Italia: KKR acquisisce Enilive, di Giuseppe GAGLIANO…ed altro

Italia: KKR acquisisce Enilive

Giuseppe GAGLIANO

Presidente del Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis (Como, Italia). Membro del Comitato dei consulenti scientifici internazionali della CF2R.

 

Espansione di KKR e influenza americana

 

La crescente presenza di KKR, già attiva in Italia attraverso partecipazioni strategiche come quella nella rete di Telecom Italia, riflette una strategia consolidata di intervento in settori chiave come le infrastrutture e l’energia. Fondi come KKR e BlackRock possono fornire capitali consistenti e “pazienti”, cioè orientati a investimenti di lungo periodo, con particolare attenzione a settori in crescita come la mobilità sostenibile e le energie rinnovabili.

Nel caso specifico di Enilive, la partnership mira ad aggiungere valore al capitale della società, a sostenere una crescita autonoma in settori ad alto potenziale e a promuovere l’allineamento strategico tra la finanza statunitense e l’industria energetica italiana. Tuttavia, il coinvolgimento del fondo statunitense KKR solleva dubbi su una possibile diminuzione della sovranità economica dell’Italia.

 

Sovranità economica e dipendenza finanziaria

 

Il caso KKR-Enilive evidenzia il problema della ridotta autonomia economica dell’Italia in settori strategici. Il Paese è sempre più dipendente dai capitali stranieri per finanziare lo sviluppo industriale e le infrastrutture. L’ingresso di un fondo americano in Enilive, società legata alla più grande azienda energetica italiana, dimostra la difficoltà del sistema economico del Paese a sostenere da solo la transizione energetica. Da un lato, si tratta di un’interessante opportunità per ottenere fondi essenziali; dall’altro, aumenta la vulnerabilità dell’Italia a influenze esterne sui suoi asset strategici.

Negli ultimi anni, l’Italia ha cercato di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico, promuovendo progetti come il gasdotto EastMed con il sostegno degli Stati Uniti. Tuttavia, l’impatto di queste scelte non può essere ignorato: se da un lato l’economia italiana beneficia dei flussi di capitali esteri, dall’altro aumenta il rischio di un’eccessiva dipendenza da questi stessi capitali, in particolare nel settore energetico.

 

Un’atlantizzazione degli asset italiani

 

Il governo italiano, sotto la guida di leader come Mario Draghi e ora Giorgia Meloni, ha incoraggiato una crescente apertura agli investimenti stranieri, in particolare americani. L’obiettivo, oltre a stimolare la ripresa dell’economia italiana, è quello di rafforzare i legami transatlantici e allinearsi alle strategie americane. Questa dinamica è illustrata anche dai premi consegnati dal de Consiglio Atlantico all’amministratore delegato dell’ENI Claudio Descalzi, che premiano gli sforzi italiani di convergere con gli obiettivi strategici statunitensi.

Tuttavia, l’ingresso di investitori statunitensi in settori come quello energetico evidenzia anche il graduale indebolimento del controllo nazionale su asset chiave. Con il capitalismo paziente di fondi come KKR, la finanza americana sta assumendo un potere significativo nel processo decisionale di settori nevralgici come la produzione di energia e le infrastrutture tecnologiche, esercitando un’ulteriore pressione sulla sovranità economica dell’Italia.

 

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La partnership tra KKR ed Enilive riflette una duplice realtà: da un lato, l’ingresso di capitali stranieri rappresenta un’opportunità per il rilancio e lo sviluppo del settore della mobilità sostenibile in Italia; dall’altro, la crescente dipendenza dai fondi americani evidenzia il problema di un’Italia che fatica a mantenere la propria autonomia economica. L’operazione KKR-Enilive potrebbe portare significativi benefici finanziari e tecnologici, ma al costo di ridurre la capacità dell’Italia di gestire autonomamente le proprie risorse strategiche, in particolare nel settore energetico, ormai profondamente integrato nel sistema finanziario internazionale.

La questione della sovranità economica dell’Italia rimane quindi aperta e, in questo contesto, assume un’importanza centrale nel dibattito sul futuro dell’autonomia e della resilienza strategica del Paese.

 

 

 


[1] https://www.kkr.com

[2] https://www.eni.com/en-IT/company/subsidiaries-and-affiliates/enilive.html

[3] https://www.eni.com

La NATO e l’Europa nella strategia americana

Giuseppe GAGLIANO

Presidente del Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis (Como, Italia). Membro del Comitato dei Consulenti Scientifici Internazionali della CF2R.

Negli ultimi decenni, la NATO si è rivelata uno strumento fondamentale nella strategia geopolitica degli Stati Uniti per mantenere il controllo sul Rimland europeo e sulle industrie militari del continente. La teoria geopolitica, sviluppata da figure come Halford Mackinder e Nicholas Spykman, individua nel controllo delle regioni costiere europee e asiatiche la chiave per impedire l’emergere di potenziali rivali in grado di sfidare l’egemonia globale statunitense. Secondo questa visione, l’Europa, con il suo potenziale economico e industriale, rappresenta un’area di interesse strategico che deve rimanere sotto controllo per evitare che diventi una potenza indipendente o, peggio ancora, che collabori strettamente con la Russia, creando un asse che indebolirebbe il dominio americano.

La NATO è stata creata durante la Guerra Fredda, con la missione principale di contenere l’espansione sovietica e proteggere l’Europa occidentale dalle minacce del blocco comunista. Tuttavia, con la fine della Guerra Fredda e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’alleanza ha mantenuto la sua centralità come strumento di controllo geopolitico, in particolare nei confronti della Russia e delle sue aspirazioni a tornare ad essere un attore importante sulla scena internazionale. Più che un’alleanza difensiva tra pari, la NATO è arrivata a rappresentare una forma di influenza diretta degli Stati Uniti sulle politiche di sicurezza e di difesa europee.

 

Mantenere la dipendenza militare ed energetica dell’Europa

 

Uno degli aspetti centrali di questo controllo è il monopolio che gli Stati Uniti hanno sull’industria militare europea. Dalla fine della Seconda guerra mondiale, con il Piano Marshall, gli Stati Uniti hanno fornito massicci aiuti militari ed economici all’Europa, assicurandosi una posizione privilegiata nella fornitura di armi e tecnologie ai Paesi europei. Questo ha portato a una dipendenza che, nel tempo, è diventata sistematica: invece di sviluppare una propria industria della difesa autonoma e competitiva, gli eserciti europei hanno spesso scelto di acquistare armi americane.

Un esempio emblematico di questo processo è il “Patto del secolo”;” del 1975, quando diversi Paesi europei, tra cui Belgio, Paesi Bassi, Danimarca e Norvegia, furono spinti ad acquistare il caccia statunitense F-16, nonostante fossero disponibili alternative europee come il francese Mirage F-1 o lo svedese Saab Viggen, entrambi più adatti alle esigenze delle forze aeree europee. Questo scenario si è ripetuto più volte, come nel caso dell’acquisto dell’F-35 da parte del Belgio nel 2018, dove il governo di Bruxelles ha scelto il caccia statunitense nonostante la sua reputazione di inaffidabilità e difficoltà di ammodernamento, rifiutando opzioni europee come il francese Rafale o l’Eurofighter Typhoon.

Questo fenomeno non si limita solo all’acquisto di sistemi d’arma, ma si estende al controllo delle principali industrie militari europee. Attraverso acquisizioni e fusioni, i gruppi finanziari americani hanno assorbito molte delle aziende europee che operano nel settore della difesa. Uno dei casi più significativi è stata l’acquisizione della divisione aeronautica di Fiat Avio da parte di investitori americani, operazione che ha permesso agli Stati Uniti di mettere le mani su tecnologie strategiche utilizzate in progetti come l’Eurofighter e l’Airbus A400M, oltre che nel programma spaziale europeo Ariane.

La penetrazione americana nell’industria militare europea non si è fermata qui. Aziende tedesche come MTU Aero Engines, che produce componenti per l’Eurofighter, sono state acquisite da gruppi americani, così come la svedese Bofors e la spagnola Santa Bárbara Blindados, produttrice dei carri Leopard 2-E. Questa strategia ha portato a una maggiore dipendenza dell’Europa dalla tecnologia militare statunitense, rendendo difficile per i Paesi europei sviluppare un’industria della difesa competitiva e autonoma.

L’obiettivo principale di questa strategia è evidente: impedire all’Europa di sviluppare una capacità di difesa indipendente e prevenire una stretta collaborazione tra Europa e Russia, eventualità che Washington vede come una minaccia alla sua egemonia globale. La rottura delle relazioni tra Europa e Russia è sempre stata una priorità strategica per gli Stati Uniti e il conflitto in Ucraina è solo l’ultimo esempio di questa politica. Il sabotaggio dei gasdotti nel Mar Baltico, che ha interrotto le forniture energetiche russe all’Europa, e l’isolamento di regioni strategiche come il Donbass e il Mar Nero, dimostrano chiaramente l’intenzione di Washington di impedire la cooperazione economica e strategica tra Germania e Russia.

In termini di energia, l’Europa si trova ora in una posizione vulnerabile, con le sue forniture di gas gravemente compromesse. Il conflitto israelo-palestinese ha ulteriormente complicato la situazione, impedendo lo sfruttamento dei giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale, che potrebbe avere ripercussioni durature sulla sicurezza energetica europea. Questo isolamento energetico, unito al controllo degli Stati Uniti sulle industrie militari, lascia l’Europa in una posizione di dipendenza che sarà difficile superare senza un cambiamento radicale della strategia politica e industriale.

In definitiva, il controllo che gli Stati Uniti esercitano sull’Europa attraverso la NATO non è solo una questione di sicurezza, ma rappresenta un ostacolo strutturale allo sviluppo di un’Europa autonoma e competitiva. La sopravvivenza e la crescente influenza della NATO, soprattutto dopo la fine della Guerra Fredda, dimostrano che Washington vede l’Europa non come un alleato alla pari, ma come una regione da controllare e gestire per evitare che diventi un rivale globale. La dipendenza militare, energetica e industriale dell’Europa dagli Stati Uniti è il risultato di decenni di politiche volte a mantenere il continente frammentato e debole, incapace di sviluppare una propria visione strategica autonoma.

 

Il desiderio della NATO di rafforzare le proprie capacità si scontra con molteplici difficoltà.

 

Un’analisi strategico-militare ed economica dei piani di rafforzamento della NATO, così come sono stati recentemente rivelati, evidenzia una serie di complessità e contraddizioni che riflettono le difficoltà strutturali delle alleanze militari nel contesto di una crisi internazionale in costante evoluzione. La proposta di aumentare il numero delle brigate NATO da 82 a 131 entro il 2030, come indicato nel documento confidenziale citato da Die Welt[1], è chiaramente una risposta all’escalation delle tensioni tra Occidente e Russia, in particolare dopo l’invasione dell’Ucraina. Tale rafforzamento è giustificato, agli occhi dell’Alleanza, dalla percezione del crescente rischio di un confronto diretto con Mosca, alimentato dal crescente coinvolgimento della NATO nel sostegno logistico e militare a Kiev. Tuttavia, questo piano si scontra con una serie di difficoltà economiche, sociali e politiche che potrebbero renderne difficile l’attuazione.

Da un punto di vista geopolitico, l’idea di rafforzare le capacità militari della NATO nasce dalla necessità di rispondere alla minaccia di un possibile attacco russo all’Europa, sebbene il Cremlino continui a negare tale intenzione, descrivendola come propaganda occidentale volta a giustificare ulteriori spese militari. Questa politica dell’Alleanza riflette la crescente polarizzazione tra Russia e Occidente, alimentata dalla guerra in Ucraina e dalla retorica aggressiva che domina il discorso internazionale. La decisione della NATO di aumentare il numero di brigate e comandi militari, nonché di rafforzare la difesa aerea e il numero di elicotteri[2], rientra in una logica di preparazione a un conflitto a lungo termine, che tuttavia potrebbe non essere percepito come imminente dall’opinione pubblica degli Stati membri. Infatti, sebbene i governi occidentali siano impegnati a rafforzare le proprie capacità difensive, il sostegno popolare a queste misure rimane incerto, soprattutto in un contesto di difficoltà economiche, recessione e crisi energetica.

L’aspetto economico è fondamentale. L’Europa sta attraversando un periodo di deindustrializzazione e di aumento dei costi energetici, il che rende difficile finanziare un vasto programma di riarmo. Il piano di rafforzamento della NATO richiederebbe investimenti ben superiori al 2% del PIL, una soglia che molti Paesi fanno già fatica a raggiungere. Attualmente solo 23 dei 32 membri della NATO soddisfano questo requisito, e tra i maggiori inadempienti ci sono nazioni come l’Italia, la Spagna e il Belgio. Ciò evidenzia una chiara disparità tra i Paesi più ricchi e quelli più piccoli o economicamente fragili, che potrebbero non essere in grado di sostenere l’onere finanziario richiesto. Inoltre, il piano implica che le nazioni più importanti, come l’Italia, la Francia, la Germania e il Regno Unito, dovrebbero formare almeno tre o quattro nuove brigate ciascuna, il che richiede risorse aggiuntive e potrebbe non incontrare il favore dell’opinione pubblica nazionale, sempre più scettica nei confronti delle spese militari.

Il piano della NATO potrebbe rivelarsi impraticabile anche a causa di fattori interni agli eserciti occidentali. Una delle sfide maggiori è la carenza di personale militare, un problema che riguarda quasi tutte le forze armate occidentali. Negli ultimi anni si è registrato un calo delle vocazioni militari in tutti i principali Paesi della NATO, con un esodo di personale qualificato e un calo delle assunzioni. Questa tendenza è particolarmente grave in Paesi come il Regno Unito, dove il numero di soldati in servizio è ai minimi storici, e negli Stati Uniti, che da anni non raggiungono gli obiettivi di reclutamento. Anche le marine occidentali stanno attraversando gravi difficoltà, con molte navi rimaste in bacino per mancanza di equipaggio. In questo contesto, aumentare il numero di brigate e rafforzare le capacità militari sembra un obiettivo difficile, se non utopico. La NATO potrebbe trovarsi di fronte a un dilemma: come conciliare l’ambizione di rafforzare le proprie difese con la realtà della carenza di risorse umane e finanziarie?

Un altro aspetto da considerare è la capacità dei Paesi della NATO di sostenere un lungo programma di riarmo in un contesto di incertezza economica e politica. Il sostegno militare all’Ucraina, sempre più criticato dall’opinione pubblica europea, unito alle difficoltà economiche interne, potrebbe ridurre il consenso politico a favore di tali misure. In molti Paesi europei, i cittadini chiedono “burro ” piuttosto che “pistole “, cioè una maggiore attenzione alle politiche economiche e sociali piuttosto che a costosi programmi di difesa. Questa dinamica potrebbe indebolire la determinazione dei governi a impegnarsi nel rafforzamento delle forze armate, soprattutto se il rischio di un’invasione russa viene percepito come remoto o esagerato.

In conclusione, sebbene il piano di rafforzamento della NATO sia una risposta logica alle crescenti tensioni con la Russia, è probabile che rimanga più un pio desiderio che una realtà concreta. La combinazione di difficoltà economiche, carenza di personale militare e un consenso politico incerto rendono questo progetto difficile, se non impossibile, da realizzare. La NATO dovrà quindi affrontare sfide significative nei prossimi anni, cercando di bilanciare le esigenze di sicurezza con le limitate risorse a disposizione dei suoi membri.

 

 

 


[1] https://www.agenzianova.com/fr/news/Le-monde-de-l%27OTAN-est-prêt-à-demander-aux-États-membres-une-augmentation-des-troupes-et-des-armes-pour-se-protéger-de-Moscou/

[2] https://www.nato.int/cps/fr/natohq/news_227685.htm

Il ritorno della Germania come nazione nemica nella percezione russa

Giuseppe GAGLIANO

Presidente del Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis (Como, Italia). Membro del Comitato dei Consulenti Scientifici Internazionali della CF2R.

 

Nell’attuale contesto geopolitico, le relazioni tra Germania e Russia si sono notevolmente deteriorate, segnando un ritorno alle dinamiche di ostilità tra i due Paesi durante la Seconda Guerra Mondiale. Il sostegno di Berlino all’Ucraina nel conflitto con Mosca ha trasformato un rapporto di reciproco rispetto e cooperazione, sviluppatosi nei decenni successivi alla Guerra Fredda, in una nuova fase di tensione e inimicizia. La Germania, un tempo ammirata dai russi per la sua stabilità economica e il suo ruolo di leadership in Europa, è di nuovo vista come un nemico.

 

La genesi del cambiamento: l’invasione russa dell’Ucraina

L’inizio dell’offensiva russa in Ucraina nel febbraio 2022 ha segnato un punto di svolta nelle relazioni tra Mosca e Berlino. L’esplicito sostegno della Germania a Kiev, espresso attraverso l’invio di armi, aiuti economici e supporto diplomatico, ha innescato una crescente propaganda antitedesca nei media russi, influenzando l’opinione pubblica. Secondo un recente studio del Centro Levada, uno dei principali istituti di ricerca indipendenti della Russia, il 62% dei russi ha attualmente un’opinione negativa o piuttosto negativa della Germania. Questo dato segna un cambiamento radicale rispetto al 2019, quando il 61% della popolazione russa aveva un’opinione positiva della Germania.

Il cambiamento di questa percezione è stato ulteriormente alimentato dalla propaganda di Stato russa, che ha dipinto la Germania come un avversario diretto del popolo russo a causa del suo sostegno all’Ucraina. Inoltre, l’enfasi sulle memorie storiche legate alla Seconda Guerra Mondiale ha giocato un ruolo fondamentale nel ridefinire la Germania come nemico storico e attuale, ricordando la devastazione causata dall’invasione nazista dell’Unione Sovietica.

 

La dimensione strategica e militare della percezione russa

Da un punto di vista militare, la Germania è stata integrata nel discorso russo come uno dei principali attori della coalizione occidentale che, insieme agli Stati Uniti e alla NATO, cerca di contenere e minacciare la Russia. L’espansione della NATO verso est e il coinvolgimento diretto della Germania nella fornitura di armi all’Ucraina sono visti a Mosca come una minaccia diretta alla sicurezza nazionale e all’influenza russa nella regione.

La risposta della Russia a questa percezione è stata duplice. Da un lato, Mosca ha intensificato le operazioni militari in Ucraina, prendendo di mira le infrastrutture strategiche e le capacità militari ucraine che erano state rafforzate dagli aiuti occidentali. Dall’altro, la Russia ha rafforzato le sue capacità difensive e la sua retorica anti-occidentale, identificando nella Germania un attore chiave in questa nuova “guerra fredda” che contrappone Mosca all’Occidente.

 

Il ruolo della propaganda e la manipolazione dell’opinione pubblica

Un elemento cruciale che ha contribuito al cambiamento della percezione della Germania è stato l’uso massiccio della propaganda da parte del governo russo. Fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, i media russi hanno intensificato i messaggi anti-occidentali, dipingendo la Germania come un Paese che aveva tradito i suoi legami con la Russia per abbracciare una politica di ostilità. Secondo Lev Gudkov, direttore del Centro Levada, questa campagna di disinformazione ha avuto un impatto significativo sull’opinione pubblica russa, aumentando il risentimento verso Berlino.

Il fatto che il Centro Levada sia stato etichettato come “agente straniero” dal governo russo nel 2016 è indicativo della crescente repressione delle voci indipendenti in Russia. Tuttavia, i dati raccolti dall’istituto offrono uno sguardo su come la propaganda di Stato sia riuscita a plasmare il pensiero collettivo. Il 64% degli intervistati ha dichiarato di non approvare che la Germania critichi la guerra e sostenga l’Ucraina, mentre solo l’11% ha compreso le azioni del governo tedesco. Ciò dimostra fino a che punto la narrazione governativa sia riuscita a convincere un’ampia maggioranza della popolazione che la Germania rappresenta una minaccia diretta agli interessi russi.

 

Implicazioni geopolitiche a lungo termine

Il deterioramento delle relazioni tra Russia e Germania ha importanti implicazioni per la stabilità geopolitica europea. Da un lato, segna la fine di una lunga fase di collaborazione economica e diplomatica che aveva caratterizzato le relazioni tra i due Paesi dalla fine della Guerra Fredda. Berlino, in quanto potenza economica europea, era uno dei principali partner commerciali di Mosca e la sua dipendenza dalle risorse energetiche russe era stata a lungo un fattore di stabilità nelle relazioni bilaterali. Tuttavia, con la guerra in Ucraina, la Germania ha scelto di ridurre drasticamente la sua dipendenza energetica dalla Russia, adottando sanzioni contro Mosca e rafforzando la sua partecipazione all’alleanza occidentale.

D’altra parte, questo sviluppo sta ulteriormente polarizzando il conflitto tra Russia e Occidente. La Germania, in quanto membro centrale della NATO e attore chiave dell’Unione Europea, è ora percepita da Mosca come un avversario non solo politico ma anche militare. Questo potrebbe spingere la Russia a rafforzare ulteriormente le sue posizioni strategiche lungo il confine occidentale e a intensificare il suo coinvolgimento militare in Ucraina, nel tentativo di minare il sostegno occidentale.

 

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Il ritorno della Germania come “nazione nemica” nella percezione russa rappresenta un esempio emblematico di come la geopolitica possa essere influenzata non solo dagli eventi sul campo, ma anche dalla propaganda e dalla manipolazione dell’opinione pubblica. Attraverso una narrazione mirata, la Russia ha riposizionato la Germania come un avversario, utilizzando il suo passato storico e la guerra in Ucraina come catalizzatori di questo cambiamento di percezione.

Da un punto di vista strategico e militare, questo sviluppo rende ancora più difficile la de-escalation del conflitto tra Russia e Occidente. Con la Germania ormai chiaramente identificata come uno dei principali nemici di Mosca, è probabile che il conflitto continui a inasprirsi, con potenziali conseguenze per la stabilità dell’Europa e per la sicurezza globale.

Rapporto Niinistö: “Safer together: enhancing Europe’s civil and military preparedness”.

Giuseppe GAGLIANO

Presidente del Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis (Como, Italia). Membro del Comitato dei Consulenti Scientifici Internazionali della CF2R.

 

 

Il recente rapporto di Sauli Niinistö, ex presidente della Finlandia, commissionato da Ursula von der Leyen per valutare la preparazione dell’Unione Europea a crisi e conflitti, delinea una visione che potrebbe rappresentare uno spartiacque politico, strategico e di intelligence per l’Unione Europea.

Dal punto di vista politico, la proposta di creare un servizio di intelligence europeo dimostra il crescente riconoscimento all’interno dell’UE della necessità di costruire una difesa integrata e autonoma, riducendo così la dipendenza dagli Stati membri e dagli alleati stranieri, in particolare dagli Stati Uniti. La richiesta di una struttura di intelligence unificata risponde alla necessità di difendere più efficacemente il territorio europeo dalle minacce interne ed esterne, migliorando la capacità di risposta collettiva. Tuttavia, l’idea di un’agenzia di intelligence centralizzata si scontra con le preoccupazioni di alcuni Stati membri, che potrebbero temere una perdita di sovranità sulle proprie capacità di intelligence e sulla sicurezza nazionale.

Da un punto di vista strategico, la proposta di Niinistö giunge in un momento cruciale, con il conflitto in Ucraina che continua a minacciare la stabilità dell’intero continente e le attività russe che rimangono una minaccia per gli Stati membri dell’UE. La Russia ha intensificato le operazioni di intelligence e di sabotaggio nei Paesi dell’UE, approfittando della frammentazione delle risposte dei singoli Paesi. In questo contesto, la creazione di un’agenzia di intelligence europea potrebbe non solo migliorare il flusso di informazioni tra gli Stati membri, ma anche rafforzare la resilienza contro gli attacchi informatici, il sabotaggio delle infrastrutture critiche e le operazioni clandestine. La proposta di un sistema “antisabotaggio” menzionata da Niinistö, volta a proteggere le infrastrutture critiche, dimostra come l’UE si stia muovendo verso un concetto più ampio di difesa, che non riguarda solo la dimensione militare ma anche la salvaguardia delle risorse e delle reti interne. La guerra in Ucraina ha mostrato chiaramente la vulnerabilità delle infrastrutture critiche, come i gasdotti e le reti di comunicazione sottomarine, spingendo l’UE ad adottare un approccio proattivo per evitare ulteriori interruzioni e disservizi in futuro.

Dal punto di vista dell’intelligence, è probabile che il piano di Niinistö attinga ai modelli già utilizzati dagli alleati occidentali, come la rete “Five Eyes ” tra Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda, che condividono ampiamente l’intelligence per coordinare la loro protezione. Sebbene l’UE disponga già di meccanismi per la condivisione di informazioni tra gli Stati membri, l’istituzione di un’agenzia di intelligence pienamente operativa rappresenterebbe un cambiamento di paradigma, consolidando e standardizzando i processi di raccolta, analisi e diffusione delle informazioni. Niinistö sottolinea anche la necessità di rafforzare il controspionaggio all’interno delle istituzioni europee, in particolare a Bruxelles, che è diventata un punto focale per le operazioni di intelligence di molte potenze straniere, in particolare della Russia, a causa della presenza di istituzioni e ambasciate dell’UE. La raccomandazione di un servizio di intelligence europeo mira quindi non solo a proteggere i cittadini e le infrastrutture dell’UE, ma anche a garantire l’integrità e la sicurezza delle sue stesse istituzioni.

I commenti di Niinistö riflettono la crescente necessità di fiducia e cooperazione tra gli Stati membri, essenziale per affrontare efficacemente le minacce moderne. Tuttavia, c’è scetticismo sulla possibilità di istituire una vera e propria agenzia di intelligence europea, poiché alcuni Stati membri considerano la condivisione dell’intelligence una questione di sovranità nazionale. La Von der Leyen ha già riconosciuto che la raccolta di informazioni è tradizionalmente una prerogativa degli Stati nazionali e molti Paesi potrebbero non vedere di buon occhio un’entità sovranazionale che si occupa di questioni così delicate. Questa riluttanza sottolinea ancora una volta i limiti dell’UE nel superare le barriere nazionali in settori chiave della sicurezza e della difesa e dimostra che, sebbene esista una chiara visione di rafforzamento dell’autonomia strategica, la sua realizzazione sarà tutt’altro che semplice. In definitiva, il rapporto di Niinistö pone le basi per una discussione critica e necessaria sull’autonomia strategica dell’UE, in un contesto globale in cui la cooperazione tra gli Stati europei sarà fondamentale per affrontare le sfide alla sicurezza poste dalle potenze rivali.

Il rapporto di Sauli Niinistö e la proposta di creare un’unica agenzia di intelligence europea offrono molti spunti di riflessione. Da un lato, i vantaggi di questa iniziativa sono evidenti: un’agenzia di intelligence centralizzata permetterebbe all’Unione Europea di rispondere in modo più coordinato e rapido alle minacce comuni, come il terrorismo, il sabotaggio e le operazioni di spionaggio. Una struttura unificata potrebbe ridurre la frammentazione delle informazioni tra i diversi servizi nazionali, garantendo un flusso più rapido e affidabile di dati strategici e operativi. Ciò consentirebbe agli Stati membri di prendere decisioni informate basate su un’intelligence completa e condivisa. Un’agenzia unica potrebbe anche migliorare la sicurezza delle istituzioni europee, in particolare a Bruxelles. Inoltre, un’iniziativa di questo tipo rappresenterebbe un passo avanti verso l’autonomia strategica dell’UE, riducendo la sua dipendenza dalle informazioni provenienti dagli alleati esterni, in particolare dagli Stati Uniti.

Tuttavia, gli svantaggi sono altrettanto significativi. In primo luogo, c’è un problema di fiducia: molti Stati membri potrebbero essere riluttanti a condividere completamente le loro informazioni con un’entità sovranazionale, temendo fughe di dati o la possibilità che informazioni sensibili finiscano nelle mani sbagliate. La tradizione storica dei servizi di intelligence nazionali, visti come simbolo di sovranità e sicurezza, potrebbe scontrarsi con l’idea di cedere il potere decisionale e operativo a un’agenzia centrale europea. Inoltre, la creazione di un’agenzia di intelligence comune potrebbe non garantire pienamente l’indipendenza dell’UE dall’influenza americana. Al contrario, una struttura di intelligence centralizzata potrebbe facilitare il condizionamento esterno, in quanto gli Stati Uniti potrebbero cercare di stabilire relazioni privilegiate con l’agenzia europea per mantenere il controllo su informazioni sensibili e orientare le scelte politiche e di sicurezza europee. La forza dell’alleanza transatlantica, sancita da decenni di collaborazione e legami economici e militari, renderebbe difficile per l’UE liberarsi completamente dall’influenza di Washington, che potrebbe esercitare pressioni o ottenere un accesso indiretto alle informazioni raccolte dall’agenzia europea attraverso accordi o partnership bilaterali.

In definitiva, la creazione di un’unica agenzia di intelligence potrebbe rappresentare un importante passo avanti per la sicurezza europea, ma genererebbe anche notevoli complessità da non sottovalutare. Per raggiungere una vera indipendenza strategica, l’UE non solo dovrebbe sviluppare una struttura operativa centralizzata, ma anche garantire un’adeguata protezione contro le interferenze esterne, mantenendo una gestione autonoma e riservata delle proprie informazioni. Il successo di questo progetto dipenderà dalla capacità dell’UE di costruire un’agenzia che sappia coniugare efficacemente collaborazione e riservatezza, rispettando la sovranità nazionale e resistendo a possibili condizionamenti esterni, in modo che l’Europa possa davvero consolidare il suo ruolo di attore indipendente e strategicamente autonomo sulla scena internazionale.

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L’ultimo vertice dei BRICS ha raggiunto un significato tangibile?_di Andrew Korybko

La comunità dei media alternativi ha esagerato nell’esaltare i BRICS e l’ultimo vertice di Kazan.

E’ passata più di una settimana dall’ultimo vertice dei BRICS a Kazan ed è quindi possibile valutare quali siano stati gli esatti risultati raggiunti ora che il polverone si è posato. Il risultato principale è la Dichiarazione di Kazan, che il direttore generale del prestigioso Consiglio russo per gli affari internazionali (RIAC) Andrey Kortunov ha definito “un manifesto per il nuovo ordine mondiale“. Il suo elogio non dovrebbe essere preso alla leggera, dato che si tratta di un archetipico realista che anche in precedenza aveva temperato le aspettative su ciò che i BRICS erano in grado di concordare.

Intitolato “Cosa non può fare il BRICS e cosa può dare“, Kortunov ha spiegato che: “Il BRICS non può diventare un progetto di integrazione economica globale”; il BRICS non si trasformerà in un’alleanza politica o di sicurezza multilaterale di natura anti-occidentale”; è improbabile che il BRICS contribuisca molto a risolvere le controversie tra i suoi membri o le controversie tra i suoi membri e terze parti”; e “il BRICS non diventerà mai un analogo del G7”.

Ha poi contrapposto queste valutazioni alle sue aspettative: “I BRICS possono promuovere il commercio e gli investimenti tra i suoi membri, così come contribuire allo sviluppo economico e sociale di questi ultimi”; “I BRICS potrebbero aiutare a dare forma ad approcci comuni non occidentali ai problemi globali”; “I BRICS sono in grado di contribuire al dialogo tra le civiltà”; e “I BRICS possono diventare un’importante fonte di idee e proposte per le Nazioni Unite, il G20 e altri organismi universali”.

Questo contesto colloca la sua descrizione nell’introduzione, che verrà ora approfondita. Secondo Kortunov, “per la prima volta nella storia dei BRICS, la Dichiarazione espone in dettaglio la visione condivisa del gruppo sullo stato attuale del sistema internazionale, gli approcci comuni o sovrapposti ai problemi globali fondamentali del nostro tempo e alle crisi regionali più acute, e i contorni di un ordine mondiale desiderabile e realizzabile, così come i membri del gruppo lo vedono attualmente”.

Ha poi aggiunto che “sebbene il documento non fornisca calendari specifici per i singoli compiti o tabelle di marcia per specifiche aree di lavoro, esso copre una serie di obiettivi chiave che il gruppo dovrebbe o potrebbe perseguire nei prossimi anni”. Secondo la sua valutazione, “c’è un chiaro equilibrio tra l’agenda della sicurezza e quella dello sviluppo”, che considera una scelta deliberata “per mantenere il suo mandato molto ampio” invece di concentrarsi solo sugli affari economici e finanziari.

Ha quindi ipotizzato che “il BRICS intende posizionarsi come un laboratorio multitasking di governance globale, dove possono essere testati nuovi algoritmi di cooperazione multilaterale e modelli innovativi per risolvere i principali problemi economici e politici del mondo, tra cui il commercio, la finanza e la stabilità strategica”. A tal fine, i BRICS sono in bilico tra la riforma dell’ordine mondiale occidentalocentrico e la creazione di istituzioni alternative, ed è quest’ultima che entusiasma maggiormente gli entusiasti del gruppo.

Prima di procedere, tuttavia, è importante chiarire alcune questioni. Putin ha dichiarato prima del vertice che non si sta pensando a una moneta comune dei BRICS e poi ha detto durante l’evento che la Russia non sta combattendo contro il dollaro. Il portavoce del Cremlino Peskov ha poi aggiunto che nemmeno i BRICS nel loro insieme stanno cercando di sconfiggere il dollaro e che il loro servizio di messaggistica finanziaria non sarà un’alternativa a SWIFT. Questi richiami alla politica portano l’analisi a discutere le tre iniziative principali del gruppo.

Sputnik ha pubblicato una guida pratica qui su BRICS Bridge, BRICS Clear e BRICS Pay, che sono rispettivamente un servizio di messaggistica finanziaria, un sistema di deposito indipendente basato su blockchain e un servizio di pagamento senza contanti. Come è stato scritto in precedenza, non mirano a sostituire i loro antecedenti occidentali, ma semplicemente a creare delle alternative che altri possano utilizzare per proteggersi dal rischio che l’Occidente un giorno armi queste piattaforme esistenti contro di loro come ha fatto contro la Russia dal 2022 in poi.

Nessuna di esse deve ancora essere lanciata, ma durante il vertice sono stati fatti progressi sulla loro creazione ed eventuale implementazione. Lo stesso vale per le proposte della Russia di istituire borse di grano e metalli preziosi, che in teoria potrebbero contribuire a formare le fondamenta di una nuova valuta o almeno di un’unità di conto comune che alcuni hanno chiamato semplicemente “l’unità“. Questa potrebbe consistere in una combinazione di materie prime e di un paniere di valute dei membri, ma probabilmente ci vorranno anni per trovare un accordo, se mai lo si troverà.

Molto più riuscito è stato il conferimento dello status di partnership da parte dei BRICS a circa una dozzina di Paesi, anche se non è ancora stato pubblicato un elenco ufficiale, ma alcuni Paesi come Cuba hanno già festeggiato per aver ricevuto questo status, mentre altri, come il Venezuela, si sono arrabbiati per non averlo ottenuto (in questo caso a causa del veto del Brasile). Tuttavia, il mese scorso è stato spiegato che “l’appartenenza ai BRICS o la loro mancanza non è poi così importante“, in particolare perché qualsiasi Paese può coordinare volontariamente le proprie politiche finanziarie con i BRICS.

In altre parole, anche se questa distinzione è prestigiosa ed essere snobbati come il Venezuela dal Brasile è quindi un insulto profondo, non importa se un Paese partecipa alle discussioni sui processi di multipolarità finanziaria come membro ufficiale, come osservatore o come partner, o se ne sente parlare in seguito. Tutta la cooperazione è volontaria, quindi chiunque – sia esso membro, partner o non associato – può attuare le proposte dei BRICS o rifiutarle se ritiene che non rispondano ai propri interessi nazionali.

Visto che i legami con i BRICS non hanno alcuna importanza, l’espansione della partnership del gruppo è quindi puramente simbolica, il che significa che durante il vertice della scorsa settimana non è stato concordato nulla di tangibile. Lo stesso si può dire di tutti i precedenti vertici, a parte quello di Fortaleza del 2014, in cui i membri hanno concordato di creare la Nuova Banca di Sviluppo (NDB), che è l’unica manifestazione tangibile degli sforzi dei BRICS per creare istituzioni alternative, ma è anche chiaramente imperfetta.

La presidente della NDB Dilma Rousseff ha confermato nel luglio 2023 che “La NDB ha ribadito che non sta pianificando nuovi progetti in Russia e opera nel rispetto delle restrizioni applicabili ai mercati finanziari e dei capitali internazionali”. In poche parole, la NDB che la Russia stessa ha co-fondato rispetta le sanzioni degli Stati Uniti contro di essa, rendendola così meno una vera alternativa alle istituzioni occidentali e più un complemento. Questo potrebbe anche avere a che fare con la Cina, dove ha sede, che rispetta la maggior parte delle sanzioni occidentali.

I problemi di pagamento di Russia e Cina provocati dagli Stati Uniti hanno colto di sorpresa la maggior parte degli entusiasti dei BRICS” dopo che RT ha rivelato la portata di queste sfide di lunga data all’inizio di settembre qui, una volta che hanno iniziato a raggiungere proporzioni critiche in seguito alle ultime pressioni degli Stati Uniti sulla Cina. Sebbene l’India stia segnalando di sfidare queste restrizioni e sia in procinto di diventare la terza economia mondiale entro il 2030, senza che la Cina faccia lo stesso, i BRICS nel loro insieme faticheranno a creare istituzioni veramente alternative.

La Cina è stata più cauta nel provocare le sanzioni secondarie minacciate dagli Stati Uniti rispetto all’India, in quanto considerata dagli USA un rivale sistemico, di cui non vuole inavvertitamente confermare la percezione, motivo per cui finora ha rispettato molte delle sanzioni. In effetti, il rappresentante presidenziale speciale della Russia per gli affari della SCO Bakhtiyor Khakimov ha rivelato la scorsa settimana che il suo Paese non può nemmeno pagare le sue quote perché la banca si trova in Cina e anche loro usano solo dollari.

Se ci fosse stata la volontà politica, la Cina avrebbe già escogitato una soluzione invece di trascinare la questione così a lungo che Khakimov si è sentito costretto a lamentarsene pubblicamente, il che dimostra quanto la Cina stia rispettando rigorosamente le sanzioni all’interno dei BRICS e persino della SCO. Certo, il commercio bilaterale continua a crescere, per cui sono stati creati alcuni canali alternativi, ma sono apparentemente segmentati in base al settore (es. energia, tecnologia) e non facilitano i pagamenti ad altri come la NDB.

Riflettendo su tutto ciò che è stato condiviso, sia sull’intuizione di Kortunov che su quella successiva, l’ultimo vertice dei BRICS è stato simbolico come tutti i precedenti, a parte quello del 2014 che ha portato alla creazione della chiaramente imperfetta NDB. La natura puramente volontaria del BRICS significa che non diventerà mai ciò che i suoi entusiasti si aspettano, poiché ci sono troppe asimmetrie tra i suoi membri. Non c’è nemmeno la possibilità realistica che il BRICS renda obbligatoria l’adesione alle sue proposte, perché ciò porterebbe alla sua dissoluzione.

Queste osservazioni limitano notevolmente i risultati che il BRICS potrebbe ottenere, ma non escludono la creazione di istituzioni alternative come quelle rappresentate da BRICS Bridge, BRICS Clear e BRICS Pay. Anche gli scambi di cereali e metalli preziosi sono possibili, ma in questi casi solo sulla base di minilaterali all’interno dei BRICS a cui viene dato il marchio del gruppo dopo che tutti gli altri sono d’accordo. Una moneta comune dei BRICS o un’unità di conto comune è un obiettivo a lungo termine, per ora irraggiungibile.

Il deludente precedente stabilito dal rispetto delle sanzioni statunitensi da parte della NDB fa temere che le istituzioni sopra citate, che la Russia cerca di co-fondare, possano rappresentare una vera alternativa. Non c’è dubbio che la Russia abbia imparato da quell’esperienza, per cui nessuno dovrebbe pensare che abbia già investito il tempo e le risorse necessarie per creare queste nuove istituzioni senza prima escogitare un modo per evitare che anche gli Stati Uniti la sanzionino, ma resta da vedere come funzionerà.

La conclusione è che è molto più facile parlare di creare istituzioni veramente alternative che farlo davvero, il che significa che i BRICS rimarranno probabilmente solo un club di chiacchiere, o un “laboratorio multitasking di governance globale”, come lo ha diplomaticamente descritto Kortunov. Questo non significa sminuire il ruolo del gruppo, poiché è importante che i Paesi non occidentali più importanti e in via di sviluppo discutano le questioni urgenti dell’ordine mondiale in evoluzione, soprattutto quelle economico-finanziarie, ma non è la stessa cosa che si aspettavano gli appassionati.

In fin dei conti, la comunità degli Alt-Media ha esagerato nell’esaltare i BRICS e l’ultimo vertice di Kazan, solo che dal primo non è emerso nulla di tangibile dalla decisione del 2014 di creare la NDB, chiaramente imperfetta, che ha poi sanzionato la Russia, mentre il secondo non ha avuto alcun risultato tangibile. Quest’ultimo ha effettivamente gettato le basi per la creazione di altre istituzioni alternative, anche se non è chiaro quando verranno presentate e come la Russia si assicurerà che non vengano sanzionate come la NDB.

Il Vertice di Kazan non è stato quindi un fallimento, anzi, è riuscito a raggiungere l’unico obiettivo realistico che si era prefissato: riunire i suoi membri e partner per discutere i modi per accelerare volontariamente i processi di multipolarità finanziaria, ad esempio attraverso un maggiore uso delle valute nazionali. Il risultato sarebbe stato più simbolico che tangibile a causa della natura puramente volontaria del gruppo, anche se alcuni osservatori avevano false aspettative e quindi si sentono amareggiati, ma ora sanno che cosa è veramente il BRICS.

Ufficialmente non si trattava di un segreto, ma non era nemmeno di dominio pubblico.

Il rappresentante presidenziale speciale della Russia per gli affari della SCO, Bakhtiyor Khakimov, ha rivelato la scorsa settimana che “Non è un segreto, ma noi, ad esempio, e intendo la parte russa, stiamo affrontando serie difficoltà nel trasferire il nostro contributo azionario al bilancio generale della SCO, perché la banca si trova in Cina e, secondo i documenti di base, il contributo azionario viene effettuato solo in dollari USA”. La conformità volontaria della Cina alle sanzioni statunitensi impedisce quindi alla Russia di pagare le sue quote SCO.

Contrariamente a quanto affermato da Khakimov, sebbene non si trattasse ufficialmente di un segreto, non era nemmeno esattamente di dominio pubblico. Molti tra i media tradizionali e la comunità dei media alternativi hanno la falsa impressione che la Cina respinga con orgoglio tutte le richieste di sanzioni degli Stati Uniti a causa della retorica tagliente di Pechino al riguardo. Ciò nonostante RT abbia informato il mondo sui problemi di pagamento della Russia e della Cina provocati dagli Stati Uniti all’inizio di settembre. Ne hanno scritto qui , che è stato poi analizzato qui .

Coloro che avrebbero potuto liquidare quel rapporto come un’iperbole o immaginare che si trattasse di un “piano generale degli scacchi 5D” per “stuzzicare gli Stati Uniti”, come alcuni sui social media hanno ipotizzato, ora sanno che era accurato dopo quanto Khakimov ha appena rivelato. La Cina ha così tanta paura delle minacce di sanzioni secondarie degli Stati Uniti che non lascia nemmeno che la Russia paghi le sue quote SCO denominate in dollari, nonostante entrambi siano tra i suoi membri fondatori. Questa realtà è l’esatto opposto di ciò che pensava il pubblico occidentale e non occidentale in generale.

Pochi tra loro sapevano che le quote dell’organizzazione erano denominate in dollari, cosa che probabilmente era stata concordata all’inizio del secolo durante la sua fondazione per ragioni di convenienza finanziaria, ma che non è mai stata modificata nemmeno dopo le sanzioni senza precedenti dell’Occidente contro la Russia dal 2022. È francamente sorprendente che non siano state apportate modifiche dopo di allora né escogitate soluzioni alternative, tanto che Khakimov ha ritenuto di doverlo lamentare pubblicamente, considerando l’attenzione incentrata sulla sicurezza della SCO.

Dopo tutto, le minacce alla sicurezza non convenzionali che i suoi membri affrontano riguardano anche quelle finanziarie, ma la priorità è stata finora quella di fermare il finanziamento del terrorismo e di altri reati. Escogitare soluzioni alternative alle minacce di sanzioni secondarie di altri paesi, che sostanzialmente equivalgono a coercizione politica attraverso mezzi economico-finanziari, non è mai stato qualcosa che hanno realmente preso in considerazione. Tuttavia, le sanzioni sono ancora oggettivamente una minaccia per la sicurezza, il che è ormai più che ovvio.

La complessa interdipendenza economico-finanziaria della Cina con gli Stati Uniti, che quest’ultimi hanno la volontà politica di trasformare in un’arma perché convinti che la prima otterrà il consenso delle sue richieste o che non passerà all’offensiva finanziaria (ad esempio, tentando seriamente di danneggiare il dollaro) dopo essere stata punita per essersi rifiutata, è responsabile di ciò. Non si sta suggerendo alcun giudizio di valore, poiché tutti gli stati sovrani come la Cina mettono sempre al primo posto i propri interessi nazionali e sarebbe ridicolo per loro rischiarli solo per il bene della Russia.

Detto questo, la rivelazione di Khakimov è ancora imbarazzante per Pechino a causa di quanto contraddica potentemente le aspettative del pubblico non occidentale sulla sua politica verso questo problema da una fonte autorevole inattaccabile. Ciò che ha rivelato non può essere liquidato come una cosiddetta “fake news”, ma come una dichiarazione di fatto indiscutibile, anche se si spera che i progressi compiuti nell’accelerazione dei processi di multipolarità finanziaria durante il vertice BRICS della scorsa settimana a Kazan possano portare a una rapida risoluzione di questa ignominiosa questione.

Il “potemkinismo” spiega perché molti hanno la falsa percezione che la Russia abbia mediato tra i due paesi.

C’è la percezione tra molti nella Alt-Media Community (AMC) che la mediazione russa sia stata responsabile dell’incontro tra il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente cinese Xi Jinping a Kazan durante il vertice BRICS del mese scorso. Di conseguenza, si presume anche che gli eccellenti legami della Russia con entrambi le parti le abbiano permesso di svolgere un ruolo nella realizzazione dell’accordo di de-escalation al confine che ha preceduto il loro incontro, la cui affermazione è stata spacciata come un dato di fatto da Pepe Escobar nella sua rubrica di Sputnik.

Come si è scoperto, appena un’ora circa prima della pubblicazione di quel pezzo, l’ambasciatore russo Denis Alipov ha dichiarato quanto segue durante un briefing con la stampa sull’esito di quel vertice, a partire da 0:55 di questo video qui: “Noi, sempre per quanto ne so, non abbiamo svolto alcun ruolo nell’organizzazione di quell’incontro”. È il più alto diplomatico russo a Delhi, quindi lo saprà, e ha anche detto nel febbraio 2022 che “Non abbiamo piani di mediazione per un semplice motivo: entrambe le parti considerano la disputa territoriale tra loro come una questione puramente bilaterale”.

