“PER NOI E’ UNA QUESTIONE DI VITA O DI MORTE” – Vladimir Putin, di Daniele Lanza con testo dell’intervista a Putin

“PER NOI E’ UNA QUESTIONE DI VITA O DI MORTE” – Vladimir Putin
(13.03.2024)
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Da stamane rimbalzano da un capo ad un altro del web le parole del presidente di Russia nella sua ultima intervista tra le mura del Cremlino (da parte di Ria Novosti).
La quasi totalità delle agenzie di informazione internazionali, a partire dalla Reuters, prontamente riportano nei titoli di testa l’uscita che costerna di più – ossia in merito al possibile utilizzo di armi nucleari da parte di Mosca – cosa che ha un po l’effetto di sviare l’attenzione dal resto del discorso di Putin e quindi sorvolarne il messaggio di fondo (che in realtà è una mano tesa, finchè ancora è possibile).
Procediamo in ordine.
A) Le forze armate di Kiev si trovano nell’oggettiva impossibilità id risolvere il conflitto da sole: non si tratta di materiali (che possono continuare ad arrivare a tempo indeterminato), ma di UOMINI che non si riesce più a coscrivere. A differenza della primavera scorsa nemmeno si annuncia una “grande controffensiva”……per il semplice fatto che non ci sono più le riserve per farne una (piuttosto occorre fare attenzione che non sia la Russia a farla, l’offensiva). La guerra – condotta autonomamente da Kiev – è CONCLUSA, con buona pace di chi ha sostenuto a gran voce l’Ucraina per 2 anni. Cosa che ci porta al punto “B”.
B ) L’unica e sola variante che può alterare l’esito è l’intervento diretto, in forze, di UE/USA/UK, eventualità alla quale Vladimir Putin replica in modo cristallino : in caso l’interferenza con la questione ucraina (che riguarda solo la Russia) dovesse salire di livello, con l’invio di truppe sul campo, le forze russe saranno pronte tanto sul piano convenzionale che quello nucleare. Sul piano convenzionale non c’è da dubitare delle forze armate russe – temprate da 2 anni di guerra terrestre, sanguinosa – che ha visto neutralizzare quasi 400’000 ucraini (la cifra sembrerà alta ai supporter filo ucraini, ma disgraziatamente è autentica).
Putin rimarca con una punta di rammarico – si può sentire – il fatto che ora le forze russe verranno poste al confine con la Finlandia, laddove nemmeno ai tempi della guerra fredda vi erano (la neutralità finlandese fu provvidenziale).
Ora, ammesso che le pacificate, benestanti ed attempate opinioni pubbliche UE siano disposte ad accettare perdite umane pari anche solo ad 1/3 della cifra riportata sopra (senza che i propri governi collassino in successione), allora si passa al livello NUCLEARE….che ci prota al punto “C”.
C ) Putin afferma che non è sua intenzione arrivare a quel punto (e c’è da credergli, poichè in realtà nessuno lo vuole), ma si può al tempo stesso credergli quando dice che lo farà se obbligato perchè è in gioco la sopravvivenza della civilizzazione di cui è a capo: tanti – troppi – tra coloro che leggono, non hanno metabolizzato, recepito, un fatto essenziale…….Russia e Ucraina SONO un’unica civilizzazione, benchè separate da un confine politico amministrativo. Una sola civilizzazione suddivisa in 2 stati (3 aggiungendo la Bielorussia, giustamente). Il confine sulla mappe tra Russia ed Ucraina che ci viene presentato come legittima demarcazione politico-amministrativa, ha un valore diverso nel contesto della storia slavo orientale: in sintesi, ciò che per l’osservatore occidentale è un confine DE JURE tra due differenti stati (secondo il diritto internazionale), costituisce invece solo un labile e mutevole punto di riferimento nella prospettiva della storia politica e culturale slavo orientale, dato che la radice è la medesima (in pratica un confine “leggero”, elastico….che esiste, ma potrebbe anche non esistere affatto, a seconda delle circostanze).
Gli osservatori esterni vedono la guerra in corso in Ucraina come una conflitto tra due nazionalità diverse: quella in corso è invece una grande GUERRA CIVILE. Una guerra civile “sovranazionale” dal momento che le due entità si trovano casualmente demarcate da una linea legale (che in altre ere non sarebbe esistita).
Per la RUSSIA……..questo conflitto, significa sopravvivenza, quanto nessun occidentale riesce a capire, i più obnubilati dalla narrativa dell’aggressione, dell’infrazione del diritto internazionale (il Cremlino in questa guerra non risponde ad un diritto internazionale convenzionalmente concepito, ma ad uno culturale e metastorico: se non si ha la capacità di interfacciarsi con tale logica, allora non sarà possibile trattare con la Russia e si rischia per davvero l’opzione atomica).
D ) Putin si dice “PRONTO AI NEGOZIATI”. Questa è la parte più importante, che i media avrebbero dovuto scegliere per i titoli, anzichè essere accecati dalla parola “nucleare” e metterla in primo piano ottenendo volontariamente o meno di connotare a tinte fosche l’intervista (…).
Il presidente di Russia premette chiaro – come era prevedibile – che quanto è stato annesso in questi anni non tornerà indietro. Può sembrare duro, ma nella logica “economica” della geostrategia è invece naturale: non si restituisce qualcosa che è costata 100’000 vite (e men che meno quando la guerra la sta vicendo). D’altro canto……è una mano tesa. Riflettere su questo.
Il leader di Russia sta – a modo suo – proponendo a chiare lettere di mettere fine ad una collisione che dura da un decennio (quindi sin dal 2014, e deflagrata oltre il limite 2 anni fa) : il paladino dell’etica può storcere il naso, certo, ma il conoscitore della politica internazionale si rende conto invece che tale morale non esiste qui. L’offerta che viene fatta è un REGALO all’Ucraina (considerata l’impossibilità da parte di Zelenskiy di continuare il confronto militare) : l’alternativa è un proseguimento del conflitto che può solo costare al governo di Kiev altre vite ed altre provincie che verrebbero gradualmente conquistate ed assimilate.
Un intervento esterno (UE/US) poi, non farebbe altro che centuplicare il livello di distruzione già esistente adesso, come si è detto all’inizio (il cielo non voglia…)
Conclusione:
Non esistono alternative al negoziato. Occorre a tutti, in primo luogo a Kiev, se vuole ancora esistere sulle carte come stato indipendente e non disgregarsi in qualche partizione geopolitica secolare. Utile anche a Washington a questo punto, nel senso che se lo stato ucraino dovesse capitolare in blocco ed essere annesso o subire distruzioni oltre una determinata soglia………allora CHI ripagherebbe le centinaia di miliardi investiti sinora nel paese ?? (si può giurare che gli anglosassoni su questo tasto sono molto zelanti: pochi ideali di libertà e patria, ma conti e calcolatori alla mano: l’Ucraina al momento è il loro debitore n°1 e in quanto tale devono fare in modo che rimanga in vita, perchè se il tuo debitore scompare per un malore (per metterla così) chi rimane a saldare ? Come recupereranno i 300 miliardi bruciati ? Li domandano ai russi vincitori che issano la loro bandiera di regione in regione ?? (il punto è anche questo).
Fermarsi ORA, adesso……….finchè ancora è possibile. Papa Francesco dal canto suo è stato profetico. Quanto inascoltato.
Anche la cartina in basso circola ormai da molti giorni ed è già stata spiegata qua e là, ma ribadiamo qui:
Il “piano” europeo sarebbe quello di schierare proprie unità lungo il tratto di confine con la Bielorussia, come si vede in basso. La cosa non avverrebbe in veste NATO, dal momento che quest’ultima può attivarsi solamente in caso di attacco di un paese estero all’Alleanza Atlantica (famoso ART. 5): quest’ultima si caratterizza come alleanza DIFENSIVA e non mirata alla risposta militare in assenza di offesa ricevuta (…).
Le unità in questione sarebbero quindi inviate “individualmente” cioè come forze nazionali autonome, ma interconnesse, dai vari paesi partecipanti al cordone e senza alcuna precisa direttiva da seguire (questo l’aspetto più enigmatico e pericoloso) : in parole povere tali forze non dovrebbero nè attaccare (non ne hanno la facoltà) nè fare qualcosa di specifico se non rimanere collocate sul posto in modo da creare un cuscinetto vivente che inibisca una potenziale avanzata russa da nord, partendo dalla Bielorussia, in vista di un possibile sfondamento nella primavera-estate.
L’operazione avrebbe una motivazione concreta immediata: liberare circa 130’000 militari ucraini di guardia al confine bielorusso, per permettergli di essere impiegati verso sud, dove il fronte è in situazione critica, in assenza di uomini (al momento dovrebbero essere schierati solo 9 reggimenti per un totale di 45’000 uomini, se sono aggiornato). In pratica si risolverebbe sul momento la carenza di personale facendo ricorso a tutte le forze disponibili, anche quello al confine bielorusso che non potevano essere tolte da lì: si raschia il fondo del barile.
Tornando tuttavia al punto di prima: la cosa si ottiene schierando un cordone di unità occidentali che hanno l’ordine di rimanere sul posto come se la loro semplice presenza fisica potesse essere un deterrente. Si tratta con ogni probabilità di poche migliaia di elementi (l’UE di certo NON ha 100’000 militari in assetto da combattimento da buttare nella mischia nel giro di pochi mesi), non in grado di respingere alcuna penetrazione russa, se mai dovesse verificarsi………….ma allora a cosa servono ?
L’UE nell’ipotesi di attuare un piano simile pone le basi per potenziali catastrofi. Vero che lo scopo primo non è di combattere al fronte, quanto liberare riserve ucraine che andranno impiegate a sud, ma si tratta comunque di un dispiegamento fisico di unità militari sul territorio di una nazione in stato di GUERRA. Ci si rende conto per un attimo ? Tali unità sebbene “ferme” sono pur sempre militari e quindi identificabili come BERSAGLIO. Possono ritrovarsi in mezzo a situazioni di oggettivo pericolo.
Cosa succede se le forze russe – spinte da qualche circostanza – per davvero penetrano dal confine nord bielorusso, per NULLA inibiti dall’aura di “inviolabilità” dei soldati europei ? Che succede se se li trovano davanti ? Li sorvolano ? Li aggirano…..o ci passano sopra ? (?!?)
Forse che l’UE, consapevole della natura puramente difensiva della Nato, cerca allora un cavillo per dichiarare che la Nato è stata attaccata ? In assenza di un attacco del Cremlino verso un paese dell’alleanza atlantica (che mai ci sarebbe perchè Putin non è stupido) allora cosa fanno ? Fanno in modo di piazzare i propri militari in territorio di guerra, in modo tale che se dovessero essere colpiti si potrà dire che la Russia ha colpito la Nato, potendosi così invocare l’ART. 5 ?
(sorvolando che le unità in questione non si trovano sul posto in veste di forze Nato. Oppure verrebbero considerate tali, retroattivamente ?)
MORALE : se vuoi attaccare briga, ma il tuo opponente non è così stupido da toccarti per primo………allora fai tu in modo che questo avvenga: metti le tue forze in fila sorridenti, proprio davanti alle artiglierie nemiche, aspettando e sperando che una scheggia o un colpo impreciso colpisca uno dei tuoi, dandoti così il pretesto per dichiararti vittima di un incidente ed invocare aiuto (come buttarsi deliberatamente contro una macchina, per fare in modo di rimediare un danno fisico da poter invocare di fronte ad una compagnia di assicurazioni).
Sono molto dispiaciuto per quei poveretti delle forze UE che verranno usati come bersaglio se questo piano venisse attuato. Ed esiste un alto rischio che tutto questo avvenga, perchè Putin nel suo discorso è stato chiaro: NON verrà dato alle forze di Kiev alcun tempo supplementare per riorganizzarsi (solo per negoziare). Nel momento in cui le forze russe rilevino un movimento al confine nord (ovvero la massa di militari ucraina si libera perchè sostituita da poche unità europee di figura)………si metterebbe in moto subito un’azione preventiva (forse un attacco da nord, come 2 anni orsono).
Vedo all’orizzonte un’evoluzione potenzialmente incalcolabile (come i vertici europei nemmeno immaginano, chiusi nelle loro torri d’avorio, convinti che basti la semplice presenza UE a intimorire una superpotenza convenzionale e nucleare spalleggiata dalla CINA……).
Abbiamo leader – mi riferisco a chi è europeo – che vivono tra le nuvole, tra raccolta firme per salvare i delfini e parate LGBTQ, party e meditazioni spirituali……….e non su campi di battaglia con migliaia di mutilati e caduti.
Pensate a reparti olandesi, norvegesi e ITALIANI, sperduti tra le paludi nei pressi di Chernobyl, mentre fischiano missili ipersonici e altre diavolerie tutto attorno (non dico altro).
Bruxelles contro il Cremlino ? Immaginatevi – su un piano di tenuta psicologica – l’Europa arcobaleno del 2024 contro l’Europa Stahlhelm (chiodo prussiano, meglio) del 1914, che fanno a pugni tra loro e avrete un’idea.
PASSO E CHIUDO.

Vladimir Putin: la Russia è su un percorso strategico di sviluppo e non si allontanerà da esso

Интервью Владимира Путина Дмитрию Киселеву

1:37:12

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La cosa più importante è soddisfare le richieste della società, afferma il Presidente russo Vladimir Putin. In un’intervista con il giornalista Dmitry Kiselev, ha parlato dei criteri per un lavoro di successo, degli obiettivi economici e sociali per i prossimi sei anni, del futuro della Russia, delle relazioni con l’Occidente e se si considera un maestro dei destini.
– Vladimir Vladimirovich, quando ha pronunciato il suo discorso, ha figurativamente tirato fuori dalla manica un trilione dopo l’altro. E in questo modo ha proposto un piano per lo sviluppo del Paese che è assolutamente sorprendente: questa è una Russia diversa, con un’infrastruttura diversa, un sistema sociale diverso – beh, proprio il paese dei sogni. Beh, viene voglia di chiedere. Per fare la domanda preferita di Vysotsky: “Dove sono i soldi, Zin?”. Li abbiamo guadagnati?
– Sì , innanzitutto, tutto questo è stato realizzato grazie a un lavoro minuzioso: da parte della comunità di esperti, degli specialisti del governo e dell’amministrazione. Tutto è pienamente in linea con le regole di bilancio e in realtà è piuttosto conservativo. Perché alcuni esperti ritengono che ci dovrebbero essere e ci saranno più entrate, il che significa che avremmo dovuto pianificare più spese, perché questo dovrebbe influire direttamente sulle prospettive di sviluppo economico. Nel complesso, è corretto. Ma nel 2018 abbiamo anche previsto di stanziare altri ottomila miliardi per lo sviluppo dell’economia e della sfera sociale, e poi abbiamo aumentato queste spese. Penso che sia abbastanza probabile che se tutto funziona come dicono gli ottimisti di questo ambiente, che ho detto, gli esperti, allora possiamo, e dobbiamo, e saremo in grado di aumentare queste spese in vari settori.
Президент России Владимир Путин выступает с посланием Федеральному собранию - РИА Новости, 1920, 29.02.2024

E lasciamo che il mondo aspetti: la Russia si prenderà cura di sé.

– Quindi stiamo parlando di un periodo di sei anni?
– Esatto. Stiamo parlando di un periodo di sei anni. Ora stiamo elaborando un bilancio per un periodo di tre anni, per un periodo di pianificazione triennale, come diciamo noi, ma, naturalmente, quando stavamo preparando il messaggio – dico, stavamo preparando il messaggio, perché un intero team stava lavorando – abbiamo proceduto dal fatto che avremmo calcolato le nostre entrate e le nostre spese in quelle aree che consideriamo chiave, prioritarie, per sei anni.
– Tuttavia, ci sono alcuni progetti letteralmente sbalorditivi. Per esempio, l’autostrada Sochi-Dzhubga. Centotrenta chilometri, di cui 90 in galleria e il resto probabilmente in ponte, a giudicare dal paesaggio. Tre miliardi… Un miliardo e mezzo solo nei primi tre anni. E l’autostrada dovrebbe essere idealmente pronta nel 2030. Insomma, quanto di tutto questo è necessario e sarà sufficiente per vincere?
– La gente ha bisogno di questa autostrada. Dopo tutto, le famiglie con bambini non possono raggiungere Sochi in auto. Tutti si fermano da qualche parte vicino a Gelendzhik o Novorossiysk. Perché l’autostrada è molto difficile, una serpentina. Ci sono diverse opzioni di costruzione. Ne discuteremo letteralmente l’altro giorno, nei prossimi giorni. O la facciamo fino a Dzhubga, o la facciamo prima da Dzhubga a Sochi. Alcuni membri del governo suggeriscono di procedere per gradi. Altri ritengono che dovremmo fare tutto in una volta, perché altrimenti ci sarebbe un collo stretto da Dzhubga a Sochi. La prima parte, se si guarda da Novorossijsk, è più o meno decente e la copertura non è male. Ma è molto stretta. E se arriveremo a Sochi come la prima parte, allora in questo piccolo spazio potrebbero esserci degli ingorghi, che ora ci sono abbastanza. In generale, lo stabiliremo. Con gli specialisti. Come, in quali fasi. Ma dobbiamo farlo. È necessario determinare, ovviamente, il costo finale del progetto, per garantire che tutti rimangano nell’ambito di questi piani finanziari. Prima di tutto, gli interessi delle persone. E dell’economia. Lo sviluppo del territorio nel sud del Paese è molto importante.
LIVE: Путин выступает с ежегодным посланием Федеральному собранию

In lineaDiscorso di Putin all’Assemblea federale. Dichiarazioni chiave

– Se possiamo permetterci investimenti di tale portata, significa che il Paese si sta rapidamente arricchendo. Tanto più nelle condizioni della SWO, nelle condizioni di quasi 15.000 sanzioni assolutamente selvagge, e tanto più se ci poniamo il compito di ridurre la povertà, compresa quella delle famiglie numerose. Non è forse troppo audace?
– No. Sentite, quando – se torniamo a questa strada – ho discusso con i membri del governo, beh, come sapete, il Ministero delle Finanze – è sempre così avaro in senso buono, molto conservatore sulle spese, e il Ministro delle Finanze mi ha detto, quasi testualmente, che coloro che non hanno mai viaggiato su questa strada oggi sono contrari alla costruzione di questa strada. E ha ragione, perché, beh, è soprattutto per le famiglie con bambini. Quanto al fatto che stiamo diventando più ricchi o meno, l’economia sta crescendo, questo è un dato di fatto. Ed è un fatto che è stato registrato non da noi, ma dalle organizzazioni economiche e finanziarie internazionali.

Путин: “Минфин – всегда такой в хорошем смысле скупердяй”

0:17

In effetti, in termini di parità di potere d’acquisto, abbiamo superato la Repubblica Federale Tedesca, ne abbiamo preso il posto, siamo la quinta economia del mondo. L’anno scorso l’economia tedesca si è ridotta di uno zero virgola, credo tre decimi di punto percentuale. Noi siamo cresciuti del 3,6%. Il Giappone è cresciuto di una piccola percentuale. Ma se tutto continua a svilupparsi allo stesso ritmo di oggi, abbiamo tutte le possibilità di prendere il posto del Giappone e diventare la quarta economia mondiale. E in una piccola prospettiva, in un futuro non troppo lontano. Ma, e qui dobbiamo essere onesti, oggettivamente c’è una differenza tra le qualità della nostra economia. In termini di parità di potere d’acquisto, cioè in termini di volume, siamo effettivamente quinti ora, e abbiamo tutte le possibilità di prendere il posto del Giappone. Ma la struttura delle loro economie, ovviamente, si confronta con la nostra. E abbiamo ancora molto da fare per garantire una posizione dignitosa non solo in termini di parità di potere d’acquisto, ma anche pro capite. Primo. E la seconda è che la struttura stessa cambi, in modo da diventare molto più efficiente, più moderna, più innovativa. È su questo che lavoreremo. Per quanto riguarda i redditi, in base alla parità di potere d’acquisto, si tratta di un indicatore molto importante. È il volume, la dimensione dell’economia. Significa che lo Stato ha a disposizione fondi attraverso il sistema fiscale a tutti i livelli per risolvere problemi strategici. Questo ci dà l’opportunità di svilupparci come crediamo sia necessario per il nostro Paese.

“Факт, который зафиксирован не нами”: Путин о росте экономики

1:52

– A proposito, lei parla di struttura, della necessità di cambiamenti strutturali nella nostra economia. Ma questo è esattamente ciò che il vostro messaggio prevede, e questo è il compito che vi siete prefissati: che le industrie innovative crescano più velocemente dell’economia media.
– Beh, sì, certo. L’ho già detto: è sulla struttura che dobbiamo lavorare. E molto dipende da essa, il futuro della nostra economia dipende da essa. Il futuro della forza lavoro, l’efficienza, la produttività del lavoro. Ecco uno dei compiti principali di oggi: aumentare la produttività del lavoro, perché con la carenza di lavoratori, di risorse lavorative, abbiamo solo un modo per svilupparci efficacemente, aumentare la produttività del lavoro. Questo, a sua volta, significa che dobbiamo aumentare gli inizi innovativi dell’economia. Diciamo che dobbiamo aumentare la densità della robotizzazione. Oggi abbiamo dieci robot, credo, ogni diecimila lavoratori. Dobbiamo avere almeno mille robot per diecimila lavoratori. Credo che questo sia il caso del Giappone. E per far sì che le persone siano in grado di lavorare con queste nuove attrezzature, non solo di usare la robotica, ma anche altri moderni mezzi di produzione, dobbiamo formarle. C’è un altro problema: la formazione del personale. A questo scopo, abbiamo un’intera direzione, che comprende la formazione ingegneristica. Sicuramente l’avrete notato: abbiamo già lanciato 30 scuole di ingegneria moderna in tutto il Paese e quest’anno ne lanceremo altre 20. E saranno 50. E saranno 50. E abbiamo in programma di lanciarne altre 50 nei prossimi anni. Pertanto, ci muoveremo e ci svilupperemo in questi settori, che sono il futuro del nostro Paese.
Актеры во время акции у здания Европейского парламента в Брюсселе - РИА Новости, 1920, 13.03.2024

Il boomerang è tornato. L’Europa ha calcolato le perdite delle proprie sanzioni

– Ebbene, per porre fine alle sanzioni. Molti hanno espresso l’idea di creare un organismo speciale che si occupi delle sanzioni, della loro riflessione e, in generale, della difesa dalle sanzioni. È prevista una cosa del genere o non ha senso?
– Non c’è bisogno di fare solo. Noi analizziamo – e il governo, la Banca Centrale, il Consiglio di Sicurezza – analizziamo tutto ciò che fanno i nostri nemici. Molte cose non vengono fatte nemmeno per motivi politici o militari, anche se se ne discute, ma semplicemente per motivi competitivi….
– Concorrenza sleale e senza scrupoli.
– Concorrenza sleale con il pretesto di considerazioni politiche o militari. Questo è stato il caso dell’industria aeronautica e di molti altri settori. Ebbene, noi viviamo nel mondo così com’è, ci siamo adattati, abbiamo capito con chi abbiamo a che fare e finora, come si può vedere dai risultati del nostro lavoro, siamo stati abbastanza efficaci.
Выступление Урсулы фон дер Ляйен на сессии Европарламента с ежегодной речью о положении дел в ЕС - РИА Новости, 1920, 05.03.2024

“Blocco totale”: l’Europa chiede la “cancellazione” della Russia

– Ma la perfidia dell’Occidente non si esaurisce con le sanzioni. Ecco una citazione diretta dal suo discorso: “L’Occidente sta cercando di trascinarci in una nuova corsa agli armamenti per logorarci e ripetere il trucco che gli è riuscito negli anni ’80 con l’URSS”. Quanto è grande il nostro margine di sicurezza nelle condizioni di una corsa agli armamenti?
– Dobbiamo fare in modo che per ogni rublo investito nella difesa si ottenga il massimo rendimento. In effetti, in epoca sovietica, nessuno contava queste spese, nessuno, purtroppo, inseguiva l’efficienza. La spesa per la difesa era circa il 13% del PIL del Paese – l’Unione Sovietica. Non farò riferimento alle nostre statistiche, ma a quelle dell’Istituto di Stoccolma (Stockholm International Peace Research Institute). – N.d.T.), l’anno scorso la nostra spesa per la difesa era del 4%, quest’anno è del 6,8%. In altre parole, siamo aumentati del 2,8%. In linea di principio, si tratta di un aumento notevole, ma non è assolutamente critico. Ebbene, nell’Unione Sovietica era del 13%, mentre ora siamo al 6,8%.
Devo dire che le spese per la difesa stimolano l’economia, la rendono più energica, ma ovviamente ci sono dei limiti, lo capiamo. L’eterna domanda – cosa sia più redditizio, le armi o il petrolio – ce l’abbiamo in mente, anche se, ripeto, la nostra moderna industria della difesa è buona in quanto non solo influenza indirettamente le industrie e la produzione civile, ma utilizza anche le innovazioni necessarie per la difesa per produrre prodotti civili. Questo è un aspetto estremamente importante. Ma, prima di tutto, le nostre spese, ovviamente, non sono paragonabili a quelle degli Stati Uniti, sono 800….
Австрийские миротворческие силы НАТО EUFOR - РИА Новости, 1920, 09.03.2024

Agli europei fu ordinato di diventare carne da cannone. Hanno accettato

– Già sotto i 900 miliardi, sì.
– …sotto i 900, beh, 860 – 870 miliardi, sì, non è assolutamente paragonabile alla nostra spesa.
– Penso che sia stato segato lì perché non hanno ipersonico, niente, cos’è…
– Vi spiegherò di cosa si tratta. Il punto è che spendono una quantità enorme di denaro per la manutenzione, e non solo per gli stipendi, ma anche per la manutenzione delle basi in tutto il mondo. E tutto finisce in un buco nero, non si può contare. È lì che viene spesa la maggior parte del denaro. Anche se nella produzione di mezzi di difesa e di armi in generale, anche lì si spende denaro, che è difficile da stimare.
Se si calcola quanto è costato loro, diciamo, il famoso sistema di difesa missilistica, sì, e uno dei componenti principali del superamento della difesa missilistica da parte nostra – Avangard, un missile intercontinentale, un’unità di pianificazione a raggio intercontinentale. Non è paragonabile. E abbiamo sostanzialmente annullato tutto ciò che hanno fatto, tutto ciò che hanno investito in questo sistema di difesa missilistica. Questo è il modo in cui dobbiamo agire, ma naturalmente, senza alcun dubbio, l’economia stessa delle nostre forze armate deve soddisfare le esigenze di oggi.
Погрузка системы противоракетной обороны THAAD в самолет C-17 Globemaster III на авиабазе Fort Bliss в Техасе, США

È impossibile da calcolare. Le “Avanguardie” costrinsero il Pentagono a cambiare tattica

– Vladimir Vladimirovich, la parola “giustizia” è una parola magica per la lingua russa. Lei la usa con molta attenzione, ma nonostante ciò, una volta ha pronunciato questa parola nel suo messaggio. È suonata come un fulmine. Lei ha detto che la distribuzione del carico fiscale dovrebbe diventare più equa in Russia e ha suggerito al governo di pensarci. In che direzione dovremmo pensare?
– La distribuzione di questo carico fiscale dovrebbe essere più equa, nel senso che le società, le persone giuridiche e gli individui che guadagnano di più dovrebbero destinare di più all’erario generale per la soluzione dei problemi nazionali e, soprattutto, per la soluzione dei problemi di riduzione della povertà.
– Un’imposta progressiva?
– Beh, sì, essenzialmente un’imposta progressiva. Non vorrei entrare nei dettagli ora, dobbiamo lavorarci su. E dobbiamo costruire questo sistema in modo che dia davvero un grande ritorno per risolvere, prima di tutto, le questioni sociali e i compiti che lo Stato deve affrontare in questo settore. Abbiamo in programma di ridurre l’onere fiscale, ad esempio, per le famiglie con molti figli, e ci sono molti altri passi da fare in questa direzione.
Президент России Владимир Путин выступает с ежегодным посланием Федеральному собранию - РИА Новости, 1920, 29.02.2024

La nuova élite. Putin ha definito il futuro della Russia

Mi sembra che la società la prenderà in modo assolutamente normale. In primo luogo, e in secondo luogo, l’azienda stessa. Cosa ci chiedono? Ci chiedono di decidere sul sistema fiscale, ma di non toccarlo più, di renderlo stabile. Questa è la richiesta e la domanda più importante delle imprese. È di questo che il governo deve occuparsi nel prossimo futuro e presentare proposte insieme ai deputati della Duma di Stato.
– Vladimir Vladimirovich, imposta progressiva – non spaventeremo nessuno? Avevamo paura di spaventare qualcuno con questa imposta progressiva.
– No, non credo. In linea di principio, abbiamo questo sistema. Anche coloro che erano ardenti sostenitori di questa scala piatta, gli autori di questa scala piatta, ora ritengono che nel complesso siamo maturi per agire in modo molto più selettivo.

“Просят, чтобы мы определились с системой налогообложения” – Путин о требованиях со стороны бизнеса

2:06

– Durante il suo discorso, lei ha ringraziato i suoi colleghi di governo. Questa era la formulazione. Questo significa che il governo Mishustin rimarrà al suo posto in caso di vittoria?
– Tuttavia, dovremmo parlarne dopo le elezioni, dopo che i voti saranno stati contati. Mi sembra che ora sia semplicemente scorretto. Ma nel complesso il governo sta lavorando, come vediamo, i risultati sono evidenti, sono dati oggettivi, sta lavorando in modo abbastanza soddisfacente.

“Работает вполне удовлетворительно” – Путин о правительстве

0:15

– Lei ha parlato di ridurre l’onere fiscale sulle famiglie numerose. In generale, i bambini e la situazione demografica: questi argomenti sono stati molto approfonditi nel suo discorso. In effetti, la questione è piuttosto dolorosa, perché demograficamente la Russia si sta sciogliendo. E l’anno scorso si è registrato un tasso di natalità contrario al record. Ebbene, come sapete, ora…
– Il tasso di natalità, credo sia 1,31 o 1,39….
– 1,39 figli per donna in grado di partorire.
– In età fertile.
– Forse dovremmo idealmente raddoppiare, forse (il coefficiente – NdR) tre, perché questo è letteralmente un disastro per la società. Tuttavia, lei ha proposto un programma su larga scala per sostenere la maternità e questi stimoli demografici. È sicuro che queste misure cambieranno la traiettoria da discendente a ascendente?
– Nel complesso, se procediamo con tutte le misure di sostegno alle famiglie con bambini, prevediamo di spendere fino a 14 mila miliardi di rubli nei prossimi sei anni attraverso vari canali. Si tratta di una cifra enorme. Le aree di sostegno alle famiglie con bambini sono molteplici. A cominciare da quelli sociali generali: costruzione o ristrutturazione di asili, costruzione di nuove scuole, riparazione di quelle vecchie e loro aggiornamento. Sostegno alle donne dalla gravidanza ai 18 anni. Oggi sono quasi 400.000 le donne che ricevono sussidi. Si tratta praticamente di una donna su tre in attesa di un figlio. E più di dieci milioni di bambini ricevono sussidi. È una cosa seria.
Abbiamo continuato il sistema di emissione e fornitura di capitale di maternità. Abbiamo continuato a pagare, ora che la decisione è stata presa, 450.000 rubli per famiglia, se c’è un terzo figlio, per rimborsare un prestito ipotecario. Abbiamo mantenuto le agevolazioni per i mutui ipotecari per le famiglie con bambini. In generale, c’è tutta una serie di aree molto diverse per sostenere le famiglie. E naturalmente, lo avete già detto, si tratta anche della lotta alla povertà, perché, ovviamente, le famiglie con figli sono molto più difficili di quelle senza figli. È comprensibile, i costi sono elevati. Tuttavia, siamo riusciti a fare molto in questo campo. Se guardiamo a 20 anni fa, credo che il 29% della popolazione fosse al di sotto della soglia di povertà. Si tratta di 42 milioni di persone. Ora è il 9,3%, secondo gli ultimi dati. Ma si tratta anche di 13,5 milioni di persone! Certo, è molto. Ovviamente dobbiamo fare di tutto per ridurlo almeno al 7%. E la cifra per le famiglie numerose è più modesta, ma dovrebbe essere aumentata. Ma da dove partiamo quando parliamo di problemi con il tasso di natalità? L’ho già detto molte volte, e lo dicono anche gli esperti. Sono cose oggettive. In particolare, abbiamo avuto due cali molto consistenti del tasso di natalità: durante la Grande Guerra Patriottica, nel 1943-1944. C’è stato un calo analogo subito dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Uno uguale all’altro. Lo stesso calo del tasso di natalità.
Многодетная семья в парке - РИА Новости, 1920, 07.01.2024

“Abbiamo imparato a farlo”. Come risolvere uno dei principali problemi della Russia

È chiaro perché il sistema di sostegno sociale è crollato: per quanto debole fosse nell’URSS, se possiamo parlarne, c’era ancora. E dopo il crollo dell’Unione Sovietica è scomparso quasi completamente. E la povertà ha iniziato a essere totale. Che cosa devo dire? Non ce n’è nemmeno bisogno. In ogni caso, l’orizzonte della pianificazione familiare in questi anni diminuì. E il tasso di natalità diminuì fino agli anni della guerra. Poi c’è stata una ripresa. E ora abbiamo un numero abbastanza elevato di bambini, giovani che tra qualche anno entreranno nell’età adulta e nell’età fertile. E presumiamo che anche i nostri indicatori aumenteranno.
Quello che lei ha detto è una tendenza globale. Sono pochi i Paesi con economie sviluppate che mostrano dinamiche demografiche positive. In tutti gli altri Paesi, tutto sta andando in territorio negativo. Si tratta di un problema complesso legato all’economia e alle priorità di vita delle donne. È meglio non entrare nel merito ora, lasciare che i demografi facciano del loro meglio per dirci e suggerirci le soluzioni. Ma sapete cosa ci mette di buon umore: l’umore della società. Abbiamo il 70% degli uomini e il 72% delle donne che vogliono avere due o più figli, e lo Stato dovrebbe sostenerli. Stiamo pianificando un’ampia serie di misure di sostegno. Devono essere attuate, e lo faremo.
– Tuttavia, Vladimir Vladimirovich, non c’è ancora alcuna certezza che queste misure possano ribaltare la situazione. Alla fine degli anni ’90, come è noto, lei stesso ha raccontato, ha salvato i suoi figli da un incendio, entrando letteralmente in una casa in fiamme al primo piano, e poi si è ricordato che c’erano dei soldi da qualche altra parte. Quel denaro è bruciato nell’incendio. Questo la dice lunga sulle sue priorità. Prima i bambini, poi i soldi. Forse ora dovremmo sputare su tutto, non solo su 14 trilioni di rubli (trilioni di rubli – N.d.T.). E creare un programma che garantisca l’inversione della situazione.
– È necessario guardare al corso degli eventi, come viene chiamato. All’inizio degli anni Duemila abbiamo compiuto una serie di passi nell’area demografica, tra cui l’introduzione del capitale di maternità e una serie di altre misure che hanno avuto un evidente risultato positivo. Questo significa che possiamo raggiungere gli obiettivi normali di cui abbiamo bisogno.
– Vuoi dire che hai esperienza in questo campo?
– Abbiamo esperienza, naturalmente. E grazie a questa esperienza e ad altri sviluppi moderni, dovremmo comunque aspettarci di raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Con l’evolversi degli eventi, modificheremo queste misure o aggiungeremo qualcos’altro alle misure che applicheremo. Per esempio, ora abbiamo dichiarato l’Anno della famiglia e abbiamo un nuovo progetto nazionale chiamato “Famiglia”. Ha elementi che non abbiamo mai usato prima. Ad esempio, 75 miliardi di euro saranno destinati alle regioni in cui il tasso di natalità è inferiore alla media nazionale, soprattutto le regioni centrali della Russia e il Nord-Ovest. Settantacinque miliardi sono una discreta somma di denaro, dobbiamo solo gestirla con saggezza. C’è un’altra componente, come l’assistenza agli anziani, e ci sono altre misure di sostegno. Dobbiamo aumentare il tasso di natalità e la speranza di vita, così stabilizzeremo la popolazione del Paese. Naturalmente, questo è l’indicatore integrale più importante del nostro lavoro di successo. O forse è un lavoro che richiede ulteriore attenzione da parte di tutti i livelli amministrativi e delle autorità.
Прохожие на мосту - РИА Новости, 1920, 28.01.2024

Andiamo nel Nuovo Medioevo!

– Ovunque nel mondo esiste anche un terzo strumento per risolvere i problemi demografici, ovvero l’immigrazione. Di quali cifre possiamo parlare in questo semestre e cosa significa un lavoro sistematico?
– Se parliamo di immigrati per motivi di lavoro, non ne abbiamo così tanti rispetto ad altri Paesi: sono il 3,7% del totale dei lavoratori. Ma si concentrano nelle regioni in cui la vita economica è più attiva, e lì sono, ovviamente, molto più numerosi. Si tratta della regione di Mosca, di Mosca, della regione del Nord-Ovest, di alcune regioni del Nord, dove il livello dei salari è decente. Ma senza dubbio si tratta di un problema che richiede un’attenzione particolare da parte delle autorità locali, regionali e federali.
Ecco cosa vorrei dire. Una cosa molto importante, perché quando attraggono lavoratori immigrati, parlano sempre della necessità di farlo a causa della carenza di manodopera. I nostri imprenditori devono rendersi conto che la situazione per loro in termini di disponibilità di manodopera non cambierà in meglio nei prossimi anni. Dovranno affrontare la carenza di manodopera. Quindi, per risolvere questo problema in modo cardinale, tornando a ciò di cui abbiamo già parlato, dobbiamo aumentare la produttività del lavoro e ridurre il numero di lavoratori nei settori in cui è possibile farlo, ottenendo risultati ancora maggiori grazie all’introduzione di tecnologie moderne. Per farlo, dobbiamo investire in questo ambito e formare il personale. Ne abbiamo già parlato. Questa è la cosa più importante a cui dobbiamo pensare.
Ma in generale, la politica migratoria è uno strumento importante per l’economia. Non è un peccato guardare all’esperienza di altri Paesi. Prima di tutto, ovviamente, dovremmo parlare del rimpatrio dei nostri connazionali. Che cosa sia il rimpatrio e che cosa siano i connazionali è già riflesso nel nostro quadro normativo. Non è necessario ripeterlo in questa sede. Qui dobbiamo parlare di attrarre persone che magari non intendono trasferirsi nella Federazione Russa, ma che in virtù delle loro qualifiche e dei loro talenti in vari settori possono dare un contributo significativo allo sviluppo del nostro Stato e allo sviluppo della Russia. Saremo lieti di attrarre anche queste persone.
Президент РФ Владимир Путин проводит совместную прямую линию с гражданами и большую пресс-конференцию с журналистами в Гостином Дворе - РИА Новости, 1920, 14.12.2023

“La Russia non può esistere senza di essa”: Putin ha fissato un obiettivo per il Paese

Per quanto riguarda i tradizionali immigrati per motivi di lavoro, dobbiamo anche pensare a come prepararli a venire in Russia. Anche con i nostri partner nei Paesi in cui vivono. Ciò significa imparare la lingua russa, le nostre tradizioni, la nostra cultura e così via. Dobbiamo assicurarci che qui si prendano cura di loro e che vengano trattati in modo umano. In modo che si integrino nella nostra società in modo naturale. Tutto questo insieme dovrebbe avere un effetto corrispondente, spero, positivo.
Naturalmente, tutti devono osservare le nostre tradizioni, le leggi della Federazione Russa e, ovviamente, il rispetto delle norme sanitarie e così via è molto richiesto. La sicurezza dei cittadini della Federazione Russa dovrebbe essere al primo posto.
– I russi sono probabilmente la nazione più divisa al mondo. Lei ha avuto una conversazione con i leader russi e uno dei suoi interlocutori ha detto che nella regione di Zaporizhzhya abbiamo scoperto che loro sono russi quanto noi. Si è avuta l’impressione che questo suonasse come una sorta di rivelazione. In generale è vero. Ora stiamo facendo crescere nuove regioni e Odessa, una città russa, è probabilmente una grande speranza anche in questa direzione.
– Certo, la densità di popolazione in queste regioni è sempre stata piuttosto alta – il clima è meraviglioso. Per quanto riguarda il Donbas, si tratta di una regione industrialmente sviluppata. Quanto l’Unione Sovietica ha investito in questa regione, nell’industria mineraria del carbone, nell’industria metallurgica, tutto è di alto livello. Sì, certo, sono necessari investimenti per rendere tutto moderno: la produzione, le condizioni di vita, le condizioni di lavoro delle persone sono state costruite in modo completamente diverso, non come erano un paio di decenni fa.
Per quanto riguarda la Novorossiya, si tratta di una regione con un’agricoltura pronunciata e sviluppata. Qui faremo tutto il possibile per sostenere sia le aree di attività tradizionali sia quelle nuove che si inseriscono organicamente in queste regioni e nel desiderio della gente di svilupparle. E, si sa, la gente del posto ha molto talento. Inoltre, come ho già detto, anche le tasse stanno già affluendo al bilancio federale.
Sì, in questa fase hanno bisogno di aiuto, di sostegno e di essere trainati verso il livello russo tutto repubblicano e tutto federale. Ma guadagneranno soldi, e li guadagneranno molto rapidamente.
Президент России Владимир Путин выступает на церемонии закрытия Всемирного фестиваля молодежи - РИА Новости, 1920, 08.03.2024

Come Ivan Ivanovich e Taras Nikiforovich faranno pace.

– Storicamente, è abbastanza ovvio che i regimi nazisti non si dissolvono da soli, ma scompaiono a seguito di una sconfitta militare; è stato così in Germania, in Italia, in Giappone. Lo stesso sarà ovviamente per il regime nazista di Bandera. E ora stiamo avanzando su tutta la linea del fronte, a giudicare dai rapporti del Ministero della Difesa e dei nostri corrispondenti di guerra. Tuttavia, è stato possibile trovare un modo di combattere in cui le nostre perdite sono minori nell’offensiva che nella difesa. Si tratta cioè di un compito non banale per l’arte della guerra, ma che limita sempre l’offensiva; questa parsimonia è assolutamente giustificata nei confronti dei nostri eroici soldati. Ma sorge la domanda: come avanzare con perdite minime?
– La domanda è chiara e giusta, ma anche la risposta è semplice. Dobbiamo aumentare i mezzi di sconfitta. Il numero e la potenza dei mezzi di sconfitta. Aumentare l’efficienza delle forze e dei mezzi impiegati. L’aviazione tattica e dell’esercito, persino quella strategica. Cioè, ovviamente, in quelle componenti che sono accettabili per conflitti armati di questo tipo. Si tratta di mezzi di sconfitta a terra, tra cui armi di precisione, artiglieria e veicoli blindati. Ci stiamo sviluppando, senza esagerare, a passi da gigante.
– In questa direzione?
– Sì, è quello che succede. Questa è la risposta alla sua domanda. Più potenti e grandi sono i mezzi di sconfitta, meno sono le vittime.
Российские военнослужащие разворачивают флаг России в селе Крынки. Кадр видео

L’Occidente ha una risposta alla domanda “i russi vogliono la guerra”.

– Ma la domanda sorge spontanea: quale prezzo siamo disposti a pagare per l’intero, forse la parola “progetto” non è appropriata, ma per l’intera sfida che siamo costretti ad affrontare storicamente?
– Ogni vita umana è preziosa. Ogni vita. E la perdita di una persona cara in una famiglia, in qualsiasi famiglia, è un dolore enorme. Ma la questione è definire il fatto stesso di ciò che facciamo. Che cosa facciamo? Oggi ci siamo incontrati, avete appena notato, ha detto uno dei partecipanti alla conversazione: abbiamo scoperto con sorpresa che lì ci sono russi come noi. Siamo venuti in aiuto di queste persone. Questa è sostanzialmente la risposta alla nostra domanda. Se oggi abbandoniamo queste persone, domani le nostre perdite potrebbero aumentare di molte volte. E i nostri figli non avranno futuro, perché ci sentiremo insicuri, saremo un Paese di terza o quarta classe. Nessuno ci considererà se non sapremo difenderci. E le conseguenze potrebbero essere catastrofiche per lo Stato russo. Ecco la risposta.

Путин о том, почему Россия пришла на помощь Донбассу

0:45

– Vladimir Vladimirovich, gli americani sembrano parlare di negoziati, di stabilità strategica, ma allo stesso tempo dichiarano la necessità di infliggere una sconfitta strategica alla Russia. La nostra posizione è che siamo aperti ai negoziati. Ma allo stesso tempo, il tempo dei gesti gentili è passato, è finito. Quindi non ci saranno negoziati?
– Non abbiamo mai rifiutato di negoziare.

Путин: “Мы никогда не отказывались от переговоров”

1:07

– Senza gesti, senza compromessi, com’è allora?
– Cercherò di spiegarmi meglio. Quando stavamo negoziando in Turchia, a Istanbul – l’ho già detto molte volte, devo ripeterlo ancora – lo farò. Inoltre, noi e i negoziatori dell’altra parte siamo giunti a un documento, un foglio spesso, in realtà un trattato, una bozza di trattato. L’estratto di questo trattato, che è disponibile, è stato siglato dal capo del gruppo negoziale ucraino, il signor Arahamiya (il politico ucraino David Arahamiya – N.d.T.). L’ha fatto lui, c’è la sua firma. È qui nella nostra amministrazione. Ma poi si sa, come lo stesso Arahamiya ha detto pubblicamente al mondo, anche in un incontro con i giornalisti, anche stranieri, che l’ex primo ministro britannico Johnson è venuto e li ha dissuasi dal firmare finalmente e, di conseguenza, dall’attuare questo accordo. E il tema che lei ha appena citato, ovvero che la Russia deve essere sconfitta sul campo di battaglia.
Военнослужащие отдельной инженерной бригады Центрального военного округа (ЦВО) в Авдеевке - РИА Новости, 1920, 12.03.2024

Vinceremo un’altra volta: l’Occidente riconosce l’inevitabilità dell’abdicazione dell’Ucraina

Siamo pronti per i negoziati? Sì, siamo pronti, ma solo pronti a negoziare, non sulla base di alcuni desideri dopo l’uso di psicofarmaci, ma sulla base delle realtà che si sono sviluppate, come si dice in questi casi, sul terreno. Questa è la prima cosa.
In secondo luogo, ci è già stato promesso molte volte – ci è stato promesso di non espandere la NATO a est – e poi li avremmo visti ai nostri confini. Hanno promesso, senza entrare nella storia, che il conflitto interno in Ucraina sarebbe stato risolto pacificamente, politicamente. Come ricordiamo, sono venuti a Kiev tre ministri degli Esteri: Polonia, Germania e Francia. Hanno promesso che sarebbero stati garanti di questi accordi. Un giorno dopo c’è stato un colpo di Stato. Hanno promesso di rispettare gli accordi di Minsk e poi hanno annunciato pubblicamente che non avrebbero mantenuto queste promesse, ma si sono presi solo una pausa per armare il regime banderita in Ucraina. Ci hanno promesso molte cose, quindi le promesse da sole non bastano. È ridicolo da parte nostra negoziare ora solo perché stanno finendo le munizioni.
Люди на фоне флага России - РИА Новости, 1920, 08.03.2024

Un secolo di guerre è in arrivo: la Russia può evitarlo

Siamo pronti, tuttavia, a una conversazione seria e vogliamo risolvere tutti i conflitti, e a maggior ragione questo conflitto, con mezzi pacifici.
Ma dobbiamo capire chiaramente e distintamente che questa non è una pausa che il nemico vuole prendere per il riarmo, ma una conversazione seria con garanzie per la sicurezza della Federazione Russa. E conosciamo le varie opzioni che vengono discusse. Conosciamo le carote che ci verranno mostrate per convincerci che è arrivato il momento. Vogliamo, lo ripeto ancora una volta, risolvere tutte le controversie, e questa controversia, questo conflitto, con mezzi pacifici. E siamo pronti a farlo. Vogliamo farlo. Ma dovrebbe essere una conversazione seria con la sicurezza della parte avversa. In questo caso, a noi interessa soprattutto la sicurezza della Russia, della Federazione Russa. Procederemo da questo punto di vista.

– Vladimir Vladimirovich, credo che stiamo cercando di essere un po’ troppo nobili. Non si scoprirà che ci inganneranno ancora una volta? E noi ci consoleremo con il fatto che siamo onesti, che ci hanno ingannato, che è nostro destino rimanere sempre degli stupidi. Ma da quando, negli anni ’90, gli americani si sono fatti coniare le medaglie per aver vinto la Guerra Fredda, tutti questi decenni sono stati decenni di grandi bugie. Come possiamo anche solo sperare che vadano a stipulare finalmente un trattato onesto con noi, che rispetteranno e con garanzie per noi? Come potete stare con loro? Credete davvero che una cosa del genere sia possibile?
– Odio dirlo, ma non mi fido di nessuno. Ma abbiamo bisogno di garanzie. E le garanzie devono essere esplicite, devono essere garanzie di cui saremmo soddisfatti e in cui crederemmo. È di questo che stiamo parlando. Ma ora è probabilmente prematuro parlare pubblicamente di ciò che potrebbe essere. Ma di certo non ci lasceremo trascinare da ipotesi vuote.

