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Come l’Italia può sfruttare la crisi tra Francia e Algeria, di Carlo Andrea Mercuri

Come l’Italia può sfruttare la crisi tra Francia e Algeria

La crisi in atto con Parigi spinge Algeri a cercare alternative. Roma può coltivare i rapporti con il Paese nordafricano in questa finestra di opportunità

Carlo Andrea Mercuri

2 Set, 2025

In questo report:

  • Parigi e Algeri allo scontro diplomatico
  • La radici storiche delle tensioni franco-algerine
  • Roma può approfittare del vuoto francese

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9 min

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È scontro tra Francia e Algeria. Una contesa diplomatica che scrive una nuova pagina della debacle transalpina in Africa, sottolineando una perdita di influenza continentale che oramai sembra inarrestabile.

Le recenti tensioni diplomatiche registrate tra Parigi e Algeri hanno portato il Quai d’Orsay (il ministero degli affari Esteri francese) a decidere per una drastica riduzione del personale diplomatico nel Paese nordafricano.

Circa un terzo degli operatori diplomatici e consolari attivi tra Algeri, Orano e Annaba sono stati ritirati su ordine del ministero transalpino dallo scorso 1° settembre.

Un episodio che è solo l’ultimo di una serie di screzi diplomatici in corso oramai da più di un anno tra Francia e Algeria, in un clima sempre più teso tra l’ex madrepatria e quella che una volta era una delle colonie più importanti dell’Esagono.

Ad aprile il presidente Emmanuel Macron aveva deciso di richiamare in patria l’ambasciatore Stéphane Romatet da Algeri, allontanando al contempo 12 funzionari algerini dalla Francia, in risposta all’espulsione di altrettanti agenti diplomatici transalpini dal Paese maghrebino.

Un atto dovuto a seguito del sospetto coinvolgimento di un funzionario algerino nel rapimento dell’influencer Amir Boukhors, che in Francia gode dello status di rifugiato politico e che nell’aprile del 2023 è stato sequestrato nei pressi della sua abitazione a Val-de-Marne.

Un personaggio scomodo per il governo di Algeri, che dal 2015 al 2019 ha visto respingere per nove volte le richieste di estradizione per quello che viene definito un «teppista» con legami in attività terroristiche.

A inizio agosto sempre Macron ha inviato al Primo Ministro François Bayrou una lettera, resa pubblica da Le Figaro, nella quale il capo dell’Eliseo chiedeva «estrema fermezza e determinazione nei confronti dell’Algeria».

Nella missiva il presidente francese ha intimato la sospensione dell’accordo del 2013 sull’esenzione da visto per il personale diplomatico algerino entrante in Francia, chiedendo al contempo la sostituzione di circa 60 membri del personale diplomatico operanti in Algeria.

Un’escalation dettata dal progressivo deterioramento delle relazioni bilaterali tra i due Paesi, che ha avuto il suo momento apicale nel 2024.

https://twitter.com/infosminutesfr/status/1953146037889286172?s=48

Algeria e Francia, una storia travagliata

Facente parte dell’impero coloniale francese dalla metà del XIX secolo, l’Algeria ha da sempre rappresentato un punto cardine della politica africana di Parigi.

Le rivolte endogene di stampo indipendentista scoppiate all’interno del gigante nordafricano nel 1954, sospinte dal Front de Liberation National, misero in discussione l’egemonia dell’Esagono non solo nel Paese, ma nell’intero continente.

Per la Francia, la guerra d’Algeria comportò prima la caduta della Quarta Repubblica (con Charles De Gaulle eletto Presidente) e poi l’abbandono della colonia, non prima di sanguinosi scontri che costarono la vita a centinaia di migliaia di algerini e a quasi 30mila soldati francesi.

Le spinte secessioniste algerine avrebbero ispirato altri movimenti indipendentisti in giro per il globo. Gli accordi di Evian del 1962, che sancirono l’indipendenza dell’Algeria dall’ex madrepatria, infatti furono presi a esempio virtuoso da parte delle altre colonie francesi in lotta per la propria autodeterminazione.

La disfatta francese non pregiudicò in maniera definitiva gli interessi transalpini nel Paese maghrebino. Sebbene formalmente indipendente, infatti, l’Algeria mantenne nel tempo forti legami economici e culturali con l’Esagono. Ciò è stato reso possibile anche grazie all’ingente comunità algerina presente in Francia.

Solo nel 2023 la Francia si è affermata come secondo partner commerciale dell’Algeria (dietro alla Cina), nonché come investitore principale al di fuori del settore degli idrocarburi. L’interscambio tra Parigi e Algeri in quell’anno ha toccato un controvalore di oltre sette miliardi di euro. Nel 2024 però i rapporti si sono incrinati irrimediabilmente tra le due sponde del Mediterraneo.

