Covid e Svezia! La mutazione di un paese. Dal libro di Max Bonelli Con Max Bonelli e Paolo Manzi

La conversazione trae spunto dall’ultimo libro di Max Bonelli “Un pensiero libero nell’era della globalizzazione” reperibile su Amazon, a questo link: https://www.amazon.in/pensiero-libero-nellera-globalizzazione-Italian-ebook/dp/B0CLKYLW7Z

La gestione dell’ultima crisi pandemica, fondata su un mix micidiale di cieco allarmismo ed interventi draconiani ed indiscriminati, ha accelerato in quei tre anni profondi mutamenti, da tempo endemici, nella società e nelle modalità di controllo ed esercizio del potere. Max Bonelli, con il suo ultimo libro “un pensiero libero nell’era della globalizzazione”, ci offre un affresco di situazioni e di riflessioni tale da consentire al lettore di individuare l’inquietante filo conduttore che lega eventi e comportamenti in apparenza distanti. Un canovaccio che tende a riproporsi artatamente in ogni condizione di crisi. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Finlandia e Scandinavia! Ambizioni a rimorchio_con Max Bonelli e Giacomo Gabellini

La crescente ostilità statunitense nei confronti della Russia sta alimentando e sostenendo pericolosamente le ambizioni egemoniche, sopite da decenni, se non da secoli, di potenze minori lungo l’intero arco dei confini russi. Tra questi stanno emergendo i paesi scandinavi, ivi compresi la Svezia e la Finlandia. Mezzo secolo di postura neutrale, pur annacquata da evidenti complicità e simpatie con il mondo anglostatunitense e da una atavica russofobie, improvvisamente rimosse. Ambizioni che, per essere coltivate nei secoli scorsi, hanno avuto bisogno di un largo sistema di alleanze che comunque non hanno evitato tragiche disfatte. Gli attuali propositi poggiano, se vogliamo, su una condizione ancora più fragile, totalmente dipendente dalle intenzioni e dal supporto statunitense. La facilità e il cinismo con il quale gli ambienti angloamericani riescono a scaricare alleanze e rinnegare giuramenti di sostegno incondizionato dovrebbero spingere alla cautela le classi dirigenti di quei paesi e contemperare le ambizioni nel loro vicino oriente e nell’area artica alla loro reale forza e autorevolezza. Autorevolezza che, abbandonata la postura neutralista, è scemata vistosamente. Quello che è certo è che la condizione di servaggio sta trascinando gli stati e le classi dirigenti europee in una condizione di potenziale conflittualità interna al continente del tutto subordinata ai disegni egemonici esterni e ben peggiore, negli esiti, di quella già conosciuta nelle due guerre mondiali passate. Buon ascolto, Giuseppe Germinario
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L’espansione della NATO nel nord è davvero una grande sconfitta per la Russia?_ di Andrew Korybko

In questa narrazione ci sono alcune lacune fatali che screditano il punto esposto.

Il Western Mainstream Media (MSM) guidato dagli Stati Uniti è impegnato a promuovere la narrazione della guerra dell’informazione armata secondo cui l’invito di Finlandia e Svezia ad aderire alla NATO è presumibilmente una grave sconfitta per la Russia che contraddice l’obiettivo che il presidente Putin ha cercato di raggiungere attraverso l’ operazione militare speciale in corso del suo paese in Ucraina. Secondo loro, l’espansione a nord della NATO non sarebbe stata possibile se Putin non avesse autorizzato quella campagna; tale conseguenza presumibilmente metterebbe il suo paese più in pericolo di prima.

In questa narrazione ci sono alcune mancanze fatali  che screditano il punto esposto. In primo luogo, Finlandia e Svezia erano già membri de facto del blocco da anni, quindi la loro appartenenza ufficiale non cambia davvero nulla. In secondo luogo, la NATO non ha (ancora) stabilito infrastrutture militari clandestine come ha fatto in Ucraina negli ultimi anni. Terzo, nessuno dei due ha controversie territoriali con la Russia che potrebbero portare a una guerra con la NATO né è in grado di creare progetti anti-russi come lo è l’Ucraina.

Per quanto riguarda il primo punto, finiranno presto sotto l’ombrello nucleare degli Stati Uniti, ma questo è l’unico vero cambiamento che accadrà. Per quanto riguarda il secondo, la Russia ha già promesso di rispondere al dispiegamento delle infrastrutture militari del blocco in Finlandia e Svezia, il che significa che qualunque minaccia latente potrà materializzarsi lì è gestibile, almeno in teoria. Infine, la loro adesione alla NATO non porterà ad alcuna disputa territoriale o alla creazione di progetti anti-russi poiché per nessuno dei due è realistico data la loro situazione.

È per queste ragioni primarie che il presidente Putin ha detto mercoledì durante una conferenza stampa dopo il Vertice del Caspio ad Ashgabat che “Non c’è nulla che possa ispirare la nostra preoccupazione riguardo all’adesione della Finlandia e della Svezia alla NATO. Se lo vogliono, possono farlo”. Ha anche menzionato i punti di cui sopra in tutta la parte pertinente del suo intervento. Questa intuizione è fondamentale da tenere a mente per sfatare le ultime affermazioni di Infowar di MSM contro la Russia, il cui scopo sarà ora analizzato.

La CNN ha riferito martedì per coincidenza all’inizio del vertice della NATO che ” i funzionari di Biden dubitano in privato che l’Ucraina possa riconquistare tutto il suo territorio “. Ciò asseconda la “narrativa ufficiale” sul conflitto che si è spostata in modo decisivo nell’ultimo mese dal “porno della vittoria” sull'”inevitabile successo” di Kiev contro la Russia al “porno della paura” sulla “invasione” dei paesi della NATO da parte della Russia una volta che Kiev ha perso; l’ultima conferma di essa è con ogni evidenza in seguito al blocco parziale di Kaliningrad motivato politicamente dalla Lituania .

Quel secondo sviluppo non è stato guidato da un sincero desiderio di provocare la Russia in una guerra con la NATO, ma di plasmare la percezione tra l’opinione pubblica occidentale che questo ora sia presumibilmente più plausibile di prima, il che serve anche a distrarre dalle perdite di Kiev nel Donbass. Mentre il G7 e la NATO hanno deciso di continuare a sostenere Kiev a tempo indeterminato, è inevitabile che il conflitto finisca con la sconfitta del loro procuratore e le relative perdite territoriali, ergo il rapporto della CNN.

Considerando il fatto che un tale risultato travalicherebbe oltre l’imbarazzo dopo che Kiev ha ricevuto oltre 54 miliardi di dollari di sostegno dagli Stati Uniti e una manciata di miliardi in più da altri paesi della NATO, i quali collettivamente affermano di essere l’alleanza militare più potente nella storia umana, è importante fabbricare preventivamente una narrazione artificiale che può ancora essere interpretata come un “successo”. Questo, più di ogni altra cosa, spiega la falsa affermazione che l’espansione della NATO a nord sia una grave sconfitta per la Russia.

Non è, però, per le ragioni che sono state già spiegate, ma serve allo scopo di costituire “l’oppio per le masse” e di convincere la loro gente ad accettare che le loro decine di miliardi di dollari di fondi dei contribuenti hanno realizzato qualcosa di tangibile in loro nome anche se il procuratore della loro fazione ha perso più territorio. Questa narrativa armata ha anche lo scopo di attutire il colpo dell’inflazione alle stelle facendo sembrare che valesse la pena soffrirne per “salvare la democrazia di quegli stati scandinavi”.

L’ultima osservazione da fare è che l’Occidente guidato dagli Stati Uniti continuerà a raddoppiare la sua falsa affermazione che la Nuova Guerra Fredda e la successiva ” Grande Biforcazione ” riguardano tutte “le democrazie contro autoritarismo”. Questo non è altro che un disperato meccanismo narrativo di replica per trasformare l’inevitabile sconfitta di Kiev come una “vittoria” fondata sull’espansione della NATO verso nord come risultato del conflitto. La realtà, tuttavia, è che questa non è una grave sconfitta per la Russia, ma solo un mezzo per distrarre dalla constatazione del declino dell’egemonia unipolare degli Stati Uniti.

https://oneworld.press/?module=articles&action=view&id=3035

Qui sotto il testo del trilaterale sottoscritto da Turchia, Svezia e Finlandia, presentato come atto definitivo per l’integrazione nella NATO dei due paesi scandinavi, in realtà un protocollo ancora tutto da definire e mettere in atto. Sullo sfondo rimangono le garanzie degli Stati Uniti per il riconoscimento del ruolo geopolitico della Turchia nel mar Egeo e nel Mediterraneo centro-orientale e il ripristino delle forniture di armi americane alla Turchia. I beoti italici al governo non avranno sicuramente nulla da obbiettare; rimane da attendere la reazione della Grecia e dell’Egitto. Con quest’ultimo Erdogan ha appena iniziato a ricucire la tela. Mi scuso per la traduzione difettosa. Provvederò appena possibile a migliorarla. Giuseppe Germinario

