Russia, strage al Krokus! Con R. Buffagni, G Gabellini, Max Bonelli, Flavio Basari, Dmitry Kuznetsov

Fonti dell’amministrazione statunitense e l’intera stampa occidentale continuano a sottolineare con enfasi sospetta che gli unici dati certi dell’attentato al Crucus di Mosca sono le vittime e la natura islamica della strage. L’accusa al Cremlino di strumentalizzazione del fatto è implicita e, spessp, esplicita. Dobbiamo necessariamente andare avanti per ipotesi, ma i punti oscuri ed ambigui della vicenda già emersi sono troppi per un giudizio così inequivoco. Ci soffermiano a lungo in proposito nella discussione. Più che di matrice islamica, sono ambiguità che spingerebbero a definire l’atto a coloritura islamica. Sono tesi che, comunque, non escludono, non sono incompatibili con ispirazioni, contributi, pianificazioni ed operatività di ben più alto livello strategico e respiro geopolitico. Comprovata la reiterata connivenza e il contributo di settori dell’intelligence statunitense e britannica sin dagli albori, ma anche di altri paesi europei a noi prossimi operanti in Africa, nella formazione e nella copertura delle formazioni islamiste più militanti e radicali. Probabilmente la completa verità resterà solo nelle mani degli ispiratori e potrebbe essere svelata, per opportunità e in tempi da definire solo dalle parti in causa vittime e/o protagoniste di queste scelte. Dobbiamo affidarci ad ipotesi e, al solito, all’interrogativo: cui prodest? I partecipanti alla conversazione cercano con arguzia di approfondire, ma la risposta appare verosimile e credibile, destinata a pesare, se confermata, come un macigno sul futuro delle dinamiche geopolitiche. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Russia, Ucraina, il conflitto 53 puntata Un divario crescente_Con Max Bonelli

Il divario tra le forze in campo, contrapposte in Ucraina, sta crescendo talmente da rendere sepre più precaria la posizione del regime di Zelensky. Con una leadership statunitense sempre più impelagata nei problemi interni e sempre più attratta dalle dinamiche geopolitiche nell’Indo-Pacifico, emerge lo smarrimento delle élites europee che hanno investito nell’allineamento prono alle direttive atlantiche e nella russofobia le proprie basi di esistenza. Il più schizofrenico, perché figlio coltivato sin dalla adolescenza in quegli ambienti, Macron, ha individuato nella linea del Dnjepr la soglia simbolica e fisica per rendere credibile la narrazione del muro all’espansionismo russo intenzionato a raggiungere Lisbona. Difficile che il leader stia agendo per conto proprio, ancor meno per gli inetressi del paese che rappresenta. E’ il mascheramento di una sconfitta che vorrebbe aprire un margine alla trattativa, vedremo quanto realistica. Il paradosso è che l’eventuale ingresso di truppe francesi e polacche ad Odessa rappresenterebbe la fine di fatto della indipendenza dello stato ucraino, o di quello che ne rimarrebbe. La motivazione del loro ingresso sarebbe quella di garanzia dell’ordine pubblico da possibili sommosse in quella città ed area strategica; di fatto il riconoscimento dello status di truppe di occupazione in una condizione di guerra civile sino ad ora fermamente rimossa e negata dalla narrazione occidentale. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Russia Ucraina il conflitto 52 puntata Pressione crescente Con Max Bonelli

Questa volta siamo in due. In attesa della tarda primavera, stiamo assistendo ad una pressione crescente dell’armata russa su vari punti del fronte e a qualche sbandamento dell’esercito ucraino. Non siamo, però, all’epilogo. Diventano sempre più evidenti e riconosciuti due aspetti di questo conflitto: l’imprescindibile sostegno ed intervento esterno, indispensabile alla protrazione del confronto armato, con i relativi imbarazzi di parte dello schieramento; il carattere civile del conflitto, ben presente all’interno delle logiche geopolitiche che lo condizionano pesantemente. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Russia, Ucraina, il conflitto per immagini 14a puntata Con Max Bonelli

Proseguiamo con gli appuntamenti con Max Bonelli per documentare con le immagini l’andamento del conflitto in Ucraina e la vicenda della morte di Navalny.PS_Il filmato che ritrae l’incontro di un agente non riprende Navalny, come segnalato, ma un componente della sua organizzazione. Il video integrale è disponibile sul canale Rumble. Giuseppe Germinario

