Anniversari. Hitler a Stalingrado,l’Italia di oggi dove?, di Antonio de Martini

75 ANNI DALLA RESA DI STALINGRADDO

75 anni fa, il due febbraio, la sesta armata tedesca, dopo sei mesi di massacro diuturno, si arrendeva alle truppe sovietiche, decidendo le sorti della guerra sul fronte est.

Il generale Paulus veniva promosso feldmaresciallo, inaugurando così la tradizione di promuovere sul campo i generali sconfitti di cui approfitterà anche il nostro generale Messe che comandò l’ARMIR ( armata italiana in Russia, 60.000 uomini mandati allo sbaraglio per compiacere l’alleato)..

Anche in questo caso il disastro fu dovuto a sclerosi mentale, vanità, visione ideologica delle cose e servilismo carrierista.

Hitler invece di puntare con tutte le sue forze al Caucaso petrolifero abitato da numerosi nuclei di origine tedesca, volle concentrarsi sulla città che portava il nome del suo nemico ideologico prima, e si rifiutò di abbandonarla mentre era ancora a tempo, poi.

Goering, vanitoso, ambizioso e avido di attenzione, alla domanda se l’aeronautica sarebbe stata in grado di rifornire per via aerea trecentomila uomini con l’inverno alle porte, rispose positivamente senza nemmeno interpellare il suo Stato Maggiore. Non ci riuscì.

Paulus, che finirà come candidato dei sovietici a primo ministro di una Germania in condominio che non si realizzò perché la divisero, obbedì alle minute istruzioni quotidiane di Hitler come un caporale di giornata, fregandosene degli uomini di cui era responsabile e del proprio onore.

Sono gli stessi difetti, individuali e di gruppo, che stanno portando questo regime alla tomba.
Con due differenze: non si spara e dura da troppi, troppi anni.

Renzi ci ha spiegato , senza contraddittorio, che il lavoro precario deve essere più costoso di quello a tempo indeterminato.

Logica bacata da ideologia sdrucita. Se una impresa deve, mettiamo, fare un lavoro che non dura dovrà pagarlo più di un lavoro durevole indispensabile e permanente, generatore di lavori a tempo.
Ecco la mentalità di Hitler: rigida, irrealistica e priva di confronti.

Il pallido Padoan è Paulus, zelante esecutore incapace di autonomia intellettuale, sempre devotamente in linea con il pensiero altrui.

Le numerose caratteristiche di Goering possiamo ripartirle tra Alfano e il ministro dello sviluppo economico di cui al momento mi sfugge il nome.

Nessuno, invece, che possa rappresentare il maresciallo Von Manstein, fautore inascoltato della Difesa flessibile che propose insistentemente di far ritirare l’Armata prima che venisse accerchiata e destinarla a impossessarsi delle zone petrolifere, approfittando della maggiore mobilità ed esperienza delle truppe tedesche,accorciando il fronte ed evitando di perdere trecentomila uomini e con essi l’intera campagna.

Hitler, esasperato dalle puntuali critiche militari e dal rifiuto a infierire sui civili di Manstein, nel 1944 lo esonerò mandandolo a casa.
Si salvò così da altre epurazioni sanguinose, a Norimberga gli diedero quattro anni di prigione che non gli fecero nemmeno scontare e, più tardi, scrisse le sue memorie che titolò ” Vittorie Perdute”.

La Stalingrado di questo regime sarà l’economia.