20 Osservazioni strategiche sul blitz di Kiev sostenuto dalla NATO nella regione di Kharkov, di Andrew Korybko

Il mondo intero ora si chiede se la dinamica militare-strategica del conflitto ucraino si sia finalmente spostata a favore di Kiev.

Kiev ha colpito la regione di Kharkov durante il fine settimana con il sostegno della NATO dopo aver messo fuori combattimento la Russia e poi aver lanciato migliaia di truppe sulla linea del fronte indebolita di Kharkov per sopraffare i difensori sorpresi. Il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov ha dichiarato domenica che le vittime degli aggressori tra il 6 e il 10 settembre hanno superato le 12.000, più di un terzo delle quali è stato ucciso. Tuttavia, hanno effettivamente compiuto progressi tangibili sul campo al punto di conquistare più di 2.000 chilometri quadrati durante quei cinque giorni. Il mondo intero ora si chiede se la dinamica militare-strategica del conflitto ucraino si sia finalmente spostata a favore di Kiev.

Per quei lettori che non hanno seguito la serie analitica dell’autore su questo argomento, sono incoraggiati a sfogliare almeno i seguenti pezzi per aggiornarsi sull’evoluzione dei suoi pensieri durante il fine settimana:

* ” Kharkov: cosa sta guidando le ultime dinamiche militari e cosa potrebbe venire dopo? 

* ” Critiche costruttive collegate al ritiro tattico della Russia da Kharkov 

* ” Interpretare le carenze dell’intelligence russa in vista della controffensiva di Kharkov 

Alcune di queste intuizioni verranno riciclate in questa analisi mentre altre parti verranno scartate alla luce di tutto ciò che è accaduto finora. Il presente articolo inizierà quindi esaminando la sequenza degli eventi che hanno portato al blitz di Kiev sostenuto dalla NATO nella regione di Kharkov:

* È stato rivelato che la Russia ha gravi carenze di intelligence

Sia i critici che i sostenitori di quel paese si stanno grattando la testa chiedendosi come abbia fatto a non vedere l’arrivo della controffensiva di Kharkov e prepararsi di conseguenza considerando il fatto che dovevano esserci stati molteplici segnali che l’hanno preceduta, il che può essere attribuibile solo a gravi carenze di intelligence.

* Alcuni a Mosca erano sotto il fascino del pio desiderio

Nonostante il presidente Putin li avesse messi in guardia contro un pio desiderio alla fine di giugno, alcune figure di spicco a Mosca erano chiaramente sotto il suo fascino a causa di una combinazione delle suddette gravi carenze di intelligence, ma anche del loro stesso desiderio di credere che le forze militari di Kiev fossero irrimediabilmente paralizzate.  

* La Russia aveva finora evitato di intraprendere una guerra totale contro Kiev

Le osservazioni precedenti, unite alla sincera convinzione del presidente Putin nell’unità storica di russi e ucraini e alla sua conseguente sensibilità alle vittime civili , hanno portato le sue forze a evitare la guerra totale rifiutando di distruggere infrastrutture critiche come ponti e centrali elettriche.

* La NATO ha continuato a rafforzare con successo le capacità militari di Kiev

Non è chiaro come abbiano continuato a farlo con successo di fronte alle innumerevoli affermazioni russe di aver distrutto numerosi elementi dell’equipaggiamento in arrivo, ma la NATO ancora in un modo o nell’altro ha continuato a rafforzare le capacità militari di Kiev al punto che le forze del suo procuratore sono diventate ancora una volta una minaccia.

* La mentalità di Kiev era che i fini giustificassero i mezzi a prescindere

Mentre la Russia continuava a combattere con una mano volontariamente legata dietro la schiena, Kiev considerava il conflitto una guerra totale e quindi non era contraria a militarizzare le aree residenziali per rallentare l’avanzata di Mosca o a gettare un numero illimitato di suoi uomini nel tritacarne per recuperare il territorio che ha perso.

L’analisi condividerà ora alcune osservazioni su come si è svolta la controffensiva di Kharkov:

* La controffensiva di Kherson ha coperto quella di Kharkov

Uno dei rappresentanti di Kiev ha ammesso che il primo aveva lo scopo di psicanalizzare la Russia riguardo al secondo, ma questa finta non sarebbe riuscita se la Russia non avesse avuto gravi carenze di intelligence e alcuni dei suoi funzionari non fossero stati attirati da un pio desiderio che li ha accecati a questo bait-and-switch.

* La Russia ha difeso in modo inadeguato il fronte di Kharkov dopo essere stata ingannata

Cadere per la finta di Kiev dando la priorità alla difesa delle sue conquiste lungo il fronte di Kherson non era problematico in linea di principio, ma la decisione della Russia di ridistribuire alcune delle sue forze da quella di Kharkov a lì e poi lasciare quel fronte nord-orientale non adeguatamente difeso non era saggia col senno di poi.

* Kiev ha sfruttato questa opportunità per cogliere la Russia completamente alla sprovvista

Il ritmo, le dimensioni e i tempi di ciò che il Ministero della Difesa russo ha descritto come il suo raggruppamento in risposta al blitzkrieg sostenuto dalla NATO di Kiev conferma che è stato colto completamente alla sprovvista, la cui ottica è stata manipolata dai media mainstream (MSM) come “La debolezza militare di Mosca”.

* Gli attaccanti hanno sfruttato appieno la reazione dei difensori

Tirarsi indietro di fronte a questa controffensiva a sorpresa è stata la cosa giusta da fare per la Russia per evitare di perdere inutilmente la vita dei suoi soldati facendo un’ultima resistenza destinata a fallire, ma ha anche portato Kiev a trarre pieno vantaggio dalla sua reazione riconquistando sulla sua scia vaste fasce di territorio.

* La Russia ha perso molte attrezzature mentre Kiev ha perso molte vite

Per quanto impressionanti siano state le conquiste sul campo sostenute dalla NATO di Kiev nei cinque giorni della sua controffensiva di Kharkov, ha anche perso un gran numero dei suoi soldati secondo le statistiche citate in precedenza, mentre i difensori hanno salvato la vita ai loro uomini ma lasciato un sacco di attrezzature nel processo.

Le informazioni raccolte dalle due sezioni precedenti consentono di trarre diverse conclusioni rilevanti:

* Russia e Kiev stanno combattendo due conflitti drasticamente diversi

Il primo è rimanere sinceramente fedele alle auto-restrizioni imposte alla sua condotta militare dal presidente Putin per la sua visione di un’operazione speciale, mentre il secondo sta conducendo una guerra totale senza alcuna preoccupazione per le conseguenze collaterali fintanto che alla fine può rivendicare un avvincente vittoria.

* La costruzione di Kiev sostenuta dalla NATO è stata facilitata dalla mancanza di una guerra totale da parte della Russia

Probabilmente non ci sarebbe mai stata alcuna controffensiva di Kharkov in primo luogo se la Russia non avesse evitato di intraprendere una guerra totale e invece avesse distrutto l’intera infrastruttura critica del suo avversario all’inizio della sua operazione speciale.

* Le operazioni di Infowar di MSM ora hanno una base semi-solida

L’ottica connessa con le conseguenze di quanto appena accaduto fornisce una base semisolida per le due spinte primarie delle operazioni di infowar del MSM: 1) convincere l’opinione pubblica occidentale della necessità di continuare ad armare Kiev; e 2) seminare dubbi su Mosca tra i suoi sostenitori.  

* La Russia deve ripristinare urgentemente la fiducia nelle sue forze in patria e all’estero

Coloro che negano l’ultima battuta d’arresto stanno screditando la Russia in patria e all’estero dopo che è indiscutibile che gli eventi di questo fine settimana sono stati dannosi per la sua causa, ecco perché Mosca deve urgentemente ripristinare la fiducia nelle sue forze, specialmente in risposta alle imminenti operazioni di infowar di MSM.

* Kiev ha inavvertitamente provocato la Russia a un’escalation contro le infrastrutture regionali

Secondo quanto riferito , la reazione della Russia agli ultimi sviluppi ha preso la forma di un attacco alle infrastrutture elettriche e idriche nell’est controllato da Kiev domenica notte, cosa che è stata finora riluttante a fare come spiegato in precedenza, ma sembra obbligata ad essersi impegnata a “salvare la faccia”. ”.

Con queste conclusioni in mente, è possibile fare alcune previsioni sul futuro:

* Il rifiuto di adeguarsi alla politica di guerra totale di Kiev limiterà le opzioni della Russia

Con le forze di Kiev che si rafforzano continuamente con l’appoggio della NATO ei loro leader non si fanno scrupoli a gettare un numero illimitato di uomini nel tritacarne, le opzioni della Russia rimarranno gravemente limitate fintanto che rifiuta di adeguarsi alla politica di guerra totale del suo avversario.

* La mentalità politica del Cremlino deve cambiare per Total War

L’operazione speciale si basa sulle auto-restrizioni militari della Russia volte a promuovere l’obiettivo politico postbellico di ripristinare le relazioni storicamente fraterne tra il suo popolo e quello ucraino, ma l’intero paradigma deve cambiare se il Cremlino decide finalmente di dichiarare una guerra totale.

* Total War rientra nelle capacità militari di Mosca

È puramente dovuto a fattori politici e non militari inesistenti presumibilmente collegati alla diminuzione delle riserve di armi o qualsiasi altra cosa che la Russia non abbia condotto una guerra totale contro Kiev fino a questo punto, essendo ben all’interno delle sue capacità militari e può essere fatto con il minimo costo fisico per sé.

* La Russia potrebbe richiedere una mobilitazione formale per intraprendere una guerra totale

La precedente osservazione connessa con l’inadeguata difesa russa del fronte di Kharkov dopo aver ridistribuito le forze da lì a quello di Kherson suggerisce che potrebbe essere già al limite della sua forza lavoro, quindi perché probabilmente richiederà una mobilitazione formale – con tutto ciò che comporta – fare una guerra totale.

* “Putin Oscuro” potrebbe finalmente diventare una profezia che si autoavvera

Lungi dall’essere il ” mostro, pazzo o mentitore ” che i suoi amici e nemici hanno finora immaginato che fosse, il presidente Putin ha finora dimostrato di essere molto riservato in tutto ciò che fa, ma potrebbe finalmente ribaltarsi per conformarsi (sia sostanzialmente o superficialmente) alla sua reputazione popolare.

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Alla luce delle 20 osservazioni strategiche sulla guerra lampo di Kiev sostenuta dalla NATO nella regione di Kharkov che sono state condivise in questa analisi, si può dire che le affermazioni sulle dinamiche strategico-militari del conflitto ucraino che si stanno finalmente spostando a favore di Kiev non sono accurate. Quello che è successo in realtà è che l’ultima controffensiva ha svelato alcune amare verità sulle carenze russe, ma questo sviluppo ha anche creato involontariamente il pretesto per il Cremlino per intensificare la guerra totale contro il suo avversario in risposta se alla fine viene presa la decisione in tal senso. Il prossimo futuro fornirà quindi maggiore chiarezza sul fatto che il presidente Putin stia seriamente tollerando quella scelta fatale.

https://korybko.substack.com/p/20-strategic-observations-about-kievs?utm_source=substack&utm_medium=email

Interpretazione delle carenze dell’intelligence russa in vista della controffensiva, Di Andrew Korybko_

Tre articoli cruciali, proprio per la autorevolezza e l’orientamento politico della fonte, che riequilibrano il punto della situazione e spiegano nelle more anche alcune dinamiche del conflitto, cruciali per il suo esito, come l’attenuazione degli attacchi in profondità sui punti di raccolta ed i centri logistici e di comunicazione. Da leggere con attenzione, Giuseppe Germinario
Non c’è dubbio che la Russia e i suoi alleati siano stati colti di sorpresa, soprattutto dopo che l’ex consigliere per la sicurezza nazionale diventato addetto stampa per la brigata Bohun delle forze speciali ucraine Taras Berezovets si è vantato di come la sua squadra abbia elettrizzato i suoi avversari prima di questa operazione.

La polvere ha iniziato a depositarsi dopo la fulminea controffensiva di Kiev sostenuta dalla NATO nella regione di Kharkov, che ha portato le sue forze a riconquistare circa 2.000 chilometri quadrati nell’Ucraina nord-orientale. Non c’è dubbio che la Russia e i suoi alleati siano stati colti di sorpresa, soprattutto dopo che l’ex consigliere per la sicurezza nazionale diventato addetto stampa per la brigata Bohun delle forze speciali ucraine Taras Berezovets si è vantato di come la sua squadra abbia elettrizzato i suoi avversari prima di questa operazione. Secondo lui nei commenti riportati da The Guardian :

“[La tanto decantata controffensiva di Kherson] è stata una grande operazione speciale di disinformazione. [La Russia] ha pensato che [la prevista controffensiva] sarebbe stata nel sud e ha spostato le loro attrezzature. Poi, invece del sud, l’offensiva è avvenuta dove meno si aspettavano (a Kharkov), e questo li ha fatti prendere dal panico e fuggire. Nel frattempo i [nostri] ragazzi a Kharkiv hanno ricevuto il meglio delle armi occidentali, per lo più americane”.

Quel giornale britannico ha anche citato una fonte militare senza nome che ha affermato che i servizi di controspionaggio della loro parte hanno sradicato con successo tutti gli informatori e gli agenti sotto copertura di Mosca a Kharkov, dopo di che “I russi non avevano idea di cosa stesse succedendo”. Sebbene entrambe le affermazioni sarebbero normalmente trattate con scetticismo considerando la storia di Kiev di bugie ed esagerazioni, questa volta risultano credibili alla luce di tutto ciò che è appena accaduto. Il presente pezzo cercherà quindi di interpretare le carenze dell’intelligence russa in vista della controffensiva di Kharkov.

Prima di procedere, il lettore è invitato a rivedere le precedenti analisi dell’autore su questo argomento:

* ” Kharkov: cosa sta guidando le ultime dinamiche militari e cosa potrebbe venire dopo? 

* ” Critiche costruttive collegate al ritiro tattico della Russia da Kharkov ”

Dopo averlo fatto, probabilmente saranno d’accordo sul fatto che Kiev abbia davvero messo a dura prova la Russia, cosa che ha avuto successo perché:

* La Russia ha gravi carenze nell’intelligence umana, delle immagini e dei segnali

Questa osservazione potrebbe suonare dura per quei lettori che simpatizzano con la Russia, ma non c’è altro modo per spiegare come le sue forze non abbiano rilevato il massiccio accumulo di forze di Kiev sostenuto dalla NATO intorno a Kharkov, che ovviamente sono arrivate lì da tutta l’Ucraina e persino dall’estero anche.

* Le sue forze militari erano curiosamente sicure nonostante fossero cieche intorno a Kharkov

Il punto di cui sopra rende ancora più curioso il fatto che le forze russe fossero così fiduciose sulla situazione militare intorno a Kharkov che, secondo quanto riferito, non avrebbero nemmeno pensato di costruire difese adeguate né di schierare forze aggiuntive lì nonostante i regolari scambi di fuoco con Kiev nelle ultime settimane.

* Kiev ha sfruttato le percezioni imprecise della Russia sulle capacità militari del suo avversario

Con il senno di poi, sembra convincente che la Russia abbia falsamente pensato, nonostante le gravi carenze dell’intelligence, che Kiev non fosse in grado di preparare una grande controffensiva, non avrebbe avuto successo anche se ci avesse provato, e che questo scenario si sarebbe realisticamente realizzato solo a Kherson, se non del tutto, cosa che i suoi oppositori hanno sfruttato.

Da questi punti, si può dedurre quanto segue sulle percezioni russe prima degli ultimi eventi:

* Le carenze dell’intelligence russa sono state nascoste da funzionari di livello inferiore ai loro livelli superiori

Per quanto difficile possa essere da credere, il vantaggio del senno di poi infonde agli osservatori obiettivi la fiducia di concludere che i funzionari di livello inferiore hanno nascosto le gravi carenze dell’intelligence russa in Ucraina ai loro livelli superiori, che hanno messo in moto tutto ciò che è accaduto di recente.

* Kherson era chiaramente considerato molto più militarmente significativo di Kharkov

Il riferito ridispiegamento delle forze da parte della Russia da Kharkov a Kherson suggerisce che considerava solo il primo fronte militarmente rilevante per vincolare le risorse di Kiev in modo che non potessero sostenere la prevista controffensiva contro il secondo, che Mosca aveva pianificato di schiacciare prima di avanzare su Odessa.

* L’ossessione strategica con Odessa alla fine ha condannato la difesa russa di Kharkov

Praticamente tutti gli osservatori credono che uno degli obiettivi massimalisti della Russia sia incorporare Odessa in Novorossiya, che apparentemente è diventata una tale ossessione che i suoi funzionari hanno trascurato le loro gravi carenze di intelligence in tutta l’Ucraina e sono stati quindi facilmente manipolati da Kiev intorno a Kharkov.

Se la leadership russa arriva a riconoscere uno dei precedenti, allora ci si può aspettare quanto segue:

* Un’indagine globale e in rapido movimento potrebbe portare a sconvolgimenti organizzativi

La causa principale delle carenze dell’intelligence russa è dovuta ai funzionari di livello inferiore che nascondono “fatti scomodi” ai loro superiori, il che probabilmente richiederà un’indagine su chi ha fatto cosa e perché (incluso il motivo per cui il suo controspionaggio non lo ha rilevato) prima di ( importanti?) cambiamenti organizzativi.

* La difesa sarà probabilmente prioritaria rispetto all’attacco

Dopo aver realizzato che è praticamente cieco in Ucraina e lo è già da tempo, la Russia probabilmente darà la priorità alle sue difese su tutto il fronte invece di pianificare potenziali offensive poiché non può essere certo che altre controffensive non siano attualmente in preparazione.

* Mosca potrebbe mitigare i suoi obiettivi massimalisti o tracciare percorsi per ripristinarne la fattibilità

È molto probabile che due scenari strategico-militari considerino i punti precedenti: 1) la Russia si concentrerà sull’assicurarsi i guadagni esistenti e li considererà il massimo che realisticamente otterrà nel conflitto; oppure 2) pianificherà le proprie controffensive al fine di ripristinare la fattibilità dei suoi obiettivi massimalisti (es. Odessa).

Di Andrew Korybko

Analista politico americano

Kharkov: cosa sta guidando le ultime dinamiche militari e cosa potrebbe venire dopo?

La realtà dietro le ultime dinamiche è più sfumata di quanto affermano Kiev, i suoi mecenati occidentali e la Russia, cosa che la presente analisi spiegherà in modo conciso. A tal fine, identificherà i fattori meno discussi che guidano gli sviluppi sul campo più recenti, pronogherà cosa potrebbe accadere dopo e quindi condividerà alcune osservazioni rilevanti sul conflitto ucraino in generale.

Il Western Mainstream Media (MSM) guidato dagli Stati Uniti è estasiato dalle ultime dinamiche militari intorno a Kharkov dopo che le forze di Kiev avrebbero riconquistato circa 1.000 chilometri quadrati (385 miglia quadrate) di territorio dalla Russia e dai suoi alleati del Donbass. Ciò a sua volta ha spinto molti degli oppositori di Mosca a glorificare l’avanzata dell’esercito sui social media e condividere le previsioni sulla sua presunta vittoria imminente nell’ultima fase del conflitto ucraino , provocata dagli Stati Uniti, scoppiata alla fine di febbraio. La realtà è più sfumata, tuttavia, come la presente analisi spiegherà concisamente. Quello che segue è un elenco puntato di punti che attirano l’attenzione sui fattori meno discussi dietro le ultime dinamiche militari:

* Le forze di Kiev dipendono interamente dal supporto militare straniero

Il consigliere presidenziale ucraino Alexey Arestovich ha ammesso a fine marzo che la Russia ha “praticamente distrutto la nostra industria della difesa”, il che significa che le forze di Kiev sono state in grado di mantenere il conflitto in corso da allora solo grazie al supporto militare straniero (USA-NATO).

