Stellar Blade smuove il vespaio DEI, di SIMPLICIUS

Stellar Blade risveglia il vespaio DEI

Di solito non mi occupo di giochi, né li gioco da molto tempo, ma tengo d’occhio gli sviluppi e le tendenze recenti sono state estremamente rivelatrici di una striscia oscura che attraversa il settore. È particolarmente importante per il modo in cui si sovrappone ai movimenti di ingegneria culturale che stanno mettendo in crisi la società. Il motivo è ovvio: dietro a tutto questo ci sono sempre gli stessi attori. BlackRock e altri.

L’ultima controversia che ha coinvolto il mondo dei videogiochi riguarda un gioco per Playstation 5 chiamato Stellar Blade. La controversia ruota principalmente attorno al fatto che il personaggio giocabile, Eve, è reso in un modo presumibilmente maschilista e “misogino”, che si dice oggettivizzi le donne.

Per prima cosa, in modo che possiate farvi un’idea dell’argomento, permettetemi di presentarvi Eve:

Tutte le pubblicazioni del “regime”, come Kotaku, hanno iniziato a criticare il gioco per la sua rappresentazione eccessivamente realistica e, per così dire, “gigionesca” delle forme femminili. Un redattore senior della francese IGN, probabilmente la più grande testata “giornalistica” di videogiochi, ha dichiarato apertamente che il gioco potrebbe essere responsabile del suicidio delle donne, oltre che dei loro omicidi:

Ma il problema è che la moglie del regista del gioco, Kim Hyung-tae, è l’artista principale del progetto:

Questo per quanto riguarda quello sguardo maschile.

E il doppio smacco? Il movimento wok si è infuriato dicendo che il gioco sta promuovendo standard di bellezza “irrealistici” per i corpi femminili. Ma il personaggio principale è stato letteralmente scansionato in 3D da un modello coreano di nome Shin Jae-eun.

Eccola nello studio mentre viene scansionata:

I fan hanno preso in giro l’ipocrisia di aziende come Sony che perdonano apertamente altri titoli con scene di sesso o oscenità, mentre inspiegabilmente tirano le redini sul sex appeal relativamente pedonale di Stellar Blade :

La cosa più scioccante è che la stampa videoludica ha mostrato la propria palese ipocrisia durante questo episodio. Kotaku, un’altra importante rivista di videogiochi, ha apertamente sbandierato la sessualizzazione dei personaggi e delle trame della nuova serie Fallout di Netflix, mentre derideva la cosiddetta disumanizzazione delle donne in Stellar Blade:

L’ostile redattore senior di Kotaku, Radfem, è andato all’attacco:

Ma in un altro colpo di sfrenata ipocrisia, i principali punti vendita di gioco come Kotaku stanno spingendo pesantemente un altro nuovo gioco chiamato Hades II , che sessualizza ancora più apertamente i suoi personaggi, ma lo fa nella modalità accettata :

Noterete che l’articolo di Kotaku qui sopra è scritto dallo stesso “senior editor” caduto in disgrazia. Si noti anche la donna poco vestita e totalmente oggettivizzata sulla sinistra, che è stranamente accettabile.

Ma cos’è che rende questa voce così gradita alla plebaglia woke? La sua “diversità” e “rappresentanza”. Vedete, quella lì sulla sedia a rotelle è una persona di colore obesa, cioè con difficoltà motorie, non cisetta, probabilmente gender-fluid. Sì, ha tutte le carte in regola per combattere la buona battaglia contro l’abilismo e ogni altro -ismo e -fobia. Per non parlare del semidio dalla barba verde e bisessuale che non sarebbe fuori posto sul carro della Pride Parade locale.

In effetti, il redattore di Kotaku si schiera apertamente a favore dell'”inclusione” nel gioco di “twinks, orsi, mamme dominatrici, papà spaventosi…” e di qualsiasi altra degenerazione che possa stuzzicare la vostra fantasia:

E una redattrice di Gamespot di nome Jessica Cogswell è stranamente a favore dei lavoratori del sesso e dei diritti di liberazione totale delle donne, tranne quando si tratta di donne cisgender tradizionalmente belle, come in Stellar Blade:

Quando si è trattato di Stellar Blade, lo stesso editore ha avuto questa reazione insolita e totalmente fuori dal personaggio:

Vedete, si scopre che i media che includono contenuti sessuali volgari vanno benissimo finché giurano fedeltà agli dei DEI e i cui fan e creatori si sottomettono ai guardiani responsabili dei nostri mandati culturali.

Questo gioco di Ade è considerato accettabile perché promuove una ristretta finestra di Overton di prospettive razziali e sessuali accettabili, che includono personaggi il cui colore della pelle è – come sempre – rappresentato in un guazzabuglio grigio-marrone di ambiguità etnica e razziale:

L’oscuro segreto che quest’ultima controversia ha portato alla luce è che l’intero settore dei giochi è stato lentamente portato sotto la punta di lancia di aziende oscure come quella chiamata Sweet Baby Inc. , specializzata nella “consulenza” dei DEI a tutti i principali studi di giochi AAA. Un’intera scuderia di tali aziende si fa strada silenziosamente nel settore, rimodellando le trame stesse e i requisiti di razza/sesso dei titoli amati.

Il modo in cui lo fanno è complesso, ma l’ex sviluppatore di giochi Blizzard Mark Kern ha spiegato che queste società agiscono come mediatori tra interessi finanziari più grandi che spingono ESG, ovvero BlackRock e co. Come ci si può aspettare, questi fondi ESG sono accompagnati da “vincoli”:

Mark Kern spiega come il denaro ESG viene fornito con vincoli all’interno delle aziende e viene utilizzato per far sì che le aziende collaborino con società di consulenza DEI come Sweet Baby Inc:

“Tutti devono rendersi conto che non è che questi studi stiano finanziando i giochi di tasca propria; sarebbe molto costoso per loro. Il contante è fondamentale. Preferibilmente andranno a prendere denaro da altre fonti se abbastanza economiche da aiutare a diffondere il rischio di questi titoli enormi; quindi si verificano un sacco di quid pro quo. Posso dirti che gli sviluppatori si sono avvicinati a me per darmi informazioni dettagliate su ciò che sta accadendo, e ci sono accordi di finanziamento là fuori per gli studi – non posso essere troppo specifico; non voglio rivelare le fonti – che hanno determinati vincoli, come se un’azienda firmasse improvvisamente con uno sviluppatore e ora lo sviluppatore deve assumere un direttore del DEI e deve uscire e assumere società di consulenza per l’equilibrio di genere.” 

“Il loro personale esce specificatamente e assume aziende come SBI (Sweet Baby Inc) per consulenze sui loro scritti e per effettuare letture di sensibilità e modifiche per questo, e ciò che fa, tutto questo fa, aumenta il loro punteggio ESG. Permette loro di accedervi finanziamenti, quindi i criteri ESG non scompariranno del tutto.”

“[ESG] è diventato un marchio malvagio. Le persone si stanno rendendo conto di questo… Hai un rebranding in corso proprio adesso. Non lo chiamano ESG, ma è ancora là fuori.”

È qui che la saga prende una svolta oscura.

Ma prima riassumiamo: secondo Mark Kern e altri addetti ai lavori, i grandi titoli tripla AAA richiedono un sacco di soldi per essere realizzati nell’industria dei videogiochi, e questo denaro arriva per volere di speciali società intermediarie che offrono un servizio quid-pro-quo che essenzialmente dà agli sviluppatori di giochi un’opzione: introducete queste modifiche DEI nel vostro gioco, e noi possiamo mettervi in contatto con mega-investitori per sovvenzionare gli esorbitanti costi di sviluppo iniziali.

Ecco un altro esempio di un’altra società di “consulenza” chiamata GaymerX. Se non avevi indovinato, sono specializzati nella consulenza agli sviluppatori sull’inclusività in particolare sui contenuti LGBTQIA+:

E se vi state chiedendo come fanno queste società a convincere gli sviluppatori di videogiochi ad attuare questi cambiamenti spesso drastici di “inclusività”, la cofondatrice dell’ormai vituperata Sweet Baby Inc. ha reso apertamente omaggio ai suoi metodi:

Nel caso in cui fosse troppo estremo per crederci, puoi guardarlo tu stesso:

Quindi, come sempre, il metodo è la paura. Si basano sulla paura del contraccolpo dei soliti shibboleth culturali avvelenati: gli -ismi, gli -isti e simili. L’implicazione è che se non attuate i nostri diktat totalitari di riforma della cultura, sarete pubblicamente tacciati come razzisti, misogini, omofobi, transfobici, abili e così via.

E la cosa più grave è che quando questi metodi tirannici vengono messi in discussione o generano il contraccolpo previsto, i sinistri portatori reagiscono con un’ostilità immediata e sfrenata:

Ma se pensavate che il precedente fosse negativo, le cose si fanno molto più oscure.

Presumibilmente per volere di questi intermediari, gli sviluppatori di giochi vengono costretti ad apportare ai loro giochi modifiche che possono essere descritte solo come spaventose modifiche di ingegneria sociale. Nel caso di Stellar Blade, la situazione si è trasformata in una sottile battaglia ideologica. Ma nel caso di molte altre proprietà, l’intento è stato netto.

Prendiamo ad esempio l’ultimo aggiornamento di Pokemon Go. I fan sono in tumulto per l’improvvisa serie di cambiamenti radicali apportati ai loro personaggi. Ma bisogna vedere i cambiamenti per capire fino a che punto gli ingegneri sociali e culturali stiano spingendo le cose.

Ecco una serie di screenshot di giocatori indignati che mostrano i loro avatar ridisegnati in modo sgradito e indesiderato: guardate con attenzione e vedete se notate qualcosa:

Se avete notato che tutte le caratteristiche femminili sono state rimosse e trasformate in una strana androginia malata e detronizzante, avete ragione. Fianchi e curve appiattiti, vita ispessita, braccia allungate, postura mascolinizzata con una sorta di spavalderia ingobbita e con un braccio ad arco, per non parlare del fatto che il seducente e femminile busto unico è ridotto a un’ambigua sporgenza mascolina che ha lo strano e scomodo aspetto medicalizzato dell’anedonia indotta da SSRI.

In breve: tutti i personaggi sono stati realizzati per rappresentare, o meglio, promuovere un tipo di corpo trans.

Anche le mascelle non erano al sicuro:

Sono spariti i menti affilati femminili, per essere sostituiti da mascelle a forma di lanterna.