Questa posizione di principio rispetta la sovranità faticosamente conquistata da questi due Paesi e riconosce la loro indipendenza nelle relazioni internazionali, tanto più importante per i due Paesi più popolosi del mondo se si considera la storia coloniale dell’India e il secolo di umiliazione della Cina. Da allora sono diventati forze di primo piano nella transizione sistemica globale verso la multipolarità e di conseguenza non hanno bisogno di nessuno che li aiuti a risolvere le loro dispute reciproche dopo aver ottenuto una tale influenza di primo piano.

Le relazioni tra loro non sono state sospese come nel caso della Russia e dell’Ucraina, quindi non hanno mai avuto bisogno di un mediatore per parlare direttamente tra loro di questo problema, cosa che i loro comandanti di corpo hanno già fatto 21 volte dopo i loro scontri letali sulla valle del fiume Galwan prima di raggiungere finalmente un accordo. È quindi possibile che i membri dell’AMC che ritengono che la Russia abbia “mediato” tra di loro intendano in realtà solo che avrebbe potuto condividere alcune proposte non richieste in merito.

Forse ciò è avvenuto nel corso di colloqui informali tra i loro diplomatici, ma non è la stessa cosa di una mediazione, e certamente sarebbe stato fatto con il linguaggio più attento possibile a causa della delicatezza della disputa sui confini per i due principali partner strategici della Russia. L’alto rischio di offendere inavvertitamente uno di loro con una sola parola, per non parlare di una proposta non ufficiale che viene considerata dal loro interlocutore come una concessione inaccettabile al loro rivale, significa che questo era probabilmente improbabile.

In ogni caso, viene spontaneo chiedersi perché Sputnik, finanziato con fondi pubblici, abbia pubblicato l’affermazione di Pepe poco dopo che l’ambasciatore Alipov aveva chiarito che la Russia non ha avuto alcun ruolo nel riavvicinamento sino-indiano, tanto più che il giornale avrebbe potuto facilmente contattare il Ministero degli Esteri per avere conferma. Se da un lato è possibile che i redattori abbiano semplicemente svolto male il loro lavoro, dall’altro non si può escludere che ciò sia stato fatto deliberatamente secondo la strategia di soft power “potemkinista”.

Questo concetto si riferisce alla creazione calcolata di realtà artificiali per scopi strategici, specialmente quelle che contraddicono le politiche ufficiali della Russia e che sono curiosamente spinte dai membri dell’ecosistema mediatico globale russo. Questa analisi qui ha spiegato come il “potemkinismo” sia responsabile della continua proliferazione di false percezioni sulle relazioni russo-israeliane (ad esempio “la Russia è segretamente antisionista e lavora con l’Iran per liberare militarmente la Palestina”) nonostante l’orgoglioso filosemitismo di Putin da sempre.

Altri esempi di “Potemkinismo” includono false affermazioni secondo cui la Russia sarebbe contraria alle serrate e alle politiche di vaccinazione coercitiva, avrebbe appoggiato l’Armenia contro l’Azerbaigian in Karabakh e starebbe preparando un primo attacco contro la NATO. In questo esempio, la narrazione “potemkinista” è che la Russia ha mediato tra la Cina e l’India, e la sua diffusione attraverso Sputnik le conferisce una falsa credibilità grazie al fatto che l’emittente è finanziata pubblicamente e può facilmente contattare il ministro degli Esteri per confermare tutto prima della pubblicazione.

Non è nemmeno la prima volta che Pepe e Sputnik fanno affermazioni false sull’India. Nella sua rubrica dopo il vertice BRICS dell’estate 2023, Pepe ha affermato che “l’India, per una serie di ragioni molto complesse, non era esattamente a suo agio con tre membri arabi/musulmani (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto). La Russia ha placato i timori di Nuova Delhi”. Due settimane dopo, l’India ha presentato il Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC) in collaborazione con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, sfatando così l’affermazione precedente.

Dopotutto, se fosse vera l’affermazione di Pepe secondo cui l’India non si sentiva a proprio agio con l’ingresso di questi tre Paesi arabi/musulmani nei BRICS, allora non si sarebbe associata con due di loro in quella che doveva essere una delle sue più grandiose iniziative geoeconomiche prima che il 7 ottobre sfalsasse questi piani. Va anche detto che Sputnik ha poi pubblicato un’intervista critica nei confronti dell’IMEC prima di ripubblicare un articolo critico del Global Times che seguiva di poco le lodi di Putin a quel megaprogetto.

Questa sequenza di eventi è stata analizzata all’epoca qui, ma si può sostenere, col senno di poi, che si trattava di un altro esempio di “Potemkinismo”, anche se la consapevolezza di questo concetto non era ancora arrivata a quel tempo. Questa valutazione si basa sull’ultimo articolo di Pepe su Sputnik che contraddice quanto dichiarato poche ore prima dall’ambasciatore Alipov, secondo cui la Russia non aveva nulla a che fare con l’incontro Modi-Xi. Questa narrazione “potemkinista” ha lo scopo di esagerare il ruolo di mediazione della Russia di fronte al pubblico a cui si rivolge.

Affermazioni false come questa e quella dell’estate 2023, secondo cui l’India non si sentirebbe a proprio agio con l’ingresso dei Paesi arabi/musulmani nei BRICS, tanto che la Russia avrebbe dovuto “tranquillizzarla” per garantire il secondo ciclo di espansione del gruppo, sono state fatte in una rubrica di opinioni e non in un editoriale di Sputnik. Per questo motivo, anche se Sputnik ha riciclato queste narrazioni “potemkiniste” sulla mediazione russa in entrambi i casi (rispettivamente implicita e poi esplicitamente dichiarata), l’India non può fare molto per mettere le cose in chiaro.

Nessuno dei due casi è stato descritto come notizia o come proveniente da un funzionario autorevole, anche se sono stati spacciati come fatti da Pepe, quindi non esiste il pretesto per far intervenire le diplomazie e richiedere eventuali modifiche. Quanto asserito nell’estate del 2023 è indiscutibilmente molto più offensivo dell’ultima affermazione, in quanto implica un’islamofobia di Stato, di cui l’India è già stata accusata in passato e che nega con veemenza, eppure l’articolo è rimasto invariato fino ad oggi. È probabile che anche l’ultimo rimanga invariato.

L’ultima dichiarazione di Pepe è stata fatta per dare credito alla Russia per qualcosa che non ha fatto, anche se l’insinuazione che l’India (e anche la Cina, se è per questo) abbia bisogno di una mediazione potrebbe essere scandalosamente interpretata come una mancanza di capacità diplomatica di difendere i propri interessi senza un aiuto esterno, per cui un reclamo informale è improbabile. Per gli osservatori più attenti, questa discrepanza tra le affermazioni di Pepe, riportate dallo Sputnik, e la posizione ufficiale della Russia è un’ulteriore prova dell’esistenza di una strategia di soft power “potemkinista”.

Non c’è mai stato alcun motivo di prendere sul serio questo rapporto, fin dall’inizio.

L’outlet tedesco Bild ha riferito alla fine della scorsa settimana che l’India avrebbe posto il veto alla richiesta di adesione ai BRICS della Turchia per i suoi legami con il Pakistan, il che ha spinto il Centro per la lotta alla disinformazione della Turchia a rispondere chiarendo che il processo di adesione non era nemmeno all’ordine del giorno del vertice di Kazan. L’esperto di politica estera turco citato nell’articolo di Bild ha anche confutato il loro rapporto e ha aggiunto che non includevano le sfumature delle sue opinioni che aveva condiviso con loro.

Il rispettabile giornalista indiano Sidhant Sibal ha riferito in precedenza che i BRICS hanno accettato di concedere alla Turchia lo status di partenariato insieme a una dozzina di altri paesi, mentre il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che “tutti sono interessati a invitare la Turchia” a unirsi alla loro associazione. ” L’appartenenza o la mancanza di appartenenza ai BRICS non è in realtà un grosso problema “, sebbene per i motivi spiegati nell’analisi con collegamento ipertestuale precedente, vale a dire che chiunque può coordinare volontariamente le proprie politiche di multipolarità finanziaria con il gruppo.

L’appartenenza conferisce ai paesi solo il diritto di partecipare alle discussioni su questo argomento, mentre lo status di partenariato consente loro di osservare questi colloqui in tempo reale mentre tutti gli altri aspettano che siano arrivati per conoscere i risultati. Entrambi hanno un elemento di prestigio associato a loro ed è per questo che così tanti paesi vogliono formalizzare tali relazioni con i BRICS. La Turchia si considera una potenza emergente e di conseguenza ritiene di avere il diritto almeno di osservare le loro discussioni sulla multipolarità finanziaria.

La Russia, che ha ospitato il summit di quest’anno, è d’accordo. Il presidente Recep Tayyip Erdogan è stato quindi invitato a partecipare all’incontro BRICS Plus/Outreach. Il suo paese ha un ruolo importante da svolgere nell’accelerare i processi di multipolarità finanziaria grazie alla sua posizione transcontinentale e all’influenza economica nel cuore dell’Eurasia, determinata dal ” Middle Corridor “. La forma specifica in cui ciò avviene e il grado di coordinamento con i BRICS restano da vedere, ma questo fatto esiste a prescindere da ciò.

L’India apprezza anche il ruolo di Turkiye sopra menzionato nella transizione sistemica globale nonostante i disaccordi di quei due sul conflitto irrisolto del Kashmir. La sua grande strategia mira a un attento allineamento multiplo tra centri di potere e influenza in competizione per raccogliere al massimo i benefici da ciascuno. L’India prende posizione in modo deciso solo su questioni che riguardano direttamente i suoi interessi, in particolare quelle relative alla sicurezza nazionale, poiché desidera perpetuare indefinitamente questo atto di bilanciamento.

La richiesta di Turkiye di formalizzare la sua relazione con i BRICS non è considerata qualcosa che riguarda direttamente gli interessi dell’India, in particolare quelli della sua sicurezza nazionale, quindi è sempre stato dubbio che abbia posto il veto anche prima che il Centro per la lotta alla disinformazione di Turkiye smentisse il rapporto di Bild. L’India rispetta anche la Russia come stato, mentre Modi e Putin sono amici intimi, quindi sarebbe stato scandaloso per Delhi intralciare i piani di Ankara dopo che Putin aveva invitato Erdogan a partecipare per fare pressioni a sostegno di questo.

Non c’è alcuna indicazione credibile che Russia e India abbiano avuto alcun tipo di disaccordo sull’espansione dei BRICS durante il summit della scorsa settimana. Il rapporto di Bild era quindi una bufala autentica pubblicata per ragioni che solo i redattori di questo canale possono spiegare se fossero onesti con il pubblico. Qualunque cosa siano, sono stati in definitiva controproducenti dopo che Turkiye stesso ha smentito il loro rapporto, il che ha danneggiato la reputazione di Bild e l’ha smascherato più come un tabloid che come una fonte affidabile di notizie e approfondimenti.

Sta diventando molto difficile per Israele e l’Iran bilanciare le richieste dei propri falchi, la percezione dell’opinione pubblica interna e la percezione dei decisori politici dei loro avversari (tra cui figurano elementi falchi).

Venerdì Israele ha finalmente reagito contro l’Iran per la precedente ritorsione dell’Iran contro Israele all’inizio di questo mese, che la Repubblica islamica ha messo in atto contro l’autoproclamato Stato ebraico nel tentativo di ripristinare la deterrenza , nel secondo round del loro pericoloso colpo per colpo iniziato in primavera. A differenza della ritorsione dell’Iran contro Israele, la ritorsione di Israele contro l’Iran non è stata ampiamente filmata. È stata anche sorprendentemente contenuta nonostante il grande clamore e le preoccupazioni iniziali su un’escalation incontrollabile.

Nessuna infrastruttura critica, incluso l’unico reattore nucleare iraniano e le sue raffinerie di petrolio, è stata presa di mira direttamente, ma il New York Times ha citato fonti anonime di entrambi i paesi per riferire che Israele ha distrutto le difese aeree circostanti per lasciare l’Iran esposto a un attacco più doloroso se dovesse reagire a questo. Axios ha anche riferito che Israele ha avvisato l’Iran del suo attacco in anticipo tramite terze parti nel tentativo di scoraggiare rappresaglie che potrebbero rischiare di far precipitare tutto in un conflitto più ampio a seconda di come si sviluppa.

L’Iran ha annunciato che quattro dei suoi soldati sono stati uccisi e ha ribadito il suo diritto a rispondere. Una fonte di alto rango avrebbe detto a Tasnim che l’Iran è pronto a fare esattamente questo, sebbene Sky News Arabia abbia citato una fonte anonima per riferire che l’Iran ha informato Israele tramite terze parti che non lo farà. Nel frattempo, il Jerusalem Post ha riferito che Israele si aspetta effettivamente una rappresaglia, ma potrebbe essere attuata tramite gli alleati regionali dell’Iran nell’Asse della Resistenza. Non è quindi chiaro cosa accadrà dopo.

In ogni caso, la rappresaglia sorprendentemente contenuta di Israele merita di essere analizzata. L’ufficio del Primo Ministro Benjamin (“Bibi”) Netanyahu ha negato le segnalazioni secondo cui Israele avrebbe cambiato i suoi obiettivi sotto la pressione degli Stati Uniti per evitare un’escalation incontrollabile come quella che sarebbe potuta seguire se avesse colpito l’infrastruttura critica dell’Iran. Anche così, è difficile immaginare che la resistenza degli Stati Uniti a questo non abbia giocato un ruolo nella rappresaglia di Israele. Dopotutto, nel caso di una massiccia rappresaglia iraniana, Israele dipenderebbe dal sostegno degli Stati Uniti allora e in seguito.

Ecco perché gli Stati Uniti hanno schierato uno dei loro sette THAAD in Israele in vista della sua rappresaglia, sebbene l’importanza di quel sistema di difesa aerea di prim’ordine sia stata valutata più come un inciampo di escalation per scoraggiare l’Iran che come un supporto tattico veramente significativo, poiché potrebbe essere facilmente sopraffatto da attacchi di saturazione. Israele potrebbe quindi aver raggiunto un accordo con gli Stati Uniti per non colpire le infrastrutture critiche dell’Iran durante la sua ultima rappresaglia in cambio di tale schieramento guidato dalla deterrenza.

Se è questo che è successo, allora implicherebbe che Israele non vuole davvero rischiare un’escalation totale con l’Iran a causa della sua continua fede nel concetto di “Distruzione Mutua Assicurata” (MAD). Ciò insegna che Israele e l’Iran sono in grado di infliggersi reciprocamente danni inaccettabili in quello scenario, motivo per cui hanno un naturale interesse personale nell’evitarlo gestendo responsabilmente le loro tensioni. Il problema, però, è che i falchi da entrambe le parti vogliono ancora salire sulla scala dell’escalation.

Sta diventando molto difficile per entrambi bilanciare le richieste dei propri falchi, la percezione pubblica interna e la percezione dei decisori politici dei loro avversari (che includono elementi falchi). Il bombardamento da parte di Israele del consolato iraniano a Damasco in primavera ha spinto l’Iran a reagire in modo convenzionale con una salva di droni e missili per la prima volta nella storia delle tensioni di quei due. Un piccolo attacco israeliano contro una struttura di difesa aerea ha posto fine a quel round di escalation fino all’ultimo iniziato durante l’estate.

Israele ha assassinato il capo di Hamas a Teheran e poi quello di Hezbollah a Beirut poco meno di due mesi dopo, provocando così la seconda rappresaglia convenzionale dell’Iran all’inizio di questo mese che a sua volta ha portato alla rappresaglia di Israele venerdì. Confrontando questi due round di escalation, ognuno è iniziato con un audace attacco israeliano, è stato seguito da una drammatica rappresaglia iraniana (anche se è discutibile quanto danno i due siano stati finora responsabili), e poi ha risposto con rappresaglie israeliane sorprendentemente contenute.

Ciò che li distingue, però, è lo spiegamento del THAAD degli Stati Uniti in vista dell’ultima rappresaglia di Israele, che dovrebbe scoraggiare l’Iran dal reagire, data la probabilità che ciò possa fungere da innesco per il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti in quelli che potrebbero essere gli attacchi di rappresaglia di Israele contro le infrastrutture critiche iraniane. Israele ha quindi inviato un messaggio ai falchi dell’Iran, trattenendosi ancora una volta nonostante il clamore molto più grande che circonda la sua ultima rappresaglia e facendo sì che gli Stati Uniti abbiano interessi fisici nel difenderlo questa volta.

Il messaggio è che Israele sta ancora mantenendo i propri falchi nel senso di impedirgli di oltrepassare le linee rosse dell’Iran che metterebbero pericolosamente alla prova la MAD, quindi l’Iran dovrebbe apprezzare e ricambiare questo, altrimenti ciascuna parte rischierà che l’altra infligga danni inaccettabili se le linee rosse di Israele vengono oltrepassate. Il sottinteso è che è arrivata una “nuova normalità” per cui round di escalation controllabili lungo le linee del modello descritto in precedenza potrebbero essere impiegati più frequentemente come valvole di sfogo.

Ogni parte sta lottando sempre di più per bilanciare i propri falchi, le percezioni pubbliche interne e la percezione dei decisori politici dell’avversario mentre la guerra di resistenza israeliana regionale continua a infuriare. C’è molta pressione su di loro per dare un primo colpo decisivo all’altro nonostante la MAD mentre gli animi si scaldano e la pazienza si assottiglia, ma questo tipo di pensiero rischia di trasformarsi in un patto suicida. Anche i loro partner stanno facendo pressione su di loro per trattenersi a causa del danno collaterale che ciò potrebbe causare.

Né gli USA né la Russia vogliono di conseguenza che Israele o l’Iran facciano il grande passo, sebbene ciascuno degli ultimi due potrebbe sempre “diventare un canaglia” in ogni caso se i loro decisori si sottomettessero ai loro falchi, ma gli USA potrebbero non difendere Israele in quel caso mentre non c’è mai stata alcuna indicazione che la Russia avrebbe difeso l’Iran. Gli USA e la Russia sono in disaccordo su quasi tutto al giorno d’oggi, con la notevole eccezione che non vogliono che Israele e l’Iran mettano alla prova la MAD a causa di quanto ciò destabilizzerebbe il mondo.

Il massimo che faranno sarà lo spiegamento del THAAD degli USA in Israele e la possibilità che la Russia trasferisca i sistemi di difesa aerea all’Iran, entrambi spinti dalla deterrenza, non dall’escalation. Nello scenario peggiore di un’escalation incontrollabile israelo-iraniana, gli USA potrebbero intervenire direttamente dalla parte di Israele, ma la Russia non rischierà una guerra calda con Israele e forse anche con gli USA a sostegno dell’Iran. Questa valutazione e il messaggio di Israele all’Iran sopra menzionato potrebbero convincere Teheran a porre fine a questo ultimo round di escalation.

La questione venezuelana è una questione in bianco e nero: o si sostengono gli sforzi di Lula e Biden per un cambio di regime in Venezuela, ognuno dei quali porta avanti questo progetto a modo suo ma comunque coordinato, oppure si sostiene la difesa dell’indipendenza e della sovranità del Venezuela da parte di Maduro e Putin.

Il Partito dei Lavoratori brasiliano al governo (PT, per la sua abbreviazione portoghese) si è presentato come un campione iberoamericano della multipolarità sin dalla sua nascita, così come il suo leader, il Presidente Lula, sin dall’inizio del suo primo mandato nel 2003, ma queste narrazioni sono ora messe in discussione come mai prima dopo la scorsa settimana. Brasil de Fato ha citato fonti diplomatiche per riferire che il Brasile ha posto il veto alla richiesta di partenariato BRICS del Venezuela, mentre Putin ha anche riconosciuto durante una conferenza stampa che Russia e Brasile non sono d’accordo sul Venezuela.

Questo risultato è stato reso ancora più scandaloso dall’inaspettato ” trauma cranico ” di Lula, che sarebbe stato la causa del suo mancato volo per Kazan e della visita a sorpresa del presidente venezuelano Maduro all’evento. Lula potrebbe aver inventato il suo infortunio o averlo esagerato per non mettersi ulteriormente in imbarazzo discutendo di persona contro la richiesta di partnership BRICS del suo vicino multipolare. Potrebbe anche aver sentito parlare dei piani di Maduro e quindi essersi tirato indietro per evitare un potenziale confronto lì.

In ogni caso, uno dei maggiori produttori di energia al mondo non è stato in grado di ottenere il supporto consensuale richiesto per la partnership con la principale piattaforma finanziaria multipolare al mondo, sebbene questa analisi qui del mese scorso spieghi come i non membri e i partner possano ancora coordinare le loro politiche associate con i BRICS. Comunque sia, è stato comunque un duro colpo per il prestigio del Venezuela non essere stato inaugurato come partner ufficiale, ma il PT di Lula ha danneggiato la propria reputazione in un modo molto peggiore, a quanto si dice, ponendo il veto a questo.

Tenendo a mente la suddetta intuizione su come qualsiasi paese possa coordinare volontariamente le sue politiche associate con i BRICS anche in assenza di un’appartenenza formale o di uno status di partenariato, il Brasile avrebbe potuto lasciare che il Venezuela si unisse per mantenere la farsa del PT di essere un campione multipolare. Invece, lo ha impedito maliziosamente, il che è servito solo a dare un segnale di virtù al sostegno della politica condivisa dei Democratici al governo degli Stati Uniti nei confronti di quel paese a scapito della fiducia che il Brasile ha costruito all’interno dei BRICS.

Ad agosto è stato spiegato come ” La condanna di Ortega dell’ingerenza di Lula in Venezuela smentisce una delle principali bugie dei media alternativi “, che alla fine è collegato a un elenco di oltre 50 analisi correlate da ottobre 2022 fino ad allora sull’allineamento ideologico di Lula dopo la prigionia con il suddetto partito imperialista. In breve, lui e il suo partito non sono mai stati veri campioni multipolari come si presentavano, ma sono sempre stati più simili ai “socialdemocratici” o a quella che è stata chiamata la ” sinistra compatibile ” dai tradizionali sinistrorsi.

Nel frattempo, tuttavia, gli influencer dei social media del PT e la cricca di sostenitori settari in tutto il mondo hanno aggressivamente tenuto sotto controllo la falsa narrazione che i loro “eroi” hanno promosso. Ciò ha spesso assunto la forma di “cancellare” ferocemente chiunque osasse anche solo lontanamente mettere in discussione questo dogma sfatato. Questa farsa è stata quindi mantenuta fino alla scorsa settimana, quando è diventato impossibile negare che il PT di Lula avesse tradito il leader multipolare regionale Venezuela solo per ingraziarsi quello che potrebbe presto essere il partito di governo uscente degli Stati Uniti.

Non ci dovrebbero essere dubbi sulla veridicità delle fonti diplomatiche di Brasil de Fato neanche dopo che il Ministero degli Esteri venezuelano ha rilasciato una dichiarazione ufficiale che criticava il veto di Lula. L’hanno descritta come un'”aggressione immorale” che “riproduceva l’odio, l’esclusione e l’intolleranza promossi dai centri di potere in Occidente”. Hanno poi aggiunto che “il popolo venezuelano prova indignazione e vergogna” dopo ciò che Lula ha appena fatto. Sono parole molto forti che dovrebbero essere prese molto seriamente.

I lettori dovrebbero anche sapere che mentre Lula non ha riconosciuto la rielezione di Maduro, Putin ha tuonato con orgoglio durante l’evento della scorsa settimana che “il Venezuela sta lottando per la sua indipendenza, per la sua sovranità… Crediamo che il presidente Maduro abbia vinto le elezioni, le abbia vinte in modo leale. Ha formato un governo”. Le sue parole hanno gettato il PT sulle corna di un altro dilemma narrativo suggerendo che la posizione del Brasile è contro “l’indipendenza” e la “sovranità” di un altro paese del Sud del mondo.

La questione venezuelana è quindi una questione in bianco e nero: o si sostengono gli sforzi di Lula e Biden per un cambio di regime in Venezuela, con ognuno che li porta avanti a modo suo ma comunque coordinato, o si sostiene la difesa dell’indipendenza e della sovranità del Venezuela da parte di Maduro e Putin. Non c’è via di mezzo, non importa quali bugie i principali influencer del PT potrebbero presto vomitare. I membri onesti della comunità Alt-Media riferiranno con precisione questo, mentre quelli disonesti continueranno a coprire il PT.

La sospensione degli scambi commerciali con l’India, in atto da cinque anni da parte del Pakistan in risposta alla revoca dell’articolo 370, è la causa più diretta del veto posto da Delhi alla partnership di Islamabad con i BRICS.

Il Pakistan ha annunciato la sua intenzione di unirsi ai BRICS lo scorso novembre, cosa che il ministro delle Finanze Muhammad Aurangzeb ha appena ribadito la scorsa settimana, eppure il loro paese non è stato inaugurato come uno degli stati partner del gruppo durante il suo ultimo summit. Il vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov, che quest’anno ha svolto il ruolo di sherpa del suo paese, ha affermato in estate che uno dei criteri per la partnership è non partecipare a sanzioni illegali contro i membri esistenti.

Gli osservatori occasionali non lo sanno o se ne sono già dimenticati, ma il Pakistan ha sospeso il commercio con l’India mezzo decennio fa per protestare contro la revoca dell’articolo 370 nell’agosto 2019, che ha rimosso lo status speciale precedentemente concesso all’ex regione di Jammu e Kashmir che da allora è stata divisa. La portavoce del Foreign Office Mumtaz Zahra Baloch ha recentemente confermato , in occasione del quinto anniversario di questo evento e due mesi dopo l’annuncio di Ryabkov, che non ci sono piani per revocare questa politica.

In ciò risiede l’ostacolo immediato alla partnership formale del Pakistan con i BRICS, poiché l’India potrebbe porre il veto alla richiesta di relazione del suo rivale con quel gruppo con il pretesto che Islamabad mantiene “sanzioni illegali” su ciò che Delhi considera essere la sua questione interna di revoca dell’articolo 370 mezzo decennio fa. Il problema dal punto di vista del Pakistan è che considera l’ irrisolto conflitto del Kashmir una questione internazionale in cui ha interessi diretti, considerando le sue rivendicazioni indiane sulle parti sotto il controllo dell’altro.

L’inversione della sospensione del commercio con l’India implicherebbe pertanto l’accettazione della revoca dell’articolo 370 e la successiva biforcazione del Jammu e Kashmir in due territori dell’Unione, il che è inaccettabile per il Pakistan, ma potrebbe spianare la strada alla trasformazione della Linea di controllo (LOC) in un confine internazionale. Sebbene l’India stia attualmente facendo affidamento sul ramo orientale del Corridoio di trasporto nord-sud (NSTC) attraverso l’Iran per accedere all’Afghanistan e alle Repubbliche dell’Asia centrale, è preferibile il transito tramite il Pakistan.

È più economico e veloce, e potrebbe portare a una maggiore crescita nell’Asia centro-meridionale da cui tutti trarrebbero beneficio, in particolar modo il Pakistan economicamente in difficoltà e l’Afghanistan del dopoguerra. Ciò richiederebbe molta volontà politica da entrambe le parti, a partire dal Pakistan con la suddetta revoca della sua decisione di mezzo decennio fa e poi ricambiata dall’India che esplora la possibilità di trasformare la LOC nel suo confine internazionale. Uno sviluppo recente dimostra che questo non è impossibile.

L’India ha annunciato la scorsa settimana che essa e la Cina riprenderanno i pattugliamenti della loro frontiera contesa, come fecero prima dei letali scontri nella valle del fiume Galway dell’estate 2020. Questo ritorno allo status quo ante bellum è stato reso possibile dalla Cina che ha ottemperato alla richiesta di lunga data dell’India in merito, dopo che il suo rifiuto fino ad ora ha pericolosamente perpetuato le loro tensioni fino ad ora e ha facilitato gli sforzi degli Stati Uniti di dividere e governare queste grandi potenze asiatiche. Il palcoscenico è ora pronto per un riavvicinamento sino-indo-indiano.

È prematuro prevedere che alla fine accetteranno di trasformare la Linea di Controllo Effettivo (LAC) in un confine internazionale, ma le loro relazioni miglioreranno sicuramente a seguito di questa svolta, proprio come potrebbero migliorare le relazioni indo-pakistane se quest’ultima invertisse la sua decisione presa cinque anni fa. Anche se le relazioni tra gli ultimi due non migliorassero oltre la ripresa dei legami commerciali, ciò potrebbe comunque essere sufficiente perché l’India rimuova il suo veto sulla richiesta del Pakistan di collaborare formalmente con i BRICS.

A questo proposito, è necessario fare qualche chiarimento per correggere eventuali false impressioni che alcuni lettori potrebbero avere su quel gruppo, che sono comuni per gli osservatori occasionali. Il mese scorso è stato spiegato come ” l’appartenenza o la mancanza di appartenenza ai BRICS non sia in realtà un grosso problema “, poiché i BRICS sono solo un’associazione volontaria di paesi che coordinano le loro politiche per accelerare la multipolarità finanziaria. Non è un’organizzazione in cui i membri cedono qualsiasi grado della loro sovranità a un’autorità centrale.

Ogni paese può quindi coordinare le sue politiche associate con i membri del gruppo, sia nel loro insieme, attraverso minilaterali, o bilateralmente come stanno già facendo Pakistan e Cina. Di conseguenza, è stato appena spiegato come ” le differenze politiche dei membri BRICS non impediranno la cooperazione finanziaria ” tra loro o altri a causa della natura volontaria delle suddette politiche. Ciò è vero tanto per i membri BRICS rivali Etiopia ed Egitto quanto per l’India e l’aspirante partner BRICS Pakistan.

Il Pakistan può svolgere un ruolo chiave nel promuovere la missione condivisa dei BRICS di accelerare i processi di multipolarità finanziaria una volta revocata la sospensione del commercio con l’India, facilitando la creazione di un corridoio commerciale integrato Asia centrale-Asia meridionale e quindi esplorando un accordo di pace duraturo con l’India. La palla è quindi nel suo campo per decidere se questo futuro luminoso seguirà o se continuerà a essere rimandato indefinitamente. È richiesta molta volontà politica, ma se il Pakistan fa il primo passo, allora ci si aspetta che l’India ricambi.

Kamala si aspetta che i polacchi americani, molti dei quali vivono ormai da diverse generazioni in USA, non parlano polacco e non ci sono mai stati, “siano più polacchi dei polacchi di nascita e del governo polacco” quando si tratta della guerra per procura tra NATO e Russia in Ucraina.

La scorsa settimana Politico ha pubblicato un articolo critico su come ” Kamala Harris stia avvisando i polacchi americani di non votare per Donald Trump. Molti lo faranno “. Rappresentano il 5,69%, il 7,61% e l’8% della popolazione negli stati indecisi di Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, quindi possono fare la differenza nelle elezioni. Kamala ha provato a convincerli dalla sua parte diffondendo il terrore che Trump tradirà l’Ucraina e poi lascerà che Putin attacchi la Polonia, ma la maggior parte dei polacchi americani si preoccupa più delle questioni socio-economiche che di quelle straniere.

Sta quindi commettendo un errore assecondando ciò che la sua campagna si aspetta erroneamente che i polacchi si preoccupino, vale a dire aiutare l’Ucraina e contenere la Russia, quando persino la Polonia a livello statale e della società civile non è più così entusiasta di quegli obiettivi come prima. Per quanto riguarda il primo, il suo ministro della Difesa ha ammesso a fine agosto che il suo paese ha massimizzato il suo sostegno militare all’Ucraina, mentre il suo ministro degli Esteri ha suggerito il mese scorso che lo stato dovrebbe tagliare i benefici per i maschi ucraini in età di leva.

Per quanto riguarda il secondo, un recente sondaggio condotto da un centro di ricerca finanziato con fondi pubblici ha rivelato che due terzi dei polacchi hanno chiesto che i maschi ucraini in età di leva fossero deportati per combattere e solo meno della metà ha sostenuto la continuazione del conflitto. Tuttavia, Kamala si aspetta che i polacchi americani, molti dei quali sono già distanti diverse generazioni dalla Polonia, non parlano polacco e non ci sono mai stati, “siano più polacchi dei polacchi nativi e del governo polacco” quando si tratta di questa guerra per procura.

Questo è un altro errore perché la maggior parte non si identifica con il proprio gruppo etnico-nazionale con la stessa forza degli afroamericani, quindi sono molto meno influenzati dagli appelli agli interessi percepiti del loro gruppo. Anche coloro che si identificano in questo modo di solito non si preoccupano più degli affari esteri che di quelli socio-economici e, tra la minuscola minoranza che lo fa, sono informati dell’approccio in evoluzione della loro patria ancestrale verso questo problema, che differisce da come Kamala lo ha presentato come dimostrato sopra.

Inoltre, questa minuscola minoranza sa che il presidente conservatore-nazionalista uscente Andrzej Duda favorisce Trump , con cui ha stretto una stretta amicizia, mentre il primo ministro liberal-globalista in carica Donald Tusk lo detesta , quindi la “lealtà ancestrale” in queste elezioni ha anche una dimensione partigiana. Trattando con condiscendenza i polacchi americani come un blob omogeneo di russofobi facilmente manipolabili, tuttavia, Kamala sta ignorando i veri problemi che determineranno per chi voteranno.

Quelli di loro che sta cercando di corteggiare da quei tre stati indecisi risiedono nella Rust Belt, il che li predispone naturalmente a dare priorità alle questioni socio-economiche rispetto a quelle straniere molto più di quanto facciano gli elettori medi, a causa di quanto profondamente ne siano stati colpiti. Anche l’articolo di Politico menziona come alcuni polacchi americani si lamentino di tutti i soldi che gli Stati Uniti hanno già dato all’Ucraina, quindi il terrorismo psicologico di Kamala sul fatto che Trump li tagli potrebbe in realtà convincerli a schierarsi dalla sua parte.

Preferirebbero che questo denaro rimanesse negli Stati Uniti e venisse reinvestito per migliorare la vita dei concittadini residenti nella Rust Belt, indipendentemente dalla loro disposizione partigiana o identità etno-nazionale. Considerando quanto sia importante per loro questa questione, molti sostengono naturalmente Trump anziché Kamala, poiché quest’ultima condivide la responsabilità con Biden per il peggioramento delle loro condizioni di vita negli ultimi quattro anni, motivo per cui la sua campagna sta disperatamente cercando di distrarli con un’adulazione controproducente in politica estera.

Voleva dissipare i dubbi che alcuni elettori indecisi potevano ancora avere sui suoi legami con la Russia, ricordando loro che aveva imposto sanzioni contro quel megaprogetto, che smentivano le affermazioni dei democratici sul Russiagate e che erano state addirittura ipocritamente revocate da Biden per un periodo di nove mesi.

Trump si è vantato durante la sua intervista in diretta con Tucker Carlson a un evento di beneficenza in Arizona giovedì sera di essere responsabile dell'”uccisione” del Nord Stream II. Nelle sue parole , “I democratici] amano dire che ero un amico della Russia, ho lavorato per la Russia, ero una spia russa. Il lavoro più grande che la Russia abbia mai avuto [è stato] il Nord Stream 2. Questo è il più grande oleodotto del mondo, [va] dalla Russia alla Germania e in tutta Europa. L’ho ucciso. Nessuno lo avrebbe ucciso tranne me. L’ho fermato”. Ha un punto che ora verrà elaborato.

Per cominciare, non si riferiva chiaramente all’attacco terroristico del settembre 2022, poiché non era in carica all’epoca e quindi non poteva averci niente a che fare. Piuttosto, ciò che voleva trasmettere è che le false affermazioni dei Democratici secondo cui sarebbe una marionetta russa sono smentite dal fatto che ha sanzionato il Nord Stream II, nel tentativo di sottrarre alla Russia il mercato energetico europeo. In un’inaspettata svolta degli eventi, Biden ha revocato tali sanzioni nel maggio 2021, un mese prima di incontrare Putin.

Un alto funzionario del Dipartimento di Stato ha detto alla CNN che “Sebbene restiamo contrari al gasdotto, abbiamo raggiunto la conclusione che le sanzioni non ne avrebbero fermato la costruzione e rischiato di minare un’alleanza critica con la Germania, così come con l’UE e altri alleati europei”. Allo stesso tempo, Biden ha giustificato la mossa dicendo che “Nord Stream è completato al 99%. L’idea che qualcosa sarebbe stato detto o fatto per fermarlo non era possibile”.

Si può tuttavia sostenere che questo fu solo un “gesto di buona volontà” per facilitare il suo incontro con Putin a Ginevra quel giugno per discutere la gamma dei legami bilaterali dei loro paesi dopo l’accumulo militare della Russia lungo il confine ucraino quella primavera . Non si verificò alcuna svolta, il che può essere attribuito a posteriori ai falchi anti-russi nelle burocrazie militari, di intelligence e diplomatiche permanenti degli Stati Uniti (“stato profondo”) che diedero priorità al contenimento della Russia rispetto a quello della Cina nella Nuova Guerra Fredda .

Riflettendo su quell’opportunità persa, gli USA apparentemente pensarono di poter abbassare la guardia strategica della Russia rinunciando alle sanzioni su quel megaprogetto nella speranza che Mosca avrebbe poi ignorato l’avanzata della NATO verso i suoi confini, anche tramite la sua espansione clandestina in Ucraina. Furono queste mosse militari a preparare il terreno per Putin per poi condividere le sue richieste di garanzia di sicurezza quel dicembre, che furono respinte e seguite dalla reimposizione di quelle stesse sanzioni un giorno prima dello speciale l’operazione è iniziata.

Il motivo per cui è importante fare riferimento a questo è perché dimostra che Biden ha promulgato ipocritamente una politica amica della Russia (indipendentemente dal movente astuto dietro di essa) dopo che il suo partito ha trasformato in un’arma la teoria della cospirazione del Russiagate per impedire a Trump di migliorare i legami con la Russia. In particolare, Biden ha rinunciato alle stesse sanzioni imposte da Trump e presumibilmente lo ha fatto come “gesto di buona volontà” per aver facilitato l’incontro di Biden con Putin, che ha incontrato Trump senza tali precondizioni implicite.

Non si può escludere che la decisione di Biden di reimporre le sanzioni contro Nord Stream II un giorno prima dell’inizio dell’operazione speciale sia ciò che ha spinto Putin ad autorizzare quella campagna in corso dopo che gli Stati Uniti si sono ripresi la grande carota che avevano dato alla Russia solo nove mesi prima per aver ignorato l’espansione della NATO. Dal suo punto di vista, non c’era più alcuna ragione per non portare avanti quelli che aveva segnalato come i suoi possibili piani per smilitarizzare l’Ucraina, rendendo così tutto inevitabile entro quel momento.

Trump a volte fa fatica a trasmettere le complessità delle relazioni internazionali, come quando non è riuscito a spiegare la rilevanza del motivo per cui ha deciso di vantarsi di “aver ucciso” il Nord Stream II durante la sua intervista con Tucker. Tutto ciò che voleva fare era mostrare come quelle sanzioni smentissero la teoria della cospirazione del Russiagate. Avrebbe potuto elaborare di più su questo come ha fatto questa analisi, ma in ogni caso, è stato un punto valido da fare per dissipare qualsiasi dubbio che alcuni elettori indecisi potrebbero ancora avere sui suoi legami con la Russia.

Le sue parole stanno alimentando il sentimento anti-ucraino in Polonia e alimentando la polonofobia in Ucraina.

L’attuale leader dell'”Organizzazione dei nazionalisti ucraini” (OUN) Bogdan Chervak, i cui predecessori furono responsabili del genocidio della Volinia, ha ammonito in modo sinistro che “i polacchi stanno giocando col fuoco” dopo essere stato innescato da una mappa di shitpost condivisa da un account anonimo . Ha poi aggiunto in modo sgradevole, “E dopo di che sono indignati per il fatto che l’Ucraina riluttante conceda permessi per l’esumazione delle tombe polacche”, il che è un riferimento al suddetto crimine dell’era della seconda guerra mondiale.

La mappa che ha provocato questa scandalosa reazione da parte del capo dell’OUN raffigurava la regione russa di Kaliningrad come parte dell’attuale Polonia, nonché le “Eastern Borderlands” (“Kresy”) della Seconda Repubblica Polacca tra le due guerre, attualmente situate in parti di Lituania, Bielorussia e Ucraina. È stata l’inclusione del territorio di quest’ultimo paese a spingere Chervak a scagliarsi contro i polacchi in generale e a lanciare il suo minaccioso avvertimento a tutti loro, che poi è diventato virale sul segmento polacco di X.

Quella è stata una reazione eccessiva, dato che la Polonia non ha pretese su nessuno di quei territori e persino i partiti politici ultra-nazionalisti più estremisti non li vogliono indietro. Mentre è vero che alcuni patrioti polacchi provano un “dolore fantasma” dato che quelle terre perdute erano parte integrante del loro stato-civiltà durante l’apice del suo potere, i costi per rivendicarle sono inaccettabili. Nessuno vuole dichiarare guerra alla Lituania, alleata della NATO, alla Russia dotata di armi nucleari (che protegge la Bielorussia) e/o all’Ucraina temprata dalla battaglia.

L’account anonimo che ha condiviso quella mappa shitpost della Polonia non ha spiegato cosa intendeva comunicare con essa, ma ha reagito all’osservazione di Chervak sul genocidio della Volinia, copiata da un altro account ucraino popolare . Ha scritto : “È solo una scusa. Non danno il permesso perché preferiscono adorare i nazisti”, il che è in linea con quanto detto dal ministro degli Esteri polacco Radek Sikorski all’inizio di ottobre su quel crimine.

Nelle sue stesse parole , “Pretendiamo dall’Ucraina solo ciò che l’Ucraina ha permesso ai tedeschi di fare agli aggressori: 100.000 soldati della Wehrmacht sono stati riesumati e sepolti in tombe separate sul territorio ucraino. Pertanto, crediamo che i nostri compatrioti, che non erano aggressori lì, abbiano almeno gli stessi diritti dei soldati della Wehrmacht”. I lettori possono scoprire di più sul motivo per cui ” Il rifiuto dell’Ucraina di riesumare e seppellire correttamente le vittime del genocidio della Volinia fa infuriare i polacchi ” dall’analisi con collegamento ipertestuale precedente.

Tale questione è tornata alla ribalta delle relazioni polacco-ucraine dopo che l’ex ministro degli Esteri ucraino Dmitry ” Kuleba ha equiparato il genocidio dei polacchi in Ucraina al reinsediamento forzato degli ucraini in Polonia ” a fine agosto. Nel farlo, ha descritto in modo provocatorio le aree sudorientali della “Repubblica Popolare Polacca” del dopoguerra da cui i suoi connazionali erano stati reinsediati forzatamente come “territori ucraini”, il che ha provocato un forte rimprovero da parte dei leader della coalizione polacca al potere a causa delle affermazioni che ciò implicava.

A giugno è stato spiegato perché ” la Polonia teme che un giorno l’Ucraina possa avanzare rivendicazioni irredentiste contro di essa “, quindi questa risposta era prevedibile considerando che Kuleba era il diplomatico di Kiev di punta quando ha detto ciò. Tuttavia, questo è un problema creato dalla Polonia stessa dopo aver accettato così tanti rifugiati ucraini dal 2022 in poi, periodo durante il quale era prevedibile che alcuni sostenitori dell’OUN si sarebbero infiltrati nel paese per creare cellule dormienti per compiere attacchi terroristici guidati dagli irredentisti in una data futura.

Tra le parole infiammatorie di Kuleba che hanno dato credito alle rivendicazioni latenti dell’OUN e l’inquietante avvertimento del suo capo Chervak che “i polacchi stanno giocando col fuoco” c’era il commento dell’antropologo sociale britannico Chris Hann su questo argomento a metà ottobre. Ha scritto che “Secondo i criteri storici etno-linguistici e religiosi generalmente considerati centrali nella formazione dei popoli, l’Ucraina potrebbe effettivamente avere una rivendicazione più forte su sezioni dei Carpazi polacchi rispetto alla Crimea o al Donbass”.

Hann ha poi aggiunto che, “Questo aiuta a spiegare perché il governo polacco sostiene la sacralità del confine dell’Ucraina con la Russia? Vogliono che il confine dell’Ucraina con il loro paese sia ugualmente sacro”. È uno dei direttori fondatori del Max Planck Institute for Social Anthropology, finanziato pubblicamente in Germania, motivo per cui ciò che ha scritto ha scatenato una tale tempesta di fuoco online. L’analista polacco Zygfryd Czaban ha attirato l’attenzione su quella parte del suo articolo su X, dopo di che è stata ripresa da diversi Polacco punti vendita .

Fu in questo contesto politico che quell’account anonimo condivise la mappa shitpost che fece scattare il capo dell’OUN Chervak, suggerendo così che avrebbe potuto essere solo una reazione a Kuleba e Hann dopo che le parole di quei due che mettevano in dubbio la legittimità dei confini postbellici della Polonia erano diventate virali. L’intento potrebbe quindi essere stato quello di ricordare agli ucraini che le inesistenti rivendicazioni polacche sul loro paese avrebbero avuto una base storica più legittima delle loro rivendicazioni sulla Polonia, per farli smettere di provocare i polacchi.

Chervak è tristemente famoso per aver attaccato i polacchi e per aver incitato all’odio contro di loro, quindi non sorprende che abbia deliberatamente reagito in modo esagerato a quella mappa di merda per avvertire in modo sinistro che stanno “giocando col fuoco”, sapendo benissimo come ciò sarebbe stato percepito da coloro che ricordano il passato genocida dell’OUN. Senza rendersene conto, tuttavia, ha anche screditato le affermazioni secondo cui la Russia sta cercando di seminare discordia nelle relazioni polacco-ucraine facendo esattamente questo da solo, mentre rappresenta un’organizzazione veementemente anti-russa.

Nessuno potrebbe accusare in modo credibile Chervak di essere un “propagandista russo”, il che dimostra che la polonofobia è parte integrante del nazionalismo ucraino, non un’invenzione del Cremlino. Una maggiore consapevolezza di questo fatto esacerberà il sentimento anti-ucraino in Polonia, che sta rapidamente crescendo come dimostrato dall’ultimo sondaggio di un istituto di ricerca finanziato con fondi pubblici che è stato analizzato qui . Qui sta la conclusione più importante di questo scandalo poiché dividerà ulteriormente Polonia e Ucraina a livello sociale.

Alcuni polacchi avevano già iniziato ad avere un atteggiamento aspro nei confronti dei rifugiati ucraini anche prima di questo ultimo scandalo, mentre gli agricoltori protestavano contro l’afflusso di grano ucraino a basso costo nel loro mercato interno per tutto il 2023 e all’inizio di quest’anno con il sostegno della maggioranza dei loro compatrioti, come dimostrato da sondaggi affidabili qui . Gli ucraini hanno reagito negativamente sui social media a questi sviluppi, che a loro volta hanno alimentato reazioni ancora più negative anche da parte dei polacchi, portando così a un ciclo autosostenibile di reciproca ostilità.