* Dal 2021 gli Stati Uniti hanno già fornito ai propri procuratori 15,2 miliardi di dollari in aiuti militari

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato la scorsa settimana che gli ultimi 2,8 miliardi di dollari in aiuti militari del suo paese a Kiev portano il totale complessivo a 15,2 miliardi di dollari da quando l’amministrazione Biden è salita al potere, dimostrando così che le forze riceventi sono veramente delegati USA-NATO, soprattutto quando considerando il punto precedente.

* La controffensiva di Kherson ha coperto quella di Kharkov

La controffensiva di Kharkov ha seguito rapidamente quella fallita di Kherson ed è riuscita così a ottenere un certo successo sul campo (per quanto potenzialmente transitorio) dopo che i difensori hanno dato giustamente la priorità alle loro forze limitate per proteggere il fronte meridionale molto più strategicamente significativo.

* La Russia preferirebbe ritirarsi piuttosto che tirare un Mariupol (per ora)

A differenza delle forze di Kiev che militarizzano illegalmente le aree residenziali per sfruttare de facto i civili lì come scudi umani esattamente come ha dimostrato Amnesty International il mese scorso, la Russia preferirebbe ritirarsi piuttosto che rischiare danni collaterali ai civili e alle infrastrutture, almeno secondo i suoi calcoli attuali (che potrebbero cambiare) .

* Kharkov potrebbe essere sacrificabile in Russia da una prospettiva strategica

Non tutti i guadagni sul campo in qualsiasi conflitto devono essere mantenuti indipendentemente dal costo, che è stato precedentemente dimostrato nel contesto ucraino rispetto a Kiev all’isola dei serpenti , quindi ne consegue che il ritiro tattico della Russia da Kharkov potrebbe anche servire a strategie simili rispetto al fronte meridionale per esempio.

Dopo aver identificato i fattori rilevanti, è tempo di prevedere cosa potrebbe accadere dopo:

* La Russia potrebbe completare completamente il suo ritiro tattico dalla regione di Kharkov…

Ricordando il precedente stabilito dal suo precedente ritiro tattico dalle regioni settentrionali dell’Ucraina intorno a Kiev, la Russia potrebbe anche completare completamente la stessa manovra da Kharkov per ragioni strategiche che possono essere solo ipotizzate in questo scenario fino a quando tutto non sarà più chiaro in seguito.

* …Oppure la Russia e i suoi alleati del Donbass potrebbero respingere l’esercito per procura della NATO

C’è anche la possibilità che le forze in difesa respingano attivamente gli aggressori, sia per fermare l’avanzata alimentata dalla NATO di questi ultimi e quindi congelare la linea di contatto in questa parte dell’Ucraina o per ri-liberare il territorio recentemente conquistato, che potrebbe in ogni caso portare a una grande battaglia.

* La potenziale battaglia di Kharkov potrebbe rivelarsi un punto di svolta nel conflitto

Se la Russia e i suoi alleati del Donbass decidessero di invertire le ultime dinamiche militari, la conseguente battaglia di Kharkov potrebbe alla fine rivelarsi un punto di svolta nel conflitto, dopo di che i colloqui di pace potrebbero potenzialmente riprendere prima del prossimo inverno e prevedibilmente essere dettati dal vincitore.

* La Russia potrebbe finalmente dichiarare la mobilitazione ufficiale delle sue forze

Secondo lo scenario precedente, il significato della potenziale battaglia di Kharkov nel determinare la successiva dinamica militare-strategica del conflitto ucraino potrebbe costringere la Russia a dichiarare finalmente una mobilitazione ufficiale per eguagliare il numero, sostenuto dall’estero, del crescente esercito per procura della NATO.

* Successo rapido = Cambio di gioco mentre stallo = Più o meno lo stesso

Nel caso in cui i delegati della NATO combattano una grande battaglia con le forze potenzialmente mobilitate della Russia su Kharkov, il rapido successo di uno di loro sarebbe un punto di svolta per la loro parte, mentre una situazione di stallo porterebbe a qualcosa di più o meno lo stesso e alla fine potrebbe portare al congelamento della linea di contatto entro l’inverno.

* Non si può escludere una mossa asimmetrica della Russia

Indipendentemente dal fatto che la Russia completi il ​​suo ritiro tattico in corso da Kharkov per ragioni strategiche che restano da vedere o decida di contrattaccare in una grande battaglia su quella regione, non si può escludere che il presidente Putin non ordini una delle sue classiche mosse asimmetriche per scuotere tutto.

Alcune osservazioni generali concludono ora l’analisi:

* La controffensiva di Kharkov è l’ultimo evviva dell’anno a Kiev (e forse mai)

Si prevede che il prossimo inverno complicherà le operazioni militari per entrambe le parti, il che significa che la controffensiva di Kiev a Kharkov sarà il suo ultimo hurra dell’anno, anche se potrebbe anche essere l’ultimo hurry in assoluto se la Russia ottiene un rapido successo nella potenziale battaglia su questa regione che detti i suoi termini di pace.

* La guerra dell’informazione da entrambe le parti si intensificherà inevitabilmente

Considerando che le ultime dinamiche militari rappresentano l’ultimo hurra di Kiev dell’anno (e forse mai), e tenendo conto che la possibile battaglia sulla regione di Kharkov potrebbe cambiare le regole del gioco nel conflitto, è inevitabile che le operazioni di guerra dell’informazione di entrambe le parti si intensificheranno.

* Il pio desiderio potrebbe strappare la sconfitta dalle fauci della vittoria

L’opinione pubblica russa e ucraina sul conflitto è irrilevante per plasmare le sue dinamiche militari, ma se le operazioni di informazione delle loro stesse parti fuorviano inavvertitamente i loro decisori con un pio desiderio , allora entrambi potrebbero improvvisamente perdere importanti guadagni e quindi essere sconfitti nonostante loro.

* Entrambe le parti probabilmente si aspettano che i colloqui di pace riprendano entro l’inizio del prossimo anno

Tutti gli eventi militari che si svolgeranno prima del prossimo inverno saranno quasi certamente sfruttati dalla parte con il maggior slancio (sia assoluto nello scenario del loro rapido successo o relativo in una situazione di stallo continua) per riprendere i colloqui di pace entro l’inizio del prossimo anno con condizioni favorevoli alla propria causa.

* Nessuna delle due parti probabilmente raggiungerà mai i risultati massimalisti desiderati

Non c’è alcuna possibilità che la Russia lasci che i fascisti invadano la Crimea dopo essersi riunita democraticamente con essa per scongiurare quello scenario né permetterà a Kiev di riconquistare tutto il Donbass dopo aver riconosciuto la sua indipendenza, anche se la NATO non permetterà nemmeno a Mosca di smilitarizzare completamente l’Ucraina poiché la manterrà pompandola a piene mani.

* Il grande contesto strategico dimostra che il tempo è dalla parte della Russia

La transizione sistemica globale al multipolarismo , accelerata dalle controproducenti sanzioni anti-russe dell’Occidente, significa che il tempo è dalla parte di Mosca poiché l’UE sta affrontando gravi crisi economiche politiche che porteranno a cambiamenti strategici irreversibili che alla fine andranno a beneficio del Cremlino.

https://korybko.substack.com/p/kharkov-whats-driving-the-latest

Critiche costruttive legate al ritiro tattico della Russia da Kharkov

Gli eventi in rapida evoluzione intorno a quella regione hanno screditato in modo irresistibile l’interpretazione prevalente del conflitto ucraino che è stata finora promossa dai quartieri multipolari della comunità dei media alternativi. Considerando tutto ciò che è accaduto negli ultimi giorni, è giunto il momento per gli influencer chiave di rivalutare molto di ciò che avevano dato per scontato se aspirano sinceramente a ottenere una comprensione più obiettiva di tutto possibile.

Le forze russe e alleate stanno attualmente effettuando un ritiro tattico dalla regione di Kharkov di fronte alla controffensiva sostenuta dalla NATO di Kiev, che ha avuto molto più successo sul campo rispetto a quella fallita di Kherson che l’ha immediatamente preceduta. L’autore ha condiviso i suoi pensieri su questo sviluppo nel suo pezzo intitolato ” Kharkov: cosa sta guidando l’ultima dinamica militare e cosa potrebbe venire dopo? ”, che risponde a queste due domande e poi si conclude con alcune osservazioni generali sul conflitto ucraino .

Il presente articolo affronta l’argomento da una prospettiva diversa condividendo critiche costruttive legate al ritiro tattico della Russia, con lo scopo di sfrondare alcuni dei pensieri di gruppo e frantumare i miti correlati spinti dai quartieri multipolari della Alt-Media Community (AMC). Il presidente Putin ha messo in guardia i membri delle sue burocrazie militari, di intelligence e diplomatiche (” stato profondo “) dal concedersi un pio desiderio a fine giugno, quindi è importante promuovere quella causa pragmatica attraverso uno sforzo ben intenzionato per valutare oggettivamente ciò che la Russia avrebbe potuto fare diversamente.

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Per cominciare, ecco le principali narrazioni dell’AMC che sono screditate dagli ultimi eventi:

* Le forze militari di Kiev sono state schiacciate da tempo

Ovviamente, mentre il consigliere presidenziale ucraino Alexey Arestovich ha ammesso a fine marzo che la Russia aveva già “praticamente distrutto la nostra industria della difesa”, Kiev da allora è stata in grado di riprendersi abbastanza con l’aiuto militare della NATO per fare progressi sul campo intorno a Kharkov .

* La Russia ha distrutto tutte le armi occidentali in arrivo

Basandosi su quanto sopra, è ovvio che la Russia non ha distrutto tutte le armi occidentali in arrivo poiché ne sono arrivate in prima linea abbastanza da riequipaggiare con successo le forze di Kiev al punto da consentire loro di lanciare la loro controffensiva in corso nel nord-est.

* Mosca domina tutte le dimensioni dello spazio di battaglia

Dopo aver dato per scontate le due narrazioni precedenti, sono portati naturalmente a presumere che Mosca domini tutte le dimensioni dello spazio di battaglia, anche se chiaramente non è così, altrimenti non si sarebbe impegnato in un ritiro tattico così rapido a differenza di quanto intrapreso finora nel conflitto.

* L’ultimo ritiro tattico è quello di creare un calderone per Kiev

I modi in cui l’attuale ritirata tattica viene condotta in modo molto forte suggeriscono che non fa parte di una manovra pianificata per circondare le forze di Kiev in un calderone e credere che ogni passo fisico indietro in un conflitto al proprio fianco sia uno “scacco 5D”  non è comunque una mossa realistica.

* La Russia vince sempre, qualunque cosa accada

Nessuna entità in questo mondo è perfetta e niente va sempre secondo i piani, essendo infatti il ​​caso che la Russia, proprio come qualsiasi altro attore internazionale (soprattutto Kiev, gli Stati Uniti, la NATO e l’Occidente collettivo in questo contesto) a volte subisce battute d’arresto pur cercando sinceramente di raggiungere i suoi obiettivi.

La parte successiva dell’analisi descriverà in modo conciso la realtà dietro quelle narrazioni screditate:

* La NATO ha ripristinato con successo alcune delle capacità militari di Kiev

Proprio perché l’ultima fase del conflitto ucraino è davvero diventata una guerra per procura senza precedenti tra NATO e Russia, quel blocco guidato dagli Stati Uniti ha fatto del suo meglio per ripristinare con successo alcune delle capacità militari dei suoi delegati nonostante la distruzione da parte di Mosca del relativo complesso industriale.

* Le “linee dei topi” dell’Occidente rimangono in gran parte intatte

Nonostante i migliori sforzi della Russia per distruggerli, i corridoi logistici-militari dell’Occidente verso i loro delegati ucraini che Politico ha descritto ad aprile come “linee dei topi” sono rimasti in gran parte intatti e quindi fungono da ancora di salvezza di Kiev per far andare avanti il ​​conflitto già da oltre sei mesi.

* Nessuna delle parti in conflitto esercita un dominio militare

Né la Russia, né Kiev, né gli alleati NATO di quest’ultimo esercitano il dominio militare, con la mancanza di tale status da parte del primo non sorprende considerando i molti stati che sta combattendo per procura; mentre il fallimento del blocco guidato dagli Stati Uniti nel raggiungere lo stesso suggerisce che la capacità difensiva di Mosca è più forte di quanto pensassero.

* Il ritmo, la scala e il tempismo delle ultime mosse della Russia suggeriscono una sorpresa

I tre fattori summenzionati associati al ritiro tattico in corso dalla regione di Kharkov suggeriscono fortemente che la Russia, i suoi alleati del Donbass, e in particolare i civili, sono stati veramente sorpresi dalle ultime dinamiche militari e che non c’è alcun piano “scacchi 5D” in gioco.

* Questo ritiro tattico è quasi sicuramente una battuta d’arresto inaspettata

Il precedente controllo della realtà porta alla probabile conclusione che il processo descritto si sta svolgendo a causa di pressioni esterne e quindi non è stato avviato volontariamente dalla Russia a differenza dei suoi precedenti ritiri tattici dall’Ucraina settentrionale e da Snake Island , il che lo renderebbe quindi una battuta d’arresto inaspettata.

Con queste amare verità in mente, ecco le loro possibili conseguenze imminenti:

* Kiev continuerà a combattere fino a quando l’Occidente non chiuderà il rubinetto militare

Non c’è dubbio che le forze di Kiev siano mantenute in funzione esclusivamente dal supporto militare occidentale, ma il fatto che gli aiuti esteri abbiano già portato loro a ripristinare abbastanza delle loro capacità per lanciare l’ultima controffensiva con un certo successo sul campo suggerisce che questa guerra per procura andrà avanti.

* L’Occidente dovrebbe pompare più e migliori armi in Ucraina

A meno che la controffensiva di Kiev non finisca con la sua schiacciante sconfitta da parte della Russia oppure Mosca non faccia con successo qualcosa di asimmetrico per rimodellare le dinamiche del conflitto, si prevede che l’Occidente si sentirà incoraggiato anche da una situazione di stallo intorno a Kharkov per pompare più e migliori armi in Ucraina.

* Riguadagnare il terreno perduto rimarrà difficile per la Russia

La Russia avrà difficoltà a riguadagnare il terreno perduto considerando la pratica parità militare tra sé e Kiev a causa del solido sostegno di quest’ultima da parte di molti stati della NATO, il che significa che l’attuale battuta d’arresto probabilmente non sarà invertita presto in assenza di una importante (e forse prolungata) battaglia.

* Sono probabili rappresaglie contro gente del posto che ama la Russia

Kiev probabilmente condurrà una feroce caccia alle streghe anti-russa in pieno coordinamento con i suoi sostenitori della NATO contro tutti quei locali che non erano stati in grado di fuggire dai territori rapidamente riconquistati, il che potrebbe portare a violazioni dei diritti umani su vasta scala che l’Occidente continuerebbe prevedibilmente a negare nonostante le possibili prove.

* La Russia deve accettare la realtà intorno a Kharkov o cambiarla

Ci sono solo due strade da percorrere per la Russia intorno a Kharkov: 1) accettare la realtà dell’inaspettata battuta d’arresto che ha appena subito per le ragioni che sono state spiegate in precedenza; oppure 2) lavorare attivamente per cambiarlo preparandosi a combattere una battaglia importante e possibilmente prolungata per riguadagnare il terreno perduto.

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Per concludere, l’autore vorrebbe ricordare al lettore il motivo per cui ha pubblicato queste critiche costruttive legate al ritiro tattico della Russia da Kharkov. Gli eventi in rapida evoluzione intorno a quella regione hanno irresistibilmente screditato l’interpretazione prevalente del conflitto ucraino che è stata finora spinta dai quartieri multipolari dell’AMC. Considerando tutto ciò che è accaduto negli ultimi giorni, è giunto il momento per gli influencer chiave di rivalutare molto di ciò che avevano dato per scontato se aspirano sinceramente a ottenere una comprensione più obiettiva di tutto possibile.

Proprio come nell’introduzione, è pertinente nella conclusione ricordare la cautela del presidente Putin di abbandonarsi a un pio desiderio in modo che tutti possano soffermarsi su di esso come impressione finale. Non solo i canti delle sirene associati a quella mentalità hanno infettato l’AMC, ma hanno anche influenzato alcuni membri dello “stato profondo” russo che sono responsabili dell’operazione militare speciale del loro paese in Ucraina. Se c’è un lato positivo in questa battuta d’arresto, è che quei funzionari impareranno da questo controllo della realtà, correggeranno le loro false percezioni e di conseguenza formuleranno politiche più efficaci.