MEMORANDUM TRILATERALE
1. Oggi i rappresentanti di Turkiye, Finlandia e Svezia, sotto il
auspici del Segretario generale della NATO, hanno convenuto quanto segue.
2. La NATO è un’Alleanza basata sui principi della difesa collettiva e della
indivisibilità della sicurezza, nonché sui valori comuni. Turkiye, Finlandia e
La Svezia afferma la propria adesione ai principi e ai valori sanciti dal
Trattato di Washington.
3. Uno degli elementi chiave dell’Alleanza è la solidarietà incrollabile e
cooperazione nella lotta al terrorismo, in tutte le sue forme e manifestazioni,
che costituisce una minaccia diretta per la sicurezza nazionale degli Alleati così come
alla pace e alla sicurezza internazionale.
4. In quanto potenziali alleati della NATO, Finlandia e Svezia estendono il loro pieno sostegno
a Turkiye contro le minacce alla sua sicurezza nazionale. A tal fine, Finlandia e
La Svezia non fornirà supporto a YPG/PYD e all’organizzazione
descritto come FETO in Turkiye. Turkiye estende anche il suo pieno sostegno a
Finlandia e Svezia contro le minacce alla loro sicurezza nazionale. Finlandia e
La Svezia respinge e condanna il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, in
i termini più forti. Finlandia e Svezia condannano tutto senza ambiguità
organizzazioni terroristiche che perpetrano attacchi contro Turkiye, ed esprimono
la loro più profonda solidarietà con Turkiye e le famiglie delle vittime.
5. La Finlandia e la Svezia confermano che il PKK è un terrorista proscritto
organizzazione. La Finlandia e la Svezia si impegnano a prevenire le attività del PKK
e tutte le altre organizzazioni terroristiche e le loro estensioni, nonché le attività
da individui in gruppi o reti affiliati e ispirati a questi collegati
organizzazioni terroristiche. Turkiye, Finlandia e Svezia hanno deciso di intensificare
cooperazione per prevenire le attività di questi gruppi terroristici. Finlandia e
La Svezia rifiuta gli obiettivi di queste organizzazioni terroristiche.
6. Oltre a ciò, la Finlandia fa riferimento a diversi emendamenti recenti del suo Criminal
Codice in base al quale nuovi atti sono stati emanati come reati di terrorismo punibili.
Le ultime modifiche sono entrate in vigore il 1° gennaio 2022, con le quali il
è stato ampliato il campo di partecipazione all’attività di un gruppo terroristico.
Allo stesso tempo, l’istigazione pubblica relativa ai reati terroristici è stata
criminalizzato come reato separato. La Svezia conferma che un nuovo, più duro,
La legge sui reati terroristici entra in vigore il 1° luglio e che il governo
sta preparando un ulteriore inasprimento della legislazione antiterrorismo.

7. Turkiye, Finlandia e Svezia confermano che ora non ci sono armi nazionali
embarghi in atto tra di loro. La Svezia sta cambiando la sua nazionale
quadro normativo per le esportazioni di armi in relazione agli alleati della NATO. In futuro,
le esportazioni di difesa dalla Finlandia e dalla Svezia saranno condotte in linea con
Solidarietà dell’alleanza e in conformità con la lettera e lo spirito dell’articolo 3 del
il Trattato di Washington.
8. Oggi Turkiye, Finlandia e Svezia si impegnano a compiere i seguenti passi concreti:
• Istituire un dialogo congiunto e strutturato e un meccanismo di cooperazione a
tutti i livelli di governo, anche tra le forze dell’ordine e
agenzie di intelligence, per rafforzare la cooperazione in materia di antiterrorismo,
criminalità organizzata e altre sfide comuni che decidono loro.
• Finlandia e Svezia condurranno la lotta al terrorismo
determinazione, deliberazione e in conformità con le disposizioni dell’art
documenti e politiche NATO pertinenti e prenderà tutto il necessario
misure per rafforzare ulteriormente la legislazione nazionale a tal fine.
• Finlandia e Svezia affronteranno l’imminente espulsione di Turkiye o
richieste di estradizione di sospetti terroristi in modo rapido e completo,
tenendo conto delle informazioni, prove e intelligence fornite da
Turkiye e stabilire i quadri giuridici bilaterali necessari per
facilitare l’estradizione e la cooperazione in materia di sicurezza con Turkiye, in
secondo la Convenzione europea di estradizione.
• Finlandia e Svezia indagheranno e vieteranno qualsiasi finanziamento e
attività di reclutamento del PKK e di tutte le altre organizzazioni terroristiche
e le loro estensioni, nonché affiliati o gruppi o reti ispirati
come indicato al paragrafo 5.
• Turkiye, Finlandia e Svezia si impegnano a combattere la disinformazione e
impedire che le loro leggi nazionali vengano abusate a proprio vantaggio o
promozione di organizzazioni terroristiche, anche attraverso attività che
incitare alla violenza contro Turkiye.
• Finlandia e Svezia assicureranno che i rispettivi cittadini
i quadri normativi per le esportazioni di armi consentono nuovi impegni
alleati e riflette il loro status di membri della NATO.

• Finlandia e Svezia si impegnano a sostenere il più possibile
coinvolgimento di Turkiye e di altri alleati non UE nell’esistente e
iniziative prospettiche della Sicurezza Comune dell’Unione Europea e
Politica di difesa, inclusa la partecipazione di Turkiye al progetto PESCO
sulla mobilità militare.
9. Per l’attuazione di queste fasi, Turkiye, Finlandia e Svezia faranno
istituire un meccanismo congiunto permanente, con la partecipazione di esperti
dai Ministeri degli Affari Esteri, dell’Interno e della Giustizia, nonché
Servizi di intelligence e istituzioni di sicurezza. Il giunto permanente
Il meccanismo sarà aperto alla partecipazione di altri.
1 O.Turkiye conferma il suo sostegno di lunga data alla politica della NATO Open Door,
e accetta di sostenere al Vertice di Madrid del 2022 l’invito della Finlandia
e la Svezia per diventare membri della NATO.
~-‘~· Sua Eccellenza
Signor Mevlut <;avu~oglu
Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Turkiye
Ankara
Sua Eccellenza
Signor Pekka Haavisto
Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Finlandia
Helsinki
d. . /~rle … t.!.~ … ……… .
Sua Eccellenza
Signora Ann Linde
Ministro degli Affari Esteri del Regno di Svezia
Stoccolma
Madrid, 28 giugno 2022

https://www.nato.int/nato_static_fl2014/assets/pdf/2022/6/pdf/220628-trilat-memo.pdf

UCRAINA: Sciocco per Finlandia e Svezia che aderiscano alla NATO, di Jan Oberg

Non è il momento di prendere decisioni in un momento di isteria storica e panico, scrive Jan Oberg. 

La transnazionale

Ecco cosa l’Occidente è intellettualmente incapace di vedere, nel mezzo del suo umore militarista e ipocrita:

La politica di espansione della NATO ha creato — ed è responsabile — del conflitto.

La Russia ha creato – ed è responsabile –  della guerra . Non esiste violenza che non sia radicata nei conflitti sottostanti. Le persone alfabetizzate in conflitto e pace, quindi, parlano di entrambi. 

E se vogliono la pace, non aumentano i sintomi — la guerra  — affrontano  la vera causa, il conflitto  e chiedono alle parti in conflitto di raccontare cosa temono e cosa vogliono e poi si muovono, passo dopo passo verso un soluzione. 

Ma né i media mainstream né i politici hanno il coraggio civile di affrontare  il conflitto.  Riguarda solo la guerra e solo la Russia e il presidente Vladimir Putin che devono essere puniti, indipendentemente dal prezzo che dovranno essere pagati dalle generazioni future. Se sopravviviamo. 

È una banalità sottolineare che ce ne vogliono almeno due per entrare in conflitto. Ma questo è il livello intellettuale e morale che i decisori, i media e gran parte del mondo accademico operano in questi tempi bui.

Questo approccio non ha futuro e non potrà mai portare la pace. Periodo. 

Le decisioni prese con questo approccio irrazionale e l’emotività non faranno che peggiorare le cose. Come la Svezia e la Finlandia che aderiscono alla NATO sulla base del panico isterico del momento: semplicemente non esiste uno scenario credibile e realistico che porterebbe a un attacco russo isolato e fuori dal comune su nessuno dei due se rimanessero non allineati come lo sono da decenni. 

Che alcune persone meno informate – o persone che parlano per l’adesione alla NATO – abbiano parlato anche di un attacco isolato e inaspettato all’isola svedese di Gotland è una politica dei Monty Python.

Allora perché la Finlandia e la Svezia ora prenderanno una decisione disastrosa e crescente di tensione di aderire alla NATO? Ecco alcuni dei possibili motivi:

Forte pressione

Entrambi sono stati sottoposti a forti pressioni da parte della NATO e degli Stati Uniti in particolare. Il primo ministro svedese, Olof Palme, è stato assassinato, un uomo che sosteneva l’obiettivo delle Nazioni Unite del disarmo internazionale, dell’abolizione del nucleare e del concetto intelligente di sicurezza comune. Gli ambasciatori statunitensi hanno tenuto incontri segreti con i parlamentari svedesi, ci sono molti canali, richieste e ricompense.

L’unica peggiore sfida per la sicurezza della Svezia è stata il sottomarino russo U 137 Whisky on the Rocks. Era russo, sì, ma l’operazione era una PSYOP americana – operazione psicologica – condotta dall’“esperto di navigazione” di bordo, l’unico mai intervistato in Svezia e che poco dopo scomparve. 

Il sottomarino sovietico U 137 si incagliò il 27 ottobre 1981 sulla costa meridionale della Svezia vicino a una grande base navale. (Marinmuseum, CC BY 4.0, Wikimedia Commons)

Era un PSYOP inteso a far riconoscere alla Svezia che l’Unione Sovietica era una minaccia, che la sua difesa contro l’Est era carente e che avrebbe dovuto cercare protezione dall’Occidente stesso. Questo è estremamente ben documentato dal professore emerito, l’eminente ricerca pluridecennale di Ola Tunander, l’ultima pubblicata nel libro,  Navigations-Expert . Hur Sverige lät sig bedras av U 137   ( L’esperto di navigazione. Su come la Svezia ha accettato di essere ingannata dall’U 137 ).