L’ultimo scandalo sulle rivendicazioni territoriali potrebbe portare queste tensioni latenti al punto di rottura. Mentre quelle contro l’Ucraina da parte della Polonia sono puramente il risultato di una mappa shitpost di un account anonimo, quelle contro la Polonia da parte dell’Ucraina sono molto più ufficiali. Sono state sottintese dal suo ex ministro degli Esteri, sostenute da un antropologo sociale britannico finanziato dal governo tedesco e sinistramente accennate dal capo della stessa organizzazione che ha genocidiato i polacchi per precedenti rivendicazioni correlate.

” La Polonia ha finalmente raggiunto il massimo del suo supporto militare all’Ucraina “, come ammesso dal suo ministro della Difesa a fine agosto, quindi non c’è più nulla che possa trattenere come leva per risolvere la disputa sul genocidio in Volinia a suo favore o per far sì che l’Ucraina condanni esplicitamente le rivendicazioni territoriali di cui sopra sulla Polonia. Inoltre, non taglierà la logistica militare della NATO verso l’Ucraina attraverso il suo territorio come leva, poiché sa che ciò infliggerebbe un colpo fatale alla guerra per procura dell’Occidente contro la Russia e non vuole che Mosca vinca.

L’Ucraina sta ancora perdendo nonostante l’approccio caritatevole della Polonia, quindi è solo una questione di quanto la Russia vincerà quando questo conflitto finirà. Le relazioni polacco-ucraine prevedibilmente peggiorate a livello sociale e potenzialmente ufficiale entro quel momento potrebbero quindi essere sfruttate opportunisticamente da Kiev per addossare convenientemente la colpa della sua sconfitta (o almeno di una parte di essa) a Varsavia e poi spingere queste richieste territoriali latenti come compensazione per le terre che ha perso a favore della Russia.

L’esplosione di sentimenti ultra-nazionalisti nella società ucraina dal 2022 potrebbe essere facilmente reindirizzata dalla Russia alla Polonia una volta terminato il conflitto, dopo che la prima si è dimostrata un nemico troppo formidabile da sconfiggere, mentre la seconda potrebbe quindi sembrare una preda facile. La Polonia ha dato l’intera scorta all’Ucraina, è stata esclusa dalla fine del conflitto dall’Occidente, come spiegato qui dopo il vertice di Berlino di fine ottobre, e ha ingenuamente lasciato entrare nel paese innumerevoli cellule dormienti dell’OUN.

La scena è quindi pronta dopo l’ultimo scandalo sulle rivendicazioni territoriali per l’Ucraina, per fare ufficialmente tali richieste alla Polonia alla fine della guerra per procura NATO-Russia o almeno continuare a presentarle informalmente per motivi politici interni egoistici. La Polonia farebbe fatica a difendere la legittimità dei suoi confini postbellici nel tribunale dell’opinione pubblica occidentale se ciò accadesse, ma una guerra calda con l’Ucraina è improbabile, anche se in quel caso non si possono escludere attacchi terroristici guidati dagli irredentisti.

Il presidente polacco Andrzej Duda non può essere minimamente bollato come un “agente russo” né sospettato di provare anche solo la minima simpatia per quel paese, dopo tutto quello che ha fatto per aiutare l’Ucraina a combatterlo dal 2022.

La presidente della Georgia di origine francese Salome Zourabichvili, che è stata anche ambasciatrice francese a Tbilisi, ha accusato la Russia di aver condotto un’“ operazione speciale ” dopo che il partito al governo Sogno Georgiano, con cui è in conflitto, ha ottenuto la maggioranza durante le elezioni parlamentari dello scorso fine settimana. Questa leader di facciata ha quindi invitato il suo popolo a protestare, il che può essere considerato una Rivoluzione Colorata punitiva per il rifiuto dei suoi oppositori di sanzionare la Russia e di aprire un secondo fronte militare contro di essa nel Caucaso meridionale.

Il suo omologo polacco Andrzej Duda, che non può essere minimamente bollato come un “agente russo” o sospettato di essere anche solo lontanamente solidale con quel paese dopo tutto quello che ha fatto per aiutare l’Ucraina a combatterlo dal 2022, ha appena lanciato una bomba che scredita completamente la sua narrazione. Ecco cosa ha detto a Radio Zet di cui hanno parlato il mese scorso e lunedì, come tradotto in inglese dalle sue osservazioni pubblicate in polacco sul sito web di quell’emittente :

“Abbiamo parlato della situazione politica generale e mi ha spiegato che il Sogno Georgiano probabilmente vincerà, ma non ci sono indicazioni che otterrà un tale vantaggio che gli permetterà di governare da solo. Il risultato che viene annunciato contraddice chiaramente ciò che il presidente mi ha detto [il mese scorso]… (E durante la nostra ultima conversazione,) Il presidente non ha detto chiaramente [che la Russia si è intromessa], perché non ci sono prove chiare di ciò, ma diciamo che [il Sogno Georgiano] sono in un certo senso forze filo-russe”.

La Polonia ha co-fondato il Partenariato orientale dell’UE nel 2009, che è stato impiegato dal blocco per espandere la propria influenza nelle restanti sei ex repubbliche sovietiche in Europa, oltre alla Russia, che non avevano ancora aderito. Pertanto, si considera un leader regionale le cui posizioni dei massimi rappresentanti sugli eventi degni di nota in quei paesi sono autorevoli. Sebbene abbia sostenuto la richiesta di Zourabichvili di un’inchiesta internazionale , la sua contraddizione con le sue affermazioni sull’ingerenza russa è quindi molto significativa.

Avrebbe potuto mentire su ciò di cui avevano discusso un mese fa e lunedì, per non parlare del fatto che lei non ha prove a sostegno della sua affermazione sull’ingerenza russa durante le elezioni dello scorso fine settimana, eppure ha detto la verità a suo merito e di conseguenza ha complicato la narrazione dell’Occidente. Il ministro degli Esteri Radek Sikorski, che rappresenta il rivale del partito di Duda nel complesso assetto politico della Polonia dopo le elezioni dell’autunno scorso, lo ha rapidamente rimproverato in modo simile a come aveva fatto in primavera quando Duda aveva parlato di ospitare le armi nucleari statunitensi.

Proprio come allora, Sikorski ha ricordato a Duda che “la politica estera è condotta dal Consiglio dei ministri, quindi prima di prendere una decisione su un possibile viaggio in Georgia, il presidente Duda dovrebbe familiarizzare con la posizione del governo su questa questione”. Questo in risposta a Duda che ha detto a Radio Zet che considera suo “dovere” viaggiare in Georgia “se c’è una situazione in cui sarà necessario”. Il messaggio è che Duda dovrebbe smettere di condividere opinioni di politica estera che contraddicono quelle del suddetto Consiglio.

Con questo in mente, Duda o non era informato della posizione del Consiglio quando ha condiviso ciò di cui ha discusso con Zourabichvili o l’ha sovvertita, entrambe le possibilità sono plausibili ma le speculazioni su questo sono irrilevanti poiché il risultato indiscutibile è che ha completamente screditato la sua narrazione. Potrebbe anche essere che fosse a conoscenza del rapporto preliminare di osservazione elettorale dell’OSCE e abbia ingenuamente dato per scontato che il Consiglio l’avrebbe seguito poiché fino a quel momento si erano affidati al gruppo per la guida.

Per essere chiari , la Polonia non ha affermato al momento in cui scrivo che la Russia si è intromessa nelle elezioni, ma il rimprovero di Sikorski a Duda dopo che ha spifferato tutto sulle sue due recenti conversazioni con Zourabichvili suggerisce che il Consiglio è scontento di lui per aver rivelato quei dettagli sensibili. La coalizione di governo polacca, che non include il partito di Duda, potrebbe voler tenere aperte le sue opzioni per ora e sembra riluttante ad appoggiare le sue affermazioni di intromissione a causa del rapporto politicamente scomodo dell’OSCE.

Invece di confermare le accuse di frode e di intromissione di Zourabichvili come lei presumeva avrebbero fatto, hanno condiviso solo alcune critiche minori come fanno praticamente con ogni elezione che osservano, e sorprendentemente hanno anche avuto alcune cose molto positive da dire sul processo elettorale. Ciò include scrivere che “il quadro giuridico fornisce una base adeguata per condurre elezioni democratiche” e “il giorno delle elezioni è stato generalmente ben organizzato dal punto di vista procedurale e amministrato in modo ordinato”.

Hanno anche notato che “La fase iniziale di elaborazione dei protocolli dei risultati e dei materiali elettorali da parte delle [Commissioni elettorali distrettuali], osservata in tutti i 73 distretti elettorali, è stata generalmente valutata positivamente”. Tuttavia, a causa delle piccole critiche dell’OSCE e dell’attenzione sproporzionata che l’Occidente ha prestato alle scandalose accuse di Zourabichvili, i funzionari elettorali georgiani hanno annunciato che riconteranno le schede in cinque seggi elettorali selezionati casualmente in ogni distretto elettorale per confermare la legittimità delle elezioni.

Considerando il rapporto politicamente scomodo dell’OSCE, le rivelazioni di Duda su ciò di cui ha discusso di recente con Zourabichvili e il continuo riconteggio casuale che dissiperà ogni ragionevole dubbio sui risultati una volta che sarà fatto, non c’è motivo di dare credito alle affermazioni di Zourabichvili. Ciò non significa che forze esterne potrebbero non orchestrare un’altra Rivoluzione colorata, ma solo che il pretesto su cui ciò potrebbe accadere è totalmente falso, cosa che tutti gli osservatori onesti dovrebbero tenere a mente in futuro.

Se avesse avuto una testa sulle spalle e fosse stato consigliato da forze veramente patriottiche (nessuno dei due casi è questo), allora avrebbe colto l’occasione per appellarsi all’India come mediatore, invece di avanzare arrogantemente richieste irrealistiche che rischiavano di offendere la leadership di quel Paese.

L’ intervista esclusiva del Times Of India con Zelensky è andata esattamente come previsto dopo che ha avanzato richieste irrealistiche all’India invece di appellarsi a essa come mediatore come avrebbe dovuto fare. Ha elogiato Modi e il suo paese nel tentativo di addolcirli prima di chiedere l’imposizione di sanzioni massime. Il leader ucraino ha affermato che l’economia, l’energia e il complesso militare-industriale della Russia devono essere “bloccati”, cosa che l’India non farà, come dimostrato dal suo raddoppio in calo i rapporti con la Russia nonostante le pressioni degli Stati Uniti.

Zelensky ha anche detto che, sebbene sia favorevole al fatto che l’India tenga il prossimo cosiddetto ” summit di pace “, accetterà di partecipare solo se si terrà secondo le richieste del suo paese, in un’allusione alla sua “formula di pace” che la Russia ha già escluso come completamente inaccettabile. Intuendo che le sue richieste irrealistiche avrebbero offeso la leadership indiana, ha provato a farli sentire in colpa sostenendo che la neutralità in realtà favorisce la Russia e poi ha chiesto loro di garantire almeno il rilascio di quelli che ha descritto come bambini ucraini “rapiti”.

Mentre l’India potrebbe aiutare i genitori ucraini a riunirsi ai loro figli che sono stati separati da loro a causa del conflitto e che da allora sono stati affidati alla Russia, per la quale la “Corte penale internazionale” ha emesso un mandato di arresto puramente politicizzato per Putin all’inizio del 2023, questo non sarebbe un contributo unico. Il Qatar ha mediato tale accordi in passato, e includere un altro mediatore nel gioco potrebbe non essere la cosa più efficiente da fare, ma Zelensky probabilmente lo percepisce come un modo per l’India di fare pressione sulla Russia.

Per essere chiari, qualsiasi possibile assistenza che l’India potrebbe fornire in questo contesto sarebbe fatta in buona fede, non con l’intento di fare pressione sulla Russia come l’Ucraina si aspetta che accada. Questa è l’unica cosa che Zelensky ha chiesto che l’India potrebbe fare, poiché le sanzioni e il rispetto delle richieste della “formula di pace” di Kiev in cambio dell’ospitare colloqui per porre fine al conflitto non avverranno. Nessuna quantità di arringhe e sensi di colpa porterà l’India a cambiare la sua posizione, poiché dà priorità ai legami con la Russia rispetto a quelli con l’Ucraina.

L’arroganza di Zelensky non sorprende, ma è più che controproducente in questo contesto. L’India ha la possibilità di sostituire la Cina come leader dell’incipiente processo di pace non occidentale sull’Ucraina, come spiegato qui , ma solo nel caso in cui Zelensky sia sinceramente interessato a scendere a compromessi. Non lo è ancora, nonostante quanto tutto sia diventato male per l’Ucraina, come ulteriormente dimostrato da uno dei recenti report della CNN . Ciò è deplorevole, poiché significa che il conflitto continuerà con tutta la distruzione che ciò comporta.

Se avesse avuto una testa decente sulle spalle e fosse stato consigliato da forze veramente patriottiche, nessuna delle due cose è il caso, allora avrebbe sfruttato questa opportunità per appellarsi all’India come mediatore invece di avanzare arrogantemente richieste irrealistiche che rischiano di offendere la leadership di quel paese. Nessun paese è in una posizione migliore dell’India per svolgere questo ruolo poiché è magistralmente multi-allineante tra l’Occidente guidato dagli Stati Uniti, l’Intesa sino-russa e il Sud del mondo, consentendogli così di fungere da ponte tra di loro.

L’Occidente non si fida della Cina, né della Turchia, mentre il Brasile sta solo sfruttando il piano di pace di Pechino. Gli Stati del Golfo hanno una certa esperienza nella mediazione di scambi di prigionieri e nel ritorno di alcuni bambini, ma al momento non sembrano interessati a nulla di più grandioso e potrebbero non esserlo mai. Quindi, tocca all’India riunire Russia, Ucraina e Occidente, ma solo se richiesto da tutti e tre e se il momento è giusto, il che al momento non è il caso, come dimostrato dall’arrogante intervista di Zelensky.

Il Sud del mondo non lo sostiene, il capo delle Nazioni Unite non lo sostiene più pienamente, la politica degli Stati Uniti potrebbe cambiare a livello presidenziale e congressuale e, se ciò accadesse, l’Europa potrebbe seguire l’esempio.

È già stato spiegato come ” l’intervista esclusiva di Zelensky con i media indiani sia stata un’occasione persa per la pace “, poiché ha avanzato richieste irrealistiche a quel paese di sanzionare la Russia invece di appellarsi a essa come mediatore per mediare un compromesso mentre le dinamiche del conflitto tendono sempre più a favore della Russia. Questa analisi esaminerà quindi il resto di ciò che ha rivelato e leggerà tra le righe per mostrare quanto sia preoccupato per la direzione in cui sta andando il conflitto nonostante la sua testardaggine nel continuarlo.

La sua affermazione iniziale su come il vertice BRICS della scorsa settimana a Kazan sia stato un fallimento a causa della mancanza di partecipazione dei leader brasiliani e sauditi è contraddetta dal fatto che ha poi aggiunto che l’evento è servito a dividere presumibilmente il mondo in “Occidente-plus e BRICS-plus”. Ha poi cercato di fomentare problemi tra Russia e Cina sostenendo che Putin aveva stroncato le vaghe proposte di pace di Pechino. Senza rendersene conto, Zelensky ha mostrato quanto temesse l’incontro di così tanti leader non occidentali in Russia.

Ha poi criticato la presenza del Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres all’evento definendola “surreale”, il che implica che l’ottica della presenza di quel leader mondiale lo abbia profondamente infastidito, poiché ha minato la falsa percezione di un incrollabile sostegno globale all’Ucraina al più alto livello internazionale. Zelensky sostiene ancora che c’è un sostegno bipartisan per il suo paese all’interno del Congresso degli Stati Uniti, ma ignora deliberatamente il fatto che la sua composizione potrebbe cambiare entro la prossima settimana.

Zelensky ha poi pompato l’Europa in un ovvio tentativo di mantenere il suo sostegno nel caso in cui l’approccio degli Stati Uniti verso l’Ucraina cambiasse dopo le elezioni. A tal fine, ha detto con tono condiscendente che Cina e India, i due paesi più popolosi del mondo, non dovrebbero dimenticare che l’Europa nel suo complesso ha cinque volte la popolazione della Russia e un’economia ancora più grande, aggiungendo che ha anche il doppio della popolazione degli Stati Uniti. Niente di tutto ciò è rilevante, ma suggerisce che sta un po’ coprendo le sue scommesse sugli Stati Uniti.

Ripetere la sua politica di non voler congelare il conflitto ma di porvi fine in modo decisivo alle sue condizioni non è altro che un luogo comune e irrealistico per qualsiasi osservatore obiettivo, ma si trasforma in una discussione sul suo ” Piano della Vittoria “. Zelensky ha chiarito che non si aspetta che l’Ucraina si unisca alla NATO mentre le ostilità sono ancora in corso, ma ha chiesto un invito ad unirsi subito “in modo che in futuro nessuno possa cambiare idea”. In altre parole, teme che si raggiunga un accordo tra Stati Uniti e Russia per tenere l’Ucraina fuori dalla NATO.

Ha anche riconosciuto che la Russia continua effettivamente a guadagnare terreno , ma ha detto che ciò è dovuto solo al fatto che l’Ucraina vuole ridurre al minimo le perdite umane. Ciò implica che l’Ucraina sta lottando per ripristinare le sue perdite sul campo di battaglia nonostante la sua politica di coscrizione forzata e può quindi essere interpretato come un’ammissione di fatto che sta perdendo la ” guerra di logoramento “. La sua ultima bugia è che l’invasione di Kursk da parte dell’Ucraina è stata una mossa preventiva per fermare un’offensiva russa pianificata, ma è smentita dal fatto che la Russia è stata colta di sorpresa .

Leggendo tra le righe di quanto ha rivelato durante la sua intervista esclusiva con i media indiani, è chiaro che Zelensky sa quanto tutto sia diventato negativo per l’Ucraina, sollevando così l’ovvia domanda sul perché abbia perso l’opportunità di appellarsi all’India come mediatore per mediare un compromesso al più presto. Il Sud del mondo non lo sostiene, il capo delle Nazioni Unite non lo sostiene più completamente, la politica degli Stati Uniti potrebbe cambiare a livello presidenziale e congressuale e l’Europa potrebbe quindi seguire l’esempio se ciò accadesse.

Una possibile spiegazione è che il capo dello staff ultra-falco di Zelensky, Andrey Yermak, abbia un’influenza simile a quella di Rasputin su di lui e lo abbia quindi convinto a continuare il conflitto contro il suo miglior giudizio. Il leader ucraino sa che le cose non stanno andando come vorrebbe e che andranno solo peggio a meno che non scenda a compromessi o non faccia pericolosamente “escalation to de-escalation”, come ad esempio portando avanti una provocazione nucleare e/o invadendo la Bielorussia , ma entrambe le cose potrebbero ritorcersi contro di lui e lasciarlo ancora più in difficoltà.

Indipendentemente da quali scenari peggiori Yermak potrebbe spingerlo ad approvare, Zelensky non ha ancora trovato il coraggio di correre quei rischi, sebbene non abbia nemmeno trovato il coraggio di sfidare Yermak prendendo misure concrete per raggiungere un compromesso con la Russia tramite la mediazione indiana. La seconda opzione potrebbe portarlo a perdere potere se si candidasse per la rielezione e perdesse o truccasse il voto in modo così sfacciato da falsificare la sua vittoria da spingere un numero sufficiente di élite e popolazione a unirsi per cacciarlo.

È quindi intrappolato in un dilemma interamente creato da lui stesso, che gli osservatori attenti possono discernere leggendo tra le righe della sua intervista esclusiva con i media indiani. Zelensky non intendeva mostrare a tutti quanto sia insicuro e nervoso, è semplicemente venuto fuori in modo naturale nel corso della loro conversazione . Sa che il suo tempo sta per scadere, ma non riesce a liberarsi completamente dall’influenza perniciosa di Yermak, ergo perché ha sprecato questa opportunità di pace contro il suo miglior giudizio.

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Mentre guardiamo il precipizio, riflessioni finali_di Simplicius

Mentre guardiamo il precipizio, riflessioni finali

Alla vigilia di un cambiamento epocale… cosa ci aspetta prima della svolta? Caos o salvezza?

leggete gli aggiornamenti sulle elezioni presidenziali negli Stati Uniti
http://italiaeilmondo.com/2024/10/30/stati-uniti_elezioni-presidenziali-aggiornamenti-e-riflessioni/

Sta avvenendo un cambiamento importante.

Alla vigilia di quella che potrebbe essere l’elezione più importante della storia degli Stati Uniti – forse anche della storia globale – la classe dirigente che rappresenta il suo cavallo da corsa preferito sembra aver gettato gli asciugamani e appeso i frustini al chiodo.

Quello a cui stiamo assistendo è senza precedenti. Per un paio di mesi prima di adesso, sembrava che l’insolita calma fosse solo il presagio di qualche grande piano che si stava formulando nei profondi labirinti sotto la cittadella del DNC. Quando la popolarità di Trump è salita e quella di Kamala è crollata, il silenzio inusuale dell’altra parte ha assunto un tenore ancora più strano.

Ma essendo così abituati alla classe elitaria ormai dominante che ha sempre l’ultimo asso nella manica, abbiamo ignorato i segni rivelatori della loro fine. In realtà, sembra che abbiano finalmente esaurito le loro opzioni. Hanno provato tutti i sotterfugi maligni e gli espedienti a buon mercato, fino all’eliminazione dell’avversario con mezzi cinetici – due volte – e hanno fallito, visto che i sondaggi e il sentimento comune indicano ormai una sconfitta catastrofica per Kamala tra pochi giorni.

Qualcosa si è finalmente rotto.

Qualche importante elemento di tensione che sorregge l’intero complesso neoliberista militare-mediatico-industriale del Leviatano come fusione di potere statale e aziendale, altrimenti noto come “Blob”, si è allentato e ora minaccia di far precipitare gli eventi.

Questa settimana il canarino è rimasto soffocato dai fumi sempre più densi, quando il Washington Post ha lanciato la notizia bomba che il principale quotidiano di Washington non avrebbe appoggiato un candidato alle presidenziali per la prima volta in quasi 40 anni, dai tempi di Bush-Dukakis. Il LA Times e USA Today hanno seguito l’esempio, a riprova della disastrosa candidatura coreografata e stampata di una nullità, la vuota Kamala.

USA Today si è rifiutato di appoggiare qualsiasi candidato alle elezioni presidenziali statunitensi, come riporta Fox News.

Il LA Times e il Washington Post hanno preso una decisione simile qualche giorno fa. Secondo NPR, il WP ha perso più di 200.000 abbonati a causa del suo rifiuto di sostenere Harris.

In un discorso senza precedenti, il proprietario del WaPo Jeff Bezos ha scritto un breve OpEd spiegando la decisione:

Inizia con una statistica che indica l’anno in corso come quello in cui la fiducia degli americani nei confronti dei giornalisti è finalmente scesa al di sotto di quella dei membri del Congresso:

Nei sondaggi pubblici annuali sulla fiducia e la reputazione, i giornalisti e i media sono regolarmente finiti in fondo alla classifica, spesso appena sopra il Congresso. Ma nel sondaggio Gallup di quest’anno, siamo riusciti a scendere sotto il Congresso. La nostra professione è ora la meno affidabile di tutte. È evidente che qualcosa che stiamo facendo non sta funzionando.

Egli cerca di espiare, sperando di raddrizzare la rotta per riconquistare la fiducia dell’America. Sfortunatamente, non riesce a fare nulla fin dall’inizio:

Lo stesso vale per i giornali. Dobbiamo essere accurati e dobbiamo essere creduti tali. È una pillola amara da ingoiare, ma stiamo fallendo il secondo requisito.

Leggete attentamente una seconda volta. Sta dicendo: “Siamo accurati… ma la gente non ci crede”. Ciò significa che sta dando del bugiardo in faccia al popolo americano. Sta dicendo che il popolo ha sbagliato a interpretare l’impegno della sua testata per la verità. Ma nel tentativo di riconciliazione, inizia già con il piede sbagliato, scaricando tutta la colpa sui lettori e non su di sé. In realtà, la ragione evidente per cui i lettori non credono nell’accuratezza della sua pubblicazione è che non sono stupidi: hanno visto pubblicare bugie su bugie senza alcun tentativo di rendere conto, più e più volte.

Ci si aspettava un’ondata di dimissioni in segno di protesta per la mossa shock di Bezos, e l’accusa è stata guidata dall’arci-neocon Robert Kagan, che si dà il caso sia “editor-at-large” del giornale caduto in disgrazia. In questa clip della CNN, Kagan attribuisce la colpa della mossa al desiderio di Bezos di “ingraziarsi il favore” di Trump in vista della sua potenziale vittoria, visto che Trump avrebbe minacciato ritorsioni contro Amazon o altri interessi commerciali di Bezos:

Il momento più rivelatore arriva alla fine, quando Kagan ammette che la quota di Bezos nel Washington Post è un’inezia trascurabile rispetto al resto del suo impero. E questo dimostra il punto: i miliardari non acquistano organizzazioni giornalistiche influenti per i soldi, ma per comprare influenza al fine di generare buone relazioni pubbliche e politiche a vantaggio del loro impero. Soros non ha comprato 200 stazioni radio alla vigilia delle elezioni per migliorare la salute del suo portafoglio, ma per controllare la narrazione e assicurarsi che Trump perda. Naturalmente, Kagan non sembra aver avuto alcun problema con un oligarca miliardario che possiede la sua amata carta igienica da record, fino a quando quel miliardario non è uscito dal copione.

Opinionisti di primo piano come Taibbi hanno iniziato a percepire questo cambiamento cruciale nell’energia.

Notizie sul racket
Ieri sera a quest’ora ho letto l’editoriale del New York Times di Levitsky/Ziblatt sulla “quinta scelta” per fermare Trump, che sembrava un appello a ignorare le cattive notizie elettorali in arrivo. Dopo settimane di altri editoriali catastrofisti, è stato uno shock…
5 giorni fa – 1707 mi piace – 623 commenti – Matt Taibbi

Taibbi osserva:

Nelle ultime settimane ho sentito così tante cose assurde sulle manovre dietro le quinte di Washington che è stato difficile sapere a cosa credere, ma è chiaro che siamo diretti verso una sorta di scontro storico. Faccio fatica a credere che l’America istituzionale possa davvero invertire la rotta dopo otto anni di follia distopica, ma Bezos e il Post hanno appena cambiato qualcosa, probabilmente contro le appassionate obiezioni del 98% del personale. Qualunque cosa stia succedendo, di sicuro non è noiosa.

Jeff Carlson, che scrive per Substack, fa eco al cambio di vibrazioni:

Sembra che nell’ultimo mese ci sia stato un notevole cambiamento tra i democratici. Un recente senso di fatalismo – o forse solo semplice rassegnazione a quella che sembra essere un’inevitabile vittoria di Trump. Ma, come si è scoperto, ci sono alcuni democratici che si sono preparati a questo potenziale risultato almeno nell’ultimo anno.

Ho documentato questo cambiamento da un po’ di tempo a questa parte, a partire dal forum di Davos 2024 del WEF, dove era diventato innegabile che la classe d’élite stesse iniziando a ribellarsi agli eccessi della propria parte:

FUTURA SCURA
Dal 15 al 19 gennaio si è tenuto a Davos il WEF 2024, il principale ritiro dei globalisti. Per molti versi è stato un evento speciale, perché è stato il primo conclave di questo tipo in cui le élite hanno mostrato una paura e un’apprensione palpabili per la direzione che la società sta prendendo e per il contraccolpo ricevuto da un’umanità sempre più sfiduciata…
9 mesi fa – 471 mi piace – 163 commenti – Simplicius

Per ironia della sorte, nella precedente intervista alla CNN Robert Kagan cita proprio la dichiarazione cruciale di Jamie Dimon che ho riportato nell’articolo precedente allo stesso evento di Davos, in cui Dimon ha iniziato a fare marcia indietro rispetto alla “sinistra” e ha ammesso che Trump ha ragione su alcuni punti critici, per esempio avvertendo apertamente: “Se non controllate i confini, distruggerete il nostro Paese”.

L’intero evento di Davos è stato un importante campanello d’allarme per chiunque abbia occhi per vedere e orecchie per sentire, in quanto diverse figure hanno iniziato a lanciare l’allarme sulla direzione che le cose stanno prendendo. Senza contare che già nel gennaio 2024 tutti avevano capito da che parte tirava il vento:

Molte élite come Jeff Bezos non hanno mai veramente aderito agli eccessi più imperdonabili dell’avanguardia della neo-sinistra. Sono state semplicemente costrette a seguire la linea, cosa che hanno fatto per un po’, fino a quando è diventato innegabile quanto le cose si stessero mettendo male e quanto fosse oscuro il futuro immaginato dagli ingegneri sociali che spingevano i nuovi paradigmi in realtà. Ora una serie di élite come Jeff Bezos cerca di “riequilibrare” l’equilibrio per un senso di panico, e si dice che Bezos stia cercando di assumere commentatori più conservatori per il Post sulla scia di questa scossa.

Ma c’è la sensazione che il cambiamento sia molto più grande di quanto sembri. La verità è che lo stesso ethos, la visione che sta alla base degli ultimi decenni di politica neoliberista si è finalmente esaurito, si è prosciugato e ha perso la capacità di ispirare le persone a un futuro comune. È diventato un deserto creativo, una totale bancarotta di idee, in cui non sono rimasti che l’odio, il bigottismo, la perversione, la patologia e l’intolleranza come ultimi sacri supporti. C’è la sensazione che, se e quando Trump vincerà, la società potrà essere rimodellata in modo indelebile, mentre la vecchia guardia, ormai esaurita, cadrà in disgrazia. Anche la visione politica dei Democratici ha ristagnato in un pastiche fallimentare negli ultimi anni. Che piaccia o no, Trump ha snocciolato una litania di nuove politiche, cambiamenti, visioni concrete per il futuro praticamente in ogni sfera d’influenza; i Democratici sono passati da una manciata di questioni centrali a due punti fermi: l’aborto e i diritti dei transgender/LGBT; tutto qui.

Ora, avendo apparentemente capito il fatto, hanno cambiato tattica per far ruotare la loro intera piattaforma intorno al mero attacco a Trump e alla paura di quali “mali” si abbatterebbero se venisse eletto di nuovo. L’ultima prima pagina del NY Times è evocativa dell’isteria che si sta diffondendo in alcuni ambienti:

È stato raggiunto un punto di non ritorno. La cancellazione non funziona più, il deplatforming ha smesso di mettere a tacere le voci, in parte grazie alla rivitalizzazione di Twitter da parte di Musk come bastione della libertà di parola. I pilastri del controllo eretti intorno a noi dall’autocrazia manageriale post 11 settembre stanno iniziando a crollare in massa, perché la pressione soffocante della coercizione totalitaria è diventata così prepotente negli ultimi anni, che le persone sono state forzatamente risvegliate alla realtà che si cela dietro lo spettacolo magico. L’era Covid, naturalmente, ha avuto un ruolo importante in questo, poiché i membri delle famiglie sono stati letteralmente sacrificati e le vite sono state distrutte da una malasanità su larga scala di natura sia deliberata che involontaria.

Il Titanic sta affondando e, anche se possono sembrare sottomessi alla realtà della perdita delle elezioni, le élite sono nel panico generale per il futuro. Rimane il grave pericolo che l’avanguardia più piccola e mobilitata tra loro possa cercare di scatenare l’anarchia e il caos per impedire a Trump di entrare in carica e dare il colpo di grazia all’architettura suprema del loro sistema. Alex Jones e molti altri prevedono che si stiano preparando ondate di violenza e sovversione per il periodo di crisi post-elettorale, al fine di far deragliare la vittoria di Trump. Pensate quello che volete di Jones, ma egli ha avuto successo sulla maggior parte dei suoi punti più importanti quando si tratta dei progetti dei globalisti, che si creda o meno che si tratti di programmazione predittiva.

Anche il già citato pezzo di Jeff Carlson prende una piega su questa strada, sostenendo che un gruppo di democratici sta pianificando un pericoloso sconvolgimento:

LA VERITÀ AL POSTO DELLE NOTIZIE
Sembra che nell’ultimo mese ci sia stato un notevole cambiamento tra i Democratici. Un recente senso di fatalismo – o forse solo di semplice rassegnazione a quella che sembra essere un’inevitabile vittoria di Trump. Ma, a quanto pare, ci sono alcuni democratici che si sono preparati a questo potenziale esito per almeno un anno…
12 ore fa – 21 mi piace – 4 commenti – Jeff Carlson & Hans Mahncke

Questo include il tiratore di fili Michael Podhorzer, il cosiddetto “architetto” della “campagna ombra” glorificata nella famosa inchiesta del TIME che ha “salvato le elezioni del 2020”. Si tratterebbe di una sorta di ultima resistenza, in stile 300, per la minoranza più radicata e potente tra i quadri dello ‘Stato profondo’, per mantenere il proprio potere in perpetuo.

Ricordiamo che il deputato democratico Jamie Raskin ha dichiarato apertamente mesi fa che i democratici non avrebbero certificato la vittoria elettorale di Trump se avesse vinto:

Ha invocato l’articolo 3 del 14° Emendamento, che afferma che nessuna persona può diventare Presidente dopo aver commesso un’insurrezione o una ribellione. Non si trattava di uno scenario “e se” o “forse sì”, ma di una dichiarazione d’intenti definitiva: se Trump vince, intendono fare proprio questo.

Giorni prima dell’OpEd di Bezos, il Washington Post ha pubblicato la seguente colonna di Matt Bai, che invoca l’immagine della guerra civile e si chiede apertamente se il Paese possa “piegarsi senza spezzarsi” durante la crisi imminente che tutti sembrano sapere essere imminente:

L’articolo esclude assurdamente la preoccupazione per una vittoria di Trump, ma accumula la paura per una “sconfitta” marginale di Trump, che, secondo l’autore, vedrebbe Trump guidare una manifestazione di battaglia che richiederebbe il dispiegamento di forze armate per essere fermata.

Ma se Trump perde di poco, il potenziale di disordini sociali è notevolmente maggiore; ha già promesso questo. Questa volta, non sarà seduto alla Casa Bianca a rifiutarsi di richiamare folle armate di sostenitori – potrebbe anche essere là fuori a incitarli. I repubblicani al Congresso sembrano abbastanza vigliacchi non solo da bloccare il conteggio dei voti, ma anche da rifiutare del tutto la certificazione del collegio elettorale. Il ripristino dell’ordine potrebbe spettare non solo ai tribunali, ma anche alle forze armate.

Per condizionare le masse a ciò che probabilmente i Democratici hanno pianificato, l’autore segue chiaramente l’invocazione della guerra civile:

Il punto è che c’è una grande differenza tra la vittoria alle elezioni e l’effettivo giuramento. Quest’ultimo avviene quasi tre mesi dopo il giorno delle elezioni, un ampio lasso di tempo durante il quale può accadere quasi tutto. Sembra quasi scontato che Trump vincerà “tecnicamente”, ma i trucchi per il conteggio dei voti che si trascinano per settimane o mesi dopo, e le potenziali psyops di massa e i falsi flag destabilizzanti che nascono per mascherare gli sforzi per fermarlo potrebbero essere solo l’inizio di un periodo pericoloso.

Oppure, se Trump riuscisse a entrare effettivamente in carica il 20 gennaio 2025, potrebbe benissimo essere la campana a morto per l’era della tirannia sfrenata e incontrollata, non perché Trump stesso sia una figura messianica che, da solo, scaccerà il drago dalla sua tana, ma piuttosto perché sarebbe un colpo demoralizzante per gli ultimi virulenti che rimangono di quella guardia profonda dello Stato profondo. Gran parte del loro potere non è stato mantenuto grazie alla pura forza, ma a una sorta di presenza quasi mistica, una strana psicosi ipnotica, occulta e simile a una rete, che sono riusciti a proiettare sulla popolazione del Paese. La vittoria di Trump sarebbe un colpo psichico all’intero regime che, di conseguenza, ecciterebbe le guardie della resistenza dormienti per farle uscire dal loro sonno e iniziare a saccheggiare i rimanenti pilastri culturali di quest’epoca malriuscita di psicosi e follia terminale.

Seguirebbe un momento di rottura della diga, che potrebbe scatenare tutti i dormienti di lunga data, tra cui giganti aziendali, amministratori delegati, pezzi grossi di Hollywood e altre figure che si sono nascoste nell’armadio per anni sotto la pressione della cancellazione; a quel punto le cateratte saranno troppo torrenziali per essere fermate. Per chiarire ancora una volta: non è che Trump stesso sarà una figura miracolosa, ma piuttosto un catalizzatore in grado di eccitare un’ondata di scaramantici culturali a uscire dai cancelli e a combattere finalmente in campo aperto con forza, dopo anni di assedio.

Per ora, per molti versi, gli oppositori del cambiamento sembrano essersi rassegnati, le loro vele si sono sgonfiate in mezzo ai venti calmi che preannunciano la tempesta in arrivo. Su molti fronti culturali si sono già trovati in contropiede, parando disperatamente le spinte rinvigorite contro tutte le loro fortezze più formidabili, dalla DEI alla fusione fascista corporativa-statale di organi di “disinformazione” come Media Matters o il fallito Disinformation Governance Board.

Per molti versi, tuttavia, la loro rassegnazione ai risultati delle prossime elezioni fa presagire un momento pericoloso nella storia americana. Significa che hanno accettato che le elezioni nominali non andranno a loro favore, il che significa che per quel nucleo di cartelli burocratici della “vecchia guardia” è il piano D o il fallimento. E questa disperata contingenza culminante li vedrà probabilmente sferrare il più feroce degli attacchi ibridi, come previsto da Alex Jones e Jeff Carlson in precedenza, o come promesso da Raskin e altri. Ma se il Paese riuscirà a superare la tempesta dei prossimi tre mesi, avrà voltato pagina, raggiunto un punto di non ritorno per il radicato “Stato profondo”. Da quel momento in poi, saranno costretti permanentemente a stare in disparte, a non prendere più l’iniziativa, come è avvenuto negli ultimi dieci anni, dai primi velenosi germogli della rivoluzione culturale dell’era Obama.

Quindi vi dico di tenere duro, ci aspetta una corsa selvaggia per i prossimi mesi; ma le prime catene si sono spezzate e i prigionieri hanno iniziato a prendere d’assalto il cortile.


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SITREP 10/28/24: La Russia scatena un’avanzata fulminea nel sud, mentre la “paura rossa” raggiunge il picco di febbre, di Simplicius

La “paura rossa” della Corea del Nord sta raggiungendo il culmine. Quello che all’inizio sembrava un sicuro stratagemma russo, ora appare sempre più come una falsa bandiera occidentale per giustificare l’escalation del conflitto:

Mark Rutte dà le notizie, e la guerra dal punto di vista occidentale assume toni sempre più distorti e fantastici:

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I giornalisti occidentali sembrano sapere praticamente tutto su questo dispiegamento nordcoreano, compresi particolari come il fatto che non si tratta di truppe ordinarie della RPDC ma di forze speciali esperte:

Tante rassicurazioni senza nemmeno uno straccio di prova.

È davvero incredibile se si fa un passo indietro e si considera come l’Occidente viva sempre più in una totale costruzione di fantasia. Su ogni questione globale o punto di infiammabilità, i media occidentali non si fanno più nemmeno il minimo scrupolo, riportando invece in modo generalizzato le storie più fantasiose, senza alcuna conferma. In Iran ci si aspetta che Israele “decimi” l’intera rete di difesa aerea iraniana, innumerevoli laboratori ed edifici importanti, nonostante non ci siano prove, a parte un’unica foto satellitare sgranata che mostra un leggero scolorimento da qualche parte – una prova molto inferiore a quella che abbiamo ottenuto dall’attacco molto più massiccio dell’Iran alle basi israeliane durante la Vera Promessa 2.0.

In Georgia, la stampa occidentale riporta con spudorata autorità che le elezioni sono state “rubate”, nonostante non vi siano prove credibili. L’intero ordine occidentale, a questo punto del suo panico terminale, ha rinunciato non solo alla verità, ma anche a tutti i valori fondamentali che hanno reso la civiltà occidentale ciò che era. Minacce, bugie e propaganda vengono lanciate senza alcuna responsabilità o tentativo di giustificazione; sembra che siamo entrati nel rapido punto di singolarità parabolica dell’era della “post-verità” in Occidente. Proprio come la Federal Reserve deve ora esponenziare i suoi cicli di stampa solo per evitare il collasso, l’intellighenzia occidentale e la sua corrotta classe politica clientelare devono ora far lievitare all’infinito le loro sfacciate bugie solo per non affogare.

Certo, quanto sopra è solo un’osservazione generale sullo stato delle cose – in particolare nel ciclo di notizie pre-elettorali – la natura puramente impenitente del gaslighting a cui si assiste quotidianamente è senza precedenti. Detto questo, come detto, il coinvolgimento della Corea del Nord potrebbe benissimo essere reale, in quanto Putin ha motivo di utilizzarlo potenzialmente come un pungolo di avvertimento; ma se così fosse, molto probabilmente le truppe verrebbero utilizzate in qualche ruolo di addestramento nelle retrovie piuttosto che nel ruolo di assalto in prima linea che la NATO giura essere imminente, o addirittura già in atto secondo alcune storie false secondo cui le truppe della RPDC sono già state viste o catturate.

Dobbiamo analizzare la situazione in modo imparziale da entrambi i lati. Il fatto che l’articolo del NYT sopra riportato affermi molto opportunamente che le truppe della RPDC sono ospitate a soli 25-40 chilometri dal confine ucraino è sospetto: si dà il caso che sia in sinergia con la disperata richiesta dell’Ucraina di colpire il territorio russo. Ora il Pentagono avrebbe dichiarato che tali attacchi sarebbero consentiti se l’uso di truppe nordcoreane fosse confermato. Il fatto che tutto ciò sia “convenientemente” in linea con la necessità di Zelensky di colpire la Russia in profondità per forzare un confronto NATO-Russia è estremamente sospetto. Ma avrei scartato l’isteria a priori, se non fosse stato per i commenti spensierati di Putin, che sembravano lasciare la porta aperta alla questione nordcoreana; naturalmente, potrebbe aver solo preso in giro l’Occidente, o aver deliberatamente fatto leva sulla “strategia dell’ambiguità” per mettere a dura prova i centri analitici dell’Occidente.

“Il tenente colonnello Artem Kholodkevych, vice comandante della 61a brigata meccanizzata ucraina, ha dichiarato sabato via SMS: “Ci hanno avvertito di un attacco nel prossimo futuro. “Probabilmente nei prossimi giorni”.

La stessa Corea del Nord ha rilasciato due dichiarazioni alquanto bipolari: una ha negato l’invio di truppe e l’ha definita una provocazione; l’altra ha detto che se le truppe venissero inviate, ciò sarebbe conforme al “diritto internazionale”.

Sappiamo per certo che a settembre la Russia ha ospitato una serie di esercitazioni con il Laos proprio nella base dell’estremo oriente di Sergeevka dove sarebbero stati girati i video delle “truppe nordcoreane”. Questo porta all’ovvia possibilità che potessero essere laotiani, a parte il fatto che i coreani autoctoni hanno affermato di aver rilevato l’uso di parole o discorsi coreani, senza contare che le uniformi erano diverse da quelle delle esercitazioni laotiane.

L’articolo del NYT scrive coraggiosamente:

Kevliuk, del Centro per le Strategie di Difesa di Kiev, ha detto di aspettarsi che le truppe nordcoreane saranno utilizzate per assalti contro le posizioni ucraine, seguendo la strategia di lunga data della Russia di sopraffare la controparte con ondate di attacchi di terra.

“Le unità nordcoreane prenderanno d’assalto le posizioni più fortificate” degli ucraini “e le truppe regolari russe consolideranno gli oggetti e le linee catturate”, ha detto Kevliuk. “La tattica russa è invariata: realizzare una superiorità numerica di personale con il supporto dell’artiglieria”.

C’è una seconda possibilità: leggete quanto segue e vedete se riuscite a capirla:

Sembra ovvio che Kiev stia creando una scusa preventiva per l’imminente perdita del Kursk e il totale fallimento catastrofico dell’operazione Kursk. Per scusare e giustificare l’enorme fallimento, possono evocare la “minaccia fantasma nordcoreana” per affermare “abbiamo perso solo perché la Russia ha introdotto a sorpresa una forza d’urto di 10.000 forze speciali nordcoreane!”.

Naturalmente, seguirebbe immediatamente l’appello alle truppe della NATO. Si tratterebbe di un’operazione psichica per salvare la faccia e attenuare il colpo al morale della popolazione. “Non abbiamo perso contro i russi, li abbiamo battuti fino all’intervento di Kim!” .

E c’è anche una terza opzione: Zelensky ha finalmente approvato e firmato la legge che consente agli ufficiali stranieri di combattere nell’AFU. Sarebbe naturale per lui anticipare ancora una volta questa decisione seppellendola sotto il ciclo di notizie sull’allarme della RPDC, per far credere che l’Ucraina abbia dovuto permettere l’ingresso di ufficiali stranieri per contrastare l’uso dei nordcoreani da parte della Russia.

In questi casi la minaccia nordcoreana diventa un comodo depistaggio proprio per le escalation che l’Ucraina stessa vuole creare. In effetti, Lavrov sembra affermare proprio questo alla fine del video seguente:

Ribadisce il nuovo trattato tra Russia e Corea del Nord, ma afferma che l’allarme sulle truppe è un’operazione psicologica volta solo a giustificare ciò che l’Ucraina stessa ha già fatto nei confronti dei mercenari occidentali.

Proprio oggi, un video da Kursk ha mostrato un Ranger dell’esercito americano liquidato che sfoggiava un tatuaggio del famoso 2° Battaglione dello storico 75° Reggimento Ranger:

L’FSB mostra anche la foto di un soldato ucciso con un tatuaggio del 75° reggimento Ranger delle forze speciali statunitensi.

Un tentativo di violazione del confine di Stato è stato sventato nella regione di Bryansk – i sabotatori ucraini sono stati eliminati con successo, ha riferito l’FSB.

Le forze di sicurezza hanno rilevato che sul corpo di uno dei militanti liquidati è stato trovato un tatuaggio del reggimento di ricognizione paracadutisti dell’esercito statunitense.

I sabotatori sono stati inoltre trovati in possesso di armi, attrezzature e apparecchiature di comunicazione straniere, nonché di oggetti personali che indicano la loro affiliazione a Paesi terzi.