“Я никому не верю” – Путин о гарантиях для России от Запада

0:36

– Temo che lei sarà citato in modo espansivo. Non si fida di nessuno, o in questo caso si riferisce ai partner occidentali quando dice di non fidarsi di nessuno?
– Preferisco essere guidato dai fatti, piuttosto che dai buoni auspici e dai discorsi su come ci si possa fidare di tutti. Vedete, quando si prende una decisione a questo livello, il grado di responsabilità per le conseguenze della propria decisione è molto alto. Per questo non faremo nulla che non sia nell’interesse del nostro Paese.
Вид на Московский Кремль с Большого Каменного моста - РИА Новости, 1920, 28.02.2024

Il New York Times ha dato ragione a Mosca

– Cosa è successo a Macron? Ha perso la testa? Sta per mandare le truppe francesi a combattere il nostro esercito, sembra un gallo da combattimento gallico, spaventando così tutti gli europei. Come reagiamo a questo?
– Il fatto è che i militari dei Paesi occidentali sono presenti in Ucraina da molto tempo, anche prima del colpo di Stato, e dopo il colpo di Stato il loro numero si è moltiplicato. Ora sono presenti direttamente, sotto forma di consiglieri, sono presenti sotto forma di mercenari stranieri e subiscono perdite. Ma se parliamo di contingenti militari ufficiali di Paesi stranieri, sono sicuro che non cambierà la situazione sul campo di battaglia. Questa è la cosa più importante. Così come la fornitura di armi non cambia nulla.
In secondo luogo, ciò potrebbe portare a gravi conseguenze geopolitiche. Perché se, ad esempio, le truppe polacche entrano nel territorio dell’Ucraina per, come sembra, coprire il confine ucraino-bielorusso, diciamo, o in altri luoghi per liberare i contingenti militari ucraini per partecipare alle operazioni di combattimento sulla linea di contatto, penso che le truppe polacche non se ne andranno mai. Beh, io credo di sì. Perché vorranno tornare… Sognano e vedono, vogliono restituire quelle terre che considerano storicamente loro e che sono state tolte loro dal padre delle nazioni, Joseph Vissarionovich Stalin, e date all’Ucraina. Le rivogliono, ovviamente. E se le unità ufficiali polacche vi entrano, difficilmente se ne andranno. Ma anche altri Paesi che hanno perso parte dei loro territori a causa della Seconda guerra mondiale potrebbero seguire l’esempio. E penso che le conseguenze geopolitiche per l’Ucraina, anche dal punto di vista della conservazione della sua statualità nella sua forma attuale, si presenteranno in tutta la loro gloria e in piena fioritura.

Путин о возможности распада Украины

3:15

– Se torniamo a Macron, forse ha deciso di vendicarsi in questo modo della Russia per il fatto che gli abbiamo “pestato la coda” in Africa, e che lì abbiamo dovuto “stare a guardare e avere paura”? Forse non si aspettava che fossimo così attivi?
– Sì, credo che ci sia del risentimento. Ma quando eravamo in contatto diretto con lui, siamo stati abbastanza franchi su questo argomento. Non siamo andati in Africa e non abbiamo spremuto la Francia da lì. Ma il problema è diverso. Questo famigerato gruppo Wagner. Prima ha realizzato una serie di progetti economici in Siria, poi si è spostato in altri Paesi dell’Africa. Il Ministero della Difesa li ha sostenuti, ma solo sulla base del fatto che si trattava di un gruppo russo, niente di più.
Президент Франции Эммануэль Макрон во время пресс-конференции по итогам встречи по поддержке Украины в Париже - РИА Новости, 1920, 27.02.2024

Macron ha deciso di entrare in guerra con la Russia, dopotutto

Non abbiamo spremuto nessuno. È solo che i leader africani di alcuni Paesi erano d’accordo con gli operatori economici russi, volevano lavorare con loro, e non volevano lavorare con i francesi per alcuni aspetti. Non è stata nemmeno una nostra iniziativa, ma dei nostri amici africani. Ma non si capisce perché dovremmo sentirci offesi a questo proposito. Se uno Stato indipendente vuole sviluppare relazioni con i suoi partner di altri Paesi, compresa la Russia, vuole sviluppare relazioni con la Russia… Non abbiamo toccato loro, gli ex colonizzatori francesi in questi Paesi. Ebbene, sì, lo dico anche senza ironia, perché in molti Paesi in cui la Francia è stata storicamente una metropoli, non vogliono proprio avere a che fare con loro. Non ha nulla a che fare con noi. Probabilmente è più comodo offendersi con qualcuno senza vedere i propri problemi. Forse una reazione così brusca, piuttosto emotiva da parte del presidente francese, è anche legata a ciò che sta accadendo in alcuni Stati africani. Anche se conosco altri Paesi africani che sono tranquilli riguardo alla presenza francese e dicono che sì, siamo pronti a lavorare con loro, ma in alcuni Paesi non vogliono, ma noi non abbiamo nulla a che fare con questo, non stiamo istigando nessuno lì, non stiamo mettendo nessuno contro la Francia. Non ci poniamo tali compiti.
A dire il vero, non abbiamo compiti statali e nazionali al livello dello Stato russo. Siamo solo amici con loro, tutto qui. Loro vogliono sviluppare le relazioni con noi. Bene, per carità, e noi li incontriamo a metà strada. Non c’è nulla da offendere.
Президент Украины Владимир Зеленский и президент США Джо Байден во время встречи на полях саммита НАТО в Вильнюсе - РИА Новости, 1920, 13.03.2024

La posta in gioco si sta alzando. Gli alleati di Kiev stanno considerando una mossa radicale

– Ora in Francia si dice che non ci sono più linee rosse in relazione alla Russia, nulla è impossibile e tutto è possibile. E in generale vogliono parlare con noi in qualche modo sulla base dell’equilibrio di potere, e sentiamo tutto dalla Francia, dall’Occidente e dalla Lituania. In generale, è un coro, non esile, ma ostile. Forse anche noi dovremmo optare per una soluzione non convenzionale e a un certo punto invitare e chiedere aiuto ai due milioni di soldati nordcoreani, per esempio, in cambio del nostro ombrello nucleare su metà della penisola coreana? Perché no?
– In primo luogo, la Repubblica Popolare Democratica di Corea ha un proprio ombrello nucleare. Non ci hanno chiesto nulla. Questa è la prima cosa. In secondo luogo, in linea di principio, come possiamo vedere oggi, sulla base dei risultati di ciò che sta accadendo sul campo di battaglia, stiamo affrontando i compiti che ci siamo prefissati. Per quanto riguarda gli Stati che dicono di non avere linee rosse nei confronti della Russia, dovrebbero capire che la Russia non avrà linee rosse nemmeno nei confronti di questi Stati.
E i piccoli Stati europei? In primo luogo, li trattiamo tutti con rispetto, a prescindere da tutto. In secondo luogo, quando questi piccoli Stati chiedono una politica più dura nei confronti della Russia e alcune misure estreme, tra cui l’introduzione di truppe e così via, sono ancora quegli Stati, e lo capiscono, che non sentiranno le conseguenze delle loro dichiarazioni provocatorie. Ma quelli che possono sentirne le conseguenze, si comportano in maniera molto più contenuta. E giustamente.
Президент Франции Эммануэль Макрон - РИА Новости, 1920, 04.03.2024

La guerra della Francia con la Russia sarà una nuova disgrazia

– E tutti questi balli della Germania con Taurus, (il cancelliere tedesco Olaf – NdR) Scholz dice che non forniamo (missili. – NdR). Ci sono forze che insistono per fornire Taurus all’Ucraina. Gli inglesi si stanno facendo avanti con la loro iniziativa, diciamo di transitare attraverso l’Inghilterra, siamo pronti a inviarlo. L’obiettivo è il ponte di Crimea. I generali tedeschi stanno già pianificando le operazioni, come abbiamo sentito, non solo sul ponte di Crimea, ma anche sulle basi militari, come si dice, in profondità nel territorio russo. Alcuni dicono già che questi missili potrebbero colpire il Cremlino. In genere non sono molto radicati nei loro sogni, vero?
– In primo luogo stanno fantasticando, si stanno incoraggiando da soli. In secondo luogo, stanno cercando di intimidirci. Per quanto riguarda la Repubblica Federale di Germania, ci sono problemi costituzionali. Dicono giustamente: “E se questi Taurus entrano in quella parte del ponte di Crimea, che, ovviamente, anche secondo i loro concetti è territorio russo – questa è una violazione della Costituzione della Repubblica Federale di Germania”. Il fatto è che l’opposizione nella RFT si sta comportando in modo ancora più aggressivo. Vedremo su cosa si metteranno d’accordo, stiamo seguendo la questione da vicino.

“Себя подбадривают”. Путин об угрозах офицеров ФРГ ударить по Крымскому мосту

0:26

Usano questi missili britannici e americani. Non cambia la situazione sul campo di battaglia. Sì, ci danneggiano e basta, ovviamente. Questo è ovvio. Ma in sostanza, questo non cambia il corso delle ostilità e le conseguenze che inevitabilmente ne derivano per la parte opposta. Ora sentiamo cosa hanno nella stessa RFT. Sia i vostri canali, sia quelli stranieri, sia quelli tedeschi mostrano quanto le loro attrezzature siano in uno stato difettoso, quanto necessitino di miglioramenti, ammodernamenti e così via. Lasciateli lavorare.
Come hai giustamente detto, ci sono alcune cose a cui devono pensare. I più intelligenti ci penseranno.

“Это не меняет хода боевых действий” – Путин об отправке западных ракет на Украину

2:23

– Ma i nuovi membri della NATO, Finlandia e Svezia, cosa hanno scambiato? Il ministro degli Esteri svedese Tobias Billström ha improvvisamente dichiarato ai turchi che la Svezia è contraria alle basi NATO sul territorio svedese. Che c’è, non si sono resi conto di dove sono entrati a far parte? Che fine hanno fatto?
– Dovreste chiederlo a loro, non lo so. Avevamo relazioni abbastanza buone, stabili, con questi Paesi. E penso che abbiano beneficiato maggiormente della loro neutralità, perché offre alcuni vantaggi: almeno come piattaforma negoziale per ridurre le tensioni in Europa. Con la Finlandia avevamo relazioni perfette. Semplicemente perfette. Non avevamo alcuna rivendicazione reciproca, soprattutto territoriale, per non parlare di altre aree. Non avevamo nemmeno truppe, abbiamo rimosso tutte le truppe da lì, dal confine russo-finlandese. Perché lo hanno fatto? Secondo me, per ragioni puramente politiche, probabilmente volevano far parte del club occidentale, sotto una sorta di ombrello. Perché l’hanno fatto? Francamente non lo capisco. È un passo assolutamente insensato dal punto di vista della garanzia dei propri interessi nazionali. Tuttavia, è una decisione che spetta a loro. È quello che hanno deciso. Ma noi non avevamo truppe lì, ora le avremo. Non avevamo sistemi di difesa, ora li avranno. Perché? Le nostre relazioni economiche erano molto buone. Usavano il nostro mercato, noi compravamo molto da loro. Cosa c’è di male? Ma ora la situazione cambierà. Con i loro numerosi prodotti su altri mercati, non sono davvero necessari. Il nostro è poco rifornito. Non capisco.
Si tratta di una cosa banale, ma nonostante ciò, negli ultimi anni, sia a Helsinki che, a maggior ragione, nelle zone di confine della Finlandia, i rubli russi erano accettati, anche a Helsinki, nei grandi supermercati. Con i rubli si poteva acquistare qualsiasi merce. Tutte le pubblicità sono in russo, ovunque.
Здание Пентагона - РИА Новости, 1920, 01.03.2024

Il Pentagono conferma che Macron ha ragione: la NATO dovrà entrare in guerra con la Russia

– In questo momento, le terre di confine sono in bancarotta.
– Sì, sì, sì, sì, ma cosa sto dicendo? È dall’altra parte. Da un punto di vista economico, la situazione è molto buona. I prezzi degli immobili hanno tenuto abbastanza bene. Da un punto di vista economico, è stato un bene, ma a quanto pare ci sono state forze, beh, piuttosto conservatrici di destra, nazionaliste, che non hanno gradito molto questo riavvicinamento alla Russia. Alcuni pensavano addirittura che fosse eccessivo. Perché i russi sono lì a comprare case, appartamenti, e perché qui è tutto in russo? A livello interno – non credo nemmeno, che so, che a livello interno sia nata questa russofobia. Forse alcune forze politiche all’interno del Paese hanno deciso di sfruttare questa sorta di pregiudizio interno. Forse. L’insieme di questi fattori ha portato a questa decisione. Credo di sì, ma non posso esserne sicuro al 100%. In ogni caso, non migliora in alcun modo la situazione della sicurezza. Sia nelle relazioni bilaterali che in Europa nel suo complesso.
– Nel frattempo, negli Stati Uniti, la corsa alle elezioni presidenziali è in pieno svolgimento. Non è senza di voi. Siete invisibilmente coinvolti, poiché ognuno dei candidati dei partiti repubblicano e democratico vi cita nei suoi discorsi e nelle sue argomentazioni. In generale, sembra che voi non abbandoniate le pagine dei giornali e i titoli dei notiziari televisivi e che siate un argomento nella campagna elettorale di tutti. E voi state aggiungendo benzina al fuoco.
– Come?
 Дональд Трамп во время предвыборного митинга - РИА Новости, 1920, 04.03.2024

Le sorprese non possono essere evitate. Come si svolgeranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti

– Dire che uno dei candidati è preferibile per noi. Ma se, di fatto, un presidente straniero dice che uno dei candidati di un altro Paese è preferibile, si tratta di una classica interferenza elettorale. In generale, fino a che punto interferite nelle elezioni americane dicendo che Biden è preferibile per noi? E in generale, fino a che punto è vero? Si tratta di trolling o di cosa si tratta in generale?
– No, sapete, vi dirò una cosa che vi dimostrerà che non cambia nulla nelle mie preferenze qui. Uno. Numero due: non interferiamo in alcun modo in nessuna elezione. E come ho detto più volte, lavoreremo con qualsiasi leader che goda della fiducia del popolo americano, degli elettori americani. Ma c’è una cosa curiosa: nel suo ultimo anno di presidenza, Trump, l’attuale candidato alla presidenza, mi ha rimproverato di essere un simpatizzante di Biden. È successo qui più di quattro anni fa. È quello che mi ha detto in una delle conversazioni – vuoi che vinca Sleepy Joe, beh, scusami, lo dirò come ha fatto lui, è solo un discorso diretto, in modo che vinca Sleepy Joe. È quello che mi ha detto quando era ancora presidente. E poi, con mia grande sorpresa, ha iniziato a essere molestato perché presumibilmente lo abbiamo sostenuto come candidato. Beh, è semplicemente assurdo.
Кандидат в президенты от Республиканской партии, бывший президент США Дональд Трамп - РИА Новости, 1920, 05.03.2024

Trump è a un passo dalla vittoria o dall’assassinio

Per quanto riguarda la situazione elettorale odierna, sta diventando sempre più incivile. Non vorrei fare alcun commento in merito. Ma, cosa assolutamente ovvia per tutti, il sistema politico americano non può pretendere di essere democratico in tutti i sensi.
– In generale, ad essere onesti, la sua preferenza per Biden mi sembra piuttosto strana. Dopo tutto, nel 2011 Biden è venuto a Mosca e l’ha convinta a non candidarsi alla presidenza. Ricorda quella storia? L’ha raccontata allora, incontrando l’opposizione russa a Spaso House. E Garry Kasparov* ha scritto che Biden ha raccontato questa storia, che è venuto alla Casa Bianca russa per vedere il primo ministro Putin e lo ha dissuaso in tutti i modi possibili di andare alla presidenza, altrimenti avrebbe organizzato una primavera araba qui. Quindi Biden non era molto affezionato a lei all’epoca. Lei ha un duello storico con lui. Oppure l’ha già avuto, in qualche modo…
– A dire il vero, in qualche modo non ci ho fatto molto caso.
– Non ci stavi nemmeno facendo caso?
– Nessun duello.
Баннер Центральной избирательной комиссии со слоганом президентских выборов на улице Новосибирска - РИА Новости, 1920, 07.02.2024

“Mini rivoluzione arancione”: l’Occidente ha i suoi piani per le elezioni russe

– Quindi per lui era una cosa seria, ma per lei no?
– Questo è esattamente il segno di un intervento.
– Questa è un’interferenza palese al 100%.
– Nei nostri processi politici interni. E abbiamo detto molte volte, e io ho detto molte volte, che non permetteremo a nessuno di farlo.

Путин о вмешательстве в выборы в США

2:48

– Ebbene, se ci allontaniamo dall’interferenza delle battaglie pre-elettorali, in realtà l’escalation continua. E l’impressione è che entrambe le superpotenze – Russia e Stati Uniti – stiano giocando a quello che in America si chiama il gioco del pollo. Quando i polli volano, si attaccano l’un l’altro. E laggiù è un gioco in cui i ragazzi in auto si scontrano con le teste degli altri e chi sterza per primo. Sembra che nessuno sterzerà per primo. Quindi la collisione è inevitabile?
– Perché? Gli Stati Uniti hanno annunciato che non introdurranno truppe. Sappiamo cosa sono le truppe americane in territorio russo, sono interventiste. È così che le tratteremo, anche se dovessero apparire in territorio ucraino. Loro lo capiscono. Vi ho detto che Biden è un uomo, un rappresentante della scuola politica tradizionale, e questo è confermato. Oltre a Biden, ci sono abbastanza altri specialisti nella sfera delle relazioni russo-americane e della moderazione strategica. Perciò non credo che qui si vada a parare su tutto, ma siamo pronti. Ho detto molte volte che per noi è una questione di vita o di morte, mentre per loro si tratta di migliorare la loro posizione tattica nel mondo in generale e in Europa in particolare, di preservare il loro status, il loro status tra i loro alleati. Anche questo è importante, ma non quanto lo è per noi.
Президент США Джо Байден - РИА Новости, 1920, 09.03.2024

Biden ha dichiarato guerra su due fronti

– È interessante che lei abbia detto che siamo pronti. Il filosofo Alexander Dugin, esperto di geopolitica, invita direttamente e praticamente a prepararsi a una guerra nucleare. E quanto più siamo preparati, tanto minore sarà la probabilità di una tale guerra, dice Alexander Dugin. Ma come possiamo essere pronti? Siamo davvero pronti per una guerra nucleare?
– Da un punto di vista tecnico-militare, ovviamente, siamo pronti. Li abbiamo permanentemente in posizione, permanentemente in uno stato di prontezza al combattimento. Questa è la prima cosa, e la seconda, anch’essa universalmente riconosciuta, è che la nostra triade, la triade nucleare, è più moderna di qualsiasi altra triade. Noi e gli americani abbiamo solo questa triade. E qui abbiamo fatto molti più progressi. Abbiamo una componente nucleare più moderna. Nel complesso, abbiamo circa la parità in termini di portaerei e cariche, ma la nostra è più moderna. Tutti lo sanno, gli esperti lo sanno. Ma questo non significa che dobbiamo misurarci con il numero di vettori e di testate. Ma è necessario saperlo. E coloro che devono saperlo, ripeto, gli esperti, gli specialisti e i militari, lo sanno molto bene. Stanno definendo i compiti per aumentare questa modernità e novità, e hanno un piano corrispondente. Lo sappiamo anche noi. Stanno sviluppando tutte le loro componenti. E anche noi. Ma questo non significa che, a mio avviso, siano pronti a scatenare una guerra nucleare domani. Vorrebbero farlo, ma non è questo il modo di farlo. Noi siamo pronti.
Военнослужащие Центрального военного округа ведут боевую работу на специальном бронепоезде Енисей на Краснолиманском направлении СВО - РИА Новости, 1920, 07.03.2024

La Russia ha bisogno di una militarizzazione totale

– Forse, per essere più convincenti, a un certo punto potremmo condurre dei test nucleari. Dopo tutto, non abbiamo restrizioni internazionali in merito.
– Esiste un trattato che vieta questo tipo di test. Ma, purtroppo, gli Stati Uniti non hanno ratificato questo trattato. Pertanto, per mantenere la parità, abbiamo ritirato la ratifica. Poiché il trattato non è stato ratificato dagli Stati Uniti, non è entrato definitivamente in vigore perché non ha ricevuto il numero necessario di ratifiche. Ciononostante, stiamo aderendo a questi accordi. Sappiamo però che gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di condurre tali test. A cosa è dovuto? Il motivo è che quando compaiono nuove testate, alcuni esperti ritengono che non sia sufficiente testarle solo su un computer, ma che debbano essere testate in prima persona. Queste sono le idee che circolano in certi ambienti negli Stati Uniti. Ne siamo al corrente. E stiamo anche osservando. Se conducono questi test, non lo escludo, non necessariamente, ne abbiamo bisogno, non ne abbiamo bisogno, dobbiamo ancora pensarci, ma non escludo che possiamo fare lo stesso.
– Siamo tecnicamente pronti?
– Siamo sempre pronti. Voglio che sia chiaro. Non si tratta di armi convenzionali, ma di un tipo, di un ramo delle forze armate che è costantemente pronto al combattimento.
Президент США Джо Байден - РИА Новости, 1920, 06.03.2024

Gli americani ci minacciano con una guerra nucleare e allo stesso tempo chiedono un dialogo

– Vladimir Vladimirovich, ma comunque, nei momenti difficili dello scorso anno al fronte, in relazione a Kharkiv o Kherson, ha avuto qualche pensiero sulle armi nucleari tattiche?
– Perché? Nonostante il fatto che, su suggerimento degli allora comandanti di questo gruppo, decidemmo di ritirare le nostre truppe da Kherson, questo non significava che il nostro fronte stesse crollando lì. Non c’era niente del genere e niente di simile. È stato fatto semplicemente per non incorrere in perdite inutili tra il personale. Tutto qui. Questo era il motivo principale, perché nelle condizioni delle operazioni di combattimento, quando era impossibile rifornire completamente il raggruppamento situato sulla riva destra, avremmo subito inutili perdite di personale. Questo è stato il motivo della decisione di trasferirsi sulla riva sinistra.
E la correttezza di questa scelta è stata confermata da ciò che il comando ucraino ha cercato di fare in alcune zone della riva sinistra – nello stesso villaggio di Krynki. Hanno gettato la loro stessa gente in un tritacarne, tutto qui. Ultimamente hanno corso a piedi nudi, nel senso letterale del termine. Letteralmente. Hanno cercato di portare lì le munizioni con motoscafi e droni. Che cos’è? Che cos’è? È solo un massacro, viene solo mandato al macello.
Флаг на здании посольства США в Москве - РИА Новости, 1920, 17.02.2024

Minaccia nascosta: gli Stati Uniti temono Darth Putin e la sua Morte Nera

Una volta ho chiesto al Capo di Stato Maggiore, beh, non c’è nulla di segreto qui. Ho detto: ascolta, chi pensi che prenda queste decisioni dall’altra parte? Qualcuno, colui che prende la decisione, non si rende conto che sta mandando la gente a morte certa? Lui: lo sanno. Io dico: beh, chi prende la decisione, perché lo fa? Non ha senso. Non ha senso da un punto di vista militare. E io: “Da quale punto di vista? Beh, non lo so, i vertici politici probabilmente dicono, sulla base di considerazioni politiche, che hanno qualche possibilità di sfondare la nostra difesa, qualche possibilità di ottenere denaro aggiuntivo, riferendosi al fatto che hanno una testa di ponte sulla riva sinistra, qualche possibilità di presentare magnificamente la loro posizione alle riunioni internazionali. La squadra è passata, tutti i capi più bassi cedono automaticamente.
Tra l’altro, i prigionieri che sono stati catturati lì e si sono arresi, dimostrano che non sapevano nemmeno in che tipo di situazione si stavano cacciando. Diciamo che le nuove unità li buttano lì e dicono: lì c’è una difesa stabile, andate avanti, continuate, aiutate. Non riuscirono nemmeno a raggiungere la riva sinistra.
– Tragedia.
– Naturale, dal loro punto di vista, assolutamente. Allora perché abbiamo bisogno di usare mezzi di distruzione di massa? Non c’è mai stata questa necessità.
– Quindi l’idea non le è mai venuta in mente?
-No, perché? Ma le armi esistono per essere usate. Abbiamo i nostri principi. Essi dicono che siamo pronti a usare le armi, comprese quelle che lei ha citato, se si tratta dell’esistenza dello Stato russo o di danni alla nostra sovranità e indipendenza. La nostra strategia prevede tutto, non l’abbiamo cambiata.

“Необходимости не было такой никогда” – Путин о применении средств массового поражения

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– Vladimir Vladimirovich, quando il presidente uscente Eltsin le propose di candidarsi alla presidenza, la sua prima reazione fu: “Non sono pronto”.
– Esatto. È un discorso diretto.
– Da allora ha subito una grande evoluzione. Se dovesse scrivere un telegramma a se stesso in quel periodo, quale sarebbe il testo?
– È come se uno yankee si trovasse alla corte di Re Artù o qualcosa del genere. È impossibile rispondere a questa domanda, perché la domanda è stata posta in quel momento, nel contesto storico ed economico in cui si trovava il Paese, nella situazione politica interna in termini di sicurezza interna. E tutto questo insieme mi ha portato alla risposta che ho dato: “Non sono pronto per questo”. E non perché avessi paura di qualcosa, ma perché la portata dei compiti era enorme e il numero di problemi cresceva ogni giorno come una palla di neve. Quindi l’ho detto sinceramente. E non perché, ripeto, avessi paura di qualcosa. Ma perché penso di non essere pronto a risolvere tutti questi problemi. E Dio non voglia che io faccia qualcosa di peggio. Ecco di cosa si trattava. Quindi ho detto con assoluta sincerità. E se dovessi tornare indietro, direi di nuovo la stessa cosa.
Президент России Владимир Путин - РИА Новости, 1920, 06.04.2023

Un ufficiale dei servizi segreti statunitensi colpito da un tratto del carattere di Putin

– Qual è stato il fattore decisivo? Alla fine ci sei andato tu.
– Probabilmente le conversazioni con Boris Nikolaevich. Soprattutto, dopo tutto, cosa mi disse allora? Ha detto: “Va bene, va bene, va bene, capisco. Torneremo su questo argomento”. E ci siamo tornati più volte. Alla fine disse: “Sono un uomo esperto, so cosa sto facendo, cosa sto proponendo”. Beh, mi ha detto anche altre cose. Deve essere scomodo lodare me stesso – beh, lui ha detto parole così positive. Più tardi lo confermò di nuovo, in modo così positivo. Non ne parlerò ora. E quando il lavoro è iniziato, è stato completamente diverso. Sapete, quando si lavora, si pensa: hai bisogno di questo, di questo, di questo adesso, di questo domani, e così via. Quando si è coinvolti nel lavoro, è una storia completamente diversa.
– Non c’è più tempo per avere paura.
– Non è una questione di paura, ma di comprensione e di capacità di risolvere questi problemi. Vi ricordate com’era il 1999 – nell’economia, nel settore della sicurezza, in tutto. Nella finanza.
Митинг у тюрьмы Матросская тишина 9 мая 1992 года - РИА Новости, 1920, 30.12.2022

La caduta del colosso. Cosa ha veramente rovinato l’URSS

– Una volta mi ha detto che l’ingresso all’Università di Leningrado è stato per lei un punto di svolta – questa preparazione all’ingresso. È stata la situazione in cui hai dovuto fare un passo avanti e capire: o lo faccio adesso e ce la faccio, e allora realizzerò i piani che voglio – e a quel tempo stavi già andando a lavorare nel KGB. Oppure ho perso, e allora tutto è diverso, e non c’è alcuna possibilità. Che c’è, anche la Russia è ora in una posizione in cui si deve giocare all-in?
– Innanzitutto, all’epoca non avevo una posizione del genere. Perché sì, volevo lavorare nelle agenzie di sicurezza dello Stato…..
– Ed è stata l’ammissione a rappresentare un punto di svolta, quella sensazione? O è così o è stato così.
– Non proprio. Sono entrato nell’area della reception e ho detto: “Vorrei lavorare, cosa serve?”. L’alternativa era semplice. Mi è stato detto che dovevo conseguire un’istruzione superiore, preferibilmente una laurea in legge, o prestare servizio nell’esercito, oppure avere almeno tre anni di esperienza lavorativa, ma era meglio prestare servizio nell’esercito. Quindi, se non fossi entrato all’università, mi sarei arruolato nell’esercito. Certo, la strada per raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissato era più lunga, ma c’era comunque. C’è sempre un’alternativa.
– L’avete fatto con la tensione?
– Sì, certo, perché ho studiato in una scuola con un orientamento chimico e matematico, ma qui ho dovuto superare le materie umanistiche. Ho dovuto lasciare una e fare l’altra. Sì, certo, c’era tensione. Ho dovuto imparare da solo una lingua straniera, il tedesco in questo caso, ho dovuto studiare la storia, la letteratura e così via.
– Ma anche la Russia si trova ora ad un bivio: o si risolve, o…
– La Russia non è a un bivio, è sul percorso strategico del suo sviluppo e non abbandonerà il suo cammino.

Путин: Россия на стратегическом пути развития и с него не свернет

1:38

– In che misura sente il sostegno della società russa nella sua nuova capacità, perché è emersa una nuova qualità della società russa?
– Era lì, si è semplicemente manifestata. Ed è molto positivo che abbiamo dato a questa società profonda della Russia l’opportunità di esprimersi. Ho la sensazione che la gente aspettasse questo momento da molto tempo, che una persona comune fosse a) richiesta dal Paese, dallo Stato, e b) che il destino del Paese dipendesse da lui. Ed è questo sentimento di connessione interna con la Madrepatria, con la Patria, della loro importanza nella risoluzione di compiti chiave, in questo caso nel campo della sicurezza, che ha portato in superficie questa forza del popolo russo e degli altri popoli della Russia.
– Ti nutri di questo?
– Sempre. Non si tratta di qualcuno che viene alimentato. Il punto è che vedo le esigenze della società. Questa è la cosa più importante: soddisfare le esigenze della società.
Морские пехотинцы Черноморского флота России на позициях в зоне проведения спецоперации - РИА Новости, 1920, 23.02.2024

Uno per tutti – in quale paese torneranno i nostri eroi

– Ma è giunto il momento di riconoscere che voi svolgete un ruolo fondamentale non solo in Russia, ma anche nel mondo, perché miliardi di persone ripongono in voi la loro speranza nella giustizia internazionale, nella difesa della dignità umana e nella tutela dei valori tradizionali. Come ci si sente a sentire questa responsabilità?
– A dire il vero, non lo sento affatto. Sto semplicemente lavorando nell’interesse della Russia, nell’interesse del nostro popolo. Sì, capisco quello che dice e sono pronto a commentarlo. Ma non mi sento una sorta di padrone dei destini del mondo. Mi creda, nemmeno lontanamente. Sto semplicemente compiendo il mio dovere verso la Russia e verso il nostro popolo, che considera la Russia la sua patria. Per quanto riguarda gli altri Paesi del mondo, il modo in cui siamo trattati nel mondo è strettamente legato a questo. È interessante, è un fenomeno, questo è certo. Quello su cui vorrei attirare l’attenzione, lei ha assolutamente ragione, è che molte persone nel mondo guardano a noi, a quello che sta accadendo nel nostro Paese e alla lotta per i nostri interessi. Questo è ciò che ritengo importante. E perché sta accadendo? Non perché siamo formalmente membri dei BRICS o abbiamo relazioni tradizionali con l’Africa. Anche questo è importante, è importante. Ma il punto, a mio avviso, è ben diverso. Il punto è che per secoli – cinquecento anni – questo cosiddetto miliardo d’oro ha praticamente parassitato le altre nazioni. Hanno fatto a pezzi i miseri popoli dell’Africa, hanno sfruttato l’America Latina, hanno sfruttato i Paesi dell’Asia. E per loro, ovviamente, nessuno lo ha dimenticato. E ho la sensazione che non sia nemmeno la leadership di questi Paesi, anche se è molto importante, ma i cittadini comuni di questi Paesi sentono con il cuore quello che sta accadendo. E associano la nostra lotta per la loro indipendenza e la vera sovranità alle loro aspirazioni di sovranità e sviluppo indipendente. Ma a questo si aggiunge il fatto che il desiderio di congelare lo status quo, lo stato di cose ingiusto negli affari internazionali, è molto forte nelle élite occidentali. Sono abituate da secoli a riempirsi la pancia di carne umana e le tasche di denaro. Ma devono rendersi conto che il ballo dei vampiri sta per finire.

“Бал вампиров заканчивается” – Путин о западных элитах

0:36

– Sta alludendo alle loro, come ha detto nel suo discorso, tendenze coloniali, è di questo che sta parlando?
– È così che vanno le cose.
– Ora lei ha dipinto un quadro perfettamente corretto di persone che vedono una sorta di speranza nella Russia. Ma come mai la propaganda occidentale, con tutto il suo potere, le sue enormi risorse e i suoi strumenti, non è stata in grado di avvolgere la Russia, di isolarla e di creare una falsa immagine di essa, anche se ci ha provato, nella mente di miliardi di persone? Come è successo?
– E poiché questo è ciò che ho appena detto, è più importante per le persone. Le persone di tutto il mondo lo sentono nel cuore. Non hanno nemmeno bisogno di spiegazioni pragmatiche per ciò che sta accadendo.
Женщины ведут детей в школу в Париже - РИА Новости, 1920, 02.03.2024

L’Occidente sta distruggendo donne e bambini

– Intende dire che, nonostante il fango di cui sopra, non è stato possibile ottenere un risultato soddisfacente?
– Sì, sì, ma anche nei loro Paesi ingannano la gente e questo ha un effetto. In molti Paesi credono che questo sia nel loro interesse, perché non vogliono avere ai loro confini un Paese enorme come la Russia – il più grande al mondo in termini di territorio, il più grande in Europa in termini di popolazione. Non una popolazione così grande nella dimensione mondiale, non paragonabile alla Cina o all’India. Ma la più grande in Europa in termini di popolazione. E ora è la quinta economia del mondo. Perché abbiamo bisogno di un tale concorrente? Pensano che no, è meglio dividerlo in tre o quattro o cinque parti, come hanno suggerito alcuni esperti americani, così sarà meglio per tutti. Procedono da questo punto di vista.
Президент России Владимир Путин и президент США Джо Байден - РИА Новости, 1920, 07.01.2024

“Pagherà”: il presidente degli Stati Uniti dichiara la sua vendetta contro Vladimir Putin

E loro, accecati da questa – beh, una parte di queste élite occidentali, comunque – accecati dalla loro russofobia, hanno gioito quando ci hanno portato a quella linea, dopo la quale sono iniziati i nostri tentativi di fermare con la forza la guerra in Ucraina scatenata dall’Occidente dal 2014, quando siamo passati a un’operazione militare speciale. Si sono persino rallegrati, credo. Perché pensavano che ora avrebbero finito con noi, ora sotto questa raffica di sanzioni, praticamente una guerra di sanzioni dichiarata contro di noi, con l’aiuto delle armi occidentali e della guerra per mano dei nazionalisti ucraini, avrebbero finito con la Russia. Da qui è nato lo slogan: infliggere alla Russia una sconfitta strategica sul campo di battaglia.
Ma poi si è capito che era improbabile, e ancora più tardi si è capito che era impossibile. E ci si rese conto che, invece di una sconfitta strategica, ci si trovava di fronte all’impotenza. E si sono trovati di fronte all’impotenza nonostante la loro fiducia nella forza dell’onnipotenza degli Stati Uniti. Hanno affrontato l’impotenza di fronte all’unità del popolo russo, ai fondamenti del sistema finanziario ed economico russo, alla sua sostenibilità e alle crescenti capacità delle forze armate della Federazione Russa.

Путин о бессилии Запада перед единством российского народа

6:02

Ed è allora che si è cominciato a pensare – beh, quelli più intelligenti – che sarebbe stato necessario cambiare qualche tipo di strategia nei confronti della Federazione Russa. È allora che hanno cominciato a emergere idee sulla ripresa del processo negoziale, sulla ricerca di modi per porre fine a questo conflitto, sulla ricerca dei veri interessi della Russia. Tra l’altro, si tratta di persone pericolose. Perché chi è guidato da principi così bassi è più facile da combattere.
Vi ricordate cosa si diceva in Russia? La felicità di alcune persone a livello quotidiano consisteva in: “nutrito, ubriaco e con il naso nel tabacco”. Con queste persone è più facile. Nutrito, ubriaco – cioè pieno, ubriaco. Naso nel tabacco perché si usava il tabacco da fiuto. Ora il naso è nella cocaina, non è vero? Ma non importa, è più facile.

Путин об оппонентах в переговорном процессе

1:42

E con i furbi è più difficile, sono più pericolosi, perché influenzano la coscienza della società, compresa la nostra. Con il pretesto di una carota per noi, ci propineranno ogni sorta di desiderio. Lei ha già richiamato l’attenzione su questo aspetto quando ha posto una domanda sulla possibilità di un processo negoziale. Tuttavia, è qui che sono sorte le contraddizioni all’interno della comunità occidentale. È una cosa ovvia, lo vediamo. Non abbiamo intenzione di creare spaccature, lo faranno loro stessi. Ma certamente ci impegneremo affinché i nostri interessi siano rispettati.

Путин о том, с кем проще иметь дело

0:43

– Non posso fare a meno di chiedere, Vladimir Vladimirovich, questi attacchi alle regioni di Belgorod e Kursk, solo le azioni militari che si stanno svolgendo nelle nostre regioni. Si comportano in modo più sfacciato, sentono qualcosa? Da cosa è causato?
– La spiegazione è molto semplice. Tutto questo avviene in un contesto di fallimenti sulla linea di contatto, in prima linea. Non hanno raggiunto nessuno degli obiettivi che si erano prefissati l’anno scorso. Inoltre, l’iniziativa è stata completamente presa in mano dalle nostre forze armate. Tutti lo sanno, tutti lo riconoscono, credo di non dire nulla di nuovo. Ma sullo sfondo di questi fallimenti, devono dimostrare qualcosa, e l’attenzione principale dovrebbe essere rivolta al lato informativo delle cose. Sulla linea di confine dello Stato, il nemico ha cercato di attaccare innanzitutto con gruppi di sabotaggio – ecco l’ultimo rapporto dello Stato Maggiore – che hanno coinvolto fino a 300 persone, compresi mercenari stranieri. Le perdite del nemico sono state più di 200, circa 230 persone. Degli otto carri armati utilizzati, il nemico ne ha persi sette, dei nove veicoli blindati, nove, di cui sette erano Bradley di fabbricazione americana. Sono stati utilizzati anche altri veicoli blindati, ma soprattutto per portare il personale: lo portano, lo buttano fuori e se ne vanno immediatamente. Questo è il tratto di confine di Belgorod. C’è un po’ più in basso, credo, in un punto, con forze molto più piccole. Ma comunque l’obiettivo principale, non ho dubbi, è se non quello di disturbare le elezioni presidenziali in Russia, almeno quello di impedire in qualche modo il normale processo di espressione della volontà dei cittadini. Primo. Il secondo è l’effetto informativo, di cui ho già parlato. Ma la terza cosa è ottenere una possibilità, un argomento, una carta vincente in un possibile futuro processo negoziale: bene, noi vi restituiamo questo e voi ci restituite quello. Vi ho detto che le persone che sono guidate dai principi di “nutriti, ubriachi e con il naso in materiale conosciuto” sono più facili da trattare, perché potete contare su ciò che faranno. È quello che cercheranno di fare anche su altri siti. Ma lo vediamo.
Боец МВД ЛНР демонстрирует форму украинского военного - РИА Новости, 1920, 06.03.2024

“La ragione delle folli perdite”. La principale carenza dell’AFU è diventata visibile dallo spazio

– Vladimir Vladimirovich, abbiamo ricordato l’episodio in cui ha salvato dei bambini da un incendio. Dopo tutto, lei ha già dei nipoti. Che tipo di Paese vorrebbe lasciare ai suoi nipoti?
– In una prima fase dobbiamo realizzare tutto ciò che è stato detto nel discorso all’Assemblea federale di qualche giorno fa. Abbiamo grandi piani, e sono piuttosto specifici: nell’area dello sviluppo economico, nella sfera sociale, nel sostegno alla maternità, all’infanzia, alle famiglie con bambini, e nel sostegno ai pensionati. Di recente ne abbiamo parlato poco o per niente, ma stiamo facendo in modo che anche qui vengano messe in campo le risorse necessarie, tra cui l’indicizzazione delle pensioni, vari sussidi e l’assistenza a lungo termine per le persone che ne hanno bisogno. In generale, vorrei dire che le persone della generazione più anziana sono quelle grazie alle quali oggi abbiamo uno Stato e un’economia abbastanza solidi e stabili, tra le altre cose. Perché nonostante tutte le vicissitudini, le prove più difficili per l’economia negli anni ’90, essa è sopravvissuta grazie al loro eroico lavoro dopo la Grande Guerra Patriottica e durante la ripresa economica. Pertanto, non dovremmo mai dimenticare i meriti della vecchia generazione. Dovremmo sempre ricordarlo e rendergli omaggio, assicurando il loro benessere oggi. Ma il futuro è dei bambini, per cui ho già parlato di programmi nella sfera della maternità e dell’infanzia. Ma tutto questo si fa solo sulla base dell’economia. Mi aspetto che sia più tecnologica, più moderna, basata sulle moderne conquiste della scienza, della tecnologia, dell’informatica, dell’intelligenza artificiale, della robotica, della genetica e così via. La nostra agricoltura si sta sviluppando e anche lì abbiamo bisogno di tecnologie moderne. Le stiamo usando attivamente e continueremo a usarle. E naturalmente il Paese sarà autosufficiente nel garantire la propria sicurezza e difesa. Dovremo moltiplicare tutto questo insieme e il futuro sarà assicurato.
– Grazie, Vladimir Vladimirovich, la sua fiducia è contagiosa. Auguri per le sue nobili imprese.
– Grazie.
– Grazie.
Un individuo che svolge le funzioni di agente straniero in Russia.
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La questione della minoranza alevita in Turchia e la sua identità religiosa, di Vladislav B. Sotirovic

Le ragioni attuali del tentennamento, di fatto l’ostracismo, delle élites europee ed europeiste ad una integrazione della Turchia nella Unione Europea sono riconducibili, anche a ragioni religiose, ma prevalentemente alla riviviscenza di stampo ottomano tesa a creare una propria area di influenza ed un campo allargato di azione in aperto conflitto con le dinamiche geopolitiche di tanti paesi europei, al peso demografico ed economico e allo spirito identitario di quel paese, alle ambizioni sull’area turcomanna. Ambizioni e politiche che potranno essere ridimensionate e ricondotte all’ordine solo nel caso improbabile di riaffermazione dell’unipolarismo statunitense o di una forma addomesticata di bipolarismo. L’uso della religione, da parte di Erdogan, aspetto comunque fondamentale della vita e dell’immaginario turco, pare soprattutto strumentale, anche se molto spesso si rischia di rimanere vittime dei propri stessi strumenti. Restano molto importanti ed interessanti, comunque, le considerazioni e le ricostruzioni del professor Sotirovic. Buona lettura, Giuseppe Germinario

La questione della minoranza alevita in Turchia e la sua identità religiosa

Introduzione

Fino ad oggi, la possibilità di organizzare un referendum nazionale sull’adesione della Turchia all’Unione Europea (UE), non ancora espressa dal Presidente della Turchia R.T. Erdoğan, ha aperto molte questioni di natura diversa, seguite da problemi vecchi e nuovi.

L’attuale preoccupazione politica europea si riflette in molte questioni controverse e una delle più importanti riguarda la decisione dell’UE di accettare o meno la Turchia come Stato membro a tutti gli effetti (è uno Stato candidato dal 1999). Da un lato, la Turchia è governata come una democrazia laica da leader politici islamici moderati, che cercano di svolgere un ruolo di ponte tra il Medio Oriente e l’Europa. Dall’altro lato, però, la Turchia è un Paese quasi al 100% musulmano con una marea crescente di radicalismo islamico (soprattutto dopo l’aggressione israeliana del 2023 a Gaza e la pulizia etnica dei palestinesi gazani), circondato da vicini con un problema simile.

Tutti coloro che si oppongono all’ammissione della Turchia nell’UE hanno due argomenti fondamentali: 1) i cittadini turchi musulmani (70 milioni) non si integreranno mai adeguatamente nell’ambiente europeo, che è prevalentemente cristiano; e 2) in caso di adesione della Turchia, si riaccenderanno gli scontri storici tra i turchi (ottomani) e i cristiani europei. In questa sede faremo riferimento solo a una dichiarazione contro l’adesione della Turchia: “significherebbe la fine dell’Europa” (ex presidente francese Valéry Giscard d’Estaing) – una dichiarazione che riflette chiaramente l’opinione dell’80% degli europei intervistati nel 2009, secondo cui l’ammissione della Turchia all’UE non sarebbe una buona cosa. Allo stesso tempo, solo il 32% dei cittadini turchi ha un’opinione favorevole dell’UE e, pertanto, è molto probabile che il processo di ammissione, per il quale sono stati avviati negoziati formali e rigorosi già nel 2005, sia definitivamente interrotto.

Fondamentalismo islamico e ammissione della Turchia all’UE

La questione dell’ammissione della Turchia all’UE è vista dalla maggioranza degli europei attraverso la lente del fondamentalismo islamico come una delle sfide più gravi alla stabilità e soprattutto all’identità europea, che si basa principalmente sui valori e sulla tradizione cristiana. Il fondamentalismo islamico è inteso come un tentativo di minare le pratiche statali esistenti per la stessa ragione per cui i musulmani militanti (come ISIS/ISIL/DAESH) combattono per ristabilire il Califfato islamico medievale e l’istituzione di un’autorità teocratica sulla comunità islamica globale – la Umma. Tuttavia, il fondamentalismo religioso si è imposto per la prima volta all’attenzione della parte occidentale della comunità internazionale nel 1979, quando in Iran una monarchia assoluta filoamericana è stata sostituita da una semi-teocrazia musulmana sciita (Shiia) antiamericana. In altre parole, i chierici musulmani sciiti iraniani, che erano sempre stati i leader spirituali degli iraniani, divennero ora anche i loro leader politici. La rivoluzione islamica iraniana del 1979 ha fatto pensare a possibili rivolte simili in altre società musulmane, seguite da azioni preventive contro di esse da parte di altri governi.

Lo scenario più pericoloso per la Turchia, dal punto di vista europeo, in caso di fallimento dei negoziati di adesione, è probabilmente quello di una virata turca verso il mondo musulmano, seguita da un’influenza crescente del fondamentalismo islamico che può essere adeguatamente controllata dall’UE se la Turchia diventa uno Stato membro del club? Questo è, probabilmente, il fattore di “sicurezza” più importante da notare per quanto riguarda le relazioni UE-Turchia e i negoziati di adesione. In particolare, dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre (a Washington e New York), è diventato sempre più chiaro che era meglio avere la Turchia (islamica) all’interno dell’UE piuttosto che come parte di un blocco anti-occidentale di Stati musulmani.

In generale, per i governi occidentali e soprattutto per le amministrazioni statunitense e israeliana, i musulmani sciiti sono stati considerati, dopo la rivoluzione islamica (sciita) iraniana del 1979, come i più potenziali fondamentalisti islamici e terroristi religiosi. Pertanto, l’oppressione delle minoranze sciite da parte delle maggioranze sunnite in diversi Paesi musulmani non viene deliberatamente registrata e criticata dai governi occidentali. Il caso degli Alevi in Turchia è uno dei migliori esempi di questa politica. Tuttavia, allo stesso tempo, l’amministrazione dell’UE sta prestando la massima attenzione alla questione curda in Turchia, richiedendo persino il riconoscimento dei curdi da parte del governo turco come minoranza etnoculturale (diversa dall’etnia turca). Perché gli Aleviti sono discriminati da questo punto di vista dalla politica dell’UE sulle minoranze in Turchia? La risposta è che i curdi sono musulmani sunniti, mentre gli aleviti sono considerati una fazione turca della comunità musulmana sciita (militante) all’interno del mondo islamico.

Nei prossimi paragrafi, vorrei fare maggiore chiarezza sulla questione di chi sono gli Alevi e di cosa sia l’Alevismo come identità religiosa, tenendo conto del fatto che la religione, senza dubbio, è diventata sempre più importante sia negli studi che nella pratica delle relazioni internazionali e della politica globale. Dobbiamo anche tenere presente che l’identità religiosa è stata predominante rispetto alle identità nazionali o etniche per diversi secoli, essendo in molti casi la causa cruciale dei conflitti politici.

Che cos’è l’alevismo?

Gli Alevi sono quei musulmani che credono nell’Alevismo, che è, di fatto, una setta o una forma di Islam. Soprattutto in Turchia, l’alevismo è una seconda setta comune dell’Islam. Il numero di Aleviti si aggira tra i 10-15 milioni. Il nome della setta deriva dal termine Alevi che significa “seguace di Ali”. Alcuni esperti di studi islamici sostengono che l’alevismo sia un ramo dello sciismo (Islam sciita), ma, di fatto, la umma alevita non è omogenea e l’alevismo non può essere compreso senza un’altra setta islamica – il bektashismo. Ciononostante, la cultura alevita ha prodotto molti poeti e canzoni popolari, oltre al fatto che il popolo alevita sta affrontando molti problemi di vita quotidiana per vivere secondo il proprio credo nell’Islam.

Gli Aleviti (turco: Aleviler o Alevilik; curdo: Elewî) sono una comunità religiosa, sub-etnica e culturale turca che rappresenta allo stesso tempo la più grande setta dell’Islam in Turchia. L’alevismo è una forma di misticismo islamico o sufismo che crede in un unico Dio accettando Maometto come Profeta e il Sacro Corano. Il popolo alevita ama l’Ehlibeyt – la famiglia del Profeta Muhammad -, unificare la preghiera e la supplica, pregare nella propria lingua, preferire la persona libera anziché la Umma (comunità musulmana), preferire l’amore per Dio anziché il timore di Dio, superare la Sharia raggiungendo il mondo reale, credere alla genuinità del Sacro Corano anziché alla rasatura. L’Alevismo ha trovato la sua cura nell’amore umano; essi credono che le persone siano immortali perché una persona è manifestata da Dio. Donne e uomini pregano insieme, nella loro lingua, con la loro musica che viene suonata via bağlama, con il semah. L’alevismo è un insieme di credenze che dipende dalle regole dell’Islam che si basano sul Sacro Corano, secondo gli ordini di Maometto; interpretando l’Islam con una dimensione universale, apre nuove porte ai popoli della terra. Il sistema di credenze degli Aleviti è islamico con una tripletta composta da Allah, Maometto e Ali.
Ci sono molte argomentazioni forti sul rapporto tra alevismo e sciismo. Alcuni ricercatori affermano che l’alevismo è una forma di sciismo, mentre altri sostengono che l’alevismo è settario. Dobbiamo tenere presente che lo sciismo è il secondo tipo di Islam diffuso nel mondo dopo il sunnismo. Si tratta di un ramo dell’Islam che viene chiamato Partito di Ali per il motivo che riconosce la pretesa di Ali di succedere a suo cugino e suocero, il Profeta Maometto, come leader spirituale dell’Islam durante la prima guerra civile nel mondo islamico (656-661). Nella maggior parte dei Paesi islamici i sunniti sono in maggioranza, ma gli sciiti comprendono circa 80 milioni di fedeli, ovvero circa il 13% di tutti i musulmani del mondo. Gli sciiti sono predominanti in tre Paesi: Iran, Iraq ed Emirati Arabi Uniti. Tuttavia, l’alevismo non può essere inteso come identico al sufismo, che è l’aspetto mistico dell’Islam sorto come reazione alla rigida ortodossia religiosa. I sufi cercano l’unione personale con Dio e i loro omologhi cristiano-ortodossi nel Medioevo erano i bogumil.