Nemmeno i maschi sono stati risparmiati, i loro fisici sono stati sostituiti da morbidezze estrogenate e volti lesbici:

Ricordate quando tempo fa il porno trans aveva improvvisamente iniziato a conquistare tutte le principali categorie di siti Hub in un modo che sembrava estremamente forzato e innaturale, come se stessero cercando di convertire i gusti degli spettatori? E di come questo coincidesse così convenientemente con tutte le altre offensive della guerra culturale “di sinistra” che cercavano disperatamente di colpevolizzare le persone etero-cisgender che non trovavano attraenti i trans, definendole transfobiche per aver rifiutato di uscire con i trans e grassofobiche per avere una preferenza innata per le persone magre?

E ricordate quando le persone che denunciavano questi sviluppi come inorganici e costruiti venivano chiamate teorici della cospirazione, nonostante le prove schiaccianti che un gruppo di ingegneri sociali transnazionalisti sta lavorando attivamente per rifare la società nella loro visione dell’utopia kalergiana?

E ricordate quando una nuova indagine con telecamere sotto copertura ha recentemente rivelato che i dipendenti di Pornhub hanno ammesso in un filmato di aver segretamente indirizzato a letterali preadolescenti il porno gay/transgender per la ragione dichiarata di “aprire i loro gusti”, dimostrando totalmente che i “teorici della cospirazione” avevano ragione?

Il dipendente Dillon Rice, sceneggiatore senior dell’azienda, sostiene che l’uso della pornografia potrebbe essere vantaggioso per i preadolescenti. “Diciamo che hai 12 anni, stai ancora cercando di capire la tua sessualità, forse anche il tuo genere, non sarebbe utile vedere non una celebrazione ma forse solo una… normalizzazione di qualcosa che pensi sia quello che vuoi?” ?” Si vede il riso dire. 

La Rice ha continuato facendo riferimento specificamente a un sito pornografico incentrato su individui transgender, sottolineando: “Diciamo che avevo 12 anni e ho visto TransAngels… mi aiuterebbe a capire cosa mi piace e cosa non mi piace”.

Michael Knowles ovviamente ha notato correttamente:

Knowles ha affermato che il tentativo di orientare i gusti sessuali degli spettatori va contro uno degli argomenti fondamentali emersi dalla rivoluzione sessuale. “La cosa più scioccante per me è che per tutta la mia vita ci è stato detto dalla sinistra, dai sostenitori della pornografia, dai rivoluzionari sessuali, che il desiderio sessuale è innato e immutabile”, dice Knowles. “Nessuno diventa gay o bisessuale”.

C’è qualche sorpresa allora?

Ecco l’amministratore delegato di un altro studio di videogiochi che esemplifica la diffusione virulenta dell’ideologia nel settore dei giochi:

Alla luce di quanto sopra, in quale altra luce potremmo leggere i recenti sforzi di gruppi oscuri per indirizzare l’industria dei videogiochi per adolescenti a rivedere completamente i propri standard di bellezza e identità e persino le preferenze di attrazione?

Ma non finisce qui:

Microsoft esorta gli sviluppatori a non creare personaggi femminili con “proporzioni corporee esagerate” sul loro sito ufficiale per supportare gli sviluppatori di giochi. Il sito, intitolato “Product Inclusion Action: Help Customers Feel Seen” comprende un elenco puntuale di considerazioni che gli sviluppatori sono invitati a fare quando lavorano ai loro prodotti. 

 Un utente di Twitter ha sottolineato che il linguaggio condanna espressamente alcuni personaggi femminili in quanto rafforzano gli “stereotipi di genere negativi”.

Ancora più illuminante è il fatto che il suddetto rapporto Microsoft sembra ancora una volta affidare il proprio incarico a un “istituto” specializzato nella traduzione dei mandati del DEI dall’“alto” fino al livello delle politiche degli sviluppatori. Una delle critiche di questa azienda prende di mira addirittura il classico “viaggio dell’eroe” in quanto dannosamente non inclusivo:

Ma in realtà ciò che questi recenti sviluppi hanno rivelato è un complotto sempre più nefasto per cambiare completamente la percezione della fascia demografica dei giocatori nei confronti della sessualità e dell’identità. I giocatori hanno notato che negli ultimi anni i titoli tripli AAA hanno imposto sostituzioni sempre più perverse dell’immagine fisica degli archetipi dei personaggi più comuni e attesi.

Ad esempio, proprio come il suddetto decreto di Microsoft implora gli sviluppatori di evitare personaggi eccessivamente femminili – ingenuamente espressi con l’ingannevole eufemismo “curvy” – così anche gli studi cinematografici sono costretti a eliminare completamente gli “standard di bellezza”, in particolare quando si tratta di donne. I personaggi principali femminili non possono più apparire femminili o “classicamente belli”.

L’esempio più offensivo è quello del prossimo sequel/reboot di Fable, un gioco della Microsoft XBox, che presenta un personaggio principale “femminile” che ha confuso e indignato i fan della serie:

Ovviamente androgina, se non proprio trans; verificare.

Razzialmente ambiguo; verificato.

Seno piatto e corporalmente de-femminilizzato; check.

I fan scontenti hanno utilizzato un software speciale per riportare il personaggio agli standard glamour precedentemente accettati:

Alcuni hanno addirittura scoperto che quando rimuovi digitalmente i “suoi” lunghi capelli, diventa più che ovvio che “lei” è davvero un “lui”:

Per la cronaca, il trailer del gioco è stato ampiamente riportato su YouTube:

Sì, è ancora possibile vedere le antipatie con una speciale estensione del browser.
In effetti, sono circolate immagini di compilation popolari che mostrano molte delle protagoniste femminili più iconiche dei giochi degli studi tripla AAA degli ultimi anni – notate una tendenza?

In effetti, alle donne è ora consentito occupare esclusivamente uno spazio nello spettro grottescamente poco attraente e poco femminile; questo è ciò che si ottiene con i soldi di ESG/DEI al giorno d’oggi.

La domanda è sempre la stessa: PERCHÉ?

Perché ne abbiamo bisogno? Chi si vuole tranquillizzare? Per coccolare la più piccola minoranza della società dobbiamo alienare totalmente la grande maggioranza, che include il pubblico pagante per il gioco vero e proprio? Non si suppone che “inclusivo” significhi includere tutti? Eppure si è trasformato nel coccolare la più piccola minoranza vocale escludendo tutti gli altri dalla conversazione. Non servono altre prove per dimostrare che l'”inclusività” non è altro che un cavallo di battaglia fraudolento per un’operazione di ingegneria sociale senza precedenti, coordinata dalle più alte cariche delle istituzioni finanziarie e politiche globali.

Il virus dell’ideologia si è ora diffuso in alcune delle più note e amate proprietà intellettuali del mondo del gioco. Nelle ultime settimane, le polemiche hanno investito l’industria e persino la serie Warhammer 40k ne è stata vittima:

È emerso che un famoso gruppo di truppe esclusivamente maschili, chiamato Adeptus Custodes, è stato improvvisamente ritrasformato in un gruppo di donne. Ma invece di ammettere semplicemente che si tratta di cambiamenti necessari per stare al passo con i tempi moderni, gli sviluppatori hanno offensivamente gassato il loro pubblico di riferimento – come sempre accade, a quanto pare – fingendo che le donne siano sempre state accettate e apportando persino modifiche silenziose alla storia originale, sperando che nessuno se ne accorga.

Ad esempio, la Confraternita dei semidei è diventata silenziosamente l’Ordine dei semidei:

E come è ormai prassi, i guardiani e i monitori affiliati alla serie sono ricorsi a colpire e allontanare la loro base di giocatori con i soliti -ismi, -femmine, ecc. o, in questo caso, a diffamarli come bigotti:

La tempesta di fuoco ha rivelato una serie di dettagli scomodi sui possessori di Warhammer:

Fortunatamente, le pratiche offensive sembrano aver colpito i profitti del creatore di Warhammer:

Ma la sinistra epidemia si è diffusa in lungo e in largo anche ad altre amate IP come Battletech – casa della serie Mechwarrior – che sembra essere stata catturata da “gruppi di interesse speciale”, come li chiamerò caritatevolmente:

Nel frattempo, in Cina gli standard promossi sono leggermente diversi:

L’Occidente continua semplicemente a spingere questa indesiderata malattia DEI sulla società:

È chiaro che, come sempre, l’agenda è altamente coordinata e si sta diffondendo in modo pestilenziale in ogni angolo del nostro mondo. Gli ingegneri sociali non si fermeranno di fronte a nulla pur di ristrutturare il nostro mondo secondo la loro visione demenziale. Il tutto, ovviamente, è coordinato per un solo scopo: ottenere la frattura delle nostre identità radicate per trasformarci in schiavi tabula rasa riprogrammabili destinati a inaugurare il nuovo domani utopico del WEF. Per chi fosse interessato, ho raccontato le origini di questa crociata sbagliata dalle sue radici qui:

DISPACCI DA BEDLAM CENTRAL

Frattura dell’identità all’altare del transumanesimo

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7 APRILE 2023
Frattura dell’identità all’altare del transumanesimo
La vera era moderna, il bivio che ci ha portato all’attuale campo di distorsione della realtà in cui viviamo, è iniziato nel 2008. Quell’anno diversi eventi chiave hanno cambiato per sempre la traiettoria dell’umanità, a partire dal grande crollo finanziario del 2008, che ha provocato una distruzione sistemica di massa dei sistemi finanziari statunitensi e globali.
Leggi la storia completa

Come sempre, rimanete vigili e sfidate le loro sovversioni, poiché la pratica ha dimostrato che una resistenza fortemente vocale e coordinata può far indietreggiare i DEI-ghouls e farli ricredere sulle loro azioni. Nel caso di Stellar Blade, una campagna vocale da parte dei fan arrabbiati è già riuscita a strappare alcune concessioni allo sviluppatore, almeno per quanto riguarda alcuni abiti censurati imposti all’ultimo minuto al personaggio principale dal distributore della DEI-attivista, Sony.

Se siete interessati a questo argomento, seguite l’ex dirigente del gioco Mark Kern, che è diventato involontariamente il tedoforo e il parafulmine di una delle ultime controversie sulla DEI a causa della sua schietta leadership sull’argomento, respingendo regolarmente le minacce di morte e altri oltraggi da parte della rabbiosa folla Woke armata di forconi. Non solo continua ad aggiornare la situazione di Stellar Blade, ma rimane anche una risorsa e un compendio di prim’ordine sugli sviluppi dell’escalation della guerra culturale del settore videoludico.