Come tale, possiamo dire che la probabilità è che si tratti di uno psyop guidato dall’Ucraina e dall’Occidente, volto a provocare una disperata escalation della guerra e a giustificare il fallimento dell’Ucraina a Kursk; ma rimango aperto alla possibilità che la Russia utilizzi effettivamente alcune truppe in ruoli di addestramento o solo sul territorio russo prima della guerra, dove l’utilizzo non sarebbe affare di nessun altro. Questo è particolarmente dato che Russia e Corea hanno appena firmato una storica partnership strategica. Ovviamente il momento della firma è stato probabilmente sfruttato dal GUR ucraino proprio per fomentare una bufala informativa nel modo più credibile possibile. Ma considerate questo spunto di riflessione:

Ha perfettamente ragione: una difesa del territorio russo è proprio in accordo con la nuova partnership strategica tra i due Paesi. Fintanto che le truppe coreane non entrano in Ucraina vera e propria, allora potrei benissimo vederne un uso realistico in ruoli di difesa, in particolare contro i mercenari occidentali e le truppe statunitensi che, come sappiamo, stanno già operando lì; questo sarebbe in effetti in pieno accordo con il diritto internazionale, poiché non esiste alcuna legge che stabilisca che non si possono avere truppe dei propri alleati sul proprio territorio, che sono giustificate a difendersi se attaccate.

Secondo alcuni rapporti, la Corea del Nord ha inviato in Russia fino a 3.000 militari, principalmente ingegneri, ufficiali e altri specialisti, per imparare la “guerra dei droni” più vicino alla linea del fronte. Questo viene fatto in futuro, per aggirare le sanzioni tra Cina e Russia per la fornitura di pezzi di ricambio per i quadricotteri. I droni saranno assemblati in Corea a partire da componenti cinesi. E naturalmente i coreani vogliono imparare i metodi della guerra moderna per confrontarsi con la Corea del Sud.

Infine, Zelensky ha bisogno di ogni vantaggio informativo che può ottenere perché, secondo le fonti, contava molto sul possesso di Kursk come ultima leva per porre fine alla guerra, costringendo la Russia ai negoziati che è certo ci saranno. Ciò significa che non può perdere Kursk a nessun costo, altrimenti la sua ultima carta per uscire dalla prigione è persa.

Questo sembra essere sottolineato dai rapporti russi sul fronte di questa settimana, secondo i quali Zelensky continua a inviare tutti i rinforzi possibili a Kursk. In effetti, c’è stato un nuovo tentativo di sfondamento a ovest, vicino al confine con la Bielorussia e la regione russa di Bryansk, nei pressi della città di Brakhlov, più o meno qui: è lì che è stato neutralizzato il mercenario americano Ranger:

A Kursk si è registrato anche un aumento dell’impiego di materiale di punta della NATO, con nuovi Leopard, Abrams e Bradley distrutti negli ultimi giorni, il che significa che Zelensky sta attingendo al suo ultimo e migliore equipaggiamento per evitare il crollo del fronte.

Anche oggi abbiamo visto perché Zelensky è costretto a inasprire le tensioni mentre le forze russe continuano a compiere fulminei avanzamenti sul fronte meridionale.

Non solo le forze russe hanno conquistato completamente Selidove/Selidovo, ma si stanno già espandendo per diversi chilometri oltre il confine:

Ma questa non è nemmeno la cosa più impressionante. Poco più a sud le forze russe stanno attraversando le pianure a nord di Ugledar con conquiste di diversi chilometri al giorno.

Nell’ultimo rapporto di appena due giorni fa abbiamo parlato di forze russe appena arrivate ai margini meridionali di Shaktarske e Bohoyavlenka. Ora, in un solo giorno e spiccioli, hanno già catturato la maggior parte o la totalità di entrambe le città, oltre al territorio intermedio e anche oltre:

Ecco uno zoom su Shaktarske – alcuni rapporti sostengono che sia già stata completamente presa, ma qui sulla mappa di Suriyak mostra che la maggior parte è caduta; ora ci sono notizie che le forze russe stanno già iniziando ad assaltare Yasna Polyana, appena a nord:

Novoukrainka, che si può vedere a sud-est, è stata anch’essa recentemente penetrata ed è già in gran parte catturata.

Il mio piano sembra sempre più probabile per una formazione a tenaglia verso Kurakhove, e per avvolgere l’intero bacino a sud-est in un calderone:

L’AFU catturato nell’area di Shaktarsk e Bohoyavlenka sembrava particolarmente anziano, sulla cinquantina o giù di lì; quindi sembra che questa linea trascurata possa essere stata presidiata dalla feccia dell’AFU esaurita.

Armchair Warlord fa notare che l’intera volata di 10 km è avvenuta in 48 ore.

Per non parlare del fatto che sembra essere avvenuto con poche o nessuna perdita.

Tra l’altro, anche se molto più lentamente, c’è stata una costante espansione delle zone di controllo nell’estremo nord di Kupyansk. Quest’area cerchiata in giallo è stata conquistata ed espansa relativamente di recente, con nuove conquiste che oggi si stanno facendo strada verso sud:

Ciò significa che il gruppo AFU a est del fiume Oskol è stato diviso in due.

Il controverso deputato ucraino della Rada afferma ora che un quinto di tutti i medici di prima linea viene inviato come truppe d’assalto, tale è la carenza di truppe nell’AFU:

Che spiega questa imperdibile dimostrazione dell’accelerazione del collasso in corso: il timelapse delle anticipazioni di Deep State… guardate fino alla fine:

Se questo ritmo continua o addirittura accelera ulteriormente, si può solo immaginare dove saranno le cose tra sei mesi o un anno.

Un altro importante sviluppo è la conferma di un’altra teoria che avevo delineato un paio di volte fa, secondo cui la Russia potrebbe prendere di mira proprio la città di Zaporozhye. Nel nuovo articolo dell’Economist, un “alto funzionario ucraino afferma esattamente questo”:

Un alto funzionario ucraino afferma che il prossimo obiettivo della Russia potrebbe essere un’avanzata sulla città di Zaporizhia, un importante centro industriale nel sud dell’Ucraina vicino a una centrale nucleare occupata dai russi.La stessa fonte suggerisce che la Russia potrebbe aver già ripreso fino alla metà del territorio che l’Ucraina ha conquistato nella regione di Kursk nell’agosto del 2024, l’unica avanzata significativa dell’Ucraina dalla fallita controffensiva del 2023.

Anche solo nel momento in cui scriviamo è giunta una nuova notizia di un’avanzata russa nella vecchia direzione di Rabotino verso Orekhov, nella parte occidentale di Zaporozhye. Non ci sono ancora informazioni, ma se si rivelasse vero, potrebbe dare credito all’inizio di una campagna di massa a Zaporozhye, attesa da tempo per il mese di novembre, che potrebbe avere come obiettivo il raggiungimento della stessa città di Zaporozhye.

Inoltre, il canale Condottiero, legato a Wagner, riferisce che Syrsky starebbe affrettando un ultimo anello di fortificazioni intorno a Zaporozhye e Odessa, come se fosse in attesa di qualcosa:

Il comandante in capo delle forze armate ucraine Syrsky è stato tutto il giorno a cavallo dello zero nella regione di Zaporizhia. Anche il comandante in capo delle forze terrestri e il principale appaltatore dei forti ingegneristici Timoshenko sono arrivati lì. Hanno discusso del terzo anello di fortificazioni intorno a Zaporizhia e tra Odessa e Nikolaev. La difesa delle Forze Armate dell’Ucraina nella regione di Zaporizhia si sta sgretolando proprio come nel Donbass. A quanto pare, il nemico valuta i rischi della nostra offensiva come alti.La controffensiva nel sud non ha funzionato. Contano di tenere almeno Kherson e Zaporizhia. Allo stesso tempo, tutte le mosse tattiche del quartier generale di Syrsky sono state molto caotiche negli ultimi tempi. Sembra che nel quartier generale delle Forze Armate dell’Ucraina ci siano diverse opinioni sulla strategia e sulla tattica, ma che non siano d’accordo tra loro.

I primi lettori ricorderanno che ho sempre detto che sarebbe stato impossibile prendere Odessa con un attraversamento del fiume. Ma ad essere onesti, ora che vedo il tipo di disintegrazione che l’AFU sta vivendo in prima persona, dove le sacche di fronte possono iniziare a cedere completamente, sto quasi iniziando a cambiare idea. Potrebbe esserci un punto, un anno o due nel futuro, in cui le difese ucraine sono talmente assottigliate che non è escluso che le truppe russe possano iniziare a prendere d’assalto le teste di ponte sulla riva destra, ma tutto dipenderebbe dalle condizioni del letto del fiume nell’ambiente successivo al crollo delle dighe.

Un ultimo articolo che volevo condividere mette in evidenza come il commentario occidentale si stia finalmente avvicinando all’ultima verità rimasta: che l’intera foglia di fico dei negoziati è una cortina fumogena occidentale destinata a nascondere il fatto che la Russia sta solo guadagnando forza e non ha assolutamente alcun motivo per fermare la guerra fino alla completa capitolazione dell’Ucraina:

L’autore dello Spectator dice chiaramente: “Se fossi Putin continuerei a combattere” .

Interessante notare che l’autore cita molte ragioni valide dal punto di vista russo per cui la guerra deve essere combattuta; per esempio, un congelamento consentirebbe all’Ucraina di entrare nella NATO e creerebbe grandi problemi alla Russia in futuro. È incomprensibile come gli opinionisti occidentali, sottoposti a lavaggio del cervello, possano intuire astrattamente fatti così evidenti, senza tuttavia riuscire a colmare quel piccolo divario per fare il pieno collegamento con il fatto che la Russia è quindi giustificata a perseguire questa guerra per quella sua stessa ragione.

Alla luce della liberazione di Selidove, un po’ di storia:

Nel 1783, la cancelleria Bakhmut del vicereame di Ekaterinoslav dell’Impero russo ordinò la creazione dell’insediamento militare statale di Selidovka (Selidovo) vicino al fiume Solena.

Con il ritorno a casa.

E un suggestivo video della sua cattura da parte del 30° Battaglione di ricognizione separato della 90a Divisione corazzata delle Guardie di Chebarkul, regione di Chelyabinsk, del Distretto militare centrale:


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Russia Ucraina 68a puntata! Verso il giorno del giudizio Con Max Bonelli, Gabriele Germani

In collaborazione con il canale YouTube di Gabriele Germani https://www.youtube.com/@Gabriele.Germani, con questa puntata proseguimo ad analizzare l’andamento del conflitto in Ucraina e la sua influenza nelle dinamiche geopolitiche. Crescono le difficoltà dell’esercito ucraino con alcuni significativi segnali di cedimento. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Georgia, punto di rottura_di Daniele Lanza

(cerchiamo di spiegare al pubblico il risultato delle elezioni georgiane, il cui significato va oltre la Georgia)
Il partito conservatore non liberale “Sogno georgiano” raccoglie da solo, senza alleati, il 54,1% del voto secondo sistema proporzionale: per contro, le forze filo-UE e filoatlantiche – 4 mini coalizioni – raccolgono in tutto il 37%.
**
In che modo interpretare queste elezioni a beneficio dell’osservatore europeo/italiano nel modo più semplice possibile ? Innanzitutto chiarendo il campo di gioco e i suoi giocatori.
Abbiamo un paese, la GEORGIA, che si trova in una posizione geografica assai particolare, ai margini estremi del continente europeo (se ancora può definirsi tale), inserito in quella grande catena montuosa che è la fusione con il vicino medio oriente turco/iranico. Malgrado questo si tratta di un paese CRISTIANO (chiesa ortodossa autocefala georgiana) in mezzo al mare musulmano circostante, entrato nell’orbita russo imperiale 2 secoli fa, attraversando assieme a Mosca il settantennio sovietico, cosa che ne ha fondamentalmente secolarizzato il costume. Al termine dell’era sovietica, si rende indipendente, manifestando nel corso di tale processo, fisiologici moti antirussi post-sovietici, comuni in differenti misure in tutta la galassia post-sovietica (come i figli adolescenti che arrivano al momento della ribellione con i genitori).
Sulla base di tutti i fattori riportati sopra, ormai da oltre 20 anni si pianifica da parte europea di integrare tale paese nella casa comune guidata da Strasburgo e Bruxelles.
Insomma, si vuole la Georgia come membro dell’Unione Europea, questo è il punto.
Quanto questo intento sia plausibile e giustificabile non si può che lasciarlo al giudizio di ogni osservatore: si giudichi da sé quale e quanto senso possa avere cercare di integrare a tutti i costi in UE un minuscolo stato nazionale, la cui area storica non ha mai fatto parte dell’Europa – nè occidentale, ma per lungo tempo nemmeno di quella orientale – se non come margine estremo verso l’Asia musulmana, dotato di un’economia al medesimo livello di quelle nordafricane (che quindi non può apportare nulla, ma al contrario sarebbe un oggettiva zavorra aggiuntiva all’Unione. I parametri economici d’accesso, i requisiti non esistono per caso, ce lo si ricordi).
A questo punto perché non fare entrare anche la TURCHIA ? (è quello che Ankara ha domandato per anni prima di stancarsene, sostenuta a gran voce da Washington che – ricordiamocelo – voleva la Turchia nell’UE tanto quanto nella Nato). Oppure perché non fare il grande passo ed ammettere anche lo stato di ISRAELE ?? (c’è chi l’ha proposto, eccome).
Come ho cercato di sottolineare in precedenza, non sussiste (disgraziatamente) alcun fondamento razionale all’ingresso della Georgia, se ci si basa su un rispetto stretto dei criteri economici e culturali di adesione; il fondamento razionale invece esiste invece, eccome,…..se per tali criteri utilizziamo invece quelli geopolitici e geostrategici: un ulteriore tassello euro-atlantico nel cuore del Caucaso espanderebbe l’influenza politico/militare nell’area, a danno principalmente di Mosca che si ritroverebbe la Nato ai confini da meridione (e secondariamente di Teheran).
UE e NATO viaggiano (si propagano) in parallelo, ricordiamocelo anche se sembra banale dirlo: sono rispettivamente il braccio civile e militare della medesima entità di fondo, e l’uno va avanti seguito dall’altro a brevissima distanza o viceversa perchè servono lo stesso interesse (…)
Ergo, la chiave sono le RAGIONI (quelle reali) per le quali si vuole la Georgia in UE. Si può concordare o meno con tali ragioni – dipende dall’orientamento del lettore – ma quelle sono, quindi è giusto essere chiari in proposito senza accampare alibi vari.
Si può scegliere ciò che si vuole (sono chiaro), ma allora si abbia il coraggio di dirlo e affrontarne tutto quello che consegue (non ci si può aspettare che Mosca – o qualsiasi altra potenza di quel calibro – se ne stia con le mani in mano mentre gli si costruisce attorno un confine fatto di missili puntati contro: in Ucraina quanto a Taiwan o in qualsiasi altro posto…non fa testo se fatto volontariamente o meno, democraticamente o meno ! Sia come sia, su un piano geostrategico si traduce in un rischio per Mosca, la quale chiaramente si interesserà alla questione in un modo o in un altro).
Se è chiaro quanto scritto sopra allora si può proseguire.
Allora CHI vuole la Georgia nell’UE ? Le cosiddette correnti filoccidentali che in concreto sono i partiti, movimenti e coalizioni a sostegno tanto dell’integrazione europea quanto (al 99,9%) all’ingresso nell’Alleanza atlantica. Sono quelli che organizzano le parate di piazza a favore dei diritti civili come di tradizione newyorkese, londinese o parigina……alfieri dell’ideologia liberale di classico conio, affiancati da una piccola galassia di ONG generosamente finanziate dall’estero. Si tratta del popolo che urla a squarciagola e issa vessilli arcobaleno per tutta la città nel nome della giustizia. In parole altre, mi spiace dirlo, sono quella fascia di società che, imbevuta di un’immagine idilliaca delle società euro-americane (desiderandone la prosperità), finisce per esserne usata per scopi altri (che nulla hanno che fare con la prosperità).
Questo popolo, molto rumoroso sulla strada lo chiameremo “Popolo Arcobaleno” (che in questo caso non è nemmeno tanto ad indicare l’associazione col movimento Lgbtq, quanto una visione del mondo “prospera”, per quanto illusoriamente).
CHI è contro costoro ?
Un partito sorto una quindicina di anni fa ad opera di un miliardario locale: si chiama “SOGNO GEORGIANO”, nome attorno al quale da adesso tutto girerà.
Diciamo da subito che la natura di questo partito è decisamente più complessa di quanto sia semplificato sui media occidentali: a beneficio del lettore diciamo che NON si tratta di un partito “filorusso” a scanso del fatto che tale etichetta gli è stata applicata un po’ ovunque (…).
Si tratta di un partito nato come “di sinistra” sul piano della presenza dello stato e dell’assistenza sociale (cose che da un punto di vista liberal/anglosassone sono automaticamente considerate di sinistra), ma le combina con un deciso conservatorismo sul piano sociale. In pratica una destra di tipo SOCIALE (per così esprimersi): il problema è che alla filosofia liberal non sta bene alcuno dei due aspetti ! Dal momento che promuove un modello di libero mercato (assai poco assistenziale) e del tutto progressista su quello sociale. Oltre a tutto questo (cosa più grave in assoluto), “Sogno georgiano” promuove una politica di realpolitik con la RUSSIA; si muove in direzione di una normalizzazione dei rapporti e di una pacificazione della zona di frontiera – tormentata dal 2008 – così come una riapertura del commercio russo-georgiano (molto grande in rapporto alla piccola economia del paese).
Tutto questo scaturisce da un’impostazione di fondo che consiste nel realizzare la natura peculiare del paese, collocato sul piano storico/culturale tra due mondi: quello occidentale da un lato, ma anche quello russo dall’altro (col quale il legame è inscindibile). Si cerca pertanto un bilanciamento tra le due forze. L’obiettivo, pertanto, non è di essere per forza “amici della Russia” quanto trovare un equilibrio ragionevole che non costringa ad esserle nemici. Questa è la chiave di tutto: equilibrio e bilanciamento. Concetti che tuttavia stridono con le aspettative occidentali, nella misura in cui mal coincidono con un orientamento rigidamente antirusso adottato da tutto l’asse euro-americano. In base a questa ricerca di equidistanza si è limitata la presenza di ONG finanziate dall’estero (sapendo benissimo da chi sono finanziate; ricordiamo che non sono state vietate, ma solo è stato posto l’obbligo di registrarsi ed essere trasparenti……cose che sembrano ragionevoli da un altro punto di vista. Oppure no ? Si vorrebbe liberissimo e non trasparente finanziamento dall’estero ? Per nascondere cosa ? Si risponda anche a questo in coscienza, prego…). Si limita anche la forza del movimento LGBTQ nella misura in cui lederebbe il consenso in ampie parti del paese non in grado di metabolizzare idee del genere, generando divisioni e frizioni in seno a una società molto tradizionale.
In definitiva: cosa è “Sogno georgiano” e cosa vuole ? E’ un partito multisfaccettato, dall’approccio molto realistico: NON intende far sì che la propria società sia investita di cambiamenti che non condivide, nè che si ritrovi incastrata in alleanze politico/militari che non coincidono col proprio percorso storico. Sono leggi ed iniziative simili, analoghe a quelle russe sì, ma in realtà che non sono state prodotte al fine di emulare la Russia (idea questa, diffusa da occidente), quanto piuttosto perché vogliono riflettere il paese reale, il quale, coincidentalmente, è tanto conservatore quanto la Russia. Si tratta di una convergenza culturale piuttosto che di un piano geopolitico. PUNTO.
In nulla “Sogno georgiano” è specificamente “filorusso”: quest’ultima è una definizione data dai centri di potere e dai mezzi di informazione euro-americani (che hanno contribuito ad instaurarla nel pensiero comune). In realtà questo partito georgiano è “filorusso” soltanto se lo si osserva da una prospettiva severamente ANTIRUSSA: una prospettiva che Washington/Bruxelles gradirebbe per qualsiasi nuovo alleato che coopta (l’equivoco di fondo sta tutto lì : la Georgia è un paese fiero e indipendente, ma NON antirusso quanto paesi baltici e Polonia, che quindi punta ad una posizione più sfumata, nella crisi presente. Questo, ahimè, è sufficiente per farlo bollare come “filorusso” dall’asse euro-americano che nella propria foga tende a considerare come sospetto qualsiasi atteggiamento che non sia in linea col proprio. Diventa pertanto “filorusso” non soltanto chi è filorusso per davvero, ma anche colui che non si dichiara antirusso, pretendendo di mantenere una posizione equidistante.
Lo chiameremo quindi partito del paese profondo

= ……….ecco I due attori fin qui descritti si confrontano: il “popolo arcobaleno” e il “paese profondo” si confrontano direttamente (come oramai sta accadendo in tanti paesi dell’occidente europeo, vedi Francia e Germania).
I risultati sono quelli che si vedono. Il paese profondo veniva dato al 40% dai sondaggi commissionati dagli avversari (le forze liberal-progressiste si vedevano vincitrici e diffondevano tale idea), ma alla prova reale sul campo prende invece il 54% al voto nazionale e senza nemmeno alleati coi quali dover dividere il potere. Nelle zone rurali poi tale voto arriva a sfiorare il 90%.
Il popolo arcobaleno e le 4 coalizioni che lo rappresentano, sono andate poco sopra 1/3 del consenso nazionale.
Un messaggio forte che fa intendere lo scarto tra la minoranza rumorosa che va in piazza ad urlare ed il paese reale (che questo piaccia o meno a chi rimane affascinato dalle piazze solcate di bandiere e slogan).
Si deve aggiungere qualche nota specifica sul voto: come in tanti fanno notare, “Sogno georgiano” si è presentato su manifesti elettorali con iconografia che riflette ancora l’europeismo (vero). Un punto che consente dunque di evidenziare ulteriormente il grande equivoco che grava su queste elezioni e sulla natura del partito stesso di cui abbiamo già parlato addietro: il conservatismo georgiano NON è antieuropeo e non lo è mai stato………semplicemente non è disposto ad abbracciare per intero l’ideologia liberal/anglosassone che sembra ad esso esserne ormai connaturata. Il conservatismo georgiano è disposto a far parte della UE da un punto di vista economico (così come essa è sempre stata concepita), ma non a stravolgere il proprio background culturale per questo; piuttosto, è dalla sponda opposta (Bruxelles) che si pretende di imporre un’agenda politica e geopolitica assieme al benessere (illusorio) che darebbero in cambio. Ci si può dunque a questo punto domandare chi sia il più ipocrita: se “Sogno georgiano” che vuole il benessere europeo senza pagarne il prezzo sul piano dei valori, oppure la stessa UE, la quale formalmente si presenta come un’associazione economica, ma poi pretende di imporre una precisa agenda politica che interferisce direttamente con la società e la politica interna dei nuovi membri che vorrebbero aderire (di nuovo, ognuno in cuor proprio opti per la variante che crede).
D’altro canto si deve sottolineare un fatto: se ammettiamo che non è stato corretto da parte di “Sogno georgiano” servirsi della simbologia UE nella sua campagna elettorale non condividendone i valori, allora parimenti non è stato corretto da parte filoccidentale trasformare l’intera campagna in un referendum pro o contro la RUSSIA.
Quanto è accertato è che le forze liberali e filoccidentali in campagna elettorale hanno da subito stravolto il senso delle cose: quello che doveva essere un confronto, di per sé importante, sulla politica interna del paese e sulla sua società……….è divenuto un confronto di politica ESTERA, focalizzato sul “filorussismo” o meno. La cosa è stata fatta ingenuamente oppure deliberatamente. C’è da temere sia la seconda. Esattamente come nel caso moldavo una settimana fa, si è fatto sì che il tema geopolitico divenisse impropriamente l’ago della bilancia, argomento da sventolare minacciosamente e a sirene spiegate in modo proprio da convincere quella parte del paese, la più nazionalista e conservatrice, a votare PRO-Europa, pur non condividendone l’orientamento liberale.
La dinamica è proprio la medesima a pensarci: il fronte liberale filoccidentale, ben consapevole della difficoltà di far accettare ad una società tradizionalista come quella georgiana un’agenda molto progressista, allora ricorre allo spauracchio Russia/Urss, consapevole dell’avversione istintiva che provoca in tutta la popolazione, trasversalmente….nella speranza di ottenere voti anche in quelle fasce che non voterebbero MAI riforme di matrice troppo liberale.
Escamotage semplice ed efficace: il problema è che non è bastato e nemmeno lontanamente. Ha pesato il fatto che la Georgia, a differenza della Moldavia, ha molti meno emigrati residenti in Europa (oltre 1 milione in realtà, ma tutti in Russia) e, pertanto non c’è stato nessun flusso di voti filoeuropeo dall’estero a ribaltare il verdetto, come nel caso moldavo (…). Trasformare le elezioni in un referendum contro la Russia è stato fallimentare; una mossa poco responsabile che riflette più la foga antirussa dell’occidente che non una reale valutazione dell’interesse georgiano, puntando tutto sul risveglio di un antirussismo che non è presente nella società georgiana (non nella medesima misura di paesi baltici o Polonia) con pochi risultati. Potrebbe al contrario aver spaventato molti georgiani alla prospettiva di far diventare il paese un ennesimo fronte armato, costantemente attivo, contro il gigante vicino.
Nella sostanza l’errore UE/USA è stato questo: hanno sponsorizzato (perché gli sponsor ideologici e materiali sono loro) una campagna elettorale basata non tanto su un oggettivo benessere nazionale da condividere quanto sulla paura di un ipotetico nemico alle frontiere. Il timore anziché una qualche giustizia. C’è da ritenere che la società georgiana in fondo abbia percepito qualcosa di tutto questo: che il guadagno sarebbe stato minimo (l’UE non regala a nessuno il proprio benessere, al massimo fa “prestiti”, come Kiev ben presto scoprirà) e il prezzo da pagare sarebbe stato alto (trovarsi una Russia eternamente nemica, e questo senza peraltro che i georgiani fossero nemici della Russia).
CONCLUSIONE
Chi di dovere (cioè chi aveva accesso ai sondaggi veri e non di propaganda), si è reso conto già da molte settimane delle scarse possibilità di successo , tanto in Moldavia quanto in Georgia e difatti (NOTARE bene*) la copertura mediatica nelle ultime settimane si è gradualmente assottigliata fino a scomparire in prossimità di tali consultazioni elettorali che sono letteralmente scomparse dalle pagine delle testate principali.
Se il caso moldavo è stata una delusione, e lo si prevedeva, allora tanto più si sapeva che quello georgiano – più difficile per le ragioni ricordate – sarebbe andato anche peggio; così è stato. Per tale ragione non se ne sente parlare da nessuna parte, cosa strana per un evento che si diceva tanto importante.
Cosa accadrà da qui in avanti non è per nulla certo: nè come si muoverà l’ora potentissimo “Sogno georgiano”, nè come si muoveranno le opposizioni così imbarazzantemente sconfitte. La disfatta è stata troppo netta, purtroppo, per invocare con forza i brogli elettorali (cosa che comunque stanno già facendo come di rito); l’unica cosa che rimane in alternativa è un atto di forza, ossia una rivoluziona colorata, che però a questo punto determinerebbe rischi di guerra civile inenarrabile alimentata da opposti attori geopolitici esterni (penso che nemmeno il fronte liberale georgiano osi una carta del genere, ma soprattutto per l’Europa la Georgia stessa non è così importante)
FINE.

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Summit BRICS di Kazan, a cura di Giuseppe Germinario

Conferenza stampa BRICS 2024 della Russia

24 ottobre

Sì, una folla di giornalisti ha accolto il presidente Vladimir Putin mentre si dirigeva verso il palco per la conferenza stampa di chiusura. Il video dell’evento dice che è durato poco più di un’ora, quindi la trascrizione sarà piuttosto lunga, come ci si aspetta. Putin si è subito lanciato nei suoi commenti prima di rispondere alle domande. Come scoprirete, Putin aveva ancora degli affari da sbrigare che hanno limitato quello che altrimenti sarebbe stato un evento molto più lungo. Ecco cosa è successo:

Vladimir Putin: Cari signore e signori,

Si è appena concluso con successo il XVI vertice dei BRICS.

Fu il culmine della presidenza russa dell’associazione e uno degli eventi più significativi nel calendario politico mondiale.

Ho ripetutamente affermato che la Russia affronta la presidenza dei BRICS in modo responsabile. Sono stati tenuti più di 200 eventi in tredici città russe. In particolare, si sono tenuti numerosi incontri dei ministri dell’industria, si sono tenute varie conferenze, seminari e un forum aziendale. Si sono tenuti anche giochi sportivi con grande successo.

Quest’anno abbiamo lavorato con un team nuovo e ampliato, e la Russia, in qualità di presidente dell’associazione, ha fatto tutto il possibile per garantire che i nuovi membri dell’organizzazione si unissero alla nostra famiglia il più rapidamente e organicamente possibile. E in questo, secondo me, ci siamo riusciti.

I nuovi partecipanti hanno visto e compreso che è possibile lavorare e ottenere risultati nei BRICS. Hanno ritenuto che la cosa più importante nella nostra associazione sia il rispetto reciproco e la considerazione obbligatoria degli interessi reciproci. Posso affermare con soddisfazione che tutti loro prendono parte attiva ai forum di lavoro e propongono idee e iniziative utili e promettenti.

Per quanto riguarda il vertice di Kazan in sé, come già sapete, vi hanno partecipato delegazioni di 35 Stati e sei organizzazioni internazionali. Una rappresentanza così ampia dimostra chiaramente l’autorità e il ruolo dei BRICS, e il crescente interesse nella cooperazione con noi da parte di Stati che perseguono effettivamente una politica veramente indipendente e sovrana.

Ognuno di questi paesi ha il suo percorso di sviluppo, i suoi modelli di crescita economica, una storia e una cultura ricche. È proprio questa diversità di civiltà e la combinazione unica di tradizioni nazionali che, naturalmente, rappresentano la forza e l’enorme potenziale di cooperazione non solo all’interno del quadro BRICS, ma anche nell’ampia cerchia di paesi con idee simili che condividono gli obiettivi e i principi delle attività dell’associazione.

Il programma del summit è stato molto ricco. Gli incontri degli stati membri BRICS si sono svolti in formato ristretto e ampio, incentrati su temi di attualità delle attività dell’associazione e sulle prospettive di ampliamento della partnership in tre aree principali: nel campo della politica e della sicurezza, nel commercio e negli investimenti e nel percorso culturale e umanitario.

Tradizionalmente, si è tenuto anche un incontro outreach/BRICS plus. Questo formato ha dimostrato di essere valido e offre già un’opportunità di dialogo diretto e aperto tra i membri dell’associazione e i nostri amici e partner del Sud e dell’Est del mondo. Quest’anno, la presidenza russa ha invitato i leader dei paesi della CSI, così come delegazioni di molti paesi in Asia, Africa e America Latina, così come i responsabili degli organi esecutivi di numerose organizzazioni internazionali a tale incontro.

Abbiamo scambiato opinioni su questioni internazionali chiave, con un focus sulla situazione in escalation in Medio Oriente. Abbiamo anche discusso le prospettive di cooperazione tra i membri BRICS e i paesi del Sud e dell’Est del mondo nell’interesse di uno sviluppo sostenibile inclusivo.

La cosa principale è che tutti gli incontri e gli eventi che ho appena menzionato, senza eccezioni, si sono svolti nel tradizionale spirito di business e apertura dei BRICS, in un’atmosfera di reciproca comprensione. Questo approccio costruttivo al lavoro di squadra ci ha permesso di discutere approfonditamente di un’ampia gamma di questioni in tre giorni.

La Dichiarazione di Kazan dei BRICS che riassume le discussioni è stata approvata al summit. A nostro parere, il risultato è un documento concettuale completo con un’agenda positiva per il futuro. È importante che confermi l’impegno di tutti i nostri stati a costruire un ordine mondiale più democratico, inclusivo e multipolare basato sul diritto internazionale e sulla Carta delle Nazioni Unite e stabilisca una determinazione comune per contrastare la pratica di applicare sanzioni illegittime e i tentativi di minare i valori morali tradizionali.

I paesi BRICS sono determinati ad approfondire la loro partnership nel settore finanziario. Continueremo a rafforzare la comunicazione interbancaria e a creare meccanismi per accordi reciproci in valute nazionali che siano indipendenti dai rischi esterni.

Vorrei anche sottolineare che durante il summit, i miei colleghi e io abbiamo discusso in dettaglio di possibili sforzi congiunti per stimolare ulteriormente gli investimenti per un’ulteriore crescita economica nei paesi BRICS e nel Sud e nell’Est del mondo. Lo faremo anche con l’aiuto della New Development Bank e del suo Presidente, la signora Dilma Rousseff.

La Russia ha offerto di estendere la presidenza del Brasile e del presidente della banca, la signora Rousseff. Tenendo presente che il Brasile presiede il G20 quest’anno, e l’anno prossimo prenderà il testimone e guiderà i BRICS. E non lo nasconderò, basandoci sul fatto che sappiamo qual è la situazione intorno alla Russia e non vogliamo trasferire tutti i problemi che sono associati a questo a istituzioni nel cui sviluppo siamo noi stessi interessati. Ci occuperemo dei nostri problemi e ce ne occuperemo noi stessi.

Ci sono buone prospettive per il rafforzamento della cooperazione settoriale, l’attuazione di nuovi progetti nell’industria, nell’energia, nella logistica, nelle alte tecnologie e in molti altri settori chiave e, naturalmente, il potenziamento della cooperazione tra i nostri Paesi nella cultura, nella scienza, nello sport, nei giovani e nella società civile.

A Kazan, abbiamo confermato che i BRICS non sono un formato chiuso, sono aperti a tutti coloro che condividono i valori dei BRICS e i suoi membri sono pronti a lavorare per trovare soluzioni congiunte senza dettami esterni o tentativi di imporre solo alcuni approcci ristretti a chiunque. I BRICS non possono che rispondere alla crescente domanda nel mondo di tale cooperazione. Di conseguenza, abbiamo prestato particolare attenzione alla possibile espansione dei BRICS attraverso l’istituzione di una nuova categoria: gli Stati partner.

In questi giorni, i leader e i membri delle delegazioni hanno anche comunicato molto in un contesto informale. Si sono tenuti molti incontri bilaterali, contatti e conversazioni. La nostra delegazione ha anche cercato di incontrare i leader della maggior parte dei paesi partecipanti.

Signore e signori,

Il summit è terminato. Vorrei ringraziare ancora una volta tutti i nostri colleghi che sono venuti a Kazan per il loro contributo al nostro lavoro comune. E vorrei sottolineare che penso che sia stato piuttosto pesante.

Durante la nostra presidenza, abbiamo sentito un forte sostegno dai nostri partner. Questo è importante, soprattutto perché non termina con la fine del summit. Prima della fine dell’anno si terranno una serie di importanti eventi congiunti. Come ho già detto, l’anno prossimo passeremo il testimone alla presidenza brasiliana. Naturalmente, forniremo ai nostri amici brasiliani tutto l’aiuto e l’assistenza necessari. Continueremo a coordinarci strettamente con tutti i nostri partner BRICS per migliorare ulteriormente la cooperazione all’interno del gruppo BRICS.

E naturalmente vorrei cogliere l’occasione per ringraziare sinceramente la dirigenza del Tatarstan e l’ufficio del sindaco di Kazan per la loro ospitalità e il loro desiderio di creare condizioni confortevoli per il nostro lavoro comune.

Voglio scusarmi con i residenti di Kazan per il fatto che hanno dovuto affrontare alcuni inconvenienti: lo spostamento dei cortei, la chiusura, a quanto ho capito, di alcune autostrade. Ma voglio assicurarvi che queste prove non sono state vane. Vorrei ringraziarvi per aver creato condizioni così favorevoli per il nostro lavoro. Grazie mille.

Vorrei scusarmi in anticipo, ma non potremo comunicare con voi per molto tempo, per rispondere alle vostre domande, perché ho ancora diversi incontri bilaterali, credo sette o qualcosa del genere. Quindi non posso far aspettare i miei colleghi. Tuttavia, se avete domande, per favore.

Domanda: Anton Vernitsky, Canale Uno.

Vladimir Vladimirovich, ci dica di più sulla cooperazione finanziaria dei paesi BRICS. Avete discusso di una piattaforma di investimento comune? E c’è stata qualche discussione sulla creazione di un sistema di pagamento alternativo, o su un’alternativa a SWIFT?

Grazie.

Vladimir Putin: Per quanto riguarda SWIFT e alcune alternative: non abbiamo creato e non stiamo creando alternative per nessuno, ma nonostante ciò la questione è molto importante oggi e uno dei problemi chiave è il problema degli insediamenti. Pertanto, stiamo seguendo la strada dell’utilizzo di valute nazionali, questo è ben noto.

Per quanto riguarda i sistemi di regolamento, utilizziamo il sistema di scambio di informazioni finanziarie russo già consolidato, creato dalla Banca centrale russa. Anche altri paesi membri dei BRICS hanno i loro sistemi, e li utilizzeremo, e li stiamo già utilizzando e continueremo a sviluppare questa cooperazione.

Ma non stiamo ancora inventando un singolo sistema generale, e ciò che abbiamo è sufficiente in linea di principio. Dobbiamo solo prendere decisioni appropriate a livello amministrativo in tempo e in modo tempestivo. Ne abbiamo discusso anche con i nostri colleghi e continueremo a farlo.

Domanda: Ciao!

RIA Novosti, Ilya Yezhov.

Vladimir Vladimirovich, il forum di Kazan è stato il primo summit per i BRICS non come gruppo di cinque paesi, ma come associazione con una geografia più ampia. Allo stesso tempo, continuano i colloqui sulla possibile espansione e i vostri colleghi, anche oggi, hanno ripetutamente affermato di essere pronti a lavorare più a stretto contatto con i BRICS. È stato anche elaborato il formato del paese partner dei BRICS.

A questo proposito, potrebbe condividere come stanno procedendo i lavori in questa direzione e qual è stato il segnale principale dato dal vertice di Kazan sull’ulteriore espansione dei BRICS?

Grazie.

Vladimir Putin: In effetti, come ho già detto, molti paesi stanno mostrando interesse a lavorare in questa associazione. 35 paesi hanno partecipato agli eventi di Kazan e abbiamo concordato con i nostri partner che nella prima fase, intendo una possibile espansione, seguiremo la strada dell’accordo sulla lista dei paesi partner. Questa lista è concordata.

Alcuni dei paesi che hanno partecipato a questi eventi – oggi e ieri – ci hanno inviato le loro proposte e richieste per una piena partecipazione all’associazione BRICS.

Inoltre, la situazione si svilupperà come segue: invieremo un invito e un’offerta ai futuri paesi partner per partecipare al nostro lavoro in questa veste e, una volta ricevuta una risposta positiva, annunceremo chi è in questa lista. Semplicemente non sarebbe giusto farlo ora, prima di ricevere una risposta. Sebbene tutti questi paesi abbiano praticamente fatto richieste contemporaneamente.

Domanda: Buonasera!

Viktor Sineok, Centro di ricerca Izvestia.

È noto che durante i vostri numerosi incontri bilaterali è stata sollevata la questione del conflitto in Ucraina. Mi dica, in che chiave avete discusso di ciò che sta accadendo nella zona franca? In che modo pensa che i partner con cui ha parlato abbiano un atteggiamento positivo nei confronti di questo conflitto e hanno parlato di sostenere il nostro Paese?

Vladimir Putin: Tutti sono determinati a porre fine al conflitto il più rapidamente possibile e preferibilmente con mezzi pacifici. Sapete che la Repubblica Popolare Cinese e il Brasile hanno preso l’iniziativa all’Assemblea Generale di New York. Molti stati membri dei BRICS sostengono queste iniziative e noi, a nostra volta, siamo grati ai nostri partner per aver prestato attenzione a questo conflitto e per aver cercato modi per risolverlo.

: (come tradotto) D : Keir Simmons, NBC News.

Signor Presidente, le immagini satellitari indicano che ci sono truppe nordcoreane in Russia. Cosa ci fanno qui e non è questa una grave escalation della guerra in Ucraina?

Signor Presidente, mancano ancora alcune settimane alle elezioni americane. La Russia è di nuovo accusata di ingerenza, affermando che lei ha avuto conversazioni private con l’ex Presidente Trump. Ha avuto conversazioni con lui e di cosa avete parlato?

Vladimir Putin: Vorrei iniziare con la prima parte della sua domanda.

Gli snapshot sono una cosa seria. Se ci sono degli snapshot, allora riflettono qualcosa.

Vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che non sono state le azioni della Russia a portare all’escalation in Ucraina, bensì il colpo di stato del 2014, sostenuto principalmente dagli Stati Uniti. È stato persino reso pubblico quanto denaro l’allora amministrazione statunitense ha speso per la preparazione e l’organizzazione di questo colpo di stato. Non è forse questo il modo per intensificare?

E poi siamo stati ingannati per otto anni quando hanno detto che tutti volevano risolvere il conflitto in Ucraina con mezzi pacifici, attraverso gli accordi di Minsk. Più tardi, e probabilmente lo avete sentito anche voi, un certo numero di leader europei hanno detto direttamente che ci stavano ingannando, perché hanno usato questo tempo per armare l’esercito ucraino. Non è vero? È vero.

Ulteriori passi verso l’escalation sono stati che i paesi occidentali hanno iniziato ad armare attivamente il regime di Kiev. A cosa si è arrivati? Prima della partecipazione diretta del personale militare degli eserciti dei paesi NATO a questo conflitto. Perché sappiamo cosa si fa e come lanciare veicoli marini senza pilota nel Mar Nero. Sappiamo chi è presente lì, da quali paesi europei della NATO e come svolgono questo lavoro.

Lo stesso vale per gli istruttori militari, non mercenari, ma personale militare. Lo stesso vale per l’uso di moderne armi ad alta precisione, tra cui missili come ATACMS, Storm Shadow e così via. Il personale militare ucraino non può farlo senza intelligence spaziale, sistemi di puntamento e software di fabbricazione occidentale, e solo con la partecipazione diretta di ufficiali della NATO.

Per quanto riguarda i nostri rapporti con la Repubblica Popolare Democratica di Corea: come sapete, oggi, a mio parere, è stato appena ratificato il nostro Accordo di partenariato strategico. C’è l’articolo n. 4 e non abbiamo mai dubitato che la leadership nordcoreana prendesse sul serio i nostri accordi. Ma cosa faremo e come lo faremo è già affar nostro, nell’ambito di questo articolo. Innanzitutto, dobbiamo condurre negoziati appropriati sull’attuazione dell’articolo 4 di questo trattato, ma siamo in contatto con i nostri amici nordcoreani e vedremo come si svilupperà questo processo.

In ogni caso, l’esercito russo sta agendo con sicurezza in tutte le direzioni, è anche ben noto, nessuno lo nega, e sta avanzando su tutte le sezioni della linea di contatto. Sta anche lavorando attivamente nella direzione di Kursk: alcune unità dell’esercito ucraino che hanno invaso la regione di Kursk sono bloccate e circondate, che sono circa duemila persone. Si stanno facendo tentativi di sbloccare questo gruppo dall’esterno e di sfondare dall’interno, finora senza successo. L’esercito russo ha iniziato a eliminare questo gruppo.

Quanto ai contatti con il signor Trump, è una cosa di cui si parla costantemente da più di un anno. Una volta hanno accusato noi e lo stesso Trump di avere a che fare con la Russia. Poi, a seguito di un’indagine negli Stati Uniti stessi, tutti sono giunti alla conclusione, anche al Congresso, secondo me, che questa è una totale assurdità, che non è mai successo niente del genere. Se non c’era prima, non c’è nemmeno adesso.

E il modo in cui saranno costruite le relazioni russo-americane dopo le elezioni dipenderà principalmente dagli Stati Uniti. Se gli Stati Uniti sono aperti a costruire relazioni normali con la Russia, allora faremo lo stesso. Se non vogliono, non lo facciano. Ma questa è una scelta per la futura Amministrazione.

Domanda: Buonasera!

Pavel Zarubin, canale televisivo Rossiya.

Posso continuare con l’argomento delle conversazioni con Trump? L’ex Presidente degli Stati Uniti, e ora candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, ha anche affermato che in una delle conversazioni telefoniche con te, ti avrebbe minacciato di un colpo al centro di Mosca. È vero?

E in generale, posso minacciarti? Le minacce ti influenzano? E cosa pensi del fatto che in generale, nella grande politica, anche le conversazioni dei leader vengono sempre più spesso riversate nello spazio pubblico, se questa storia è vera?

E un’altra domanda, se possibile, sul summit dei BRICS: ti senti isolato ora? E non ti manca comunicare con i tuoi colleghi occidentali?

Grazie mille.

Vladimir Putin: La prima parte è se sia possibile minacciare. Si può minacciare chiunque. Minacciare la Russia è inutile, perché ci tira solo su il morale. Ma non ricordo una conversazione del genere con il signor Trump. Questa è una fase molto acuta della campagna elettorale negli Stati Uniti, e suggerisco che tali dichiarazioni non dovrebbero essere prese sul serio. Ma ciò che il signor Trump ha detto di recente, e ciò che ho sentito, è che vuole fare tutto il possibile per porre fine al conflitto in Ucraina, penso che lo intenda sinceramente. Naturalmente, accogliamo con favore tali dichiarazioni, indipendentemente da chi provengano.

Come sapete, riceviamo vari segnali dai nostri partner occidentali riguardo a possibili contatti. Non ci siamo chiusi fuori da questi contatti. E quando sentiamo che rifiutiamo, rifiuto qualsiasi conversazione, contatto, anche con i leader europei, voglio dirvi che questa è una bugia. Non ci arrendiamo, non ci siamo mai arresi e non ci arrendiamo ora. Se qualcuno vuole riprendere i rapporti con noi, per favore, ne parliamo sempre, ma non imponiamo .

Come potete vedere, viviamo, lavoriamo e ci sviluppiamo normalmente. La nostra economia sta crescendo. L’anno scorso avevamo il 3,4-3,6 percento, quest’anno sarà circa il 4-3,9 percento, forse lo sarà. L’economia della zona euro sta barcollando sull’orlo della recessione. Negli Stati Uniti, tuttavia, c’è crescita, sarà un po’ più del 3, secondo me, da qualche parte, probabilmente il 3,1-3,2 percento. Non è male in realtà. Ma ci sono comunque anche abbastanza problemi lì. E il deficit è in tre aree principali contemporaneamente: il deficit del commercio estero, il deficit della bilancia dei pagamenti e l’enorme debito, secondo me, 34 trilioni.

Abbiamo anche noi dei problemi, ma è meglio per noi non litigare tra di noi, non entrare in conflitto, ma pensare a come risolvere insieme questi problemi. Questo è esattamente ciò che stiamo facendo nel quadro dei BRICS.

: (come tradotto) Domanda Grazie mille.

Un giornalista camerunense.

Signor Presidente,

Il nostro team è appena tornato dal Donbass. Stiamo preparando un documentario per mostrare la realtà nel Donbass, per raccontare cosa significa per l’Africa.

Sappiamo, signor Presidente, che molti paesi africani sono ora vittime del terrorismo e di altre azioni che mirano a destabilizzare gli stati africani. Allo stesso tempo, vediamo che la Russia sta aiutando la Repubblica Centrafricana e altri paesi del Sahel. Prima di allora, altri paesi erano presenti lì, e solo dopo l’arrivo della Russia è stato possibile ottenere la stabilizzazione della situazione in molti di questi paesi. Quindi la mia domanda è questa: non è giunto il momento per la Russia di approfondire questo tipo di partnership non solo in campo militare, ma anche di sviluppare relazioni in altre aree con gli stati africani?