https://korybko.substack.com/p/constructive-critiques-connected

La toppa e lo sbrego_di Francesco Dall’Aglio

Le dichiarazioni rese ieri dal portavoce del Ministero della Difesa russo sono francamente risibili: e sebbene nessuno ascolti le dichiarazioni del portavoce di un qualsisia Ministero delle Difesa di un paese implicato in un conflitto credendo di trovarci la verità (oddio, qualcuno lo fa e poi lo scrive pure sui giornali), mi aspettavo qualcosa di meglio della riedizione del “gesto di buona volontà” della ritirata dai dintorni di Kiev e Kharkiv di qualche mese fa. Certo, così come allora anche adesso la ritirata è stata pianificata bene: ma questo significa solo che la possibilità che fosse necessaria era stata presa in considerazione, non che la ritirata stessa fosse desiderabile o parte di un piano strategico (quella di Kiev forse sì, ma queste sono altre considerazioni).
Il motivo per cui la ritirata è avvenuta è chiaro, ma non può essere detto ufficialmente: non ci sono gli uomini per tenere tutto il fronte, soprattutto se l’esercito ucraino va all’attacco con tutto quello che ha. E soprattutto se va all’attacco in un settore, quello di Kharkiv, che per mesi ha funzionato da riserva di unità da mandare in altri settori del fronte, dove stoccare unità da rigenerare o dove spedire reparti non proprio eccellenti. La verità è che la “pausa strategica” di questa estate è stata sfruttata bene dall’esercito ucraino, male da quello russo. Le unità non sono state avvicendate, non tutti i settori potenzialmente critici sono stati coperti meglio e la terza armata è stata organizzata in ritardo e con meno mezzi del necessario, ed è arrivata nella zona delle operazioni pochissimi giorni fa – e dal punto di vista russo meno male che ci è arrivata, altrimenti la situazione tra Kharkiv e Izyum sarebbe ancor più catastrofica.
Poche cose sono peggiori, in guerra o nella vita, del ripetere sempre la stessa tattica perché in passato è andata bene. È vero, l’esercito russo ha sempre agito in inferiorità numerica ed è riuscito finora a ottenere buoni risultati sia in attacco che in difesa (vedi Cherson), ma alla fine i nodi vengono al pettine. Se vuoi fare la guerra devi fare la guerra; se non vuoi fare la guerra non devi fare la guerra; ma non puoi fare e non fare la guerra allo stesso momento. Ora si tratta di capire quali saranno le misure che il comando russo prenderà per il prosieguo del conflitto: perché la guerra non è finita, purtroppo, nonostante i commenti di alcuni entusiasti – così come non era finita a marzo, nonostante i commenti di altri entusiasti. La situazione sul campo è peggiorata per l’esercito russo, ma il guadagno territoriale dell’esercito ucraino non basta a risolvere la questione; si dice siano in preparazione altre offensive in altri settori, ma anche qui bisogna vedere in primo luogo se la notizia è vera, e poi considerare che tutti gli altri settori (Donbas, Zaporozhie) sono strategicamente fondamentali per la Russia e meglio difesi. E considerare le perdite subite dall’esercito ucraino, molto elevate sia in uomini che in materiali, e vedere come e quando saranno rimpiazzate. La palla ora passa a Putin, che è chiamato da varie parti a decidere cosa fare dell’operazione speciale. Se lasciarla così com’è (e militari e nazionalisti gli daranno addosso, come stanno già facendo) fidando nel successo delle misure economiche anti-occidentali, del logoramento dell’esercito ucraino in questa serie di avanzate, dell’inverno che sta arrivando eccetera; o se trasformarla in operazione militare, cosa che garantirebbe migliori risultati sul campo ma comporterebbe uno stress molto maggiore per l’economia e la società russa.
PS – intanto Kadyrov ha detto che se le cose non cambiano in 48 ore “sarà costretto ad andare a Mosca e spiegare ai vertici la situazione sul campo”. Annamo bene.
e ancora…
È lunga, se preferite le cavolate propagandistiche dell’una o dell’altra parte (la nostra, occidentale) non perdete tempo.
“Nella notte le truppe russe a Kupyansk si sono ritirate senza combattere oltre il fiume Oskil, lasciando agli ucraini la parte occidentale della città. Se l’offensiva ucraina appena partita da sud, in direzione di Lyman, avrà successo, si procederà alla completa evacuazione del personale militare da tutto il settore di Izyum (io li avrei già fatti partire), il che è in linea con le decisioni prese finora – i russi non hanno bisogno al momento di scambiare vite per chilometri, come invece devono fare gli ucraini, e tutta l’avanzata ucraina in questo settore ha sempre visto lo sganciamento dei reparti russi ogni volta che rischiavano di essere sopraffatti, con l’eccezione di Balaklya dove uno dei due gruppi SOBR si è trincerato, resiste e manda in giro TikTok patriottici.
Alcune considerazioni su quella che ora possiamo tranquillamente considerare una débâcle russa, per quanto su un settore limitato del fronte.
Inutile girare intorno al problema fondamentale per l’esercito russo: schiera su tutto il fronte circa 150.000 uomini. L’esercito ucraino ne ha messi in campo più di 100.000 in due soli settori. A Cherson gli è andata molto male, a Kupyansk-Izyum molto bene. Questa differenza di risultato però ci dice alcune cose su quelle che sembrano essere le priorità strategiche del comando russo, che sa benissimo di non avere uomini a sufficienza. Quando era ovvio che prima o poi sarebbe partita l’offensiva sia verso Cherson che verso Izyum, il comando ha spostato dal fronte di Kharkiv QUATTRO gruppi tattici composti da unità del distretto militare orientale (36a, 37a, 38a e 64a brigata di fanteria motorizzata), rimpiazzati da TRE (quindi già uno in meno) gruppi tattici, DUE dei quali composti da unità della riserva e UN SOLO reparto in servizio attivo, il 752° reggimento della 3 divisione di fanteria motorizzata. Probabilmente l’ipotesi era di mandare in seguito altri reparti, ma questa cosa non è avvenuta. Le conseguenze sono evidenti.
Risulta evidente quindi che il comando russo ha dato la priorità al fronte di Cherson, dove in effetti l’offensiva ucraina è stata più o meno annichilita, a discapito di quello di Kharkiv. Non che fosse disposta a perdere tranquillamente il saliente di Izyum, ma trovandosi nella potenzialità di perdere entrambe le aree, per quella mancanza di personale di cui sopra, si è preferito rinforzare Cherson. E anche questo è in linea con la strategia seguita fino adesso: strategia sulla quale perdurano ancora una serie di incomprensioni che sarebbe il caso di risolvere una volta per tutte. La Russia vuole il Donbas, la Crimea, il territorio che c’è tra Donbas e Crimea, e (probabilmente) una zona di rispetto intorno alle due aree fuori tiro diretto dell’artiglieria. Non vuole Kiev, non vuole Kharkiv, non vuole, probabilmente, nemmeno Odessa. Se gliele regalano se le prende, ovviamente, ma non andrà mai all’assalto delle città, e di certo non lo farà né ha mai pensato di farlo con 150.000 uomini in totale: e senza le città le oblast’ restano in mano ucraina. In quest’ottica è chiaro che Cherson ha una importanza infinitamente maggiore di Izyum. Meglio tenerle tutte e due, ovviamente: ma dovendone perderne una, meglio tenere Cherson. E che una almeno l’avresti persa, viste le forze in campo, era non dico probabile ma certamente possibile. Lo sapevo io che gli ucraini stavano mettendo in campo più di 100.000 uomini per offensive localizzate, figuriamoci se non lo sapeva il comando russo.
La domanda che un po’ tutti si stanno facendo è: che succede ora? Lasciamo perdere la propaganda: i russi diranno che si è trattato di una brillante ritirata tattica che consente di accorciare il fronte e di salvare migliaia di vite (è vero), gli ucraini che si tratta di una brillante avanzata che risolve a loro vantaggio un’area finora molto problematica del fronte (è vero), col vantaggio aggiuntivo che dell’offensiva di Cherson già non si ricorda più nessuno. Perdere Izyum complica la situazione nel Donbas, naturalmente, perché l’area di Lyman torna in mano ucraina. Per tutto il resto, la situazione rimane invariata.
In realtà una variazione significativa c’è: le perdite ucraine. Per mettere in piedi un’altra offensiva del genere servono altri sei mesi, e ulteriori e continui aiuti NATO, e cosa succederà tra sei mesi nessuno lo sa. Certo si arriva all’inverno in una situazione di riequilibrio, che è appunto il trade-off di cui sopra: il nord all’Ucraina, il sud alla Russia. Però questo non risolverà i problemi dell’Ucraina. Altri sei mesi di bombardamenti (che sicuramente aumenteranno), di infrastrutture distrutte, di vite perse, di freddo non aiuteranno certamente: e non penso che l’Occidente possa, o voglia, pagare tutte le spese ucraine, visto che già non ce la fa più. Mentre in Russia da più parti si invoca la dichiarazione di guerra, la mobilitazione di tutta la popolazione, radere al suolo Kiev e bombardare l’aeroporto polacco di Rzeszów, da dove passano tutti i rifornimenti NATO, il comando resta inamovibile. Una cosa va detta degli alti gradi russi: sono immuni all’isteria. Del resto 80 anni fa hanno tranquillamente accettato l’idea che i nazisti potessero prendere Mosca, figuriamoci la perdita di Izyum. Io penso (o forse spero) che non ci saranno variazioni di rilievo, almeno per il momento. La Russia continuerà a spostare il conflitto sul piano economico più che su quello militare, e sul piano globale più che su quello locale, scommettendo sul fatto che resisterà più dell’Occidente. Se alla fine dei giochi hai azzoppato l’Euro e spostato l’asse economico a est, puoi anche perdere Kupyansk. Se però questa cosa non dovesse funzionare; se le sanzioni cominciassero a colpire più profondamente la società russa e la capacità militare russa; se ci fossero altre avanzate ucraine, e minacciassero le aree realmente strategiche e vitali dei territori occupati; allora le cose cambierebbero sicuramente. Quello che di certo cambierà adesso sono i vertici militari del distretto di Kharkiv.
Due PS.
PS 1: le truppe ucraine che avanzano sono addestrate da istruttori NATO, hanno equipaggiamento NATO, rifornimenti NATO, intelligence NATO, satelliti e AWACS NATO che comunicano in tempo reale ogni spostamento di truppe russe, i loro reparti sono coordinati da “volontari” NATO e altri “volontari” NATO si trovano sul campo. Sarebbe forse il caso di smetterla di considerare questo conflitto come una partita tra Russia e Ucraina, sia nella valutazione della performance militare russa (e ucraina) che nella valutazione del nostro ruolo che, ci piaccia o no, è quello di parte attiva nel conflitto. Finora questa cosa è passata in cavalleria. Se un HIMARS ammazza un civile russo in Crimea, non penso continuerà ad esserlo.
PS2: che succede ora a tutti i civili che nelle zone occupate hanno collaborato a vario titolo con i russi?”

 

Perché i soldati ucraini si fanno massacrare da Zelensky che a sua volta prende ordini da Washington e Londra?_Di Claudio Martinotti Doria

Chi mi legge abitualmente s’informa tramite i media indipendenti nel web e quindi presumo sia al corrente dell’offensiva che Zelensky ha lanciato a fine agosto contro l’oblast di Cherson nel sud dell’Ucraina.

Ha voluto essere di parola, anche se ha scelto l’ultimo giorno dopo numerosi rinvii, aveva ripetutamente promesso da mesi una controffensiva entro agosto che avrebbe spazzato via i russi dai territori conquistati, almeno quelle erano le intenzioni.

Tutti gli analisti militari e geopolitici seri e indipendenti lo deridevano, pensando a un bluff, invece anche i comici e buffoni, seppur criminali, corrotti e incapaci, possono essere di parola, soprattutto quando la vita la fanno rischiare ad altri.

Appena sono riusciti a raccogliere il maggior numero possibile di mezzi corazzati (soprattutto polacchi) e concentrare circa 40mila soldati nell’area, Zelensky nonostante la netta contrarietà dello Stato Maggiore Militare che poneva scarsa o nulla fiducia nella riuscita del piano, ha ordinato l’offensiva, commettendo il classico errore dello stratega da salotto, addestrato a giocare a Risiko (forse manco a quello).

Anziché concentrare tutte le forze in un solo punto per avere maggior impatto e possibilità di sfondamento, li ha divisi in cinque aree e quindi cinque direzioni di attacco diverse, disperdendo le forze che già non sarebbero state sufficienti per un solo attacco in un unico punto, considerando la potenza di fuoco dell’artiglieria e aviazione russa. Così ha disperso la forza d’attacco su un fronte di poco meno di 200 km. Considerando che di solito ad attaccare sono il 50% delle forze, l’altra metà rimane di riserva nelle retrovie per compensare le perdite o rinforzare i punti deboli, se dividete per cinque 20mila soldati su 200 km, vi renderete conto che l’impatto non poteva che essere lieve per i russi, i quali applicano la stessa tattica da mesi, a ogni offensiva ucraina.

Arretrano e li lasciano avanzare e poi man mano che si trovano sempre più allo scoperto in un territorio pianeggiante, senza riuscire ad arrivare a centri abitati (l’unico modo che hanno per trovare riparo e trincerarsi), i russi iniziano a bombardarli senza tregua arrecando loro gravissime perdite.

E’ la tecnica militare del “tritacarne”, una tattica di logoramento lenta e inesorabile che riduce gradatamente il numero dei soldati e dei mezzi degli ucraini fino a che saranno costretti alla resa o a far intervenire le forze di altri paesi della NATO, che in questo caso non potrebbero invocare l’articolo 5 del Trattato Atlantico, perché non sono loro a essere attaccati ma ad attaccare.

Com’è possibile che Zelensky ripeta sempre gli stessi errori? E soprattutto come mai gli ucraini si prestano a farsi massacrare, anziché fuggire, per non essere arruolati oppure finire in prigione per essersi rifiutati di indossare la divisa? Cercherò di rispondere a entrambe le domande essenziali per capire l’esito e lo sviluppo di questo conflitto.

Zelensky non ha alcuna capacità strategica, gli unici ordini che sa impartire sono quelli di attaccare e resistere senza cedere un metro, combattere fino all’ultimo uomo. Vi ricorda qualcuno? Un certo Hitler, quando ormai era impazzito e drogato fino al midollo (altra analogia con Zelensky) e psichicamente alterato perché l’esito della guerra non corrispondeva alle sue attese e tutti i suoi comandanti lo deludevano e li sostituiva in continuazione.

Zelensky prende decisioni a scopo politico, per influenzare i suoi sponsor angloamericani e UE, che ultimamente lo stanno sostenendo sempre meno.

Ha assolutamente bisogno di una vittoria, seppur minima, per continuare a mungere i suoi finanziatori, ben sapendo che una cospicua parte di questi finanziamenti non finisce al fronte ma nelle tasche dei numerosi oligarchi e comandanti corrotti, a tutti i livelli, che vendono le armi ricevute facendo finta siano andate distrutte dai bombardamenti russi.

E questo in parte spiega anche la seconda domanda, come vedremo meglio in seguito.

Inoltre una cospicua parte di questi lauti finanziamenti sono utilizzati per pagare tutto l’apparato militare, con stipendi che per i canoni ucraini sono piuttosto elevati.

Zelensky compie scelte ciniche e spietate esclusivamente per motivi economici, personali e del suo entourage di sostenitori interni, neonazisti e nazionalisti in primis. Della vita dei suoi soldati non gliene frega nulla, per cui non esita a mandarli a morte certa.

Ora veniamo al perché i soldati si prestano a farsi massacrare.

L’Ucraina è da parecchio tempo in miseria, in particolare dall’inizio del conflitto che dura ormai da sei mesi, il paese vive prevalentemente di un’economia di guerra, gli unici soldi che arrivano e circolano sono quelli che alimentano la guerra. E per convincere la gente a combattere, occorre prima averli ridotti nella miseria, privi di scelte di lavoro, ai limiti della sopravvivenza, dopo di ché gli fornisci degli incentivi convincenti perché si arruolino, oltre all’obbligo, che però funziona poco, perché molti si sottraggono emigrando e nascondendosi o rifugiandosi all’Estero, Russia compresa (ne ospita circa due milioni).

Quelli rimasti in patria che scelta hanno per sopravvivere economicamente se non arruolandosi?

Per comprendere perché sono disposti a rischiare la vita, facciamo un paragone con la situazione italiana, così vi sarà più chiaro.

Un Carabiniere appena assunto in Italia percepisce uno stipendio netto di circa 1200 euro mensili, un maresciallo maggiore anziano poco meno di 2000 euro mensili e un capitano poco più di 2000, gli scatti di grado non sono particolarmente rilevanti in termini salariali, poche centinaia di euro l’anno.

Nell’esercito ucraino in seguito allo stato di guerra gli stipendi sono tutta un’altra cosa, proporzionalmente al potere di acquisto che si ha nel loro paese. Utilizzando l’esempio italiano sarebbe come se un soldato ucraino prendesse in Italia 2800 euro al mese, un maresciallo maggiore anziano circa 10mila, e un capitano 15mila. A queste somme erogate diciamo legittimamente dalle istituzioni governative, aggiungiamo la corruzione diffusa capillarmente, cioè le rendite che provengono dai saccheggi, dalle estorsioni ai civili, dalla vendita di armi, ecc., e ci rendiamo meglio conto di quanto possano accumulare i combattenti, soprattutto sottufficiali e ufficiali, che riescono a sopravvivere (magari ricorrendo a cinismo, furberie e sotterfugi), facendo perlopiù rischiare la vita ai loro sottoposti.

In due o tre mesi di guerra, se sopravvivono, possono accumulare una piccola fortuna che gli consentirà di vivere agiatamente per tutto il resto della loro vita (inflazione permettendo).

Quindi la motivazione primaria è l’avidità e la mancanza di alternative. Ecco perché gli ucraini combattono una guerra per procura, è l’unico lavoro di cui dispongono, l’Occidente li foraggia per questo scopo, combattere e morire al posto degli occidentali.

Ma c’è un problema che si sta facendo sempre più grave, diventa sempre più difficile sopravvivere alla guerra.

Prendiamo l’esempio degli ultimi due giorni, tra fine agosto e inizio settembre.

Zelensky ha appunto ordinato l’attacco in cinque aree diverse, e inoltre ha ordinato l’incursione notturna alla centrale nucleare di Zaporižžja, da parte delle forze speciali ucraine, per cercare di riprenderla prima che arrivasse la delegazione dell’AIEA dell’ONU che doveva ispezionare la centrale, probabilmente per poi utilizzare la delegazione come scudo umano contro i russi, come fanno abitualmente gli ucraini, che di crimini di guerra ne hanno commessi a iosa.

L’incursione è finita malissimo, nonostante pensassero che il piano fosse ottimo, utilizzando imbarcazioni silenziose con motori elettrici e poi delle chiatte che trasportavano il grosso delle forze e dei mezzi da sbarco.

Tutte le imbarcazioni e le chiatte sono state distrutte e affondate dalle forze aeree russe, la maggioranza degli incursori sono morti o fatti prigionieri. Si stima fossero circa 500, il minimo necessario per compiere un’operazione di questa portata, considerando che la centrale nucleare di Zaporižžja è la più grande d’Europa, estendendosi su una superficie gigantesca.

Anche le forze attaccanti nel resto del fronte non hanno subito una sorte migliore. Si stima che le perdite in vite umane subìte dall’esercito ucraino siano di oltre mille al giorno. Molto probabilmente fra qualche giorno saranno costretti a ritirarsi, lasciando sul campo quasi tutti i mezzi corazzati impiegati.

A Zelensky non rimarrà altro da giocare che la carta della commiserazione: “Avete visto con quale coraggio combattono gli ucraini?” “Come si sacrificano per il bene dell’Occidente?” “Meritano di essere sostenuti di più, dovete aumentare le risorse e i finanziamenti!”

Una carta cinica e ignobile ma l’unica che gli rimane, possibilmente prima che i comandi militari si stanchino di lui e lo facciano fuori con un colpo di stato. Magari con il beneplacito degli anglosassoni. Altrimenti non rimarrà che far combattere anche i polacchi e i baltici, i più fanatici russofobi che ci siano in Europa. I polacchi e i baltici saranno fanatici ma non sono stupidi, sono consapevoli che se non ci sono riusciti gli ucraini a sconfiggere i russi, che dopo otto anni di addestramento e armati fino ai denti erano diventati l’esercito più potente d’Europa, come potrebbero riuscirci loro che sono anche inferiori di numero (militarmente) rispetto agli ucraini? Perché mai dovrebbero seguirne la sorte? Solo per fanatismo? No. Per farlo prima dovrebbero essere ridotti alla fame anche loro, e sono sulla buona strada per riuscirci, dopo le ultime demenziali mosse politiche ed economiche che hanno compiuto contro la Russia e contro la Cina, le cui ritorsioni si stanno facendo sentire pesantemente.

I porti baltici ad esempio non lavorano più. Tra non molto anche loro potranno sopravvivere solo tramite l’economia di guerra. Una tale situazione diverrà insostenibile da mantenere per l’Occidente, diventerà peggiore di un “buco nero” per le finanze già travagliate dei paesi occidentali.

Ormai i paesi occidentali hanno oltrepassato il precipizio e come riferisce l’aneddoto “ se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà dentro di te …”. E probabilmente stiamo già precipitando nell’abisso, dobbiamo solo toccare il fondo.