Passo dopo passo, la Svezia è stata guidata nella giusta direzione. Alcuni politici svedesi sapevano cosa stava succedendo, ma i media e la gente no.

Corteggiato da USA e NATO 

Entrambi i paesi si sono mossi per essere corteggiati dagli Stati Uniti e dalla NATO. Negli ultimi 20 anni si sono impegnati con la NATO in tutti i modi – quindi, come si suol dire, perché non sposarsi ora?

In altre parole, Finlandia e Svezia ora si uniscono perché hanno – in modo incrementale – preso una decisione sbagliata dopo l’altra, si sono dipinti in  un angolo “senza scelta tranne la NATO” e hanno abdicato a ogni grammo della loro storica, indipendente mente creativa straniera pensiero politico. E ha smesso di criticare la guerra e il militarismo.
Ciò è stato possibile anche perché l’input intellettuale critico, o alternativo, indipendente nei ministeri degli affari esteri è stato tagliato e sostituito da vari tipi di marketing politico filoamericano.

Per decenni, la NATO Echo Chamber ha definito il pensiero di gruppo nazionale pro-NATO. Nessuno poteva entrare per chiedere: dove diavolo ci stiamo dirigendo, diciamo, tra 25 anni? 

Complesso militare-industriale-media-accademico

Inoltre, Svezia e Finlandia si stanno ora unendo perché le élite legate al Complesso Militare-Industriale-Media-Accademico, MIMAC, in entrambi i paesi, piuttosto che le persone, decidono questioni di sicurezza e politica estera.

Naturalmente, c’era estremamente poca  discussione pubblica aperta  ; non era voluto. I decisori sapevano che la fondazione della NATO per le armi nucleari e le guerre di contatto dei suoi membri, in particolare in Medio Oriente, erano considerate fondamentalmente malvagie tra i cittadini. 

Pressione del tempo

Da sinistra: il ministro degli Esteri finlandese Pekka Haavisto, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg e il ministro degli Esteri svedese Ann Linde il 6 aprile.   (NATO)

I media liberali suggeriscono che non può esserci un referendum perché c’è una tale pressione di tempo – presumibilmente prima dell’invasione russa di Svezia e Finlandia – e, quindi, prendi in fretta la più importante decisione politica estera e di sicurezza dal 1945 ora che c’è oltraggio alla Russia — il nemico amato e necessario. 
I decisori svedesi ovviamente sanno che non ci sarà mai una maggioranza del 75% circa per la NATO, che è ciò che dovrebbe esserci per prendere una decisione così fondamentale e fatale. Tanto, si può dire, per la democrazia, ma nessun nuovo membro della NATO ha tenuto un referendum in cui la NATO e altre alternative sono state discusse liberamente e una maggioranza del 75% si è espressa a favore. (Secondo la svedese Svenska Dagbladetogni giorno del 6 maggio, il 48 per cento pensa che la Svezia si unirà, ma in una sola settimana coloro che non sanno cosa pensare sono aumentati dal 22 al 27 per cento). 
L’opinione pro-NATO della Finlandia sembra essere cresciuta dal 53% di febbraio al 76% di maggio 2022. Era il 19% nel 2017 secondo un rapporto del Wall  Street Journal . L’Ucraina ha svolto il suo ruolo.

Disarmo intellettuale

Un ulteriore motivo per aderire è il disarmo intellettuale che ha lasciato i decisori unificati attorno a un’alternativa; dimenticato di lasciare altre porte aperte e alternative deliberatamente represse.

Il discorso della pace – nei media, nella politica e nella ricerca – è scomparso. La pace è diventata sinonimo di armi, deterrenza, sempre di più insieme a cieca lealtà con ogni guerra USA/NATO.

Ad esempio, il governo dell’allora primo ministro socialdemocratico Göran Persson ha deciso rapidamente di disabilitare la legislazione svedese sul divieto di esportazione di armi nel 2001 per poter continuare ad esportare armi negli Stati Uniti durante l’invasione dell’Iraq.
Questo disarmo intellettuale pluriennale è evidente e tende sempre a favorire i mezzi militari rispetto ai civili, oltre alla diplomazia. E non solo in questi paesi, ovviamente.

2022 Fondo Primavera 2022

Un istituto come il SIPRI – Stockholm International Peace Research Institute – è decaduto intellettualmente in qualcosa che dovrebbe piuttosto essere chiamato Stockholm International Military Security Research, SIMSI –  come ho suggerito anni fa .

In altre parole, la creatività politica necessaria per condurre una politica indipendente di neutralità, non allineamento e disarmo globale unita a una forte fede nel diritto internazionale è svanita anni fa. 
È più facile seguire il gregge, soprattutto quando, a quanto pare, il partito socialdemocratico oggi esiste solo di nome.

Media 

Senza esaurire tutte queste – tragiche – ragioni, un’ultima ragione da menzionare è il ruolo dei media. Come ovunque, i media da sinistra a destra si sono uniti attorno a una politica filo-occidentale e non neutrale. L’attuale propaganda pro-NATO, non da ultimo nel liberale Dagens Nyheter, è pervasiva.

Le voci critiche vengono emarginate e gli “spiegatori” dell’informazione pubblica sono ridotti ad alcuni fatti di base simili a quelli delle scuole superiori accoppiati con FOSI, Fake + Omission + Source Ignorance. La Svezia è in grado di organizzare tavole rotonde televisive in cui, di fatto, tutti i partecipanti sono più o meno pro-NATO, escludendo così gran parte dell’opinione pubblica. *)

Le conseguenze

1 novembre 2018: esercitazione congiunta della NATO nell’Atlantico settentrionale e nel Mar Baltico. (NATO, Flickr)

Ce ne sono potenzialmente così tanti – alcuni più probabili di altri – che non possono essere elencati tutti in un’analisi breve e puntuale come questa. Ma mi permetto di citare:

  • Gli svedesi ei finlandesi diventeranno meno sicuri Come mai? Perché ci sarà un confronto e una polarizzazione più duri invece di confini morbidi e atteggiamenti di mediazione. In una grave crisi, a tutti gli effetti pratici, saranno occupati e gli verrà detto cosa fare dagli USA/NATO. 
  • Nella misura in cui, ad un certo punto in futuro, ai due paesi verrà chiesto di ospitare basi statunitensi – come la Norvegia e la Danimarca ora – non potranno dire “No!” Tali basi saranno gli obiettivi di primo ordine della Russia in una situazione di guerra. 
  • Da un punto di vista russo, ovviamente, la loro adesione alla NATO è estremamente fonte di tensione e conflittuale. La Russia ha l’8% (66 miliardi di dollari) delle spese militari dei 30 membri della NATO. Ora ci sarà un enorme riarmo in tutta la NATO. La sola Germania prevede di aumentare fino a quasi il doppio delle spese della Russia. L’Ucraina riceverà circa 50 miliardi di dollari. Aggiungiamo una Svezia e una Finlandia riarmate e vedremo la Russia precipitarsi al 4% delle spese della NATO e continuare a essere definita una formidabile minaccia.
  • In Europa non rimarranno praticamente più meccanismi di rafforzamento della fiducia e di risoluzione dei conflitti. Non sarà possibile discutere su un nuovo sistema di pace e sicurezza tutto europeo. E che venga compresa e rispettata o meno, la Russia si sentirà ancora più intimidita, isolata e, in una certa situazione, diventerà ancora più disperata. Come fa, normalmente, la parte più debole in un conflitto asimmetrico. Stiamo vivendo tempi molto pericolosi e questi due paesi della NATO non faranno che aumentare il pericolo, non c’è modo che possa ridurlo.
  • Se Finlandia e Svezia vogliono così fortemente essere “protette” dagli Stati Uniti e/o dalla NATO, non è assolutamente necessario che questi due paesi si uniscano perché, in caso di grave crisi, gli USA/NATO arriveranno in ogni circostanza a “proteggere” o meglio utilizzare i propri territori per essere più vicini alle repubbliche baltiche. Ecco di cosa trattano gli accordi di supporto per la nazione ospitante.
    L’unico motivo per aderire sarebbe il paragrafo 5, ma lo svantaggio è che il paragrafo 5 richiede che la Finlandia e la Svezia partecipino a guerre che non riguardano la loro difesa e forse anche in future guerre che violano il diritto internazionale come quelle in Jugoslavia , Iraq e Libia. Quindi, i giovani finlandesi e svedesi verranno uccisi in future guerre tra paesi della NATO? Sono pronti per questo?
  • Costerà una fortuna convertire la loro infrastruttura militare alla piena adesione alla NATO e quando si saranno uniti, pagheranno qualunque prezzo si rivelerà essere. Inoltre, ci sarà molto meno potere decisionale sovrano de facto – qui de jure è quasi irrilevante. Ed era già molto autolimitante prima che si unissero.
  • In quanto membri della NATO, Finlandia e Svezia non possono non condividere la responsabilità delle armi nucleari, la deterrenza e il loro possibile utilizzo da parte della NATO. È anche ovvio che le navi della NATO possono portare armi nucleari nei loro porti – ma ovviamente non lo chiederanno nemmeno – sanno che la risposta arrogante degli Stati Uniti è che “non confermiamo né neghiamo questo genere di cose”. 
    Questo va contro ogni fibra del popolo svedese e la decisione della Svezia di non sviluppare armi nucleari risalente a circa 70 anni fa.
  • I giorni in cui Svezia e Finlandia possono, almeno in linea di principio, lavorare per alternative sono contati. Vale a dire, per il trattato delle Nazioni Unite sull’abolizione del nucleare e gli obiettivi delle Nazioni Unite di disarmo generale e completo, qualsiasi concetto politico alternativo come la sicurezza comune, la sicurezza umana , un’ONU forte ecc. Non saranno in grado di fungere da mediatori, come, ad esempio, Austria e Svizzera. Nessun membro della NATO può rendere omaggio a tali nobili obiettivi. La NATO non è un’organizzazione che incoraggia le alternative. Invece, cerca il monopolio e il dominio regionale e globale.
  • Finlandia e Svezia dicono sì al pensiero militarista, a un paradigma di “pace” intriso di armi, armamenti, offensività (lungo raggio + grande capacità distruttiva), deterrenza e continue minacce: la NATO è l’organizzazione più militarista della storia umana. Il suo leader, gli Stati Uniti d’America, è stato in guerra 225 su 243 anni dal 1776 . Ogni idea sulla nonviolenza, la disposizione della Carta delle Nazioni Unite di fare la pace con mezzi prevalentemente pacifici (articolo 1 della Carta) sarà fuori dalla finestra.
  • L’attenzione politica, così come i fondi, tenderanno a spostarsi su questioni militari, lontano dal contribuire a risolvere i problemi più urgenti dell’umanità. Ma – lo sappiamo ora – la scusa sarà l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin. C’è qualche cambiamento enorme che non può essere giustificato con riferimento a questo?
  • Mentre tutti sanno che l’Artico sarà una regione di sicurezza centrale e preoccupazioni per la pace nel prossimo futuro, questo problema è stato appena discusso in relazione all’adesione dei due paesi alla NATO. Tuttavia, non richiede molta esperienza per vedere che l’accesso USA/NATO a Svezia e Finlandia è un chiaro vantaggio nel futuro confronto con Russia e Cina lì.

