Ucraina, 25a puntata_degenerazioni ed adattamenti di regime Con Stefano Orsi e Max Bonelli

Un conflitto prolungato mette a dura prova la tenuta di qualsiasi regime. Un vero e proprio test, fondato sul sangue e sul sacrificio della popolazione, che può portare alla degenerazione e al disfacimento di uno stato e del tessuto sociale, come ad una capacità di adattamento e di rinnovamento impensabili in tempi di ordinaria amministrazione. In questo conflitto stiamo assistendo ad una dinamica speculare, vedremo se irreversibile. Se da una parte, quella russa, si sta affermando, anche nel senso comune, la realtà di un confronto esistenziale con l’intero blocco occidentale, dall’altra il regime ucraino è aggrappato ad una disperata resistenza fondata sull’aiuto esterno pressoché esclusivo, con tutte le degenerazioni che questa comporta: quello di un regime e di una economia e società fondato sullo stato di guerra e sulla speculazione del più infimo livello. Più simile, quest’ultima ad una struttura per bande di fatto anomica e prive di regole per come le intendiamo. Buon ascolto, Giuseppe Germinario
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Ucraina, il conflitto 22a puntata_il regime Con Max Bonelli e Stefano Orsi

Questa volta lasciamo da parte la cronaca militare per soffermarci su alcune caratteristiche e comportamenti del regime ucraino. Con l’accentuarsi della durezza del conflitto, si stringe la morsa del regime. Con esso emergono gli aspetti più torbidi e l’impronta ideologica sempre più marcata e dissonante dalla narrazione che ci viene propinata quotidianamente. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Ucraina, il conflitto 21a puntata_azioni coordinate Con Stefano Orsi e Max Bonelli

La mano del generale Surovikin comincia a farsi notare anche sul campo di battaglia oltre che sul più esteso teatro di guerra. Dopo il grande ripiegamento, pressoché indolore, da Kherson, compresa la protezione della popolazione filorussa, questa volta l’impronta è impressa sulla capacità di sostenere, in maniera dinamica, il confronto con l’esercito ucraino su di un fronte ormai ben definito e disegnato. Ormai l’esito del confronto sarà determinato dall’esaurimento di una delle forze in campo piuttosto che dall’avvio di una azione diplomatica, sempre sul punto di emergere, ma senza riuscire ad imporsi. In Ucraina hanno preso piede ormai un vero e proprio regime di guerra ed una economia altrettanto di guerra che ormai procedono per inerzia, per quanto spaventosa. Dal canto loro, gli Stati Uniti, l’attuale leadership, si sono troppo compromessi finanziariamente e politicamente per poter fare un passo indietro. In venti anni hanno creato in Ucraina una vera e propria zona franca nella quale il riciclaggio di denaro, il commercio illegale, le spericolate sperimentazioni di laboratorio fanno da supporto ed incentivo prosaico al disegno di neutralizzazione ed annichilimento della Russia. Una zona franca diventata terreno di pascolo di buona parte del ceto politico responsabile di queste scelte. Nell’altro versante quello che è iniziato come una ipotesi di collaborazione sempre più stretta tra la Russia, la Cina, l’Iran e, un po’ più a latere, l’India si sta tramutando in prime forme di integrazione del complesso militare industriale, nella fattispecie tra Russia ed Iran. Da un mondo unipolare e tendenzialmente bipolare si sta passando ad una fase multipolare sempre più definita. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Ucraina, il conflitto_20a puntata. Punti deboli e punti forti_con Max Bonelli e Stefano Orsi