Seguitelo qui: https://twitter.com/Grummz


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Il Piano Bezmenov: L’America si trova ora nell’ultima fase? _Di Scott S. Powell

Argomenti interessanti offuscati da ataviche ossessioni_Giuseppe Germinario

4 aprile 2024
Il Piano Bezmenov: L’America si trova ora nell’ultima fase?
Di Scott S. Powell

Il messaggio di benvenuto del presidente Joe Biden per la domenica di Pasqua, pubblicato su X, che recitava: “Oggi, nella Giornata della visibilità transgender, ho un semplice messaggio per tutti i trans americani: Vi vedo…” è stato scioccante. Molti non riuscivano a capire come il giudizio del Presidente potesse essere così distorto nel giorno più sacro per i cristiani.

Per quanto offensiva, questa frase fornisce una finestra attraverso la quale tutti possono vedere ciò che sta accadendo. Poiché il declino cognitivo di Biden è così evidente, ci sono pochi dubbi sul fatto che egli sia usato dai nemici interni ed esterni dell’America, intenzionati a far crollare la Repubblica costituzionale degli Stati Uniti senza sparare un colpo. E non è difficile riconoscere che il piano seguito è parallelo a quello rivelato quarant’anni fa dal disertore sovietico Yuri Bezmenov, che spiegava le quattro fasi della sovversione comunista: 1) demoralizzazione, 2) disorientamento, 3) crisi e 4) normalizzazione.

Gli Stati Uniti sono stati sottoposti a prolungati attacchi interni di demoralizzazione per diverse generazioni, attraverso il sistema educativo e la cultura che hanno trasmesso messaggi che denigrano gli Stati Uniti e deridono i valori tradizionali.

La seconda fase, nota come disorientamento, ha maggior successo dopo che un’ampia porzione della popolazione è stata demoralizzata. Covid-19 ha portato al disorientamento attraverso l’imposizione di maschere, l’allontanamento sociale, le quarantene, le chiusure e l’abbandono delle migliori pratiche mediche di trattamenti preventivi e terapeutici. Un’altra parte importante del disorientamento inflitto all’America in quel periodo è stato il razzismo generato dalla morte di George Floyd, che ha scatenato rivolte, saccheggi e distruzione di proprietà per diversi miliardi di dollari e l’abbattimento di statue e monumenti storici in molte città degli Stati Uniti.

Ad accrescere il disorientamento degli americani in quel periodo fu il fatto che per settimane nessuno sembrò in grado di fare qualcosa contro i disordini, l’illegalità e la distruzione in atto nelle grandi città americane. Ci furono pochi arresti, mentre circa 1.000 agenti di polizia furono feriti e 33 uccisi. Allo stesso tempo, le città con il maggior numero di illegalità, come Minneapolis, Seattle, New York, Los Angeles, Chicago, Philadelphia e Baltimora, hanno avviato iniziative per ridurre i fondi destinati alla polizia e alle forze dell’ordine.

Quando nulla ha senso, il messaggio subliminale è: “Questa non è l’America che conoscete, è un nuovo mondo in cui siete entrati”. Si tratta di uno stato di disorientamento di massa in un periodo di relativa pace che gli americani non hanno mai sperimentato.

La fase che segue il “disorientamento” è quella della “crisi”. La fase di crisi sarebbe arrivata nel novembre 2020 con i brogli elettorali. Il fattore paura del contagio di Covid è stato sfruttato dagli operatori democratici che hanno apportato modifiche alle regole elettorali degli swing state, ampliando notevolmente i voti per posta e le urne, che tutti sanno facilitare i brogli elettorali.

Contemporaneamente alle modifiche alle regole elettorali per facilitare il riempimento delle urne, è stata intrapresa una campagna di censura e cancellazione dei social media da parte dell’ONG Election Integrity Project (EIP), con sede all’Università di Stanford, in consultazione con la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA), un’unità del Dipartimento di Sicurezza Nazionale.

L’EIP ha esercitato un’influenza smodata sulle elezioni del 2020 convincendo le principali società di social media come Facebook, Instagram, Twitter, You Tube, Reddit e Pinterest a modificare i termini di servizio dei loro clienti per incorporare un linguaggio sulla “delegittimazione”. Una volta ottenuto questo risultato, secondo Mike Benz, ex responsabile delle politiche di comunicazione del Dipartimento di Stato americano ed esperto di propaganda, la porta sarebbe stata aperta alla censura di massa e alla cancellazione istantanea tramite algoritmi. L’EIP ha quindi esercitato pressioni su tutte le società di social media affinché aderissero alle loro politiche di assistenza clienti e censurassero, cancellassero o deplorassero qualsiasi contenuto che contenesse termini “delegittimati” come: “nuovi protocolli e processi elettorali”, “questioni ed esiti”, “voti per posta”, “voto anticipato”, “urne” e “Antifa”. E quando la storia del laptop di Hunter Biden è scoppiata a metà ottobre 2020, è stata immediatamente delegittimata e tolta da ogni sito di social media.

Alla fine, per ammissione dello stesso EIP, Twitter è stato costretto a cancellare 22 milioni di tweet che contenevano “disinformazione” associata a termini delegittimati che violavano i termini di servizio dell’azienda prima delle elezioni del novembre 2020. Dopo le elezioni, quando molti americani si sono sentiti privati del diritto di voto e hanno avuto molte domande sulle irregolarità percepite, hanno scoperto che i social media hanno efficacemente ostacolato la discussione sui brogli elettorali, ancora una volta facilitata dalla censura e dalla cancellazione di qualsiasi contenuto contenente nuovi termini delegittimati come “Stop the Steal”, “dead voter rolls”, “Sharpiegate”, “manufactured ballots”, “stolen election” e “Postal Service”, per citarne alcuni.

Mentre l’America è ancora nella fase di crisi, alcuni esperti di sovversione sostengono che il regime di censura e di cancellazione che esiste ora fa anche parte dell’ultima e definitiva fase della presa di potere comunista, nota come “normalizzazione”. Se agli americani viene negato l’accesso alle informazioni, si abituano a elezioni truccate, accettano limitazioni alla libertà di parola e acconsentono alla riscrittura della storia facilitata dalla cancellazione e dalla decostruzione del passato, la repubblica costituzionale che era l’America sarà scomparsa e il nuovo mondo del controllo delle élite governative sarà normalizzato. Come avvertì John Adams, il secondo presidente, “La libertà una volta persa è persa per sempre”.

Con le narrazioni informative provenienti da agenzie governative che hanno portali diretti sui social media, combinate con le informazioni e le voci che vengono bloccate, cancellate o deplorate sui social media da ONG come la Election Integrity Partnership, il risultato è un controllo del pensiero orwelliano.

La censura non è solo una violazione del Primo Emendamento e un attacco alla Costituzione. È un tradimento del governo del popolo, dal popolo e per il popolo. Il nostro intero stile di vita è protetto dal Primo Emendamento, che è il muro di protezione contro l’abuso di potere e la tirannia.

Scott Powell è membro del Committee on the Present Danger China e senior fellow del Discovery Institute. Il suo libro senza tempo, Rediscovering America, è stato al primo posto tra le novità di Amazon per otto settimane consecutive. Raggiungetelo all’indirizzo scottp@discovery.org

Immagine: Jakayla Toney

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tutto a sinistra, di Michael Watson

È una domanda semplice: Come può essere “Queers for Palestine”, lo slogan sui cartelli di protesta dei manifestanti pro-Palestina (o anti-Hamas)? (L’omosessualità è stigmatizzata e criminalizzata nei territori palestinesi, mentre in Israele è legale e negli spazi laici non è stigmatizzata. In pratica, si preferisce essere gay a Tel Aviv piuttosto che a Khan Yunis).

Per rispondere a questa domanda, bisogna considerare l’ideologia di funzionamento dell’attivismo di sinistra, che, in mancanza di un termine migliore, potrebbe essere chiamata “Tutto a sinistra”.

Un’ideologia e una struttura

Tutto il sinistrismo opera su due livelli, come ideologia e come struttura istituzionale. Come ideologia, è una corruzione o un derivato dell’intersezionalità. Così come l’intersezionalità considera tutte le identità oppresse come collegate in dimensioni composte, il Tutto-Sinistra considera tutti i problemi del centro-sinistra come collegati in dimensioni composte.

Per la Sinistra Tuttofare, quindi, tutte le questioni sono reciprocamente dipendenti. In quest’ottica, gli interessi delle persone 2SLGBTQI+ negli Stati Uniti dipendono dalla sovranità palestinese, che dipende dalla decarbonizzazione radicale dell’economia, che dipende dall’accesso diffuso all’aborto finanziato dai contribuenti, che dipende dall’apertura di fatto delle frontiere, che dipende da ogni altra questione del manuale progressista.

Come struttura istituzionale, Tutto il Sinistrismo rende operativa questa ideologia negli spazi filantropici e governativi. Le organizzazioni caritatevoli e i gruppi di difesa che cercano il sostegno della Grande Filantropia istituzionale di sinistra saranno spinti ad allinearsi con Tutto a Sinistra non solo su ogni singola questione, ma su tutte , o almeno a tacere sulle questioni su cui non sono allineati. Nel frattempo, dove e quando le amministrazioni allineate con la Grande Filantropia deterranno il potere, useranno la loro discrezionalità nella concessione di sovvenzioni governative, nelle politiche di regolamentazione e nelle decisioni giudiziarie per attuare i principi di Tutto a Sinistra. L’amministrazione Biden ha annunciato e messo in atto una serie di programmi di “governo integrale” legati a tutto il sinistrismo, in particolare per quanto riguarda la diversità, l’equità e l’inclusione (DEI) e il cambiamento climatico.

Tutto il sinistrismo in pratica

Tutto ciò che è di sinistra è molto più facile da vedere che da definire. I gruppi associati a cause di centro-sinistra a volte si limitano a “twittarlo”, con grafici nel tipico stile pastello corporativo-liberale che dimostrano come tutte le questioni siano reciprocamente dipendenti.

Considerate la seguente immagine della Drug Policy Alliance, un gruppo per la legalizzazione delle droghe legato a George Soros e finanziato da lui e da numerosi altri importanti finanziatori istituzionali liberali:

Credito: Drug Policy Alliance. Fonte: https://twitter.com/DrugPolicyNerds/status/1742991582075494542.