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Russia, Ucraina, il conflitto 51a puntata Convulsioni di regime Con Max Bonelli e Stefano Orsi

L’erosione drammatica delle forze militari ucraine prosegue inesorabile, senza soluzione di continuità a prezzo però di perdite dovute alla maggiore postura offensiva dell’armata russa. Condizione sul terreno che, assieme alle crescenti incertezze del fronte di sostegno al regime ucraino, sta provocando le prime pesanti crepe e i primi provvedimenti di avvicendamento nella catena di comando. Il senso, però, è quello di inasprire le tattiche che hanno portato al dissanguamento dell’esercito ucraino e al progressivo utilizzo sul campo di elementi esterni. Ne parliamo con Stefano Orsi e Max Bonelli. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Noterella con ammissioni interessanti_a cura di Max Bonelli

Importante “Elbridge Colby, ex consigliere del Pentagono e autore della strategia di difesa nazionale: [Pensa che esista una minaccia reale di una guerra più ampia nel continente europeo?] Non penso che ci siano prove che i russi siano impegnati a fare questo nei prossimi anni . E il fatto è che l’Europa chiaramente non è preparata per una situazione del genere, sia in termini di forze permanenti, compreso, sfortunatamente, il Regno Unito, sia in termini di base industriale della difesa. E naturalmente, come cerco di sottolineare da anni, gli Stati Uniti non possono continuare a svolgere un ruolo di primo piano in Europa mentre vengono sfidati in Asia, per non parlare del Medio Oriente.
[Chi sta effettivamente producendo armi nella scala di cui abbiamo bisogno, e come dovrebbe cambiare la situazione?] Sfortunatamente, molto probabilmente si tratta di Cina, Russia e forse Corea del Nord. Quindi siamo piuttosto messi male. Persino gli Stati Uniti non possono produrre armi per sé stessi, per non parlare di tutti i loro alleati, nella scala e alla velocità richieste. E la base industriale della difesa europea si è atrofizzata ancor più di quella degli Stati Uniti negli ultimi 35 anni. Il Regno Unito e la Francia sono, direi, le principali potenze industriali della difesa in Europa. Ma questo è ben lontano da quello che era, per non parlare di quello che dovrebbe essere.
Il problema è che i cinesi, i russi e, in una certa misura, gli iraniani e i nordcoreani hanno dimensioni e capacità che noi attualmente non abbiamo. E penso che, come hai notato con la guerra in Ucraina, non sia sufficiente avere un numero limitato di capacità speciali. Bisogna essere in grado di produrli su larga scala.

Originale
InfoFront-Online .

Postumi di pandemia, atto III_vaccini, una campagna non proprio disinteressata Con Max Bonelli, Alberto Donzelli, Patrizia Gentilini, Monica Bock

Una conversazione da ascoltare con grande attenzione. La gestione della recente pandemia da coronavirus e la campagna di vaccinazione, individuato come strumento principale, pressoché esclusivo di soluzione del problema, ha assunto sin da subito le caratteristiche di una guerra di religione che non consente dibattito, opzioni alternative e libera espressione; condotte esattamente corrispondenti ai disatri e alle manipolazioni prodotti in questi tre anni di politica sanitaria e securitaria. La conversazione si è focalizzata sulla fretta sospetta con la quale sono state avviate le campagne di vaccinazione nel mondo occidentale accompagnate da una vera e propria coltre di omissioni e di omertà sulle pesanti controindicazioni sempre più evidenti legate all’utilizzo dei vaccini-medicinali mRNA non adeguatamente sperimentati. Da qui la conversazione si è quasi impercettibilmente spostata sulla progressiva medicalizzazione e patologizzazione delle politiche sanitarie, a partire dall’uso indiscriminato e sempre meno selettivo degli “screening”, con un aggravio di costi dei sistemi sanitari a scapito delle politiche di prevenzione e di presidio capillare del territorio e a favore del sistema lobbistico alimentato dalle aziende farmaceutiche e parafarmaceutiche tutto incentrato sulla ospedalizzazione e sulla farmacologizzazione degli interventi. Un rovesciamento radicale della filosofia che ha prodotto negli anni ’70 il sistema sanitario universale, non a caso sempre più snaturato e svuotato, in particolare a partire dagli anni ’90, quelli guarda caso del ministro Francesco De Lorenzo, tornato in auge sotto altre spoglie. Sul seguente link del sito di Italia e il mondo troverete l’intera raccolta di diapositive curate dal dottor Donzelli. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