Quattro anni prima, su spinta del presidente Trump (a caccia di successi diplomatici in vista delle presidenziali del 2020), il Marocco siglava gli Accordi di Abramo.

Fondamentale per far sedere al tavolo negoziale Rabat è stata la scelta dell’allora amministrazione repubblicana di riconoscere i diritti marocchini sul Sahara Occidentale, pietra angolare della politica estera del regno maghrebino.        

Una scelta che avrebbe cambiato i delicati equilibri regionali. L’ex colonia spagnola è sempre stata un obiettivo geopolitico di Rabat, che ne ha conteso l’autorità negli anni con il Fronte Polisario, movimento rivoluzionario sostenuto da Algeri.

Il riconoscimento dell’autorità marocchina sul Sahara Occidentale, unito al partenariato con Israele (derivante dalla sigla degli Accordi di Abramo), ha consolidato la posizione del Marocco come potenza emergente nel Maghreb.

Un cambio di equilibrio passato non inosservato a Parigi, che nel luglio del 2024 abbandona il suo storico equilibrismo tra Algeri e Rabat e si allinea a Washington nel riconoscimento della sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale.

L’atteggiamento francese viene percepito come un tradimento per il presidente Abdelmadjid Tebboune, che decide di richiamare l’ambasciatore da Parigi per protesta.

Da lì un’escalation diplomatica che ha condotto ai recenti fatti di fine agosto e che mette sempre più in discussione la posizione di favore economico e culturale francese con il gigante nordafricano.   

Per Roma la crisi franco-algerina può rivelarsi un’opportunità

L’esacerbarsi della situazione tra Francia e Algeria schiude per l’Italia l’opportunità di ampliare la cooperazione con il Paese maghrebino, sempre più centrale nella politica estera di Roma.              

Le relazioni bilaterali tra Algeria e Italia hanno radici forti, sospinte nel dopoguerra dal lavoro di Enrico Mattei. Non è un mistero che il capitano d’industria intrattenesse rapporti con esponenti del Front de Liberation National già negli anni della guerra franco-algerina.

Il suo lavoro ha contribuito alla formazione dei quadri dell’industria petrolifera del Paese, nelle scuole Eni di San Donato Milanese.

Un apporto allo sviluppo che Algeri non ha mai dimenticato. Durante la visita di Stato del 2021, il presidente Tebboune ha elogiato le relazioni con il nostro Paese, affermando come l’Italia sia stata l’unica a rimanere accanto all’Algeria anche nei momenti difficili.

Il rapporto tra Algeri e Roma, già importante prima della crisi energetica del 2022 (il nostro Paese era già terzo partner commerciale in termini assoluti), ha trovato ulteriore linfa dopo l’invasione russa dell’Ucraina. L’Italia ha infatti trovato nell’Algeria un partner imprescindibile per sostituire l’apporto di gas russo allo Stivale.  

La frattura con Parigi (alla quale si aggiunge quella con Madrid, sempre per la questione del Sahara Occidentale) apre a maggiori opportunità di cooperazione per le aziende italiane su suolo algerino. Per l’amministrazione Tebboune, la direttrice è quella di ricercare interlocutori affidabili per diminuire la dipendenza dell’economia del Paese dal settore energetico, che oggi vale il 30% del Pil.

Il 23 luglio scorso a Roma si è tenuto il quinto vertice intergovernativo tra Italia e Algeria, che ha visto la partecipazione, oltre che delle massime cariche istituzionali, di alcune figure del mondo industriale italiano, come Claudio Descalzi di Eni (che recentemente ha siglato un accordo con l’algerina Sonatrach da 1,1 miliardi di euro).

Nell’occasione sono stati siglati 40 accordi su vari settori, dall’agricoltura alla pesca, fino all’ambito securitario, dalle migrazioni al contrasto del terrorismo e al suo finanziamento. Nel successivo Business Forum Italia Algeria, sono state siglate 30 intese in ambito farmaceutico, energetico, infrastrutturale, rimarcando al contempo la centralità dell’Algeria nel Piano Mattei.

L’alta disponibilità di materie prime di cui Algeri dispone è volano per la creazione di poli industriali in loco funzionali a sostanziare le strategie di friendshoring disperatamente ricercate dall’Occidente oggi, dato il decoupling imposto da Washington nei confronti della Cina.

L’Italia può trovare poi nell’Algeria un partner importante per l’approvvigionamento di uranio, per sostenere il progetto dei mini-reattori modulari. La nazionalizzazione delle installazioni della Orano nel Paese maghrebino facilita un possibile accordo in tal senso.

I punti di frizione, tuttavia, non mancano con Algeri. L’Algeria oggi è uno degli interlocutori privilegiati di Mosca in Nordafrica (circa il 70% delle sue forniture militari provengono infatti dalla Russia).

