Censori, brava gente_di Giuseppe Germinario

Qui sotto la lettera, a firma del Team Manager di Google Ad, indirizzata agli editori con la quale si comunica il taglio degli introiti pubblicitari a coloro i quali affermano e denunciano, tra le altre cose, “che l’Ucraina stia commettendo genocidio o deliberatamente attaccando i propri cittadini”.

 

 

Qui sotto la traduzione del testo originale:

Gentile Editore,

a causa della guerra in Ucraina, sospenderemo la monetizzazione dei contenuti che sfruttano, minimizzano o giustificano la guerra.

Si prenda nota che abbiamo già agito contro affermazioni relative alla guerra in Ucraina quando violavano politiche già in vigore (per esempio, la Dangerous or Derogatory Content Policy proibisce di monetizzare contenuti che incitino alla violenza o neghi eventi tragici). Questo aggiornamento intende chiarire, e in certi casi estendere, le nostre linee guida per gli editori per quanto attiene a questo conflitto.

Questa sospensione include, ma non è limitata, ad affermazioni implicanti che le vittime siano responsabili per la loro tragedia o analoghi casi di incolpazione delle vittime, quali affermazioni che l’Ucraina stia commettendo genocidio o deliberatamente attaccando i propri cittadini.

Alla prossima,

The Google Ad Manager Team

 

 

Per essere chiari, non è un provvedimento che ci tocca particolarmente. Da due anni abbiamo chiuso gli spazi pubblicitari perché abbiamo scoperto di godere di attenzioni particolari, compreso tra l’altro un algoritmo dedicato, da parte dei gestori dei flussi di dati a vari livelli, tali da inibire e scoraggiare l’accesso ai motori di ricerca, alterare i dati di accesso con evidenti riflessi sia sulla potenziale che reale diffusione del sito, che ovviamente sugli introiti. Per dare un idea dell’andazzo, questo sito ha avuto punte reali anche di 150.000/250.000 accessi, vedendosi riconosciuti introiti al massimo tra i dieci e i quindici euri mensili. Sappiamo comunque di non essere i soli.

Abbiamo scelto al momento di soprassedere al danno economico, sia perché il contrasto a questa manipolazione è possibile, ma comporterebbe un costo economico rilevante ed insostenibile per l’attuale redazione; sia perché i tempi per un eventuale importante investimento economico non sono maturi. Non lo sono almeno sino a quando la pletora di analisti, opinionisti ed intellettuali, per quanto parte di essi acuti ed intelligenti, non comprenderanno che il confronto culturale, necessario ed indispensabile alla formazione di una nuova classe dirigente, sia pure con modalità peculiari è parte integrante di un sempre più acceso conflitto politico da affrontare e del quale far parte superando il narcisismo autoreferenziale e la convinzione della efficacia intrinseca “della forza delle idee”. Sino a quando non si comprenderà che l’agone e il conflitto politico non può riguardare unicamente e genericamente la gente, le classi sociali, gli strati sociali come soggetti e la scadenza elettorale come ambito fondamentale; ma deve avere come obbiettivo altrettanto fondamentale la sensibilizzazione, la conquista e la protezione di élites, centri decisori e parti di classe dirigente i quali operano sotto traccia diffusamente o tacciono cautamente, emergono regolarmente anche diffusamente qua e là, specie nelle situazioni di crisi come l’attuale, ma che regolarmente non trovano la necessaria copertura politica tale da poter esporsi ed agire efficacemente.

In Italia, con la fine dei partiti politici di massa strutturati, è una considerazione, patrimonio ormai dissolto, presente teoricamente in pochi individui ed intellettuali, ma concretamente utilizzato da un numero ancor più insignificante di persone, specie tra intellettuali e politici.

Questa lettera ci rivela solo in parte quali siano gli strumenti di controllo e manipolazione dell’informazione nelle società “democratiche-liberali”.

Non solo!

Come ogni testo ed espressione umana, quella lettera esprime un dato assertivo facilmente intelligibile, ma anche un “non detto” espressione di “un mondo vitale”, come direbbe Habermas, ancora più significativo.

Quella lettera urla a chi vuol sentire che il team manager, come pure il sistema mediatico, come pure i politici di rango, come pure i centri decisori, sanno benissimo come si è arrivati al conflitto russo-ucraino e NATO-Russia. Sanno benissimo cosa sta succedendo sul terreno in Ucraina. Sanno benissimo cosa stanno combinando le bande militari oltranziste e naziste ucraine ai danni non solo dei militari russi, il che potrebbe anche essere comprensibile, ma non giustificabile, ma anche ai danni della propria popolazione in quell’area specifica del paese. Fingono di non saperlo, perché sono disponibili, ma volutamente censurati, innumerevoli filmati delle vessazioni messe in atto oggi e da anni.

