in seguito, sebbene molte di esse furono utilizzate per tutti i tipi di canne di mitragliatrici, carri armati, mortai di grandi dimensioni come il Tyulpan da 240 mm, ecc.
E che sai, ha anche una foto dell’arsenale Watervliet di New York, che conferma l’utilizzo della stessa macchina austriaca GFM SXP-55:
Ma ecco la cosa più importante: quanti barili potrebbe produrre l’URSS all’anno con tutte queste macchine? La CIA ci informa opportunamente:
Ora, sappiamo tutti che la Russia non è l’Unione Sovietica, e si dice che anche la capacità di produzione annuale di carri armati della Russia di circa 1.200 carri armati sia 1/4 della capacità massima sovietica della Guerra Fredda di 4.000 carri armati all’anno. Ma quanto credi che sia credibile che la Russia ora possa produrre solo 100 barili all’anno, quando con le stesse macchine in precedenza poteva produrne fino a 250.000 ?
E pensi che la Russia abbia buttato via tutte quelle dozzine di macchine e ne sia rimasta solo una? Se sono così scarse come sostiene l’articolo dell’Economist, allora come mai una rapida ricerca sul web mostra che le aziende russe stanno letteralmente cercando di vendere queste macchine su siti coreani? Ecco un GFM SXP-55 situato da qualche parte a Rostov sul Don:
Per caso ne stai cercando uno sul mercato?
Inoltre, va notato che la Russia non ha nemmeno bisogno di queste macchine speciali austriache per produrre botti. Puoi realizzare barili senza di loro, semplicemente ci vuole più tempo. La macchina rotativa consente di martellare comodamente la canna grezza da tutti i lati, riducendo i tempi di diversi fattori. Il rapporto della CIA conferma anche questo:
Anche se la capacità della Russia fosse 1/100 di quella dell’URSS, ciò significherebbe la produzione di ben più di 100 barili all’anno, come sostiene ridicolmente l’Occidente.
È interessante notare che, alla luce di tutto ciò, un recente articolo del RUSI (Royal United Services Institute) del mese scorso ha proposto di ricalibrare l’intera strategia per sconfiggere la Russia: invece di cercare di sconfiggerla cineticamente sul campo di battaglia, ora vedono che la Russia può solo essere sconfitto eliminando il suo settore economico-difensivo:
Propongono di farlo non bombardando fisicamente gli impianti di produzione, ma piuttosto lavorando per tagliare i legami del settore della difesa russo con le catene di approvvigionamento e fornitura occidentali; per esempio
In fin dei conti, tutto il panico di cui sopra riguardo alle perdite di equipaggiamenti russi ha lo scopo di mascherare il fatto che la stessa Ucraina si sta avvicinando sempre più alla capitolazione. La situazione è diventata così grave che anche Zelenskyj ora afferma apertamente che la “fase calda” della guerra finirà entro la fine dell’anno, come nella sua ultima intervista durante il viaggio nel Regno Unito:
Quasi tutti gli altri dicono la stessa cosa, ad esempio Arestovich nella sua ultima intervista, che afferma che l’Ucraina darà un’offensiva finale “evviva” nell’ottobre di quest’anno, e quella sarà una conclusione:
Molti credono che all’Ucraina sia stato ordinato di sferrare un’ultima potente offensiva poco prima delle elezioni, per dare a Biden – se è ancora lì – una spinta trionfante in classifica. E se l’offensiva dovesse fallire in modo massiccio – come giustamente accadrebbe – allora potrebbe essere il canto del cigno dell’AFU.
Allo stesso modo, l’ex capo del CFR Richard Haass è andato in onda per ribadire che l’Ucraina non ha alcuna possibilità di riprendersi alcuna terra e che la nuova politica deve essere quella per gli Stati Uniti e i suoi alleati semplicemente per proteggere ciò che lui chiama “il nucleo dell’Ucraina”:
È solo un altro modo eufemisticamente morbido per dire: “Lasciamo che la Russia si prenda la sua terra e proteggiamo l’Ucraina, uno stato-stato, finché esiste ancora”.
E, naturalmente, il più grande insabbiamento di tutti – per il quale viene inventata la deviazione russa dalla “crisi delle attrezzature” – è semplicemente la velocità con cui le AFU stanno ora perdendo terreno. Giorno dopo giorno, le forze russe continuano a liberare chilometri in ogni uscita, con numerosi insediamenti e villaggi che cadono ogni settimana.
Solo un paio di mesi fa scrivevo qui della linea di difesa occidentale dell’AFU nella regione di Donetsk a Progress/Prohres, che all’epoca era ancora lontana dalle forze russe con diversi altri insediamenti tra di loro.
Beh, indovina un po’? Ad oggi, le forze russe sono entrate e hanno catturato completamente Progress/Prohres:
È una città chiave sulla linea di difesa del fiume Vovcha, che doveva essere l’ultima riserva dell’Ucraina in quella regione.
Ora mi dicono importanti progressi verso l’Ugledar MSR:
Secondo quanto riferito, alcune forze russe di ricognizione/screening hanno raggiunto l’autostrada, e si dice che ora sia sotto controllo del fuoco, il che significa che Ugledar potrebbe presto essere parzialmente circondato e in grossi guai.
Ci sono molte altre catture, tanto che non posso nemmeno elencarle tutte. Ivano-Darovka, a ovest di Sporne e a sud di Seversk, è stata presa:
Ci sono molte altre catture, tali che non posso nemmeno elencarle tutte. È stata presa Ivano-Darovka, a ovest di Sporne e a sud di Seversk:
Le zone di Toretsk e Niu York sono in pericolo. Nuove avanzate si stanno spingendo in profondità nel centro di Pivnichne mentre parliamo:
Ingrandimento:
E Niu York continua a essere trafitta da un profondo saliente:
Questo è significativo perché la stessa Toretsk si sta lentamente accerchiando e, una volta caduta nel futuro più profondo, inizierà a formarsi un calderone molto più stretto sulla critica Konstantinovka, che sarà una delle battaglie chiave dell’intera guerra:
Cosa notate nella mappa qui sopra?