Indubbiamente, l’alevismo ha alcuni temi simili a quelli dello sciismo ma, allo stesso tempo, ci sono molte differenze per quanto riguarda la pratica generale dell’Islam. Tuttavia, in alcuni testi occidentali, l’alevismo viene presentato come un ramo dello sciismo o, più specificamente, come una via turca o ottomana dello sciismo.

Scissione all’interno dei musulmani

Dobbiamo tenere presente che l’espansione islamica nel VII e nell’VIII secolo è stata accompagnata da conflitti politici che hanno fatto seguito alla morte del Profeta Maometto, e la questione di chi abbia il diritto di succedergli sta dividendo il mondo musulmano ancora oggi. In altre parole, alla morte del Profeta fu scelto un califfo (successore) per governare tutti i musulmani. Tuttavia, poiché il califfo non aveva l’autorità profetica, godeva di un potere secolare ma non di un’autorità nella dottrina religiosa. Il primo califfo fu Abu Bakr, che insieme ai suoi tre successori è considerato il califfo “giustamente guidato” (o ortodosso). Essi governarono secondo il Corano e le pratiche del Profeta, ma in seguito l’Islam si divise in due rami antagonisti: Sunniti e Sciiti.

La divisione tra sunniti e sciiti ebbe inizio quando Ali ibn Abi Talib (599-661), genero ed erede di Maometto, assunse il califfato dopo l’assassinio del suo predecessore Uthman (574-656). La guerra civile si concluse con la sconfitta di Ali e la vittoria del cugino di Uthman e governatore di Damasco, Mu’awiya Ummayad (602-680) dopo la battaglia di Suffin. Tuttavia, quei musulmani (come gli aleviti, ad esempio) che sostenevano che Ali fosse il legittimo califfo presero il nome di Shiat Ali – i “Partigiani di Ali”. Essi ritengono che Ali sia stato l’ultimo califfo legittimo e che, pertanto, il califfato debba passare solo a coloro che sono discendenti diretti del Profeta Maometto attraverso sua figlia Fatima e Ali, suo marito. Il figlio di Ali, Hussein (626-680), rivendicò il Califfato, ma gli Ummayadi lo uccisero insieme ai suoi seguaci nella battaglia di Karbala nel 680. Questa città, oggi nell’Iraq contemporaneo, è il luogo più sacro per i musulmani sciiti (sciismo). Nonostante il fatto che la linea familiare del Profeta Maometto si sia conclusa nell’873, i musulmani sciiti credono che l’ultimo discendente di Maometto non sia morto, poiché è piuttosto “nascosto” e tornerà. Queste interpretazioni sciite di base della storia dell’Islam sono seguite dal popolo alevita e, pertanto, molti ricercatori considerano l’alevismo semplicemente come una fazione dello sciismo.

Il ramo dominante dell’Islam è quello sunnita. I musulmani sunniti, a differenza dei loro avversari sciiti, non chiedono che il califfo sia un discendente diretto del Profeta Maometto. Accettano anche le usanze tribali arabe nel governo. Secondo il loro punto di vista, la leadership politica è nelle mani della comunità musulmana in quanto tale. Tuttavia, di fatto, il potere religioso e politico dell’Islam non fu mai più unito in una comunità politica dopo la morte del quarto califfo.

L’alevismo nell’Islam
Gli aleviti credono in un unico Dio, Allah, e quindi l’alevismo, come forma di Islam, è una religione monoteista. Come tutti gli altri musulmani, gli aleviti comprendono che Dio è in ogni cosa che circonda la natura. È importante notare che ci sono aleviti che credono negli spiriti buoni e cattivi (e in una sorta di angeli) e, quindi, spesso praticano la superstizione per trarre beneficio da quelli buoni ed evitare danni da quelli cattivi. Per questo motivo, per molti musulmani l’alevismo non è un vero e proprio Islam, ma piuttosto una forma di paganesimo intriso di cristianesimo. Tuttavia, la maggioranza degli aleviti non crede in questi esseri soprannaturali, affermando che si tratta di un’espressione del satanismo.

L’essenza dell’alevismo sta nel fatto che gli aleviti credono che, secondo il testo originale del Corano, Ali, cugino e genero di Maometto, doveva essere il successore del Profeta come vice-reggente di Dio sulla terra o califfo. Tuttavia, essi sostengono che le parti del Corano originale relative ad Ali sono state eliminate dai suoi rivali. Secondo gli aleviti, il Corano, in quanto libro sacro fondamentale per tutti i musulmani, deve essere interpretato esotericamente. Per loro, nel Corano ci sono verità spirituali molto più profonde delle rigide regole e norme che appaiono sulla superficie laterale. Tuttavia, la maggior parte degli scrittori aleviti cita singoli versetti coranici come appello all’autorità per sostenere il proprio punto di vista su un determinato argomento o per giustificare una certa tradizione religiosa alevita. Gli aleviti in genere promuovono la lettura del Corano piuttosto in lingua turca che in arabo, sottolineando che è di fondamentale importanza per una persona capire esattamente ciò che sta leggendo, cosa che non è possibile se il Corano viene letto in arabo. Tuttavia, molti aleviti non leggono il Corano o altri libri sacri, né basano le loro credenze e pratiche quotidiane su di essi, poiché considerano questi libri antichi irrilevanti al giorno d’oggi.

Gli aleviti leggono tre libri diversi. Se secondo loro non c’è un’informazione corretta nel Corano, poiché i sunniti hanno corrotto le parole autentiche di Maometto, è necessario rivelare i messaggi originali del Profeta attraverso letture alternative. Pertanto, i credenti aleviti si rivolgono (1) al Nahjul Balagha, le tradizioni e i detti di Ali; (2) ai Buyruk, le raccolte di dottrina e pratiche di diversi dei 12 imam, in particolare di Cafer; e (3) ai Vilayetnameler o ai Menakıbnameler, libri che descrivono eventi della vita di grandi aleviti come Haji Bektash. Oltre a questi libri fondamentali, ci sono alcune fonti speciali che partecipano alla creazione della teologia alevita, come i poeti-musicisti Yunus Emre (13-14° secolo), Kaygusuz Abdal (15° secolo) e Pir Sultan Abdal (16° secolo).

Il fondamento dell’alevismo è l’amore per il Profeta e l’Ehlibeyt. I dodici Imam sono glorificati come divinità dagli aleviti. In attesa della ricomparsa dell’ultimo Imam (capo religioso musulmano), i musulmani sciiti hanno istituito un consiglio speciale composto da 12 studiosi religiosi (Ulema) che eleggono un Imam supremo. Ad esempio, l’Ayatollah (“Uomo Santo”) Ruhollah Khomeini (1900-1989) godeva di questo status in Iran. La maggior parte degli aleviti crede che il 12° Imam, Muhammed Mehdi, sia cresciuto in segreto per essere salvato da coloro che volevano sterminare la famiglia di Ali. Molti aleviti credono che Mehdi sia ancora vivo e/o che un giorno tornerà sulla terra. Secondo gli aleviti, Ali era il successore previsto di Muhammed, e quindi il primo califfo, ma i concorrenti gli hanno sottratto questo diritto. Muhammed intendeva che la guida di tutti i musulmani derivasse perennemente dalla sua linea familiare (Ehli Beyt), a partire da Ali, Fatima e i loro due figli, Hasan e Hüseyin. Ali, Hasan e Hüseyin sono considerati i primi tre Imam, mentre gli altri nove dei 12 Imam provengono dalla linea di Hüseyin. Per ricordare, i nomi e le date approssimative di nascita e morte dei 12 Imam sono:

İmam Ali (599-661)
İmam Hasan (624-670)
İmam Hüseyin (625-680)
İmam Zeynel Abidin (659-713)
İmam Muhammed Bakır (676-734)
İmam Cafer-i Sadık (699-766)
İmam Musa Kâzım (745-799)
İmam Ali Rıza (765-818)
İmam Muhammed Taki (810-835)
İmam Ali Naki (827-868)
İmam Hasan Askeri (846-874)
İmam Muhammed Mehdi (869-941).

Per gli aleviti, essere una persona veramente buona è una parte inalienabile della loro filosofia di vita. È importante notare che gli Aleviti non si rivolgono alla Pietra Nera (Kaaba) che si trova alla Mecca, nell’Arabia Saudita sunnita, e, come è noto, i membri della comunità musulmana devono visitarla per il Hajj almeno una volta nella vita. Il primo digiuno degli aleviti non è nel Ramadan, ma nel mese di Muharram e dura 12 giorni, non 30. Il secondo digiuno per loro è dopo la Festa del Sacrificio per 20 giorni e un altro è il digiuno Hizir. Nell’Islam c’è una regola per cui se una persona ha abbastanza soldi, dovrebbe donare a un povero una somma specifica, ma gli aleviti preferiscono donare denaro alle organizzazioni alevite e non ai singoli. Poiché non si recano alla Mecca per il Hajj, visitano alcuni mausolei, come quello di Haji Bektaş (a Kırşehir), Abdal Musa (nel villaggio di Tekke, Elmalı, Antalya), Şahkulu Sultan (a Merdivenköy, İstanbul), Karacaahmet Sultan (a Üsküdar, İstanbul) o Seyit Gazi (a Eskişehir).

Bektashismo
Haji Bektash (Bektaş) Wali era un turkmeno nato in Iran. Dopo essersi laureato, si era trasferito in Anatolia. Educò molti studenti e lui e i suoi studenti prestarono molti servizi religiosi, economici, sociali e marziali ad Ahi Teşkilatı. Haji Bektash iniziò gradualmente ad essere popolare tra il distaccamento militare d’élite ottomano – i giannizzeri. Tuttavia, egli non era di origine alevita, ma adottò le regole dei credenti aleviti nella sua vita personale. Questa setta, o forma di Islam, fu fondata nel nome di Haji Bektash Wali i cui membri dipendono dall’amore di Ali e di dodici imam. Il Bektashismo era popolare in Anatolia e nei Balcani (soprattutto in Bosnia-Erzegovina e in Albania) ed è vivo ancora oggi.

Nel corso del tempo, il Bektashismo si è perfezionato prendendo alcune caratteristiche delle vecchie credenze dell’Anatolia e della cultura turca. Tuttavia, il Bektashismo è la parte più importante dell’Alevismo, poiché molte regole del Bektashismo sono incorporate nell’Alevismo. Per i credenti aleviti, il mausoleo di Haji Bektash Wali a Nevşehir, in Anatolia, è un punto importante del pellegrinaggio. Infine, in Turchia, il Bektashismo e l’Alevismo non possono essere trattati come concetti diversi della teologia islamica.

Problemi e difficoltà degli aleviti nella storia ottomana e in Turchia
Quando lo Stato ottomano fu fondato alla fine del XIII secolo e all’inizio del XIV secolo, non vi erano frizioni settarie all’interno dell’Islam. A quel tempo, gli aleviti occupavano molte poltrone nelle istituzioni statali. I giannizzeri (in origine la guardia del corpo del Sultano) erano membri del Bektashismo, il che significa che anche il Sultano tollerava pienamente questo modo di interpretare il Corano e la prima storia dell’Islam. Tuttavia, quando lo Stato ottomano fu coinvolto nel processo di trasformazione imperialistica con l’annessione di province e Stati circostanti, il sunnismo divenne sempre più importante perché i musulmani sunniti stavano diventando una netta maggioranza del Sultanato ottomano e, quindi, il sunnismo era molto più utile per l’amministrazione statale e il sistema di governo. Lo Stato ottomano fu coinvolto a est nella catena di conflitti con l’Impero Safavide (Persia, oggi Iran, 1502-1722) – un Paese con una netta maggioranza di musulmani che esprimevano lo sciismo, una forma di Islam molto simile all’alevismo. Il gruppo Alevi, che si lamentava di essere più sunnita nel Sultanato ottomano, divenne simpatizzante dello scià safavide İsmail I (1501-1524) e del suo Stato, che si basava sull’alevismo. L’astio tra gli aleviti ottomani e le autorità ottomane divenne più evidente nel 1514, quando il sultano ottomano Selim I (1512-1520) giustiziò circa 40.000 aleviti insieme al popolo curdo durante la decisiva battaglia di Chaldiran (23 agosto) in Iran contro lo scià Ismail I. Fino alla fine del Sultanato ottomano, nel 1923, gli aleviti sono stati oppressi dalle autorità in quanto credenti settari che non si adattavano alla teologia ufficiale sunnita dell’Islam.

Dopo la fine dell’Impero Ottomano, nel 1923, gli aleviti sono stati accolti con gioia nei primi anni della nuova Repubblica di Turchia, che proclamava dichiaratamente la segregazione della religione dallo Stato, il che significava in pratica che non esisteva alcuna religione di Stato ufficiale nel Paese. La popolazione alevita della Turchia ha appoggiato la maggior parte delle riforme con la speranza di migliorare il proprio status sociale. Tuttavia, dopo i primi anni del nuovo Stato, hanno iniziato a sperimentare alcune difficoltà in quanto, di fatto, minoranza religiosa. Gli anni Sessanta furono molto importanti per la società turca per almeno tre motivi: (1) l’inizio dell’immigrazione dalle aree rurali a quelle urbane in seguito a un nuovo processo di industrializzazione; (2) l’immigrazione all’estero, soprattutto verso la Germania occidentale, in base all’accordo turco-tedesco, il cosiddetto Gastarbeiter Agreement; (3) un’ulteriore democratizzazione della vita politica. Di conseguenza, nel 1966 gli aleviti hanno fondato un proprio partito politico, il Birlik Partisi (Partito dell’Unità). Nel 1969, gli aleviti, in quanto gruppo minoritario, hanno inviato otto membri al Parlamento in base ai risultati delle elezioni parlamentari. Tuttavia, nel 1973, il partito aveva inviato solo un membro al Parlamento e infine, nel 1977, aveva perso la sua efficienza. Nel 1978, a Maraş e nel 1980, a Çorum, centinaia di aleviti sono stati uccisi come conseguenza del conflitto con la popolazione a maggioranza sunnita, ma il più noto massacro alevita è avvenuto nel 1993, il 2 luglio, a Sivas, quando 35 intellettuali aleviti sono stati uccisi nell’hotel Madimak da un gruppo di fondamentalisti religiosi.

Indubbiamente, i credenti aleviti devono affrontare ancora oggi molti problemi in Turchia in relazione alla libertà di espressione religiosa e al riconoscimento come gruppo culturale separato. Ad esempio, i programmi di studio religiosi non contengono informazioni sull’alevismo, ma solo sul sunnismo, il che significa che l’alevismo non viene studiato regolarmente in Turchia. L’Alevismo è profondamente ignorato dall’amministrazione turca, ad esempio dalla Presidenza degli Affari Religiosi (nata nel 1924), un’istituzione che si occupa di questioni e problemi religiosi ma che, in pratica, opera secondo le regole dell’Islam sunnita. D’altro canto, però, la vita culturale alevita è migliorata, ad esempio con l’apertura di molte fondazioni e di altre istituzioni pubbliche civiche che la sostengono. Tuttavia, gli aleviti, come i curdi, non sono riconosciuti come gruppo etnoculturale o religioso separato in Turchia a causa della concezione turca di nazione (millet) ereditata dal Sultanato ottomano, secondo la quale tutti i musulmani in Turchia sono trattati come turchi etnolinguistici. La situazione può essere modificata dal momento che la Turchia sta cercando di aderire all’UE e, pertanto, devono essere accettati alcuni requisiti dell’UE, tra cui la concessione di diritti di minoranza per gli aleviti e i curdi.

Conclusioni

L’alevismo è una setta dell’Islam che presenta molti punti in comune con lo sciismo. Tuttavia, non si può dire che faccia parte dell’islam sciita nel suo complesso. La cultura alevita ha un ricco patrimonio di poesie e musicisti grazie al loro stile di culto. In Anatolia, il Bektashismo è solitamente collegato all’Alevismo.

Il popolo alevita ha vissuto nel Sultanato ottomano e nella successiva Repubblica di Turchia con problemi, poiché la sua religione non si adattava all’espressione ufficiale dell’Islam (sunnita).

Oggi gli aleviti in Turchia lottano per essere rispettati come gruppo religioso-culturale separato che può manifestare liberamente il proprio stile di vita peculiare. Di fatto, il popolo alevita non ha potuto esprimersi liberamente per secoli, compresa l’attuale Turchia, che dovrebbe imparare a praticare sia i diritti delle minoranze che la democrazia.

Infine, se la Turchia vuole entrare a far parte dell’Unione Europea, deve sicuramente fornire il massimo degli standard di protezione richiesti a tutti i tipi di minoranze, comprese quelle religiose e culturali. Questa può essere un’opportunità per il popolo alevita in Turchia di migliorare il proprio status all’interno della società.
Dr. Vladislav B. Sotirovic
Ex professore universitario
Ricercatore presso il Centro di Studi Geostrategici
Belgrado, Serbia
www.geostrategy.rs
sotirovic1967@gmail.com © Vladislav B. Sotirovic 2024
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L’elezione di Trump riporterà l’isolazionismo e minaccerà la NATO?_di Uriel Araujo

Le tesi di Uriel Araujo, esposte nel suo articolo, ma particolarmente diffuse nell’area del dissenso qui in Italia, ma anche nel movimento dei BRICS, sono particolarmente significative su almeno quattro aspetti:

  • ha certamente ragione quando sottolinea l’ingenuità di quelle componenti che vedono in Trump, in particolare nella sua passata ed eventualmente prossima amministrazione, il salvatore delle patrie altrui, il sostenitore ed il fiero paladino del multipolarismo e dell’isolazionismo. Trump è espressione rigorosamente statunitense e sintesi particolarmente conflittuale di due componenti, una delle quali più presente tra i centri decisori, l’altra più radicata nel movimento popolare a loro supporto e condizionamento di questi e dell’emersione di nuove élites decisorie. Al meglio Trump, tutto dipende da come si evolverà il confronto interno alla sua compagine, potrà prendere atto dell’affermazione del multipolarismo, piuttosto che di un bipolarismo dai rapporti di forza squilibrati e propugnerà un confronto più improntato alla attività diplomatica, corroborata da esibizione di forza puntuale e dosata, piuttosto che ad un improbabile isolazionismo o ad un uso generalizzato e destabilizzante della forza e delle attività sovversive. È, per altro, il filo logico che ha percorso le intenzioni e in parte la condotta pratica della passata presidenza di Trump e che, probabilmente, percorrerà quella futura, sempre che riesca in qualche maniera, a dispetto dei malintenzionati, a conseguirla. Si vedrà allora, a sua volta, con quale coerenza.
  • ha torto, gravemente torto, a parere dello scrivente, quando definisce in maniera univoca ed unidirezionale il rapporto tra centri decisori, specie quelli presenti e annidati nei settori cruciali dello Stato e la compagine di Governo. Nella fattispecie degli Stati Uniti tra i centri decisori presenti in particolare nelle centrali di intelligence, negli apparati militari e nel complesso militare-industriale-finanziario e la compagine governativa. Ha torto per vari motivi, tra i quali due essenziali: 1- la funzione del Governo e della sua compagine amministrativa non è solo e puramente di immagine e di offerta di un volto presentabile a centri decisori “occulti”. Ha il compito di regolare la circolazione, l’esecuzione, l’accettazione e la pervasività delle decisioni dei centri decisori nel rapporto circolare che si determina tra vertici e base popolare ed intermedia e che si dirama partendo e ritornando solitamente ai vertici 2- riveste, o quanto meno contribuisce a rivestire in maniera determinante, una funzione di sintesi politica e di coerenza delle azioni conseguenti nella gestione dei rapporti di cooperazione/conflitto tra centri decisori all’opera nei vari apparati. Su questo aspetto, Nicos Poulantzas, Louis Althusser e Theda Skocpol, negli anni 70/80, pur non arrivando alla distinzione tra funzione degli apparati e azione dei centri decisori all’interno di essi, esplicitati successivamente ad esempio in Italia dal professor Gianfranco La Grassa, hanno comunque scritto pagine egregie di segnalazione e denuncia degli scompensi e delle fibrillazioni e, in fase acuta o di incancrenimento,  eventualmente dei punti di crisi acuta e di dissesto che si creano nel funzionamento dello stato quando parte di questi apparati si atrofizzano, si destabilizzano o si dissociano dagli orientamenti e dall’azione comune e di sintesi a seguito di dinamiche interne ed esterne sfuggite al controllo sino, a volte, a creare condizioni di rivolgimento rivoluzionario
  • Arajuio, ma non è purtroppo il solo, ha torto, quindi, nel presentare l’azione politica di Trump assimilandola e uniformandola in un unico coacervo a quella della Amministrazione e governo di Trump. A corroborare la propria tesi Arajuio adduce numerosi esempi che in realtà offrono il destro a interpretazioni opposte. Cita l’episodio gravissimo dell’assassinio del generale iraniano Suleimani, ma ignora il fatto che fu una reazione all’atteggiamento gradasso e troppo spregiudicato della dirigenza iraniana nell’assalto all’ambasciata statunitense a Bagdad e dell’umiliazione legata all’ostentazione televisiva dei marinai americani fatti prigionieri e liberati dopo un attacco ad una unità navale della flotta del Golfo Persico sino a scatenare l’istinto di vendetta tra le truppe del quale si era fatto espressione il Generale Flynn ed abile profittatore Pompeo. Atteggiamento che, di fatti, la dirigenza iraniana si è guardata bene dal ripetere in un contesto geopolitico successivo, per altro, ad essa ben più favorevole. Lo stesso Trump, nelle more, è stato colui che, con un atto di imperio, ha bloccato la missione degli aerei ormai in volo, su ordine del suo Segretario Pompeo, per bombardare l’Iran. Lo stesso dicasi per l’analogo contrasto alla decisione di Pompeo di eliminare fisicamente Maduro, in Venezuela e creare una situazione di golpe e di guerra civile; e ancora della citazione del bombardamento, come azione guerrafondaia piuttosto che atto simbolico e senza vittime, di una base siriana dell’esercito di Assad a seguito della montatura dello scandalo dell’uso di gas tossici. Quanto all’atteggiamento bellicoso nei confronti della Cina, l’impostazione originaria di Trump, diversa da quella di parte della sua amministrazione, è stato quello di un confronto duro, ma di carattere diplomatico e prettamente rivolto agli aspetti economici delle relazioni sino-statunitensi. Sulla successiva e progressiva prevalenza della componente più propensa ad un confronto militarista, per altro in combutta sempre più sodale e saldata con la componente di confronto aggressivo e destabilizzante dell’integrità della Russia, ha per altro influito la probabile illusione della dirigenza cinese di poter procrastinare le dinamiche di globalizzazioni sino a quel momento a lei così favorevoli. Illusione resa verosimile dall’atteggiamento più comprensivo manifestato inizialmente nei confronti di Biden e della sua componente demo-neoconservatrice. Quanto all’approccio con la dirigenza russa e all’ostilità crescente con la Russia il discorso è troppo complesso per essere affrontato compiutamente in questa chiosa. Va sottolineato, però, che i centri decisori della NATO, i nuclei decisori rappresentati dal quartetto Nuland, Kagan, Blinken, Sullivan e dei quali fanno parte a pieno titolo la quasi interezza delle élites europee ed europeiste in una particolare scala gerarchica, hanno avuto, durante la Presidenza Trump, un ruolo del tutto autonomo e proattivo sia nel condurre la propria politica russofoba, sia nel sabotare ed infiltrare ulteriormente l’amministrazione presidenziale. Quanto si sta muovendo attualmente in casa Europa non fa che presagire e confermare per il futuro tale attivismo.  Nelle more, le recenti annunciate dimissioni di Nuland dalla sua carica, rappresentano certamente una presa d’atto della situazione vacillante in Ucraina, ma potrebbero nel contempo rappresentare un nuovo riconoscimento delle sue note capacità di destabilizzatrice e di fomentatrice di “rivoluzioni colorate” questa volta ad uso interno agli Stati Uniti, in previsione di una nuova presidenza di Trump e della necessità di distrugger, una volta per tutte il movimento MAGA. Queste sono, infatti, le voci ricorrenti in Europa e, soprattutto, negli Stati Uniti.
  • Araujo sbaglia, quindi e a mio parere, nel presentare l’azione dell’amministrazione di Trump come una serie di atti coerenti, piuttosto che contraddittori, legati alle vicende interne e antitetiche della sua compagine e al conflitto cruentemente ostile, ma sordo con la compagine neocon ancora presente nel Partito Repubblicano ed esplicito con quella neocon-democratica esterna molto ben rappresentate tra i centri decisori e radicati nella società statunitense. Va ricordato, tra l’altro, che il movimento MAGA e Trump non sono riusciti ancora ad assumere il controllo del comitato del Partito Repubblicano che gestisce i fondi, non ostante il crescente radicamento popolare e la presenza sempre più pervasiva negli apparati degli stati federali. Tutto questo a prescindere dalle capacità indubbie, ma anche dalla evidente inadeguatezza sulle motivazioni e sui tanti aspetti delle scelte di Trump. Non a caso il comitato promotore della prima candidatura di Trump, che avrebbe dovuto supportarlo auspicabilmente nell’azione presidenziale, si sciolse a pochi mesi dal suo insediamento e si dissolse dopo la defenestrazione di Flynn da Segretario di Stato.

Non si tratta, quindi, di adottare un atteggiamento falsamente disincantato o partigiano verso un possibile “Podestà Straniero” più o meno benevolo. Atteggiamento, purtroppo, particolarmente diffuso in ambienti così immaturi politicamente come quelli cosiddetti “sovranisti” in Europa, ma presenti anche nei pochi livelli decisori più elevati diffusi nel mondo.

Al contrario si tratterebbe di valutare come l’azione di forze politiche mature, eventualmente presenti in Europa e soprattutto in Italia, visto che qui viviamo e siamo presenti, può approfittare delle contraddizioni e dell’aspro conflitto politico nel paese egemone e contribuire in qualche misura, mi si perdoni il velleitarismo, a determinare l’esito di quello scontro.

La forza e la chiarezza di intenti del movimento MAGA, solo parte delle componenti che sostengono, tollerano o prendono atto del ritorno di Trump e, possibilmente, dell’ascesa di nuovi leader più capaci, sono i fattori in grado di cambiare gli equilibri tra i centri decisori del paese egemone e la formazione di nuovi centri basati su nuove componenti e nuove gerarchie sociali, politiche ed economiche.

Al contrario si tratta di comprendere che solo da un rivoluzionamento e da una destabilizzazione della situazione negli Stati Uniti potranno nascere, assieme ai rischi intrinseci, le condizioni oggettive di una riduzione della presa sul nostro continente e sull’Italia e di una acquisizione di maggiore autonomia, di indipendenza e potenza politica.

Condizioni oggettive, appunto. Quanto a quelle soggettive, ancora più determinanti, quanto, allo stato, scoraggianti, saranno il parametro indispensabile in grado di discernere tra un élite e una classe dirigente in cerca di nuovi padroni cui asservirsi ed una con ambizioni di autonomia in grado di costruire e ricostruire un blocco sociale, una formazione sociale ed uno stato coesi, dinamici, equilibrati e più equi. Un blocco sociale nel quale dovranno trovare posto tutte le figure sociali, ma con pesi e gerarchie diverse.

Per finire, come sottolinea giustamente Urie, ci sono dei limiti nell’efficacia dell’azione di un Presidente, per quanto influente come quello statunitense, sia in politica estera che interna, contano sempre più le dinamiche geopolitiche e le forze esterne al paese, pesano i centri decisori interni, ma i suoi atti non possono essere semplicemente ridotti a pure rappresentazioni scenografiche e semplici espressioni eterodirette.  Giuseppe Germinario

L’elezione di Trump riporterà l’isolazionismo e minaccerà la NATO?

Uriel Araujo, ricercatore specializzato in conflitti internazionali ed etnici

L’accademico indiano Pratap Bhanu Mehta, ex presidente del Center for Policy Research, scrive che un’elezione di Trump rappresenterebbe una minaccia per la democrazia negli Stati Uniti. Altri esperti hanno sostenuto che Trump potrebbe mettere in pericolo la NATO e riportare indietro l’isolazionismo americano. Le cose potrebbero non essere così semplici, però.

Come ho scritto di recente, oltre alla tanto discussa questione dell’allargamento della NATO, bisogna considerare anche l’espansione della famigerata Central Intelligence Agency (CIA) statunitense: secondo un recente articolo del New York Time, negli ultimi dieci anni l’Agenzia ha sostenuto un La “rete di basi di spionaggio” in Ucraina, che comprende “12 luoghi segreti lungo il confine russo” e una “partnership segreta di intelligence”, ha trasformato il Paese in “uno dei più importanti partner di intelligence di Washington contro il Cremlino”. Commentando ciò , Mark Episkopos, ricercatore sull’Eurasia presso il Quincy Institute for Responsible Statecraft, sottolinea il fatto che tale partnership tra CIA e Ucraina in realtà “si è approfondita sotto l’amministrazione Trump, smentendo ancora una volta l’idea infondata secondo cui l’ex presidente Trump era in qualche modo incline agli interessi della Russia mentre era in carica”.

Inoltre, nel dicembre 2017 l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha venduto a Kiev armi “difensive” che, secondo il professore di scienze politiche dell’Università di Chicago John Mearsheimer, “certamente sembravano offensive per Mosca e i suoi alleati nella regione del Donbas”. Naturalmente, i legami ucraino-americani sono cresciuti sotto il presidente in carica degli Stati Uniti Joe Biden, con le provocazioni dell’Operazione Sea Breeze del 2021, la Carta USA-Ucraina sul partenariato strategico dello stesso anno, e molto altro ancora, fino alla crisi odierna. Il punto, tuttavia, è che, sebbene meno palesemente ostile a Mosca (in alcune aree), sarebbe inesatto descrivere la precedente presidenza Trump come qualcosa di lontanamente simile a un’amministrazione “filo-russa”.

È vero che il mese scorso, parlando a una manifestazione, Trump ha affermato di aver detto una volta a un anonimo alleato della NATO che, in qualità di presidente, non avrebbe difeso gli alleati che non rispettassero gli obblighi di spesa per la difesa dell’Alleanza. Secondo lui stesso ha detto: “Non hai pagato? Sei delinquente? No, non ti proteggerei. In effetti, li incoraggerei a fare quello che diavolo vogliono. Devi pagare. Devi pagare le bollette. Questo tipo di retorica, tuttavia, tipico dello stile dell’ex presidente, dovrebbe piuttosto essere interpretato come retorica pre-elettorale per infiammare la sua base – oltre che come una valida critica, dal punto di vista americano, del fatto che la maggior parte dei paesi della NATO non non riescono a raggiungere l’obiettivo di spesa concordato di utilizzare almeno il 2% del loro PIL in spese militari.

Ciò ovviamente sovraccarica Washington, a scapito dei suoi contribuenti. Il punto (retorico) di Trump è stato denunciato da molti come una seria minaccia di lasciare che la Russia “conquisti” gran parte dell’Europa. Nel mondo reale, però, Mosca non ha alcun obiettivo di conquistare l’Ucraina (come vi dirà qualsiasi esperto serio – le sue preoccupazioni principali riguardano l’allargamento della NATO), tanto meno alcun interesse a invadere i paesi NATO dell’Europa occidentale e provocare così la Terza Guerra Mondiale. – e, anche se così fosse, gli Stati Uniti, con o senza Trump, avrebbero ovviamente le proprie ragioni strategiche per opporsi a tale ipotetico scenario intervenendo in difesa dei propri alleati europei, siano essi delinquenti o meno.

Nel mondo immaginario dei propagandisti pro-Biden, Trump è una sorta di “agente russo” determinato a distruggere l’egemonia americana a livello globale e quindi a lasciare prevalere il “male”. Le fantasie di alcuni degli analisti più ingenui di convinzione “antimperialista” sono abbastanza simili, con l’unica differenza che percepiscono ciò come una buona cosa e immaginano il favorito repubblicano come un campione del multipolarismo, della pace mondiale e persino del Sud del mondo, se vuoi ( i venezuelani potrebbero non essere d’accordo ). Niente di tutto ciò dovrebbe essere preso sul serio, ma sfortunatamente, nell’era della propaganda e della guerra dell’informazione, spesso lo fa.

Retorica a parte, lungi dall’essere una posizione marginale, l’idea che la vittoria militare in Ucraina sia irraggiungibile sta lentamente guadagnando terreno nell’establishment americano. Trump potrebbe probabilmente essere un po’ più veloce nel lasciar perdere, ma questo è tutto. James Stavridis, ex comandante supremo alleato in Europa della NATO, scrivendo per Bloomberg nel novembre 2023, ad esempio, ha sostenuto che Washington dovrebbe imparare dalle “lezioni della Corea del Sud” e negoziare un accordo “terra in cambio di pace” per porre fine ai combattimenti in Ucraina. Questo scenario implicherebbe una sorta di ritirata strategica, da una prospettiva occidentale, per poi investire nell’Ucraina occidentale, per così dire, in modo da coltivarla come una sorta di Corea del Sud dell’Europa orientale (con una presenza persistente della CIA, ci si potrebbe aspettare). .

Non è sempre finita, anche quando è “finita”: uno scenario del genere chiaramente non farebbe molto per la stabilità regionale o la pace nel lungo periodo. Come ho scritto in più di un’occasione, anche dopo il raggiungimento della pace, finché la minoranza russa rimarrà emarginata in Ucraina e finché continuerà l’allargamento della NATO, ci sarà ancora ampio spazio per tensioni e conflitti.

C’è ancora un’altra questione: con l’escalation del conflitto in Palestina, il centro di gravità delle tensioni globali è cambiato. Anche la campagna militare in corso di Israele a Gaza e in Cisgiordania, così come le sue operazioni in Siria e Libano, fanno parte della “guerra non ufficiale” dello Stato ebraico contro l’Iran , con conseguenze globali . L’attuale crisi nel Mar Rosso, che coinvolge gli Houthi, è in gran parte un effetto collaterale della disastrosa campagna israeliana nel Levante, sostenuta dagli Stati Uniti. Ebbene, si scopre che Trump è, a detta di tutti, un sostenitore incondizionato di Israele più di Biden, indipendentemente da quante linee rosse siano oltrepassate dallo Stato ebraico in Medio Oriente. Si potrebbe ricordare, ad esempio, che fu allora il presidente Trump ad assassinare il generale iraniano Soleimani . Recentemente, Trump ha notoriamente affermato che Tel Aviv deve “risolvere il problema”.

Quando è stato intervistato per un articolo del Boston Globe intitolato “ Vota tutto quello che vuoi. Il governo segreto non cambierà ”, nel 2014, Michael J. Glennon, professore di diritto internazionale alla Fletcher School of Law and Diplomacy della Tufts University (e autore di “National Security and Double Government”), spiegava che gran parte del I “programmi” di politica estera degli Stati Uniti sono, come disse una volta John Kerry, “con il pilota automatico” e che “una politica dopo l’altra continuano tutte praticamente allo stesso modo in cui erano durante l’amministrazione George W. Bush”. Questa situazione viene spiegata da questo analista con il concetto di “doppio governo”, così descrive un apparato di difesa e sicurezza nazionale quasi autogovernato che opera negli Stati Uniti senza molta responsabilità. Il suddetto libro di Glennon è stato elogiato da ex membri del Dipartimento di Stato, del Dipartimento della Difesa, della CIA e della Casa Bianca. Non c’è motivo di ritenere che le sue conclusioni siano meno vere oggi.

Per riassumere, ci sono dei limiti alla quantità di cambiamenti che un presidente degli Stati Uniti, da solo, può apportare al sistema di “doppio governo” della superpotenza in termini di difesa e politica estera. Il centro di gravità delle tensioni globali sta cambiando e, per dirla senza mezzi termini, l’Ucraina non è più così importante. Infine, il passato di Trump come ex presidente non consente in alcun modo di descrivere la sua amministrazione come “isolazionista” o “filo-russa”.

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SITREP 3/11/24: I Patriot sono stati fatti esplodere mentre la NATO, con i suoi messaggi, ha fatto un passo falso, di SIMPLICIUS THE THINKER

L’ultima volta abbiamo parlato dell’improvvisa ondata di retorica minacciosa che sale dal sepolcro in rovina della Vecchia Europa.
Non ho altra scelta se non quella di legare una riga alla precedente, poiché non appena il mio inchiostro si è asciugato sull’ultimo rapporto, nuovi effluvi di escalation sono fuoriusciti dalle bocche incrostate della Vecchia Europa.
Dopo che Macron ha scatenato la tempesta di fuoco con i suoi commenti strampalati, è seguita una farragine di segnali contrastanti di “correzioni” e chiarimenti. In primo luogo, Macron ha cercato di rimangiarsi le parole:

Ma allo stesso tempo, su un altro vettore ha lanciato una bomba ancora più grande della precedente: la Francia potrebbe essere costretta a intervenire se le forze russe iniziassero ad avvicinarsi a Odessa o a Kiev:

Dall’articolo del Kiev Post:

Fabien Roussel, rappresentante del Partito Comunista Francese, ha dichiarato dopo l’incontro che “Macron ha fatto riferimento a uno scenario che potrebbe portare all’intervento [delle truppe francesi]: l’avanzamento del fronte verso Odessa o Kiev”.

Ha osservato che il Presidente francese ha mostrato ai parlamentari le mappe delle possibili direzioni dei colpi delle truppe russe in Ucraina.

Dopo l’incontro, Jordan Bardella del partito di estrema destra National Rally ha osservato che “non ci sono restrizioni né linee rosse” nell’approccio di Macron.

Manuel Bompard del partito La France Insoumise ha espresso maggiore preoccupazione dopo l’incontro. “Sono venuto all’incontro preoccupato e ne sono uscito ancora più preoccupato”, ha detto.

Proprio così, gente. Ancora una volta abbiamo la conferma della mia più antica previsione che la NATO avrebbe tracciato la sua linea rossa a Odessa e sarebbe potenzialmente intervenuta se le truppe russe fossero state realisticamente posizionate per catturare la città. Si parla molto di come l’Europa ritenga che gli Stati Uniti li abbiano piantati in asso e che debbano agire unilateralmente contro la Russia, in particolare perché gli Stati Uniti detenevano la maggior parte delle carte in termini di forniture e finanziamenti critici: senza di essi, l’Ucraina crollerà e l’Europa si troverà di fronte a una scelta definitiva.

Questo fatto è stato specificamente citato nel nuovo articolo dell’AP:

In questo caso, il tirapiedi dei Rothschild, Macron, sembra intenzionato a guidare dal fronte con una campagna velleitaria volta a generare solidarietà attorno alle sue “audaci” dichiarazioni.

In una certa misura, può aver funzionato nel guadagnare l’approvazione dei chihuahua più piccoli e meno importanti:

Il ministro degli Esteri polacco Sikorsky si schiera a favore del dispiegamento di truppe:

Ha anche affermato che le truppe della NATO sono già presenti in Ucraina:

E ora la Francia starebbe addirittura cercando di riunire una coalizione

Come si legge nell’articolo di Politico, Berlino si è opposta fermamente a questa direzione. Il ministro della Difesa tedesco Pistorius chiarisce:

Tuttavia, allo stesso tempo, il membro del Bundestag tedesco Kiesewetter ha esortato ad attaccare direttamente Mosca, prima di mentire stranamente e rimangiarsi le sue parole:

Il politico tedesco Kiesewetter vuole attaccare Mosca! Dice che il ministero della Difesa e il quartier generale dell’FSB a Mosca dovrebbero essere attaccati. -> Poi gli viene chiesto se Mosca dovrebbe essere attaccata e lui dice di no. Come ho detto, Kiesewetter non è intelligente. Dice le cose perché suonano bene.
E il ministro della Difesa francese ha controbattuto alle parole del suo stesso capo, il che sembra suggerire che Macron stia facendo dichiarazioni non approvate dai suoi militari:

Anche il Ministero della Difesa italiano sembra escluderlo:

Il Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha criticato le dichiarazioni di Francia e Polonia sulla possibilità di inviare truppe NATO in Ucraina: “Francia e Polonia non possono parlare a nome della NATO, che fin dall’inizio si è formalmente e volontariamente astenuta dall’intervenire nel conflitto”, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano La Stampa. Crosetto ritiene che questo sarebbe un passo verso un’escalation unilaterale, che priverebbe il conflitto della possibilità di una soluzione diplomatica. Secondo il ministro, l’Italia continuerà a sostenere l’Ucraina, ma è necessario “intensificare i canali diplomatici”.

Ma naturalmente Macron ha continuato a seminare il terreno per future provocazioni in una direzione abbastanza facile da vedere:

La cosa più importante da chiarire in tutto questo è che alcuni stanno fraintendendo l’intento della NATO riguardo al dispiegamento delle truppe. Non dispiegherebbero le truppe per iniziare immediatamente ad attaccare le forze russe e dare inizio alla terza guerra mondiale. La teoria corrente è che, inizialmente, i membri della NATO cerchino di liberare le risorse ucraine nella parte occidentale del Paese, in un momento in cui il numero di truppe di prima linea dell’Ucraina è ridotto a livelli critici.

Ecco le opinioni di due analisti:

In Francia e nei Paesi baltici si sente sempre più spesso la minaccia di inviare le proprie truppe in Ucraina se il fronte delle Forze armate ucraine “si sgretolerà”. Non vedremo i francesi su barche anfibie sotto Krynki, ma possono assumere le funzioni di retroguardia, liberando unità delle Forze armate ucraine da inviare al fronte – la storia mondiale conosce già esempi del genere. Il nemico sta anche aumentando la produzione di vari tipi di droni d’attacco. Sia per gli attacchi sul territorio della Russia, sia per gli attacchi in prima linea, sia per le opzioni navali. Nonostante si dica che la Russia stia iniziando a superare le Forze Armate ucraine in termini di numero di droni prodotti, in realtà la situazione è molto più complicata, e quantità non significa qualità/funzionalità. C’è molto lavoro da fare.
E il secondo:

Nel segmento estero del social network X (ex-Twitter), sono apparse le prime proposte di invio di truppe straniere nel territorio ucraino. Naturalmente, tutte le immagini di questo tipo hanno lo status di non ufficiali, ma il loro significato è già compreso. L’essenza delle proposte per il dispiegamento di truppe straniere sul territorio dell’Ucraina (almeno per ora) si riduce al fatto che le forze NATO non entrerebbero in combattimento diretto con le Forze Armate russe, ma verrebbero dispiegate lungo il confine settentrionale dell’Ucraina con la Bielorussia e, anche se in misura minore, nelle vicinanze di Odessa (apparentemente per proteggere i porti). Il dispiegamento di truppe NATO lungo il confine con la Bielorussia, secondo questa idea, dovrebbe aiutare le Forze Armate ucraine a liberare le truppe di stanza su una linea lunga 1,3 mila km. Al momento, ciò è impossibile da realizzare, presumibilmente a causa della minaccia di azioni offensive da parte delle Forze Armate russe da nord.

Queste sono solo voci che alcuni hanno già “sfatato”, ma a me sembra molto probabile che una cosa del genere sia il vettore iniziale. Ricordiamo la nostra ultima discussione sul fatto che l’Ucraina ha un presunto numero di 700.000 uomini “nelle retrovie” che svolgono vari compiti e sorvegliano vari siti e confini. Se le truppe della NATO potessero alleggerirli, non solo libererebbero più carne da macello per il fronte, ma potrebbero raggiungere un secondo importante obiettivo: bloccare le “probabili” vie d’invasione russe, come le aree a nord di Kiev, per dissuadere un’altra offensiva russa dal nord, e portare anche la Bielorussia in una stretta costrittiva lentamente minacciosa.

Un’altra “voce” di questo tipo proviene dal canale ufficiale TG di Ria Novosti e risale a un paio di settimane fa; l’ho già postata in precedenza, ma voglio includerla di nuovo per consolidare le informazioni:

Una fonte esperta di RIA Novosti ha fornito i dettagli del piano britannico per una forza di spedizione della NATO in Ucraina, per la creazione di una no-fly zone e per “minare” le capacità offensive della Russia: la preparazione di tale scenario per l’attuazione a Londra dovrebbe essere completata entro il maggio 2024; si prevede di trasferire segretamente in Ucraina grandi forze NATO altamente manovrabili dalle regioni di confine della Romania e della Polonia per occupare le linee difensive lungo la riva destra del Dnieper; non è escluso un attacco preventivo da parte delle forze armate di Moldavia e Romania sulla Transnistria; per “disperdere” le forze e i beni delle Forze armate russe, si prevede di schierare un contingente di forze NATO e gli eserciti di singoli membri del blocco sul territorio di Norvegia e Finlandia; Allo stesso tempo, potrebbero essere sferrati colpi alle infrastrutture strategiche nelle regioni settentrionali della Russia; in seguito, secondo il piano britannico, le truppe della NATO creerebbero una “zona cuscinetto” all’interno delle posizioni occupate, compreso il confine con la Bielorussia e il territorio intorno a Kiev, e le forze liberate dell’esercito ucraino dovrebbero ritirarsi nella zona del Distretto militare nord-occidentale.
In sostanza, le idee sembrano delineare un potenziale tentativo di imporre alla Russia uno “scenario coreano”, nel caso in cui la Russia rifiutasse tutte le offerte di cessate il fuoco e di insediamento al momento opportuno. Quel momento arriverebbe quando l’AFU sarà finalmente vicina al collasso totale, il che potrebbe avvenire da un paio di mesi a questa parte fino al primo trimestre del 2025.

Ma anche se non è ancora plausibile che la NATO osi una manovra del genere, non bisogna sbagliare: se decidesse di farlo, la Russia non potrebbe fare nulla per fermarla. Sarebbero in grado di portare i loro distaccamenti “di blocco” in qualsiasi area vogliano, e la Russia sarebbe probabilmente costretta a una sorta di impasse. Dimenticate le puerili storie da fumetto sulla Russia che colpisce le capitali europee o che fa volare le bombe atomiche. La Russia non inizierebbe la Terza Guerra Mondiale attaccando per prima le risorse della NATO in questo modo. Perché? Perché, tecnicamente, le forze della NATO non sarebbero illegali o fuori luogo agli occhi del diritto internazionale. Dopo tutto, se non stanno attaccando la Russia per primi, allora stanno semplicemente attraversando il territorio del loro alleato, con il pieno permesso dell’Ucraina. È lo stesso motivo per cui gli Stati Uniti non possono fare nulla contro le forze russe che li molestano in Siria.

Quindi, sì: la NATO può entrare in azione e mettere delle forze di blocco e in pratica “sfidare” la Russia a passare attraverso di loro, sapendo che la Russia non può farlo senza attaccarli prima e dare alla NATO un casus belli senza precedenti – e tutto ciò sarebbe perfettamente legale agli occhi del diritto internazionale. La Russia ha fatto la stessa cosa a Pristina nel 1999.

Ma, naturalmente, farlo sarebbe politicamente molto rischioso per i leader della NATO, e probabilmente estremamente impopolare tra gli elettori, per cui c’è la possibilità che stiano solo bluffando al fine di plasmare il dominio psicologico della guerra.

Il polacco Sikorsky potrebbe aver svelato parte di questo gioco nella sua intervista di cui sopra, in cui ha sostanzialmente lasciato intendere che queste recenti mosse potrebbero far parte di una sorta di strategia asimmetrica di destabilizzazione per rendere la Russia meno a suo agio nelle proprie mosse, mettendo tutto in secondo piano. In effetti, tutte le recenti azioni della NATO sono state apparentemente finalizzate a creare un senso di tensione e di paura, per rendere la Russia meno sicura di sé. Questo, ovviamente, risale ai giorni del famigerato rapporto RAND sullo strangolamento della Russia con una tensione gradualmente crescente.

Questa strategia si è vista chiaramente questa settimana nel seguente rapporto:

Per la prima volta da quando il Paese è entrato a far parte della NATO, un aereo militare svedese ha volato vicino ai confini della Russia, riferisce il portale di monitoraggio dei voli aerei militari Itamilradar.Come nota il portale, a bordo dell’aereo ci sono diverse apparecchiature in grado di intercettare e analizzare messaggi e altri segnali elettronici.
E naturalmente in generale sappiamo che i Paesi della NATO stanno lentamente cercando di prepararsi a una guerra europea molto più ampia in futuro:

Siamo informati che in Francia diverse basi militari precedentemente in disuso sono attualmente in fase di riabilitazione, ma utilizzando offuscamenti amministrativi destinati ad attirare i curiosi. Ad esempio, a Chateaudun la base in disuso è stata ceduta dall’esercito al comune per farne, secondo la versione ufficiale, un aeroporto privato destinato ad accogliere aerei di tipo Falcon. Il sito dispone di una pista principale lunga 2.300 m e di una pista trasversale creata dai tedeschi durante l’ultima guerra e rimasta abbandonata. Ci sono più di 70.000 m2 di magazzini, uffici ed edifici abitativi che verranno riabilitati, e verrà creata una centrale elettrica fotovoltaica di 80 ettari. Tutto questo per ospitare qualche Falcon? Questo è solo un esempio, ci sono diverse basi in questo caso. L’obiettivo sembrerebbe infatti quello di creare basi discrete per le operazioni militari della NATO, per evitare di avere tutto raggruppato nelle basi “principali” in caso di attacchi.

Dico “tentare” perché ho già sottolineato la natura ciclica di queste escalation. La NATO ha minacciato quasi tutte queste azioni per anni, come la famigerata “forza di dispiegamento rapido di 300.000 uomini al confine con la Russia”, senza che nessuna di esse si realizzasse, perché le iniziative effettive si trasformano in vapore sotto l’esame di quanto costerebbe tutto ciò e di quale sforzo titanico richiederebbe in realtà. In realtà, si può dire che la NATO si indebolisce di anno in anno, con continui tagli alle forze in tutti i settori. Quindi, le ultime minacce di rafforzamento si riveleranno valide? Probabilmente no, perché secondo me la NATO ha più probabilità di crollare che di reinventarsi come superpotenza.

