33° podcast_2a parte. Gordon e la Fallaci, di Gianfranco Campa

Continua la rievocazione di Gianfranco Campa della  straordinaria impresa che ha portato più volte l’uomo a calpestare il suolo lunare. Fu la dimostrazione e la sanzione del definitivo predominio tecnologico americano, ma anche una costruzione epica che ha contribuito non poco ad alimentare l’attrattività del modo di vita americano; del suo modo di porsi e di proiettarsi nel futuro e in nuovi spazi. L’autore lo rievoca arricchendo la narrazioni di episodi inediti o poco conosciuti.

Due rettifiche che però non snaturano il resoconto. L’Apollo 12 rientro sulla Terra il 24 novembre, non il 18; l’astronauta Gordon morì ovviamente nel 2017, non nel 1917

Chi controlla lo spazio controlla il mondo: la nuova corsa alle stelle, di Giuseppe Gagliano

Dopo il 33° podcast di Gianfranco Campa http://italiaeilmondo.com/2019/05/28/33-podcast_appuntamento-sulla-luna_1a-parte-di-gianfranco-campa/ il tema della competizione nello spazio si arricchisce del contributo del professor Giuseppe Gagliano. Buona lettura, Giuseppe Germinario

https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/controlla-spazio-controlla-mondo-nuova-corsa-stelle-119930/?fbclid=IwAR0IGFrHkUD_YVZdCKcsRp3lplBwQw2dmhgKYXjoy4IqR5EOKrYzdFpM9pY

Chi controlla il punto più alto dello spazio controlla il mondo. L’impero romano controllava il mondo perché poteva costruire strade. Più tardi, l’impero britannico dominò grazie alla sua marina. Ebbene, sotto il profilo storico, tutto ciò ci consente di affermare che lo spazio sia stato associato, fin dall’inizio della sua esplorazione, ad una prospettiva di difesa e sicurezza nazionale. Infatti durante i primi decenni dell’avventura spaziale, che coincideva con quelli della Guerra Fredda, la questione spaziale era essenzialmente strategica (dimostrazione di potere, intelligence) e ciò determinava la necessità di mobilitare enormi stanziamenti.

Spazio strategico

Lo spazio militare assume una nuova dimensione nei primi anni ’80 con la Strategic Defense Initiative (SDI) di Ronald Reagan. L’obiettivo della SDI era duplice: in primo luogo, integrare la deterrenza nucleare con un sistema di prevenzione dell’aggressione sovietica, ma era anche quello di usare il potere tecnologico americano per dominare l’Unione Sovietica. Infine, il crollo del Patto di Varsavia limitò severamente questa iniziativa.

Tuttavia, l’idea di una difesa missilistica, in gran parte basata sullo spazio, non è mai stata abbandonata ed è stata ripresa con la visione tecnologica della rivoluzione negli affari militari degli anni ’90 e con la necessità di risposte rapide a causa della proliferazione delle capacità balistiche degli stati canaglia. A poco a poco, il campo spaziale è diventato un mezzo a pieno titolo di azione militare e nessuna altra operazione può fare a meno di questo strumento dal quale dipendono le forze armate.

Dominio Usa e irrilevanza europea

Nel febbraio 2018, il Pentagono ha ammesso che gli Stati Uniti sono dipendenti dallo spazio e che i loro avversari ne sono consapevoli. Infatti Russia e Cina mirano a disporre di armi controspaziali non distruttive e distruttive disponibili per un potenziale conflitto futuro, un futuro conflitto globale potrebbe iniziare nello spazio. Ciò ha spinto  Heather Wilson, segretario dell’Aeronautica degli Stati Uniti, a sottolineare che il paese ha  bisogno di organizzare e addestrare forze in grado di trionfare in qualsiasi tipo di conflitto futuro che si estendesse agli Usa spazio incluso e proprio per questo il presidente Donald Trump ha lanciato una vera e propria Space Force, annunciata come una forza autonoma  degli Stati Uniti.