(Mappa GRID-Arendal Circolo Polare Artico, Flickr, CC BY-NC-SA 2.0)

  • In quanto membri della NATO, Svezia e Finlandia non solo accettano, ma rafforzano decenni di odio nei confronti del popolo russo, di tutto ciò che la Russia include la cultura russo-europea. Dirà di sì alla punizione collettiva (illegale) sconsiderata e istintiva dell’Occidente di tutta la Russia, la cancellazione della Russia a tutte le dimensioni.

Una volta, invece, il Presidente della Finlandia Urho Kekkonen sosteneva politiche di neutralità attiva, un ruolo di intermediario e l’avvio dell’OSCE. La Finlandia era orgogliosa del fatto che la sua gente ritenesse che né l’Oriente né l’Occidente fossero nemici, prevalendo vari tipi di equidistanza. E  questo  avvenne durante il culmine della Prima Guerra Fredda, quando il Patto di Varsavia era circa 10 volte più forte nei confronti della NATO rispetto alla Russia di oggi. Come e perché? Uno dei motivi era che le politiche avevano un fondamento intellettuale e i leader una consapevolezza di cosa significasse la guerra. Non così oggi.

1975: il presidente finlandese Urho Kekkonen a destra alla Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa a Helsinki. (Tapio Korpisaari, CC BY 4.0, Wikimedia Commons)

  • La prospettiva di cui nessun sostenitore della NATO parla è questa: con ogni probabilità, abbiamo visto solo il duro inizio di una guerra estremamente fredda con un rischio sempre crescente anche di una guerra calda. È lo scopo dichiarato degli Stati Uniti – e questo significa della NATO – indebolire militarmente la Russia in Ucraina in modo che non possa risollevarsi mai più e minare la sua economia in patria attraverso le sanzioni più dure, illimitate e incondizionate della storia – cioè le sanzioni che non sarà revocato in una vita o più.
  • E, infine, unendosi alla NATO, i due paesi saranno costretti a schierarsi con il più grande Occidente nel futuro cambiamento dell’ordine mondiale in cui Cina, Medio Oriente, Africa e Sud America, nonché enormi associazioni regionali non occidentali acquisiranno forza . 

La priorità degli Stati Uniti n. 1 è la Cina. In quanto membri della NATO, Svezia e Finlandia non saranno in grado di camminare su due gambe in futuro – una occidentale e una non occidentale – e decadranno e cadranno con l’Occidente – l’Impero degli Stati Uniti e la NATO in particolare.

Se pensi che sia uno scenario troppo audace e pessimista, non stai seguendo sviluppi e tendenze al di fuori dell’Occidente stesso. Inoltre, per favore, considera che  gli Stati Uniti, l’UE e la NATO divisi e lacerati da problemi si sono appena riuniti per un motivo: la politica negativa di odiare la Russia e coprire la sua chiara corresponsabilità per il conflitto che ci ha portato dove abbiamo ora sono. 

L’Occidente non ha più una visione positiva. Le sue azioni riguardano il riarmo, le minacce, le sanzioni, la demonizzazione, l’ipocrita “non abbiamo mai fatto niente di sbagliato” e la concomitante proiezione dei propri lati oscuri sugli altri, in particolare sulla Cina.

Per i piccoli paesi mettere tutte le uova nello stesso paniere quando hanno alternative e agire senza la minima idea dei prossimi 5-10 anni è sempre stata una ricetta per il disastro, per la guerra. 

Sia la NATO che l’UE agiscono in questi giorni come facevano i passeggeri nel ristorante dell’elegante e lussuoso RMS Titanic.

C’erano enormi problemi che avrebbero dovuto essere risolti per la sopravvivenza dell’umanità: clima, ambiente, povertà, disuguaglianza, militarismo, armi nucleari, ecc. Ora sono dimenticati. Sono seguite crisi economiche e interruzioni, poi è arrivato il virus Corona e ha messo a dura prova tutti i tipi di risorse ed energie. E, infine, ora questa guerra in Europa con il suo sottostante conflitto creato dalla NATO.

Non è il momento di prendere decisioni in un momento di isteria storica e panico. Questo è davvero un momento per mantenere la calma. 

Si può solo deplorare che Svezia e Finlandia non abbiano il potere intellettuale per vedere il quadro più ampio nel tempo e nello spazio. La NATO ha avuto il tempo dal 1949 per dimostrare che può fare la pace. Ora sappiamo che non può. Aderirvi, quindi, è un grande dono per il militarismo e la guerra futura. 

Jan Oberg è un ricercatore indipendente sulla pace e il futuro con esperienza internazionale e fotografo d’arte, editorialista, commentatore e mediatore. 

Questo articolo è di  The Transnational.

CRISI PANDEMICA, MODELLO SVEDESE e non solo. Una conversazione con Max Bonelli

Esiste un modello svedese, ancor più un modello scandinavo nell’affrontare la crisi epidemica del coronavirus? La rappresentazione che viene offerta in Italia dal sistema mediatico si avvicina alla realtà o è frutto soprattutto di pregiudizi e di manipolazione ad uso politico interno? Sono due quesiti ai quali cerca di rispondere in questa interessante intervista Max Bonelli, forte della sua esperienza professionale e della frequentazione sul campo di quei paesi. Scopriremo che in realtà le linee guida adottate dal governo svedese sono molto più articolate e denotano una conoscenza ed una autorevolezza di quella classe dirigente nonché una coesione di quella formazione sociale sconosciute nel nostro paese. In altre due interviste e in alcuni articoli precedenti Max Bonelli ci ha svelato in maniera inedita le crepe e i lati oscuri di quella società e della corrispondente classe dirigente. Con questa intervista ci offre un’altra preziosa pennellata. Ci offre inoltre due osservazioni valide per leggere le vicende dei vari paesi coinvolti nella crisi, in particolare quelli occidentali. La prima è che la crisi epidemica mette a nudo il valore, la capacità, l’autorevolezza e l’autonomia di ciascuna classe dirigente, proprio perché la diffusione dell’epidemia è in gran parte indipendente dalle gerarchie delle dinamiche geopolitiche e le classi dirigenti, comprese quelle abituate ad attendersi e obbedire ad imput esterni, sono costrette a misurarsi più autonomamente sul problema. La seconda è che nei sistemi politici occidentali a democrazia rappresentativa l’adozione di provvedimenti generalizzanti, nominalmente draconiani e indiscriminatamente restrittivi rivelano, più che una forza ed una volontà ed un consapevole disegno autoritari, una scarsa conoscenza del proprio paese e della propria popolazione, un deficit di autorevolezza che conducono ad una incapacità di articolare gli interventi sulla base delle differenze e delle esigenze specifiche dei vari settori ed ambiti della formazione sociale e ad una disabitudine a decisioni appropriate. In un contesto obbiettivamente ostico e inedito, la classe dirigente italiana, in particolare il suo ceto politico, dedito ormai da decenni alla contingenza quotidiana e all’attesa di lumi, ha rivelato tutti i suoi limiti e la sua pochezza. Non sono mancati, né mancheranno, esempi luminosi e gratificanti, vedi l’esempio del Veneto e della Campania, di un ceto politico dotato di fermezza e buon senso. Hanno rivelato in sovrappiù l’esistenza e l’utilità di professionisti preparati e competenti sui quali l’intero paese potrebbe contare. Altri, tra questi, continuano ad operare eroicamente nell’oscurità quotidiana in altre realtà territoriali meno fortunate. Entrambi stanno evidenziando paradossalmente le potenzialità grandissime del nostro popolo, ma anche le enormi disfunzioni istituzionali e la sistematica repressione delle energie positive che stanno affossando il paese. Una contraddizione già paralizzante nella fase relativamente semplice da affrontare quale quella del contenimento costrittivo della diffusione pandemica; figuriamoci quanto pietrificante nella fase prossima ventura della ricostruzione economica e sociale. Un dramma per un ceto politico perennemente in attesa di lumi e sostegni dall’esterno, tanto più se dai versanti sbagliati e più ostili.