L’arretramento dell’esercito russo da Kherson ha lasciato perplessi alcuni. I più hanno manifestato entusiasmo per la vittoria decisiva degli ucraini e in particolare del loro regime, giacchè sono pure ucraini la parte consistente di popolazione sulla quale infieriscono i sodali di Zelensky; altri, con fare sornione, intravedono una trappola geniale in un arretramento, in perfetto ordine e con nessuna perdita, comunque difensivo e seguito al precedente arretramento sulla parte settentrionale del fronte. Il protrarsi del conflitto, come ogni evento bellico, sta mettendo a nudo i punti dolenti e i punti di forza di ogni schieramento. Nella sostanza strategica gli uni hanno capovolto al momento le sorti al prezzo della progressiva distruzione del proprio paese, per meglio dire del paese del quali detengono le redini, in condizioni di spossatezza. Gli altri, con ampie risorse ancora da gestire, contengono la pressione sul campo giocando un conflitto su più piani e con interlocutori, di fatto i reali decisori della sorte del regime. Inizia ad intravedersi una prima lacerazione tra i beneficiari di una economia di guerra e gli strateghi del gioco geopolitico che devono conciliare le esigenze di un confronto multipolare con i più prosaici interessi di bottega a corollario. Vedremo se l’inverno porterà consiglio. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Ucraina, il conflitto 19a puntata_strategie parallele_con Stefano Orsi e Max Bonelli

Il conflitto in Ucraina sta percorrendo una fase interlocutoria. Interlocutoria non significa stasi, al contrario. La virulenza del confronto impegna almeno tre focolai del lungo fronte sul quale si dispiegano le truppe. La novità sostanziale riguarda il fatto che i russi sembrano aver finalmente stabilizzato il fronte e delimitato con determinazione le linee di difesa. Di conseguenza viene accettato lo scontro, con il relativo prezzo in perdite umane da pagare, soprattutto da parte ucraina. Ormai la partecipazione diretta della NATO nello scontro viene esibita con sempre minori infingimenti un po’ per necessità, viste le pesanti perdite ucraine in uomini e materiali, sia perché la incessante campagna mediatica in corso da mesi ha prodotto la necessaria assuefazione al clima di guerra nei paesi dell’area occidentale. Una assuefazione, però, che dovrà fare ancora i conti con il protrarsi della guerra e con le pesanti implicazioni in ambito socio-economico. Nelle more, anche il confronto mediatico e la gestione del “softpower” appaiono decisamente più equilibrati, specie nelle aree di contesa esterne al mondo occidentale. La guerra sta mettendo in evidenza i problemi e i limiti di preparazione dei contendenti, anche dei russi. Non c’è da sorprendersi. Ogni conflitto è un “work in progress”. Difetta, ancora, altresì, la considerazione dell’entità del disastro negli anni ’90, dal quale la Russia sta emergendo con enormi sforzi ed una crescente ostilità del mondo occidentale. Quello che importa sarà la determinazione, la motivazione e la capacità di attingere dalle proprie rilevanti riserve. Quanto al contesto internazionale, i margini di movimento sono sempre più ampi. Il temporeggiamento non è necessariamente una prova di debolezza; nell’attuale contesto è piuttosto una prova di maturità e di fiducia nel futuro. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Ucraina, il conflitto 18a puntata Cambi di strategia_con Max Bonelli e Stefano Orsi

Il generale Surovikin, comandante in capo alle operazioni russe in Ucraina, ha appena parlato di “situazioni difficili” e quindi di “decisioni difficili”. Nel frattempo è in corso l’evacuazione di civili dagli insediamenti urbani prossimi al fronte di Kherson. E’ chiaro che al cambio di tattica adottato dall’esercito ucraino ha corrisposto un allargamento del conflitto con le operazioni aeree su tutto il territorio ucraino e un cambiamento al momento efficace delle tattiche adottate dal comando russo. Si tratta comunque di una fase interlocutoria prodromica alla offensiva ucraina appena ricominciata su più vasta scala in queste ore. La differenza rispetto alle settimane scorse è che i russi hanno questa volta definito la linea di resistenza e di eventuale reazione. Il carattere della guerra è sempre più totale con gli ucraini ridotti sempre più a comparse e fantocci di giochi che si dispiegano nella sfera geopolitica e geoeconomica in termini sempre più complessi e sempre più legati alle dinamiche politiche interne ai tre attori principali dell’agone internazionale. Se in Russia e in Cina gli equilibri al momento sembrano definiti, la situazione negli Stati Uniti è ancora appesa all’esito delle elezioni a medio termine. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Ucraina, il conflitto 17a puntata. L’attesa_con Max Bonelli e Stefano Orsi