Sanno benissimo, lo affermano, che quelle bande elettoralmente rappresentano molto meno del 10% della popolazione; omettono però il fatto che politicamente sono in grado di infiltrarsi nei centri di comando e di controllo degli apparati ucraini e riescono a condizionare, minacciare e ricattare pesantemente anche i politici a loro estranei. Nell’esercito e negli apparati securitari esercitano la funzione di veri propri commissari politici armati tesi a garantire ed imporre con i mezzi anche i più “disinvolti” la disciplina, l’obbedienza e la copertura propagandistica. Come spiegare altrimenti, tra i tanti atti repressivi, la messa fuori legge del partito filorusso, maggioritario prima del colpo di stato del 2014, pur sempre il secondo partito nell’ultimo turno elettorale a dispetto dell’esodo e della separazione di buona parte della popolazione russofona e filorussa avvenuta in questi anni. Per inciso, una delle foto del massacro di Bucha, grazie alla fascia bianca sul braccio, rivela involontariamente che la vittima, se reale, è un filorusso. 

A pensarci bene non è però il carattere nazifascista di quella componente ad essere dirimente in quel contesto, giacché il carattere di resistenza che si vuole attribuire alla reazione all’intervento militare russo farebbe cadere in second’ordine la matrice politica dei resistenti. Non lo è dirimente per noi; lo dovrebbe essere, per inciso, per i portabandiera dell’antifascismo senza fascismo che trionfano in Italia e più in generale nel mondo del politicamente corretto e del dirittoumanitarismo. Varrebbe piuttosto considerare il carattere scellerato di una classe dirigente, simile ad una satrapia, incapace di definire un interesse nazionale comprensivo dell’intera popolazione ucraina e della collocazione geografica e geopolitica di quel paese e per questo totalmente dipendente e strumentalizzata dai disegni oltranzisti statunitensi.

Il problema vero è che quei gruppi neonazisti, nella loro brutalità e nel loro furore ideologico, nella loro ambizione di preservare l’integrità territoriale dell’Ucraina ed eventualmente allargarla prescindono dalla popolazione che vi abita da secoli, sino ad annichilirla, perseguitarla ed eliminarla. Si tratta, per inciso, non solo di quella russa, ma anche di quella ungherese e polacca. Divengono quindi un puro strumento, per altro ben foraggiato dalla gran parte delle decine di miliardi di dollari sin qui elargiti, di interessi esterni, direttamente agli ordini di centri decisori esterni. Un modo a dir poco distorto di difendere ed affermare l’interesse nazionale di un paese. Giuseppe Germinario

Il silenzio dei colpevoli_Con il cuore in mano…e l’orrore negli occhi, di Max Bonelli

 

La censura neoliberista annulla l’uguaglianza davanti alla morte

 

Fin da piccolo avevo sentito sussurrare la frase “davanti alla morte siamo tutti uguali”

magari detta al margine di un funerale di una persona importante, una sottolineatura all’evidenza che la morte colpisce il ricco ed il povero, il giovane ed il meno giovane.

Forse per questo mi ha indignato la censura mediatica avvenuta di fronte ad un fatto di cronaca che ha scosso un paese come il Brasile che conta 200 milioni di persone. Sono venuto a conoscenza per caso leggendo quella moderna versione di “radio Londra” Sputnik Italia(1). Incuriosito dal titolo mi sono perso nell’orrore dei fatti. Una madre uccide insieme alla sua convivente suo figlio di 9 anni con 11 coltellate  e lo decapita ancora agonizzante. Non contenta insieme alla sua convivente lo cucina per poterlo smembrare più facilmente, sezionano il corpo per farlo sparire. Tutto questo davanti agli occhi della figlia della convivente una bambina di 8 anni. Prese le due donne dalla polizia hanno confessato l’atroce delitto ed anche le torture inflitte a questo povero martire della mostruosità umana. L’anno prima lo avevano evirato perchè odiando i maschi avevano deciso che doveva diventare una bambina. Il bambino aveva problemi ad urinare a causa di questa amputazione e soffriva ogni volta che era costretto alla minzione.

Ho scritto queste righe di orrore, più in fretta possibile perchè la nausea mi assale al pensiero, ma quando lessi la notizia mi ripromisi di fare qualcosa contro il silenzio che aveva coperto questi avvenimenti. Silenzio ancor più assordante visto che il Brasile un paese di 200 milioni di persone è sotto chock e Bolsonaro ha preso la palla al balzo per fare una proposta di legge per portare le condanne  per efferati omicidi da 30 a 50 anni ed attacca a gamba tesa l’ideologia di genere con la quale si mette in discussione l’impostazione della famiglia tradizionale composta da madre e padre eterosessuali.

Ora non è lo scopo del mio articolo un attacco al mondo transgender od omessuale e via dicendo. Lo scopo di queste righe è di aprire una riflessione sullo stato della libertà di stampa. Quando tutti i media tacciono all’unisono delle notizie importanti, di fatto censurano la libertà d’informazione. Questa è a sua volta alla base della democrazia, senza informazione viene meno un pilastro portante che ci permette di decidere con cognizione di causa. La dittatura neoliberista per citare “Dugin”(2) ha sconfitto due sistemi totalitari (Nazismo e Comunismo) per impiantare il suo sistema totalitario incentrato sulla capillare censura di informazioni non funzionali agli obbiettivi del neoliberismo, una società fluida, liquida senza legami, doveri, tutta incentrata nella ricerca del massimo consumo, piacere edonistico di una vita vuota che porta a punte di follie dove a volte i bambini sono vittime sacrificali alle esigenze del mercato neoliberista. Lo stiamo vedendo in questi giorni con lo scandalo degli affidamenti illeciti nella provincia di Reggio Emilia. La coercizione per allontanare bambini di famiglie disagiate dai loro genitori naturali. Non si operava per combattere il disagio sociale ed economico e quindi migliorare i presupposti per svolgere il ruolo di padre e madre naturali nel migliore dei modi.