A volte gli elenchi di temi di gruppi che si suppone siano monotematici mostrano le profondità di tutto il sinistrismo. Il Sunrise Movement è apparentemente un gruppo di campagna per un taglio immediato e severo delle emissioni di carbonio per fermare la presunta “crisi climatica”. Ma la sua lista di “richieste” include “posti di lavoro sindacali per tutti”, “abolire la polizia” e “garantire che le comunità indigene abbiano risorse adeguate e siano sicure”. Il Sunrise Movement sostiene che queste posizioni di sinistra sono intrinseche alla sua missione ambientale, ma in realtà sono estranee.

Nello spazio sindacale, questo è il motivo per cui la United Auto Workers (UAW), spinta a scioperare in parte a causa delle conseguenze del passaggio alla produzione di veicoli elettrici guidato dalla guerra alle auto dei governi americani e internazionali, sostiene la “giusta transizione” dai carburanti convenzionali. I sindacati sono stati per molti versi i pionieri del “sindacalismo di giustizia sociale“. Dopo che John Sweeney, un membro dei Democratic Socialists of America (DSA) allineato con i sindacati dei lavoratori pubblici e con la sinistra radicale del sindacalismo, ha sostituito il regime di centro-sinistra Truman-LBJ di George Meany-Lane Kirkland all’AFL-CIO negli anni ’90, hanno trasformato le loro casse finanziate dalle quote sociali in salvadanai generici per i movimenti economici e sociali di sinistra.

In un certo senso, la politica intersezionale di tutta la sinistra del DSA ha sostituito la vecchia politica industriale di Meany, Kirkland e del loro predecessore di fine Novecento Samuel Gompers. Queste politiche di classe industriale possono essere state di sinistra – hanno dato all’America il Movimento Progressista, il New Deal e la Great Society, che avevano tutti molti problemi politico-economici. Ma erano anche patriottici e riconoscibilmente americani nel loro liberalismo, come dimostra la resistenza di Gompers ai socialismi europei del suo tempo e il lavoro del regime Meany-Kirkland contro il comunismo internazionale durante la Guerra Fredda. Ma nella nuova era post-Sweeney, il Big Labor si è unito agli Everything Leftists, sostenendo cause più a sinistra del liberalismo dell’amministrazione Biden, e così l’UAW chiede che Israele non sconfigga Hamas in battaglia.

Riflessioni conclusive

Una volta introdotto il concetto di “Everything Leftism”, è facile trovare degli esempi. Dare la colpa della scelta scolastica a “razzismo, omofobia e xenofobia“? Tutto a sinistra. Chiamare tutto “giustizia x” – “giustizia razziale”, “giustizia ambientale”, “giustizia economica”, “giustizia algoritmica“? Tutto ciò che è di sinistra. La California offre cambi di sesso finanziati dal governo agli immigrati clandestini? Tutto di sinistra.

La conoscenza dell’Everything Leftism, così come quella del sindacalismo della giustizia sociale ad esso collegato, dovrebbe insegnare che non c’è alcuna prospettiva di allineamento a lungo termine con la sinistra per una concessione moderata su una singola questione. Per un esempio reale, chiedete ai gruppi repubblicani e conservatori che si sono alleati con i liberali per un moderato allentamento delle politiche di giustizia penale se si aspettavano che i loro ex partner si buttassero a capofitto nel disboscamento della polizia e nella legalizzazione de facto della criminalità di massa in nome della “giustizia razziale”.

Ma la Rivoluzione Permanente è l’esigenza di tutta la sinistra, quindi la mossa di abolire la polizia era inevitabile. Questo era l’obiettivo finale di molti gruppi di sinistra, ed è stato pubblicato sul New York Times come tale.

Quindi, per rispondere alla domanda iniziale, come può essere una cosa “Queers for Palestine”? Tutto ciò che è di sinistra ha visto l’opportunità di combinare due o più identità presumibilmente oppresse in un’inedita combinazione intersezionale e l’ha colta. Questo accade spesso e in tutte le questioni.

I conservatori che cercano di lavorare con (o peggio, di placare) una fazione di sinistra facciano attenzione.

MEGLIO I RUSTICI DI DULCAMARA, di Teodoro Klitsche de la Grange

MEGLIO I RUSTICI DI DULCAMARA

La settimana di Natale non ha recato doni, tanto meno ricchi, ai buonisti in servizio permanente effettivo: dai pandori della Ferragni ai rinvii a giudizio per i congiunti di Soumahoro, ai bonifici vaticani per il no-global Casarino. È stato tutto un congiungere le buone intenzioni manifestate dai suddetti con le laute retribuzioni che ne conseguivano.

Mi son detto se il comune denominatore dei buonisti è la pratica di congiungere strettamente intenzioni e profitti, cosa li distingue da un “vecchio” piazzista da fiera, come ad esempio il Dulcamara?

Anche il ciarlatano dell’elisir d’amore racconta  un sacco di bugie agli ingenui paesani, e lo fa con logica di mercato: l’elisir che offre è magnifico, cura tutto: dal diabete all’impotenza, dal mal di fegato alla colite. È pure efficace come crema per la pelle, contro le rughe ed è un insetticida insostituibile. Il target di un prodotto del genere esonda nel (più) vasto pubblico dei consumatori, in ossequio alla prima legge di mercato: aumentare il numero degli acquirenti.

D’altro canto Dulcamara fa leva sempre sull’interesse all’acquisto dell’elisir: il prodotto non è solo utile a tante cose (ha un grande valore) ma costa poco (uno scudo). È il rapporto favorevole qualità/prezzo l’argomento determinante della pubblicità di Dulcamara. Gli altri argomenti (l’autorità scientifica del ciarlatano, nota dell’universo e in altri siti, i certificati, il successo nelle vendite, i costi) sono di contorno.

Ciò lo distingue dai suoi epigoni nostri contemporanei. I quali non promuovono pandoro, uova od altro facendo leva sull’eccellenza della merce e sulla modicità del prezzo. No. I nostri fanno leva sulle buone cause e sui buoni sentimenti. Chi non usa olio di palma salva tanti oranghi dalla distruzione del loro habitat (nessuno – per quanto risulta – si pone il problema di come la pensino i contadini indonesiani); chi acquista una macchina elettrica salva il pianeta dal cambiamento climatico; così coloro che mangiano pandori e uova della Ferragni aiutano i bimbi malati. E così via.

Con ciò da una promozione che si fonda sull’interesse si passa ad una che si basa, per così dire, sui valori. Che un pandoro sia fatto con grassi e farine di bassa qualità non importa: conta invece che comprarlo serve ad assistere dei bambini, come dice il testimonial. D’altra parte il concetto di “valore”, come inteso oggi, è nato nella scienza economica, e ad essa fa ritorno (sotto diverse spoglie). C’è da chiedersi: se Dulcamara avesse propagandato il proprio elisir chiedendo ai “rustici”    di comprarlo per assistere i bambini, lo avrebbe venduto? Penso che i rustici ci avrebbero riso su, abituati sia a far elemosina nelle sedi e modi tradizionali, sia a spendere oculatamente, come normale nelle società più povere. Invece, malgrado e date le cifre pagate ai testimonials le ditte produttrici riescono evidentemente a realizzare lauti profitti. Segno che i rustici di oggi abboccano assai di più che ai tempi di Dulcamara. E oltretutto non hanno la prospettiva della fortuna di Dulcamara e del suo “gonzo” Nemorino, del lieto fine, dell’eredità che arricchisce il truffato. Tutto a perdere, quindi, tranne che per i testimonials e i loro committenti.

Teodoro Klitsche de la Grange

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Patriarcato e guerra sui sessi_di Andrea Zhok