Ecco Bakhmut:
In effetti, Konstantinovka e Bakhmut sono molto simili per dimensioni e popolazione. La conquista di Konstantinovka apre la strada ai gioielli della corona finale: Slavyansk e Kramatorsk.
Certo, la strada è ancora lunga. Ma i progressi sono ormai inarrestabili, come si può vedere.
Un piccolo aggiornamento interessante: un mercenario australiano di nome Brock “Chippy” Greenwood è stato recentemente ucciso in Ucraina, secondo quanto riferito a Makeevka, sul fronte di Svatove-Kupyansk:
Ma ciò che era più interessante è che era in realtà un poster attivo su Reddit, che forniva aggiornamenti e rispondeva a domande sulla guerra: .
Qui esprime la frustrazione per l’incapacità dei profani di capire quanto sia buono l’EW russo:
Poi dice che la maggior parte dei soldati occidentali non riesce a comprendere il tipo di guerra che si sta combattendo:
In uno dei momenti più rivelatori, qualcuno gli chiede delle famigerate tattiche russe “a onde di carne”, un mito che Chippy sfata:
Qui dice che l’addestramento della NATO è una barzelletta, confermando qualcosa che abbiamo discusso a lungo qui:
Un’altra confutazione schiacciante di una falsa narrazione. Ricordiamo con quanta amarezza l’Occidente si aggrappa alla canard che l’Ucraina “supera di gran lunga” la Russia nella produzione di droni/guerra, ecc. Chippy rifiuta categoricamente questa nozione e afferma il contrario: è l’AFU che non può competere con la produzione russa di droni:
Ma guarda un po’!
E infatti lo conferma due volte-leggi attentamente: .
Non è affascinante come le informazioni trasmesse direttamente da effettivi mercenari in prima linea sempre contraddicano le narrazioni popolari pro-UA? Questo deve essere il terzo o quarto mercenario che presentiamo qui – ricordate la serie di Willy OAM – che dice la stessa identica cosa. .
In effetti, egli cita Willy qui dopo che alcuni commentatori lo hanno denigrato:
Ed ecco che riporta sulla terra un pazzoide con il lavaggio del cervello che crede che la Russia subisca perdite 10:1:
Beh, tanto di cappello a lui:
—
Un’ultima informazione:
Di recente si è verificato un grosso fiasco nella 59a brigata ucraina, che è stata gravemente devastata. Non solo si parla di come l’intero personale di punta della brigata sia stato spazzato via, ma anche del fatto che un battaglione “Skhval”, appena reclutato e composto da soli detenuti, è stato inviato a rinforzare la brigata con scarso addestramento, il che ha portato a ulteriori massicce perdite della brigata.
–
Alcuni ultimi dettagli:
In primo luogo, alla luce di alcune delle discussioni di cui sopra sulle capacità russe dei droni e dell’EW, il famoso corrispondente Kharchenko riferisce dal fronte di Kharkov-Volchansk e conferma che l’EW russo sta funzionando molto bene nel respingere la potenza dei droni dell’AFU:
La traduzione automatica può essere un po’ imprecisa, quindi ecco un resoconto:
Ho passato una giornata con le unità di guerra elettronica nella direzione di Kharkov. Ora posso dire con certezza che la guerra elettronica funziona. .
I droni ucraini vengono identificati e distrutti. Ho visto con i miei occhi come si girano gli “uccelli” e cadono flosci nei campi. L’artiglieria, l’aviazione e la difesa aerea si sentono, ma la guerra elettronica non si sente. Ecco perché spesso si sente dire che i nostri sistemi non funzionano. Senza copertura elettronica ci sarebbero molte volte più droni. .
Sul fronte cominciano a comparire aree che i droni nemici evitano. Ma, naturalmente, la guerra elettronica non è una garanzia al 100%. È impossibile intercettare tutto. In primo luogo, il nemico ha sempre più droni e, in secondo luogo, cambia continuamente frequenza. I nostri ragazzi lavorano al massimo e con puro entusiasmo. Loro stessi raccolgono costantemente qualcosa ed escogitano modi per intercettare i droni nemici. .
La guerra elettronica è solo uno dei mezzi per distruggere gli UAV nemici, e questi mezzi devono essere usati insieme ad altre misure. E, naturalmente, abbiamo bisogno di più persone e di moderni mezzi di soppressione. .
Alexander Kharchenko
Un altro corrispondente di spicco, Sladkov, è uscito oggi da un incontro con il Ministro della Difesa Belousov, dove molti altri corrispondenti hanno nuovamente avuto una discussione molto franca. Sladkov si è detto molto ottimista e ha affermato che sono in arrivo molte cose importanti:
Non solo la Russia sta sviluppando nuovi sistemi EW da inserire a breve sui carri armati di fabbrica, ma Belousov ha riferito che sono stati finalmente messi a bilancio degli hangar per aerei per proteggere le basi aeree russe dagli attacchi degli UAV e delle munizioni a grappolo, tra le altre cose.
A proposito del Ministero della Difesa, il Comandante supremo Gerasimov ha visitato il fronte, in particolare il posto di comando del Gruppo Vostok, consegnando premi a coloro che hanno liberato Urozhaynoye (Harvest). Ha anche avuto modo di visitare in prima persona alcuni dei più recenti robot terrestri che le truppe hanno messo a punto:
:
A questo proposito, è stato confermato che i Marines della 40a flotta russa del Pacifico hanno partecipato a quel selvaggio assalto in motocicletta in stile Mad Max a Urozhaynoye, descritto in un resoconto più vivido qui:
E per quanto riguarda i robot UGV, ecco un altro progetto recente:
Infatti, sempre più forze armate russe stanno integrando grandi droni nelle loro consegne logistiche:
—
Una delle immagini più nitide di sempre di un Mi-28NM russo che spara con il suo LMUR, ora denominato Kh-39, verso le posizioni ucraine:
—
Uno dei primi casi evidenti di abbattimento di un ATACMS, come si può vedere dal fatto che il suo corpo è rotto da quella che è probabilmente un’esplosione a frammentazione di un missile Buk o equivalente:
Data di fabbricazione 2002:
Geolocalizzazione: 48.542851,39.381282 su un campo a Lugansk: .
