La fiaccola arde tra Mali e Algeria, di Bernard Lugan

La Francia, comunque, ha perso troppa credibilità per recuperare spazio nella “sua” Africa, tanto meno in Algeria_Giuseppe Germinario

La fiaccola arde tra Mali e Algeria
La tensione tra il Mali e l’Algeria è attualmente alta. Mercoledì 20 dicembre 2023, l’ambasciatore algerino a Bamako è stato convocato dalla giunta militare al potere. A sua volta, il giorno successivo, giovedì 21 dicembre, l’ambasciatore maliano ad Algeri è stato convocato presso il Ministero degli Affari Esteri algerino.

Bamako rimprovera ad Algeri i suoi legami con i “separatisti” tuareg e l’accoglienza riservata martedì 19 dicembre dal presidente Abdelmaajid Tebboune a una delegazione politica e religiosa del Mali guidata dall’imam Mahmoud Dicko. Questo influente leader religioso di etnia Peul è un oppositore della giunta. Ciò potrebbe aver indotto la giunta a pensare che Algeri stia cercando di aprire un nuovo fronte in Mali per dare un po’ di respiro ai suoi alleati tuareg, attualmente in difficoltà militari… Come se non bastasse, il 22 e il 23 dicembre, il ministro degli Esteri maliano, Abdoulaye Diop, si è recato in visita in Marocco, Paese con il quale l’Algeria ha interrotto unilateralmente le relazioni diplomatiche nell’agosto 2021…

Dietro questi recenti avvenimenti, c’è in realtà una disputa di lunga data e profondamente radicata tra Algeri e Bamako. E poiché i due Paesi condividono un confine lungo 1400 chilometri e le loro popolazioni tuareg sono intrecciate, gli eventi fungono da vasi comunicanti.

Il problema è noto:

1) L’Algeria, che considera il nord del Mali come l’estensione meridionale della sua vastità sahariana e, per dirla senza mezzi termini, il suo “protettorato”, è sempre stata coinvolta nella risoluzione delle guerre tuareg in Mali. Poiché teme il contagio tra i propri tuareg, non vuole che questi vengano coinvolti nella polveriera maliana. Algeri è quindi il principale mediatore nella questione maliana dalla firma nel 2015 dell’Accordo di Algeri tra Bamako e i gruppi armati tuareg. Al contrario, la giunta maliana ritiene che questo accordo dia mano libera a coloro che definisce, a ragione, “separatisti”. Per i retroscena di questa vicenda, si rimanda al mio libro Histoire du Sahel des origines à nos jours.

2) L’Algeria ha mantenuto costantemente relazioni con i movimenti tuareg. È noto che il leader storico delle ultime rivolte, Iyad Ag Ghali, ha legami con Algeri. La sua famiglia vive in Algeria e lui stesso vi ha la sua base di appoggio.

3) Algeri si è accontentata di vedere il nord del Mali sottrarsi al potere di Bamako senza però raggiungere una vera indipendenza, che avrebbe potuto dare ai suoi tuareg. Al contrario, i militari maliani hanno un obiettivo prioritario, ovvero la riconquista del nord del Paese. Un obiettivo utopico fino alle ultime settimane. Tuttavia, l’intervento massiccio del gruppo Wagner ha permesso alle FAMA (Forze armate maliane) di prendere Kidal, la “capitale” tuareg svuotata della sua popolazione, che è partita verso il deserto e i confini algerini. In attesa di vendetta…

Gli interessi dell’Algeria sono quindi contrapposti a quelli del suo alleato storico, la Russia, il Paese che le fornisce quasi tutte le armi… Algeri sta quindi tentando un riavvicinamento con Parigi… Una questione da seguire, ma a distanza, ora che i protagonisti hanno chiesto la partenza delle forze francesi…

ALLE ORIGINI DEL “MALE ALGÉRINO” In “Le mal algérien” (Collection Bouquins), pubblicato nel giugno 2023, Jean-Louis Levet e Paul Tolila non si limitano a tracciare un quadro impietoso della predazione praticata dai dirigenti algerini dal 1962. Questo libro finemente documentato, scritto da due economisti che si sono recati in Algeria per diversi anni, mette in luce le radici di quello che definiscono il “male algerino”. È un libro che dovrebbe essere letto e riletto da tutti coloro che in Francia, sovvenzionati o “utili idioti”, continuano ad avere “occhi di Chimène” per l’Algeria e la sua “rivoluzione”. Un libro che dovrebbero leggere anche quei politici francesi che si inginocchiano ogni volta che parlano di Algeria. A cominciare da Emmanuel Macron che, in anticipo, ha giustificato tutte le richieste algerine di “riparazione” quando, in modo del tutto irresponsabile, ad Algeri, ha parlato della colonizzazione come di un “crimine contro l’umanità” perché, come scrivono gli autori: “Da quando le parole “crimine contro l’umanità” sono state pronunciate (da Emmanuel Macron) per descrivere la colonizzazione, le autorità algerine hanno avuto la possibilità di metterci nella posizione di eterni colpevoli, perché questo è l’unico crimine per il quale non c’è prescrizione”. ” (p. 348) – Una situazione ben riassunta in una frase da: “Chiedeteci il perdono… che non vi concederemo mai”. (p. 348) In questo libro, seguiamo la costruzione della falsa storia dell’Algeria, assistendo al naufragio economico e sociale del Paese come risultato dell’immensa corruzione e predazione perpetrata dai profittatori dell’indipendenza. Siamo sbalorditi dalla portata dei regolamenti di conti tra i clan mafiosi che si spartiscono il potere. E infine capiamo perché la “riconciliazione” con la Francia è impossibile. Nel mio libro Algérie l’histoire à l’endroit, cito Mohamed Harbi, che ha scritto: “La storia è l’inferno e il paradiso degli algerini.
Inferno e paradiso per gli algerini”. Paradiso perché, per dimenticare questo inferno, i leader algerini vivono in una storia inventata in cui fingono di credere attraverso un “incantesimo epico permanente” volto a “proteggere il sistema algerino e gli interessi della nationklatura che ne beneficia” (p. 14). Come scrivono ancora gli autori: “L’ago storico dell’Algeria sembra essere bloccato sulla guerra d’indipendenza, che occupa un posto e uno status ufficiali per lo Stato algerino, che rivendica apertamente il monopolio della sua narrazione ufficiale. (p.14) Da qui l’impossibilità di rivederla perché è un unogma. In queste condizioni, è facile capire che il “lavoro comune della memoria” tanto caro alla Francia non è altro che una farsa: la Francia apre i suoi archivi mentre quelli dell’Algeria restano chiusi. Quando Abdelmadjid Chikhi, l’omologo algerino di Benjamin Stora, “si è comportato come un procuratore militante e non come uno storico” (p.350). La storia è quindi al centro del “male algerino”, perché nasconde ciò che è accaduto durante la guerra, in particolare l’assassinio di Abane Ramdane, la trappola tesa ad Amirouche e il colpo di Stato del 1962, quando l’esercito di frontiera, i cui capi non avevano mai sparato un colpo, rovesciò il GPRA e schiacciò la resistenza dei maquisards. Essendo la matrice del “Sistema” che ha fatto e farà di tutto per rimanere al potere, la storia ufficiale non potrà essere messa in discussione finché governerà l’Algeria. Un “Sistema” che non ha avuto paura di usare il grottesco per sopravvivere. Ad esempio, quando il presidente Bouteflika è stato colpito da un ictus e non ha potuto svolgere le sue funzioni, è stato rappresentato nelle cerimonie ufficiali da un suo ritratto… Il libro descrive anche il regolamento di conti all’interno dell’esercito, quello che altrove ho definito “odjak dei giannizzeri”, attraverso denunce che non sono altro che gettoni dati alla strada per garantire che il “Sistema” rimanga al suo posto. Dalla morte del generale Gaïd Salah, sono in corso epurazioni e regolamenti di conti tra le persone vicine a colui che era soprannominato il “Ghiottone” e che era conosciuto come uno degli ufficiali più corrotti dell’esercito. L’epurazione è guidata dal nuovo Capo di Stato Maggiore, il generale Said Chengriha. Egli ha fatto licenziare e processare centocinquanta ufficiali, tra cui diversi generali, e decine di alti funzionari e ministri. Ma, poiché alcuni lo accusano di essere stato più che coinvolto nel traffico di droga e di armi, i giorni saranno difficili per il suo popolo una volta che sarà stato richiamato a Dio… Profittatori e prebendari Coloro che vivono direttamente o indirettamente di corruzione sono i “beneficiari” del Ministero di Moudjahidine e tutti i membri di quella che laggiù è conosciuta come la “famiglia rivoluzionaria”, integrati in particolare nell’ONM (Organizzazione Nazionale di Moudjahidine), nonché i loro discendenti. Eppure, secondo l’ex ministro algerino Abdeslam Ali Rachidi, “tutti sanno che il 90% dei veterani, i moudjahidine, sono falsi” (El Watan, 12 dicembre 2015). Inoltre, come ho spiegato con cifre dettagliate nel mio libro “Algérie l’histoire à l’endroit”, il numero di moudjahidine era inferiore al numero di algerini che combattevano nell’esercito francese… Nel gennaio 1961, quando il processo che portava all’indipendenza era chiaramente in corso, circa 250.000 algerini servivano nell’esercito francese, dagli ufficiali agli harkis. Secondo il 2° Ufficio francese, nel marzo 1962, quando furono firmati gli accordi di Evian, si stimava che ci fossero 15.200 combattenti nazionalisti sul fronte interno, sia regolari che ausiliari, e 22.000 combattenti all’esterno (l’ALN, o esercito di frontiera) in Tunisia e 10.000 in Marocco. La forza di combattimento degli indipendentisti ammontava quindi a 50.000 uomini in armi, contro i quasi 250.000 dell’esercito francese, cioè cinque volte meno.L’ONM è una vera e propria sanguisuga, poiché il Ministero dei Mujahidin, che è il fronte istituzionale, beneficia del terzo budget statale. Nel 2017, con 245 miliardi di dinari (mds/dz) – a seconda del tasso di cambio, circa 2 miliardi di euro – il bilancio di questo ministero era appena dietro a quelli dell’Istruzione e della Difesa. Ho anche spiegato l’originalità algerina che, contrariamente alla legge naturale secondo cui più si va indietro nel tempo, meno persone ci sono che hanno conosciuto Napoleone… In Algeria, al contrario, più passano gli anni, più aumenta il numero di “veterani”… Così, alla fine del 1962-inizio del 1963, l’Algeria aveva 6.000 mujahidin identificati, 70.000 nel 1972 e 200.000 nel 2017. Nel 2010, attraverso un fenomeno di generazioni spontanee, il numero dei mujahidin e dei loro beneficiari ha raggiunto 1,5 milioni. Ciò si spiega con il fatto che in Algeria, a più di mezzo secolo dall’indipendenza, si continua a richiedere la tessera di ex mujahidin… alcuni di loro, che nel 1962 non avevano nemmeno 10 anni, l’hanno addirittura ottenuta… L’emblematico “affare Mellouk”, dal nome del giudice Benyoucef Mellouk, ha illustrato questa commedia perché ha osato denunciare 312 (!!!!!) dei suoi colleghi che erano stati coinvolti nella guerra al terrorismo. L’affannosa ricerca dello status di ex moudjahidine si spiega semplicemente con il fatto che i titolari della preziosa tessera e i loro legittimi aventi diritto ricevono una pensione dallo Stato, godono di prerogative e beneficiano di privilegi. La carta, che funge da ammortizzatore sociale, dà anche diritto a licenze per taxi o bevande, agevolazioni per l’importazione (in particolare per le auto in franchigia), tariffe aeree ridotte, agevolazioni creditizie, posti di lavoro riservati, opportunità di pensionamento, promozioni più rapide, alloggi prioritari, ecc. Non contenti di essersi fatti rubare l’indipendenza dall’ALN, l’esercito di frontiera, nell’estate del 1962, ora devono sopportare di essere equiparati a impostori prebendari che, come loro, portano la carta del mujahidin. Per questo, nel 2003, alcuni veri ex militari di tutta l’Algeria hanno creato un’associazione per denunciare gli impostori. Secondo loro, l’80% dei membri dell’ONM erano falsi maquisard… compreso lo stesso ministro dei mujahidin… (Liberté-Algérie 28/10/2003). Secondo il quotidiano El Watan del 10 febbraio 2007, su una popolazione di 70.000 abitanti, la sola città di Nouakchott contava 1,5 milioni di abitanti. Secondo il quotidiano El Watan del 10 febbraio 2007, su una popolazione di 70.000 abitanti, la sola città di Nouakchott contava 1,5 milioni di abitanti, mentre la città di Aïn Defla (ex Duperré) contava 14.000 falsi moudjahidine, tra cui 1.300 donne… Per quanto riguarda Koléa, nella regione di Mitidja, i 2/3 dei suoi moudjahidine sarebbero impostori (Libération, 27 ottobre 2004). Sempre secondo il colonnello Ahmed Bencherif, questa inflazione di falsi maquisards si spiega con il fatto che, nominati dal “Sistema”, i dirigenti dell’ONM applicano la loro politica di sviluppo di una clientela di obbligati, che permette loro di far credere di godere di un sostegno popolare. Ciò è reso ancora più facile dal fatto che, come ha detto Abid Mustapha, ex colonnello della Wilaya V, agli organi direttivi dell’ONM: “Noi (i veri combattenti) siamo diventati una minoranza! Nel 2008, Nouredine Aït Hamouda, deputato dell’RCD (Rally per la Cultura e la Democrazia), ha fatto scalpore quando, in aula, ha denunciato lo scandalo dei falsi mujahidin. E ne aveva la legittimità, essendo figlio del colonnello Amirouche Aït Hamouda, leader emblematico del maquis cabilo di Willaya III, ucciso in battaglia il 29 marzo 1959[1]. Inoltre, ha fatto esplodere il mito del milione e mezzo di morti causati dalla guerra d’indipendenza, una cifra del tutto fantasiosa ma che permette al “Sistema” di giustificare il numero surreale di persone che hanno diritto ai sussidi, in particolare vedove e orfani. Secondo Nouredine Aït Hamouda, ¾ dei 2 milioni di portatori della tessera di mujahidin e degli aventi diritto sono falsi… Per essere riconosciuti come mujahidin, non c’è bisogno di formalità onerose. È sufficiente che due testimoni attestino le vostre “gesta in guerra” e riceverete l’Attestation communale d’ancienencombattant (certificato comunale di status di veterano). Acquistati dal “Sistema” che li detiene, e a maggior ragione quando sono impostori, i titolari delle carte costituiscono la sua spina dorsale popolare. Il loro notevole peso politico è esercitato in tutto il Paese da diverse associazioni nazionali, come l’ONEC (Organizzazione Nazionale dei Figli della Shuhada (Martiri)), il CNEC (Coordinamento Nazionale dei Figli della Shuhada) e l’ONEM (Organizzazione Nazionale dei Figli dei Mujahidin). Quest’ultima, che conta 1,5 milioni di membri, ha filiali in tutta l’Algeria e anche in Francia. Il numero dei suoi membri si spiega con il fatto che, in un’intervista rilasciata a Libération il 27 ottobre 2004, M’barak Khalfa, allora capo dell’ONEM, ha potuto dichiarare senza il minimo pudore che, poiché: “(…) ci sono stati almeno un milione (!!!) di mujahidin, questo fa sei o sette milioni di bambini e quindi potenziali membri”. Secondo il colonnello Ahmed Bencherif, ex capo della gendarmeria nazionale e presidente dell’Associazione per la lotta contro i falsi mujahidin, ogni mese vengono versati 750 milioni di dinari ai falsi mujahidin.Dipendenza dagli idrocarburiNel 2022, l’industria algerina rappresentava appena il 5% del PIL, rispetto al 7,5% del 2000. Quindi, invece di svilupparsi, l’industria algerina si sta riducendo ulteriormente. Tutto dipende dagli idrocarburi. L’agricoltura è in stato di abbandono, con 1/3 delle terre coltivabili incolte e rese cerealicole di appena 6 quintali per ettaro, contro i 12 della Tunisia e i 15 del Marocco. Contrariamente a quanto affermano i suoi leader, l’Algeria non è in grado di compensare la mancata fornitura di gas all’UE da parte della Russia aumentando le sue esportazioni attraverso il gasdotto Transmed che la collega all’Italia, perché le sue riserve si stanno esaurendo e i tre quarti della sua produzione vengono consumati localmente. Anno dopo anno, l’Europa (l’UE) ha importato poco più del 40% del suo consumo di gas dalla Russia, il 20% dalla Norvegia e tra l’11 e il 12% dall’Algeria.
Entro il 2021, l’Algeria avrà prodotto 130 miliardi di metri cubi (bcm) di gas su una produzione mondiale totale di 3.850 bcm, molto indietro rispetto a Stati Uniti, Russia, Iran e persino Cina. Inoltre, dei 130 miliardi di m3 prodotti dall’Algeria, vanno dedotti:- 48 miliardi di m3 per la produzione di gas di città per il consumo locale;- 20 miliardi di m3 per la produzione di energia elettrica, con l’Algeria che produce il 99% della sua energia elettrica dal gas naturale;- 20 miliardi di m3 per la reiniezione nella rete;- 20 miliardi di m3 per la produzione di energia elettrica dal gas naturale. 20 miliardi di m3 per la reiniezione nei pozzi petroliferi o nelle sacche di gas; – 5 miliardi di m3 per il flaring, cioè la combustione del gas non utilizzato, per un totale di 93 miliardi di m3 su una produzione totale di 130 miliardi di m3. Ciò lascia all’Algeria solo circa 40 miliardi di m3 di gas da esportare. Considerando che l’UE importa circa 520 miliardi di m3 di gas all’anno, è difficile capire come l’Algeria possa fare altro che aumentare aneddoticamente le sue forniture, sostenendo così di essere in grado di compensare una parte significativa delle forniture russe… A maggior ragione, ed è importante non dimenticare che il 28 gennaio 2013, intervistato da Maghreb Emergent, Tewfik Hasni, ex ministro algerino dell’Economia, delle Finanze e dell’Industria, ha dichiarato che l’Algeria non ha alcuna intenzione di esportare gas in Russia. Tewfik Hasni, ex vicepresidente di Sonatrach (Société nationale pour la recherche, la production, le transport, la transformation et la commercialisation des hydrocarbures) ed ex amministratore delegato di NEAL, la filiale congiunta di Sonelgaz (Société nationale de l’électricité et du gaz) e Sonatrach, ha dichiarato: “Tutti gli esperti seri sanno che le nostre riserve garantiscono meno di vent’anni di consumo al ritmo attuale di sfruttamento (…). … Se teniamo conto dello sviluppo del consumo interno al ritmo attuale, per fare un esempio, Sonelgaz avrà bisogno di 85 miliardi di metri cubi di gas nel 2030 solo per la produzione di elettricità”. All’epoca, Tewfik Hasni basava la sua stima sul consumo interno, che aumenta del 7% all’anno, il che significa che l’Algeria avrà meno gas da immettere sul mercato. Il 1° giugno 2014, l’allora primo ministro algerino, Abdelmalek Sellal, ha rilasciato una dichiarazione sensazionale all’Assemblea Nazionale del Popolo (APN), in cui ha cercato di sensibilizzare i parlamentari sull’imminente tragedia: “Entro il 2030, l’Algeria non sarà più in grado di esportare idrocarburi, se non in piccole quantità (…). Entro il 2030, le nostre riserve copriranno solo il nostro fabbisogno interno”. Quanto al gas di scisto, non può essere la soluzione: sebbene l’Algeria disponga di enormi riserve in questo settore, per produrre un miliardo di metri cubi di gas (MBTu o Million British Thermal Unit) occorre un milione di metri cubi di acqua dolce. Eppure, come tutti i Paesi del Maghreb, l’Algeria è crudelmente a corto di acqua… e ne avrà sempre più bisogno a causa dell’aumento della popolazione e dei cambiamenti climatici. Per l’Algeria, non riuscendo a rilanciare la produzione di gas, l’urgenza è di farlo durare il più a lungo possibile, e quindi di razionalizzarne l’uso. Tuttavia, per preservare la pace sociale, il governo mantiene artificialmente basse le tariffe, il che significa che una parte considerevole e crescente delle risorse di gas viene destinata al consumo domestico piuttosto che alle esportazioni che generano valuta estera. Come scrivono Jean-Louis Levet e Paul Tolia, la “malattia algerina” è davvero radicata…

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L’alto prezzo della perdita dell’Ucraina_di ISW

Il 24 dicembre scorso abbiamo pubblicato il consueto resoconto ragionato di Simplicius, basato su due importanti documenti, tradotti qui sotto. Giuseppe Germinario

L’alto prezzo della perdita dell’Ucraina

 

 

L’alto prezzo della perdita dell’Ucraina

Implicazioni militari-strategiche e finanziarie della vittoria russa

Frederick W. Kagan, Kateryna Stepanenko, Mitchell Belcher,
Noel Mikkelsen e Thomas Bergeron

14 dicembre 2023

Gli Stati Uniti hanno una posta in gioco molto più alta nella guerra della Russia contro l’Ucraina di quanto molti pensino. La conquista di tutta l’Ucraina da parte della Russia non è affatto impossibile se gli Stati Uniti interrompono l’assistenza militare e l’Europa segue il loro esempio. Un tale risultato porterebbe un esercito russo malconcio ma trionfante fino al confine della NATO, dal Mar Nero all’Oceano Artico. L’esercito ucraino, con il sostegno dell’Occidente, ha distrutto quasi il 90% dell’esercito russo che ha invaso il paese nel febbraio 2022, secondo fonti dell’intelligence statunitense, ma i russi hanno rimpiazzato le perdite di manodopera e stanno potenziando la loro base industriale per compensare le perdite materiali a un ritmo molto più veloce di quanto consentisse la loro capacità prebellica.[1]

L’esercito russo vittorioso alla fine di questa guerra avrà esperienza di combattimento e sarà considerevolmente più grande delle forze terrestri russe pre-2022. L’economia russa si riprenderà gradualmente con l’inevitabile erosione delle sanzioni e con lo sviluppo da parte di Mosca di modi per aggirare o mitigare quelle rimaste. Nel corso del tempo sostituirà il suo equipaggiamento e ricostruirà la sua coerenza, attingendo a un patrimonio di esperienza duramente conquistato nella guerra meccanizzata. Porterà con sé sistemi avanzati di difesa aerea che solo gli aerei stealth americani, tanto necessari per scoraggiare e affrontare la Cina, possono penetrare in modo affidabile. Per la prima volta dagli anni Novanta, la Russia può rappresentare una minaccia militare convenzionale importante per la NATO in un arco di tempo che dipende in larga misura da quanto il Cremlino investe nelle sue forze armate. Poiché Mosca si è già impegnata in un ambizioso programma di espansione militare postbellica, gli Stati Uniti non possono essere certi che i tempi saranno molto lunghi.[2]

Il potenziale militare complessivo degli Stati Uniti e dei suoi alleati della NATO è talmente superiore a quello della Russia che non c’è motivo di dubitare della capacità dell’Occidente di sconfiggere qualsiasi immaginabile esercito russo, anche nell’ipotesi che la Russia assorba completamente l’Ucraina e la Bielorussia. Ma mentre gli americani considerano i costi di continuare ad aiutare l’Ucraina a combattere contro i russi nei prossimi anni, meritano un’attenta considerazione dei costi di permettere alla Russia di vincere. Questi costi sono molto più alti di quanto la maggior parte delle persone immagini.

Per dissuadere e difendere da una rinnovata minaccia russa dopo una piena vittoria russa in Ucraina, gli Stati Uniti dovranno dispiegare in Europa orientale una parte considerevole delle loro forze di terra. Gli Stati Uniti dovranno dislocare in Europa un gran numero di aerei stealth. La costruzione e la manutenzione di questi velivoli è intrinsecamente costosa, ma le difficoltà nel produrli rapidamente costringeranno probabilmente gli Stati Uniti a fare una scelta terribile tra il mantenerne un numero sufficiente in Asia per difendere Taiwan e gli altri alleati asiatici e il dissuadere o sconfiggere un attacco russo a un alleato della NATO. L’intera impresa costerà una fortuna, e il costo durerà fino a quando la minaccia russa continuerà, potenzialmente all’infinito.

Quasi ogni altro esito della guerra in Ucraina è preferibile a questo. Aiutare l’Ucraina a mantenere le linee di demarcazione attraverso un continuo sostegno militare occidentale è molto più vantaggioso e meno costoso per gli Stati Uniti che permettere all’Ucraina di perdere. “Congelare” il conflitto è peggio che continuare ad aiutare l’Ucraina a combattere: ciò darebbe semplicemente alla Russia tempo e spazio per prepararsi a una nuova guerra per conquistare l’Ucraina e affrontare la NATO. Aiutare l’Ucraina a riprendere il controllo di tutto o della maggior parte del suo territorio sarebbe molto più vantaggioso, in quanto spingerebbe le forze russe ancora più a est. Soprattutto, sostenere l’Ucraina fino alla vittoria e poi aiutarla a ricostruire porrebbe l’esercito amico più grande e più efficace del continente europeo in prima linea nella difesa della NATO, sia che l’Ucraina entri o meno a far parte dell’alleanza.

In tutti questi scenari, gli americani dovrebbero tenere a mente che l’Ucraina non è l’Afghanistan. Nel 2001 l’Afghanistan era uno dei Paesi più poveri del mondo, senza industrie e con una popolazione poco istruita. L’Ucraina è altamente industrializzata, con una popolazione moderna, urbana e altamente istruita. Riportata ai confini del 1991, l’economia ucraina è abbastanza grande da sostenere le proprie forze armate. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è recentemente impegnato a creare una propria industria militare, anche attraverso la creazione di joint venture con aziende occidentali a beneficio dell’Ucraina e dei suoi partner.[3] Un’Ucraina vittoriosa non sarebbe un pupillo permanente dell’Occidente. Potrebbe invece essere veramente indipendente e contribuire in modo significativo alla sicurezza della NATO e all’economia dell’Occidente.

Le mappe che seguono illustrano quattro situazioni militari legate a questa guerra e ai suoi esiti e ne considerano le implicazioni militari-strategiche e finanziarie per gli Stati Uniti.

Situazione 1: prima del febbraio 2022

Prima dell’invasione russa su larga scala del febbraio 2022, gli Stati NATO non baltici non affrontavano alcuna seria minaccia militare convenzionale da parte della Russia. Le forze di terra russe disponevano di una divisione aviotrasportata e di una brigata di fanteria meccanizzata vicino ai confini con l’Estonia e la Lettonia e l’equivalente di una divisione nell’exclave di Kaliningrad, fisicamente separata dalla Russia e da sola una misera rampa di lancio per un attacco alla Polonia e alla Lituania, con cui confina.[4] Le forze russe più vicine alla Polonia si trovavano a circa 360 miglia a est, sul lato opposto della Bielorussia. Nessuna truppa russa minacciava la Slovacchia, l’Ungheria o la Romania.

I russi hanno costruito una rete di difesa aerea basata sui loro avanzati sistemi antiaerei e antimissile a lungo raggio S-300 e S-400 per ostacolare la capacità della NATO di difendere gli Stati baltici. La rete è stata estesa a gran parte del Mar Nero utilizzando le loro basi nella Crimea occupata. Tuttavia, la loro rete soffriva di una grande lacuna attraverso la Polonia meridionale, l’Ungheria, la Slovacchia e la Romania, perché non potevano basare i loro sistemi in Ucraina. Anche la copertura della difesa aerea sulla Polonia si basava pesantemente sui sistemi di Kaliningrad, la parte più vulnerabile ed esposta del territorio russo. Le piccole dimensioni di Kaliningrad privano infatti i sistemi di difesa aerea russi di uno degli elementi importanti della loro sopravvivenza. I sistemi sono completamente mobili, con tutti i loro componenti montati su camion. Sono progettati per potersi muovere e quindi rendere più difficile per un avversario localizzarli e distruggerli. Intrappolare questi sistemi in una piccola exclave riduce questo vantaggio e facilita gli sforzi della NATO per distruggerli e sconfiggerli.

 

Map 2: Current situation as of December 12, 2023

La sconfitta dell’Ucraina dell’invasione russa iniziale nel 2022 ha mantenuto i confini orientali della Polonia, della Slovacchia, dell’Ungheria e della Romania liberi dalla minaccia di un attacco di terra russo. La liberazione da parte dell’Ucraina dell’Oblast’ occidentale di Kherson ha tenuto le truppe russe effettive più vicine a circa 220 miglia e a un grande fiume di distanza dal confine rumeno. La maggior parte delle truppe russe si trova a più di 350 miglia dalla Romania e ancora più lontano da Polonia, Slovacchia e Ungheria. La guerra sta occupando quasi mezzo milione di truppe russe – praticamente tutta la potenza di combattimento terrestre disponibile della Russia. I russi stanno completando i loro sforzi di lunga data per assicurarsi il controllo della Bielorussia e per basarvi le forze russe, ma la Russia non rappresenta ancora oggi una minaccia terrestre convenzionale per la NATO perché le sue forze armate sono impegnate in Ucraina.

 

Map 3: Hypothetical situation if Russia fully occupies Ukraine

NB: La seguente stima delle forze che la Russia potrebbe schierare in Ucraina e Bielorussia se Mosca intendesse prepararsi a un attacco serio e a breve termine contro la NATO è molto prudente. Presuppone che i russi spostino verso i confini della NATO due eserciti creati di recente per la guerra in corso, uno dei quali è già designato per stazionare in Crimea, e altri due che sono stati schierati ai confini orientali dell’Ucraina e della Bielorussia e il cui stazionamento in quelle località perderebbe il suo scopo strategico a seguito di una piena vittoria russa in Ucraina. Si presume che la maggior parte dell’esercito russo attualmente in Ucraina tornerà alle basi all’interno degli attuali confini della Federazione Russa dopo la guerra. La maggior parte delle postazioni dell’esercito russo sono guarnigioni di epoca sovietica, la cui ubicazione non è ottimizzata per l’attuale contesto strategico della Russia. I russi potrebbero portare verso le frontiere della NATO una potenza di combattimento notevolmente superiore a quella discussa di seguito e raffigurata in questa mappa, in seguito a una vittoria sull’Ucraina, senza alcun costo strategico, se fossero disposti a pagarne il prezzo finanziario.

L’improvviso crollo degli aiuti occidentali porterebbe probabilmente, prima o poi, al collasso della capacità dell’Ucraina di tenere a bada l’esercito russo. In questo scenario, le forze russe potrebbero spingersi fino al confine occidentale dell’Ucraina e stabilire nuove basi militari ai confini con Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania. I russi stanno preparando forze militari di occupazione per gestire la quasi inevitabile insurrezione ucraina, lasciando le truppe di prima linea libere di minacciare la NATO.

I russi hanno ampliato la struttura del loro esercito per combattere la guerra e hanno manifestato l’intenzione di mantenere la struttura più ampia dopo la guerra.[5] Potrebbero facilmente dislocare tre eserciti completi (la 18a Armata d’Armi Combinate e la 25a Armata d’Armi Combinate create di recente per questa guerra e l’8a Armata d’Armi Combinate delle Guardie) ai confini di Polonia, Ungheria, Slovacchia e Romania. [Probabilmente le divisioni componenti queste armate raggiungerebbero i normali complementi di tre reggimenti ciascuna, attingendo alle formazioni nelle retrovie per portare queste unità di prima linea a quasi la loro piena forza di circa 6 divisioni meccanizzate (18 reggimenti) in Ucraina.[7] Potrebbero spostare le divisioni che erano state dislocate ai confini orientali dell’Ucraina in Ucraina stessa come riserve per le divisioni di prima linea. Il Cremlino ha fatto passi da gigante nel suo progetto a lungo termine di ottenere il controllo delle forze armate bielorusse, e la vittoria in Ucraina gli permetterebbe di fare il passo successivo.[8] I russi potrebbero quindi schierare in modo permanente o a rotazione una divisione aviotrasportata (tre reggimenti) e una divisione di fanteria meccanizzata (probabilmente tre reggimenti) anche nella Bielorussia sud-occidentale e settentrionale. Sarebbero in grado di minacciare un’offensiva meccanizzata a breve termine contro uno o più Stati della NATO con almeno 8 divisioni (21 reggimenti e brigate meccanizzate o di carri armati e tre reggimenti aviotrasportati), sostenute da riserve significative, tra cui la 1ª Armata di carri armati della Guardia, che verrebbe ricostituita intorno a Mosca e che è sempre stata destinata a essere la principale forza d’attacco contro la NATO. Le forze di terra russe sarebbero coperte da una fitta rete di difesa aerea di sistemi antiaerei e antimissile a lungo raggio S-300, S-400 e S-500, con una copertura sovrapposta dell’intero fronte.

La NATO non sarebbe in grado di difendersi da un simile attacco con le forze attualmente presenti in Europa. Gli Stati Uniti dovrebbero spostare un gran numero di soldati americani sull’intero confine orientale della NATO, dal Baltico al Mar Nero, per scoraggiare l’avventurismo russo ed essere pronti a sconfiggere un attacco russo. Gli Stati Uniti dovrebbero anche impegnare una parte significativa della loro flotta di aerei stealth in modo permanente in Europa. La strategia di difesa della NATO si basa sulla superiorità aerea non solo per proteggere le truppe NATO dagli attacchi nemici, ma anche per utilizzare la potenza aerea per compensare le forze di terra NATO più piccole e le scorte limitate di artiglieria NATO. Gli Stati Uniti dovrebbero tenere a disposizione in Europa un gran numero di aerei stealth per penetrare e distruggere i sistemi di difesa aerea russi – e impedire ai russi di ristabilire una difesa aerea efficace – in modo che gli aerei e i missili da crociera non stealth possano raggiungere i loro obiettivi. Il requisito di impegnare una significativa flotta di aerei stealth in Europa potrebbe degradare gravemente la capacità dell’America di rispondere efficacemente all’aggressione cinese contro Taiwan, poiché tutti gli scenari di Taiwan si basano pesantemente sugli stessi aerei stealth che sarebbero necessari per difendere l’Europa.