Ci sono temi più importanti e preferirei tacere su tutto il circo che è partito dalla vicenda dell’ultimo omicidio volontario di una donna. Preferirei tacere anche per preservare la salute psichica, perché ogni qual volta ci si scontra con il muro ideologico costruito dai media correnti la frustrazione è inevitabile.
Ma alla luce del fatto che il ministro Valditara sta davvero prendendo sul serio le fiabe ideologiche correnti, una parola mi sembra necessaria.
Speravo in uno scherzo, ma leggo che il ministro dell’istruzione, in una pregevole armonia di intenti con l’opposizione, sta davvero proponendo un’ora a settimana di “educazione alle relazioni” nella scuola secondaria. Non solo, la proposta prevede anche l’intervento in queste ore di educazione sentimentale di “influencer, cantanti e attori per ridurre le distanze con i giovani e coinvolgerli”.
Forse fraintendiamo l’intervento del ministro, che probabilmente ha il solo scopo di incrementare l’afflusso alle scuole private. Come spiegare altrimenti questa ulteriore accentuazione della tendenza della scuola pubblica a diventare un interminabile catechismo dell’ovvio, che ripete in bianco e nero gli stessi contenuti che si ritrovano, a colori, su una rivista media da parrucchiere? Tra ramanzine moralistiche, alternanze scuola-lavoro e consulti psicologici gli spazi per insegnare qualcosa di sostanziale nella scuola pubblica si stanno riducendo a feritoie.
Ma purtroppo questo è solo piccola parte del problema.
Il problema più grosso è che l’interpretazione ufficiale degli eventi delittuosi aventi per oggetto donne ha subito da tempo un sequestro ideologico. Esiste una singola lettura che anche persone intelligenti e al di sopra di ogni sospetto ripetono pappagallescamente, come se fosse una sorta di verità acclarata. E questa lettura non è semplicemente sbagliata, che sarebbe il meno, ma è proprio socialmente dannosa, anzi dannosa per le stesse dinamiche che si immagina di voler correggere.
Provo a spiegarmi in breve.
La lettura d’ordinanza di questi eventi delittuosi è la seguente. Si tratterebbe di espressioni di un’atavica, arcaica (patriarcale), concezione subordinante della donna che la concepisce come una proprietà, un oggetto a disposizione, e che perciò non ne accetta l’indipendenza e la punisce con la violenza e persino con la morte.
Dunque, dissimulato sotto la superficie di un mondo moderno e formalmente egalitario serpeggerebbe ancora questo “residuo patriarcale”, tenace e ostico da sconfiggere, che richiede perciò una rieducazione della popolazione – e della popolazione maschile in ispecie.
Ora, io credo che questa lettura delle violenze e degli omicidi spesso per futili motivi che oggi riscontriamo, tra cui anche quelli che hanno per oggetto donne, non c’entri assolutamente nulla con alcuna presunta “cultura patriarcale”. E credo che le ricette che vengono proposte, lungi dall’essere risolutive, possano soltanto aggravere il problema.
Perché mai?
Partiamo da un po’ di pulizia terminologica e mentale. Tutti si riempiono la bocca di “patriarcato” senza avere per lo più alcuna idea di ciò di cui si tratta. Ora, l’unico senso antropologicamente accettabile della nozione di “patriarcato” (che non va confuso con la patrilinearità della discendenza) è il modello sociale diffuso un tempo in molte civiltà dedite all’agricoltura o alla pastorizia, dove l’ultima autorità cui ricorrere per i dissidi interni e per i rapporti verso l’esterno era rappresentato dal maschio più anziano del gruppo (patriarca). Queste strutture sociali erano (e in alcune parti del mondo ancora sono) caratterizzate da una sostanziale assenza delle legislazione pubblica, da forti nessi comunitari all’interno di famiglie estese connesse, che dovevano risolvere molte questioni oggi risolte dalla giustizia ordinaria. Gli ordinamenti patriarcali sono tipicamente preindustriali e definiti da ordinamenti famigliari estremamente solidi e vincolanti.
La prima domanda che dovrebbe venire in mente è: cosa diavolo c’entra questa forma sociale con il mondo occidentale odierno? Ovviamente non c’entra assolutamente nulla, ma questa impostazione del problema nasce negli anni ’70, in cui l’idea che ci fossero ancora residui patriarcali da abbattere era il principale oggetto polemico del second-wave feminism. Oggi, mezzo secolo dopo, stiamo ancora qua a berci un’interpretazione che era tirata per i capelli allora e che oggi è letteralmente fluttuante nel vuoto.
A questo punto c’è sempre qualcuno che se ne viene fuori dicendo che sono questioni filologiche, di lana caprina, che se non va bene il termine patriarcato chiamiamolo maschilismo che va bene uguale.
Solo che il problema non è meramente terminologico, ma è legato a quale si ritiene essere la radice causale di violenze e assassini odierni. Se si evoca il “patriarcato” o simili si evoca l’immagine di un residuo ostico del passato che stentiamo ancora a lasciarci dietro le spalle. Dunque per superarlo dovremmo procedere ulteriormente con l’abbattimento di qualunque simile residuo del passato: bando al familismo, bando all’autorità paterna, bando al normativismo, sempre in odore di autoritarismo, ecc.
Ora, prima di esporre quella che credo essere un’interpretazione più plausibile, provo a sottoporre all’attenzione qualche fatto empirico.
Se il problema delle violenze si radica nei residui patriarcali in una qualche versione, allora i paesi che hanno società maggiormente modernizzate, con minori vincoli famigliari e con una posizione di maggiore indipendenza delle donne dovrebbero essere esenti da questo problema, o almeno presentarlo in misura molto minore.
Ma è davvero così?
Curiosamente ciò che si profila è esattamente l’opposto.
Se guardiamo alle violenze domestiche vediamo che (dati di un paio di anni fa) i primi paesi per denunce di violenza subita dalle donne sono quattro paesi proverbialmente emancipati: Danimarca (52% delle donne lamentano di aver subito violenza), Finlandia (47%), Svezia (46%), Olanda (45%), in coda classifica in Europa troviamo la Polonia (16%).
Naturalmente qui c’è la replica pronta: si tratterebbe di un mero effetto statistico, dovuto al fatto che in quei paesi, proprio grazie alla maggiore emancipazione, le donne denunciano di più.
Può darsi.
Allora per tagliare la testa al toro andiamo a vedere la categoria degli omicidi volontari di donne (cosiddetti “femminicidi”), che registra eventi non soggetti a filtri interpretativi.
Qui, secondo i dati Eurostat aggiornati al 2019, il profilo appare leggermente diverso, ma non troppo.
In testa in questa macabra classifica stanno costantemente i paesi baltici (Lettonia, Lituania, Estonia), insieme a Malta e Cipro, con Finlandia, Danimarca, e Norvegia poco sotto e Svezia a metà classifica. All’estremo opposto, costantemente agli ultimi tre posti troviamo Italia, Grecia e Irlanda, che si scambiano solo di posto di anno in anno.
Per un confronto numerico (2019), l’Italia presenta un dato di 0,36 “femminicidi” ogni 100.000 abitanti, la Norvegia 0,61, la Germania 0,66, la Francia 0,82,la Danimarca 0,91, la Finlandia 0,93, la Lituania 1,24.
Ora, cosa hanno in comune Italia, Irlanda, Grecia?
Non molto, salvo il fatto di essere tutte società con un ruolo tradizionalmente molto forte delle famiglie, società di cui spesso si è lamentata la limitata modernizzazione, anche per il peso significativo delle istituzioni religiose.
Cosa hanno in comune gran parte dei paesi del Nord e in parte dell’Est Europa? Sono società che hanno subito processi estremamente accelerati di modernizzazione, con laicizzazione forzosa, e frantumazione (riconosciuta al loro stesso interno) delle unità famigliari.
Ecco, una volta messi giù questi dati, per quanto sommari, io credo che un’intepretazione molto più sensata delle eventuali radici culturali della violenza e dell’omicidio per futili motivi di donne sia rintracciabile nell’esatto opposto del “patriarcato”.
Lungi dall’aver a che fare con ordinamenti famigliari estesi, vincolanti, con elevata normatività, tipici del patriarcato, ci troviamo di fronte a contesti dove le forme famigliari sono dissolte o in via di dissoluzione, dove i giovani crescono educati più da tik-tok e dai video trap che dalle famiglie, società dove peraltro da tempo la figura del padre latita ed è spesso definita dagli psicologi come effimera. In questi contesti, “modernizzati ed emancipati” si allevano in maggior misura identità fragili, disorientate, anaffettive, che si sentono costantemente sopraffatte dalle circostanze, e che perciò, occasionalmente, possono più facilmente ricorrere alla violenza, che è il tipico modo di reagire a situazioni di sofferenza che non si è in grado di comprendere né affrontare.
Molti altri aspetti andrebbero approfonditi, ma se, come io credo, questa è una lettura assai più probabile dei fatti, le strategie che stiamo adottando per affrontare il problema vanno precisamente nella direzione dell’ennesimo aggravio dei problemi.
Questo in attesa delle lezioni di educazione sentimentale di Sfera Ebbasta.

Covid e vaccini, qualcosa non quadra, con Max Bonelli

La recente ondata pandemica è stata l’occasione e il moltiplicatore di appetiti e manipolazioni di una rete di potere e di interessi da sempre all’opera, ma che ha trovato il momento opportuno per scardinare anche la sola parvenza di equilibrio di interessi e di sussunzione o quantomeno contemperamento dell’interesse privato alle esigenze e alla salute di una comunità. I redattori del sito, nella serie di articoli ed interventi, hanno sempre cercato di distinguere l’esistenza oggettiva del problema, compresa la necessità della ricerca scientifica e della problematica complessa che sottende anche nella fase di speriementazione, dalla manipolazione scandalosa della gestione, ben condita di cialtroneria e mire di pesante condizionamento; fermo restando che affrontare un problema simile comporta sempre e comunque una gestione politica ben lontana da pretese di “neutralità”. La gestione della pandemia, purtroppo, rappresenta solo un episodio di questa pesante manipolazione sempre più rude ed ostentata, espressione di élites tanto sicure di sè quanto arroccate e fragili, insensibili alle esigenze di coesione ed equilibrio sociale. In questa conversazione affrontiamo un aspetto di questa gestione in Svezia. Sottolineo che l’Italia ha vissuto situazioni ancora più paradossali, a partire dalla azione censoria e persecutoria di astanti particolarmente portati ad un proscenio da baraccone di luna park. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v3qzc9a-postumi-di-una-pandemia-con-max-bonelli.html

Qui sotto, invece, i link di riferimento della conversazione:

https://rumble.com/v1do1rb-covid-vaccination-and-turbo-cancer-pathological-evidence-with-english-subti.html

https://vigilantnews.com/post/turbo-death-from-turbo-cancers-were-in-trouble-says-dr-ryan-cole

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Un’americana di sinistra eletta in Italia, di Carlo Lancellotti

https://www.ncregister.com/commentaries/an-american-leftist-gets-elected-in-italy

 

Un’americana di sinistra eletta in Italia

COMMENTO: Cosa dice l’ascesa di Elly Schlein sul nostro attuale momento politico.

di Carlo Lancellotti[1]

La stampa americana mainstream non presta generalmente molta attenzione alla politica italiana, se non, forse, per ridicolizzare le buffonate dell’ex premier Silvio Berlusconi o per temere il ritorno del “fascismo”. Per questo, qualche settimana fa, ero curioso di vedere come avrebbero trattato l’elezione di Elly Schlein alla guida del Partito Democratico, la principale formazione politica italiana di sinistra. Dopo tutto, Schlein è la prima americana a guidare un importante partito politico italiano e ad essere un possibile futuro primo ministro.

 

Anche questo non è bastato ad attirare l’interesse dei media statunitensi, ma mi è sembrato significativo.

 

Quando descrivo la Schlein come “americana”, non mi riferisco solo al fatto che è cittadina statunitense e che suo padre è di New York (è un politologo che ha sposato un’italiana e ha cresciuto la sua famiglia in Svizzera). Intendo anche dire che la sua politica è americana: Ha imparato a fare politica come attivista nelle campagne presidenziali di Obama e le sue idee corrispondono perfettamente agli standard della sinistra sociale americana di oggi.

 

Le cause “sacre”, quelle che non possono essere messe in discussione e che segnano la divisione definitiva tra amici e nemici, sono quelle che riguardano i “diritti” individuali. Poi ci sono il riscaldamento globale e altre questioni ambientali e la condizione degli immigrati. Infine, vuole istituire un salario minimo e regolamentare la “gig economy” italiana.

 

Tuttavia, anche gli assi economici della sua piattaforma non sembrano pensati per proteggere la “vecchia” classe operaia, il tradizionale bacino di utenza della sinistra. Piuttosto, sono stati pensati per soddisfare le esigenze di quella che definirei la “classe professionale aspirante”, ovvero le persone più giovani, tipicamente urbane e ben istruite come lei, che non riescono a trovare un numero sufficiente di posti di lavoro a tempo pieno nel settore dei servizi.