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L'”evento” di Trump è arrivato e passato, e in realtà non siamo più vicini a sapere esattamente cosa sia successo, poiché i dettagli sono diventati solo più contorti, con infinite teorie cospirative lanciate da esperti entusiasti di clic e rabbia. Naturalmente, ciò include anche i media stessi, che hanno diffuso la teoria del complotto più insensata di tutte: che l’Iran potrebbe essere stato responsabile del tentativo di assassinio di Trump.
Ma non intendo entrare nel nocciolo della questione perché è inutile fare l’investigatore su un evento i cui principali autori sono noti a tutti con un minimo di abilità logica.
L’aspetto più interessante è come le cose siano tornate alla relativa normalità dopo una circostanza così importante e potenzialmente epocale. I democratici hanno fatto del loro meglio per riportare la narrazione politica allo status quo e dimostrare che le possibilità elettorali di Trump non sono state eccessivamente aumentate. È abbastanza difficile dirlo in questi giorni, poiché la divergenza epistemica tra le due parti è diventata così vasta che ciascuna opera letteralmente nella nebbia di una realtà separata. I sondaggi democratici mostrano che Biden è ancora in vantaggio, mentre altri sondaggi mostrano una situazione catastrofica per le possibilità di rielezione di Biden.
C’è un profondo senso di normalità in America, con le masse apparentemente impermeabili a qualsiasi senso di sventura o terrore. Ma se si esaminano gli “scenari peggiori” nel corso dell’ultimo anno, quasi tutti sono stati colpiti uno dopo l’altro. Ad un certo punto, ad esempio, sembrava inconcepibile che un recente presidente potesse essere accusato o incarcerato, eppure è stato fatto a Trump. Ora, molti pensavano che fosse una fantasia improbabile provare a portarlo fuori in modo cinetico, e ora abbiamo visto accadere anche questo.
Quale sarà la prossima ascia a cadere?
Molti considerano inconcepibile che l’America possa scoppiare in una guerra civile o in una violenza politica di massa incontrollata e sfrenata e in un conflitto aperto. Il pensiero spaventoso è che tutti i precedenti “inconcepibili” si sono avverati rapidamente, e per di più senza ostacoli. Le cose sembrano tranquille, quindi un’escalation così drastica sembra intrinsecamente “improbabile”. Eppure, come affermato, in perfetta sequenza, tutti gli improbabili precedenti sono stati colpiti uno dopo l’altro: perché dovremmo aspettarci che la spirale dell’escalation si fermi? Razionalmente parlando, dovremmo essere preparati al prossimo calo di scarpa poiché lo Stato profondo fa tutto ciò che è in suo potere per impedire a Trump di essere eletto.
In effetti, lo Stato profondo è ora in guai peggiori, non solo perché ha dato energia alla base di Trump con il colpo fallito, ma perché ha inavvertitamente messo la museruola alla propria retorica. D’ora in poi dovranno stare molto più attenti a ciò che dicono per non essere accusati di incitamento alla violenza, ma questo di fatto toglie loro l’arma più potente: le minacce implicite contro i loro avversari ideologici.
Certo, questo non li fermerà del tutto – e in effetti, ci sono già state dichiarazioni da parte della Casa Bianca secondo cui “nessun cambiamento” sarà apportato alla loro retorica. Ecco Karine Jean-Pierre che afferma di esprimere proprio questo, con il massimo tatto consentito dalla sua doppiezza:
Inoltre, i personaggi dei media di regime – come se fossero patologicamente incapaci di aiutare se stessi – hanno continuato a fischiare “accidentalmente” le stesse minacce alla loro base radicalizzata e propagandizzata:
Guardate anche il comandante in capo, cretino e immorale, coprire le sue tracce con una serie di errori e scuse:
In effetti, i Democratici, la Sinistra e gli alleati dello Stato profondo hanno categoricamente fatto marcia indietro affermando di non essere stati loro a spingere la divisione e di essere il partito dell’unità e della riconciliazione, ma tutti quelli che sono stati anche solo parzialmente consapevoli per il momento ultimi anni sa che è una bugia:
Nonostante tutto ciò, però, i democratici saranno costretti a moderare un po’ la loro retorica, e questo li danneggerà; dovranno ripensarci continuamente, e le prove sono già emerse con l’annuncio dell’amministrazione Biden che tutti gli annunci attualmente pianificati sarebbero stati rimossi e reimpostati, poiché apparentemente contenevano tutti un linguaggio piuttosto “incitante” contro Trump:
In secondo luogo, dal momento che lo Stato profondo aveva pianificato di avere successo e di liberarsi del problema Trump, la storica sconfitta riduce le loro possibilità di riprendere un attacco del genere contro Trump o altri candidati fastidiosi. Ora sono stati costretti almeno a fingere preoccupazione e precauzione facendo concessioni sulla sicurezza che faranno il gioco del campo della resistenza:
Ma anche se gli ultimi sviluppi hanno assicurato che Trump vincesse le elezioni, il suo quasi assassinio ci ha insegnato una lezione molto importante: che la destra non si “ribellerà” né intraprenderà una sorta di drammatica guerra civile in stile hollywoodiano nell’immediato futuro. , anche se si dovessero verificare ulteriori aggravamenti di tipo terminale, come il furto totale delle elezioni entro la fine dell’anno.