Il costo di queste misure difensive sarebbe astronomico e si accompagnerebbe probabilmente a un periodo di rischio molto elevato, in cui le forze statunitensi non sarebbero adeguatamente preparate o allestite per affrontare né la Russia né la Cina, per non parlare di entrambe insieme.

 

 

Map 4: Full Ukrainian Victory

Ristabilire il controllo di Kiev su tutto il territorio ucraino, compresa la Crimea, è importante per gli Stati Uniti e la NATO, oltre che per l’Ucraina. Il possesso della Crimea da parte della Russia la rende la potenza dominante nel Mar Nero e permette agli aerei russi di minacciare il fianco sud-orientale della NATO e di schierare difese aeree a lungo raggio sulla penisola. Le posizioni sulla sponda orientale (sinistra) dell’Oblast’ di Kherson che la Russia controlla attualmente forniscono basi ancora più a ovest della Crimea. La NATO dovrà affrontare queste sfide al termine della guerra se queste aree rimarranno in mano russa. Se l’Ucraina riconquista i confini del 1991, tuttavia, la pressione sulla NATO si riduce drasticamente. Le truppe russe più vicine alla Romania sarebbero a quasi 500 miglia di distanza. Il Mar Nero diventerebbe quasi un lago della NATO. Mosca probabilmente completerebbe il controllo militare della Bielorussia e vi baserebbe le sue forze anche in questo scenario. La minaccia per la NATO di tali basi, tuttavia, assumerebbe un carattere molto diverso in uno scenario in cui la Bielorussia è un grande saliente con forze NATO su due lati e una grande e potente Ucraina indipendente lungo il suo confine meridionale. Il compito di difendere la Polonia nord-orientale e gli Stati baltici dalle truppe russe che operano dalla Bielorussia, da Kaliningrad e dalla Russia stessa è una proposta molto più gestibile e meno costosa di quella di difendere l’intera linea della NATO dal Mar Nero all’Oceano Artico.

 

 

Conclusione

Questo breve documento valuta solo la questione ristretta di alcuni dei compromessi militari-strategici e finanziari dei vari possibili esiti della guerra russa in Ucraina. Abbiamo considerato altrove l’importante questione delle possibili escalation russe di fronte alla sconfitta e non minimizziamo queste considerazioni.[10] Abbiamo sostenuto con forza che i valori americani si allineano con gli interessi americani in Ucraina e che c’è un forte e convincente argomento basato sui valori per aiutare l’Ucraina a liberare tutta la sua terra e il suo popolo.[11] Crediamo ancora che questo sia vero.

Ma al popolo americano viene chiesto di spendere molti soldi per aiutare l’Ucraina a combattere la Russia, e non è irragionevole che si chieda anche quale sarebbe il costo finanziario del mancato aiuto all’Ucraina. Questo saggio vuole essere solo un punto di partenza per una discussione realistica e basata sui dati che risponda a questa domanda.

Nota sulle mappe:

La mappa 1, che illustra i dispiegamenti della Russia e della NATO prima del 2022, riflette i rapporti pubblicamente disponibili sulle posizioni delle unità NATO di livello brigata/reggimento e superiore e la valutazione di ISW sulle posizioni delle unità russe a tali livelli e superiori.[12]

La mappa 2 illustra la migliore valutazione attuale di ISW sulla posizione delle unità russe di livello brigata/reggimento e superiore che combattono in Ucraina.[13] ISW non ritiene attualmente che la Russia mantenga unità di manovra di forze terrestri efficaci nel combattimento al di fuori dell’Ucraina, oltre a quelle impegnate nell’addestramento.

La mappa 3 illustra un ipotetico schieramento di unità russe in seguito alla completa conquista dell’Ucraina da parte della Russia. Il testo che accompagna la mappa spiega perché abbiamo scelto di mostrare i russi che stazionano il numero di armate, divisioni e brigate sulla nostra mappa e perché abbiamo scelto le particolari formazioni russe da spostare. I russi potevano e quasi certamente avrebbero fatto altre scelte concrete a ogni livello, compresa la precisa disposizione tattica dei singoli reggimenti e brigate. Abbiamo collocato molte di queste in luoghi precedentemente utilizzati dall’Unione Sovietica o dall’Ucraina; altre in luoghi che sembrano adatti come punti di partenza per un attacco a uno o più Paesi della NATO. Lo scopo dell’illustrazione è quello di mostrare una stima prudente di una disposizione delle forze russe destinata a minacciare la NATO con un’invasione credibile, non di sostenere uno specifico schieramento di unità russe o che i russi si dispiegherebbero esattamente secondo questo schema.

La mappa 4 illustra un’ipotetica disposizione russa a seguito di una completa sconfitta russa in Ucraina. Si ipotizza che Mosca modificherebbe il suo schieramento permanente precedente al 2022 in uno schieramento che rappresenti una minaccia costante per l’Ucraina, e quindi sarebbe molto più concentrato intorno ai confini dell’Ucraina. È già evidente che la Flotta russa del Mar Nero si ritirerà a Novorossiisk se la Russia perderà la Crimea, e quindi l’abbiamo posizionata in questa mappa insieme alla maggior parte delle forze di terra attualmente stanziate in Crimea. Anche questa mappa è, ovviamente, fittizia e Mosca farebbe quasi certamente scelte diverse.


[1] https://www.cnn.com/2023/12/12/politics/russia-troop-losses-us-intellige… https://www.nytimes.com/2023/12/12/us/politics/russia-intelligence-asses…

[2] https://www.understandingwar.org/backgrounder/russia%E2%80%99s-military-… https://www.understandingwar.org/backgrounder/russian-offensive-campaign…

[3] https://www.reuters.com/world/europe/ukraine-launch-joint-weapons-produc… https://www.kmu dot gov.ua/en/news/arsenal-vilnoho-svitu-pidsumky-pershoho-mizhnarodnoho-forumu-oboronnykh-industrii

[4] https://www.understandingwar.org/sites/default/files/Russian%20Ground%20…

[5] https://www.understandingwar.org/backgrounder/russian-volunteer-units-an… ru/politics/articles/2023/04/13/970694-v-armiyu-razreshili-brat-kontraktnikov-srazu-posle-shkoli; https://tass dot ru/politika/18274017; https://www.understandingwar.org/backgrounder/russia%E2%80%99s-military-…

[6] https://www.understandingwar.org/backgrounder/russia%E2%80%99s-military-… https://amalantra dot ru/18-armiya-rossii/

[7] Le formazioni russe sono tutte attualmente sotto forza a causa delle perdite subite in Ucraina e, prima del febbraio 2022, molte brigate e reggimenti erano più piccoli di quanto la loro forza finale suggerisse. Le formazioni russe di nuova costituzione potrebbero per un certo periodo possedere un numero di uomini ed equipaggiamenti inferiore a quello previsto dalla carta, ma il Ministero della Difesa russo darà probabilmente la priorità al rafforzamento di queste formazioni fino a raggiungere la loro piena forza il prima possibile.

[8] https://www.understandingwar.org/backgrounder/russian-offensive-campaign… https://www.understandingwar.org/backgrounder/russia-review-august-18-au…

[9] https://www.understandingwar.org/backgrounder/russian-offensive-campaign… https://www.understandingwar.org/backgrounder/russia%E2%80%99s-military-…

[10] https://understandingwar.org/backgrounder/if-west-cuts-aid-ukraine-russi…https://www.understandingwar.org/backgrounder/weakness-lethal-why-putin-… https://time.com/6300772/ukraine-counteroffensive-can-still-succeed/

[11] https://www.understandingwar.org/backgrounder/west-must-help-ukraine-fre…

[12] https://www.understandingwar.org/backgrounder/russian-regular-ground-for…

[13] https://t.me/dmytrogordon_official/35755; https://t.me/zvizdecmanhustu/…https://t.me/rybar/54082 ; https://www.understandingwar.org/backgrounder/russian-offensive-campaign… https://t.me/vdv_za_chestnost_spravedlivost/717https://www.understandingwar.org/sites/default/files/Dec%202%20Russian%2… https://bmpd dot livejournal.com/4742046.html; https://t.me/marzoev_oleg/4711; https://amalantra dot ru/18-armiya-rossii/; https://t.me/t_artm/1713 ; https://t.me/pnvcomment/7750213 ; https:/… https://t.me/rusich_army/11471 ; https://ru dot espreso.tv/nachinaetsya-nastoyashchaya-konkurentsiya-mezhdu-inostrannymi-proizvoditelyami-v-postavkakh-novykh-vooruzheniy-dlya-vsu-kolonka-sergeya-zgurtsa; https://vk.com/wall-83221497_1387371; https://t.me/zvizdecmanhustu/1406… https://t.me/ZA_FROHT/23417 ; https://t.me/RVvoenkor/55489 ; https:/… https://myrotvorets dot center/criminal/volodkevich-yurij-vitalevich/; https://t.me/RusskijSoyuz/6520 https://t.me/zvizdecmanhustu/1438 ; https://t.me/RVvoenkor/57540 ; https://t.me/negumanitarnaya_pomosch_Z/12764https://t.me/nm_dnr/11348; https://t.me/RVvoenkor/57540; https://t.me/… dot ru/news/267527; https://vk.com/wall-214698748_105110 ; https://fair dot ru/voenkor-sladkov-osvobozhdeniya-marinki-ostalos-sovsem-23120914271670.htm; https://t.me/sashakots/43069 ; https://t.me/zvizdecmanhustu/1381 ; h…https://x.com/mon_mon_1064552/status/1720456635238564236?s=20; https://… https://t.me/nwindpro/209https://t.me/astrapress/41044; https://t.me/nm_dnr/11253; https://t.me…

https://www.dovod dot online/muromskaya-inzhenerno-sapernaya-brigada-ponesla-tyazhelye-poteri-na-vojne-s-ukrainoj/; https://tass dot ru/proisshestviya/17864325; https://vn dot ru/news-andrey-panferov-putin-nagradil-ordenom-zhukova-24-brigadu-spetsnaza-gru-iz-novosibirska/; https://vk.com/wall-29483096_9195 ; https://vk.com/wall-95865483_304017 ; https://www.bbc.com/russian/news-63134219https://donpress dot com/news/04-12-2023-korotko-po-avdeevke-putinu-ne-udastsya-v-novogodnem-obraschenii-k-rossiyanam; https://zmaps dot ru/rubric-lossesvsu/flyeye-sbitzapadnee-g-kremennaja/ ; https://twitter.com/DefenceHQ/status/1706903544190689630; https://t.me/… dot ru/daily/27573/4842239/; https://twitter.com/DefenceHQ/status/1714517813665112349 ; https://t.m… https://news.bigmir dot net/ukraine/7320023-vsu-prodvigayutsya-v-donetskoj-i-zaporozhskoj-oblastyakh-isw; https://vk.com/wall-168283237_20045 ; https://t.me/vrogov/12667 ; ht… https://colonelcassad dot livejournal.com/8818816.html?page=2#comments; https://t.me/zvizdecmanhustu/1311; https://kh.vgorode DOT ua/news/sobytyia/a1245415-voennyj-obozrevatel-rasskazal-chto-proiskhodit-sejchas-na-kupjanskom-napravlenii; https://patrioty dot org.ua/blogs/ostanni-zminy-v-chastyni-uhrupuvannia-viisk-zapad-protyvnyka-zoseredzhenoho-na-kupianskomu-napriamku–mashovets-486127.html; https://ua.redtram dot com/news/community/615493805/;

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Confronto a distanza, di Francesco Dall’Aglio

Post cumulativo, per recuperare un po’ di cose successe nei giorni scorsi.
1 – Forse mi sbaglio, ma non mi pare che il discorso di Putin del 19 dicembre sia stato molto considerato dalle nostre parti. Effettivamente per i nostri media era una location un po’ esoterica (un incontro esteso del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa) e di discorsi ce n’erano stati altri, e ben più lunghi e pubblicizzati, nei giorni precedenti. Ma questo mi ha lasciato, devo ammettere, una leggera inquietudine.
Dunque, dopo essersi fatto mostrare da Shoigu e Gerasimov (che ha fatto una pancia notevole) tutta una serie di nuovi dispositivi bellici (allego foto), il nostro si è lanciato in una serie di considerazioni a braccio. Ne traduco una parte, quella più interessante (e inquietante, appunto).
“L’unica garante della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina era la Russia. La Russia, quando ha creato l’Unione Sovietica, ha trasferito in cambio di nulla enormi territori storici russi, con un enorme potenziale, investendo grandi risorse in quel territorio. E i territori occidentali dell’Ucraina, sappiamo tutti come l’Ucraina li ha avuti. Glieli ha dati Stalin dopo la seconda guerra mondiale. Ha dato una parte delle terre polacche, Lvov e così via, parecchie grandi regioni, dove vivevano 10 milioni di persone, e per non amareggiare i polacchi li ha compensati a spese della Germania, gli ha dato le terre tedesche orientali, il corridoio di Danzica; una parte è stata presa dalla Romania, una parte dall’Ungheria, e ha dato tutto all’Ucraina. Le persone che vivono lì, e lo so per certo, al 100%, vogliono ritornare alla loro madrepatria storica, e i paesi da cui questi territori sono stati presi, soprattutto la Polonia, li rivogliono. In questo senso, solo la Russia poteva essere il garante dell’integrità territoriale ucraina. Se non lo vogliono, va bene. La Storia rimetterà tutto a posto. Noi non faremo niente, ma non daremo indietro ciò che è nostro, e questo deve essere compreso da tutti, sia in Ucraina da coloro che sono aggressivi nei confronti della Russia, che in Europa e negli Stati Uniti. Parlano di un accordo, che parlino pure, ma solo in base… noi lo faremo solo in base ai nostri interessi”.
C’è parecchio da digerire in queste parole (alcune delle quali diciamo rivedibili, tipo la parte in cui è la Russia ad aver creato l’URSS). Non è chiarissimo se il riferimento agli “enormi territori storici russi” includa anche Odessa: io a questo punto sono portato a credere di sì. Ancora più interessante, ovviamente, l’accenno ai territori occidentali dell’Ucraina e la strizzata d’occhio ai nazionalismi locali. Una proposta di accordo? Noi ci prendiamo Odessa e arriviamo alla Transnistria, voi vi prendete quello che era vostro fino al 1944-45 e lasciamo in mezzo una specie di Bantustan a dividerci, con un governo “liberamente eletto” a Kiev erede del debito pubblico ucraino? Chissà. Forse era solo una risposta alle carte che si vedono circolare e che ipotizzano la divisione della Russia in una trentina di stati (e che nei giorni scorsi aveva citato, ora non mi ricordo in quale discorso), come a dire che è un gioco a cui si può giocare in tanti, o un modo per seminare zizzania tra l’anima “orientale” e quella “occidentale” della NATO/UE. Chissà.
2 – Sempre a proposito di discorsi inquietanti, quello dell’altro ieri di Blinken non è stato da meno, per altri motivi. Ovviamente ha ripetuto quella che ormai è diventata la nuova versione ufficiale della storia – “Putin ha già fallito il suo obiettivo principale in Ucraina, cancellarla dalla mappa, assorbirla all’interno della Russia”, quindi in fin dei conti non ci si può lamentare, ha vinto l’Ucraina, cioè noi. Non è questa la cosa inquietante (per l’Ucraina, ovvio), ma quello che ha detto dopo: “Abbiamo già fatto molto e abbiamo già messo l’Ucraina in posizione non solo di sopravvivere, ma di prosperare. C’è un piano definito per rimettere l’Ucraina in piedi militarmente, economicamente e democraticamente, così che questi livelli di sostegno e assistenza non siano più necessari in futuro”. Quindi qualcosa arriverà, ma non ai livelli di prima, ed era ovvio che sarebbe stato così ma che lo dica pubblicamente Blinken è interessante. E qual è questo “piano definito”?
3 – è da qualche giorno che si moltiplicano le voci che vorrebbero gli USA e l’UE pronti a sequestrare i fondi russi bloccati all’estero, stimati in circa 300 miliardi di dollari, e utilizzarli per finanziare l’Ucraina. Ovviamente sarebbe una decisione che avrebbe conseguenze, legali e politiche, pesantissime per tutti, e causerebbe molto probabilmente una fuga generale dei capitali cinesi, arabi eccetera dalle banche occidentali, ma a mali estremi, stanno evidentemente dicendosi i nostri banchieri, estremi rimedi. Per la Russia, che ovviamente spera di recuperare il tutto, e con gli interessi, a guerra finita, sarebbe una mazzata non da poco: e infatti poche ore fa il viceministro degli esteri, Sergei Ryabkov, ha dichiarato che se la cosa va in porto la Russia romperà le relazioni diplomatiche con gli USA.
4 – cose più militari. Kasja Ollongren, ministra della difesa danese, ha dichiarato che venerdì prossimo la Danimarca consegnerà 18 F-16 all’Ucraina. Ci sono voci, e non insensate, che vorrebbero gli aerei già presenti sul territorio ucraino, nella regione al confine con la Romania, ma ovviamente non sono confermate. Intanto, sempre a proposito di aerei, stamattina la batteria di Patriot fornita dalla Germania e spedita tra Odessa e il Dneper ha abbattuto un Su-24 russo (secondo le dichiarazioni ucraine tre, ma ci sono riscontri fotografici solo di uno): ironia della sorte, si parla della cosa, e potete immaginare come, più sui canali russi che su quelli ucraini, a ulteriore riprova del fatto che l’idea nostrana che in Russia non si sappia quello che succede al fronte e che tutto sia ricoperto da una glassa di zucchero è del tutto falsa. Aereo abbattuto o meno, le cose al fronte continuano a svilupparsi nella direzione indicata nei giorni scorsi, in particolare dalle parti di Novomykhailivka. La postazione ucraina nota come “Zverinetz” (“serraglio”) è stata definitivamente presa dai russi che hanno anche allargato la zona di controllo a sud della cittadina, che adesso è soggetta ad attacchi e tiri d’artiglieria da sud, est e, dopo la perdita di Zverinetz, anche da nord (per una carta vi rimando al mio post del 17 dicembre). Altre avanzate intorno a Bahmut, dove i guadagni territoriali conseguiti dall’Ucraina durante la controffensiva estiva sono tutti tornati in mano russa.
5 – Arestovyč non si ferma più. In una intervista video con Yulia Latynina, giornalista russa oppositrice di Putin (oppositrice da destra: si definisce libertaria ma guarda caso critica solo la sinistra) e “in esilio” a Tallinn, ne ha sparate un bel po’: L’Ucraina, ha detto, agli abitanti del Donbas e della Crimea ha offerto solo una cittadinanza di seconda classe. I poveri non hanno motivo di combattere perché combattono per i ricchi, i ricchi pagano le mazzette e in trincea a morire ci vanno i poveri. Per 32 anni [qui non ho capito se si riferisce agli abitanti di Donbas e Crimea o in generale agli ucraini poveri] si sono rifiutati di considerarli umani, li hanno schiacciati, li hanno presi in giro, li hanno investiti con la macchina e non sono stati arrestati, li hanno stüπ®åti nelle stazioni di polizia e non sono stati arrestati, li hanno derubati, li hanno tenuti poveri e affamati. A questo punto Latynina, inorridita, gli ha detto che era la Russia che stava descrivendo, la Russia!, ma lui ha risposto che era l’Ucraina, anzi “l’Ucraina-mamma”, citando il primo verso della più nota canzone banderista, Батько наш Бандера, Україна мати (papà nostro Bandera, l’Ucraina mamma), mentre il viso di Latynina si faceva sempre più costernato (foto 2). Questo fa una brutta fine secondo me, soprattutto visto che, continuando l’intervista, ha detto che sostanzialmente gli ucraini fanno bene a sfuggire al reclutamento e che prima o poi, se continuano con quei metodi, la gente inizierà a sparare ai reclutatori.
6 (e fine) – appunto sul reclutamento. Uno dei membri della commissione difesa del parlamento ucraino, Vadym Ivčenko, ha detto che a gennaio verrà varato un provvedimento in base al quale anche agli ucraini all’estero verrà notificata la chiamata alle armi. Podolyak, per stimolarli, diciamo così, ha proposto ai governi europei di bloccare i sussidi ai cittadini ucraini che non dovessero rispondere alla chiamata. Il governo tedesco e quello estone hanno già fatto sapere che per loro non se ne parla, e meno male, direi.
Edit – I fondi russi congelati sono 300, non 3000 milioni. Ho corretto anche nel testo.

Riunione allargata del Consiglio del Ministero della Difesa

Il Presidente è arrivato al Centro di controllo della difesa nazionale della Federazione Russa per partecipare a una riunione allargata del Consiglio del Ministero della Difesa.
19 dicembre 2023
14:40
Mosca
Alla riunione allargata del Consiglio del Ministero della Difesa.
Alla riunione allargata del Consiglio del Ministero della Difesa.
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Alla riunione allargata del Consiglio di amministrazione del Ministero della Difesa. Foto: Artem Geodakyan, TASS

Il Presidente della Russia Vladimir Putin: Compagni ufficiali, signor Shoigu,

Un anno fa, in occasione della riunione conclusiva del Consiglio del Ministero della Difesa, abbiamo discusso i compiti prioritari legati alla conduzione dell’operazione militare speciale e abbiamo parlato di misure aggiuntive per rafforzare l’esercito e la marina.

Oggi valuteremo i risultati ottenuti negli ultimi 12 mesi e individueremo gli ambiti in cui dobbiamo ancora migliorare e intensificare il nostro lavoro.

L’anno 2023 è stato intenso e difficile per le Forze armate, e vorrei dire subito che i nostri ufficiali, soldati e comandanti di tutti i livelli hanno affrontato con coraggio e professionalità le sfide durante l’operazione militare speciale, garantendo la sovranità globale del Paese, nonché la parità missilistica nucleare e la sicurezza strategica della Russia. Allo stesso tempo, le unità e gli elementi di tutti i distretti militari e delle flotte hanno mantenuto un alto livello di preparazione al combattimento. I programmi di addestramento sistematico al combattimento si sono svolti rigorosamente secondo i piani, e abbiamo anche affrontato questioni di mobilitazione, tecniche e di personale.

Desidero ringraziare la leadership del Ministero della Difesa e il personale del Ministero per il loro servizio e per aver adempiuto con coscienza ai compiti stabiliti dalla Madrepatria.

Vorrei ringraziare in modo particolare tutti coloro che hanno combattuto o stanno combattendo in prima linea, adempiendo al loro difficile dovere nella zona di operazioni militari speciali, difendendo lo spazio aereo russo, respingendo gli attacchi dei droni aerei e navali del nemico, sventando gli sbarramenti di artiglieria e le incursioni di gruppi sovversivi nelle nostre zone di confine occidentali.

Naturalmente, vorrei sottolineare il sostegno senza precedenti del nostro popolo, compreso il sostegno ai difensori della Patria, lo stato d’animo patriottico della stragrande maggioranza dei cittadini russi, l’unità e la coesione di persone di varie nazionalità e confessioni religiose. Questo è un pilastro affidabile e indistruttibile del nostro esercito e della nostra marina.

Resteremo sempre fedeli alla causa per cui i nostri compagni d’arme hanno dato la vita. Invito tutti i presenti ad alzarsi e a osservare un momento di silenzio in omaggio alla loro memoria.

(Viene annunciato un momento di silenzio).

Compagni,

gli sviluppi dell’ultimo anno hanno confermato, e lo vediamo tutti, che l’Occidente continua a condurre una guerra ibrida contro la Russia, fornendo attivamente al regime di Kiev dati di intelligence in tempo reale, inviando consiglieri militari, trasferendo al Paese nuovi sistemi d’arma, tra cui lanciarazzi multipli ad alta mobilità, sistemi missilistici a lungo raggio, munizioni a grappolo e grandi lotti di nuovi UAV. Come sappiamo, i Paesi occidentali stanno anche pianificando l’invio di jet da combattimento multiruolo F-16 all’Ucraina, e i piloti vengono ora addestrati in Occidente.

Il blocco militare della NATO ha aumentato drasticamente la sua attività complessiva negli ultimi tempi. Forze e risorse considerevoli degli Stati Uniti sono state riassegnate ai nostri confini, compresi gli aerei. Il numero di truppe NATO in Europa orientale e centrale è aumentato. Come sappiamo, la Finlandia è già stata trascinata nella NATO e la Svezia sta progettando di entrarvi. Di fatto, questo significa una nuova fase dell’avanzata dell’Alleanza verso i nostri confini.

Vi ricordo quello che sappiamo tutti: nel 1991, hanno promesso a Gorbaciov: no, no, non un centimetro a est – ebbene, ecco fatto. Questo è il tipo di partner che sono. Mentono spudoratamente, tra i denti. Allo stesso tempo, il blocco non nasconde più la sua natura aggressiva dietro una retorica difensiva. Anni fa mi è stato detto che non si trattava di un blocco militare, ma di un’organizzazione politica. E l’ultima volta che ho controllato, l’articolo 5 era ancora lì. Allo stesso tempo, come ho detto, la natura aggressiva del blocco non viene nascosta. Le dottrine politiche degli Stati Uniti esprimono esplicitamente le loro pretese di supremazia globale.

L’Occidente non sta abbandonando la sua strategia di contenimento della Russia e i suoi obiettivi aggressivi in Ucraina. Ebbene, anche noi non rinunceremo agli obiettivi della nostra operazione militare speciale.

Valutando l’attuale situazione sul terreno, sulla linea di contatto, possiamo affermare con sicurezza che le nostre truppe hanno l’iniziativa. In effetti, stiamo facendo ciò che riteniamo necessario e ciò che vogliamo fare. Dove è necessario, dove voi, i comandanti in genere, ritenete opportuno usare la difesa attiva, le tattiche, lo fate; in altre aree, stiamo migliorando le nostre posizioni.

Il nemico sta subendo pesanti perdite e ha in gran parte dilapidato le sue riserve nel tentativo di mostrare ai suoi veri capi almeno qualche progresso nella sua tanto sbandierata operazione che chiamano controffensiva. A questo proposito, è crollato anche il mito dell’invulnerabilità delle attrezzature militari occidentali.

Tutti i tentativi, come si diceva in Occidente, di infliggerci una sconfitta militare, una sconfitta strategica, sono stati vanificati dal coraggio e dalla resistenza dei nostri soldati, di fronte all’accresciuta potenza delle nostre Forze armate e al potenziale della nostra industria nazionale e delle nostre capacità di produzione di difesa.

Allo stesso tempo, e lo abbiamo detto più volte, l’operazione speciale ha anche rivelato alcuni problemi. Ad esempio, dobbiamo ristrutturare seriamente il sistema di comunicazione e utilizzare in modo più efficace i moderni metodi di ricognizione, di designazione dei bersagli e di guerra di controbatteria. Dobbiamo aumentare le capacità della nostra costellazione satellitare non solo per la zona delle operazioni speciali, ma anche a livello globale.

Dobbiamo aumentare seriamente la produzione e la fornitura di proiettili di alta precisione e di droni di vario tipo. So che i cambiamenti sono in atto e stanno avvenendo rapidamente, ne parlerò più avanti, ma dobbiamo ancora lavorarci, dobbiamo consolidare questo sforzo. Anche il sistema di difesa aerea deve essere migliorato. Naturalmente, i nostri ben noti sistemi Pantsir, Buk, S-300 e S-400 funzionano senza problemi, sono i migliori al mondo, senza esagerare.

Ma le cose a cui non abbiamo prestato attenzione prima, che pensavamo fossero solo dettagli, un po’ di compensato e così via, forse, piccoli droni che volano in giro – no, si è scoperto che anche queste cose causano danni e non dovrebbero essere trascurate in ogni caso.

Sì, ho detto che c’è stata una reazione, questo è chiaro, è noto, e gli uomini sul campo di battaglia lo stanno notando. Ci sono alcuni combattenti qui che riceveranno decorazioni oggi – probabilmente anche loro lo vedono e possono parlarne. Tuttavia, dobbiamo lavorare su questo aspetto.

Vorrei richiamare la vostra attenzione su una serie di compiti prioritari e sistemici.

Primo. Data la natura mutevole delle minacce militari e l’emergere di nuovi rischi militari e politici, il ruolo della triade nucleare, che garantisce l’equilibrio di potere, l’equilibrio strategico di potere nel mondo, è notevolmente aumentato.

Quest’anno, grazie alla coerente attuazione del programma statale di armamento e all’efficiente funzionamento delle imprese dell’industria della difesa, il livello di armi ed equipaggiamenti moderni delle forze nucleari strategiche nel loro complesso ha raggiunto il 95%, e la componente navale quasi il 100%.

Entro la fine dell’anno, 15 lanciatori dei sistemi missilistici Yars e Avangard entreranno in servizio nelle forze missilistiche strategiche. Abbiamo ricevuto quattro sottomarini, due proprio di recente; la scorsa settimana ho accettato il Krasnoyarsk, un sottomarino multiuso a propulsione nucleare, e l’Imperatore Alessandro III, dotato di missili balistici Bulava.

Anche la componente aeronautica è in fase di aggiornamento. In particolare, sono arrivate quattro portamissili Tu-160M. Dobbiamo continuare a mantenere la prontezza di combattimento delle forze strategiche al massimo livello. Tutti i piani approvati in questo settore saranno certamente attuati.

In secondo luogo, gli indicatori raggiunti nel riequipaggiamento della triade nucleare sono un punto di riferimento per il nostro lavoro sulle armi e le attrezzature convenzionali. Le consegne di nuovi equipaggiamenti alle truppe sono triplicate rispetto all’anno scorso. Si prevede che, in generale, l’ordine di difesa statale sarà completato al 98% circa entro la fine del 2023. È necessario continuare a inviare alle truppe armi all’avanguardia.

Nel 2024, il volume degli acquisti e delle riparazioni di armi ed equipaggiamenti sarà aumentato in modo significativo, considerando gli ulteriori stanziamenti di bilancio. È inoltre necessario continuare a creare le basi per il futuro dell’Esercito e della Marina, compreso lo sviluppo e la produzione di tipi di armi promettenti, come sistemi robotici e laser da combattimento, armi che utilizzano la tecnologia dell’intelligenza artificiale e si basano su nuovi parametri fisici.

Il terzo compito più importante è la fornitura tempestiva e completa di tutto il necessario per le truppe che partecipano all’operazione militare speciale.

Nell’ultimo anno, il Consiglio di coordinamento sotto il governo e il gruppo di lavoro della Commissione militare-industriale hanno lavorato all’attuazione di questo compito. I capi regionali e i rappresentanti dell’industria della difesa forniscono un’assistenza efficace. E naturalmente i risultati ci sono: le forniture alle truppe stanno migliorando.

Vorrei ricordare in particolare il personale delle imprese dell’industria della difesa e i lavoratori delle industrie collegate, degli istituti di ricerca e degli uffici di progettazione. Hanno fatto dei veri e propri passi avanti nel campo del lavoro. Molte aziende operano su tre turni. Hanno dato la loro risposta lavorativa, ingegneristica e scientifica alla sfida dell’intero potenziale dell’Occidente, che sta lavorando per contenere la Russia, per sostenere il regime di Kiev e la guerra in Ucraina.

I nostri lavoratori della difesa sono più veloci – e questa è l’essenza dei conflitti di oggi. Rispondono più velocemente e con maggiore precisione agli ultimi sviluppi e alle esigenze di coloro che combattono sul campo di battaglia. Spero che questo continui.

Quest’anno, grazie allo sforzo dell’industria della difesa, il volume delle forniture di veicoli blindati è triplicato e quello di altri veicoli è aumentato di 4,5 volte. In generale, il numero di armi di base acquistate è aumentato di 2,7 volte e quelle ad alta richiesta di sette volte.

Allo stesso tempo, vorrei che notaste che qui [in sala] sono presenti i rappresentanti del Governo e i vertici del Ministero della Difesa; ciò che accade sul campo di battaglia deve essere analizzato attentamente ogni giorno, e dobbiamo considerare con attenzione di cos’altro hanno bisogno i nostri soldati in prima linea. Dobbiamo analizzarlo costantemente. Ho parlato di veicoli blindati e di altri veicoli. Sì, la fornitura di veicoli blindati è triplicata. Ma ne servono altri. Abbiamo bisogno di carri armati e veicoli blindati avanzati.

È importante continuare ad aumentare le forniture delle armi più diffuse, come ho detto, e creare anche una linea di produzione di veicoli aerei senza pilota, dai veicoli d’attacco pesanti a quelli ultra-piccoli; coinvolgere le imprese ad alta tecnologia e le società di progettazione ingegneristica nello sviluppo e nella produzione. A proposito, voglio ringraziarli per questo. Molte imprese private, che in precedenza non erano in alcun modo collegate all’industria della difesa, hanno iniziato a lavorare in alcuni settori e lo stanno facendo in modo rapido, efficiente e di alta qualità. È un’ottima cosa. Probabilmente molti non se lo aspettavano. Alcuni Stati stanno cercando di organizzare la produzione di armi apparentemente convenzionali e stanno fallendo, ma noi ci stiamo riuscendo. Grazie a tutti coloro che stanno lavorando per risolvere questi problemi.

Come qualche giorno fa, in occasione di Linea diretta, vorrei ricordare ancora una volta l’enorme sostegno fornito alle nostre unità militari da molte persone comuni, imprenditori e volontari, nonché da rappresentanti di organizzazioni pubbliche, partiti e team aziendali, scolari, studenti e anziani. Naturalmente, tutto ciò che va al fronte è importante per noi, ma il consolidamento generale di tutte le forze della società russa non è meno importante – e forse è anche la cosa più importante. Ringrazio ancora una volta tutti coloro che aiutano i nostri soldati al fronte, trasferiscono denaro e inviano al fronte veicoli e droni, radio e giubbotti antiproiettile, oltre a regali di Capodanno e lettere di sostegno, vestiti caldi, medicinali e molto altro. Questo aiuto, questo spirito patriottico, questa solidarietà non possono essere sopravvalutati.

Poi, il quarto punto è, come ho già detto, l’ampio uso dell’esperienza acquisita durante l’operazione speciale nell’addestramento tattico e di combattimento, nel processo di insegnamento presso le università e le accademie militari. So che questo lavoro è in corso. I programmi e i piani di addestramento per il personale sono stati aggiornati; in particolare, i moduli di addestramento all’uso dei droni sono stati inseriti nei programmi di tutti gli istituti e centri di formazione del Ministero della Difesa. La base didattica e materiale dei campi di addestramento è in fase di aggiornamento. Istruttori con esperienza di combattimento sono impegnati nelle lezioni. È necessario che si impegnino a lavorare con il personale militare e anche sul versante civile, ma questo è un argomento a parte, ne parleremo con i nostri colleghi.