Cav. Dottor Claudio Martinotti Doria, Via Roma 126, 15039 Ozzano Monferrato (AL), Unione delle Cinque Terre del Monferrato,  Italy,

Email: claudio@gc-colibri.com  – Blog: www.cavalieredimonferrato.it – http://www.casalenews.it/patri-259-montisferrati-storie-aleramiche-e-dintorni

Independent researcher, historiographer, critical analyst, blogger on the web since 1996

La guerra non è ancora iniziata, di Vincenzo Costa

La guerra non è ancora iniziata
Papa Francesco ha parlato di “guerra mondiale”. Un’espressione sulle prime impropria. Si tratta, potremmo dire, di una guerra limitata, per una controversia di confine, al massimo di una guerra tra due paesi, se si vuole di una guerra dettata dalle mire imperiali di Putin. Eppure, forse Papa Francesco vuole invitarci ad allargare lo sguardo, perché è come se questo fosse catturato da due soli pezzi dello scacchiere, e in questo modo non presta attenzione alla posizione degli altri pezzi degli scacchi.
1. Verso una nuova fase della guerra in Ucraina
La guerra in Ucraina è stata segnata sinora da due fasi. Nella prima la Russia mirava, sbagliando, a rovesciare il governo ucraino. Immaginava di trovare un largo consenso tra la popolazione ucraina, che sarebbe stata una sorta di guerra di liberazione. I russi hanno scoperto che non era così, che era una trappola. L’esercito ucraino era pronto, li aspettava, erano stati per anni costruite le necessarie trincee. La macchina della propaganda era già pronta. La Russia ha dovuto modificare i suoi obbiettivi e la sua strategia.
È iniziata una guerra di posizione, in cui la Russia ha svolto una funzione di supporto in una guerra civile interna all’Ucraina. Gli obbiettivi sono stati limitati al Donbass, al riconoscimento della Crimea e alla neutralità dell’Ucraina. I russi pensavano che su questa base un negoziato sarebbe stato possibile e una soluzione diplomatica del conflitto percorribile. Si sbagliavano.
Il governo ucraino ha messo chiaramente in luce che la soluzione era una sola: ritiro dei russi da tutta l’Ucraina, Crimea compresa. Evidentemente, sapevano di poterlo fare.
In questa fase, i russi hanno comunque cercato di limitare l’estensione del conflitto. Non abbiamo visto bombardamenti a tappeto delle città, come avevamo visto a Belgrado per esempio o in Iraq. Anche una certa cautela è stata avanzata. Per esempio, l’Azovstal poteva essere annichilito, senza combattimenti uomo a uomo, che sono molto dispendiosi e comportano perdite. Naturalmente, non ho dubbi che vi siano stati crimini, come so anche che gli ucraini bombardano i mercati delle città, facendo vittime tra i civili. Come del resto sappiamo che l’esercito ucraino usa scuole e ospedali come basi militari. Non è che in guerra vi siano dei crimini: è la guerra ad essere un crimine.
Ma ora è partita una controffensiva massiccia, che sembra abbia spezzato le linee russe, l’esercito ucraino è penetrato per decine di chilometri. Come è stato possibile?
In primo luogo, in virtù del fatto che l’Occidente ha inviato un intero arsenale, miliardi di dollari di armi, ma soprattutto in quanto queste armi vengono usate direttamente dagli occidentali, che forniscono l’intelligence, i dati per orientare i tiri, molte cose che possono essere fatte da remoto. Sul campo sono dispiegati una quantità enorme di “mercenari” e di “volontari”. Al netto significa che unità militari occidentali operano sul suolo ucraino senza le loro divise.
Decine di miglia di soldati ucraini vengono addestrati in Inghilterra e in altri paesi NATO, Borrel ha annunciato che i paesi UE ospiteranno e addestreranno sul loro territorio soldati destinati alle prime linee contro i russi, in modo da familiarizzarli con i sistemi d’arma occidentali.
Attraverso il confine tra paesi UE e Ucraina fluisce un fiume di armi, devastanti, che sta dissanguando le stesse riserve occidentali, al punto che il ministro degli esteri tedesco ebbe a dire: “dopo queste basta perché stiamo esaurendo le nostre scorte strategiche”.
È evidente che la NATO è dentro il conflitto, che lo dirige, lo supporta, lo organizza, fornisce tutte le informazioni (via satellite indica la localizzazione dei militari russi e poi dove dirigere i sistemi d’arma, che gli USA forniscono). La guerra è tra NATO e Russia.
Sinora i russi hanno accennato a ciò, ma hanno evitato di trarne tutte le conseguenze. Probabilmente perché pensavano che si sarebbe giunti a un negoziato. Perché trarne le conseguenze ha conseguenze militari devastanti. Significa rendere obbiettivi strategici luoghi lontani dal fronte, colpire in maniera massiccia parti dell’Ucraina lontani dal fronte. I russi hanno un po’ fatto finta che la guerra fosse limitata al fronte. Ogni tanto qualche missile, ma più per dire “ci siamo” che per qualcosa di significativo.
Adesso questo gioco non può più essere sostenuto. Continuare così significa portare al massacro i propri soldati, demotivarli. La guerra entra in una nuova fase, in una terza fase.
Leggo che settimana prossima Putin effettuerà delle chiamate internazionali, con leaders internazionali. Per dire cosa? Per alzare bandiera bianca?
Non sappiamo che cosa dirà, né lo sapremo. Ma possiamo immaginarlo, sospettarlo. Credo che li metterà sul chi va là, avviserà che il gioco cambia, che è finita l’epoca del far finta.
Vi è del resto un punto che resta oscuro in tutta questa controffensiva. Essa era annunciata da mesi, persino normali cittadini come noi sapevano che vi erano nuovi armi, soldati addestrati. Dovevano saperlo anche i comandi russi. Eppure non è stato rafforzato il fronte. Non è stato fatto niente per prepararsi a questa controffensiva. Inefficienza dei comandi russi? Deficit di intelligence?
Solo quando i buoi sono scappati il ministero della difesa russa ha diffuso video con colonne di camion e armamenti che si dirigevano verso il fronte.
L’impressione che si ha è che sia stato voluto. Perché? Perché si sta per entrare in una nuova fase della guerra in Ucraina, una fase ancora più sanguinosa, più insidiosa, pericolosa, con grandi probabilità di allargamento del conflitto.
La popolazione russa deve sentire che la patria è in pericolo, e lo è davvero, perché se davvero gli ucraini sfondassero in profondità la Russia diverrebbe terra di conquista come lo fu nell’epoca di Yeltsin.
I russi devono capire che si combatte per la patria, che non è più una guerra verso l’esterno.
2. Allargare lo sguardo agli altri pezzi della scacchiera
C’è un fuoco che può divampare, e questo emerge se, sommariamente e senza poter connettere tra loro i puntini allarghiamo lo sguardo agli altri pezzi della scacchiera.
1) C’è un conflitto latente tra Grecia e Turchia e le autorità greche hanno comunicato alla UE e alla NATO che vi è la possibilità di un conflitto altrettanto devastante in Europa, tra Grecia e Turchia. La Turchia è il secondo esercito NATO, ma sta giocando in maniera spregiudicata, su tutti i tavoli. Senza la Turchia la NATO sarebbe monca, sguarnita su un fianco fondamentale. Quale prezzo chiederà Erdogan? Ed Erdogan ha mira molto ambiziose in Asia, che può realizzare solo a due condizioni: o con il disfacimento della Federazione russa o con il suo consenso regolato.
2) La Serbia sta riarmando, soprattuto con sistemi di difesa antiaerea. Comprensibile dopo l’esperienza dei bombardamenti di Belgrado. In quel caso tutto fu reso possibile dalla debolezza russa. Ma ora le cose sono cambiate, e la Serbia si rifiuta di riconoscere il Kossovo. Del resto, perché dovrebbe? I motivi di conflitto crescono. La serbia acquista droni dalla turchia. Il gioco è complesso.
3) L’Ungheria si smarca dall’Occidente, del resto che non ami particolarmente l’Ucraina è comprensibile. Le minoranze ungheresi erano duramente represse ed invitate ad andarsene dai nazionalisti ucraini. Poi, l’Ungheria ha chiaro che gli USA stanno stritolando la UE, capisce che il vento economico gira in un altro modo, e piuttosto che entrare a fare parte degli agnelli sacrificali gioca la sua partita (gas russo a prezzi stracciati, che significa “signori, investite qui che abbiamo costi dell’energia accettabili e producete in maniera concorrenziale”). Le minacce stanno perdendo peso.
4) La Libia è sempre una polveriera, dominata da Russi, turchi, i francesi presi a calci nel sedere dopo avere combinato un mare di guai ai nostri danni (col silenzio di Gentiloni, ma si sa che era un cameriere non un presidente del consiglio italiano)
5) A Taiwan continuano le provocazioni alla Cina, prima le visite, poi la vendita di armi, poi flette giapponesi attorno all’isola. Chiaro che si vuole provocare il dragone, in modo da gridare poi come sempre “c’è un aggressore e c’è un aggredito”. La Cina mostra i muscoli ma sta sulla sue. I cinesi ragionano nell’ordine dei secoli, non reagiscono. Colpiranno quando lo decisono loro, non quando li costringono gli altri. E colpiranno quando avranno sviluppato il loro arsenale nucleare al giusto livello. La cosa è in corso.
6) Il ministero della difesa polacco dice che nel periodo tra “tre e dieci anni” la polonia entrarà in guerra con la Russia. Il riarmo è pesantissimo. Ma la Polonia gioca per sé, non per l’Ucraina. La Polonia ha avviato una disputa persino con la Repubblica Ceca, a cui chiede la restituzione di pezzi di territorio. Figuriamoci con l’Ucraina. I polacchi ragionano in termini di grande Polonia, di cui l’Ucraina è una parte, per non dire che un pezzo di Ucraina la considerano Polonia a tutti gli effetti. Agli ucraini i polacchi dicono più o meno quello che Renzi diceva a Letta: “stai sereno”.
Sono solo alcuni pezzi, ve ne sono molti altri.
Tanti pezzi, ma un unico gioco. Ogni mossa modifica il sistema.
Ognuno sta posizionando i propri pezzi, in vista della guerra, tutti riarmano, anche noi lo facciamo.
La guerra non è ancora iniziata. E’ in cammino, un cammino lento ma deciso, con una direzione chiara

RITORNO ALLA TERRA, di Daniele Lanza

RITORNO ALLA TERRA – (Gorby ed altro, cap. 1)
Un nome sconosciuto tanto all’estero quanto presso la stessa società sovietica del suo tempo. Cognome come tanti (assai popolare), volto mite e tondeggiante – come tanti – costituzione media che tende vagamente alla pinguedine : un ometto semplice dall’accento meridionale che non beve e non fuma, evita relazioni extraconiugali ed altri vizi della nomenclatura di partito. Nel suo appartamento privato non riceve nessuno e la figlia a suo tempo l’ha mandata alla scuola pubblica anziché negli istituti per i figli dell’elite
Queste le sembianze del nuovo leader dell’URSS, che pare materializzarsi dal nulla in un lontano marzo del 1985.
Figura del tutto singolare a modo proprio, nel senso che si distingue per la sua strabiliante ordinarietà : non fosse per la famosa voglia che appare sul capo diradato, sarebbe arduo farne una caricatura per le vignette satiriche a differenza dei suoi più noti predecessori. Dai tempi della rivoluzione d’ottobre che ai massimi livelli di stato non si affaccia una fisionomia tanto ordinaria : potrebbe essere la personificazione dell’iconico uomo qualsiasi di romanzi e film, emerso da chissà quale profondità rurale e temperata del “grande paese”, dal cuore agricolo della patria sovietica. Non a caso, gran parte della sua esistenza l’ha passata tra gli sterminati campi della nativa regione di Stavropol (città del grande sud slavo orientale, a ridosso del Caucaso settentrionale), areale di popolamento ucraino e russo da tempo immemorabile (Gorbachev vanta entrambe le componenti genealogicamente). A dispetto dell’apparenza quasi anonima ha energicamente e sistematicamente scalato tutte le posizioni della gerarchia feudale di partito prevista ai tempi : lo fa placidamente, con “grazia” quasi, senza mai distinguersi né in zelo di partito né in stravaganze e deviazioni dalla linea (…). Presente – come tutti – ai funerali di Stalin, evita tuttavia in seguito (divenuto lui controllore dell’aderenza ideologica) di segnalare alcuno per qualsivoglia infrazione. Il giovanotto che lavorava assieme al padre nei campi per pagarsi studi (e matrimonio), col passare del tempo diventa il “signore” di Stavropol…..piattaforma dalla quale parte il lancio verso i corridoi del Cremlino.
Campi o meno dai quali sia emerso, finirà col viaggiare (per motivi ufficiali) fuori dei confini patri e vedere più mondo della massima parte dei suoi concittadini (e di molti dei suoi rivali). Sul serio, dare anche solo uno sguardo rapido alla biografia del soggetto lascia dietro sé un’impressione dell’incredibile linearità (non dico “tranquillità”, che sarebbe fuorviante) del suo percorso politico e umano : niente urti, niente frizioni, niente punti oscuri, lacune, intrighi e men che meno trame sanguinose (!) . Niente di NIENTE. Il nostro protagonista cresce, si rafforza e procede senza ostacoli (apparentemente), nel massimo silenzio, lentamente e inesorabilmente, di decade in decade per tutto il lasso di tempo della guerra fredda. E’ silenzioso senza essere un’eminenza grigia – anzi, al contrario, sono le eminenze grigie a benvolerlo e raccomandarlo (in primis Andropov, al comando del KGB e poi alla guida del paese nel breve interregno dopo Brezhnev), gli si aprono le porte, quelle che contano e al momento giusto, con un tempismo e disinvoltura da lasciare sorpresi………e il nostro corridore arriva al traguardo (scettro dell’Urss). Sembra quasi – mi si passi l’originale scelta di termini (che a dispetto dell’apparenza non vuole nemmeno essere offensiva) – che Mikhail Gorbachev “filtri” placidamente, come una qualche minuscola nube gassosa, inodore ed invisibile, che filtra traverso le pareti, verso l’altro, di livello in livello sino al massimo vertice, senza che nessuno se ne accorga.
Beh, no….ad accorgersene sono in molti in realtà, ma NON lo ostacolano (tutto il contrario, ed alcuni gli danno pure la “benedizione”) : il fatto è che il personaggio, per la sua natura e le sue caratteristiche…….non incute timore, quelle onde di ambizione e intrigo che solitamente pervadono l’aura dei candidati al trono (…). Laborioso e semplice, dinamico , senza vizi, che non si espone troppo e non scontenta né gli uni né gli altri (non si colloca in alcun ramo estremo dello spettro di correnti della nomenclatura sovietica. Riformista – chi non lo è , idealmente, tra i governanti ?! – ma con moderazione estrema). Per quanti si domandassero come ha fatto costui a scalare la vetta della seconda potenza planetaria, quali qualità esprimesse……..la risposta è questa : abbiamo di fronte la seguente tipologia di protagonista, ovvero l’”uomo qualsiasi” , senza superlative qualità o superpoteri, che riesce sgominare una legione di più vistosi ed accessoriati rivali, con semplicità e volontà.
In realtà, se si vuole andare sino in fondo alla cosa, ’”uomo qualsiasi” seppur sprovvisto di talenti pirotecnici e specifiche genialità , dispone di una formidabile potere : egli è TUTTI e NESSUNO al tempo medesimo. Un’entità in cui massima parte di chi osserva può in qualche modo ritrovarsi. Che non intimorisce chi sta in basso e non suscita perplessità in chi sta in alto (magari convinto quest’ultimo, che sia prevedibile e controllabile. Punto chiave questo).
E’ così che si arriva a quel marzo del 1985. Emerge dalle copertine dei principali settimanali chi non ci si sarebbe aspettato (la storia emerge da angoli inaspettati talvolta), una figura anonima fino a quel momento che tuttavia in un certo senso rappresentava la sintesi di tanti elementi di quel brodo che era la società sovietica lui coeva : tutto il resto è storia, alla base della nostra contemporaneità – uno dei pilastri dell’evoluzione storico-politica della generazione che conduce ai giorni presenti. Una storia raccontata 1000 volte, da infinite angolazioni e differenti luci, filtri (…).
Insomma, nessuno oserebbe affrontare da una bacheca di un social il “caso Gorbachev” e le sue ripercussioni sulla storia mondiale (io tanto meno), eppure un’impressione a prima vista rimane indelebile : il SISTEMA lo ha lasciato passare. Il sistema ha lasciato passare colui che ne avrebbe innescato il disfacimento. Il sistema inconsapevolmente ha rilasciato al proprio interno il virus che raggiunto il nucleo della cellula l’avrebbe alterata, portando poi all’alterazione virale delle milioni attorno ad essa (…). Il sistema lo ha lasciato passare perché si fidava di lui, perché non destava preoccupazione alcuna, perché la sua personalità non suscitava reazioni (se non benevole), perché in qualche modo suggeriva STABILITA’ (niente stravaganze o rischiose avventure) in un momento in cui ve n’era bisogno per superare la stagnazione accumulata dalla generazione precedente e le incertezza del futuro.
E’ chiaramente singolare, emblematico (e tragicomico) sottolineare le ultime due righe alla luce di quanto verrà.
Catturiamo, imbrigliamo il mantra, la cacofonia che si leva da una moltitudine di russi odierni in occasione dei funerali dell’ultimo leader della Cccp……riordiniamo e processiamo l’impasto sino a darvi una forma lineare e allora potremo articolare un discorso che suona nel seguente modo (ascoltare, prego) : “fino alla metà degli anni 80 esisteva una società multinazionale di 300 milioni di abitanti, istruiti, tutelati nella salute, difesi contro minacce esterne. Sostanzialmente felici entro il limite di benessere che la cornice sovietica permetteva : poi un giorno è arrivato LUI e nel giro di un pugno di anni tutto questo si è dissolto, aprendo le porte ad un mare di dolore (…)”.
Tanti la pensano così, cullandosi in reminiscenze di un Eden perduto (tra l’altro anche “bonificato” per i noti effetti della memoria selettiva). Costoro, che umanamente rispetto, hanno le loro ragioni e i loro torti al tempo medesimo.
Hanno torto nella misura in cui rimpiangono una culla che in realtà era già arrivata al suo fisiologico termine, a prescindere dal leader in carica : la stagnazione ereditata sin dai tempi di Brezhnev oramai esprimeva tutti i suoi effetti…..nel contesto di un villaggio globale divenuto più veloce di quanto fosse mai stato in precedenza. L’URSS – così come era concepita e strutturata – NON era oggettivamente in grado di affrontare le sfide del secolo a venire : una colossale creatura novecentesca contro una miriade di rivali ed avversari assai più agili che parlano un differente “linguaggio”, dotati di tecnologie e psicologie di comunicazione del tutto nuove, con economie in rapidissima crescita. Il “paradiso” se lasciato a sé stesso sarebbe rimasto stritolato in un meccanismo globale ancor più titanico, con tutta l’umana comprensione per la nostalgia di molti (…). La patria sovietica del 1985 si trovava già in stato di crisi a prescindere da tutto – senza saperlo – e necessitava assolutamente un mutamento, uno sostanziale, benchè le persone che vivessero non se ne rendessero conto……..occorreva un uomo del cambiamento, un uomo del destino, sì, occorreva una “perestroika” (rifondazione).
Il problema è che questo ”uomo del destino” di cui ci sarebbe stato bisogno non era Mikhail Gorbachev e la rifondazione di cui c’era assoluto bisogno non era quella da lui pianificata : la società sovietica nel suo momento più complicato aveva bisogno di una guida votata al cambiamento e per l’appunto ne ha ricevuta una………che però era quella sbagliata.
L’estesa riflessione sul lato umano di Mikhail Gorbachev nel capitolo precedente è la condizione essenziale per arrivare al cuore più profondo del problema che si affronta : non pretende di essere l’unica chiave di lettura (non lo è) in merito al nodo storico che ha sconvolto la geopolitica a cavallo tra XX e XXI secolo, ma un ulteriore prospettiva sul piano teoretico per quanto concerne la natura dello stato nazionale (o sovranazionale in questo caso).
Andiamo all’essenza senza giri di parole : la frase seguente – “Mikhail Gorbachev a capo dell’Unione Sovietica” – può essere considerata alla stregua di un ossimoro. Questo per una ragione essenziale che potremmo definire ontologica (il problema del fallimento dell’ultimo leader sovietico è ontologico se vogliamo trovare una risposta ai massimi livelli, quelli filosofici per dire). Il nostro protagonista, come osservato, vien su dagli sterminati campi di quel profondo meridione russo che lambisce Caucaso ed Ucraina : un volitivo e dinamico provinciale che CREDE nel proprio sistema, vi crede fedelmente, genuinamente……….forse anche TROPPO (per chi legge da qui in avanti è importante) : Mikhail appartiene a quella generazione nata a cresciuta sotto l’ala dello stato socialista, senza particolari scossoni e crede ai suoi ideali alla sua dottrina. Vi crede al punto da immaginarsi (quasi come la propaganda vuole) uno stato ed una società più forti e stabili di quanto effettivamente non fossero. Il suo essere tutt’uno col sistema vigente l’ha forse portato – in buona fede – a figurarselo come si desiderava che la gente lo immaginasse, apprezzandone le forze ma senza considerarne adeguatamente i punti deboli.
Iniziò riforme di grande spessore senza rendersi conto che il “giocattolo” che aveva per le mani era assai più fragile e sensibile di quanto non volesse credere (paradosso, enormità della cosa).
Mikhail, immaginava lo STATO (questo il punto) talmente solido da poterlo riportare alla madre terra, di poterlo normalizzare, umanizzare, restaurare privandolo di una specificità del quale NON poteva essere privato……
Mikhail Gorbachev, uomo onesto e genuino……pensa tante riforme per la casa sovietica di centinaia di milioni di anime : ognuna di esse meriterebbe un capitolo a sé stante, ma messe tutte assieme assumono un’altra definizione, collettiva, che le ingloba, elevando il tutto ad un altro livello di comprensione che ha a che fare con la filosofia della storia più che non con l’evidenza d’archivio (cioè qualcosa di più astratto, ma sicuramente non banale).
La definizione globale del processo innescato dall’ultimo leader Cccp, verso cui cerco di condurre gradualmente il lettore, potrebbe articolarsi in un’altisonante espressione quale : “PERDITA DELLA DIVINITA’ “.
Il significato ? L’insieme delle riforme, l’entità GLOBALE del cambiamento pensato da Gorbachev, porta ad intravedere la magnitudo della sua visione : egli intendeva in un qualche modo “normalizzare” l’intera macchina (stato), standardizzarla, plasmarla in modo tale da renderla a misura d’uomo……in breve, “RIPORTARE ALLA TERRA” (da qui il titolo di questi capitoli), farlo tornare ad uno status terreno rispetto al grado di eccezionalità che lo pervadeva sin dalla sua lontana e caotica palingenesi rivoluzionaria di quasi 70 anni prima.
Lo stato concepito da Lenin dopo il 1917 USCIVA DALLA STORIA – nella misura in cui il magmatico evento rivoluzionario che ne è alle fondamenta ESCE dalla storia : il consueto corso degli eventi che caratterizzava l’evoluzione della società umana di era in era veniva “spezzato” da questo incredibile accadimento che per forza di cose si poneva al di fuori dei canoni dell’umanità e delle sue leggi ordinarie : la storia naturale (dall’inizio del mondo) era una cosa……mentre la rivoluzione assieme a tutto ciò che essa generava (dal suo inizio in avanti) era un’altra, una dimensione parallela di livello superiore le cui leggi non potevano essere comparate moralmente con quelle del “mondo esterno”. Questo, signori, altro non è che l’indispensabile fondamento messianico dello stato socialista sovietico : altrimenti non può essere, pena un suo ridimensionamento al livello di qualsiasi altro suo vicino. L’eccezionalità morale e storica della rivoluzione socialista (e quindi del primo stato che genera), non può essere messa in discussione…….poichè per battersi e dare la propria esistenza occorre credere di farlo in qualcosa di più grande ancora della propria esistenza : per un IDEALE e non per un ingranaggio burocratico (come spesso purtroppo è).
Non è questa una caratteristica specifica del comunismo, ma di qualsiasi organizzazione che voglia darsi un fondamento solido : più tale organizzazione è grande, maggiore è il bisogno di tale fondamento, implementato e rafforzato da qualsiasi elemento possa tornare utile. Gli STATI…sono tra le organizzazioni più estese che le società umane abbiano elaborato : in quanto detentori del monopolio della forza nei confronti delle proprie microscopiche unità fondanti (cittadini) necessitano giocoforza di un fondamento morale per farlo. Tale principio di interdipendenza tra “dimensione fisica e dimensione morale” rimane attivo anche nella cornice degli stati : più essi sono minuscoli ed omogenei meno sono necessari fondamenti “assoluti” per il loro mantenimento, rivelandosi sufficienti costituzioni e sistemi democratici relativamente semplici (…). Al contrario più uno stato è esteso, maggiore il numero dei suoi abitanti e la complessità della propria composizione etnica, nonché difficoltà a tutelare i propri confini, maggiore sarà la necessità di una dimensione morale che rivaleggi con quella fisica, un fondamento forte, fortissimo, che vada oltre (ahimè) i canoni delle secolarizzate democrazie parlamentari.
L’Unione Sovietica ereditò la sagoma geografica e il peso demografico del secondo impero più esteso sulla faccia del pianeta : quest’ultimo rischiò la disintegrazione territoriale negli anni della guerra civile dopo la rivoluzione (a dimostrazione che lo zarismo di fine XIX secolo, pertinacemente reazionario e ormai secolarizzato era già di per sè inadeguato per il compito di tenere assieme, gestire e controllare lo spazio continentale cucito assieme dai propri predecessori).
Non era più possibile certo, in età contemporanea, credere nel messianismo cristiano ortodosso della prima età moderna (il 500 di Ivan il terribile), ma era tuttavia possibile trovare un nuovo messianismo laico….una fede che andasse oltre la materia, senza per forza scomodare la teologia : per l’appunto il momento delle ideologie.
Una costruzione come lo stato russo è per forza di cose – per le caratteristiche innate conferitegli dalla sua specifica storia – un qualcosa che non è in grado di reggersi su sistemi analoghi suggeriti ed importati dall’occidente. Lo stato russo per la sua natura più intima non può essere “democratico” nel medesimo senso in cui lo sono stati nazionali con parabole storiche differenti. Lo stato russo…….non può esser privato della sua “eccezionalità”, non può essere privata del suo “assoluto” le cui vestigia esteriori cambiano di era in era a seconda dell’esigenza….dalla terza Roma di Ivan IV°, allo stato marxista-leninista e la sua terza internazionale di 4 secoli dopo (in quest’ultimo caso a noi più prossimo cronologicamente, l’”assoluto” non è di stampo religioso chiaramente, quanto hegeliano : l’idea di quel regno di Prussia e della sua macchina statale la cui perfezione è incarnazione dell’incontro tra materia e spirito su questa terra è la premessa ontologica di base trasmessa a Lenin – tra i tanti seguaci di Hegel – il quale da essa parte, quando forgerà il proprio stato al momento debito (…).
Ci siamo spinti molto lontano….ai bordi dell’iperuranio platonico per dire cosa ?
Per far capire (o almeno provarci) la vera entità dell’inadeguatezza del capo di stato che arrivò al vertice nella primavera del 1985 : la tragedia di Mikhail Gorbachev fu di non capire l’essenza più profonda, la VERA natura della struttura che voleva non solo governare, ma modificare. Gorbachev da bravo cittadino sovietico che segue tutte le regole, conosceva la storia del proprio paese, ma solo superficialmente : ignorava la storia DIETRO LA STORIA, ovvero il senso storico alla base del susseguirsi degli eventi. In parole semplici il capo di stato NON conosceva il proprio grande paese nella misura in cui essendone un perfetto figlio difettava della giusta distanza, della giusta prospettiva per poterlo giudicare adeguatamente (come il figlio di genitori benestanti, che non si rende conto di essere “benestante” dato che per lui quella è la normalità). Egli NON vedeva il quadro, quello vero, nemmeno con i mezzi di cui un capo di stato disponeva…..sorvolava invisibili parametri vitali : in questo modo decise di “riportare alla terra” lo stato socialista sovietico (“elevato al cielo” dalla rivoluzione d’ottobre), decise di portarlo a misura d’uomo, attenuandone e alla fine cancellandone quella carica di “assolutezza” originaria. Venne indebolito il suo cuore sacro – il partito – , ritenendo che il corpo dello stato multinazionale sarebbe sopravvissuto senza (!).
Gorbachev, nel suo disegno di amplissimo respiro, si immaginava come lo scienziato di un laboratorio di ingegneria genetica, all’opera nel riformulare il DNA dell’essere che aveva in tutela : scisse con noncuranza il gene (quello dell’”eccezionalità”) che era alla base stessa non solo del sistema sovietico…ma del popolo russo e della civiltà slavo orientale in generale. Agì come un cardiochirurgo il quale nel mentre di operare un intervento per migliorare la funzione circolatoria nelle arterie del paziente, sbaglia rimuovendo anche………il cuore stesso (?!?).
L’eccezionalità di cui si parla, altro non è che il “SONDERWEG” di cui si è fatta menzione infinite volte, ossia la legge ultima che regola lo sviluppo di un’intera civilizzazione. L’ultimo leader sovietico – questa è la tragedia – non aveva nozione alcuna del Sonderweg del proprio popolo (e dei tanti che ne dipendevano), o forse l’aveva, ma falsata : pensò (può essere) di migliorare, aggiustare la traiettoria storica dello stato sbarazzandosi del fardello del comunismo sovietico ovvero spogliandolo della sua sacralità…..senza rendersi conto che proprio in tale sacralità era custodita la scintilla del Sonderweg in questione. Non seppe distinguere tra i vizi del sistema socialista sovietico e quelle caratteristiche profonde che tenevano in piedi l’intero edificio e che sarebbero state indispensabili a prescindere dal sistema in vigore : questo anche perché le due cose erano talmente intrecciate ed amalgamate che era arduo rimuovere una cosa senza danneggiarne altre (una scusante per Gorby).
Il risultato del processo di secolarizzazione (ideologica) promosso da lui, porterà in tempi brevissimi alla decade contraddistinta da anarchia con un altro personaggio – ancor più inadeguato (ed alcolizzato) al potere (il dramma divenne catastrofe…non proseguo).
Non si intende qui né condannare né giustificare il comunismo sovietico, ma solo riflettere. L’Unione Sovietica si trovava in condizione tale che avrebbe avuto bisogno – negli anni 80 – di una SECONDA RIVOLUZIONE, un secondo “1917” per rilanciare il destino di una società intera. Alla fine un evento magmatico l’ha avuto (da Gorby a Eltsin), ma non quella che serviva purtroppo, come si è visto.
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Non c’è altro da aggiungere. In questo contesto Lenin si pone come l’ALFA, mentre Gorbachev come l’OMEGA, non solo nel senso che sono stati rispettivamente il primo e l’ultimo leader dello stato sovietico…ma in un senso molto più profondo, filosofico : nel senso che Lenin “eleva all’empireo” (simbolicamente parlando) il sistema…..mentre Gorbachev lo “riporta alla terra” (dove tuttavia quest’ultimo non poteva sopravvivere e pertanto decomponendosi in fretta). Confronto ontologico impietoso, dialogo impossibile.
La terra sia lieve a Mikhail Gorbachev, che era un brav’uomo : in fondo la maggiore giustificazione la suggerisce Goethe forse, quando disse che nessun essere umano può veramente giudicare e valutare un evento di cui egli stesso è generato (…).

