DAL MONDO DI IERI AL MONDO DI OGGI, di Pierluigi Fagan

DAL MONDO DI IERI AL MONDO DI OGGI (Aggiornamenti geopolitici) Come saprete, è stato varato l’AUKUS che sancisce una più stretta alleanza militare tra Australia-UK-USA ed i francesi se la sono presa non poco. Primo perché hanno perso una precedente commessa miliardaria concordata con gli australiani, secondo perché non sono stati ritenuti partner per la nuova avventura occidentalista in quel del Pacifico / orlo asiatico dove pure hanno trascorsi coloniali, terzo perché non sono stati neanche avvertiti per tempo e l’hanno appreso poco prima delle comunicazioni ufficiali. Ne è conseguito il ritiro degli ambasciatori per consultazioni. La faccenda, ma più in generale il “momento” ha molti aspetti da commentare.
Il primo aspetto è il riconfermarsi della svolta realista della dottrina estera degli USA. L’impostazione del programma di politica estera di Trump, si vociferava esser stato benedetto da Kissinger, il principe dei realisti americani per lungo tempo in ritirata dato il dominio delle impostazioni dette “liberali” ma sarebbe più simmetrico dire “idealiste” in politica delle Relazioni internazionali. In sostanza, l’impostazione realista leggeva praticamente quasi più nessun interesse per l’Europa, una partecipazione affettuosa agli interessi di Israele ed Arabia Saudita in Medio Oriente ma non più di tanto, un sostanziale agnosticismo verso la Russia. Tutta l’attenzione quindi, andava puntata sull’Asia, l’hot spot del mondo oggi e sempre più nei prossimi decenni e dentro questo frame, la messa a fuoco di varie strategia competitive e di contenimento, se non peggio, verso il vero main competitor degli USA: la Cina. Per effetto dei vari vestiti valoriali coi quali s’incarta la strategia, molti non hanno percepito questo ri-orientamento che invero risale al “Pivot to Asia” di Obama-Clinton del 2012. Con qualche variante ovvero ancor meno interesse verso il Medio Oriente e meno agnosticismo verso la Russia anche se non è chiaro, al momento, in favore di cos’altro, portando a conseguenza l’asse strategico col ritiro dall’Afghanistan che sì sta in Asia ma non la parte di Asia che interessa Washington, la nuova amministrazione Biden sembra sviluppare la stessa strategia. Del resto, chiunque dotato di intelligenza strategica ed al netto delle diverse inclinazioni ideologiche, al posto di un presidente americano, avrebbe pensato e poi fatto, più o meno, la stessa cosa. Biden all’inizio ha buttato lì la versione liberale della strategia con l’alleanza delle democrazie contro la Cina, un consiglio di qualche esperto di think tank ma non così esperto e con i piedi per terra, ora pare sia passato al “io vado chi vuole mi segue, poi facciamo i conti”.
Il secondo aspetto che discende dal primo è il definitivo spostamento deciso dell’asse di attenzione e competizione geopolitica verso l’Asia-Pacifico. Ne consegue il “senso di abbandono” provato sia nel Medio Oriente che in Europa. Segnalo che in Medio Oriente, vanno avanti da tempo tessiture che hanno portato a ricomporre la frattura tra i tre fratelli-coltelli delle famiglie regnanti di Arabia Saudita, EAU e Qatar, il che dovrebbe portare anche ad abbassare le antipatie reciproche tra Egitto e Turchia. Ma queste tessiture riguardano anche l’annosa inimicizia tra Arabia Saudita ed Iran, un gran lavoro diplomatico che va avanti da mesi e che è sfociato in un meeting tenuto a Baghdad ad agosto dove per la prima volta erano presenti Egitto, Kuwait, EAU, Giordania, il ministro degli esteri della Turchia mentre quello dell’Iran ha incontrato i suoi omologhi del Kuwait ed EAU. Ufficialmente non ci sarebbero stato incontri diretti AS-Iran, ma molti pensano di sì anche perché, come detto, i due si parlano da tempo a riparo da orecchie indiscrete.