Big Serge, a proposito, ha un buon thread sulle capacità militari della Francia a proposito del potenziale intervento in Ucraina:

Serge conclude:

Il bilancio delle cose è che Macron sta cercando di far credere che sta prendendo una posizione dura nei confronti della Russia, sapendo che il veto della Germania e dell’America gli impedirà di dover effettivamente procedere. Minacciare di entrare in guerra se la Russia arriva a Odessa è come dire: “È meglio che non picchi il mio fratellino, se gli fai perdere i sensi ti picchio”. Non aspetteresti che il tuo fratellino sia già stato polverizzato per intervenire.
Con l’intervento di altri:

Ma per ricordare che le truppe della NATO sono già presenti in Ucraina, c’è questa nuova nota con mappe complementari che mostrano le operazioni americane dal 2014:

Come promemoria per coloro che stanno seriamente discutendo sul fatto che “le truppe NATO appariranno in Ucraina nel 2024” o “appariranno dopo il 2022”, le truppe regolari americane operano in Ucraina dalla primavera del 2014. E questo ha riguardato non solo la preparazione delle Forze Armate dell’Ucraina e della NSU, ma anche diverse operazioni sul territorio ucraino.

Ma continuiamo a chiederci: perché queste minacce disperate da parte della NATO? Esaminiamolo ancora un po’.

Zelensky è appena arrivato in Turchia, dove secondo alcuni potrebbe essere impegnato in colloqui segreti per una soluzione del conflitto. È stato fatto notare, ad esempio, che di recente ha emesso un decreto di parziale smobilitazione per i soldati di leva:

Il succo della questione è che le persone mobilitate durante il periodo iniziale possono essere rilasciate nella riserva, ma la “fregatura” – almeno a quanto ho capito – è che non possono essere ri-mobilitate per 12 mesi. Si tratta quindi, in effetti, di una “rotazione” che concede loro una potenziale tregua di 12 mesi. Alcuni hanno interpretato questo provvedimento come un’intenzione di Zelensky di chiudere la guerra, ma in realtà sembra più una misura per raffreddare il furore su questo tema, che ha provocato molte proteste da parte delle famiglie dei soldati.

Tuttavia, la pressione su Zelensky sta chiaramente aumentando. Il leader di Settore Destro Yarosh ha recentemente minacciato Zelensky:

In sostanza, egli afferma che Zelensky sta distruggendo l’Ucraina e che l’opposizione deve presto riunirsi come un’unica forza patriottica e trascorrere l’intero anno 2024 creando un’unificazione di questa avanguardia per creare un nuovo maidan.

L’orientamento generale è stato ripreso da Mosiychuk di Aidar, secondo il quale il mandato presidenziale di Zelensky ha ancora pochi mesi e le forze si stanno lentamente consolidando attorno a Zaluzhny:

Per quanto riguarda le voci di colloqui di pace segreti in Turchia, Zelensky ha rilasciato una dichiarazione che respinge completamente qualsiasi vertice di pace con la Russia:

Tuttavia, è sembrato sottintendere che lascerà che sia l’Occidente a prendere l’iniziativa e a creare una sorta di condizioni per un incontro con i rappresentanti russi.

Questo dopo che il Papa ha esortato l’Ucraina a issare bandiera bianca:

Naturalmente, poi c’è il fatto che la Matrona di Maidan – o è la Fanciulla di Maidan? – Nuland sta per essere cacciata:

Ed è stato sostituito con colui che è stato frettolosamente incaricato di occuparsi del “disastroso” ritiro dall’Afghanistan:

Il che, naturalmente, ha portato molti a concludere che l'”uomo delle pulizie” è stato portato qui per mettere la parola fine al progetto ucraino. Tuttavia, si tratta solo di un sostituto “temporaneo”, e Biden ha infatti nominato l’esperto di Asia Kurt Campbell per il posto di vertice. Questo insinua ulteriormente un perno dell’amministrazione Biden verso il teatro cinese e lontano dal disastroso teatro ucraino.

Kurt Campbell ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo del “perno verso l’Asia” del presidente Barack Obama nella strategia indo-pacifica del presidente Biden”, ha dichiarato a Kommersant Yuri Tavrovsky, presidente del consiglio di esperti del Comitato per l’amicizia, la pace e lo sviluppo russo-cinese. “In termini pratici, è stato particolarmente attivo nella creazione del blocco militare anticinese AUKUS (Australia, Regno Unito e Stati Uniti) e nel rafforzamento della componente militare del gruppo QUAD (Quadrilateral Security Dialogue – Australia, India, Stati Uniti e Giappone)”, ha detto Tavrovsky. “La nomina di Campbell alla seconda carica del Dipartimento di Stato dimostra che la Casa Bianca ha deciso di contenere la Cina a lungo termine, nonostante le parole e i gesti che sembrano voler riconciliare”. Secondo Tavrovsky, “il secondo posto al Dipartimento di Stato non è andato al più grande odiatore della Russia, ma al più grande odiatore della Cina”.
Alcuni, come la russa Zakharova, ritengono che l’estromissione di Nuland sia un segno che, all’interno dell’amministrazione Biden, è stato riconosciuto che il percorso neocon sull’Ucraina era diventato un vicolo cieco, in particolare quando a Nuland è stata data una tale “mano libera” per condurre quel teatro a suo piacimento.

Ora, per approfondire la questione dell’improvvisa escalation retorica della NATO, scorriamo il fecondo campo degli ultimi titoli dei media, per avere un indicatore della temperatura a cui si trovano le cose:

“Le forze armate ucraine non sopravvivranno al conflitto con la Russia senza l’aiuto dell’Occidente. I russi hanno più di tutto. Carri armati, artiglieria, uomini e aerei. “Noi ne abbiamo molto meno. E si stanno preparando per questo conflitto da molto tempo. Purtroppo noi non l’abbiamo fatto. Potremo sopravvivere solo se l’Occidente verrà in nostro aiuto e ci darà più armi”, ha dichiarato un ufficiale delle Forze armate ucraine. Il comandante delle Forze armate ucraine ha paragonato senza mezzi termini il Presidente russo a Machiavelli: “Putin è un ingannatore. Vuole ottenere risultati. Crede che il fine giustifichi i mezzi”, ha osservato. Ha dichiarato che la democratica Kiev sta combattendo contro la totalitaria Mosca. Ha previsto che l’esito della più grande guerra in Europa dal 1945 determinerà quale sistema politico o “polo” dominerà il prossimo secolo.

Il titolo di cui sopra, tra l’altro, proviene da questo affascinante rapporto della CNN che descrive nei dettagli quanto la forza aerea russa, presumibilmente “distrutta” e “inetta”, stia distruggendo l’AFU:

Poi c’è l’Abrams, il cui quarto esemplare è stato distrutto oggi, con i combattenti russi che avrebbero posato per dei selfie davanti ad esso:

Senza contare che la Russia ha catturato un Leopard 2A6 completamente intatto:

Il rappresentante russo delle Nazioni Unite Polyanskiy:

Poi abbiamo gli sviluppi più importanti di tutti:

La Russia ha fatto una vera e propria strage di sistemi di difesa aerea della NATO e di altri sistemi “di prestigio”, con il Patriot che sarebbe stato l’ultima vittima ieri, come confermato da Forbes:

A proposito, non è interessante come i Patriot abbiano facilmente “abbattuto” tutti quei Kinzhal – una versione molto superiore e aggiornata dell’Iskander – sopra Kiev, mentre qui un misero Iskander ha messo fine alle sofferenze del Patriot? È solo uno spunto di riflessione.

Ma qual è il punto? Gli HIMARS, gli Abrams, i Patriot e tutto ciò che sta in mezzo vengono cancellati ogni giorno. Il tempo sta per scadere, con l’opposizione ucraina che complotta apertamente contro Zelensky, che molti si aspettano venga rovesciato a maggio. Nel frattempo, la Russia continua a rafforzarsi, con una produzione in costante aumento.

È quindi naturale che la NATO stia valutando tutte le opzioni di emergenza a sua disposizione per salvare l’Ucraina all’ultima ora. L’unica domanda è: quando sarà quell’ora, esattamente? A giudicare dall’urgenza delle recenti azioni della NATO, sembra che si stia avvicinando a pochi mesi.

Una delle ragioni è che continuano a circolare voci, ora anche dall’Occidente, secondo cui la Russia intende lanciare una nuova offensiva su larga scala all’inizio della primavera, dopo l’esaurimento di Rasputitsa:

Da Rezident UA:

L’MI6 ha trasmesso nuove informazioni all’Ufficio del Presidente e allo Stato Maggiore, secondo cui l’esercito russo sta aumentando le scorte di missili e UAV per una grande controffensiva, che potrebbe iniziare a maggio-giugno di quest’anno. L’intelligence britannica ipotizza che il colpo principale sarà sferrato su Selidovo-Pokrovsk, per creare un trampolino di lancio per una futura operazione di taglio del fronte ucraino”.
E il recente articolo di Bloomberg cita il famigerato dilatorio Michael Kofman con l’urgente osservazione che l’Ucraina potrebbe iniziare a perdere definitivamente la guerra quest’anno.

Anche il generale polacco Bohuslav Pacek ha sostenuto che la Russia inizierà a sfondare entro aprile:

Molto presto le truppe russe prenderanno completamente l’iniziativa nella zona di difesa libera. Il generale polacco Bohuslav Pacek si è detto fiducioso in questo senso in un’intervista alla stazione radio RMF FM. “Il punto di svolta della situazione a favore della Russia si verificherà, a mio parere, alla fine di aprile – maggio, quando ci saranno le condizioni meteorologiche favorevoli per questo”, ha detto il generale.Bohuslav Pacek ha notato che l’assistenza militare degli alleati americani ed europei all’Ucraina non è chiaramente sufficiente.
Se a questo si aggiungono le voci di una nuova linea d’attacco della Russia da nord, è facile capire perché la NATO sia così costretta a cercare di salvare la sua preziosa capra da mungere.

Ricordiamo le previsioni dei membri del Congresso americano, come Schumer e altri, secondo i quali l’Ucraina potrebbe trovarsi di fronte a una situazione “catastrofica” entro due mesi o poco più, e dovrebbe iniziare a prendere decisioni critiche su “quali città tenere e quali abbandonare”.

Ma anche se questo dovesse accadere entro maggio-giugno e la Russia dovesse lanciare una robusta serie di offensive, le linee ucraine potrebbero iniziare a crollare, ma Odessa e Kiev probabilmente non sarebbero minacciate ancora per un bel po’. Anche in caso di crollo totale delle linee, il massimo che la Russia potrebbe sperare nel futuro a medio termine è di raggiungere il fiume Dnieper, e la probabilità che ciò accada quest’anno è molto bassa.

Questo per dire che la NATO ha ancora tempo prima che la situazione diventi così critica da mettere Odessa nel mirino. Ma, come si leggeva in una delle voci precedenti, se le cose si mettessero davvero male per l’Ucraina, c’è la possibilità che la NATO fornisca una via di fuga posizionando le sue forze sul Dnieper, permettendo all’AFU di fuggire dietro il fiume e tracciando al fiume la demarcazione della nuova DMZ in stile coreano.

Detto questo, ecco un recente resoconto di un militare ucraino su una potenziale nuova incursione russa dal nord: l’AFU sostiene di avere tutto sotto controllo:

Chi non mi ha chiamato o scritto sulla minaccia di un’invasione russa dalla direzione di Sumy. Sì, c’è un gruppo di diverse decine di migliaia di truppe russe lì. Noi, naturalmente, lo vediamo e rafforziamo le nostre forze, loro vedono che noi rafforziamo le nostre e diventano più attivi. I nostri soldati vicino ai confini vedono l’attività, chiamano i loro parenti ed è così che nascono le voci. Ho già scritto che nell’era dei satelliti e degli UAV è impossibile nascondere qualcosa (soprattutto i movimenti di equipaggiamento). Andranno lì attraverso il confine? E chi li conosce. Dopo il 24 febbraio 2022, nulla potrà più sorprendere.
Dato che l’Occidente finanzia interamente l’Ucraina, la guerra non ha avuto un impatto sulla società ucraina come sarebbe normalmente accaduto. Ciò significa che finché Zelensky – o chiunque sia al comando qualche mese più tardi – riuscirà a mantenere una parvenza di controllo, l’Ucraina potrebbe potenzialmente continuare a funzionare e a ottenere mobilitazioni sufficienti a mantenere l’avanzata russa. Si continua a discutere di nuovi pacchetti:

I legislatori repubblicani degli Stati Uniti stanno elaborando una proposta di legge che prevede l’erogazione di alcuni aiuti non militari all’Ucraina sotto forma di prestito, anziché di regalo, secondo quanto riportato venerdì da NBC News. Mentre il Partito Repubblicano considera il piano come un compromesso tra le fazioni pro e contro Kiev, i Democratici insistono sul fatto che la loro proposta di legge sugli aiuti da 60 miliardi di dollari, senza vincoli, è “l’unica strada percorribile”.

Secondo quanto riferito, la Francia si sta dando da fare per fornire all’Ucraina altri equipaggiamenti, non regalando i propri materiali ad altri Paesi: una mossa molto eloquente che rivela l’esaurimento degli equipaggiamenti rimasti in Francia:

La Francia sta negoziando con i Paesi arabi la restituzione delle armi francesi vendute per il loro ulteriore trasferimento all’Ucraina. Il Presidente francese Emmanuel Macron lo ha annunciato durante una conferenza stampa. Macron ha dichiarato che il suo Paese non fornirà più granate e sistemi di artiglieria al Qatar e all’Arabia Saudita per concentrarsi sul sostegno all’Ucraina.
Un combattente ucraino scrive che anche se un nuovo ciclo di mobilitazione dovesse avvenire ora, i suoi effetti non si farebbero sentire per mesi. Dice di lasciare al lettore la conclusione su cosa significherebbe, riportando un aneddoto su come la situazione sia così grave sul fronte che i comandanti dell’AFU mentono sulle loro posizioni:

A giudicare dal suo commento finale, la speranza è eterna, o almeno così dicono.

Inoltre, l’Ucraina ha intensificato i suoi tentativi di costruire la propria versione della linea Surovikin. Qui si possono vedere alcuni dei presunti risultati:

Alcuni ultimi articoli:

Il leader del partito estone ISAMAA spiega come l’Occidente “democratico” dovrebbe trattare le elezioni russe:

Ancora umiliazioni per i britannici:

👀Il Challenger 2 britannico dell’82ª Brigata speciale aviotrasportata delle Forze armate ucraine è annegato in una buca durante le dimostrazioni al campo di addestramento davanti ai giornalisti britannici del The Sun, che hanno filmato il processo di evacuazione del carro armato bloccato da un altro Challenger. Tuttavia, abbiamo precedentemente affermato che l’enorme peso dei Challenger 2 britannici, a partire da 63 tonnellate e in grado di raggiungere le 75 tonnellate con l’installazione di una corazzatura aggiuntiva, porterà inevitabilmente a problemi con la manovrabilità e l’evacuazione di questi carri armati a causa della mancanza di un numero sufficiente di moderni BREM occidentali.Vale anche la pena notare che i moderni L27A1 CHARM 3 BOPS da 120 mm con un nucleo di uranio impoverito sono stati visti nel rack di munizioni del carro armato bloccato.
Senza contare che, secondo l’Ucraina, metà dei Challenger in dotazione sono già considerati fuori uso:

E ancora:

Mercenario britannico in Ucraina si impicca dopo essere tornato nel Regno Unito.

 

Dopo l’udienza, la sua famiglia ha spiegato che la decisione di andare in Ucraina era stata motivata dai commenti controversi di Liz Truss, deputato locale e all’epoca ministro degli Esteri, che aveva dichiarato di sostenere “assolutamente” i britannici che volevano andare a combattere i russi, sostenendo che si sarebbero uniti a una battaglia “per la democrazia”.

Con tutto il furore della mobilitazione in corso in Ucraina, quest’uomo ha un’idea originale per le donne che dicono con tanta leggerezza agli uomini di andare al fronte:

Il prossimo:

Gli ucraini trasferiscono i pezzi del museo eretti come monumenti al fronte:

Il prossimo:

L’ex viceministro della Difesa ucraino Malyar rivela che l’Occidente ha accordi segreti in cui non vuole che l’Ucraina mostri le sue attrezzature danneggiate:

L

astutamente:

Alla luce di tutti i discorsi sull’entrata in guerra della NATO contro la Russia, il giornalista russo Kharchenko sottolinea astutamente che questo aprirebbe il vaso di Pandora, perché la società russa è stata così condizionata contro la battaglia “Armageddon” di livello escatologico contro la NATO – e sono incidentalmente così uniti ora nella solidarietà – che la guerra sarebbe quasi accolta con favore, assumendo la bandiera di una nuova Grande Guerra Patriottica che galvanizzerebbe tutta la società russa come mai prima. Nessuno in Europa saprebbe di essere colpito, poiché gli europei si trovano in uno dei punti moralmente più bassi della loro storia. Sarebbe un disastro per l’Occidente e probabilmente una replica del 1917, con l’Europa che reciterebbe la parte dell’Impero russo al momento della rivoluzione – sono pienamente d’accordo con questo sentimento:

Macron non immagina nemmeno quale regalo ci farà introducendo truppe in Ucraina. Un passo così francamente stupido non fermerà la guerra, ma la motivazione delle truppe russe aumenterà di molte volte. L’apparizione degli Abrams e dei Leopard non ha spaventato i nostri soldati, anzi, c’è una gara per lo sterminio di macchine stravaganti. Ogni anticarro vuole ottenere questo prezioso trofeo. Anche se la divisione francese occupa un settore del fronte, allora molti chilometri di volontari si metteranno in fila negli uffici di arruolamento militari russi, che chiederanno di mandarli a distruggere i francesi.La guerra contro la NATO unirà finalmente la nostra società. La guerra contro la NATO unirà finalmente la nostra società. E se vedremo la NATO sul campo di battaglia, allora numerosi segnali ideologici nei nostri cervelli si accenderanno contemporaneamente.Il popolo russo si imbriglia da tempo. E ora Macron può tirare il freno a mano. La guerra si trasformerà finalmente in resistenza popolare. Con tali premesse, possiamo facilmente realizzare la seconda e la terza ondata di mobilitazione. La guerra contro la NATO nella coscienza russa non è affatto una guerra contro l’Ucraina. E gli “esperti” occidentali non lo sentono. Osate dunque un discendente dei moschettieri, o oltre alle parole forti, non siete più capaci di nulla? Alexander Kharchenko


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La grande lezione dell’ultima invasione della Russia da parte dell’Occidente, Theodore Bunzel

Come imparare dalla storia e ricaderci

La grande lezione dell’ultima invasione della Russia da parte dell’Occidente

Cosa ci insegna l’intervento alleato nella guerra civile russa sull’Ucraina di oggi.

A cura di , Managing Director e responsabile della Consulenza geopolitica di Lazard.
A historic image of American soldiers in snow.
Un’immagine storica di soldati americani nella neve.
Soldati americani del 339° reggimento si riuniscono sul fronte settentrionale nel 1919. UNIVERSAL HISTORY ARCHIVE/UNIVERSAL IMAGES GROUP VIA GETTY IMAGES

La Russia settentrionale deve aver fatto sentire un freddo pungente ai soldati statunitensi, anche se quasi tutti provenivano dal Michigan. Il 4 settembre 1918, 4.800 truppe statunitensi sbarcarono ad Arkhangelsk, in Russia, a sole 140 miglia dal Circolo Polare Artico. Tre settimane dopo, si trovarono a combattere contro l’Armata Rossa tra imponenti foreste di pini e paludi subartiche, a fianco di inglesi e francesi. Alla fine, 244 soldati statunitensi morirono in due anni di combattimenti. I diari delle truppe statunitensi dipingono un quadro straziante del primo contatto:

Ci imbattiamo in un nido di mitragliatrici, ci ritiriamo. [I bolscevichi continuano a bombardare pesantemente. Perry e Adamson della mia squadra sono feriti, un proiettile mi colpisce la spalla da entrambi i lati. … Sono terribilmente stanco, affamato e tutto sommato anche il resto dei ragazzi. Le vittime di questo attacco sono 4 morti e 10 feriti.

Queste anime sfortunate rappresentavano solo una parte del vasto e sfortunato intervento alleato nella guerra civile russa. Dal 1918 al 1920, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Giappone inviarono migliaia di truppe dai Baltici alla Russia settentrionale, dalla Siberia alla Crimea – e milioni di dollari in aiuti e forniture militari ai russi bianchi anticomunisti – nel tentativo abortito di strangolare il bolscevismo nella sua culla. Si tratta di uno dei più complicati e spesso dimenticati fallimenti di politica estera del XX secolo, raccontato in modo accattivante e dettagliato da Anna Reid nel suo nuovo libro, A Nasty Little War: The Western Intervention Into the Russian Civil War.

I dettagli del conflitto, che Reid intreccia brillantemente con i diari personali dei partecipanti, sembrano spesso ultraterreni. Le truppe giapponesi occuparono Vladivostok nell’Estremo Oriente russo. I mercuriali francesi – all’inizio i più falchi a favore dell’intervento tra tutti gli Alleati – guidarono l’occupazione dell’Ucraina meridionale, contendendo ai rossi città ormai familiari ai lettori: Mykolaiv, Kherson, Sebastopoli, Odessa. I britannici – che avevano investito di più nell’intervento, con 60.000 soldati – si muovevano ai margini della Russia: difendevano Baku dai turchi in arrivo, conducevano sabotaggi navali contro i bolscevichi nei Baltici e, infine, evacuavano i bianchi dai porti del Mar Nero che si sgretolavano di fronte all’assalto dell’Armata Rossa.

L’inquietante domanda che aleggia sull’eccellente libro di Reid è se l’Occidente sia destinato a ripetere la storia. L’intervento è fallito e, se si strizza l’occhio, l’intervento odierno in Ucraina può apparire altrettanto futile di fronte a una Russia vasta e determinata con un pozzo apparentemente infinito di materiali, uomini e volontà politica. Questo è ciò che i repubblicani di estrema destra al Congresso, Viktor Orban in Ungheria e l’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump vorrebbero far credere. Un senso di disperazione articolato da Edmund Ironside, il comandante britannico delle forze alleate nel nord della Russia durante l’intervento: “La Russia è così enorme che dà una sensazione di soffocamento”.

Ma nonostante i forti echi storici, le differenze tra i due interventi sono più istruttive delle loro somiglianze. Uno studio approfondito pone forse una domanda ancora più grande: Quali sono le condizioni per il successo di un intervento straniero? Sì, gli Alleati hanno commesso dei pasticci, ma, in tutta onestà, hanno fallito soprattutto a causa di ciò che era fuori dal loro controllo, piuttosto che di ciò che lo era. Il fattore più limitante era costituito dagli alleati della Russia Bianca, un gruppo eterogeneo di socialisti antibolscevichi e di ex ufficiali zaristi incompetenti che in fondo erano autocrati della Grande Russia. Non avevano il consenso né della popolazione russa né, cosa fondamentale, dell’arazzo di minoranze etniche della Russia zarista – dagli ucraini ai baltici – che cercavano di riportare sotto il tallone della Russia.

Oggi le circostanze sono molto più favorevoli. Gli Stati Uniti e l’Europa hanno un partner unito e determinato nell’Ucraina di Volodymyr Zelensky, in una lotta di accecante chiarezza morale. L’economia russa può essere in condizioni di guerra, ma collettivamente l’Occidente ha a disposizione molte più risorse. E il compito di difendere un’Ucraina motivata da un’invasione ostile è molto meno ambizioso del tentativo di rovesciare il governo del più grande Paese del mondo. Un sobrio confronto tra i due interventi dovrebbe infatti rafforzare la convinzione dell’Occidente di poter portare a termine l’Ucraina, a patto che la sua volontà politica, in calo oggi come allora nelle capitali occidentali, non si metta di traverso.


A historic image of American interventionists landing in Vladivostok, Russia.Un’immagine storica dell’atterraggio degli interventisti americani a Vladivostok, in Russia.

Interventisti americani sbarcano a Vladivostok, in Russia, nel 1918. ARCHIVIO STORICO UNIVERSALE/VIA GETTY IMAGES

Gli ingredienti critici di qualsiasi intervento straniero sono obiettivi chiari e raggiungibili, alleati affidabili sul campo, un avversario attaccabile, mezzi materiali e la volontà politica di portare a termine il lavoro. L’intervento alleato in Russia è stato fatalmente carente sotto tutti i punti di vista.

La cosa forse più sorprendente della narrazione di Reid è che spesso non è chiaro cosa esattamente le truppe alleate dovessero fare in Russia. Certo, tutti i governi occidentali detestavano il bolscevismo e temevano il suo potenziale espansionistico e infettivo. Ma al di là di questo, c’era ben poco in termini di strategia o scopo condiviso. In effetti, le truppe occidentali furono inizialmente inviate per sorvegliare le ferrovie e i depositi militari alleati nella Russia settentrionale e orientale, che si temeva potessero arrivare nelle mani dei tedeschi. Ma la situazione si complicò leggermente dopo la resa della Germania nel novembre 1918. Come disse George F. Kennan nel suo magistrale volume La decisione di intervenire, “le forze americane erano appena arrivate in Russia quando la storia invalidò in un colpo solo quasi tutte le ragioni che Washington aveva concepito per la loro presenza lì”.

Gli zelanti ufficiali britannici sul campo – sostenuti da ministri falchi in patria come il Segretario alla Guerra Winston Churchill, che quasi esaurì il proprio capitale politico sostenendo la donchisciottesca avventura russa – presero presto l’iniziativa di intervenire attivamente e combattere i rossi. In altre aree, tra cui l’Ucraina meridionale, la missione fu più chiara a sostegno delle forze bianche locali, anche se la Francia si perse rapidamente d’animo e tornò a casa nell’aprile 1919 dopo aver subito una serie di battute d’arresto e ammutinamenti.

A racchiudere questa ambiguità furono le istruzioni per l’intervento militare degli Stati Uniti, scritte personalmente in un promemoria del luglio 1918 dal Presidente Woodrow Wilson, il quale era tipicamente tormentato dalla decisione e “sudava sangue su ciò che è giusto e fattibile fare in Russia”. Egli aprì il promemoria avvertendo che l’intervento militare avrebbe “accresciuto l’attuale triste confusione in Russia piuttosto che curarla”, ma poi impegnò le truppe statunitensi ad aiutare la Legione Ceca che operava in Siberia e a recarsi nella Russia settentrionale per “rendere sicuro per i corpi russi riunirsi in corpi organizzati nel nord”. Non è certo una cosa chiarificatrice.

Gli ufficiali statunitensi accolsero queste istruzioni con perplessità. Il generale William Graves, responsabile degli 8.000 soldati in Siberia, era decisamente scettico sul ruolo degli Stati Uniti nel conflitto e interpretò le istruzioni di Wilson come se gli permettessero solo di sorvegliare le ferrovie, non di combattere i rossi. In seguito scrisse nelle sue memorie che non aveva idea di cosa Washington stesse cercando di ottenere. Tutto ciò fu motivo di disappunto per i suoi colleghi britannici più favorevoli all’intervento in Siberia, che invece aiutarono in modo proattivo il “capo supremo” dei bianchi, mostruosamente incompetente, l’ammiraglio Alexander Kolchak, ex capo della flotta russa del Mar Nero, che si trovò incongruamente a combattere nel profondo della Siberia senza sbocco sul mare. (Tra l’altro, era anche un sosia dell’attuale presidente russo Vladimir Putin).

White Russian commander Admiral Alexander KolchakIl comandante della Russia bianca, l’ammiraglio Alexander Kolchak

Il comandante della Russia Bianca, ammiraglio Alexander Kolchak, ispeziona le sue truppe a Omsk, in Siberia, nel 1919. UNIVERSAL IMAGES GROUP VIA GETTY IMAGES

Il che ci porta ai russi bianchi. Forse la conditio sine qua non di qualsiasi intervento straniero, soprattutto se ambizioso come quello occidentale in Ucraina e nella guerra civile russa, sono gli alleati sul campo. È la differenza tra il caos che ha seguito l’intervento occidentale in Libia e il successo dell’intervento nei Balcani. Su questo punto, i bianchi hanno fallito miseramente.

È difficile sapere da dove cominciare. Oltre a Kolchak, c’era l’inarrivabile generale Anton Denikin che guidava le forze bianche nella Russia meridionale e che dissimulava ai governi alleati gli orribili pogrom contro la popolazione ebraica dell’Ucraina perpetrati dai bianchi sotto il suo controllo. Oltre a operare su un fronte impossibilmente ampio e scollegato che copriva l’intera periferia della Russia – un Paese con 11 fusi orari – le diverse fazioni bianche agivano essenzialmente come signori della guerra, con scarsa lealtà o coordinamento tra loro.

Altrettanto fatale per i bianchi fu una vistosa mancanza: un’ideologia coerente o convincente. Antony Beevor, nella sua nuova favolosa storia della guerra civile russa, attribuisce la sconfitta dei bianchi sia alla loro mancanza di programma politico sia alla loro natura frammentaria: “In Russia, un’alleanza assolutamente incompatibile di rivoluzionari socialisti e monarchici reazionari aveva poche possibilità contro una dittatura comunista dalla mente unica”.

Tutto ciò è in contrasto con i rossi. Essi controllavano il cuore industriale di Mosca e San Pietroburgo, operando dall’interno verso l’esterno con linee di comunicazione interne più forti. Questo permise al commissario Leon Trotsky – che, nota Reid, “si trasformò in un leader di guerra quasi geniale: accorto, deciso e di un’energia sconfinata” – di salire sul suo treno blindato per puntellare i fronti in crisi mentre i bianchi avanzavano da est e da sud. I bolscevichi, pur attuando politiche economiche rovinose e iniziando le prime ondate di terrore in patria, erano motivati e possedevano una chiara ideologia che esercitava, almeno in quel momento, un certo fascino sulla popolazione locale.

E, fondamentalmente, la loro volontà era molto più forte di quella dei bianchi o dell’Occidente. Dopo le devastazioni della Prima Guerra Mondiale, i governi alleati temevano la diffusione del bolscevismo, ma non riuscirono a trascinare con sé le loro opinioni pubbliche esauste. In questo caso, gli echi storici sono più preoccupanti. Il sostegno pubblico è comprensibilmente diminuito e le pressioni di bilancio sono aumentate. Come disse il Daily Express britannico nel 1919, riecheggiando la retorica repubblicana di oggi negli Stati Uniti: “La Gran Bretagna è già il poliziotto di mezzo mondo. Non sarà e non può essere il poliziotto di tutta l’Europa. … Le pianure ghiacciate dell’Europa orientale non valgono le ossa di un solo granatiere britannico”. Le battute d’arresto dei bianchi in Siberia e nella Russia meridionale sono state il chiodo fisso. Allora, come oggi in Ucraina, il sostegno politico straniero all’intervento dipendeva soprattutto dalla sensazione di slancio sul campo di battaglia.


A historic image of flag-draped coffins.Un’immagine storica di bare avvolte dalla bandiera.

Le bare avvolte dalle bandiere di 111 militari americani uccisi in Russia arrivano a bordo di una nave a Hoboken, nel New Jersey, intorno al 1920. HULTON ARCHIVE/VIA GETTY IMAGES

Il compito dei responsabili della politica estera è quello di distinguere tra ciò che è in e ciò che è fuori dal loro controllo. Nella misura in cui intuiscono le condizioni favorevoli – gli alleati, la geografia, la vulnerabilità del nemico – allora il compito è quello di concentrarsi e ottimizzare le cose che possono gestire: la strategia e gli obiettivi, la mobilitazione della volontà politica, la fornitura dei materiali per sostenere lo sforzo e il coordinamento con gli alleati.

Nonostante il pessimismo che pervade le capitali occidentali, l’odierna guerra in Ucraina presenta alcune delle circostanze più propizie che un politico possa sperare di trovare, a differenza di quelle affrontate dagli alleati durante la guerra civile russa. L’Ucraina è un alleato degno e competente, che combatte per difendere il proprio territorio con una popolazione altamente motivata. La causa ucraina è giusta, con una qualità manichea facilmente spiegabile al pubblico occidentale. Sebbene la volontà personale di Putin di vincere sia forte, è chiaro dalle sue azioni e dalla sua esitazione a mobilitare completamente la società russa che egli percepisce un limite massimo a ciò che può chiedere alla sua popolazione. Sebbene la forza lavoro e il materiale della Russia siano maggiori di quelli dell’Ucraina, la quantità necessaria per mantenere l’Ucraina armata e in lotta è del tutto gestibile. Un supplemento di aiuti di 60 miliardi di dollari da parte degli Stati Uniti – attualmente bloccati dai repubblicani di estrema destra alla Camera dei Rappresentanti – è un’inezia se paragonato ai ritorni: mantenere la linea sulle norme internazionali; difendere gli ucraini e, così facendo, i valori occidentali; impantanare la Russia in una voragine strategica e ridurre la sua capacità di minacciare il resto del fianco orientale della NATO; fortificare l’alleanza transatlantica. Oggi le capitali occidentali sono molto più unite di quanto non lo fossero nel 1918 e il coordinamento della difesa tra loro è forte. Anche se possono affinare il senso condiviso di una partita finale in Ucraina, tutti sanno che il conflitto si concluderà con una sorta di soluzione negoziata: si tratterà di stabilire a quali condizioni.

Se gli Stati Uniti e i loro alleati riusciranno a evitare le insidie dell’intervento occidentale nella guerra civile russa – sviluppando una chiara strategia a lungo termine, continuando a coordinarsi strettamente e rafforzando il sostegno interno facendo leva sulle proprie popolazioni – allora avranno una reale possibilità di prevalere su Putin. Date le condizioni favorevoli, il principale, forse unico ostacolo al successo a lungo termine è la volontà politica di portare a termine il lavoro.

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Theodore Bunzel è amministratore delegato e responsabile della consulenza geopolitica di Lazard. Ha lavorato nella sezione politica dell’ambasciata statunitense a Mosca e presso il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti.
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La parziale conformità di Israele alle richieste anti-russe degli Stati Uniti rischia di rovinare i legami con Mosca, di ANDREW KORYBKO

 

Israele non ha intenzione di inviare sistemi di allarme rapido all’Ucraina per solidarietà, ma sta davvero cercando di ingraziarsi maggiormente gli Stati Uniti mentre la sua guerra con Hamas raggiunge la fine dei giochi, anche se Tel Aviv sta mascherando le sue vere intenzioni come un segnale di dispiacere nei confronti di Mosca. atto di bilanciamento tra Israele e Hamas.

Il rappresentante permanente di Israele presso le Nazioni Unite ha annunciato alla fine del mese scorso che il suo paese sta “lavorando per fornire all’Ucraina sistemi di allarme rapido”, seguito da un parlamentare intransigente che ha promesso che “Israele adotterà una posizione più aggressiva contro la Russia”. Ciò è avvenuto dopo che il nuovo ambasciatore israeliano in Russia ha causato uno scandalo all’inizio di febbraio descrivendo in modo errato la politica regionale russa, di cui i lettori possono saperne di più in questa analisi qui che collega ipertestuali a quasi due dozzine di articoli rilevanti al riguardo.

La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha reagito a questo sviluppo lamentando  il fatto che gli abitanti della regione, soprattutto i politici israeliani, percepiscano e seguano il percorso imposto loro dagli ‘eccezionalisti’ – gli Stati Uniti”, che ha “esacerbato e avvicinato questa situazione catastrofica nella regione, dato uno slancio inquietante, l’ha provocata”. Sebbene Israele sia ancora legalmente considerato un paese “amico” dalla Russia, la situazione potrebbe presto cambiare a seconda di ciò che farà.

Tuttavia, finché si asterrà dall’inviare armi offensive, potrebbe non figurare in quella lista. Anche se lo facesse, la Russia potrebbe comunque tenersi lontana da lì per ora, al fine di esplorare se la diplomazia può portare al raggiungimento di una “nuova normalità” tra loro prima che le tensioni sfuggano al controllo, in modo simile allo spirito per cui la Russia non ha designato Turkiye nonostante abbia inviato droni d’attacco all’Ucraina. Le relazioni con Ankara sono rimaste gestibili e per la maggior parte reciprocamente vantaggiose , quindi i legami con Tel Aviv potrebbero finire allo stesso modo.

Tuttavia, questo cambiamento nell’approccio di Israele nei confronti del procuratore della NATO La guerra alla Russia attraverso l’Ucraina – che è già una guerra calda non dichiarata ma limitata dopo che il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha inavvertitamente rivelato che le truppe occidentali sono segretamente sul terreno lì – non viene condotta per solidarietà con Kiev. Piuttosto, superficialmente sembra dovuto al dispiacere di Israele per l’azione di equilibrio della Russia tra esso e Hamas, ma in realtà è un tentativo di Tel Aviv di ingraziarsi Washington mentre la sua guerra con Hamas raggiunge la fine dei giochi.

Due resoconti dettagliati dei media americani a fine novembre possono essere interpretati come un’evoluzione della campagna di pressione dell’amministrazione Biden contro il primo ministro Benjamin “Bibi” Netanyahu. Il Washington Post ha informato il pubblico di come ha consentito al Qatar di finanziare Hamas, mentre il New York Times ha affermato che Israele era presumibilmente a conoscenza dei piani di attacco a sorpresa di Hamas più di un anno prima del suo attacco a sorpresa di inizio ottobre . Entrambi sono dannosi e potrebbero alimentare ulteriori proteste contro di lui una volta terminato il conflitto.

A proposito di questi, l’amministrazione Biden è già stata coinvolta negli eventi nazionali senza precedenti che hanno scosso Israele la primavera scorsa, che sono stati qui analizzati come motivati ​​dall’opposizione ideologica dei liberali-globalisti al governo nazionalista-conservatore dell’autoproclamato Stato ebraico. Anticipando il ripetersi di quegli eventi alla conclusione di un altro cessate il fuoco prima del Ramadan, è molto probabile che Bibi abbia cercato di prevenire ulteriori ingerenze accettando di inviare quei sistemi in Ucraina.

Nella sua mente, questa mossa disperata potrebbe potenzialmente alleviare parte della pressione popolare prevista su di lui in quello scenario, influenzando gli Stati Uniti a esercitare un maggiore grado di autocontrollo e a non coinvolgersi più di tanto in qualsiasi imminente tornata di disordini della Rivoluzione Colorata . Il pretesto pubblico con cui vengono utilizzati questi sistemi di allerta precoce è il dispiacere di Israele per l’azione di equilibrio della Russia tra esso e Hamas al fine di distogliere l’attenzione dalle sue vere motivazioni.

Dopotutto, non c’è alcun credito all’affermazione che la Russia abbia sostenuto l’attacco furtivo di Hamas, sia militarmente che politicamente. Il Cremlino lo ha ripetutamente condannato come atto di terrorismo, ma ha condannato anche la punizione collettiva dei palestinesi da parte di Israele. L’accoglienza da parte di Mosca dell’ala politica di Hamas ha l’unico scopo di rilanciare i colloqui di pace e garantire il rilascio degli ostaggi, compito quest’ultimo “sotto il controllo personale del presidente della Federazione Russa”, secondo un alto diplomatico .

Per quanto Israele possa non gradire questa politica a causa del suo desiderio che tutti i paesi si schierino rispetto a Hamas in base alla scelta a somma zero che è costretto a fare, ciò potrebbe continuare ad essere trasmesso attraverso mezzi diplomatici convenzionali invece di intensificare la situazione inviando unilateralmente tali sistemi a Kiev. Il motivo per cui l’esportazione da parte di Israele di questi equipaggiamenti di allarme rapido è così preoccupante per la Russia è perché potrebbe portare a un “avanzamento progressivo” a cui seguirebbero presto sistemi di difesa aerea e possibilmente armi offensive.

Qualsiasi miglioramento significativo delle capacità di difesa aerea dell’Ucraina, sostenuto da Israele, potrebbe portare a un miglioramento simmetrico di quelle della Siria, sostenuto dalla Russia, anche se questa analisi sostiene che Mosca non rischierà una guerra più ampia per fermare gli attacchi sempre più frequenti di Tel Aviv contro Damasco. In ogni caso, questi due potrebbero scivolare in un pericoloso dilemma di sicurezza poiché ciascuno potrebbe accusare l’altro di ostacolare i loro attacchi contro quelli che considerano obiettivi militari legittimi nelle nazioni vicine.

Le conseguenze potrebbero vedere la Russia e Israele intensificare i rispettivi attacchi in Ucraina e Siria in modo da sfondare in modo più efficace queste nuove difese lì. Ciò non cambierà le dinamiche strategico-militari del conflitto ucraino , ma potrebbe rischiare un peggioramento della crisi dell’Asia occidentale se l’Iran si sentisse abbastanza a suo agio da attaccare Israele dalla Siria sotto l’ombrello fornito dalla Russia. In tal caso, Israele potrebbe reagire con un’operazione di terra o addirittura lanciarne una preventiva.

Dal punto di vista politico egoistico di Bibi, estendere la guerra alla Siria con qualsiasi ruolo di terra o di forza speciale potrebbe perpetuare la crisi dell’Asia occidentale a suo vantaggio interno e internazionale. Sul fronte interno, sarà probabilmente in grado di sfruttare questa mossa per rimanere al potere ed evitare accuse di corruzione (magari guidate politicamente), mentre su quello straniero potrebbe vedere gli Stati Uniti allentare la pressione potenzialmente imminente della Rivoluzione Colorata su di lui a causa di Israele più direttamente. contenere l’Iran in Siria secondo i loro interessi comuni.

Non è chiaro se abbia pianificato tutto fino ad ora, e anche se lo avesse fatto, non si può dare per scontato che gli eventi si evolveranno in quella direzione e non saranno compensati da alcune variabili finora imprevedibili. Indipendentemente da quali siano i suoi piani e per quanto lontano guardi al futuro, il nocciolo della questione è che il parziale rispetto da parte di Israele delle richieste anti-russe degli Stati Uniti rischia di rovinare i legami con Mosca, e questo potrebbe rapidamente riverberarsi in tutta l’Asia occidentale, a seconda della situazione. la traiettoria dello scenario.

Provocazioni di questo tipo potrebbero esacerbare le divisioni preesistenti dando falsa credenza ai radicali islamofobi che vogliono una cosiddetta “Russia per i russi”.

Giovedì l’FSB ha arrestato un ramo della cellula terroristica ISIS-K con sede in Afghanistan che stava pianificando un attacco a una sinagoga di Mosca, cosa che avrebbe potuto innescare discordie interreligiose se l’attacco non fosse stato sventato. La Russia è uno stato-civiltà storicamente cosmopolita, il cui popolo ha un forte senso di unità nazionale, ma c’è sempre la possibilità che provocazioni di questo tipo possano esacerbare le divisioni preesistenti dando falsa credenza ai radicali islamofobi che vogliono una cosiddetta “Russia per i russi”. .

Il defunto Navalny aveva abbracciato un tempo quell’ideologia tossica, che è severamente repressa dai servizi di sicurezza ai sensi dell’articolo 282 del codice penale russo, ma che purtroppo continua a circolare tra alcuni elementi marginali della società. L’incidente dello scorso ottobre all’aeroporto di Makhachkala nella repubblica autonoma russa del Daghestan a maggioranza musulmana, di cui i lettori possono saperne di più qui se non lo avessero seguito in quel momento, ha minacciato di infondere nuova vita a questo movimento fascista.

L’ottica era tale che sembrava che alcuni musulmani russi locali avessero abbracciato visioni estremiste , la cui impressione prestava falsa credenza ai radicali islamofobi precedentemente menzionati che vogliono una cosiddetta “Russia per i russi” consentendo la separazione della maggioranza- Regioni musulmane. Le autorità hanno rapidamente chiarito che i canali di social media stranieri gestiti dalle agenzie di intelligence erano responsabili della manipolazione di queste persone, ma è stato comunque arrecato un certo danno alla percezione che avevano di loro.

Se l’ultimo complotto dell’ISIS-K non fosse stato fermato e gli ebrei fossero stati massacrati nella loro sinagoga come alcuni dei suddetti locali manipolati implicavano l’intenzione di massacrare i presunti arrivi ebrei all’aeroporto diversi mesi fa, allora il sentimento islamofobo reazionario avrebbe potuto aumentare tra alcuni nella società. . L’incidente avrebbe anche potuto sconvolgere il delicato equilibrio tra Israele e Hamas tra Russia e Israele se Tel Aviv lo avesse sfruttato come pretesto per inviare armi letali all’Ucraina sulla falsa base che Mosca non è abbastanza forte da proteggere gli ebrei.

A differenza di fine ottobre, questo attacco sventato all’inizio di marzo è collegato a un gruppo terroristico straniero, ed è avvenuto meno di due settimane dopo che il ministro della Difesa Shoigu aveva messo in guardia sulle minacce terroristiche provenienti dall’Afghanistan. L’ISIS-K aveva già bombardato l’ambasciata russa a Kabul nel settembre 2022, ma il tentativo di attacco di questo mese a Mosca è la prima volta che prende di mira direttamente il suolo di quel paese, e potrebbe non essere nemmeno l’ultima.

Ciononostante, il portavoce talebano Zabihullah Mujahid ha rimproverato Shoigu sostenendo che “Due anni e mezzo di dominio talebano hanno dimostrato che nessuna minaccia proveniente dall’Afghanistan prende di mira nessuno”, ma ora ha le uova in faccia dopo che l’FSB ha affermato che i terroristi erano collegati a un Cellula ISIS-K con sede in Afghanistan. Ciò dimostra che l’Afghanistan è ancora un rifugio sicuro per il terrorismo internazionale, nonostante i migliori sforzi dei talebani per eliminare queste minacce. Se non fosse stato per le sanzioni americane, forse avrebbero avuto più successo.

Nel complesso, i risultati di questo incidente sono che: 1) le continue sanzioni statunitensi ostacolano gli sforzi antiterroristici dei Talebani; 2) che a loro volta fanno sì che l’Afghanistan continui a rappresentare una minaccia per tutti; 3) ISIS-K si sta ora concentrando nuovamente sulla Russia; e 4) sta pianificando attacchi progettati per innescare al massimo la discordia interreligiosa; ma 5) quest’ultimo è stato fermato grazie alla diligenza dell’FSB. Guardando al futuro, si prevede che si materializzeranno ulteriori minacce e quelle che non verranno fermate potrebbero avere un impatto politico enorme.

La ripresa dei colloqui di pace è improbabile, ma la mediazione di una terza parte fidata e neutrale potrebbe comunque evitare lo scenario peggiore della Terza Guerra Mondiale per errore di calcolo se le possibili false percezioni di ciascun attore sui piani degli altri venissero corrette prima che sia troppo tardi.

Papa Francesco ha esortato Zelenskyj a riprendere i colloqui di pace con la Russia in parte di un’intervista precedentemente registrata i cui estratti sono stati appena pubblicati nel fine settimana. Ha detto: “Penso che il più forte sia quello che vede la situazione, che pensa alla gente e ha il coraggio della bandiera bianca, e quello che negozia. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno bene, devi avere il coraggio di negoziare”.

Ha aggiunto che “il negoziato non è mai una resa, ma il coraggio di non portare il Paese al suicidio”, concludendo: “Potreste vergognarvi, ma quanti morti ci saranno alla fine? Negoziare in tempo, cercare i paesi con cui mediare”. Le sue parole sono arrivate poco dopo che il Comitato di intelligence ucraino ha messo in guardia sullo scenario peggiore, dal loro punto di vista, in cui la Russia otterrebbe una svolta militare attraverso la linea di contatto (LOC) in coincidenza con il collasso politico del paese.

L’escalation è nell’aria anche dopo che il presidente francese Macron ha rivelato che la NATO sta discutendo se intervenire convenzionalmente in Ucraina, cosa che ha poi affermato che potrebbe autorizzare nel caso in cui la Russia avanzasse su Kiev o Odessa . Gli Stati baltici e la Polonia hanno implicitamente mostrato interesse a schierare lì le loro truppe insieme a quelle della Francia in missioni “non di combattimento” come lo sminamento e l’addestramento, ma ciò avrebbe davvero consentito loro di avanzare facilmente verso est per bloccare la Russia nel caso in cui riuscisse a raggiungere una svolta.

Con quelli politici e militari sopra menzionati coincidono altri due sviluppi narrativi. Il Wall Street Journal (WSJ) ha improvvisamente condiviso i termini della bozza del trattato di pace russo-ucraino della primavera 2022 e poi la CNN ha citato fonti americane anonime per riferire in esclusiva che gli Stati Uniti pensavano seriamente che la Russia avrebbe potuto usare armi nucleari tattiche alla fine del 2022 dopo aver subito una serie di battute d’arresto. che ha spinto la LOC verso est. Tutti questi eventi recenti coltivano una chiara impressione sullo stato attuale delle cose.

Da un lato, è chiaro che la situazione lungo la LOC è probabilmente destinata a peggiorare nei prossimi mesi, a giudicare dalle previsioni dello scenario peggiore del Comitato di intelligence ucraino e da Macon che parla apertamente delle condizioni in cui la Francia potrebbe intervenire convenzionalmente. Gli Stati Uniti probabilmente si aspettano che quest’ultima possa aumentare il rischio di una terza guerra mondiale anche per errori di calcolo, a causa della soglia relativamente bassa che i suoi funzionari ritengono che la Russia abbia per l’uso di armi nucleari tattiche.

D’altra parte, tuttavia, questa sequenza di eventi forse apocalittici potrebbe essere evitata preventivamente se Zelenskyj ascoltasse le sagge parole di Papa Francesco sulla ripresa dei colloqui di pace anche a scapito della cessione de facto del territorio per smettere di commettere un suicidio nazionale. Il rapporto del WSJ menzionato in precedenza ha dimostrato indirettamente quanto il presidente Putin sia pragmaticamente flessibile, a differenza del modo in cui l’Occidente lo dipinge come una sorta di ideologo incrollabile.

Nel complesso, la netta impressione che si resta è che la finestra per la ripresa dei colloqui di pace si stia rapidamente chiudendo poiché diventa più probabile che la Russia possa ottenere una svolta da qualche parte lungo la LOC, che potrebbe a sua volta indurre il minacciato intervento della Francia. È a questo punto che una terza parte neutrale e fidata come Papa Francesco o l’India potrebbe intervenire diplomaticamente dietro le quinte per sondare gli interessi di tutte le parti a riprendere i colloqui o almeno scoprire fino a che punto ciascuna è disposta a spingersi in determinati scenari.

Se né la Russia, né l’Occidente, né l’Ucraina sapessero come reagirebbero gli altri due nello scenario peggiore menzionato in precedenza dal punto di vista di Kiev, allora diventerà più probabile che almeno uno di loro faccia male i calcoli, possibilmente in modo disastroso. È quindi nel loro interesse che una terza parte neutrale di cui tutti si fidino apprenda le nozioni di base sulle loro posizioni e le trasmetta agli altri allo scopo di evitare che la guerra calda NATO-Russia in Ucraina, non dichiarata e finora limitata, peggiori. .