Nell’ultima parte dell’intervista Max Bonelli indugia sulla possibile origine artificiale del virus, ipotizzando una responsabilità statunitense diretta nella accensione dei focolai in Cina. La guerra batteriologica in effetti non è una novità nella storia. Con mezzi e tecnologie diverse e più approssimative l’hanno già utilizzata gli americani stesi contro i nativi, i turchi contro i genovesi in Crimea agli albori della modernità e tanti altri nei vari contesti conflittuali nel mondo. Nell’attuale contesto di conflitto e confronto militare ancora latente tra superpotenze l’arma batteriologica assume più, a parere dello scrivente, un valore di deterrenza considerate anche le controindicazioni e la scarsa selettività e capacità di controllo dello strumento. Rimangono per altro le ipotesi di un’origine naturale delle mutazioni del virus, legate alle condizioni ambientali di quell’area come di una manipolazione sfuggita al controllo dei cinesi da quel laboratorio P4, frutto di una collaborazione sino-francese e sino-americana ma localizzata in un paese ansioso e frenetico nell’acquisire le capacità tecnologiche e scientifiche anche in quel campo. La verità, probabilmente non la conosceremo mai seno tra molti anni; se dovesse emergere ora, non fosse che per un ulteriore repentino inasprimento del conflitto geopolitico e soprattutto interno alla dirigenza americana, rimarrebbe sommersa nelle mille diverse versioni della propaganda propinata da tutti gli attori. Non è dopotutto un aspetto essenziale, se non per valutare il livello dello scontro. Molto più importante è prendere atto dell’esistenza della pandemia e dell’uso politico e geopolitico che si fa e sempre più si farà del virus e della pandemia. Contribuirà a ridefinire in geopolitica e in geoeconomia le gerarchie, a disegnare le sfere di influenza politiche e a conformare ad essa le future sfere di influenza economica. Diventerà l’arma per una guerra sui titoli di debito sovrani. Sarà il terreno di coltivazione di enormi interessi economici, di primato scientifico e tecnologico e di dissesti, disarticolazione e riarticolazione delle varie formazioni sociali. In Cina lo percepiremo con qualche ritardo, come pure in Russia dove il problema sta esplodendo con qualche settimana di ritardo e con qualche disfunzione di troppo successiva al primo impatto; negli Stati Uniti potrebbe diventare l’occasione e lo strumento definitivo di un regolamento di conti fra due ceti politici e decisionali ormai in contrasto mortale da anni. Il conflitto, inizialmente sordo ma ormai sempre più manifesto, tra il Presidente Trump e Fauci, il consulente scientifico dalle acclarate connessioni finanziarie e di indirizzo scientifico con il laboratorio cinese di Wuhan, potrebbero essere la miccia per la deflagrazione definitiva dello scontro politico negli Stati Uniti e per una definizione più lineare della politica estera in funzione più anticinese e meno antirussa. https://www.facebook.com/groups/ilgreg/permalink/863677510782498/Un conflitto che dietro le relazioni apparentemente lineari tra gli stati, nasconde un intreccio di conflitti e connivenze tra i vari centri strategici presenti in essi, Cina compresa. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

Scandinavia questo mondo sconosciuto, di Max Bonelli

 

Scandinavia questo mondo sconosciuto

Descrivere la società scandinava in un articolo è una missione impossibile anche per me che ho un  vissuto di 12 anni nella penisola.

Parlare di scuola, sanità, usi e costumi in maniera esaustiva richiederebbe lo spazio di un libro ma si possono dare delle foto di questa società che rappresentino l’odierna realtà e facciano da punto di rottura con quel immaginario collettivo esistente tra gli italiani riguardo il nord Europa.

Escluderò la Finlandia, sia per ragioni di omogeneità culturale sia perchè non avendoci vissuto non ho una conoscenza diretta del paese.

Scuola

Partiamo dalla scuola questa istituzione che forma i cittadini e li rende capaci di interagire con il mondo lavorativo e la società. Norvegia, Svezia e Danimarca spendono molto per la scuola ma ottengono i migliori risultati?

Affidandoci ai risultati del sistema valutazione PISA (Programme for international student assessment ,  prommosso dall’OSCE e che ogni tre anni valuta gli studenti quindicenni della UE e di alcuni paesi industrializzati), questi non vanno di pari passo con le risorse investite. Non che l’Italia vada meglio ma si sa che sulla scuola grazie anche ai vincoli di bilancio di imposti da Junker, BCE e via dicendo, gli investimenti nostrani sono ai minimi storici. Ma in entrambi i tre paesi nordici i professori sono ben pagati, hanno grande libertà d’insegnamento,

basso numero di studenti per classe, supporti pedagogici all’avanguardia, strutture scolastiche ottime, ma nonostante che Norvegia e Danimarca spendono più del 6% del PIL nell’istruzione i loro allievi non sono ai primi posti nei risultati. La Svezia è più moderata nell’elargire soldi ma la troviamo sempre sopra la media OSCE  con risultati simili ai due vicini.

Vi do la mia personale risposta alla domanda, da padre di due figli che hanno completato il loro ciclo di studi in questi paesi su quale ingrediente manca nei loro sistemi. Una volta si definiva “olio di gomito”, il faticoso studio a casa non esiste, i primi 9-10 anni di studio i ragazzi non fanno praticamente compiti a casa, quando vengono catapultati a livello degli studi superiori avviene lo shock. I ragazzi che si sentivano ripetere che la scuola è divertimento, si ritrovano disabituati ad affrontare la mole di lavoro degli studi a livello di liceo. Le ragazze se la cavano meglio perchè martellate da una propaganda da parte dei media di donne rampanti a tutti i livelli sociali mentre i loro coetanei si affascinano nel migliore dei casi alle imprese di Zlatan (la sua biografia è stata un best seller qualche anno fa).

Provai una volta a chiedere consiglio per una lista di classici da comprare a mio figlio e l’insegnante di lettere mi rispose piccata che doveva leggere quello che gli piaceva. Replicai che la vita del sopra detto campione mi sembrava limitata come bagaglio per un tredicenne ottenni di nuovo la stessa risposta. Se a questo aggiungete che Storia e Geografia come materie praticamente non esistono, incominciate  a capire l’ampiezza delle lacune scolastiche. Ed a livello di valutazione internazionale sono aiutati dal fatto che non c’è una valutazione di queste due materie e che la prova di lettere è una comprensione di testo. La prova principale nel sistema scolastico italiano è il tema scritto, da loro è una prova complementare e manca negli esami finali.

Su questo punto vorrei fare una valutazione che dovrebbe dare un’altra immagine al lettore.

L’assenza capillare di senso critico negli scandinavi. Un esempio concreto: un passaggio di un prodotto reclamizzato in Tv da immediatamente un riscontro di richieste dello stesso sul mercato . Altro esempio a settembre ci sono state le elezioni in Svezia a gennaio ancora non si è riusciti a formare il governo ma il “deep state” svedese opera a pieno ritmo permettendosi per esempio d’imporre il pagamento del canone tv direttamente a livello di busta paga e questo nell’assenza completa di proteste degne di nota.

La guerra in Siria? Hassad è uno spietato dittatore ed 100.000 soldati islamici sbucano dal deserto tra l’Irak e la Siria con il treno logistico occorrente e nessuno si pone la domanda chi paga tutto questo?

Voi mi direte che anche in Italia c’è gente che crede a questa favola, il problema è che in Scandinavia si raggiungono percentuali vicine al 100%.

Non vi dico la posizione su Putin, la dittatura in Russia, la Crimea occupata e cosi di seguito.

Torniamo alla scuola, se nella scuola leviamo la Storia e leviamo il tema in classe fatto con regolarità cosa eliminiamo? La possibilità di far nascere e sviluppare la ragion critica nell’individuo e di metterla in confronto con i corsi ed i ricorsi storici avvenuti in precedenza. Si crea un cittadino consumatore del messaggio mediatico incapace della benchè minima analisi.

Si creano con questo sistema scolastico persone capaci d’intendere gli ordini della classe dirigente e di eseguirli alla perfezione. In cambio la dirigenza si occupa di dare un minimo garantito a patto che si sia disposti a lavorare ed a trasferirsi anche per centinaia di chilometri per accettare un lavoro. La mobilità lavorativa degli scandinavi è un sogno bagnato per i neoliberisti.

 

Sistema finanziario

Questa assenza di capacità critica ha dei risvolti anche nella vita economica degli scandinavi. Il signor Svensson è indebitato con le banche in maniera abnorme. S’iniziano ad indebitare quando studiano all’università con un generoso prestito per gli studi a bassissimo interesse(sotto l’1%) poi si continua per comprare la villa e lo stesso per la macchina. Esistono prestiti bancari sulla casa senza limiti temporali per la restituzione. In pratica molti scandinavi lavorano tutta una vita  per pagare gli interessi alla banca. Mettere da parte significative somme di denaro, il classico “risparmio per tempi peggiori” è sconosciuto. Certo merito anche di un paracadute sociale  tipo cassa integrazione che a seconda del paese varia da uno a due anni ma anche dovuto ad una tendenza all’omogenizzazione economica, doversi sentire uguale agli altri, avere lo stesso standard degli amici è una priorità psicologica.