 

Anche il personaggio di Schlein sarà familiare ai lettori americani. È una donna relativamente giovane (37 anni), una stereotipata “millennial”. Appartiene alla classe media professionale benestante (entrambi i genitori sono professori universitari), ha frequentato buone scuole, ha vissuto in più Paesi (possiede tre passaporti), è aconfessionale e bisessuale (attualmente vive con un’altra donna). Schlein si descrive come una progressista-femminista-ambientalista “intersezionale”. Sembra vivere in un mondo di assoluta chiarezza morale, in cui è dalla parte degli angeli e lotta per la “giustizia sociale e ambientale”.

In breve, appartiene a un “tipo” che si trova in tutto il mondo occidentale, ma che ha raggiunto la sua “perfezione platonica” negli Stati Uniti. Si potrebbe quindi dire che la sua ascesa conclude l'”americanizzazione” della sinistra italiana, un processo che probabilmente è iniziato negli anni Settanta, quando il Partito Comunista Italiano ha rinunciato alla rivoluzione marxista e ha accettato di far parte dell'”Occidente” – intendendo la nuova politica laica e neocapitalista che si era sviluppata in Nord America e in Europa durante la Guerra Fredda.

 

L’elezione di Schlein ha spinto molti editorialisti italiani a citare il defunto pensatore cattolico Augusto Del Noce, il quale aveva notoriamente previsto che la sinistra post-comunista sarebbe diventata un “partito radicale di massa”, cioè un partito liberale di stampo americano investito nei diritti individuali e nella politica culturale. Del Noce, ovviamente, non poteva prevedere che un giorno il leader stesso della “nuova” sinistra italiana sarebbe stato di origine americana, ma certamente lo avrebbe trovato simbolico.

 

Se dovessi scegliere una parola per descrivere Schlein e la cultura che rappresenta (che è, essenzialmente, la cultura “liberale” dominante dell’Occidente), sceglierei borghese. Decenni fa, quando il mondo di oggi stava prendendo forma, pensatori come Jacques Ellul e lo stesso Del Noce usavano questa parola per indicare una visione dell’umanità incentrata su un’idea individualistica e mondana di felicità. Il borghese è l’uomo (o la donna) che acquista e utilizza sistematicamente beni materiali, ma anche esperienze e relazioni, per raggiungere il “benessere”. Per lui/lei l'”altro” deve essere in definitiva uno strumento, perché la sua identità è per così dire autosufficiente. Può “aver amato molti uomini e donne” (come ha detto Elly Schlein di se stessa in un’intervista), ma in definitiva c’è una distanza tra le persone che non può essere colmata perché ognuno è un “cercatore di felicità” atomico.

 

Questa visione del mondo dovrebbe essere contrapposta a quella cristiana, in cui gli esseri umani portano un’immagine della Trinità e, quindi, la felicità è intrinsecamente relazionale: Siamo letteralmente costituiti dalle nostre relazioni con altre persone (ad esempio, i nostri genitori) e raggiungiamo la nostra realizzazione finale nella relazione con Dio. Questa è l’idea di beatitudine, che è in un certo senso l’opposto dell’idea borghese di felicità. Come dice Del Noce nel suo libro L’età della secolarizzazione, “se l’uomo non partecipa affatto a qualche forma di ragione o di valore assoluto, se non si trova unito agli altri uomini da un legame ideale, allora non può vedere nella natura o negli altri uomini altro che ostacoli o strumenti per la propria realizzazione”. Basta ricordare l’antica idea che l’amore umano è infinito e non può essere saziato da alcun bene finito”.

Del Noce aggiunge:

 

“Ora, l’idea di benessere […] non è altro che la trasposizione della beatitudine agostiniana dalla dimensione verticale al piano orizzontale. L’ascesa a Dio è sostituita dall’idea della conquista del mondo, del diritto del singolo soggetto a [possedere] il mondo. Questo diritto non ha limiti perché, essendo stato chiamato nel mondo senza la sua volontà, il soggetto sente di avere diritto a una soddisfazione infinita nel mondo stesso, quasi come una compensazione per questa chiamata. Ma, naturalmente, un singolo uomo non può realizzare interamente questa conquista. Può fare degli altri i suoi strumenti, ma facendosi a sua volta strumento; e questa strumentalizzazione reciproca, questa collaborazione senza fini ideali, è ciò che oggi si chiama “socialità”. […] L’uomo del benessere sperimenta un surrogato di libertà, non più nella liberazione dai bisogni e dagli interessi inferiori e percepibili, ma nella reciprocità del processo erotico”.

 

La differenza tra le due visioni può essere facilmente individuata in ambito politico.

 

Schlein, ad esempio, è favorevole al monopolio pubblico dell’istruzione, perché è chiaro che lo Stato dovrebbe “proteggere” i bambini (in quanto individui borghesi in erba non ancora pienamente in grado di scegliere la propria religione, il proprio sesso e così via) dall’invasione della propria famiglia. L’esempio più emblematico, naturalmente, è l’aborto, su cui Schlein ha posizioni estreme e “americane”. La mente borghese non può letteralmente elaborare una situazione in cui due vite umane sono così radicalmente intrecciate che una dipende interamente dall’altra. Subisce quindi una sorta di “cortocircuito” e per affermare il diritto alla felicità di un individuo è costretta a negare il diritto stesso all’esistenza dell’altro.

 

Schlein è, a mio avviso, un esempio perfetto di un fenomeno cruciale della politica contemporanea: Negli ultimi decenni, lo spirito borghese ha trovato la sua casa politica a sinistra più che a destra. Ha persino cooptato il tradizionale linguaggio marxista della liberazione rivoluzionaria, salvo usarlo prevalentemente per combattere “guerre culturali” e difendere gli interessi di gruppi non economici (definiti da razza, sessualità, identità di genere, ecc.). Anche se in Italia persone come la signora Schlein hanno spesso nonni comunisti e hanno ereditato da loro molte idee marxiste, non sono marxisti in senso classico. La loro utopia è strettamente individualista e borghese.

 

In conclusione, resta da vedere se Schlein sarà in grado di risollevare le sorti elettorali della sinistra e di formare un governo qualche anno dopo. Analogamente a quanto accade negli Stati Uniti, i cattolici italiani hanno risposto alla sua elezione dividendosi lungo linee ideologiche, esprimendo opposizione o cercando di trovare un terreno comune, scegliendo le “questioni” che sostengono la loro preferenza.

 

A prescindere da chi abbia ragione (personalmente penso che sarebbe un pessimo primo ministro), vorrei che tutti fossero più consapevoli della visione del mondo che rappresenta, perché tale consapevolezza è il presupposto per un’opposizione intelligente e per qualsiasi tipo di dialogo.

[1] Carlo Lancellotti è professore di matematica presso il College of Staten Island e membro del programma di fisica del CUNY Graduate Center. Oltre alla sua attività di studioso di fisica, ha tradotto in inglese e pubblicato tre volumi di opere del defunto filosofo italiano Augusto Del Noce. Lancellotti ha scritto anche saggi su Del Noce e su altri argomenti, apparsi su Communio, Public Discourse e Church Life Journal. V. anche http://delnoceinenglish.org .

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Cause ed effetti, di Andrea Zhok

Come ampiamente previsto il tema della pressione migratoria si sta ripresentando con forza. Naturalmente in questa rinnovata salienza gioca un ruolo anche l’opportunità di mettere le promesse del governo Meloni alla prova dei fatti, ma questo rientra nel legittimo gioco politico delle opposizioni (e dell’esteso apparato mediatico che ne rispecchia le posizioni).
Tuttavia il punto di fondo è che ogni crisi degli equilibri internazionali si ripercuote più severamente sugli anelli più deboli, e il doppio colpo Covid + Guerra Russo-Ucraina rappresenta la più pesante crisi dalla Seconda Guerra Mondiale. Ora arriva semplicemente il conto relativo.
In Italia gli anni esplosivi dell’immigrazione sono stati quelli tra il 2011 e il 2017, e seguono la combinazione tra effetti mondiali della crisi subprime (dal 2008) e avvio delle cosiddette “primavere arabe” (dal 2010).
Il tema migratorio è il primo tema che ha esplicitato l’inadeguatezza dell’Unione Europea al ruolo di cui era stata accreditata.
Si tratta infatti di uno dei pochi temi in cui l’appello ad un’azione europea coordinata sembrerebbe la strada maestra per una soluzione, ed è parimenti un tema in cui si è manifestato nel modo più chiaro il carattere meramente predatorio e opportunista dell’UE, che si è presentata non come una potenza geopolitica, ma come un club dello scaricabarile (“beggar-thy-neighbour” policies).
In ogni singolo momento della gestione migratoria (come per ogni altro tema di rilevanza economica) abbiamo assistito ad un penoso balletto di singoli paesi o alleanze ad hoc, per sfruttare a proprio favore alcune condizioni contingenti, e lasciare gli altri “partner europei” con il cerino in mano. (Il sistema degli accordi di Dublino è esemplare a questo proposito, in quanto mirava a utilizzare i paesi di primo sbarco come “barriera naturale” per quelli interni, impedendo che si spostassero dai paesi d’arrivo a quelli più ambiti del Nord Europa.)
Il fallimento europeo peraltro è tutto tranne che inaspettato. I rapporti europei rispetto all’Africa seguono precisamente il medesimo indirizzo che informa i rapporti interni e in generale tutti i rapporti internazionali nella visione dei trattati europei: si tratta di un modello neoliberale di sfruttamento, massimizzazione del profitto e acquisizione di vantaggi competitivi a breve e medio termine. Non c’è qui nessuna visione politica, salvo la responsività alle lobby economiche interne, che in un’ottica neoliberale sono i più legittimi rappresentanti dell’interesse pubblico.
Così, i rapporti con l’Africa sono sempre stati improntati ad una politica di aiuti ad hoc, che permettevano di tenere le elité africane a catena corta, e ad una politica di trattati di scambio ineguale, che permettevano a questo o quel paese europeo di ritagliarsi un accesso favorevole ad una qualche area di risorse naturali.
E’ però importante capire qual è stata la natura specifica del fallimento europeo nella politica verso l’Africa (e più in generale verso i paesi in via di sviluppo).
Ciò che l’UE ha mancato di fare è stato di subentrare al sistema degli equilibri della Guerra Fredda, cercando di costruire nuovi rapporti di alleanza di lungo periodo.
Alla faccia degli storici della domenica che ti spiegano come “le migrazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno”, bisogna osservare come l’epoca delle migrazioni di massa in Europa dall’area del mediterraneo inizia con la caduta dell’URSS e quindi con il trionfo nella Guerra Fredda dell’Occidente a guida americana.
Per l’Italia la data simbolica dell’inizio del “problema migratorio” è il 1991, con il grande sbarco degli albanesi nel porto di Bari.
Questo non è un caso. La Guerra Fredda, forma rudimentale di multipolarismo, cercava di contendersi i paesi in via di sviluppo, e lo faceva in vari modi, talora in forma cruenta (Corea, Vietnam), più spesso in forma di collaborazione. Questa situazione, per quanto precaria, coltivava l’interesse per una conservazione degli equilibri regionali. Nessuna “primavera araba” sarebbe potuta venire alla luce in quel contesto, perché tutti sapevano che eventuali sommovimenti interni ad un paese sarebbero stati nient’altro che mosse di uno dei due blocchi per finalità proprie. Questo equilbrio, cinico e ostile fin che si vuole, stimolava comunque l’interesse di entrambi i blocchi alla conservazione tendenziale degli equilibri nelle aree in via di sviluppo.
Con il venir meno di questo fattore equilibrante, cioè con il venir meno dell’URSS, il mondo in via di sviluppo (e anche buona parte di quello sviluppato) divenne libero terreno di caccia dei paesi in cima alla catena alimentare capitalistica (USA in testa).
A questo punto l’equilibrio regionale era molto meno importante per i decisori politici delle occasioni di profitto create dagli squilibri.
Ecco, questa prospettiva ci consente di vedere da che punto di vista potrebbe arrivare, nel medio periodo, una soluzione alla colossale questione dei processi migratori (per l’Europa).
A fronte della pelosa impotenza dell’UE, i cui colonnelli sono tutti indaffarati ad accaparrarsi piccoli vantaggi per questa o quella multinazionale di riferimento, subentrerà (sta già subentrando) una forma di competizione geopolitica simile alla Guerra Fredda.
Russia e Cina stanno già operando in questo modo verso molti paesi in via di sviluppo, soprattutto in area africana. Naturalmente non lo fanno per “umanitarismo” (diffidate sempre quando uno stato afferma di muoversi per “ragioni umanitarie”). Lo fanno perché hanno una visione strategica di lungo periodo, in cui associazioni stabili con stati che siano davvero “in via di sviluppo” – e non semplicemente “condannati ad una sfrutttabile arretratezza” – è nel loro interesse.
Russia e Cina si muovono oggi come attori sovrani su uno scenario geopolitico di lungo periodo, e questo è sufficiente a rovesciare il tavolo alla cultura da “robber barons” del neoliberalismo occidentale e a instaurare un nuovo equilibrio (per quanto intrinsecamente precario).
Dunque alla fine, se qualcosa ci salverà dall’essere travolti da una migrazione incontrollata, questo sarà probabilmente proprio l’insediarsi di un nuovo equilibrio multipolare, la cui alba abbiamo davanti agli occhi.