Ciò non significa che Zelenskyj ascolterà Papa Francesco sventolando bandiera bianca e fermando il suicidio del suo Paese, che è lo scenario migliore per tutte le parti interessate responsabili, ma solo che lo scenario peggiore potrebbe essere compensato con maggiore sicurezza se tutti avevano più chiarezza sulle motivazioni reciproche. La Russia potrebbe non essere nemmeno interessata ad avanzare su Kiev (di nuovo) e/o Odessa, ma la falsa percezione che stia complottando in tal senso potrebbe spingere la Francia a intervenire, aggravando così inutilmente le tensioni.

Allo stesso modo, Zelenskyj potrebbe rifiutarsi di riprendere i colloqui anche se la linea del fronte dovesse crollare, purché presuma che una “coalizione di volenterosi” interverrà per bloccare l’avanzata della Russia, ma questo potrebbe anche essere un errore poiché tale coalizione potrebbe non essere imminente o almeno non nelle condizioni che si aspetta. In tal caso, anche se Kiev e/o Odessa potrebbero non essere minacciate dalla Russia, potrebbe comunque rischiare di perdere più territorio oltre i confini amministrativi di quelle quattro regioni che hanno votato per unirsi alla Russia (come intorno a Kharkov).

Se la Russia sospetta che l’Ucraina e l’Occidente stiano escogitando il pretesto per giustificare l’intervento convenzionale di quest’ultimo nel conflitto, come la proposta di Macron di schierare ufficialmente truppe lì per scopi “non combattenti”, allora potrebbe intensificare la sua speciale azione operazione ad una guerra totale per impedirlo. Finora è stato relativamente moderato e sensibile alle vittime civili, ma entrambe le caratteristiche potrebbero rapidamente diventare un ricordo del passato se ritiene che sia “ora o mai più” sfondare la LOC.

È per questi motivi che una terza parte neutrale e fidata dovrebbe intervenire diplomaticamente dietro le quinte per ottenere informazioni sui loro calcoli e poi trasmetterli agli altri con il loro permesso in modo da gestire in modo più responsabile la “nebbia di guerra” in questo momento cruciale. nel conflitto. La ripresa dei colloqui di pace è improbabile, ma ciò potrebbe comunque evitare lo scenario peggiore della Terza Guerra Mondiale a causa di errori di calcolo se le possibili false percezioni di ciascun attore sui piani degli altri venissero corrette prima che sia troppo tardi.

Ci sono infatti piani per un intervento occidentale convenzionale in Ucraina nonostante le smentite dei loro leader nelle ultime due settimane, ma devono ancora formarsi completamente e la loro esecuzione non può essere data per scontata, ma non può nemmeno essere esclusa. O.

Il dibattito provocato dal presidente francese Macron sulla questione se la NATO debba o meno intervenire convenzionalmente in Ucraina ha messo in luce l’esistenza di due distinte scuole di pensiero su questo tema all’interno dell’Europa. Francia, Stati baltici e Polonia sembrano essere favorevoli a “dispiegamenti non combattenti” per missioni di sminamento e addestramento, che potrebbero essere effettuate attraverso una “coalizione di volenterosi”, mentre il resto del blocco sostiene la posizione della Germania che ciò non dovrebbe accadere in nessun caso.

“ Il lapsus di Scholz ha gettato il sacco sul segreto peggio custodito dell’Ucraina ”, poiché ha inavvertitamente rivelato che ci sono già truppe britanniche e francesi che aiutano l’Ucraina nel “controllo degli obiettivi”. La registrazione della Bundeswehr successivamente trapelata sul bombardamento del ponte di Crimea confermava che anche gli americani erano lì. Tuttavia, ciò che propone Parigi è una formalizzazione di questi schieramenti insieme alla loro graduale espansione in una capacità “non combattente”.

Nessuno si lasci ingannare pensando che la Francia e gli altri quattro paesi che sembrano favorevoli a questo scenario siano interessati esclusivamente alle missioni di sminamento e di addestramento. Piuttosto, il loro intento sembra essere quello di preparare queste forze sul campo ad avanzare verso est nel caso in cui si materializzi lo scenario peggiore dal punto di vista di Kiev, in cui la linea del fronte crolla e la Russia inizia ad avanzare verso ovest. Questi membri della NATO cercherebbero quindi di tracciare una linea rossa il più lontano possibile per salvare l’Ucraina.

L’approccio della Germania è del tutto diverso in quanto preferisce rimanere formalmente fuori dalla mischia per concentrarsi sulla costruzione della “ Fortezza Europa ”. Ciò si riferisce alla politica di Berlino di riprendere la sua traiettoria di superpotenza perduta da tempo attraverso mezzi militari “difensivi” con il sostegno degli Stati Uniti al fine di guidare il contenimento della Russia in Europa per volere di Washington mentre l’America “ruota (torna) verso l’Asia” per contenere la Cina. Una componente importante di questo piano è lo “ Schengen militare ” tra Germania, Paesi Bassi e Polonia.

È improbabile che gli Stati baltici e la Polonia partecipino ad un intervento convenzionale in Ucraina senza la partecipazione ufficiale di una potenza nucleare perché temono di restare a secco nello scenario in cui si scontrassero con la Russia all’interno della fatiscente ex repubblica sovietica. In questo risiede l’importanza strategica del coinvolgimento della Francia, che potrebbe placare le preoccupazioni circa la possibilità che Parigi ricorra al rischio calcolato nucleare con Mosca nel caso in cui le sue stesse truppe prendessero parte ai suddetti scontri.

Il Regno Unito non resterebbe in disparte in quell’evento poiché sta già svolgendo un ruolo di primo piano nel mandato della NATO guerra alla Russia attraverso l’Ucraina e in precedenza aveva firmato un patto di sicurezza trilaterale con Kiev e Varsavia nella settimana prima che l’ultima fase di questo conflitto decennale iniziasse a metà febbraio 2022. Come la Francia, anche il Regno Unito non vuole vedere la ripresa della Germania. la sua traiettoria da superpotenza, ed entrambi potrebbero scommettere che otterranno l’approvazione degli Stati Uniti per il loro intervento o lo faranno unilateralmente per renderlo un fatto compiuto.

La Francia non fa ancora parte dello “Schengen militare”, il che potrebbe ostacolare la sua capacità di spostare grandi quantità di truppe ed equipaggiamenti in Ucraina, quindi potrebbe presto aderire a questo patto o negoziare la propria versione con Polonia e/o Grecia -Bulgaria . -La Romania completerà il suo nuovo accordo con la Moldavia . L’“ autostrada Moldava ” della Romania , costruita in modalità “emergenza”, sta creando un nuovo corridoio militare nei Balcani da cui la Francia può contrastare la crescente influenza militare della Germania in tutto il continente.

Questo corridoio emergente greco-ucraino è già una delle rotte logistiche più importanti dell’Occidente per perpetuare la guerra per procura dopo che quello tradizionale polacco è diventato inaffidabile a seguito delle proteste degli agricoltori. Ha quindi perfettamente senso non solo investire in esso solo per questo motivo, ma anche che paesi come Francia e Regno Unito rafforzino la loro influenza lungo il percorso al fine di creare lì la propria “sfera di influenza” per rallentare la traiettoria della superpotenza tedesca.

Questo è esattamente ciò che la Francia sta facendo attraverso il suo nuovo accordo sulla sicurezza con la Moldavia, che porterà a legami di sicurezza più stretti del tipo “Schengen militare” con Romania, Bulgaria e Grecia al fine di facilitare l’invio di “addestratori” in quel paese senza sbocco sul mare. Il Regno Unito può seguire l’esempio in qualche modo o raddoppiare la propria influenza negli Stati baltici e in particolare in Polonia, culminando eventualmente con l’intervento convenzionale delle sue truppe in Ucraina attraverso quest’ultima, mentre la Francia entra dalla Romania-Moldavia.

La possibilità che Francia e Regno Unito ricevano l’approvazione degli Stati Uniti per questo intervento o lo facciano unilateralmente come “coalizione di volenterosi” per renderlo un fatto compiuto potrebbe spingere la Germania a partecipare per non essere lasciata fuori e costretta a intervenire. “sembrare debole”. I suoi ufficiali dell’aeronautica militare hanno già affermato nella registrazione trapelata precedentemente citata che i missili che quei due hanno inviato in Ucraina li spingono a fare lo stesso con il Taurus, quindi viene stabilito il precedente per cui potrebbero pensare la stessa cosa in quel caso.

Anche se inizialmente sembra controintuitivo che Francia e Regno Unito possano volere che la Germania partecipi a questo intervento, quando uno dei motivi per cui lo stanno probabilmente tramando è quello di rallentare la traiettoria della superpotenza appena ripresa, in realtà c’è una logica chiara in questi calcoli. Un coinvolgimento più profondo della Germania in questo conflitto potrebbe ridurre ulteriormente le già tristi possibilità di un riavvicinamento con la Russia dopo che tutto finirà, cosa che molti falchi temono ancora sia possibile e vogliono disperatamente impedire.

Potrebbe anche sovraestendersi in un certo senso e quindi perdere la presa strategico-militare che ha recentemente ottenuto, creando così aperture per Francia e Regno Unito per indebolire l’influenza della Germania rispettivamente nei Balcani e nei Paesi Baltici al fine di mantenere in qualche modo l’ascesa del loro storico rivale. sotto controllo. Berlino potrebbe non abboccare all’esca, dato che Scholz deve ancora approvare l’invio di missili Taurus lì con lo schieramento di truppe clandestine che richiedono, quindi c’è la possibilità che rimanga fedele alle sue armi.

Se la Germania restasse formalmente fuori dalla mischia mentre Francia e Regno Unito vi si infilano con risultati disastrosi o almeno insignificanti, compresi quelli che vedono i loro “partner minori” baltici e polacchi sfruttati come carne da cannone, allora la Germania potrebbe effettivamente trarne grandi benefici. L’approccio di questi due sarebbe screditato, e questa eventualità potrebbe essere la ragione per cui gli Stati Uniti sembrano finora riluttanti ad approvare la loro “coalizione dei volenterosi”, e per contro dare credito all’approccio della Germania.

La “fortezza Europa” potrebbe quindi essere costruita a un ritmo ancora più rapido all’indomani di questo conflitto, poiché le uniche due forze eventualmente controbilancianti per tenere sotto controllo la sua influenza si sarebbero screditate. D’altro canto, un intervento convenzionale franco-britannico parzialmente “riuscito” in Ucraina potrebbe screditare la Germania se finisse letteralmente per salvare l’Ucraina dal collasso e fermare il rullo compressore russo. In tal caso, la “Fortezza Europa” potrebbe essere costruita in modo molto diverso da quanto previsto dalla Germania.

Invece di far funzionare l’UE nel suo insieme come un blocco per procura filo-USA guidato dalla Germania nella Nuova Guerra Fredda , Berlino dovrebbe accettare la “sfera di influenza” di Londra nei Paesi Baltici e un condominio con essa in Polonia mentre Parigi avrebbe il suo propria “sfera” nei Balcani. Invece di fare affidamento su un paese per governare l’UE per procura, gli Stati Uniti dipenderebbero da tre, con il vantaggio che ci sarebbero meno possibilità che la Germania diventi una “canaglia”, ma a scapito di ciò sarebbe più complesso. gestire.

Resta da vedere se Francia e Regno Unito riusciranno a portare a termine questo gioco di potere ucraino proprio sotto il naso della Germania, ma non ci sono dubbi che questo sia ciò che stanno pianificando. Gli Stati Uniti potrebbero, tuttavia, disapprovare e quindi non avere la fiducia necessaria per intervenire convenzionalmente attraverso la propria “coalizione dei volenterosi”. C’è anche la possibilità che gli Stati Uniti prendano l’iniziativa in questo senso se la Russia riuscisse a ottenere una svolta prima che le più grandi esercitazioni della NATO degli ultimi tre decenni finissero a giugno.

Sarebbe più facile per gli Stati Uniti farlo da soli con tutti gli altri che lo seguono piuttosto che dipendere da altri, ma questo potrebbe rischiare la Terza Guerra Mondiale a causa di errori di calcolo molto più che se Francia e Regno Unito intervenissero convenzionalmente mentre gli Stati Uniti “guidano da dietro”. ”, da qui l’attrattiva di quest’ultimo scenario. In ogni caso, il risultato principale di questa analisi è che esistono effettivamente piani per un intervento occidentale convenzionale in Ucraina, ma devono ancora formarsi completamente e la loro esecuzione non può essere data per scontata.

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SITREP 3/7/24: Macron alza la temperatura della retorica, prima uccisione di HIMARS, battute d’arresto della flotta del Mar Nero e altro ancora, di SIMPLICIUS THE THINKER

Gli eventi si risolvono in una leggera tregua al momento poiché si dice che le truppe russe sui precedenti fronti attivi stiano prendendo una breve pausa tattica per riorganizzarsi e consolidare i guadagni. Nel frattempo, prendiamoci un momento per aggiornarci su alcune interessanti raccolte di articoli, che continuano a colmare le lacune della nostra comprensione continua.

Il primo è un articolo del Washington Post che rivela alcune cose interessanti:

So che il ritiro di Avdeevka è stato riproposto ossessivamente, e ne ho abbastanza, proprio come probabilmente lo sei tu. Ma ecco un paio di cose degne di nota, che si collegheranno in un insieme più ampio. Per prima cosa si concentrano su un soldato dell’AFU di 21 anni che è appena riuscito a sopravvivere all’avanzata russa:

Quando la sua unità si ritirò, era lui al comando. Erano rimasti feriti così tanti soldati che “non era rimasto nessuno più anziano”, ha detto il 21enne.

Quando finalmente il suo gruppo lasciò completamente la città, guardò il convoglio davanti a lui esplodere in fuoco mentre l’artiglieria li eliminava. “Era solo un convoglio di persone. Un convoglio dei migliori uomini di sempre. E davanti ai nostri occhi questo convoglio è stato distrutto dall’artiglieria. Persone della mia età, tra i 20 e i 30 anni”.

Pubblico questo specificamente perché i sostenitori pro-UA continuano a sostenere la narrativa secondo cui la Russia ha subito più perdite ad Avdeevka. Ma i resoconti di prima mano delle loro stesse truppe indicano il contrario. Alla luce di quanto sopra, oggi è stato pubblicato un nuovo video d’archivio della grande ritirata che mostra molto bene uno dei tiri al tacchino a cui il soldato sopra potrebbe aver assistito:

Geolocalizzato vicino a Lastochkino:

“Questa era la strada della morte”, ha detto, “l’ultima uscita da Avdiivka”.

Il soldato che segue fa un’affermazione interessante:

Circa tre quarti dei russi che hanno combattuto sembravano avere un discreto addestramento militare, ha detto. Il resto era “semplicemente confuso”. Ma solo poco più della metà delle sue truppe aveva esperienza di combattimento.

Ciò mette le cose in prospettiva: così tanti pro-UA sostengono che le truppe russe siano così inadeguate ma dimenticano che le loro sono molto peggiori a questo punto. Ciò corrisponde a un nuovo articolo del corrispondente freelance della CNN Matyas Zrno , che ha affermato quanto segue sulla situazione attuale: leggi la parte in grassetto:

“Quindi: la situazione è brutta. Le munizioni per l’artiglieria scarseggiano davvero. C’è poca gente. Molte posizioni sul fronte sono occupate solo simbolicamente. Nessun’altra linea esiste e non viene costruita (o solo sporadicamente). Gli ucraini devono morire perché in questo – non sistematico.

Allo stesso modo, l’anno scorso, quando cadde Bachmut, i soldati si lamentarono del fatto che non si costruiva nulla. Il soldato semplicemente si ritira, scava una buca e col tempo la collega con la buca del soldato accanto e costruisce così una linea difensiva.

La strategia russa è efficace. Sfondano le difese con bombardamenti di artiglieria e bombe plananti (quelle sono davvero terrificanti), poi logorano i difensori con ondate umane di “soldati usa e getta”, e solo allora entrano i soldati ben addestrati ed equipaggiati. Anche i russi hanno il sopravvento nei droni.

Sono semplicemente riusciti a passare alla produzione bellica (con l’aiuto cinese). Si sente spesso dire: “Potremmo inventare qualcosa, i russi lo copieranno e lo produrranno in quantità molto maggiori”. Ma ecco la luce alla fine del tunnel nella produzione al decollo dell’Ucraina. La mobilitazione è un tema importante. Logicamente, i soldati si infastidiscono quando vedono i giovani della città godersi una vita normale mentre disertano. “Se ci fossimo mobilitati due anni fa, ora avremmo un esercito pronto”, ha detto un ufficiale. I dilemmi su come garantire la difesa del paese in modo che sia efficace, l’economia non collassi e non rovini finanziariamente il paese, comprensibilmente non interessano molto i soldati. 

Tutti vogliono mandare al fronte poliziotti (ci sono mezzo milione di poliziotti nel paese e nessuno capisce perché, ad esempio, sei poliziotti armati di mitragliatrici debbano pattugliare contemporaneamente il centro di Uzhhorod) e soprattutto doganieri. li capisco…

La sostituzione di Zaluzny ha sconvolto alcuni, altri no, ma a quanto pare non ha suscitato grande scalpore in ambito militare. I soldati preferirebbero sostituire la metà dei comandanti. La qualità del comando è molto variabile, per dirla educatamente. Probabilmente non è un segreto che dove ci sono buoni comandanti che si prendono cura dei propri uomini, il morale è alto. Spesso non è così.

Il grande colpo è stata la caduta di Avdijivka, o meglio, il modo in cui è caduta. La ritirata tardiva con ogni evidenza ha provocato pesanti perdite inutili. Gli ucraini non sprecano la gente come i russi, ma credetemi, anche alcuni comandanti non ne hanno paura…

Quando scoppiò la prima guerra mondiale, Lord Kitchener disse al governo britannico che ci sarebbero voluti due anni per costruire l’esercito necessario per quella guerra. Lo guardavano come un disco. Aveva ragione… La guerra ormai durerà per anni e l’Ucraina dovrebbe preparare un “nuovo” esercito come fece una volta Kitchener. 

E un’altra lezione di storia (britannica). Nel 1915, la carenza di munizioni per l’artiglieria (sì, c’erano già tutte…) portò ad una riforma del governo e alla creazione di un nuovo ministero per la produzione di munizioni. Solo una guerra totale è una guerra totale e richiede la mobilitazione totale della società in Ucraina (cosa che non è ancora avvenuta) e il massimo sostegno da parte nostra (cosa che non è ancora avvenuta, anche se in verità avrebbe potuto andare peggio…)

L’Ucraina dovrebbe costruire una forte difesa, addestrare un “nuovo” esercito e, insieme all’Europa (che dovrebbe sporgere la testa dal suo sedere “ESG” ecologicamente sostenibile e socialmente responsabile), avviare una produzione bellica corrispondente all’intensità della guerra. .”

Quanto sopra è corroborato da un altro pezzo recente:

NYT sul problema delle bombe aeree russe con l’UMPK. Le bombe pianificate hanno distrutto tutte le fortificazioni dell’AFU ad Avdiivka e contribuito al rapido avanzamento dell’esercito russo nello sviluppo urbano. “Queste bombe distruggono completamente qualsiasi posizione”, ha detto sui social media Yegor Sugar, un soldato ucraino. Tutti gli edifici si trasformano in fosse dopo gli attacchi delle forze aerospaziali russe.

Ricordiamo ciò che ho scritto in precedenti rapporti proprio su quella tattica: la Russia li ammorbidisce con massicci bombardamenti, quindi invia unità come truppe penali Storm-Z o unità DPR. Solo alla fine, quando la svolta è aperta, la Russia invia forze d’élite e una parte maggiore dell’esercito russo nominale.

Il famoso corrispondente Andrei Filatov, che ha lavorato fin dall’inizio in prima linea ad Avdeevka, ha recentemente affermato che la presa finale della zona di Dachas in particolare ha comportato “perdite molto minime” per la Russia. Ciò ha aperto gli occhi sul fatto che Filatov è diventato noto per aver criticato pesantemente le perdite russe non necessarie, i cattivi generali e le cattive tattiche russe, ecc. Quindi per lui dire che la disfatta finale è arrivata con perdite minori è molto significativo e quasi certamente vero, visto che lui non avrebbe alcun problema ad ammettere grandi perdite come ha fatto nella strofa di apertura della campagna di Avdeevka.

Poi arriva un altro pezzo WaPo , anche solo per una rivelazione potenzialmente sbalorditiva che offre:

In sostanza descrive in dettaglio come Zelenskyj e la sua leadership abbiano continuato a fallire nell’elaborare un piano di mobilitazione completo nonostante gli avvertimenti di grave carenza di truppe sul fronte:

L’incapacità di Zelenskyj di creare un consenso politico su una strategia di mobilitazione – nonostante mesi di avvertimenti su una grave carenza di truppe qualificate sul fronte – ha alimentato profonde divisioni nel parlamento ucraino e più in generale nella società ucraina. Ha lasciato i militari a fare affidamento su un miscuglio di tentativi di reclutamento e ha seminato il panico tra gli uomini in età da combattimento, alcuni dei quali si sono nascosti, preoccupati di essere arruolati in un esercito mal equipaggiato e mandati a morte certa, dato che gli aiuti per L’Ucraina restano bloccati a Washington.

Ciò è in accordo con un altro nuovo articolo:

Ma la notizia bomba dell’articolo WaPo che ha messo tutti di malumore è la seguente:

Sì, l’articolo sembra implicare che 700.000 soldati ucraini siano semplicemente scomparsi o siano dispersi – almeno questo è ciò che ne ricava la critica filo-russa.

Ed è vero. Recentemente i funzionari ucraini hanno continuato a sostenere che ci sono da 700.000 a 1 milione di ucraini nelle forze armate, ma hanno anche affermato specificamente che circa 250-300.000 o meno sono “in prima linea”. Questo è esattamente il numero che ho fornito molto tempo fa, per coloro che ricordano, attraverso i miei calcoli sulle diverse zone di combattimento e confrontandoli con le fughe di notizie del Pentagono dall’inizio del 2023.

Ma permettetemi di dire che non penso che ciò significhi necessariamente che 700.000 persone siano scomparse o morte come molti lasciano intendere, anche se potrebbe essere. Vedete, in qualsiasi esercito il rapporto tra la forza della baionetta e le forze non combattenti è generalmente nell’ordine di 3:1 o più; il rapporto nell’esercito americano, ad esempio, è ancora maggiore. Ciò significa che tecnicamente avrebbe senso per l’Ucraina avere 200-300.000 truppe da combattimento in prima linea , con i restanti 700.000 e più nelle retrovie come parte di unità logistiche o riserve in fase di ulteriore addestramento, nonché guardie di frontiera, ecc.

Tuttavia, l’articolo del WaPo sembra chiaramente suggerire che nessuno, nemmeno tra i funzionari ucraini, sa dove siano quei 700.000, il che implicherebbe qualcosa di più terribile della mia spiegazione pratica.

Dopotutto, supponiamo che abbiano quei 700.000 nelle retrovie: non sarebbe molto più facile addestrarli come truppe da combattimento e inviarli al fronte, visto che hanno già esperienza militare? Perché, allora, la folle corsa e la disperazione per la carne fresca dalle strade? Ricordiamo che l’Ucraina aveva precedentemente ammesso di aver richiesto 20-30.000 mobilitazioni mensili solo per raggiungere il pareggio, presumibilmente con perdite.

Quindi: lo scivolone del WaPo è stato uno sguardo dietro le quinte alle vere perdite dell’Ucraina? Lascerò decidere a te, ma sembra certamente suggerire che stia succedendo qualcosa di molto sospetto con i loro numeri, tanto che anche i principali punti vendita mainstream come WaPo stanno ora mettendo apertamente in discussione le cifre ufficiali di Zelenskyj. Nella migliore delle ipotesi, potrebbero trattarsi di bugie intese a nascondere la vera gravità dell’attuale problema delle truppe e della mobilitazione dell’Ucraina; e, nel peggiore dei casi, potrebbe rivelarsi un indizio rivelatore delle perdite totali dell’Ucraina.

Per inciso, anche Marco Rubio ha ora ammesso che le sue precedenti valutazioni eccessivamente positive erano in realtà bugie destinate a sostenere il morale dell’Ucraina, quando in realtà ora non vede alcuna vittoria possibile:

Passiamo alla questione più urgente.

La continua retorica dell’escalation da parte dell’Europa resta preoccupante. Dopo che lo stato maggiore tedesco è stato smascherato nello scandalo Taurus della scorsa settimana, i partiti hanno cominciato a mettere sempre più le carte in tavola.

Macron ha rilasciato diverse nuove dichiarazioni belligeranti e inquietanti che sembrano suggerire che la mia teoria sull’umiliazione della Francia e la conseguente ricerca di vendetta possa essere accurata:

Sebbene ci siano altre ragioni concomitanti. Ad esempio, la Francia è tra i primi 5 paesi più esportatori di prodotti agricoli al mondo e vuole proteggere tale status. Il loro ministro degli Esteri ha recentemente condiviso la sua trepidazione per ciò che accadrebbe se la Russia prendesse il controllo di tutta l’Ucraina:

La vittoria di Mosca in Ucraina comporterà gravi perdite finanziarie per l’Europa; dal punto di vista economico la situazione diventerà catastrofica – Ministro degli Esteri francese Séjourné.

In questo caso, secondo il ministro, nel campo dell’agricoltura la Russia potrà assumere il controllo di oltre il 30% del mercato mondiale del grano.

L’Occidente deve riuscire a sconfiggere la Russia senza iniziare un conflitto con essa: “non stiamo parlando della guerra in Ucraina”, ha aggiunto il funzionario.

Lo ha affermato in seguito il presidente ceco Petr Pavel l’invio di truppe NATO in Ucraina dovrebbe essere un’opzione da “esplorare”.

Questo sembra essere in concomitanza con diverse cose. In primo luogo, oggi la Svezia è stata ufficialmente inserita nella NATO. Nel frattempo, si dice che le esercitazioni European Steadfast Defender e Dragon 24 in Polonia pratichino l’attraversamento del fiume Vistola:

⚡️ Filmato dell’attraversamento della Vistola da parte delle truppe NATO nell’ambito dell’esercitazione Stalwart Defender 24 in Polonia.

Secondo quanto riferito, l’evento di tre giorni ha visto 3.500 soldati e centinaia di equipaggiamenti traghettati attraverso il fiume.

L’attraversamento è stato tradizionalmente un obiettivo importante per le forze di terra della NATO, ma non vi è alcuna indicazione se questa componente includa il contrasto a un attacco aereo o missilistico che potrebbe rendere impossibile l’attraversamento.

Sebbene la qualità dell’esercitazione sia discutibile:

Un soldato polacco gravemente ferito durante un’esercitazione è morto, portando a due il bilancio delle vittime, hanno riferito mercoledì le autorità militari. 

Martedì un veicolo cingolato militare ha investito due soldati, uccidendone uno e ferendone l’altro durante un’esercitazione in un poligono di prova a Drawsko Pomorskie, nella Polonia nordoccidentale. Il soldato ferito è stato trasportato in aereo in un ospedale.

Ciò ha spinto il russo Patrushev a sottolineare che la NATO sta decisamente provando per l’inevitabile:

Ma se ciò non bastasse, allo stesso tempo si svolgono le esercitazioni di risposta nordica a pochi chilometri dal confine russo, nel nord:

Risposta nordica in dettaglio:
Contenuto del programma di esercizi:
– operazioni di sbarco (mare);
– Esercitazioni dell’Aeronautica Militare;
– formazione spontanea dei paramedici e molto altro ancora.
Unità che fungeranno da istruttori durante l’esecuzione dei compiti:

-SAS;
– FOCA;
-UTJR;
– Berretti verdi. 

Secondo le specificità delle unità, riteniamo logico che partecipino ai seguenti elementi:

1) Gli istruttori di SAS e SEAL condurranno lezioni sullo sbarco anfibio di unità, sulla cattura delle linee di difesa e sulla distruzione di oggetti importanti del presunto nemico nel territorio costiero. Il berretto verde, rappresentato da gruppi di istruttori del 10° Reggimento Paracadutisti delle Forze Speciali, eserciterà operazioni d’assalto, offensive e difensive a terra. 

Pertanto, il ciclo si consolida: atterrare, occupare la prima linea di difesa, spostarsi più in profondità.

2) Un gruppo dell’UTJR Finlandia condurrà le lezioni nello specifico dei compiti svolti in un clima rigido. 

Da ciò ne consegue che le lezioni saranno finalizzate alla pratica di tattiche in condizioni climatiche difficili, al lavoro in zone montuose e boscose e alla formazione ingegneristica nelle foreste e in montagna. 

Vale la pena notare che le esercitazioni si svolgono in condizioni climatiche scandinave, dove molti combattenti incontreranno difficoltà per la prima volta. 

Secondo fonti aperte, a queste esercitazioni partecipano non solo i paesi del nord, ma ci sono anche rappresentanti di Spagna, Francia, Italia, per loro un tale cambiamento nella geografia dei compiti, sebbene nell’ambito della formazione, è un’esperienza fondamentalmente nuova .

Le conoscenze dei ranger vengono scambiate con altre unità delle forze speciali della NATO. Questa è una buona pratica in termini di possibilità di migliorare le competenze e le capacità delle unità. 

Notiamo che i rappresentanti delle forze armate ucraine e del servizio di sicurezza ucraino non sono affatto coinvolti nelle esercitazioni della NATO.

A cosa è collegato questo?

– Carenza di personale di specialisti nelle fila delle Forze Armate dell’Ucraina.

– L’Ucraina non può garantire la propria partecipazione alle esercitazioni.

– C’è una guerra in Ucraina, non sono distratti, ma la usano come banco di prova.

E mentre tutto questo accade, sia la Germania che la Russia stanno apparentemente pianificando di testare i loro sistemi nazionali di allarme nucleare:

🇷🇺🚨 Il 6 marzo in tutta la Russia verrà controllato il sistema di allarme pubblico

Il Ministero delle situazioni di emergenza ha invitato a non aver paura delle sirene che suonano durante il giorno nelle città russe.

🔹Loro, come i segnali trasmessi dalla televisione, dalla radio e dagli altoparlanti, faranno parte di un controllo globale generale.🔹

Ho già detto che il tedesco Pistorius sta ora accelerando la reintroduzione del servizio obbligatorio, cioè della coscrizione obbligatoria, al fine di accelerare l’incombente guerra della NATO contro la Russia?

Ciò segue l’esempio dopo che la Lettonia ha già introdotto la misura il mese scorso:

Per non essere escluso, Lukashenko ha firmato un nuovo decreto che semplifica le misure per portare la Bielorussia in operazioni a pieno titolo in tempo di guerra, se e quando necessario:

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha firmato un decreto per portare tutte le agenzie governative in “condizioni operative di guerra”.

Infine, anche sul fronte dello sviluppo della Moldavia continuano le escalation:

L’esperto militare Alexander Zimovsky: “La Moldavia si è ritirata a tempo indeterminato dal Trattato sulle armi convenzionali in Europa (Trattato CFE). Ciò ha aperto la strada al libero ingresso delle forze della NATO in qualsiasi numero nel territorio della Moldova.” Allora cosa ne pensi? La NATO intende distruggere la Russia, come hanno affermato in precedenza. Li hai sentiti abbandonare questa idea? E non l’ho sentito neanche io.

Ecco perché Putin ha incontrato il rappresentante gaugaziano. per ascoltare le sue richieste di sicurezza:

Martedì, nella città di Sochi, il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha incontrato nella città di Sochi Evghenia Guțul, la più alta rappresentante del popolo gagauzo (governatrice della Gagauzia) e politica della Moldavia.

L’ho informato delle azioni illegali delle autorità della Moldavia, che si vendicano di noi per il nostro stato civile e la lealtà agli interessi nazionali. 

Passo dopo passo, Chisinau ci toglie i poteri, taglia il bilancio, viola i diritti legali e provoca instabilità e destabilizzazione in Gagauzia e in tutto il paese.

L’incontro pubblico è stato un chiaro messaggio inviato da Putin che affronterà le questioni di Gaugazia e Pridnestrovie come contrappeso alle crescenti provocazioni della NATO.

Suppongo che valga la pena ricordare che il generale polacco Jaroslav Kraszewski ha recentemente dichiarato le intenzioni, o almeno i desideri, della Polonia di ottenere armi nucleari per “ragioni di sicurezza”:

Lo ha dichiarato all’emittente RMF FM il generale polacco, ex capo del dipartimento per la supervisione delle forze armate presso l’Ufficio per la sicurezza nazionale, Jaroslav Kraszewski.

Ha definito uno scenario del genere “molto realistico”.

Alla domanda sul costo del mantenimento di tali armi, il generale ha risposto che “la sicurezza non ha prezzo”. E ha invitato le autorità polacche ad affrontare seriamente la questione nei prossimi anni, perché “di solito i paesi con potenziale nucleare non vengono attaccati”.

Il concetto di condivisione nucleare implica che i paesi membri della NATO che non dispongono di proprie armi nucleari possano partecipare alla pianificazione dell’uso delle armi nucleari dell’Alleanza, nonché trasportarle e immagazzinarle sul loro territorio.

La Polonia potrebbe dotarsi di armi nucleari entro pochi anni Lo ha affermato il generale polacco Jarosław Kraszewski in un’intervista a RMF FM. Ha definito tale scenario abbastanza realistico, nel quadro del programma di condivisione nucleare della NATO. “Considero la disponibilità di un simile arsenale come un compito per diversi anni. Spero che ciò accada”, ha concluso. Al commento che possedere e usare armi nucleari comporta un costo, il generale Kraszewski ha risposto che “la pace e la sicurezza non hanno prezzo”.

Infine, si è parlato molto dell’annuncio del ministro della Difesa di Singapore, Nga Eng Hen, che, secondo lui, la NATO ha recentemente utilizzato gli F-35 per effettuare la sorveglianza di dati/segnali delle risorse russe:

Tuttavia, in qualche modo nel “gioco del telefono”, questo si è trasformato in segnalazioni secondo cui gli F-35 sono entrati in territorio ucraino, cosa che non sembra dire. In effetti, già l’anno scorso era stato riferito che gli F-35 venivano utilizzati intorno a Kaliningrad per curiosare sulle risorse russe, ma dalla sicurezza dello spazio aereo della NATO. Si può solo supporre che gli F-35 operino allo stesso modo degli AWAC della NATO e dei velivoli ELINT/SIGINT da qualche parte sul confine rumeno, ma non sarei sorpreso se spingessero i limiti per entrare in Ucraina in linea con la continua invasione escalation dall’Occidente.

Per riassumere questa sezione, senza commenti:

La prossima questione urgente di cui parlare brevemente è l’escalation del pericolo nel Mar Nero, dato che un’altra nave lanciamissili russa, la Sergei Kotov, è stata appena potenzialmente distrutta o pesantemente danneggiata dai sempre più letali droni navali dell’Ucraina.

Questo arriva dopo un periodo di due mesi brutali che ha visto la corvetta Ivanovets colpita a gennaio, la nave da sbarco Cesar Kunikov distrutta a febbraio e ora la Sergei Kotov a marzo. Queste tre navi sono state colpite da droni navali nell’arco di due mesi e tutti e tre gli incidenti hanno evidenziato vari livelli di irresponsabilità o quasi incompetenza della Flotta del Mar Nero.

Perché dico questo per queste unità in particolare? Perché alcune delle navi precedentemente colpite, come la nave da sbarco Novocherkassk, sono state colpite da missili o da sabotaggi di qualche tipo, il che è molto più giustificabile, dato che è quasi impossibile sfuggire a un attacco missilistico/drone a saturazione, dato che possono aggirare qualsiasi confine. Ma i droni navali che colpiscono continuamente le navi all’aperto sono un’altra cosa, soprattutto quando quelle navi potrebbero non aver nemmeno bisogno di rischiare di trovarsi in acqua al di fuori delle reti e delle barriere anti-drone dei porti.
Alcuni ricorderanno che alla fine dello scorso anno, dopo che la Novocherkassk era stata “colpita” a Feodosia, avevo liquidato gli sforzi dell’Ucraina perché era diventata solo la terza nave ad essere stata completamente distrutta in guerra, dopo la Moskva e la Saratov – senza contare le navi minori o i rimorchiatori – e le altre erano tutte riparate o in corso di riparazione. Tuttavia, i tempi cambiano e noi aggiorniamo la nostra analisi. Non si tratta più di una cosa da ridere, visto che da allora sono state distrutte tre navi in successione. Ora il problema sta diventando serio e non può più essere ignorato.

Tuttavia, attenzione: non ci sono prove definitive che l’ultima nave sia stata distrutta. La gente lo ha solo ipotizzato a causa dei video dei colpi – si vede chiaramente che è proprio vicino al porto e alcuni rapporti affermano che è stata rimorchiata ma potrebbe essere affondata, ma non ci sono prove effettive in un senso o nell’altro. La vicinanza al porto offre ottime possibilità di recupero della nave, quindi, attenendomi solo ai fatti, non posso in buona fede dichiararla “distrutta” senza una reale conferma. Qualcuno potrebbe chiamarlo “piedipiatti”, ma in realtà si tratta di semplice diligenza.

Quando la Novocherkassk è stata colpita in porto a dicembre, letteralmente il giorno dopo sono apparse foto satellitari che mostravano chiaramente il relitto sotto la linea di galleggiamento. Le ultime navi sono state colpite e presumibilmente “affondate” in acque molto basse proprio vicino al porto, e almeno una o due di esse sono state persino rimorchiate fino al porto stesso – eppure non esiste una sola foto della loro “distruzione”. Penso che sia una richiesta ragionevole chiedere agli analisti pro-UA di fornire qualsiasi prova prima di considerare inequivocabilmente le navi distrutte. La Cesar Kunikov credo sia stata confermata, e si può vedere l’affondamento nei filmati, ma le altre no. Naturalmente è molto probabile che siano state distrutte, ma l’unico dato che abbiamo è che gli equipaggi sono in gran parte sopravvissuti in ogni caso. Dopo tutto, abbiamo una serie di foto della nave britannica “Rubymar” affondata dagli Houthi giorni fa:

Sicuramente l’onnisciente ISR della NATO può farci sapere qualcosa se le navi sono effettivamente affondate.

Dopo che le due navi precedenti sono state colpite, è stato riferito che l’ammiraglio della Flotta del Mar Nero è stato rimosso per la sua incompetenza:

È stato riferito che l’ammiraglio Viktor Sokolov è stato finalmente rimosso dall’incarico di comandante della flotta russa del Mar Nero.

Sembra che sia diventato impossibile ignorare le ultime pesanti perdite della flotta, nella persona della nave missile Ivanovets e del grande mezzo da sbarco Caesar Kunikov, anche se questi sono ben lontani dagli unici “meriti” dell’ammiraglio.

Sokolov ricopre questo incarico dal 14 agosto 2022, sostituendo l’ammiraglio Igor Osipov, sotto la cui severa guida la Flotta russa del Mar Nero ha perso la sua nave ammiraglia GRKR “Mosca” e non è riuscita a controllare le acque nord-occidentali del Mar Nero. Sokolov ha anche ottenuto la perdita del controllo stabile anche sulla sua parte meridionale.

Ci auguriamo che il terzo candidato a questa posizione esecutiva in due anni sia finalmente in grado di correggere gli errori dei suoi predecessori e di trovare una soluzione che permetta alla Flotta del Mar Nero non solo di nascondersi nelle baie dai missili ucraini e dalle imbarcazioni kamikaze, ma anche di esercitare nuovamente un’influenza significativa sul corso delle ostilità.

È impossibile confermare le voci, ma alcuni sostengono che questo “ammiraglio” si sia spinto fino a vietare agli equipaggi delle navi l’uso di attrezzature esterne specializzate che potrebbero aiutare a rilevare i droni, compresi i dispositivi di visione notturna. Se è vero, è certamente un’accusa al fatto che rimangono in servizio molti vecchi comandanti russi, incapaci di adattarsi alle esigenze della guerra moderna e sotto la cui guida inetta e inflessibile sono andate perse innumerevoli persone e attrezzature insostituibili. Dico insostituibili perché, nel caso delle navi da sbarco della classe Ropucha, fanno parte di un’ampia classe di navi di epoca sovietica che non sono riproducibili oggi – in realtà, la Polonia ha prodotto gli originali per l’URSS.
Vediamo come si è svolto l’ultimo attacco per capire le carenze della Flotta del Mar Nero nel rispondere a tali minacce.
In primo luogo, ecco gli ultimi video conosciuti dell’ultima nave, la Sergei Kotov, ripresi da una nave vicina. Notate quanto è vicino il porto sul retro e guardate fino alla fine per vedere il colpo del primo drone di superficie:

Il mezzo sembra eseguire almeno le procedure più standard per un caso del genere, ovvero procedere a tutta velocità per cercare di superare i droni e persino quello che sembra essere un tentativo di scarico di fumo per accecare le mire dei droni. Sfortunatamente, poiché i droni operano tramite il satellite Starlink, non sono realmente in grado di intervenire con la classica guerra EW.
Ecco il filmato che l’Ucraina ha rilasciato proprio dai droni, che li mostra mentre colpiscono il Kotov – così si può vedere la battaglia da entrambi i lati:

È stato detto che sono stati utilizzati circa 10 o più droni e che forse fino a 4-5 sono stati disattivati o abbattuti, ma chiaramente non è sufficiente.
Ma ciò che è molto più chiarificatore è stato il rilascio in esclusiva da parte di Fighterbomber del filmato di bordo della precedente nave da sbarco Cesar Kunikov colpita. Hanno oscurato gran parte dell’audio per motivi di OPSEC, ma il filmato da solo è molto deprimente:

Il messaggio dei marinai che gli hanno inviato il filmato:

Ciao compagno FB!

L’equipaggio della BDC “Caesar Kunikov” ha respinto l’attacco dei BEC (droni) con tutte le forze e i mezzi disponibili, la battaglia è durata 20 minuti.

4 dei 10 BEC sono stati distrutti. Il 5° BEC ha colpito la BDC CK a poppa (elica posteriore), immobilizzando così la nave, poi 6,7,8,9, BEC a loro volta, hanno colpito la BDC sul lato sinistro nella zona di mezza nave (centro) e più vicino alla poppa, al fine di capovolgere la nave (per l’afflusso di una grande quantità di acqua da un lato).

Il 9° BEC è entrato parzialmente nella breccia creata dal BEC precedente ed è esploso quasi all’interno.

Non è stato possibile salvare la BDC (il rollio stava rapidamente aumentando, la nave era adagiata sul lato sinistro).

Dal momento del rilevamento dei BEC nemici e dell’inizio della battaglia, fino al completo affondamento della BDC, sono passati poco più di 40 minuti.

L’equipaggio del BDC ha lasciato la nave su zattere di salvataggio, senza perdita di L/S, evacuando tutta la documentazione segreta e parte dell’equipaggiamento segreto con le armi.

L’ultimo 10° BEC, ha condotto l’osservazione (riprese) della nave morente fino al momento dell’affondamento, dopo di che, il 10° BEC ha cercato di attaccare il rimorchiatore che accompagnava il BDK Tsesar Kunikov, ma è stato distrutto da un gruppo di PDSS a bordo”.

A questo punto, l’equipaggio viene trasformato in vigliacchi e mascalzoni.

Ho rimosso l’audio dal video, ma sono sicuro che il comando lo ha per intero. C’è una battaglia, secondo le migliori tradizioni dei nonni.

 

Personalmente, ho visto l’equipaggio lavorare duramente fino all’ultimo uomo.

L’equipaggio, a mio avviso, merita almeno di non essere considerato un mascalzone. 

Nonostante l’eroismo con cui hanno combattuto, ciò che mi sembra evidente è che non esiste un modo chiaro e sistematico di affrontare la minaccia dei droni. Si tratta solo di una folle corsa casuale dell’equipaggio per sparare da qualsiasi lato, senza alcun equipaggiamento specializzato, visione notturna, ecc. Solo fuoco casuale e impreciso con armi di piccolo calibro, che ovviamente è un gioco da ragazzi e non può in alcun modo affrontare una tale minaccia su una base coerente e formalizzata.

Il problema è che non c’è molto da fare a bordo quando la minaccia è già così vicina. Ci sono tutti i tipi di cannoni automatizzati e di fantasiosi CIWS, ma niente di tutto ciò funzionerebbe contro questi droni che sciamano come squali, in modo veloce e casuale. La soluzione deve partire da un raggio di rilevamento di gran lunga migliore. Per raggiungere questo obiettivo, sono necessarie vaste e potenti capacità di ISR sul Mar Nero, che comprendono la ricognizione aerea e potenzialmente gli aerei di tipo AWAC, anche se non sono certo che i loro radar siano in grado di rilevare tali obiettivi.

Tuttavia, i droni di classe pesante e di lunga durata, dotati di ottiche IR sensibili e di altri sensori, dovrebbero certamente sorvegliare il Mar Nero in lungo e in largo.

Ma la Russia ha dimostrato gravi carenze nella sorveglianza del Mar Nero, permettendo regolarmente alle imbarcazioni ucraine con equipaggio di sbarcare sulle coste della Crimea, per esempio. Certo, una volta sbarcate, le truppe vengono facilmente eliminate, come nel recente attacco di settimane fa. Ma il problema è che il fatto che possano anche solo avvicinarsi alla costa e sbarcarvi dimostra la totale mancanza di qualsiasi tipo di ISR sensibile a lungo raggio sul Mar Nero. Le cose semplicemente vanno e vengono e la Russia ha una capacità di rilevamento molto limitata, a quanto pare. Anche quando i missili volano verso la Crimea, in genere vengono abbattuti direttamente sui loro obiettivi e raramente sul Mar Nero stesso, anche se ultimamente la situazione è un po’ aumentata, ancora una volta a causa della mancanza di AWAC e di controlli regolari a lungo raggio . Regolare è il termine chiave: Non intendo dire che un AWACS voli una volta al giorno per qualche ora, ma che sia presente 24 ore su 24, 7 giorni su 7, come la NATO fa sulla parte occidentale del mare.

I Mig-31 e potenzialmente anche i Su-30/35 potrebbero potenzialmente rilevare tali droni navali in arrivo con i loro potenti radar di osservazione, così come gli elicotteri navali con vari equipaggiamenti: la Russia ha ad esempio dei Ka-31 navali a traino radar:

Ma, come ho detto, richiede una presenza costante, non un intervento al primo segnale di minaccia, quando ormai è troppo tardi. Ecco perché i droni ISR di classe pesante a lunga resistenza sono ideali per questo: possono essere impostati per sorvegliare l’intero Mar Nero da cima a fondo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, anche in modalità automatica; ma ahimè, questa è un’area in cui la Russia è indietro di decenni rispetto alla maggior parte degli altri Paesi, ancora incapace di mettere in campo un UAV da ricognizione utilizzabile a lungo raggio e a lunga resistenza con suite elettroniche sensibili e sufficientemente avanzate, come gli RQ-4 Global Hawk o persino le varianti avanzate degli MQ-9 con la famigerata suite “Gorgon Stare”.
Sappiamo che utilizzano gli Starlink, che emettono segnali che possono essere tecnicamente captati. Certo, Starlink è un phased array avanzato, il che significa che non “sparge” il suo segnale in ogni direzione, ma è altamente direzionale verso la posizione precisa del satellite, il che significa che è probabilmente difficile rilevarlo da lontano. Tuttavia, ho letto rapporti di truppe russe in prima linea che sono riuscite a rilevare le parabole Starlink perché anche la configurazione phased array emette un po’ di segnale lateralmente, il che significa che un drone con un equipaggiamento abbastanza sensibile dovrebbe essere in grado di rilevare i droni navali ucraini se il problema viene preso abbastanza sul serio dai responsabili, ma ahimè…
Tra l’altro, oggi è emerso che una nave mercantile di passaggio ha segnalato i droni a circa 150 km a sud della Crimea ore prima che colpissero il Sergei Kotov:

❗️

Secondo quanto riportato da ❗️As, le imbarcazioni nemiche senza equipaggio (che poi hanno attaccato a Feosia) sono state avvistate nel pomeriggio del 4 marzo dall’equipaggio della nave “Ella” a una distanza di 237 (127 miglia nautiche) km da Feodosia.

L’informazione del ritrovamento è stata trasmessa alla direzione della compagnia di navigazione.

Il motivo per cui questa informazione non è stata trasmessa ulteriormente rimane un mistero…

La mappa ci dà un’idea di quanto la rotta del drone viri verso sud per evitare i controlli a tappeto della Russia sul Mar Nero:

Rimangono molto lontani dalle coste quando si avvicinano all’obiettivo con un percorso molto tortuoso, il che rivela anche che la resistenza a lungo raggio dei droni è piuttosto incredibile.
Alcuni hanno suggerito di tornare alle reti anti-siluro delle navi della prima e seconda guerra mondiale:

Si tratterebbe dell’equivalente navale della “gabbia per carri armati”, ormai standard sul campo di battaglia.

Infine, Fighterbomber scrive che la Russia chiaramente non ha ancora la capacità di affrontare questa minaccia e quindi per ora è meglio ritirare tutto:

Si può affermare che i BEC hanno mostrato la loro massima efficienza, e accettare che al momento le grandi navi non possono resistere efficacemente ai BEC.

La velocità, la notte, la furtività e il numero di BEC che partecipano all’attacco risolvono i problemi con le immagini termiche e le armi da fuoco aggiuntive a bordo e in generale con tutto.

Non so quali conclusioni si possano trarre se non il fatto che ora è necessario accettare questo fatto, spostare tutte le grandi navi al di fuori del raggio d’azione effettivo dei BEC, chiudere le aree di ormeggio con mezzi ingegneristici per evitare che i BEC danneggino le navi agli ormeggi, trasferire i compiti della Flotta del Mar Nero a imbarcazioni piccole e veloci e a barche tipo “Raptor”, a sottomarini e ad aerei.

È naturale accelerare il taglio dei BEC.

Lungo la strada, testando 24 ore su 24 da qualche parte a Vladivostok varie opzioni di armi difensive, di rilevamento, di guida e di equipaggiamento per la guerra elettronica sulle navi della Marina esistenti, simulando all’infinito gli attacchi BEC nella pratica.