Non deve sorprendere allora il fatto che il dominio degli Stati Uniti nello spazio militare sia schiacciante. Infatti, tra tutti i satelliti militari attivi nel 2017, circa 150 sarebbero americani, 40 sarebbero russi e meno di 50 cinesi. L’Europa chiude con 35 satelliti militari, di cui otto francesi, sette per ciascuno degli eserciti tedeschi, britannici e italiani, due spagnoli e quattro fatti in ambito europeo .

Gli importi di bilancio riflettono anche questa disparità. Se il budget dello spazio militare russo è di 1,5 miliardi di dollari e quella della Cina è di circa 2 miliardi quello degli Stati Uniti arriva a circa quaranta miliardi.

Al di là dello spazio strategico inteso come strumento militare, non vi è dubbio che le società moderne dipendano interamente dallo spazio (economico, industriale, bancario, ma anche sociale o sanitario, ecc.) e la loro capacità di recupero è in gran parte dovuta alla robustezza delle loro capacità spaziali (geolocalizzazione, comunicazioni, trasferimento dati, meteorologia, ecc.). La proliferazione di dispositivi orbitali è lì per testimoniare questa grande dipendenza. Più di 1.200 satelliti sono in servizio su 4.300 che sono stati lanciati dall’inizio dell’era spaziale e sono ancora in orbita. La metà di questi satelliti operativi sono civili, un terzo ha un uso strettamente militare e il resto ha  ìuna destinazione prevalentemente civile ma potenzialmente militare. Lo spazio, specialmente nelle sue orbite basse (prime centinaia di chilometri), è quindi molto impegnato se non affollato di satelliti perfettamente identificati nella loro missione civile o militare, ma alcuni di essi hanno un duplice uso. La cartografia dello spazio “militare” comporta quindi un grado di incertezza che rende necessario considerare qualsiasi satellite come vettore di potenza militare.

Con il collasso del blocco sovietico e l’emergere di nuove forme di conflittualità, le funzioni dello spazio militare supereranno quelle dello spazio strategico. In occasione dell’impegno delle sue forze nel Golfo, la dottrina militare statunitense ha trasformato l’uso dello spazio e dato un posto centrale all’azione operativa. Lo spazio è quindi concepito come un moltiplicatore di forza con satelliti con prestazioni sempre più impressionanti.

Giuseppe Gagliano

33° podcast_Appuntamento sulla Luna_1a parte, di Gianfranco Campa

Dopo alcuni anni in sordina la corsa nello spazio sembra riprendere con grande vigore e soprattutto non disdegna le luci della ribalta. Gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare la crisi di prestigio legata ai due tragici disastri delle navette space-shuttle. In questi anni non sono certamente restati fermi. Hanno consentito l’ingresso diretto nella elaborazione e gestione dei programmi spaziali di colossi privati; hanno scelto di agire per il momento nell’ombra. Il programma gode di un sostegno finanziario ancora nettamente superiore a quello della Cina, il suo rivale principale; soffre però della pesantezza e della farraginosità di un carrozzone, la NASA, appesantito dalle sovrapposizioni burocratiche e di interessi cumulati in sessanta anni di attività. Anche la Cina ha scelto per il momento e per ovvi motivi, opposti a quelli americani, un basso profilo in attesa dell’evento storico che la consacri tra i protagonisti. Di certo la grande svolta che si sta preparando non assumerà più il carattere pionieristico e propagandistico, ammantato di romanticismo, tipico della competizione degli anni ’60/’70. Baderà alla sostanza dei suoi aspetti militari e politico-economici. Un motivo in più per coglierne la valenza strategica. Ancora una volta Gianfranco Campa ci offre informazioni e punti di vista poco esplorati se non inediti nel panorama politico italiano. Un impegno, come per altro quello degli altri collaboratori di “Italia e il Mondo” del tutto gratuito e volontaristico, privo di un qualsiasi sostegno organizzativo; che meriterebbe a maggior ragione almeno un più esplicito e diffuso riconoscimento. Buon ascolto_Giuseppe Germinario