Grazie.

Vladimir Putin: Sì, sono totalmente d’accordo con te. Questo è il punto del nostro lavoro con i paesi partner dei BRICS. E creare una piattaforma di investimento nel quadro dei BRICS è il punto del nostro lavoro.

Noi crediamo che nel prossimo futuro – ho appena parlato con i miei colleghi nella fase finale del vertice odierno – i nostri esperti ritengono che le economie di paesi come Russia, Cina, Arabia Saudita e alcuni altri si svilupperanno a un buon ritmo progressivo e che lo sviluppo sarà positivo. Ma ci sono regioni del mondo in cui, a nostro avviso, lo sviluppo procederà a un ritmo molto elevato. Si tratta principalmente dei paesi dell’Asia meridionale e dell’Africa. È per questo scopo che abbiamo sollevato la questione della creazione di una nuova piattaforma di investimento utilizzando moderni strumenti elettronici nell’ambito dei BRICS. Per creare un sistema che possa essere – e questo, stranamente, può essere realizzato – non inflazionistico e creare condizioni per investimenti in grandi mercati in rapido sviluppo in tutte le regioni del mondo, tra cui, soprattutto, l’Africa.

Perché la pensiamo così? Penso, credo, che molte persone saranno d’accordo con me. Ci sono diverse ragioni per questo.

Primo, questi paesi stanno vivendo una grande crescita e una rapida crescita demografica. In Africa… Ieri ho parlato con il Primo Ministro dell’India: ci sono 10 milioni di persone lì ogni anno. Più 10 milioni di persone ogni anno: questo è un aumento della popolazione dell’India. E sta crescendo rapidamente in Africa.

In secondo luogo, queste regioni del mondo hanno ancora un basso livello di urbanizzazione, che però aumenterà notevolmente e le persone e i paesi si sforzeranno di raggiungere il tenore di vita di questi paesi a un ritmo più veloce rispetto, ad esempio, ad altre regioni del mondo, tra cui l’Europa.

Tutto questo e una serie di altri fattori suggeriscono che il tasso di crescita… sì, e l’accumulazione di capitale avverrà, e sta già accadendo. Tutto ciò suggerisce che si dovrebbe prestare particolare attenzione a queste regioni del mondo.

I miei colleghi e io stiamo negoziando e cercando di creare un gruppo di lavoro sulla base della New BRICS Development Bank per creare meccanismi per investimenti efficaci e affidabili in questi paesi. E credo che tutti ne trarranno beneficio: sia coloro che investono sia coloro che ricevono questi investimenti. Perché saranno create nuove strutture produttive, che daranno un ritorno sull’investimento.

Per fare questo, dobbiamo creare strumenti che non siano esposti a rischi esterni, principalmente per ragioni politiche. Penso che sia del tutto possibile farlo. Questa è la strada da seguire.

Grazie. Questa è una domanda molto importante.

Domanda: Ho letto la Dichiarazione finale dei BRICS, e parla della necessità di stabilità globale e regionale, sicurezza e di un mondo giusto. In generale, il motto della presidenza russa dei BRICS include concetti come, a mio parere, giustizia e sicurezza. Ma come si collega tutto questo alle vostre azioni negli ultimi due anni e mezzo, con l’invasione delle truppe russe in Ucraina? Dove sono la giustizia, la stabilità e la sicurezza, inclusa la sicurezza della Russia? Perché prima dell’inizio dell’SVO, non c’erano stati attacchi di droni sul territorio russo, nessun bombardamento di città russe, nessuna truppa straniera che occupava il territorio russo: questo non è successo.

E un’ultima cosa: come si collega tutto questo alla recente dichiarazione dell’intelligence britannica secondo cui la Russia si è posta l’obiettivo di scatenare il caos nelle strade della Gran Bretagna e dell’Europa con incendi, sabotaggi e così via? Dov’è la stabilità?

Grazie.

Vladimir Putin: Comincerò con la sicurezza della Russia, perché per me è la cosa più importante.

Hai parlato di attacchi con i droni e così via. Sì, non è successo, ma è stata una situazione molto peggiore. La situazione era che le nostre proposte costanti e persistenti di stabilire contatti e relazioni con i paesi del mondo occidentale ci venivano costantemente segnalate. Posso sicuramente dirtelo. Quindi tutto sembra essere affettuoso, ma in linea di principio ci è sempre stato mostrato il nostro posto.

E questo posto porterebbe in ultima analisi alla discesa della Russia nella categoria degli stati secondari che svolgono esclusivamente la funzione di appendici di materie prime con la perdita di un certo grado e in larga misura della sovranità del paese. E la Russia in questa veste non solo si sta sviluppando, non può esistere. La Russia non può esistere se perde la sua sovranità. Questa è la cosa più importante. La ripresa della Russia da questo stato, il rafforzamento della sua sovranità e indipendenza nell’economia, nelle finanze e nella sfera militare significa aumentare la nostra sicurezza e creare le condizioni per il suo sviluppo fiducioso in futuro come stato indipendente, pienamente sviluppato e autosufficiente, con quei partner che abbiamo nei BRICS che rispettano l’indipendenza della Russia e rispettano le nostre tradizioni e che trattiamo allo stesso modo.

Ora, per quanto riguarda l’equità e la sicurezza dello sviluppo, ho alcune idee su questo argomento e cercherò di risponderti. Ecco le mie idee.

Cos’è l’equità nello sviluppo? Guarda gli eventi più recenti, durante la pandemia di coronavirus. Cosa stava succedendo in quel momento? Vorrei attirare la vostra attenzione su questo, così come l’attenzione di tutti gli altri rappresentanti dei mass media. In quel momento, gli Stati Uniti avevano un’emissione di circa sei trilioni di dollari e la zona euro aveva un’emissione di circa tre trilioni di dollari, tre e un po’. E tutti questi fondi sono stati gettati sul mercato mondiale, comprando tutto di fila, prima di tutto il cibo, e non solo: sia i medicinali che i vaccini, che ora vengono distrutti su larga scala, perché sono già scaduti. Hanno buttato via tutto, e l’inflazione alimentare è iniziata, e l’inflazione è iniziata in tutto il mondo.

Cosa hanno fatto le principali economie mondiali? Hanno abusato della loro posizione esclusiva nella finanza globale, sia il dollaro che l’euro. Hanno stampato e spazzato via, come un aspirapolvere, dal mercato i beni più necessari. Loro consumano di più, tu consumi più di quanto produci e guadagni. È giusto? Noi crediamo di no, e vogliamo cambiare questa situazione. Questo è ciò che stiamo facendo nei BRICS.

Ora, per quanto riguarda la sicurezza in generale. Per quanto riguarda la sicurezza della Russia, l’ho già detto. So di cosa stai parlando. Ma è giusto dal punto di vista della sicurezza ignorare per anni i nostri continui appelli ai nostri partner di non espandere la NATO a est? È giusto mentirci in faccia, promettendo che non ci sarà tale espansione e violando i nostri impegni a farlo? È giusto entrare nel nostro “ventre oscuro”, diciamo, nella stessa Ucraina, e iniziare a costruire lì, non preparando, ma già costruendo basi militari? È giusto?

È giusto realizzare il colpo di stato che ho menzionato in risposta alla domanda del suo collega, ignorando il diritto internazionale e tutti i principi del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, finanziando un colpo di stato in un altro paese, in questo caso in Ucraina, e spingendo la situazione verso il suo sviluppo nella direzione di una fase calda? È giusto dal punto di vista della sicurezza globale?

Ed è giusto violare i nostri impegni OSCE quando tutti i paesi occidentali hanno firmato un documento secondo il quale non può esserci sicurezza da una parte se viene violata la sicurezza dell’altra? Abbiamo detto: non fatelo, viola la nostra sicurezza, l’espansione della NATO. No, l’hanno fatto comunque. È giusto?

Qui non c’è giustizia e noi vogliamo cambiare questa situazione e ci riusciremo.

Un’ultima volta, un’altra volta?

Domanda: Riguardo all’affermazione dell’intelligence britannica secondo cui la Russia starebbe scatenando il caos nelle strade della Gran Bretagna.

Vladimir Putin: Ascoltami, grazie per avermi ricordato questa parte. Beh, questa è una totale assurdità.

Vedete, ciò che sta accadendo nelle strade di alcune città europee è il risultato della politica interna di questi stati. Ma sappiamo tutti, come ho già detto, che l’economia europea è sull’orlo della recessione e le principali economie della zona euro sono effettivamente in recessione. Se ci sarà una piccola crescita, lo 0,5 percento, sarà dovuta al sud, dove non c’è una produzione così seria, sarà dovuta al settore immobiliare, all’industria del turismo e così via. Ma è davvero colpa nostra? Cosa c’entra con noi?

I paesi occidentali ed europei hanno abbandonato le nostre fonti energetiche. Bene, noi non ci rifiutiamo. A proposito, c’è ancora una linea sotto il Mar Baltico: “Nord Stream – 2”. Quanto costa alle autorità tedesche? Basta cliccare sul pulsante e il gioco è fatto. Ma non lo fanno per motivi politici. E il loro partner più importante, non so per quali motivi, ha creato le condizioni per cui un intero ramo dell’economia tedesca si trasferisce negli Stati Uniti, perché lì le autorità creano condizioni più complementari per le aziende. Secondo me, i vettori energetici primari sono tre volte più economici lì che in Europa, o addirittura quattro volte più economici: condizioni fiscali diverse, azioni mirate. Ma cosa c’entra con noi?

Ciò provoca una reazione corrispondente, perché c’è una diminuzione del tenore di vita delle persone. Questo è ovvio, queste sono statistiche provenienti dagli stessi paesi europei. Ma cosa c’entra con noi? Be’, davvero? Sai, come diciamo, questo è un tentativo di spostare la colpa da una testa malata a una sana ed evitare la responsabilità per decisioni sbagliate nella sfera economica e nella sfera della politica interna.

In ambito economico, mi sembra che questa sia una cosa ovvia per gli esperti obiettivi, ma dopotutto, molti in Europa e in altri paesi, negli Stati Uniti, hanno abusato e stanno ancora cercando di abusare dell’agenda ambientale e dell’aumento della temperatura sul pianeta. Stanno correndo troppo, non avendo basi sufficienti per lo sviluppo delle tecnologie, stanno chiudendo tutto ciò che riguarda l’energia nucleare, stanno chiudendo tutto ciò che riguarda la produzione di carbone – lo era una volta, giusto? – stanno chiudendo tutto ciò che riguarda gli idrocarburi in generale.

Qualcuno ha fatto i calcoli? L’Africa riuscirà a fare a meno di questi tipi di idrocarburi o no? No. I paesi africani e alcuni altri paesi emergenti sono costretti a usare strumenti e tecnologie moderni, e forse anche ecologicamente efficienti. Ma non possono comprarli, non ci sono soldi. Bene, date loro soldi allora! E nessuno vi dà soldi. Ma d’altra parte, stanno rovinando gli strumenti, penso che siano strumenti del neocolonialismo, quando abbassano questi paesi e li costringono a dipendere di nuovo dalle tecnologie e dai prestiti occidentali. I prestiti vengono concessi a condizioni terribili, i prestiti non possono essere ripagati. Questo è un altro strumento del neocolonialismo.

Pertanto, dobbiamo prima guardare ai risultati delle politiche dei paesi occidentali nel campo dell’economia, della finanza e della politica interna. E le persone, naturalmente, hanno paura dell’aggravamento della situazione internazionale associata all’escalation in varie zone di conflitto: sia in Medio Oriente che in Ucraina. Ma non siamo coinvolti in questa escalation. L’aggravamento è sempre giocato da coloro che sono dall’altra parte.

Bene, siamo pronti per questa escalation. Pensate se i paesi che stanno facendo questo sono pronti.

Domanda: Arij Mohammed, corrispondente da Mosca per Sky News Arabia, Emirati Arabi Uniti.

Vladimir Vladimirovich, per favore dimmi: ci sono diversi resoconti che dicono che Mosca potrebbe fornire supporto all’Iran in caso di un attacco israeliano. Cosa pensi di questi messaggi? Riflettono l’essenza delle cose? La Russia considera almeno di aiutare in questa fase di escalation nella regione?

Grazie.

Vladimir Putin: Innanzitutto, siamo molto preoccupati per ciò che sta accadendo nella regione. E non importa cosa dica chiunque, la Russia non ha alcun interesse a peggiorare il conflitto. Strategicamente, non guadagneremo nulla da questo, vedremo solo ulteriori problemi.

Per quanto riguarda l’aiuto all’Iran, prima di tutto, siamo in contatto con la leadership iraniana, ovviamente, a stretto contatto, e vediamo il nostro ruolo nel creare le condizioni per risolvere la situazione e, soprattutto, nel trovare compromessi reciproci. Mi sembra che questo sia possibile. Nessuno nella regione, e le mie conversazioni ora a margine del vertice BRICS dimostrano che nessuno nella regione vuole un’espansione del conflitto e una grande guerra, nessuno.

Domanda: Caro Vladimir Vladimirovich,

Sono Tursunbek Akun, originario del Kirghizistan, presidente dell’organizzazione per i diritti umani del Kirghizistan, coordinatore del Congresso sui diritti umani in Asia centrale. Rappresento non solo il Kirghizistan, ma anche il pubblico dei paesi dell’Asia centrale.

Innanzitutto, mi congratulo con voi per aver tenuto il vertice dei BRICS ad alto livello. Come altre persone in tutto il mondo, non vi invidio per il fatto che siete il Presidente della Federazione Russa. Questo è il fardello più pesante, ma non importa quanto sia pesante, lo portate con onore.

Per circa tre anni, l’Occidente ha voluto separare la Russia dal resto del mondo, ma oggi questo obiettivo si è concluso in un fiasco completo. Ciò è confermato dai risultati del vertice BRICS, dove la vostra posizione politica e statale è stata sostenuta da circa 35 paesi, e il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e altre organizzazioni internazionali sono venuti a questo vertice.

Oggi, eventi storici hanno avuto luogo sul suolo russo, a Kazan, dove un mondo multipolare ha già preso il sopravvento. Il mondo unipolare guidato dagli Stati Uniti sta gradualmente perdendo importanza e terreno. Alla riunione dei leader BRICS Plus, sono state discusse questioni complesse del Medio Oriente. Nonostante la risoluzione ONU, Israele non si conforma in alcun modo e ignora apertamente le decisioni ONU. Ha persino dichiarato il Segretario generale ONU persona non grata. Poi l’Iran ha lanciato un massiccio attacco contro Israele, e ora Israele sta annunciando azioni di ritorsione. Secondo fonti aperte, si sta preparando a bombardare gli impianti petroliferi e nucleari dell’Iran.

Ho una domanda e un suggerimento. Le forze militari statunitensi sono in servizio nel Golfo Persico per aiutare Israele. Gli stati membri dei BRICS, sotto la presidenza russa, dovrebbero resistere al dominio unilaterale degli Stati Uniti e di Israele e dare una risposta decente alle loro azioni se iniziano una guerra contro altri stati? Non solo le navi da guerra statunitensi dovrebbero essere in servizio al largo delle coste del Golfo Persico, ma anche le navi russe e di altri stati membri dei BRICS dovrebbero essere in servizio contemporaneamente per aiutare l’Iran, la Palestina e il Libano. Solo in questo caso, l’arbitrarietà degli Stati Uniti e di Israele verrà fermata.

E la seconda domanda, caro Vladimir Vladimirovich. Gli Stati Uniti d’America e l’Occidente sono decisi a denigrarti ancora una volta, perché il presidente russo Putin si rifiuta di negoziare. Hai annunciato le tue richieste e condizioni prima del vertice svizzero di Zelensky, ma loro non sono stati d’accordo. Le tue richieste sono ancora nella stessa forma? Non ti sei rifiutato di negoziare, vero?”

Vladimir Putin: Il mio collega mi ha appena chiesto dei nostri rapporti con l’Iran, della nostra disponibilità a fornire assistenza e così via.

La prima riguarda la situazione in Medio Oriente. L’ho detto oggi e voglio ripeterlo qui. Non credo che ci sia nessuno sulla terra il cui cuore non sanguini quando guarda cosa sta succedendo a Gaza. Sono morte circa quarantamila persone, per lo più donne e bambini. Quindi, qui la nostra valutazione è nota, dato come uscire dalla situazione. Stiamo anche parlando di questo. Questo può essere solo sulla strada per eliminare le cause. E la ragione principale è la mancanza di uno Stato di Palestina a pieno titolo, a pieno titolo. Dobbiamo attuare tutte le decisioni del Consiglio di sicurezza in quest’area.

Ma dobbiamo lavorare con tutti i partecipanti al processo e in nessun caso permettere che il conflitto cresca e peggiori. In particolare, dobbiamo lavorare con Israele, che, bisogna ammetterlo, ha comunque dovuto affrontare un attacco terroristico nell’ottobre dell’anno scorso.

Pertanto, dobbiamo analizzare la situazione con molta calma e attenzione, e in nessun caso tollerare risposte sproporzionate a questi atti terroristici, ma lavorare con tutti e ottenere una riduzione del livello di scontro, anche sulla pista libanese. Mi sembra che in generale questo sia possibile, ma bisogna agire con molta attenzione. Francamente, ho solo paura di dire una parola in più, perché ogni parola sciatta può danneggiare questo processo. In generale, vorrei ringraziarvi per aver sollevato questo argomento, perché è estremamente importante.

Per quanto riguarda i negoziati con l’Ucraina, l’ho già detto molte volte. Siamo grati al Presidente della Turchia, il signor Recep Tayyip Erdogan, che una volta ci ha fornito una piattaforma per i negoziati con la delegazione ucraina. Durante questo processo di negoziazione, alla fine del 2022, abbiamo elaborato un possibile documento, una bozza di accordo di pace, e la delegazione ucraina l’ha siglato, il che significa che andava tutto bene, e poi improvvisamente ha rifiutato.

Di recente, ancora una volta, la parte turca, un assistente del signor Erdogan, ha chiamato direttamente da New York e ha detto che ci sono nuove proposte che stanno chiedendo di prendere in considerazione per i negoziati. Ho accettato e ho detto: OK, siamo d’accordo. Il giorno dopo, il capo del regime di Kiev ha improvvisamente annunciato che non avrebbero tenuto alcun negoziato con noi. Abbiamo detto ai turchi: ragazzi, grazie, ovviamente, per la vostra partecipazione, ma prima vi occuperete dei vostri clienti, poi, che lo vogliano o no, lasciate che lo dicano direttamente. Per quanto ne sappiamo, lì in parlamento di nuovo non c’era una proposta di pace, ma una specie di altro piano, un “piano di vittoria”. Bene, bene.

Per quanto riguarda la vittoria: l’anno scorso, quando si è tentato di condurre le cosiddette operazioni di controffensiva, le perdite, a mio parere, ammontavano a circa 16 mila persone, queste sono sanitarie e irrevocabili. Ora, solo nell’ultimo mese circa, nella direzione di Kursk, a mio parere, ci sono già 26 mila perdite, 26 mila, anche sanitarie e irrevocabili. E l’anno scorso, durante la controffensiva, i tecnici hanno perso, a mio parere, temo di mentire, qualcosa come 18 mila veicoli. Ora sono quasi mille in più. Tuttavia, i carri armati hanno perso meno di quasi cento. Ma mi sembra che siano stati semplicemente utilizzati di meno, perché semplicemente ce n’erano meno nell’esercito ucraino.

Ma sarebbe meglio, ovviamente, sedersi al tavolo delle trattative e condurre queste trattative in base alle realtà e agli sviluppi sul campo. Ma i leader del regime di Kiev non vogliono farlo. Penso che ciò sia dovuto anche al fatto che l’inizio dei colloqui di pace porterebbe alla necessità di revocare la legge marziale, e le elezioni presidenziali dovrebbero tenersi subito dopo. A quanto pare, non sono ancora pronti. La palla è dalla loro parte.

Domanda: Dimmi, cosa sei pronto a fare per porre fine alla guerra in Ucraina e per cosa non sei pronto?

Grazie.

Vladimir Putin: Ho appena detto: siamo pronti a considerare qualsiasi opzione per accordi di pace, in base alle realtà che si stanno sviluppando sul campo. E non sono pronto per nient’altro.

: (come tradotto) Domanda Grazie mille, signor Presidente.

Vengo dall’Arabia Saudita.

Il gruppo BRICS ha probabilmente già superato la fase in cui veniva definito piattaforma. E ora può essere definito gestione centralizzata?

Penso che allo stadio attuale, i BRICS abbiano già bisogno di una qualche forma di amministrazione o organismo centralizzato per diventare una specie di centro per la gestione dei contatti in tutto il mondo. E, ad esempio, un paese che detiene la presidenza dei BRICS oggi potrebbe essere sostituito domani da un altro paese che potrebbe essere meno efficace nel suo approccio.

E il secondo punto è che la Russia vorrebbe creare un meccanismo del genere per l’interazione con i suoi partner. Una Banca centrale o una Nuova banca creata può interagire con altre banche in altri paesi, con banche simili? Quindi ora dobbiamo creare fondi che siano correlati a investimenti reciproci.

E l’ultima domanda: ha preso in considerazione la questione dell’adesione dell’Arabia Saudita ai BRICS?

Grazie.

Vladimir Putin: Innanzitutto, riguarda il lavoro organizzativo all’interno dei paesi BRICS. Sì, certo, ora è un’organizzazione, questo è un fatto ovvio. E hai assolutamente ragione quando dici che dobbiamo strutturare il lavoro di questa organizzazione. E naturalmente, i miei colleghi e io ci penseremo e lo faremo. Ma in generale, ognuno dei paesi partecipanti è autosufficiente e sinceramente, voglio sottolinearlo, sinceramente si impegna per lo sviluppo e il rafforzamento di questa unione. Quindi non penso che ci saranno fallimenti nel lavoro BRICS. Non lo vedo.

Ma allo stesso tempo, non vorremmo burocratizzare eccessivamente il lavoro di questa organizzazione, in modo da avere funzionari che guideranno auto di lusso, personale infinito, grandi stipendi e poi non è affatto chiaro chi fa cosa lì. Ma hai ragione quando dici che dobbiamo strutturare questo lavoro, ovviamente, e dobbiamo pensarci.

Per quanto riguarda la banca, ho già detto che abbiamo una New Development Bank. È ancora piccola. Ha finanziato 100 progetti per un totale di circa 32-33 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il processo di investimento, questa è una cosa molto importante e per paesi come l’Arabia Saudita, la Russia e altri paesi, la Cina, l’India, è molto importante poter investire in modo affidabile e sicuro in mercati in rapida crescita. Questa è una cosa estremamente importante. Queste sono le nostre proposte per creare una nuova piattaforma di investimento.

Per quanto riguarda l’Arabia Saudita, naturalmente, siamo in ottimi contatti con il nostro amico, il Principe ereditario, e abbiamo una relazione meravigliosa con il Custode dei Due Luoghi Santi, il Re dell’Arabia Saudita. Oggi, i rappresentanti dell’Arabia Saudita hanno preso parte al nostro lavoro congiunto. Ci auguriamo che continui ad espandersi.

: (come tradotto) Domanda Mi chiamo Bianca, sono corrispondente di GloboNews, la principale rete televisiva del Brasile.

Una domanda sul Venezuela. Ieri hai ringraziato il presidente Nicolas Maduro per tutti i suoi sforzi, inclusa la sua partecipazione ai BRICS, ma il Brasile è contrario. Vorrei sapere da che parte sta la Russia e se il Venezuela può unirsi ai BRICS anche contro la volontà del Brasile.

E una domanda sull’Ucraina. Hai anche ringraziato Brasile e Cina per i loro sforzi per risolvere il conflitto in Ucraina lungo un percorso politico. Vorrei chiedere, da uno a dieci, quali sono le possibilità che questo piano di pace abbia successo in Ucraina? E cosa è assolutamente inaccettabile, dal tuo punto di vista?

Grazie.

Vladimir Putin: Innanzitutto, per quanto riguarda le possibilità. Sai, è difficile per me, penso che sia persino inappropriato nominare numeri e punteggi da uno a dieci, anche perché… non voglio sembrare maleducato, ma il fatto di provare ad avviare negoziati e poi rifiutare questi tentativi… ti ho detto che l’Alto rappresentante turco ci ha chiamato direttamente da New York. E prima di allora, era la stessa cosa, e prima ancora, la Turchia ha anche preso l’iniziativa riguardo alla situazione nel Mar Nero – per garantire una sicura libertà di navigazione, per parlare e concludere determinati accordi e accordi sulla sicurezza degli impianti nucleari. E abbiamo accettato. E poi il capo del regime di Kiev ha dichiarato pubblicamente: niente negoziati. Abbiamo anche detto ai nostri amici turchi: ascoltate, risolverete la cosa lì, ci offrite un collegamento con loro, accettiamo, e poi sentiamo un rifiuto in un giorno – cosa dovrebbe significare? Allargano le mani così: ecco quanto sono difficili i partner così.

Perché dico che è molto difficile valutare in punti da uno a dieci? Il comportamento dell’élite ucraina oggi è molto irrazionale. Credimi, sto parlando di ciò che so. Non ti darò altre valutazioni in questo momento. Ad esempio, credo che persino le loro provocazioni nell’area di Kursk siano collegate a tentativi di interferire nella situazione politica interna e nel processo elettorale negli Stati Uniti. Vogliono a tutti i costi dimostrare all’attuale amministrazione e agli elettori dell’attuale amministrazione, questo partito, che i loro investimenti in Ucraina non sono stati vani. Con tutti i mezzi e a qualsiasi costo, anche a costo della vita dei loro soldati. Lavorano per loro, non per gli interessi del popolo ucraino. Pertanto, è molto difficile, quasi impossibile, valutare in alcuni punti.

Ora, per quanto riguarda il Brasile, la valutazione del Brasile su ciò che sta accadendo in Venezuela. Conosciamo queste valutazioni, e la nostra posizione sul Venezuela non coincide con quella del Brasile. Ne parlo apertamente, e ne ho parlato al telefono l’altro ieri con il Presidente del Brasile, con cui ho relazioni molto buone e, credo, amichevoli.

Il Venezuela sta lottando per la sua indipendenza, per la sua sovranità. Una volta, mi ricordo, il leader dell’opposizione è venuto in piazza dopo le elezioni precedenti, ha alzato gli occhi al cielo e ha detto che si considerava Presidente davanti al Signore. Divertente.

E poi abbiamo discusso di questa situazione con la leadership degli Stati Uniti. Bene, hanno sostenuto e sostengono ancora l’opposizione, ma sono rimasti modestamente in silenzio, hanno sorriso, e questo è tutto. Chiaramente, questo è ridicolo, giusto? Chiunque può uscire, alzare gli occhi al cielo e dichiararsi chiunque, incluso il Papa. Ma non succede neanche in questo modo. Non deve essere per forza così. Ci sono certe procedure di natura selettiva. Andate alle urne e vincete.

Crediamo che il Presidente Maduro abbia vinto le elezioni, ha vinto lealmente. Ha formato un governo. E auguriamo successo al suo Governo e al popolo venezuelano.

Ma spero vivamente che Brasile e Venezuela capiscano le loro relazioni bilaterali durante una discussione bilaterale. Conosco il Presidente Lulu come una persona molto perbene e onesta e sono sicuro che affronterà questa situazione da tali posizioni, da posizioni di natura oggettiva. E mi ha chiesto di trasmettere alcune parole al Presidente del Venezuela durante la nostra conversazione telefonica. Spero che la situazione si stabilizzi.

Per quanto riguarda l’ammissione del Venezuela o di qualsiasi altro stato ai BRICS, vorrei dire che ciò è possibile solo per consenso. Abbiamo una regola secondo cui per accettare qualsiasi candidato per questa organizzazione, l’associazione BRICS, è necessario il consenso di tutti i partecipanti di questa associazione. Senza questo, è impossibile fare un passo del genere.

Per favore non arrabbiarti, ma i miei colleghi mi stanno aspettando a un incontro bilaterale. Ho una scelta molto difficile tra discutere con te e andare lì. Mi dispiace, per favore non arrabbiarti con me.

Grazie mille. [La mia enfasi]

Le prostitute dei media BigLie dell’impero fuorilegge statunitense spiccano come grandi bolle di pelle sul naso in queste situazioni. Putin ha risposto loro in modo molto corretto usando le molte verità che sono dalla parte della Russia nonostante gli sforzi dei media BigLie e dei loro padroni di cancellare quelle verità.

A mio parere, Tursunbek Akun del Kirghizistan ha posto la domanda migliore alla conferenza stampa e ha proposto un’eccellente soluzione. Chiaramente avrebbe potuto essere più audace, e lo ha fatto rispetto ad altri membri dei media, nessuno dei quali promuoverò al suo livello come pari. Si potrebbe dire che Putin aveva pianificato di tenere le riunioni a margine dopo un’ora di conferenza stampa perché prevedeva tali antagonismi causati da BigLie Media. Quante volte puoi dare un calcio verbale all’inguine a questi presstitute prima che diventi noioso? Devono continuare a soffrire dopo essere stati trollati così spietatamente dalle truppe russe che hanno issato la bandiera della RPDC accanto al tricolore russo in cima a un cumulo di scorie vicino a Pokrovsk.

Putin ha dimostrato di essere consapevole della crescente burocrazia dei BRICS e li ha paragonati ai vuoti abiti dell’UE o della NATO senza nominarli come tali. Ci sono stati alcuni esempi dell’umorismo di Putin che spero i lettori abbiano notato senza che io lo chiedessi. Chiaramente, c’è ancora molto lavoro da fare nel menu dei BRICS e molti sono scettici sul fatto che il Brasile segua la Russia come presidente a causa della politica interna brasiliana, come riflesso dalla situazione con il Venezuela e dalla questione “medica” di Lula che lo ha tenuto lontano da Kazan. Ciò che non mi è chiaro è lo stato di appartenenza dell’Arabia Saudita, poiché ha annunciato il 2 gennaio 2024 che si sarebbe unita ai BRICS e ora non è elencata come membro in diversi organi di stampa, sebbene non ci siano articoli sul suo ritiro. Quindi, quello che avrebbe dovuto essere un BRICS+ di 11 membri ora ne ha solo 9. Forse la mancanza di giudizio che ha causato quel risultato è la vera ragione per cui non si sta verificando un’ulteriore espansione. A questo proposito, anche il ritiro della domanda dell’Algeria deve essere notato ed esaminato più a fondo. Le organizzazioni consensuali spesso non durano a lungo perché l’acrimonia interna inibisce la capacità di lavorare in modo efficiente, ottenere risultati e andare avanti. Sia Putin che Xi hanno mostrato un volto coraggioso di solidarietà interna, ma è questa la realtà? Un’altra domanda mi è venuta in mente ieri: quanto ammontano le quote associative e quanto devono aumentare per impiegare la burocrazia che si sta formando? C’è pochissima trasparenza su questa domanda, come ho appena scoperto nei miei tentativi di risposta.

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1. Noi, leader dei paesi BRICS, ci siamo incontrati a Kazan, Federazione Russa, dal 22 al 24 ottobre 2024 per il XVI Summit BRICS tenutosi sul tema: ”Rafforzare il multilateralismo per uno sviluppo e una sicurezza globali giusti”.

2. Ribadiamo l’importanza di rafforzare ulteriormente la solidarietà e la cooperazione BRICS sulla base dei nostri interessi comuni e delle nostre priorità chiave e di rafforzare ulteriormente la nostra partnership strategica.

3. Riaffermiamo il nostro impegno nei confronti dello spirito BRICS di rispetto e comprensione reciproci, uguaglianza sovrana, solidarietà, democrazia, apertura, inclusività, collaborazione e consenso. Mentre ci basiamo su 16 anni di Summit BRICS, ci impegniamo ulteriormente a rafforzare la cooperazione nei BRICS espansi sotto i tre pilastri della cooperazione politica e di sicurezza, economica e finanziaria, culturale e interpersonale e a rafforzare la nostra partnership strategica a beneficio del nostro popolo attraverso la promozione della pace, un ordine internazionale più rappresentativo e più equo, un sistema multilaterale rinvigorito e riformato, sviluppo sostenibile e crescita inclusiva.

4. Elogiamo la presidenza russa dei BRICS per aver ospitato un dialogo “outreach”/”BRICS Plus” con la partecipazione di EMDC provenienti da Africa, Asia, Europa, America Latina e Medio Oriente sotto il motto: “BRICS e Sud del mondo: costruire insieme un mondo migliore” a Kazan il 24 ottobre 2024.

5. Accogliamo con favore il notevole interesse dei paesi del Sud del mondo nei BRICS e sosteniamo le modalità della categoria dei paesi partner dei BRICS. Crediamo fermamente che estendere la partnership dei BRICS con gli EMDC contribuirà ulteriormente a rafforzare lo spirito di solidarietà e la vera cooperazione internazionale a beneficio di tutti. Ci impegniamo a promuovere ulteriormente lo sviluppo istituzionale dei BRICS.

Rafforzare il multilateralismo per un ordine mondiale più giusto e democratico

6. Notiamo l’emergere di nuovi centri di potere, decisioni politiche e crescita economica, che possono aprire la strada a un ordine mondiale multipolare più equo, giusto, democratico ed equilibrato. La multipolarità può ampliare le opportunità per gli EMDC di sbloccare il loro potenziale costruttivo e godere di una globalizzazione e cooperazione economica universalmente vantaggiosa, inclusiva ed equa. Tenendo presente la necessità di adattare l’attuale architettura delle relazioni internazionali per riflettere meglio le realtà contemporanee, riaffermiamo il nostro impegno per il multilateralismo e il rispetto del diritto internazionale, compresi gli Scopi e i Principi sanciti nella Carta delle Nazioni Unite (ONU) come sua pietra angolare indispensabile, e il ruolo centrale dell’ONU nel sistema internazionale, in cui gli stati sovrani cooperano per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, promuovere lo sviluppo sostenibile, garantire la promozione e la protezione della democrazia, dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti, nonché la cooperazione basata sulla solidarietà, il rispetto reciproco, la giustizia e l’uguaglianza. Sottolineiamo inoltre l’urgente necessità di raggiungere una rappresentanza geografica equa e inclusiva nella composizione del personale del Segretariato delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali in modo tempestivo.

7. Ribadiamo il nostro impegno a migliorare la governance globale promuovendo un sistema internazionale e multilaterale più agile, efficace, efficiente, reattivo, rappresentativo, legittimo, democratico e responsabile. Chiediamo di garantire una partecipazione maggiore e più significativa degli EMDC e dei paesi meno sviluppati, in particolare in Africa, America Latina e nei Caraibi, nei processi e nelle strutture decisionali globali e di renderli più in sintonia con le realtà contemporanee. Chiediamo inoltre di aumentare il ruolo e la quota di donne, in particolare degli EMDC, a diversi livelli di responsabilità nelle organizzazioni internazionali. Come passo positivo in questa direzione, riconosciamo la chiamata all’azione del G20 sulla riforma della governance globale lanciata dal Brasile durante la sua presidenza del G20. Riconosciamo inoltre dialoghi e partnership che rafforzano la cooperazione con il continente africano come il Summit del Forum sulla cooperazione Cina-Africa, il Summit del Forum India-Africa, il Summit Russia-Africa e la Conferenza ministeriale.

8. Riconoscendo la Dichiarazione di Johannesburg II del 2023, riaffermiamo il nostro sostegno a una riforma completa delle Nazioni Unite, incluso il suo Consiglio di sicurezza, al fine di renderlo più democratico, rappresentativo, efficace ed efficiente e di aumentare la rappresentanza dei paesi in via di sviluppo tra i membri del Consiglio in modo che possa rispondere adeguatamente alle sfide globali prevalenti e supportare le legittime aspirazioni dei paesi emergenti e in via di sviluppo di Africa, Asia e America Latina, inclusi i paesi BRICS, a svolgere un ruolo maggiore negli affari internazionali, in particolare nelle Nazioni Unite, incluso il suo Consiglio di sicurezza. Riconosciamo le legittime aspirazioni dei paesi africani, riflesse nel Consenso di Ezulwini e nella Dichiarazione di Sirte.

9. Riaffermiamo il nostro sostegno al sistema commerciale multilaterale basato su regole, aperto, trasparente, equo, prevedibile, inclusivo, equo, non discriminatorio e basato sul consenso con l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) al suo centro, con trattamento speciale e differenziato (S&DT) per i paesi in via di sviluppo, compresi i paesi meno sviluppati e respingiamo le misure restrittive commerciali unilaterali che sono incoerenti con le regole dell’OMC. Accogliamo con favore i risultati della 13a conferenza ministeriale ad Abu Dhabi (EAU) e ribadiamo il nostro impegno a lavorare per l’attuazione delle decisioni e delle dichiarazioni delle conferenze ministeriali dell’OMC. Notiamo tuttavia che c’è ancora bisogno di ulteriori sforzi in molte questioni in sospeso. Sottolineiamo l’importanza di riformare l’OMC e rafforzare la dimensione di sviluppo nel suo lavoro. Ci impegniamo a impegnarci in modo costruttivo all’interno dell’OMC per raggiungere l’obiettivo di fornire un sistema di risoluzione delle controversie vincolante a due livelli dell’OMC pienamente funzionante entro il 2024 accessibile a tutti e la selezione di nuovi membri dell’organo di appello senza ulteriori indugi. Accettiamo di migliorare il nostro dialogo sul sistema commerciale multilaterale e sulle questioni relative al WTO e accogliamo con favore l’istituzione del BRICS Informal Consultative Framework sulle questioni del WTO. Ribadiamo la decisione presa nell’ambito della Strategia per il partenariato economico BRICS 2025 di adottare misure per supportare la necessaria riforma del WTO per migliorare la resilienza, l’autorità e l’efficacia del WTO e promuovere lo sviluppo e l’inclusività.

10. Siamo profondamente preoccupati per l’effetto dirompente di misure coercitive unilaterali illecite, tra cui sanzioni illegali, sull’economia mondiale, sul commercio internazionale e sul raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Tali misure minano la Carta delle Nazioni Unite, il sistema commerciale multilaterale, gli accordi sullo sviluppo sostenibile e sull’ambiente. Hanno inoltre un impatto negativo sulla crescita economica, sull’energia, sulla salute e sulla sicurezza alimentare, esacerbando la povertà e le sfide ambientali.

11. Riaffermiamo il nostro impegno a mantenere una rete di sicurezza finanziaria globale forte ed efficace con al centro un FMI basato su quote e dotato di risorse adeguate. Chiediamo la riforma delle istituzioni di Bretton Woods, che includa una maggiore rappresentanza degli EMDC nelle posizioni di leadership per riflettere il contributo degli EMDC all’economia globale. Sosteniamo un processo di selezione basato sul merito, inclusivo ed equo per le posizioni di vertice nelle istituzioni di Bretton Woods, una maggiore rappresentanza geografica e il ruolo e la quota delle donne. Prendiamo atto dell’aumento delle quote alla 16a revisione generale delle quote (GRQ) e sollecitiamo i membri a ottenere le approvazioni nazionali per rendere efficace l’aumento delle quote. Accogliamo con favore la decisione di creare un 25° presidente presso il Consiglio esecutivo del FMI per migliorare la voce e la rappresentanza dell’Africa subsahariana. Riconosciamo l’urgenza e l’importanza del riallineamento delle quote per riflettere meglio le posizioni relative dei membri nell’economia mondiale, proteggendo al contempo le quote degli EMDC, in particolare, i membri più poveri. Accogliamo con favore il lavoro in corso del Consiglio esecutivo dell’FMI per sviluppare entro giugno 2025 possibili approcci come guida per un ulteriore riallineamento delle quote, anche attraverso una nuova formula delle quote, ai sensi del 17° GRQ. Le discussioni dovrebbero portare a un riallineamento delle quote equo e trasparente, che migliori la rappresentanza dei membri dell’FMI sottorappresentati e trasferisca la quota di quote dalle economie avanzate ai paesi emergenti e sviluppati. Attendiamo con ansia la revisione azionaria della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (IBRD) del 2025.

12. Riconosciamo il ruolo cruciale dei BRICS nel processo di miglioramento del sistema monetario e finanziario internazionale (IMFS), al fine di renderlo più reattivo alle esigenze di tutti i paesi. A questo proposito, prendiamo nota della ricerca della presidenza BRICS sul miglioramento dell’IMFS, che delinea i principi fondamentali di sicurezza, indipendenza, inclusione e sostenibilità cruciali per la prosperità economica e sociale. Incoraggiamo i nostri ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali/nazionali a continuare questo lavoro.

13. Sottolineiamo la natura universale e inclusiva dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dei suoi Obiettivi di sviluppo sostenibile, e che l’attuazione dovrebbe tenere conto delle diverse circostanze nazionali, capacità e livelli di sviluppo, nel rispetto delle politiche e delle priorità nazionali e in conformità con la legislazione nazionale. Faremo tutti gli sforzi per raggiungere lo sviluppo sostenibile nelle sue tre dimensioni e ci impegniamo a metterlo al centro dell’agenda della cooperazione internazionale al fine di affrontare meglio gli squilibri e le inadeguatezze dello sviluppo. Condanniamo i tentativi di sottoporre lo sviluppo a pratiche discriminatorie motivate politicamente, tra cui, ma non solo, misure coercitive unilaterali incompatibili con i principi della Carta delle Nazioni Unite, condizionalità politica esplicita o implicita dell’assistenza allo sviluppo, attività, volte a compromettere la molteplicità di fornitori internazionali di assistenza allo sviluppo.

14. Sottolineiamo il ruolo chiave del G20 come principale forum globale per la cooperazione economica e finanziaria multilaterale che fornisce una piattaforma per il dialogo tra economie sviluppate ed emergenti su un piano di parità e reciprocamente vantaggioso per cercare congiuntamente soluzioni condivise alle sfide globali. Riconosciamo l’importanza del funzionamento continuo e produttivo del G20, basato sul consenso con un focus sui risultati orientati ai risultati. Sosteniamo la Global Alliance against Hunger and Poverty e il lavoro della Task Force for a Global Mobilization against Climate Change, nonché la storica Dichiarazione di Rio de Janeiro sulla cooperazione fiscale internazionale. Attendiamo con ansia l’organizzazione di successo del summit dei leader del G20 a Rio de Janeiro nel novembre 2024 sotto la presidenza brasiliana e riaffermiamo la nostra volontà di coordinare le nostre posizioni per migliorare l’inclusività e amplificare la voce del Sud del mondo e integrare ulteriormente le loro priorità nell’agenda del G20 attraverso le presidenze consecutive del G20 degli stati membri BRICS, India, Brasile e Sud Africa, durante il 2023-2025 e oltre. A questo proposito, accogliamo e sosteniamo anche l’inclusione dell’Unione Africana come membro del G20 al G20 New Delhi Summit nel 2023.

15. Ribadiamo che gli obiettivi, i principi e le disposizioni della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), del suo Protocollo di Kyoto e del suo Accordo di Parigi, compresi i suoi principi di equità e responsabilità comuni ma differenziate e rispettive capacità (CBDR-RC) alla luce delle diverse circostanze nazionali, devono essere onorati. Condanniamo le misure unilaterali introdotte con il pretesto di preoccupazioni climatiche e ambientali e ribadiamo il nostro impegno a migliorare il coordinamento su queste questioni. Rafforzeremo la cooperazione su un’intera gamma di soluzioni e tecnologie che contribuiscono alla riduzione e all’eliminazione dei gas serra (GHG). Notiamo inoltre il ruolo dei pozzi di carbonio nell’assorbimento dei GHG e nella mitigazione dei cambiamenti climatici, evidenziando al contempo l’importanza dell’adattamento e sottolineando la necessità di un’adeguata fornitura di mezzi di attuazione, vale a dire risorse finanziarie, trasferimento di tecnologia e rafforzamento delle capacità.

16. Ricordiamo che l’UNFCCC, comprese le sessioni annuali della Conferenza delle Parti (COP), è il principale e legittimo forum internazionale per discutere la questione dei cambiamenti climatici in tutte le sue dimensioni. Siamo profondamente preoccupati per i tentativi di collegare la sicurezza all’agenda dei cambiamenti climatici. Vogliamo elogiare l’Egitto per aver ospitato la COP27 a Sharm El-Sheikh nel 2022, dove è stato istituito il Fondo per rispondere alle perdite e ai danni, e gli Emirati Arabi Uniti per aver ospitato la COP28 a Dubai nel 2023, dove il Fondo è diventato operativo. Accogliamo con favore il Consenso degli Emirati Arabi Uniti raggiunto alla COP28, inclusa la decisione intitolata “Risultato del primo inventario globale” e il Quadro degli Emirati Arabi Uniti per la resilienza climatica globale. Esprimiamo il nostro impegno per una COP29 di successo in Azerbaigian, con l’aspettativa di risultati solidi in materia di finanziamenti per il clima nei paesi in via di sviluppo, come fattore critico per realizzare le attuali e future azioni e ambizioni determinate a livello nazionale in materia di mitigazione, adattamento e perdite e danni. Sosteniamo la leadership del Brasile nell’ospitare la COP30 nel 2025 e accogliamo con favore la candidatura dell’India a ospitare la COP33 nel 2028.

17. Riaffermiamo l’importanza della conservazione della biodiversità, inclusa l’implementazione del Quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal. Esortiamo i paesi sviluppati a garantire la fornitura di risorse finanziarie adeguate, efficaci e facilmente accessibili ai paesi in via di sviluppo per promuovere la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità. Sottolineiamo l’importanza di migliorare la creazione di capacità, lo sviluppo e il trasferimento di tecnologia dai paesi sviluppati ai paesi in via di sviluppo per la conservazione, l’uso sostenibile e la condivisione giusta ed equa dei benefici derivanti dall’uso della biodiversità.

18. Riconosciamo che il degrado del suolo, la desertificazione e la siccità rappresentano gravi minacce per il benessere e i mezzi di sussistenza delle persone e dell’ambiente e, pur riconoscendo gli sforzi in corso per promuovere pratiche di gestione sostenibile del territorio, chiediamo l’urgente fornitura di maggiori risorse finanziarie, solide partnership e politiche integrate per affrontare le sfide del degrado del suolo, della desertificazione e della siccità. A questo proposito, attendiamo con ansia la prossima sedicesima sessione della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione (UNCCD COP16) che si terrà a Riyadh, in Arabia Saudita, dal 2 al 13 dicembre 2024.

19. Alla luce degli sforzi globali per affrontare la sfida della scarsità d’acqua globale, diamo il benvenuto agli Emirati Arabi Uniti e al Senegal per aver co-ospitato la Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua del 2026 negli Emirati Arabi Uniti.

20. Pur apprezzando gli sforzi dei nostri paesi per preservare specie rare e notando l’elevata vulnerabilità dei grandi felini, prendiamo atto dell’iniziativa della Repubblica dell’India di creare un’International Big Cats Alliance e incoraggiamo i paesi BRICS a lavorare insieme per dare ulteriori contributi alla conservazione dei grandi felini. Prendiamo anche atto che gli Emirati Arabi Uniti hanno istituito il Mohamed bin Zayed Species Conservation Fund. A tale proposito incoraggiamo i paesi BRICS a migliorare la collaborazione collettiva nelle aree di conservazione e preservazione delle specie più vulnerabili.