Cosa dire della  sovraesposizione mediatica dei migranti morti al confine tra Messico ed USA?

I comportamenti irresponsabili di un padre che attraversa il Rio Grande con la figlia di due anni sulle spalle ed entrambi vengono travolti dai flutti. Irresponsabilità trasformata in gesto  eroico,funzionale agli obbiettivi del regime totalitario neoliberista: la formazione di grandi eserciti di forza lavoro di riserva. In un mondo occidentale dove si sono minati i valori portanti della famiglia e le condizioni di lavoro stressanti conducono ad uno sfaldamento della stessa portano come conseguenza minore natalità. Quindi minore forza lavorativa a disposizione e costi del lavoro più alti,  per  impedire questo servono i migranti. Da qui la martellante pubblicità di morti di bambini causate da madri e padri irresponsabili che li mettono in pericolo le loro piccole vite per perseguire l’obbiettivo di migrare. Per questi comportamenti c’è la ribalta della cronaca, per il piccolo brasiliano ucciso da due psicopatiche devote alla teoria di gender c’è la censura. Cosa ovvio in un mondo dove si incentiva a considerare normale ragazzi che nella confusione della pubertà si sentono di cambiare sesso, vedi la situazione in Scandinavia descritta in un mio precedente articolo.(3). Magari indice di un malessere verso una situazione famigliare disgregata, invece di approfondire le motivazioni dietro di questo si approfondisce la situazione di disagio psico-sociale.

Sta  a noi combattere questa censura trasmettere queste notizie, articoli di contro informazione di bocca in bocca, di profilo in profilo affinchè almeno di fronte alla morte si torni ad essere uguali.

 

 

Max Bonelli

 

(1)

https://it.sputniknews.com/mondo/201906257808201-il-caso-dellomicidio-del-bambino-in-brasile-e-le-possibili-conseguenze-per-il-codice-penale/

 

(2)

https://www.youtube.com/watch?time_continue=10&v=egAgnZRzjR0

 

(3)

http://italiaeilmondo.com/2018/12/26/la-religione-gender-in-scandinavia-imposizione-di-un-credo-di-max-bonelli/

 

 

 

UN UOMO CANCELLATO E RIMOSSO DALLA STORIA, di Gianfranco Campa

 

UN UOMO CANCELLATO E RIMOSSO DALLA STORIA

 

Come da perfetto futuro Orwelliano, in un sistema dove il controllo delle informazioni è gestito da pochi conglomerati mediatici tradizionali e informatici, si corre il rischio, se sei una persona di una certa importanza che esprime dei concetti non in linea con la propaganda vigente, qualsiasi essa sia, di vedersi letteralmente cancellato dalla storia.

E quello che è successo al Dottor Patrick Moore, da altre 40 anni uno dei luminari nel campo delle politiche ambientali internazionali . Tra l’altro Moore è stato membro fondatore di Greenpeace e Presidente di Greenpeace International servendo per nove anni da presidente di Greenpeace Canada e sette anni come direttore di Greenpeace International. Moore è stato parte integrante nella trasformazione di Greenpeace da gruppetto di amici di merende, volonterosi di proteggere l’ambiente, alla più grande organizzazione di attivisti ambientalisti del mondo. Il Dottor Moore gode di un curriculum impressionante; oltre a Greenpeace, Moore ha servito per quattro anni da Vice Presidente di Environment for Waterfurnace International, il più grande produttore di pompe di calore per il riscaldamento e la climatizzazione residenziale con energia da terra rinnovabile. Il Dr. Moore ha fondato e presieduto il BC Carbon Project, un gruppo che ha lavorato per comprendere meglio e diffondere le conoscenze sui cambiamenti climatici. Questi sono solo una parte dei risultati impressionanti del Dottor Moore. La lista dell’esperienza completa e dettagliata di Moore si trova su questo link: http://ecosense.me/bio/

Nonostante il ricco curriculum e una vita spesa in difesa dell’ambiente, il Dottor Moore è stato dal giorno alla notte cancellato dai libri di storia, azzerato nella memoria dei suoi ex amici di molte battaglie ambientali, oscurato dagli algoritmi di Google, crocifisso senza processo dalla orde barbare presenti nella rete e nei canali mediatici. Con forche e torce hanno chiesto la rimozione coatta di Moore da ogni memoria che lo lega a Greenpeace, riuscendoci con la complicità di Google. In questo nuovo medioevo oscurantista (non me ne vogliano gli estimatori della fiorente cultura medievale) Moore e`stato marginalizzato e dopo essere oscurato, annullato, cancellato si ritrova violentemente criticato tramite i soliti portavoce, esperti di qualsiasi argomento, tirati fuori dal cilindro mediatico ogni volta che si tratta di screditare qualcuno che osa avventurarsi oltre i parametri imposti dalla dittatura moderna del conformismo assillante che ci avvolge in ogni aspetto della nostra vita. Conformismo moderno meglio conosciuto anche con il nome di “politicamente corretto”.