Molti a destra ora si vantano che non è stato acceso un solo fuoco, né un’anima è stata ferita in seguito ad un tentativo di colpire apertamente il loro candidato. Tuttavia, alcuni si aggrappano ancora alla fantasia secondo cui, se l’attentatore avesse avuto successo, sarebbe scoppiata una guerra civile esplosiva. Ma data la totale normalità e calma anche di fronte al quasi disastro, è diventato evidente che la maggioranza degli americani normali non “si solleverà” tanto presto. Che si tratti di un livello di comfort da primo mondo che deve ancora essere completamente eroso, o della propaganda di massa, o di semplici decenni di docilità imposti loro dall’establishment, è difficile saperlo con certezza. Ma è chiaro che nessuno “si solleverà” nel modo in cui alcuni hanno immaginato nell’immediato futuro.
Ciò mi ha portato a riflettere su comepotrebbe effettivamente apparire una potenziale guerra civile se iniziasse, e ciò che ho concluso è che dovrebbe essere per volere di governi statali forti che avviano alcune importanti azioni antifederali. Il Texas, ad esempio, potrebbe avviare alcune delle mosse anti-Fed promesse molto tempo fa dal governatore Abbott, portando alla chiamata dei cittadini nella Guardia Nazionale o addirittura dichiarando la chiamata alle armi di varie milizie statali. La maggior parte delle persone non sa che la Guardia Nazionale è in realtà controllata dallo Stato , con il governatore come comandante in capo. Diventa “federalizzato” solo su ordine esplicito del Presidente per una specifica missione federale, che in circostanze così terribili potrebbe essere ignorata dallo Stato, innescando così un conflitto. Ron Desantis, infatti, ha già minacciato di farlo, tra le altre cose.
Ecco come sarebbe una vera “guerra civile”: non repubblicani spontanei armati di fucili che prendono d’assalto le strade quando il loro candidato viene derubato per la seconda volta nelle elezioni. Tuttavia, se un simile ipotetico sforzo guidato dallo Stato dovesse prendere il via, allora potrebbe stimolare movimenti più spontanei dei cittadini sul campo.
Menziono tutto questo perché abbiamo iniziato l’articolo con l’idea che stiamo vivendo in un’epoca di pregiudizi alla normalità, dove tutti i precedenti scenari “inconcepibili” stanno lentamente realizzandosi. Pertanto, non possiamo più escludere del tutto la possibilità che possa succedere qualcosa durante le prossime elezioni, poiché la situazione è diventata più tesa che mai.
Per un po’ di tempo ho nutrito la brutta sensazione che durante le prossime elezioni potremmo vedere l’equivalente americano della crisi costituzionale russa del 1993 – sai, quella :
Dove Boris Eltsin arrivò su un carro armato per smantellare il parlamento russo e centralizzare il proprio potere. Personalmente, non penso che l’America si trasformerà ancora in una vera e propria guerra civile, ma che potremmo vedere il nostro primo “avvicinamento” durante queste elezioni, che potrebbe materializzarsi come una sorta di piccolo scontro militare nella capitale tra le due parti. e i loro sostenitori, una sorta di J6 sovralimentato.
Perché non ci sarà ancora una vera guerra civile? Principalmente perché gli americani sono ancora troppo a loro agio, e il grande inganno israeliano sta appena cominciando a farsi strada nella coscienza pubblica:
Potrebbe volerci un altro decennio perché tutto ciò arrivi veramente al punto in cui il cittadino medio si renda conto che tutto il sangue e i tesori dell’America sono andati in bancarotta esclusivamente a beneficio della creazione del Regno di Israele in Medio Oriente. Solo allora le cose potrebbero intensificarsi fino al punto di un conflitto aperto, anche se potrebbe essere rapidamente messo in discussione dal collasso di Israele come nazione, che non è del tutto escluso nei prossimi anni, a quanto pare.
Piano “C” per il collasso
Quali sono i piani dei democratici e dello Stato profondo se non riuscissero a fermare la rielezione di Trump? Sappiamo che l’amministrazione corrotta di Biden ha disperatamente nascosto la distruzione dell’economia statunitense. Ogni possibile metrica è stata incollata e mentita.
“La disoccupazione è bassa!” Si è rivelata una frode, poiché i cittadini americani reali hanno perso milioni di posti di lavoro negli ultimi anni e solo i migranti illegali hanno beneficiato di nuovi posti di lavoro, e per giunta part-time.
“L’inflazione è scesa ai minimi storici!” Frode totale. L’inflazione si aggrava su base annua. Solo perché è sceso al 2-3% quest’anno non annulla il massiccio danno inflazionistico degli ultimi quattro anni di amministrazione Biden. L’inflazione calcolata a partire da 4-5 anni fa è in realtà aumentata del 30-50% se non di più.
“La criminalità è più bassa che mai!” Un’altra bugia perpetrata . Si scopre che la maggior parte delle città e dei distretti democratici hanno smesso di denunciare i crimini all’FBI, con il risultato che le cifre sono “più basse”.
Allo stesso modo, i funzionari di Biden continuano a minimizzare l’invasione dei migranti, che è stata la più grande e la più catastrofica socialmente ed economicamente nella storia della nazione. È chiaro che stanno “imbottigliando” un livello senza precedenti di devastazione nazionale per poi “liberarlo” nel momento da loro scelto.
Riesci a indovinare quando sarà quel momento?
I loro piani legali contro Trump sono falliti, i loro piani per tenerlo fuori dal ballottaggio sono falliti, i loro piani per rimuoverlo definitivamente con la forza cinetica sono falliti. Quindi, se riuscisse a superare l’ultima fase della tempesta e riuscisse a essere rieletto, gli resterebbe solo un ultimo Piano “C”: scatenare il Cigno Nero economico per sprofondare la presidenza Trump in crisi e disordini storici.
Perfino Janet Yellen ha recentemente iniziato ad ammettere che il dollaro americano è di fronte al suo destino:
Credo che tutte quelle profonde disfunzioni che l’attuale amministrazione ha imbottigliato verranno “rilasciate” sulla presidenza Trump. Si permetterà che il vero stato dell’economia venga testimoniato in pieno, e gli attori dell’establishment radicato potrebbero persino attivare i fattori scatenanti per accelerarne il collasso, non solo per macchiare l’immagine del mandato presidenziale di Trump, ma per rovinare ogni possibilità di un successo globale e radicale. riforme che presumibilmente cerca di avviare.