21. Riaffermiamo la necessità che tutti i paesi cooperino nella promozione e nella protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali secondo i principi di uguaglianza e rispetto reciproco. Accettiamo di continuare a trattare tutti i diritti umani, incluso il diritto allo sviluppo, in modo equo e paritario, sullo stesso piano e con la stessa enfasi. Accettiamo di rafforzare la cooperazione su questioni di interesse comune sia all’interno dei BRICS che nei forum multilaterali, tra cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e il Consiglio per i diritti umani, tenendo conto della necessità di promuovere, proteggere e soddisfare i diritti umani in modo non selettivo, non politicizzato e costruttivo e senza doppi standard. Chiediamo il rispetto della democrazia e dei diritti umani. A questo proposito, sottolineiamo che dovrebbero essere implementati a livello di governance globale e nazionale. Riaffermiamo il nostro impegno a garantire la promozione e la protezione della democrazia, dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti, con l’obiettivo di costruire un futuro condiviso più luminoso per la comunità internazionale basato su una cooperazione reciprocamente vantaggiosa.

22. Ribadiamo che le misure coercitive unilaterali, tra l’altro sotto forma di sanzioni economiche unilaterali e sanzioni secondarie contrarie al diritto internazionale, hanno implicazioni di vasta portata per i diritti umani, incluso il diritto allo sviluppo, della popolazione generale degli stati presi di mira, colpendo in modo sproporzionato i poveri e le persone in situazioni vulnerabili. Pertanto, chiediamo la loro eliminazione.

23. Ricordiamo la Dichiarazione di Durban e il Programma d’azione (DDPA) del 2001 e il Documento finale della Conferenza di revisione di Durban del 2009 e riconosciamo la necessità di intensificare la lotta contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza correlata, nonché la discriminazione basata sulla religione, la fede o il credo, e tutte le loro forme contemporanee in tutto il mondo, comprese le allarmanti tendenze di crescente incitamento all’odio, e riconosciamo la risoluzione annuale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla “Combattimento della glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza correlata”.

Rafforzamento della cooperazione per la stabilità e la sicurezza globali e regionali

24. Sosteniamo fermamente un dialogo BRICS rafforzato su questioni di politica e sicurezza. Accogliamo con favore la dichiarazione congiunta dei ministri degli esteri e delle relazioni internazionali dei BRICS riuniti a Nizhny Novgorod il 10 giugno 2024 e prendiamo atto della 14a riunione dei consiglieri per la sicurezza nazionale e degli alti rappresentanti dei BRICS per la sicurezza nazionale tenutasi il 10-11 settembre 2024 a San Pietroburgo.

25. Restiamo preoccupati per l’aumento della violenza e per i continui conflitti armati in diverse parti del mondo, compresi quelli che hanno un impatto significativo sia a livello regionale che internazionale. Ribadiamo il nostro impegno per la risoluzione pacifica delle controversie attraverso la diplomazia, la mediazione, il dialogo inclusivo e le consultazioni in modo coordinato e cooperativo e sosteniamo tutti gli sforzi che favoriscono la risoluzione pacifica delle crisi. Sottolineiamo la necessità di impegnarci in sforzi di prevenzione dei conflitti, anche affrontandone le cause profonde. Riconosciamo le legittime e ragionevoli preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi. Chiediamo la protezione del patrimonio culturale, in particolare nelle regioni colpite da conflitti, per prevenire la distruzione e il traffico illecito di beni culturali, che è fondamentale per preservare la storia e l’identità delle comunità colpite.

26. Sottolineiamo che la tolleranza e la coesistenza pacifica sono tra i valori e i principi più importanti per le relazioni tra nazioni e società. A questo proposito, accogliamo con favore l’adozione della risoluzione 2686 del Consiglio di sicurezza e di altre risoluzioni delle Nazioni Unite in merito che godono del sostegno consensuale degli stati membri delle Nazioni Unite.

27. Ribadiamo la necessità del pieno rispetto del diritto umanitario internazionale nelle situazioni di conflitto e della fornitura di aiuti umanitari in conformità con i principi fondamentali di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza stabiliti nella risoluzione 46/182 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Invitiamo la comunità internazionale a cercare risposte collettive alle sfide globali e regionali e alle minacce alla sicurezza, incluso il terrorismo. Sottolineiamo la necessità di rispettare gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite. Ribadiamo che le differenze e le controversie tra i paesi dovrebbero essere risolte pacificamente attraverso il dialogo e la consultazione. Sottolineiamo inoltre la necessità di rispettare le legittime e ragionevoli preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi. Sottolineiamo la necessità di una partecipazione piena, equa e significativa delle donne nei processi di pace, inclusa la prevenzione e risoluzione dei conflitti, il mantenimento della pace, la costruzione della pace, la ricostruzione e lo sviluppo post-conflitto e il mantenimento della pace.

28. Siamo profondamente preoccupati per i continui conflitti e l’instabilità nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA), prendendo atto della dichiarazione congiunta dei viceministri degli esteri e degli inviati speciali dei BRICS nel loro incontro del 25 aprile 2024.

29. Piangiamo la tragica perdita di vite civili nel recente periodo ed esprimiamo solidarietà a tutte le vittime civili e alle loro famiglie. Chiediamo misure urgenti, in conformità con il diritto internazionale, per garantire la protezione delle vite.

30. Ribadiamo la nostra profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione e della crisi umanitaria nei Territori palestinesi occupati, in particolare per l’escalation senza precedenti della violenza nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania a seguito dell’offensiva militare israeliana, che ha portato a uccisioni di massa e feriti tra i civili, sfollamenti forzati e distruzione diffusa delle infrastrutture civili. Sottolineiamo l’urgente necessità di un cessate il fuoco immediato, completo e permanente nella Striscia di Gaza, del rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e detenuti di entrambe le parti che sono tenuti illegalmente prigionieri e della fornitura senza ostacoli, sostenibile e su larga scala di aiuti umanitari alla Striscia di Gaza, e della cessazione di tutte le azioni aggressive. Denunciamo gli attacchi israeliani contro le operazioni umanitarie, le strutture, il personale e i punti di distribuzione. A tal fine, chiediamo la piena attuazione delle risoluzioni 2712 (2023), 2720 (2024), 2728 (2024) e 2735 (2024) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e, a questo proposito, accogliamo con favore i continui sforzi della Repubblica araba d’Egitto, dello Stato del Qatar, di altri sforzi regionali e internazionali per raggiungere un cessate il fuoco immediato, accelerare la consegna degli aiuti umanitari e il ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza. Chiediamo il rispetto del diritto internazionale. Siamo inoltre allarmati dal fatto che l’ulteriore escalation del conflitto nella Striscia di Gaza alimenti la tensione, l’estremismo e gravi conseguenze negative sia a livello regionale che globale. Invitiamo tutte le parti interessate ad agire con la massima moderazione e ad evitare azioni di escalation e dichiarazioni provocatorie. Riconosciamo le misure provvisorie della Corte internazionale di giustizia nei procedimenti legali istituiti dal Sudafrica contro Israele. Riaffermiamo il nostro sostegno alla piena adesione dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite nel contesto dell’impegno incrollabile nei confronti della visione della soluzione dei due Stati basata sul diritto internazionale, comprese le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e l’Iniziativa di pace araba che include la creazione di uno Stato di Palestina sovrano, indipendente e vitale in linea con i confini riconosciuti a livello internazionale del giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale, che viva fianco a fianco in pace e sicurezza con Israele.

31. Esprimiamo preoccupazione per la situazione nel Libano meridionale. Condanniamo la perdita di vite civili e gli immensi danni alle infrastrutture civili derivanti dagli attacchi di Israele nelle aree residenziali in Libano e chiediamo l’immediata cessazione degli atti militari. Sottolineiamo la necessità di preservare la sovranità e l’integrità territoriale dello Stato del Libano e di creare le condizioni per una soluzione politica e diplomatica al fine di salvaguardare la pace e la stabilità in Medio Oriente, sottolineando al contempo l’importanza della rigorosa osservanza delle risoluzioni 1701 (2006) e 2749 (2024) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Condanniamo fermamente gli attacchi al personale delle Nazioni Unite, le minacce alla loro sicurezza e invitiamo Israele a cessare immediatamente tali attività.

32. Esprimiamo preoccupazione per i crescenti incidenti di attacchi terroristici legati alle capacità ICT. A questo proposito, condanniamo l’atto terroristico premeditato di far esplodere dispositivi di comunicazione portatili a Beirut il 17 settembre 2024, che ha causato la perdita di vite umane e il ferimento di decine di civili. Ribadiamo che questi attacchi costituiscono una grave violazione del diritto internazionale.

33. Sottolineiamo l’importanza di garantire l’esercizio dei diritti e delle libertà di navigazione delle imbarcazioni di tutti gli stati nel Mar Rosso e nello stretto di Bab Al-Mandab, in conformità con il diritto internazionale. Incoraggiamo maggiori sforzi diplomatici da parte di tutte le parti a tal fine, anche affrontando le cause del conflitto e il continuo sostegno al dialogo e al processo di pace dello Yemen sotto gli auspici delle Nazioni Unite.

34. Sottolineiamo che la sovranità e l’integrità territoriale della Siria devono essere rigorosamente rispettate. Condanniamo la presenza militare straniera illegale che porta ad aumentare i rischi di un conflitto su larga scala nella regione. Sottolineiamo che le sanzioni unilaterali illegali aggravano seriamente la sofferenza del popolo siriano.

35. Condanniamo l’attacco contro i locali diplomatici della Repubblica islamica dell’Iran nella capitale siriana Damasco da parte di Israele il 1° aprile 2024 che costituisce una violazione del principio fondamentale dell’inviolabilità dei locali diplomatici e consolari ai sensi della Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche e della Convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni consolari.

36. Ricordiamo le posizioni nazionali relative alla situazione in Ucraina e nei dintorni, come espresse nei forum appropriati, tra cui l’UNSC e l’UNGA. Sottolineiamo che tutti gli stati dovrebbero agire in modo coerente con gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite nella loro interezza e interrelazione. Prendiamo atto con apprezzamento delle pertinenti proposte di mediazione e buoni uffici, volte a una risoluzione pacifica del conflitto attraverso il dialogo e la diplomazia.

37. Sottolineiamo l’importanza della piena attuazione del JCPOA approvato dalla UNSCR 2231 (2015) e sottolineiamo l’importanza di un approccio costruttivo basato sulla buona fede da parte di tutti gli attori rilevanti per riprendere la piena attuazione degli impegni del JCPOA da parte di tutte le parti.

38. Ribadiamo che il principio “Soluzioni africane ai problemi africani” dovrebbe continuare a fungere da base per la risoluzione dei conflitti nel continente africano. A questo proposito, riconosciamo il ruolo fondamentale dell’Unione Africana nella prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti in Africa. Riaffermiamo il nostro sostegno agli sforzi di pace africani nel continente, compresi quelli intrapresi dall’Unione Africana e dalle organizzazioni subregionali africane in linea con i principi di proprietà africana, complementarietà e sussidiarietà.

39. Lodiamo gli sforzi e i risultati dei paesi africani nel perseguire la pace e lo sviluppo e nel combattere la crescente piaga del terrorismo in Africa, in particolare nel Corno d’Africa e nel Sahel, e chiediamo di canalizzare più risorse globali antiterrorismo verso i paesi in via di sviluppo per aiutare i paesi africani, in particolare quelli colpiti, a migliorare la loro capacità di sviluppo antiterrorismo. Lodiamo gli sforzi intrapresi dai paesi africani, dall’Unione Africana, dalle organizzazioni subregionali africane e dalle Nazioni Unite nel promuovere il processo di pace nel Sudan del Sud, stabilizzando la situazione nella Repubblica Centrafricana e il successo del governo del Mozambico sostenuto dalla Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC) in risposta alla minaccia terroristica nel nord del paese.

40. Esprimiamo profonda preoccupazione per l’escalation di violenza e la crisi umanitaria in Sudan e ribadiamo il nostro appello per un cessate il fuoco immediato, permanente e incondizionato e per una risoluzione pacifica del conflitto con l’impegno nei colloqui di pace come unico modo per porre fine a questo conflitto, un accesso duraturo, urgente e senza ostacoli della popolazione sudanese all’assistenza umanitaria e l’aumento dell’assistenza umanitaria al Sudan e agli stati vicini. Condanniamo l’attacco alla residenza del Capo della missione dell’Ambasciata degli Emirati Arabi Uniti in Sudan il 29 settembre 2024, che ha causato ingenti danni ai locali situati in una zona residenziale di Khartoum. Sottolineiamo il principio fondamentale dell’inviolabilità dei locali diplomatici e consolari e gli obblighi degli Stati riceventi, inclusi quelli previsti dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961 e dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1963.

41. Deploriamo il brutale attacco delle gang a Pont Sondé, ad Haiti, che ha causato la morte e lo sfollamento forzato di civili, ed esprimiamo profonda preoccupazione per il continuo deterioramento della sicurezza, della situazione umanitaria ed economica ad Haiti. Lodiamo l’istituzione del Consiglio presidenziale di transizione di Haiti e la creazione di un consiglio elettorale, come passaggi essenziali per risolvere l’attuale crisi. Sottolineiamo che l’attuale crisi richiede una soluzione guidata da Haiti che comprenda il dialogo nazionale e inclusivo e la creazione di un consenso tra le forze politiche locali, le istituzioni e la società e invitiamo la comunità internazionale a sostenere gli sforzi del governo ad interim per smantellare le gang, migliorare la situazione della sicurezza e gettare le basi per uno sviluppo sociale ed economico duraturo nel paese e tenere elezioni generali entro la fine del 2025. Sosteniamo il ruolo delle Nazioni Unite nel fornire assistenza umanitaria e sottolineiamo la necessità di una cooperazione internazionale per affrontare efficacemente le crisi multiformi di Haiti.

42. Sottolineiamo la necessità di una soluzione pacifica urgente in Afghanistan per rafforzare la sicurezza e la stabilità regionali. Sosteniamo l’Afghanistan come uno stato indipendente, unito e pacifico, libero da terrorismo, guerra e droga. Sollecitiamo misure più visibili e verificabili in Afghanistan per garantire che il territorio dell’Afghanistan non venga utilizzato dai terroristi. Sottolineiamo la necessità di fornire assistenza umanitaria urgente e ininterrotta al popolo afghano e di salvaguardare i diritti fondamentali di tutti gli afghani, comprese donne, ragazze e diversi gruppi etnici. Invitiamo le autorità afghane a revocare l’effettivo divieto di istruzione secondaria e superiore per le ragazze. Sottolineiamo il ruolo primario ed efficace delle piattaforme regionali e dei paesi confinanti con l’Afghanistan e accogliamo con favore gli sforzi di tali piattaforme e iniziative regionali per facilitare la soluzione afghana.

43. Chiediamo il rafforzamento della non proliferazione e del disarmo per salvaguardare e mantenere la stabilità globale e la pace e la sicurezza internazionale. Prendiamo atto dell’importanza fondamentale degli sforzi volti ad accelerare l’attuazione delle risoluzioni sulla creazione di una zona libera da armi nucleari e altre armi di distruzione di massa in Medio Oriente, inclusa la conferenza convocata ai sensi della decisione 73/546 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Invitiamo tutte le parti invitate a partecipare a questa conferenza in buona fede e a impegnarsi in questo sforzo in modo costruttivo.

44. Chiediamo inoltre la piena attuazione della risoluzione 1540 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che offre agli stati un importante impulso per adottare misure efficaci e solide a livello nazionale per impedire che le armi di distruzione di massa, i loro mezzi di consegna e i materiali correlati finiscano nelle mani di attori non statali, compresi i terroristi, nonché quadri di cooperazione a livello internazionale per questo scopo.

45. Riaffermiamo il nostro sostegno per garantire la sostenibilità a lungo termine delle attività nello spazio extra-atmosferico e la prevenzione di una corsa agli armamenti nello spazio extra-atmosferico (PAROS) e della sua militarizzazione, anche attraverso negoziati per adottare uno strumento giuridico multilaterale pertinente per garantire la sicurezza globale. Riconosciamo la presentazione del progetto di trattato aggiornato sulla prevenzione del posizionamento di armi nello spazio extra-atmosferico, della minaccia o dell’uso della forza contro oggetti dello spazio extra-atmosferico (PPWT) alla Conferenza sul disarmo nel 2014 come un passo importante verso questo obiettivo. Accogliamo con favore l’adozione consensuale del rapporto del gruppo di esperti governativi delle Nazioni Unite su ulteriori misure pratiche per la prevenzione di una corsa agli armamenti nello spazio il 16 agosto 2024, che ha fornito elementi sostanziali di uno strumento giuridicamente vincolante su PAROS. Sottolineiamo che impegni pratici e non vincolanti, come le misure di trasparenza e rafforzamento della fiducia (TCBM), e norme, regole e principi universalmente concordati possono anche contribuire a PAROS.

46. Ricordando i rispettivi obblighi dei nostri Stati nel campo dei controlli sulle esportazioni derivanti da pertinenti strumenti giuridici riconosciuti a livello internazionale, sottolineiamo la nostra determinazione a migliorare il dialogo e la cooperazione in questa sfera tenendo debitamente conto del necessario equilibrio tra non proliferazione e usi pacifici della tecnologia, garantendo al contempo i legittimi diritti degli Stati a partecipare al più ampio scambio possibile di informazioni, attrezzature e materiali scientifici e tecnologici per scopi pacifici.

47. Ribadiamo la nostra inequivocabile condanna del terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, in qualsiasi momento, luogo e da chiunque venga commesso, ribadendo che non dovrebbe essere associato ad alcuna religione, nazionalità, civiltà o gruppo etnico. Sottolineiamo che il terrorismo è una minaccia comune, che richiede un approccio globale ed equilibrato a livello globale e regionale, tenendo in debita considerazione le priorità nazionali degli Stati. Ci impegniamo a rafforzare ulteriormente la cooperazione internazionale e regionale per prevenire e contrastare le minacce terroristiche sulla base del pieno rispetto della sovranità e della sicurezza degli Stati e in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale. Riconosciamo che gli Stati hanno la responsabilità primaria nella prevenzione e nella lotta al terrorismo, con le Nazioni Unite che continuano a svolgere un ruolo centrale e di coordinamento in quest’area. Riconosciamo che qualsiasi atto di terrorismo è criminale e ingiustificabile, indipendentemente dalle sue motivazioni, e sottolineiamo la necessità di garantire una forte risposta collettiva alle minacce terroristiche persistenti ed emergenti senza doppi standard. Rifiutiamo qualsiasi tentativo di politicizzazione delle questioni antiterrorismo e l’uso di gruppi terroristici per raggiungere fini politici. Ci impegniamo ad adottare misure decisive per prevenire e interrompere la diffusione dell’ideologia terroristica e la radicalizzazione, l’uso improprio delle tecnologie moderne a fini terroristici, i movimenti transfrontalieri di terroristi, il finanziamento del terrorismo e altre forme di sostegno al terrorismo, l’incitamento a commettere atti terroristici, nonché il reclutamento di combattenti terroristi stranieri. Chiediamo una rapida finalizzazione e adozione della Convenzione globale sul terrorismo internazionale nel quadro delle Nazioni Unite. Chiediamo azioni concertate contro tutti i terroristi e le entità terroristiche designate dalle Nazioni Unite.

48. Non vediamo l’ora di rafforzare ulteriormente la cooperazione pratica antiterrorismo. Accogliamo con favore le attività del BRICS Counter-Terrorism Working Group (CTWG) e dei suoi cinque sottogruppi basati sulla BRICS Counter-Terrorism Strategy e sul BRICS Counter-Terrorism Action Plan, inclusa l’adozione del Position Paper del CTWG.

49. Ribadiamo il nostro impegno a prevenire e combattere i flussi finanziari illeciti, il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo, il traffico di droga, la corruzione e l’uso improprio delle nuove tecnologie, comprese le criptovalute, per scopi illegali e terroristici. Riaffermiamo il nostro impegno nei confronti dei principi di natura tecnica e non politicizzata della cooperazione internazionale anticrimine, anche allo scopo di prevenire e stabilire tracce finanziarie di questi crimini. Prendiamo atto della necessità di rafforzare ulteriormente tale cooperazione sulla base degli strumenti giuridici internazionali pertinenti di cui i paesi BRICS sono parti, comprese le pertinenti convenzioni e risoluzioni ONU, convenzioni e trattati regionali.

50. Chiediamo un dialogo rafforzato all’interno dei BRICS sulle questioni del riciclaggio di denaro e del contrasto al finanziamento del terrorismo con la partecipazione delle parti interessate pertinenti. Sottolineiamo l’importanza di creare condizioni per lo sviluppo sicuro delle giovani generazioni, riducendo il rischio del loro coinvolgimento in attività illegali e accogliamo con favore lo sviluppo di progetti internazionali pertinenti con la partecipazione dei giovani.

51. Esprimiamo preoccupazione per la situazione relativa alla produzione, al traffico e all’abuso di droga illecita in tutto il mondo, riconosciamo che minaccia seriamente la sicurezza pubblica e la stabilità internazionale e regionale, la salute, la sicurezza e il benessere dell’umanità e compromette anche lo sviluppo sostenibile degli Stati. Riconosciamo il nostro impegno nei confronti dell’attuale meccanismo internazionale di controllo della droga basato su tre convenzioni ONU sul controllo della droga. Riconosciamo l’importanza di migliorare la cooperazione antidroga e rafforzare i contatti tra le autorità di contrasto alla droga dei BRICS e, a questo proposito, accogliamo con favore la dichiarazione congiunta adottata alla riunione del gruppo di lavoro antidroga dei BRICS a Mosca il 22 maggio 2024.

52. Consideriamo la lotta alla criminalità organizzata transnazionale come una delle aree chiave per la cooperazione internazionale delle forze dell’ordine. Notiamo inoltre che questa cooperazione non deve essere politicizzata in quanto può causare danni alla lotta complessiva contro la criminalità. Esprimiamo particolare preoccupazione per i crimini che influenzano l’ambiente e che devono essere affrontati.

53. Siamo risoluti a promuovere la cooperazione BRICS nella prevenzione e nella lotta contro la corruzione e a rafforzare il nostro coordinamento sulle principali questioni dell’agenda internazionale anticorruzione, inclusa la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione. Siamo determinati a onorare il nostro impegno e chiediamo alla comunità internazionale di rafforzare la cooperazione sulla negazione di un rifugio sicuro alla corruzione. Accogliamo con favore il documento “Formulazione della visione comune dei BRICS e azione congiunta sulla cooperazione rafforzata contro la corruzione e il recupero e la restituzione di beni e proventi della corruzione” e attribuiamo importanza alla sua messa in pratica in conformità con i nostri quadri nazionali. Apprezziamo l’emissione della nota analitica sul recupero dei beni nei paesi BRICS da parte dell’Anti-Corruption Working Group (ACWG) e i suoi sforzi per intensificare la collaborazione tra i nostri professionisti nel recupero dei beni. Elogiamo inoltre l’ACWG per aver aggiornato il documento sulla cooperazione BRICS nell’istruzione anticorruzione, nella condivisione delle conoscenze e nello sviluppo delle capacità che confronta i nostri risultati collettivi, tra cui una serie di iniziative di esperti tenutesi quest’anno, e traccia una via da seguire in quest’area prioritaria.

54. Riconosciamo l’enorme potenziale delle ICT nel colmare i divari digitali per la crescita e lo sviluppo socioeconomico. Riconosciamo anche le sfide e le minacce derivanti dal regno digitale e al suo interno. Chiediamo un approccio globale, equilibrato e oggettivo allo sviluppo e alla sicurezza dei prodotti e dei sistemi ICT, nonché allo sviluppo e all’implementazione di norme e standard comuni interoperabili a livello globale per la sicurezza della supply chain. Siamo preoccupati per l’aumento della frequenza e della sofisticatezza dell’uso dannoso delle ICT. A questo proposito, sottolineiamo l’importanza della cooperazione internazionale nella prevenzione e nel contrasto all’uso delle ICT a fini criminali e pertanto attendiamo con ansia l’adozione alla 79a sessione dell’UNGA del progetto di Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità informatica; Rafforzamento della cooperazione internazionale per combattere determinati crimini commessi tramite sistemi di tecnologie dell’informazione e della comunicazione e per la raccolta, la conservazione e la condivisione di prove in formato elettronico di reati gravi. Riteniamo inoltre che l’assistenza tecnica e il rafforzamento delle capacità siano fondamentali per sviluppare risorse, competenze, politiche e istituzioni necessarie per aumentare la sicurezza degli Stati, migliorando al contempo la resilienza ICT e accelerando la trasformazione digitale degli Stati, tenendo in particolare considerazione gli interessi e le esigenze degli Stati in via di sviluppo. Sottolineiamo il ruolo guida delle Nazioni Unite nel promuovere il dialogo per forgiare intese comuni nella sicurezza e nell’uso delle ICT, comprese le discussioni sullo sviluppo di un quadro giuridico universale in questo ambito e l’ulteriore sviluppo e implementazione di norme, regole e principi universalmente concordati per un comportamento responsabile degli Stati nell’uso delle ICT. Elogiamo il lavoro in corso dell’OEWG delle Nazioni Unite sulla sicurezza e nell’uso delle ICT 2021-2025 come unico meccanismo globale e inclusivo su questa questione e sosteniamo l’istituzione tramite consenso di un meccanismo permanente a binario unico, guidato dallo Stato sotto gli auspici delle Nazioni Unite, che riferisca al Primo Comitato dell’UNGA, riconoscendo l’importanza del principio del consenso sia per quanto riguarda l’istituzione del futuro meccanismo stesso sia per i processi decisionali del meccanismo. Ci impegniamo a promuovere il rispetto della sovranità degli Stati e l’uguaglianza sovrana nell’ambiente ICT e ci opponiamo ad azioni unilaterali che potrebbero minare la cooperazione internazionale in questo ambito, inclusa la sostenibilità delle catene di fornitura globali.

55. Riconosciamo i progressi compiuti nella promozione della cooperazione BRICS in conformità con la Roadmap of Practical Cooperation on Ensuring Security in the Use of ICTs e il suo rapporto sui progressi, inclusa l’istituzione e l’ulteriore operatività della BRICS Points of Contact Directory per la cooperazione pragmatica tra entità nazionali responsabili della risposta agli incidenti ICT come misura di rafforzamento della fiducia. Sottolineiamo l’importanza di stabilire quadri di cooperazione tra gli stati membri BRICS per garantire la sicurezza nell’uso delle ICT. Riconosciamo inoltre la necessità di promuovere la cooperazione pratica intra-BRICS attraverso le attività del BRICS Working Group sulla sicurezza nell’uso delle ICT.

56. Esprimiamo seria preoccupazione per la diffusione esponenziale e la proliferazione di disinformazione, cattiva informazione, inclusa la propagazione di false narrazioni e fake news, nonché discorsi d’odio, in particolare sulle piattaforme digitali, che alimentano radicalizzazione e conflitti. Mentre riaffermiamo l’impegno per la sovranità degli Stati, sottolineiamo l’importanza dell’integrità delle informazioni e di garantire il libero flusso e l’accesso pubblico a informazioni accurate basate sui fatti, inclusa la libertà di opinione ed espressione, nonché l’alfabetizzazione digitale e mediatica, al fine di consentire una connettività significativa, in conformità con il diritto nazionale e internazionale applicabile.

Promuovere la cooperazione economica e finanziaria per uno sviluppo globale equo

57. Ricordando la Dichiarazione di Johannesburg II del 2023, ribadiamo la nostra ferma convinzione che la cooperazione multilaterale sia essenziale per limitare i rischi derivanti dalla frammentazione geopolitica e geoeconomica e ci impegniamo a intensificare gli sforzi in aree di reciproco interesse, tra cui, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, commercio, riduzione della povertà e della fame, sviluppo sostenibile, incluso l’accesso a energia, acqua e cibo, carburante, fertilizzanti, nonché mitigazione e adattamento all’impatto del cambiamento climatico, istruzione e salute, inclusa la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie.

58. Sottolineiamo l’importanza della piena attuazione dell’Agenda d’azione di Addis Abeba adottata alla Terza conferenza internazionale sul finanziamento per lo sviluppo nel 2015 e dell’effettiva partecipazione dei paesi in via di sviluppo alla Quarta conferenza internazionale sul finanziamento per lo sviluppo, che si terrà in Spagna dal 30 giugno al 3 luglio 2025. Invitiamo i paesi sviluppati a onorare il loro impegno per il finanziamento dello sviluppo e incoraggiare la loro cooperazione con i paesi in via di sviluppo in diverse aree di sviluppo, tra cui tassazione, debito, commercio, assistenza ufficiale allo sviluppo, trasferimento di tecnologia e riforma dell’architettura finanziaria internazionale.

59. Sottolineiamo la necessità di riformare l’attuale architettura finanziaria internazionale per affrontare le sfide finanziarie globali, tra cui la governance economica globale, per rendere l’architettura finanziaria internazionale più inclusiva e giusta.

60. Notiamo che gli alti livelli di debito in alcuni paesi riducono lo spazio fiscale necessario per affrontare le sfide di sviluppo in corso aggravate dagli effetti di ricaduta degli shock esterni, in particolare dalle fluttuazioni delle politiche finanziarie e monetarie in alcune economie avanzate, nonché dai problemi intrinseci dell’architettura finanziaria internazionale. Gli alti tassi di interesse e le condizioni di finanziamento più restrittive peggiorano le vulnerabilità del debito in molti paesi. Riteniamo che sia necessario affrontare il debito internazionale in modo appropriato e olistico per supportare la ripresa economica e lo sviluppo sostenibile, tenendo conto delle leggi e delle procedure interne di ogni nazione, accompagnate da un debito estero sostenibile e da prudenza fiscale. Riconosciamo la necessità di affrontare in modo efficace, completo e sistematico le vulnerabilità del debito dei paesi a basso e medio reddito. Uno degli strumenti, tra gli altri, per affrontare collettivamente le vulnerabilità del debito è attraverso l’attuazione prevedibile, ordinata, tempestiva e coordinata del Quadro comune del G20 per il trattamento del debito con la partecipazione di creditori bilaterali ufficiali, creditori privati ​​e banche multilaterali di sviluppo (MDB) in linea con il principio di azione congiunta e di equa condivisione degli oneri.

61. Riconosciamo che l’uso della finanza mista è un modo efficace per mobilitare capitale privato per finanziare progetti infrastrutturali. Notiamo l’importante ruolo delle banche multilaterali di sviluppo e delle istituzioni finanziarie per lo sviluppo, in particolare delle banche nazionali di sviluppo, nell’incrementare istituzionalmente l’uso della finanza mista e di altri strumenti, contribuendo così al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile in conformità con le esigenze e le priorità specifiche di ogni paese. A tal fine, elogiamo il lavoro della BRICS Public-Private Partnership and Infrastructure Task Force e approviamo il suo Technical Report on Infrastructure Projects Blended Finance.

62. Riconosciamo il ruolo chiave della New Development Bank (NDB) nella promozione delle infrastrutture e dello sviluppo sostenibile dei suoi paesi membri. Sosteniamo l’ulteriore sviluppo della NDB e il miglioramento della governance aziendale e dell’efficacia operativa verso l’adempimento della strategia generale della NDB per il 2022-2026. Sosteniamo la NDB nell’espansione continua del finanziamento in valuta locale e nel rafforzamento dell’innovazione negli strumenti di investimento e finanziamento. Incoraggiamo la Banca a seguire principi guidati dai membri e guidati dalla domanda, l’impiego di meccanismi di finanziamento innovativi per mobilitare finanziamenti da fonti diversificate e, a questo proposito, riconosciamo l’iniziativa di creare una nuova piattaforma di investimento per sfruttare l’infrastruttura istituzionale esistente della NDB per aumentare il flusso di investimenti nei paesi dei BRICS e nei meccanismi del Sud del mondo. Sosteniamo il potenziamento della creazione di capacità e dello scambio di conoscenze, anche creando sinergie con fonti di conoscenza provenienti dai paesi in via di sviluppo, l’assistenza dei paesi membri nel raggiungimento degli SDG e l’ulteriore miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia per adempiere al suo mandato, mirando a essere un’istituzione di sviluppo multilaterale di prim’ordine per i paesi in via di sviluppo. Accettiamo di sviluppare congiuntamente la New Development Bank in un nuovo tipo di MDB nel 21° secolo. Esortiamo la Banca a svolgere il suo scopo e le sue funzioni in conformità con gli Articoli di accordo della New Development Bank in modo equo e non discriminatorio. Sosteniamo l’ulteriore espansione dell’adesione alla NDB e l’esame accelerato delle domande dei paesi BRICS in linea con la strategia generale della NDB e le relative politiche.

63. Accogliamo con favore l’attenzione del BRICS Interbank Cooperation Mechanism (ICM) sulla facilitazione e l’espansione di pratiche e approcci finanziari innovativi per progetti e programmi, inclusa la ricerca di meccanismi accettabili di finanziamento in valute locali. Accogliamo con favore un dialogo continuo tra l’ICM e la NDB.

64. Riconosciamo l’importante ruolo dei paesi BRICS che lavorano insieme per affrontare i rischi e le sfide dell’economia mondiale nel raggiungimento della ripresa globale e dello sviluppo sostenibile. Riaffermiamo il nostro impegno a migliorare il coordinamento delle politiche macroeconomiche, approfondire la cooperazione economica e lavorare per realizzare una ripresa economica forte, sostenibile, equilibrata e inclusiva. Sottolineiamo l’importanza di continuare ad attuare la Strategia per il partenariato economico BRICS 2025 in tutti i percorsi ministeriali e nei gruppi di lavoro pertinenti.

65. Ribadiamo il nostro impegno a migliorare la cooperazione finanziaria all’interno dei BRICS. Riconosciamo i vantaggi diffusi di strumenti di pagamento transfrontalieri più rapidi, economici, più efficienti, trasparenti, sicuri e inclusivi basati sul principio di minimizzazione delle barriere commerciali e di accesso non discriminatorio. Accogliamo con favore l’uso di valute locali nelle transazioni finanziarie tra i paesi BRICS e i loro partner commerciali. Incoraggiamo il rafforzamento delle reti di banche corrispondenti all’interno dei BRICS e l’abilitazione di regolamenti in valute locali in linea con la BRICS Cross-Border Payments Initiative (BCBPI), che è volontaria e non vincolante, e attendiamo con ansia ulteriori discussioni in quest’area, anche nella BRICS Payment Task Force.

66. Riconosciamo l’importanza di esplorare la fattibilità di collegare l’infrastruttura dei mercati finanziari dei paesi BRICS. Accettiamo di discutere e studiare la fattibilità dell’istituzione di un’infrastruttura di regolamento e deposito transfrontaliera indipendente, BRICS Clear, un’iniziativa per integrare l’infrastruttura del mercato finanziario esistente, nonché la capacità di riassicurazione indipendente dei BRICS, inclusa la BRICS (Re) Insurance Company, con partecipazione su base volontaria.

67. Incarichiamo i nostri Ministri delle Finanze e i Governatori delle Banche Centrali, ove opportuno, di continuare a considerare la questione delle valute locali, degli strumenti di pagamento e delle piattaforme e di riferirci entro la prossima Presidenza.

68. Riconosciamo che il BRICS Contingent Reserve Arrangement (CRA) è un importante meccanismo per prevenire pressioni a breve termine sulla bilancia dei pagamenti e rafforzare ulteriormente la stabilità finanziaria. Esprimiamo il nostro forte sostegno al miglioramento del meccanismo CRA tramite l’ideazione di valute idonee alternative e accogliamo con favore la finalizzazione degli emendamenti ai documenti CRA. Riconosciamo il completamento con successo del 7° CRA Test Run e della quinta edizione del BRICS Economic Bulletin dal titolo “BRICS Economies in a Higher-rate Environment”.

69. Riconosciamo i risultati delle prime esercitazioni transfrontaliere BRICS Rapid Information Security Channel (BRISC) che rafforzerebbero ulteriormente la resilienza informatica del settore finanziario dei paesi BRICS.

70. Sottolineiamo che catene di fornitura sicure, resilienti, stabili, efficaci e aperte sono fondamentali per lo sviluppo sostenibile. Riconoscendo il ruolo dei membri BRICS come maggiori produttori mondiali di risorse naturali, sottolineiamo l’importanza di rafforzare la cooperazione dei membri BRICS lungo l’intera catena del valore e concordiamo di intraprendere azioni congiunte allo scopo di opporsi a misure protezionistiche unilaterali che sono incoerenti con le attuali disposizioni WTO.

71. Preoccupati per il rapido processo di digitalizzazione di tutti gli aspetti della vita umana nel XXI secolo, sottolineiamo il ruolo chiave dei dati per lo sviluppo e la necessità di intensificare l’impegno all’interno dei BRICS per affrontare questo problema. Sottolineiamo che una governance giusta, inclusiva ed equa dei dati è fondamentale per consentire ai paesi in via di sviluppo di sfruttare i vantaggi dell’economia digitale e delle tecnologie emergenti, tra cui l’intelligenza artificiale. Chiediamo la progettazione di un quadro globale giusto ed equo per la governance dei dati, inclusi i flussi di dati transfrontalieri, per affrontare i principi di raccolta, archiviazione, utilizzo e trasferimento dei dati; garantire l’interoperabilità dei quadri di politica dei dati a tutti i livelli; e distribuire i benefici monetari e non monetari dei dati con i paesi in via di sviluppo.

72. Sottolineiamo che l’e-commerce è diventato un importante motore della crescita economica globale, promuovendo il commercio internazionale di beni e servizi, garantendo flussi di investimenti esteri e facilitando l’innovazione. Siamo decisi ad aumentare ulteriormente la fiducia nell’e-commerce e ad assicurare una protezione completa dei diritti delle parti dell’e-commerce, intensificando la cooperazione nei regni dell’utilizzo delle tecnologie digitali per la protezione dei diritti dei consumatori, esplorando strumenti di risoluzione delle controversie online e creando un ambiente favorevole alle aziende per entrare nei mercati globali, scambiando opinioni sulla questione del commercio di prodotti di piccolo valore attraverso l’e-commerce transfrontaliero.

73. Siamo d’accordo che la resilienza delle catene di fornitura e il commercio senza ostacoli in agricoltura insieme alla produzione nazionale sono fondamentali per garantire la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza, in particolare per gli agricoltori a basso reddito o poveri di risorse, nonché per i paesi in via di sviluppo importatori netti di cibo. Riconosciamo gli sforzi per sostenere i piccoli agricoltori come una parte importante del sistema agricolo nazionale. Accogliamo con favore la Conferenza sulla sicurezza alimentare e lo sviluppo agricolo sostenibile tenutasi il 27-28 giugno 2024 a Mosca e attendiamo con ansia l’imminente Summit sulla sicurezza alimentare globale che si terrà ad Abu Dhabi il 26-28 novembre 2024. Riaffermiamo la necessità di sviluppare un sistema di commercio agricolo equo e implementare un’agricoltura resiliente e sostenibile. Ci impegniamo a ridurre al minimo le interruzioni e a promuovere il commercio basato su regole in agricoltura e fertilizzanti al fine di garantire un flusso continuo di cibo e di input essenziali per la produzione agricola che dovrebbe essere esentato da misure economiche restrittive indebite, incoerenti con le regole del WTO, comprese quelle che riguardano produttori ed esportatori di prodotti agricoli nonché servizi alle imprese per quanto riguarda le spedizioni internazionali. A questo proposito, accogliamo con favore l’iniziativa della parte russa di istituire una piattaforma di commercio di cereali (materie prime) all’interno dei BRICS (la BRICS Grain Exchange) e di svilupparla successivamente, anche espandendola ad altri settori agricoli.

74. Riconosciamo l’efficacia delle Zone Economiche Speciali (SEZ) dei paesi BRICS come un meccanismo consolidato per la cooperazione commerciale e industriale e la facilitazione della produzione, inclusi quelli ma non limitati ai settori high-tech dell’economia, IT e servizi abilitati dall’IT, turismo, infrastrutture portuali e di trasporto, sviluppo e commercializzazione di tecnologie nonché per la produzione di nuovi tipi di prodotti a valore aggiunto. Riconosciamo inoltre che le Zone Economiche Speciali offrono immense opportunità per incoraggiare ulteriori investimenti in aree prioritarie di sviluppo economico. Accogliamo con favore l’istituzione di un forum per la cooperazione sulle SEZ dei paesi BRICS. Accettiamo di svolgere attività orientate alla pratica, inclusi scambi di best practice sull’implementazione di standard e metodologie per la gestione delle SEZ.

75. Riconosciamo che il settore delle PMI è una leva collaudata di crescita economica, che consente un aumento della produttività complessiva del lavoro, dei redditi delle famiglie e della qualità di beni e servizi. Intendiamo scambiare le best practice di supporto alle PMI, anche attraverso servizi e piattaforme digitali volti a semplificare le operazioni aziendali. Riconosciamo l’importanza di mantenere le catene del valore esistenti create con la partecipazione delle PMI, nonché di costruire nuovi legami di cooperazione per le PMI, in particolare quelle ad alta tecnologia e orientate all’innovazione, all’interno dei BRICS.

76. Riconosciamo che la Partnership for the New Industrial Revolution (PartNIR) funge da piattaforma guida per la cooperazione BRICS nel quadro della Nuova Rivoluzione Industriale per identificare interessi, sfide e opportunità nel panorama industriale in rapida evoluzione e nella creazione di capacità nel campo dell’industria, nonché per garantire la continuità della cooperazione industriale BRICS in un quadro strutturato per una collaborazione sostenuta. Apprezziamo gli sforzi del BRICS PartNIR Innovation Center (BPIC) nell’organizzazione di eventi tra cui BRICS Forum on PartNIR 2024, BRICS Industrial Innovation Contest 2024, BRICS Exhibition on New Industrial Revolution 2024 e i BPIC Training Programmes, e incoraggiamo tutti i paesi BRICS a partecipare attivamente agli eventi di cui sopra. Apprezziamo gli sforzi del BRICS Startup Forum nel realizzare progetti di start-up che svolgono un ruolo cruciale nel guidare l’innovazione e la crescita economica nell’era della Nuova Rivoluzione Industriale. Non vediamo l’ora di approfondire gli impegni con i paesi BRICS per partecipare a futuri eventi e attività del BRICS Startup Forum. Prendiamo atto dell’accordo per lanciare il BRICS Center for Industrial Competences in collaborazione con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO) per supportare congiuntamente lo sviluppo delle competenze di Industria 4.0 tra i paesi BRICS e per promuovere partnership e una maggiore produttività nella Nuova Rivoluzione Industriale. Appoggiamo la decisione del PartNIR Advisory Group di creare sette gruppi di lavoro, tra cui Industria chimica; Estrazione mineraria e metalli; Trasformazione digitale dell’industria; PMI; Produzione intelligente e robotica; Industria fotovoltaica; Dispositivi medici e farmaceutica.

77. Riconoscendo l’importanza di creare un’economia digitale abilitante, inclusiva e sicura e che la connettività digitale è un prerequisito essenziale per la trasformazione digitale e la crescita sociale ed economica, sottolineiamo la necessità di rafforzare la cooperazione tra i paesi BRICS. Riconosciamo inoltre che le tecnologie emergenti come il 5G, i sistemi satellitari, le reti terrestri e non terrestri hanno il potenziale per catalizzare lo sviluppo dell’economia digitale. Riconosciamo che un’infrastruttura pubblica digitale resiliente, sicura, inclusiva e interoperabile ha il potenziale per fornire servizi su larga scala e aumentare le opportunità sociali ed economiche per tutti. Incoraggiamo i membri BRICS a esplorare la possibilità di attività congiunte nel campo dell’infrastruttura digitale per garantire l’integrità, la stabilità del funzionamento e la sicurezza dei segmenti nazionali di Internet, rispettando al contempo i quadri legislativi nazionali riguardanti qualsiasi aspetto dell’uso di Internet, compresi quelli di sicurezza. Prendiamo atto della necessità di rafforzare ulteriormente il dialogo intra-BRICS per sbloccare l’enorme potenziale delle TIC e incoraggiare gli scambi di politiche e i dialoghi sull’intelligenza artificiale (IA), al fine di stabilire un quadro di governance globale efficace, basato su un ampio consenso, per dare impulso alle economie nazionali e per mitigare i rischi di uso dannoso, disinformazione, fuga di dati personali, pregiudizi e discriminazioni derivanti da tali tecnologie, e per sostenere un approccio incentrato sull’uomo, orientato allo sviluppo, inclusivo e sostenibile, con l’obiettivo di migliorare la vita delle persone e colmare i divari digitali, in particolare tra paesi sviluppati e in via di sviluppo.

78. Riconoscendo che il rapido cambiamento tecnologico, incluso il rapido progresso dell’intelligenza artificiale, ha il potenziale per portare nuove opportunità di sviluppo socioeconomico in tutto il mondo, incoraggiamo più discussioni internazionali, sosteniamo le Nazioni Unite affinché svolgano un ruolo importante nella governance globale dell’IA e accogliamo con favore la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite A/RES/78/311 intitolata Rafforzare la cooperazione internazionale sullo sviluppo delle capacità dell’intelligenza artificiale, che è stata adottata per consenso. Attendiamo con ansia la cooperazione BRICS per aiutare i paesi in via di sviluppo a rafforzare lo sviluppo delle capacità di IA. Incoraggiamo le consultazioni sul tema dell’IA, anche attraverso il gruppo di studio sull’IA del BRICS Institute of Future Networks (BIFN).

79. Ribadiamo il nostro supporto al lavoro del BIFN e incoraggiamo tutti i membri BRICS a nominare sezioni nazionali. Ricordando la decisione di creare quattro gruppi di studio sotto il consiglio del BIFN e prendendo atto della discussione sulla loro bozza di Termini di riferimento. Incoraggiamo i membri BRICS a partecipare attivamente a questo proposito, ove appropriato. Incoraggiamo i gruppi di studio a iniziare a lavorare e riconosciamo gli sforzi continui del Focus Group sulla piattaforma BRICS sui beni pubblici digitali creato sotto il BRICS Working Group sulle ICT.

80. Pur sottolineando il ruolo fondamentale dell’accesso all’energia nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e prendendo atto dei rischi delineati per la sicurezza energetica, sottolineiamo la necessità di una maggiore cooperazione tra i paesi BRICS come principali produttori e consumatori di prodotti e servizi energetici verso transizioni energetiche giuste, eque, sostenibili e inclusive. Riteniamo che la sicurezza energetica, l’accesso e le transizioni energetiche siano importanti e debbano essere bilanciate tenendo conto della piena ed efficace attuazione dell’UNFCCC e del suo accordo di Parigi. Riaffermiamo la nostra determinazione a promuovere un ambiente di commercio e investimento energetico internazionale libero, aperto, equo, non discriminatorio, trasparente, inclusivo e prevedibile e accettiamo di approfondire la cooperazione tecnologica. Sottolineiamo la necessità di catene di approvvigionamento globali resilienti e di una domanda energetica stabile e prevedibile al fine di fornire un accesso universale a fonti energetiche convenienti, affidabili, sostenibili e moderne, nonché di garantire la sicurezza energetica nazionale, globale e regionale. A questo proposito, condanniamo fermamente anche tutti gli attacchi terroristici contro infrastrutture energetiche transfrontaliere critiche e chiediamo un approccio aperto e imparziale per indagare su tali incidenti.