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Ucraina, 15a puntata_odio irriducibile Con Max Bonelli e Stefano Orsi

Puntata dai toni particolarmente drammatici che tentano di estrapolare le pulsioni profonde che spingono a questa guerra. L’odio e il risentimento da una parte, frutto anche, ma non solo, dell’indottrinamento ideologico e della spregiudicatezza di una élite; la disponibilità a morire, anche con “leggerezza”, che attraversa gran parte dei contingenti militari. E’ il retroterra che rende possibili le offensive disperate e senza futuro, anche se ultimamente meglio organizzate, degli ucraini e l’azione ostinata e certosina dei russi e dei miliziani delle repubbliche secessioniste. E’ la condizione che rende possibile la sopravvivenza di un regime che per la sua natura scopertamente compradora, predatrice e ostile agli interessi del proprio stesso popolo non avrebbe ragione di esistere dopo tante sconfitte. E’ il nemico che i paesi europei hanno scelto di designare senza ragione che non sia la sudditanza atlantica e la sopravvivenza di un ceto politico decadente; ma anche lo strumento alleato e amico che diventerà la serpe in grado di trascinare ciò che resta dell’Europa nuovamente nel tragico caos conflittuale che ha innescato la sua decadenza a metà ‘900. In questo quadro abbiamo presentato gli sviluppi delle operazioni militari che vengono poi illustrate con maggior dovizia nei filmati di Stefano Orsi. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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La nostra ultima intervista a Jacques Baud_a cura di the postil

La nostra ultima intervista a Jacques Baud

Siamo lieti di presentarvi questa nuova intervista a Jacques Baud, in cui copriamo ciò che sta accadendo ora nella lotta geopolitica che è la guerra Ucraina-Russia. Come sempre, il signor Baud porta una visione profonda e un’analisi chiara alla conversazione.


The Postil (TP): Hai appena pubblicato il tuo ultimo libro sulla guerra in Ucraina — Operazione Z , edito da Max Milo. Per favore, raccontaci qualcosa: cosa ti ha portato a scrivere questo libro e cosa desideri trasmettere ai lettori?

Jacques Baud (JB): Lo scopo di questo libro è mostrare come la disinformazione propagata dai nostri media abbia contribuito a spingere l’Ucraina nella direzione sbagliata. L’ho scritto sotto il motto “dal modo in cui comprendiamo le crisi deriva il modo in cui le risolviamo”.

Nascondendo molti aspetti di questo conflitto, i media occidentali ci hanno presentato un’immagine caricaturale e artificiale della situazione, che ha portato alla polarizzazione delle menti. Ciò ha portato a una mentalità diffusa che rende praticamente impossibile qualsiasi tentativo di negoziare.

La rappresentazione unilaterale e parziale fornita dai media mainstream non ha lo scopo di aiutarci a risolvere il problema, ma di promuovere l’odio nei confronti della Russia. Così, l’esclusione dalle competizioni di atleti disabili, gatti , persino alberi russi , il licenziamento dei direttori d’orchestra, il de-platforming di artisti russi, come Dostoevskij , o anche la ridenominazione dei dipinti mira ad escludere la popolazione russa dalla società! In Francia, i conti bancari di persone con nomi che suonavano in russo sono stati persino bloccati. I social network Facebook e Twitter hanno sistematicamente bloccato la divulgazione dei crimini ucraini con il pretesto di “incitamento all’odio”, ma consentono l’appello alla violenza contro i russi.

Nessuna di queste azioni ha avuto alcun effetto sul conflitto, se non per stimolare l’odio e la violenza contro i russi nei nostri paesi. Questa manipolazione è così grave che preferiremmo vedere la morte degli ucraini piuttosto che cercare una soluzione diplomatica. Come ha recentemente affermato il senatore repubblicano Lindsey Graham , si tratta di lasciare che gli ucraini combattano fino all’ultimo uomo.

Si presume comunemente che i giornalisti lavorino secondo standard di qualità ed etica per informarci nel modo più onesto possibile. Questi standard sono stabiliti dalla Carta di Monaco del 1971. Mentre scrivevo il mio libro ho scoperto che nessun media mainstream di lingua francese in Europa rispetta questa Carta per quanto riguarda Russia e Cina. In effetti, sostengono spudoratamente una politica immorale nei confronti dell’Ucraina, descritta da Andrés Manuel López Obrador, presidente del Messico, come “Noi forniamo le armi, tu fornisci i cadaveri!”

Per evidenziare questa disinformazione, volevo mostrare che le informazioni che permettevano di fornire un quadro realistico della situazione erano disponibili già a febbraio, ma che i nostri media non le hanno divulgate al pubblico. Il mio obiettivo era mostrare questa contraddizione.

Per evitare di diventare io stesso un propagandista a favore di una parte o dell’altra, mi sono affidato esclusivamente a fonti dell’opposizione occidentale, ucraina (di Kiev) e russa. Non ho preso alcuna informazione dai media russi.

TP: Si dice comunemente in Occidente che questa guerra ha “dimostrato” che l’esercito russo è debole e che il suo equipaggiamento è inutile. Sono vere queste affermazioni?

JB: No. Dopo più di sei mesi di guerra, si può dire che l’esercito russo è efficace ed efficiente e che la qualità del suo comando e controllo supera di gran lunga quella che vediamo in Occidente. Ma la nostra percezione è influenzata da una cronaca focalizzata sulla parte ucraina e dalle distorsioni della realtà.

In primo luogo, c’è la realtà sul campo. Va ricordato che quella che i media chiamano “russi” è in realtà una coalizione di lingua russa, composta da combattenti russi professionisti e soldati delle milizie popolari del Donbass. Le operazioni nel Donbass sono svolte principalmente da queste milizie, che combattono sul “loro” terreno, nelle città e nei villaggi che conoscono e dove hanno amici e familiari. Stanno quindi avanzando con cautela per se stessi, ma anche per evitare vittime civili. Così, nonostante le pretese della propaganda occidentale, la coalizione gode di un ottimo appoggio popolare nelle aree che occupa.

Quindi, solo guardando una mappa, puoi vedere che il Donbass è una regione con molte aree edificate e abitate, il che significa un vantaggio per il difensore e una velocità di avanzamento ridotta per l’attaccante in ogni circostanza.

In secondo luogo, c’è il modo in cui i nostri media descrivono l’evoluzione del conflitto. L’Ucraina è un paese enorme e le mappe su piccola scala difficilmente mostrano le differenze da un giorno all’altro. Inoltre, ciascuna parte ha la propria percezione del progresso del nemico. Se prendiamo l’esempio della situazione del 25 marzo 2022, possiamo vedere che la mappa del quotidiano francese Ouest-France (a) non mostra quasi nessun anticipo della Russia, così come il sito svizzero RTS (b). La mappa del sito web russo RIAFAN (c) può essere propaganda, ma se la confrontiamo con la mappa della Direzione dei servizi segreti militari francesi(DRM) (d), vediamo che i media russi sono probabilmente più vicini alla verità. Tutte queste mappe sono state pubblicate lo stesso giorno, ma il quotidiano francese ei media statali svizzeri non hanno scelto di utilizzare la mappa DRM e hanno preferito utilizzare una mappa ucraina. Questo dimostra che i nostri media funzionano come mezzi di propaganda.

Figura 1 – Confronto delle mappe presentate sui nostri media il 25 marzo 2022. È questo modo di presentare l’offensiva russa che ha portato ad affermare che l’esercito russo è debole. Mostra anche che le informazioni fornite dai media russi sembrano più vicine alla realtà di quelle fornite dall’Ucraina.

In terzo luogo, i nostri “esperti” hanno determinato gli obiettivi dell’offensiva russa. Affermando che la Russia voleva impadronirsi dell’Ucraina e delle sue risorse, conquistare Kiev in due giorni, ecc., i nostri esperti hanno letteralmente inventato e attribuito ai russi obiettivi che Putin non ha mai menzionato. Nel maggio 2022, Claude Wild, l’ambasciatore svizzero a Kiev, ha dichiarato su RTS che i russi avevano ” perso la battaglia per Kiev “. Ma in realtà, non c’è mai stata una “battaglia per Kiev”. È ovviamente facile affermare che i russi non hanno raggiunto i loro obiettivi, se non hanno mai cercato di raggiungerli!

In quarto luogo, l’Occidente e l’Ucraina hanno creato un’immagine fuorviante del loro avversario. In Francia, Svizzera e Belgio, nessuno degli esperti militari in televisione ha alcuna conoscenza delle operazioni militari e di come i russi conducono le loro. La loro “competenza” deriva dalle voci sulla guerra in Afghanistan o in Siria, che spesso sono solo propaganda occidentale. Questi esperti hanno letteralmente falsificato la presentazione delle operazioni russe.

Così, gli obiettivi annunciati già il 24 febbraio dalla Russia erano la “smilitarizzazione” e la “denazificazione” della minaccia alle popolazioni del Donbass. Questi obiettivi sono legati alla neutralizzazione delle capacità, non al sequestro di terre o risorse. Per dirla senza mezzi termini, in teoria, per raggiungere i loro obiettivi i russi non hanno bisogno di avanzare: sarebbe sufficiente se gli stessi ucraini venissero e venissero uccisi.

In altre parole, i nostri politici e media hanno spinto l’Ucraina a difendere il terreno come in Francia durante la prima guerra mondiale. Hanno spinto le truppe ucraine a difendere ogni metro quadrato di terreno in situazioni di “ultima resistenza”. Ironia della sorte, l’Occidente ha solo facilitato il lavoro dei russi.

Infatti, come per la guerra al terrore, gli occidentali vedono il nemico come vorrebbero che fosse, non come è. Come disse Sun Tzu 2.500 anni fa, questa è la migliore ricetta per perdere una guerra.

Un esempio è la cosiddetta “guerra ibrida” che la Russia sta presumibilmente conducendo contro l’Occidente. Nel giugno 2014, mentre l’Occidente cercava di spiegare l’intervento (immaginario) della Russia nel conflitto del Donbass, l’esperto di Russia Mark Galeotti “rivelò” l’esistenza di una dottrina che illustrerebbe il concetto russo di guerra ibrida . Conosciuta come la “Dottrina Gerasimov”, non è mai stata definita dall’Occidente per quanto riguarda in cosa consiste e come potrebbe garantire il successo militare. Ma è usato per spiegare come la Russia faccia la guerra nel Donbass senza inviare truppe lì e perché l’Ucraina perde costantemente le sue battaglie contro i ribelli. Nel 2018, rendendosi conto di aver sbagliato, Galeotti si è scusato, con coraggio e intelligenza, in un articolo intitolato “Mi dispiace per aver creato la dottrina Gerasimov” pubblicato suRivista di politica estera .