Sulla base di questi sviluppi, dobbiamo continuare a migliorare le forme e i metodi di impiego delle nostre truppe, specificare le disposizioni per i documenti di combattimento, i regolamenti e i manuali, e tenere conto di questa esperienza nella preparazione e nella conduzione di esercitazioni e sessioni di addestramento a tutti i livelli.

Cosa c’è da dire a questo pubblico: siamo consapevoli che nessuno al mondo ha il tipo di esperienza nella conduzione della guerra moderna che ha l’esercito russo. Ma questa esperienza dovrebbe essere utilizzata in termini pratici per migliorare ulteriormente la formazione del nostro personale militare.

Compagni,

Vorrei soffermarmi separatamente sull’importante questione del pronto sostegno materiale e sociale ai nostri partecipanti all’operazione militare speciale e ai loro familiari. Nell’ultimo anno è stato fatto molto per adeguare il sistema di indennità monetarie per il personale di servizio a contratto, il personale mobilitato e i volontari e per fornire a loro e alle loro famiglie pagamenti aggiuntivi, benefici e altre compensazioni.

Allo stesso tempo, alcuni problemi non sono ancora stati risolti. Alcune questioni rimangono. In questo contesto, vorrei sottolineare ancora una volta che tutti i partecipanti all’operazione militare speciale – militari sotto contratto, volontari, individui mobilitati, combattenti di unità separate e le forze della milizia del Donbass il cui percorso di combattimento è iniziato già nel 2014 – mi permetto di ripetere che tutti i difensori della Russia, le famiglie dei nostri eroi caduti, i nostri compagni, dovrebbero ricevere le stesse garanzie. Questo è un principio di giustizia e di fratellanza di combattimento.

Questo vale per la procedura per ottenere lo status di veterano di guerra, che dà diritto a queste persone e ai loro familiari a benefici e misure di sostegno aggiuntive.

Il Ministero della Difesa, in collaborazione con gli altri dipartimenti e le regioni, deve risolvere tempestivamente ogni problema che si presenta e garantire che i pagamenti vengano effettuati integralmente e puntualmente.

E, naturalmente, tutti i feriti che partecipano alle operazioni militari speciali dovrebbero ricevere un’adeguata assistenza medica, compresi dispositivi di assistenza, cure mediche nei sanatori militari e in quelli civili – il Ministero della Sanità offre sempre i suoi servizi ed è sempre aperto alla cooperazione con il Ministero della Difesa.

Vorrei sottolineare che, in generale, il sistema dei benefici, dei compensi e dei pagamenti aggiuntivi nelle Forze Armate dovrebbe essere ulteriormente migliorato e lo sarà. Questo vale per il nostro lavoro sui programmi abitativi e sociali per il personale militare e sulla pianificazione degli spazi per le città e le guarnigioni militari. Continueremo sicuramente a impegnarci in questo settore.

Passiamo alle relazioni. Do la parola al Ministro della Difesa Sergei Shoigu.

Prego, proceda pure.

Ministro della Difesa Sergei Shoigu: Compagno Comandante Supremo in Capo,

inizierò con i risultati preliminari dell’operazione militare speciale.

I gruppi di forze russe hanno liberato un territorio cinque volte più grande di quello delle repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk prima dell’inizio dell’operazione militare speciale. In seguito ai risultati dei referendum, la Federazione Russa ha incluso quattro nuove entità con una superficie totale di oltre 83.000 chilometri quadrati e una popolazione di circa cinque milioni di persone.

È stata creata un’area navale nel Mar d’Azov, che è diventato il mare interno della Russia. È stato ripristinato il traffico ferroviario con il Donbass. Da oltre un anno è attivo un corridoio terrestre con la Crimea. Sono stati stabiliti collegamenti ferroviari e stradali. Quasi tre milioni di rifugiati che non hanno visto i loro parenti dal 2014 sono tornati in nuove regioni della Federazione Russa.

Dall’inizio dell’operazione militare speciale, 54 Paesi hanno annunciato forniture militari al regime di Kiev. In realtà, armi ed equipaggiamenti militari provengono da 15 Stati.

Al momento, l’Ucraina ha ricevuto 203 miliardi di dollari da donatori stranieri, pari a 30 miliardi di dollari in più del suo prodotto interno lordo. In realtà, il Paese è in bancarotta, poiché una parte significativa di questi fondi sono prestiti che devono essere rimborsati.

In totale, Kiev è stata rifornita di 5.220 carri armati, veicoli corazzati da combattimento di fanteria e portapersone blindati, 28 aerei, 87 elicotteri, 23.000 veicoli aerei senza pilota, oltre 1.300 sistemi di artiglieria, di cui 494 obici M777, Caesar, Paladin e Krab, e 2.650.000 proiettili di calibro 155 e 122 mm.

Il personale militare della NATO controlla direttamente i sistemi di difesa aerea dei missili operativi e tattici e dei sistemi missilistici a lancio multiplo. Registriamo le conversazioni tra americani, polacchi e britannici tramite intercettazioni radio in cui pianificano gli attacchi. Gli ufficiali della NATO preparano le operazioni militari e addestrano il personale delle forze armate ucraine sia nei loro Paesi che nei campi di addestramento ucraini; 410 veicoli spaziali militari e a doppia capacità dei Paesi della NATO operano a beneficio delle forze armate ucraine.

Il 4 giugno le forze armate ucraine hanno lanciato una controffensiva su larga scala, preparata dai loro curatori stranieri. Senza sfondare la zona di difesa tattica delle nostre truppe, il nemico è stato fermato e ha subito perdite colossali: 159.000 militari uccisi e feriti, 121 aerei, 23 elicotteri, 766 carri armati, tra cui 37 Leopard, e 2.348 veicoli blindati di varie classi, tra cui 50 Bradley. A quanto pare, questo è il motivo per cui non vediamo ancora gli Abrams americani, consegnati diversi mesi fa, sul campo di battaglia.

Dall’inizio dell’operazione speciale, le perdite delle Forze armate ucraine hanno superato i 383.000 militari uccisi e feriti, oltre a 14.000 carri armati, veicoli da combattimento di fanteria e mezzi corazzati, 553 aerei e 259 elicotteri, 7.500 cannoni, artiglieria da campo e sistemi missilistici a lancio multiplo.

L’Ucraina ha avuto nove ondate di mobilitazione, con la decima attualmente in corso, in cui vengono richiamati anche individui solo parzialmente idonei al servizio.

I mercenari reclutati dall’inizio dell’operazione militare speciale sono stati in gran parte eliminati. Sono stati neutralizzati oltre 5.800 combattenti, di cui 1.427 dalla Polonia, 466 dagli Stati Uniti e 344 dalla Gran Bretagna. In Ucraina sono stati eliminati 103 criminali militari che hanno mostrato particolare crudeltà.

Per decisione del Comandante supremo in capo, sono state adottate misure senza precedenti per riarmare l’esercito e la marina, nonché per fornire sostegno sociale al personale militare.

Per soddisfare le esigenze delle Forze armate, le imprese dell’industria della difesa hanno quadruplicato le loro capacità e ora sono attive 24 ore su 24. Dal febbraio 2022, quando è iniziata l’operazione militare speciale, la produzione di carri armati è aumentata di 5,6 volte, quella degli IFV di 3,6 volte, quella degli APC di 3,5 volte, quella degli UAV di 16,8 volte e quella delle munizioni per l’artiglieria, di vitale importanza, di 17,5 volte. Attualmente, le truppe nella zona di operazioni speciali sono rifornite di munizioni sufficienti per i compiti loro assegnati.

I centri di coordinamento creati per decisione del Comandante supremo in capo hanno assunto la supervisione dell’esecuzione dell’ordine di difesa dello Stato e hanno istituito un sistema moderno ed efficace. Le capacità di riparazione delle unità e sottounità militari sono ora 1,5 volte superiori. Sono state create oltre 270 officine di riparazione sul campo di imprese chiave dell’industria della difesa per occuparsi dei lavori più complessi nella zona di operazioni militari speciali. Di conseguenza, il tempo necessario per riparare e rimettere in servizio le attrezzature è stato ridotto di oltre la metà.

Per aumentare la resistenza dei gruppi di difesa, sono stati completati formidabili progetti di fortificazione delle linee di difesa, secondo le istruzioni del Comandante supremo in capo. Lungo la linea di contatto, lunga oltre 2.000 chilometri, sono stati creati settemila chilometri di campi minati, 1,5 milioni di barriere anticarro di tipo Piramida, 2.000 chilometri di fossati anticarro, 12.000 strutture prefabbricate in cemento armato, 3.000 capisaldi di plotone, 45.000 bunker e oltre 150.000 nascondigli per le attrezzature. Attualmente, la profondità di scavo raggiunge i 600 metri, il doppio dello standard adottato.

I costruttori militari, il genio e le truppe ferroviarie hanno svolto un lavoro colossale, pari all’82% dell’intero sforzo. Per decisione del Comandante supremo in capo, la società statale Avtodor e gli specialisti civili delle regioni sono stati coinvolti in questo lavoro. Molti governatori hanno visitato personalmente e coordinato la costruzione delle fortificazioni. Questi sforzi stanno dando risultati.

Abbiamo adattato gli approcci all’uso delle truppe, date le condizioni della guerra moderna. Le tattiche di combattimento hanno subito importanti cambiamenti; sono state create e dispiegate unità d’assalto e unità di aerei senza pilota. Abbiamo rivisto l’approccio alla formazione delle riserve. Di conseguenza, ogni esercito ha un proprio reggimento di riserva.

Stiamo utilizzando i sistemi di difesa aerea in modo completo durante le operazioni militari speciali. Questo ha migliorato significativamente la loro reattività e il raggio d’azione. Negli ultimi sei mesi, abbiamo abbattuto 1.062 razzi HIMARS, missili a corto raggio e da crociera e bombe guidate della NATO.

Stiamo usando con successo armi di precisione nonostante i moderni sistemi di difesa aerea e di guerra elettronica del nemico. Centinaia di depositi di munizioni, punti di consegna di armi ed equipaggiamenti, officine e imprese che producono e riparano equipaggiamenti militari sono stati colpiti a profondità strategiche. Migliaia di militanti ucraini, nazionalisti e mercenari stranieri sono stati uccisi nei centri di addestramento delle unità di riserva nelle retrovie.

Durante l’operazione speciale, abbiamo migliorato significativamente la qualità e l’affidabilità delle armi e delle attrezzature militari utilizzate. Nel più breve tempo possibile, 107 articoli sono stati aggiornati dai rappresentanti dell’industria che lavorano nelle truppe. I nostri progettisti di punta impiegano solo pochi mesi per sviluppare i complessi e le armi più recenti per i compiti delle nostre truppe.

Armi che prima venivano sviluppate e testate in condizioni normali per cinque-otto anni, ora vengono portate alla produzione di massa in quattro-sette mesi. Questo non accadeva dai tempi della Grande Guerra Patriottica.

I moderni equipaggiamenti e veicoli russi sono stati sottoposti a test rigorosi durante l’operazione speciale e hanno dimostrato la loro superiorità rispetto agli analoghi della NATO. Sono stati creati campi di tiro e centri di addestramento per addestrare i soldati all’uso di droni FPV, attrezzature per la guerra elettronica individuale e nuove armi basate sull’aviazione.

Sono stati addestrati più di 1.700 equipaggi di veicoli aerei senza pilota e oltre 1.500 operatori di droni FPV. All’addestramento al combattimento sono stati aggiunti nuovi metodi tattici non standard di azione unitaria, che hanno dimostrato la loro efficacia sul campo di battaglia. La capacità dei poligoni di tiro dei distretti e dell’esercito è stata triplicata. Sono stati attrezzati più di 1.500 punti di addestramento aggiuntivi e più di 800 centri di addestramento funzionano 24 ore su 24, 7 giorni su 7. È stato creato un nuovo sistema di formazione degli specialisti militari nel più breve tempo possibile.

Il supporto medico ha ottenuto buoni risultati. Di norma, l’assistenza medica viene prestata sul campo di battaglia nei primi minuti dopo la ferita. Gli ospedali da campo sono dislocati nelle immediate vicinanze della linea del fronte. Il personale è composto da chirurghi esperti provenienti dalle istituzioni mediche centrali. Il tasso di sopravvivenza dei feriti è aumentato di molte volte. Grazie al trattamento tempestivo sul campo di battaglia, all’evacuazione tempestiva e all’assistenza medica di alta precisione, oltre il 98% dei feriti viene dimesso dagli ospedali dopo la guarigione. Tutti i militari feriti sono sottoposti a certificazione medica personale da parte delle commissioni mediche militari negli ospedali militari in cui vengono curati. Attualmente ci sono 440 commissioni di questo tipo. Il tasso di mortalità negli ospedali è inferiore allo 0,5% e continua a scendere. È il dato più basso nella storia della medicina militare. Tutto ciò rende possibile il ritorno alle unità dei militari con esperienza di combattimento.

Gli ospedali e i centri di cura offrono un efficace sistema di riabilitazione. Oggi ci sono nove centri di riabilitazione in cui i militari feriti ricevono nuove professioni militari e civili dopo la protesizzazione. Di questi, il 75% riceve un lavoro presso i centri militari di leva, gli istituti di istruzione superiore e altre organizzazioni del Ministero della Difesa.

Il personale militare russo e i volontari stanno dimostrando molto coraggio, forza d’animo e dedizione nell’operazione militare speciale. Tankmen, fucilieri motorizzati, paracadutisti, marines, piloti, artiglieri stanno combattendo con coraggio. Circa 320.000 membri del personale di servizio hanno ricevuto decorazioni statali e 272 sono stati insigniti del titolo di Eroe della Federazione Russa.

Gli organismi politico-militari stanno contribuendo concretamente a garantire la prontezza per l’adempimento delle missioni di combattimento. Gli ufficiali e i funzionari politici lavorano nelle unità di combattimento. Spiegano ai militari gli obiettivi e i compiti dell’operazione militare speciale e li incoraggiano a credere nella vittoria. Il loro lavoro e il loro patriottismo garantiscono un elevato spirito di combattimento tra i nostri combattenti.

L’operazione militare speciale ha unito l’esercito e il popolo. Ogni giorno, più di 1.500 persone presentano domanda per il servizio militare. Solo quest’anno sono stati arruolati circa 490.000 militari a contratto e volontari. Oltre 4.000 studenti russi hanno preso un congedo accademico di loro spontanea volontà e stanno svolgendo missioni di combattimento. Il numero di volontari stranieri che desiderano combattere dalla parte della verità è aumentato di sette volte. L’esercito ucraino sta assistendo al contrario: il numero di mercenari stranieri è diminuito di sei volte.

Vorrei ringraziare separatamente i volontari che hanno creato altre 348 strutture per la produzione di veicoli aerei senza pilota, reti mimetiche e equipaggiamento tattico. Solo gli studenti hanno prodotto oltre 50.000 metri quadrati di reti mimetiche, sufficienti a coprire quattro postazioni difensive a livello di battaglione. Gli studenti universitari hanno donato oltre 17 tonnellate di sangue e continuano a farlo. Questo sangue ha salvato la vita di molti soldati. Si può dire che l’intero Paese sta sostenendo le Forze Armate e si è riunito intorno alla leadership del Paese.

Nel riassumere i risultati dell’anno, il Comandante supremo in capo ha notato che lo Stato sta soddisfacendo completamente le richieste delle truppe. Oltre a fornire tutto il materiale necessario ai gruppi dell’esercito, sono state create riserve, tra cui 500.000 kit di uniformi e accessori militari, equipaggiamenti, giubbotti antiproiettile, 300.000 kit di pronto soccorso e 160 veicoli per l’evacuazione medica.

Ogni giorno, i gruppi dell’esercito ricevono fino a 15.000 tonnellate di munizioni e carburante, oltre a 2.000 tonnellate di cibo e 1.500 tonnellate di acqua potabile, per rifornirsi. I soldati a contratto, i volontari e i soldati di leva ricevono paghe ben bilanciate per un totale di almeno 210.000 rubli mensili, a seconda delle posizioni specifiche e degli obiettivi di combattimento. Il personale di servizio viene pagato per aver distrutto o catturato armi e attrezzature militari nemiche.

Il personale di servizio riceve tutti i pagamenti dovuti in tempo. Questo aspetto viene monitorato in modo specifico e, in caso di problemi, vengono prese immediatamente delle misure.

Coloro che prestano servizio nella zona di operazioni militari speciali ricevono un alloggio prima degli altri. Il governo ha stanziato 40 miliardi di rubli per questo scopo. Il Ministero della Difesa sta creando un Centro sociale militare basato sul principio dello sportello unico. Il centro fornirà garanzie sociali al personale di servizio attivo e in pensione in modo più efficace.

La procedura per il rilascio dei certificati di veterano di guerra è stata semplificata. I richiedenti non devono più richiedere personalmente questi documenti e finora sono stati rilasciati 458.000 certificati. Tutti i veterani li riceveranno nel prossimo futuro.

In seguito all’attuazione di misure specifiche, tutto il personale di servizio che supporta le Forze Armate nella zona di operazioni militari speciali, compreso quello che presta servizio in aziende militari private, riceve i certificati di veterano di guerra in tempo. Secondo la decisione del Ministero della Difesa, negli ultimi 30 giorni sono stati rilasciati 50.000 certificati. È previsto il rilascio di certificati elettronici per i veterani di guerra a partire dall’inizio del 2024.

Nel complesso, l’esperienza dell’operazione speciale ha dimostrato che le Forze Armate russe sono in grado di rispondere efficacemente e prontamente alle azioni di qualsiasi nemico. Un totale di 650.000 militari ha acquisito esperienza di combattimento.

Oggi l’esercito russo è il più addestrato e pronto al combattimento al mondo, dotato di armi avanzate testate in condizioni di combattimento reali.

La nostra triade nucleare è mantenuta a un livello tale da garantire la deterrenza strategica. Le forze nucleari strategiche hanno raggiunto un livello senza precedenti del 95% di armamenti all’avanguardia, garantendo un’elevata prontezza di combattimento.

Le forze missilistiche strategiche hanno completato il riarmo del moderno sistema missilistico Avangard e continuano a essere equipaggiate con il sistema Yars.

La consegna di quattro portamissili strategici Tu-160M alle Forze aeree strategiche è in fase di completamento.

Quest’anno, le forze aeree strategiche hanno condotto 20 pattuglie aeree, tra cui due pattuglie congiunte con l’Aviazione dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese.

Un altro incrociatore sottomarino a propulsione nucleare del progetto Borei-A, l’Imperatore Alessandro III, armato con missili balistici Bulava, è stato consegnato alla Marina.

Le Forze terrestri hanno ricevuto 1.530 carri armati nuovi e aggiornati, oltre a 2.518 veicoli da combattimento di fanteria e veicoli corazzati per il trasporto di personale.

Le Forze aerospaziali hanno ricevuto 237 aerei ed elicotteri, 86 missili terra-aria e 67 stazioni radar.

L’aviazione da addestramento continua a svilupparsi. Con l’arrivo di nuovi aerei da combattimento, il tempo di volo dei cadetti è aumentato in media del 20%.

Le componenti spaziali e terrestri del sistema di allarme per l’attacco missilistico funzionano in modo efficiente. Quest’anno ha rilevato 78 lanci di vari tipi di missili balistici, compresi quelli stranieri, e 168 lanci di missili spaziali nazionali e stranieri.

Al cosmodromo di Plesetsk è stata completata la costruzione di un complesso tecnico unificato per i veicoli di lancio Angara, che consente l’intera gamma di lavori di preparazione per il lancio di questo tipo di missili.

La Marina ha ricevuto quattro moderni sottomarini multiuso e otto navi di superficie. Nonostante le sanzioni, produciamo più armi ad alta tecnologia dei Paesi della NATO. La fregata Admiral of the Soviet Union Gorshkov, armata con missili da crociera ipersonici Zircon, ha portato a termine con successo i suoi compiti di servizio di combattimento in importanti aree dell’oceano mondiale, percorrendo più di 46.000 miglia in 263 giorni.

Tutti i piani di assunzione di personale per l’Esercito e la Marina sono stati rispettati per quest’anno, con un organico che ha raggiunto 1.150.000 unità.

Abbiamo creato, equipaggiato ed equipaggiato due armate combinate, un corpo di aviazione mista, oltre a 50 formazioni e unità militari, tra cui quattro divisioni, 18 brigate e 28 reggimenti.

Il 1° dicembre abbiamo intrapreso uno sforzo per eseguire la sua istruzione, signor Presidente, di aumentare gli effettivi delle nostre Forze Armate a 1.320.000 milioni.

Lo sforzo per la creazione dei distretti militari di Leningrado e Mosca continua a seguito dell’adesione della Finlandia alla NATO e della prossima adesione della Svezia. Nel farlo, abbiamo tenuto conto dell’accordo firmato da Stati Uniti e Finlandia per consentire agli americani di utilizzare 21 strutture militari in Finlandia, tra cui quattro basi aeree.

In futuro, le dimensioni delle Forze armate aumenteranno fino a 1,5 milioni, una cifra adeguata per affrontare le minacce esterne.

Nel 2023 abbiamo portato a termine tutte le iniziative programmate in termini di addestramento operativo e di combattimento, tra cui lo svolgimento di 17 esercitazioni militari internazionali a vari livelli. Nell’agosto 2023 si è svolta l’esercitazione navale Ocean Shield 2023 nel Mar Baltico. Durante queste esercitazioni, la Marina e le Forze aerospaziali hanno svolto con successo compiti di difesa delle linee di comunicazione marittime e di difesa delle coste marine.

Durante un’esercitazione dedicata, le Forze nucleari strategiche si sono esercitate a lanciare un massiccio attacco nucleare di rappresaglia in risposta all’uso di armi di distruzione di massa da parte di un avversario. Nel 2023, la Flotta del Pacifico è stata sottoposta a un’ispezione lampo che ha coinvolto oltre 25.000 membri del personale di servizio, circa 900 aerei ed elicotteri e circa 160 navi. La Flotta del Pacifico ha dimostrato l’alto livello di prontezza nel deviare un’aggressione da parte di un possibile avversario proveniente dall’oceano o dal mare.

Siamo stati proattivi nello sviluppo della formazione dei professionisti militari. Nel 2023 è stata aperta l’Accademia di ingegneria militare a Krasnogorsk e a Donetsk è stata creata una Scuola superiore di comando delle armi combinate. La Scuola navale superiore del Baltico intitolata all’ammiraglio Ushakov a Kaliningrad è diventata un istituto di istruzione superiore indipendente.

Abbiamo fornito moderne attrezzature di addestramento per offrire al personale di servizio una migliore formazione, mentre le istituzioni educative del Ministero della Difesa hanno incluso nei loro curricula moduli per la formazione di specialisti nell’uso di veicoli aerei senza equipaggio, robotica e tecnologia dell’informazione. Le accademie militari rimangono altamente selettive, con un tasso di accettazione per queste specializzazioni di un candidato su quattro.

Molti Paesi stranieri sono molto interessati all’esperienza di combattimento che abbiamo acquisito durante le operazioni militari speciali. Stiamo assecondando i loro desideri condividendo l’esperienza con loro.

Secondo le vostre istruzioni, continuiamo a costruire gradualmente il sistema di formazione al combattimento nelle università civili. Ad oggi, oltre 60.000 studenti sono in formazione presso 120 centri di addestramento militare. Il prossimo anno il numero salirà a 137. L’addestramento militare sarà disponibile in tutte le regioni russe. Continuiamo a migliorare la rete di istituti di formazione pre-universitaria. In particolare, abbiamo aperto una scuola militare Suvorov a Irkutsk.

Stiamo intensificando la cooperazione militare e tecnico-militare con i Paesi stranieri. Stiamo sviluppando i legami con le forze armate di 110 Paesi. Abbiamo continuato a rafforzare il partenariato strategico a tutto tondo con la Cina. Quest’anno abbiamo organizzato 600 grandi eventi internazionali.

Nonostante la minaccia delle sanzioni, un numero crescente di aziende di difesa straniere partecipa al forum dell’esercito. Quest’anno abbiamo accolto delegazioni da 83 Stati e il numero di visitatori ha superato il milione. Abbiamo firmato contratti statali per un valore complessivo di oltre 400 miliardi di rubli.

L’11ª Conferenza di Mosca sulla sicurezza internazionale, tenutasi in agosto, ha visto la partecipazione di oltre 800 delegati provenienti da 76 Paesi. Questa conferenza è l’evento politico-militare più seguito al mondo.

Il secondo Congresso internazionale antifascista si è tenuto a Minsk. Vi hanno partecipato funzionari governativi, personalità pubbliche, veterani della Grande Guerra Patriottica e delegati di 30 Paesi.

I gruppi di forze russe rimangono la spina dorsale e la principale garanzia di pace in Siria e in Karabakh.

Per quanto riguarda le costruzioni militari, abbiamo attuato con successo tutti i nostri piani, erigendo più di 2.700 edifici e strutture. La nostra attenzione si è concentrata sullo sviluppo delle infrastrutture per le Forze nucleari strategiche.

Quest’anno abbiamo costruito 592 strutture ad alta tecnologia per il dispiegamento dei complessi missilistici Sarmat, Avangard e Yars. Abbiamo intensificato gli sforzi per creare infrastrutture per i sistemi missilistici strategici da crociera a propulsione nucleare Burevestnik e per i veicoli subacquei senza equipaggio Poseidon.

A Severomorsk è stata completata la costruzione di un centro energetico per rifornire le strutture della Flotta del Nord.

Nel principale sito di dispiegamento della Flottiglia del Caspio è stata costruita una base navale a tutti gli effetti.

Le strutture degli aeroporti di Baltimora, Lipetsk e Chkalovsky sono state potenziate per gestire tutte le moderne attrezzature aeronautiche.

Nell’ambito dello sviluppo e del miglioramento delle comunità militari permanenti sono stati costruiti più di mille edifici e strutture, aree abitative e caserme. Nei prossimi tre mesi saranno completati nove ospedali militari all’avanguardia in varie regioni della Russia.

Presso la scuola di medicina dell’Università statale di Pskov è stato inaugurato un nuovo complesso educativo e di laboratorio, dove ha iniziato a formarsi la prima coorte di 850 futuri medici delle Forze Armate.

Inoltre, i costruttori militari hanno completato 18 edifici residenziali a Mariupol – con 1.880 appartamenti, una scuola e un asilo.

È stata completata la prima fase della costruzione di un nuovo complesso ad alta tecnologia per l’Agenzia medico-biologica federale.

Nell’ambito del progetto di ripristino dei sistemi di approvvigionamento idrico nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk sono stati costruiti tre acquedotti, per una lunghezza totale di oltre 250 chilometri; più di 1,5 milioni di persone sono state collegate alle nuove condutture e rifornite di acqua.

In conformità con le vostre istruzioni, le truppe ferroviarie stanno continuando a migliorare la sezione Ulak-Fevralsk, lunga 339 chilometri, della linea principale Baikal-Amur. I principali tipi di lavori di sterro sono stati completati.

Le condizioni abitative sono state migliorate per 56.000 famiglie di militari e 100.000 persone hanno ottenuto il rimborso dell’affitto. Quest’anno il personale militare ha ricevuto sussidi per l’acquisto o la costruzione di case per un totale di 73 miliardi di rubli.

Sono stati realizzati importanti progetti patriottici e culturali. Particolare enfasi è stata posta sull’educazione patriottica dei giovani. Oggi la Yunarmiya (Giovane Armata) è la più grande organizzazione militare-patriottica del Paese, che riunisce 1,5 milioni di bambini e adolescenti.

Nel corso dell’anno sono stati aperti 79 nuovi centri di formazione Yunarmiya, portando il numero totale a 261. La rete di centri educativi e metodologici Avangard è il fulcro del sistema di formazione militare di base e di educazione militar-patriottica dei giovani in Russia.

La vostra decisione di creare centri regionali nelle città con una popolazione superiore a 100.000 abitanti è stata praticamente attuata. Ora abbiamo iniziato a costruire questi centri in località popolate con una popolazione di 50.000 abitanti. In totale, sono stati creati 73 centri regionali, dove più di 150.000 studenti delle scuole superiori hanno ricevuto una formazione.

Compagno Comandante in capo, le Forze armate hanno complessivamente portato a termine tutti i compiti previsti per il 2023. Il livello richiesto di capacità di difesa nazionale è stato raggiunto.

Le priorità del prossimo anno sono le seguenti: l’operazione militare speciale continuerà fino a quando tutti i compiti stabiliti dal Comandante supremo in capo non saranno pienamente raggiunti. Lo sforzo principale nell’addestramento al combattimento si concentrerà sull’addestramento di alta qualità delle unità di nuova formazione e sullo sviluppo del lavoro di squadra e del coordinamento tra formazioni e unità militari. I contingenti militari russi continueranno a mantenere la pace e la stabilità in Siria e nel Nagorno-Karabakh in una situazione di instabilità.

Verrà attuata una serie di misure operative e di addestramento al combattimento, tenendo conto delle minacce di un’ulteriore espansione della NATO verso est. Verrà preparata e condotta l’esercitazione strategica di comando e staff Ocean-2024. Le Forze missilistiche strategiche completeranno il compito di mettere il sistema missilistico strategico Sarmat in piena allerta di combattimento. Due portamissili strategici Tu-160M si uniranno alle Forze aeree strategiche. L’incrociatore sottomarino a propulsione nucleare Knyaz Pozharsky del progetto Borei-A, tre sottomarini e 11 navi di superficie entreranno a far parte della Marina.

La produzione dei sistemi missilistici ipersonici di precisione Kinzhal e Tsirkon sarà intensificata e le consegne di missili e munizioni aumenteranno dell’80%. Continuerà il lavoro su altri modelli promettenti.

Il numero di soldati a contratto raggiungerà i 745.000 entro la fine dell’anno, vista la necessità di formare nuove unità. È inoltre necessario garantire la costruzione tempestiva di infrastrutture sociali militari, tenendo conto delle crescenti esigenze delle Forze Armate.

Compagno Comandante in capo,

continueremo a garantire il progressivo sviluppo dell’esercito russo e a migliorare le sue capacità di combattimento l’anno prossimo secondo le Sue istruzioni.

Discuteremo in dettaglio i risultati delle nostre attività durante la parte chiusa della riunione del Consiglio di amministrazione.

Grazie per l’attenzione.

Vladimir Putin: Compagni,

Stiamo per concludere questa parte della discussione. Come di consueto, dirò qualche parola prima di concludere. È improbabile che dica qualcosa che non abbiate già sentito. Tuttavia, considerando le circostanze in cui viviamo, lavoriamo e combattiamo una guerra, sarei negligente se non ne parlassi.

Vorrei rivedere le cause dell’attuale conflitto. Il pubblico che abbiamo qui è abbastanza informato, ma ritengo comunque importante sottolineare ancora una volta alcuni aspetti e indicare le ragioni dell’attuale conflitto in Ucraina.

Torniamo indietro ai tempi in cui, poco dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’Occidente si è adoperato in modo capillare in Russia per conquistare la nostra quinta colonna, che non abbiamo mai smesso di propiziare, di dare pacche sulla testa e di parlare con loro, cercando di indirizzarli verso un percorso patriottico. Non ha molta importanza. Ci sono persone diverse; non dipingiamo tutti con lo stesso pennello. Tuttavia, gli avversari sapevano per quale motivo lo stavano facendo e sapevano con chi lavorare, ossia con la quinta colonna, le organizzazioni terroristiche, comprese quelle internazionali, e i separatisti, al fine di raggiungere il loro obiettivo di distruggere la Russia. Allo stesso tempo, erano ugualmente attivi nello spazio post-sovietico, facendo a pezzi i nuovi Stati indipendenti, le ex repubbliche sovietiche. Un’enfasi particolare, anche prima del crollo dell’Unione Sovietica, è stata posta sull’Ucraina.

In primo luogo, sulla base di una serie di considerazioni storiche e del fatto che molti ex nazisti si erano trasferiti nel continente americano, in particolare in Canada e negli Stati Uniti, hanno lavorato con loro. Lì sono stati creati interi istituti che si sono concentrati esclusivamente su questo tema. Si stavano preparando. E non appena c’è stato il crollo, sono andati a tutto gas. Hanno lavorato all’interno del nostro Paese e hanno raddoppiato e triplicato i loro sforzi. Perché? Perché hanno sempre creduto che, una volta perso il suo potenziale, la Russia non avrebbe più recuperato la sua precedente posizione geopolitica e non avrebbe rappresentato alcuna minaccia come concorrente, almeno come concorrente.

Hanno pianificato di dividere la Russia in cinque parti. Non nascosero i loro piani; tutto fu discusso apertamente.

Il lavoro sull’Ucraina è stato condotto separatamente. Naturalmente, hanno puntato soprattutto sui nazionalisti. Hanno dimenticato che questi nazionalisti estremi erano ex nazisti che avevano collaborato con Hitler. Senza un attimo di esitazione, hanno permesso ai nazionalisti ucraini di trasformare questi ex nazisti in eroi nazionali, tra cui Bandera e simili. Nel corso dei decenni abbiamo fatto tutto il possibile per sviluppare relazioni normali con il nostro Stato vicino. Abbiamo sempre detto, e continuo a dire, che questo è un popolo fraterno. Tuttavia, questo avversario ha agito in modo diverso.

Dal punto di vista politico, la Russia ha enfatizzato il sud-ovest [dell’Ucraina] e anche questo è risaputo. Perché? Perché queste sono regioni storicamente russe. Sono abitate, infatti, da persone russe, indipendentemente da qualsiasi timbro sul loro passaporto. Hanno una sola lingua madre, il russo, e anche la loro cultura e le loro tradizioni sono russe, tutto. Sono il nostro popolo.