È interessante notare, tuttavia, che le idee di riforma di Trump e Vance sono così radicali – alla Javier Milei – che potrebbero benissimo accogliere favorevolmente una sorta di “collasso” iniziale al fine di ristrutturare e ricalibrare radicalmente il sistema. Ad esempio, Vance ha ora dichiarato pubblicamente che svalutare il dollaro USA potrebbe essere una buona cosa, ai fini del protezionismo commerciale e dell’eliminazione del globalismo parassitario:
Se a questo aggiungiamo gli altri progetti radicali di Trump, come l’abolizione dell’imposta sul reddito, potremmo presto trovarci in acque inesplorate, piene di oscillazioni economiche imprevedibili e selvagge. Tali circostanze creerebbero allo stesso modo condizioni mature affinché i sabotatori dell’establishment possano portare l’economia al collasso sotto la maschera delle “riforme” di Trump, prendendo due piccioni con una fava; ciò consentirebbe loro di effettuare il Grande Reset sul sistema finanziario, il tutto incolpando una depressione storica causata dalla “sconsideratezza fiscale di Trump”.
In ogni caso, possiamo essere sicuri che, se vincesse, faranno tutto ciò che è in loro potere per sabotare l’economia e affogare il suo mandato nel caos, punendo nel frattempo la sua “deplorevole” base.
Prevedo un Eschaton americano: la fine dell’America come la conosciamo. Sarà una Quarta Svolta, ma sarà una Quarta Svolta che va contro di noi. Il modo esatto in cui avverrà il nostro eschaton è molto più difficile da prevedere. La fine dell’America come la conosciamo non significa necessariamente un’apocalisse nucleare, il collasso del governo o la secessione. Potrebbe semplicemente significare una trasformazione dell’America in qualcosa di non americano. (La rivoluzione russa del 1918 segnò la fine della Russia come la conoscevano i russi dell’epoca, per esempio.)
In effetti, egli giunge alle mie stesse conclusioni sull’imminente collasso economico:
Immaginate, se volete, che i membri più intelligenti della classe dirigente abbiano concluso che è molto probabile che Trump vinca; immaginiamo, inoltre, che credano che la calamità economica sia inevitabile o che la guerra globale sia inevitabile o necessaria. Se così fosse, allora avrebbe senso consentire l’elezione di Trump e quindi “accelerare” i progressi verso questi eventi. Perché?
Se sotto l’amministrazione Trump si verificasse un collasso economico (magari dovuto alla de-dollarizzazione), Trump verrà incolpato nello stesso modo in cui Herbert Hoover fu incolpato per la Grande Depressione; e proprio come le politiche economiche di Hoover sono state completamente screditate per generazioni, lo stesso accadrà a quelle di Trump. Inoltre, le condizioni economiche che ne deriverebbero potrebbero aprire la strada a un nuovo Roosevelt a sinistra con le consuete promesse socialiste di migliorare le cose.
E anche se non credo che sia una certezza assoluta, e che ci sia la possibilità che Trump possa trionfare sullo Stato Profondo, che è certamente in uno stato molto indebolito e che è in attesa del colpo mortale da parte di un forte fronte patriottico unito, sono comunque d’accordo con la conclusione inquietante finale di Tree of Woe:
Il futuro è incerto. Ma il tentativo di omicidio di ieri dovrebbe essere un campanello d’allarme per le persone normali e i babbani che continuano a credere che “non succede mai nulla”. Le cose stanno accadendo e il peggio deve ancora venire. Non posso dire se il futuro riservi un divorzio nazionale, una guerra civile, una calamità economica o una guerra globale. Purtroppo, l’unica cosa che meno mi aspetto è il trasferimento pacifico del potere al prossimo presidente.
Venerdì ho detto che domenica avrei fatto un post su Substack.
Poi, sabato, un uomo armato ha tentato di assassinare il Presidente Trump in diretta TV. Non ci è riuscito, ma è stato un momento orribile e storico, che tutti ricorderemo per gli anni a venire.
Non ho nessuna nuova informazione da offrire che non stia già circolando nei nostri ambienti, né vedo molto valore nello speculare sull’evento quando altri con più qualifiche di me lo hanno già fatto. Lasciatemi quindi dire che sono grato a Dio che il Presidente Trump sia sopravvissuto all’attentato e sono impressionato dal coraggio e dalla determinazione che ha dimostrato nella sua risposta. Sono anche profondamente rattristato per le vittime subite dai passanti innocenti, per i quali è stato istituito un GoFundMe. .
Dati gli eventi di ieri, sembra ragionevole oggi rivedere l’imminente Escatone americano e aggiornare le mie previsioni alla luce del verificarsi di un attentato. .
L’Eschaton americano è un termine che ho coniato per descrivere la fine dell’America come la conosciamo, e già il 27 settembre 2023 avevo previsto che mancavano 16 mesi.
Tra sedici mesi (472 giorni, per l’esattezza), il 25 gennaio 2025, il prossimo Presidente degli Stati Uniti presterà giuramento. In un anno normale, in un decennio normale, in una nazione normale, il prossimo Presidente sarebbe ovvio. Sarebbe Donald Trump…
Ma questo non è un anno ordinario, né un decennio ordinario, né una nazione ordinaria, e quindi non andrà così…
Prevedo un Escaton americano: la fine dell’America come la conosciamo. Sarà una quarta svolta, ma sarà una quarta svolta che andrà contro di noi. Il modo esatto in cui avverrà il nostro eschaton è molto più difficile da prevedere. La fine dell’America come la conosciamo non significa necessariamente apocalisse nucleare, collasso del governo o secessione. Potrebbe semplicemente significare una trasformazione dell’America in qualcosa di non americano. (La Rivoluzione russa del 1918 fu la fine della Russia come la conoscevano i russi dell’epoca, per esempio).