Sono ormai anni che Moore si è decisamente staccato dalla perversa ideologia che avvolge una parte della comunità scientifica in campo soprattutto ambientale e climatologico; ideologia che non accetta critiche costruttive o tesi avverse ai dogma imposti da questa nuova forma di religione moderna. I “peccati” di Moore sono molteplici, due su tutti. La battaglia in cui sostiene che il cambiamento climatico è una bufala che demonizza la sostanza della vita stessa, il biossido di carbonio. Secondo, la denuncia nei confronti della mafia ambientale che vuole controllare ogni aspetto della nostre vite facilitando, tramite nuove legislazioni e imposte, il controllo politico e ideologico di ogni aspetto della nostra esistenza. Patrick Moore cerca di sollecitare le comunità ad un approccio più equilibrato sulla questione ambientale, sostenendo soprattutto che il biossido di carbonio è un mattone essenziale della vita, non una sostanza inquinante come sostenuto da molti. Secondo Moore si può avere in teoria una situazione in cui il biossido di carbonio, cioè il CO2, superi dei livelli accettabili, ma questa situazione non è oggi presente. Studi scientifici indicano che il livello di CO2 era più alto durante i primi quattro miliardi di anni della storia della Terra di quanto lo sia stato dal periodo Cambriano fino ad oggi. Moore sostiene che viviamo in un’era in cui il contenuto di CO2 e più basso rispetto al passato. Moore sostiene che oggi viviamo in un periodo insolitamente freddo nel contesto della storia della terra e non c’è ragione di credere che un clima più caldo sarebbe tutt’altro che benefico per gli umani e la maggior parte delle altre specie. Una temperatura media più calda è auspicabile rispetto a una più fredda. La storia geologica della Terra dovrebbe allontanare i timori legati al livello di CO2: “Il fatto che avessimo sia temperature più elevate, sia un’era glaciale in un momento in cui le emissioni di CO2 erano 10 volte più alte di oggi sono fondamentalmente in contraddizione con la certezza che le emissioni di CO2 causate dall’uomo sono la causa principale del riscaldamento globale … Quando la vita moderna si è evoluta, oltre 500 milioni di anni fa, la CO2 era più di 10 volte superiore a oggi; eppure la vita è fiorita e si è sviluppata. Poi un’era glaciale si è verificata 450 milioni di anni fa quando la CO2 era ancora 10 volte più alta di oggi

Qui trovate il link di una delle tante presentazioni scientifiche con le quali Moore espone la sua teoria: https://www.thegwpf.org/patrick-moore-should-we-celebrate-carbon-dioxide/

Un’altro “peccato” di Moore è quello di sostenere che il surriscaldamento della terra, poi definito cambiamento climatico, sia una teoria altamente imperfetta, basata su un concetto politico più che scientifico. Moore sostiene che tutte le forme energetiche diversificate siano in qualche modo benefiche all’ecosistema della terra incluso l’energia nucleare. E chiaro che le modalità di sondaggio, estrazione, trasporto delle fonti energetiche deve rientrare in specifici parametri.

Per tutte le tesi sopra elencate e per molte altre Moore è stato negli ultimi anni in rotta di collisione con i suoi ex compagni e con una certa parte della comunità scientifica, politica e mediatica. Moore ha subito attacchi pesanti sui mass media che servono da piattaforma, a senso unico, di una sola versione del dibattito; quella che non accetta una teoria e un confronto con tesi opposte. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un tweet del presidente Donald Trump in cui riportava una citazione di Moore durante una sua intervista su Fox News. Sotto, il tweet tradotto di Trump dove cita Moore: L’intera crisi climatica non è solo Fake News, è Fake Science. Non c’è crisi climatica, ci sono meteo e clima in tutto il mondo, e infatti l’anidride carbonica è il principale elemento costitutivo della vita”  

Moore invece di rimanere silente ha ringraziato Trump per il tweet rispondendo: “Grazie Presidente Trump. Sono a Washington per un incontro della Coalizione di CO2 fondata da William Happer, che ammiro molto. La CO2 è del tutto benefica. L’EPA sostiene che il CO2 è causa dell’inquinamento, questo credo deve essere invertito.

 

 

Dopo i Tweet di Trump e l’apprezzamento di Moore verso Trump, ciò che fino a quel momento era confinato in attacchi personali contro Moore a livello mediatico, si è trasformato in un vero e proprio oscurantismo. In origine, qualche anno fa, Greenpeace ha modificato la sua pagina principale cancellando il nome di Moore tra i padri fondatori, poi Google, due giorni fa, ha rimosso la foto di Moore tra i fondatori di Greenpeace modificando la ricerca internet. Anche Wikipedia ha modificato la sua pagina eliminando il nome di Patrick Moore tra i padri fondatori.

Sotto, il tweet di denuncia di Moore a Google:

Qui invece la pagina principale di Greenpeace, ora modificata, che elencava all’epoca Moore come uno dei fondatori:

https://web.archive.org/web/20070203080000/http://www.greenpeace.org:80/international/about/history/founders

Galileo e stato messo agli arresti domiciliari per aver sfidato il dogma della Chiesa Cattolica. Oggi non è più necessario confinare una persona, basta screditare il personaggio tramite fonti mediatiche compiacenti e modificare internet riducendo quindi il personaggio ad un fantasma di se stesso. Moore è stato cancellato dalla storia, la sua stessa figura oscurata per aver sfidato i dogma della chiesa ambientalista. Il crepuscolo del civilta`occidentale si percepisce anche da queste cose.