Ripeto, ripeto. Oggi non dobbiamo simulare attacchi da parte di sottomarini di un ipotetico nemico, ma attacchi da parte di bersagli ad alta velocità e di piccole dimensioni con guida televisiva.

Bene, per il meglio, tutto questo avrebbe dovuto essere fatto, come al solito, ieri.

Qualsiasi altra marina del mondo sarebbe in grado di affrontare una simile minaccia? Personalmente, ne dubito. Abbiamo assistito di recente a un’umiliazione dopo l’altra: la Marina britannica, ad esempio, non è più in grado di far navigare le sue navi principali. La Marina tedesca ha subito un’umiliazione ancora peggiore, sparando accidentalmente due missili SM-2 di classe mondiale contro un drone americano, con entrambi i missili che hanno fallito, come riportato da BILD.

La Marina degli Stati Uniti avrebbe probabilmente più sensori e migliori, come le ottiche per la visione notturna, per avere almeno una possibilità, ma alla fine un attacco a sciame dello stesso calibro farebbe fuori anche loro.
E non dimentichiamo chi dirige davvero questi attacchi:

Quindi, in definitiva, mentre si possono muovere molte critiche ad alcuni sforzi o sviste della Russia in questo caso, la NATO non avrebbe fatto meglio in circostanze simili. E chiunque non sia d’accordo è libero di offrire un esempio concreto di un conflitto parallelo tra pari in cui la NATO ha dovuto risolvere un dilemma strategico anche solo lontanamente simile a quello che sta affrontando la Russia.
Oh, dimenticavo, c’è stato un caso semi-comparabile, e in quello scenario il Regno Unito ha perso più navi capitali della Russia in una frazione di tempo:

In definitiva, se è vero che le perdite navali non hanno alcuna rilevanza reale sul conflitto ucraino in sé, perché non aiutano in alcun modo l’Ucraina nella lotta sul terreno, tuttavia mettono un po’ di vento nelle vele dello sforzo propagandistico, dato che i recenti successi nel Mar Nero sono diventati l’unico appiglio a cui la parte pro-USA può aggrapparsi come “prova” putativa della sua posizione vincente:

Qualche ultima considerazione:
Mentre l’Ucraina ha fatto qualche danno nel Mar Nero, continua a subire gravi perdite sul terreno nella vera battaglia. Il primo, poi il secondo, il terzo e potenzialmente anche il quarto Abrams sono stati distrutti:

Da National Interest:

Sintesi: in meno di una settimana, l’Ucraina ha assistito alla distruzione di tre carri armati M1 Abrams di fabbricazione statunitense, secondo quanto riferito da missili guidati anticarro russi. Queste perdite, particolarmente evidenziate sui social media, sono servite alla Russia come spinta propagandistica.

Ma come vittoria propagandistica, Konashenkov sostiene addirittura che è stato un T-72B3 russo a sconfiggere l’ultimo Abrams in un leggendario duello tra carri armati:

Certo, in assenza di filmati rimango scettico, perché si tratta di una vittoria propagandistica talmente bassa che è quasi troppo allettante per lasciarsela sfuggire. Più probabilmente, come suggeriscono i filmati in nostro possesso, i carri armati sono stati distrutti con ATGM e droni, ma rimango in attesa di essere smentito se appare il filmato di una liquidazione di un carro armato contro un carro armato.
Ma in una vittoria propagandistica ancora più grande, è stata finalmente realizzata la prima uccisione HIMARS pienamente confermata:

Da uno delle autorità dell’UA:

In questo caso, è molto probabile che si sia trattato di un vero e proprio duello, con un lanciatore GMLRS russo Tornado-S “HIMARS-killer” che si è imposto in un’azione di controbatteria sul suo rivale a lungo contestato.
Abbiamo anche nuove sorprendenti riprese dell’enorme aumento dell’uso delle bombe a grappolo RBK-500 da parte della Russia sulle posizioni ucraine:
Si dice che devastino le posizioni in un momento in cui l’Ucraina è a corto di DPICMS, per non parlare del fatto che la Russia le ha adattate alle bombe a frammentazione UMPK che ora fanno piovere quotidianamente questi frammenti mortali sulle posizioni dell’AFU. Ecco tre nuovi video combinati:

Il giornalista Evgeny Poddubny:

Ricordate come il nemico si rallegrò del fatto che i Paesi occidentali, con un’acuta carenza di armi a frammentazione ad alto esplosivo, portarono al fronte le munizioni a grappolo. Ma la gioia non durò a lungo, perché si aprì il vaso di Pandora.

Il video mostra l’uso della bomba RBK-500 da parte della nostra aviazione operativo-tattica contro una concentrazione nemica in una fascia forestale. Non ci sono più luoghi sicuri sulla LBS. Anche relativamente. Tra l’altro, questo è un gruppo che copre il confine di Stato. E le perdite del nemico continuano ad aumentare.

Per non parlare delle bombe a razzo che vengono utilizzate in modo così spietato da essere lanciate contro le postazioni e le trincee della cintura forestale ucraina, come mostra questo video di oggi:


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APPELLO A UN CESSATE IL FUOCO IN UCRAINA DEL CIRCOLO INTERARMI DI RIFLESSIONE

Qui sotto il testo di un appello lanciato dal CIRCOLO INTERARMI DI RIFLESSIONE, una associazione di militari francesi in congedo, a favore di un cessate il fuoco immediato sul fronte ucraino.

Queste associazioni non sono nuove a tali iniziative.

L’appello segue ad una aspra presa di distanza dalle recenti dichiarazioni di Macron e, più in generale, da una critica netta e spietata alla condotta oltranzista e supina di gran parte degli statisti europei e, in particolare, del presidente francese.

L’iniziativa è probabilmente intempestiva e rischia, nel peggiore dei casi, di fornire un ulteriore alibi alle fibrillazioni sempre più convulse delle leadership occidentali. Difficile che prima del prossimo autunno si creino le condizioni per almeno una sospensione dei combattimenti.

È comunque la conferma di un profondo malessere e dissenso che attraversa alcune istituzioni cruciali e buona parte della popolazione francese. Un disagio che non riesce ancora a trovare una espressione politica adeguata, anche se la Francia continua ad essere uno dei maggiori candidati alla guida di un futuro movimento di opposizione e alternativo all’attuale miserabile deriva.

Ci si chiederà come mai le attuali élites europee sembrano superare, nel loro radicalismo. anche le fila statunitensi più oltranziste. 

Basterà ricordare il recente esempio storico dell’implosione del blocco sovietico: le componenti più abbarbicate al mantenimento dell’ordine sovietico ormai decadente sono state proprio le élites dell’Europa Orientale, piuttosto che quelle sovietiche, proprio perché le più fragili e le meno dotate di forza e risorse proprie. Non a caso i più esagitati sono proprio gli ultimi arrivati  ad un banchetto sempre più spoglio.  Buona lettura, Giuseppe Germinario

 

APPELLO A UN CESSATE IL FUOCO IN UCRAINA DEL CIRCOLO INTERARMI DI RIFLESSIONE

Quanti morti?

Quanti morti ancora?

Ciascuna delle parti che si affrontano continua a sacrificare invano la propria gioventù in questa guerra ormai diventata di usura, nella quale non si intravede nessun sfondamento decisivo, ma nemmeno un collasso.

La guerra russo-ucraina è già un disastro assoluto. Centinaia di migliaia di persone uccise o ferite. Milioni di rifugiati. Distruzioni ambientali ed economiche incalcolabili.

Le devastazioni future potrebbero essere esponenzialmente più gravi nella misura in cui le potenze nucleari si avvicinano al conflitto aperto.

Oggi qualche timida voce si azzarda a parlare di pace. È del tutto inutile sino a quando un cessate il fuoco non sarà stabilito nel più breve tempo possibile sulla linea di contatto nel giorno e nell’ora che sarà stabilita.

Non si tratta più, in questa fase, di disperdersi in sterili battaglie oratorie per definire le responsabilità rispettive nella perpetuazione di questo dramma. Sarà fatto più tardi, nel momento in cui si istituirà un tribunale internazionale che dovrà prendere in considerazione gli elementi a carico e a discarico di tutte le parti implicate, dirette ed indirette.

Al momento occorre cogliere le opportunità che si presentano per lanciare un immenso movimento a sostegno della cessazione dei combattimenti.

Si tratta di emulare la capacità che ha avuto il presidente Macron di riunire in maniera autonoma, il 26 febbraio, gli alti rappresentanti politici di 27 paesi europei per definire il prosieguo dell’aiuto in Ucraina in modo che riesca a far fronte alla spinta offensiva russa.

Ma una tale capacità dimostra che un analogo simposio può essere di fatto realizzato alle stesse condizioni per decidere, con un atto di volontà tenace e convinto, di mettere sul piatto un cessate il fuoco sul teatro di combattimento.

Soltanto in seguito, che piaccia o meno, cogliendo alla lettera le dichiarazioni del Presidente Putin nel corso dell’intervista con Carlson Tucker del 8 febbraio, durante la quale, senza che si scarti per altro l’eventualità di un travisamento della sua versione, il presidente conferma per tre volte, alla fine dell’intervista, la propria disponibilità al negoziato anche se a qualche condizione preliminare.

E così, visto che l’opportunità che si presenta e che il problema che si pone è essenzialmente europeo, noi dobbiamo, noi Francesi, noi Europei, spingere le due parti ad un accordo che dichiari immediatamente un cessate il fuoco pur che sia. Per essere convincenti occorrerà che i negoziatori, su mandato dell’ONU, portino con sé un canovaccio sulle modalità di attuazione.

tratto da: https://lecourrierdesstrateges.fr/2024/03/06/alerte-des-officiers-generaux-se-rebellent-contre-la-guerre-de-macron-en-ukraine/

Le leggi generali dell’ascesa delle grandi potenze, di China Institutes of Contemporary International Relations

L’MSS scopre le leggi della storia
Gli analisti dell’intelligence cinese sostengono che scienza e tecnologia decidono il destino delle grandi potenze

di CST | STRATEGICTRANSLATION.ORG
4 MAR 2024

La storia è il risultato di un incidente o segue una logica costante? Ci sono schemi da trovare nella crescita dei grandi imperi? Esistono leggi che determinano i cicli storici di ascesa e caduta? I ricercatori del China Institutes of Contemporary International Relations (CICIR) ritengono che tali schemi esistano e vogliono che i quadri del Partito Comunista ne siano a conoscenza. Questa settimana il CST presenta una traduzione delle loro conclusioni.

Il CICIR è il think tank interno scelto dalla principale agenzia di intelligence cinese, il Ministero della Sicurezza di Stato. Le agenzie di controspionaggio occidentali identificano il CICIR come un ufficio non ufficiale dell’MSS; le ricerche open-source sul CICIR confermano gli stretti legami tra gli analisti del CICIR e i funzionari dell’MSS. L’analogia più vicina sulla scena americana potrebbe essere il rapporto che la RAND Corporation aveva con l’aeronautica statunitense nei suoi primi anni di vita. La ricerca RAND aveva un duplice ruolo: affinare i concetti che guidavano gli approvvigionamenti e la strategia dell’Air Force e giustificare l’approccio dell’Air Force agli altri attori del sistema di sicurezza nazionale americano. La ricerca del CICIR – soprattutto quella pubblicata solo in cinese e quindi non rivolta a un pubblico internazionale – svolge probabilmente una funzione simile. Le pubblicazioni del CICIR segnalano le priorità dell’apparato di sicurezza statale cinese e fanno luce sulle idee che hanno acquistato le agenzie di intelligence civili cinesi.

Questa settimana il CST ha tradotto e pubblicato un estratto di un libro del 2021 scritto da un team di analisti del CICIR: National Security and the Rise and Fall of Great Powers. Analizzando l’ascesa e la caduta della Spagna e del Portogallo imperiali, dei Paesi Bassi, dell’Impero britannico, del Giappone post-Meiji, degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica, questo libro cerca di scoprire la “logica causale interna” e le “caratteristiche condivise nel percorso e nell’esperienza delle nazioni che si sono sollevate in passato”. La maggior parte del libro consiste in questi studi di casi individuali. Abbiamo tradotto il capitolo riassuntivo che tenta di sintetizzare le lezioni di questi casi di studio in una serie di principi generali di applicazione universale: “Le leggi generali dell’ascesa delle grandi potenze”.

Queste leggi non sono difficili da riassumere: Negli ultimi cinquecento anni le relazioni internazionali sono state caratterizzate da un’intensa competizione tra le varie grandi potenze. A parità di altre condizioni, la forza relativa di uno Stato è funzione del territorio, della popolazione e delle risorse naturali che controlla. Tuttavia, altre cose non sono state uguali. Dall’avvento delle rivoluzioni scientifiche e commerciali, la tecnologia ha fornito il vantaggio più decisivo sulla scena internazionale. Il potere deriva dalla prosperità. La prosperità, dalla produttività. Pertanto, le nazioni crescono se riescono a incorporare con successo la tecnologia avanzata nella loro economia nazionale. Non riuscire a cogliere l’ultima ondata tecno-scientifica significa stagnazione, declino e sconfitta.

Gli analisti del CICIR suggeriscono che lo sviluppo economico nelle condizioni moderne segue uno schema prevedibile:

Nel senso moderno del termine, lo sviluppo economico si traduce solitamente in una transizione dall’agricoltura all’industria a bassa tecnologia, per poi passare all’industria ad alta tecnologia e al settore dei servizi. Il percorso di industrializzazione di ciascun Paese non è identico, ma si conforma a una legge simile di progresso industriale, sviluppando di solito l’industria in una sequenza che inizia con l’alimentazione, passa al tessile, poi ai macchinari, ai prodotti chimici, all’elettronica e così via, sviluppandosi a turno intorno a questi punti focali. Man mano che le industrie primarie, secondarie e terziarie si evolvono fino ad assumere la posizione principale nella produzione sociale, anche l’industria dominante passa gradualmente da quella ad alta intensità di lavoro a quella ad alta intensità di capitale e tecnologia. Nell’industrializzazione dei Paesi sviluppati, di solito si sviluppa prima l’industria leggera, seguita da quella pesante.

Molti fallimenti nello sviluppo sono il risultato di deviazioni da questo percorso. Rise and Fall ci informa che questo è stato il caso del blocco comunista durante la Guerra Fredda, i cui membri hanno incautamente cercato di passare direttamente alla fase di sviluppo industriale dell’industria pesante. Il capitolo sostiene che molti Paesi in via di sviluppo che hanno dato priorità alla liberalizzazione politica rispetto all’industrializzazione sono caduti in una trappola simile.

La Cina del XXI secolo ha evitato tutte le trappole. Dotata di enormi vantaggi in termini di territorio, popolazione e risorse naturali, integrata nella più grande rete di scambi economici della storia mondiale, governata da un centro di governo stabile, e avendo cavalcato con successo la scala mobile dello sviluppo fino alle frontiere della scoperta scientifica, la Repubblica Popolare Cinese ha padroneggiato le arti della potenza nascente. L’unica cosa che le manca ora è una vera e propria supremazia tecnologica.

Ma è soprattutto la supremazia tecnologica che conta:

L’innovazione scientifica e tecnologica è una forza fondamentale per la crescita economica e funge da indicatore cruciale per la forza effettiva di una grande potenza…. I Paesi che possono occupare posizioni di leadership non sono quelli con più risorse, ma quelli che possono controllare l’ambiente politico e far sì che gli altri Paesi “facciano ciò che vogliono”. Chiunque sia in grado di guidare un nuovo ciclo di rivoluzione scientifica e tecnologica, guidato dalla rivoluzione informatica, sarà in grado di occupare una posizione di leadership nel futuro panorama politico.

Forse l’aspetto più interessante di questa narrazione sono le cose che mancano. Questo studio ha ben poco da dire sulla strategia militare e sulla struttura delle forze, sulle alleanze e sulla diplomazia, sulla tassazione e sul debito, sulla coesione sociale e sulla guerra civile, sullo spionaggio e sull’ideologia. Il team del CICIR comprende l’ascesa e il declino in termini tecno-industriali. Tutto il resto è una distrazione o una conseguenza a valle di questo fattore fondamentale.

Questo è significativo. Questo rapporto sull’ascesa e il declino delle grandi potenze è composto da analisti sul libro paga del Ministero della Sicurezza di Stato. Nel suo titolo c’è la dicitura “sicurezza nazionale”. Eppure ha poco da dire sulla diplomazia, sulla strategia o sulla spionaggio. Naturalmente ci sono molte altre fonti che parlano di queste cose, alcune tradotte da CST. Tuttavia, questo pezzo chiarisce che ci sono attori influenti nell’ecosistema della sicurezza statale cinese che credono che la competizione geopolitica sia semplicemente una competizione tecnologica con un altro nome.

Leggi la traduzione integrale e l’analisi di questo estratto qui sotto.

Le leggi generali dell’ascesa delle grandi potenze

April 15, 2021
大国崛起的一般规律
Introduzione
Gli imperi salgono e scendono. I poteri crescono e tramontano. Così è sempre stato. E così sarà sempre. Se c’è una logica dietro questo ciclo di ascesa e caduta, i leader del Partito Comunista Cinese vorrebbero conoscerla. Questo è l’obiettivo dichiarato di National Security and the Rise and Fall of Great Powers, il cui terzo capitolo è tradotto qui sotto. Attraverso casi di studio storici, questo libro promette di rivelare le forze storiche che decidono il destino delle nazioni e di dimostrare come il Partito abbia fatto leva su queste forze per garantire il ringiovanimento nazionale della Cina.

National Security and the Rise and Fall of Great Powers (d’ora in poi: Rise and Fall) è stato pubblicato nel 2021, sette anni dopo che Xi Jinping aveva introdotto nel Partito il paradigma della sicurezza nazionale totale. Il paradigma è un complesso di idee destinate a guidare i quadri nella minimizzazione dei rischi e nell’estinzione delle minacce in tutti i campi dell’attività statale. “Il paradigma della sicurezza nazionale totale non è solo un principio guida per le agenzie di sicurezza dello Stato”, si legge nell’introduzione di Rise and Fall. “Dovrebbe diventare la visione del mondo e la metodologia di ogni quadro in tutti i compiti. E dovrebbe anche diventare una lezione obbligatoria per il popolo cinese, che sta percorrendo il suo cammino da grande nazione a nazione forte”.1

Questa introduzione è stata scritta da Peng Yuan, all’epoca direttore del China Institutes of Contemporary International Relations (CICIR).2 Il CICIR è un centro di ricerca gestito dal Ministero della Sicurezza di Stato (MSS), la principale agenzia di intelligence cinese.3 Come Peng, i nove autori di Rise and Fall sono tutti studiosi affiliati al CICIR.4 Il loro lavoro è stato pubblicato dalla Total National Security. Il loro lavoro è stato pubblicato dal Total National Security Paradigm Research Center [总体国家安全观究中心], un think tank composto da ex analisti del CICIR incaricati di sviluppare concetti e materiali didattici per la Commissione centrale per la sicurezza nazionale. È il quinto libro di una serie. Ogni titolo di questa serie collega il paradigma della sicurezza nazionale totale a un argomento di interesse, come la “cultura” o la “biosicurezza”.5 Il tono è accademico ma accessibile. Come si legge nell’introduzione della collana, lo scopo di questa ricerca è “aumentare la consapevolezza generale della sicurezza nazionale” e sviluppare un curriculum standard per tutti i livelli di studi sulla sicurezza nazionale.

Xi Jinping cerca di instillare una consapevolezza diffusa – quella che chiama “coscienza delle calamità” [忧患意识]- della grande posta storica in gioco nei compiti altrimenti banali dei burocrati comunisti.6 Libri come questo fanno parte di questo programma. Pur non essendo autorevoli come i manuali dottrinali pubblicati dagli organi di partito di alto livello, i libri di questa serie, ciascuno scritto da un gruppo di analisti e studiosi dell’MSS per un pubblico interno, presentano il punto di vista unanime dell’apparato di sicurezza statale civile cinese sulle grandi questioni della diplomazia, della guerra e dello sviluppo economico che in teoria dovrebbero guidare le priorità di milioni di quadri.

La maggior parte delle pagine di Rise and Fall sono dedicate a singoli casi di studio. Ci sono capitoli che trattano della Spagna e del Portogallo imperiali, dei Paesi Bassi, dell’Impero britannico, del Giappone post-Meiji, degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. Il capitolo tradotto di seguito tenta di sintetizzare le lezioni di questi casi di studio in un insieme di “leggi generali” [一般规律] di applicazione universale.

Non è difficile riassumere queste leggi: Negli ultimi cinquecento anni le relazioni internazionali sono state caratterizzate da un’intensa competizione tra le varie grandi potenze. A parità di altre condizioni, la forza relativa di uno Stato è funzione del territorio, della popolazione e delle risorse naturali che controlla. Tuttavia, altre cose non sono state uguali. Dall’avvento delle rivoluzioni scientifiche e commerciali, la tecnologia ha fornito il vantaggio più decisivo sulla scena internazionale. Il potere deriva dalla prosperità. La prosperità, dalla produttività. Pertanto, le nazioni crescono se riescono a incorporare con successo la tecnologia avanzata nella loro economia nazionale. Non riuscire a cogliere l’ultima ondata tecno-scientifica significa stagnazione, declino e sconfitta.

Alcuni elementi dello sviluppo scientifico sfuggono al controllo degli statisti. La produttività economica si diffonde geograficamente: il modo migliore per prevedere se un Paese potrà vantare grandi scienziati o costruire industrie all’avanguardia è se i suoi vicini stanno facendo la stessa cosa. Le nazioni non crescono da sole, ma in gruppi. Lo sviluppo di successo di questi cluster segue sempre uno schema specifico: gli investimenti stranieri sostengono la creazione di industrie leggere con requisiti minimi di capitale, come quella tessile. La ricchezza generata dall’industria leggera può essere investita in industrie pesanti ad alta intensità di capitale, come l’acciaio. Con l’aumento della produttività, il settore terziario dell’economia inizia a crescere. A questo punto, una nazione in ascesa dovrebbe disporre delle infrastrutture educative e tecnologiche necessarie per diventare un polo di innovazione a sé stante.

Molti fallimenti nello sviluppo sono il risultato di deviazioni da questo percorso. Così è stato per il blocco comunista durante la Guerra Fredda, i cui membri hanno incautamente cercato di passare direttamente alla fase di sviluppo industriale dell’industria pesante. Rise and Fall sostiene che i molti Paesi in via di sviluppo che hanno dato priorità alla liberalizzazione politica rispetto all’industrializzazione sono caduti in una trappola simile.

La Cina del XXI secolo ha evitato tutte le trappole. Dotata di enormi vantaggi in termini di territorio, popolazione e risorse naturali, integrata nella più grande rete di scambi economici della storia mondiale, governata da un centro di governo stabile, e avendo cavalcato con successo la scala mobile dello sviluppo fino alle frontiere della scoperta scientifica, la Repubblica Popolare Cinese ha padroneggiato le arti della potenza nascente. L’unica cosa che le manca ora è una vera e propria supremazia tecnologica.

Forse l’aspetto più interessante di questa narrazione sono le cose che mancano. Non c’è una discussione generale sulla strategia militare e sulla tecnologia militare, sui compromessi tra struttura delle forze, prontezza e sviluppo degli armamenti e nemmeno sul necessario equilibrio tra armi e burro. L’ascesa e la caduta delle grandi potenze non è presentata come una storia di vertici, alleanze, patti di sicurezza e organizzazioni internazionali, né di conquiste e colonie. Non si parla di tassazione, di debito nazionale, di politica monetaria, di politica fiscale o di problemi economici, come le crisi finanziarie o l’iperinflazione, che non siano direttamente collegati alla produttività totale dei fattori. Né, al di fuori di alcuni riferimenti obliqui nella sezione in cui si elogia la leadership centralizzata in stile Xi, si fa cenno alla corruzione, alla coesione sociale, alle tensioni etniche, ai conflitti tra le élite o alla guerra civile. Il capitolo tace anche sui problemi posti dallo spionaggio, dalla guerra psicologica, dal sabotaggio o dalla sovversione ideologica.

Ci sono altre fonti, molte delle quali autorevoli, che discutono a lungo e con grande passione questi altri elementi del potere nazionale. È tuttavia sorprendente che un rapporto sull’ascesa e il declino delle grandi potenze, composto da analisti dell’intelligence cinese, con le parole “sicurezza nazionale” nel titolo, abbia così poco da dire su diplomazia, strategia o spionaggio. L’ascesa e il declino sono intesi in termini tecno-industriali. Tutto il resto è una distrazione o una conseguenza a valle di questo aspetto fondamentale.

Questo approccio analitico potrebbe avere a che fare non tanto con modelli storici universali, quanto con la percezione che gli analisti cinesi hanno della moderna ascesa del loro Paese. La Cina impoverita degli anni Settanta non è diventata la Cina forte del 2020 grazie alla conquista militare o all’acume diplomatico. L’industrializzazione ha spianato la strada della Cina verso la grandezza. È naturale per gli analisti che hanno vissuto questa trasformazione pensare al potere nazionale come a una funzione della produttività totale dei fattori, e trovare conferma di questa lezione in tutta la documentazione storica.

È altrettanto naturale per questi analisti collegare i trionfi economici del recente passato cinese a un telos nazionale per il futuro del Paese. L’ovvio risultato di questo studio è che il futuro della Cina sarà determinato dalla sua capacità di padroneggiare e sviluppare nuove tecnologie. La competizione internazionale è una competizione tecnologica. Questa competizione deve essere finanziata di conseguenza.7

Negli annali della storia ci sono molti regni e imperi che hanno ottenuto vantaggi con altri mezzi. Il capitolo di sintesi di Rise and Fall ha poco da dire su di loro. Non offre alcuna guida alla grande potenza la cui economia vacilla o alla superpotenza che è rimasta indietro nella corsa alla scienza. Sembra che l’apparato intellettuale del sistema di sicurezza statale manchi di risposte concrete a questi problemi. Qualsiasi Comitato Centrale costretto a tornare agli strumenti tradizionali della diplomazia o della difesa per garantire il potere cinese si troverà quindi a improvvisare in un territorio inesplorato. Non potrà contare sull’esperienza personale dei suoi membri per guidare le proprie azioni, né su una serie di modelli storici ben compresi.

GLI EDITORI

1. Zhongguo Xiandai Guoji Guanxi Yanjiuyuan 中国现代国际关系研究院 China Institutes of Contemporary International Relations, Daguo Xingshuai yu Guojia Anquan 大国兴衰与国家安全 [National Security and the Rise and Fall of Great Powers] (Beijing: Shishi Chubanshe 时事出版社 [Shishi Publishing], 2021), x.
2. The current president of CICIR is Yang Mingjie [楊明杰]; Yuan Peng [袁鹏] served as the president of CICIR from 2018 to 2023.  According to a Taiwanese news outlet, Yuan changed his name to Yuan Yikun [袁亦鲲] and was appointed deputy minister at the Ministry of State Security in March 2023. See Chen Kuan-yu 陳冠宇, “Zhongguo dui Mei zhuanjia Yuan Peng Gaiming Chu Ren Guo’anbu Fubuzhang 中國對美專家袁鵬改名 出任國安部副部長 [Chinese Expert on the United States Yuan Peng Changes Name and is Appointed Deputy Minister of the Ministry of State Security],” China Times 中时电子报, 8 August 2023; Russel Hsiao, “Personnel Changes at the PRC’s Organs for Taiwan Intelligence Analysis,” Global Taiwan Brief Vol 8. Issue 16 (2023), 1-3. Though this appointment has not been confirmed by official sources, it is standard practice for MSS officials who have worked under aliases in the world of Chinese think tanks to revert to their real names upon advancing to a higher level position in the MSS. For examples, see Alex Joske, Spies and Lies (Melbourne: Hardy Grant Books, 2023), passim.
3. Peter Mattis and Matthew Brazil, Chinese Communist Espionage: An Intelligence Primer (Annapolis: Naval Institute Press, 2019), 57; “Profile of MSS-Affiliated PRC Foreign Policy Think Tank CICIR,” Open Source Center, 25 August 2011.
4. National Security in the Rise and Fall of Great Powers has nine contributors. All were employed by CICIR as analysts at the time the book was published. Zhang Yunchen [张运成] is the president of CICIR’s World Economics Studies Institute and the editor-in-chief of the book. Huang Ying [黄莺] is the vice president of the World Economics Studies Institute and specializes in global financial governance. Chen Wenxin [陈文鑫] is the acting president of the American Studies Institute and specializes in US-China relations, Asian-Pancific strategy, and American foreign policy. Zhao Xiongtu [赵宏图] is the department head of Energies Security Studies Center. Xu Gang [徐刚] is the acting department head of the Belt and Road Studies Center. Ni Jianjun [倪建军] is the acting president of the World Economics Studies Institute and specializes in economic security and international economic governance. Tang Qi [汤祺] is an analyst in the Northeastern Asia Studies Center. Li Yan [李艳] is the department head of the Cyber and Information Security Center and specializes in cyberspace governance. Shi Gang [石刚] is an analyst on piracy.
The book does not specify the authorship of each chapter. Based on their expertise, this chapter is likely drafted by the CICIR team from the World Economics Studies Institute: Zhang Yunchen, Huang Ying, and Ni Jianjun.
5. The series connects national security to six different areas of national concerns: Geography and National Security [地理与国家安全] (2021), History and National Security [历史与国家安全] (2021), Culture and National Security [文化与国家安全] (2021), Biosecurity and National Security [生物安全与国家安全] (2021), National Security and the Rise and Fall of Great Powers [大国兴衰与国家安全] (2021), and National Security and the Great Changes Unseen in a Century [百年变局与国家安全] (2021).
6. “Increasing our consciousness of calamity, and being vigilant during times of peace” [忧患意识,居安思危] is an ubiquitous phrase in CPC documents that captures an important aspect of the Party’s psyche. As one People’s Daily article puts it, “the Communist Party of China is a political party born from calamities, grown in calamities, and is becoming stronger from calamities.” This call for awareness of constant danger dates back to Mao Zedong, who admonished his cadres not to become complacent after the success of the revolution. Today, Xi quotes the phrases often to emphasize the challenges ahead. “The brighter the future, the more it is necessary to increase the awareness of potential calamities,” the People’s Daily quotes Xi. One “must be constantly prepared for danger in times of peace, and fully understand and be prepared for major risks and challenges.” For a discussion of the calamity consciousness from a party source, see Chen Shifa, “Zengqiang Youhuan Yishi 增强忧患意识 [Increase our Consciousness of Calamity],” Renmin Ribao 人民日报 [People’s Daily], November 2022.
7. The authors makes this point explicitly in the book’s final chapter:
As society develops the factors that determine the so-called life cycle of nations are not static. As we all know, today’s society has entered the information age. The information revolution dominated by information and communication technology (ICT) is not only changing science, technology and the economy, but also is changing politics, the military and social life. Information superiority is becoming the commanding heights of competition in composite national strength. Although material hard power is the basis of composite national strength, soft power can become an ‘amplifier’ of composite national strength. Therefore…. the countries that can occupy leadership positions are not those with the most resources, but those that can control the political environment and make other countries ‘do what they want.’ Whoever leads a new round of scientific and technological revolution led by the information revolution will be able to occupy a leadership position in the future political landscape.
“随着社会的发展,决定所谓国家生命周期的要素并非一成不变。众所周知,当今社会已进入信息化时代,以信息和通信技术(ICT)为主的信息革命不仅改变着科技与经济,也改变着政治,军事和社会生活。信息优势正在成为综合国力竞争的制高点。物质形态的硬实力因素固然是综合国力的基础,但是软实力因素却可以成为综合国力的“倍增器”。因此,哈瑟夫·奈认为,“信息正在变成实力”,权力的性质已由“高资本含量”(capital rich)变为“高信息含量”(information rich)。能够占据领导地位的国家并不是拥有最多资源的国家,而是那些可以控制政治环境并使别国“做其所思”的国家。谁能领导以信息革命为主导的新一轮科技革命,谁就能在未来政治格局中占据领导地位。“ 
See China Institutes of Contemporary International Relations, National Security and the Rise and Fall of Great Powers, 283.

Capitolo 3: Leggi generali dell’ascesa delle grandi potenze

L’ascesa e il declino delle grandi potenze, in cui ogni potenza sostituisce quella successiva, è un fenomeno comune nella storia dell’umanità. Innumerevoli studiosi esperti e pensatori d’élite hanno condotto ricerche approfondite e contemplato questo fenomeno nel tentativo di trovare leggi profonde di fondo, ma, finora, non c’è una soluzione soddisfacente da sostenere come standard. Tuttavia, la storia contiene in qualche misura una logica causale interna e ci sono caratteristiche comuni nel percorso e nell’esperienza delle nazioni che sono sorte in passato. Per i Paesi in ritardo di sviluppo che dispongono delle condizioni fondamentali necessarie, l’unico modo per cogliere l’opportunità e realizzare tale ascesa è quello di assorbire l’esperienza dei primi Paesi in via di sviluppo e formulare strategie adeguate sia alle proprie condizioni sia a quelle della loro epoca.

Il raggiungimento dello status di grande potenza dipende spesso da popolazione, territorio, risorse naturali, posizione geografica, potere economico, forza militare, soft power e altri fattori di questo tipo. Tra questi, la popolazione, il territorio e le risorse naturali sono i fattori fondamentali.1 Sono la base materiale per determinare se un Paese ha il potenziale per diventare una grande potenza. Ma se e in che misura questo potenziale può essere realizzato dipende in larga misura dalle strategie acquisite e dalle opportunità favorevoli. Una strategia nazionale adeguata non solo può spingere l’ascesa di una grande potenza e aiutarla a evitare potenziali deviazioni lungo il percorso, ma ha anche un peso sulla capacità di una grande potenza di mantenere il suo status di [grande potenza]. Ad esempio, dopo aver perso il suo status di potenza globale dominante, la Gran Bretagna è riuscita a mantenere la sua influenza per altri decenni. Questo perché ha deciso di stare al gioco degli Stati Uniti piuttosto che opporsi.

Più aree di superiorità possiede una grande potenza, maggiore sarà la sua forza nazionale composita e più lunga sarà la sua epoca di prosperità. Gli eccezionali vantaggi della Gran Bretagna e degli Stati Uniti negli elementi che conferiscono superiorità, come l’innovazione scientifica e l’efficienza del governo, nonché la loro leadership, rispettivamente, nella Prima e nella Seconda rivoluzione industriale, hanno garantito il loro status di superpotenze globali senza precedenti.2 Ma i risultati americani sono stati maggiori e la loro supremazia più straordinaria. Oltre ai benefici del vantaggio dell’ultimo arrivato, [il successo dell’America] è dovuto a un’eredità storica che ha fornito popolazione, territorio e risorse naturali, che le hanno permesso di beneficiare di economie di scala. Tuttavia, se una grande potenza è carente in alcuni aspetti, [queste carenze] possono essere compensate dalla [forza] in altri aspetti. Ad esempio, Portogallo, Spagna e Paesi Bassi avevano popolazioni relativamente piccole, ma hanno fatto leva sulla loro schiacciante superiorità commerciale e militare per diventare, almeno per un certo periodo, potenze globali dominanti.

Lo status di grande potenza dipende anche dalle condizioni della competizione internazionale. Paul Kennedy, nel suo libro The Rise and Fall of the Great Powers: Economic Change and Military Conflict from 1500 to 2000, afferma che l’ascesa e la caduta delle grandi potenze è relativa e deve essere considerata rispetto alla situazione globale e alle prospettive di altre nazioni.3 Nell’ultimo decennio del XX secolo, il crollo dell’Unione Sovietica, in precedenza concorrente alla pari degli Stati Uniti, ha conferito al suo rivale lo status senza precedenti di unica superpotenza globale. La Cina durante la dinastia Song era considerata la civiltà più avanzata del mondo e si trovava all’apice del potere scientifico, tecnologico ed economico, ma sfortunatamente stava raggiungendo questo status in un momento in cui i popoli nomadi stavano diventando le potenze preminenti. I quattro principali rivali dei Song, ossia i Tangut dello Xia occidentale, i Khitan del Grande Liao, i Jurchen del Grande Jin e i Mongoli, disponevano di potenti forze di cavalleria che neutralizzavano il vantaggio di ricchezza della grande potenza agraria, ostacolando la sua potenziale ascesa come signore supremo di un “ordine globale sotto il governo cinese “4 .

Ogni misura è conforme al suo standard quando è benedetta dai doni della natura

Una poesia del poeta della dinastia Qing Hong Liangji recita: “Quando si è benedetti da tutti i doni della natura, ogni misura è conforme al suo standard / perfetta come la rotondità della luna”.5 Questo verso sull’essere eccezionalmente benedetti dalle condizioni naturali si riferisce ai fattori e alle opportunità superiori necessari per il successo. Nell’ascesa delle grandi potenze, i fattori temporali, geografici e demografici sono tutti indispensabili. Una geografia o una demografia superiore, così come altri fattori di sviluppo simili, possono talvolta essere più importanti e avere un’influenza più decisiva delle istituzioni e dei sistemi. Non c’è alcuna garanzia che queste condizioni producano l’ascesa di una grande potenza; la mancanza di queste condizioni fondamentali, tuttavia, preclude necessariamente la possibilità dell’ascesa di una grande potenza. Quando il livello di scienza e tecnologia [tra le potenze concorrenti] è simile, allora le condizioni geografiche e demografiche diventano più importanti per garantire l’ascesa di una grande potenza e per [la capacità di tale potenza di] persistere nel tempo.

I grandi numeri fanno la forza

Dopo che Malthus ha proposto la sua “teoria della popolazione”, la società internazionale ha prestato molta attenzione ai potenziali impatti negativi della popolazione, ritenendo che la crescita demografica possa ostacolare lo sviluppo delle nazioni povere. Tuttavia, negli ultimi anni si sta prestando sempre più attenzione all’impatto positivo della crescita demografica sullo sviluppo. La popolazione e il territorio sono condizioni importanti per l’ascesa di una grande potenza. Il territorio significa risorse naturali e spazio per lo sviluppo; la popolazione rappresenta una forza lavoro e un mercato. Senza eccezioni, imperi storici come la Persia, Roma, la Macedonia, gli Han e i Tang avevano grandi popolazioni e vasti territori. Il Portogallo, la Spagna e i Paesi Bassi facevano affidamento su colonie estese e sui loro vantaggi in altre aree, come il capitale commerciale, la navigazione marittima e la potenza militare, ma sono rapidamente decaduti a causa della popolazione insufficiente nel loro territorio principale e della mancanza di territorio. Nell’era industriale, la divisione del lavoro nella società divenne sempre più complessa, con maggiori richieste alla forza lavoro e al mercato, rendendo difficile l’ascesa di grandi potenze per i Paesi privi di popolazione e territorio.

Alla vigilia della Rivoluzione industriale, la popolazione della Gran Bretagna era piuttosto numerosa. Dopo la Rivoluzione industriale, la Gran Bretagna, avendo avuto il vantaggio di svilupparsi precocemente, ha sfruttato tutto il potenziale della sua popolazione e delle sue risorse naturali. All’apice della sua prosperità, la Gran Bretagna, che possedeva solo il 2% della popolazione mondiale, deteneva più del 30% del PIL globale, rappresentava un quinto del commercio mondiale e due quinti del volume del commercio manifatturiero. Tuttavia, con la successiva industrializzazione di altri Paesi occidentali, i limiti della popolazione e delle risorse naturali limitate della Gran Bretagna divennero evidenti. Il politico britannico Leo Amery si chiedeva: “Come possono queste piccole isole resistere nel lungo periodo a imperi così grandi e ricchi come gli Stati Uniti e la Germania stanno rapidamente diventando? Come possiamo noi, con quaranta milioni di abitanti, competere con Stati grandi quasi il doppio di noi? “6 .

La popolazione degli Stati Uniti era di gran lunga superiore a quella di Inghilterra, Francia, Germania e Giappone, il suo territorio era molte volte più vasto e le sue prospettive di crescita demografica erano superiori a quelle delle altre nazioni sviluppate. In un certo senso, se diciamo che l’industrializzazione di Gran Bretagna, Germania, Francia e Giappone è stata trainata da un singolo motore, le regioni orientali, centrali e occidentali degli Stati Uniti, con la loro popolazione e la loro superficie, equivalgono a due, tre o più motori. Di conseguenza, il tempo necessario agli Stati Uniti per completare la piena industrializzazione è stato più lungo, la sua prosperità economica più duratura e la sua posizione di grande potenza ed egemone senza precedenti. Come afferma Zbigniew Brzezinski in The Grand Chessboard: American Primacy and Its Geostrategic Imperatives, l’America è “l’unica e, di fatto, la prima potenza veramente globale “7 .

Come dice il proverbio, “una barca piccola è facile da manovrare”. Il Giappone, con una popolazione relativamente bassa e una resistenza politica e culturale minima, è stato in grado di intraprendere rapidamente l’industrializzazione dopo la Restaurazione Meiji. Grazie ai vantaggi di uno sviluppo precoce e agli indennizzi pagati dopo la Prima guerra sino-giapponese, ai finanziamenti internazionali e all’effetto di esclusione tecnologica, il Giappone ha completato l’industrializzazione in un periodo di tempo relativamente breve ed è entrato nel novero delle nazioni sviluppate. Proprio come la Gran Bretagna, il Giappone ha compiuto un miracolo nonostante le dimensioni ridotte della sua popolazione e del suo territorio, diventando la seconda economia del mondo. Ma la popolazione e il territorio hanno limitato il loro spazio di crescita e, man mano che la forza lavoro, i mercati e la tecnologia hanno raggiunto i loro limiti, la crescita basata sull’economia giapponese orientata all’esportazione si è gradualmente esaurita e dopo gli anni ’90 il Giappone è caduto in una prolungata depressione.

La superiorità demografica e territoriale ha permesso alla Cina di diventare l’unica delle quattro grandi civiltà antiche ad essere arrivata fino a oggi e le ha fornito “una soglia di adattamento e una capacità di assorbimento”. L. S. Stavrianos ha affermato che “essendo troppo grande e coesa per essere conquistata completamente come l’India e gli altri Paesi del Sud-Est asiatico, la Cina non avrebbe mai ceduto del tutto [alla sfida occidentale]”8. Ma proprio l’enorme popolazione cinese e la radicata cultura tradizionale hanno opposto una grande resistenza e ritardato l’inizio della prima industrializzazione del Paese, che ha conosciuto numerosi tentativi falliti e sconfitte. All’inizio della Riforma e dell’Apertura, la popolazione tornò a essere un peso e fu necessaria una certa politica di pianificazione familiare per liberare la Cina dalla “trappola della povertà”. Dopo il decollo economico del Paese, il massiccio “dividendo demografico” è stato considerato uno dei principali fattori del miracolo cinese. Attualmente, il “dividendo demografico” è scaduto, ma il livello di istruzione e il reddito pro-capite forniranno un “dividendo del talento” e un “dividendo del mercato” senza precedenti. Una volta che una popolazione di 1,3 miliardi di persone si sarà arricchita, il risultato sarà un mercato sovradimensionato.

La popolazione massiccia e il territorio esteso dell’India hanno dato alla sua civiltà una posizione importante nel mondo antico, ma questi [fattori] sono diventati anche un peso all’inizio dell’industrializzazione. All’inizio del 2020, l’economia indiana supererà quelle di Inghilterra e Francia, diventando la quinta più grande del mondo. Goldman Sachs prevede che l’India avrà la terza economia mondiale entro il 2040.9 Mentre i Paesi dell’Europa e dell’Asia orientale affrontano problemi sempre più gravi con l’invecchiamento e la riduzione della popolazione, i numeri e la composizione della popolazione indiana presentano enormi vantaggi e potenzialità. Possono contare su “una continua abbondanza nella loro coorte di giovani”. [Come dice lo studioso americano [Fareed] Zakaria: “Se la demografia è il destino, allora l’India è sicura”.10

I vicini sono più cari dei parenti lontani11

Considerando i risultati economici della Cina dopo la Riforma e l’Apertura, il professore dell’Università del Wisconsin-Madison Edward Friedman ha affermato che uno dei fattori importanti è stato il fatto che la Cina fosse “situata nell’Asia orientale e non nell’Africa orientale”.12 In questo caso sta sottolineando l’importanza dell’ambiente alla periferia della Cina per la sua ascesa. Dopo la Riforma e l’Apertura, la Cina [si è unita] al trend di sviluppo postbellico dell’Asia orientale. In una certa misura, i risultati economici della Cina sono dovuti all’ascesa collettiva della regione, iniziata con la modernizzazione del Giappone e la realizzazione dell’industrializzazione del dopoguerra, che si è estesa alle Quattro Tigri Asiatiche, per poi trasformarsi in un’ondata di industrializzazione che ha raggiunto le coste della Cina e si è gradualmente diffusa nell’entroterra.

Di solito ci sono molti attriti tra Paesi confinanti, ma a livello di sviluppo civile ed economico spesso accade che “i vicini sono più cari dei parenti lontani”. Storicamente, la grande maggioranza degli Stati antichi e potenti era concentrata sul continente eurasiatico e tendeva a sorgere e cadere in sequenza e in gruppo. Dopo la rivoluzione industriale, i principali Paesi sviluppati si trovavano in Europa e in Nord America. Osservando l’ascesa e il declino di molte grandi potenze, si nota che l’effetto cluster e l’effetto di diffusione periferica sono molto forti nello sviluppo economico e nel progresso della civiltà. Questo si vede ancora più chiaramente nell’ascesa collettiva dell’Asia orientale, o nell’arrivo di quello che viene chiamato il “secolo dell’Asia-Pacifico”. Il percorso della Belt and Road Initiative cinese fornisce ulteriori prove [di questo fatto].

Anche il “decollo” dell’Europa è stato un processo collettivo. L’ascesa di Venezia e di altre città-stato italiane, del Portogallo, della Spagna e dell’Olanda ha costituito un nucleo economico e una base stabile per l’ascesa collettiva dell’Europa. L’economia britannica si è sviluppata sulla base del commercio con i Paesi della costa atlantica. Faceva parte di un’economia atlantica. Dopo la Rivoluzione industriale, il capitale britannico superò la Manica e si diffuse in Francia e in altre regioni dell’Europa occidentale. Nello stesso periodo, l’industria manifatturiera moderna sbarcò in Nord America; in una certa misura, l’economia degli Stati Uniti rappresenta un’eredità e una continuazione dell’economia britannica. L’Europa ha fornito finanziamenti, manodopera, tecnologia e un mercato agli Stati Uniti. Alla fine del XIX secolo, i Paesi arretrati dell’Europa si sono messi al passo con i Paesi avanzati dell’Europa e del Nord America senza interruzioni e le economie atlantiche hanno vissuto un decollo collettivo.

Dopo la metà del XX secolo, il Giappone è stato la destinazione di gran parte della capacità produttiva trasferita dagli Stati Uniti ed è entrato in un periodo di crescita ad alta velocità. Alla fine del XX secolo, la Cina è diventata un’altra “fabbrica del mondo”. Negli anni Cinquanta e Sessanta, la Nuova Cina ha ricevuto il sostegno dell’Unione Sovietica per costruire imprese e impianti, gettando le basi per il successivo “decollo”. La riforma e l’apertura alla fine degli anni ’70 possono essere viste come un’altra tappa della marcia verso ovest dell’industrializzazione. L’incontro tra i progressi dell’industrializzazione verso ovest e verso est ha creato il “miracolo cinese””.

Nei cinque secoli precedenti si sono verificati tre spostamenti strutturali di potere e la successiva ascesa di grandi potenze e delle loro comunità regionali. Il primo spostamento di potere è avvenuto con l’ascesa dell’Europa. Il secondo spostamento di potere è stato l’ascesa dell’America e dei suoi alleati. Attualmente la comunità internazionale, seguendo il paradigma delle “oche volanti”, con la regione Asia-Pacifico a capo di una formazione a “V”, sta vivendo un terzo moderno spostamento di potere. Man mano che la Belt and Road Initiative prende slancio, ci si aspetta di assistere all’ascesa collettiva dei Paesi della Belt and Road. In Le vie della seta: A New History of the World, Peter Frankopan scrive: “Il mondo sta ruotando sul suo asse per tornare al punto in cui era iniziato mille anni prima sulla Via della Seta”.13

Creare una cerchia di amici di alta qualità

Guardando alla sequenza temporale e spaziale con cui sono sorte le grandi potenze negli ultimi cinque secoli, le grandi potenze in via di sviluppo erano vicine alle grandi potenze sorte prima di loro, oppure erano “parenti alla lontana” o amici, ossia Stati con i quali avevano una stretta relazione basata sulla condivisione di relazioni culturali, politiche o di altro tipo, come ad esempio la relazione tra uno Stato tributario e il suzerain, o tra Stati in un’alleanza. La vicinanza sociale e politica ha un grande impatto sul commercio e sugli investimenti; ambienti culturali simili rendono più facile il passaggio di conoscenze e tecnologie. In The European Miracle: Environments, Economies and Geopolitics in the History of Europe and Asia (Il miracolo europeo: ambienti, economie e geopolitica nella storia dell’Europa e dell’Asia), Eric Jones considera l’ascesa delle dipendenze europee all’estero come una prova del fatto che elementi [condivisi], come la cultura e i sistemi politici, possono in larga misura compensare la distanza geografica. Ne sono un esempio l’America, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda e persino il Sudafrica, che hanno tutti realizzato l’industrializzazione. È stato a causa delle grandi differenze tra i loro sistemi culturali e politici che l’industrializzazione europea si è “bruscamente spenta” ai “margini di amianto della sfera musulmana “14 .

Il Giappone si è sottomesso alla civiltà occidentale; a parte la strategia del Giappone stesso di “abbandonare l’Asia, imparare dall’Europa “15 , la grande importanza strategica attribuita al Paese e il sostegno offerto dagli Stati Uniti hanno avuto un ruolo fondamentale nell’ascesa del Giappone. Dopo l’apertura del Paese da parte degli Stati Uniti, il Giappone divenne un mercato di esportazione e un deposito marittimo americano. In seguito il Giappone divenne un elemento sempre più importante della strategia internazionale americana. Dopo la Seconda guerra mondiale, il Giappone iniziò a ricevere il sostegno dell’America per controbilanciare le potenze orientali; gli aiuti economici, gli investimenti diretti e l’accesso privilegiato ai mercati americani furono le cause esterne più importanti del rapido sviluppo del Giappone.