81. Ribadiamo la necessità di tenere conto delle circostanze nazionali, tra cui il clima e le condizioni naturali, la struttura dell’economia nazionale e i mix energetici, nonché le circostanze specifiche di quei paesi in via di sviluppo le cui economie dipendono fortemente dal reddito o dal consumo di combustibili fossili e prodotti ad alta intensità energetica correlati per realizzare giuste transizioni energetiche. Riteniamo che l’uso efficiente di tutte le fonti energetiche sia fondamentale per giuste transizioni energetiche verso sistemi energetici più flessibili, resilienti e sostenibili e, a questo proposito, sosteniamo il principio di neutralità tecnologica, ovvero utilizzando tutti i combustibili, le fonti energetiche e le tecnologie disponibili per ridurre le emissioni di gas serra che includono, ma non sono limitati a combustibili fossili con tecnologie di abbattimento e rimozione, biocarburanti, gas naturale e GPL, idrogeno e suoi derivati, tra cui ammoniaca, energia nucleare e rinnovabile, ecc.

82. Chiediamo l’assegnazione di finanziamenti adeguati, prevedibili e accessibili dai paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo per le giuste transizioni energetiche, in linea con i principi del CBDR-RC. Sottolineando che i nuovi modelli di sviluppo industriale associati alle transizioni energetiche richiederebbero enormi investimenti in infrastrutture esistenti e nuove.

83. Respingiamo misure protezionistiche unilaterali, punitive e discriminatorie, che non sono in linea con il diritto internazionale, con il pretesto di preoccupazioni ambientali, come i meccanismi unilaterali e discriminatori di adeguamento delle frontiere del carbonio (CBAM), i requisiti di due diligence, le tasse e altre misure e riconfermiamo il nostro pieno sostegno all’appello della COP28 relativo all’evitamento di misure commerciali unilaterali basate sul clima o sull’ambiente. Ci opponiamo inoltre alle misure protezionistiche unilaterali, che deliberatamente interrompono le catene di fornitura e produzione globali e distorcono la concorrenza.

84. Accogliamo con favore la cooperazione in corso nel quadro della BRICS Energy Research Cooperation Platform, inclusa la pubblicazione del BRICS Just Energy Transition Report, e prendiamo atto con apprezzamento del 6° BRICS Youth Energy Summit tenutosi il 27-28 settembre 2024 a Mosca.

85. Riconosciamo l’importante ruolo dei mercati del carbonio come uno dei motori dell’azione per il clima e incoraggiamo il rafforzamento della cooperazione e la condivisione di esperienze in questo campo. Ci opponiamo alle misure unilaterali introdotte con il pretesto di preoccupazioni climatiche e ambientali e ribadiamo il nostro impegno a migliorare il coordinamento su queste questioni. Accogliamo con favore l’adozione del MoU sulla BRICS Carbon Markets Partnership come piattaforma dedicata alla condivisione di conoscenze, esperienze e casi di studio sullo sviluppo dei mercati del carbonio e alla discussione della potenziale cooperazione intra-BRICS sui mercati del carbonio per scambiare opinioni sulla potenziale cooperazione ai sensi dell’articolo 6 dell’accordo di Parigi tra i paesi BRICS.

86. Accogliamo con favore l’istituzione del Gruppo di contatto sui cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile da parte dei ministri dell’ambiente BRICS il 28 giugno 2024 a Nizhny Novgorod e l’adozione del Quadro sui cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile all’High-level Dialogue on Climate Change (30 agosto 2024, Mosca). Non vediamo l’ora di istituire la BRICS Climate Research Platform (BCRP) per migliorare lo scambio scientifico ed esperto di opinioni, conoscenze e buone pratiche del raggruppamento.

87. Sottolineiamo la necessità critica di progetti attivi di adattamento climatico, che vadano oltre la ricerca e le previsioni per l’implementazione di soluzioni pratiche, promuovendo l’energia rinnovabile, la finanza sostenibile, le tecnologie a basse emissioni e gli investimenti nello sviluppo sostenibile, evidenziando al contempo l’importanza dell’azione collettiva e della cooperazione internazionale per affrontare gli impatti negativi del cambiamento climatico e garantire iniziative climatiche inclusive ed eque.

88. Avendo depositi significativi di un’ampia gamma di risorse minerarie, comprese quelle critiche, elogiamo i risultati del primo incontro dei responsabili dei servizi geologici dei paesi BRICS e riconosciamo lo sforzo congiunto per lanciare le piattaforme geologiche BRICS, il primo passo della collaborazione pratica nel campo della geologia e dello sviluppo razionale delle risorse minerarie.

89. Riconoscendo che i problemi ambientali rappresentano una minaccia crescente, causando danni enormi all’economia e influenzando la qualità della vita dei nostri cittadini, accogliamo con favore gli sforzi per sviluppare ulteriormente la BRICS Clean Rivers Initiative nel quadro della piattaforma BRICS Environmentally Sound Technology (BEST). Incoraggiamo un coinvolgimento più attivo dei giovani nelle attività ambientali, ritenendo che sia fondamentale aumentare la cultura e la conoscenza ambientale tra la popolazione, principalmente i giovani.

90. Essendo pienamente consapevoli dell’importanza critica degli oceani per lo sviluppo sostenibile e la stabilità climatica, riconosciamo che una pianificazione e una gestione appropriate, nonché finanziamenti adeguati, sviluppo delle capacità e trasferimento e sviluppo della tecnologia marina sono essenziali per garantire la protezione dell’ambiente marino e la conservazione e l’uso sostenibile delle risorse marine e della biodiversità.

91. Sosteniamo il Kimberley Process come unico schema di certificazione intergovernativo globale, che regola il commercio di diamanti grezzi, sottolineando il nostro impegno a impedire che i diamanti insanguinati entrino nei mercati e riconosciamo il lancio della piattaforma di cooperazione informale BRICS con la partecipazione delle nazioni minerarie africane di diamanti per garantire il libero commercio di diamanti grezzi e lo sviluppo sostenibile dell’industria globale dei diamanti. Accogliamo con favore gli sforzi degli Emirati Arabi Uniti in qualità di presidente del Kimberley Process per il 2024. Sosteniamo gli sforzi per aumentare il fatturato dei metalli preziosi all’interno dei BRICS sulla base di standard di qualità comuni.

92. Riconoscendo che infrastrutture di trasporto sviluppate, rotte di trasporto internazionali sicure, protette e convenienti, tecnologie e normative innovative faciliterebbero i flussi commerciali e la circolazione transfrontaliera delle persone, riconosciamo l’importanza di integrare varie modalità di trasporto per un sistema di trasporto efficiente e sostenibile nei paesi BRICS. Accogliamo con favore i risultati del primo incontro dei ministri dei trasporti dei BRICS a San Pietroburgo il 6 giugno 2024 e non vediamo l’ora di promuovere ulteriormente il dialogo sui trasporti per soddisfare la domanda di tutte le parti interessate e migliorare il potenziale di trasporto dei paesi BRICS, rispettando al contempo la sovranità e l’integrità territoriale di tutti gli stati membri durante lo svolgimento della cooperazione sui trasporti. Non vediamo l’ora di esplorare ulteriormente le opportunità per stabilire una piattaforma logistica per coordinare e migliorare le condizioni di trasporto per la logistica multimodale tra i paesi BRICS.

93. Ribadiamo il nostro sostegno al ruolo di coordinamento centrale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’attuazione degli sforzi internazionali multilaterali per proteggere la salute pubblica da malattie infettive ed epidemie e ci impegniamo a riformare e rafforzare il sistema internazionale di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie. Riconosciamo il ruolo fondamentale dell’assistenza sanitaria primaria come fondamento chiave per l’assistenza sanitaria universale e la resilienza del sistema sanitario, nonché sulla prevenzione e risposta alle emergenze sanitarie. Accogliamo con favore la promozione di legami più stretti tra le istituzioni sanitarie BRICS responsabili della salute e del benessere sanitari ed epidemiologici, della prevenzione, preparazione e risposta alle malattie trasmissibili soggette a epidemie e all’impatto sulla salute a seguito di catastrofi e incoraggiamo ulteriori opportunità di esplorazione per la condivisione delle conoscenze, lo scambio di competenze e l’avvio di progetti congiunti nel settore sanitario.

94. Riconosciamo che la cooperazione BRICS per contrastare la tubercolosi (TB) e la resistenza antimicrobica (AMR), nonché il rafforzamento delle capacità di prevenzione delle malattie trasmissibili e di altri problemi di salute come le malattie non trasmissibili, la ricerca e lo sviluppo, la condivisione di esperienze, anche sui sistemi di medicina tradizionale, la salute digitale, la medicina nucleare e la scienza radiofarmaceutica, con particolare attenzione al rafforzamento della filiera di fornitura radiofarmaceutica e al potenziamento della produzione di isotopi, oltre a promuovere lo sviluppo di soluzioni digitali avanzate, contribuisce notevolmente agli sforzi internazionali pertinenti.

95. Sosteniamo le iniziative del BRICS R&D Vaccine Center, l’ulteriore sviluppo del BRICS Integrated Early Warning System per prevenire i rischi di malattie infettive di massa e le operazioni del BRICS TB Research Network. Accogliamo con favore i risultati del 79° incontro di alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) sull’AMR, che si impegna a raggiungere un insieme chiaro di obiettivi e azioni, tra cui la riduzione del 10% entro il 2030 dei circa 4,95 milioni di decessi umani associati alla resistenza antimicrobica batterica (AMR) all’anno entro il 2030. Esprimiamo preoccupazione per la crescente minaccia dell’AMR per tutti i settori dell’economia, in particolare l’assistenza sanitaria, e prendiamo atto della tempestività della prima conferenza BRICS sull’AMR a maggio 2024.

96. Ricordando il notevole potenziale dei paesi BRICS nel campo della medicina nucleare, accogliamo con favore la decisione di istituire un gruppo di lavoro BRICS sulla medicina nucleare. Prendiamo atto del successo dello svolgimento del primo forum sulla medicina nucleare BRICS il 20-21 giugno 2024 a San Pietroburgo e della pubblicazione della BRICS Review of Best Practices in Nuclear Medicine.

97. Accogliamo con favore la pubblicazione della prima edizione del BRICS Health Journal e prendiamo atto della creazione della BRICS Medical Association. Sosteniamo il lancio del BRICS Public Health Institutes Network, una piattaforma progettata per lo scambio di esperienze e best practice nel rafforzamento e nella protezione della salute pubblica.

98. Attendiamo con ansia una cooperazione BRICS rafforzata, anche attraverso meccanismi consolidati nelle applicazioni satellitari di telerilevamento per lo sviluppo economico e sociale dei paesi BRICS, anche a sostegno della lotta al cambiamento climatico, della riduzione del rischio di catastrofi e dei sistemi di allerta precoce. Incoraggiamo il rafforzamento del dialogo interagenzia per esplorare ulteriormente le possibilità di cooperazione nell’esplorazione e nell’uso pacifici dello spazio e, a questo proposito, accogliamo con favore la dichiarazione dei responsabili delle agenzie spaziali BRICS.

99. Riconoscendo che i paesi BRICS hanno un enorme potenziale turistico, accogliamo con favore i risultati del primo BRICS Tourism Forum, tenutosi a Mosca il 20-21 giugno 2024. Ci impegniamo a rafforzare ulteriormente la connettività tra le persone, migliorando la cooperazione multi-stakeholder e sviluppando progetti congiunti nella sfera turistica. Apprezziamo l’adozione della Roadmap for BRICS Tourism Cooperation volta a facilitare gli scambi turistici, lo sviluppo delle competenze, la promozione del turismo sostenibile e la digitalizzazione dei servizi turistici.

100. Riaffermiamo il nostro impegno a promuovere e sviluppare ulteriormente la cooperazione nel campo del diritto e della politica della concorrenza tra i paesi BRICS al fine di contribuire allo sviluppo sostenibile dei mercati, combattere efficacemente le pratiche transfrontaliere anticoncorrenziali e promuovere un ambiente di mercato sano. Riconosciamo il ruolo delle attività del BRICS International Competition Law and Policy Center nella creazione e condivisione di conoscenze tra le autorità di concorrenza BRICS e l’importanza di garantire le condizioni più favorevoli per lo sviluppo del diritto della concorrenza delle economie BRICS e lavorare per l’eliminazione delle barriere monopolistiche nei mercati socialmente importanti. Accogliamo con favore lo svolgimento della IX BRICS International Competition Conference nel 2025 in Sud Africa.

101. Accogliamo con favore la continua evoluzione della cooperazione tra i paesi BRICS, tra cui, ma non solo, un’ulteriore discussione sull’Accordo di mutua assistenza amministrativa, la firma del Piano d’azione congiunto per gli operatori economici autorizzati BRICS tra le amministrazioni doganali BRICS verso il reciproco riconoscimento dei rispettivi programmi di operatori economici autorizzati. Tale cooperazione consente l’inclusione di nuovi paesi e la loro introduzione nel processo stabilito, il rafforzamento delle capacità, la cooperazione delle forze dell’ordine e il rafforzamento della cooperazione tra i centri di formazione doganale BRICS per implementare attività di formazione doganale congiunte e l’istituzione di centri di eccellenza BRICS e delle relative piattaforme online.

102. Riconoscendo l’importanza di migliorare ulteriormente e istituzionalizzare la cooperazione fiscale dei BRICS, accogliamo con favore l’adozione del BRICS Heads of Tax Authorities Governance Framework come un passo importante verso una cooperazione fiscale sistematica e coerente tra i paesi BRICS.

103. Accogliamo con favore la risoluzione 78/230 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla promozione di una cooperazione fiscale internazionale inclusiva ed efficace presso le Nazioni Unite. Esprimiamo il nostro apprezzamento per l’impegno e la dedizione nello sviluppo dei Termini di riferimento per una Convenzione quadro delle Nazioni Unite sulla cooperazione fiscale internazionale (UNFCITC) da parte del Comitato ad hoc delle Nazioni Unite. Riconosciamo l’importanza critica di sviluppare l’UNFCITC con i suoi primi Protocolli per rafforzare la cooperazione fiscale internazionale e renderla pienamente inclusiva e più efficace. Ci aspettiamo che l’attuazione dell’UNFCITC promuoverà un sistema fiscale internazionale inclusivo, equo, trasparente, efficiente, equo ed efficace per lo sviluppo sostenibile, al fine di migliorare la legittimità, la certezza, la resilienza e l’equità delle norme fiscali internazionali, affrontando al contempo le sfide per rafforzare la mobilitazione delle risorse nazionali. Sosteniamo iniziative volte a migliorare la cooperazione fiscale e a costruire un sistema fiscale internazionale più progressivo, stabile ed efficace, promuovendo la trasparenza fiscale e facilitando le discussioni sulla tassazione effettiva degli individui con un elevato patrimonio netto.

104. Riconosciamo il ruolo degli strumenti di standardizzazione nella facilitazione del commercio e concordiamo di rafforzare la cooperazione reciprocamente vantaggiosa nell’ambito della standardizzazione.

105. Riconoscendo l’importanza di dati, statistiche e informazioni per un processo decisionale efficace, esprimiamo il nostro sostegno al miglioramento della cooperazione statistica all’interno dei BRICS, inclusa la pubblicazione annuale della BRICS Joint Statistical Publication e del BRICS Joint Statistical Publication Snapshot, nonché lo scambio di best practice nelle aree delle statistiche ufficiali nei paesi membri dei BRICS.

106. Accogliamo con favore la cooperazione degli uffici per la proprietà intellettuale (IP) dei BRICS e lo scambio di best practice ed esperienze nel campo della PI, in particolare su questioni tecnologiche avanzate, volte a supportare i titolari dei diritti, comprese le PMI e i talenti, nella protezione, commercializzazione e utilizzo della PI.

107. Ribadiamo la necessità di rafforzare ulteriormente la cooperazione BRICS nel campo della gestione dei disastri. Sottolineiamo l’importanza di migliorare i sistemi e le capacità nazionali di riduzione del rischio di catastrofi in modo da ridurre i danni correlati ai disastri e proteggere le infrastrutture, le vite umane e i mezzi di sussistenza. A questo proposito, incoraggiamo il rafforzamento della capacità di riduzione del rischio di catastrofi completa dei paesi BRICS per resistere efficacemente ai disastri naturali, tra cui inondazioni, siccità, terremoti, incendi boschivi, ecc. Sosteniamo il dialogo rafforzato sullo sviluppo di sistemi per il monitoraggio dei pericoli naturali, la previsione dei disastri naturali e delle loro possibili conseguenze, incluso l’uso dell’osservazione satellitare della Terra, promuovendo lo sviluppo di sistemi di informazione e di allerta precoce per i disastri naturali.

108. Riaffermiamo il nostro impegno a rafforzare la cooperazione BRICS nello sviluppo del mercato del lavoro e a promuovere un’occupazione di alta qualità e piena attraverso uno sviluppo economico e sociale sostenibile, un ambiente di mercato del lavoro inclusivo e incentrato sull’uomo. Ci impegniamo a continuare gli sforzi per sviluppare strategie complete per l’apprendimento permanente, l’orientamento professionale, l’istruzione professionale continua e la formazione professionale per garantire che i lavoratori siano dotati delle competenze necessarie per il futuro del lavoro e un mercato del lavoro resiliente ed equo. Sottolineiamo l’importanza di regolamentare l’occupazione tramite piattaforma per garantire un lavoro dignitoso, una retribuzione equa e una protezione sociale per tutti. Ci impegniamo a migliorare la sicurezza e l’ambiente di lavoro sano e a modernizzare i sistemi di sostegno sociale e ad adottare tutte le misure pertinenti per ridurre gli infortuni e le malattie professionali per soddisfare le diverse esigenze delle nostre popolazioni.

109. Sottolineiamo l’importante ruolo che la revisione contabile del settore pubblico svolge nel garantire efficienza, responsabilità, efficacia e trasparenza della pubblica amministrazione nei paesi BRICS e nel mantenere la loro stabilità finanziaria ed economica. Accogliamo con favore una maggiore interazione e condivisione delle migliori pratiche tra le istituzioni di revisione suprema dei paesi BRICS. Prestiamo inoltre particolare attenzione alla necessità di migliorare le attività delle istituzioni di revisione contabile esterne del settore pubblico che operano a livello regionale e locale nei paesi BRICS, in conformità con i mandati e le procedure delle istituzioni di revisione suprema, ove appropriato.

110. Riconosciamo la necessità di approfondire la cooperazione nel campo della giustizia all’interno del quadro BRICS e riconosciamo il primo incontro dei Ministri della Giustizia BRICS. Riconosciamo l’importanza di attrarre investimenti e sviluppare le economie dei paesi BRICS e sviluppare un quadro solido per affrontare le lamentele degli investitori con ulteriori consultazioni e deliberazioni tra i paesi BRICS. Prendiamo nota dell’iniziativa russa di istituire il BRICS International Investment Arbitration Centre.

111. Riconosciamo l’enorme potenziale dei paesi BRICS nell’ambito della scienza, tecnologia e innovazione (STI) e il protocollo proposto al Memorandum d’intesa sulla cooperazione in STI. Elogiamo il lavoro del comitato direttivo BRICS STI come uno dei meccanismi cruciali per gestire e garantire il successo delle attività BRICS STI. Accogliamo con favore l’istituzione del gruppo di lavoro BRICS incentrato sulla ricerca in scienze sociali e umanistiche e l’adattamento dei termini di riferimento (ToR) del programma quadro BRICS STI per gestire in modo appropriato l’ulteriore gestione dei bandi congiunti per proposte a supporto del lavoro di ricerca, incluso il lancio anticipato dei progetti faro BRICS STI. Riconoscendo l’importante ruolo dei sistemi e dei database scientometrici nel mondo scientifico moderno e considerando il potenziale di ricerca dei paesi BRICS, incoraggiamo iniziative volte a esplorare sistemi e database scientometrici nei paesi BRICS.

112. Sottolineiamo inoltre l’importanza della scienza, della tecnologia e dell’innovazione come catalizzatori critici per lo sviluppo economico e il miglioramento della qualità della vita delle persone nelle nazioni BRICS. Notiamo inoltre i progressi compiuti nel promuovere programmi di ricerca, sviluppo e innovazione in settori trasversali critici, tra cui i settori biomedici, le energie rinnovabili, le scienze spaziali e astronomiche, le scienze oceaniche e polari, attraverso progetti congiunti di ricerca e innovazione e la promozione di scambi istituzionali congiunti. Elogiamo il settore STI per aver istituito il Programma quadro STI per un possibile finanziamento di ricerca e innovazione collaborativa congiunta in aree scientifiche prioritarie. Incoraggiamo i paesi membri BRICS a esplorare la possibilità di stanziare finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo, in particolare per supportare iniziative di innovazione per startup e PMI, allineandosi alle loro priorità e strategie nazionali. Incoraggiamo l’istituzione di centri di incubazione e startup per promuovere innovazione e tecnologia all’interno del Programma quadro STI BRICS.

113. Notiamo con apprezzamento le misure adottate dai paesi BRICS per stabilire quadri per la creazione di capacità nello sviluppo di politiche STI; piattaforme per studi di previsione tecnologica; e supporto delle capacità di giovani scienziati e innovatori. Incoraggiamo tutti i paesi membri BRICS a esplorare modi per migliorare gli investimenti nelle infrastrutture di ricerca per promuovere capacità scientifiche e competitività.

114. Accogliamo con favore l’ampliamento della BRICS Network University e l’espansione delle sue aree di ricerca, tra cui matematica, scienze naturali, scienze sociali e umanitarie, agricoltura sostenibile e sicurezza alimentare, scienze della salute. Accettiamo di esplorare opportunità di cooperazione tra gli stati membri BRICS per promuovere lo sviluppo del quadro per il riconoscimento reciproco delle qualifiche. Sosteniamo il dialogo continuo sui sistemi di valutazione della qualità per le università BRICS, in linea con i loro sistemi educativi nazionali.

115. Riaffermiamo il nostro impegno a migliorare la cooperazione in materia di istruzione e formazione tecnica e professionale (TVET) dei BRICS e apprezziamo il ruolo fondamentale della BRICS TVET Cooperation Alliance come piattaforma multilaterale per il dialogo, la condivisione di esperienze e la collaborazione progettuale. Attendiamo con ansia ulteriori discussioni sulla valutazione qualitativa e quantitativa dei sistemi di istruzione e formazione tecnica e professionale attraverso progetti di ricerca congiunti. Sosteniamo l’istituzione del BRICS Digital Education Cooperation Mechanism come risultato del processo consultivo concordato dai ministri dell’istruzione BRICS nella dichiarazione di Skukuza del 2023 e nella dichiarazione di Kazan del 2024.

116. Apprezziamo l’iniziativa di stabilire il 18 agosto il BRICS Geographer’s Day come festa professionale annuale volta a promuovere la ricerca congiunta nelle scienze geografiche e geospaziali all’interno dei BRICS per migliorare le capacità nell’affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile.

117. Accogliamo con favore l’organizzazione del Global Education Meeting il 1° novembre 2024 a Fortaleza, in Brasile, dedicato all’SDG 4 e guidato dall’UNESCO, che per la prima volta si terrà in un paese del Sud del mondo.

118. Riconoscendo che lo sviluppo di prodotti ad alta tecnologia basati sulla capacità tecnologica nazionale è un fattore che predetermina la competitività delle economie nazionali contribuendo a una crescita economica sostenibile e inclusiva, incoraggiamo la cooperazione tecnologica tra i paesi BRICS. Riconosciamo l’iniziativa della Presidenza sulla BRICS New Technological Platform sotto l’egida del BRICS Business Council, volta a promuovere la cooperazione tecnologica e di innovazione tra i paesi BRICS. Prendiamo atto dei risultati del BRICS Solutions Award 2024 che ha distinto le migliori pratiche tecnologiche in aree prioritarie di sviluppo innovativo nei paesi BRICS.

Rafforzare gli scambi tra le persone per lo sviluppo sociale ed economico

119. Riaffermiamo l’importanza degli scambi tra le persone dei BRICS nel migliorare la comprensione reciproca, l’amicizia e la cooperazione. Apprezziamo gli eventi, tenuti sotto la presidenza russa nel 2024, compresi i settori dei media, della cultura, dell’istruzione, dello sport, delle arti, dei giovani, della società civile, della diplomazia pubblica e degli scambi accademici e riconosciamo che gli scambi tra le persone svolgono un ruolo essenziale nell’arricchire le nostre società e nello sviluppo delle nostre economie. A questo proposito, chiediamo maggiori sforzi per rispettare la diversità delle culture, dare grande valore all’eredità, all’innovazione e alla creatività, sostenere congiuntamente solidi scambi e cooperazione internazionali tra le persone e riconoscere l’adozione della risoluzione A/RES/78/286 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite intitolata “Giornata internazionale per il dialogo tra le civiltà”.

120. Sottolineiamo il nostro impegno a migliorare la cooperazione internazionale in materia di istruzione, scienza, cultura, comunicazione e informazione in vista della complessità delle sfide e delle trasformazioni contemporanee e, a questo proposito, notiamo la rilevanza dei principi stabiliti nella Costituzione dell’UNESCO e il suo mandato di promuovere la cooperazione e la pace attraverso la collaborazione internazionale che dovrebbe essere basata sull’uguaglianza, il dialogo, le attività programmatiche obbligatorie e lo spirito di consenso. Ricordiamo il Quadro UNESCO per l’educazione alla cultura e alle arti che è stato adottato all’unanimità ad Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti, nel febbraio 2024.

121. Sottolineiamo il ruolo vitale della cultura nello sviluppo sostenibile in quanto apporta notevoli benefici alla crescita economica, alla coesione sociale e al benessere generale. In questo contesto, riaffermiamo l’importanza di rafforzare la cooperazione BRICS nei campi della cultura e della conservazione del patrimonio culturale. Diamo il benvenuto al BRICS Culture Festival che mette in risalto la diversità e la ricchezza delle culture BRICS e funge da catalizzatore per promuovere una maggiore comprensione reciproca tra le nostre nazioni. Diamo anche il benvenuto al BRICS Film Festival e ai concerti musicali. Incoraggiamo la partecipazione alle BRICS Alliances, tra cui l’Alliance of Museums, l’Alliance of Museums and Art Galleries, l’Alliance of Libraries e l’Alliance of Theatres for Children and Young People. Diamo il benvenuto all’istituzione della BRICS Alliance of Folk Dance e incoraggiamo l’istituzione di una BRICS Film Schools Alliance.

122. Consideriamo queste alleanze ideali per supportare lo scambio culturale, la condivisione delle conoscenze e la conservazione del nostro patrimonio comune. Attraverso queste iniziative, miriamo ad approfondire i legami culturali, migliorare l’apprezzamento reciproco e contribuire a un mondo più interconnesso. Sottolineiamo l’importanza della cooperazione BRICS nei campi della conservazione del patrimonio culturale e della cultura. Ricordando la Conferenza mondiale dell’UNESCO sulle politiche culturali e lo sviluppo sostenibile e la Dichiarazione dei leader del G20 di Nuova Delhi del 2023, riconosciamo il potere della cultura come catalizzatore per lo sviluppo sostenibile, tra cui creatività, innovazione e crescita economica inclusiva, coesione sociale e protezione ambientale.

123. Sottolineiamo che tutti i paesi BRICS hanno una ricca cultura sportiva tradizionale e concordiamo di sostenerci a vicenda nella promozione degli sport tradizionali e indigeni tra i paesi BRICS e in tutto il mondo. Ci opponiamo fermamente a qualsiasi forma di discriminazione basata su età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico o altro degli atleti. Riconosciamo l’importanza di eventi sportivi congiunti BRICS, incontri, conferenze, seminari nel campo della scienza dello sport e della medicina sportiva.

124. Attribuiamo grande importanza al ruolo dei BRICS nello sviluppo di legami sportivi tra i paesi BRICS, inclusi sport di massa, giovanili, scolastici e studenteschi, sport ad alta priorità, parasport, sport nazionali e tradizionali. A questo proposito, apprezziamo molto la presidenza russa per aver ospitato i BRICS Games a Kazan a giugno, che hanno riunito partecipanti in 27 discipline sportive.

125. Ribadiamo la necessità di sviluppare ulteriormente gli scambi tra giovani, anche in settori quali istruzione, formazione, sviluppo delle competenze, scienza, tecnologia, innovazione, imprenditorialità, stile di vita sano e sport, nonché servizio alla comunità e volontariato. Valutiamo positivamente i risultati del BRICS Youth Summit, tenutosi a Ulyanovsk a luglio 2024, e ne riconosciamo il valore come piattaforma per una discussione aperta e un’interazione costruttiva tra i giovani dei paesi BRICS. Intendiamo promuovere ulteriormente il BRICS Youth Council che funge da meccanismo per lo sviluppo e il consolidamento dell’agenda per i giovani all’interno dell’alleanza. Accettiamo di esplorare la possibilità di organizzare missioni educative nei paesi BRICS per sensibilizzare i giovani sui valori e i principi dei BRICS.

126. Ci impegniamo a promuovere ulteriormente l’interazione interparlamentare tra gli stati membri BRICS attraverso uno scambio regolare di opinioni, esperienze e buone pratiche in linea con il Memorandum sul BRICS Parliamentary Forum firmato il 28 settembre 2023 a Johannesburg e il suo Protocollo firmato il 12 luglio 2024. A questo proposito, accogliamo con favore il successo dello svolgimento del X BRICS Parliamentary Forum a San Pietroburgo l’11 e il 12 luglio 2024.

127. Riconosciamo che il dialogo tra i partiti politici dei paesi BRICS svolge un ruolo costruttivo nel creare consenso e migliorare la cooperazione. Prendiamo atto del successo dell’organizzazione del BRICS Political Parties Dialogue a Vladivostok nel giugno 2024 e diamo il benvenuto ad altri paesi BRICS per continuare la tradizione di organizzare questo evento in futuro.

128. Elogiamo i progressi compiuti dai paesi BRICS nella promozione di alloggi a prezzi accessibili e sviluppo urbano e resilienza e apprezziamo il contributo di meccanismi tra cui il BRICS Urbanization Forum, il BRICS Friendship Cities and Local Governments Cooperation Forum e il BRICS Municipal Forum per facilitare la creazione di più relazioni di amicizia tra città tra i paesi BRICS e promuovere l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

129. Elogiamo il successo dell’organizzazione del BRICS Business Forum. Accogliamo con favore l’auto-riflessione del BRICS Business Council con un focus sulle pietre miliari raggiunte e sulle aree di miglioramento. Sosteniamo le attività del BRICS Business Council in diversi ambiti, tra cui agricoltura, finanza e investimenti, infrastrutture, trasporti e logistica, economia digitale, produzione energetica e sviluppo sostenibile.

130. Riconosciamo il ruolo cruciale delle donne nello sviluppo politico, sociale ed economico. Sottolineiamo l’importanza dell’emancipazione femminile e della loro piena partecipazione sulla base dell’uguaglianza in tutte le sfere della società, inclusa la loro partecipazione attiva nei processi decisionali, anche in posizioni di alto livello, che sono fondamentali per il raggiungimento dell’uguaglianza, dello sviluppo e della pace. Riconosciamo che l’imprenditorialità inclusiva e l’accesso ai finanziamenti per le donne faciliterebbero la loro partecipazione a iniziative imprenditoriali, innovazione ed economia digitale. A questo proposito, accogliamo con favore i risultati della riunione ministeriale sugli affari delle donne e del BRICS Women’s Forum tenutosi a settembre a San Pietroburgo sul tema “Donne; Governance e leadership” e riconosciamo il prezioso contributo di questi incontri annuali allo sviluppo e al consolidamento dell’emancipazione femminile in tutti e tre i pilastri della cooperazione BRICS.

131. Apprezziamo gli sforzi della BRICS Women’s Business Alliance per promuovere l’imprenditoria femminile, tra cui il lancio della Common BRICS Women’s Business Alliance Digital Platform, la tenuta del primo BRICS Women’s Entrepreneurship Forum a Mosca il 3-4 giugno 2024 e il primo BRICS Women’s Startups Contest. Sosteniamo l’ulteriore rafforzamento della cooperazione tra la BRICS Women’s Business Alliance e le imprenditrici del Sud del mondo, tra cui l’istituzione di uffici regionali, ove opportuno.

132. Incoraggiamo il rafforzamento dei legami tra le comunità di esperti e la società civile dei paesi BRICS. A questo proposito, accogliamo con favore il successo dello svolgimento del BRICS Academic Forum e del BRICS Civil Forum, le attività del BRICS Think Tank Council che rafforzano la cooperazione nella ricerca e nello sviluppo delle capacità tra le comunità accademiche dei paesi BRICS e il lancio del BRICS Think Tank Network for Finance che supporterà le discussioni del BRICS Financial Track. Appoggiamo l’istituzione del Civil BRICS Council.

133. Elogiamo la presidenza BRICS della Russia nel 2024 ed esprimiamo la nostra gratitudine al governo e al popolo della Federazione Russa per aver tenuto il XVI BRICS Summit nella città di Kazan.

134. Estendiamo pieno supporto al Brasile per la sua presidenza BRICS nel 2025 e per lo svolgimento del XVII BRICS Summit in Brasile.

Kazan
23 ottobre 2024

Discorso di Xi Jinping al 16° incontro dei leader dei BRICS (testo integrale)

2024-10-23 18:57:26Visualizzazioni: 1,269 milioni

Fonte: Agenzia di stampa Xinhua

KAZAN, Russia, 23 ottobre (Xinhua) —

 Salendo verso la cima, bucando le nuvole e la nebbia.

Promuovere lo sviluppo di qualità della cooperazione BRICS

– Discorso al sedicesimo incontro dei leader dei BRICS

(Kazan, 23 ottobre 2024)

Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese

Onorevole Presidente Putin,

Colleghi:

Congratulazioni per il successo della convocazione del Vertice, e grazie al Presidente Putin e alla Russia ospitante per la premurosa organizzazione e la calorosa ospitalità..

Vorrei cogliere questa opportunità per dare ancora una volta il benvenuto ai nuovi membri della famiglia BRICS.L’espansione è un’importante pietra miliare nella storia dei BRICS e un evento epocale nell’evoluzione del panorama internazionale.In occasione di questo vertice, abbiamo deciso di invitare una serie di Paesi a diventare Paesi partner dei BRICS.Questo è un altro importante sviluppo nel processo di sviluppo dei BRICS.Come dicono spesso i cinesi, “quando un gentiluomo si occupa di una questione, è vantaggioso per lui essere in armonia con la rettitudine”.I Paesi BRICS si sono riuniti sulla base del loro comune obiettivo e in linea con la tendenza generale della pace e dello sviluppo mondiale.Dovremmo fare buon uso di questo vertice per mantenere lo slancio dello sviluppo dei BRICS, pianificare le questioni generali, direzionali e strategiche, lavorare insieme, andare avanti con coraggio e determinazione e promuovere la partenza collettiva dei Paesi BRICS..

Attualmente il mondo è entrato in un nuovo periodo di turbolenze e cambiamenti e si trova di fronte a una scelta critica.Dobbiamo lasciare che il mondo sia in tumulto o dobbiamo spingerlo a tornare sulla giusta via dello sviluppo pacifico?Penso al libro dello scrittore russo Chernyshevsky “Che fare?La forte volontà e la passione per la lotta del protagonista del libro sono proprio la forza spirituale di cui abbiamo bisogno in questo momento.Quanto più grande è la tempesta dei tempi, tanto più dobbiamo resistere alla marea, con la volontà di perseverare, il coraggio di essere i primi, la consapevolezza del cambiamento e dell’adattabilità, per fare dei BRICS un canale importante per promuovere la solidarietà e la cooperazione nel “Sud globale”, e una forza pionieristica per promuovere cambiamenti nella governance globale.

Costruiremo un BRICS per la pace e saremo i guardiani della sicurezza comune.L’umanità è una comunità di sicurezza indivisibile.Solo praticando un concetto di sicurezza comune, globale, cooperativo e sostenibile possiamo percorrere il cammino della sicurezza universale.La crisi in Ucraina continua a trascinarsi.Cina e Brasile, insieme ai Paesi del Sud globale, hanno lanciato un gruppo di “amici della pace” sulla crisi ucraina, con l’obiettivo di riunire più voci impegnate per la pace.Dobbiamo aderire ai tre principi di “nessuna fuoriuscita dal teatro di guerra, nessuna escalation di combattimenti e nessuna escalation di fuoco da tutte le parti”, in modo da promuovere una de-escalation della situazione il prima possibile.La situazione umanitaria a Gaza ha continuato a deteriorarsi, i combattimenti in Libano sono ripresi e il conflitto tra le parti interessate si è ulteriormente inasprito.Dobbiamo spingere per un cessate il fuoco il prima possibile, fermare le uccisioni e lavorare instancabilmente per una soluzione globale, giusta e duratura alla questione della Palestina..

Costruiremo un “BRICS dell’innovazione” e saremo i precursori di uno sviluppo di alta qualità.La nuova rivoluzione scientifica e tecnologica e le trasformazioni industriali si stanno sviluppando rapidamente.Dobbiamo stare al passo con i tempi e promuovere una nuova produttività di qualità.La Cina ha recentemente istituito il Centro Cina-BRICS per lo sviluppo e la cooperazione sull’intelligenza artificiale ed è disposta ad approfondire la cooperazione innovativa con tutte le parti per liberare l’energia dell’intelligenza artificiale.La Cina istituirà anche un centro di ricerca internazionale BRICS sulle risorse di acque profonde, un centro BRICS per la cooperazione sulle zone economiche speciali in Cina, un centro BRICS per la capacità industriale in Cina e una rete BRICS per la cooperazione sull’industria digitale e l’ecologia.Tutte le parti sono invitate a partecipare attivamente alla promozione della qualità e del miglioramento della cooperazione BRICS..

–Costruiremo un “BRICS verde” e diventeremo praticanti dello sviluppo sostenibile.Il verde è il colore dei tempi e i Paesi BRICS dovrebbero prendere l’iniziativa di integrarsi nella trasformazione globale verde e a basse emissioni di carbonio.I veicoli elettrici, le batterie al litio, i prodotti fotovoltaici e altre capacità produttive di alta qualità della Cina forniscono un importante impulso allo sviluppo verde del mondo.La Cina è disposta a sfruttare appieno i propri vantaggi e ad ampliare la cooperazione con i Paesi BRICS nei settori dell’industria verde, dell’energia pulita e dei minerali verdi, promuovendo lo sviluppo dell’intera catena industriale, in modo da arricchire il “contenuto verde” della cooperazione e migliorare il “contenuto aureo” dello sviluppo.”L’azienda sta inoltre lavorando allo sviluppo di un’industria verde e di un’industria mineraria verde..

Costruiremo i BRICS per la giustizia e assumeremo la guida della riforma del sistema di governance globale.L’equilibrio di potere internazionale è in profonda evoluzione, ma la riforma del sistema di governance globale è rimasta a lungo indietro.Dobbiamo praticare un autentico multilateralismo, aderire al concetto di governance globale basata sulla causa comune e sulla responsabilità condivisa e guidare la riforma della governance globale basata sui concetti di equità, giustizia, apertura e inclusione.Dovremmo rispondere all’emergere del “Sud globale”, rispondere attivamente alle richieste dei Paesi di aderire al meccanismo di cooperazione dei BRICS, portare avanti il processo di espansione dei membri e la creazione di Paesi partner e rafforzare la rappresentanza e la voce dei Paesi in via di sviluppo nella governance globale..

Nelle circostanze attuali, l’urgenza di riformare l’architettura finanziaria internazionale è straordinaria.I Paesi BRICS dovrebbero svolgere un ruolo di primo piano nell’approfondimento della cooperazione finanziaria, nella promozione della connettività delle infrastrutture finanziarie, nel mantenimento di un elevato livello di sicurezza finanziaria, nell’espansione e nel rafforzamento della Nuova Banca di Sviluppo (NDB) e nella promozione del sistema finanziario internazionale affinché rifletta meglio i cambiamenti dell’economia mondiale..

Costruiremo un BRICS dell’umanità e saremo sostenitori dell’armonia e della coesistenza civile.I Paesi BRICS hanno una storia ricca e una cultura brillante.Dovremmo sostenere attivamente la coesistenza tollerante di civiltà diverse, rafforzare lo scambio di esperienze nella governance e sfruttare il potenziale di cooperazione nell’istruzione, nello sport e nelle arti, in modo che le diverse civiltà possano mescolarsi e illuminare il cammino dei BRICS.L’anno scorso ho proposto l’iniziativa di cooperazione per l’istruzione digitale dei BRICS e sono lieto di vedere che questo meccanismo è già stato messo in pratica.La Cina attuerà il programma di sviluppo delle capacità educative digitali dei BRICS, istituirà 10 centri di apprendimento all’estero nei Paesi BRICS nei prossimi cinque anni, offrirà opportunità di formazione a 1.000 manager dell’istruzione, insegnanti e studenti e aiuterà gli scambi umanistici dei BRICS a diventare più profondi e pratici..

Colleghi!

La Cina è pronta a lavorare con i Paesi BRICS per creare una nuova situazione di sviluppo di alta qualità della cooperazione BRICS, e a unire le mani con più Paesi del Sud globale per promuovere la costruzione di una comunità di destino condiviso per l’umanità!.

Grazie a tutti!.

Inviato il: 23 OTTOBRE 2024 5:22 PM da PIB Delhi

Vostra Altezza,
Eccellenze,

Signore e Signori,

Congratulazioni al Presidente Putin per l’eccellente organizzazione del 16° Vertice BRICS.

E, ancora una volta, un caloroso benvenuto a tutti i nuovi amici che si sono uniti ai BRICS. Nel suo nuovo avatar, i BRICS rappresentano il 40% dell’umanità mondiale e circa il 30% dell’economia globale.

Negli ultimi quasi due decenni, i BRICS hanno raggiunto molte pietre miliari.Sono fiducioso che nei tempi a venire questa organizzazione emergerà come un mezzo più efficace per affrontare le sfide globali.

Vorrei anche portare un caloroso saluto a Sua Eccellenza Dilma Rousseff, Presidente della Nuova Banca di Sviluppo.

Amici,

Negli ultimi dieci anni, questa banca è emersa come un’opzione importante per le esigenze di sviluppo dei Paesi del Sud globale. L’apertura di GIFT o Gujarat International Finance Tech City in India, nonché di centri regionali in Africa e Russia, ha dato impulso alle attività di questa banca. Inoltre, sono stati approvati progetti di sviluppo per un valore di circa 35 miliardi di dollari. La NDB dovrebbe continuare a lavorare sulla base del principio della domanda. E, mentre si espande la banca, garantire la sostenibilità finanziaria a lungo termine, un rating creditizio sano e l’accesso al mercato dovrebbe rimanere una priorità.

Amici,

Nel suo nuovo avatar espanso, il BRICS è emerso come un’economia di oltre 30.000 miliardi di dollari.Il Consiglio d’affari BRICS e l’Alleanza delle donne d’affari BRICS hanno svolto un ruolo speciale nell’aumentare la nostra cooperazione economica.

Quest’anno, il consenso raggiunto all’interno dei BRICS sulle riforme dell’OMC, sulla facilitazione del commercio in agricoltura, sulle catene di approvvigionamento resilienti, sul commercio elettronico e sulle zone economiche speciali rafforzerà la nostra cooperazione economica.In mezzo a tutte queste iniziative, dovremmo anche concentrarci sugli interessi delle piccole e medie industrie.

Sono lieto che il BRICS Startup Forum proposto durante la presidenza indiana nel 2021 sarà lanciato quest’anno. Anche l’iniziativa della Rete di ricerca ferroviaria intrapresa dall’India sta svolgendo un ruolo importante nell’aumentare la connettività della logistica e della catena di approvvigionamento tra i Paesi BRICS. Quest’anno, il consenso raggiunto dai Paesi BRICS, in collaborazione con l’UNIDO, per preparare una forza lavoro qualificata per l’Industria 4.0 è piuttosto significativo.

Il Centro di ricerca e sviluppo sui vaccini BRICS, lanciato nel 2022, sta contribuendo ad aumentare la sicurezza sanitaria in tutti i Paesi. Saremo lieti di condividere l’esperienza di successo dell’India nel campo della salute digitale con i partner BRICS.

Amici,

Il cambiamento climatico è stato un argomento di nostra comune priorità.

Il consenso raggiunto per il Partenariato aperto del mercato del carbonio dei BRICS sotto la presidenza della Russia è benvenuto. Anche in India si sta ponendo particolare enfasi sulla crescita verde, sulle infrastrutture resilienti al clima e sulla transizione verde. In effetti, l’India ha intrapreso diverse iniziative come l’International Solar Alliance, la Coalition for Disaster Resilient Infrastructure, la Mission LiFE, ovvero lo stile di vita per l’ambiente, Ek Ped Maa Ke Naam o un albero in nome della madre.

L’anno scorso, durante la COP-28, abbiamo avviato un’importante iniziativa chiamata Green Credit.Invito i partner BRICS ad aderire a queste iniziative.

Particolare enfasi viene posta sulla costruzione di infrastrutture in tutti i Paesi BRICS.

Abbiamo creato una piattaforma digitale chiamata portale Gati-Shakti per espandere rapidamente la connettività multimodale in India. Questo ha contribuito alla pianificazione e all’attuazione dello sviluppo integrato delle infrastrutture e ha ridotto i costi logistici.

Saremo lieti di condividere le nostre esperienze con tutti voi.

Amici,

Accogliamo con favore gli sforzi per aumentare l’integrazione finanziaria tra i Paesi BRICS.

Il commercio in valute locali e la fluidità dei pagamenti transfrontalieri rafforzeranno la nostra cooperazione economica. L’Interfaccia Unificata dei Pagamenti (UPI) sviluppata dall’India è un grande successo ed è stata adottata in molti Paesi.

L’anno scorso, insieme a Sua Altezza lo Sceicco Mohamed, è stata lanciata anche negli EAU. Possiamo anche cooperare con altri Paesi BRICS in questo settore.

Amici,

l’India è pienamente impegnata ad aumentare la cooperazione nell’ambito dei BRICS.

La nostra forte convinzione nella nostra diversità e multipolarità è la nostra forza. Questa nostra forza e la nostra comune fede nell’umanità contribuiranno a dare una forma significativa a un futuro prospero e luminoso per le generazioni a venire.

Ringrazio tutti per le importantissime e preziose discussioni di oggi.

In qualità di prossimo Presidente dei BRICS, porgo i miei più sentiti auguri al Presidente Lula. L’India darà il suo pieno sostegno per il successo della sua presidenza dei BRICS.

Ancora una volta, molte grazie al Presidente Putin e a tutti i leader.