Ci siamo sempre concentrati su questa parte dell’Ucraina e questo ha avuto importanti conseguenze politiche interne, perché non ha permesso agli ultranazionalisti di ottenere un vero potere attraverso mezzi politici legali. Le forze politiche e i leader che hanno rivendicato le posizioni di vertice dello Stato hanno sempre dovuto considerare l’opinione degli elettori del sud-est dell’Ucraina. È sempre stato così. Senza di essa, era impossibile arrivare al potere. Ma non appena queste forze sono salite al potere, si sono immediatamente dimenticate di queste regioni. Nessuno ha pensato ai loro interessi o mandati e le autorità hanno immediatamente seguito la scia dei nazionalisti estremi, attivi, offensivi e aggressivi. Hanno anche adottato immediatamente l’agenda politica interna di questi ultimi.

Abbiamo cercato di contrastare questa situazione. Come? In primo luogo con un approccio economico, lo sapete. Abbiamo venduto loro l’energia a un prezzo quasi nullo, abbiamo concesso loro prestiti e incoraggiato la cooperazione. Mi creda, abbiamo fatto di tutto per costruire relazioni, avendo guadagnato molta pazienza per questo. Ma no. Contando su queste forze nazionaliste attive e aggressive in Ucraina, l’Occidente non ci ha lasciato alcuna possibilità.

Ma si sono anche resi conto dell’incapacità di raggiungere i loro obiettivi finali con mezzi legali e di trascinare tutta l’Ucraina dalla loro parte. Non ha funzionato in questo modo. Gli abitanti del sud-est si sono recati ai seggi elettorali e hanno votato per coloro che parlavano di buone relazioni con la Russia. Questo è ciò che è accaduto nella vita reale. Ma non ha funzionato. Decennio dopo decennio, non ha mai funzionato. Quindi cosa hanno scelto alla fine? Un colpo di Stato.

In effetti, l’Ucraina era afflitta da una serie di problemi interni, economici e sociali, oltre che da molte iniquità. Ma perché il colpo di Stato? Si va alle urne, come ci hanno sempre detto: solo con mezzi politici e solo nel quadro della Costituzione. Dov’è tutto questo? Non mi sento di fare certi gesti qui, visto che la telecamera è accesa, ok? Sono sicuro che conoscete i gesti che vorrei fare in questo momento. Questo è esattamente ciò che ci hanno mostrato. Hanno capito che non sarebbero stati in grado di schiacciare l’Ucraina solo con mezzi politici e hanno approfittato degli errori e dei calcoli della leadership ucraina di allora – sempre con un’enfasi sulle forze nazionaliste aggressive – e hanno fomentato un colpo di Stato. Non è chiaro perché lo abbiano fatto. Forse, solo per porre fine alla questione una volta per tutte.

In questo senso, hanno raggiunto i loro obiettivi. Non avevamo altra scelta che sostenere la Crimea, altrimenti sarebbe affogata nel sangue.

Ma poi è sorta la questione del Donbass. Abbiamo cercato di negoziare una soluzione pacifica. Nel complesso, eravamo pronti, a determinate condizioni delineate negli accordi di Minsk, a ripristinare gradualmente l’integrità territoriale dell’Ucraina, compreso il Donbass, al fine di tenere la popolazione locale al riparo e di creare condizioni e garanzie adeguate per la sua sicurezza. Questo era il senso degli accordi di Minsk.

Ma se le autorità ucraine e i loro referenti occidentali avessero accettato, se avessero accettato di attuare questi accordi, tutto si sarebbe gradualmente – ne sono sinceramente convinto – risolto. Ma non hanno accettato e hanno scatenato una vera e propria guerra nel 2014.

Lo dico apertamente. Non è un segreto per chi ha partecipato a questi eventi: non abbiamo fatto nulla, ma siamo stati gradualmente costretti a essere coinvolti per proteggere la popolazione e salvarla dallo sterminio. È così che tutto è cominciato.

L’Occidente, soprattutto i popoli d’oltreoceano, si sono divertiti ad assistere a tutto questo. In questo senso, ci hanno superato, se così si può dire. Siamo stati costretti a rispondere a questa posizione aggressiva. In seguito, hanno semplicemente gettato via gli accordi di Minsk, lo hanno detto pubblicamente, e poi i leader occidentali lo hanno detto pubblicamente e hanno confessato che si trattava solo di una facciata per rianimare o piuttosto costruire le forze armate dell’Ucraina.

Perché? Ecco la seconda parte del loro complotto. Si trattava di far entrare l’Ucraina nella NATO. E questo è ciò che continuavano a dirmi: di cosa ti preoccupi, non li faremo entrare subito. Io ho risposto: e domani? Quando arriverà questo domani? Tra un anno, due anni? Guardando alla prospettiva storica e agli interessi strategici dello Stato russo, anche 10 o 15 anni sono inaccettabili. Cosa significa “non adesso”? E domani? È chiaro che il loro obiettivo era ed è quello di far entrare l’Ucraina nella NATO.

Torniamo indietro, l’ho appena detto dal palco. Ne abbiamo parlato per tutto il tempo. Nel 1991 hanno detto: “Non un centimetro a est”. Col cavolo, non un centimetro. Eccoli qui, davanti al nostro recinto, che spuntano qui. E sono rimasti lì. Si sono presi la regione baltica e tutta l’Europa orientale. La domanda è sempre la stessa: perché? C’erano molte alternative che sarebbero state accettabili per tutti. Ma il punto è semplice – l’ho detto molte volte e lo ripeto – per loro un Paese come la Russia non è necessario: è troppo grande. Dovrebbe essere diviso in pezzi e sottomesso – nello stesso modo in cui stanno sottomettendo l’Europa. Dirò qualcosa di più su questo argomento.

In breve, hanno fondamentalmente portato queste questioni al punto di guerra. Hanno scatenato la guerra nel 2014 e noi abbiamo dovuto intervenire gradualmente. Purtroppo, o forse no, non avevamo scelta, dovevamo essere coinvolti.

Allo stesso tempo, si sono occupati di un altro importante problema. Si sono chiariti le idee: erano preoccupati per il riavvicinamento Russia-Europa. Questa era la loro preoccupazione. Volevano controllare l’intero spettacolo e hanno intimidito tutti per tutto il tempo: guardate, questa Russia malvagia vi sta minacciando! Ho parlato con molti leader e mi hanno chiesto: perché ci stanno spaventando? Ci rendiamo conto che la Russia non ha intenzione di combattere l’Europa. Neanche noi abbiamo intenzione di combattere contro di loro oggi. I leader degli Stati Uniti e della NATO continuano a dire che se la Russia vince ora in Ucraina, i Paesi della NATO saranno i prossimi. Perché abbiamo bisogno di questi Paesi della NATO? Non ne abbiamo mai avuto bisogno, non ne abbiamo bisogno ora e non ne avremo bisogno in futuro. Perché lo dicono? Per incoraggiarli a pagare – questo è il punto.

Avendo raggiunto i suoi obiettivi attuali, avendo strappato l’Ucraina, come loro vedono, e avendo interrotto le relazioni russo-europee, gli Stati Uniti hanno ottenuto ciò che volevano, purtroppo. Semplicemente non potevamo agire in altro modo – o avremmo dovuto rinunciare a tutto e guardarli mentre si leccavano i baffi divorando tutto ciò che era nostro, tutto ciò che era originariamente russo. Ma non potevamo farlo, e loro hanno capito che non potevamo farlo, quindi lo hanno fatto di proposito. Hanno deliberatamente spinto noi e l’Europa in questo conflitto e hanno raggiunto i loro obiettivi in questo senso mettendo Russia ed Europa l’una contro l’altra. Ora stanno anche scaricando sull’Europa il peso della responsabilità finanziaria e dei costi.

Nel frattempo, l’attuale generazione di politici europei, debole e senza spina dorsale, non può opporsi, considerando l’enorme dipendenza dei loro media, della loro economia e della loro politica. Scegliete un qualsiasi grande media in Europa e scoprirete che il beneficiario finale è una qualche fondazione americana, dopo aver passato al setaccio tre o quattro strati. Tutto è laggiù, tutto è oltreoceano. Si tratta di influenza sulla politica. Sappiamo che i servizi segreti di quel Paese ottengono i loro sostenitori in giovane età, da giovani studenti. Lavorano con questi giovani, trascinandoli verso la celebrità politica dei Paesi europei.

Ma ora non è così semplice: gli europei stanno iniziando a rendersi conto di ciò che sta accadendo e un certo cambiamento sta già avvenendo in Europa. Non mi riferisco nemmeno ai problemi economici, che esistono e si riflettono non solo nei raduni in Europa, ma anche nei documenti. Le principali economie industriali europee sono in declino, in recessione.

Tuttavia, si stanno verificando cambiamenti anche nella coscienza politica di molte nazioni europee. Esse si rendono conto che gli Stati Uniti sfruttano l’Europa in modo spudorato e spietato per i propri interessi e non si preoccupano affatto degli interessi dell’Europa.

Tuttavia, questa è la scelta fatta dalle nazioni europee. Non abbiamo mai interferito, non stiamo interferendo e non abbiamo intenzione di interferire nei loro affari. Ma c’è qualcosa che faremo sicuramente. Difenderemo i nostri interessi. Perché quello che gli Stati Uniti hanno fatto in Ucraina, come ho detto prima, ci hanno sostanzialmente negato la possibilità di costruire buone relazioni con quel Paese con mezzi politici. Quello che hanno fatto è stato un caso di assoluta illegalità. Nel 2014 hanno messo in atto un colpo di Stato e da quel momento in poi hanno proseguito sulla strada dell’illegalità. Ci hanno semplicemente costretto a reagire.

Per quanto riguarda l’Europa, i cittadini stanno diventando sempre più consapevoli che altri Paesi, in primo luogo gli Stati Uniti, li stanno usando per portare avanti i loro programmi. Ebbene, la loro consapevolezza sta crescendo. Buon per loro, ma noi non interferiremo.

Ecco cosa vorrei dire in chiusura: La Russia era l’unico garante della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Ne ho parlato prima. Al momento della creazione dell’Unione Sovietica, la Russia le ha trasferito vasti territori storici, territori russi, insieme alla popolazione, un enorme potenziale, e ha investito immense risorse in questa terra.

Le terre occidentali dell’Ucraina? Sappiamo come l’Ucraina le ha ottenute. Stalin le ha cedute dopo la Seconda guerra mondiale. Ha dato parte delle terre polacche, Lvov, e così via, comprese alcune grandi regioni con una popolazione di dieci milioni di abitanti. Per non offendere i polacchi, compensò le loro perdite dando loro le terre della Germania orientale, il corridoio di Danzica e la stessa Danzica. Ne prese un po’ dalla Romania e un po’ dall’Ungheria e le diede all’Ucraina.

Le persone che vivono lì – molte di loro, almeno, lo so per certo, al 100% – vogliono tornare nella loro patria storica. I Paesi che hanno perso questi territori, in primo luogo la Polonia, sognano di riaverli.

In questo senso, solo la Russia potrebbe essere il garante dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Se non la vogliono, così sia. La storia metterà ogni cosa al suo posto. Non interferiremo, ma non rinunceremo a ciò che è nostro. Tutti dovrebbero essere consapevoli di questo: coloro che in Ucraina hanno un atteggiamento aggressivo nei confronti della Russia, in Europa e negli Stati Uniti. Se vogliono negoziare, che lo facciano. Ma noi lo faremo solo in base ai nostri interessi.

Naturalmente, la Russia non sarà in grado di farlo senza Forze Armate forti, affidabili, ben equipaggiate e adeguatamente motivate. Le Forze Armate non saranno in grado di raggiungere questo obiettivo senza un’economia forte, senza che l’industria in generale e quella della difesa in particolare funzionino come un orologio e, soprattutto, senza il sostegno del popolo multietnico della Russia. Ora avete tutto questo, e la Madrepatria si aspetta che facciate il vostro dovere.

Grazie.

Il sistema produttivo italiano. Una prima carrellata su vizi e virtù Con il professor Marco Pugliese

Con questo video avvieremo un approfondimento sulle virtù e sui limiti del sistema produttivo italiano, mettendolo in relazione soprattutto con le caratteristiche, le capacità e le ambizioni della nostra classe dirigente e del nostro ceto politico e con il contesto geopolitico, in particolare europeo e statunitense. Buon ascolto, Giuseppe Germinario
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Il ritorno della Dottrina Monroe, Di Tom Long

Il ritorno della Dottrina Monroe

Le risposte degli Stati Uniti alla crescente presenza della Cina in America Latina rischiano di ricadere in un vecchio schema paternalistico.
16 DICEMBRE 2023, 7:00 AM
Di Tom Long, lettore di relazioni internazionali all’Università di Warwick e professore affiliato al Centro per la ricerca e l’insegnamento dell’economia di Città del Messico, e Carsten-Andreas Schulz, assistente di relazioni internazionali all’Università di Cambridge.

A 1901 political cartoon depicts an Uncle Sam rooster (large and central wearing a top hat and stars and stripe suit) with small roosters in the Monroe Doctrine-labeled European Coop (left) and smaller roosters labeled with South American country names including Colombia, Guatemala, Brazil, Chile, Uruguay, Peru, and others running around free.
Una vignetta politica del 1901 raffigura un gallo dello Zio Sam (grande e centrale con cappello a cilindro e vestito a stelle e strisce) con piccoli galli nella Coop europea etichettata con la Dottrina Monroe (a sinistra) e galli più piccoli etichettati con i nomi dei Paesi sudamericani tra cui Colombia, Guatemala, Brasile, Cile, Uruguay, Perù e altri che scorrazzano liberi.
Una vignetta politica del 1901 raffigura un gallo dello Zio Sam con galli europei nella coop della Dottrina Monroe (a sinistra) e paesi sudamericani che girano liberi come galli più piccoli. La didascalia originale recitava: “Europa: non sei l’unico gallo del Sud America! Zio Sam: Ne ero consapevole quando vi ho rinchiusi!”. FOTOSEARCH/GETTY IMAGES
My FP: al momento non sei registrato. Per iniziare a ricevere i digest di My FP in base ai tuoi interessi, clicca qui.La Dottrina Monroe sta vivendo una rinascita. In occasione del suo 200° anniversario, questo principio di politica estera – che dichiara che Washington si opporrà alle incursioni politiche e militari nell’emisfero occidentale da parte di potenze esterne – è di nuovo al centro dei dibattiti politici negli Stati Uniti.Candidati repubblicani alla presidenza, come Vivek Ramaswamy e Ron DeSantis, chiedono un rafforzamento della dottrina per contrastare la crescente presenza della Cina in America Latina e la propongono come giustificazione per un potenziale attacco militare statunitense contro le organizzazioni criminali in Messico. Seguono l’esempio dell’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha acclamato Monroe all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e di consiglieri come John Bolton e l’ex Segretario di Stato Rex Tillerson.Sebbene l’amministrazione Biden si sia astenuta dall’invocare esplicitamente il principio – probabilmente rendendosi conto che le menzioni di Monroe garantiscono l’irritazione dei latinoamericani – gli avvertimenti della Casa Bianca sulla crescente presenza della Cina nell’emisfero occidentale hanno una sfumatura distintivamente monroeista.Anche un decennio fa, si sarebbe potuto pensare che la rilevanza di Monroe nel XXI secolo fosse tramontata. Dopo tutto, durante il primo centenario della dottrina, il professore di Yale ed esploratore del Machu Picchu Hiram Bingham la definì “uno shibboleth obsoleto”. Nel secondo secolo di vita, la dottrina era diventata strettamente associata agli interventi della Guerra Fredda e all’unilateralismo degli Stati Uniti nelle Americhe. Quando l’allora Segretario di Stato americano John Kerry dichiarò nel 2013 che “l’era della Dottrina Monroe è finita”, il principio era diventato un anacronismo.Ma come suggerisce la sua recente rinascita, la Dottrina Monroe ha da tempo significato cose diverse per pubblici diversi. Sebbene il termine “Dottrina Monroe” sia ampiamente considerato tossico, i politici di Washington hanno lottato per rompere con la sua eredità. E le parole e le azioni degli Stati Uniti in America Latina sono certamente ancora percepite attraverso la lente di Monroe.


A 1912 painting shows U.S. leaders in a room as they create the Monroe Doctrine. Six men sit and U.S. President James Monroe stands at center pointing a globe A map of the U.S. (with internal boundaries of the era) hands on the wall behind them along with a U.S. flag and bust on a bookshelf.Un dipinto del 1912 mostra i leader statunitensi in una stanza mentre creano la Dottrina Monroe. Sei uomini sono seduti e il Presidente degli Stati Uniti James Monroe è in piedi al centro e punta un mappamondo. Una mappa degli Stati Uniti (con i confini interni dell’epoca) è appesa alla parete dietro di loro, insieme a una bandiera statunitense e a un busto su una libreria.
Un dipinto del 1912 mostra i leader statunitensi in una stanza mentre creano la Dottrina Monroe. Sei uomini sono seduti e il presidente degli Stati Uniti James Monroe è in piedi al centro e punta un mappamondo. Una mappa degli Stati Uniti (con i confini interni dell’epoca) è appesa alla parete dietro di loro, insieme a una bandiera statunitense e a un busto su uno scaffale.
Un dipinto del 1912 di Clyde DeLand raffigura il presidente degli Stati Uniti James Monroe (al centro) durante la creazione della Dottrina Monroe nel 1823.BETTMANN ARCHIVE/GETTY IMAGES
Fin dall’inizio, la Dottrina Monroe ebbe una miriade di significati. Prima di essere irrimediabilmente legata al “bastone” del presidente americano Theodore Roosevelt, essa fungeva da specchio, riflettendo le speranze e le paure dei nuovi Paesi delle Americhe nelle relazioni internazionali.I principi di quella che sarebbe diventata nota postuma come Dottrina Monroe furono enunciati per la prima volta il 2 dicembre 1823 dall’allora Presidente degli Stati Uniti James Monroe durante il suo messaggio annuale al Congresso, ma il passaggio in questione fu in gran parte scritto dall’allora Segretario di Stato John Quincy Adams. La politica estera di Monroe e Adams conteneva due principi fondamentali. Il primo era l’istituzione di quelle che chiamavano “sfere separate” tra l’Europa e le Americhe. Il secondo era l’affermazione dell’opposizione degli Stati Uniti ai tentativi europei di riconquista e alle ambizioni territoriali in America Latina e nel Pacifico nordoccidentale.All’inizio, l’idea non era una dottrina, né la neonata repubblica statunitense poteva sostenerla con la forza. Il discorso di Monroe fu inizialmente percepito come una dichiarazione di solidarietà contro la minaccia della conquista europea, anche se piuttosto autoritaria. I leader indipendentisti delle ex colonie spagnole americane presero cortesemente atto del discorso di Monroe come espressione di un tacito sostegno alla loro causa.Tuttavia, quando gli Stati Uniti annetterono la metà settentrionale del Messico durante una guerra di conquista che durò dal 1846 al 1848, la politica statunitense assunse un carattere minaccioso.Nel corso dei decenni, la Dottrina Monroe acquisì maggiore importanza tra le fazioni politiche in competizione negli Stati Uniti e i legami con il contesto originario di Monroe si indebolirono. I governi statunitensi che si sono succeduti hanno invocato la Dottrina Monroe per respingere altri avversari in tutto il mondo: gli inglesi, l’impero tedesco, le potenze dell’Asse della Seconda Guerra Mondiale e poi l’Unione Sovietica. In America Latina, la dottrina offriva ai Paesi la protezione degli Stati Uniti (che fosse richiesta o meno), riservando a Washington il diritto di definire quale tipo di azioni fosse considerato minaccioso, nonché il diritto di decidere come rispondere ad esse. L’intrinseco paternalismo nei confronti della regione fu presto integrato da un vero e proprio unilateralismo e interventismo.Tuttavia, alla fine degli anni Sessanta del XIX secolo, alcuni liberali latinoamericani e abolizionisti statunitensi videro nella Dottrina Monroe un’opportunità per creare un ordine regionale basato non su interessi dinastici e intrighi tra grandi potenze, ma piuttosto sullo stato di diritto e sulla solidarietà.

Invece di vedere la Monroe come una licenza per l’espansionismo, i liberali della metà del secolo immaginavano un destino emisferico comune che si distaccasse dalle guerre e dagli intrighi del Vecchio Mondo. La dottrina riemerse come appello agli Stati Uniti affinché agissero contro le incursioni francesi e spagnole nelle Americhe, anche negli appelli di leader liberali latinoamericani come i presidenti messicani Benito Juárez e Sebastián Lerdo de Tejada.

I leader liberali riconobbero che le dimensioni e la potenza degli Stati Uniti ne avrebbero distinto il ruolo nell’emisfero, ma sostennero che le differenze tra le nazioni dovevano essere colmate con la solidarietà repubblicana, la diplomazia multilaterale e il diritto internazionale. La pace non sarebbe stata raggiunta attraverso trattati segreti a spese dei piccoli Stati, ma attraverso l’arbitrato e la consultazione.

I latinoamericani invocarono la Dottrina Monroe in questo contesto per criticare la partecipazione degli Stati Uniti all’ormai famigerata Conferenza di Berlino del 1884-1885, in cui le potenze europee si spartirono il territorio africano con l’autoproclamato dovere di diffondere la civiltà occidentale. I latinoamericani temevano che questa espansione imperiale sancita potesse raggiungere anche le loro coste.

Qualche anno dopo, i venezuelani si appellarono nuovamente all’eredità di Monroe per ottenere il sostegno degli Stati Uniti nella loro disputa con la Gran Bretagna sul confine tra Venezuela e Guiana. (L’insoddisfazione venezuelana per il processo di arbitrato che ne è seguito un secolo fa ha gettato le basi per le recenti minacce di guerra). Negli Stati Uniti, la dottrina serviva anche agli isolazionisti per avanzare la loro critica al coinvolgimento degli Stati Uniti nella politica delle alleanze europee.

U.S. President Theodore Roosevelt, third from left wearing a hat and suit with waistcoat, stands among a group of men in Rio de Janeiro. A cane chair is in front of them and palm fronds frame the right side of the image.Il Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt, terzo da sinistra con cappello e abito con gilet, è in piedi tra un gruppo di uomini a Rio de Janeiro. Davanti a loro c’è una sedia di canna e delle fronde di palma incorniciano il lato destro dell’immagine.
Il Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt, terzo da sinistra con cappello e abito con panciotto, è in piedi tra un gruppo di uomini a Rio de Janeiro. Davanti a loro c’è una sedia di canna e delle fronde di palma incorniciano il lato destro dell’immagine.
Il Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt visita Rio de Janeiro nel 1913. ARCHIVIO STORICO UNIVERSALE/UIG VIA GETTY IMAGES
Ma all’inizio del secolo, il presidente Teddy Roosevelt approfondì il legame della Dottrina Monroe con gli interventi unilaterali degli Stati Uniti. Il più famoso è il suo “corollario” al principio che rivendicava, per i nuovi potenti Stati Uniti, il diritto e il dovere di sorvegliare il proprio vicinato. Il presidente Woodrow Wilson, altrimenti avversario di Roosevelt su molte questioni di politica estera, condivideva in gran parte questa visione della Dottrina Monroe. Wilson insistette affinché Monroe fosse menzionato nella Carta della Società delle Nazioni per sancire le prerogative unilaterali degli Stati Uniti.A questo punto, anche i latinoamericani più simpatici si erano inaciditi nei confronti della dottrina e Monroe divenne un grido d’allarme per i nazionalisti e gli antimperialisti della regione. L’interpretazione di Roosevelt della dottrina sostituì in larga misura quelle che enfatizzavano la solidarietà e la moderazione. L’epoca era pervasa da un’arroganza di concezioni razziali e civilizzatrici secondo cui gli Stati Uniti avevano il diritto e il dovere di istruire e disciplinare i latinoamericani.Ma le speranze di ribaltare il corollario roosveltiano e di reinterpretare Monroe come compatibile con il multilateralismo non scomparvero, come ha dimostrato lo studioso Juan Pablo Scarfi. In alcuni angoli delle società latinoamericane, gli Stati Uniti sono rimasti un modello privilegiato di modernità.

Chinese President Xi Jinping, wearing a suit and tie, walks amid flag-bearing Brazilian guards in traditional garb and plumed helmets.Il Presidente cinese Xi Jinping, in giacca e cravatta, cammina in mezzo a guardie brasiliane che portano la bandiera e indossano abiti tradizionali ed elmi piumati.
Il Presidente cinese Xi Jinping, in giacca e cravatta, cammina in mezzo a guardie brasiliane portabandiera in abiti tradizionali ed elmi piumati.
Il presidente cinese Xi Jinping arriva per un incontro con l’allora presidente brasiliano Jair Bolsonaro il 13 novembre 2019. SERGIO LIMA/AFP VIA GETTY IMAGES
Anticipando una nuova rivalità tra grandi potenze, questa volta con la Cina, gli Stati Uniti si trovano a cercare un approccio coerente agli sfidanti esterni all’emisfero occidentale e alle sfide interne. L’apparente semplicità e la persistenza della Dottrina Monroe fanno sì che essa abbia riguadagnato adepti negli Stati Uniti. Tuttavia, le recenti lodi alla dottrina da parte del Partito Repubblicano suggeriscono solo una comprensione superficiale della dottrina e del suo significato in America Latina.Tali usi possono essere rivolti a un pubblico interno agli Stati Uniti, ma quando raggiungono le orecchie dei latino-americani, risultano fuori dal coro, o peggio. Lodare Monroe non persuaderà i latinoamericani che i loro interessi risiedono nella cooperazione con gli Stati Uniti piuttosto che con i loro rivali extra-emisferici. L’evocazione della dottrina affretta proprio l’esito che mira a scongiurare.Anche se pochi in America Latina abbraccerebbero il termine “Dottrina Monroe”, molti leader della destra della regione hanno una propria disposizione anticinese, tra cui l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, l’ex presidente ecuadoriano Guillermo Lasso e il nuovo presidente argentino Javier Milei. Questi leader si sono rivolti agli Stati Uniti per compensare il crescente peso economico e politico della Cina. Negli ultimi anni, diversi Paesi della regione hanno cambiato le relazioni diplomatiche da Taiwan alla Cina e hanno ampliato gli accordi commerciali e di investimento con Pechino.È improbabile che il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden segua l’esempio di Trump nel lodare apertamente la Dottrina Monroe alle Nazioni Unite. Ma molte iniziative dell’amministrazione Biden sono percepite in America Latina in una luce simile. Gli alti funzionari statunitensi raramente dedicano tempo all’America Latina, al di là delle questioni legate all’immigrazione e al traffico di droga, e le offerte economiche degli Stati Uniti alla regione sono viste come misere rispetto ai loro impegni altrove. Quando i funzionari di Biden ammoniscono i latinoamericani sui pericoli dell’impegno economico con la Cina, gli avvertimenti vengono percepiti come un’eco moderna della battuta di Monroe, secondo cui gli Stati Uniti sono i migliori.Nella sua ultima rinascita, alla Dottrina Monroe verranno attribuiti altri significati. Ma il monroeismo – sia nel nome che come paradigma politico implicito – è destinato a fallire. Come termine, la “Dottrina Monroe” è troppo contaminata per essere riscattata. Invocare questa espressione nelle relazioni interamericane oggi è controproducente. La dottrina non può scrollarsi di dosso due secoli di legami con l’unilateralismo, il paternalismo e l’interventismo.Né il fatto di chiamare la Dottrina Monroe con un altro nome ne nasconde il fetore. I principi fondamentali della dottrina si scontrano con le relazioni internazionali e interamericane di oggi. La dottrina si basava sull’idea di sfere separate; le interpretazioni più multilaterali della Monroe tendevano a sottolineare questo aspetto come fondamento di un’idea distintiva di “emisfero occidentale”.

Ma il confronto globale e la minaccia nucleare universale della Guerra Fredda hanno messo in dubbio la fattibilità di sfere separate. Oggi, in un’epoca di cambiamenti climatici e catene del valore globali, l’affermazione appare ancora più implausibile. Non solo gli Stati Uniti sono inestricabilmente legati agli affari europei, asiatici e globali, ma lo è anche l’America Latina.

Anche le concezioni multilaterali della dottrina erano impantanate in presupposti paternalistici. Gli appelli per un ordine regionale più multilaterale ed egualitario sono incompatibili con il presupposto fondamentale della Dottrina Monroe, secondo cui sono gli Stati Uniti a decidere chi conta come minaccia emisferica.

Allo stesso modo, il divieto di riconquista dell’Europa previsto dalla dottrina originale si è esteso nel tempo ad altre attività, come le relazioni diplomatiche e commerciali con l’Unione Sovietica decenni fa o le “trappole del debito” cinesi oggi. Partire da Monroe presuppone che siano gli Stati Uniti a definire quali tipi di relazioni estere sono al di fuori della legalità.

E qui sta il problema. Qualunque cosa i politici credano che la Dottrina Monroe significhi, nel suo nucleo la dottrina dubita che i Paesi latinoamericani possano tracciare la propria rotta nel mondo. Finché la politica estera degli Stati Uniti non si libererà di questa idea, rimarrà intrappolata nella morsa della Monroe.

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Tom Long è lettore di relazioni internazionali presso l’Università di Warwick e professore affiliato presso il Centro per la ricerca e l’insegnamento dell’economia di Città del Messico. Twitter: @tomlongphd

Carsten-Andreas Schulz è professore assistente di relazioni internazionali all’Università di Cambridge. Twitter: @schulz_c_a

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Le ultime notizie di Thinktank-land: Analisi del Ministero della Difesa estone e dell’ISW, di SIMPLICIUS THE THINKER

Nelle ultime due settimane sono stati pubblicati due interessanti documenti politici dei thinktank, che sono passati un po’ inosservati. Ho voluto esaminarli alla luce non solo dell’annunciato riorientamento del campo di battaglia dell’Ucraina, ma anche del punto di inflessione generale in cui si trova il conflitto alla vigilia del 2024, per vedere quali proiezioni per il futuro si possono trarre.

Il primo dei due documenti proviene dal Ministero della Difesa estone, che è stato attivo in varie prognosi e rapporti dalle sue presunte “fonti” confidenziali all’interno del Ministero della Difesa russo:

Il succo di questo documento ruota attorno alle idee su come l’Ucraina possa utilizzare il suo periodo di riorientamento per ricostruire una forza in grado di sconfiggere la Russia.

Ho letto entrambi i documenti in modo che non dobbiate farlo voi, quindi evidenzierò i punti più importanti e vedrò come possono essere collegati tra loro in una parvenza di riorientamento “strategico” occidentale/NATO.

Il documento inizia con lo stesso stanco gongolamento di quanto siano più grandi le economie e le spese militari combinate della NATO e dell’UE rispetto alla Russia. È un po’ un sofisma, in quanto si aspettano che questo si traduca innatamente in una vittoria, come se fosse un dato di fatto che “più grande è meglio”.

Si noti il modificatore chiave “dovrebbe”:

Siamo più grandi del compito. Le dimensioni del nostro potere politico, economico e militare collettivo dovrebbero garantire una vittoria sulla Russia. Il Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina (UDCG), noto anche come gruppo di Ramstein, ha un PIL combinato di 47.000 miliardi di euro. Gli impegni totali per gli aiuti militari all’Ucraina8 sono stati finora di circa 95 miliardi di euro, lo 0,2% di questa cifra. Allo stesso tempo, i bilanci di difesa combinati della coalizione di Ramstein sono più di 13 volte superiori a quello pesantemente gonfiato della Russia: 1,24 trilioni di euro contro 0,09 trilioni di euro nel 2023. Non dovrebbero esserci dubbi su chi abbia il vantaggio di prevalere.
I due paesi hanno persino fornito questo grafico patinato:

Non ripeterò l’ovvio, ma in questo caso vale il nostro assioma recentemente discusso: si possono stampare contanti, ma non conchiglie. (Ebbene, i proiettili da mortaio per i lanci dei droni sono in effetti stampati in 3D, in parte, in questi giorni).

Detto questo, il documento riconosce in qualche modo questo aspetto, per cui ha un tono esortativo, volto a spingere gli alleati a una maggiore solidarietà per aumentare la loro produttività industriale:

La maggior parte degli alleati della NATO ha notevolmente impoverito le proprie già esigue scorte e capacità militari convenzionali donando le proprie attrezzature all’Ucraina. Gli alleati hanno anche una base industriale molto limitata, inadatta a rispondere alle sfide di sicurezza del XXI secolo e incapace di ricostituire queste capacità a meno che gli investimenti nella difesa non vengano aumentati in modo sostanziale e urgente.
È una bella concessione.

Il punto in cui iniziano a scendere davvero in profondità è quello delle questioni militari di prima linea, offrendo anche qualche spunto di riflessione. Per esempio:

Se non viene interrotta, la Russia ha la capacità di addestrare circa 130.000 truppe ogni sei mesi in unità e formazioni coerenti, disponibili per il lancio di operazioni. Altre truppe possono essere mobilitate e spinte in Ucraina come rimpiazzi non addestrati, ma non forniscono un’effettiva potenza di combattimento.
Si tratta di un’ammissione piuttosto forte da parte di una fonte della NATO. La Russia può addestrare ed equipaggiare completamente 130.000 truppe ogni 6 mesi in unità coerenti. Fanno specificamente la distinzione che non si tratta solo della capacità di radunare un po’ di carne da macello, ma piuttosto di formazioni pienamente in grado di combattere, il che presuppone non solo l’addestramento ma anche l’equipaggiamento. Si afferma anche che la Russia può raccogliere molte altre truppe, anche se si tratterebbe di “rimpiazzi non addestrati”.

Si tratta di ben 6-7 divisioni o 26 brigate ogni 6 mesi. Ricordiamo che l’Ucraina ha faticato a mettere insieme le 9 brigate per la sua grande controffensiva estiva. Se fosse stata la Russia a dichiarare questi numeri, gli opinionisti occidentali avrebbero riso a crepapelle. Come si può competere con un Paese che può raccogliere 260.000 uomini addestrati e capaci di combattere all’anno?

