La morte di Alexander Zakharcenko. Cui prodest?, di Max Bonelli
La morte di Alexander Zakharcenko
Cui prodest?
Il 31 agosto muore Alexander Zakharcenko(1) per trauma cranico in seguito ad
una esplosione nel caffè “separ” situato sul viale Puskin in centro città.
Insieme a lui muore la sua guardia del corpo e viene ferito il suo braccio destro
Alexander Timofeev, ministro dell’economia fondatore insieme a
Zakharcenko della organizzazione “oplot”(2) che poi ha dato il nome alla
brigata meccanizzata, incentrata sui fedelissimi di Zakharcenko.
Non ho conosciuto personalmente Zakharcenko ma parlando, durante i miei
viaggi in Donbass con gente che ha avuto questo onore, mi riferivano di una
persona dedita al suo popolo, alla causa dei russi e dei russofoni
dell’Est ucraina. Era tenuto a freno a stento da Mosca, da cui il Donbass dopo
il blocco commerciale imposto dagli ucraini, dipendeva per l’esportazione
della sua produzione. La voglia di rispondere alle continue provocazioni
ucraine era palese nei suoi discorsi. Piaceva al popolo perché andava a
combattere insieme ai soldati non curandosi della sua carica di presidente della
Repubblica. Fu ferito a Debaltzevo nel 2015 ad un piede e zoppicò per molti
mesi per i postumi della ferita. Aveva subito molti altri attentati e la protezione
intorno a lui era stretta. Per questo ho aspettato molto prima di scrivere
qualcosa sull’argomento. Sia perché aspettavo lo sviluppo delle indagini da
parte delle forze di sicurezza della Repubblica coadiuvate sicuramente da
consiglieri russi, sia perché in questi casi per trovare i colpevoli bisogna spesso
vedere chi si avvantaggia dalla eliminazione del leader.
A due settimane si sa poco o niente sulla dinamica dell’attentato, a parte che
era un esplosivo al plastico dentro una lampada, probabilmente attivato da un
sistema detonante ad attivazione telefonica. Il locale “separ” risulta aperto
nella fine del 2017 e pensare che agenti del SBU ucraina piazzano in tempi non
sospetti esplosivo in un locale appetibile per la dirigenza di DNR ed aspettano
pazientemente che un pomeriggio ci arriva la dirigenza per attivare la trappola,
mi sembra improbabile. Presuppone in ogni caso una spia nello stretto cerchio
di persone intorno al presidente o dei gestori del locale.
Viene sollevata nell’intervista di Stealkov (l’eroe di Slaviansk) ,intervista
che vi allego (3), l’ipotesi della pista interna con o senza l’apporto della SBU
ucraina. La sua ipotesi è che Zakarchenko fosse diventato un personaggio
scomodo, non solo per la sua caratterialità poco incline ad essere manipolato
ma anche perché dietro la sua ombra si nascondevano personaggi come il suo
braccio destro Alexander Timofeev anche lui ferito nell’attentato.
Personaggio questo sicuramente meno limpido di Zakarchenko. Timofeev
aveva mani in pasta in molti affari economici non senza ombre come
abusi sulla tassazione di alcolici, espropriazione di aziende e simili.
Il presidente non intervenne con la sua pistola come “si mormora a Donetsk”
fece con un altro personaggio simile di Novoazosk nel 2015 . Questo aveva
fatto nascere malumori, accentuati dall’annullamento della data delle elezioni,
una settimana prima dell’attentato.
Tutto questo non è leggenda e lo prova che il ministro dell’economia
Timofeev(4) si presenta ferito dai postumi dell’esplosione al funerale di
Zakarchenko e quello stesso giorno scappa in Russia dopo essere destituito di
tutti i suoi titoli.
Strani provvedimenti da riservare ad uno scampato all’attentato dei nazisti
ucraini. Lo stesso provvedimento usato contro Plotinsky, l’ex presidente della
repubblica di Lugansk gemellata a Donetsk in questa ribellione filorussa,
anche lui esiliato in Russia.
Chi si avvantaggia? Difficile dirlo con certezza, ma torniamo sui fatti concreti.