DISCLAIMER – Questa è la traduzione approssimativa del discorso del Primo Ministro. Le osservazioni originali sono state pronunciate in hindi.

Riunione allargata del vertice BRICS

14:50
Kazan
Prima della riunione allargata del vertice dei BRICS.
In una riunione allargata del Summit dei BRICS.
4 di 17
In un incontro allargato del BRICS Summit. Foto di: Sergei Bobylev, brics-russia2024.ru Host Photo Agency

Il Presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva (tramite videoconferenza), il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping , il Presidente dell’Egitto Abdel Fattah el-Sisi , il Primo Ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed , il Primo Ministro dell’India Narendra Modi , il Presidente dell’Iran Masoud Pezeshkian , il Presidente della Russia Vladimir Putin, il Presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa e il Presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed Al Nahyan hanno partecipato alla riunione allargata del vertice BRICS.

All’incontro hanno partecipato anche il ministro degli Esteri brasiliano Mauro Luiz Iecker Vieira, la presidente della New Development Bank Dilma Rousseff , il presidente del BRICS Business Council, il presidente della Camera di commercio e industria russa Sergei Katyrin , la presidente della BRICS Women’s Business Alliance, la presidente del consiglio di amministrazione di Global Rus Trade Anna Nesterova e il presidente del BRICS Interbank Cooperation Mechanism, il presidente della VEB.RF State Development Corporation Igor Shuvalov .

Da parte russa, all’evento hanno partecipato anche il ministro degli Esteri Sergei Lavrov , il vice primo ministro Alexander Novak , il vice primo ministro Alexei Overchuk , il vice capo di gabinetto dell’ufficio esecutivo presidenziale, il rappresentante speciale del presidente per la cooperazione finanziaria ed economica con gli stati BRICS e l’interazione con la Nuova Banca di sviluppo Maxim Oreshkin , il vice capo di gabinetto dell’ufficio esecutivo presidenziale, il portavoce stampa del presidente Dmitry Peskov , l’assistente del presidente Yury Ushakov , il ministro dell’Industria e del Commercio Anton Alikhanov , il ministro delle Risorse naturali e dell’Ambiente Alexander Kozlov , il ministro dell’Agricoltura Oksana Lut , il ministro dello Sviluppo economico Maxim Reshetnikov , il ministro delle Finanze Anton Siluanov , il ministro dei Trasporti Roman Starovoit , il governatore della Banca centrale Elvira Nabiullina e il capo della Repubblica del Tatarstan Rustam Minnikhanov .

* * *

Presidente della Russia Vladimir Putin : Colleghi,

Capi di Stato,

Signore e signori, amici,

Continuiamo il nostro lavoro in un formato espanso e, prima di farlo, dobbiamo approvare l’ordine del giorno. Tutti voi ne conoscete gli elementi. Qualcuno ha commenti, suggerimenti o emendamenti a riguardo? Nessuno? Allora daremo per scontato che l’ordine del giorno sia stato approvato. Grazie.

Se non avete obiezioni, aprirò la riunione o, meglio, continuerò il nostro lavoro.

Esamineremo alcuni aspetti attuali delle attività dei BRICS, principalmente nei settori economico e umanitario, e ascolteremo i resoconti dei responsabili degli organismi BRICS competenti: la presidente della New Development Bank Dilma Rousseff, il presidente del Business Council Sergei Katyrin, il presidente del Meccanismo di cooperazione interbancaria Igor Shuvalov e la presidente della Women’s Business Alliance Anna Nesterova.

Come abbiamo sottolineato durante il nostro incontro in formato ristretto , il commercio globale e l’economia globale in generale stanno subendo cambiamenti sostanziali. Dal lato positivo, il centro dell’attività commerciale si sta gradualmente spostando verso i mercati in via di sviluppo. Si sta evolvendo un modello multipolare, che genera una nuova ondata di crescita, principalmente nei paesi del Sud e dell’Est del mondo, così come nei paesi BRICS, naturalmente.

Tuttavia, sussiste ancora un notevole potenziale di crisi, non solo a causa delle crescenti tensioni geopolitiche, ma anche a causa della continua crescita dell’onere del debito nei paesi industrializzati e della pratica crescente di sanzioni unilaterali, protezionismo e concorrenza sleale. Una conseguenza diretta di ciò è la frammentazione del commercio internazionale e del mercato degli investimenti diretti esteri, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

La volatilità dei prezzi delle materie prime è elevata e in molti Paesi i ricavi delle aziende e dei privati ​​sono in calo a causa dell’aumento dell’inflazione.

L’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile è in stallo e i paesi meno sviluppati sono quelli che soffrono maggiormente dell’instabilità economica globale, soprattutto a causa dell’inflazione alimentare ed energetica.

Per quanto riguarda le economie BRICS, esse dimostrano generalmente una sufficiente stabilità, grazie alle politiche macroeconomiche, monetarie e finanziarie responsabili dei nostri governi. La maggior parte dei nostri paesi prevede di segnalare tassi di crescita superiori alle aspettative. In particolare, stime provvisorie pongono la crescita media delle economie BRICS al 3,8 percento nel 2024-2025, mentre si stima che il PIL globale aumenterà del 3,2-3,3 percento nello stesso periodo.

La quota dei paesi BRICS in termini di parità del potere d’acquisto (PPA) raggiungerà il 36,7% nel 2024, una quota superiore a quella dei paesi del G7, che era del 30% nel 2023 e crescerà solo leggermente nel 2024.

Sembra che la tendenza a mantenere le posizioni di leadership dei BRICS nell’economia mondiale si consoliderà, principalmente grazie a fattori oggettivi quali la crescita demografica, l’accumulazione di capitale, l’urbanizzazione e la maggiore produttività del lavoro, sostenuti dalle innovazioni tecnologiche.

Per realizzare appieno il potenziale delle nostre economie in crescita e trarre vantaggio dalla nuova ondata di crescita economica globale, i nostri paesi devono rafforzare la cooperazione in settori quali tecnologia, istruzione, sviluppo efficiente delle risorse, commercio e logistica, finanza e assicurazione. Inoltre, dobbiamo aumentare significativamente la portata degli investimenti.

A questo proposito, proponiamo di istituire una nuova piattaforma di investimento BRICS che diventerebbe un potente strumento per sostenere le nostre economie nazionali e fornire risorse finanziarie ai paesi del Sud e dell’Est del mondo.

Vorrei sottolineare che quest’anno i BRICS sono riusciti a coordinare molteplici iniziative volte a raggiungere obiettivi comuni di fondamentale importanza.

Tra questi rientrano, ad esempio, gli sforzi per rendere più resilienti le catene di fornitura e di IVA, per contrastare il protezionismo, per espandere il commercio elettronico e per stabilire contatti tra zone economiche speciali.

Riteniamo che l’avvio di uno speciale meccanismo di consultazione tra i paesi BRICS su questioni relative all’Organizzazione mondiale del commercio ci aiuterà a tracciare una posizione comune per formulare regole del gioco più eque nell’economia globale e per riformare il sistema finanziario internazionale.

È necessario continuare a promuovere congiuntamente approcci ben bilanciati alle questioni legate alla transizione dell’economia globale verso modelli di sviluppo a basse emissioni e contrastare i tentativi di utilizzare l’agenda climatica per estromettere i rivali dal mercato. Ciò è particolarmente vero per i mercati emergenti. Il BRICS Contact Group for Climate and Sustainable Development sta affrontando attivamente queste questioni. Riteniamo che le iniziative dei BRICS sulla partnership per quanto riguarda i mercati del carbonio e la piattaforma di ricerca sul clima siano altamente promettenti.

I paesi BRICS stanno intensificando l’interazione nel tentativo di espandere l’e-commerce senza barriere. La crescita dinamica delle vendite online ha aumentato il numero di controversie commerciali che devono essere risolte in modo rapido ed equo.

La presidenza russa ha proposto di condividere informazioni sulle pratiche per il lancio di servizi online per risolvere le controversie di e-commerce, con un occhio di riguardo alla creazione di procedure quadro congiunte per la risoluzione delle controversie pre-processuali. Vorrei anche ricordare a tutti le nostre iniziative per istituire un BRICS Investment Arbitration Centre e per sviluppare una convenzione sulla risoluzione delle controversie di investimento, che migliorerà la protezione degli investimenti reciproci.

Lo spazio BRICS ospita oltre 2.500 aree economiche speciali. Riteniamo sia importante stabilire collegamenti diretti tra i team di gestione di questi territori con regolamenti preferenziali e agevolati, in modo che possano scambiarsi le migliori pratiche su questioni come la costruzione di hub logistici, la localizzazione della produzione industriale e la creazione di un ambiente competitivo globale favorevole per gli investitori.

Diversi paesi BRICS sono tra i maggiori produttori mondiali di cereali, legumi e semi oleosi. A questo proposito, abbiamo proposto di istituire un BRICS Grain Exchange, che aiuterebbe a scoprire prezzi equi e prevedibili per prodotti e materie prime, poiché queste ultime hanno un ruolo speciale da svolgere nel garantire la sicurezza alimentare.

Una volta implementata, questa iniziativa aiuterebbe a proteggere i mercati nazionali da interferenze esterne avverse, speculazioni e tentativi di creare carenze alimentari artificiali. Nel tempo, potremmo anche prendere in considerazione la trasformazione del Grain Exchange in una borsa merci pienamente operativa.

Il contributo dei paesi BRICS alla garanzia della sicurezza energetica globale è innegabile. L’associazione include produttori e consumatori di energia chiave. Anche la piattaforma congiunta di ricerca energetica ha prodotto buoni risultati.

La Russia sostiene anche l’espansione della cooperazione nell’uso del sottosuolo. A luglio, si è svolto a Mosca il primo incontro della BRICS Geological Platform, che ha offerto un luogo per una condivisione ampliata di esperienze nell’esplorazione mineraria e nell’attività estrattiva.

Riteniamo che sia del tutto fattibile creare una piattaforma BRICS separata per i metalli preziosi e i diamanti, poiché questo mercato è ampiamente regolamentato da barriere commerciali che aggirano il sistema di certificazione universale del Kimberley Process.

Il BRICS Competition Law and Policy Centre ha costruito un track record positivo. Riteniamo di dover continuare a lavorare su questo programma, anche lanciando una piattaforma interstatale per promuovere una concorrenza leale.

A settembre, Mosca ha ospitato un incontro dei responsabili e degli esperti dell’amministrazione fiscale dei BRICS. È stato un vero successo. I nostri colleghi hanno discusso importanti proposte riguardanti la creazione di un sito web per promuovere la cooperazione all’interno dei BRICS su questioni fiscali, nonché una piattaforma online per la digitalizzazione dei servizi fiscali. La Russia ha suggerito di istituire un segretariato permanente all’interno dei BRICS sulle tasse che opererebbe a rotazione.

Gli sforzi per migliorare la connettività dei trasporti tra i nostri paesi meritano un’attenzione speciale, poiché ci offrono ulteriori opportunità per espandere e diversificare il commercio reciproco. Quest’anno, abbiamo avviato un dialogo su questo argomento all’interno dei BRICS. Istituendo sottogruppi su trasporti e logistica all’interno del Business Council, ci siamo assicurati che questo dialogo continuasse regolarmente.

Stiamo anche discutendo di progetti futuri, come la creazione di una piattaforma logistica permanente all’interno dei BRICS, la revisione delle rotte di trasporto, la creazione di una piattaforma di comunicazione online per il settore dei trasporti e l’istituzione di un pool di riassicurazione.

Avendo ospitato un incontro dei ministri della sanità a ottobre, abbiamo ottenuto progressi significativi nella promozione della cooperazione BRICS in questo settore. Questo incontro ha definito la nostra visione a lungo termine per le questioni relative alla sanità.

Abbiamo fondato un gruppo di medicina nucleare, che promuoverà la cooperazione nella produzione di agenti radiologici e diagnostici innovativi. Tenutosi a San Pietroburgo, il primo forum BRICS sulla medicina nucleare è stato molto utile a questo proposito.

Abbiamo lanciato un sistema integrato di allerta precoce per affrontare epidemie su larga scala di malattie infettive. La Russia ha anche presentato un’iniziativa per creare una rete di ricerca BRICS sulla salute pubblica in modo che possiamo trarre vantaggio dalle reciproche migliori pratiche per rafforzare i nostri sistemi sanitari nazionali. È essenziale che perseveriamo nei nostri sforzi per sviluppare ed espandere il Vaccine Centre e il Tuberculosis Research Network all’interno dei BRICS.

A parte questo, vorrei menzionare la pubblicazione del primo numero della rivista medica BRICS, che offre una piattaforma a medici, ricercatori e studenti di medicina per pubblicare le loro idee innovative.

La cooperazione tra i BRICS in ambito scientifico e tecnologico contribuisce in modo significativo a colmare il divario digitale globale e a far progredire l’intelligenza artificiale, insieme ad altre tecnologie emergenti.

Vorrei sottolineare la proposta della Russia di stabilire un’alleanza BRICS nel campo dell’intelligenza artificiale. Questa iniziativa mira a regolamentare le tecnologie di intelligenza artificiale, comprese le misure per impedirne l’uso illecito. In Russia, la comunità imprenditoriale ha adottato un codice etico in quest’area, a cui potrebbero aderire i nostri partner BRICS e altre nazioni.

Accogliamo con favore gli accordi sugli approcci comuni alla formazione di un sistema di banche dati scientometriche, nonché l’ampliamento degli ambiti di cooperazione e del numero di partecipanti alla Network University.

Vorrei anche menzionare la decisione di istituire il BRICS Geographer’s Day, che d’ora in poi verrà celebrato ogni anno il 18 agosto. Una spedizione scientifica nelle riserve naturali della regione di Krasnoyarsk e della Repubblica di Khakassia in Russia è già stata programmata per coincidere con questa data.

Durante la presidenza russa, abbiamo posto particolare enfasi sullo sviluppo dei contatti nella sfera culturale e umanitaria. L’International Film Festival e il BRICS Cultural Festival si sono svolti con successo e sono state fondate l’Alleanza della danza popolare e l’Associazione delle scuole di cinema.

I BRICS Sports Games su larga scala si sono rivelati un’iniziativa preziosa. Quest’anno, Kazan ha ospitato il quinto di questi giochi in 27 sport. Per la prima volta, sono stati organizzati in un formato aperto, con atleti non solo dei paesi BRICS ma anche di oltre 80 altri paesi che hanno partecipato alla competizione. Questi giochi hanno chiaramente dimostrato che la Russia possiede una moderna base infrastrutturale e un potenziale di manodopera per organizzare importanti eventi sportivi di livello mondiale. Per sviluppare ulteriormente i BRICS Games, proponiamo di ideare uno speciale programma intergovernativo e di istituire un’autorità di coordinamento per implementare progetti nel campo della forma fisica e dello sport.

Quest’anno, il dialogo interparlamentare nell’ambito del gruppo si è notevolmente intensificato. È stato stabilito un nuovo formato per le riunioni dei presidenti delle commissioni legislative per gli affari internazionali.

Stanno emergendo ampie prospettive di cooperazione tra regioni, città e municipalità. Durante i forum tematici tenutisi a Mosca, Nizhny Novgorod e Kazan, si sono tenute discussioni sulle prospettive di collaborazione nell’ambito dello sviluppo sostenibile delle municipalità, della gestione efficiente dell’economia e delle infrastrutture urbane e dell’aumento dell’accessibilità dei servizi urbani.

Colleghi,

Vi ringrazio per l’attenzione e invito i miei colleghi a esprimere il loro parere sui risultati sopra menzionati dei lavori svolti sui versanti economico e umanitario.

<…>

Vladimir Putin : Vorrei ringraziarvi ancora una volta per i vostri contributi sostanziali e per questa discussione perspicace e interessante.

Abbiamo avuto una conversazione dettagliata sulla definizione delle nostre priorità in termini di creazione di una partnership strategica più forte all’interno dei BRICS e abbiamo continuato a delineare i nostri piani per la futura cooperazione. In effetti, condividiamo posizioni vicine o convergenti sulla maggior parte delle questioni globali e regionali di attualità.

È essenziale che tutti i partner BRICS continuino a impegnarsi a lavorare a stretto contatto per creare un sistema internazionale più democratico, inclusivo e multipolare. Abbiamo una comprensione condivisa del fatto che insieme possiamo intraprendere i progetti e le iniziative più ambiziosi e su larga scala.

Abbiamo ascoltato interessanti resoconti dai responsabili delle strutture finanziarie e commerciali dei BRICS. Come membro fondatore della New Development Bank, la Russia vuole espandere le sue attività progettuali in tutti i paesi che hanno lo status di azionisti della NDB e nei paesi del Sud e dell’Est del mondo.

Sosteniamo gli sforzi proattivi del BRICS Business Council volti a promuovere la cooperazione tra le nostre principali aziende e le PMI nei settori del commercio, della produzione, dell’agricoltura, dell’energia e dei trasporti.

Inoltre, crediamo nell’importanza di lavorare insieme all’interno del meccanismo di cooperazione intrabancaria BRICS come un modo per unire i nostri sforzi nel supportare progetti economici che affrontano questioni sociali essenziali, intraprendere programmi di sviluppo regionale e costruire infrastrutture. Creare incentivi per l’utilizzo di valute nazionali nel commercio e negli investimenti rimane una delle nostre priorità.

Naturalmente, abbiamo tutti elogiato la BRICS Women’s Business Alliance, creata con lo scopo di aiutare le donne a promuovere le attività imprenditoriali, facilitare i contatti e implementare progetti promettenti.

Nel complesso, quest’anno sono stati segnalati ottimi risultati per la cooperazione tra i paesi BRICS. Insieme, abbiamo fatto progressi in tutte e tre le dimensioni: politica e sicurezza, economia e finanza, e contatti culturali e umanitari. Abbiamo gettato solide basi per il futuro.

La dichiarazione finale, preparata per la nostra approvazione, riflette le nostre opinioni comuni sulla situazione globale, i risultati della presidenza russa dei BRICS e le linee guida per la nostra interazione a lungo termine.

Vorrei chiedere ancora una volta ai nostri colleghi se hanno obiezioni o osservazioni riguardo a questa dichiarazione. In caso contrario, propongo di considerare la dichiarazione adottata. Vorrei anche aggiungere che intendiamo farla circolare all’ONU come nostro documento comune.

È già stato notato che il Brasile assumerà la presidenza dei BRICS il prossimo gennaio. Sono fiducioso che la presidenza del Brasile assicurerà continuità nel lavoro del nostro gruppo, integrando anche la nostra cooperazione con nuove interessanti iniziative e idee. Tutti noi forniremo assistenza a tutto tondo ai nostri amici brasiliani.

In conclusione, vorrei ringraziarvi ancora una volta per il nostro costruttivo e fruttuoso lavoro comune e dichiarare chiusa la riunione allargata del Summit dei BRICS.

Domani terremo un incontro in formato BRICS Plus/Outreach per discutere gli aspetti attuali dell’interazione del nostro gruppo con molti altri paesi della maggioranza globale. Questa sera vi invito a un ricevimento, a cui parteciperanno anche le delegazioni che prenderanno parte all’incontro congiunto di domani. Il tempo prima del ricevimento può essere utilizzato per incontri bilaterali.

Vorrei ringraziarvi ancora per il nostro lavoro congiunto. Grazie mille.

SITREP 26.10.24: Zelensky implora lo scambio di reti mentre si profila un “inverno nero”, di Simplicius

SITREP 26.10.24: Zelensky implora lo scambio di reti mentre si profila un “inverno nero”.

Il tuo supporto è inestimabile. Se hai apprezzato la lettura, apprezzerei molto se sottoscrivessi un impegno mensile/annuale per supportare il mio lavoro, così che io possa continuare a fornirti report dettagliati e incisivi come questo.

In alternativa, puoi lasciare la mancia qui: buymeacoffee.com/Simplicius

La notizia ucraina più interessante della scorsa settimana è stata l’improvviso lancio da parte di Zelensky di un “compromesso” in base al quale Russia e Ucraina avrebbero smesso di attaccarsi reciprocamente le reti energetiche. La cosa più sorprendente è che sembra rivelare l’effettivo vero scopo della campagna ucraina dell’ultimo anno, che ha colpito le raffinerie di petrolio russe, ecc. Piuttosto che puntare a paralizzare effettivamente le infrastrutture russe – una proposta irrealistica – sembra che per tutto il tempo si sia puntato a impedire disperatamente alla Russia di paralizzare le infrastrutture dell’Ucraina e di far precipitare il Paese nell’età della pietra, come molti si aspettavano che accadesse nel prossimo inverno.

Zelensky afferma chiaramente:

Zelensky, in un’intervista al Financial Times, ha detto che vuole offrire alla Russia… di smettere di sparare contro le strutture energetiche dell’altro, ben prima dell’inverno. Sembra che questo sia l’inizio del suo “piano di pace”. In precedenza, aveva fatto dichiarazioni simili prima dell’invasione della regione di Kursk. Sembra che a Kiev siano completamente scollegati dalla realtà – credono nella loro propaganda e si vedono come l’ombelico della terra.

Ora viene fuori la verità: gli attacchi alle infrastrutture russe servivano solo a far sì che la Russia smettesse di finire l’intera industria energetica dell’Ucraina.

Ma è qui che possiamo riannodare gli affascinanti fili.

All’indomani del vertice dei BRICS, Putin ha rilasciato una breve intervista in cui ha ribadito l’attuale posizione della Russia sui negoziati, con un dettaglio degno di nota (di seguito è riportata anche la seconda dichiarazione dal vertice vero e proprio):

In primo luogo, ha dichiarato che la Russia è pronta a negoziare sulla base delle realtà attuali. Traduzione: questo significa che i territori attualmente controllati non sono negoziabili. Putin lo ribadisce affermando ancora una volta apertamente che su questa particolare questione non ci saranno concessioni né “scambi”. Il termine “scambi” è chiaramente riferito al piano di Zelensky, già annunciato in precedenza, di “scambiare” i territori di Kursk con territori controllati dalla Russia nel Donbass.

Tuttavia, Putin continua sorprendentemente a dire di essere aperto ad alcuni compromessi “ragionevoli”, ma quali potrebbero essere?

Un indizio è offerto da questo testo appena pubblicato ma non verificato:

“Cancelleria segreta” (Taynaya kantselyariya):

“Secondo le nostre informazioni, il Cremlino sta discutendo il formato e la data di pubblicazione di un nuovo ultimatum all’Ucraina per avviare il processo negoziale e discutere i punti dettagliati della pista di pace con l’Occidente.

Putin esprimerà personalmente una nuova proposta per fermare il conflitto in Ucraina dopo le elezioni presidenziali statunitensi, e si stanno preparando due diverse versioni del testo. Una è destinata alla vittoria di Trump.

Gli verrà offerta una versione relativamente morbida, che conserverà un certo margine di manovra per il repubblicano (in particolare, sulla questione della zona sanitaria e della smilitarizzazione dell’Ucraina – questi aspetti possono essere abbastanza flessibili). Il secondo testo prevede la vittoria di Kamala Harris.

Alla democratica sarà dato un duro ultimatum (secondo le nostre informazioni, oltre al ritiro delle truppe da 4 nuove regioni, alla smilitarizzazione e alla denazificazione, all’Ucraina sarà richiesto di creare un’ampia zona sanitaria lungo il perimetro di confine, 150-200 km, dove non saranno ammesse infrastrutture militari).

Il Cremlino sta rafforzando le sue posizioni negoziali giocando la “carta coreana”. In precedenza, abbiamo anche previsto che se il conflitto ucraino continuerà, crescerà la probabilità di firmare un accordo con l’Iran simile a quello con la RPDC. Questa misura dovrà limitare le capacità degli Stati Uniti nei confronti di Teheran.

Considerando che la Russia e la NATO non vogliono entrare in un confronto diretto, le parti cercheranno opzioni di risposta ibride in diverse regioni del mondo.

Ecco perché il rischio di attivare la “carta Transnistria” sta crescendo: ogni parte cercherà di ottenere il maggior numero possibile di fiches prima della partita finale. Così, la vicenda ucraina sta diventando il culmine del confronto geopolitico nella fase attuale”.

Penso che un simile ultimatum possa essere espresso da Putin, ma credo che né l’Occidente né il governo ucraino saranno in grado di accettare tali condizioni. Anche considerando che né l’Occidente né l’Ucraina si adegueranno a queste condizioni, dopo averle accettate. L’Occidente non lo accetterà, considerando tale pace come una tregua per un ulteriore riarmo al fine di continuare la guerra con la Russia.

Il fatto stesso di accettare le condizioni della Russia significherebbe il rifiuto dell’Occidente di svolgere il ruolo di egemone nel mondo. Non ci sono motivi per farlo. L’Occidente non è ancora stato sconfitto da nessuno. A sua volta, la Russia non può accettare di meno. La Russia non accetterà mai la militarizzazione dell’Ucraina da parte dell’Occidente. Pertanto, i piani di pace della Russia sono irrealizzabili e la guerra continuerà fino alla completa vittoria della Russia in Ucraina.

Secondo loro, Putin offrirà a Trump una posizione negoziale più “morbida”, in modo che Trump salvi la faccia e possa fermare la guerra a condizioni leggermente più favorevoli, mentre a Kamala verrebbe offerto quello che sembra più che altro l’accordo di Istanbul.

In entrambi i casi i punti non negoziabili sembrano essere: La Russia mantiene tutte e quattro le nuove regioni – Donetsk, Lugansk, Zaporozhye, Kherson. Ma c’è una potenziale flessibilità sulla profondità della smilitarizzazione e sull’estensione della “zona cuscinetto” sul confine settentrionale.

Molti diranno che tutto ciò sembra completamente falso, e avete ragione. Ma ricordate il video che ho appena postato, in cui Putin stesso dichiara apertamente di essere disposto a fare “compromessi ragionevoli”: non è forse questo che sembra?

Tuttavia, non possiamo necessariamente prendere queste cose al valore nominale. Ricordiamo che la Russia è sottoposta a qualche pressione da parte degli alleati, anche se non genuina, per cercare sempre la pace. Persino durante la conferenza dei BRICS i principali alleati, come la Cina, hanno espresso il desiderio che la Russia cerchi una risoluzione pacifica; tuttavia, queste voci potrebbero essere di natura performativa. Tutti sanno di dover mettere in scena una facciata e di dover sembrare esteriormente alla ricerca della pace, anche se i veri obiettivi sono più massimalisti.

Quindi in questo caso continuo a sospettare che Putin stia giocando a fare il pacificatore accomodante quando in realtà sa benissimo che i termini non possono essere rispettati dall’Ucraina. In breve, si tratta della classica offerta di una pillola avvelenata, volta a dare l’impressione di uno sforzo genuino quando in realtà le possibilità di accettazione sono scarse. Perché ci sarebbero poche possibilità? L’ho già spiegato molte volte: perché i termini che circondano solo la questione delle quattro regioni sono estremamente irrealistici per l’Ucraina: richiederebbero all’Ucraina di abbandonare completamente il controllo di Kherson città sulla riva destra del Dnieper e di Zaporozhye, un enorme centro industriale di quasi un milione di abitanti. È semplicemente inimmaginabile che esista un processo politico nello Stato ucraino che possa realisticamente consentire una tale concessione senza precedenti. Diavolo, Zelensky ancora da questa settimana si aggrappa persino ai confini del 1991 come linea rossa, figuriamoci questo.

Ma è qui che entra in gioco un altro aspetto interessante: ci sono stati alcuni segnali che indicano che il piano già discusso da tempo di sostituire Zelensky con Zaluzhny potrebbe essere ancora in gioco. L’articolo del Daily Telegraph della scorsa settimana faceva un gran parlare del fatto che Zaluzhny avesse cambiato tono riguardo al recupero dei territori perduti. Dall’articolo:

Il generale Valery Zaluzhny, ambasciatore dell’Ucraina in Gran Bretagna ed ex comandante in capo delle sue forze armate, questa settimana ha lasciato intendere che l’Ucraina potrebbe accettare un accordo di pace che la veda cedere parte del suo territorio alla Russia.

Alla domanda di giovedì a Londra se potesse immaginare una vittoria senza la restituzione di tutti i territori perduti, ha risposto: “Non ho parlato di territori. Ho parlato di sicurezza, di protezione e della sensazione di essere a casa propria”.

Si tratta di un cambiamento sottile, ma profondo, nella retorica ufficiale che in precedenza insisteva sul fatto che non ci sarebbe stata pace fino a quando tutta l’Ucraina non fosse stata reclamata.

Ciò significa che quando arriverà il momento, se Zelensky non sarà disponibile, verrà sostituito con un altro. Tuttavia, questo potrebbe essere ancora molto lontano, perché è difficile farlo in modo rapido e cinetico, ma piuttosto realistico, facendo pressione su Zelensky per indire un’elezione ufficiale, a quel punto Zaluzhny verrebbe portato qui e vincerebbe con una vittoria schiacciante.

E com’è la situazione dell’Ucraina sul fronte che sta spingendo Zelensky a offerte così estreme?

In primo luogo, in Ucraina si ammette ufficialmente che la mobilitazione è in forte calo:

Il ritmo della mobilitazione in Ucraina è diminuito – ha dichiarato il rappresentante dello Stato Maggiore delle Forze Armate dell’Ucraina Vasyl Rumak.

Secondo lui, alcuni mesi fa, 35 mila persone mobilitate erano contemporaneamente in addestramento nei centri di formazione, ora questa cifra è scesa a 20 mila.

Ricordiamo che qualche tempo fa si parlava di 30-35 mila reclute al mese, dopo l’annuncio della mobilitazione di maggio che ha abbassato l’età a 25 anni. Si diceva che questo numero fosse in pareggio con le perdite o che stesse già causando una perdita mensile netta. Ora è sceso a sole 20k reclute al mese, quindi se le perdite totali sono ancora vicine a ~30k+, ci sarà sicuramente un calo netto a questo punto.

Questo è confermato da personaggi del calibro di Rob Lee e co:

L’articolo di Hromadske cita il deputato ucraino Kostenko che chiede l’adozione di “misure radicali”:

Nel frattempo, il deputato Roman Kostenko ha recentemente dichiarato che il livello di mobilitazione è diminuito dopo diversi mesi di funzionamento della legge. Pertanto, ritiene che sia necessario adottare misure “radicali” – ad esempio, ridurre l’età di leva.

Dietro le quinte si fanno sempre più insistenti le voci secondo cui uno dei motivi per cui l’Occidente è così avaro nel fornire ulteriori aiuti su larga scala è che non vede l’impegno totale dell’Ucraina nell’abbassare l’età di mobilitazione fino al limite dei 18 anni. Si sussurra costantemente di una sorta di scambio di promesse: se e quando l’Ucraina abbasserà l’età, allora l’Europa si sentirà sicura del proseguimento della guerra e potrà fornire ulteriori armamenti.

Questo porta alla progressione logica: se Trump vince e taglia gli aiuti all’Ucraina nel 2025, l’Ucraina sarà costretta a fare il passo radicale di abbassare l’età di mobilitazione, e a quel punto l’Europa si stringerà attorno a questa spinta e userà il grande flusso di nuove reclute ucraine come un momento di “rinascita” per cercare di vendere il prolungamento della guerra. Il problema è che più la guerra si prolunga quella pista, più velocemente la società e l’economia ucraine collasseranno per aver tolto il resto degli uomini dal bacino.

Questa settimana il crollo del fronte ha subito un’ulteriore accelerazione, con la caduta di diversi insediamenti e il completamento di altri.

Gornyak è stata finalmente conquistata dalla 114ª Brigata della RPD – solo pochi giorni fa questa città non era ancora stata penetrata:

Nel frattempo, Selidove sarebbe stata conquistata al 95% e, al momento in cui scriviamo, si dice che sia stata completamente sopraffatta:

E per coloro che potrebbero pensare che si tratti di una forma di crollo controllato o di una ritirata pianificata da parte dell’AFU, questa sarà una lettura interessante. L’articolo descrive con precisione il modo in cui Gornyak è crollato sotto la pressione di folli agitazioni, panico e disordine nell’AFU, che includeva minacce di ritorsione cinetica tra i vicini ostili. Come spesso accade, le forze russe hanno attaccato proprio durante una “rotazione” di brigata, portando alla confusione più totale e a un apparente tradimento da parte ucraina, dato che il 210° battaglione non ha ricevuto alcun aiuto da una nuova brigata a cui è stato riassegnato ad hoc.

Le mosse più interessanti si stanno compiendo a sud sulla linea est-Zaporozhye o ovest-Donetsk. La Russia sta attivando questa linea sempre di più per stringere a tenaglia l’intero bacino del Kurakhove, proprio come avevo descritto in diversi rapporti.

Ora c’è stata un’improvvisa ondata di shock verso Shaktarsk, con l’area cerchiata sotto che sarà catturata in un giorno o due, così come l’area appena sotto Bohoyavlenka:

Video alla geolocalizzazione 47.808860 37.043634 con un grande assalto corazzato da parte della 40a Brigata Marina della Flotta del Pacifico:

La ragione per cui questo è importante è che, se ricordate, i Marines russi avevano appena catturato Levadne a ovest di Velyka Novosilka, la roccaforte principale vista sopra. Ciò significa che, come avevamo detto, si sta preparando un lento accerchiamento di Velyka Novosilka da entrambi i lati:

In generale, l’intera area, che si trova un po’ più a ovest di Ugledar, ha visto un avanzamento costante. Se si guarda a Ugledar ora l’area di controllo è irriconoscibile, poiché le forze russe hanno ampliato il loro controllo su ogni lato della città-fortezza.

È chiaro che sta procedendo un movimento generale per far crollare l’intero bacino di Kurakhove:

Anche i canali delle truppe russe sono sotto shock per la velocità del crollo di Shaktarske. La comunicazione sottostante afferma che almeno due linee di difesa sono state costruite appena a sud di Shaktarske, ma le forze russe le hanno superate abbastanza facilmente “come se fossero vuote”:

L’ipotesi è che l’Ucraina sia così a corto di uomini da essere costretta a ritirarli da aree precedentemente inattive come questa, permettendo ai russi di capitalizzare.

Questo vale anche per Selidove, dove le truppe russe erano appena entrate da est e avevano iniziato ad assaltarla giorni fa – e le forze AFU l’hanno semplicemente abbandonata e se ne sono andate dall’altra parte. Anche se questo probabilmente ha più a che fare con il fatto che è avvolta da tutti i lati, ma potrebbe comunque essere esemplare della carenza di truppe. In altre città, come Toretsk, l’Ucraina continua a combattere aspramente.

Questa mappa di Suriyak è datata 20 ottobre, quando le truppe russe avevano appena iniziato a entrare a Selidove:

20 ottobre 2024

Oggi, di nuovo – e si può vedere che si tratta di una città considerevole, con circa il 70% della popolazione di Avdeevka, per fare un confronto:

26 ottobre 2024

Guardate quante strade e quanti isolati ci sono: coprire tutto questo in meno di una settimana è un’impresa non da poco e un chiaro segno del collasso in corso dell’Ucraina.

Un’altra possibilità interessante da notare: si ricorderà che le forze russe hanno recentemente sondato la linea di Zaporozhye ovest verso la stessa città di Zapo, e ci sono state voci di altri aumenti su quel fronte. Ora, alla luce delle recenti dichiarazioni di Putin e di altri discorsi sui negoziati, possiamo estrapolare che forse nel prossimo futuro Putin intende dirigersi verso la città di Zaporozhye per portare le forze russe molto più vicino ad essa, se non ai suoi stessi confini, come una sorta di pressione negoziale per rendere più appetibile la possibilità di cedere la città, dal momento che il suo imminente assalto sarebbe abbastanza palpabile.

Allo stesso modo, anche lo spavento della Corea del Nord potrebbe essere progettato per ottenere questo effetto. Si tratta di un’ipotesi molto speculativa e discutibile, ma solo per amor di discussione, possiamo teorizzare che Putin potrebbe creare la sensazione minacciosa di un enorme sforzo alleato al fine di spezzare lo spirito dell’Ucraina e alla fine costringerla alla resa. Il MSM riferisce ora che, dopo il lotto iniziale di “2.000 soldati nordcoreani”, la Russia si starebbe preparando a ricevere un altro massiccio gruppo di 10.000 uomini.

L’Occidente ha risposto minacciando di inviare le proprie truppe – per esempio il famigerato presidente del Comitato tedesco per la Difesa, nonché pazzoide residente, Strack-Zimmerman, ha chiesto di contrastare la minaccia delle truppe nordcoreane con truppe della NATO in uniforme ucraina – mentre il deputato statunitense Mike Turner chiede “un’azione militare diretta”:

Ma questa potrebbe essere la migliore, dal canale Legitimny:

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La nostra fonte riferisce che l’argomento dei soldati della RPDC che Zelensky disperde non solo per fare pressione sui partner occidentali in caso di aumento delle forniture di armi, ma anche per giustificare un futuro calo dell’età di mobilitazione in Ucraina.

Dirà questo al popolo ucraino: guardate, Putin dalla RPDC porta decine di migliaia di truppe d’assalto, abbiamo urgentemente bisogno di ridurre la mobilitazione a 20-22 anni, altrimenti perderemo.

Due titoli ci danno il polso del commentario occidentale:

Naturalmente c’è anche l’altra faccia della medaglia, per quanto assurda:

Alcuni ultimi aggiornamenti e notizie:

Una settimana fa circa c’è stato un altro scambio di corpi tra le due parti, con la Russia che ha ricevuto 89 deceduti e l’Ucraina ben 501:

Il canale Rezident ha suddiviso i morti ucraini nelle seguenti regioni:

– 382 di loro sono morti in direzione Avdeevka;
– 56 – a Bakhmut;
– 45 – a Maryinsky;
– 7 – a Lugansk;
– 6 – a Ugledarsky;
– 4 – a Zaporizhzhya.

In un precedente articolo ricorderete che ho elencato tutti gli scambi recenti come segue, che aggiornerò con il nuovo:

Scambio del 31 maggio: 45 corpi russi contro 212 corpi ucraini.
Scambio del 14 giugno: 32 corpi russi contro 254 corpi ucraini.
Scambio del 4 agosto: 38 corpi russi contro 250 corpi ucraini.
Scambio del 18 ottobre: 89 corpi russi contro 501 corpi ucraini.

Il totale è ora 204 contro 1217 in favore della Russia. Il rapporto è di 1:5,9, ovvero circa 1 perdita russa ogni 6 perdite ucraine. Si tratta di un rapporto molto vicino a quello fornito in precedenza da Putin:

Si parla molto del fatto che l’UE abbia dato all’Ucraina una grossa tranche di denaro preso dai fondi russi catturati. In realtà, i dettagli che ho letto sono che non si tratta di denaro russo rubato, ma piuttosto che il “profitto” degli interessi accumulati dai fondi viene usato come “garanzia” per materializzare questi nuovi fondi, essenzialmente come prestiti garantiti all’Ucraina.

In effetti, è solo un gioco di prestigio per far sembrare che i fondi russi lo stiano pagando quando in realtà non è così.

Enormi sciami di droni russi Geran hanno colpito l’Ucraina nelle ultime due settimane. Alcuni sono stati ripresi in video, il che mostra la portata senza precedenti degli attacchi:

Oltre a ciò, il primo video in assoluto di un Geran con telecamere elettro-ottiche che colpisce una sottostazione energetica ucraina a Sumy: di recente i droni sono stati sempre più equipaggiati con tali telecamere per scopi di sorveglianza, in modo che mentre attraversano il paese possano anche raccogliere informazioni preziose:

Il primo filmato STRIKE in assoluto del Geran-2 armato di telecamere E/O che ora si stanno diffondendo:

Questo drone kamikaze è stato mostrato per la prima volta durante la visita di Vladimir Putin al sito del “Centro tecnologico speciale” di San Pietroburgo.

Nel video, il drone dotato di telecamera ha preso di mira una sottostazione nella regione di Sumy.

Tali droni inizieranno a dare la caccia ai sistemi di difesa aerea, ai gruppi di fuoco mobili e alle posizioni di difesa aerea. RVvoenkor

Un video precedente, pubblicato giorni prima, mostrava un altro Shahed dotato di telecamera che sorvolava semplicemente il territorio:

Lo stesso Scholz ammette che l’Ucraina non può entrare nella NATO mentre si trova in stato di guerra:

Nel frattempo la TV tedesca afferma nuovamente che non si può permettere che l’Ucraina perda a causa delle vaste ricchezze minerarie che possiede:

Abbiamo finalmente la prima vera prova definitiva in assoluto che i Su-57 stealth di quinta generazione della Russia vengono utilizzati in guerra. È apparso un video che mostra un Su-57 completamente armato con i nuovi missili Kh-59MK2:

Anche National Interest ha scritto un articolo sull’argomento:

È stato segnalato che i Su-57 sono stati particolarmente attivi attorno alla Crimea e al Mar Nero, lanciando questi missili contro vari obiettivi nella regione di Odessa e potenzialmente persino contro le piattaforme petrolifere galleggianti che il GUR ucraino usa per organizzare operazioni delle forze speciali contro la Crimea. Tuttavia, come ricorderete, solo un paio di settimane fa un Su-57 è stato avvistato in direzione Konstantinovka a ovest di Donetsk con il suo compagno di ali S-70.

Una notizia interessante che sostiene che BlackRock sta acquistando terreni moldavi:

Sfortunatamente non vengono forniti dettagli. Si dice che subito dopo le elezioni, Maia Sandu si sentirà incoraggiata a iniziare provocazioni contro la Russia e la Transnistria, come da ordine dei suoi padroni.

Molti hanno chiesto in precedenza i dettagli del coinvolgimento di BlackRock in Ucraina. Ecco un articolo che sottolinea che è stato creato un nuovo strumento chiamato Ukrainian Development Fund per un valore di 15 miliardi di $ e che “il Financial Markets Advisory Group di BlackRock ha cinque membri che lavorano al fondo” “gratuitamente”.

Questa informazione è confermata anche da fonti tradizionali come Bloomberg :

Noterete che BlackRock ha stretto una partnership con JPMorgan per l’iniziativa, quindi questo è particolarmente degno di nota:

Non è interessante come tutte le figure di spicco del complesso militare-intelligence-industriale finiscano per gestire banche? La porta girevole tra la stratosfera d’élite è ovvia da vedere. L’ultima volta avevo pubblicato il video che mostrava l’ex capo della CIA Mike Pompeo che ora gestisce anche una banca chiamata Impact Investments (per qualche motivo non troverete informazioni al riguardo sul web!) che sta acquistando le telecomunicazioni ucraine, il che lo mette nel consiglio di amministrazione come direttore di Kyivstar Telecom. Solo una coincidenza, ne sono sicuro!

Vi lascio con questo pertinente spunto di riflessione di Andrey Medvedev:

Il desiderio dell’Occidente di congelare in qualche modo il conflitto ucraino, ridurre tutto a negoziati, la versione coreana, la versione del Kosovo, quella bosniaca, qualsiasi altra opzione che avvantaggia solo l’Occidente, è spiegato, stranamente, non solo dai successi militari dell’esercito russo.

Ciò, naturalmente, influisce sullo stato d’animo dei politici occidentali. Ma oltre alla componente militare, l’economia, che, all’improvviso per l’Occidente, ha preso e non è crollata, influisce sulle menti in misura minore. Cioè, tutto è andato storto. Da e verso.

Negli anni successivi al crollo dell’URSS, quando a qualcuno sembrava gioioso che fosse accaduta la “fine della storia”, in Occidente si è sviluppato uno schema di azioni completamente definito rispetto ai paesi ribelli.

Prima, l’ostracismo internazionale a livello di vari consigli europei, poi le sanzioni, poi i bombardamenti e l’invasione di terra. E tutto questo con il potente supporto informativo di centinaia di media, che insieme ululavano sui serbi da incubo o sul terribile Gheddafi.
E tutto ha funzionato. Anche la minaccia di cadere sotto la pista di questa macchina della democrazia era una base sufficiente per molti paesi per sedersi sottomessi e non brillare. E mentre qualcuno veniva bombardato e liquidato con sanzioni, il resto del mondo lo guardava con calma e viveva secondo il principio della “capanna con il bordo”.

Ma non ha funzionato con i russi. Le minacce da sole non hanno spaventato i russi. La guerra e le sanzioni non si sono rotte. In alcuni punti, è vero il contrario. Ora i generali della NATO affermano che l’esercito russo uscirà dalla guerra forte, pericoloso ed esperto. E gli esperti stanno cercando di capire cosa non andava nelle sanzioni e perché l’economia russa mostra una crescita non solo nel settore militare, anche nonostante gli evidenti problemi. Ed ecco il vertice di Kazan. In un modo o nell’altro, i principali attori mondiali esprimono la loro posizione. Anche se non aiutano direttamente la Russia, ma venire a Kazan è già un sostegno. È chiaro a tutti che la capanna sul bordo brucia per prima.

Cioè, ovviamente la situazione non è affatto tipica. Ciò non accadeva dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso. La superiorità incondizionata dell’Occidente non esiste più. Non è ancora sorto nulla di nuovo, ma il vecchio è finito.

E una pausa di diversi anni, in una guerra in Occidente, è necessaria solo per capire come agire nelle nuove condizioni. Non contro la Russia, ma in generale. E contro la Cina, e con l’India, e con le monarchie del Golfo. Dieci, e persino cinque anni fa, un urlo dall’Occidente era certamente percepito in molti paesi come una guida all’azione. Ora le stesse monarchie praticamente non rispondono all’isteria dei politici occidentali. E non che la Cina intenda litigare con gli Stati Uniti. Ma la sua linea sarà promossa in modo più coerente rispetto a prima del 2022.

Cosa fare domani e come riconquistare la propria egemonia. Sono questioni estremamente preoccupanti per l’élite in Occidente. In una situazione in cui l’esercito russo incalza i grassi uomini della NATO, è difficile pensare. È difficile persino capire fino a che punto Kiev debba essere sostenuta e quanti soldi spendere per il progetto ucraino.


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Punti di incontro, Kazan, di scontro, Siria! Con Roberto Iannuzzi, G Germani, C Semovigo

Il vertice conclusivo di quest’anno dei BRICS, a Kazan, è stato certamente un successo dal punto di vista dell’immagine e della narrazione. Dal punto di vista dei contenuti, molto più interlocutorio. Sono numerose le ombre che hanno tratteggiato l’atmosfera e le aspettative; altrettanto gli sprazi di luce che hanno illuminato la scena. Molta sostanza necessaria a trarre un bilancio di quest’anno di gestione russa della presidenza è scritta nei documenti preparatori, piùttosto che in quello finale. Risalta, certamente, la volontà di apparire come una realtà riequilibratrice e pacificatrice, rispetto agli atteggiamenti sempre più divisivi assunti dagli Stati Uniti e dal mondo occidentale. Di sicuro appare un movimento in fase di costruzione che ha un disperato bisogno di tempo per poter realizzare le proprie ambizioni rispetto a un Occidente deciso ad incalzare ossessivamente, anche oltre, probabilmente, i propri mezzi disponibili. Ne parliamo con Roberto Iannuzzi.
Grafica e montaggio curati da Cesare Semovigo. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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