Nonostante ciò, e senza sapere cosa significasse, i nostri media e politici hanno continuato a fingere che la Russia stesse conducendo una guerra ibrida contro l’Ucraina e l’Occidente. In altre parole, abbiamo immaginato un tipo di guerra che non esiste e abbiamo preparato l’Ucraina ad essa. Questo è anche ciò che spiega la sfida per l’Ucraina di avere una strategia coerente per contrastare le operazioni russe.

L’Occidente non vuole vedere la situazione come è realmente. La coalizione di lingua russa ha lanciato la sua offensiva con una forza complessiva inferiore a quella degli ucraini in un rapporto di 1-2:1. Per avere successo quando sei in inferiorità numerica, devi creare superiorità locali e temporanee spostando rapidamente le tue forze sul campo di battaglia.

Questo è ciò che i russi chiamano “arte operativa” (operativnoe iskoustvo). Questa nozione è poco conosciuta in Occidente. Il termine “operativo” utilizzato nella NATO ha due traduzioni in russo: “operativo” (che si riferisce a un livello di comando) e “operativo” (che definisce una condizione). È l’arte di manovrare formazioni militari, proprio come una partita a scacchi, per sconfiggere un avversario superiore.

Ad esempio, l’operazione intorno a Kiev non aveva lo scopo di “ingannare” gli ucraini (e l’Occidente) sulle loro intenzioni, ma costringere l’esercito ucraino a mantenere grandi forze intorno alla capitale e quindi “bloccarle”. In termini tecnici, questa è quella che viene chiamata “operazione di modellatura”. Contrariamente all’analisi di alcuni “esperti”, non si trattava di una “operazione di inganno”, che sarebbe stata concepita in modo molto diverso e avrebbe coinvolto forze molto più grandi. L’obiettivo era impedire un rafforzamento del corpo principale delle forze ucraine nel Donbass.

La lezione principale di questa guerra in questa fase conferma ciò che sappiamo dalla seconda guerra mondiale: i russi padroneggiano l’arte operativa.

TP: Le domande sull’esercito russo sollevano l’ovvia domanda: quanto è buono l’esercito ucraino oggi? E, soprattutto, perché non sentiamo così tanto parlare dell’esercito ucraino?

JB: I militari ucraini sono certamente soldati coraggiosi che svolgono il loro dovere coscienziosamente e con coraggio. Ma la mia esperienza personale mostra che in quasi ogni crisi il problema è alla testa. L’incapacità di comprendere l’avversario e la sua logica e di avere un quadro chiaro della situazione reale è la ragione principale dei fallimenti.

Dall’inizio dell’offensiva russa, possiamo distinguere due modi di condurre la guerra. Da parte ucraina, la guerra è condotta negli spazi politici e informativi, mentre da parte russa la guerra è condotta nello spazio fisico e operativo. Le due parti non stanno combattendo negli stessi spazi. Questa è una situazione che ho descritto nel 2003 nel mio libro, La guerre asymétrique ou la défaite du vainqueur ( Guerra asimmetrica, o la sconfitta del vincitore ). Il guaio è che alla fine della giornata prevale la realtà del terreno.

Da parte russa le decisioni vengono prese dai militari, mentre da parte ucraina Zelensky è onnipresente e l’elemento centrale nella conduzione della guerra. Prende decisioni operative, apparentemente spesso contro il parere dei militari. Questo spiega le crescenti tensioni tra Zelensky ei militari. Secondo i media ucraini, Zelensky potrebbe licenziare il generale Valery Zoluzhny nominandolo ministro della Difesa.

L’esercito ucraino è stato ampiamente addestrato da ufficiali americani, britannici e canadesi dal 2014. Il problema è che per oltre 20 anni gli occidentali hanno combattuto gruppi armati e avversari dispersi e hanno ingaggiato interi eserciti contro individui. Combattono guerre a livello tattico e in qualche modo hanno perso la capacità di combattere a livello strategico e operativo. Questo spiega in parte perché l’Ucraina sta conducendo la sua guerra a questo livello.

Ma c’è una dimensione più concettuale. Zelensky e l’Occidente vedono la guerra come un equilibrio di forze numerico e tecnologico. Per questo, dal 2014, gli ucraini non hanno mai cercato di sedurre i ribelli e ora pensano che la soluzione verrà dalle armi fornite dall’Occidente. L’Occidente ha fornito all’Ucraina alcune dozzine di cannoni M777 e lanciamissili HIMARS e MLRS, mentre l’Ucraina ha avuto diverse migliaia di pezzi di artiglieria equivalenti a febbraio. Il concetto russo di “correlazione delle forze” tiene conto di molti più fattori ed è più olistico dell’approccio occidentale. Ecco perché stanno vincendo i russi.

Per rispettare politiche sconsiderate, i nostri media hanno costruito una realtà virtuale che attribuisce alla Russia un ruolo negativo. Per coloro che osservano attentamente l’andamento della crisi, potremmo quasi dire che hanno presentato la Russia come un’“immagine speculare” della situazione in Ucraina. Così, quando è iniziato il discorso sulle perdite ucraine, la comunicazione occidentale si è rivolta alle perdite russe (con dati forniti dall’Ucraina).

Le cosiddette “contro-offensive” proclamate dall’Ucraina e dall’Occidente a Kharkov e Kherson in aprile-maggio sono state semplicemente “contrattacchi”. La differenza tra i due è che la controffensiva è una nozione operativa, mentre il contrattacco è una nozione tattica, che ha una portata molto più limitata. Questi contrattacchi furono possibili perché la densità delle truppe russe in questi settori era allora di 1 Battle Group (BTG) per 20 km di fronte. In confronto, nel settore del Donbass, che era l’obiettivo principale, la coalizione russa aveva 1-3 BTG per km. Per quanto riguarda la grande offensiva di agosto su Kherson, che avrebbe dovuto conquistare il sud del paese, sembra non essere stato altro che un mito mantenere il sostegno occidentale.

Oggi vediamo che i presunti successi ucraini sono stati in realtà dei fallimenti. Le perdite umane e materiali attribuite alla Russia erano infatti più in linea con quelle dell’Ucraina. A metà giugno, David Arakhamia, capo negoziatore e stretto consigliere di Zelensky, ha parlato di 200-500 morti al giorno e ha menzionato le vittime (morti, feriti, catturati, disertori) di 1.000 uomini al giorno . Se a questo aggiungiamo le rinnovate richieste di armi da parte di Zelensky, possiamo vedere che l’idea di una vittoria per l’Ucraina appare piuttosto illusoria.

Poiché si pensava che l’economia russa fosse paragonabile a quella italiana , si presumeva che sarebbe stata ugualmente vulnerabile. Pertanto, l’Occidente – e gli ucraini – pensavano che le sanzioni economiche e l’isolamento politico della Russia ne avrebbero rapidamente causato il crollo, senza passare per una sconfitta militare. In effetti, questo è ciò che capiamo dall’intervista di Oleksei Arestovich, consigliere e portavoce di Zelensky, a marzo 2019. Questo spiega anche perché Zelensky non ha lanciato l’allarme all’inizio del 2022, come dice nella sua intervista al Washington Post . Penso che sapesse che la Russia avrebbe risposto all’offensiva che l’Ucraina stava preparando nel Donbass (ecco perché il grosso delle sue truppe si trovava in quella zona) e pensava che le sanzioni avrebbero portato rapidamente al collasso e alla sconfitta della Russia. Questo è ciò cheBruno Le Maire , il ministro dell’Economia francese, aveva “previsto”. Chiaramente, gli occidentali hanno preso decisioni senza conoscere il loro avversario.

Come ha detto Arestovich, l’idea era che la sconfitta della Russia sarebbe stata il biglietto d’ingresso dell’Ucraina alla NATO . Così, gli ucraini furono spinti a preparare un’offensiva nel Donbass per far reagire la Russia e ottenere così una facile sconfitta attraverso sanzioni devastanti. Questo è cinico e mostra quanto l’Occidente, guidato dagli americani, abbia abusato dell’Ucraina per i propri obiettivi.

Il risultato è che gli ucraini non hanno cercato la vittoria dell’Ucraina, ma la sconfitta della Russia . Questo è molto diverso e spiega la narrativa occidentale dei primi giorni dell’offensiva russa, che profetizzava questa sconfitta.

Ma la realtà è che le sanzioni non hanno funzionato come previsto e l’Ucraina si è trovata coinvolta in combattimenti che aveva provocato, ma per i quali non era disposta a combattere per così tanto tempo.

Questo è il motivo per cui, fin dall’inizio, la narrativa occidentale ha presentato una discrepanza tra i media riportati e la realtà sul campo. Ciò ha avuto un effetto perverso: ha incoraggiato l’Ucraina a ripetere i suoi errori e le ha impedito di migliorare la sua conduzione delle operazioni. Con il pretesto di combattere Vladimir Putin, abbiamo spinto l’Ucraina a sacrificare inutilmente migliaia di vite umane.

Fin dall’inizio, era ovvio che gli ucraini ripetevano costantemente i loro errori (e anche gli stessi errori del 2014-2015) e che i soldati morivano sul campo di battaglia. Da parte sua, Volodymyr Zelensky chiedeva sempre più sanzioni, anche le più assurde, perché indotto a ritenerle decisive.

Non sono l’unico ad aver notato questi errori e i paesi occidentali avrebbero sicuramente potuto fermare questo disastro. Ma i loro leader, eccitati dai resoconti (fantasiosi) delle perdite russe e pensando di aprire la strada al cambio di regime, hanno aggiunto sanzioni alle sanzioni, rifiutando ogni possibilità di negoziazione. Come ha affermato il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, l’obiettivo era provocare il collasso dell’economia russa e far soffrire il popolo russo. Questa è una forma di terrorismo di Stato: l’idea è quella di far soffrire la popolazione per spingerla alla rivolta contro i suoi leader (qui Putin). Non sto inventando. Questo meccanismo è descritto in dettaglio da Richard Nephew, capo delle sanzioni presso il Dipartimento di Stato sotto Obama e attualmente Coordinatore per la lotta alla corruzione globale, nel suo libro intitolato The Art of Sanctions . Ironia della sorte, questa è esattamente la stessa logica che lo Stato Islamico ha invocato per spiegare i suoi attacchi in Francia nel 2015-2016. La Francia probabilmente non incoraggia il terrorismo, ma lo pratica.

I media mainstream non presentano la guerra così com’è, ma come vorrebbero che fosse. Questo è puro pio desiderio. L’apparente sostegno pubblico alle autorità ucraine, nonostante le enormi perdite (alcuni menzionano 70.000-80.000 vittime), si ottiene mettendo al bando l’opposizione , una caccia spietata ai funzionari che non sono d’accordo con la linea del governo e una propaganda “speculare” che attribuisce ai russi gli stessi fallimenti degli ucraini. Tutto questo con il consapevole sostegno dell’Occidente.

TP: Cosa dobbiamo pensare dell’esplosione alla base aerea di Saki in Crimea?

JB: Non conosco i dettagli dell’attuale situazione della sicurezza in Crimea. . Sappiamo che prima di febbraio c’erano cellule di combattenti volontari di Praviy Sektor (una milizia neonazista) in Crimea, pronte a compiere attentati di tipo terroristico. Queste cellule sono state neutralizzate? Non lo so; ma si può presumere di sì, poiché apparentemente c’è pochissima attività di sabotaggio in Crimea. Detto questo, non dimentichiamo che ucraini e russi convivono da molti decenni e ci sono sicuramente dei filo-kieviani nelle zone occupate dai russi. È quindi realistico pensare che potrebbero esserci cellule dormienti in queste aree.

Più probabilmente si tratta di una campagna condotta dal servizio di sicurezza ucraino (SBU) nei territori occupati dalla coalizione di lingua russa. Questa è una campagna terroristica che prende di mira personalità e funzionari ucraini filorussi. Segue importanti cambiamenti nella leadership della SBU , a Kiev , e nelle regioni, tra cui Lvov, Ternopol da luglio. È probabilmente nel contesto di questa stessa campagna che Darya Dugina è stata assassinata il 21 agosto. L’obiettivo di questa nuova campagna potrebbe essere quello di trasmettere l’illusione che ci sia una resistenza in corso nelle aree occupate dai russi e quindi rilanciare gli aiuti occidentali, che comincia a stancare.

Queste attività di sabotaggio non hanno realmente un impatto operativo e sembrano più legate a un’operazione psicologica. Può darsi che si tratti di azioni come quella a Snake Island all’inizio di maggio, intesa a dimostrare al pubblico internazionale che l’Ucraina sta agendo.

Ciò che gli incidenti in Crimea mostrano indirettamente è che la resistenza popolare rivendicata dall’Occidente a febbraio non esiste. È molto probabilmente l’azione di agenti clandestini ucraini e occidentali (probabilmente britannici). Al di là delle azioni tattiche, ciò dimostra l’incapacità degli ucraini di attivare un movimento di resistenza significativo nelle aree occupate dalla coalizione di lingua russa.

TP: Zelensky ha detto notoriamente: “La Crimea è ucraina e non la molleremo mai”. È retorica o c’è un piano per attaccare la Crimea? Ci sono agenti ucraini in Crimea?

JB: Prima di tutto, Zelensky cambia opinione molto spesso. Nel marzo 2022 ha fatto una proposta alla Russia, affermando di essere pronto a discutere un riconoscimento della sovranità russa sulla penisola. È stato su intervento dell’Unione Europea e di Boris Johnson il 2 aprile e il 9 aprile che ha ritirato la sua proposta, nonostante l’interesse favorevole della Russia.

È necessario ricordare alcuni fatti storici. La cessione della Crimea all’Ucraina nel 1954 non è mai stata formalmente convalidata dai parlamenti dell’URSS, della Russia e dell’Ucraina durante l’era comunista. Inoltre, il popolo della Crimea ha accettato di essere soggetto all’autorità di Mosca e non più di Kiev già nel gennaio 1991. In altre parole, la Crimea era indipendente da Kiev anche prima che l’Ucraina diventasse indipendente da Mosca nel dicembre 1991.

A luglio, Aleksei Reznikov, il ministro della Difesa ucraino, ha parlato ad alta voce di una grande controffensiva contro Kherson che ha coinvolto un milione di uomini per ripristinare l’ integrità territoriale dell’Ucraina . In realtà, l’Ucraina non è riuscita a raccogliere le truppe, le armature e la copertura aerea necessarie per questa inverosimile offensiva. Le azioni di sabotaggio in Crimea possono sostituire questa “controffensiva”. Sembrano essere più un esercizio di comunicazione che una vera azione militare. Queste azioni sembrano mirare piuttosto a rassicurare i paesi occidentali che mettono in dubbio l’importanza del loro sostegno incondizionato all’Ucraina.

TP: Ci parli della situazione intorno all’impianto nucleare di Zaporizhzhia?

JB: Ad Energodar, la centrale nucleare di Zaporizhzhia (ZNPP), è stata bersaglio di numerosi attacchi di artiglieria, che ucraini e russi attribuiscono alla parte avversaria.

Quello che sappiamo è che le forze della coalizione russa hanno occupato il sito ZNPP dall’inizio di marzo. L’obiettivo in quel momento era mettere al sicuro la ZNPP in modo rapido, in modo da evitare che venisse coinvolta nei combattimenti e quindi evitare un incidente nucleare. Il personale ucraino che ne era responsabile è rimasto sul posto e continua a lavorare sotto la supervisione della società ucraina Energoatom e dell’Agenzia ucraina per la sicurezza nucleare (SNRIU). Non ci sono quindi combattimenti intorno alla pianta.

È difficile capire perché i russi dovrebbero bombardare una centrale nucleare che è sotto il loro controllo . Questa affermazione è ancora più peculiare dal momento che gli stessi ucraini affermano che ci sono truppe russe nei locali del sito . Secondo un “esperto” francese, i russi attaccherebbero la centrale elettrica che controllano per interrompere il flusso di elettricità in Ucraina . Non solo ci sarebbero modi più semplici per interrompere l’elettricità all’Ucraina (un interruttore, forse?), ma la Russia non ha interrotto la fornitura di elettricità agli ucraini da marzo. Inoltre, vi ricordo che la Russia non ha interrotto il flusso di gas naturale verso l’Ucraina e ha continuato a pagare all’Ucraina le tasse di transito per il gas verso l’Europa. È Zelensky che ha deciso di chiudere l’oleodotto Soyuza maggio.

Inoltre, va ricordato che i russi si trovano in una zona in cui la popolazione è generalmente favorevole a loro ed è difficile capire perché rischierebbero una contaminazione nucleare della regione.

In realtà, gli ucraini hanno motivazioni più credibili dei russi che potrebbero spiegare tali attacchi contro lo ZNPP. , che non si escludono a vicenda: un’alternativa alla grande controffensiva su Kherson, che non sono in grado di attuare, e per prevenire i referendum in programma nella regione. Inoltre, gli appelli di Zelensky a smilitarizzare l’area della centrale elettrica e persino a restituirla all’Ucraina sarebbero per lui un successo politico e operativo. Si potrebbe anche immaginare che cerchino di provocare deliberatamente un incidente nucleare per creare una “terra di nessuno” e rendere così l’area inutilizzabile per i russi.

Bombardando l’impianto, l’Ucraina potrebbe anche cercare di fare pressione sull’Occidente affinché intervenga nel conflitto , con il pretesto che la Russia sta cercando di scollegare l’impianto dalla rete elettrica ucraina prima della caduta. Questo comportamento suicida, come affermato dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, sarebbe in linea con la guerra condotta dall’Ucraina dal 2014.

Ci sono prove evidenti che gli attacchi a Energodar siano ucraini. I frammenti di proiettili sparati sul sito dall’altra parte del Dnepr sono di origine occidentale . Sembra che provengano dai missili BRIMSTONE britannici , che sono missili di precisione, il cui utilizzo è monitorato dagli inglesi. Apparentemente, l’Occidente è a conoscenza degli attacchi ucraini alla ZNPP. Questo potrebbe spiegare perché l’Ucraina non sostiene molto una commissione d’inchiesta internazionale e perché i paesi occidentali stanno ponendo condizioni irrealistiche per l’invio di investigatori dall’AIEA, un’agenzia che finora non ha mostrato molta integrità.

TP: È stato riferito che Zelensky sta liberando i criminali per combattere in questa guerra? Questo significa che l’esercito ucraino non è così forte come comunemente si pensa?

JB: Zelensky deve affrontare lo stesso problema delle autorità emerse da Euromaidan nel 2014. A quel tempo, i militari non volevano combattere perché non volevano confrontarsi con i loro compatrioti di lingua russa. Secondo un rapporto del Ministero dell’Interno britannico, i riservisti si rifiutano in modo schiacciante di partecipare alle sessioni di reclutamento. In ottobre-novembre 2017, il 70% dei coscritti non si presenta per il richiamo. Il suicidio è diventato un problema . Secondo il procuratore capo militare ucraino Anatoly Matios, dopo quattro anni di guerra nel Donbass, 615 militari si erano suicidati . Le diserzioni sono aumentate e hanno raggiunto fino al 30% delle forze in alcune aree operative, spesso a favore dei ribelli.

Per questo motivo, è diventato necessario integrare combattenti più motivati, altamente politicizzati, ultranazionalisti e fanatici nelle forze armate per combattere nel Donbass. Molti di loro sono neonazisti. È per eliminare questi combattenti fanatici che Vladimir Putin ha menzionato l’obiettivo della “denazificazione”.

Oggi il problema è leggermente diverso. I russi hanno attaccato l’Ucraina ei soldati ucraini non sono contrari a priori a combatterli. Ma si rendono conto che gli ordini che ricevono non sono coerenti con la situazione sul campo di battaglia. Hanno capito che le decisioni che li riguardano non sono legate a fattori militari, ma a considerazioni politiche. Le unità ucraine si stanno ammutinando in massa e si rifiutano sempre più di combattere. Dicono di sentirsi abbandonati dai loro comandanti e che gli vengono affidate missioni senza le risorse necessarie per eseguirle.

Ecco perché diventa necessario mandare uomini pronti a tutto . Poiché sono condannati, possono essere tenuti sotto pressione. Questo è lo stesso principio del maresciallo Konstantin Rokossovki, condannato a morte da Stalin, ma rilasciato dalla prigione nel 1941 per combattere contro i tedeschi. La sua condanna a morte fu revocata solo dopo la morte di Stalin nel 1956.