L’Ucraina non è in grado di addestrare sul proprio territorio una compagnia di dimensioni maggiori – e questo lo sappiamo da tempo – per paura che gli attacchi di precisione russi spazzino via l’intero esercito. Sono quindi costretti ad addestrarsi all’estero, ma l’addestramento è spesso accelerato e insufficiente; ad esempio, dura solo 5 settimane, mentre non è sufficiente per preparare i soldati a combattere:

Questo non è sufficiente per preparare i soldati alle operazioni offensive. Durante la Seconda guerra mondiale, la fanteria britannica riceveva oltre 20 settimane di addestramento prima di essere considerata sostanzialmente abile, mentre l’esercito americano operava con 13-17 settimane di addestramento di base. Dobbiamo quindi sviluppare i nostri pacchetti di addestramento per preparare meglio i nostri partner ucraini alle operazioni offensive.
In mezzo a tutto questo, si rivela un’altra realtà sulle capacità di combattimento dell’Ucraina:

Quindi, non avendo ufficiali addestrati, una brigata ucraina può controllare efficacemente solo due compagnie, dando a un’intera brigata AFU solo 1200 metri di copertura utilizzabile? Per quanto possa far aprire gli occhi, questi numeri sono in linea con quanto abbiamo visto. Per esempio, nella controffensiva estiva, anche le brigate più elitarie, come la 47ª, sembravano in grado di operare solo assalti di due compagnie in qualsiasi momento.Ma ricordate, il motivo per cui la Russia non li sta completamente sopraffacendo è perché la Russia stessa non è necessariamente del tutto all’altezza in questo senso. Anche le brigate russe hanno molte carenze, altrimenti la guerra sarebbe già finita – ma non sono neanche lontanamente così cattive come quelle ucraine, il che si riflette nell’ampia disparità di vittime.Inoltre, come sempre, l’avvertenza è che questo vale solo per le operazioni offensive, che richiedono un elevato addestramento e capacità di coordinamento. La difesa consente un margine di manovra molto più ampio, il che significa che brigate ucraine molto scarse possono ancora mantenere il terreno – nonostante subiscano perdite sproporzionate – contro brigate russe qualitativamente superiori. Il motivo è che qualsiasi carenza può essere colmata semplicemente tappando i buchi con più “carne”. Ricordate il video che ho recentemente postato di un soldato dell’AFU che raccontava che il suo battaglione aveva perso 350 uomini in sole 8 ore. Se siete in grado di continuare a riempire i buchi con altra carne, e il nemico qualitativamente superiore non è tanto superiore da essere in grado di sfruttare lo sfondamento in tempo, allora il risultato sarà semplicemente che sarete pesantemente attriti, ma almeno riuscirete a tenere il terreno e a prevenire lo sfondamento nelle retrovie.Le forze russe sono qualitativamente superiori a un livello tale da poter infliggere perdite enormemente sproporzionate, ma non sono abbastanza superiori da avere la coordinazione e la tecnologia necessarie per sfruttare appieno queste perdite con manovre verso le retrovie, attraverso il varco dello sfondamento. Per fare ciò, è necessaria una comunicazione e un coordinamento assolutamente inimitabili e istantanei tra le varie unità di armi combinate, le branche, i sistemi di comando e controllo, i sistemi ISR, ecc. Tutti devono lavorare all’unisono per avere la piena consapevolezza tattica e operativa di tutto ciò che sta accadendo. Ciò richiede molta tecnologia, in particolare capacità di collegamento in rete attraverso sistemi di gestione del campo di battaglia che consentono alle unità di sapere cosa fanno le altre unità in tempo reale. La Russia ne dispone in alcuni punti, ma è troppo incerta per creare il completo overmatch tecnologico e l’addestramento necessario a spingere davvero.Ma alla luce della diagnosi del rapporto sulle capacità dell’AFU, il rapporto prescrive quanto segue:Nel 2024, l’obiettivo dovrebbe essere quello di espandere le operazioni ucraine da azioni di brigate abilitate a compagnie, alla capacità di eseguire attacchi di brigate. Nel 2025, l’obiettivo dovrebbe essere che l’AFU conduca attacchi simultanei di brigata, abilitati da formazioni più grandi a livello congiunto.
Vogliono che l’Ucraina sia in grado di eseguire manovre a livello di brigata completa, con formazioni più grandi – che, a detta loro, attualmente non esistono nemmeno in Ucraina -, cioè divisioni e oltre.È una richiesta davvero grande. Pretendere che uno Stato fallito sull’orlo del collasso scopra in qualche modo tali capacità è semplicemente improponibile. Attualmente non sono nemmeno più in grado di effettuare attacchi a livello di compagnia; nel migliore dei casi sono stati ridotti alle dimensioni di un plotone. Quindi un obiettivo realistico per il 2024-2025 sarebbe quello di riportare l’Ucraina almeno al livello di una compagnia, se non addirittura a quello, lontano dall’obiettivo idealizzato qui.

Artiglieria
Si ripete ancora una volta la frottola che l’artiglieria occidentale da 155 mm è superiore a quella russa sotto ogni punto di vista: gittata, cadenza di fuoco e precisione. Sfortunatamente, questo può essere vero se si utilizza un piccolo campione di un paio di centinaia di colpi sparati. Se si va oltre, sappiamo che i preziosi e delicati sistemi di artiglieria occidentali iniziano a degradarsi gravemente rispetto a quelli sovietici.

Ricordate:

In particolare, guardate il secondo in alto. “La maggior parte delle armi mobili [occidentali] non funziona più…”.

Il rapporto prosegue fornendo alcune cifre interessanti.

L’Ucraina ha bisogno di almeno 200.000 proiettili al mese per sostenere la “superiorità di fuoco localizzata”.

La produzione di proiettili dell’intero Occidente nel 2023 è stimata tra 480-700k per l’intero anno.

L’articolo prosegue affermando una cosa che ho già scritto diverse volte in passato, ma che rappresenta un’altra gradita conferma:

Gli sforzi per aumentare la produzione europea sono stati ostacolati dal fatto che ogni Stato europeo ha perseguito ordini separati – e relativamente piccoli – da parte dell’industria. Il business case presentato da questi ordini non giustifica l’aumento della capacità produttiva dei produttori di difesa, perché non c’è chiarezza sull’entità degli ordini nel tempo. Gli alleati europei e gli Stati membri dovrebbero quindi collaborare per consolidare gli ordini in contratti più ampi e a lungo termine che giustifichino gli investimenti nella capacità produttiva della base industriale della difesa.
I produttori di sistemi di difesa sono riluttanti ad aumentare la loro capacità perché temono che gli investimenti in questi aumenti non siano redditizi, dal momento che non c’è “chiarezza sugli ordini nel tempo”. Come ho detto prima, aumentare la capacità costa miliardi di dollari. Servono nuovi e costosissimi torni e macchine per la forgiatura; serve un’enorme quantità di costosa formazione del personale; potenzialmente costose espansioni delle sedi e dei siti, acquisto di nuovi terreni, fabbriche, ecc. Tutto ciò ha un costo enorme in un momento in cui l’economia è in crisi, i prezzi dell’energia sono alle stelle, ecc. Di recente abbiamo appreso che il prezzo medio di un singolo proiettile d’artiglieria in Europa è salito da 4 a 8 volte in alcuni Paesi.

Ma l’ammissione più scioccante di tutte? Rifatevi gli occhi:

Proprio così: dopo aver passato un anno a sminuire le capacità della Russia, sostenendo che produce solo 1 o talvolta al massimo 2 milioni di proiettili, ora ammettono apertamente che la Russia ha già raggiunto i 3,5 milioni e presto raggiungerà una capacità di quasi 5 milioni di proiettili all’anno.

Dato che c’è sempre un’alta probabilità che qualsiasi numero occidentale sulla Russia sia distorto verso il basso e sottostimato, c’è qualche possibilità che questi numeri siano forse anche del 15-20% più alti in realtà. Non solo ho sempre detto questi numeri esatti, ma ho previsto una capacità di 7 milioni di dollari entro la fine del 2024-2025, quindi una valutazione del genere per me sarebbe in linea con i tempi.

E questo senza contare i 10 milioni di proiettili forniti dalla Corea del Nord.

Continuano con un altro fattore interessante:

Un ulteriore fattore limitante per la sostenibilità del fuoco ucraino è rappresentato dalle canne di artiglieria. Si stima che l’Ucraina avrà bisogno di 1500-2000 canne all’anno e che ogni unità costerà fino a 900.000 euro. Dato il numero limitato di macchine per la produzione di canne, si dovrebbe prestare particolare attenzione alle aziende per espandere la loro produzione. Gli Stati Uniti e gli alleati europei devono rivalutare criticamente l’insostenibile frammentazione che ha portato l’Ucraina a utilizzare almeno 17 diverse piattaforme di artiglieria. L’obiettivo dovrebbe essere quello di ridurre questo numero di diverse volte.
Aspetta, ci stai dicendo che hanno bisogno di 2000 canne all’anno al costo di oltre 1 milione di dollari l’uno? Sono 2 miliardi di dollari solo per i barili…

Altri numeri interessanti: La capacità della Lockheed di produrre GMLRS per gli HIMARS è apparentemente di 10.000 all’anno, o ~800 al mese. Sebbene questo permetta all’Ucraina di averne “bene” 24 da sparare al giorno, immaginate se fossero gli Stati Uniti ad essere coinvolti nella guerra. 24 razzi HIMARS al giorno sarebbero sufficienti per gli oltre 1000 lanciatori HIMARS degli Stati Uniti? In sostanza, gli Stati Uniti esaurirebbero i razzi all’istante e non avrebbero alcuna capacità di mantenere la produzione.

Droni
Si tratta per lo più di informazioni pedestri. Una rivelazione interessante riguarda i numeri dello Shahed russo:

Quindi, secondo loro, la Russia costruiva 40 droni Shahed/Geran al mese, ora ne costruisce 100 e presto ne costruirà 200 al mese. Inoltre, un’altra conferma di qualcosa che dico da quasi un anno, ma che gli opinionisti filo-USA/occidentali non addestrati negano sempre: gli intercettori occidentali devono sparare 2 missili per abbattere un bersaglio.

Anche se 200 droni al mese sono un grande aumento, consentono comunque solo pochi attacchi di dimensioni decenti ogni mese, dato che di solito è necessario inviarne almeno 20 alla volta per avere un qualche effetto nel sopraffare l’AD; se ne bastano di meno, possono essere facilmente eliminati. Suppongo che un attacco di 50 droni una volta a settimana, per 4 al mese, sia abbastanza buono. Tuttavia, se riusciranno a raggiungere un livello tale da rendere possibile un attacco di 20-30 droni una volta ogni 2-3 giorni, allora l’Ucraina sentirà davvero il dolore. Ciò richiederebbe qualcosa come 450 droni costruiti al mese. Ma anche così, quello che hanno ora è sicuramente un grande progresso.

Il resto del rapporto non fornisce molto altro di interessante. In effetti, il rapporto nel suo complesso si limita a chiedere più soldi e più cose, contando sul fatto che l’aumento di wunderwaffen, come al solito, possa cambiare le carte in tavola. Si punta molto sulla quantità di giocattoli piuttosto che su un vero e proprio piano strategico. In breve, il loro messaggio è: “Finché potremo continuare a pompare materiale in Ucraina vinceremo, non abbiamo bisogno di alcuna strategia sul campo di battaglia”.

Questo purtroppo deriva dalla continua errata comprensione e sottovalutazione delle capacità russe. La Russia continua ad essere vista dall’Occidente come un paese arretrato e capace solo di “assalti di carne” – una sorta di orda di zombie glorificata da uno di quei videogiochi in cui, finché si hanno abbastanza munizioni, è possibile fermarli alle porte.

Questo ignora completamente tutte le manifestazioni di pensiero strategico, di sviluppo e di avanzamento che la Russia stessa sta progettando giorno dopo giorno. In uno struggente momento di simbolismo involontario, il rapporto si conclude con la foto di un veterano disabile a Kiev:

ISW

Il secondo articolo, molto più interessante, proviene dal noto thinktank ISW:

Come molti sanno, l’ISW è un’organizzazione neocon con sede a Washington gestita da Kimberly Kagan, cognata del neocon del PNAC Robert Kagan, marito di Victoria Nuland. Infatti, il rapporto stesso è sottoscritto anche dal fratello di Robert, Frederick W. Kagan.

Questo rapporto è molto più significativo in quanto segnala e sottolinea le reali intenzioni della banda di cintura e degli scagnozzi del deepstate, offrendoci una rara visione degli spettri che infestano le loro menti e delle ramificazioni di ciò sulle prospettive strategiche a lungo termine del conflitto, in particolare se la Russia dovesse vincere, che è il grande “pericolo” attorno al quale ruota il rapporto.

Il rapporto inizia subito, senza peli sulla lingua, con una serie di ammissioni importanti:

Gli Stati Uniti hanno una posta in gioco molto più alta nella guerra della Russia contro l’Ucraina di quanto molti pensino. La conquista di tutta l’Ucraina da parte della Russia non è affatto impossibile se gli Stati Uniti interrompono l’assistenza militare e l’Europa segue il loro esempio. Un tale esito porterebbe un esercito russo malconcio ma trionfante fino al confine della NATO, dal Mar Nero all’Oceano Artico.
Ancora una volta, al di sotto della patina gestuale dei titoli dei media, che devono dare un taglio narrativo per la plebe, come ad esempio il fatto che, nella migliore delle ipotesi, la Russia potrebbe ottenere un “congelamento delle linee”, vediamo che i veri manovratori e agitatori all’interno della macchina del MIC immaginano che la Russia conquisterà tutta l’Ucraina, se gli aiuti verranno interrotti.

Continuano con altri colpi pesanti:

In sostanza, stanno ammettendo che una Russia vittoriosa sarà la forza più formidabile dalla fine della Guerra Fredda. Ma ecco il motivo per cui questo spettro li terrorizza così tanto:

Per dissuadere e difendere da una rinnovata minaccia russa dopo una piena vittoria russa in Ucraina, gli Stati Uniti dovranno dispiegare in Europa orientale una parte considerevole delle loro forze di terra. Gli Stati Uniti dovranno dislocare in Europa un gran numero di aerei stealth. La costruzione e la manutenzione di questi velivoli è intrinsecamente costosa, ma le difficoltà nel produrli rapidamente costringeranno probabilmente gli Stati Uniti a fare una scelta terribile tra il mantenerne un numero sufficiente in Asia per difendere Taiwan e gli altri alleati asiatici e il dissuadere o sconfiggere un attacco russo a un alleato della NATO. L’intera impresa costerà una fortuna, e il costo durerà fino a quando la minaccia russa continuerà, potenzialmente all’infinito.
Ecco il problema. Ricordate per quanto tempo ho cercato di educare le persone su come funziona la dottrina militare. Ci sono alcune leve di sicurezza che devono scattare automaticamente quando l’avversario fa una mossa. Non si tratta di una scelta momentanea di un politico, come un presidente, o di qualcosa che deve essere “deciso”. No, è scritto nella dottrina con la stessa certezza del “codice” del linguaggio di programmazione. Se un numero X di forze si muove verso di voi e vi minaccia, non avete altra scelta che mettere in campo un numero Y di forze preventive.

È per questo che la Russia non ha avuto altra scelta se non quella di allestire immediatamente un nuovo esercito di 500.000 uomini alla vigilia dell’ingresso della Finlandia e della Svezia nella NATO quest’anno, con la ripresa dei distretti militari di Mosca e Leningrado, interrotti da tempo. È semplicemente impensabile che una nazione abbia eserciti ostili direttamente ai suoi confini senza che vi sia qualcosa per contrastarli.

Allo stesso modo, il MIC statunitense ha goduto del lusso di avere vari procuratori che tenevano le forze militari russe limitate e occupate, in modo che gli Stati Uniti potessero dirottare le loro forze altrove per mantenere la loro egemonia nel mondo. Ma ora, una vittoria totale e decisiva della Russia in Ucraina rischia di annullare tutto questo e, secondo le loro stesse parole, richiederebbe agli Stati Uniti di dislocare “una parte considerevole delle proprie forze di terra” in Europa orientale.

Questo rappresenterebbe un grosso ostacolo per i piani degli Stati Uniti, in particolare nei confronti della Cina, dato che, come scrivono poi, dovrebbero produrre e stazionare in Europa grandi quantità di aerei stealth, che ostacolerebbero i loro progetti per Taiwan. In breve, sostengono che una vittoria russa manderebbe in bancarotta il MIC, richiedendo un nuovo livello insostenibile di escalation militare.

Quasi ogni altro risultato sarebbe migliore, scrivono:

Quasi ogni altro esito della guerra in Ucraina è preferibile a questo. Aiutare l’Ucraina a mantenere le linee di confine attraverso il continuo sostegno militare occidentale è molto più vantaggioso e meno costoso per gli Stati Uniti che permettere all’Ucraina di perdere. “Congelare” il conflitto è peggio che continuare ad aiutare l’Ucraina a combattere: darebbe semplicemente alla Russia tempo e spazio per prepararsi a una nuova guerra per conquistare l’Ucraina e affrontare la NATO.
Queste parole non sarebbero così pesanti se non provenissero dalle fauci della bestia stessa, la più potente “élite ombra” neocon del deepstate che ha gestito il MIC statunitense per decenni e che quindi parla a suo nome. Se leggete attentamente, c’è un’urgenza quasi disperata nel loro tono, il che è estremamente eloquente.

Poi tracciano 4 potenziali scenari su come potrebbe svolgersi la guerra:

Situazione 1: Prima del febbraio 2022

Usano la mappa qui sopra per illustrare che prima del 2022, la Russia “non rappresentava una minaccia” per nessuno Stato NATO non baltico, poiché la Russia – secondo loro – “aveva una divisione aviotrasportata e una brigata di fanteria meccanizzata vicino ai confini estoni e lettoni e l’equivalente di una divisione nell’exclave di Kaliningrad… Nessuna truppa russa minacciava la Slovacchia, l’Ungheria o la Romania”.

Inoltre, sostengono che le reti russe di AD avevano grandi lacune per la Polonia meridionale, la Slovacchia, la Romania, l’Ungheria e così via, perché la Russia non poteva piazzare sistemi di AD in Ucraina:

Ciò che è notevole finora è la scarsa considerazione che viene data agli interessi di sicurezza nazionale di qualsiasi altro Paese, oltre agli Stati Uniti. C’è un tono esistenziale quando si parla di qualsiasi risorsa russa che possa anche solo lontanamente rappresentare una minaccia, o che si trovi da qualche parte premuta contro il territorio della NATO. Eppure, il fatto che la NATO possa costeggiare con disinvoltura verso est e piazzare interi eserciti proprio alle porte della Russia è totalmente da ignorare – questo è l'”ordine basato sulle regole” di cui continuano a parlarci: si tratta di regole per tutti gli altri, mentre gli Stati Uniti possono dominare il mondo senza leggi.In realtà, essi sostengono apertamente la coercizione economica, che in qualsiasi altro linguaggio è terrorismo o interferenza politica in un Paese:- È una priorità passare dall’approvazione passiva delle sanzioni alla loro applicazione proattiva e aggressiva, combinata con l’uso della coercizione economica per limitare il commercio con la Russia.
Si tenga presente che la coercizione a cui si fa riferimento è contro i propri alleati. La Russia è già costretta, quindi non si riferisce a loro. No, vogliono aumentare la coercizione nei confronti degli alleati intransigenti dell’UE/NATO o di qualsiasi altro Paese associato per reprimere il regime di elusione delle sanzioni della Russia.Ora che hanno preparato la scena per spaventare il pubblico, passano alla parte finale: mostrare cosa accadrebbe se la Russia occupasse completamente l’Ucraina dopo una vittoria decisiva.Per prima cosa, ripetono nuovamente questo avvertimento in modo cupo, per sottolineare la gravità della minaccia:L’improvviso crollo degli aiuti occidentali porterebbe probabilmente, prima o poi, al collasso della capacità dell’Ucraina di tenere a bada l’esercito russo. In questo scenario, le forze russe potrebbero spingersi fino al confine occidentale dell’Ucraina e stabilire nuove basi militari ai confini con Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania. I russi stanno preparando forze militari di occupazione per gestire la quasi inevitabile insurrezione ucraina, lasciando le truppe di prima linea libere di minacciare la NATO.
Ancora una volta vorrei notare – perché è di estrema importanza – l’enorme disparità, grande come un 747, tra ciò che è permesso riportare per il consumo di massa e ciò che viene effettivamente discusso dai veri pianificatori e strateghi della guerra. Ancora una volta si assiste alla candida ammissione che se gli aiuti occidentali vengono tagliati, la Russia non solo vincerà, ma si spingerà fino al confine occidentale dell’Ucraina. Il contrasto tra questa ammissione del tutto sorprendente e ciò che è consentito nel discorso di superficie, dove è ancora proibito anche solo proporre che la Russia “rompa lo stallo” anche a livello locale, avanzando magari fino al Dnieper, o qualcosa del genere.I russi hanno ampliato la struttura del loro esercito per combattere la guerra e hanno manifestato l’intenzione di mantenere la struttura più ampia dopo la guerra.[5] Potrebbero facilmente posizionare tre armate complete (la 18ª Armata d’Armi Combinate e la 25ª Armata d’Armi Combinate create di recente per questa guerra e l’8ª Armata d’Armi Combinate della Guardia) ai confini di Polonia, Ungheria, Slovacchia e Romania.[6]
Aspettate un attimo, quindi il povero esercito russo, completamente morto, malconcio, battuto e sconfitto, che – secondo il MSM – aveva avuto finora il 95% di perdite, è improvvisamente in grado di radunare 3 intere armate da campo solo per il compito di proteggere il confine polacco? Si tratta di un vero e proprio universo di differenza rispetto a ciò che è consentito al pubblico.

In effetti, è assolutamente vertiginoso ciò che ora si afferma che la Russia sarà in grado di radunare lungo l’intero fronte della NATO:

Da dove vengono improvvisamente tutte queste centinaia di divisioni? Ah, ma vedete, questo è il potere della propaganda. Questo dimostra che praticamente tutto ciò che vediamo è solo un po’ di macinato destinato al consumo pubblico, una propaganda intenzionalmente progettata e mirata a sminuire le forze russe in tutti i modi possibili, dalla quantità alla qualità, a tutto ciò che sta in mezzo.

Ma i veri pianificatori, le eminenze grigie dietro il sipario, vedono ciò che ci nascondono: massicci accumuli russi senza precedenti, risalenti all’epoca della Guerra Fredda, che non vengono contrastati in modo apprezzabile in Ucraina.

E così arriva la prossima notizia bomba:

La NATO non sarebbe in grado di difendersi da un simile attacco con le forze attualmente presenti in Europa. Gli Stati Uniti dovrebbero spostare un gran numero di soldati americani sull’intero confine orientale della NATO, dal Baltico al Mar Nero, per scoraggiare l’avventurismo russo ed essere pronti a sconfiggere un attacco russo. Gli Stati Uniti dovrebbero anche impegnare una parte significativa della loro flotta di aerei stealth in modo permanente in Europa. La strategia di difesa della NATO si basa sulla superiorità aerea non solo per proteggere le truppe NATO dagli attacchi nemici, ma anche per utilizzare la potenza aerea per compensare le forze di terra NATO più piccole e le scorte limitate di artiglieria NATO. Gli Stati Uniti dovrebbero tenere a disposizione in Europa un gran numero di aerei stealth per penetrare e distruggere i sistemi di difesa aerea russi – e impedire ai russi di ristabilire una difesa aerea efficace – in modo che gli aerei e i missili da crociera non stealth possano raggiungere i loro obiettivi. Il requisito di impegnare una significativa flotta di aerei stealth in Europa potrebbe degradare gravemente la capacità dell’America di rispondere efficacemente all’aggressione cinese contro Taiwan, poiché tutti gli scenari di Taiwan si basano pesantemente sugli stessi aerei stealth che sarebbero necessari per difendere l’Europa.
Arriviamo così alla vera verità sul perché le flotte stealth di cui sopra siano così necessarie. Vedete, essi ammettono che la NATO non dispone di vere e proprie forze di terra, né di artiglieria, dopo aver ceduto tutto all’Ucraina – non che ne avesse molta, tanto per cominciare. In effetti, la NATO non è altro che un fragile caccia a reazione di vetro mascherato da alleanza militare.

Ma il problema è che ammettono che le reti di difesa aerea russa sono così fitte che le loro forze aeree non saranno in grado di penetrarle senza l’aiuto dei caccia stealth, che non solo sono abbastanza limitati, ma sono anche necessari per il fronte Cina-Taiwan.

Ci sono così tante cose da dire sui velivoli stealth che potrebbero richiedere un’intera serie di articoli, per non parlare di un solo articolo o anche di pochi paragrafi. Ma una cosa che dirò qui è che i velivoli stealth si degradano molto rapidamente senza una grande manutenzione, il che è impossibile in un conflitto ad alta intensità. Per esempio, i loro rivestimenti RAM devono essere riapplicati ogni poche missioni, il che richiede enormi quantità di manodopera e di tempo, cosa che non sarà assolutamente disponibile in un conflitto reale. Una volta eliminati i rivestimenti, gli aerei saranno estremamente visibili ai radar, poiché gli stessi Stati Uniti ammettono che il rivestimento RAM è responsabile di gran parte delle capacità “stealth” dei moderni velivoli, in particolare del nuovo B21 Raider.

Ciò significa che più a lungo si protrae il conflitto, più l’unico “asso nella manica” degli Stati Uniti diventa meno stealth e più vulnerabile. Il che significa che, ancora una volta, la Russia mantiene il vantaggio e diventerà progressivamente più forte con il proseguire del conflitto, proprio come in Ucraina.

Ma per continuare, le prospettive non fanno che peggiorare:

Il costo di queste misure difensive sarebbe astronomico e sarebbe probabilmente accompagnato da un periodo di rischio molto elevato, in cui le forze statunitensi non sarebbero adeguatamente preparate o posizionate per gestire né la Russia né la Cina, per non parlare di entrambe insieme.
Aspetta, quindi gli Stati Uniti non sarebbero nemmeno in grado di gestire uno dei due, figuriamoci entrambi? Si capisce che la situazione sta diventando estremamente disperata quando sono costretti a confessare ammissioni di questa portata e dimensione.

Ecco come prevedono che sarà la mappa una volta che la Russia avrà preso il controllo di tutta l’Ucraina. Innanzitutto la disposizione delle divisioni corazzate e meccanizzate:

Poi, le nuove reti di difesa aerea IAD, che ora coprirebbero una parte significativa del “territorio NATO”:

Infine, passano al loro “scenario da sogno” per una vittoria totale degli ucraini, che è ovviamente impossibile e ha letteralmente zero possibilità di verificarsi, rendendo così irrilevante anche solo un approfondimento. Tuttavia, c’è un punto importante che affermano apertamente:

Ed eccolo qui, completo, nudo e allo scoperto. Il vero obiettivo delle mani sporche della NATO rivelato finalmente senza arte né parte:

“Il Mar Nero diventerebbe quasi un lago della NATO”.

Questo è il loro sogno irrealizzato da sempre, finalmente confermato dalla stampa. Non c’è molto altro da dire, perché questa ammissione convalida da sola ogni singolo passo compiuto dalla Russia in questo conflitto. Scagiona completamente la Russia da ogni misfatto, perché dimostra senza ombra di dubbio che la NATO non ha sempre cercato altro che circondare e strangolare la Russia da ogni lato, derubandola di terre e tesori.

Parte 2
Questa prima parte risale al 14 dicembre, ma oggi ISW ha pubblicato la seconda parte della sua analisi, che continua la tendenza. Non la tratterò in modo altrettanto approfondito, soprattutto perché ripropone noiosamente gli stessi punti, come se li volesse ribadire, evidenziando ulteriormente la loro disperazione e urgenza.

Tuttavia, ci sono alcuni punti molto convincenti da notare.

In primo luogo, contraddicono ancora una volta la narrazione corrente, valutando che il taglio degli aiuti non si tradurrebbe in una semplice “situazione di stallo”, come vorrebbero far credere CNN e co. ma piuttosto porrebbe fine alla capacità dell’Ucraina di tenere a bada la Russia, portandola semplicemente a sopraffarla:

Una sconfitta autoimposta in Ucraina porrà gli Stati Uniti di fronte al rischio reale di un’altra guerra in Europa, con rischi di escalation e costi più elevati. Tagliare gli aiuti all’Ucraina non congelerà i fronti, come ha valutato ISW[2], ma diminuirà la capacità dell’Ucraina di tenere a bada l’esercito russo e accelererà la spinta militare della Russia sempre più a ovest, perché il motore fondamentale di questa guerra – l’intento del Cremlino di sradicare l’identità e la statualità dell’Ucraina – non è cambiato.
In secondo luogo, sfatano un’altra narrazione popolare in Occidente, secondo la quale la Russia rimarrà “gravemente indebolita” dopo questa guerra, raccogliendo i rottami di qualsiasi territorio distrutto che è riuscita ad annettere. In realtà, ho detto fin dall’inizio che la Russia sta guadagnando immensamente di più di quanto stia perdendo: in nuove popolazioni, terre e risorse, ecc. ISW è d’accordo:

L’assorbimento di parti dell’Ucraina e della Bielorussia aumenterebbe in modo significativo il potere della Russia, aggiungendo milioni di persone, compresa la manodopera qualificata e le risorse industriali rimaste e il territorio non bruciato, che il Cremlino potrebbe utilizzare per la ricostituzione dell’esercito russo.
E ancora una volta, la nota è pesante: la NATO stessa è in gioco:

Il futuro della NATO è legato al futuro dell’Ucraina in modo molto più stretto di quanto la maggior parte delle persone capisca.

Non solo suggeriscono che la NATO potrebbe rompersi del tutto, ma per coloro che avevano bisogno di sentirselo dire da una fonte più “autorevole”, convalidano ciò che Scott Ritter e io abbiamo sostenuto da tempo: che l’articolo 5 non significa nulla. Senza la volontà di agire realmente, non obbliga legalmente i Paesi a fare granché, soprattutto in difesa di un Paese i cui unici legami con la NATO sono piuttosto artificiali e di cui non gliene può fregare di meno.

Poi, fanno un’altra ammissione abbastanza sorprendente e controintuitiva: che la più grande forza della Russia è in realtà il suo dominio nella sfera dell’informazione. Chi l’avrebbe mai detto? Gli influencer dei media ci dicono che è l’esatto contrario: La Russia è uno “zimbello isolato” sul palcoscenico mondiale, i cui stratagemmi propagandistici cadono a vuoto come un brutto numero di commedia in una bettola. Ma ancora una volta, sotto la superficie, si sta cantando una melodia diversa, e i veri agitatori sono sopraffatti e intimiditi dalla forza delle realizzazioni informative della Russia a 5GW:

Ma qui abbandonano la trama, andando al cuore dell’intera questione. Delineano quella che secondo loro è la minaccia più grave di tutte: che la Russia possa da sola cambiare la percezione che l’America ha di se stessa, anzi, cambiare l’idea stessa di ciò che è l’America:

Alterare la volontà dell’America non è cosa da poco. L’America è un’idea. L’America è una scelta. L’America è una fede nel valore dell’azione. La resilienza interna degli Stati Uniti e il loro potere globale derivano in gran parte da persone e Paesi che scelgono gli Stati Uniti e dagli americani che conservano la loro capacità di agire con intenzione. Un avversario che impara ad alterare queste realtà è una minaccia esistenziale, soprattutto quando le idee sono l’arma principale dell’avversario.
E ora arriviamo alla metafisica di tutto questo. Vedete, la pecora è stata tosata, mostrando il suo sedere a tutti, e solo i veri appassionati possono cogliere i profondi segreti esoterici che vi sono rivelati.

Ciò che hanno appena delineato va al di là di qualsiasi misera questione materiale di guerra e di tutte le cose corporee. In realtà, hanno svelato l’essenza ontologica stessa dell’egemonia globale dell’Impero, ed è un aspetto che è stato casualmente evocato oggi sul blog di Andrei Martyanov, che mi è capitato di incrociare sincronicamente. Il suo pezzo in sé è stimolante e molto buono – e vi consiglio di leggerlo – ma è il commento in cima che colpisce al cuore delle cose come un inno:

Ripubblicherò la parte inferiore, scritta in modo evocativo, per dare un effetto:

Il Mito dell’America ha galleggiato durante tutto questo. Era un catechismo condiviso della religione americana, ma sta diventando sempre più difficile da ingoiare. Stiamo diventando atei americani e quando il popolo smette di credere nei propri miti, perisce.
Ora vediamo ancora una volta l’esegesi di Kagan e coorte, fianco a fianco:

Alterare la volontà dell’America non è cosa da poco. L’America è un’idea. L’America è una scelta. L’America è una fede nel valore dell’azione. La resilienza interna degli Stati Uniti e il loro potere globale derivano in gran parte da persone e Paesi che scelgono gli Stati Uniti e dagli americani che conservano la loro capacità di agire con intenzione. Un avversario che impara ad alterare queste realtà è una minaccia esistenziale, soprattutto quando le idee sono l’arma principale dell’avversario.
Ah…. quindi è così. Vedete, il potere americano non è altro che un Mito di supremazia e di diritto, ammantato da varie esche eufemistiche e da vaporosi depistaggi come “l’ordine basato sulle regole”.

Ciò che i neocon hanno rivelato qui è la chiave principale di tutto: la Russia è in grado di infrangere il Mito, o meglio la Grande Menzogna, che racchiude non la vera America che era una volta, ma la distorsione neocon piedistallata di essa – ciò che è diventata, il colosso deformato, il Leviatano sgraziato che scaglia il mondo intero con la sua coda spronata e il suo alito nocivo.

Questi pazzi, che hanno cooptato il Paese e la sua politica estera, hanno di fatto trasformato l’America in nient’altro che in un golem barcollante, senza vestiti come il suo imperatore ombra. Ora non temono altro che la Russia mandi in frantumi questa “idea” spostata, questo “sogno” fraudolento e barricato che esiste solo nelle menti insanguinate degli usurpatori neocon. Questo infrangerebbe l’illusione una volta per tutte, non solo liberando il globo dalla presa del Leviatano, ma distruggendo l’antica ricerca dei neocon.

Si noti l’uso idiomatico molto particolare di: “alterare queste realtà”. Vedete, “alterare” la realtà surrogata imposta dai neocon significa distruggere la bestia una volta per tutte, amputare la crescita cancerosa che strangola il cuore di quella che una volta era “l’America”. Questo è ciò che temono e lo hanno eloquito al meglio, codificato nel simbolismo. L’America che hanno inventato esiste come una simulazione in una matrice, e temono che la Russia abbia trovato la chiave per scollegare il loro falso costrutto-realtà, risvegliando un’intera generazione alla verità effettiva: che il Paese e tutto ciò che ha sempre rappresentato è stato interamente dirottato da una cabala criminale.