Questo produce l’indubbio vantaggio economico di avere cittadini con  la tendenza a   mettere denaro in circolazione con l’effetto collaterale di produrre degli schiavi delle  banche. Quei pochi cittadini(in genere di origine straniera) che tendono a ripagare indietro i prestiti più velocemente per ripagare meno interessi vengono sottoposti a pressanti interrogatori dalla banca sulla provenienza del denaro usato per restituire il prestito prima del tempo.

La Scandinavia è di fatto posseduta  dagli imperi finanziari come Wallenberg  che possiedono la SEB (Skandinaviska Enskilda Banken) con tentacoli in ogni ramo produttivo della società. Eppure loro, i veri detentori del potere sono invisibili, raramente appaiono sui giornali il loro motto “essere non apparire” messo a stile di vita. Altri imperi finanziari sono Ikea che non è solo la prima catena di prodotti per l’arredamento ma ha significativi comparti nel campo della costruzione di appartamenti. Ma prima fra tutte sono la compagnia petrolifera di stato norvegese Equinor meglio conosciuta come Statoil e la compagnia logistica danese Maersk leader nel campo del trasporto container e logistica.

 

Geopolitica

La carrellata di questi colossi nel campo finanziario e merceologico mi permette di darvi una nuova foto, quella geopolitica ed una notizia nel concreto: i tre paesi non sono neutrali.  Nonostante che la Norvegia e la Svezia si suddividono il compito di elargire i premi nobel sia della pace che in altri settori, è da parecchio che le loro politiche estere non lavorano per la diffusione della pace nel mondo. Voglio aiutare il lettore, forse sorpreso da questa mia osservazione con due indizi. Gli ultimi due segretari della Nato?

Un danese ed un norvegese, nel 2009 fu nominato Anders Fogh Rasmussen il suo seccessore nel 2014 il norvegese Jens Stoltenberg.

Ma per capire fino in fondo queste due nomine e fornire il lettore di una immagine panoramica dobbiamo ingrandire l’obbiettivo e collegare la geopolitica con i grandi interessi dei gruppi finanziari.

Il danese Rasmussen fu eletto alla vigilia della virata russofobica della politica USA e di conseguenza atlantica. La piccola Danimarca con la sua

ridente immagine di casette rosso e bianche, le guardie reali con il cappello di pelliccia d’orso e le belle ragazze che vanno in bicicletta emana una aria di pace e di libertà incondizionata che contrasta con un’altra  quella nascosta di una paese che di fatto vanta una protettorato di stampo neo coloniale in Greonlandia. Nonostante il referendum avvenuto nel 2008 quando i circa 50.000 abitanti hanno votato in maggioranza per essere indipendenti, la Danimarca si riserva il diritto di condurre la politica estera e prendersi cura della difesa dei confini. Questo gli da il diritto di parola nel club dei paesi che stanno conducendo una guerra strisciante e silenziosa per la spartizione dell’artico e delle sue riserve naturali. Ma non solo quelle sono in gioco, il riscaldamento climatico sta aprendo un interessante ramo nord alla via della seta propugnato da Pechino che permetterà di far arrivare i suoi prodotti tramite il porto russo di Vladivostok, risparmiando un paio di settimane di viaggio rispetto a tutte le altre vie alternative. Nel 2018 per la prima volta è stata percorsa la rotta

anche in pieno inverno. Tornando all’elezione di Rasmussen, quale perfetta

assicurazione di russofobia eleggendo segretario della Nato un danese?

La loro principale azienda nazionale  la Maersk sarà la prima ad essere colpita da un Artico in mano russa e da una rotta solcata dalle navi delle compagnie cinesi concorrenti. Inoltre rafforza il blocco atlantico nella loro politica di cercare di tenere sotto controllo i russi nell’Artico. Ricordiamo che la Russia ha il controllo di almeno il 50% delle terre che si affacciano sull’artico e quindi sottrarre la Greonlandia ad una sua politica estera autonoma riequilibra in chiave atlantica i rapporti territoriali.

Per chi ha seguito come me la vicenda del golpe atlantico a Kiev nel 2014 e la successiva guerra in est ucraina, gli interventi di Rasmussen a difesa di una Ucraina “libera da influenze russe” sono scolpiti nella memoria, come quello dell 26 marzo 2014 appena dopo la riunificazione alla Russia della Crimea, faceva la voce grossa dichiarando: “se la Nato viene sfidata reagirà”.

Quando ad ottobre del 2014 si è avuta la nomina del norvegese Jens Stoltenberg, si affacciò qualche speranza di toni più pacati se non altro perchè era lui che era a capo della Norvegia quando il paese fu colpito da un lupo solitario dichiaratamente nazista ,Anders Breivik, che aveva messo una bomba vicino al suo ufficio ad Oslo nella cui esplosione morirono 8 persone e poi mentre si addensava la capitale di forze speciali se ne andava

nell’isola di Utoya sede del congesso dei giovani socialdemocratici e li uccise 69 ragazzi, alcuni amici di famiglia dello stesso Stoltenberg.

Ed era il futuro segretario della Nato a fare l’orazione funebre tinta di discorsi contro il nazismo e sulla forza dei valori democratici ed  altri argomenti su cui nessuno dotato di equilibrio mentale potrebbe porsi in contraddizione. Peccato che il nostro paladino della democrazia, vestiti i panni di segretario dell’alleanza, non disdegnava di difendere senza alcun dubbio i nazisti che sono al potere in Ucraina le cui stragi in Donbass  ed in particolare a Mariupoli ed a Odessa hanno fatto decine di morti, il tutto supportato da testimonianza video. Ma in quel caso i nazisti ucraini erano buoni, le stragi censurate dai media europei e con particolare efficienza da quelli scandinavi tanto da far sembrare i 48 russi trucidati nel 2014 ad Odessa un caso di suicidio collettivo.

Si potrebbe argomentare che anche Stoltenberg è stato vittima delle carenze scolastiche norvegesi a livello di analisi critica?

Propendo che gli interessi sui giacimenti di gas e petrolio dell’artico della compagnia petrolifera di stato Equinor siano più che sufficienti per giustificare due pesi e due misure nell’attuale segretario della Nato.

Passando alla Svezia, formalmente è neutrale di fatto non lo è , effettua annuali esercitazioni militari con la Nato e fino alla elezioni di Trump, i siti internet svedesi di maggior popolarità erano pieni di passaggi pubblicitari di siti che evocavano massicce presenze militari russe alla frontiera con la Finlandia o di avvistamenti di imprendibili sottomarini russi nell’arcipelago di Stoccolma. Bisogna avere una tendenza all’analisi per capire a chi giova tutto questo ma con una educazione scolastica conformata all’apprendimento senza capacità critica, diventa facile allineare i popoli ai messaggi imposti dall’alto.

 

 

Media

L’allineamento dei media scandinavi  o meglio la diffusa censura della notizie che possono essere lette positivamente per la Russia è una immagine che stride con quella di paesi dalla democrazia avanzata.

Questo allineamento mediatico è a tutto tondo nel panorama informativo.

Prendiamo la Svezia che in pochi anni è passata da poco più di nove milioni di abitanti a i dieci milioni, grazie oltre ad un buon tasso di natalità, anche ad una consistente immigrazione. Un decimo della popolazione ha origine diretta od indiretta non svedese. Il tutto ha lasciato un segno sull’ordine pubblico del paese(1). Nel 2017 ci stati 113 omicidi un trend in costante aumento negli ultimi anni. Lo stesso dicasi per le violenze sessuali con il “confortante “ dato che si è intrapresa la strada della parità fra i sessi in quanto sono aumentati drasticamente i reati di violenze verso uomini nell’ambito delle violenze domestiche.

Ci sono anche casi di violenze sessuali verso uomini.

In genere donne che hanno passato i quaranta anni ed adescano giovani migranti spesso minorenni con un foglio di via in tasca quindi per strada e barattano prestazioni con un buon pranzo ed una doccia calda se non proprio regali più consistenti. A volte si è arrivati a condanne penali di personale femminile addette ai migranti che ha approfittato della propria posizione ed ha indotto alla prostituzione giovani ragazzi. Certo quantitativamente i reati sessuali sono maggiori da parte degli uomini ed in particolare dei nuovi arrivati. Ma la copertura mediatica è nettamente differente se il violentatore è svedese autoctono oppure migrante. Nonostante una stampa così attenta a non creare “allarmismi” il rancore tra gli svedesi aumenta e si manifesta con un impressionante numero d’incendi dolosi appiccati a moschee o strutture che ospitano immigrati.

Da notare bene che è espressamente vietato alla polizia rendere pubbliche statistiche dove si evince la provenienza etnica dei rei.