Durante il periodo in cui le potenze occidentali hanno assunto una posizione dominante nell’economia, nella scienza e nella tecnologia, l’allontanamento o addirittura l’antagonismo hanno fatto perdere a molti Paesi opportunità di sviluppo. Le opportunità mancate dall’Argentina di raggiungere il successo economico sono considerate legate alle sue alleanze diplomatiche poco sagge. Come sottolinea Dambisa Moyo in Edge of Chaos: Why Democracy Is Failing to Deliver Economic Growth-and How to Fix It: “Uno dei maggiori errori politici si è verificato quando l’Argentina non è riuscita, nel 1944, ad allinearsi con gli Stati Uniti, che stavano iniziando la loro ascesa economica. I suoi leader scelsero invece di allinearsi con la Gran Bretagna, che proprio allora stava iniziando il suo declino economico”.16 Dopo la Seconda guerra mondiale, i Paesi dell’Europa orientale e di altre parti del mondo si unirono al campo sovietico, perseguendo un’industrializzazione di tipo sovietico e allontanandosi così dal centro dei mercati globali e dalle tecnologie di base.

Lo Stato che stima l’industria aumenterà di giorno in giorno la sua saggezza17

La crescita economica è un prerequisito e una base necessaria per l’ascesa di una grande potenza; questa è una delle maggiori sfide che le grandi potenze devono affrontare per mantenere il loro status. Paul Kennedy, nel suo libro L’ascesa e la caduta delle grandi potenze, sottolinea che l’ascesa e la caduta di una grande potenza dipendono in modo decisivo dal potere economico relativo sulle altre nazioni. Nell’era delle economie agricole, le grandi potenze del mondo erano solitamente quelle con un alto grado di sviluppo agricolo. Dopo l’età delle scoperte, il Portogallo, la Spagna, i Paesi Bassi e altri Paesi con popolazione e territorio limitati sono cresciuti in successione, basandosi su un potere commerciale e militare che non aveva precedenti. Dopo l’avvento della società industriale, la realizzazione tempestiva dell’industrializzazione divenne una condizione preliminare per l’ascesa delle grandi potenze. Perché un’economia moderna sia prospera e forte, è necessaria un’industria manifatturiera potente, diversificata e creativa.

L’industria manifatturiera può ringiovanire una nazione

L’industria manifatturiera è la fonte dell’innovazione tecnologica e la forza della crescita economica. Rispetto alla società preindustriale, la Rivoluzione Industriale ha prodotto un aumento sorprendente della produttività. Dal primo anno dell’era comune al 1400 la crescita annuale dell’economia globale è stata in media solo dello 0,05%. Al contrario, nei Paesi Bassi del XVII secolo, nella Gran Bretagna post-Rivoluzione industriale, negli Stati Uniti del XIX secolo e nelle economie dell’Asia orientale della seconda metà del XX secolo si sono registrati tassi di crescita medi rispettivamente dello 0,5%, 2%, 4% e 8-10%. Prima del XV secolo, l’economia globale ha impiegato 1400 anni per raddoppiare le sue dimensioni, mentre le economie dell’Asia orientale hanno impiegato solo sette o otto anni per compiere la stessa impresa nel XX secolo.

Alla fine del XVIII secolo, la Gran Bretagna aveva già posto le basi per l’industrializzazione, non solo sotto forma di botteghe artigiane, ma anche di un’industria navale molto apprezzata, e la sua produzione di ghisa rappresentava circa il 15% della produzione mondiale. Nel 1870, la Gran Bretagna possedeva un terzo della produzione manifatturiera mondiale.

Grazie alle sue ineguagliabili dotazioni naturali e all’immigrazione e agli investimenti provenienti dall’Europa, l’economia americana era piuttosto grande fin dalla fondazione. Dopo la guerra civile, gli Stati Uniti portarono avanti rapidamente il processo di industrializzazione. Nel 1870, gli Stati Uniti rappresentavano meno di un quarto della capacità manifatturiera mondiale, ma negli anni Ottanta del XIX secolo erano saliti a circa il 36%. Nel secolo successivo, l’America mantenne la sua egemonia sulla produzione mondiale.

Il decollo della Germania avvenne negli ultimi tre decenni del XIX secolo, quando completò la transizione da un’economia agricola a una industriale. Sulla base del carbone, del ferro e di altre industrie tradizionali, si svilupparono rapidamente anche l’industria chimica e quella elettrica; la Germania divenne leader mondiale nell’industria chimica, producendo la metà dei combustibili sintetici del mondo. Nonostante lo sviluppo distorto dell’industrializzazione militare sotto Hitler e la divisione del Paese nel dopoguerra, la Germania ha recuperato il suo status di grande potenza manifatturiera e commerciale dopo la riunificazione del Paese nel 1990.

I cambiamenti nella percentuale di produzione globale detenuta dalle singole potenze si riflettono nei modelli di sviluppo delle grandi potenze. Nel 1750, la Cina produceva un terzo dei prodotti finiti globali, posizionandosi al primo posto davanti all’India. Intorno al 1860, la Gran Bretagna ha superato la Cina; l’America ha conquistato il primo posto nel 1900, seguita da Inghilterra e Germania rispettivamente al secondo e terzo posto. Nel 1953, il sistema si era spostato in modo tale che l’industria manifatturiera era stata conquistata [interamente] da Stati Uniti, Unione Sovietica e Gran Bretagna. Tuttavia, l’America [aveva ancora una posizione di vantaggio], superando la produzione sovietica di quattro volte o più. Nel 1980, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica erano ancora in testa, ma il Giappone aveva superato la Gran Bretagna per il terzo posto.

Diventare una grande potenza manifatturiera fornisce una sicurezza cruciale per l’obiettivo di realizzare il Grande Ringiovanimento della Nazione cinese. Al momento della fondazione della Nuova Cina, il Paese era fondamentalmente una nazione agricola, povera e arretrata.18 La Cina è ora diventata la prima potenza industriale del mondo. Il moderno sistema industriale cinese è il più completo, comprendendo quarantuno grandi categorie industriali e producendo oltre duecento dei primi cinquecento prodotti industriali del mondo. Nel 2010, la Cina ha superato gli Stati Uniti in termini di valore aggiunto manifatturiero e nel 2018 l’industria manifatturiera cinese deterrà il 28% della produzione globale. Le condizioni nazionali fondamentali prodotte dal diventare una grande potenza industriale supportano la realizzazione dei Due Obiettivi del Centenario.19 In occasione del raduno per celebrare il 40° anniversario della Riforma e dell’Apertura, il Segretario Generale Xi Jinping ha dichiarato che diventare la prima potenza manifatturiera è necessario affinché “il popolo cinese compia un passo decisivo nel suo cammino verso la ricchezza e la forza “20 .

Conformarsi alle leggi dell’industrializzazione

Nel senso moderno del termine, lo sviluppo economico implica solitamente una transizione dall’agricoltura all’industria a bassa tecnologia, per poi passare all’industria ad alta tecnologia e ai servizi. Il percorso di industrializzazione di ciascun Paese non è identico, ma si conforma a una legge simile del progresso industriale, sviluppando di solito l’industria in una sequenza che inizia con l’alimentazione, passa poi al tessile, quindi ai macchinari, ai prodotti chimici, all’elettronica e così via, sviluppandosi a turno intorno a questi punti focali. Man mano che le industrie primarie, secondarie e terziarie si evolvono fino ad assumere la posizione principale nella produzione sociale, anche l’industria dominante passa gradualmente da quella ad alta intensità di lavoro a quella ad alta intensità di capitale e tecnologia. Nell’industrializzazione dei Paesi sviluppati, di solito si sviluppa prima l’industria leggera, seguita da quella pesante.

Molti Paesi in ritardo di sviluppo sono diventati impazienti di ottenere risultati, hanno riorganizzato questa sequenza di sviluppo e si sono allontanati dal percorso [dello sviluppo industrializzato]. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, l’Unione Sovietica ha continuato il suo processo di industrializzazione in regime di economia pianificata. Nel primo Piano quinquennale, pubblicato nel 1929, l’accento era posto sullo sviluppo del carbone, del ferro e dell’acciaio e di altre industrie, mobilitando le risorse naturali dell’intero Paese verso l’industrializzazione pesante. Sebbene l’industrializzazione sovietica abbia raggiunto un certo grado di successo, si sono verificati degli squilibri dovuti al fatto che il forte intervento del governo si è concentrato eccessivamente sull’industria pesante. Dopo la sua fondazione, la Nuova Cina imitò l’economia pianificata dell’Unione Sovietica e l’enfasi sull’industria pesante. Negli anni Cinquanta, il processo di industrializzazione fu ritardato dall’arrivo del Grande balzo in avanti, che distrusse le basi agricole della Cina.21 L’industrializzazione iniziò con l’industria pesante, ma a causa delle distorsioni nel processo di distribuzione dei fattori di produzione essenziali e dell’eccessiva interferenza politica, fu difficile da sostenere.

Tuttavia, per i Paesi di recente industrializzazione, seguire la legge dello sviluppo industriale – in cui l’industria leggera segue l’industria pesante e c’è uno sviluppo progressivo e graduale – si è rivelato un elemento cruciale di successo. All’inizio degli anni ’80, anche la Cina ha abbandonato la strategia di dare priorità all’industria pesante, permettendo all’industria leggera di svilupparsi rapidamente. Negli anni ’90, l’industria dell’informazione elettronica cinese è stata uno dei settori industriali in più rapida crescita. Dalla fine degli anni ’90, la Cina è entrata in una fase di industrializzazione pesante, con l’industria pesante che ha superato l’espansione dell’industria leggera.

Integrazione con la catena industriale internazionale

Un importante prerequisito per l’industrializzazione dei Paesi in ritardo di sviluppo è l’assunzione di industrie ad alta intensità di lavoro per i mercati internazionali. Grazie alle sue risorse naturali, agli stretti legami culturali e ai comodi collegamenti marittimi con l’Europa, e soprattutto al suo potente slancio economico, nella seconda metà del XIX secolo gli Stati Uniti sono diventati il maggior beneficiario del trasferimento di manufatti all’estero dalla Gran Bretagna. Nel 1914, gli Stati Uniti occupavano il primo posto a livello mondiale in termini di entità dell’apporto di capitale, con gli investimenti obbligazionari britannici che rappresentavano l’85,9% degli investimenti esteri. Dopo questo trasferimento internazionale dell’industria, l’America divenne gradualmente la nuova “fabbrica del mondo”.

Dopo essersi affermati come leader economico, industriale e tecnologico mondiale, gli Stati Uniti hanno intrapreso un programma di ristrutturazione industriale che ha visto la produzione di ferro e acciaio, tessuti, prodotti chimici, navi, macchinari industriali comuni e altri prodotti simili trasferirsi all’estero. Sebbene avessero un livello di sviluppo inferiore, le basi relativamente buone per lo sviluppo e le relazioni strategiche con gli Stati Uniti fecero sì che il Giappone e la Germania Ovest diventassero la destinazione della produzione americana. Sono diventati rapidamente i principali fornitori globali di manufatti ad alta intensità di lavoro. Di conseguenza, il ritmo dell’industrializzazione in questi due Paesi è aumentato con enorme rapidità e la loro forza nazionale composita è cresciuta rapidamente. Il Giappone divenne un’altra “fabbrica del mondo” e la Germania Ovest una grande potenza economica.

Negli anni ’70, fu il trasferimento all’estero da parte del Giappone di industrie tessili e altre industrie leggere ad alta intensità di lavoro, nonché di industrie ad alta intensità di capitale, come la siderurgia, la chimica e la cantieristica navale, a creare il miracolo economico delle Quattro Tigri Asiatiche. Tuttavia, la portata dei sistemi economici delle Quattro Tigri Asiatiche era ridotta e il ritmo dell’ammodernamento industriale era rapido, il che significava che l’acquisizione della produzione ad alta tecnologia da parte del Giappone richiedeva che anche loro iniziassero a trasferire all’estero l’industria ad alta intensità di lavoro. È stato in questo periodo che la Cina, perseguendo con forza la riforma e l’apertura e grazie ai bassi costi e ai vantaggi geografici, è diventata la principale destinazione per il trasferimento di industrie ad alta intensità di lavoro dalle Quattro Tigri Asiatiche. Promuovendo attivamente l’economia di mercato nazionale, sollecitando attivamente gli investimenti stranieri e sfruttando una base industriale relativamente buona, il processo di industrializzazione cinese ha subito una notevole accelerazione; la Cina è diventata un’altra “fabbrica del mondo”.

Le conseguenze della crisi finanziaria globale del 2008 hanno dato il via a un nuovo ciclo di trasferimenti industriali globali. La Cina è diventata il principale Paese esportatore e anche destinatario; ad eccezione delle regioni centrali e occidentali della Cina, gran parte del trasferimento industriale è stato diretto verso i Paesi lungo la Belt and Road. C’è la speranza che i Paesi della Belt and Road possano sincronizzarsi con l’Asia, che ha alti tassi di crescita economica e commerciale. Secondo le stime, il tasso di crescita medio annuo del PIL dei Paesi della Belt and Road sarà significativamente superiore alla media mondiale, aprendo la possibilità di una nuova area di crescita economica globale.

Prendere l’iniziativa nell’innovazione

L’innovazione scientifica e tecnologica è una forza fondamentale per la crescita economica e funge da indicatore cruciale della forza effettiva di una grande potenza. Prima degli anni Cinquanta, il contributo del progresso scientifico e tecnologico alle economie dei Paesi sviluppati era del 20-40%, per poi salire al 60-80% negli anni Sessanta. Tra il 2001 e il 2009, il valore aggiunto delle industrie ad alta tecnologia nel settore manifatturiero degli Stati Uniti è passato dal 17% al 21,3%.22 Per i Paesi in ritardo di sviluppo, copiare e assimilare le tecnologie avanzate dei Paesi sviluppati è fondamentale per la loro ascesa come nazione, ma per diventare la potenza globale dominante è necessario l’aiuto di innovazioni scientifiche e tecnologiche rivoluzionarie, come è avvenuto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna dopo le rispettive rivoluzioni scientifiche e tecnologiche.

Scienza e tecnologia sostengono l’ascesa delle nazioni

Lo sviluppo economico si basa in ultima analisi sull’ottenimento e sulla padronanza di scienza e tecnologia avanzate. Mettere a frutto la scienza e la tecnologia è diventato sempre più importante dall’età delle scoperte. Come ha sottolineato Adam Smith, la divisione del lavoro e l’espansione dei mercati stimolano l’innovazione tecnologica; la ricchezza delle nazioni aumenta grazie alla maggiore produttività del lavoro [prodotta dalla divisione del lavoro e dalla tecnologia]. Robert Solow, vincitore del Premio Nobel per le Scienze Economiche, ritiene che, nel lungo periodo, l’unica fonte di crescita economica sia il progresso industriale.23 Sette ottavi della crescita del PIL pro capite degli Stati Uniti nella prima metà del XX secolo possono essere attribuiti al progresso tecnologico.

Gli spostamenti geografici di potere tra le grandi potenze seguono spesso gli spostamenti dei centri di sviluppo scientifico e tecnologico. Il noto storico americano William H. McNeill ritiene che tra il 750 e il 1100 d.C. il mondo islamico fosse di gran lunga più avanzato dal punto di vista scientifico e tecnologico rispetto all’Europa.24 Dopo l’anno 1000, la Cina divenne il leader mondiale della scienza e della tecnologia. Nel XV secolo, il centro mondiale della scienza e della tecnologia iniziò a spostarsi verso la regione mediterranea e l’Europa. Sebbene l’intera popolazione del Portogallo fosse pari solo a quella di Nanchino, la flotta marittima di quel Paese aveva un potere coercitivo militare di gran lunga superiore all’armata di Zheng He. Dopo l’Età delle Scoperte, l’Occidente è cresciuto e Italia, Gran Bretagna, Francia, Germania, America e altre nazioni sono diventate successivamente centri tecno-scientifici globali.25

A metà del XVI secolo, nelle città-stato italiane emersero alcuni importanti pensatori di filosofia naturale, che le trasformarono in centri di attività scientifica. Nel corso del XVI e XVII secolo, in Gran Bretagna si affermarono diversi pensatori, tra cui William Gilbert, Robert Boyle, Isaac Newton, Edmond Halley e altri, che diedero vita a numerose discipline scientifiche moderne, tra cui la fisica, la chimica e la fisiologia. Dalla metà del XVIII alla metà del XIX secolo, la Francia produsse un gran numero di pensatori scientifici, tra cui Jean le Rond d’Alembert e Pierre Simon Marquis de Laplace, che diedero contributi eccezionali in diversi campi, tra cui la termodinamica, la chimica e la meccanica celeste, che avrebbero fornito le basi teoriche per la rivoluzione della combustione interna e la rivoluzione chimica. Dagli anni Venti del XIX secolo in poi la scienza tedesca progredì a passi da gigante. La Germania divenne leader mondiale in discipline come la chimica organica e la fisica delle particelle. Negli anni Venti, gli Stati Uniti, approfittando della rivoluzione della tecnologia dell’informazione, sostituirono la Germania come centro scientifico mondiale e assunsero una posizione di primo piano nel progresso scientifico.

Attualmente, i principali centri scientifici e tecnologici mondiali sono concentrati nelle nazioni sviluppate dell’Europa e del Nord America, ma le tendenze mostrano uno spostamento verso la regione Asia-Pacifico. Il potere scientifico e tecnologico del Giappone rimane impressionante, ma le economie in via di sviluppo stanno rivendicando una quota maggiore di ricerca e sviluppo, il che ha portato a una maggiore capacità di innovazione tecnologica. Pan Jiaofeng, presidente degli Istituti per la Scienza e lo Sviluppo dell’Accademia delle Scienze cinese, è tra coloro che hanno sottolineato che è in corso un nuovo ciclo di rivoluzione tecnoscientifica e di trasformazione industriale, che darà alla Cina l’opportunità di diventare il centro della scienza e della tecnologia globale e il leader mondiale dello sviluppo tecnoscientifico26.

Leader nelle industrie ad alta tecnologia

Le nazioni di successo economico generalmente pongono un alto grado di enfasi sull’innovazione scientifica e tecnologica. [Ad esempio, quando la Gran Bretagna del XVIII secolo divenne un leader tecnologico, si trasformò rapidamente in una potente potenza europea, continentale e mondiale. Nel 2012, gli Stati Uniti, il Giappone e la Germania hanno rappresentato, rispettivamente, il 26,44, il 22,35 e il 9,61% delle domande di brevetto ai sensi del Trattato di cooperazione in materia di brevetti. Lo sviluppo scientifico e tecnologico emerge da un’ampia gamma di pratiche industriali e di fattori commerciali. Wen Yi, professore dell’Università Tsinghua, ritiene che “Finché una nazione intraprende la strada della rivoluzione industriale e diventa la fabbrica del mondo, ha la possibilità di diventare il leader mondiale dell’innovazione tecnologica. Ma se una nazione industrializzata abbandona la sua industria manifatturiera, molto probabilmente perderà per gradi il suo vantaggio tecnologico e la sua capacità di innovazione “27.

La scienza e la tecnologia americane sono sempre state considerate formidabili e sono considerate tra le migliori al mondo. Molte delle invenzioni più importanti della storia dell’umanità, tra cui la lampadina a incandescenza, la sgranatura del cotone, le parti di macchine universali e la linea di produzione, sono nate negli Stati Uniti. Vaclav Smil scrive nel suo Made in USA: The Rise and Retreat of American Manufacturing: “[L’enorme balzo dell’America] dopo il 1865 è stato guidato principalmente dai progressi tecnici. Questi sviluppi fecero degli Stati Uniti non solo il più grande produttore di massa di beni, ma anche il leader nella commercializzazione di nuove invenzioni, nella creazione di industrie completamente nuove, nell’introduzione di nuovi metodi di produzione e nell’aumento della produttività del lavoro. A distanza di oltre un secolo, il Paese e il mondo continuano a beneficiare di molti di questi progressi epocali “28 .

Attualmente, gli Stati Uniti devono affrontare molti problemi di crescita economica, ma sono ancora la potenza mondiale preminente in campo scientifico e tecnologico. Nell’informatizzazione, nell’aerospazio, nell’intelligenza artificiale, nella medicina, nella tecnologia militare e in altri settori ad alta tecnologia, gli Stati Uniti hanno una superiorità tecnica schiacciante. Le spese americane per la ricerca e lo sviluppo sono le più alte al mondo e il Paese ha una solida base nella ricerca scientifica di base e abbondanti risorse di manodopera scientifica e tecnica. Tra il 1901 e il 2019, un totale di 613 scienziati ha ricevuto il Premio Nobel, di cui 287 erano cittadini americani. Gli americani detengono quasi il monopolio del Premio Turing per l’informatica e il Paese ospita il 59% dei ricercatori nel campo dell’intelligenza artificiale. Gli Stati Uniti possiedono anche quaranta delle cento università più importanti del mondo e la maggior parte delle aziende tecnologiche più importanti.

Attingere ai capitali, alle competenze e alle attrezzature dei Paesi in via di sviluppo è il modo principale in cui i Paesi in ritardo di sviluppo possono colmare rapidamente il divario tecnologico. Nel 1789, quando il britannico Samuel Slater si recò negli Stati Uniti e costruì a memoria la propria versione della macchina per filare di Richard Arkwright, la sua macchina diede il via all’inizio della moderna industrializzazione americana.29 A metà del XIX secolo, le ferrovie tedesche e americane furono aperte solo importando attrezzature e capitali britannici. Nei primi anni dell’Unione Sovietica, la Nuova Politica Economica di Lenin affittò alcune imprese a dirigenti americani, giapponesi e di altri Paesi. Durante il primo Piano quinquennale, Stalin assunse esperti americani, tedeschi e di altri Paesi come consulenti per le imprese chiave. Dopo la Seconda guerra mondiale, il Giappone importò tecnologia avanzata dalla Gran Bretagna e dall’America; a volte si spingeva a smontare i prodotti occidentali per decodificarne i progetti. Nella produzione di alcuni prodotti, come automobili, apparecchiature ottiche, strumenti di precisione e macchine utensili di precisione, lo stile di imitazione giapponese ha portato a grandi successi.

Per lunghi periodi di tempo, la Cina è stata leader mondiale nella scienza e nella tecnologia, ma ha perso le rivoluzioni tecnoscientifiche degli ultimi cinquecento anni. La Nuova Cina è un esempio di un Paese che sta recuperando terreno nel campo della scienza e della tecnologia e che ha raggiunto risultati straordinari nei campi dell’alta tecnologia, come ad esempio il progetto “Due bombe, un satellite”.30 Negli ultimi anni, la Cina ha compiuto salti quantici in numerosi campi, tra cui l’informatica digitale, il 5G e l’intelligenza artificiale, accelerando il suo progresso tra i leader mondiali della scienza e della tecnologia. Tra i brevetti approvati a livello globale nel 2017, la Cina ha ottenuto il 30%, mentre gli Stati Uniti hanno ottenuto il 23%, il Giappone il 14%, la Corea del Sud il 9% e l’Europa l’8%. A partire dal 2007, la Cina ha iniziato a conferire ogni anno un numero di dottorati in scienze naturali e ingegneria superiore a quello degli Stati Uniti.

La Cina deve ancora colmare un divario non trascurabile con gli Stati Uniti nei settori della scienza e della tecnologia, ma il tasso di crescita [cinese] è rapido e c’è un potenziale di sviluppo. Tra il 2000 e il 2017, le spese per la ricerca e lo sviluppo della Cina sono cresciute in media del 17,3%, battendo facilmente il tasso americano del 4,3%. Nel loro libro Created in China: How China is Becoming a Global Innovator, Georges Haour e Max von Zedtwitz sottolineano che: “Lo spirito pragmatico e imprenditoriale della Cina, i massicci investimenti in R&S, sommati alla sua tradizione confuciana e all’ampio uso di Internet da parte della sua popolazione urbana, fanno sì che il Paese stia per diventare uno dei principali Paesi innovatori “31 .

I mari agitati rivelano la forza dell’albero maestro32

Dagli anni ’80, le idee del neoliberismo e del Washington Consensus sono state ampiamente diffuse e i Paesi sviluppati hanno chiesto ai Paesi in via di sviluppo di adottare quelle che vengono definite “buone politiche” e “buone istituzioni” nell’interesse dello sviluppo economico. Ma in pratica, questo tipo di politiche e istituzioni [possono essere] solo il risultato dell’industrializzazione. Per i Paesi in ritardo di sviluppo, in procinto di diventare una grande potenza, un governo stabile e un buon ordine sociale giocano un ruolo maggiore nel processo di industrializzazione rispetto alla “democrazia di tipo occidentale”. Molti dei Paesi che hanno accettato ciecamente il Washington Consensus non si sono limitati a non far crescere le loro economie, ma sono sprofondati in turbolenze politiche.

Un governo forte ed efficace

In Political Order in Changing Societies, Samuel Huntington sottolinea che nei Paesi del Terzo Mondo il processo di modernizzazione, sviluppo economico e trasformazione socio-culturale hanno la priorità.33 La modernizzazione politica è possibile solo con la loro realizzazione. I Paesi che cercano di passare in breve tempo a un sistema occidentale moderno ignorano la realtà che la modernizzazione politica è un processo graduale. Scoprono inevitabilmente che il tentativo di accelerare il processo porta paradossalmente a dei ritardi. La transizione dalla tradizione alla modernità richiede un governo forte, cioè un governo che sappia bilanciare la partecipazione politica con l’istituzionalizzazione politica. “In termini di comportamento osservabile, la distinzione cruciale tra una società politicamente sviluppata e una sottosviluppata è il numero, la dimensione e l’efficacia delle sue organizzazioni”.

In The Mystery of Economic Growth, Elhanan Helpman afferma che un sistema politico potente sostiene lo sviluppo nazionale e la crescita economica, e che i regimi più duraturi sono migliori per la creazione di politiche che accelerano la crescita.34 Nei Paesi in via di sviluppo, la mancanza di un’amministrazione governativa affidabile, di applicazione della legge e di giustizia porta solitamente a risultati economici terribili. Come osserva Dambisa Moyo in Edge of Chaos: “Nel 2014, la violenza è costata all’economia globale 14,3 trilioni di dollari, ovvero il 13,4% del PIL mondiale”.35 Una delle ragioni principali del “forte declino” dell’Argentina a partire dagli anni ’30 è che “nell’arco di cinquant’anni, tra il 1930 e la metà degli anni ’70, l’Argentina ha avuto sei colpi di stato militari”.

Oltre a promuovere la crescita economica, i governi stabili sono più propensi a fare investimenti a lungo termine in settori come i servizi pubblici e le infrastrutture. Zakaria sottolinea che le storie di sviluppo di Giappone, Stati Uniti, Europa e Cina condividono un unico filo conduttore, ovvero istituzioni politiche forti e affidabili. “Il governo cinese gode di un alto tasso di sostegno popolare”, scrive Zakaria, “che contribuisce a rendere possibile l’attuazione di determinate strategie”.36 Egli riporta i commenti di un alto funzionario del governo indiano: “Dobbiamo fare molte cose che sono politicamente popolari, ma sono sciocche. Esse deprimono il nostro potenziale economico a lungo termine. Ma i politici hanno bisogno di voti nel breve termine. La Cina sa guardare al lungo termine. E anche se non fa tutto bene, prende molte decisioni intelligenti e lungimiranti”.

Una strategia aperta e inclusiva per le relazioni estere

Poiché attualmente la globalizzazione è ancora lontana dall’essere completata, e i confini nazionali e la geografia rimangono limiti al flusso di elementi chiave [dell’economia], l’apertura è fondamentale per la crescita economica dei Paesi in ritardo di sviluppo. Esiste una correlazione positiva tra la crescita economica e molti indici di apertura al commercio; esiste una correlazione negativa tra le interruzioni del libero scambio e la crescita economica; e i Paesi aperti al commercio tendono a crescere a un tasso doppio rispetto ai Paesi che adottano una politica di porte chiuse. In Whither the World: The Political Economy of the Future, Grzegorz Kołodko sottolinea che le economie chiuse non sono in grado di crescere rapidamente nel lungo periodo.37 L’osservazione dell’ascesa e del declino delle grandi potenze ci dimostra ampiamente che la “tolleranza” è una condizione essenziale per l’ascesa delle grandi potenze, mentre l'”isolamento” porta inevitabilmente al declino.

La riforma e l’apertura sono state la formula magica della modernizzazione della Cina. Nella relazione del Segretario Generale Xi Jinping al 19° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, ha parlato di “promuovere un nuovo modello [di sviluppo] di apertura su tutti i fronti”; ha sottolineato che “l’apertura porta al progresso, mentre l’autoseclusione lascia indietro”, e che “la Cina non chiuderà le sue porte al mondo, ma le aprirà solo di più”; e ha concluso che “la Cina aderisce alla politica nazionale fondamentale dell’apertura e persegue lo sviluppo con le porte più aperte”.”38 In occasione della celebrazione del 12 novembre 2020 del 30° anniversario dello sviluppo e dell’apertura di Pudong, il Segretario generale Xi Jinping ha fatto un ulteriore passo avanti, invocando la necessità di promuovere un’apertura istituzionale di alta qualità, di aprire ulteriormente le porte del Paese, in modo che ogni nazione possa partecipare alle opportunità offerte dallo sviluppo della Cina e di partecipare attivamente alla governance economica globale39.

Un tempo gli Stati Uniti erano un Paese con un alto grado di apertura. Dalla marcia verso ovest della tecnologia all’esplosivo sviluppo industriale, fino alla vittoria nella Seconda guerra mondiale, gli immigrati hanno contribuito al progresso e al successo degli Stati Uniti. La vittoria dell’America nella corsa allo sviluppo della bomba atomica è inscindibile dal fatto che è stata in grado di attrarre scienziati immigrati dall’Europa. All’alba dell’era informatica, gli Stati Uniti si sono guadagnati la posizione di leader tecnologico ed economico grazie alla stessa capacità di attrarre talenti da tutto il mondo. La Silicon Valley ha prodotto una delle più grandi esplosioni di ricchezza della storia dell’umanità, e la creatività degli immigrati è stata fondamentale anche per questa storia.

Ma la professoressa di Yale Amy Chua afferma che gli Stati Uniti “stanno perdendo questa qualità eccellente e il loro dominio è minacciato da una minaccia senza precedenti “40 : La politica americana è ormai irrecuperabile, impantanata in lotte tra fazioni e sempre più inefficiente.41 Con la vittoria di Trump si è diffusa la popolarità dello slogan “America first”, che ha significato un forte protezionismo commerciale e restrizioni attive sull’immigrazione. L’inversione della politica delle porte aperte è un altro passo verso la perdita dello status di grande potenza da parte dell’America.

Costruire un forte nucleo di leadership42

I leader nello sviluppo della storia possono svolgere funzioni importanti, influenzando direttamente la traiettoria e la velocità di una grande potenza in ascesa. Engels ha sottolineato che l’autorità è un fenomeno universale nel comportamento umano.43 Il “modello a ragnatela” della scienza politica dimostra che anche la rete più complessa ha un nucleo centrale.44 Huntington ritiene che la modernizzazione richieda un’autorità con capacità di trasformazione, e che l’autorità debba essere concentrata nelle mani di alcuni individui o gruppi potenti.45

I leader possono svolgere un ruolo chiave nei momenti di svolta della storia. Dietro l’ascesa di molte grandi potenze ci sono individui e leader importanti, capaci di trasformare il destino della nazione. Liu Xinru, del dipartimento di teoria del Quotidiano dell’Esercito Popolare di Liberazione, sostiene che un forte nucleo di leadership è un elemento cruciale per l’ascesa di una grande potenza.46 Ciò è particolarmente vero nei periodi critici, quando un forte nucleo di leadership e un leader capace di fare la storia sono indispensabili.

Dopo che Portogallo e Spagna sono usciti dalla divisione feudale e sono diventati Stati nazionali unificati, sono emersi governi centrali forti e un potere monarchico. Il Portogallo sponsorizzò i navigatori per esplorare nuovi territori in nome dello Stato e i viaggi di scoperta divennero una strategia nazionale pianificata e organizzata. Il principe Enrico [il Navigatore] creò la prima scuola statale di navigazione marittima nella storia dell’umanità e costruì un’armata di livello mondiale. Dopo che la Spagna divenne uno Stato nazionale unificato, la regina Isabella pianificò ambiziose spedizioni marittime e vendette persino i suoi gioielli per finanziare la spedizione di Colombo.

La Gran Bretagna costruì la marina più potente d’Europa con il sostegno della regina Elisabetta. Il re di Francia Luigi XIV instaurò un potere monarchico assoluto, trasformando il Paese da un’aristocrazia feudale disunita in una grande e potente nazione. Bismarck, il “Cancelliere di ferro” della Germania, attuò riforme sociali, spingendo la forza nazionale composita della Germania a diventare la più forte dell’Europa continentale. Pietro I, zar di Russia, avviò un movimento di modernizzazione epocale per il quale è ricordato come il “più grande sovrano” della storia russa. Con la Restaurazione Meiji, il Giappone abrogò l’autorità di un’aristocrazia ereditaria, rafforzò l’autorità centrale e impose riforme politiche, economiche e sociali. L’ascesa del Giappone a grande potenza fu il risultato finale [di queste riforme centralizzatrici].

George Washington, il primo presidente degli Stati Uniti, ebbe un ruolo importante in molti aspetti dell’istituzione e della fondazione del Paese. Nel 1787 presiedette la Convenzione costituzionale che diede al Paese la legge di base tuttora in uso e stabilì l’autorità del Presidente come capo di Stato. Thomas Jefferson, il fondatore del Partito Democratico, redasse la Dichiarazione d’indipendenza e, attraverso metodi diplomatici e di altro tipo, raddoppiò quasi il territorio degli Stati Uniti. Abraham Lincoln vinse la guerra civile ed emise il Proclama di emancipazione, preservando l’integrità della federazione. Il New Deal di Franklin D. Roosevelt salvò gli Stati Uniti dal baratro della crisi economica, consentendo loro di vincere la Seconda guerra mondiale e di diventare una superpotenza.

Storicamente, i Paesi privi di un forte nucleo di leadership cadono spesso nella “trappola di Bismarck”.47 Dopo la guerra franco-prussiana, Bismarck, nel tentativo di isolare e indebolire la Francia, sostenne che quest’ultima avrebbe adottato un sistema repubblicano multipartitico, ritenendo che un sistema repubblicano instabile avrebbe trasformato la Francia in un vulcano instabile. Tra il 1875 e il 1940, la Francia è stata governata da 102 amministrazioni distinte, ciascuna delle quali è durata in media cinque mesi, mentre due sono durate un solo giorno. L’Unione Sovietica è crollata per una serie di ragioni complesse, ma una delle più importanti è stata la perdita di autorità da parte del partito al potere48.

“Tra montagne maestose, spicca la grande vetta”. Stabilire un forte nucleo di leadership per il Partito è stata una delle grandi lezioni della vittoria rivoluzionaria. “Senza Mao Zedong”, proclamò Deng Xiaoping con grande emozione, “il popolo cinese sarebbe stato costretto a brancolare nel buio ancora a lungo”.49 I risultati storici raggiunti dal Partito e dal Paese dopo il 18° Congresso nazionale del Partito comunista cinese sono fondamentalmente legati alla capacità del Partito, con Xi Jinping come nucleo centrale, di guidare la nave dello Stato. In un momento cruciale per il Grande Ringiovanimento della Nazione cinese, il Segretario Generale Xi Jinping ha dimostrato una volontà politica sicura di sé e ha preso decisioni strategiche lungimiranti, dimostrando la sua volontà di assumere il ruolo di “spirito guida” e “albero forte in un mare agitato”.

Bibliografia
1. [Paul Kennedy, tradotto da Wang Baozun et al. The Rise and Fall of the Great Powers: Economic Change and Military Conflict from 1500 to 2000. Pubblicato da CITIC Press nel 2013.

2. [Samuel P. Huntington, tradotto da Wang Guanhua et al. Political Order in Changing Societies. Pubblicato da Lifelong-Reader-New Knowledge Joint Publishing Co., Ltd. nel 1989.

3. [Jared Diamond, tradotto da Luan Qi. Perché le nazioni falliscono: Le origini del potere, della prosperità e della povertà. Pubblicato da CITIC Press nel 2017.

4. [Zbigniew Brzezinski, tradotto dal China Institute of International Studies. La Grande Scacchiera: American Primacy and Its Geostrategic Imperatives. Pubblicato dalla Shanghai People’s Publishing House nel 1998.

5. [L. S. Stavrianos, tradotto da Wu Xiangying, Liang Chimin, Dong Shuhui, Wang Chang. Una storia globale: From Prehistory to the 21st Century. Pubblicato dalla Peking University Press nel 2006.

6. [Fareed Zakaria, tradotto da Zhao Guangcheng, Lin Minwang. Il mondo post-americano: The Rise of the Rest. Pubblicato da CITIC Press nel 2009.

7. [Amy Chua, tradotta da Liu Haiqing, Yang Liwu. Day of Empire: How Hyperpowers Rise to Global Dominance – and Why They Fall. Pubblicato da New World Press nel 2010.

8. [Tonio Andrade, tradotto da Zhang Xiaoduo. L’età della polvere da sparo: China, Military Innovation, and the Rise of the West in World History. Pubblicato da CITIC Press nel 2019.

9. [Dambisa Moyo, tradotta da Wang Yuqing. Edge of Chaos: Why Democracy Is Failing to Deliver Economic Growth-and How to Fix It. Pubblicato da CITIC Press nel 2019.

10. [Vaclav Smil, tradotto da Li Fenghai, Liu Yinlong. Made in the USA: The Rise and Retreat of American Manufacturing. Pubblicato da China Machine Press nel 2014.

11. [William H. McNeill, tradotto da Sun Yue, Chen Zhijian, Yu Zhan. L’ascesa dell’Occidente: A History of the Human Community. Pubblicato da CITIC Press nel 2018.

12. [Eric Jones, tradotto da Chen Xiaobai. The European Miracle: Environments, Economies and Geopolitics in the History of Europe and Asia. Pubblicato dalla casa editrice Huaxia nel 2015.

13. [Zhang Xiazhun, tradotto da Yan Rong. L’ipocrisia della ricchezza: The Myth of Free Trade and the Hidden History of Capitalism. Pubblicato da Social Sciences Academic Press nel 2009.

14. [Grzegorz W. Kolodko, tradotto da Long Yun’an. Dove va il mondo: The Political Economy of the Future. Pubblicato dalla Central Compilation and Translation Press nel 2015.

15. [Kenichi Ohmae, tradotto da Zhu Yuewei. Una società di stagnazione: How Protectionism and the Anti-Globalization Crisis Can Be Addressed. Pubblicato dalla casa editrice Beijing Times-Huawen nel 2019.

16. Zhang Fan. Spostamento industriale: The Geographical Migration of World Manufacturing and Central Markets. Pubblicato dalla Peking University Press nel 2019.

17. Wen Yi. La grande rivoluzione industriale in Cina: A Critique of the General Principles of ‘Developmental Political Economy’. Pubblicato dalla Tsinghua University Press nel 2016.


1. Si veda il glossario per la FORZA NAZIONALE COMPOSTA.
2. Gli storici spesso dividono la rivoluzione industriale in due ondate di innovazione: la prima rivoluzione industriale, che ha visto l’applicazione dell’energia a vapore al lavoro meccanizzato, si è verificata all’incirca tra la fine del XVIII secolo e la metà del XIX secolo, a partire dalla Gran Bretagna. La seconda rivoluzione industriale si è verificata all’incirca tra la metà del XIX secolo e l’inizio del XX secolo. È stata caratterizzata da ulteriori progressi tecnologici, in particolare nei settori della produzione di acciaio, dell’elettrificazione, dell’uso di combustibili fossili e della produzione chimica. Questo periodo vide anche la nascita di grandi imprese industriali e l’espansione dell’industrializzazione in altri Paesi oltre alla Gran Bretagna, in particolare Stati Uniti e Germania.
3. Paul Kennedy, The Rise and Fall of the Great Powers: Economic Change and Military Conflict from 1500 to 2000 (New York: Random House, 1987).
4. Gli Xia, i Liao e i Jin furono tutti fondati da gruppi etnici non Han che salirono al potere nella periferia della Cina contemporaneamente alla dinastia Song. La dinastia Xia occidentale (1038-1227 d.C.) era situata in quello che oggi è il nord-ovest della Cina. La dinastia Liao (907-1125 d.C.) controllava un vasto territorio nell’attuale Cina nord-orientale, in Mongolia e in alcune zone della Russia. La dinastia Jin (1115-1234 d.C.) conquistò la dinastia Liao nel 1125 e pose fine al periodo Song settentrionale nel 1127, stabilendo il controllo su tutta la Cina settentrionale. I Mongoli conquistarono il resto della dinastia Song nel 1279, segnando la fine del periodo Song meridionale e l’inizio della dinastia Yuan in Cina.
Questi commenti sulla relativa mancanza di potere militare della dinastia Song, nonostante la sua brillantezza economica, sembrano essere molto simili a un passaggio del libro di Tonio Andrade The Gunpowder Age: China, Military Innovation, and the Rise of the West in World History di Tonio Andrade. Cito:
Recenti lavori sulla storia dei Song dimostrano che essi non trascurarono la guerra così tanto come questa argomentazione suggerirebbe… Come risolvere allora l’enigma dell’incapacità dei Song di prevalere? La risposta non ha tanto a che fare con la debolezza dei Song quanto con la forza dei loro nemici. Nei suoi 319 anni di vita, i Song affrontarono quattro nemici principali. Il più famoso (e letale) fu l’Impero mongolo, che non si limitò a sopraffare i Song: le sue conquiste si estendevano da Kiev a Baghdad, da Kabul a Kaifeng. Prima dei Mongoli, i Song affrontarono altri implacabili nemici provenienti dall’Asia centrale e settentrionale: i Tanguti della dinastia Xi Xia, i Khitan della dinastia Liao e i Jurchen della dinastia Jin. [Come scrive Paul Jakov Smith, “la rapida evoluzione della statistica dell’Asia interna tra il X e il XIII secolo permise agli Stati della frontiera settentrionale di sostenere eserciti formidabili che compensavano i vantaggi della Cina agraria in termini di ricchezza e di numero, impedendo così [ai] Song di assumere una posizione di supremazia al centro di un ordine mondiale dominato dalla Cina e relegandoli a una posizione di partecipante paritaria in un sistema multistatale dell’Asia orientale”.
Tonio Andrade, L’età della polvere da sparo: China, Military Innovation, and the Rise of the West in World History (Princeton: Princeton University Press, 2016), 25-26.
5. Tutti i titoli delle sezioni sono modi di dire, citazioni famose, detti o estratti dalla letteratura cinese classica.
La strofa “Quando si è benedetti da tutti i doni della natura, ogni misura si conforma al suo standard / Perfetto come la rotondità della luna” è estratta dal Libro II di “Poesia e discorsi dal nord del fiume” [北江诗话] di Hong Liangji [洪亮吉] (1746-1809).
6. Questa citazione è tratta dall’articolo di Fareed Zakaria del 2008 su Foreign Affairs, “The Future of American Power”. Fareed Zakaria, “The Future of American Power: How America Can Survive the Rise of the Rest”, Foreign Affairs 87, no. 3 (2008): 18-43.
7. Il cinese non è una citazione esatta di Brzezinski. La riga più vicina a questa citazione in The Grand Chessboard è la seguente: “La sconfitta e il crollo dell’Unione Sovietica sono stati il passo finale della rapida ascesa di una potenza dell’emisfero occidentale, gli Stati Uniti, come unica e, di fatto, prima potenza veramente globale”. Cfr. Zbigniew Brzezinski, La grande scacchiera: American Primacy and Its Geostrategic Imperatives (New York: Basic Books, 1997), xii.
8. L’autore sta probabilmente parafrasando la seguente sezione di A Global History di L. S. Stavrianos: From Prehistory to the 21st Century: “La Cina, al contrario, non è stata in grado di riorganizzarsi per affrontare la sfida occidentale. Tuttavia, essendo troppo grande e coesa per essere conquistata completamente come l’India e gli altri Paesi del Sud-est asiatico, la Cina non avrebbe mai ceduto del tutto”. L’argomentazione secondo cui le dimensioni della Cina le avrebbero permesso di assimilare gli invasori non si trova nel libro di Stavrianos. L. S. Stavrianos, Una storia globale: From Prehistory to the 21st Century (New York: Pearson, 1998).
9. Goldmsn Sachs è ancora fedele a questa previsione. Si veda Goldman Sachs, “How India Could Rise to the World’s Second Biggest Economy”, 6 luglio 2023.
10. Fareed Zakaria, The Post-American World (New York: WW Norton, 2008), 132.
11. L’espressione “i vicini sono più cari dei parenti lontani” proviene dal libro IV del Dong Tang Lao della dinastia Yuan [东堂老], scritto da Qin Jianfu [秦简夫].
12. La redazione di CST non è riuscita a trovare la fonte originale di questa citazione. Ma lo stesso punto di vista è un luogo comune negli studi cinesi sulle relazioni internazionali. Ad esempio, si veda Yan Xuetong, “La diplomazia dovrebbe concentrarsi sui vicini”, Carnegie Endowment for International Peace, 27 gennaio 2015.
13. Peter Frankopan, Le vie della seta: A New History of the World (New York: Bloomsbury, 2015), xiv.
14. Questa citazione, tratta dal libro di Eric Jones del 1981 The European Miracle, è stata modificata per adattarsi meglio al testo, ma la descrizione del mondo musulmano come “amianto” forse ha senso solo con un estratto molto più ampio:.

Nulla è più chiaro del fatto che i fuochi della modernizzazione e dell’industrializzazione in Gran Bretagna, Belgio e Renania, bruciarono rapidamente i margini di questo sistema europeo. Persino la Russia e le colonie cristiane dell’impero ottomano si sono infiammate. Ma ai margini dell’amianto della sfera musulmana le fiamme si spensero bruscamente. Non si accesero mai sulla maggior parte del mondo extraeuropeo, ad eccezione delle annessioni europee d’oltremare.