 

Sulla via del tramonto, di Antonio de Martini

Il breve scritto di Antonio de Martini riveste una grande importanza. Per giorni l’intero sistema di informazione tedesco, prontamente ripreso anche da quello italiano, ha denunciato a spron battuto gli assalti proditori di gruppi di estrema destra a danno di immigrati nella città tedesca di Chemnitz, ex KarlMarxstadt. Le proteste sono partite con l’ennesimo episodio di selvaggio accoltellamento di cittadini inermi, nella fattispecie intenti a prelevare con il bancomat, ad opera di immigrati regolarmente provvisti di coltello. L’ultimo efferato episodio è culminato con la morte del depredato e il ferimento di altri cittadini giunti a soccorso del malcapitato ad opera inizialmente di due immigrati ai quali si sono aggiunti una ulteriore torma di malintenzionati della stessa origine. La manifestazione di protesta più significativa è stato l’assedio per strada di un centinaio di immigrati raccoltisi ad opera di un migliaio di cittadini, compresi anche neonazisti, i quali hanno provveduto a sequestrare a tutti l’arnese così familiare e a consegnare quindi il bottino di un centinaio di coltelli alla locale stazione di polizia. Tanto clamore sul crescente razzismo ha fatto da controcanto alla coltre di silenzio mediatico sugli innumerevoli episodi di violenza, anche estrema, anche di gruppo, verificatisi nelle città tedesche vittime delle ultime massicce ondate di immigrazione incontrollata. Qualcuno comincia a pagare il fio di cotanta manipolazione. Quando in Italia? Buona lettura_Giuseppe Germinario

Hans-Georg Maaßen e Angela Merkel sono alla crisi del settimo anno.

Hans è stato per oltre sei anni a capo del Bfd, il servizio segreto interno della Repubblica federale tedesca.

Angela, la sua referente politica cui egli deve la nomina.
Proprio ieri, Hans ha fatto una dichiarazione molto precisa.

Smentendo la Cancelliera: ha detto che i video apparsi su internet in cui attivisti di estrema destra assaltavano immigrati, era falso e che al suo servizio non risultavano tafferugli di sorta, nemmeno lievi in quel di Chemnitz.

Durante il periodo della DDR ( Repubblica democratica tedesca) Chemnitz aveva un altro nome: si chiamava Karl Marx Stadt.

Evidentemente qualcuno fidava nel silenzio assenso dei cittadini, trascurando il fatto che il nome nuovo era stato sradicato a viva forza dopo la caduta del muro.

Un’altra ” fake news” di origine governativa.
Il bravo servitore dello stato, è stato convocato davanti alla commissione parlamentare per rispondere della sua dichiarazione . Hans-Georg Maaßen, dovrà trovarsi presto un altro lavoro, ma conserva il decoro.

i soliti attori, la solita musica di Gianfranco Campa

 I SOLITI ATTORI

 

La storia del Cambridge Analytica, va inserita, in chiave più generale, nello scontro tra stato ombra e Trump. Se il Russiagate tarda a dare i risultati sperati, se il pettegolezzo dell’attrice porno tarda a decollare ed infiammare le platee mediatiche, ecco che lo “scandalo” della Cambridge Analytica dovrebbe in teoria risultare finalmente deleterio per Trump. Dovrebbe intaccare la credibilità del presidente americano e aizzare le folle che navigano sulle piattaforme social contro Trump stesso, mettendolo in rotta di collisione con milioni di utenti inferociti per la manipolazione della loro privacy. L’aspettativa è che le orde barbariche invadano le piazze pubbliche con forconi e torce invocando la testa di Donald Trump. Così a due giorni dall’annuncio del licenziamento di McCabe, a un giorno dalle elezioni di Putin in Russia, cioè dopo l’ennesimo colpo pesante inflitto allo stato ombra, per puro caso, senza alcuna intenzione, accidentalmente, casualmente, fortuitamente, senza nessuna pianificazione, per una semplice concomitanza, senza nessun nesso, scoppia lo scandalo del Facebook-Gate. Da quattro giorni di fila i titoloni sullo scandalo Cambridge Analytica/ Facebook catturano le prime pagine dei maggiori quotidiani italiani e stranieri; neanche Neil Armstrong buonanima, con la sua passeggiata lunare riuscì a catturare i principali titoli dei quotidiani per tanti giorni consecutivi.