 

Sicurezza

A proposito di polizia, non vi cito statistiche ma episodi di vita vissuta che mi hanno fatto ricredere sulla validità delle italiche forze di sicurezza. Più volte ho visto effettuare la polizia di questi paesi assurdi e severissimi controlli stradali. Una volta ad Oslo in una prima mattinata in cui la notte aveva nevicato una signora in auto  si è vista affiancare da uno scortesissimo poliziotto che la rimprovera aspramente di non aver pulito la macchina adeguatamente dalla neve e gli rifila una multa a volo corrispondente qualche centinaio di euro. Oppure controlli di velocità con il poliziotto che  esce letteralmente dal cespuglio a lato della strada e ti multa di qualche migliaio di corone per eccesso  di dieci chilometi in più rispetto al passaggio della macchina davanti al corrispondente limite di velocità. Di fronte a questa severità verso i comuni cittadini stride l’incompetenza della polizia di fronte ai seri criminali. Citavo prima la strage di Utoya e di Oslo in Norvegia dove un nazista nemmeno tanto addestrato ha messo per qualche ora un paese nel panico totale e tutto da solo senza complici.

La Svezia non se la passa meglio nel 2018 tre poliziotti  hanno sparato 25 proiettili ad ragazzo down che aveva con se una pistola giocattolo uccidendolo.(2). Ad Helsingborg la quinta città della Svezia esplode il portone della caserma centrale, nonostante le telecamere di sorveglianza e non riescono ad acciuffare i colpevoli.

Tanta inadeguatezza delle loro forze dell’ordine, in prevalenza addestrate con vecchi schemi che si adattavano ad una società cristallizzata e non all’attuale in continua evoluzione, con nuove micro mafie strutturate su base etnica.

 

Sanità

 

Ma non è solo la sicurezza a farne le spese di una ondata di migranti dalla bibliche proporzioni, anche la sanità viene messa a dura prova. I nuovi arrivati hanno gli stessi diritti degli scandinavi ma portano con se patologie  potenzialmente a rischio di contagio come epatiti di vario tipo, aids e via dicendo. Negli avanzati sistemi sanitari dei tre  paesi si ha accesso a costosi trattamenti che quasi sempre vengono concessi a titolo gratuito come per esempio in Svezia dove esiste la legge per prevenire il contagio che da diritto a questi farmaci a costo zero per il paziente. Tutto bello e tutto giusto non voglio mettere in questione il principio, ma se poi questo distoglie risorse per  gli specialisti ed in Lapponia servono tre mesi di attesa per avere un incontro con un ortopedico, allora la questione assume altre prospettive. La crescita dei partiti populisti nei tre paesi è dovuta principalmente al disagio per una sanità che sta mostrando di essere alla corda. Pur avendo la capacità critica ridotta al minimo, vedere la mancanza di risorse che si ripercuote sulle persone malate ha alzato frequenti lamentele a cui politici locali rispondo con vane promesse. Su questo tema per la prima volta si vive una lontananza abissale tra classe dirigente e popolo. Questa è vincolata a degli schemi neo liberistici di accoglienza e si scontra con l’incapacità sui temi sicurezza e sanità nel saperla gestire. Spesso anche il mondo sanitario è ostaggio di vecchie mentalità.

Faccio un esempio concreto: nonostante una libertà sessuale quasi senza  limiti, l’uso del profilattico è poco diffuso e soprattutto rarissimamente ci sono campagne nazionali per favorirne l’uso. In una conferenza sull’Aids chiesi ad una infermiera specializzata il perchè non si facessero campagne per stimolarne l’uso. La risposta fu “non è comodo farlo con il profilattico e la malattia è presente soprattutto tra gli stranieri”. Roba da far cascare le braccia, dette pubblicamente da una persona addetta ai lavori. Risultato le malattie sessuali sono diffusissime, sifilide e gonorrea hanno le maggiori percentuali rispetto al resto di Europa.(3). L’Aids rimane una malattia tipica dei nuovi arrivati ma casi di nuovi contagi anche tra gli autoctoni sono inevitabili nel substrato sociale sanitario descritto.

Un’altra caratteristica dei sistemi sanitari scandinavi è la loro valenza come supporto all’uomo o la donna come elementi del processo produttivo più che come individui. La medicina di prevenzione non esiste nella pratica, il vostro medico di base ogni 2-5 anni vi fa un “screening” di prevenzione? Ecco ringraziate di essere in Italia perchè in questi paesi esiste solo l’intervento sull’evento acuto, quello che necessita per rimettervi sul mercato del lavoro. Viene detto espressamente dai medici “il posto di lavoro ha una funzione sociale e quindi facciamo di tutto per riportarti in una pur minima funzionalità che ti consente di ritornarci rapidamente”. Sarà che ho troppo senso critico, causa la mia cultura classica, ma mi suona tanto come una versione gentile dell’ “arbeitet mach frei” (il lavoro rende liberi). Me ne convinco ancora di più se considero  a quanti bambini viene diagnosticata un ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), anche qui avendo come punto di riferimento scientifico culturale gli USA, si ha una percentuale di bambini che prendono anfetamina superiore a quella dei bambini italiani. In pratica un bambino iperattivo che avrebbe bisogno di genitori che gli prestano una attenzione particolare nella gestione, il che vuol dire tempo e sottrazione di questo al lavoro, ha ampie probabilità di essere messo sotto anfetamina. Le statistiche dicono che hanno migliori risultati scolastici ma le statistiche non contemplano la domanda etica “dareste a vostro figlio anfetamina per avere migliori risultati a scuola?” oppure “diminuireste il vostro “tenore di vita e possibilità di carriera per seguirlo meglio ed evitare una medicalizzazione?

Ognuno di noi troverà la risposta più confacente. A questo punto qualche lettore si chiederà se non ho calcato troppo la mano con i nordici e quindi per farmi perdonare vorrei chiudere con un capitolo positivo l’ambiente.

 

Ambiente

Riguardo l’ambiente va differenziata la situazione Danese, da quella di Norvegia e Svezia. La Danimarca è densamente popolata ha un agricoltura meccanizzata ed allenamenti intensivi di suini che hanno un discreto impatto ambientale. Avendo una densità che sfiora i 130 abitanti per km quadrato, le aree boschive sono molto limitate e si addensano nella parte nord e nelle tante piccole isole disabitate che circondano la penisola dello Jutland. L’attenzione e la cura a queste piccole aree naturali è giustamente maniacale e il  paese da una piacevole e rilassante sensazione di grande giardino. Questa cura per il proprio territorio ha un riscontro turistico in crescita, nonostante un clima non certo ideale, in quanto molto piovoso ed  ventoso.

Svezia e Norvegia possono essere assimilati dal fatto di avere una bassa densità di abitanti con la tendenza ad addensarsi nelle grandi città. Questo fa si che ci sono grandi territori lasciati alla boschi cultura affiancata da una sua filiera di trasformazione molto consistente a livello economico. In pratica i proprietari di terreno hanno piccole, medie entrate derivanti dalla vendita di legname. Possono scegliere se lasciare la gestione del taglio alle grandi cooperative che gestiscono la filiera industriale del legno oppure gestire in proprio il taglio guadagnando margini maggiori. La tassazione è pesantissima arriva al 50% del guadagno, ma si possono detrarre molteplici tipi di spese per la gestione e tutta l’IVA relativa. Questo fa si che si ha la tendenza ad acquistare abbondantemente macchinari che poi dopo 3-5 anni possono essere stornati dalla attività e venduti sul mercato dell’usato senza essere tassati.

Questi meccanismi abbassano di fatto la percentuale prima esposta. Questa cura del territorio produce un benefico effetto collaterale di un turismo ambientale soprattutto di provenienza tedesca e danese. I posti più pregiati dal punto di vista paesaggistico possono raggiungere prezzi di vendita assolutamente spropositati, ma indubbiamente è un meccanismo che crea ricchezza. Inoltre la gestione della caccia è ottimale tanto che che nel 2017 ci sono stati nella sola Svezia un maggiore abbattimento di alci rispetto al Canada che ha una superficie quasi venti volte superiore. Le stime dicono chiaramente che la popolazione di cervidi è estremamente fitta e produce danni consistenti ai boschi giovani. Nonostante pressione da parte della lobby del legno sui cacciatori ad abbattere più animali, questi (per la massima parte cittadini che vivono di altro) si oppongono ad aumentare gli abbattimenti e si limitano a percentuali che garantiscono una presenza abbondante delle specie per il futuro. Posso concludere che l’ambiente è il punto di forza di questi paesi sono bravi nella gestione e sono pragmatici nel fargli produrre del reddito. Se posso trovare un neo in Svezia si ha la tendenza ad un eccessivo consumo del territorio per aree commerciali edificate in orizzontale e non in verticale, consumando così decine di ettari di terreno pregiato dal punto di vista ambientale specialmente sulla costa occidentale.

Dovremmo imparare da loro, la cosa più di valore è la nostra terra, la gestione ottimale ed eco sostenibile dovrebbe essere un obbligo economico oltre che morale in un paese densamente abitato come l’Italia.