Per mettere in ombra l’uso di criminali nelle forze armate, i russi sono accusati di fare la stessa cosa. Gli ucraini e gli occidentali usano costantemente la propaganda dello “specchio”. Come in tutti i conflitti recenti, l’influenza occidentale non ha portato a una moralizzazione del conflitto.

TP: Tutti parlano di quanto sia corrotto Putin? Ma che dire di Zelensky? È lui il “santo eroico” che tutti ci dicono di ammirare?

JB: Nell’ottobre 2021, i Pandora Papers hanno mostrato che l’Ucraina e Zelensky erano i più corrotti d’Europa e praticavano l’evasione fiscale su larga scala. È interessante notare che questi documenti sono stati apparentemente pubblicati con l’aiuto di un’agenzia di intelligence americana e Vladimir Putin non è menzionato. Più precisamente, i documenti menzionano individui “associati” a lui, che si dice abbiano legami con beni non divulgati, che potrebbero appartenere a una donna, che si ritiene abbia avuto un figlio con lui.

Tuttavia, quando i nostri media riferiscono di questi documenti, mettono regolarmente una foto di Vladimir Putin, ma non di Volodymyr Zelensky.

Figura 2 – Sebbene non sia menzionato nei Pandora Papers, Vladimir Putin è costantemente associato a loro. Mentre Volodymyr Zelensky non è mai menzionato nei nostri media, anche se è ampiamente implicato.

Non sono in grado di valutare quanto sia corrotto Zelensky. Ma non c’è dubbio che la società ucraina e il suo governo lo siano. Ho contribuito modestamente a un programma NATO “Costruire l’integrità” in Ucraina e ho scoperto che nessuno dei paesi contributori si faceva illusioni sulla sua efficacia, e tutti vedevano il programma come una sorta di “velina” per giustificare il sostegno occidentale.

È improbabile che i miliardi pagati dall’Occidente all’Ucraina raggiungano il popolo ucraino. Un recente rapporto di CBS News ha affermato che solo il 30-40% delle armi fornite dall’Occidente arriva sul campo di battaglia. Il resto arricchisce le mafie e altri corrotti. Apparentemente, alcune armi occidentali ad alta tecnologia sono state vendute ai russi, come il sistema francese CAESAR e presumibilmente l’americano HIMARS. Il rapporto di CBS News è stato censurato per evitare di minare gli aiuti occidentali, ma resta il fatto che gli Stati Uniti si sono rifiutati di fornire droni MQ-1C all’Ucraina per questo motivo.

L’Ucraina è un paese ricco, eppure oggi è l’unico paese dell’ex URSS con un PIL inferiore a quello che aveva al crollo dell’Unione Sovietica. Il problema quindi non è Zelensky stesso, ma l’intero sistema, che è profondamente corrotto, e che l’Occidente mantiene al solo scopo di combattere la Russia.

Zelensky è stato eletto nell’aprile 2019 con il programma di raggiungere un accordo con la Russia. Ma nessuno gli ha permesso di portare a termine il suo programma. Tedeschi e francesi gli hanno deliberatamente impedito di attuare gli accordi di Minsk. La trascrizione della conversazione telefonica del 20 febbraio 2022 tra Emmanuel Macron e Vladimir Putin mostra che la Francia ha deliberatamente tenuto l’Ucraina lontana dalla soluzione. Inoltre, in Ucraina, le forze politiche di estrema destra e neonaziste lo hanno minacciato pubblicamente di morte. Dmitry Yarosh, comandante dell’esercito volontario ucraino, ha dichiarato nel maggio 2019 che Zelensky sarebbe stato impiccatose ha eseguito il suo programma. In altre parole, Zelensky è intrappolato tra la sua idea di raggiungere un accordo con la Russia e le richieste dell’Occidente. Inoltre, l’Occidente si rende conto che la sua strategia di guerra attraverso le sanzioni è fallita. Con l’aumentare dei problemi economici e sociali, l’Occidente avrà più difficoltà a fare marcia indietro senza perdere la faccia. Una via d’uscita per la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, l’UE o la Francia sarebbe rimuovere Zelensky. Ecco perché, con il deterioramento della situazione in Ucraina, penso che Zelensky inizi a rendersi conto che la sua vita è minacciata.

Alla fine, Zelensky è un povero ragazzo, perché i suoi migliori nemici sono quelli da cui dipende: il mondo occidentale.

TP: Ci sono molti video (raccapriccianti) sui social media di soldati ucraini coinvolti in gravi crimini di guerra? Perché c’è un “punto cieco” in Occidente per tali atrocità?

JB: Prima di tutto, dobbiamo essere chiari: in ogni guerra, ogni belligerante commette crimini di guerra. Il personale militare che commette deliberatamente tali crimini disonora la propria uniforme e deve essere punito.

Il problema sorge quando i crimini di guerra fanno parte di un piano o risultano da ordini impartiti dal comando superiore. Questo è stato il caso quando i Paesi Bassi hanno permesso ai suoi militari di consentire il massacro di Srebrenica nel 1995; le torture in Afghanistan da parte delle truppe canadesi e britanniche , per non parlare delle innumerevoli violazioni del diritto internazionale umanitario da parte degli Stati Uniti in Afghanistan, Iraq, Guantanamo e altrove con la complicità di Polonia, Lituania o Estonia. Se questi sono valori occidentali, l’Ucraina è nella scuola giusta.

In Ucraina, la criminalità politica è diventata un luogo comune, con la complicità dell’Occidente. Così vengono eliminati coloro che sono favorevoli a una trattativa. È il caso di Denis Kireyev, uno dei negoziatori ucraini, assassinato il 5 marzo dal servizio di sicurezza ucraino (SBU) perché ritenuto troppo favorevole alla Russia e come un traditore . La stessa cosa è successa a Dmitry Demyanenko, ufficiale della Sbu, assassinato il 10 marzo, anche perché troppo favorevole a un accordo con la Russia. Ricorda che questo è un paese che considera ” collaboratorio ” ricevere o dare aiuti umanitari russi.

Il 16 marzo 2022, un giornalista del canale televisivo Ucraina 24 ha fatto riferimento al criminale di guerra nazista Adolf Eichmann e ha chiesto il massacro dei bambini di lingua russa . Il 21 marzo, il medico militare Gennadiy Druzenko ha dichiarato sullo stesso canale di aver ordinato ai suoi medici di castrare i prigionieri di guerra russi . Sui social queste affermazioni sono diventate subito propaganda per i russi e i due ucraini si sono scusati per averlo detto, ma non per la sostanza. I crimini ucraini stavano iniziando a essere rivelati sui social network e il 27 marzo Zelensky temeva che ciò avrebbe messo a repentaglio il sostegno occidentale. Questo è stato seguito, piuttosto opportunamente, dal massacro di Bucha il 3 aprile, le cui circostanze rimangono poco chiare.

La Gran Bretagna, che allora aveva la presidenza del Consiglio di sicurezza dell’ONU, rifiutò per tre volte la richiesta russa di istituire una commissione internazionale d’inchiesta sui crimini di Bucha. Il deputato socialista ucraino Ilya Kiva ha rivelato su Telegram che la tragedia di Bucha è stata pianificata dai servizi speciali britannici dell’MI6 e attuata dalla SBU.

Il problema fondamentale è che gli ucraini hanno sostituito “l’arte operativa” con la brutalità. Dal 2014, per combattere gli autonomisti, il governo ucraino non ha mai cercato di applicare strategie basate su “cuori e menti”, che gli inglesi usarono negli anni ’50 e ’60 nel sud-est asiatico, che erano molto meno brutali ma molto più efficace e di lunga durata. Kiev ha preferito condurre un’operazione antiterrorismo (ATO) nel Donbass e utilizzare le stesse strategie degli americani in Iraq e Afghanistan. Combattere i terroristi autorizza ogni tipo di brutalità. È la mancanza di un approccio olistico al conflitto che ha portato al fallimento dell’Occidente in Afghanistan, Iraq e Mali.

Counter-Insurgency Operation (COIN) richiede un approccio più sofisticato e olistico. Ma la NATO non è in grado di sviluppare strategie come quelle che ho visto in prima persona in Afghanistan. La guerra nel Donbass è stata brutale per 8 anni e ha provocato la morte di 10.000 cittadini ucraini più 4.000 militari ucraini. In confronto, in 30 anni, il conflitto in Irlanda del Nord ha provocato 3.700 morti. Per giustificare questa brutalità, gli ucraini hanno dovuto inventare il mito di un intervento russo nel Donbass.

Il problema è che la filosofia dei nuovi leader Maidan era quella di avere un’Ucraina razzialmente pura . In altre parole, l’unità del popolo ucraino non doveva essere raggiunta attraverso l’integrazione delle comunità, ma attraverso l’esclusione delle comunità di “razze inferiori”. Un’idea che senza dubbio sarebbe piaciuta ai nonni di Ursula von der Leyen e Chrystia Freeland! Questo spiega perché gli ucraini provano poca empatia per le minoranze di lingua russa, magiara e rumena del paese. Questo a sua volta spiega perché l’Ungheria e la Romania non vogliono che i loro territori siano usati per la fornitura di armi all’Ucraina.

Ecco perché sparare ai propri cittadini per intimidirli non è un problema per gli ucraini. Questo spiega l’irrorazione di migliaia di mine antiuomo PFM-1 (“farfalla”), che sembrano giocattoli, nella città di lingua russa di Donetsk nel luglio 2022. Questo tipo di mine è utilizzato da un difensore, non da un attaccante nella sua principale area di attività. Inoltre, in questa zona, le milizie del Donbass stanno combattendo “in casa”, con popolazioni che conoscono personalmente.

Penso che crimini di guerra siano stati commessi da entrambe le parti, ma che la loro copertura mediatica sia stata molto diversa. I nostri media hanno ampiamente riferito di crimini (veri o falsi) attribuiti alla Russia. D’altra parte, sono stati estremamente silenziosi sui crimini ucraini. Non sappiamo tutta la verità sul massacro di Bucha, ma le prove disponibili supportano l’ipotesi che l’Ucraina abbia inscenato l’evento per insabbiare i propri crimini. Mantenendo silenziosi questi crimini, i nostri media ne sono stati complici e hanno creato un senso di impunità che ha incoraggiato gli ucraini a commettere altri crimini.

TP: La Lettonia vuole che l’Occidente (America) designi la Russia come “stato terrorista”. Cosa ne pensi di questo? Questo significa che la guerra è effettivamente finita e che la Russia ha vinto?

JB: Le richieste estoni e lettoni rispondono all’appello di Zelensky a designare la Russia come stato terrorista. È interessante notare che vengono nello stesso momento in cui viene scatenata una campagna terroristica ucraina in Crimea, nella zona occupata dell’Ucraina e nel resto del territorio russo. È anche interessante notare che l’Estonia è stata apparentemente complice dell’attacco a Darya Dugina nell’agosto 2022.

Sembra che gli ucraini comunichino in un’immagine speculare dei crimini che commettono o dei problemi che hanno, per nasconderli. Ad esempio, alla fine di maggio 2022, quando la resa dell’Azovstal a Mariupol ha mostrato combattenti neonazisti, hanno iniziato a sostenere che ci sono neonazisti nell’esercito russo. Nell’agosto 2022, quando Kiev stava compiendo azioni di natura terroristica contro la centrale di Energodar in Crimea e in territorio russo, Zelensky ha chiesto che la Russia fosse considerata uno stato terrorista.

Zelensky, infatti, continua a credere di poter risolvere il suo problema solo sconfiggendo la Russia e che questa sconfitta dipenda dalle sanzioni contro la Russia. Dichiarare la Russia uno stato terrorista porterebbe a un ulteriore isolamento. Ecco perché sta facendo questo appello. Ciò dimostra che l’etichetta “terrorista” è più politica che operativa e che coloro che fanno tali proposte non hanno una visione molto chiara del problema. Il problema è che ha implicazioni per le relazioni internazionali. Questo è il motivo per cui il Dipartimento di Stato americano è preoccupato che la richiesta di Zelensky venga attuata dal Congresso.

TP: Uno degli esiti più tristi di questo conflitto Ucraina-Russia è il modo in cui l’Occidente ha mostrato il peggio di sé. Dove pensi che andremo da qui? Più o meno lo stesso, o ci saranno cambiamenti che dovranno essere fatti per quanto riguarda la NATO, i paesi neutrali che non sono più neutrali e il modo in cui l’Occidente cerca di “governare” il mondo?

JB: Questa crisi rivela diverse cose. Primo, che la NATO e l’Unione Europea sono solo strumenti della politica estera statunitense. Queste istituzioni non agiscono più nell’interesse dei loro membri, ma nell’interesse degli Stati Uniti. Le sanzioni adottate sotto la pressione americana si ritorcono contro l’Europa, che è la grande sconfitta di tutta questa crisi: subisce le proprie sanzioni e deve fare i conti con le tensioni derivanti dalle proprie decisioni.

Le decisioni prese dai governi occidentali rivelano una generazione di leader giovani e inesperti (come il primo ministro finlandese Sanna Marin); ignoranti, eppure credendo di essere intelligenti (come il presidente francese Emmanuel Macron); dottrinario (come la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen); e fanatici (come i leader degli Stati baltici). Tutti condividono alcune delle stesse debolezze, non ultima la loro incapacità di gestire una crisi complessa.

Quando la testa non è in grado di comprendere la complessità di una crisi, rispondiamo con coraggio e dogmatismo. Questo è ciò che vediamo accadere in Europa. I paesi dell’Europa orientale, in particolare gli Stati baltici e la Polonia, si sono dimostrati fedeli servitori della politica americana. Hanno anche mostrato una governance immatura, conflittuale e miope. Sono paesi che non hanno mai integrato i valori occidentali, che continuano a celebrare le forze del Terzo Reich ea discriminare la propria popolazione di lingua russa.

Non parlo nemmeno dell’Unione europea, che si è opposta con veemenza a qualsiasi soluzione diplomatica e ha solo aggiunto benzina sul fuoco.

Più sei coinvolto in un conflitto, più sei coinvolto nel suo esito. Se vinci, va tutto bene. Ma se il conflitto è un fallimento, sopporterai il peso. Questo è ciò che è successo agli Stati Uniti nei recenti conflitti e ciò che sta accadendo in Ucraina. La sconfitta dell’Ucraina sta diventando la sconfitta dell’Occidente.

Un altro grande perdente in questo conflitto è chiaramente la Svizzera. Il suo status neutrale ha improvvisamente perso ogni credibilità. All’inizio di agosto, Svizzera e Ucraina hanno concluso un accordo che consentirebbe all’ambasciata svizzera a Mosca di offrire protezione ai cittadini ucraini in Russia. Tuttavia, per entrare in vigore, deve essere riconosciuto dalla Russia. Logicamente, la Russia rifiutò e dichiarò che “la Svizzera aveva purtroppo perso il suo status di Stato neutrale e non poteva agire come intermediario o rappresentante.

Questo è uno sviluppo molto serio perché la neutralità non è semplicemente una dichiarazione unilaterale. Deve essere accettato e riconosciuto da tutti per essere efficace. Eppure la Svizzera non solo si è allineata con i paesi occidentali, ma è stata anche più estrema di loro. Si può dire che in poche settimane la Svizzera ha rovinato una politica riconosciuta da quasi 170 anni. Questo è un problema per la Svizzera, ma può anche essere un problema per altri paesi. Uno stato neutrale può offrire una via d’uscita da una crisi. Oggi i Paesi occidentali cercano una via d’uscita che permetta loro di avvicinarsi alla Russia nella prospettiva di una crisi energetica senza perdere la faccia. La Turchia ha assunto questo ruolo, ma è limitato, in quanto fa parte della NATO.

Figura 3 – Paesi e organizzazioni che hanno applicato sanzioni alla Russia. Sebbene la Svizzera sia un paese neutrale, si trova al primo posto. Secondo le stesse fonti, ciò è stato fatto sotto la pressione e il ricatto degli Stati Uniti. Tuttavia, questo è un duro colpo al principio stesso della neutralità che avrà conseguenze in altri conflitti futuri.

L’Occidente ha creato una cortina di ferro 2.0 che influenzerà le relazioni internazionali negli anni a venire. La mancanza di visione strategica dell’Occidente è sorprendente. Mentre la NATO si allinea alla politica estera statunitense e si riorienta verso la Cina, la strategia occidentale ha solo rafforzato l’asse Mosca-Pechino.

TP: Cosa pensi che questa guerra significhi in definitiva per l’Europa, gli Stati Uniti e la Cina?

JB: Per rispondere a questa domanda, dobbiamo prima rispondere a un’altra domanda: “Perché questo conflitto è più condannabile e sanzionabile dei precedenti conflitti iniziati dall’Occidente?”

Dopo i disastri in Afghanistan, Iraq, Libia e Mali, il resto del mondo si aspettava che l’Occidente aiutasse a risolvere questa crisi con il buon senso. L’Occidente ha risposto esattamente in modo opposto a queste aspettative. Non solo nessuno è stato in grado di spiegare perché questo conflitto fosse più riprovevole dei precedenti, ma la differenza di trattamento tra Russia e Stati Uniti ha mostrato che si attribuisce più importanza all’aggressore che alle vittime. Gli sforzi per realizzare il collasso della Russia contrastano con la totale impunità dei paesi che hanno mentito al Consiglio di sicurezza dell’ONU, praticato torture, causato la morte di oltre un milione di persone e creato 37 milioni di rifugiati.

Questa differenza di trattamento è passata inosservata in Occidente. Ma il “resto del mondo” ha capito che siamo passati da un “ordine internazionale basato sul diritto” a un “ordine internazionale basato su regole” determinato dall’Occidente.

A un livello più materiale, la confisca dell’oro venezuelano da parte degli inglesi nel 2020, dei fondi sovrani dell’Afghanistan nel 2021 e poi dei fondi sovrani russi nel 2022 da parte degli Stati Uniti, ha sollevato la sfiducia degli alleati occidentali. Ciò dimostra che il mondo non occidentale non è più protetto dalla legge e dipende dalla buona volontà dell’Occidente.

Questo conflitto è probabilmente il punto di partenza per un nuovo ordine mondiale. Il mondo non cambierà tutto in una volta, ma il conflitto ha sollevato l’attenzione del resto del mondo. Perché quando diciamo che la “comunità internazionale” condanna la Russia, parliamo in realtà del 18% della popolazione mondiale.

Alcuni attori tradizionalmente vicini all’Occidente se ne stanno gradualmente allontanando. Il 15 luglio 2022 Joe Biden ha visitato Mohammed bin Salman (MbS) con due obiettivi: impedire all’Arabia Saudita di avvicinarsi alla Russia e alla Cina e chiedergli di aumentare la produzione di petrolio. Ma quattro giorni prima, MbS ha fatto una richiesta ufficiale per diventare un membro dei BRICS e una settimana dopo, il 21 luglio, MbS ha chiamato Vladimir Putin per confermare che avrebbe sostenuto la decisione dell’OPEC+. In altre parole: nessun aumento della produzione di petrolio. Fu uno schiaffo in faccia all’Occidente e al suo rappresentante più potente.

L’Arabia Saudita ha ora deciso di accettare la valuta cinese come pagamento per il suo petrolio. Questo è un evento importante, che tende a indicare una perdita di fiducia nel dollaro. Le conseguenze sono potenzialmente enormi. Il petrodollaro è stato istituito dagli Stati Uniti negli anni ’70 per finanziare il proprio deficit. Costringendo altri paesi ad acquistare dollari, consente agli Stati Uniti di stampare dollari senza essere coinvolti in un ciclo inflazionistico. Grazie al petrodollaro, l’economia statunitense, che è essenzialmente un’economia di consumo, è sostenuta dalle economie di altri paesi del mondo. La scomparsa del petrodollaro potrebbe avere conseguenze disastrose per l’economia statunitense, come afferma l’ex senatore repubblicano Ron Paul.