Come avverrà la mia profezia sulla fine dell’America come la conosciamo? Ho previsto che potrebbero verificarsi diverse possibilità:
Trionfo manageriale;
Crollo gestionale;
Divorzio nazionale pacifico;
Guerra civile (divorzio nazionale violento); oppure
Guerra globale
Ecco come la vedevo quando ho scritto l’articolo 11 mesi fa:
Il trionfo manageriale è probabile che si verifichi se:
o Trump viene rimosso dalle urne per via legislativa, con l’incarcerazione o con l’assassinio; o si ricorre a frodi elettorali per impedirgli di competere in modo equo; o si trova un pretesto per annullare del tutto le elezioni; e
O la destra non reagisce a questo risultato con qualche forma di azione diretta; o la destra reagisce, ma in modo inefficace e stupido, e in seguito crolla di nuovo nella passività; e
L’élite manageriale riesce a evitare un collasso sistemico dovuto ad altre cause.
Il collasso manageriale si verificherà se:
Trump sarà rimosso dal voto per via legislativa, con l’incarcerazione o con l’assassinio; o si ricorrerà a frodi elettorali per impedirgli di competere in modo equo; o si troverà un pretesto per annullare del tutto le elezioni; e
O la destra non reagisce a questo risultato con qualche forma di azione diretta; o la destra reagisce, ma in modo inefficace e stupido, e in seguito crolla di nuovo nella passività; e
L’élite manageriale non riesce a evitare un collasso sistemico dovuto ad altre cause.
La destra potrebbe innescare un divorzio nazionalese:
Trump viene rimosso dal voto per via legislativa, con l’incarcerazione o con l’assassinio; oppure si ricorre a frodi elettorali per impedirgli di competere equamente; oppure si trova un pretesto per annullare del tutto le elezioni; e
In risposta, uno o più Stati rossi secedono dall’Unione, rifiutano di riconoscere il governo di Washington D.C. o provocano in altro modo un divorzio nazionale; e
Il governo federale, forse sotto pressione internazionale o indebolito dal crollo del petrodollaro, permette questa secessione o almeno non si oppone.
La sinistra potrebbe innescare un divorzio nazionale se:
Trump venisse eletto nuovamente alla presidenza per attuare la sua piattaforma “Dark MAGA”; e
In risposta, uno o più Stati blu secedono dall’Unione, rifiutano di riconoscere la presidenza Trump o provocano in altro modo un divorzio nazionale; e
Il governo federale, forse sotto pressione internazionale o indebolito dal crollo del petrodollaro, permette questa secessione o almeno non si oppone.
Gli Stati Uniti potrebbero scivolare nella guerra civile se:
Qualunque fazione perda le elezioni del 2024 (sinistra o destra) tenta una secessione pacifica; e
Il governo federale risponde con un’azione militare e viene accolto da una contro-forza militare da parte degli Stati.
Gli Stati Uniti potrebbero anche cadere in guerra civile se:
Trump viene rimosso dalle urne per via legislativa, con l’incarcerazione o con l’assassinio; oppure si ricorre a frodi elettorali per impedirgli di competere in modo equo; oppure si trova un pretesto per annullare del tutto le elezioni; e
La destra risponde violentemente e il governo non riesce a spaventare o a pacificare rapidamente l’insurrezione con un’azione militare o di polizia.
In alternativa:
Trump viene eletto nuovamente alla presidenza per attuare la sua piattaforma “Dark MAGA”; e
La sinistra risponde violentemente e il governo non riesce a spaventare o pacificare rapidamente l’insurrezione con un’azione militare o di polizia.
Ci sono essenzialmente due modi in cui la guerra globale potrebbe iniziare:
La Cina e/o la Russia iniziano la guerra perché i loro leader ritengono che gli Stati Uniti siano mal guidati, al verde, disuniti e quindi destinati a perdere; oppure
Gli Stati Uniti iniziano la guerra perché i nostri leader ritengono che il sistema si stia dirigendo verso il collasso o la vittoria di Trump e decidono che un conflitto globale su larga scala sia meglio che rinunciare al potere.
Dato che Biden ha dimostrato di essere rimbambito e incapace di ricoprire una carica; dato che Trump era già in vantaggio nei sondaggi; dato che Trump è stato quasi martirizzato, ma invece è assurto a vero e proprio status di eroe nella sua risposta con i pugni; dato tutto questo, mi sembra che Trump sia ora, essenzialmente, inarrestabile in qualsiasi elezione legittima.
Eppure nessuna delle circostanze che hanno reso probabile un Eschaton americano 16 mesi fa sembra essere cambiata, perché era ovvio per qualsiasi osservatore che Trump avrebbe vinto qualsiasi elezione legittima 16 mesi fa!
Quindi, a che punto siamo ora? Come previsto, la sinistra ha tentato di rimuovere Trump dalle urne; come previsto, la sinistra ha tentato di incarcerare Trump; e ora, come previsto, la sinistra (o almeno un uomo armato solitario affiliato alla sinistra) ha tentato di assassinare Trump.
La prossima mossa dell’elenco di cui sopra è l’uso di frodi elettorali per impedire a Trump di completare in modo equo le elezioni. Tali frodi elettorali potrebbero assumere la forma di raccolta di voti per corrispondenza, schede false, manipolazione delle macchine elettorali e/o voto da parte di immigrati clandestini.
Ma Trump è ora così avanti nei sondaggi che sarà difficile per qualsiasi cosa al di fuori di frodi assolutamente palesi, o persino di una completa cancellazione delle elezioni, mantenere la sinistra al potere. Dato il risentimento della destra per le elezioni del 2020, ripetere le buffonate fraudolente del 2020 in modo ancora più eclatante, quando Trump è così avanti, sembra molto più probabile che la destra porti al divorzio nazionale o alla guerra civile di quanto non fosse 11 mesi fa. .
