PRESIDENTIAL SPEECH – RIFLESSIONI SUL PIANETA RUSSIA (2022) /Cap.4 _di Daniele Lanza
PRESIDENTIAL SPEECH – RRIFLESSIONI SUL PIANETA RUSSIA (2022) /Cap.4 (DA LEGGERE….con un po di pazienza)
Per comodità, qui sotto il link con l’intervento di Putin tradotto
CONCLUSIONE – (presenza e assenza)
Vladimir Vladimirovič Putin molto prima di diventare un politico è stato un militare, ai massimi livelli. Tutti i militari, di ogni grado e ruolo, prendono e danno ordini naturalmente : quelli del suo rango tuttavia, evadono di un singolo passo questa soglia elementare, accostandosi a quel qualcosa che si chiama missione. “Missione” è qualcosa di più che un ordine : ha accezione concreta che consiste per l’appunto in un obiettivo imposto dall’alto, ma al tempo medesimo ne ha anche un’altra più profonda che la precede, la supera in ampiezza……sottintendendo un’identità morale da parte dell’attore che agisce. Rappresenta in altre parole l’ordine che va oltre la mera esecuzione, ma presuppone la finalità, la presenza di una scala di valori in ultima istanza.
L’attuale presidente di Russia apparteneva a quella razza di individui che non vestiva l’uniforme per salario a fine mese o un posto assicurato (non si arriva alla posizione che deteneva con tale mentalità) bensì con visioni – condivisibili o meno – che poi trasferirà alla successiva carriera politica. Uno di quegli elementi – di quelli altamente intelligenti chiaramente, non il nazionalista con paraocchi – che non hanno mai accettato la disintegrazione della casa sovietica o meglio della “Russia-potenza” che per essi erano sinonimi.
Vladimir Vladimirovič Putin ha essenzialmente ESAURITO tale carriera – oltre 20 anni ai vertici – sebbene rimarrà ancora in carica per parecchio tempo presumibilmente : il grosso del suo tempo terreno a disposizione è andato e lui ne è consapevole (sbaglia chi dice che non lo sia). Questo apre uno struggente dilemma sul destino della “missione”…..sì, perchè la sostanza fisica può deperire squagliarsi, ma il senso mistico della “missione” resta inalterato. Che fare ? Come comportarsi ? Di regola gli uomini politici si scelgono con cura un successore, “delfino” : lo si cerca, seleziona in mezzo a molti, lo si coltiva e fa crescere con molto tempo e pazienza, sperando non vi siano imprevisti o sorprese. Non è noto se il presidente di Russia l’abbia fatto (sembra davvero di no) e a prescindere da questo poi quali garanzie vi sarebbero che l’erede al trono si comporti davvero come dovrebbe ? Che sia all’altezza del compito sul campo quanto lo era sulla carta ?
No, niente delfini…..o perlomeno, serve qualcosa di più risolutivo, di permanente che una persona di carne ed ossa potrebbe non poter assicurare. Il pensiero, l’idea che si pone è la seguente : forse che proprio la decisione da tempo maturata, e proclamata dal suo lungo discorso…….può considerarsi di per sé stessa come una forma di successione.
Anziché affidare ad un più giovane rampollo la propria eredità, Vladimir Putin ha preso una “decisione irrevocabile” per l’intero paese : una grave azione che – anche a fronte di grandi rischi economici e militari – ne forzi letteralmente le rotaie al di fuori del binario storico venutosi a creare nei 20/30 anni successivi al 1991, proiettandola nuovamente – costi quel che costi – nella perduta dimensione di potenza. QUALSIASI siano i presidenti che a lui seguiranno (affidabili o meno che siano), essi dovranno giocoforza adeguarsi al contesto globale che Putin lascia loro, ad un campo da gioco da lui stabilito secondo la sua visione.
E’ questa probabilmente un’interpretazione della realtà troppo astratta, troppo filosofica e priva di base scientifica eppure un’impressione resta : appare come se l’attuale presidente in carica anziché industriarsi a scegliere un leader ideale per la Russia, abbia invece scelto una “impostazione di gioco” alternativa per la Russia (Come una specie di ingegnere informatico che anziché limitarsi ad assumere un pilota/giocatore a gestire una nave virtuale – per dirne una – faccia in modo di operare su un livello più profondo di programmazione, ottenendo una differente struttura o posizionamento della nave medesima che ne faciliti il moto in una determinata direzione, a prescindere dal timoniere, almeno entro un certo limite. L’analogia è del tutto immaginaria, del tutto inverosimile che in modo pienamente consapevolmente Putin abbia escogitato tutto questo : perché se così fosse allora sfiorerebbe il genio o il diabolico).
Insomma, un’eredità che consiste non tanto nella scelta di un altro uomo dopo di sè, ma piuttosto in uno STATO DI COSE che lascia dietro di sé : il discorso di ieri nella sua totalità, simboleggia e riflette anche questo.
Eppure manca sempre qualcosa. Putin parla a lungo dice molte cose, più o meno condivisibili, parla del proprio paese e della sua storia secolare cui si rifà : nel farlo parla soprattutto dei suoi nemici, dei suoi rivali, delle minacce nascoste, aperte. Si sofferma di meno su quanto invece unisce a prescindere dalla supposta minaccia, sorvolando come uno stato sul modello russo (per di più allargato ad altri satelliti della galassia ex sovietica) non può sopravvivere esclusivamente in funzione di una “contrapposizione al mondo esterno”. Che la madre Russia abbia come alleati “solo esercito e marina” (cit.) non era abbastanza nemmeno al tempo di Alessandro III (1890), figuriamoci nel 2022. Ad una premessa ambiziosa come quelle di ieri sera, occorreva accompagnare un altrettanto grandioso progetto unitario in teoria (come l’unione doganale in parte realizzata, chiamata “Unione euroasiatica” ad esempio) che tuttavia non ho sentito.
Siamo dunque di fronte ad una mancanza, una ASSENZA. Essa è un problema talvolta ancor più difficile da risolvere che non una “presenza” (non desiderata) : quest’ultima può essere cancellata, ma invece colmare la prima…..è più arduo. La ricerca dell’UNO, di quell’elemento unitario, come proseguirà ? Un tempo c’erano gli tsar con le loro dinastie investite dal cielo. Poi venne il tempo del partito unico investito del popolo. Adesso….cosa ci sarà ?
Questo l’enigma futuro del pianeta Russia, che nemmeno il testamento del suo ultimo presidente ha al momento sciolto.