In modo drammatico, i titoloni dei giornali, ci rivelano come i collaboratori di Trump avrebbero manipolato Facebook, accedendo ai dati privati dei suoi utenti in modo da favorire Trump e consegnandogli la tanto sospirata vittoria presidenziale. Secondo le “scioccanti” rivelazioni degli strilloni mediatici, Facebook avrebbe ottenuto informazioni personali di un largo numero dei propri utenti tramite un quiz sulla personalità, usando una Applicazione (App) creata da Aleksandr Kogan, di conseguenza Cambridge Analytica si sarebbe impossessata di questi dati per esaminarli e metterli a disposizione di Steve Bannon, allora direttore della campagna presidenziale di Trump. Tutto questo per aiutare Trump a vincere le elezioni. I dati sarebbero stati usati per studiare i comportamenti delle persone individuate per meglio identificarle e bersagliarle con post mirati a influenzarli politicamente. Una grave interferenza nella vita privata dei cittadini i quali, ignari ,si sarebbero poi recati, come zombi, ai seggi per votare Trump anziché la pura, innocente, incorruttibile, pacifica, signora Hillary Clinton. La democrazia è minacciata da Steve Bannon, da Facebook, da Cambridge Analytica.  Mi aspetto da un momento all’altro la richiesta a gran voce di un nuovo procuratore speciale il quale, spento il Russiagate, possa indagare ora sul “Facebook-Gate.”  Tra l’altro non poteva mancare neanche la connessione diabolica con la Russia, visto che Aleksandr Kogan, il creatore dell’app, è nato in Russia, vive negli Stati Uniti e all’epoca dei fatti lavorara per l’Università di San Pietroburgo. Sicuramente il nostro emerito procuratore speciale, Robert Muller, si metterà subito a disposizione per trovare il nesso con il Russiagate. Niente di più orgasmico, per lo stato ombra; trovare una ragione per alimentare questa farsa delle collusioni Trump-Russia.

La denuncia di queste attività illegali, sarebbe arrivata grazie a un ex lavoratore, contrattualmente indipendente, del Cambridge Analytica: Christopher Wylie. Oppresso dal senso di colpa Mister Wylie si trasforma nell’eroe che ha denunciato queste losche attività, essendo proprio colui che aveva la responsabilità di analizzare i dati provenienti da facebook generati tramite l’app sulla personalità. Lo scandalo è stato alimentato anche da un video segreto registrato e trasmesso dal canale televisivo Britannico Channel 4 nel quale si sente e si vede l’amministratore delegato della Cambridge Analytica, Alexander Nix , ammettere di aver interferito in più di trenta elezioni sparse per il mondo. Cosi`ai nostri eroi della Channel 4 vanno accreditati i meriti di questa nuova crociata per la purificazione del mondo digitale dalle cimici social-trumpiane.

Alla fine però, scavi e scavi, trovi il nostro caro eroe George Soros, sempre presente in questi impeti rivoluzionari, siano essi digitali, armati, oppure colorati. Quando qualche settimana fa Soros fu attaccato dal Guardian per il suo coinvolgimento finanziario nel movimento anti-brexit, il Channel 4 pubblicò un’intervista, una serie di articoli e di video tesi a riabilitare la figura di Soros.

https://www.channel4.com/news/factcheck/why-the-conspiracy-theories-about-george-soros-dont-stack-up

Si scopre che Channel 4 ha un interesse diretto a screditare facebook poiché, come riferisce il link postato sotto, secondo l’articolo del The Guardian, Channel 4 ha aderito ad un’alleanza tra le più grandi emittenti europee (c’è anche Mediaset) per pubblicare annunci pubblicitari sui loro servizi di video-on-demand (VOD), nel tentativo di contrastare Google e il dominio di Facebook nella pubblicità online. Una cosa non necessariamente negativa per l’Europa, ma che dimostra la totale mancanza di onestà ideologica di Channel 4. Agli amministratori di Channel 4 non interessa per niente la protezione della privacy degli utenti Facebook; lo scandalo offre loro semplicemente una possibilità di assestare un colpo a Facebook, diretta concorrente, per indebolirla.

https://www.theguardian.com/media/2017/nov/13/channel-4-tv-ad-alliance-google-facebook

Per finire, Channel 4 sarebbe stato uno dei canali principali di supporto agli elmetti bianchi e ai “moderati” ribelli Siriani. Channel 4 è recidiva. Il canale 4 britannico è stato uno strumento di promozione della narrazione inerente la “rivoluzione” in Siria. La Russia, in particolare, è stata demonizzata dal Channel 4. I signori di Canale 4 si prestano alla perfezione alla narrazione Sorosiana anti-Trump e anti-Russa.

http://21stcenturywire.com/2016/10/09/channel-4-joins-cnn-in-normalising-terrorism-then-removes-video/

http://21stcenturywire.com/2018/02/01/white-helmets-channel-4-bbc-guardian-architects-war/