Bene, a quel meeting era presente anche Macron. A riguardo ci si potrebbe domandare se Macron fosse lì in missione delegata anche dagli USA o fosse lì di propria iniziativa. Questo secondo caso direbbe che non solo gli USA, ma anche la Francia ha una sua autonoma agenda geopolitica. In questo caso la faccenda dei sottomarini australiani sarebbe solo una nuova puntata di un “liberi tutti” di tono multipolare, in cui partner prima tra loro in cordata, cominciano a giocare ognuno la propria partita. In questo caso, chissà se la vecchia commessa Iran-Total concordata dopo l’accordo sul nucleare iraniano firmato ai tempi di Obama e poi saltato (come saltarono accordi anche con l’ENI) con la non ratifica da parte di Trump, potrebbe tornare d’attualità, cosa più irriterebbe gli americani dopo che questi hanno irritato Parigi?
Oltre a varie ragioni geopolitiche, segnalo due ragioni per questi tentativi di pax-islamica. La prima è che il Covid ha messo in ginocchio più o meno tutti dal punto di vista economico, ma alcuni più di altri. Ovvio cerchino tutti di riprendersi, nessuno è tanto più forte degli altri da potersi permettere di approfittare della debolezza generale, quindi tutti sono obbligati a sospendere le varie competizioni per curarsi dalla ferite pandemiche. La seconda è che c’è una poco nota, veramente drammatica, crisi idrica. L’Eufrate ha perso quasi metà della sua portanza. Ben tredici organizzazioni umanitarie collegate all’ONU segnalano che 5 milioni di siriani e nove milioni di iracheni sono a rischio avanzato di “catastrofe umanitaria”. Ma altri dicono che oltre a siccità e crollo delle precipitazioni dovute al cambiamento climatico che solo qualche coglione prezzolato seguito da sciami di coglioni decerebrati continuano a negare su Internet, c’è anche una responsabilità turca che ha dighe a monte del corso del fiume. A volte le crisi sono benefiche, poiché crisi viene dal greco κρίσις che voleva dire “scelta, decisione” chissà che tipi di decisioni queste crisi congiunte porteranno a prendere i rissosi stati musulmani della regione. E chissà che ruolo di mediazione occuperà la Francia. E chissà cosa ne pensa Biden.
Il terzo aspetto riguarda l’Europa. Tutto ciò che oggi notiamo nella strategia USA era da tempo previsto, io ne scrissi su un libro quattro anni fa e non perché sia veggente, ma perché se si fanno analisi e non commento polemico nelle guerre tra immagini di mondo, il dato di fatto di una divergenza di interesse e di interessi tra USA ed Europa, emergeva chiaro e semplice. All’Europa occidentale piacerebbe fare affari con la Russia, ma a quella orientale ed in definitiva anche agli USA no. All’Europa tutta piacerebbe fare affari con la Cina ma agli USA no. La NATO è a corto di ragioni strategiche come tutte le cose nate settanta anni fa in altri tempi, in altro mondo. Gli USA non hanno più la potenza di spesa del passato ed il tavolo della roulette si è ampliato, tocca decidere dove porre le fiches, tocca “scegliere”. Gli USA essendo uno Stato possono riorientare la propria strategia e declinarne le tattiche, l’Europa no perché non è uno Stato ma una congerie di Stati, staterelli, burocrazie, geo-storie, culture ed economie diverse e storicamente tra loro diffidenti ed in competizione. Quindi gli USA possono ignorare la NATO e dedicarsi a costruire la propria rete di alleanze nel Pacifico, dopo l’AUKUS, venerdì prossimo, dovrebbe tenersi il vertice QUAD con USA-Australia-Giappone-India e vedremo quanta volontà di attrito mostreranno giapponesi per altro in crisi di governo e l’India di Modi a pezzi dal punto di vista economico per via del Covid su cui ha sparato cifre di contagi e morti di pura fantasia (la più “grande democrazia” del mondo, vabbe’ …). Agli europei, invece, una NATO sgonfiata, pone problemi insormontabili, perché gli “europei” non sono “uno” Stato, né mai lo saranno perché non è possibile sotto tutti i possibili punti di vista conduciate l’analisi, a meno di non sostituire la razionalità analitica con la fantasia delirante. Ne seguono varie cose che qui non possiamo approfondire, come il piano di Difesa europea, il mitico ed impossibile esercito europeo, la forza militare di pronto intervento su base 6000 uomini delle tre armi che però serve a poco, l’industria militare, la totale assenza di competitività sulle nuove tecnologie, la stessa dipendenza dai chip di altri e tanto altro, veri e propri drammi irrisolvibili come il riarmo tedesco, il problema nucleare che ha risolto la sola Francia, il seggio al Consiglio di Sicurezza, il con quali soldi finanzi la spesa militare dentro cornici di bilancio unioniste stabilite ai primi anni ’90 quando si credeva che la storia fosse finita ed il mondo diventava un unico mercato etc. etc. .