D’altra parte, se questo livello di frode elettorale non viene perseguito (e non viene ucciso in un secondo tentativo) Trump vincerà quasi certamente, e allora dobbiamo immaginare che il divorzio nazionale o la guerra civile siano possibili da sinistra.
C’è un percorso pacifico per Trump per prendere il potere e attuare il suo programma? Nel mio articolo originale, non ne vedevo uno perché non vedevo alcuna circostanza in cui la sinistra avrebbe semplicemente capitolato. Ma io lo vedo ora una tale possibilità. .
Immaginate, se volete, che i membri più intelligenti della classe dirigente abbiano concluso che è molto probabile che Trump vinca; immaginate, inoltre, che credano che la calamità economica sia inevitabile o che la guerra globale sia inevitabile o necessaria. Se così fosse, avrebbe senso permettere l’elezione di Trump e quindi “accelerare” il progresso verso questi eventi. Perché?
Se ci sarà un crollo economico sotto l’amministrazione Trump (forse a causa della de-dollarizzazione), sarà incolpato nello stesso modo in cui Herbert Hoover fu incolpato per la Grande Depressione; e così come le politiche economiche di Hoover furono completamente screditate per generazioni, lo saranno anche quelle di Trump. Inoltre, le condizioni economiche che ne deriveranno potrebbero spianare la strada a un nuovo Roosevelt di sinistra, con le solite promesse socialiste di migliorare le cose.
D’altra parte, se c’è una guerra globale, il fatto che Trump sia in carica è praticamente l’unico mezzo per convincere i giovani uomini bianchi – il nucleo della nostra forza combattente – ad accettare la leva o ad andare in guerra. Non molti uomini morirebbero per Biden o per il globohomo, ma se Trump lancia l’appello e la causa sembra patriottica, molti (non tutti, ma abbastanza) risponderanno.
Di come potrebbe scoppiare una guerra del genere ho già parlato. Trump non sembra propenso a un’escalation contro la Russia, ma sembra del tutto possibile che sostenga Israele se la sua guerra dovesse sfociare in una guerra più ampia, magari innescando una cascata verso una guerra globale; in alternativa, rimane la possibilità di un’azione cinese contro Taiwan. In ogni caso, come ho spiegato in precedenza, è probabile che perderemo la guerra per mancanza di capacità industriale, ponendo Trump come capro espiatorio del nostro fallimento militare.
Il futuro è incerto. Ma l’attentato di ieri dovrebbe essere un campanello d’allarme per i normodotati e i babbani che continuano a credere che “non succede mai niente”. Le cose stanno accadendo e il peggio deve ancora venire. Non so se il futuro riservi un divorzio nazionale, una guerra civile, una calamità economica o una guerra globale. Purtroppo, la cosa che meno mi aspetto è un trasferimento pacifico del potere al prossimo presidente.
Contemplazioni sull’albero della sventura è una pubblicazione sostenuta dai lettori. Di solito metto qui una battuta seguita da un invito all’azione per iscriversi, ma alla luce degli eventi di ieri, vi chiederò invece di fare una donazione alle famiglie delle vittime dell’attentato di ieri alla vita di Trump.
LA TESI DEMENZIALE DELL’AUTO-ATTENTATO DI TRUMP._di Giuseppe Angiuli
La tesi sostenuta da alcuni segmenti dell’informazione di massa, in sintonia con alcuni settori del mondo della cosiddetta “controinformazione” che, in queste ore, punta a descrivere il tentato assassinio di Donald Trump come una messinscena simulata a tavolino dalla stessa vittima, è semplicemente delirante.
Tutti i bene informati sanno che lo scontro strategico fra Trump e ben precisi settori del deep State USA (tanto per intenderci, quello simboleggiato dal clan neocon della strega Nuland e da suo marito Robert Kagan nonchè dall’altra strega di origini italiane, Nancy Pelosi) è tutt’altro che farsesco.
In Pennsilvanya Trump doveva morire e questo non è certo stato il primo tentativo di eliminarlo fisicamente messo in atto dai suoi nemici: ci avevano già provato a farlo secco almeno altre 4 volte in modo serio, in questi ultimi anni: in una occasione provando ad avvelenarlo col cibo quando era ancora alla casa bianca, in un’altra occasione mirando a colpire con dei razzi l’Air Force One in volo, in un’altra ancora, lanciando un’auto pirata contro il corteo di auto presidenziali in autostrada e, da ultimo, quando non era già più Presidente, provando ad usare un drone contro la sua residenza a Mar a Lago in Florida.
Le anomalie sulle modalità dell’evento, a partire da quella di un cecchino, Thomas Matthew Crooks, a cui è stato consentito di giungere tranquillamente a 150 metri dal palco del comizio, salire liberamente su un tetto e sparare al candidato repubblicano alle presidenziali, durante un grande evento di massa e che poi è stato immediatamente eliminato dagli agenti della sicurezza, non costituiscono affatto elementi a sostegno della tesi demenziale dell’auto-attentato bensì ci forniscono solo la conferma che alcuni settori degli apparati di polizia USA, a partire dall’FBI, lavorano da sempre per l’eliminazione dalla scena di Donald Trump.
L’attentato era vero e reale ma non ha raggiunto i suoi obiettivi: ergo, adesso l’unico modo che i nemici di Trump hanno a disposizione per cercare di trasformarlo in un evento a loro favore è quello di descrivere la vittima come un mitomane che, pur di fare salire il termometro dei consensi a suo favore, avrebbe orchestrato una messinscena in diretta TV, chiedendo ad un cecchino di mirare con un fucile automatico al suo orecchio, da 150 metri di distanza, senza ferirlo a morte (sic!).
Ma tutti i bene informati sanno che l’ultima cosa di cui Trump oggi è a corto sono i consensi elettorali, avendo egli già vinto le stesse elezioni del 2020 (che gli sono state palesemente defraudate) ed avendo egli da tempo già intercettato le corde più profonde dell’elettorato americano, per cui, se vi fosse la garanzia di un confronto elettorale realmente libero e trasparente, tra lui e il rimbambito Biden non ci sarebbe neanche partita.