 

 

Max Bonelli

 

 

 

 

(1)

https://www.bra.se/bra-in-english/home/crime-and-statistics/crime-statistics.html

(2)

https://samnytt.se/polisen-avlossade-25-skott-mot-20-aring-med-downs-syndrom/

 

(3)

https://www.thelocal.se/20130605/48350

 

 

Svezia, un paese sempre più allineato; in tanti aspetti. Intervista a Max Bonelli

La Svezia da almeno un decennio ha rimesso in discussione e praticamente distrutto i due principali pilasti sui quali ha fondato il proprio prestigio internazionale. La condizione di neutralità che le consentiva spesso di porsi come mediatrice nei conflitti internazionali; l’applicazione estensiva del welfare in tutti gli ambiti della vita civile, accompagnata da un elevato livello di tassazione. L’instabilità e la fragilità dei regimi di alcuni paesi dell’Europa Baltica e di quella Orientale l’hanno spinta ad un livello di interventismo addirittura più spregiudicato rispetto a quello statunitense seguendo una logica di ostilità verso la Russia e di sostegno all’aggressività americana. L’avvento di Trump ha disorientato e sconvolto le certezze della classe dirigente scandinava, senza però minarne la preminenza, almeno nel breve periodo. Per il momento riesce a galleggiare, abbarbicata al deep state americano, infiltratosi saldamente in vent’anni di relazioni tentacolari; la bussola, però, non riesce più ad indicare una direzione precisa. Sarà, comunque, un paese cruciale nel caso dovesse accrescersi la conflittualità anarchica tra gli stati europei; potrebbe rivelarsi uno dei cunei tesi a rendere più difficoltoso un processo di avvicinamento alla Russia dei più importanti stati europei. Buon ascolto_ Germinario Giuseppe

Il paradiso femminista svedese  è un inferno in terra per la donna, di Max Bonelli

 

 

 

Nell’immaginario collettivo la Scandinavia e la Svezia in particolare è associata a natura incontaminata in perfetto equilibrio con una società tecnologicamente avanzata e con un rapporto uomo donna paritario sotto tutti gli aspetti e le sfaccettature. Gli uomini vanno in piazza a battersi il petto nelle manifestazioni di piazza dei “Me Too” e confessano di aver fatto apprezzamenti pesanti alla loro collega di lavoro tipo “Jag tycker om kvinnorna  i skjol” “mi piacciono le donne in gonna” la quale chiaramente rimane turbata per mesi da questa ardito complimento, tale da costringerla a tornare ai più sobri pantaloni più o meno attillati. Tutti sono compressi in questa confessione collettiva, momento culmine di una  società fermamente radicata nell’assioma uomo carnefice e donna vittima. Sentito è lo sconcerto su  simili pesanti proposte  che spesso anche se denunciate alla polizia, vengono fatte decadere, per mancanza di risorse umane da parte dei solerti vigilanti della legge occupati tra multare criminali della strada che superano i 40 orari su una strada con il divieto da 30 e criminalità d’importazione che fa saltare in aria il portone centrale della questura di Helsingborg (la quinta città della Svezia per numero di abitanti) nella completa impunità. Ma il momento d’isteria collettiva si raggiunge, in queste flagellazioni morali collettive, quando si arriva alla disparità di stipendi tra uomo donna che raggiunge in certi settori a parità di mansione la terribile cifra di un 100 euro mensili. In quel momento l’acme flagellativo raggiunge il culmine, gli uomini che non erano riusciti a sgaiattolare prima per seri impegni, guardano per terra i loro stivali di gomma immersi nella pioggia battente mentre le loro compagne sono in un ira dai connotati vagamente risorgimentali che sfogheranno in serata in una delle palestre riservate solo alle donne finalmente libere dagli sguardi indiscreti di uomini che esercitano la loro vista periferica sugli attillatissimi panta collant.

In questo paese così avanzato dove le donne lavorano ed hanno spesso incarichi dirigenziali e rilevanti nonostante le gravi discriminazioni di cui sono oggetto poc’anzi descritte, ci si aspetterebbe di avere notizie di un quadro statistico confortante riguardo la salute mentale della donna, scandinava ed in particolare svedese. La televisione inonda in maniera “sovietica” esempi di donne dedite alla thai boxe,pugilato , viaggi estremi nell’artico e via dicendo. Mentre sull’altro versante si accarezza virtualmente immagini di ragazzi in crisi psicologica da quando è stato rintrodotto il terribile servizio militare, dove per 5 giorni a settimana saranno impegnati nei rudimenti dell’arte della guerra, si sopravvive chiaramente solo perchè il fine settimana si va a casa! Certo anche le donne possono ambire ad indossate la divisa e lo fanno con una aggessività degna di una ardito di dannunziana memoria come al solito riportata alla evidenza da televisioni e giornali.

In questo contesto, mi aspettavo ti trovare delle statistiche che grondavano di felicità e stabilità psichica per quanto riguarda le donne in questo paradiso di valchirie. La visione della seguente tabella di dati sulla salute psichica della popolazione svedese ha incominciato a porre in crisi questa immagine idilliaca.

 

svezia statistica

Come si evince dai dati frutto dell’efficiente sistema statistico sanitario svedese, su una popolazione di quasi cinque milioni e quattrocentomila pazienti registrati in età adulta, nel sistema sanitario svedese oltre due milioni soffrivano nel 1998 di disturbi psichici di varia natura, tali da indurre una diagnosi e verosimilmente una conseguente terapia. Se andiamo all’ultima colonna abbiamo il rapporto numerico tra donne e uomini in riferimento alla singola diagnosi.(1)

A prima vista risalta agli occhi la prevalenza delle patologie psichiche tra le donne rispetto agli uomini. In alcuni si casi si arriva al rapporto 2 donne ammalate per ogni uomo. Solo per quanto l’abuso di alcool il rapporto è invertito e gli alcool dipendenti sono in rapporto di una donna per due uomini.

I dati sono riferiti al 1998 ma facendo un controllo su indici statistici più recenti la tendenza risulta invariata, le donne soffrono di malattie nervose in maniera più frequente degli uomini. Ho utilizzato questa tabella, perchè pur datata al 1998 da una immagine comparata della salute psichica degli uomini e delle donne svedesi e non si riescono a trovare tabelle così esemplificative più recenti.

Conoscendo bene la società svedese per averci vissuto diversi anni ho immediatamente collegato questi dati allo sforzo psicologico giornaliero della donna nell’inseguimento di una parità dei sessi a tutto campo anche in settori tradizionalmente più ostici all’universo femminile. Una donna, poliziotto, soldato, muratore, carpentiere, trova se non rare eccezioni  una strada più in salita rispetto ad i colleghi maschietti per raggiungere gli stessi standard in ambito lavorativo. Prendere sulle spalle un manichino di sessanta chili e portarlo fuori da un area dove si simula un incendio è una prova impegnativa per parecchi uomini e madre natura ancora non si è attrezzata alle richieste di emancipazione della società scandinava degli anni 2000. Ma lo stesso si potrebbe dire per incarichi manageriali dove ti porti a casa il lavoro e con esse le sue pressioni psicologiche.

Per contro la stessa madre natura non rende insensibili le donne  all’esigenza di avere figli ed il peso di una famiglia si riversa maggiormente sulle mamme  per quanto i bravi uomini svedesi facciano di tutto per fare la loro parte. Ma vedete, gli scandinavi abitano per la massima parte in grandi, moderne baite, leggesi villone di legno, e quando tornano a casa da un lavoro eretto a religione di vita, si devono occupare della costante manutenzione di queste case di legno. Lavori manuali che spesso vengono lasciati all’uomo dalle loro consorti che per forza di cose si prendono cura della cucina, dei bimbi, almeno due e l’immancabile cane. Trovare elettricisti ed idraulici è un operazione difficile e costosa nell’avanzata Scandinavia e la pressione psicologica sugli uomini che devono essere”handig=capaci a far tutto” non è inferiore a quello dello loro mogli. Ad un certo punto l’idillio delle 3 V,(Volvo,Villa, Vove(cane) si rompe e scatta il divorzio abbondantemente sopra il 50% nel paese di Emil di Astrid Lindberg.

Nella maggior parte dei casi sono le donne a chiederlo ma nel contempo, per quella matrigna di madre natura, sono le stesse a sostenere la botta psicologica di figli che finiscono in depressione od in sindrome ADHD, facilmente diagnosticata ed ancor più facilmente trattata con anfetamina.

Le moderne vichinghe con il passare del tempo trovano che se è facile trovare un compagno che salta sul letto con te per una sera, nello stesso tempo è difficile trasformare un “knullkompis=compagno di scopata” in un uomo che lavora per te, che condivide le fatiche quotidiane del paradiso 3V che proprio lei stessa nella maggior parte delle occasioni ha infranto.

Ad un certo punto qualcosa in questa donna iper produttiva, in carriera, emancipata e pronta a prendere il suo destino nelle sue mani si rompe e compare una patologia psichica di varia natura a cui l’apparentemente iper avanzato sistema sanitario svedese da una risposta palliativa (farmacologica) che tiene a bada i sintomi senza curare le cause. A tutto questo si uniscono giornate di malattia, la produttività sul lavoro cala e con essa anche gli aumenti di stipendio che già avevano risentito del divorzio visto che i bambini si ammalavano di più e la mamma si doveva mettere in  aspettativa genitoriale.

L’arcano della differenza degli stipendi a parità di mansione tra uomo e donna viene presto spiegato, il mondo del lavoro non è di per se maschilista ma semplicemente realista, se sei meno presente sul lavoro è difficile pretendere un buon aumento dello stipendio.Maschilista è la società occidentale neoliberista che all’altare della produzione brucia quella micro società fondamento della società umana compostasi in decine di millenni di evoluzione che si chiama famiglia.(2)

La donna viene bruciata, usata, usando lo specchietto dell’allodole del raggiungimento di una parità nei processi produttivi e di distribuzione della ricchezza,a questo altare è costretta a sacrificare, i valori più innati ed il suo equilibrio psichico.

Il risultato una marea di donne insoddisfatte della loro vita e di se stesse. Di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno.

 

 

Max Bonelli

 

 

 

Riferimenti Bibbliografici

 

 

1)https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5493066/

 

2)https://it.wikipedia.org/wiki/La_teoria_svedese_dell%27amore