Simpatica (e sintomatica) l’iniziativa britannica di cancellare l’uso delle metriche di peso e misura europee in favore del proprio sistema imperiale, definire il proprio “numero-peso-misura” è un classico dell’atto di piena sovranità. E dire che appena qualche anno fa stavamo tutti in paranoia per il Grande Governo Mondiale Unificato! Nulla descrive meglio il cambiamento storico del cambiamento del contenuto paranoide.
Un quarto aspetto riguarderebbe la Cina. Cina che dopo aver creato il RCEP ha chiesto formalmente venerdì di entrare nel CP-TTP. Cosa significhino queste sigle e cosa significhi questa richiesta e come andrà a finire se cioè verrà accettata o meno (verrà accettata) non c’è spazio qui per approfondire. Diremo solo che gli interessi economici intra-asiatici vanno da una parte, quelli di difesa e militari potranno anche andare da un’altra, questa non è una contraddizione, è pura logica da sistema multipolare. Con simpatica sincronia, tra giovedì e venerdì si è tenuto anche il 21° incontro della SCO (Russia-India-Cina-Pakistan-quattro repubbliche centro asiatiche, Bielorussia ed Armenia osservatori ed Afghanistan invitato speciale). Ma senza che ovviamente qui nessuno ne sapesse niente, è stata anche ratificata ufficialmente la cooptazione dell’Iran, cosina non proprio da poco. Ma c’è stato anche un incontro CSTO, un’alleanza militare con al centro la Russia e di corona i centro-asiatici che avrebbero dovuto ratificare l’istituzione di una armata comune di impiego ed azione rapida, un po’ come stanno discutendo gli europei. I sistemi asiatici si stanno organizzando per digerire il buco afgano in qualche modo e non solo questo.
Si noti la sincronia tra riunione SCO con cooptazione Iran, la domanda ufficiale cinese di adesione al CP-TPP e l’annuncio AUKUS prima del prossimo QUAD.
Insomma, le cronache multipolari come vedete sono in pieno sviluppo e non sono facili da raccontare e spiegare, si sta creando una matassa complessa ed i più, anche a livello di analisti, fanno fatica stargli appresso e capirne i sottostanti, quindi gli sviluppi. Meno male che ci sono i social in cui il primo che passa può raccontare la sua mirabolante versione del Risiko planetario, come abbiamo visto nella “settimana del commento” a seguito della sensibilizzazione ai fatti afghani, fiumi di parole che hanno aiutato a capire praticamente nulla di ciò che è successo, del perché e di ciò che succederà. Ma tanto è flusso eracliteo, tutto scorre, qualcuno affoga, altri fanno il loro distratto bagnetto d’attenzione, poi la vita normale tra nazisti del green pass ed evasori vaccinali, riprende la sua giusta, centrale, ribalta. Fino a quando quello che accade nel mondo “grande e terribile” non ci ribalterà tutti, vaccinati e non.