Una situazione di stallo apparente con l’esercito ucraino che riesce a rosicchiare parte dei territori perduti. L’iniziativa sul campo sembra essere passata in maniera più duratura al regime ucraino. Un paradosso a confronto della enorme perdita di materiale bellico e della sua capacità di produzione in loco e soprattutto della strage di uomini attinti da un serbatoio certamente limitato. Una diretta conseguenza invece del crescente coinvolgimento della NATO e degli Stati Uniti nel conflitto sino ad assumerne direttamente la gestione, la direzione e la supervisione sino a sopperire alle gravi carenze di militi con mercenari e militari stranieri appena dismessi. L’esercito russo sembra in posizione di attesa, pronto a conservare ed accumulare forze in vista di uno scontro ben più ampio e dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche per tutti i condendenti dichiarati o dietro le quinte. Deve risolvere in breve tempo problemi cruciali di assetti politici interni e di riorganizzazione dopo di che non sarà più facile per i contendenti occulti operare dietro le quinte e con la carne di cannone dei terzi ucraini e di chi vorrà aggiungersi ad essi. Il rifiuto di una trattativa seria e il sostegno ad un regime guerrafondaio all’esterno ed aguzzino e razzista, spietato al proprio interno, quale quello ucraino, stanno rendendo sempre più doloroso e costoso il necessario passo indietro. In gioco c’è la tenuta dell’attuale leadership statunitense all’interno e all’esterno degli Stati Uniti. Al momento e in apparenza la sua partita prosegue con il punto perso in Afghanistan e due punti guadagnati a Taiwan e in Europa. E’, però, un continuo azzardo al rialzo al quale basta perdere l’ultimo punto per compromettere l’intero gioco.
Intanto il conto più salato, in termini di sottomissione, passività e stupidità, a diverso titolo, lo stanno pagando gli europei. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Ucraina, il conflitto_16a puntata. Equilibrio instabile_Con Max Bonelli e Stefano Orsi

Il conflitto in Ucraina ha raggiunto una fase di relativo equilibrio. Lo slancio offensivo nella parte nord del fronte, presentato come una marcia trionfale, ha perso quasi completamente il proprio slancio. Quella che è apparsa una rotta dell’esercito russo, si è rivelato alla fine un ripiegamento ordinato, con scarsa perdita di mezzi, tranne che per la propaggine a nord, verso il confine russo di Belgorod. A sud le forze ucraine si sono dissanguate nei continui e sterili attacchi nella zona di Kherson. L’epicentro della battaglia, però, sembra
fissarsi nella zona di Kharkyv e, soprattutto, di Zhaporija, in una situazione però di crescente pressione su vari punti del migliaio di chilometri di linea. E’ una corsa contro il tempo, in attesa che il richiamo parziale della riserva, ordinato da Putin, possa manifestare i primi effetti determinanti sul campo.
Come in ogni conflitto, anche il più virulento, i canali riservati di comunicazione tra i contendenti non mancano e con esso qualche spiraglio di tregua. E’ una situazione sul campo pesantemente influenzata dalle dinamiche geopolitiche delle quali il recente vertice SCO a Samarcanda e l’assemblea generale dell’ONU hanno offerto una rappresentazione simbolica potente con qualche venatura patetica, quale si è dimostrata la prolusione di Mario Draghi. Il tempo lungo offrirà alla Russia le vie di uscita da una condizione critica, grazie alle dinamiche innescate assieme a Cina ed India. La contingenza, però, annuncia continui pericoli e focolai a ridosso dei suoi confini, suscettibili di destabilizzare il paese. Sono le carte che l’attuale leadership statunitense intende giocare ai limiti dell’azzardo e dell’avventurismo; impulsi nutriti da una smodata indole predatoria altrettanto nefasta, confermata dalla intenzione del Congresso Americano di stornare all’Ucraina i 300 miliardi di dollari di fondi sequestrati alla Russia. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Ucraina, 15a puntata_odio irriducibile Con Max Bonelli e Stefano Orsi