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EUTANASIA DI UNA RIVOLUZIONE?_di Teodoro Klitsche de la Grange

EUTANASIA DI UNA RIVOLUZIONE?

Sono fioccati abbondantemente i commenti all’elezione di Elly Schlein a segretaria del PD. Molti lieti, altri perplessi, altri ancora (meno) per lo più profetizzanti un compito in salita per l’esordiente leader.

Qualche mese fa scrivevo, sull’insuccesso di Letta, che questo, più che alle proposte (ed alla “immagine”) del medesimo, era causato dal “ciclo” storico-politico. Per cui tra Repubblica “nata dalla resistenza” (ma con l’utero in affitto a Yalta) e comunismo (imploso nel 1989-1991) cioè padre e madre del PCI e, in genere, parenti stretti della sinistra italiana il PD si trovava con il secondo morto, ma anche la prima stava tutt’altro che bene.

Per cui, nuotando controcorrente, era molto difficile trovare un capo con le qualità personali volte a invertire un andamento (generale) consolidato.

E il tutto va confermato per la Schlein; anzi, l’ “immagine” della stessa può accelerare il destino del PD. Vediamo perché.

Ne Il suicidio della Rivoluzione, Del Noce scriveva che “l’esito dell’eurocomunismo non può essere che quello di trasformare il comunismo in una componente della società borghese ormai completamente sconsacrata”. Profezia avverata perché oggi il postmarxismo è quel “partito radicale di massa” che riceve il sostegno della grande finanza internazionale; la conseguenza è che il vecchio PCI sarebbe finito “nel suo contrario: voleva affossare la borghesia e ne è divenuto una delle componenti più salde ed essenziali”.

A distanza di quasi cinquant’anni occorre riconoscere che la profezia di Del Noce si è realizzata, e la scelta della segretaria ne è l’ennesima conferma. Anzi l’incarnazione perché riassume in sé  tutti i connotati dell’ “ideologia” del PD: si dice sia LGBT, è sicuramente di buona famiglia borghese, ha tre passaporti, ha compiuto parte degli studi all’estero. Partecipa quale primo atto alla manifestazione antifascista. È inutile ricordare quanto scriveva Del Noce sull’antifascismo, citando Bordiga: che Gramsci “sostituendo” all’opposizione capitale/proletariato quella fascismo/antifascismo  aveva dato “vita storica al velenoso mostro del grande blocco comprendente tutte le gradazioni dello sfruttamento capitalistico e dei suoi beneficiari, dai grandi plutocrati giù giù fino alle schiere ridicole dei mezzi-borghesi, intellettuali e laici”. E questa borghesia che Gramsci credeva di arruolare (e invece ha arruolato il PD) non è quella di Marx e neppure di altri pensatori, ma è quella in cui lo spirito borghese si manifesta finalmente allo stato puro; “in cui realizza pienamente quel che già aveva fatto per la natura, abolendo il mistero e la qualità, e sostituendoli con dati misurabili, quantitativi. L’ideologia spontanea della borghesia è il materialismo puro, il positivismo attento unicamente ai nudi fatti”; e il cui dominio  si esercita in una forma totalitaria che agisce più col condizionamento/indottrinamento culturale (l’egemonia) che con la coazione (anche se dissimulata, ma non del tutto assente).

In secondo luogo la Schlein, come ogni segretaria che il PD avesse scelto, dovrebbe far dimenticare il fallimento di tanti anni di potere (e di governo) della Seconda Repubblica, così deludenti in particolare per i ceti medi e popolari. Ma nulla dell’immagine della Schlein induce a suggerire un’identificazione dei suddetti ceti con la leader. È così difficile perché – e questo è il terzo aspetto – negli ultimi 8 anni si è concretizzato in Italia un blocco sociale tra ceti medi e popolari che è largamente maggioritario e anche coeso. La coesione dipende prevalentemente dal fatto di percepire come avversari coloro che costituiscono il blocco “globalista”.

L’unica speranza è, come normale in politica, dissolvere il blocco avverso, applicare il divide et impera (cioè la riduzione del numero e della potenza dell’avversario).

Ma questa è la manovra più difficile, perché la sostituzione dell’opposizione amico/nemico è cosa che attiene più al zeitgeist che alle manovre di palazzo. In queste il PD e il sui personale politico era (ed è) maestro: in quella non c’è un Principe che la possa fare.

Teodoro Klitsche de la Grange

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StElly nel paese dei balocchi, di Giuseppe Germinario

Così Elly Schlein, a sorpresa, almeno per chi ama farsi sorprendere, è la nuova segretaria del Partito Democratico.

Niente di originale. Una clonazione, un pollo da batteria come tanti altri, tutti identici, che avrebbero potuto emergere dal brodo di coltura sorosiano ormai coltivato da anni in quegli ambienti progressisti e nella sua città di adozione. Elly avrebbe potuto assurgere indifferentemente a Primo Ministro in Finlandia e Moldova, Ministro degli Esteri in Germania; le è capitato invece di conquistare il posto di segretario di partito in una fase a dir poco avventurosa di quella realtà politica.

Un possibile trampolino di lancio per lei a futura gloria e soddisfazione; molto probabilmente, il contestuale de profundis di un partito dalle lontane radici gloriose ormai disperse.

Una nemesi amara per il vecchio gruppo dirigente dalle lontane origini approssimativamente comuniste, in realtà in buona parte socialdemocratiche, impersonate per ultimo dal buon Stefano Bonaccini.

Agli “illuminati sulla via di Damasco” l’elettorato più o meno interessato, non si sa bene se alla resurrezione o alla dipartita, delle primarie ha preferito le certezze dell’originale, mi si perdoni l’ossimoro, clonato nel laboratorio filantropico di grandi propositi e inconfessabili misfatti.

In tempi così incerti e smarriti, l’alea del buon governo non è evidentemente più sufficiente a conservare e nemmeno a rimanere aggrappati alle leve.

Ad una lettura anche superficiale delle mozioni congressuali, gli argomenti del documento del neosegretario sono i più conformi allo spirito della carta dei valori del partito da poco resa pubblica. Ne pare di fatto una scopiazzatura più estesa della quale si tratterà a margine a parte una anticipazione irrefrenabile di tre amenità difficili da concettualizzare pur con ogni buona volontà:

  • la nozione di “giustizia climatica” se non associandola a quella biblica di “diluvio universale”

  • l’asserzione del nesso causale diretto e univoco tra la crisi climatica e la disuguaglianza sociale, quando in realtà, se proprio si vuol sottilizzare, è da una concezione elitaria e di ceto della crisi climatica, confusa per altro con quella ambientale, che si dipana il nesso causale diretto con le disuguaglianze

  • l’asserzione della formazione sociale italiana retta da un regime patriarcale.

L’aspetto dirimente di questa fase politica di quel partito è un altro.

Elly Schlein è stata eletta segretario in piena fase costituente del partito.

L’avvio di una fase “costituente” o “ricostituente” dovrebbe quantomeno prevedere una analisi rigorosa, se non proprio una revisione impietosa dell’approccio culturale, delle scelte politiche fondamentali adottate a partire almeno dagli anni ‘90 e delle ragioni della attuale condizione del paese e della nazione.

Nella carta e nelle mozioni congressuali non c’è niente di tutto questo se non qualche rara riga di adesione fideistica alla Unione Europea, di sostegno a scatola chiusa alla resistenza ucraina, di rappresentazione dello scontro geopolitico tra una democrazia assediata e un autoritarismo prevalente, di auspicio di un ritorno ad un multilateralismo a trazione statunitense.