Naturalmente ci sono due pesi e due misure quando si parla dei mass media allineati con i poteri forti. La campagna presidenziale di Obama nel 2012 fece lo stesso uso di dati personali estrapolati dai siti digitali e fu grazie a quella mossa che Obama sconfisse Mitt Romney quando gli stessi sondaggi alla vigilia delle elezioni lo davano per sconfitto. Obama condusse una campagna all’avanguardia, da ventunesimo secolo, mentre quella di Romney era ancora ancorata a tecniche tradizionali. Tra le altre cose, mentre nel caso di Cambridge Analytics, l’applicazione usata per estrarre i dati era stata sviluppata e apparteneva a una terza entità, quella sviluppata per attingere a milioni di dati personali, principalmente numeri di telefono di utenti, fu sviluppata personalmente dal team presidenziale di Obama, direttamente dall’allora quartiere generale della sua campagna presidenziale a Chicago. Ma mentre la violazione della privacy, avvenuta estrapolando dai dati di facebook i numeri di telefono, non generò nessuna indignazione, quella del team di Trump ha provocato il terremoto politico-mediatico. Sotto potete osservare due titoli: uno del Washington Post che nel 2013 riportava la notizia di come l’accesso dei dati avesse portato alla vittoria Obama; l’altro, quello del New York Times, relativo alla storia di Cambridge Analytica. Il titolo del Post è celebrativo, mentre quello del New York Times è di condanna, denunciando la strumentalizzazione fatta dai collaboratori di Trump. Qualcuno di voi rammenta l’indignazione e la trepidazione di questa gentaglia sulla violazione della privacy e la manipolazione dei dati personali nel 2012? Neanche io. La differenza sta tutta qua, nella interpretazione e manipolazione delle notizie distribuite dai mass media; due titoli due misure insomma. Quando lo faceva Barack era considerata puro genio, quando lo ha fatto Trump si sono strappati le vesti.

L’aspetto beffardo è che la gente è talmente ingenua da credere che facendo un test della personalità su facebook e quindi consegnando di fatto i propri più intimi dati, questi stessi dati personali siano poi in qualche modo protetti. Ci prestiamo a divulgare ogni tipo di informazioni personali nel cyberspace, incluso i selfie fatti dal cesso; poi ci meravigliamo se i nostri dati sono a disposizione di entità estranee.

Siamo quindi, come al solito, di fronte alla già consolidata tattica usata per screditare Trump.  Giustificare la sconfitta della Clinton attribuendola a interferenze di fantomatici blogger Russi, governi stranieri, torbide manovre mediatiche, insanità mentali, turpitudini morali; il tutto nel tentativo di delegittimare Trump. Ecco che allora una entità come Facebook, da sempre nelle grazie e nelle tasche di politici e politiche liberal-progressisti, viene ora usata e sacrificata come strumento di attacco a Trump. Sulla inclinazione pro-liberale di facebook non ci sono dubbi, visto che da ormai almeno tre anni, Facebook conduce una campagna anti-conservatrice. Voglio solo ricordare i molteplici episodi di aperta militanza pro-Hillary Clinton durante le ultime elezioni presidenziali da parte di Facebook. Basta per esempio leggere le emails, hackerate e pubblicate da Wikileaks, dell’amministratore delegato di Facebook, Cheryl Sandberg. Nelle emails fra Sandberg e John Podesta, il manager della campagna elettorale di Clinton dichiarava a Podesta che lei, con entusiasmo, guardava a una collaborazione per far eleggere la prima donna presidente, Hillary Clinton.

La prima a gioire per le disgrazie di Facebook è quindi la destra americana, da sempre ostacolata, oscurata ideologicamente da Facebook. L’attacco a Facebook rientra nel classico caso del cane che si morde la coda; la sinistra che soffre di una malattia autoimmunitaria, una punizione inflitta a se stessi. La disperazione delle élite-liberali, l’odio verso Trump li sta consumando dal di dentro, portandoli ora a mangiarsi i loro stessi figli, cioè i Mark Zuckerberg, gli Cheryl Sandberg, ect . Dubito che questa storia del Cambridge Analytica distruggerà Facebook, certamente se dovesse accadere non saranno i sostenitori di Trump a versare lacrime di dolore.

 

 

 

I DETENTORI DELLA VERITA’ di Gianfranco Campa

 

LA NUOVA CENSURA NEL VENTRE DELLA BESTIA FUTURISTICA

 

Il nostro mondo, quello in cui viviamo quotidianamente è ormai costellato, segnato, manipolato dall’universo dell’alta tecnologia. Un mondo che ci ha dato le piattaforme tecnologiche e i social media che dominano la nostra vita, quella di tutti i giorni, che ci consegna qualsiasi cosa desideriamo, a volte con un solo tocco di dito. Dall’informazione, alla comunicazione, allo shopping, ai rapporti sociali fino a finire alla educazione, le nostre vite sono segnati dal tempo speso su Google,  Facebook, Twitter, Youtube, Amazon, Ebay e così via. Consciamente o inconsciamente, molti di noi dipendono dalla correttezza di queste entità nell’attività di comunicare, comprare, vendere, visionare e perché no, anche monetizzare.

C’è però  un aspetto molto losco, sgradevole in questo nuovo che avanza. Il centro di questo mondo, di questo universo, che sempre di più detta i passi, scandisce l’orologio della nostre vite è la Silicon Valley. Nell’ultimo decennio, questo pezzo di terra nella baia di San Francisco, si è erta non solo a guida ma anche ad arbitro, giudice, tribunale e se necessario, a cecchino delle idee e delle opinioni pubbliche, politiche e sociali. A grandi falcate le industrie della Silicon Valley, forti del loro potere mediatico persuasivo, si  sono erette ed autoelette come paladine , guardiane di una cultura progressiva-liberale-globalizzata che pervade ormai tutti gli aspetti, anche quelli più insignificanti della nostra società e come tale non accetta nessun compromesso, ma semplicemente detta le leggi, le regole delle “diversità” ideologiche. Ciò che è meglio per noi, ciò che è più salutare, piu` igienico per il bene comune viene deciso, letteralmente parlando, da un Mark Zuckerberg o un Sundar Pichai.