Inoltre, le sanzioni hanno avvicinato Cina e Russia, entrambe prese di mira dall’Occidente. Ciò ha accelerato la formazione di un blocco eurasiatico e rafforzato la posizione di entrambi i paesi nel mondo. L’India, che gli Stati Uniti hanno disprezzato come partner di “seconda classe” del “Quad”, si è avvicinata alla Russia e alla Cina, nonostante le controversie con quest’ultima.

Oggi la Cina è il principale fornitore di infrastrutture nel Terzo Mondo. In particolare, il suo modo di interagire con i Paesi africani è più in linea con le aspettative di questi Paesi. La collaborazione con ex potenze coloniali come la Francia e il paternalismo imperialista americano non è più gradita. Ad esempio, Repubblica Centrafricana e Mali hanno chiesto alla Francia di lasciare i loro Paesi e si sono rivolti alla Russia.

Al vertice dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN), gli Stati Uniti hanno annunciato con orgoglio un contributo di 150 milioni di dollari per “rafforzare la loro posizione nella più ampia competizione geopolitica con la Cina”. Ma nel novembre 2021, il presidente Xi Jinping ha offerto 1,5 miliardi di dollari agli stessi paesi per combattere la pandemia e promuovere la ripresa economica. Usando i loro soldi per fare la guerra, gli Stati Uniti non hanno più soldi per stringere e consolidare alleanze.

La perdita di influenza dell’Occidente deriva dal fatto che continua a trattare il “resto del mondo” come “bambini” e trascura l’utilità di una buona diplomazia.

La guerra in Ucraina non è l’innesco di questi fenomeni, iniziati alcuni anni fa, ma è sicuramente un acceleratore e una rivelazione.

TP: I media occidentali hanno spinto affinché Putin potesse essere gravemente malato. Se Putin muore improvvisamente, questo farebbe alcuna differenza per la guerra?

JB: Sembra che Vladimir Putin sia un caso medico unico al mondo: ha un cancro allo stomaco, la leucemia , una malattia sconosciuta ma incurabile e in fase terminale , e secondo quanto riferito è già morto . Eppure, nel luglio 2022, all’Aspen Security Forum, il direttore della CIA William Burns ha affermato che Putin era ” troppo sano ” e che ” non c’erano informazioni che suggerissero che fosse in cattive condizioni di salute”. Questo mostra come lavorano quelli che si dicono giornalisti!

Questo è un pio desiderio e, nella fascia più alta dello spettro, fa eco agli appelli al terrorismo e all’eliminazione fisica di Vladimir Putin.

L’Occidente ha personalizzato la politica russa attraverso Putin, perché è lui che ha promosso la ricostruzione della Russia dopo gli anni di Eltsin. Agli americani piace essere campioni quando non ci sono concorrenti e vedono gli altri come nemici. È il caso di Germania, Europa, Russia e Cina.

Ma i nostri “esperti” sanno poco della politica russa. Perché in realtà Vladimir Putin è più una “colomba” nel panorama politico russo. Dato il clima che abbiamo creato con la Russia, non sarebbe impossibile che la sua scomparsa porti all’emergere di forze più aggressive. Non dobbiamo dimenticare che paesi come Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia o Georgia non hanno mai sviluppato valori democratici europei. Hanno ancora politiche discriminatorie nei confronti della loro etnia russa che sono lontane dai valori europei e si comportano come agenti provocatori immaturi. Penso che se Putin dovesse scomparire per qualche ragione, i conflitti con questi paesi assumerebbero una nuova dimensione.

TP: Quanto è unita la Russia al momento? La guerra ha creato un’opposizione più seria di quella che esisteva in precedenza in Russia?

JB: No, al contrario. I leader americani ed europei hanno una scarsa comprensione del loro nemico: il popolo russo è molto patriottico e coeso. L’ossessione occidentale di “punire” il popolo russo lo ha solo avvicinato ai suoi leader. In effetti, cercando di dividere la società russa nel tentativo di rovesciare il governo, le sanzioni occidentali, comprese quelle più stupide, hanno confermato ciò che il Cremlino ha affermato da anni: che l’Occidente nutre un profondo odio per i russi. Quella che una volta si diceva essere una bugia è ora confermata dall’opinione pubblica russa. La conseguenza è che la fiducia della gente nel governo si è rafforzata.

I gradi di approvazione forniti dal Centro Levada (considerato dalle autorità russe come un “agente straniero”) mostrano che l’opinione pubblica si è irrigidita attorno a Vladimir Putin e al governo russo. Nel gennaio 2022, il tasso di approvazione di Vladimir Putin era del 69% e quello del governo del 53%. Oggi, il tasso di approvazione di Putin è rimasto stabile intorno all’83% da marzo e quello del governo è al 71%. A gennaio il 29% non approvava le decisioni di Vladimir Putin, a luglio era solo il 15%.

Secondo il Centro Levada, anche l’operazione russa in Ucraina gode della maggioranza dei pareri favorevoli. A marzo, l’81% dei russi era favorevole all’operazione; questa cifra è scesa al 74%, probabilmente per l’impatto delle sanzioni di fine marzo, per poi risalire. Nel luglio 2022, l’operazione ha avuto il 76% di sostegno popolare .

Figura 4 – Non tutti i russi sostengono l’operazione speciale in Ucraina, ma tre quarti della popolazione lo fanno. I crimini di guerra ucraini, le sanzioni occidentali e la buona gestione dell’economia da parte delle autorità russe spiegano questo sostegno. [ Fonte ]

Il problema è che i nostri giornalisti non hanno né cultura né disciplina giornalistica e li sostituiscono con le proprie convinzioni. È una forma di complotto che mira a creare una falsa realtà basata su ciò in cui si crede e non sui fatti. Ad esempio, pochi sanno (o vogliono sapere) che Aleksey Navalny ha detto che non avrebbe restituito la Crimea all’Ucraina . Le azioni dell’Occidente hanno completamente spazzato via l’opposizione, non a causa della “repressione di Putin”, ma perché in Russia la resistenza all’interferenza straniera e il profondo disprezzo dell’Occidente per i russi è una causa bipartisan. Esattamente come l’odio dei russi in Occidente. Questo è il motivo per cui personalità come Aleksey Navalny, che non hanno mai avuto una popolarità molto elevata, sono completamente scomparse dal panorama dei media popolari.

Inoltre, anche se le sanzioni hanno avuto un impatto negativo sull’economia russa, il modo in cui il governo ha gestito le cose dal 2014 mostra una grande padronanza dei meccanismi economici e un grande realismo nel valutare la situazione. C’è un aumento dei prezzi in Russia, ma è molto più basso che in Europa, e mentre le economie occidentali stanno alzando i loro tassi di interesse chiave, la Russia sta abbassando i propri.

La giornalista russa Marina Ovsyannikova è stata esemplificata come espressione dell’opposizione in Russia. Il suo caso è interessante perché, come al solito, non diciamo tutto.

Il 14 marzo 2022 ha provocato un applauso internazionale interrompendo il telegiornale russo del Primo Canale con un poster che chiedeva di porre fine alla guerra in Ucraina . È stata arrestata e multata di $ 280.

A maggio, il quotidiano tedesco Die Welt le ha offerto un lavoro in Germania , ma a Berlino attivisti filoucraini hanno manifestato per convincere il giornale a porre fine alla sua collaborazione con lei . Il mediatico Politico ha persino suggerito che potrebbe essere un’agente del Cremlino !

Di conseguenza, nel giugno 2022, ha lasciato la Germania per vivere a Odessa, la sua città natale. Ma invece di essere grati, gli ucraini l’ hanno inserita nella lista nera di Mirotvorets dove è accusata di tradimento, “partecipazione alle operazioni speciali di informazione e propaganda del Cremlino” e “complicità con gli invasori”.

Il sito web di Mirotvorets è una “lista dei risultati” per politici, giornalisti o personalità che non condividono l’opinione del governo ucraino. Molte delle persone sulla lista sono state uccise. Nell’ottobre 2019 l’ONU ha chiesto la chiusura del sito, ma questa è stata rifiutata dalla Rada . Va notato che nessuno dei nostri media mainstream ha condannato questa pratica, che è molto lontana dai valori che affermano di difendere. In altre parole, i nostri media supportano queste pratiche che venivano attribuite ai regimi sudamericani.

Figura 5 – Darya Dugina contrassegnata come “Liquidata”.

Ovsyannikova è poi tornata in Russia, dove ha manifestato contro la guerra , definendo Putin un “assassino”, ed è stata arrestata dalla polizia e posta agli arresti domiciliari per tre mesi. A questo punto, i nostri media hanno protestato.

Vale la pena notare che la giornalista russa Darya Dugina, vittima di un attentato dinamitardo a Mosca il 21 agosto 2022, era nell’elenco di Mirotvorets e il suo fascicolo era contrassegnato come ” liquidato “. Naturalmente, nessun media occidentale ha menzionato di essere stata presa di mira dal sito web Mirotvorets, che è considerato collegato alla SBU, poiché ciò tenderebbe a sostenere le accuse della Russia.

La giornalista tedesca Alina Lipp, le cui rivelazioni sui crimini ucraini e occidentali nel Donbass sono inquietanti, è stata pubblicata sul sito web Mirotvorets . Inoltre, Alina Lipp è stata condannata in contumacia a tre anni di carcere da un tribunale tedesco per aver affermato che le truppe russe avevano “liberato” aree in Ucraina e quindi “glorificato attività criminali”. Come si può vedere, le autorità tedesche funzionano come gli elementi neonazisti in Ucraina. I politici di oggi sono un vanto per i loro nonni!

Si può concludere che anche se ci sono alcune persone che si oppongono alla guerra, l’opinione pubblica russa è in modo schiacciante dietro il suo governo. Le sanzioni occidentali hanno solo rafforzato la credibilità del presidente russo.

In definitiva, il mio punto non è adottare lo stesso approccio dei nostri media e sostituire l’odio per la Russia con quello per l’Ucraina. Al contrario, è per dimostrare che il mondo non è né bianco né nero e che i paesi occidentali hanno portato la situazione troppo oltre. Coloro che sono compassionevoli per l’Ucraina avrebbero dovuto spingere i nostri governi ad attuare le soluzioni politiche concordate nel 2014 e nel 2015. Non hanno fatto nulla e ora stanno spingendo l’Ucraina a combattere. Ma non siamo più nel 2021. Oggi dobbiamo accettare le conseguenze delle nostre non decisioni e aiutare l’Ucraina a riprendersi. Ma questo non deve essere fatto a spese della sua popolazione di lingua russa, come abbiamo fatto finora, ma con la popolazione di lingua russa, in modo inclusivo. Se guardo ai media in Francia, Svizzera e Belgio, siamo ancora molto lontani dall’obiettivo.

TP: Grazie mille, signor Baud, per questa discussione molto illuminante.

 

Dare un senso alla pausa russa in Ucraina, di: Ekaterina Zolotova

Per la chiusura del cerchio occorrerebbe dedicare l’attenzione anche alla regione artica e dello stesso Polo Nord. L’ingresso di Finlandia e Svezia nella NATO, l’entusiasmo manifestato dalla leadership dei due paesi e le premure statunitensi, vanno viste anche e soprattutto in questa ottica. L’articolazione e l’estensione degli spazi rispetto ai mezzi disponibili sono comunque un problema comune a tutte le grandi potenze. Per questo più che l’arroccamento sulle posizioni, varrà la capacità di manovra. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Dare un senso alla pausa russa in Ucraina

Il Cremlino sa che è meglio che gettare troppe risorse in un’area a lungo.

Di: Ekaterina Zolotova

La sua offensiva in Ucraina si è fermata, l’esercito russo il 1 settembre inizierà le esercitazioni in un luogo improbabile: l’Estremo Oriente. Il Vostok 2022, che si svolgerà nei campi di addestramento del distretto militare orientale russo, nel Mare di Okhotsk e nel Mar del Giappone, coinvolgerà più di 50.000 persone e più di 5.000 armi e attrezzature, inclusi 140 aerei e 60 navi. Con la guerra in Ucraina che si trascina più a lungo del previsto, l’apparente rallentamento delle operazioni russe – iniziato poche settimane fa intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia – potrebbe essere intenzionale. Il Cremlino potrebbe fermarsi per un ripensamento strategico.

Uno stato delle dimensioni della Russia, con un insieme eterogeneo di suoi vicini, è destinato a essere trascinato in più direzioni di volta in volta. Partendo da est e procedendo in senso orario, Mosca deve affrontare l’ascesa della Cina, il terrorismo e l’instabilità generale in Asia centrale e Medio Oriente, la guerra cronica nel Caucaso, l’ascesa della Turchia, la guerra in Ucraina, l’instabilità nei Balcani e il risveglio della NATO e il probabile allargamento. La guerra della Russia in Ucraina offre opportunità ai nemici del Cremlino e agli attori regionali insoddisfatti di sconvolgere lo status quo in altre parti della periferia russa.

Russia
(clicca per ingrandire)

Caucaso

La prima regione al confine con la Russia a destabilizzarsi dall’inizio della guerra è stata il Caucaso, un punto critico di intersezione tra il Mar Nero e il Mar Caspio, e tra la Russia e il Medio Oriente. Subito dopo l’inizio della guerra, i rappresentanti armeni e azeri iniziarono a fare viaggi più frequenti a Bruxelles, che vide l’opportunità di soffiare l’iniziativa da una Mosca distratta e mediare in una disputa territoriale di lunga data . In definitiva, tuttavia, l’attività occidentale nella regione rimane un diversivo e la Russia ha ancora forze di pace lì e molte altre leve. L’altro giorno Mosca ha assicurato un accordo a tre con Armenia e Azerbaigian che è stato rispettato. L’accordo ha visto le forze azerbaigiane assumere il controllo dalle forze di pace russe della città di Lachin nel Nagorno-Karabakh e di due villaggi nella regione di Lachin.

Corridoio Lachin
(clicca per ingrandire)

Medio Oriente

In Medio Oriente, tutti gli occhi sono puntati sull’Iran, dove sono in corso tentativi per rilanciare il Piano d’azione globale congiunto. Molti alti funzionari statunitensi ed europei affermano che un accordo è vicino e potrebbero passare settimane. Questa è una cattiva notizia per i funzionari russi, per i quali la scarsità di energia è un elemento chiave di leva. Sarebbe una cattiva notizia se il petrolio e il gas naturale iraniani dovessero inondare il mercato mentre l’Occidente sta cercando di soffocare le esportazioni di energia russe.

La Siria è un altro punto problematico. In seguito ai recenti attacchi missilistici alle basi americane nel paese, gli Stati Uniti hanno lanciato attacchi aerei contro posizioni paramilitari filo-iraniane nella provincia di Deir el-Zour. Israele conduce occasionalmente anche attacchi aerei in Siria. E la Turchia, membro della NATO, ha minacciato per mesi un’altra operazione militare nel nord della Siria. Per la Russia, la Siria è un’importante porta di accesso al Mediterraneo e l’estensione dell’influenza russa all’Africa e alle parti più remote del Medio Oriente, ma può fare solo così tanto mentre è contemporaneamente in guerra in Ucraina.

Balcani

Nei Balcani, la Russia, uno stretto alleato della Serbia, ha assistito con ansia mentre l’ Occidente cercava di metterla da parte . Alla fine di luglio, le relazioni tra Kosovo e Serbia si sono nuovamente deteriorate dopo che Pristina ha dichiarato che avrebbe rilasciato documenti di ingresso e uscita ai serbi al confine. Gli Stati Uniti e l’UE sono intervenuti per disinnescare temporaneamente la situazione. L’Occidente ha anche aumentato le consegne di armi al Kosovo, con il Regno Unito che ha inviato più di 50 sistemi anticarro Javelin e NLAW e ha annunciato piani per addestrare i soldati del Kosovo sulle armi. Inoltre, le sanzioni occidentali sulle consegne di petroliere russe impediranno alla Serbia di ricevere petrolio russo a partire dal 1° novembre.

Asia centrale

L’Asia centrale non è importante per gli Stati Uniti e l’Europa come altre aree, ma gli Stati Uniti possono ancora causare problemi nella alla Russia in quella regione. Ad esempio, il Kirghizistan ha avvertito che nei prossimi mesi i gruppi terroristici afgani potrebbero lanciare attacchi nella regione, in particolare in Tagikistan. Il regime dei talebani è uno strumento per gli Stati Uniti per destabilizzare l’Asia centrale, ha affermato. Nel frattempo, il governo tagiko ha riferito di una triplicazione del traffico di droga attraverso il suo territorio nell’ultimo anno e ha affermato che i gruppi terroristici che si radunano a Badakhshan, nel nord-est dell’Afghanistan, rappresentano una minaccia per se stesso e per la regione.

La preoccupazione della Russia è che gli Stati Uniti possano tentare di intervenire e presentarsi come leader e mediatore alternativo nella regione. È un punto dolente in particolare per il Cremlino, che ha visto la Cina e la Turchia erodere la sua influenza economica e sociale, lasciandogli solo la sua influenza militare – Mosca gestisce basi in Tagikistan e Kirghizistan – su cui ripiegare comodamente. E ci sono già i primi segni di invasione occidentale. Da febbraio gli Stati Uniti hanno notevolmente intensificato la loro cooperazione con l’Asia centrale . Particolarmente preoccupanti per Mosca sono state le esercitazioni di cooperazione regionale 2022 di agosto, che hanno coinvolto Stati Uniti, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Separatamente, la Guardia nazionale dell’Uzbekistan ha annunciato un’espansione della cooperazione militare con gli Stati Uniti, compreso l’addestramento di specialisti militari uzbeki.

Pertanto, dovremmo aspettarci che il Cremlino dia la priorità ai legami con l’Asia centrale attraverso la diplomazia, esercitazioni congiunte e iniziative congiunte. L’Asia centrale è un grande mercato per le merci russe e un hub di transito per aggirare le sanzioni occidentali, ma la Russia ha bisogno di un’influenza significativa nella regione per trarne vantaggio. Questo è il motivo per cui le autorità russe hanno trascorso la scorsa settimana alla riunione dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai richiamando l’attenzione sul problema. Il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha affermato che Mosca sta aumentando la sua prontezza al combattimento nelle basi in Kirghizistan e Tagikistan a causa della situazione in Afghanistan. Ha anche annunciato un’esercitazione antiterrorismo della SCO, la Missione di pace 2023, che si terrà il prossimo anno in Russia, e ha riaffermato i piani per le esercitazioni dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva in autunno in Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan.

Conclusione

Mosca non si aspettava di rimanere bloccata così a lungo in Ucraina, quindi è naturale che possa sospendere le sue operazioni per far fronte alle minacce periferiche. La guerra sta esaurendo gravemente la Russia, prosciugando le munizioni e consumando le armi d cui avrebbe bisogno per reagire, ad esempio, al terrorismo in Asia centrale. Ma dopo aver appreso le lezioni della storia, il Cremlino si sta assicurando di non gettare tutte le sue forze e la sua attenzione in una direzione. La Russia dovrà conservare parte delle sue forze per la lunga lotta che sembra prospettarsi.

 

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L’altra Europa in fermento_con Francesco Dall’Aglio

L’Europa Orientale è diventata, per scelta occidentale, il punto di attrito più stridente delle dinamiche geopolitiche conflittuali tra Russia e Stati Uniti, con la Cina in qualità di convitato di pietra. Una situazione conflittuale che ha trovato un terreno favorevole, alimentato dal riemergere di nazionalismi sempre più radicali e dal carattere sempre più scopertamente ottuso e revanscista. Il nemico comune dichiarato è la Russia, ma pian piano riemergono i vecchi spiriti sopiti in quaranta anni di bipolarismo e successivi dieci di egemonismo unipolare. Con essi il riemergere contestuale di nuove rivalità ad ovest, verso la Germania ed interne al blocco orientale. Non è ancora una strada obbligata. Negli anni ’80 in quell’area il dibattito è stato particolarmente vivace ed aperto a più soluzioni; nel futuro prossimo la direzione pare purtroppo segnata, ma qualche spiraglio qua è là riesce ad aprirsi. La condizione che si allarghi è l’affrancamento di questi processi identitari così radicali dai pesanti ed avventuristici condizionamenti geopolitici americani ed la costruzione di una nuova architettura europea autonoma in grado di regolare le dinamiche. Allo stato una improbabile utopia. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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