La questione etnica africana, di Bernard Lugan

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Il numero di maggio di Afrique Réelle è incentrato sulla questione etnica africana, così ostinatamente negata dalla «scuola africanista francese» e dagli «africanisti» del Quai d’Orsay. È il caso della guerra in Burkina Faso, chiaramente inserita in un contesto subregionale che comprende il sud del Mali, il Niger fluviale, il nord della Costa d’Avorio, il Ghana, il Togo e il Benin. In tutte queste regioni, tuttavia, alla base della disgregazione c’è la recrudescenza di conflitti etnici precedenti al periodo coloniale. Rinati attualmente sotto forma di dispute contadine amplificate dalla sovrappopolazione e dal peggioramento delle condizioni climatiche, essi entrano poi in modo del tutto artificiale ma diretto nel campo del jihad, questa sovrainfezione della piaga etnica. Nel Mali centrale e nel nord del Burkina Faso, gli attuali massacri etnici derivano quindi in primo luogo da conflitti risalenti alla fine del XVIII secolo e alla prima metà del XIX secolo, quando la regione fu conquistata da allevatori Peul il cui imperialismo si nascondeva dietro la facciata del jihad, come spiegato nel mio libro Histoire du Sahel des origines à nos jours (Storia del Sahel dalle origini ai giorni nostri). È infatti importante comprendere che è proprio sulla base di questi ricordi ancora vivi nella memoria che il sud del Mali, l’antica Macina storica, regione amministrativa di Mopti, è andato in fiamme prima di estendersi al Burkina Faso. Composta in parte dal delta interno del Niger, la regione è parzialmente allagata per una parte dell’anno, dando origine a zone esondate molto fertili ambite sia dagli agricoltori Dogon, Songhay, Bambara e altri, sia dagli allevatori Peul. Tuttavia, poiché i jihadisti del Macina e del Burkina Faso sono principalmente Peul, l’etnicizzazione del conflitto ha assunto una forma sempre più radicale. In Nigeria, la ragione principale dei massacri che stanno attualmente insanguinando il centro del Paese è la ripresa della jihad coloniale peul, che era stata messa in pausa dalla colonizzazione britannica. In Ciad, le etnie transfrontaliere sono indignate dal fatto che il presidente Déby sostenga le milizie arabe che, in epoca precoloniale, le riducevano in schiavitù e che, durante la guerra del Darfur degli anni 2000, hanno quasi sterminato la loro stessa etnia. Quanto al Sud Sudan, sta sprofondando sotto i nostri occhi in una guerra civile che la sottocultura giornalistica vede come un conflitto tra l’esercito governativo e le forze ribelli. In realtà, ancora una volta, siamo di fronte a una guerra innanzitutto etnico-tribale tra le due principali etnie del Paese, i Dinka e i Nuer. E alcuni ideologi continueranno a sostenere, insieme a Jean-Pierre Chrétien, Jean-Loup Amselle e Catherine Coquery-Vidrovitch, che le etnie africane sono un «fantasma coloniale»… Bernard Lugan