Soprattutto, hanno rivelato che il potere dell'”America” si basa su un incantesimo lanciato sui suoi più stretti alleati, gli europei completamente soggiogati. Quando la Russia “romperà” questo incantesimo, sarà tutto finito.

La resilienza interna degli Stati Uniti e il potere globale derivano in gran parte da persone e Paesi che scelgono gli Stati Uniti e dagli americani che conservano la loro capacità di agire con intenzione.
L’idea “sacra” dell’America distillata qui non è altro che un’illusione imperiale, una rete gettata sugli occhi di un continente europeo che è stato sotto occupazione totale dalla fine della seconda guerra mondiale. Ciò che stanno dicendo, in definitiva, è che non c’è alcuna sacralità intrinseca in questo loro ideale fabbricato, ma piuttosto si tratta di un’illusione forzata, che è fragile come il gesso una volta che la gente se ne accorge. E credono che i poteri di risveglio della Russia siano una minaccia esistenziale.

Roba da matti, lo so. Ma è per questo che il loro tono è così evidentemente stridente e vessatorio in questo rapporto disperato.

La Russia ha messo all’angolo i topi e loro sono nel panico.


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Zelensky non può sfuggire alla responsabilità della crescente rabbia dell’opinione pubblica per la crisi del servizio di leva in Ucraina, di ANDREW KORYBKO

Zelensky non può sfuggire alla responsabilità della crescente rabbia dell’opinione pubblica per la crisi del servizio di leva in Ucraina

ANDREW KORYBKO
20 DIC 2023

Zaluzhny sa meglio di chiunque altro in Ucraina che la vittoria massima prevista dalla sua parte contro la Russia è impossibile, ma nonostante ciò si continua a cercarla, perché in ultima analisi è Zelensky a decidere se continuare o meno il conflitto. Il suo ordine di fortificare l’intero fronte invece di riprendere i colloqui di pace con la Russia, secondo quanto riferito dall’Occidente, e di rispettare unilateralmente le concessioni di sicurezza richieste da quest’ultima, sfidando i suoi patroni, è il motivo per cui è necessario un maggior numero di arruolamenti.

Martedì, durante una conferenza stampa, Zelensky ha rivelato che l’esercito vuole mobilitare fino a mezzo milione di coscritti in più, ma ha detto che per il momento si trattiene dall’autorizzare qualsiasi decisione in merito fino a quando non riceverà maggiori informazioni su cosa faranno queste nuove truppe. Il suo annuncio ha fatto seguito alla candida dichiarazione del consigliere Podolyak alla TV nazionale all’inizio del mese, secondo cui lo Stato scatenerà presto una campagna di “propaganda” per aiutare la coscrizione.

Il fallimento della controffensiva ha schiacciato il morale degli ucraini, ha indebolito il sostegno dell’Occidente e ha esacerbato le rivalità politiche preesistenti a Kiev, che hanno portato a un’esplosione di rabbia pubblica che Zelensky ha cercato di screditare preventivamente il mese scorso, sostenendo che la Russia sta pianificando un “Maidan 3” contro di lui. Il potente Consiglio Atlantico, tuttavia, non si è bevuto la sua bugia e uno dei suoi esperti ha appena chiesto in un articolo per Politico di formare un “governo di unità nazionale” per aiutare a gestire e mitigare la rabbia.

Il principale editorialista di affari esteri del Financial Times si è spinto oltre, citando un ex funzionario statunitense senza nome in un suo recente articolo, secondo il quale “dobbiamo capovolgere la narrazione e dire che Putin ha fallito”, al fine di stabilire un “pretesto pubblicamente plausibile” per avanzare un accordo “terra-per-pace” con la Russia. Il Presidente Putin ha segnalato con forza questo mese che non è interessato a una semplice pausa del conflitto, ma è ancora aperto a mezzi politici per raggiungere gli obiettivi di sicurezza della Russia in questo conflitto.

Zelensky non è interessato a riavviare tali colloqui nonostante le pressioni occidentali, mentre l’Occidente è riluttante ad approvare le concessioni che la Russia richiede per accettare un accordo “terra in cambio di pace”. Per questo motivo, la prima si sta preparando a una possibile offensiva russa, fortificando l’intero fronte, mentre la seconda potrebbe complottare una falsa bandiera contro la Bielorussia per inasprire il conflitto, con l’obiettivo di costringere la Russia a ritirare le concessioni richieste. In questa situazione di stallo, la crisi della leva ucraina si è aggravata.

La scorsa settimana il New York Times (NYT) ha pubblicato un articolo estremamente sgradevole intitolato “People Snatchers”: Ukraine’s Recruiters Use Harsh Tactics to Fill Ranks”, seguito questa settimana da quello del Wall Street Journal intitolato “Ukraine’s Front-Line Troops Are Getting Older: ‘Physically, I Can’t Handle This'”. Tra un articolo e l’altro, il capo dell’intelligence militare ucraina Budanov ha candidamente ammesso che l'”efficienza” dei soldati di leva del suo Paese è “quasi zero”, e non è difficile capire perché.

Un altro recente articolo del NYT ha riportato che “Marine ucraini in ‘missione suicida’ nell’attraversamento del fiume Dnipro”, all’interno del quale pervadeva un sentore di ammutinamento, visto che le fonti primarie rischiavano l’accusa di insubordinazione per aver informato i media stranieri di questa situazione suicida alle spalle dei loro superiori. Il Time Magazine ha anche rivelato a fine ottobre che alcuni comandanti di prima linea avevano iniziato a rifiutare gli ordini dell’ufficio presidenziale di avanzare a causa della scarsità di armi e truppe.

Con l’aggravarsi della crisi del servizio di leva in Ucraina, l’appeal popolare del comandante in capo Zaluzhny è esploso, come dimostra un sondaggio di metà novembre citato dall’Economist in uno dei suoi articoli della fine del mese, a cui ha fatto riferimento il già citato esperto del Consiglio Atlantico. La settimana scorsa il capo delle spie straniere russe Naryshkin ha condiviso una previsione di scenario sui piani occidentali per sostituire Zelensky con Zaluzhny o una delle altre figure di spicco, che ha preceduto di una settimana esatta il pezzo dell’esperto.

Il suo appeal popolare è cresciuto parallelamente alla rabbia dell’opinione pubblica contro le autorità, in gran parte guidata dalla politica di arruolamento forzato di Zelensky, che ha appena lasciato intendere che potrebbe presto tentare di strappare un altro mezzo milione di persone dalle strade se si accorderà con quella che sostiene essere l’ultima richiesta dell’esercito. Qui sta la contraddizione, tuttavia, poiché è stata l’ammissione di Zaluzhny all’Economist, all’inizio di novembre, che il conflitto era entrato in una fase di stallo ad esacerbare la sua preesistente rivalità con Zelensky.

Il Comandante in capo sa meglio di chiunque altro in Ucraina che la vittoria massima prevista dalla sua parte contro la Russia è impossibile, ma nonostante ciò si continua a cercarla perché in ultima analisi è il Presidente a decidere se continuare o meno il conflitto. L’ordine di Zelensky di fortificare l’intero fronte invece di riprendere i colloqui di pace con la Russia, secondo quanto riferito dall’Occidente, e di rispettare unilateralmente le concessioni di sicurezza richieste da quest’ultima, in barba ai suoi patroni, è il motivo per cui è necessaria una maggiore coscrizione.

In risposta a questi compiti militari che gli sono stati affidati contro la sua volontà, Zaluzhny ha presumibilmente informato Zelenskij che si possono realizzare solo con mezzo milione di truppe in più, ma Zelenskij ha disonestamente fatto credere che il suo principale rivale abbia fatto questa richiesta da solo. Questa distorsione della verità aveva lo scopo di reindirizzare la rabbia dell’opinione pubblica contro Zaluzhny, anche se è Zelensky l’unico responsabile del tentativo di perpetuare il conflitto per motivi politici di interesse personale, mentre finalmente inizia a concludersi.

L’unica ragione per cui ricorrerebbe a un simile stratagemma è che apparentemente teme che si stia preparando un vero e proprio “Maidan 3” insieme a un imminente ammutinamento, il primo dei quali potrebbe essere incoraggiato dall’Occidente per stabilire il “pretesto pubblicamente plausibile” per il secondo, a condizione ovviamente che la decisione venga presa. Ciò non è ancora accaduto, ma questi scenari interconnessi sono ritenuti sufficientemente credibili da Zelensky per tentare preventivamente di reindirizzare la rabbia dell’opinione pubblica contro il suo principale rivale al fine di ostacolarli.

Il risultato di questa scandalosa rivelazione durante la conferenza stampa di martedì è che il leader ucraino si sente sotto pressione da tutte le parti, ma è ancora aggrappato a quelle che il Time Magazine ha descritto come le sue illusioni messianiche di massima vittoria sulla Russia, secondo un collaboratore senior senza nome. Questo intensifica ulteriormente le crisi convergenti del Paese e avvicina tutti gli attori chiave al climax apparentemente inevitabile, in cui uno di loro alla fine cede o fa un gioco di potere contro un altro per disperazione.

L’ammissione di ingenuità di Putin nei confronti dell’Occidente segnala la sua nuova posizione nei confronti dei colloqui di pace

ANDREW KORYBKO
20 DIC 2023

Ha segnalato che non si lascerà ingannare una terza volta dopo essere caduto nei trucchi di Merkel e Zelensky. Un accordo di armistizio “terra-per-pace” simile a quello coreano comporta alcuni vantaggi per la Russia, ma il Cremlino non è interessato a un accordo che si limiti a sospendere il conflitto. Dovrebbe anche raggiungere i tre obiettivi dichiarati della Russia.

Molte persone amiche della Russia in tutto il mondo sono state colte di sorpresa dalla candida ammissione del Presidente Putin, in una recente intervista, di essere stato ingenuo nei confronti dell’Occidente fino a poco tempo fa. Ha riconosciuto di aver sbagliato a pensare che l’Occidente non considerasse più la Russia un rivale dopo che la dissoluzione dell’URSS aveva portato alla fine del comunismo nel suo Paese. Oggi è convinto che l’Occidente stesse complottando da sempre per balcanizzare la Russia, dopo aver abbandonato la sua farsa amichevole nel corso dell’operazione speciale in corso.

A dire il vero, il Presidente Putin lo aveva già segnalato un anno fa, dopo che l’ex Cancelliere tedesco Angela Merkel si era vantata di averlo ingannato con gli accordi di Minsk, che secondo lei il suo Paese non aveva mai avuto intenzione di onorare e che aveva accettato solo per guadagnare tempo prezioso per il riarmo dell’Ucraina. Questa rivelazione è stata seguita alcuni mesi dopo, a marzo, dal capo della sicurezza nazionale russa Nikolai Patrushev, che in un’intervista ha casualmente affermato che gli Stati Uniti l’hanno controllata per anni.

Questi richiami fanno pensare al motivo per cui il Presidente Putin è tornato sull’argomento nella sua recente intervista, andata in onda poco dopo la sua sessione annuale di domande e risposte, in cui ha detto che avrebbe messo in guardia il suo passato dal 2000 “contro l’ingenuità e l’eccessiva fiducia nei nostri cosiddetti partner”. Ciò ha coinciso con la fine del conflitto ucraino dopo la fallita controffensiva, per la quale non esisteva un piano B, spiegando così la popolarità della proposta dell’ex comandante supremo della NATO, l’ammiraglio James Stavridis, avanzata a novembre.

Il suo suggerimento di un accordo di armistizio “terra-per-pace” simile a quello coreano, inizialmente avanzato dal candidato repubblicano alla presidenza Vivek Ramaswamy durante l’estate e poi ripreso all’inizio di questo mese dal senatore JD Vance, ha attirato l’attenzione del principale editorialista di affari esteri del Financial Times. Gideon Rachman ha citato un ex funzionario statunitense senza nome che ha esplicitamente affermato che “dobbiamo ribaltare la narrazione e dire che Putin ha fallito” per creare il pretesto per congelare il conflitto.

L’editorialista ha poi fatto riferimento alla suddetta proposta senza attribuirla a nessuna delle figure che l’hanno pubblicamente abbracciata come “un’alternativa a un accordo formale”, giustificando la sconfitta dell’Ucraina come una vittoria sulla Russia con diverse argomentazioni fuorvianti. Dopo essere stato ingannato dalla Merkel con Minsk e da Zelensky durante i colloqui di pace della primavera 2022, che alla fine sono falliti a causa delle pressioni occidentali, tuttavia, è improbabile che il Presidente Putin accetti un semplice accordo di armistizio.

Durante la già citata sessione di domande e risposte della scorsa settimana, ha già dichiarato che il suo Paese raggiungerà gli obiettivi dichiarati di smilitarizzare l’Ucraina, denazificarla e garantirne la neutralità con mezzi militari, se quelli diplomatici non saranno sufficienti. Pochi giorni dopo, il Ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha ricordato come gli esperti dei think tank americani incontrati a New York durante il suo viaggio di aprile abbiano ammesso che gli Stati Uniti volevano solo mettere in pausa il conflitto per riarmare l’Ucraina e poi riprendere le ostilità.

Ammettendo candidamente di essere stato un tempo ingenuo sulle intenzioni dell’Occidente nei confronti della Russia, il Presidente Putin ha quindi segnalato che non si lascerà ingannare una terza volta dopo essere caduto nei trucchi di Merkel e Zelensky, come spiegato in precedenza. Detto questo, un accordo di armistizio “terra in cambio di pace” simile a quello coreano comporta alcuni vantaggi per la Russia, ma il Cremlino non è interessato a un accordo che si limiti a mettere in pausa il conflitto, come suggerito dagli esperti del think tank americano con cui Lavrov ha parlato all’inizio dell’anno.

Questa proposta potrebbe costituire la base per la ripresa dei colloqui di pace, ma solo con l’obiettivo di far avanzare gli obiettivi dichiarati della Russia nel conflitto attraverso mezzi diplomatici che porterebbero a un accordo giuridicamente vincolante che garantisca in modo sostenibile la sua sicurezza, i cui dettagli possono essere solo ipotizzati. Tuttavia, è probabile che all’Ucraina non venga permesso di entrare formalmente nella NATO e che venga elaborato un meccanismo per monitorare le severe limitazioni alle sue forze armate, al complesso militare-industriale e ai trasferimenti di armi dall’estero.

L’Occidente non sembra ancora pronto per concessioni così significative in materia di sicurezza, che sarebbe molto difficile anche per i suoi più abili gestori della percezione far passare come qualcosa di diverso da una sconfitta per la propria parte, quindi le possibilità che ciò accada, in assenza di sviluppi che cambino le carte in tavola, sono per ora nulle. Il modo più realistico per realizzare questo scenario è che la Russia raggiunga una svolta militare all’inizio del prossimo anno, anche se Zelensky vuole impedirlo fortificando l’intero fronte.

Se le sue forze armate, sempre più ammutinate e in rapido esaurimento, non riusciranno a impedire che ciò accada, allora il “governo di unità nazionale” che un esperto del Consiglio Atlantico ha appena chiesto di riunire in un articolo di questa settimana per Politico potrebbe diventare un fatto compiuto. Lo scopo sarebbe quello di dare a Zelensky un’uscita “salva-faccia” dalla scena politica e di creare il pretesto per invertire il divieto di Kiev ai colloqui di pace con la Russia, nel tentativo disperato di fermare l’avanzata di quest’ultima capitolando alle sue condizioni.

La cosa peggiore che potrebbe accadere se ciò non dovesse accadere è che la NATO lanci un intervento convenzionale in Ucraina con l’obiettivo di tracciare una “linea rossa” il più a est possibile per fermare il rullo compressore russo. I rischi di una guerra più ampia a causa di un errore di calcolo aumenterebbero brevemente e l’inevitabile realtà strategico-militare postbellica sarebbe altrettanto più impegnativa per la NATO e la Russia rispetto alla capitolazione di Kiev. Tuttavia, questo potrebbe essere un azzardo che il Presidente Putin è disposto a correre dopo aver finalmente perso la sua ingenuità.

Il Financial Times fa passare la sconfitta dell’Ucraina come una vittoria per giustificare il congelamento del conflitto

ANDREW KORYBKO
19 DIC 2023

Le affermazioni del loro principale editorialista di affari esteri, secondo cui l’Ucraina può replicare il successo economico della Corea del Sud grazie al suo continuo accesso al Mar Nero, l’enfatizzazione di notizie esagerate sulle perdite russe e l’elogio della continua esistenza dell’Ucraina come Stato, hanno lo scopo di giustificare il congelamento del conflitto entro il prossimo anno.

Il Financial Times (FT) è stato sorprendentemente franco nel suo ultimo articolo su come “l’Ucraina e i suoi sostenitori hanno bisogno di un percorso credibile verso la vittoria”, il cui titolo nasconde il fatto che si tratta di far passare la sconfitta del Paese come una vittoria per giustificare il congelamento del conflitto. Questa non è un’interpretazione soggettiva del suo intento, come alcuni scettici potrebbero sostenere in modo reattivo, ma è stata esplicitamente dichiarata nel pezzo, dopo che un ex funzionario degli Stati Uniti è stato citato verso la fine per dire che “Dobbiamo capovolgere la narrazione e dire che Putin ha fallito”.

Gideon Rachman, editorialista capo del FT per gli affari esteri, ha trascorso la maggior parte del suo articolo fino a quel momento a dissipare in modo impressionante le percezioni errate del pubblico occidentale su questo conflitto. La controffensiva è fallita, gli aiuti occidentali sono stati ridotti di conseguenza e l’Ucraina si sta preparando a un’offensiva russa. In altre parole, il conflitto si sta esaurendo, il che ha portato a un’impennata di interesse per la proposta dell’ex comandante supremo della NATO, l’ammiraglio James Stavirdis, “terra in cambio di pace”, avanzata all’inizio di novembre.

Rachman fa riferimento a questo scenario di armistizio alla coreana senza alcuna attribuzione nel suo articolo, dopodiché cita il suddetto ex funzionario statunitense nell’ambito dei suoi sforzi per far passare la sconfitta dell’Ucraina come una vittoria, al fine di rendere tale risultato più appetibile per l’opinione pubblica occidentale. A tal fine, sostiene che l’Ucraina può replicare il successo economico della Corea del Sud grazie al suo continuo accesso al Mar Nero, ingigantisce le notizie esagerate sulle perdite russe e loda la permanenza dell’Ucraina come Stato.

La combinazione di questi tre elementi ha lo scopo di “capovolgere la narrazione e dire che Putin ha fallito”, anche se è oggettivamente vero che la controffensiva ucraina è fallita e quindi ha rovinato le illusioni messianiche di Zelensky di una vittoria massima sulla Russia, di cui Time Magazine è stato il primo a parlare. L’Occidente non aveva un piano B per il fallimento della controffensiva, ed è per questo che lo scenario “terra in cambio di pace” appare probabile, a meno che non si concretizzi il rischio sempre presente di un false flag per riaccendere le tensioni tra NATO e Russia.

Il Ministro degli Esteri ucraino Dmitry Kuleba è stato recentemente preso dal panico per un eventuale accordo di pace e ha cercato di screditarlo disperatamente nel suo ultimo articolo per la rivista Foreign Affairs, descrivendo questo scenario come “disfattista”, ma un recente articolo di Politico all’inizio della settimana lascia intendere che la scritta è sul muro. Un senior fellow del Consiglio Atlantico, uno dei think tank più influenti degli Stati Uniti, ha chiesto a Zelensky di formare un “governo di unità nazionale”.

Il muro si sta ovviamente stringendo su di lui dopo il suo rifiuto di assecondare le pressioni dell’Occidente per riprendere i colloqui di pace con la Russia, con l’obiettivo di scongiurare preventivamente qualsiasi potenziale svolta che potrebbe portare alla piena sconfitta di Kiev o a un pericoloso intervento della NATO per stabilire “linee rosse”. Il segnale inviato dall’establishment americano attraverso quel pezzo di Politico è che egli deve uscire gradualmente di scena in modo da “salvare la faccia” per facilitare questo risultato o rischiare di essere sostituito.

Anche nel caso in cui il comandante in capo Valery Zaluzhny salisse al potere ed esprimesse la volontà di riprendere formalmente i negoziati, tuttavia, non si può dare per scontato che la Russia accetti. Il Presidente Putin ha ribadito la scorsa settimana, nel corso della sua conferenza annuale, che il conflitto continuerà fino a quando non saranno raggiunti gli obiettivi del suo Paese di denazificare l’Ucraina, smilitarizzarla e garantirne la neutralità militare. È ancora aperto a una soluzione diplomatica, ma ha detto che la Russia risolverà il conflitto con la forza, se necessario.

Il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha fatto eco al suo capo all’inizio di questa settimana. Secondo lui, “gli esperti che ha incontrato a New York la scorsa primavera non hanno esitato a dire che l’Ucraina aveva bisogno di tempo per migliorare la sua situazione in termini di scorte, equipaggiamento militare, missili e altri articoli bellici. Questo accadeva in aprile. Oggi i leader occidentali ne parlano apertamente, fanno le stesse proposte e chiariscono che non si tratterebbe di una fine del conflitto, ma di una pausa”.

Lo stimato esperto russo Vasily Kashin ha dichiarato a RT in una recente intervista che il “principale obiettivo politico” dell’Occidente è “costringere la Russia ad accettare una tregua lungo la linea di contatto esistente senza alcun obbligo da parte dell’Ucraina, una situazione che potrebbe portare al riarmo dell’esercito ucraino e all’adesione di Kiev alla NATO. Questo permetterebbe all’Occidente di continuare a usare l’Ucraina per perseguire la sua politica anti-russa e, se necessario, di iniziare una nuova guerra in pochi anni, che sarebbe molto difficile e pericolosa per la Russia”.

Considerando che i vertici politici, diplomatici e accademici di spicco sono tutti d’accordo su questo scenario, è improbabile che la Russia accetti un semplice accordo “terra in cambio di pace” senza che in cambio siano previsti significativi vincoli militari per l’Ucraina. Poiché le dinamiche del conflitto si sono spostate nuovamente verso la Russia, che si sta preparando a un’offensiva grazie alla vittoria sulla NATO nella “gara logistica”/”guerra di logoramento”, il Cremlino ha poche ragioni per accettare un accordo sbagliato.

In considerazione di ciò, l’ultima campagna di spin dell’Occidente dovrà andare a velocità di curvatura per convincere il pubblico di riferimento in patria che qualsiasi concessione alla Russia in materia di sicurezza, che sarebbe richiesta da Mosca per congelare il conflitto come appena spiegato, equivale ancora a una cosiddetta “vittoria”. È qui che entra in gioco la valutazione declassificata dell’intelligence statunitense fornita al Congresso e condivisa con la CNN.

Tale documento ha ridicolmente affermato che “la Russia ha perso uno sconcertante 87% del numero totale di truppe di terra in servizio attivo” che aveva prima di lanciare la sua operazione speciale, un’affermazione intellettualmente insultante, ma che potrebbe comunque essere creduta dal loro pubblico occidentale. In questo caso, potrebbero non essere troppo preoccupati di tali concessioni alla Russia, se sono indotti a credere che Biden abbia fatto il passo più lungo della gamba quando l’altro giorno ha avvertito che la Russia starebbe complottando per attaccare la NATO.

I messaggi contrastanti che provengono dall’establishment americano in questo momento, come dimostrano la dichiarazione del Presidente, la valutazione declassificata dell’intelligence statunitense e la richiesta del Consiglio Atlantico del governo di unità nazionale a Zelensky, diffusa da Politico, suggeriscono che i dibattiti sono in corso. Tuttavia, la situazione è ancora più complessa, dal momento che l’Occidente si è inacidito nei confronti di Zelensky e potrebbe accettare concessioni sulla sicurezza in cambio di un accordo “terra in cambio di pace”, anche se entrambi potrebbero richiedere del tempo per concretizzarsi.

Se Putin ricorda che Odessa è una città russa non significa che sia nel mirino del Cremlino

La speculazione secondo cui la Russia starebbe complottando per ripristinare il suo storico dominio su Odessa nel corso dell’operazione speciale si basa su un ragionamento altrettanto pretestuoso di quello precedente secondo cui la Russia starebbe complottando per conquistare Kiev in tre giorni.

Il Presidente Putin ha ricordato a tutti che Odessa è una città russa durante il suo annuale bilancio di fine anno a metà dicembre, il che ha spinto alcuni a ipotizzare che sia nel mirino del Cremlino. Si pensa che abbia deciso di riunificare tutte le terre storiche perdute del suo Paese e che non si fermerà finché questo gioiello e altri come Kiev non saranno nella sua corona geopolitica. Ecco esattamente le sue parole, che saranno poi analizzate per argomentare contro la suddetta interpretazione dei piani speculativi della Russia:

“La parte sud-orientale dell’Ucraina è sempre stata filo-russa perché è storicamente un territorio russo. Vedo un collega che regge un cartello con scritto ‘Turkiye’. Lui sa, e la gente in Turchia sa, che l’intera regione del Mar Nero è stata incorporata nella Russia a seguito delle guerre russo-turche. Cosa c’entra l’Ucraina in tutto questo? Né la Crimea né la regione del Mar Nero hanno alcun legame con l’Ucraina. Odessa è una città russa. Questo lo sappiamo. Tutti lo sanno. Ma loro [gli ucraini] hanno inventato qualche assurdità storica.

Ebbene, Vladimir Lenin ha incorporato queste regioni nell’Ucraina quando è stata fondata l’Unione Sovietica. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica non abbiamo contestato questo fatto e siamo stati pronti a vivere all’interno di questo paradigma. Tuttavia, questa parte sud-orientale è filo-russa, il che era importante per noi. Hanno sempre votato per coloro che sostenevano una posizione filo-russa nella politica interna ed estera dell’Ucraina. Nel complesso, questo andava bene per la Russia. Ma dopo il colpo di Stato del 2014, ci è apparso chiaro che avrebbero usato la forza per impedirci di sviluppare relazioni normali con l’Ucraina”.

Per cominciare, il leader russo ha ribadito la sua volontà di riconoscere i confini post-sovietici dell’Ucraina, con la notevole eccezione della sua “parte sud-orientale” che è rimasta “filo-russa”, come dimostrato dalla riunificazione democratica con la sua patria storica nel 2014 e nel 2022. L’unica ragione per cui la mappa geopolitica è cambiata in quella parte dell’innaturale mini-impero di Lenin è dovuta a “EuroMaidan” e all’operazione speciale, la prima delle quali ha portato alla riunificazione della Crimea e la seconda a quella degli altri.

Le popolazioni di quelle regioni storicamente russe che sono state arbitrariamente incorporate nell’Ucraina per scopi ideologici di costruzione della nazione erano a rischio di oppressione, come nei casi della Crimea e del Donbass quando si sono secessionate preventivamente, o già oppresse, come a Kherson e Zaporozhye. I russi etnici e i russofoni nel resto dell’Ucraina sono oppressi peggio che mai, ma l’attuale realtà strategico-militare rende improbabile una secessione anche per loro.

Il conflitto si sta finalmente esaurendo dopo il fallimento della controffensiva, ma Zelensky ha ordinato di fortificare l’intero fronte per complicare qualsiasi potenziale offensiva che la Russia potrebbe pianificare. Spera di guadagnare abbastanza tempo per far ripartire i finanziamenti occidentali e forse per far sì che i suoi patroni più guerrafondai mettano in atto una provocazione a bandiera falsa per intensificare questa guerra per procura. Tuttavia, l’inasprimento delle rivalità politiche e la crisi del servizio di leva del Paese non gli permettono di dare per scontato il tempo che gli resta.

Da parte sua, il Presidente Putin ha promesso, nello stesso discorso pronunciato a proposito di Odessa, che gli obiettivi del suo Paese di smilitarizzare l’Ucraina, di denazificarla e di garantire la neutralità del Paese saranno raggiunti, idealmente con mezzi diplomatici, ma sicuramente con mezzi militari se ciò non fosse possibile. In nessun discorso, né in quelli precedenti, ha detto che il suo Paese ha rivendicazioni su altri territori al di fuori del suo controllo e attualmente sotto il controllo dell’Ucraina, oltre al resto delle regioni recentemente riunificate.

L’ipotesi che la Russia stia complottando per ripristinare il suo storico dominio su Odessa nel corso dell’operazione speciale si basa su un ragionamento altrettanto pretestuoso di quello precedente, secondo cui la Russia avrebbe complottato per conquistare Kiev in tre giorni. Ciascuna di esse appare superficialmente plausibile ed è stata ripetuta da commentatori di entrambe le parti in vari momenti, ma nessuna delle due riflette la politica ufficiale, essendo nient’altro che un pensiero velleitario a cui ciascuna parte fa occasionalmente riferimento per ragioni narrative diametralmente opposte.

Coloro che, da parte russa, hanno brevemente dato credito alla “teoria dei tre giorni”, ora totalmente sfatata, introdotta nel discorso globale dai resoconti su ciò che l’ex presidente dello Stato Maggiore Mark Milley avrebbe detto al Congresso all’inizio del febbraio 2022, volevano risollevare il morale. Allo stesso modo, l’esaltazione della possibilità che Odessa torni sotto il controllo della Russia ha lo scopo di fare lo stesso quando la situazione lungo la linea del fronte si fa difficile.

Per quanto riguarda coloro che in Occidente hanno propagandato per un breve periodo la teoria di Milley, essi volevano creare paura su ciò che sarebbe accaduto se gli Stati Uniti non avessero inviato in modo proattivo il maggior numero possibile di armi all’Ucraina. Oggi fanno riferimento alle sue parole senza attribuzione per deridere disonestamente i loro avversari sui social media. Allo stesso modo, i loro avvertimenti sui presunti piani della Russia per Odessa servono contemporaneamente a incutere timore e a deridere, il primo per mantenere il flusso degli aiuti e il secondo per motivi narcisistici.

Così come non ci sono mai state prove inconfutabili a sostegno della “teoria dei tre giorni”, non ne sono mai emerse nemmeno a sostegno di quella di Odessa, ma il riciclaggio di entrambe le parti, in misura diversa e in contesti diversi, induce la gente comune a pensare che siano credibili. Tutto ciò che hanno rappresentato sono stati scenari di una vittoria russa massimalista sull’Ucraina, che è improbabile al giorno d’oggi, a meno che non si verifichi un cigno nero come un grande sfondamento militare russo attraverso le linee del fronte.

Anche in questo caso, la NATO potrebbe sempre scommettere che è meglio, dal suo punto di vista, lanciare un intervento convenzionale volto a tracciare una “linea rossa” oltre la quale la Russia probabilmente non oserebbe andare, e che potenzialmente potrebbe mantenere sotto il controllo di Kiev sia la capitale ucraina che il suo principale porto marittimo. Al massimo, la Russia potrebbe riprendere il controllo del resto delle regioni appena riunificate e forse di parti di quelle adiacenti a est del Dnieper, ma le possibilità che catturi Kiev e/o Odessa sarebbero molto scarse.

La visione condivisa in questa analisi non deve essere fraintesa o interpretata come un’argomentazione contro la legittimità delle rivendicazioni storiche della Russia su ciascuna città, ma semplicemente come un necessario controllo della realtà in mezzo alle incessanti speculazioni sul fatto che una o entrambe potrebbero presto passare sotto il suo controllo. I sostenitori di ciascuna parte hanno ragioni narrative di interesse personale per riciclare questi scenari, specialmente quello di Odessa, ma la gente comune non dovrebbe lasciarsi fuorviare e pensare che ci sia del credito in entrambi.

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Abituarsi a essere deboli. È peggio di quanto si possa immaginare. di AURELIEN

Abituarsi a essere deboli.
È peggio di quanto si possa immaginare.

AURELIEN
20 DIC 2023
Questi saggi saranno sempre gratuiti, ma potete sostenere il mio lavoro mettendo like e commentando, e soprattutto trasmettendo i saggi ad altri e ad altri siti che frequentate.

Ho anche creato una pagina Buy Me A Coffee, che potete trovare qui.☕️ Grazie a tutti coloro che hanno già contribuito.

Grazie anche a coloro che continuano a fornire traduzioni. Le versioni in spagnolo sono disponibili qui, e alcune versioni italiane dei miei saggi sono disponibili qui. Anche Marco Zeloni sta pubblicando alcune traduzioni in italiano. Sono lieto di annunciare che sono in preparazione un’altra traduzione in francese e una in olandese.

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Ascoltando le dichiarazioni dei politici occidentali e le nuove idee intelligenti degli scrittori di op-ed e degli “esperti” dei think-tank, sembra abbastanza chiaro che il piano occidentale per il futuro dell’Ucraina stia cambiando abbastanza rapidamente. Ciò non sorprende dopo l’abissale fallimento del Piano A, ma presuppone un Piano B o addirittura un Piano C verso cui muoversi. Ho già spiegato perché, a mio avviso, non esiste un Piano B e, per estensione, sostengo che anche il resto dell’alfabeto difficilmente sarà chiamato in causa. Questo saggio cerca di spiegarne i motivi, sia per le ragioni tecniche che ho già menzionato, sia per una serie di ragioni politiche e culturali.

Chi ha la memoria lunga ricorderà il Piano A V1.0, che prevedeva la ricostruzione delle forze ucraine, il loro invio ad attaccare i russi, dopodiché i difensori russi sarebbero fuggiti, portando al collasso dell’esercito russo e quindi dello Stato russo. Si presumeva che ciò sarebbe avvenuto molto rapidamente e senza alcun inconveniente per l’Occidente. I Paesi si sono affrettati ad associarsi al piano, e in alcuni casi ad aderire alla NATO, in modo da essere posizionati per nutrirsi del cadavere. Quando la gloriosa offensiva del 2022 non ha portato a questo risultato, si è ipotizzato che il Piano A V.1.1, la gloriosa offensiva del 2023 che incorpora armamenti occidentali, pianificazione occidentale e addestramento occidentale, lo avrebbe fatto.