Denis Pushilin (5) prende il comando della repubblica di Donetsk fino alle elezioni prontamente rifissate a novembre 2018.
Lui è il mediatore imposto da Surkov(6) il plenipotenziario di Mosca per Ossezia, Abkazia ed Ucraina.
Pushlin è poco amato dal popolo di Donetsk ed è ancora ricordato come affarista senza scrupoli che fece soldi con una finanziaria piramidale a sistema Ponzi che svuotò le tasche a tanti cittadini russi ed ucraini negli anni ‘90.
Sembra che si presenti alle elezioni ma dovrebbe avvenire una pesante
ingerenza russa per vederlo eletto.
La linea diplomatica imposta da Surkov era manifestatamente osteggiata dal
popolo di Donetsk; prendersi le cannonate e non rispondere non fa piacere a
nessuno, specie se te lo impone un diplomatico affarista che vive a Mosca ma “ubi maior minor cessat” e gli aiuti di Mosca fanno comodo di fronte al blocco
economico ucraino. Ma il popolo del donbass sopporta a denti stretti.
La popolarità del partito diplomatico presso i militari è descritta bene
dall’ultimo nome dei militari protagonisti della vittoria sugli ucraini 2014-2015
ancora vivo, il colonello in pensione delle FSB russa Igor Strelkov,
protagonista della resistenza di Slaviansk.
In ogni sua intervista parla di Surkov come di un traditore della Russia ed esprime il pensiero dei militari che hanno combattuto una guerra vittoriosa contro il mal diretto esercito ucraino nel 2015 e si sono visti la vittoria rubata con gli accordi di Minsk, quando sentivano di poter arrivare con le armi a Mariupoli e Kharkov.
Un altro personaggio che potrebbe emergere in questa vicenda è Alexander
Khodakovsky (7) ex comandante della FSB ucraina di Donetsk, uomo in amicizia con l’oligarca Rinat Akhmetov. Comandante della brigata Vostok. Era lui che comandò il primo disastroso assalto all’aeroporto di Donetsk che costo 70 morti ai filorussi. Uno che lavorava nei servizi segreti ma non sapeva che nell’aeroporto della sua città c’erano contractors baltici, polacchi ed americani a difenderlo!
A luglio 2014 rilascia una intervista alla Reuters in cui affermava che i filorussi avevano un sistema missilistico Bulk e subito il “bravo” giornalista trasformò questa affermazione in una confessione di abbattimento del volo MH17. Fu mandato per premio a difendere l’altura Savur- Mohyla che sovrasta la steppa del Donbass fino al Mar Azov, li sotto le cannonate si comportò meglio e riprese quota politicamente. Anche lui si presenterà alle elezioni di novembre. Potrebbe essere il punto di compromesso fra il partito dei diplomatici (Surkov-Pushilin) ed i militari con una strizzatina d’occhio all’oligarca Akmetov al quale Zakarchenko aveva nazionalizzato lo stadio dello Shakhtar Donetsk. Mettendo all’opposizione l’ala dura dell’Oplot che si affiderà forse ad una canditatura di bandiera, la moglie di Zakarchenko Natalia.
In questo panorama il coraggioso popolo del Donbass continuerà a pregare per
il suo pantheon di eroi uccisi a tradimento: Mozguvoj, Motorola, Givi,
Zakharchenko, vittime del nazismo ucraino supportato dalla oligarchia
neoliberista USA-Ucraina ma con il sicuro apporto di una rete di traditori locali
che fornisce orari, informazioni senza le quali sarebbe impossibile compiere
questi attentati.
Anche in Donbass vale il detto “dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi
guardo io”
Max Bonelli
Autore del libro
Antimaidan
(1)
https://it.wikipedia.org/wiki/Aleksandr_Zacharčenko
(2)
https://ru.wikipedia.org/wiki/Оплот_(батальон)
(3)
https://www.youtube.com/watch?v=7-nsog17IZw
(4)
https://ru.wikipedia.org/wiki/Тимофеев,_Александр_Юрьевич
(5)
https://en.wikipedia.org/wiki/Denis_Pushilin
(6)
https://en.wikipedia.org/wiki/Vladislav_Surkov
(7)
https://en.wikipedia.org/wiki/Alexander_Khodakovsky