Ipotesi esplicative per cancri a rapida progressione in giovani (Turbocancri, Max Bonelli 18-1-24) Slide Donzelli

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Russia, Ucraina 50a puntata! Stallo a terra, cieli contesi Con Max Bonelli e Stefano Orsi

Fallita in maniera disastrosa, pari solo alla pomposità con la quale era stata annunciata, l’offensiva ucraina, il fronte a terra vive una fase di stallo che riesce al momento a nascondere l’effetto delle perdite disastrose subite dall’esercito ucraino. La difficoltà di condurre operazioni offensive su scala ampia senza pagare il prezzo di perdite dolorose si sta manifestando, ora, dal versante russo. Il comando russo pare consapevole del rischio e adotta, con qualche eccezione, tattiche di grande cautela. Anche perché gli ucraini, seppure indeboliti pesantemente sul terreno, sembrano in grado di fronteggiare l’iniziativa russa nei cieli grazie alla produzione e allo schieramento dei droni e alle riserve di missili che la NATO continua a garantire. I danni subiti sul mare di Azov da due aerei russi, uno accertato, l’altro ancora da confermare, adibiti alla rilevazione elettronica sono un campanello di allarme sulla effettiva capacità di difesa della Crimea dagli attacchi aerei e il probabile indizio di un ulteriore salto di qualità del sostegno occidentale. Questa guerra, comunque, ci ha rivelato l’estrema velocità di adeguamento dei mezzi e delle tattiche ai cambiamenti sul fronte in un quadro conflittuale del quale la dirigenza russa è ben consapevole; il conflitto ucraino è solo un episodio del confronto tra Stati Uniti e Russia destinato a protrarsi, salvo radicali mutamenti del quadro politico americano. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Finlandia e Scandinavia! Ambizioni a rimorchio_con Max Bonelli e Giacomo Gabellini

La crescente ostilità statunitense nei confronti della Russia sta alimentando e sostenendo pericolosamente le ambizioni egemoniche, sopite da decenni, se non da secoli, di potenze minori lungo l’intero arco dei confini russi. Tra questi stanno emergendo i paesi scandinavi, ivi compresi la Svezia e la Finlandia. Mezzo secolo di postura neutrale, pur annacquata da evidenti complicità e simpatie con il mondo anglostatunitense e da una atavica russofobie, improvvisamente rimosse. Ambizioni che, per essere coltivate nei secoli scorsi, hanno avuto bisogno di un largo sistema di alleanze che comunque non hanno evitato tragiche disfatte. Gli attuali propositi poggiano, se vogliamo, su una condizione ancora più fragile, totalmente dipendente dalle intenzioni e dal supporto statunitense. La facilità e il cinismo con il quale gli ambienti angloamericani riescono a scaricare alleanze e rinnegare giuramenti di sostegno incondizionato dovrebbero spingere alla cautela le classi dirigenti di quei paesi e contemperare le ambizioni nel loro vicino oriente e nell’area artica alla loro reale forza e autorevolezza. Autorevolezza che, abbandonata la postura neutralista, è scemata vistosamente. Quello che è certo è che la condizione di servaggio sta trascinando gli stati e le classi dirigenti europee in una condizione di potenziale conflittualità interna al continente del tutto subordinata ai disegni egemonici esterni e ben peggiore, negli esiti, di quella già conosciuta nelle due guerre mondiali passate. Buon ascolto, Giuseppe Germinario
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Russia Ucraina, il conflitto 49a puntata! Scontro di tecnologie e tattiche Con Max Bonelli e Stefano Orsi

Il logoramento dell’esercito ucraino, la perdita di vite umane e di mezzi prosegue impietosamente. Obbliga il regime ucraino, prigioniero della propria prosopopea e soprattutto delle decisioni e delle ambizioni della NATO, a stringere ulteriormente, con ferocia, la morsa sulla popolazione ormai ridotta a quasi la metà di quella che era agli albori dello Stato Ucraino. Anche i russi, sia pure in maniera più occasionale, iniziano a lamentare perdite importanti, anche se non paragonabili alla tragedia ucraina. Ad una lentezza delle operazioni di uomini sul terreno, corrisponde paradossalmente la fuga tecnologica dei mezzi verso la velocità e le capacità mimetiche laddove manca, per il momento, sempre che ci sarà, lo scatto definitivo in grado di ribaltare le sorti ormai segnate del conflitto. Buon ascolto e buon anno, Giuseppe Germinario

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