Puntata dai toni particolarmente drammatici che tentano di estrapolare le pulsioni profonde che spingono a questa guerra. L’odio e il risentimento da una parte, frutto anche, ma non solo, dell’indottrinamento ideologico e della spregiudicatezza di una élite; la disponibilità a morire, anche con “leggerezza”, che attraversa gran parte dei contingenti militari. E’ il retroterra che rende possibili le offensive disperate e senza futuro, anche se ultimamente meglio organizzate, degli ucraini e l’azione ostinata e certosina dei russi e dei miliziani delle repubbliche secessioniste. E’ la condizione che rende possibile la sopravvivenza di un regime che per la sua natura scopertamente compradora, predatrice e ostile agli interessi del proprio stesso popolo non avrebbe ragione di esistere dopo tante sconfitte. E’ il nemico che i paesi europei hanno scelto di designare senza ragione che non sia la sudditanza atlantica e la sopravvivenza di un ceto politico decadente; ma anche lo strumento alleato e amico che diventerà la serpe in grado di trascinare ciò che resta dell’Europa nuovamente nel tragico caos conflittuale che ha innescato la sua decadenza a metà ‘900. In questo quadro abbiamo presentato gli sviluppi delle operazioni militari che vengono poi illustrate con maggior dovizia nei filmati di Stefano Orsi. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Ucraina, il conflitto 14a puntata_Azzardo a Kherson_con Max Bonelli e Stefano Orsi

Un azzardo a Kherson e un vero e proprio atto di pirateria a Zaporizhzhia in corso in questi giorni. Il secondo fallito in poche ore, il primo destinato ancora a protrarsi per qualche giorno. Entrambi hanno richiesto un tributo di sangue ucraino talmente drammatico da lasciare sconcertati anche i più assuefatti al cinismo e all’indifferenza della giunta al governo in Ucraina. Parlare di giunta è il termine più appropriato, per un regime che ha cancellato praticamente l’intero sistema dei partiti. Parlare di azzardo senza speranza è altrettanto appropriato per una offensiva prematura, se non disperata, motivata dal solo fatto di offrire qualcosa di tangibile a quei paesi europei ormai recalcitranti a farsi dissanguare e dissestare solo per assecondare l’avventurismo dell’attuale leadership statunitense e il fanatismo e l’ottusità di un regime che ha nella guerra la sola ragione di esistere e di lucrare a spese della propria popolazione. Un regime dalla natura scopertamente terroristica che non esita ad approfittare anche di possibili momenti di pausa legati alle attività internazionali di natura diplomatica e securitaria per tentare colpi di mano disperati in grado di supportare la loro traballante narrazione. Anche questo con il silenzio, la complicità e l’ispirazione dei centri decisori statunitensi e la istigazione di gran parte di quelli europei. Una dinamica di imbarbarimento destinata a lasciare solchi profondi, forse incolmabili, nel teatro europeo, alimentando gratuitamente un clima di ostilità e di guerra sempre più irreversibile. Un cancro destinato ad aggredire la carne viva degli europei sempre meno protagonisti del proprio destino anche nelle tragedie prossime a venire che li investiranno. Personaggi come Zelensky, Draghi, Macron, Johnson, Sholz e Marin dovranno rimanere impressi nella memoria; certamente non a titolo d’onore. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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