Una rigidità dogmatica e una superficialità che fa apparire le prese di posizione dell’attuale leadership statunitense un esempio di flessibilità.

Sarebbe improprio pretendere dal Partito Democratico un ripensamento radicale o un ribaltamento delle sue ragioni costitutive. Trasformerebbe la lenta e soporifera agonia che sta percorrendo in un trauma esistenziale esiziale.

Un atto di lucidità ed onestà compatibile con le ragioni fondative del partito sarebbe però una carta dei valori che tracciasse degli orientamenti di fondo e ponesse degli interrogativi da offrire alle mozioni come traccia per risposte che giustificassero le diverse candidature.

  • La Carta avrebbe dovuto quindi contenere una riflessione critica sulla narrazione agiografica del processo di globalizzazione, sull’interpretazione del ruolo degli stati nazionali in esso, sulla funzione di collante delle dinamiche esercitata dalla condizione egemonica emersa con l’implosione del blocco sovietico e indurre quindi i candidati, con le rispettive mozioni di tentare almeno di tracciare quantomeno obbiettivi e comportamenti autonomi ed attivi, sia pure in una logica “entrista” propria della natura di quel partito. Del resto l’azione di classi dirigenti di un numero sempre maggiore di paesi, a cominciare dalla Turchia e dall’Ungheria, ma anche a modo loro della Polonia, ha evidenziato l’agibilità all’interno delle logiche di schieramento. Cosa è, del resto, alla fine, il perseguimento di obbiettivi politici interni alla Unione Europea, più ancora che nella NATO, se non una continua contrattazione e un continuo aspro confronto e conflitto tra centri decisori nazionali e statuali in una dinamica di asservimento alla forza egemone! Se sono reali l’intenzione e l’obbiettivo politico, ammesso e non concesso che sia realizzabile, di una politica estera e di difesa europea autonome, le mozioni dovrebbero essere indotte a delimitare quantomeno i livelli massimi compatibili di integrazione degli eserciti della NATO e dei complessi militari-industriali.

  • A scalare la Carta avrebbe dovuto spingere a riflettere sul trentennio di politica interna a cominciare dalle privatizzazioni e dismissioni o quantomeno nelle loro modalità di esecuzione, per poi risalire alla atavica incapacità del capitale privato di sostenere il peso politico ed organizzativo di una grande industria ed impresa strategica e sul ruolo conseguente del capitale pubblico, magari a gestione privatistica nelle sue varie modalità e possibilità; come pure a giustificare e, quindi, porre rimedio al fatto che l’ancora importante saldo attivo del risparmio nazionale non riesca ad essere reinvestito in gran parte nel territorio e a tutela e sviluppo dell’industria e delle attività nazionali. Potrebbe finalmente emergere qualche seria considerazione sulla necessità di ripristino di una serie di agenzie di supporto tecnico allo sviluppo di attività di produzione ed infrastrutturali completamente distrutto in quei decenni fatali e della cui mancanza si sente persino nella attuazione del cavallo di battaglia, di nome PNRR, del fronte più ottusamente europeista. In pratica la Carta dei Valori avrebbe dovuto porre il quesito fondamentale sui motivi del progressivo stallo e degrado del paese e della nazione negli ultimi quarant’anni, coincisi con la trasformazione del PCI e della DC e la fondazione del PD.

  • Ci sarebbe da sindacare sulla adeguatezza della Carta ad avviare una seria fase costituente su altri temi: la gestione manipolatoria ed arru(a)ffona della crisi pandemica come pure la tematica fondativa legata al cosiddetto transumanesimo. Quest’ultima introdotta in ritardo ed in forma puramente imitativa e parodistica, ma con la possibilità di arrecare altrettanti, se non peggio, danni di quanto indotti negli Stati Uniti. Un culto della singolarità, del determinismo culturale rispetto alle leggi della natura, della tecnocrazia scientifica che meriterebbero assoluta attenzione e precauzione, ma che si vedono introdotte di soppiatto nella Carta e nelle mozioni, probabilmente anche in maniera scontata ed inconsapevole. Sarebbe, forse, pretendere troppo ad una classe dirigente di questo livello.

La sorprendente incapacità di impostare correttamente, quantomeno, un percorso congressuale non è, quindi, un mero incidente in un partito dalle gloriose tradizioni organizzative.

È la conseguenza della cieca miseria intellettuale di una intera classe dirigente; della sua autoreferenzialità e della sua incapacità a porsi a rappresentare un qualsiasi modello di blocco sociale in grado di garantira una minima coesione ed una minima capacità di pesare nelle dinamiche geopolitiche per quanto deleterie e limitative.

Più che una fase costituente, si sta rivelando sempre più una sua parodia, destinata rapidamente a spegnersi nella continuità e nell’esaurimento di un processo iniziato almeno quaranta anni fa, ma dall’esito allora non interamente segnato.

Non è un caso che gli aneliti di rinnovamento e di allargamento della platea dai quali attingere i futuri gruppi dirigenti si riducano alla fine, leggendo attentamente le mozioni, ad attingere al serbatoio degli amministratori locali.

Una parodia dall’esito scontato ma attraverso un processo che richiederà, paradossalmente, il sacrificio della componente più pragmatica, ma culturalmente del tutto omologata o passiva, la quale ha saputo, nelle proprie esperienze di gestione amministrativa, almeno approfittare di qualche margine di azione consentito da questo appiattimento ed allineamento.

La sconfitta di Bonaccini rappresenta esattamente questo.

Non sarà l’unico fìo da pagare e nemmeno il più pesante.

La mozione di Elly, più delle altre, è soprattutto l’appello che con più fervore urla alla riduzione e al superamento delle disuguaglianze, al raggiungimento dell’equità fiscale, alla rivendicazione dei diritti.

Una enfasi che ha indotto gran parte dei commentatori ad attribuirle audacemente una impronta “socialdemocratica” più che “radical chic”.

Nell’economia di questo scritto si deve purtroppo glissare sull’approfondimento sulle varie accezioni attribuibili al termine di lotta alle disuguaglianze e al conseguimento dei diritti; come pur sulla mancata associazione del termine di equità fiscale a quello di vessazione, attraverso il quale il sistema fiscale colpisce indistintamente dipendenti ed autonomi e sulla mancata associazione al problema della tutela dei salari più bassi di quello dell’appiattimento dei livelli salariali normati e del basso livello di quasi tutte le retribuzioni.

Una connotazione socialdemocratica storicamente più attendibile ad un documento e ad una formazione politica dovrebbe avere il carattere specifico di un nesso stretto e inscindibile tra una politica di normazione dei diritti sociali ed il sostegno ad una politica economica in generale, industriale in particolare, fondata sulla impresa, in particolare la grande impresa e sul ruolo pubblico diretto in economia sul quale plasmare la coesione e il dinamismo di una formazione sociale. Un indirizzo, ma con modalità diverse, riconducibile anche alla connotazione comunista di un movimento.

Nelle mozioni congressuali, in particolare in quello della Schlein, non c’è niente di tutto questo, non ostante le crepe all’ortodossia liberista aperti nella fase trumpiana ed anche nel recente documento sulla sicurezza strategica (NSS) varato da Biden e trattato recentemente su questo blog.

Niente se non la caricatura dell’aperto ed acritico sostegno al piano di riconversione ecologica ed energetica e digitale che si risolve in realtà, nel suo dogmatismo e catastrofismo, in un vero e proprio programma di destrutturazione ed indebolimento non solo del residuo apparato industriale e tecnologico avanzato europeo, ma anche di altri ambiti strategici come l’agricoltura.

Tutta l’enfasi che ammanta le parole d’ordine della redistribuzione, del lavoro sicuro, dell’equità fiscale non porteranno a niente di buono; nel migliore e improbabile dei casi a qualche successo temporaneo, tipico del rivendicazionismo sindacale radicale o sedicente tale.

Si potranno regolare più rigidamente i contratti individuali di lavoro, stabilire per legge i livelli minimi salariali e magari gli standard sanitari, rendere ancora più draconiane, sulla lettera, le normative e le sanzioni fiscali, ma le dinamiche socio-economiche, la struttura economico-industriale e dei servizi, il sistema politico-amministrativo troveranno innumerevoli e fantasiose nuove vie per perpetuare una condizione di sottosalario, di basso reddito e di mercato nero, magari in una condizione di apparente legalità. Potrei citarne io stesso decine di modalità.

Rimarrà l’enorme implicazione politica di una simile impostazione. In mancanza di una questione nazionale e, soprattutto, di una politica di difesa di interesse nazionale unificante, nel migliore dei casi non farà che spingere singoli settori alla autotutela in una visione potenzialmente corporativa e intaccare ulteriormente il già precario tasso di interconfederalità delle politiche sindacali magari sotto la nobile veste di un radicalismo del quale abbiamo conosciuto già, assieme al collaborazionismo, gli esisti sterili e nefasti.

La dirigenza sindacale, con tutto il peggio di cui è capace, navigata com’è e desiderosa di non disperdere l’attuale principale legittimazione legata al riconoscimento reciproco con Confindustria, è in grado di cogliere il pericolo, ma non di contrastare efficacemente l’inerzia innescata da questi indirizzi; un ulteriore passo verso un sindacato compassionevole è ormai maturo.

L’unico aspetto positivo è che la gestione piddina della Schlein, dovesse durare, metterà a nudo l’imbroglio politico che è stato e si è rivelato il M5S (Movimento Cinque Stelle); al prezzo di portarsi, però, la serpe in casa, ma con minori infingimenti.

L’unico fattore che potrebbe prolungarne indefinitamente l’agonia, è il processo accellerato di omologazione del centrodestra ed il suo pericolosissimo avvicinamento politico e diplomatico all’ordine statunitense e all’avventurismo ottuso delle classi dirigenti polacche e baltiche.

Peggio dell’azzardo cialtrone della “buonanima”, ottanta anni fa.

https://www.partitodemocratico.it/wp-content/uploads/Bonaccini_Mozione_A4-1.pdf

https://www.partitodemocratico.it/wp-content/uploads/mozione_schlein_def.pdf

https://www.partitodemocratico.it/wp-content/uploads/PromessaDemocratica-GIANNI-CUPERLO-2023-v8_WEB_paginedoppie.pdf

https://www.partitodemocratico.it/wp-content/uploads/d2fd1f91-96df-4808-8f89-600f3148f3e2

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