Per quanto pazzesche possano sembrare oggi queste ipotesi, sono in realtà l’unico modo per comprendere la sicurezza con cui l’Occidente ha ripetutamente lanciato soldati con al massimo pochi mesi di addestramento, alcuni in veicoli blindati leggeri, contro un nemico formidabilmente trincerato con una massiccia superiorità di artiglieria e il controllo dell’aria. Il presupposto non era che le forze ucraine fossero oggettivamente forti, ma piuttosto che i russi fossero così oggettivamente deboli e codardi da accasciarsi al primo colpo. Queste idee, ovviamente, non sono apparse dal nulla nel febbraio del 2022: erano profondamente radicate, nella storia che viene ancora insegnata alla Casta Professionale e Manageriale (PMC), nelle memorie popolari della Seconda Guerra Mondiale e nei ricordi confusi dello stato disastroso in cui erano cadute le forze armate russe durante gli anni ’90, gli anni di maggiore influenza occidentale nel Paese. Oh, e naturalmente derivano anche da secoli di sottovalutazione razzista dei barbari slavi: anche mentre scrivo, gli stagisti di Washington sono impegnati a copiare e incollare paragrafi dei discorsi del 1945 del dottor Goebbels, che ammoniva i tedeschi a combattere fino all’ultima amputazione contro le orde barbariche che stavano arrivando per stuprare, uccidere e distruggere.

Tutto questo non ha funzionato e non funzionerà. Tuttavia, poiché i presupposti sopra descritti derivano da un ragionamento ideologico induttivo piuttosto che da un’esperienza, non possono essere abbandonati completamente così facilmente. Alcune persone influenti continuano a credere che, se i russi non sono ancora stati sconfitti, è perché le loro debolezze non sono state sfruttate a dovere. Quindi, se nei prossimi sei mesi la NATO potrà fornire dischi volanti, raggi della morte, cannoni a particelle e tute volanti meccanizzate per l’esercito di milioni di uomini che si sta reclutando, i russi taglieranno la corda.

Tornando sulla terra, l’Occidente stesso sta lentamente affrontando una crisi esistenziale provocata dal fatto che una società che disprezza i suoi valori liberali avanzati di PMC sta effettivamente vincendo, e che l’Occidente non è in grado di fare nulla al riguardo. Le fantasie di un cessate il fuoco sembrano ancora circolare, anche se i russi non sono interessati a un cessate il fuoco, e i pensatori e gli opinionisti stanno pensando e declamando una ricostruzione dell’Ucraina e delle sue forze armate, utilizzando risorse che l’Occidente non ha, attrezzature che non possono essere prodotte, esseri umani che sono già morti e denaro che non esiste. Ma devono avere qualcosa di cui scrivere, suppongo.

Ora sembra che stia iniziando una ritirata anche da questa fantasia più recente. Dopotutto, gli opinionisti e gli scrittori dei media dipendono dall’accesso al pensiero ufficiale se vogliono scrivere le loro storie e fare carriera, e alcuni scritti recenti suggeriscono che le cose stanno cambiando. In pratica, anche se non ancora in teoria, l’Ucraina sarà abbandonata al suo destino. Ma qualcosa dovrà essere detto per rimediare: si dovrà trovare un nuovo discorso politico, un nuovo modo di parlare al pubblico della Russia. In realtà, sembra che i primi corvi dell’inverno siano già stati avvistati. La storia questa volta sarà un revival degli anni ’80, La minaccia russa. Si può cominciare a vederne i contorni e si svolgerà più o meno come segue. Il folle dittatore Putin voleva conquistare l’Europa, ma i coraggiosi ucraini, con l’aiuto della NATO, sono riusciti a fermarlo temporaneamente, a caro prezzo in vite e tesori, certo, ma ne è valsa la pena. Ora dobbiamo sfruttare il tempo guadagnato combattendo contro i russi per riarmarci, prepararci a difendere le nostre frontiere, ricostruire le nostre industrie della difesa ecc. ecc.

Il fatto che questa sia spazzatura dall’inizio alla fine non la rende meno attraente come strategia politica: in ogni caso è praticamente l’unica strategia possibile rimasta. Certo, il passaggio da “la Russia è debole e crollerà all’istante” a “la Russia è terribilmente forte e dobbiamo trovare un modo per resistere” non è semplice, ma così tanti opinionisti e parassiti dei media si sono resi ridicoli per così tanto tempo, che possiamo presumere che si uniranno con entusiasmo alla vendita di questo nuovo modo di pensare. (“Debole? Hai detto debole? Da dove ti è venuta questa idea? Non l’ho mai detto!). Un corvo non fa un inverno, ma nei media si è già svolta una discreta attività di punding in questo senso.

Come ho già sottolineato in precedenza, l’idea che l’Europa (e per quanto riguarda gli Stati Uniti) possa sostanzialmente riarmarsi è una fantasia. Voglio tornare su questo tema, ma su scala più ampia e sulla base di eventi più recenti, perché voglio discutere tre tipi di ostacoli insuperabili a questa e a qualsiasi altra idea di “resistenza” alla Russia. Alcuni sono pratici, altri politici, ma ritengo sempre più che i più importanti siano quelli culturali. Vediamoli.

Non è possibile ricostruire un’industria della difesa e grandi forze armate dal nostro tipo di economia e società. Non intendo dire “da un giorno all’altro”, ma proprio per niente. Considerate: la tecnologia militare ha sempre richiesto tecnologie preesistenti per essere sviluppata e supportata. Quando il carro armato (“distruttore corazzato di mitragliatrici”) fu proposto per la prima volta nella Prima Guerra Mondiale, le tecnologie che richiedeva esistevano già. Esistevano grandi industrie metallurgiche che producevano locomotive, veicoli commerciali e navi, nonché blindature protettive. Il motore a combustione interna era ben sviluppato, i binari erano stati sviluppati per le macchine agricole e, naturalmente, le mitragliatrici venivano prodotte da decenni e l’artiglieria da secoli. Inoltre, si erano sviluppate intere industrie per la manutenzione di camion e macchine agricole. Le nazioni occidentali disponevano di un numero molto elevato di specialisti tecnici, spesso provenienti da programmi di apprendistato, le scuole superiori tecniche e i dipartimenti universitari di ingegneria formavano i dirigenti, e le competenze erano concentrate in un numero piuttosto elevato di piccole aziende, spesso gestite da ingegneri e progettisti che le avevano fondate. Le forze armate avevano in genere le proprie scuole di formazione tecnica, per gli ufficiali e gli altri gradi.

Il risultato è che, in entrambe le guerre mondiali, l’economia civile è stata in grado di passare abbastanza rapidamente alla produzione militare, perché le competenze, l’organizzazione, la gestione, le fabbriche, i componenti e le materie prime erano tutti presenti. Oggi non c’è più nulla di tutto questo. Potrebbe essere teoricamente possibile costruire nuove fabbriche per aumentare la produzione di un carro armato moderno da quaranta a cento all’anno (cinque anni, forse, per progettare e costruire la fabbrica), ma gli altri ingredienti, ora scomparsi o ridotti al minimo assoluto, richiederebbero una generazione per essere ricostituiti, ammesso che sia possibile farlo. Circa un terzo o la metà del costo di un carro armato moderno è costituito dall’elettronica e l’Occidente non controlla più la produzione, o addirittura la fornitura, di molti componenti elettronici chiave. Poi, naturalmente, è necessario reclutare persone che comprendano la tecnologia, che dovranno sottoporsi a una lunga formazione in istituti da parte di persone che hanno già questa formazione, per non parlare di decenni di esperienza pratica.

In sintesi, quindi, una volta che si è costruito un settore o una capacità, è quasi impossibile farlo rivivere. Un aneddoto non correlato: molti anni fa ho assistito alla presentazione di un’azienda britannica del settore della difesa a un gruppo di visitatori provenienti dall’Asia, che mostrava con orgoglio come avesse ridotto progressivamente il patrimonio e la forza lavoro nel corso degli anni per aumentare i profitti. Potevo percepire il senso di panico del pubblico mentre calcolava rapidamente quanto presto l’azienda avrebbe chiuso del tutto. Non è possibile cambiare questa mentalità in anni o addirittura in decenni. Nessuna azienda costruirà nuovi impianti e aumenterà la produzione se non sarà costretta a farlo, quando ci sono modi più semplici per fare soldi.

L’analogia odierna per il carro armato sarebbe, suppongo, il missile convenzionale a lungo raggio lanciato da terra o dall’aria, di cui il Kinzhal è l’esempio più noto. Un missile di questo tipo viaggia a velocità fino a Mach 10 e può manovrare in volo. La maggior parte degli elementi di queste tecnologie non esiste in Occidente, perché ci siamo liberati delle tecnologie precursori, della formazione e dell’istruzione e delle strutture industriali che ne avrebbero reso possibile lo sviluppo. Per quanto denaro fittizio venga spinto nell’industria della difesa, non si possono ricomprare cose che si sono già distrutte. Inoltre, l’Occidente non dispone di tecnologie in grado di fermare questi missili, né ha la possibilità di svilupparle: un punto politico di una certa importanza su cui tornerò più avanti.

Ma naturalmente, anche se è possibile affrontare parzialmente alcuni di questi problemi tecnici su base nazionale, ci sono anche problemi politici internazionali. È comune pensare che le alleanze siano più forti delle singole nazioni – dopo tutto, più paesi ci sono meglio è, giusto? Anche quando una nazione ha una posizione dominante, come gli Stati Uniti nella NATO, in pratica il gruppo va spesso alla velocità del più lento. Sistemi giuridici diversi, sistemi politici diversi, sistemi contrattuali diversi, interessi nazionali diversi, gelosie reciproche e sviluppi politici locali complicano enormemente la gestione di qualsiasi argomento, anche supponendo che non ci siano disaccordi tecnici di fondo. Ma spesso ci sono: per fare l’esempio dei carri armati, la standardizzazione nella NATO non è mai stata possibile perché una scuola di pensiero, guidata dai tedeschi, voleva carri armati più leggeri, che si affidassero in parte alla mobilità per la loro protezione, mentre un’altra, guidata da britannici e statunitensi, enfatizzava la protezione extra (e quindi il peso) rispetto alla velocità. A causa di questo tipo di problemi, qualsiasi gruppo internazionale è inevitabilmente inferiore alla somma delle sue parti, e con la NATO credo che qualche tempo fa abbiamo raggiunto il punto in cui l’aggiunta di ogni nuovo membro ha effettivamente ridotto l’efficacia dell’organizzazione nel suo complesso.

Questo è uno dei motivi per cui l’idea che ci possa essere una risposta collettiva “occidentale”, per non parlare della NATO, alla situazione in cui l’Occidente si troverà alla fine della crisi ucraina, è piuttosto irrealistica. Questo non esclude un grande lavoro su un nuovo “concetto strategico”, molte attività a livello politico, discorsi importanti da parte dei leader delle principali nazioni della NATO e promesse di maggiori spese. Ma in realtà tutto ciò che l'”Occidente” vorrà fare in questo contesto è probabile che ricada sotto la voce “impossibile tecnicamente” o “impossibile politicamente e culturalmente”. (Non ho idea di cosa possano intendere coloro che pensano che questa crisi “rafforzerà” la NATO: non lo sanno nemmeno loro, sospetto). Soprattutto, l’attuale cultura politica occidentale confonde la spesa (o più precisamente la promessa di spesa) con l’effettiva realizzazione delle cose, dimenticando che il mondo non è un gigantesco negozio Amazon e che si può comprare solo ciò che è effettivamente disponibile.

Ma le difficoltà vanno ben oltre l’aspetto puramente tecnico e hanno a che fare con il modo in cui gli Stati si relazionano tra loro e con gli Stati più grandi e più piccoli. Il modo in cui questo avviene nella pratica è molto diverso e molto più sottile dei rozzi stereotipi che si trovano nei libri di testo realisti e neorealisti sulle relazioni internazionali, o per questo nelle pagine di Foreign Affairs. Facciamo una piccola deviazione nella complessità, perché questo ci aiuta a capire non solo cosa potrebbe accadere nella NATO e in Europa, ma anche in altre aree del mondo dove l’Occidente esercita attualmente la sua influenza.

Nessuno Stato è completamente autonomo, autarchico e capace di tutto: tutti dipendono in qualche misura dagli altri. In effetti, il sistema internazionale è molto più basato sulla cooperazione, a tutti i livelli, che sulla competizione. Gli Stati spesso scoprono di avere interessi comuni, o perlomeno sovrapposti, e decidono di collaborare, o perlomeno di non frustrare i disegni dell’altro. Gli Stati scoprono di poter esercitare una maggiore influenza facendo parte di raggruppamenti economici o politici, di poter attirare l’interesse di Stati più grandi e di svolgere un ruolo vicario negli affari internazionali. Alcuni Stati si fanno un feticcio di operare sempre in silenzio dietro le quinte, senza cercare credito o visibilità. Alcuni Stati (gli Stati Uniti, ad esempio) operano in modo molto pubblico e rivendicano sempre un ruolo di leadership, che i loro alleati sono in genere abbastanza educati da lasciar loro, almeno in apparenza.

In ogni regione, ci sarà una distribuzione del potere economico, militare e politico che influenzerà le relazioni tra Stati. La regione può essere caratterizzata da una cooperazione economica non vincolante o da un’alleanza formale come la NATO. La consuetudine vuole che gli Stati più grandi e potenti tendano a farsi strada più facilmente di quelli più piccoli. Ma non c’è nulla di banalmente matematico in questo, e gli Stati più piccoli possono spesso ottenere ciò che vogliono da una relazione con uno Stato più grande: infatti, i due potrebbero avere obiettivi complementari, o almeno non in conflitto tra loro. E alla fine della giornata, anche se lo Stato più grande ha ottenuto pubblicamente ciò che cercava, lo Stato più piccolo può ritenere di aver raggiunto comunque i propri obiettivi indipendenti.

Ma anche gli Stati esterni alla regione possono essere sfruttati. Prendiamo l’esempio attuale dell’Africa occidentale francofona. La superpotenza locale è la Nigeria: lo Stato di gran lunga più grande e potente della regione, con un esercito numeroso, con ambizioni di egemonia regionale e non particolarmente apprezzato per il tatto e la delicatezza con cui tratta i suoi vicini. Quindi, come piccolo Stato francofono, cosa fare? Beh, si ha come equilibrio l’ex potenza coloniale, con la quale si ha quasi certamente un rapporto complesso. Ma poi, per ragioni politiche, non si vuole sembrare troppo pubblicamente dipendenti dai francesi. Così, quando gli Stati Uniti o il Regno Unito vengono a chiamarvi, dite: perché no? Inviate una squadra di addestramento, organizzate un’esercitazione congiunta, avviate colloqui politici o economici bilaterali. Accettate anche qualche investimento cinese. In questo modo si ottiene una maggiore libertà di manovra con i francesi e i nigeriani, e se il prezzo da pagare è la firma di un comunicato, un voto all’Assemblea Generale o la pazienza di assistere a interminabili discorsi di persone che non conoscono l’Africa, beh, è un prezzo che vale la pena pagare. Questo è il modo in cui i leader africani, dotati di intelligenza, trattano con le grandi potenze straniere, e in Africa i leader tendono a dividersi tra quelli dotati di intelligenza e quelli morti.

Ma varianti della stessa cosa avvengono ovunque. In generale, le piccole nazioni che si trovano in prossimità di grandi nazioni cercano un modo per aggiustare il calcolo del potere che ne deriva. Non è che Singapore o la Nuova Guinea abbiano paura di essere invase dalla Cina o cerchino “protezione” altrove. È che la vita è più comoda dal punto di vista politico e strategico se non si è sempre all’ombra della stessa grande potenza. Per molti Paesi, quindi, la presenza degli Stati Uniti nel Pacifico è un fattore di bilanciamento dell’influenza cinese e può essere sfruttata per garantire loro una maggiore flessibilità rispetto a quella che avrebbero altrimenti. A volte, i vantaggi sono molto evidenti. La presenza degli Stati Uniti in Giappone, ad esempio, ha rappresentato un fattore di stabilizzazione per la regione, in quanto l’amaro ricordo dell’aggressione giapponese negli anni ’30 e ’40 è stato parzialmente alleviato dalla percezione che le loro forze armate fossero sotto controllo straniero. Da parte loro, i giapponesi – il popolo più profondamente pacifista che abbia mai conosciuto – consideravano la difesa e le forze armate un argomento così delicato che era meglio lasciarlo ad altri, anche se la presenza degli Stati Uniti era di per sé una grande irritazione politica. Le grandi potenze si trovano spesso ad essere usate in questo modo.

Torniamo quindi all’Europa. In quel continente, la grande domanda della storia è stata chi dominerà, non solo militarmente ma anche politicamente. Di recente, ciò ha comportato tre guerre in meno di un secolo tra Francia e Germania, le ultime due delle quali hanno devastato il continente. Dopo il 1945, l’idea iniziale di un’alleanza militare preparata contro una Germania risorgente si è trasformata in un’alleanza militare con la Germania come membro, ma con tutte le sue forze subordinate alla NATO e al suo comandante statunitense, e senza capacità di operazioni militari indipendenti. Ciò ha fornito un grado di rassicurazione e stabilità ai vicini della Germania che probabilmente non sarebbe stato possibile ottenere altrimenti.

Il coinvolgimento degli Stati Uniti in Europa dopo il 1945 segue essenzialmente lo schema sopra descritto. Oggi è quasi impossibile ritrovare lo stato d’animo di paura e vulnerabilità vissuto dall’Europa nel decennio successivo alla Seconda guerra mondiale. Il terrore di un nuovo conflitto da qualche parte, che questa volta avrebbe devastato l’Europa in modo irreparabile, si accompagnava alla paura del dominio politico del continente da parte dell’Unione Sovietica. Gli Stati europei erano deboli e in gran parte disarmati, i governi comunisti si erano insediati a Praga e Budapest dopo le intimidazioni sovietiche. Chi poteva dire che la Francia e l’Italia, con i loro grandi e ben organizzati partiti comunisti, non sarebbero state le prossime? E questo non avrebbe scatenato terribili guerre civili in Europa occidentale, come è avvenuto in Grecia?

Non si trattava di un timore di attacco militare: quello è venuto dopo, e si presumeva che avrebbe fatto seguito al coinvolgimento cinese (approvato dai sovietici) nella guerra di Corea. Si trattava soprattutto della ricerca, da parte di Stati europei deboli e in bancarotta, di una fonte di sostegno esterna che potesse far desistere i russi da qualsiasi progetto di dominio politico. E in effetti c’era qualche prova che questo potesse essere vero: la crisi del blocco di Berlino del 1948-9 avrebbe probabilmente avuto un esito diverso se gli Stati Uniti avessero rifiutato di essere coinvolti. Il Trattato di Washington del 1949, meno di quanto gli europei sperassero, ma quanto il Congresso americano isolazionista avrebbe accettato, legava formalmente gli Stati Uniti alla sicurezza europea come contrappeso al potere sovietico. L’idea non era che gli Stati Uniti avrebbero “difeso” l’Europa (la grande maggioranza delle truppe coinvolte in un’ipotetica guerra sarebbe stata europea), ma piuttosto che qualsiasi crisi politica tra l’Unione Sovietica e l’Europa avrebbe richiesto che la prima tenesse conto anche della reazione degli Stati Uniti. Nonostante i persistenti timori, durante la Guerra Fredda, che gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica potessero fare un qualche tipo di accordo trascurando l’Europa, questa logica è rimasta pressoché invariata. In questo senso, il confronto visibile tra NATO e Unione Sovietica, con i suoi aerei, i suoi carri armati e i suoi missili, era un po’ una distrazione dai meccanismi politici sottostanti.

E poi la “minaccia” sovietica è evaporata da un giorno all’altro. Come ho sottolineato più volte, i vantaggi politici della NATO per le potenze europee nei loro rapporti reciproci (e che ovviamente non potevano essere riconosciuti formalmente), uniti alla mancanza di un’alternativa concordata e al timore di un vuoto di sicurezza in Europa centrale dagli esiti imprevedibili, hanno fatto sì che la NATO continuasse ad esistere più che altro per inerzia. L’allargamento (mai preso in considerazione all’inizio, nemmeno dai Paesi che poi lo hanno richiesto) ha dato alla NATO qualcosa da fare, così come il dispiegamento in Bosnia e poi in Afghanistan. Ma qualcosa è andato perso: l’idea dell’uso degli Stati Uniti come contrappeso politico a una potenza potenzialmente ostile è stata semplicemente dimenticata, perché non sembrava più rilevante.

Uno dei risultati è stato che l’opinione pubblica, e persino gli esperti, hanno notato a malapena il declino delle forze convenzionali in Europa. Di recente i commentatori sembravano stupiti di scoprire che le massicce forze NATO della Guerra Fredda erano evaporate e che la NATO nel suo complesso poteva a malapena radunare una dozzina di brigate meccanizzate leggere, in grado di combattere per una o due settimane prima che i loro rifornimenti e le loro munizioni fossero esauriti. In teoria, dagli Stati Uniti potrebbero arrivare rinforzi massicci, ma solo riportando in servizio i carri armati degli anni ’80 in disuso e trovando e addestrando gli equipaggi per questi e le loro armi di supporto, cosa che, anche se fosse possibile, nella migliore delle ipotesi richiederebbe anni e costerebbe una fortuna. Quindi, ironia della sorte, la NATO si trova ora ad affrontare l’unica eventualità per la quale è stata espressamente progettata: una Russia potente e pesantemente militarizzata che si confronta con un’Europa debole, in un momento in cui non è mai stata meno in grado di affrontarla. Il che è davvero intelligente, se ci si pensa. Ma era anche del tutto evitabile. Cercare buone relazioni con la Russia da una posizione di relativa debolezza era una strategia possibile. L’ostilità verso la Russia da una posizione di relativa forza era un’altra. Ma l’ostilità verso la Russia da una posizione di relativa debolezza era semplicemente stupida. Eppure l’Occidente continua a minacciare la Russia, come se fosse lui, e non la Russia, la parte più forte, e come se gli Stati Uniti fossero ancora abbastanza forti da poter essere usati come contrappeso.

Per le ragioni che ho illustrato più volte, questa situazione non cambierà in modo sostanziale. Gli asset economici, ad esempio, sono dove sono. Il mare non si muoverà. C’è un limite a dove e come si può coltivare il cibo. Allo stesso modo, le economie basate sull’estrazione di rendite potrebbero trasformarsi in economie industriali e manifatturiere, come è accaduto nel XVIII e XIX secolo, ma non c’è modo di tornare a quello stato dall’attuale stato finanziarizzato. Ciò significa che le industrie della difesa e le strutture delle forze armate occidentali continueranno a ridursi e che le attrezzature di difesa occidentali continueranno a essere sempre più costose. Tuttavia, condannare i leader di queste industrie è un po’ fuori tema. Dalla Guerra Fredda in poi, l’Occidente ha seguito una politica di qualità prima che di quantità, credendo che il suo vantaggio tecnologico avrebbe prodotto una superiorità militare complessiva. In realtà, questa era probabilmente l’unica politica economicamente e politicamente fattibile, ma ha prodotto un armamentario di sistemi d’arma costosi, delicati e sempre più piccoli, difficili e costosi da mantenere e che devono essere mantenuti in servizio sempre più a lungo.

Oggi la situazione è peggiorata. Non sono un esperto, ma sembra proprio che l’Occidente abbia semplicemente l’arsenale sbagliato per fronteggiare militarmente la Russia in Europa. (Non sto pensando a una guerra vera e propria, ma piuttosto alle conseguenze politiche di forze fortemente squilibrate). I russi hanno un numero molto elevato di piattaforme “sufficientemente buone” e in alcuni casi la loro tecnologia sembra essere in anticipo rispetto all’Occidente. Inoltre, hanno scelto di investire in settori come i missili, l’artiglieria, i droni e la guerra elettronica, che si adattano alla loro idea di come sarebbe una guerra in Europa (come vediamo in Ucraina).

L’Occidente, al contrario, dispone di minuscole forze ereditate dall’era della Guerra Fredda che verrebbero messe da parte in qualsiasi conflitto con la Russia, supponendo che possano in qualche modo spostarsi in sicurezza per centinaia, o addirittura migliaia, di chilometri fino al contatto, per poi schierarsi in modo organizzato. Si noti che la decisione di abbandonare la guerra pesante negli anni ’90 è stata quasi certamente giusta, e all’epoca l’ho sostenuta. Ma porta con sé un immenso corollario, che all’epoca era così ovvio da essere dato per scontato: non inimicarsi l’unica grande e seria potenza militare in Europa. Ciononostante, il trionfalismo della Guerra Fredda e il disprezzo per lo stato in cui la Russia è rapidamente caduta, hanno effettivamente portato allo squilibrio tra le dichiarazioni politiche e le capacità effettive di cui ho parlato sopra.

Lo stesso vale per gli aerei. L’Occidente ha tradizionalmente privilegiato il controllo aereo attraverso costosi aerei da superiorità aerea ad alta capacità. In uno scenario di guerra aggressiva da parte del Patto di Varsavia, ciò aveva un certo senso, anche se al prezzo di un relativo abbandono dei meno affascinanti missili terra-aria. Ma la generazione di velivoli che l’Occidente ha ora in dotazione (l’F35, il Typhoon, il Rafale) non ha una guerra di superiorità aerea da combattere, poiché i russi preferiscono usare i missili, e sono semplicemente troppo pochi, troppo vulnerabili e troppo costosi per essere usati come piattaforme per lanciare il numero molto ridotto di armi che possono trasportare. In ogni caso, i missili o i caccia a lungo raggio russi sarebbero in grado di agganciarli ben prima che possano entrare nel raggio di tiro.

L’Occidente continua a essere forte in mare, ma a cosa serve? I gruppi tattici di portaerei sono ancora l’unico mezzo di proiezione di forza praticabile, ma sono sempre più vulnerabili: si pensi all’attuale dispiegamento molto attento degli Stati Uniti vicino al Mar Rosso, ben al di fuori del raggio d’azione dei missili. Un singolo missile è probabilmente sufficiente per mettere fuori uso una portaerei, almeno temporaneamente. I sottomarini nucleari d’attacco, dove l’Occidente è in vantaggio, potrebbero svolgere un ruolo di protezione delle rotte di navigazione, ma sarebbe al margine. E tutti i sistemi balistici nucleari del mondo non contano in questo tipo di calcolo: il loro posto è in un universo alternativo. Di conseguenza, l’Occidente (e soprattutto gli Stati Uniti) vede dissiparsi ogni giorno la propria influenza sulla sicurezza globale.

Infine, i russi continuano a investire denaro e sforzi nello sviluppo di missili convenzionali lanciati da terra e dall’aria, che possono colpire obiettivi in tutta Europa. L’Occidente ha semplicemente scelto, nel corso dei decenni, di non sviluppare queste tecnologie e non può farlo ora, in tempi utili e su scala utile. E sebbene la NATO disponga di programmi antimissile da una generazione, essi non sono finalizzati a questo tipo di minaccia e non sarebbero mai in grado di affrontarla. In linea di massima, quindi, e ancora oggi, i russi possono farci del male, ma noi non possiamo farne a loro. Ecco perché tutto il nervosismo per il “coinvolgimento della NATO” in Ucraina e per una qualche svolta sarebbe divertente se non fosse così tragico.

E quali sono le probabili conseguenze della realizzazione di questa vulnerabilità strategica, che fa gelare il sangue e restringe i testicoli? Posso pensare a tre possibili esiti, non necessariamente esclusivi l’uno dell’altro. Il primo è la negazione, per quanto umanamente possibile. La politica ha una sua inerzia, e un’intera generazione di leader politici dovrà sprecarsi nei prossimi anni prima che la realtà penetri definitivamente. Nel frattempo, la vita potrebbe diventare molto pericolosa, dal momento che i leader occidentali continuano a fare i capricci e a minacciare, con un potere che non hanno più. Per quanto posso giudicare, questo è particolarmente vero per gli Stati Uniti, che stanno per essere messi di fronte alla brutale verità che ai russi interessa sempre meno quello che pensano. E a loro volta, le nazioni che hanno trovato utili gli Stati Uniti, per un motivo o per l’altro, esamineranno nuovamente le loro opzioni.

La seconda è una richiesta di riarmo massiccio per affrontare la nuova “minaccia”. Il problema (beh, il primo) è che pochissime persone hanno idea di cosa significhi. Così la settimana scorsa Le Monde, il giornale con cui la PMC francese riempie le sue vaschette, ci ha detto che il Paese ha bisogno di una “economia di guerra”. Dubito che lo stagista che l’ha scritto abbia la più pallida idea di come sarebbe un’economia di guerra, o che possa anche solo immaginarla. Vediamo. Direzione dell’economia da parte del governo, direzione del lavoro, acquisto obbligatorio e riorganizzazione delle aziende, nazionalizzazione di beni importanti, controlli valutari e tassazione nettamente più elevata… devo continuare?

Ma c’è un punto più importante. Non si può riarmare da un sito di Amazon e reclutando chi altrimenti lavorerebbe per salari da fame consegnando pacchi. Per cominciare, occorrerebbe il tipo di impegno e consenso nazionale per la mobilitazione e il riarmo che gli inglesi riuscirono a ottenere negli anni Trenta (meglio dei francesi, ma questa è un’altra storia). Nessuno voleva la guerra, ma in tutto lo spettro politico c’era un’ampia consapevolezza che sarebbe potuta accadere e che era necessario essere preparati. I servizi non ebbero difficoltà a reclutare altro personale e la popolazione civile partecipò regolarmente alle esercitazioni per i raid aerei. Quando la guerra iniziò, lo stato d’animo della generazione dei miei genitori era “facciamola finita”, accettando il fatto che certe cose andavano fatte. Quella generazione accettò di essere mobilitata e mandata a combattere, di essere mandata nelle fabbriche a lavorare o nei campi a coltivare cibo. Accettarono il razionamento del cibo, la direzione del lavoro e l’aumento massiccio delle imposte sul reddito. C’erano mugugni, ma poca resistenza.

Oggi tutto questo sembra fantascienza. Era il risultato di una società che, pur essendo tutt’altro che perfetta, vedeva ancora se stessa come un insieme, viveva ancora a livello locale ed era organizzata attraverso famiglie allargate e gruppi sociali come le fabbriche, le squadre di calcio e persino gli scout. Ma il neoliberismo ha messo fine a tutto questo. Pochi di noi oggi sentono un’identità con una qualsiasi “società”. Perché dovremmo? Le nostre famiglie sono sparse per il Paese, conosciamo a malapena i nostri vicini, facciamo lavori temporanei e transitori con colleghi sempre diversi, non abbiamo tempo per altre attività al di fuori del lavoro, dei viaggi e dello shopping. Si può avere una società di cloni indistinguibili che massimizzano l’utilità, ma non si può pretendere che agiscano insieme per uno scopo comune, soprattutto quando si è sempre negato che la società ne abbia uno.

Si dà il caso che la crisi di Covid ci abbia appena fornito tutte le prove che avremmo voluto. Era abbastanza semplice capire che il Covid era una malattia infettiva che si diffondeva attraverso nuvole di aerosol. La società nel suo complesso poteva essere protetta se le persone si tenevano lontane dagli spazi confinati in cui avrebbero potuto respirare aria infetta, restavano a casa se erano sicuramente infette e indossavano una maschera per evitare di contaminare gli altri. Eppure, a parte qualche onorevole eccezione, nessun governo e nessuna società occidentali sembravano in grado di capire questo, perché violava il primo e unico comandamento della società neoliberale: Fai quello che vuoi è l’intera legge, purché tu possa pagare. Per una parte significativa della popolazione, sentirsi dire di indossare una maschera era un’impensabile erosione della libertà personale, a un passo dai campi di concentramento nazisti. Una società che non riesce ad accettare che la vita degli altri venga prima del proprio benessere personale non sarà in grado di sopportare il tipo di stress che ho descritto.

Tanto più che la politica è ora esplicitamente divisiva, mettendo l’uno contro l’altro gruppi reali e costruiti per ottenere il potere. Non sono sicuro che esistano ancora il vocabolario e l’insieme dei concetti che dovrebbero servire a riunire un’intera società. Certo, questi discorsi hanno sempre avuto un elemento di ipocrisia e nessun consenso è mai stato assoluto, nemmeno in periodi di crisi. Ma credo che alla nostra classe politica attuale manchi persino la comprensione del fatto che sia possibile riunire la stragrande maggioranza delle persone dalla stessa parte per interesse comune. Persino in Francia, dove i legami sociali hanno finora resistito alle peggiori devastazioni del neoliberismo, Emmanuel Macron, nel suo primo discorso presidenziale durante la crisi di Covid, si è ridotto a cantare “siamo in guerra”, come un incantesimo, senza riuscire a spiegarne il motivo o a spiegare cosa dovremmo fare. Non è quindi sorprendente che i leader occidentali abbiano cercato di mobilitare le loro popolazioni sull’Ucraina non per difendere qualcosa, ma semplicemente cercando di far loro odiare la Russia. Che altro c’è?

Dopo tutto, cosa dovremmo difendere? In Europa, sia a livello nazionale che nell’UE, la storia e la cultura sono qualcosa di cui vergognarsi. Non passa quasi settimana senza che un politico europeo chieda scusa per qualcosa. Si cerca di sopprimere l’insegnamento della storia, sulla base del fatto che è divisiva, o di inculcare un senso di colpa e di pentimento nei giovani. In politica interna, invece, la storia viene usata come arma da un gruppo per chiedere concessioni e denaro ad altri. Ora, va bene, se è questo che volete fare, ma non aspettatevi che una società post-culturale e post-storica trovi improvvisamente e magicamente qualcosa attorno a cui coalizzarsi proprio quando ne avete bisogno. Nessuno morirà per l’Eurovision Song Contest.

Il che porta a un’ultima riflessione. C’è stata una certa sorpresa per la resistenza delle truppe che combattono in Ucraina, soprattutto da parte degli ucraini stessi. In altre parti del mondo, gli Houthi stanno andando avanti, le forze antigovernative in Myanmar non sono altro che persistenti, e i vari gruppi di miliziani in Afghanistan hanno combattuto tra loro e con i russi e gli americani per quarant’anni. Perché, quando si potrebbe essere a casa a giocare alla stessa cosa su una macchina da gioco? Perché, del resto, la gente ha sopportato le privazioni e la morte nelle trincee della Prima guerra mondiale o sul fronte orientale della Seconda?