Nel 2018 Algeri ha unilateralmente esteso la propria Zona Economica Esclusiva fino alle coste sarde. Non è infrequente avvistare sottomarini classe kilo battenti bandiera algerina nelle acque di Oristano.

La decisione algerina ha ignorato la preminenza geografica italiana sull’area. Complici i rapporti bilaterali rafforzati dopo il 2022, Roma sta cercando di risolvere la questione in ambito negoziale, non senza difficoltà.

L’Italia, che in questi anni sta dimostrando un rinnovato pragmatismo in Africa (si veda il caso nigerino, con Roma oggi unico Stato occidentale rimasto nel Paese con un contingente militare), può sfruttare la crisi franco-algerina a proprio favore.

Il Piano Mattei funge da piattaforma per questo miglioramento delle relazioni con Algeri (e non solo), ma la Francia non rimarrà a guardare Roma espandersi nelle vestigia del suo ex impero.

Lo strano caso della ZEE Italo-Algerina

A chi appartiene la Zona Economica Esclusiva davanti ad Oristano? La domanda viene spontanea nel momento in cui viene detto che «L’Algeria…considera parte del Mar di Sardegna propria area d’influenza. Chi frequenta le dune di Oristano può godere dello spettacolo di sottomarini algerini di fabbricazione russa classe Kilo…in pattugliamento a ridosso delle rive sarde» (L. Caracciolo, Repubblica 18 febbraio 2024, p. 20).

L’area in cui sono segnalate forze subacquee algerine ad ovest della Sardegna è pretesa, come  Zona economica esclusiva (ZEE)  da Algeri che nel 2018  ha unilateralmente esteso la sua giurisdizione fino alle acque territoriali di Oristano, in sovrapposizione con   Piattaforma continentale  (Pc) e Zona di protezione ecologica (Zpe) italiane.

Le ragioni di una simile iniziativa non sono ben chiare.  Essa non riguarda comunque solo l’Italia dal momento che il limite esterno va anche in direzione della Spagna la cui ZEE ha un confine non concordato che, in termini di equidistanza, assegna alle Baleari un effetto pari alle coste algerine.

Nei confronti dell’Italia, il limite della ZEE algerina ignora invece la rilevanza delle coste della Sardegna nonostante si tratti della seconda maggiore isola del Mediterraneo. Il nostro Paese – dopo aver protestato per la violazione dei principi del Diritto del mare- ha comunque avviato trattative per una delimitazione concordata.

Fig. 2: Zpe italiana stabilita con Dpr 209-2011

I diritti dell’Italia sulle aree di overlapping sono ben chiari: la nostra Pc (v. Fig. 3) è ben delineata nella cartografia dell’ex Ministero dello sviluppo economico (ora di competenza del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) quale prolungamento marino del territorio emerso; essa, ad ovest della Sardegna, è in parte coperta dalla ZPE da noi istituita nel 2011. In sostanza, l’Italia può già esercitare diritti sulle energie fossili del fondale e può anche farlo per esigenze ambientali sulla sovrastante massa d’acqua.

Fig. 3: la Piattaforma continentale italiana; le zone colorate indicano le zone aperte alla ricerca (Fonte MASE)

E allora, quali sono le mire di un’Algeria che, da Paese amico dell’Italia, avrà senz’altro calcolato pro e contro della sua iniziativa la quale potrebbe essere in realtà diretta contro Madrid?

Lo stato eccellente delle relazioni economiche italo-algerine ci impone cautela e pazienza in attesa che si individuino soluzioni concordate al contenzioso sui reciproci spazi marittimi. L’Italia, secondo quanto previsto dal Piano del mare, dovrà a breve dare concretezza all’istituzione della ZEE fissandone i confini.

I due Paesi, secondo le indicazioni della Convenzione del diritto del mare, potrebbero allora stabilire forme pragmatiche di sfruttamento congiunto delle energie rinnovabili con parchi eolici in zone di overlapping.

Nel frattempo non può farsi a meno di pensare che mostrare bandiera con sommergibili in emersione sia una forma di esercizio di potere navale. La gunboat diplomacy dell’Ottocento prevedeva, com’è noto, la dislocazione di navi da guerra in vicinanza della costa di un altro Paese per fare sfoggio di potenza.

Fig. 4: Fonte Limes 12, 2021; autrice Laura Canali

 Le forze navali russe hanno ripreso a farlo con questi scopi. La libertà di navigazione militare nelle zone di giurisdizione straniera risponde tuttavia ad un principio ineludibile sostenuto anche dall’Italia.

Ma il suo esercizio sistematico nelle aree di ZEE contese o ancor più il transito nelle nostre acque territoriale ad esse adiacenti può essere interpretato come  rispondente a finalità politiche, forse non amichevoli. Se le notizie date dal Prof. Caracciolo fossero confermate un chiarimento si imporrebbe.

Foto: Marina Algerina