In altre parole, tutti i bene informati sanno che, se a novembre ci sarà un divario esageratamente incolmabile di voti tra lui e Biden, nemmeno la macchina dei brogli elettorali stavolta potrà fermarlo: ed ecco dunque spiegato perchè i suoi nemici stanno pensando da tempo ad eliminarlo dalla scena in altri modi, col fango giudiziario oppure con l’assassinio.
Alla luce di tanto, posto che l’attentato di Butler è tutt’altro che una messinscena, ciò vuol dire che Donald Trump sia forse un eroe biblico ovvero un salvatore dell’umanità?
Nient’affatto!
Soltanto i bambini deficienti guardano alla politica come ad un videogioco dove i “buoni” e i “cattivi” si scontrano per il controllo delle sorti del mondo.
Trump non è un salvatore dell’umanità ma (come Andrew Jackson, Abramo Lincoln e John Fitzgerald Kennedy) è certamente inviso a dei ben precisi settori del complesso militare industriale americano semplicemente perchè ha una idea diversa dalla loro sulla gestione della fase declinante dell’imperialismo a stelle e strisce.
Trump intende fermare subito il sostegno militare al neonazismo ucraino oltre che provare a cercare un possibile compromesso con la Russia di Putin per poi concentrarsi su altri nemici strategici degli USA, come la Cina o l’Iran: tutto ciò potrebbe verosimilmente determinare o innescare un processo di dissoluzione della NATO o comunque un suo netto ridimensionamento, atteso che, anche per alcuni settori del Pentagono vicini a Trump, il ruolo della NATO oggi è da ritenersi superato.
Trump nuovamente alla casa bianca non lavorerebbe di certo per noi europei (in quanto anche lui vuole una Europa completamente priva di autonomia geopolitica e prona agli interessi americani nel mondo) ma molto probabilmente neutralizzerebbe i settori più bellicosi dell’oltranzismo atlantico, che sono quelli che hanno creato prima l’ISIS in medio oriente e poi l’Ucraina neonazista di Zelensky: un motivo senz’altro più che valido per farlo fuori.
Inoltre, in ambito finanziario, Trump potrebbe avere una idea sua ed originale sulla gestione dell’attuale processo di de-dollarizzazione dei mercati e in questo senso, potrebbe avere sfiorato gli interessi del cartello di alcune note famiglie di intoccabili che, da almeno 3 secoli, dominano le banche centrali e la finanza occidentale lucrando sull’emissione della moneta a debito.
Su questi ultimi aspetti, è bene essere prudenti, prima di capire che cosa si muove effettivamente dietro le quinte ma una cosa è comunque certa: da che mondo è mondo, per questo tipo di interessi in gioco, si è sempre costantemente ricorsi all’intrigo e all’assassinio di uomini in vista e, specie in America, la lista di Presidenti ammazzati per avere sfidato certi interessi di cartello è davvero molto lunga.
Giuseppe Angiuli
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Tra la nuova guardia conservatrice del Partito Repubblicano, il senatore trumpiano Josh Hawley, 44 anni, non è il più conosciuto in Francia. Tuttavia, il testo che segue lo rivela come la punta di diamante dei repubblicani ultraconservatori, quelli per cui le battaglie sociali superano di gran lunga i programmi di risanamento economico.
In questo, come J.D. Vance, è altamente rappresentativo di una nuova generazione in cui il trumpismo della ragione o dell’aderenza non cancella lo sforzo di riflettere sui fondamenti del Grand Ole Party.
Nato in Arkansas da una famiglia benestante e laureato a Yale e Stanford in legge e storia, Josh Hawley è diventato procuratore generale del Missouri nel 2017 ed è stato eletto senatore dello stesso Stato nel 2018. Non è nuovo a commenti controversi, che gli sono valsi condanne indignate anche al di fuori del campo democratico. Trumpista sfegatato, sembrava addirittura approvare i disordini che hanno portato all’assalto al Campidoglio. Questi pochi elementi basterebbero a caratterizzarlo come una testa calda del Congresso che, come Marjorie Taylor-Green, non si ferma davanti a nulla per portare il dibattito pubblico agli estremi;
Ma il suo ultimo discorso alla 4ª edizione della Conferenza Nazionale del Conservatorismo, il grande rave della destra neo-nazionalista, dimostra qualcosa di molto diverso. Mostra, come raramente prima d’ora, le basi teologiche e politiche della “guerra culturale” che si sta combattendo tra le due Americhe. Mitt Romney, repubblicano moderato, ha riconosciuto in lui uno dei senatori più intelligenti, ma anche uno dei più chiusi al dialogo;
Per Josh Hawley, i principi su cui i Padri fondatori degli Stati Uniti hanno costruito il Paese si basano in ultima analisi sulla dottrina agostiniana delle due città riscoprire i veri valori degli Stati Uniti significherebbe quindi assumere il cristianesimo messianico come vera religione civile dell’America, e rivendicare un “nazionalismo cristiano ” al suo centro, con un programma in tre punti Lavoro, Famiglia, Dio. Leggendo, appare chiaro che un simile trittico richiederebbe una rottura radicale con le politiche economiche neoliberiste dell’ultimo mezzo secolo, sia democratiche che repubblicane, e, sullo sfondo, una rottura altrettanto radicale con il liberalismo politico e i diritti delle minoranze, a favore di una visione comunitaria e organicista della nazione.
È sorprendente notare come nelle declinazioni di Josh Hawley del “cristianesimo identitario di fedeltà” si ritrovino molte risonanze con la storia europea dei nazionalismi, e persino soffocati echi della vecchia polemica tra Charles Maurras e Jacques Maritain sul ruolo politico del cristianesimo. L’intervento di Hawley è, insomma, la risposta di un Maurras americano al difensore del Primato dello spirituale.