In gran parte si tratta di aspettative e norme sociali ereditate. Questo è ciò che facciamo. O, più precisamente, questo è ciò che fanno gli uomini. Perché fino a poco tempo fa, nascere maschio significava avere una probabilità non nulla di dover combattere, e forse morire, a un certo punto della propria vita, per proteggere le vite degli altri. (In effetti, in alcune comunità africane, ad esempio, “guerriero” e “uomo” erano di fatto la stessa cosa). In Occidente, queste idee non vengono più prese sul serio. Abbiamo decostruito la mascolinità tossica e chiediamo che le forze armate, come altre parti dello Stato, diventino più “diverse” come prima priorità. Il che va bene, a patto che non ci si aspetti di dover attrarre persone comuni per unirsi a un esercito che improvvisamente è di nuovo tutto incentrato sul disagio, sul pericolo e sulla possibile morte.

Il che significa che socialmente, così come strategicamente e tecnologicamente, l’Occidente ha optato per una direzione che ha senso solo se si ipotizza un mondo senza sfide e pericoli, in cui gli individui possono fare ciò che vogliono, avere ciò che vogliono, essere ciò che vogliono e pretendere dagli altri ciò che vogliono. È ragionevole chiedersi come se la caverà una società del genere, visto il tipo di problemi che stanno per colpirci. Il terzo risultato possibile – che avrebbe bisogno di un saggio a sé stante – è che potrebbe semplicemente non sopravvivere. Se ne parlerà un’altra volta.

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SITREP 12/20/23: Fuoco incrociato tra Putin e Zelensky, il Medio Oriente si scalda, di SIMPLICIUS THE THINKER

Questa sarà più frammentaria del solito, perché volevo coprire una serie di sviluppi in rapida successione.

Sia Putin che Zelensky hanno rilasciato una serie di dichiarazioni interessanti e contrastanti. Il team di pubbliche relazioni di Zelensky lo ha costretto a tenere una presentazione tipo municipio per risollevare la sua immagine in calo, soprattutto alla luce dei recenti eventi di Putin ad alta visibilità di questo tipo.

La direzione generale è che Putin sta segnalando sempre più ammissioni di “realpolitik” negli ultimi tempi. Come la confessione di ieri di essere stato “ingenuo” nella prima parte della sua carriera presidenziale. Questa volta ha fornito alcune spiegazioni non filtrate e piuttosto candide sul coinvolgimento della Russia in Ucraina:

Ciò si è esteso anche a quella che è apparsa come una franca ammissione che la Russia si prenderà ciò che le spetta di diritto in Ucraina e non cercherà più di placare l’Occidente. Qualsiasi negoziato futuro sarà fatto esclusivamente in nome degli interessi della Russia:

Zelensky, da parte sua, ha finalmente annunciato ufficialmente che verranno arruolati ~500k nuovi uomini:

 

Ma la notizia che più ha sconvolto il mondo è stata una cifra che circolava, secondo la quale l’Ucraina avrebbe bisogno di 20.000 uomini al mese solo per tenere il passo con le sue perdite, il che ovviamente servirebbe a darci una visione indiretta delle sue perdite reali.

In un primo momento la cifra di 20.000 euro al mese sembrava priva di fonti, poiché non faceva parte dell’annuncio ufficiale della nuova mobilitazione di 500.000 euro.

Tuttavia, ho cercato e trovato la fonte, ovvero la deputata della Rada Maryana Bezuhla che, forse inconsapevolmente, ha rivelato un segreto di Stato in un post che voleva essere una condanna di Zaluzhny (è quello linkato in blu in alto):

Si tenga presente che una cifra simile era stata riportata molti mesi fa, ma questa sembra essere la prima conferma ufficiale di alto livello da parte delle autorità ucraine. Ciò significa che l’Ucraina sta perdendo almeno 20.000 persone al mese e ha bisogno di questa quantità di mobilitati solo per mantenere la parità. Ciò equivale a un numero preciso di 666 vittime al giorno, anche se l’autrice ha menzionato che il problema “è cresciuto durante l’estate”, quindi forse questo numero così elevato è dovuto solo alla “controffensiva”.

D’altra parte, ho postato i numeri ufficiali del Ministero della Difesa russo sulle perdite di manodopera dell’AFU ogni volta che mi è capitato di vederli, e sono sempre più o meno in questa fascia. Esempio del mese scorso:

825, 605, 635, 695 uomini persi al giorno. Ciò coincide notevolmente con la cifra di 20.000 uomini al mese.

Ricordiamo che con 20.000 uomini al mese, dopo circa 22 mesi di guerra, le perdite si aggirerebbero intorno a 22 x 20.000 = 440.000, che è all’incirca la cifra a cui molti gruppi li collocano ora. Dopotutto, lo stesso annuncio di Zelensky prevede esattamente 450-500k nuovi uomini, come da video che ho postato – quindi questo coinciderebbe perfettamente con le loro perdite e con quanto hanno bisogno di rimpinguarle. Un’altra conferma è il nuovo video di Budanov, che ho postato l’ultima volta, in cui ha detto che una cifra costante di 1,1 milioni di forze armate deve essere mantenuta “in ogni momento” – il che ci dice che il principio dottrinale dell’Ucraina è che devono sempre mantenere lo stesso equilibrio di uomini, il che spiega logicamente perché 450-500k perdite totali richiederebbero 450-500k nuovi uomini, al contrario di 500k nuovi uomini per una “espansione” di qualche tipo.

Faccio questa distinzione proprio perché la stessa Russia ha notoriamente annunciato i 500k nuovi uomini, ma questi sono proprio per un’espansione di diversi nuovi distretti militari, piuttosto che per compensare le perdite come nel caso dell’Ucraina. Infatti, qui sotto vedrete che Shoigu ha annunciato proprio questo:

A causa dell’adesione della Finlandia alla NATO e dell’imminente adesione della Svezia, la formazione dei distretti militari di Leningrado e Mosca continua.
Alla luce di ciò, abbiamo una sfilza di nuovi video che confermano le perdite follemente elevate. Ad esempio, questo ufficiale dell’AFU racconta come il suo comandante di battaglione abbia portato alla morte 350 soldati ucraini in sole 8 ore durante uno scontro particolarmente acceso:

350 morti in un solo battaglione, in un solo giorno, in un solo minuscolo settore del teatro. Diventa molto facile immaginare un totale di oltre 600 vittime giornaliere sull’intero fronte.

Un altro soldato ucraino dice apertamente che stanno perdendo in tutti i modi possibili:

Nel frattempo, durante gli annunci sia Putin che Shoigu hanno fatto alcune interessanti rivelazioni. Ad esempio, Putin ha elogiato molti settori dell’industria che hanno messo insieme diversi progressi ad hoc nel bel mezzo della guerra.

Tuttavia, ha anche osservato che ci sono ancora carenze chiave nelle forze armate, come le comunicazioni, alcuni problemi di ISR/controbatteria che potrebbero essere migliorati, armi ad alta precisione e più satelliti. In sostanza, tutto ciò che richiede un progresso tecnologico. Di seguito Shoigu ha osservato che l’Ucraina dispone di oltre 400 satelliti della NATO: è semplicemente impossibile competere con un tale numero, anche se la Russia continua a inviarne di nuovi, tra cui uno appena un giorno fa.

È stata una boccata d’aria fresca vedere un leader che discute apertamente di queste cose, oltre che dei precedenti argomenti politici, in modo così schietto. Si ha la sensazione che Putin non nasconda molte cose, nonostante il suo precedente “addestramento al KGB”. Egli critica apertamente le aree in cui la Russia è in ritardo o potrebbe fare meglio, mentre l’Occidente e l’Ucraina, d’altro canto, fanno tutto il possibile per nascondere tutte le loro carenze e gonfiare le false virtù.

Shoigu ha rivelato alcuni numeri importanti, compilati da DDGeopolitics: ho evidenziato i più interessanti:

🇷🇺⚔️🇺🇦🏁 Punti chiave del discorso di Sergei Shoigu alla riunione allargata del Ministero della Difesa:L’Ucraina ha ricevuto 5.220 carri armati, IFV, APC, 28 aerei e quasi 90 elicotteri.Le perdite ucraine nella controffensiva hanno superato i 159.000 militari, 121 aerei, 766 carri armati, tra cui 36 Leopard, e 2348 altri veicoli blindati, di cui 50 BradleyI soldati della NATO gestiscono direttamente i sistemi di difesa aerea, i missili tattici e i sistemi missilistici in Ucraina. Le perdite ucraine dall’inizio dell’operazione hanno superato i 383.000 morti e feriti.Gli ufficiali della NATO addestrano e guidano le operazioni militari ucraine.L’Ucraina ha subito nove ondate di mobilitazione, con la decima in corso.410 militari e satelliti a doppio scopo dei Paesi della NATO sostengono gli interessi ucraini. I mercenari stranieri pesantemente impegnati nelle forze ucraine sono stati in gran parte eliminati.Oltre 5.800 mercenari stranieri sono stati neutralizzati, tra cui 1.427 dalla Polonia, 466 dagli Stati Uniti e 344 dal Regno Unito, La produzione di carri armati (Russia) è stata aumentata di 5,6 volte, di IFV di 3,6 volte, di veicoli corazzati per il trasporto di personale di 3,5 volte, di UAV di 16,8 volte, di munizioni di artiglieria di 17 volte. 5 volte da febbraio 2022Secondo la decisione di Putin, sono stati risolti i compiti su larga scala relativi all’equipaggiamento di fortificazione delle linee di difesa7.000 km di campi minati, 1,5 milioni di ostacoli anticarro, 2.000 km di trincee e 12.000 strutture in cemento armato sono state create sulla linea del fronte.3.000 Sono stati creati 3.000 capisaldi, 45.000 trincee e oltre 150.000 rifugi per veicoli. La profondità attuale dei campi minati raggiunge i 600 metri. I costruttori militari e le forze ingegneristiche hanno completato l’82% delle opere di fortificazione sulla linea di contatto. Le tattiche delle armi combinate hanno subito cambiamenti significativi, con l’impiego di unità d’assalto e di UAV. Sono stati rivisti gli approcci alle formazioni di riserva, con ogni esercito che ha formato un reggimento di riserva. Le forze russe hanno applicato la difesa aerea in modo completo, migliorando la reattività operativa e il raggio d’azione.La difesa aerea russa ha abbattuto 1.062 proiettili MLRS, missili tattici e da crociera e bombe guidate della NATO in sei mesi.Le forze russe hanno migliorato la qualità e l’affidabilità degli armamenti e delle attrezzature utilizzate nelle operazioni speciali.I rappresentanti dell’industria all’interno delle forze russe hanno rapidamente modernizzato 107 modelli di armamenti e attrezzature. Oltre 1.700 squadre di operatori UAV e più di 1.500 operatori di droni FPV sono stati addestrati nelle formazioni di truppe. Le moderne attrezzature russe hanno superato un test rigoroso nelle condizioni di un’operazione speciale e hanno dimostrato la loro superiorità rispetto a modelli simili dei Paesi NATO. Manovre tattiche nuove e non convenzionali sono state integrate nell’addestramento militare del personale russo, dimostrandosi efficaci nell’operazione. Oltre il 98% dei feriti durante l’operazione speciale si è ripreso grazie all’evacuazione tempestiva e alle cure mediche competenti.Il numero di volontari stranieri disposti a partecipare al fianco dell’esercito russo è aumentato di sette volte.La letalità tra i feriti dell’operazione speciale è inferiore allo 0,5%, la più bassa nella storia della medicina militare.500.000 500.000 set di riserva di equipaggiamento protettivo e armatura, 300.000 kit medici e 160 veicoli per l’evacuazione sono stati creati per le formazioni di truppe russe.Fino a 15.000 tonnellate di munizioni e carburante, 2.000 tonnellate di cibo e 1.500 tonnellate di acqua potabile vengono consegnate ogni giorno alle formazioni di truppe russe.Il compenso per i soldati a contratto, i volontari e il personale mobilitato è di almeno 210.000 rubli, strettamente monitorati.40 Sono stati stanziati 40 miliardi di rubli per la fornitura di alloggi ai partecipanti alle operazioni speciali.È stato istituito un centro militare-sociale del Ministero della Difesa russo per semplificare le garanzie sociali, operando come uno sportello unico.Sono stati rilasciati 458.000 certificati di veterani del combattimento. L’esperienza dell’operazione speciale dimostra che le Forze armate russe sono in grado di rispondere adeguatamente alle azioni di qualsiasi avversario moderno. Oltre 650.000 militari hanno acquisito esperienza di combattimento durante l’operazione speciale. Attualmente, l’esercito russo è il più preparato e pronto al combattimento a livello globale, con le sue armi testate in combattimenti reali. La triade nucleare russa garantisce la deterrenza strategica, con una modernizzazione delle armi che ha raggiunto il 95%. Le forze missilistiche strategiche hanno completato il riarmo con il sistema missilistico “Avangard”, mentre continuano ad essere equipaggiate con il sistema “Yars”. Le forze nucleari strategiche dell’aviazione riceveranno presto quattro portamissili strategici Tu-160M.Le forze di terra hanno ricevuto 1.500 carri armati nuovi e aggiornati, 2.500 IFV e APC nel 2023.Il sistema di allarme per gli attacchi missilistici della Russia ha rilevato 78 lanci di missili balistici e 168 lanci di razzi spaziali in un anno.È stata completata la costruzione del sistema tecnico unificato per i veicoli di lancio “Angara” presso il Cosmodromo di Plesetsk. La Marina russa ha ricevuto quattro moderni sottomarini multiuso e otto navi di superficie nell’ultimo anno.I piani per il personale dell’esercito e della marina nell’anno in corso sono stati rispettati, raggiungendo 1.150.000 militari.La costruzione di nove nuovi moderni ospedali militari in tutta la Russia sarà completata nei prossimi tre mesi.I piani per la costruzione di strutture per le Forze Armate russe nel 2023 sono stati rispettati.Sono state costruite 592 strutture ad alta tecnologia per le Forze Armate russe. Sono state costruite strutture ad alta tecnologia per il posizionamento dei complessi missilistici strategici “Sarmat”, “Avangard” e “Yars”. È stata completata la costruzione di tre condotte idriche, per un totale di oltre 250 km, nella Repubblica Popolare di Donetsk e nella Repubblica Popolare di Lugansk, che forniranno acqua a oltre 1,5 milioni di persone. Il sottomarino a propulsione nucleare “Imperatore Alessandro III” del progetto “Borei-A”, armato con missili “Bulava”, è entrato a far parte della Marina russa. Shoigu ha stabilito il compito di accettare nelle Forze Armate russe nel 2024: 2 portamissili Tu-160M, l’incrociatore “Knyaz Pozharsky”, 3 sottomarini e 11 navi. Shoigu ha incaricato di aumentare la produzione dei sistemi missilistici “Kinzhal” e “Zircon”, con un aumento di 1,8 volte delle consegne di missili e munizioni nel 2024.Una delle priorità di Shoigu è aumentare il numero di soldati a contratto a 745.000 entro la fine del 2024, considerando la formazione di nuove unità.A causa dell’adesione alla NATO della Finlandia e dell’imminente adesione della Svezia, continua la formazione dei distretti militari di Leningrado e Mosca.

Permettetemi di sottolinearne alcuni tra i più interessanti.

Egli osserva che la produzione di munizioni per artiglieria è aumentata di 17,5 volte dall’inizio del conflitto. Supponiamo, per amor di discussione, che gli Stati Uniti e la Russia potessero produrre quantità simili prima del 2022. Sappiamo che gli Stati Uniti producevano 14.000 munizioni al mese, quindi supponiamo che la Russia ne producesse tra le 14 e le 20.000. Un aumento di 17x x 14-20k darebbe circa 250-350k al mese, che è esattamente il livello di 3,5-4,2 milioni all’anno che ho detto per un po’ di tempo e che la Russia è probabilmente al momento.

Poi, Shoigu ha menzionato: I soldati della NATO operano direttamente sui sistemi di difesa aerea, sui missili tattici e sui sistemi missilistici in Ucraina.

L’aspetto interessante è che un nuovo articolo ha messo in evidenza il libro del giornalista polacco Zbigniew Parafianowcicz, intitolato Polonia in guerra, di cui ho già parlato in precedenza, in cui l’autore afferma che un ministro polacco senza nome ha visto i commando britannici in servizio attivo che operavano in Ucraina nei primi mesi del 2022:

Il ministro ha dichiarato: “Era un periodo in cui i russi erano ancora presenti a Bucha, e il percorso era una zona grigia. Era possibile imbattersi nei russi. Abbiamo superato l’ultimo posto di blocco. Gli ucraini ci hanno detto di proseguire a nostro rischio e pericolo. “Bene, e chi abbiamo incontrato dopo? Soldati ucraini e… forze speciali britanniche. In uniforme. Con armi. Si muovevano con gli ucraini su camion e fuoristrada con radar di artiglieria. Stavano tracciando gli obiettivi. Stavano imparando a conoscere questa guerra. Questi radar tracciano i punti in cui cadono e vengono sparati i proiettili di mortaio o di razzo”.

Ma questo non è che un’idea, la gente sarebbe stupita di sapere che tipo di forze NATO in servizio attivo stanno effettivamente operando sul terreno in Ucraina. Tutto ciò che Shoigu ha detto non solo è vero, ma è un eufemismo.

Cita anche un ministro polacco senza nome che dice: “Il primo giorno di guerra ci siamo accorti che c’erano dei commando [polacchi] – dell’unità militare di Lubliniec – a Brovary, vicino a Kiev”.
Inoltre:

Un altro ministro polacco, citato nel libro, afferma che durante un viaggio diplomatico in Ucraina, “gli americani ci chiesero di portare i loro due soldati feriti da Kiev. Erano lì come civili. Questi due americani feriti stavano tornando con lo stesso treno che [il vice premier Jarosław] Kaczynski aveva preso con [il premier Mateusz] Morawiecki. A uno mancava una gamba. I medici hanno dovuto amputarla”.
Ecco perché non è un termine improprio dire che si tratta di una guerra NATO-Russia e che la NATO non se la passa bene.

È quindi naturale che un “mercenario” polacco sia stato catturato oggi tra i marines dell’AFU che combattono nella fossa di Khrynki:

Shoigu ha ricordato come l’equipaggiamento russo abbia dato prova di sé sul campo di battaglia e che l’esercito russo è ora il più addestrato ed esperto al mondo. Una nota interessante è che il redattore senior della BILD, Julian Roepcke, ha fatto una delle ammissioni più profonde dell’intera guerra.

Una fonte dell’AFU gli ha detto che non solo sono a corto di munizioni, ma che l’equipaggiamento della NATO semplicemente non regge: non è stato creato per una vera guerra, ma per piccoli scontri:

Invito ancora una volta a rivedere il mio articolo che approfondisce proprio questo tema:

In The Spirit Of Russian ‘Total War’

·
FEB 22
In The Spirit Of Russian 'Total War'
Da tempo si attendeva una distinzione importante su un argomento che per molti è fonte di confusione e di errate interpretazioni. C’è un equivoco intrinseco sulle differenze concettuali tra i sistemi militari sovietici/russi (leggi: armi) e quelli degli equivalenti della NATO/Occidente. Sono stati fatti infiniti dibattiti non solo sul…
Read full story

Il fatto è che gli antenati sovietici si sono dimostrati i più meritevoli, dato che i loro sistemi ereditati continuano a superare tutto quello che c’è oggi sul campo di battaglia. Questo forse si estende anche agli attuali progetti russi, poiché molte cose nella Russia di oggi sono ancora inferiori alla loro controparte sovietica, non ultimo il comando e la leadership militare; ma ci si sta lentamente avvicinando.

E a proposito di NATO, il membro del Bundestag tedesco Roderich Kiesewetter ha annunciato che l’Europa ha un disperato bisogno dei giacimenti di litio di Donetsk e Lugansk, che sono i più ricchi di tutta l’Europa, dimostrando ancora una volta che questo conflitto non riguarda il fantasioso “freedum” di cui si è fatto portavoce:

A parte questo, Shoigu ha elencato 1.500 carri armati consegnati alle forze armate quest’anno. Molti stentano a crederlo, ma se è vero significa che la Russia sta facilmente tenendo il passo con le perdite, che si attestano su una media di circa 500-800 carri armati all’anno al massimo.

Tuttavia, un piccolo problema è la distribuzione di questi carri armati. Il T-72 è l’unico carro armato che la Russia produce attualmente nuovo. Gli altri sono tutti ricondizionati, con il T-80 che dovrebbe riprendere la piena produzione in futuro. Quindi, se dei 1500 carri armati solo poche centinaia sono nuovi, mentre la metà o più sono T-62 e T-55, allora non è una gran cosa.

Il motivo è che la maggior parte delle perdite in prima linea sono carri armati di punta come i T-72/80/90, cioè quelli che spingono i progressi. I T-62 e i 55 sono usati soprattutto dalle retrovie, sparando in posizioni chiuse, in modalità fuoco indiretto, il che significa che raramente vengono persi. Ciò significa che un numero maggiore di “carri armati buoni” viene perso, il che significa che, col passare del tempo, i vecchi carri armati scadenti diventeranno teoricamente una percentuale sempre maggiore della forza totale di carri armati.

Ma queste sono ipotesi. Se la Russia sta producendo una buona quantità di nuovi T-72, allora la questione sarebbe ovviata, soprattutto se è riuscita a riavviare la produzione completa di T-80. Ma nessuno sa con esattezza quali siano le proporzioni di questi carri. Ma nessuno sa esattamente quali siano le proporzioni, in parte perché sono oscurate da varie nomenclature. Per esempio, se viene annunciata la consegna di 400 T-72, potrebbe trattarsi di 200 T-72 nuovi di zecca più 200 vecchi T-72 ristrutturati e aggiornati a T-72B3 o a qualche altra variante.

Inoltre, un gruppo di hacker ha riferito di aver ricevuto una conversazione registrata tra il vice capo dello Stato Maggiore delle Forze Armate dell’Ucraina, il tenente generale Rodion Timoshenko, che sembra invocare tacitamente un colpo di Stato contro Zelensky:

Alcuni sostengono che ciò faccia parte dei recenti annunci di intercettazioni dell’SBU nell’ufficio di Zaluzhny. Si è visto meno che anche gli uffici dei suoi collaboratori sono stati intercettati.

Sta dicendo che Zelensky li sta preparando per una caduta e che l’unico modo è che i generali guidino il Paese, o almeno questa è l’illazione. Ma noterete – se questa registrazione è reale – che nessuno parla di capitolazione. Come ho avvertito in un recente rapporto, un cambio di potere in Ucraina potrebbe portare semplicemente Zaluzhny e co. a continuare la guerra, ma in modo molto più difensivo, non per recuperare il territorio per compiacere gli sponsor occidentali, ma piuttosto per trasformare la guerra in una battaglia di sopravvivenza.

Allo stesso tempo arriva la conferma definitiva che l’accordo con l’Ucraina è definitivamente saltato per quest’anno:

Una delle nuove tempistiche prevede che se ne parli da metà a fine gennaio 2024. Ciò significa che anche se si riuscisse a trovare un accordo, e questo è un grande “se”, non verrà inviato nulla all’Ucraina fino a mesi dopo.

Matthew Miller riferisce che “non c’è una pentola magica di finanziamenti” per l’Ucraina se gli aiuti non vengono concordati:

E si dice che l’Europa stia di fatto trattenendo gli aiuti all’Ucraina previsti per 50 miliardi di dollari, chiedendo in segreto che gli Stati Uniti approvino prima i propri. Ricordiamo che l’Europa ha fatto lo stesso giochetto con i carri armati e le altre attrezzature: non voleva essere lasciata sola a reggere il conto, e ha aspettato che gli Stati Uniti inviassero una quantità simbolica di Abrams prima di impegnare i propri carri armati. Ora sembra che il gioco sia lo stesso. Il motivo è semplice: L’Europa prende l’iniziativa dagli Stati Uniti in materia di orientamento politico. Secondo l’Europa, perché dovrebbero sborsare decine di miliardi se il piano degli Stati Uniti è quello di gettare l’Ucraina sotto l’autobus e porre fine all’intero progetto? Andranno avanti solo se gli Stati Uniti saranno decisi a farlo.

Ma come sempre, al momento, non c’è pericolo di un collasso totale dell’Ucraina, perché ci vorranno ancora alcuni mesi prima che la mancanza di fondi si faccia sentire davvero in prima linea. Per quanto riguarda i finanziamenti governativi, secondo quanto riferito, l’Ucraina ha un piano B che include la vendita di titoli di Stato e l’accumulo di vari altri tipi di debito per finanziare i servizi civili e cose di questo tipo, quindi probabilmente questo non sarà un problema troppo grande.

Il problema principale che dovranno affrontare è semplicemente quello delle scorte critiche di munizioni e della manodopera, visto che abbiamo appena appreso che hanno bisogno di 20.000 persone al mese solo per sostenersi. È difficile immaginare che saranno in grado di raccogliere un numero così elevato di uomini al mese, visto quanto è grave la fuga dalla leva tra la popolazione. Tuttavia è possibile: ci sono continue segnalazioni di nuovi e massicci aumenti della mobilitazione. Si possono vedere dozzine di nuovi video di commissari che si danno da fare in modo molto aggressivo nei bar, nei club, nei centri commerciali, nelle stazioni sciistiche e in molti altri luoghi. Alcuni contatti “sul campo” hanno dichiarato che l’intensità è molto palpabile e in molte città gli uomini semplicemente non escono più, per paura di essere trascinati via dalla strada.

Ben Hodges e molti opinionisti occidentali stanno ora spingendo l’Ucraina a “massimizzare” il reclutamento, accogliendo tutti coloro che sono idonei:

C’è solo una quasi certezza. Non si tratta più di aumentare gli aiuti ucraini in modo sostanziale, ma piuttosto di una semplice continuità di base. Ciò significa che il massimo che possono sperare è di mantenere un livello minimo. La Russia, invece, è assolutamente certa di continuare ad aumentare la produttività anche oltre l’attuale livello già elevato.

Un recente esempio umoristico della disconnessione degli opinionisti pro-USA rispetto a questo fatto è il seguente. Sulla sinistra si possono vedere tutti i rapporti della fine del 2022 che ruotavano intorno a quanto le scorte missilistiche della Russia fossero presumibilmente diminuite – in questo caso, solo “poche decine di missili Kalibr” e “120 Iskander”.

Ora, un nuovo rapporto, più di un anno dopo, proveniente dalle stesse fonti, afferma che la Russia ha circa 500 Kalibr/Kh-101 e quasi 300 Iskander totali (M+K).

Nonostante il lancio di centinaia di missili nell’ultimo anno, anche secondo queste fonti, le scorte russe continuano a crescere. E Shoigu ha dichiarato che per il 2024 la produzione di sistemi chiave come i Kinzhal crescerà ancora di più rispetto al ritmo attuale.

Tra l’altro, non c’è alcuna credibilità intrinseca ai numeri esatti elencati sopra, ma ritengo che siano probabilmente nel giusto campo, semplicemente perché è circa il numero di missili di precisione che ci si può aspettare di avere, considerando che la maggior parte delle potenze militari del primo mondo può produrre solo 100-200 di ogni tipo di missile di precisione all’anno, di solito. Ricordiamo che lo stesso Zelensky una volta ha detto che la Russia ha già sparato circa 5000 missili di precisione in totale durante l’intera SMO, quindi si può immaginare lo stock iniziale.

E questo a marzo di quest’anno, immaginate i numeri di oggi.

In definitiva, però, sembra che l’Occidente stia smettendo di occuparsi dell’Ucraina. Il Washington Post ha cancellato il link al bollettino speciale “Ukrainian coverage” in cima al suo sito in previsione, perché probabilmente sa che non ci saranno altre “buone notizie” a breve.

Il Wall Street Journal fa eco a questo sentimento, dichiarando Putin il “vincitore” dell’anno:

“Vladimir Putin è dichiarato il vincitore geopolitico dell’anno. La sua posizione appare immensamente più forte rispetto a un anno fa. La millantata controffensiva di Kiev è in fase di stallo, l’economia di Putin ha resistito alle sanzioni occidentali, la determinazione europea si sta affievolendo e il sostegno americano sta scemando”.

Zelensky ha poche opzioni, ecco alcuni ultimi sondaggi:

Il Presidente Zelensky godeva della fiducia dell’84% della popolazione, ora del 62%; la fiducia nella Verkhovna Rada è scesa di oltre la metà, dal 35% al 15%; il 52% degli intervistati aveva fiducia nel governo l’anno scorso, ora è il 26%; la sfiducia nei giudici è quasi raddoppiata al 61% e nei pubblici ministeri al 64; c’è anche un forte calo della fiducia nei media ucraini – dal 57% al 29%; solo nei confronti dell’esercito il livello di fiducia è rimasto invariato.

E ancora:

Nel frattempo, il deputato della Rada Bezluha ha rilevato che quasi il 75% degli uomini abbandonerebbe la cittadinanza ucraina e fuggirebbe dal Paese piuttosto che essere mobilitato:

Infine, un rapido aggiornamento sulla situazione nel Medio Oriente.

Gli Houthi avrebbero arrecato gravi danni all’economia israeliana:

Pur permettendo alle navi petrolifere russe di transitare, anche se non ho ancora confermato questo fatto:

Biden sta ora elaborando piani di potenziale attacco, anche se potrebbe trattarsi di un bluff per indurre l’Iran e lo Yemen a una distensione:

Tuttavia, l’appena annunciata “Operazione Prosperity Guardian” a 10 nazioni non parte con grandi prospettive. In primo luogo, tra la “coalizione dei volenterosi” manca la maggior parte dei partner arabi chiave, in particolare gli Emirati Arabi Uniti e la KSA, recentemente allineati ai BRICS.

la nuova coalizione comprende Bahrein, Gran Bretagna, Canada, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Seychelles, Spagna e Stati Uniti.
Un gruppo misero.

Inoltre, ci sono troppe limitazioni tecnologiche che impediscono loro di stabilire una sorta di dominio significativo sugli Houthi:

I problemi che affliggono gli equipaggiamenti dell'”alleanza” sono infiniti. La Gran Bretagna ha annunciato che la sua nave ammiraglia HMS Diamond, chiamata “il gioiello della corona navale”, che si unirà al gruppo speciale, è afflitta da problemi meccanici; si teme che non riuscirà a superare l’operazione senza rompersi:

Gli Stati Uniti si stanno facendo trascinare sempre più a fondo in conflitti che ne stanno estendendo eccessivamente le capacità. Come ha detto qualcuno, “chi difende tutto, non difende niente”.

Il fatto è questo:

Il Colorado ha appena tolto Trump dalle urne, il che garantisce quasi che le elezioni del 2024 saranno esplosive in modi mai visti prima. O disordini civili di massa o una vera e propria guerra civile. Tucker Carlson e altri hanno previsto che la grande “sorpresa d’ottobre” pre-elettorale del 2024 sarà in realtà una guerra su larga scala, volta a bloccare le elezioni e a instaurare una dittatura totalitaria da parte dell’establishment democratico.

Da X:

Come ho detto, CO ha aperto il vaso di Pandora. Sapete cosa potrebbe succedere dopo? Se Trump viene eletto, gli Stati blu potrebbero non riconoscere la sua presidenza; viceversa, se viene eletto un democratico, gli Stati rossi potrebbero scegliere di non riconoscere nemmeno lui/lei come POTUS; cioè la strada verso la scissione dell’unione“.
C’è qualche possibilità in questo. Ci sono una miriade di punti di infiammabilità immensamente destabilizzanti che convergono tutti verso la fine del 2024 come non abbiamo mai visto prima. Sappiamo già che l’anno sarà il più carico di politica a livello globale, nella storia, dato che ha il maggior numero di elezioni globali.

Con gli Stati Uniti che stanno entrando in guerra in Ucraina, in Medio Oriente e potenzialmente in Cina, con le elezioni statunitensi che saranno sicuramente molto contestate e piene di disordini civili, e con l’economia globale che si sta invertendo, con l’iperinflazione statunitense che sta già distruggendo l’ormai inesistente “classe media”, c’è un’altissima probabilità che la fine del 2024 veda qualche evento storico di livello cigno nero.

La guerra in Israele non sembra neanche lontanamente destinata a finire, anzi è molto probabile che si intensifichi, dato che i funzionari israeliani stanno ora segnalando con forza la loro intenzione di conquistare il Libano meridionale. Ciò significa che sia il conflitto ucraino che quello israeliano raggiungeranno l’apice verso la fine del prossimo anno, quando le elezioni vedranno il loro apice, dando la possibilità di una “sorpresa di ottobre”.

Aspettiamo e guardiamo.


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Carl von Clausewitz, Pensieri sulla guerra, introduzione del generale Stefano Basset_recensione di Teodoro Klitsche de la Grange

Carl von Clausewitz, Pensieri sulla guerra, introduzione del generale Stefano Basset, OAKS editrice, € 10,00.

Perché recensire una edizione di massime tratte da un classico del pensiero, come il “Vom Kriege” di cui circolano tante edizioni integrali? La risposta è duplice: da un canto perché la guerra nel XXI secolo è tornata alla “ribalta” – a scapito delle anime belle che credevano di averla seppellita per sempre – e nella sua forma “tradizionale” (Russia-Ucraina) e in quella “aggiornata” (Israele-Hamas). Dall’altro perché il generale prussiano trattava della guerra come fenomeno, sia negli aspetti immutabili, sia in quelli più legati alle condizioni particolari (e così all’epoca e alle guerre napoleoniche).

Ne consegue che molte considerazioni (in particolare tratte dai libri I, II e III) concernono l’essenza e la teoria della guerra (le regolarità di qualsiasi conflitto armato) e così costanti.; oltre alle condizioni (variabili) delle epoche e dei mezzi delle singole guerre. Ad esempio il Reno fu attraversato – nella stessa direzione – da Giulio Cesare e dagli alleati (Remagen): ovviamente i problemi e le difficoltà che dovevano affrontare il generale romano e quelli angloamericani erano assai diverse, e così la tattica; onde i consigli di Clausewitz vanno presi cum grano salis. Il libro raccoglie massime sulle “regolarità”: è quindi adatto ad un lettore anche non esperto. Una introduzione del generale Basset completa il volume.

Teodoro Klitsche de la Grange

1 65 66 67 68 69 253