Si veda Eric Jones, Environments, Economies and Geopolitics in the History of Europe and Asia (London: Cambridge University Press, 1981).
15. Nel contesto giapponese, “脱亚入欧” – abbandonare l’Asia, imparare dall’Europa – è uno slogan dell’era Meiji associato al famoso teorico politico giapponese Fukuzawa Yukichi (1835-1901). La frase apparve per la prima volta in un editoriale anonimo del 1885 per il Jiji Shimpo, probabilmente scritto da Fukuzawa. In esso si sosteneva che il Giappone doveva prendere le distanze dai suoi vicini asiatici e adottare invece i modelli politici, economici e culturali europei. L’idea derivava dalla percezione che l’Europa rappresentasse la modernità, il progresso e il potere, mentre l’Asia era vista come arretrata e inferiore.
16. Dambisa Moyo, Edge of Chaos: Why Democracy Is Failing to Deliver Economic Growth-and How to Fix It (New York: Basic Books, 2018), cap. 2.
17. Il sottotitolo 国向工则日新日智 – uno Stato che stima l’industria aumenterà di giorno in giorno in saggezza – è tratto dalla petizione di Kang Youwei del 1989 all’imperatore Qing in cui si chiedeva che la dinastia istituisse un premio per l’innovazione industriale. Il distico completo è: 国尚农,则守旧日愚;国尚工,则日新日智 [Se un Paese stima l’agricoltura, rimarrà conservatore e ignorante giorno per giorno; se un Paese stima l’industria, progredirà ogni giorno con nuove conoscenze e saggezza].
18. L’idioma 一穷二白 [yī qióng èr bái] è usato per descrivere una persona o una famiglia in uno stato di estrema povertà, priva di tutti i beni e le risorse necessarie al sostentamento o al miglioramento della vita.
19. I due Obiettivi del Centenario si riferiscono a due tappe significative stabilite dal PCC per guidare lo sviluppo del Paese e per celebrare due importanti anniversari. Il primo obiettivo del centenario è quello di celebrare il 100° anniversario della fondazione del PCC nel 2021 raggiungendo una SOCIETÀ MODERATAMENTE PROSPERA sotto tutti i punti di vista [全面建成小康社会]. Il secondo obiettivo del centenario è quello di celebrare il 100° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 2049, trasformando la Cina in un Paese moderno e socialista, prospero e prospero, moderno e socialista che sia prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato, armonioso e bello [富强、民主、文明、和谐、美丽的社会主义现代化国家].
20. Xi Jinping 习近平, “Zai Qingzhu Gaige Kaifang 40 Zhounian Dahui Shang De Jianghua 在庆祝改革开放40周年大会上的讲话 [Discorso alla celebrazione del 40° anniversario della Conferenza sulla riforma e l’apertura],” Xinhua Wang 新华网 [Xinhua Online], 18 dicembre 2018.
21. Il Grande balzo in avanti, una campagna sociale ed economica maoista durata dal 1958 al 1962, tentò di portare la Cina dal “feudalesimo” al “socialismo” senza (come la teoria marxista avrebbe previsto) alcun periodo intermedio di capitalismo. Il programma di industrializzazione in contanti fu finanziato attraverso la requisizione di tutte le eccedenze agricole. La carestia che ne derivò uccise decine di milioni di persone. Nella storiografia cinese questo evento viene talvolta sottaciuto come “tre anni di disastri naturali”. Valutazioni franche dei veri costi e delle conseguenze del Grande balzo in avanti non sono sconosciute, ma sono abbastanza poche e rare da non dare per scontata la loro presenza in un documento come questo.
22. Gli autori di National Security e The Rise and Fall of Great Powers non includono citazioni per nessuna delle statistiche economiche qui citate, né questi numeri possono essere trovati in nessuna delle opere incluse nella bibliografia.
23. Robert Solow è stato insignito del Premio Nobel per le Scienze Economiche nel 1987 per i suoi contributi alla teoria della crescita economica a lungo termine come funzione dell’accumulo di capitale, della crescita della popolazione e della crescita della produttività guidata dai cambiamenti tecnologici.
24. William H. McNeill, The Rise of the West: A History of the Human Community (Chicago: University of Chicago Press, 1963), 417-456.
25. Zheng He era un ammiraglio e diplomatico Ming che dal 1405 al 1433 comandò sette viaggi di spedizione verso il sud-est asiatico, l’Asia meridionale, l’Asia occidentale e l’Africa orientale. Il contrasto tra i viaggi di Zheg He, che non portarono a un rapporto duraturo tra lo Stato cinese e i luoghi da lui visitati, è spesso trattato nei libri di testo di storia globale con i viaggi più piccoli ma di maggior successo commerciale dell’Età delle Scoperte europea.
26. Per un esempio della teoria di Pan Jiaofeng sulla rivoluzione tecno-scientifica, si veda Pan Jiaofeng 潘教峰, “Zhongguo Jianshe Shijie Keji Zhongxin Yinglai Zhanlue Jiyu Qi 中国建设世界科技中心迎来战略机遇期 [La costruzione da parte della Cina di un centro scientifico e tecnologico globale entra in un periodo di opportunità strategica]”, CNICN, febbraio 2019.
In esso sostiene che l’attuale periodo di incubazione di una nuova rivoluzione tecnologica rappresenta un’opportunità strategica per la Cina di affermarsi come centro tecnologico globale. Sostiene che la Cina, in quanto ritardataria dell’innovazione tecnologica, deve adottare una prospettiva globale, impegnarsi in una ricerca lungimirante e posizionarsi strategicamente per ottenere progressi significativi nell’innovazione tecnologica e diventare un centro tecnologico mondiale.
27. La redazione di CST non è riuscita a trovare la citazione originale. Per un esempio dell’argomentazione di Wen Yi, si veda Wen Yi, “The Making of an Economic Superpower—Unlocking China’s Secret of Rapid Industrialization”, Working Paper 2015-006B, Federal Reserve Bank of St. Louis, 2015. In questo documento, Wen sostiene che l’ascesa economica della Cina non può essere adeguatamente spiegata dalla teoria economica neoclassica. Al contrario, introduce quella che chiama la “nuova teoria degli stadi”, che enfatizza il ruolo della politica economica dello Stato nel facilitare l’industrializzazione e il potenziamento industriale.
28. Vaclav Smil, Made in the USA: The Rise and Retreat of American Manufacturing (Cambridge, MA: MIT Press, 2015), 23.
29. L’adattamento di Slater del filatoio nel 1789 è un primo esempio di spionaggio industriale e, per estensione, un precedente americano per il diffuso furto di proprietà intellettuale che ha alimentato l’ascesa della Cina.
30. Il progetto “Due bombe, un satellite” si riferisce agli sforzi compiuti dalla Cina a metà del XX secolo per sviluppare bombe nucleari, bombe all’idrogeno e satelliti artificiali.
31. Edward T. Johnson e Max von Zedtwitz, Created in China: How China is Becoming a Global Innovator (Londra: Bloomsbury, 2016), 9.
32. 沧海横流显砥柱 – i mari agitati rivelano la forza dell’albero – è un idioma cinese che descrive metaforicamente una situazione in cui la vera essenza di una persona diventa chiara solo in mezzo a grandi turbolenze e diversità. Di solito si presenta come un distico, 沧海横流显┥柱,万山磅礴看主峰, che può essere tradotto letteralmente come “in mezzo al mare tumultuoso, l’albero si erge saldo; nella vasta distesa di montagne, la vetta principale si erge sopra”. Il distico non proviene da un unico autore. Il verso precedente è tratto dal “Man Jiang Hong” di Guo Moruo [郭沫若] [满江红], mentre il verso successivo è tratto dalla “Lettera all’ex Chen Yu Ming” di Zeng Guofan [曾国藩] della dinastia Qing [复陈右铭太守书].
33. Si veda Samuel Huntington, Political Order in Changing Societies (New Haven: Yale University Press, 2006), 35.
34. Elhanan Helpman, The Mystery of Economic Growth (Cambridge, MA: Belknap Press, 2010).
35. Questo passaggio è una combinazione di due citazioni tratte da Edge of Chaos di Dambisa Moyo. La prima si trova a pagina 54 e la seconda a pagina 49.
36. Questo passaggio è citato a pagina 95 di The Post-American World di Fareed Zakaria, ma i ricercatori del CICIR – o il traduttore di una versione cinese del libro – lo interpretano in un modo che sovverte il significato originale di Zakaria. Zakaria sostiene che il sostegno pubblico non conta per il governo cinese, non che il governo cinese goda di tale sostegno: “È scomodo da sottolineare, ma inevitabile: non dover rispondere all’opinione pubblica ha spesso aiutato Pechino a portare avanti la sua strategia”. Fareed Zakaria, The Post-American World (New York: W.W. Norton & Company, 2008), 95.
37. Anche se questa non è una citazione diretta, assomiglia a una frase del libro: “Il mondo contemporaneo non ha alcun esempio di economia chiusa, vincolata da pratiche protezionistiche, che sia in grado di crescere rapidamente nel lungo periodo”. Grzegorz W. Kolodko, Whither the World: The Political Economy of the Future Volume 1 (New York: Palgrave Macmillan, 2014), 91.
38. Xi Jinping, “Juesheng Quan Mianjian Cheng Xiaokang Shehui Duoqu Xin Shidai Zhongguo Tese Shehuizhuyi Weida Shengli Zai Zhongguo Gongchandang Di Shijiu Ci Quan Guo Daibiao Dahui Shang de Baogao 决胜全面建成小康社会 夺取新时代中国特色社会主义伟大胜利–在中国共产党第十九次全国代表大会上的报告 [Vittoria decisiva nella costruzione di una società moderatamente prospera in modo integrale e nella conquista di una grande vittoria.modo circolare e conquistare la grande vittoria del socialismo con caratteristiche cinesi nella nuova era – relazione al diciannovesimo Congresso nazionale del Partito comunista cinese],”, Xinhua, 27 ottobre 2017.
39. Xi Jinping 习近平, “Zai Pudong Kaifang 30 Zhounian Qingzhu Dahui Shang de Jianghua 在浦东开发开放30周年庆祝大会上的讲话 [Discorso alla conferenza di celebrazione del 30° anniversario dello sviluppo e dell’apertura di Pudong] ,” Xinhua 新华, 12 novembre 2020.
40. I redattori di CST non sono riusciti a trovare questa citazione esatta nell’opera di Chua, ma il capitolo finale di Day of Empire di Amy Chua avanza un’argomentazione simile. Amy Chua, Day of Empire: How Hyperpowers Rise to Global Dominance-and Why They Fall (New York: Anchor Books, 2009), 318-343.
41. Fareed Zakaria, The Post-American World, 211-212.
42. Per il significato di questo termine si veda la voce del glossario CST LEADERSHIP CORE. L’intera sezione è una lunga e trasparente giustificazione della centralizzazione del potere sotto Xi Jinping.
43. Frederick Engels, “Sull’autorità”, Marxists Internet Archive, (or. pub 1872).
44. L’espressione “modello a ragnatela” non ha un significato consolidato nelle relazioni internazionali contemporanee; più spesso l’espressione “modello a ragnatela” è usata in riferimento a una teoria economica utilizzata per analizzare la domanda e l’offerta in mercati caratterizzati da sfasamenti e aggiustamenti temporali.
45. Questo è uno dei temi principali di Samuel Huntington, Political Order in Changing Societies (New Haven, Conn: Yale Univresity Press, 1968).
46. La redazione di CST non è riuscita a trovare l’articolo originale di Lin.
47. Il termine “trappola di Bismark” non è un concetto consolidato né negli studi occidentali né in quelli cinesi. I redattori di CST non sono riusciti a trovare alcuna menzione al di fuori di questo passaggio.
48. Il dibattito sulle cause della caduta dell’URSS è stato molto ampio nel mondo accademico cinese, con i critici della posizione ufficiale che hanno indicato il decadimento sistemico dell’economia sovietica o l’incapacità dell’URSS di riformare la struttura politica rigida e inflessibile ereditata da Stalin. Per esempi di argomentazioni critiche, si veda Wang Xiaoxiao 王笑笑, “Sulian Jubiande Genben Yuanyin 苏东剧变的根本原因 [La ragione fondamentale della trasformazione dell’Unione Sovietica]”. Aisixiang 爱思想, 4 marzo 2013; Huang Lifu 黄立茀, “Sulian Yinhe Sangshi Gaige Liangji 苏联因何丧失改革良机? Perché l’URSS ha perso l’occasione di riformarsi?”. Aisixiang 爱思想, 15 ottobre 2009; Liu Xingyi 刘新宜, “Sugong Kuatai, Sulian Wangguode Yuanyin 苏共垮台、苏联亡国的原因 [Ragioni del crollo del Partito Comunista Sovietico e della scomparsa dell’URSS]”. Aisixiang 爱思想, 14 novembre 2004. Per una presentazione più lunga del punto di vista ufficiale, pubblicata nello stesso periodo dell’articolo di Liu, si veda Cheng Zhihua 陈之骅, “Lishi Xuwuzhuyi Gaoluan Sulian 历史虚无主义搞乱苏联 [Il nichilismo storico ha rovinato l’Unione Sovietica]”, Aisixiang 爱思想, 18 settembre 2013 e Wang Tingyou 汪亭友, “Liang Zhong Duiweide Shijieguan he Lichang Guanchuan SulianYanbian Yanjiu 两种对立的世界观和立场贯穿苏联演变研究 [Il divario ideologico nello studio del crollo sovietico]”, Aisixiang, 20 febbraio 2014.
49. Non è chiaro quando Deng Xiaoping abbia pronunciato queste parole, ma sono spesso citate dai leader del partito. Vedi Jiang Zemin 江泽民, “Jiang Zemin Zai Mao Zedong Tongzhi Danchen Yibai Zhounian Jinian Dahui Shang De Jianghua. 江泽民在毛泽东同志诞辰一百周年纪念大会上的讲话 [Discorso di Jiang Zemin alla cerimonia di commemorazione del 100° anniversario della nascita del compagno Mao Zedong], Xinhua, 27 novembre 2009.

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Il comitato di intelligence ucraino si sta preparando allo scenario peggiore, di ANDREW KORYBKO

Quello che è considerato lo scenario peggiore dal punto di vista dell’élite ucraina al potere e dei suoi padroni occidentali, è lo scenario migliore per il resto del mondo. Nel caso in cui Zelenskyj venga deposto e i colloqui di pace riprendano immediatamente non appena la Russia sfonda la linea di contatto, allora la NATO potrebbe non sentirsi così sotto pressione a causa del dilemma della sicurezza con la Russia ad intervenire convenzionalmente in Ucraina, riducendo così il rischio di una terza guerra mondiale. errore di calcolo.

Il Comitato dell’intelligence ucraino ha messo in guardia in un post su Telegram sullo scenario peggiore che potrebbe verificarsi entro giugno, in cui una svolta russa attraverso la linea di contatto (LOC) si fonde con le proteste sulla coscrizione obbligatoria e sull’illegittimità di Zelenskyj nell’infliggere un colpo mortale allo Stato. Prevedibilmente hanno affermato che quelle proteste, insieme alle accuse di crescente stanchezza all’interno delle società occidentali e ucraine e alle tensioni civili-militari a Kiev, sono solo “disinformazione russa”, anche se esistono davvero.

“ Zelenskyj cerca disperatamente di screditare preventivamente le possibili proteste contro di lui ” ed è per questo che a fine novembre ha affermato che la Russia sta cospirando per orchestrare un cosiddetto “Maidan 3” contro di lui, che è ciò a cui fa esplicito riferimento il Comitato di intelligence nel suo post . Il loro avvertimento è arrivato anche quando i media ucraini hanno riferito che Zelenskyj intende chiedere alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sullo svolgimento delle elezioni durante la legge marziale al fine di mantenere la legittimità dopo la scadenza del suo mandato, il 20 maggio.

Il precedente rapporto ipertestuale dei media turchi menziona anche come “i leader del partito di opposizione Petro Poroshenko e Yulia Tymoshenko abbiano proposto di formare un governo di coalizione per evitare una crisi di legittimità”, ma sono stati rimproverati dal capo del Consiglio di sicurezza nazionale Danilov. La cosa così interessante di questa proposta è che è stata presentata per la prima volta da un esperto del potente think tank dell’Atlantic Council in un articolo pubblicato su Politico a metà dicembre con lo stesso identico scopo.

Questo promemoria e la successiva proposta di questi due leader del partito di opposizione sfatano l’idea che le domande sulla legittimità di Zelenskyj siano esclusivamente il risultato della “disinformazione russa”, proprio come l’ultimo sondaggio di gennaio di un importante think tank europeo sfata lo stesso riguardo alla stanchezza per questo conflitto. Il Consiglio Europeo per le Relazioni Estere , che non può essere definito credibilmente “filo-russo”, ha rilevato che solo il 10% degli europei pensa che l’Ucraina sconfiggerà la Russia.

Dall’altra parte dell’Atlantico, lo stallo del Congresso su ulteriori aiuti all’Ucraina dimostra che tali sentimenti sono condivisi nelle stanze del potere, e coloro che sostengono queste opinioni comprensibilmente non vogliono continuare a gettare i soldi dei contribuenti duramente guadagnati in un paese condannato. proxy in caso di fallimento guerra . I leader occidentali nel loro insieme, tuttavia, sono chiaramente nel panico per le ultime dinamiche strategico-militari seguite al fallimento della controffensiva di Kiev la scorsa estate e alla recente vittoria della Russia ad Avdeevka .

Per questo motivo molti di loro hanno discusso se intervenire convenzionalmente in Ucraina durante l’incontro di lunedì a Parigi, al quale hanno partecipato oltre 20 leader europei. Il presidente francese Macron ha affermato che ciò non può essere escluso nonostante non vi sia consenso sulla questione, che il suo omologo polacco ha confermato essere stata la parte più accesa delle discussioni di quel giorno. Ciò ha provocato forti smentite da parte di tutti gli altri leader occidentali che hanno affermato che non lo autorizzeranno mai, ma le loro parole non possono essere prese sul serio.

Dopotutto, lo scenario peggiore, da cui il Comitato di intelligence ucraino ha messo in guardia e sta attivamente cercando di screditare in quanto presumibilmente guidato esclusivamente dalla “disinformazione russa”, potrebbe spingerli a intervenire convenzionalmente per evitare il collasso dello Stato e un disastro simile a quello afghano. in Europa. È improbabile che la NATO rimanga a guardare in disparte se la Russia dovesse precipitare tra le rovine dopo aver sfondato la LOC entro quest’estate, ecco perché un intervento convenzionale non può davvero essere escluso.

Sarebbe molto impopolare in Occidente, come dimostrato dall’ultimo sondaggio del think tank menzionato in precedenza e dall’attuale stallo del Congresso sugli aiuti all’Ucraina, ma ciò non significa che le élite non lo faranno poiché non prendono in considerazione l’opinione pubblica. considerazione nella formulazione della politica estera e militare. Anche così, le proteste su larga scala che potrebbero seguire in Europa sono qualcosa che le élite vogliono evitare, ma potrebbero comunque rischiarle affinché il loro progetto geopolitico in Ucraina non sia del tutto inutile.

La gente media al di fuori dell’Ucraina non può influenzare il corso degli eventi, ma quelli in quel paese potrebbero svolgere un ruolo storico se si ribellassero con il sostegno di elementi amici nei servizi di intelligence militare come quelli che circondano l’ex comandante in capo Zaluzhny . Metterebbero a rischio la propria vita dal momento che la SBU abusa, incarcera e uccide i dissidenti, ma un numero sufficiente di loro è evidentemente pronto a farlo, come suggerito dai frenetici sforzi del Comitato di intelligence ucraino per screditarli.

È troppo presto per prevedere se si ribelleranno, per non parlare della portata e della durata necessarie per deporre Zelenskyj con l’obiettivo di riprendere immediatamente i colloqui di pace poiché la SBU sostenuta dalla CIA potrebbe far naufragare i loro piani arrestando i loro leader (soprattutto quelli nei servizi di intelligence militare). Se lo facessero e ciò coincidesse con la svolta della Russia attraverso la LOC, allora ciò potrebbe rapidamente porre fine a questa guerra per procura, a condizione che ci siano anche élite amichevoli disposte a rischiare la propria vita.

Considerando la portata globale di questo conflitto, quello che è considerato lo scenario peggiore dal punto di vista dell’élite ucraina al potere e dei suoi padroni occidentali è quindi lo scenario migliore per il resto del mondo. Nel caso in cui Zelenskyj venga deposto e i colloqui di pace riprendano immediatamente non appena la Russia sfonda la LOC, la NATO potrebbe non sentirsi così pressata dal suo dilemma di sicurezza con la Russia ad intervenire convenzionalmente in Ucraina, riducendo così il rischio di una terza guerra mondiale per errori di calcolo.

La NATO sta pianificando una possibile svolta russa attraverso la linea di contatto entro la fine dell’anno, ma non è ancora sicura di come reagire se ciò dovesse accadere.

Lunedì il presidente francese Macron ha ospitato più di 20 leader europei a Parigi per discutere le prossime mosse in Ucraina , inclusa la possibilità di un intervento convenzionale della NATO, che secondo lui non è stato escluso per ragioni di “ambiguità strategica” nonostante non sia stato raggiunto un accordo. consenso su questo. Anche il suo omologo polacco Duda ha confermato che questo argomento è stato il punto più acceso delle loro discussioni. Il fatto stesso che questo scenario venga ufficialmente preso in considerazione dimostra quanto sia diventata disperata la NATO.

La vittoria della Russia ad Avdeevka , che è stato il risultato naturale della sua vittoria nella “ corsa logistica ”/“ guerra di logoramento ” con la NATO, ha spinto i politici a riflettere su cosa fare nel caso in cui si riuscisse a raggiungere una svolta attraverso la linea di contatto. (LOC) e inizia a invadere il resto dell’Ucraina. In precedenza non avevano considerato questa una seria possibilità fino a quando la fallita controffensiva della scorsa estate non ha messo in luce la debolezza del loro complesso militare-industriale e della pianificazione tattico-strategica.

Ora è uno scenario credibile che sta riaccendendo le speculazioni su un intervento guidato dalla Polonia volto a tracciare una linea rossa nella sabbia per fermare qualsiasi potenziale svolta russa prima che diventi troppo lontana. Ciò preserverebbe la “sfera di influenza (economica)” del G7 in Ucraina, impedendo al tempo stesso il collasso dell’ex Repubblica sovietica e scongiurando così un altro disastro di politica estera simile a quello afghano per l’Occidente. Il problema, però, è che anche la Polonia non vuole subire una situazione del genere solo per restare a secco.

Sebbene la Polonia si sia completamente subordinata alla Germania dopo il ritorno al potere del primo ministro Tusk, sostenuto da Berlino, alla fine dello scorso anno e intenda ritagliarsi una propria “sfera di influenza” nell’Ucraina occidentale , ciò non significa che voglia guidare un’economia occidentale. intervento lì. Il rischio che la Terza Guerra Mondiale scoppi con la Russia per un errore di calcolo è troppo alto e la Polonia potrebbe temere che la NATO non attivi l’Articolo 5 in caso di scontro con la Russia in Ucraina per evitare che ciò accada.

Queste preoccupazioni potrebbero spiegare il motivo per cui non c’è stato alcun consenso durante l’incontro di lunedì su questo tema, dal momento che gli altri membri saggiamente non vorranno correre il rischio di catalizzare uno scenario apocalittico, per questo motivo l’Occidente potrebbe complottare una false flag in Polonia per colpa su Russia e Bielorussia . Il presidente Lukashenko lo ha messo in guardia alla fine di febbraio e, se dovesse realizzarsi, potrebbe servire da stimolo per spingere la Polonia a guidare un intervento occidentale in Ucraina senza il pieno sostegno della NATO.

Varsavia potrebbe essere indotta a credere, senza alcuna garanzia scritta, di avere il sostegno del blocco e che l’Articolo 5 verrebbe attivato se le sue forze si scontrassero con quelle russe, ma solo per essere lasciata a secco se ciò accadesse, in modo da evitare la Terza Guerra Mondiale. errore di calcolo per il bene comune. Tuttavia, servirebbe comunque allo scopo di tracciare una linea rossa nella sabbia che potrebbe fermare l’avanzata della Russia, dal momento che la NATO potrebbe in seguito intensificarsi attraverso la politica del rischio calcolato, promettendo di attivare l’Articolo 5 se gli scontri continuassero.

In tal caso, anche la Polonia sarebbe lasciata a pagare il conto, dovendo pagare i costi finanziari e fisici di questo intervento di fatto della NATO, rappresentando così una forma amorale di “ripartizione degli oneri” che ricadrebbe esclusivamente sui suoi contribuenti invece che sul paese. resto del blocco. Le proteste degli agricoltori che stanno scuotendo il paese in questo momento potrebbero portare a una vera e propria ribellione se ciò accadesse, poiché altri potrebbero unirsi, tuttavia, cosa che i liberali-globalisti al potere preferirebbero non manifestare perché temono di rischiare di perdere. energia.

Ecco perché sono riluttanti a guidare un intervento occidentale in Ucraina poiché c’è un’alta probabilità che si ritorcerà contro di loro in particolare e sugli interessi nazionali della Polonia in generale, nonostante vada a vantaggio dell’egemonia occidentale nel suo insieme. Qualunque cosa accada, il risultato dell’incontro di lunedì a Parigi e i dettagli emersi dalle loro discussioni è che la NATO sta pianificando una possibile svolta russa nella LOC entro la fine dell’anno, ma non è ancora sicura di come reagire se ciò accadesse.

La Polonia potrebbe essere spinta a prevenire ciò volontariamente o dopo essere stata manipolata dalla false flag che il presidente Lukashenko aveva avvertito la scorsa settimana fosse stata pianificata, con la seconda opzione potenzialmente utilizzata subito dopo ogni svolta decisiva. Se ciò dovesse accadere prima che le esercitazioni NATO “Steadfast Defender 2024” si concludano a giugno, allora quelle forze del blocco che attualmente si stanno addestrando in Polonia per le esercitazioni continentali più grandi dai tempi della Vecchia Guerra Fredda potrebbero svolgere un ruolo di supporto fondamentale o eventualmente partecipare anche loro. .

Tuttavia, se una svolta dovesse verificarsi dopo la fine di quelle esercitazioni di guerra come parte dell’offensiva russa che Zelenskyj sostiene sia pianificata già a maggio, allora la Polonia probabilmente non potrebbe contare sullo stesso sostegno della NATO e sarebbe probabilmente sotto pressione per agire da sola. (almeno all’inizio) con solo vaghe promesse. Un’altra possibilità è che le esercitazioni vengano estese, in tutto o in parte, anche attraverso lo stazionamento semipermanente di altre forze NATO, come quella tedesca, fino alla fine dell’offensiva.

Ciò potrebbe dare alla Polonia sufficiente rassicurazione per fare un atto di fiducia nel tuffarsi a capofitto in Ucraina con l’aspettativa che il resto della NATO seguirà, anche se resteranno di proposito indietro per evitare la terza guerra mondiale con la Russia per un errore di calcolo, come spiegato in precedenza. . Resta da vedere cosa accadrà, ma come ha detto lo stesso Macron, “faremo tutto il necessario affinché la Russia non possa vincere la guerra” e questo significa quindi che la NATO interverrà sicuramente in una certa misura se la Russia dovesse rompere la LOC.

Il blocco non può permettersi un altro disastro simile a quello afghano, tanto meno sul suolo europeo nel modo più geostrategico. significativo conflitto dalla seconda guerra mondiale, ed è per questo che non resterà in disparte mentre l’Ucraina crolla, se c’è una possibilità credibile che ciò accada e che la Russia travolga le rovine. L’unica ragione per cui ora stanno pianificando questo è perché la vittoria della Russia nella “corsa logistica”/“guerra logistica” lo rende concepibile entro la fine dell’anno, anche se ovviamente non può nemmeno essere dato per scontato.

È già noto, dopo la tacita ammissione del cancelliere tedesco Scholz la scorsa settimana, che la guerra per procura NATO-Russia in Ucraina si è trasformata in una guerra calda non dichiarata ma limitata, ma questo tenue stato di cose potrebbe facilmente collassare in un conflitto incontrollabile se la Transnistria cadesse.

La scorsa settimana si è ipotizzato che la regione separatista non riconosciuta della Transnistria potrebbe diventare il filo conduttore di una guerra più ampia dopo che il suo parlamento ha richiesto l’assistenza russa per alleviare il blocco economico che Chisinau e Kiev le hanno imposto. Tiraspol ha anche richiesto gli sforzi diplomatici di Mosca per rilanciare i colloqui in fase di stallo sul suo status, che il Cremlino ha promesso di prendere in considerazione perché circa la metà dei 450.000 residenti della regione sono cittadini russi.

Quasi esattamente un anno fa, alla fine di febbraio del 2023, i vertici della Russia avvertirono che l’Ucraina stava complottando una provocazione sotto falsa bandiera in Transnistria che sarebbe stata portata avanti dai militanti dell’Azov in uniformi russe. All’epoca venne analizzato qui , ma alla fine non accadde nulla, molto probabilmente perché l’Occidente era iper concentrato sulla preparazione della controffensiva, alla fine fallita, quell’estate. Tuttavia, sei mesi dopo che il disastro era diventato innegabile, la Transnistria è tornata a far notizia.

L’Occidente preferirebbe forzare la capitolazione politica di quella regione attraverso mezzi economici per ottenere una vittoria a costo zero e risollevare il morale mentre l’Ucraina lotta per frenare le conquiste della Russia all’indomani della sua vittoria ad Avdeevka alla fine del mese scorso. Ciò spiega il blocco, la guerra d’informazione antigovernativa e l’infiltrazione speculativa di agenti delle cellule dormienti in quella regione, che sono diventate sempre più insopportabili per le autorità locali e per questo motivo hanno chiesto l’appoggio russo.

Se la situazione dovesse peggiorare, sia a causa delle pressioni di cui sopra, sia a causa di una provocazione simile a quella da cui la Russia aveva messo in guardia l’anno scorso, allora questa regione separatista potrebbe diventare il filo conduttore di una guerra più ampia. Si sa già, dopo la tacita ammissione della scorsa settimana da parte del cancelliere tedesco Scholz, che l’accordo NATO-russo La guerra per procura in Ucraina si è trasformata in una guerra calda non dichiarata ma limitata , ma questo tenue stato di cose potrebbe facilmente precipitare in un conflitto incontrollabile se la Transnistria cadesse.

La Russia ha più di 1.000 forze di pace lì secondo un precedente accordo degli anni ’90 con la Moldavia, che oggi vuole che se ne vadano , oltre a circa 200.000 cittadini in quella regione. Il primo potrebbe essere facilmente sopraffatto da un’offensiva congiunta tra Moldova e Ucraina, appoggiate dalla Romania, lasciando così la sicurezza del secondo alla mercé di quei due. La Russia non può restare a guardare mentre ciò accade, ma non può nemmeno intervenire convenzionalmente per scongiurare tale scenario poiché non ha un “ponte terrestre” con la Transnistria.

Il presidente Putin potrebbe quindi sentirsi obbligato a “intensificare l’escalation” ordinando una salva missilistica a tutto campo contro le forze attaccanti moldave e ucraine appoggiate dalla Romania e/o eventualmente utilizzando armi nucleari tattiche secondo quanto recentemente riportato sulla soglia apparentemente bassa del suo paese . . Non si può nemmeno escludere che le infrastrutture di supporto all’interno della Romania possano essere colpite con munizioni convenzionali a questo scopo, nonostante il rischio di attivare l’articolo 5 se si prevede che il blocco si ritirerà.

Iniziare la Terza Guerra Mondiale sulla Transnistria sembra assurdo, motivo per cui né la Russia né la NATO probabilmente rischierebbero di farlo, ma ciascuna potrebbe tentare di infliggere un grave danno alla reputazione all’altra nel caso in cui l’Occidente si muova per primo autorizzando la Moldavia e/o la Moldavia appoggiata dalla Romania. L’Ucraina per catturare quella regione. La NATO potrebbe prendere in considerazione questo “frutto a portata di mano” che potrebbe sollevare il morale dell’Occidente in questo momento difficile , mentre la Russia potrebbe mettere alla prova l’Articolo 5 come spiegato sopra se non si aspetta una ritorsione diretta e schiacciante.

Nel caso in cui questo scenario rimanesse gestibile, il che non è scontato, la Russia perderebbe la Transnistria insieme ai suoi oltre 1.000 soldati e almeno un quinto di un milione di cittadini (che probabilmente non verrebbero massacrati ma soffrirebbero sotto l’occupazione). ) mentre l’articolo 5 verrebbe screditato. È nell’interesse di entrambe le parti evitare questo esito reciprocamente dannoso, ma ciò può avvenire solo dissuadendolo attraverso la ripresa dei colloqui di pace o, più rischiosamente, con la Russia che, se costretta a farlo, “escalation per allentare l’escalation”.

Se Scholz ha espresso con sincerità le ragioni per cui è contrario all’invio di missili Taurus in Ucraina, ciò suggerisce che non ha idea di ciò che le sue forze armate stanno facendo alle sue spalle, il che rischia di trascinare la Germania sempre più in questo conflitto. .

La caporedattrice di RT Margarita Simonyan ha affermato venerdì in un post su Telegram di aver ascoltato una registrazione trapelata da alti ufficiali della Bundeswehr che discutevano su come bombardare il ponte russo di Crimea in un modo che avrebbe consentito al cancelliere tedesco Olaf Scholz di mantenere una plausibile negabilità. Ciò fa seguito alla sua involontaria rivelazione secondo cui Francia e Regno Unito hanno clandestinamente schierato truppe in Ucraina per assistere con il “controllo degli obiettivi”, spiegando allo stesso tempo perché il suo paese non invierà lì missili Taurus a lungo raggio.

Sebbene non abbia condiviso la registrazione con i suoi follower, è possibile che lei, RT o qualche altra fonte possano farlo in futuro. Nel frattempo, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha risposto al suo post in cui invitava i media tedeschi a dimostrare la loro indipendenza, chiedendo al ministro degli Esteri Annalena Baerbock di parlare di questa affermazione. In assenza di prove si può solo speculare sulla sua veridicità, ma questo sviluppo è ancora sufficiente per chiedersi se la Bundeswehr si stia comportando in modo ribelle.

Se Scholz ha espresso con sincerità le ragioni per cui è contrario all’invio di missili Taurus in Ucraina, ciò suggerisce che non ha idea di ciò che le sue forze armate stanno facendo alle sue spalle, il che rischia di trascinare la Germania sempre più in questo conflitto. . Il loro paese sta attualmente riprendendo la sua traiettoria di superpotenza perduta da tempo con il pieno sostegno americano , dopo aver subordinato completamente la Polonia al fine di contenere la Russia in Europa mentre gli Stati Uniti “ritornano verso l’Asia”.

Questo nuovo ruolo potrebbe aver incoraggiato alcuni membri d’élite della Bundeswehr a pensare di poter espandere ulteriormente l’influenza della Germania in Ucraina competendo con Francia e Regno Unito attraverso l’invio clandestino di truppe e missili Taurus a sua insaputa. Se lo avessero fatto e avessero colpito con successo il ponte di Crimea, questi due avrebbero potuto attribuire la colpa a loro per distogliere dalla responsabilità di Berlino, dopodiché Scholz sarebbe stato costretto ad accettare questo fatto compiuto.

La pressione che potrebbe essere esercitata su questi due potrebbe creare spazio affinché la Germania possa espandere la propria influenza in Ucraina a loro spese, mentre i G7 competono tra loro su chi otterrà la fetta più grande della sua torta economica nel periodo precedente a ciò. Il gruppo ha riferito di voler nominare un inviato speciale lì. La Germania è già il secondo fornitore militare dell’Ucraina, ma la sua industria degli armamenti potrebbe temere di perdere i contratti postbellici con Francia e Regno Unito se continua a trattenere questi missili e truppe.

Nessuno dei rivali storici della Germania vuole vederla diventare una superpotenza, ma l’unico modo per rallentare questa traiettoria è indebolire la sua influenza in Ucraina attraverso la loro “diplomazia militare”, che prende la forma del dispiegamento non ufficiale di truppe. Mentre lo “ Schengen militare ” che si è formato tra Paesi Bassi, Germania e Polonia porterà probabilmente Berlino a espandere presto la sua influenza nei Paesi Baltici, questi due potrebbero influenzare i Balcani come contrappeso.

L’“ Autostrada Moldova ” che attraversa i porti greci , Bulgaria e Romania, sempre più cruciali per la NATO, insieme al “Corridoio del Mar Nero”, creato in modo informale con il sostegno britannico dopo la fine dell’accordo sul grano, potrebbe combinarsi per mantenere un controllo sull’influenza tedesca post-bellica in tutto il mondo. il continente. Questo non vuol dire che sarebbe abbastanza adeguato da far deragliare la ripresa della traiettoria di superpotenza di quel paese, ma semplicemente che potrebbe consentire alla Francia e al Regno Unito di ritagliarsi le proprie “sfere di influenza”.

Lo scenario sopra menzionato è subordinato al fatto che continuino a fornire all’Ucraina il sostegno militare che la Germania finora non è stata disposta a fornire, vale a dire missili a lungo raggio e relativi dispiegamenti di truppe per il “controllo degli obiettivi”, senza i quali questi corridoi perdono la loro importanza. Sebbene entrambi potrebbero utilizzare lo “Schengen militare” guidato dalla Germania a questi fini, Berlino ovviamente darebbe priorità all’esportazione delle proprie attrezzature attraverso questa rotta, da qui la necessità per loro di avere alternative per ogni evenienza.

Tornando all’affermazione di Simonyan dopo aver informato i lettori del contesto strategico, potrebbe benissimo essere che una nebulosa fazione all’interno della Bundeswehr voglia agire unilateralmente alle spalle di Scholz per compensare questa sfida latente al previsto controllo dell’Europa da parte della Germania. I loro piani però sono stati semplicemente sventati dal momento che la presunta registrazione significa che il loro paese non può più mantenere una “negabilità plausibile” nel caso in cui missili e truppe Taurus vengano segretamente schierati in Ucraina per attaccare il ponte russo di Crimea.

Scholz ora può o smantellare questo gruppo sovversivo oppure seguire la corrente se non è in grado di farlo, la prima delle quali è l’opzione più responsabile ma cederebbe l’influenza in Ucraina a Francia e Regno Unito, mentre la seconda coinvolgerebbe ulteriormente la Germania in questo conflitto per mantenere la propria influenza. Esiste anche la possibilità che questa fazione annulli i suoi piani senza essere smembrata dopo che sono stati appena scoperti. In ogni caso, la prossima settimana farà maggiore chiarezza, sia sul potere di Scholz che sul ruolo della Germania.

Il segreto peggio custodito di questa guerra per procura è che si tratta già di una calda guerra NATO-Russia, ma non dichiarata e limitata, in cui entrambe le parti si attengono ancora a “regole d’ingaggio” informali.

L’insinuazione del cancelliere tedesco Scholz secondo cui Francia e Regno Unito avrebbero schierato clandestinamente truppe in Ucraina per assistere nel “controllo degli obiettivi” contro le forze russe ha provocato una dura reazione da parte degli inglesi, ma il suo lapsus ha semplicemente rovesciato il sacco sul peggior gestito di questa guerra per procura. segreto. Nessun osservatore onesto ha creduto alle precedenti smentite riguardo alle truppe occidentali in quel paese, poiché le loro controparti ucraine non potevano realisticamente essere addestrate a utilizzare armi così moderne in così poco tempo.

La sua involontaria rivelazione, condivisa per spiegare perché la Germania non invierà missili Taurus a lungo raggio in quel paese poiché non vuole seguire l’esempio degli altri schierando clandestinamente truppe lì, è arrivata poco dopo la scandalosa affermazione del presidente francese Macron . Ha detto che i paesi della NATO hanno discusso se intervenire convenzionalmente in Ucraina quando molti dei loro leader si sono incontrati lunedì a Parigi, anche se non è stato raggiunto alcun consenso su questa questione estremamente delicata.

Anche se praticamente tutti i suoi colleghi hanno negato che si sia discusso di qualcosa del genere, il Financial Times ha poi citato un anonimo alto funzionario della difesa europea che ha confermato senza mezzi termini che “tutti sanno che ci sono forze speciali occidentali in Ucraina, ma non lo hanno riconosciuto ufficialmente”. .” Finora tali affermazioni venivano liquidate come “teorie del complotto russo”, ma ora, prevedibilmente, si sono rivelate affermazioni di “fatti complottisti”, con sorpresa solo degli osservatori più disonesti e ingenui.

Il conflitto ucraino è sempre stato per conto della NATO guerra alla Russia che è stata intrapresa con mezzi ibridi attraverso l’ex Repubblica Sovietica, con quest’ultimo sviluppo che rimuove ogni “plausibile negazione” al riguardo dopo le parole appena uscite dalla bocca del leader de facto dell’UE . Ciò induce a riconsiderare il modo in cui è stato gestito fino a questo momento il dilemma senza precedenti della sicurezza NATO-Russia.

Il 24 febbraio 2022 il presidente Putin ha affermato quanto segue riguardo a coloro che vorrebbero interferire con l’operazione speciale: “Non importa chi cerca di ostacolarci o di creare minacce per il nostro Paese e il nostro popolo, deve sapere che la Russia risponderà immediatamente e le conseguenze saranno quali non avete mai visto in tutta la vostra storia. Non importa come si svolgeranno gli eventi, noi siamo pronti. Sono state prese tutte le decisioni necessarie al riguardo. Spero che le mie parole vengano ascoltate”.

Col senno di poi, il suo avvertimento volto a scoraggiare un intervento convenzionale della NATO in Ucraina del tipo di quello ora affermato da Macron è oggetto di dibattito (anche se in un contesto strategico-militare completamente diverso), e quindi ha avuto successo in questo senso. Saggiamente non volendo rischiare la Terza Guerra Mondiale per errori di calcolo, l’Occidente è invece intervenuto clandestinamente tramite i suoi servizi di intelligence, forze speciali e “mercenari” (alcuni dei quali sono presumibilmente militari “in congedo” mentre fanno “volontario” lì).

Il Cremlino ne è stato consapevole per tutto il tempo, ma a quanto pare ha concluso che non si trattava di un superamento della linea rossa, anche se ciò non significa che sia rimasto a guardare mentre ciò accadeva. Piuttosto, alcuni dei suoi attacchi missilistici di precisione contro obiettivi militari e formazioni “mercenarie”, come quello francese a fine gennaio, sono state risposte contro coloro che non hanno ascoltato l’avvertimento del presidente Putin di non interferire. Per gestire il dilemma della sicurezza, la Russia non ha rivelato che alcuni dei morti erano soldati occidentali.

Le notizie sulla loro reale identità sono inevitabilmente trapelate sui social media e in particolare sui canali dei blogger militari russi, ma né Mosca né l’Occidente ne hanno mai confermato ufficialmente la veridicità. Tuttavia, gli osservatori onesti presumevano che ci fosse una certa credibilità in loro per la ragione precedentemente menzionata, legata alla difficoltà di addestrare gli ucraini ad utilizzare armi così moderne in così poco tempo. Quanto ai “mercenari”, questi dovevano sostituire il tritacarne e intimidire i nuovi coscritti.

Il segreto peggio custodito di questa guerra per procura è che si tratta già di una calda guerra NATO-Russia, ma non dichiarata e limitata, in cui entrambe le parti si attengono ancora a “regole d’ingaggio” informali. Sebbene le truppe britanniche, francesi e presumibilmente anche statunitensi e di altri paesi occidentali – alcune delle quali sono schierate lì come “mercenari” – aiutino l’Ucraina a colpire la Russia, il loro obiettivo si è astenuto dal reagire all’interno della NATO. Entrambe le parti hanno anche tacitamente concordato di non confermare la presenza delle truppe occidentali in Ucraina finché Scholz non avesse goffamente vuotato il sacco.

Ciò suggerisce che la NATO sa che la Russia potrebbe sentirsi costretta a ricorrere alla politica del rischio calcolato nucleare se il blocco si vantasse di ciò che le sue truppe stanno facendo in Ucraina, ma dal momento che finora hanno fatto finta di niente, la Russia non ha segnalato alcuna intenzione di testare l’Articolo 5. Ciò a sua volta scredita le affermazioni secondo cui la Russia nutre intenzioni aggressive contro la NATO poiché non approverà nemmeno pubblicamente il suddetto scenario per autodifesa, nonostante le truppe NATO in Ucraina siano responsabili dell’uccisione delle sue stesse truppe e anche dei suoi civili.

Il dilemma senza precedenti della sicurezza NATO-Russia viene quindi gestito dalla NATO che si astiene da un intervento convenzionale su larga scala, la Russia non risponde all’interno della NATO dopo gli attacchi ucraini facilitati dall’Occidente contro le sue truppe e civili, e non conferma nemmeno la presenza di truppe occidentali lì. Queste “regole d’ingaggio” informali mantengono limitata la guerra calda non dichiarata, sebbene la Terza Guerra Mondiale possa sempre scoppiare accidentalmente, da qui la necessità di congelare subito questo conflitto per ridurre tale rischio.

I politici russi farebbero bene a riflettere sul consiglio di Medvedev, che questa volta è abbastanza sensato.

L’ex presidente russo e vicepresidente in carica del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev ha criticato lunedì in un tweet gli ambasciatori degli stati dell’UE per aver rifiutato l’invito del ministro degli Esteri Sergey Lavrov a partecipare a un incontro per discutere di ingerenze straniere nelle prossime elezioni. Questo alto diplomatico ha rivelato di avergli inviato una lettera due giorni prima dell’incontro con la loro decisione, che i media locali hanno citato come giustificazione della missione dell’UE sulla base del fatto che non volevano ricevere “una lezione”.

In risposta, il precedente leader russo ha scritto che “Ciò va totalmente contro l’idea stessa dell’esistenza di missioni diplomatiche e di incarichi di ambasciatori. In realtà, tutti questi ambasciatori dovrebbero essere cacciati dalla Russia e il livello delle relazioni diplomatiche dovrebbe essere abbassato”. Sebbene Medvedev si sia guadagnato la reputazione di “intransigente” fin dall’inizio dell’operazione speciale e talvolta condivida quelle che oggettivamente possono essere descritte come proposte irrealistiche, questo particolare suggerimento ha molto senso.

Dopotutto, lo stesso Lavrov ha detto subito dopo aver condiviso questo aneddoto: “Riuscite a immaginare relazioni diplomatiche con paesi i cui ambasciatori hanno paura di partecipare a un incontro con il ministro del paese in cui prestano servizio?” La sua osservazione è tanto più rilevante se si considera che si stava preparando a condividere con loro la prova dei “meccanismi di interferenza che usano, riguardo ai progetti a sostegno della nostra opposizione non sistemica. In generale, su ciò in cui le ambasciate non hanno il diritto di impegnarsi”.

In passato i diplomatici russi sono stati espulsi in massa dall’UE con vaghi pretesti di spionaggio senza che alcuna prova fosse stata condivisa con i rispettivi ambasciatori delle loro presunte attività illegali, ma l’UE si aspetta che Mosca non tocchi i suoi, nonostante le prove a portata di mano. . Ancora più offensivo è il fatto che tutti gli ambasciatori europei pensassero di poter snobbare il massimo diplomatico russo senza conseguenze, anche se sicuramente avrebbero espulso un ambasciatore russo se avesse osato snobbare il loro.

Per non parlare del fatto che l’UE partecipa per procura della NATO guerra alla Russia attraverso l’Ucraina , anche attraverso l’invio di armi e in alcuni casi anche di truppe, come rivelato inavvertitamente la settimana scorsa dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha portato ad una guerra calda non dichiarata ma finora limitata. Affinché la Russia mantenga lo stesso livello di relazioni diplomatiche con loro è necessario un santo livello di tolleranza per la mancanza di rispetto che rischia di danneggiare la reputazione del paese agli occhi di alcuni sostenitori stranieri.

Per essere chiari, la Russia ha il diritto di formulare la politica in base a ciò che i suoi esperti accreditati ritengono necessario per promuovere i propri interessi nazionali oggettivi, quindi potenzialmente mantenere i legami allo stesso livello dopo quest’ultima provocazione dovrebbe essere interpretato come l’intenzione (parola chiave) di far avanzare questo obiettivo. “bene più grande”. Tuttavia, non si può negare che alcuni dei suoi sostenitori stranieri potrebbero percepirlo come un segno di debolezza, il che potrebbe portarli a rivalutare il modo in cui valutano la Russia e le sue politiche.

Da un lato, non fare altro che convocare quegli ambasciatori per una sferzata di parole (che potrebbero anche non presentarsi per ricevere dato il precedente che hanno appena stabilito) o inviare una lettera di malcontento alle loro ambasciate potrebbe mantenere aperti i canali di dialogo. Ciò consentirebbe a sua volta di fare affidamento su di loro in caso di crisi o anche semplicemente di mantenere il basso livello di scambi post-sanzioni tra di loro, entrambi i quali in effetti promuovono alcuni degli interessi nazionali oggettivi della Russia.

D’altro canto, tuttavia, le comunicazioni di crisi potrebbero essere gestite direttamente tra i massimi rappresentanti diplomatici, militari e/o politici, se necessario, senza dover passare attraverso il livello degli ambasciatori. Per quanto riguarda il basso livello di scambi commerciali post-sanzioni, ciò non richiede il coinvolgimento dell’ambasciatore poiché è condotto tramite le rispettive attività commerciali di entrambe le parti, che possono interagire tra loro in caso di controversie. Gli interessi russi quindi non verrebbero danneggiati se venissero espulsi.

Alla fine spetta ai politici russi decidere la migliore linea d’azione per il loro Paese dopo quello che è appena successo, cosa che i suoi sostenitori stranieri dovrebbero rispettare anche se non sono d’accordo. La cosa più importante è comprendere gli imperativi dietro qualunque politica promulghino, che può essere criticata in modo costruttivo ma non dovrebbe essere sfruttata per screditare il Paese. Prima di prendere una decisione, i politici farebbero bene a riflettere sul consiglio di Medvedev, che questa volta è abbastanza sensato.

Lo scopo dietro la diffusione di queste false percezioni sulla Polonia è quello di screditare il suo impegno nella guerra per procura della NATO contro la Russia attraverso l’Ucraina, dopo di che Kiev spera che l’Occidente costringa Varsavia a interrompere questo commercio, disperdendo con la forza i manifestanti che stanno bloccando il confine, e consentendo importazioni illimitate dall’Ucraina.

I legami polacco-ucraini sono diventati nuovamente difficili dopo che gli agricoltori polacchi hanno ripreso il blocco del confine per protestare contro il continuo afflusso di prodotti agricoli ucraini sul mercato interno. Sebbene la Polonia si sia completamente subordinata alla Germania da quando è tornato al potere il primo ministro Donald Tusk, sostenuto da Berlino , questi è stato riluttante a usare la forza per disperdere i manifestanti per paura che il loro movimento si fondesse in una versione moderna di Solidarnosc se avesse osato. fare così.

Questi calcoli politici egoistici spiegano perché finora ha lasciato che la situazione peggiorasse nonostante fosse contraria agli interessi dell’Occidente e ha persino flirtato con la chiusura temporanea del confine nel tentativo di fare appello a questi manifestanti patriottici. L’approccio di Tusk potrebbe ovviamente cambiare, ma è importante che i lettori comprendano come tutto è arrivato a questo punto. Questi sviluppi hanno naturalmente scatenato il panico in Ucraina e spiegano perché ha cercato di screditare la Polonia attraverso un attacco di guerra dell’informazione.

L’Ukrainska Pravda ha pubblicato il 29 febbraio un rapporto dettagliato su “ Come la Polonia continua ad importare prodotti agricoli russi ”, in cui si sostiene che non è solo ipocrita ma anche immorale che la Polonia mantenga questi legami commerciali rimanendo nella sua feroce rivalità con la Russia. È stato rilasciato pochi giorni dopo che la Polonia ha trattenuto per diverse ore uno dei suoi giornalisti al confine bielorusso, dove stava indagando sul ruolo svolto dalla Bielorussia nel facilitare il commercio agricolo polacco-russo.

Tutto ciò fa sembrare il loro rapporto in apparenza molto scandaloso, ma in realtà è solo un mucchio di chiacchiere poiché la stessa Ukrainska Pravda ha informato i lettori che queste importazioni non sono vietate e che il livello delle importazioni russo-bielorusse è quasi dieci volte inferiore a quello Quelli ucraini. Inoltre, sono concentrati soprattutto nei semi oleosi e negli oli di semi, non nei cereali come nel caso dell’Ucraina. Nel complesso questi fatti rendono l’importazione di prodotti agricoli russi da parte della Polonia molto meno distruttiva di quelli ucraini.

Tuttavia, la persona media probabilmente non leggerà tutto il rapporto per ottenere quei dettagli cruciali, poiché molti si limitano a sfogliare i titoli e reagiscono in base alle poche parole che vedono. L’introduzione è inoltre strutturata in modo da esagerare emotivamente tutto per rafforzare queste false percezioni nel caso in cui qualcuno faccia clic sul collegamento e legga i primi paragrafi. Questa non è una negligenza giornalistica di per sé, ma è sicuramente manipolativa e quindi probabilmente una forma di propaganda.

Lo scopo dietro la diffusione di queste false percezioni sulla Polonia è quello di screditare il suo impegno nei confronti della NATO guerra alla Russia attraverso l’Ucraina , dopo di che Kiev spera che l’Occidente costringa Varsavia a interrompere questo commercio, disperdendo con la forza i manifestanti e consentendo importazioni illimitate dall’Ucraina. La riluttanza di Tusk a farlo per ragioni politiche egoistiche potrebbe quindi essere interpretata nel senso che sta considerando un ritorno alle politiche favorevoli alla Russia che hanno caratterizzato il suo precedente periodo al potere.

Tali preoccupazioni furono screditate dopo che il suo governo accettò l’” esercito ” proposto dalla Germania Schengen ” con quel paese e i Paesi Bassi a fine gennaio che accelererà la costruzione della “ Fortezza Europa ” su cui la Germania sta riprendendo la sua traiettoria di superpotenza perduta da tempo con il sostegno degli Stati Uniti . Tuttavia, possono ancora essere utilizzati come arma per indurre gli occidentali ad agitarsi contro di lui su questo argomento, tutto per garantire che i loro leader seguano poi l’esempio secondo il piano dell’Ucraina.

Dal punto di vista di Kiev, questo blocco mette in pericolo l’affidabilità delle importazioni militari occidentali nel prevenire lo scenario peggiore di una svolta russa, ecco perché è imperativo ricorrere a qualsiasi mezzo – compresa la guerra dell’informazione e l’ingerenza politica – per riaprire il confine polacco. Questa mossa ostile potrebbe però rivelarsi controproducente, spingendo ancora più polacchi contro l’Ucraina , il che potrebbe portare a un raddoppio delle proteste al confine che dissuaderanno Tusk dal dare un giro di vite per evitare una massiccia reazione.

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