Ucraina_RIFLESSIONE GENERALE / 10 MARZO, di Daniele Lanza
Dunque. A 15 giorni dallo start va consolidandosi una divergenza sempre più marcata di interpretazione della situazione, a seconda del punto di osservazione :
A – Per la prospettiva occidentale si va configurando una stagnazione che denota un sostanziale fallimento delle operazioni in corso per una serie di fattori (sottovalutazione dell’opponente, impreparazione), che impediscono l’ “operazione lampo” che sin dal principio ci si era aspettato da parte russa. Come già sottolineato innumerevoli volte questa interpretazione manca continuamente il vero punto delle cose : ovvero che le forze russe questo “lampo” non l’hanno mai cercato nè voluto. Che il fatto di non avventarsi in forze sui centri abitati, bensì incapsularli faceva parte della tattica sin dal principio.
B- Per la prospettiva del Cremlino l’operazione è quasi completata, data l’eliminazione delle forze missilistiche, aeronautiche e navali ucraine e di fatto prosegue quasi per forza d’inerzia, unicamente per la protratta presenza di forze terrestri che tecnicamente non si arrendono. Le posizioni che al momento attuale le forze russe detengono nel paese hanno assunto al forma di una grande tenaglia (o mandibola) che può serrarsi più o meno velocemente, solo che manca una chiara volontà di farla serrare a piena forza, inghiottendo il paese…….il che crea giocoforza una stagnazione (anche se di natura diversa rispetto a quella ipotizzata da parte occidentale).
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In conclusione, per andare al sodo : aspettarsi grandi cambiamenti della linea di fronte non ha senso in quanto non li si desidera da parte russa. Il presidente Putin NON intende serrare le mandibole colorate in rosso della mappa qui sotto o perlomeno non vorrebbe (è questo il punto) : sta semplicemente aspettando che il contendente si stanchi e getti la spugna per esaurimento. L’obiettivo è che Zelenskij stesso – compreso che nessuno verrà a salvarlo – si decida a trattare : è fondamentale che sia proprio Zelenskij e il suo governo a trattare poichè nessuno stato d’occidente riconoscerà mai un governo diverso dal suo. Dovessero i russi andare fino in fondo e arrivare sin nel cuore di Kiev (destituendo de facto il governo in carica) prenderebbe forma una situazione difficilissima nel senso che si renderebbe necessaria l’istituzione di un nuovo governo che sarebbe unanimamente definito di “occupazione” o “artificiale” dalla comunità internazionale schierata contro la Russia (gran parte delle nazioni unite), prospettando una virtualmente impossibile normalizzazione dei rapporti tra Cremlino e occidente per un lasso di tempo veramente indefinibile.
L’unica chance di normalizzazione diplomatica può venire dal governo ucraino riconosciuto e ancora in carica……tutto dipende da Zelenskij : lo si vuole vivo e vegeto e nel pieno della propria potestà (per quanto possa suonare strana l’ultima parola nel contesto presente). L’attuale presidente d’Ucraina è assolutamente necessario alla Russia, ora più che mai (non gliene serve uno diverso) ed è per questo che non si serra la tenaglia sulla capitale (limitandosi a spostamenti di forze ben pubblicizzati a scopo intimidatorio).
L’occidente non riconoscerà altro presidente legittimo al di fuori di Zelenski : quindi la Russia è con LUI che vuole trattare (ecco perchè Kiev non è ancora investita)
Tutto ciò tuttavia ci riporta al dilemma già aperto giorni fa : un governo MODERATO a questo punto tratterebbe sì, ma uno massimalista invece ha difficoltà ad afferrare il concetto di “gettare la spugna” (confidando poi sempre in aiuti esterni).
La classe politica selezionata negli ultimi 8 anni è di questo stampo disgraziatamente e assolve benissimo (anche troppo forse) il compito che da Washington ci si aspettava, impersonando un teatrale analogo della cancelleria di Berlino nel 1945 disposta a battersi fino all’apparire dell’unità sovietiche a 500 mt. dal bunker (…). Da parte russa forse non ci si aspettava questo livello di tenacia (difficile fare valutazioni precise).
La situazione tuttavia non può oggettivamente protrarsi in questo modo a tempo indeterminato per i costi che un’operazione come questa impone per le forze russe : l’equilibrio può venir meno da un momento all’altro.
L’unica è che il governo ucraino in carica tratti finchè ancora può farlo capendo un concetto elementare : una resa condizionata può essere umiliante, ma una incondizionata è l’annullamento.