Afghanistan, un groviglio che si dipana?_con Gianandrea Gaiani

Da circa quarant’anni l’Afghanistan contemporaneo sta confermando la fama di un groviglio talmente complesso da impedire a qualsiasi potenza, per quanto poderosa, di uscire indenne dalle proprie scorribande. Gli Stati Uniti non fanno eccezione; hanno addirittura raggiunto una tale grossolanità nella loro azione da trasformare in farsa una evidente sconfitta politica. Hanno comunque ancora parecchie carte da giocare o da rispolverare.  Ha evidenziato in contrasto la sagacia e la maturità politica del movimento talebano il quale sembra aver imparato parecchio da questi venti anni di occupazione. Dalla sua la possibilità di giocare con numerosi interlocutori geopolitici, praticamente ininfluenti appena vent’anni fa. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Stati Uniti, fuori il primo_con Gianfranco Campa

Sono cominciati i regolamenti di conti in casa democratica. Se non è la corruzione, è il sesso se non il comportamento allusivo la buccia di banana sulla quale fare scivolare le vittime predestinate. Si eliminano pericolosi concorrenti, si rimuovono personaggi scomodi sui quali addossare le responsabilità politiche di gestioni disastrose. A New York il problema è la gestione fallimentare della pandemia. In Italia sino ad ieri, stando ai nostri diffusori di veline, Cuomo è stato presentato come un esempio di gestione contrapposto al disastroso Trump. Da oggi la musica è cambiata. Un segnale che il destino di Cuomo è segnato; vedremo se riuscirà a trascinarsi dietro qualche altro nome illustre.
NB_per vari motivi la conversazione ha assunto un ritmo troppo lento e ha dovuto essere sospesa proprio sulla parte più interessante. Appena possibile riprenderemo il filo interrotto_Giuseppe Germinario

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Tunisia vicina e lontana_con Antonio de Martini

L’area mediterranea si sta riconfermando focale nelle dinamiche geopolitiche. Sta attirando nuovamente l’attenzione e le bramosie di potenze di ogni taglia e di qualche ambizione. Non lo fosse, sarebbe comunque la prossimità della quale dovrebbe occuparsi attivamente la classe dirigente appena avveduta di un paese come l’Italia, posto al suo centro geografico. Non è purtroppo così e lo è sempre meno in quest’ultimo ventennio. Dopo il disastro della Libia, la complicità fallimentare in Siria, l’impegno al seguito altrettanto incolore e disastroso in Iraq, Afghanistan, la prossima avventura in Mali le polveri si sono riaccese in Tunisia. Non solo manchiamo di ogni iniziativa, ma rifuggiamo dagli spazi e dagli inviti pressanti offerti dai protagonisti del grande gioco, in primis gli Stati Uniti, così attivi ma sempre più riluttanti a partecipare sul campo in prima persona. Lo hanno compreso tutti ormai. Una ignavia della quale il paese pagherà un prezzo sempre più salato, sacrificando il patrimonio acquisito con secoli di relazioni più o meno pacifiche, ma quasi sempre proficue. Non siamo soli lungo questo percorso, ma non è un’attenuante. L’Italia lo sta perseguendo nel silenzio, la Francia con la sua connaturata prosopopea. Farà più rumore di noi nella caduta, ma il fondo è simile. Antonio de Martini sembra inizialmente girare troppo al largo del problema; si è rivelato al contrario il modo migliore per centrare chiaramente le questioni. Buon ascolto_Germinario Giuseppe

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Stati Uniti, un capitano inebetito in un mare troppo impervio_con Gianfranco Campa

In un mare a stelle e strisce troppo impervio viaggia una nave malconcia con nuove falle da chiudere e un capitano inebetito alla guida. La ciurma senza polso comincia ad azzuffarsi apertamente e a decidere in proprio. E’ l’immagine dell’amministrazione di Biden che comincia a serpeggiare anche in settori una volta laicamente fedeli al vecchio establishment. Una parte dell’equipaggio, quella derisa e fustigata, si appresta a prendere il timone. Si vedrà se riusciranno a portare a destinazione quel che resta del naviglio oppure se sapranno riportare il bastimento all’antico splendore e alle passate certezze. Dalla riva europea gli spettatori non sembrano cogliere la dimensione del dramma accecati come sono dagli affabulatori e dai cantapanzane. Si stanno smarrendo nelle proprie illusioni; rischiano di perdere i rifornimenti e di bruciare il tempo per costruirsi le proprie navi. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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In Mali, ma come pedine di un gioco altrui_con Antonio de Martini

Terminata ingloriosamente l’avventura in Afghanistan al seguito del contingente americano, è in procinto di partirne una nuova in Mali, per ora con la task force Takuba e probabilmente nell’intera Africa Subsahariana al seguito della Francia. Il punto di partenza è diverso. In Afghanistan cominciò tutto con una marcia trionfale, con nobili propositi ostentati e con un desiderio di vendetta necessari a carburare disegni geopolitici complessi. In Mali l’attore principale è da tempo un figlio di un dio minore; cerca di raccogliere i cocci di una impresa infame e fallimentare in Libia nel disperato tentativo di preservare la propria zona di influenza succedanea di un passato coloniale. Le insegne sono le stesse. Si tratterebbe di combattere il terrorismo e il radicalismo islamico; la credibilità è ormai consunta e i mezzi a disposizione sono insufficienti. Quelle motivazioni rischiano addirittura di accecare la lucidità operativa e strategica. La natura dei conflitti in quell’area è soprattutto di origine tribale ed etnica; il vessillo antiislamico rischia di compattare fazioni avversarie tra di loro altrimenti in conflitto. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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la convivenza difficile tra israeliani e palestinesi_con Gabriele Levy

Cambiano le modalità nel corso dei decenni, ma la natura conflittuale dei rapporti tra israeliani e palestinesi rimane senza soluzione di continuità. Ci sono state occupazioni di terre, opportunismi e tradimenti, conflitti endemici e confronti drammatici dietro una solidarietà di facciata ed una aperta ostilità. La gran parte delle scelte politiche, una volta consolidato lo Stato di Israele, non hanno certo preparato ad una soluzione che non sia una tregua. Il problema essenziale è che sino a quando la realtà politica ed istituzionale palestinese non troverà una corrispondenza accettabile con quella socioeconomica difficilmente potrà sorgere un attore sufficientemente autorevole da poter sostenere uno scontro politico e geopolitico così aspro con la necessaria autonomia e una chiarezza di obbiettivi che renda possibile alla obbligata convivenza nella vita quotidiana quella politica ed istituzionale capace di dare espressione ad un popolo. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Biden, una settimana al vertice_Dal G7 alla Nato, a Putin_con Antonio de Martini

Sette giorni di incontri, dal G7 all’assemblea della NATO, per finire con il vertice con Putin. Tre incontri, tre stati d’animo differenti, tre posture diverse di una stessa presidenza americana, ma con un convitato di pietra: Xi Jinping. Semplici accomodamenti in situazioni diverse o il segno di una schizofrenia destinata a rendere sempre meno credibile ed autorevole la presidenza di Biden e l’ambizione egemonica degli Stati Uniti?_Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Stati Uniti, lo smarrimento di un ceto politico_ con Gianfranco Campa

In Italia si ha una percezione del tutto falsata riguardo alla condizione di degrado e di incertezza nelle quali annaspano le classi dirigenti dominanti statunitensi, grazie soprattutto al conformismo e alla cialtroneria della quasi totalità del sistema mediatico e degli analisti di supporto. Come pure si rimuove l’esistenza della marea montante di protesta, sempre più consapevole e determinata che sta attraversando l’intero paese. Il nostro ceto politico, ancora una volta, si farà trovare completamente spiazzato dagli eventi e farà precipitare il paese in balìa dei flutti. Solo Draghi sembra perseguire in qualche modo una rotta; riuscirà forse a preservare in qualche maniera l’esistenza dell’Italia e del suo stato, ma non la sua autonomia operativa e strategica. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

L’accoglienza riservata a Kamala Harrys

in Guatemala

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Mario Draghi e le congiunzioni astrali favorevoli_con il professor Augusto Sinagra

Sin dal suo annuncio, l’avvento di Mario Draghi sembra godere del favore di particolari congiunzioni astrali. Nell’immediato sembra proporre qualche prospettiva positiva credibile per il paese. Ma in cambio di cosa dal punto di vista del posizionamento strategico? Sino a quando potrà glissare su alcune questioni che potrebbero lacerare rapidamente la coalizione? Non dovremo attendere molto per avere le prime risposte. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Stati Uniti! Il gran cavaliere, il Grande Idaho, il caro estinto_con Gianfranco Campa

Non poteva mancare il suggello della diplomazia italiana al trionfo personale di una eminenza dello Stati Uniti, Anthony Fauci. Dalla provincia, però, i riconoscimenti devono pagare il pegno della distanza; rischiano di giungere in ritardo, se non fuori tempo massimo. Fauci ha ricevuto il titolo di Cavaliere di Gran Croce al crepuscolo, appena prima del pensionamento e della sua probabile caduta in disgrazia. E’ servito a puntellare le trame ordite ai danni di Trump, ha raccolto gli onori del suo fedele servizio, è caduto vittima della propria hybris. Sarà il comodo capro espiatorio dello scontro tra filo ed anticinesi nella compagine presidenziale americana. Nel frattempo lo scontro politico negli USA inizia ad assumere i connotati di identità territoriale; il Great Idhao è qualcosa in più di una fantasia di una cerchia ristretta di gruppi politici. Un ulteriore colpo alla coesione di una nazione quando i redivivi del vecchio establishment credono ancora di poter risolvere il contenzioso politico eliminando per via giudiziaria Trump, la loro ossessione dietro la quale non vogliono vedere la foresta di un movimento ormai svincolato dai destini di una persona. Il tutto condito da giochi proibiti condotti nel privato di personaggi riconosciuti per la loro filantropia, ma esposti alle manovre più oscure. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

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