Negli ultimi due anni, da quando cioè Donald Trump è entrato in politica, scardinando quei dogma che ormai erano considerati radicati è venuta fuori la vera parte torbida della Silicon Valley. Involontariamente, senza accorgersene, con il suo politicamente scorretto, con il suo pomposo modo di fare, Trump ha esorcizzato il mondo della Silicon Valley, facendone uscire appunto la parte più tenebrosa, spogliandolo della sua aura di finta santità.  Così due anni fa sono cominciati i problemi, sono venute fuori le insofferenze, le intolleranze, l’odio di chi predica libertà di espressione, di comportamenti e di credenze. La Silicon Valley spalleggiata dall’apparato composto da mass media, stato ombra, società segrete, forze di intelligence, sistemi bancari, finanziari e via dicendo, ha mostrato il suo volto reale.

Da quando la Brexit ha scosso le certezze elitiste, da quando Trump è apparso sulla scena, da quando il “populismo” ha cominciato a dominare il discorso politico è immediatamente partita la controffensiva delle classi progressiste-liberali-globalizzate tesa a mettere a tacere qualsiasi voce contraria, dando così inizio alle persecuzioni.  Con il pretesto delle storie di Fake News, siti, blog, canali, voci conservatrici non allineate, si sono ritrovati bloccati, tagliati fuori dai motori di ricerca di Google, bannati da twitter, cancellati da Facebook, sospesi da youtube, hackerati dalle orde barbariche. Impiegati di google si sono ritrovati licenziati dal giorno alla notte solo per aver espresso un idea non conforme al resto dell’universo google. Siti e piattaforme digitali informative di “destra” sono stati costretti a cessare le loro attività.

Alcuni esempi: il 13 di Gennaio il sito web Right Wing News ha cessato le operazioni. Era un sito popolarissimo nell’ambito degli attivisti di destra. Nato nel 2001, era  diventato mastodontico grazie alle condivisioni e ai passaparola su Facebook. Nel luglio del 2015 la pagina Facebook di Right Wing News aveva raggiunto 133 milioni di persone. Il Right Wing News aveva quasi 3,6 milioni di “mi piace” su Facebook . Era, in termini di numeri, in diretta competizione  con i giganti giornalistici americani generando la stessa quantità di traffico web di alcuni dei più grandi giornali americani. Con la scusa delle Fake News e delle ingerenze Russe nelle elezioni presidenziali, Facebook ha cominciato a bloccare, oscurare i contenuti del sito, facendolo gradualmente, per non destare sospetti e quindi l’ira dei lettori. Un lavoro paziente, sistematico, metodico, portato a compimento nel lungo termine. Se Facebook avesse oscurato ogni pagina conservatrice da un giorno all’altro, ci sarebbe stata un’enorme protesta. Ironia della sorte, molti siti sono cresciuti grazie a Facebook e sono morti grazie a Facebook, in altre parole ciò che Facebook dà, Facebook può portare via. Senza una entità capace di sostenere con milioni di dollari un progetto mediatico serio, la monetizzazione proveniente da google, facebook, youtube e twitter non poggia su solide fondamenta poiché e`alla mercé dei furori umorali e ideologici della Silicon Valley.

C’è poi anche la storia della tattica del “Shadow Banning” usato da twitter. Storia-denuncia, portata alla luce dall’attivista conservatore James O’Keefe, direttore del Project Veritas, organizzazione che segretamente registra con audio e video incontri in incognito con figure e lavoratori di organizzazioni accademiche, governative, private e statali, di lucro e non, che esprimono o descrivono pregiudizi ai danni di persone, entità, organizzazioni conservatrici. Project Veritas ha esposto qualche tempo fa`, registrando segretamente, impiegati di Twitter che hanno ammesso come Twitter applichi lo “Shadow Banning” contro simpatizzanti e organizzazioni conservatrici di destra. Shadow Banning è anche noto come “Stealth Banning” oppure “Hell Banning” e viene usato per bloccare siti o utenti “indesiderati”. Per esempio viene comunemente usato anche da altri gestori di servizi online per bloccare i contenuti pubblicati dagli spammer. Twitter, in questo caso, invece di mettere al bando direttamente un utente, classifica i suoi contenuti come spam; il malcapitato viene quindi semplicemente “nascosto” alla vista pubblica. In molti casi i proprietari dei siti  “bannati” non si rendono nemmeno conto di essere stati oscurati.

Un altro esempio è quello del Prager University, una organizzazione mediatica conservatrice che genera video a scopo educativo. La piattaforma mediatica di Prager University è enormemente  popolare. I video di Prager sono visti da milioni di persone. Il canale youtube di Prager annovera più di 1, 2 milioni di iscritti. Alcuni video hanno generato milioni di visitatori, fino a 6,3 milioni di visioni per l’esattezza. Eppure anche Prager è rimasta vittima degli insofferenti cervelloni della silicon valley. Youtube per ridurre la monetizzazione al fine di minare l’esistenza di Prager  ha catalogato alcuni video di Prager inserendoli nella lista restrittiva; i video di Prager cioè non sono visibili nelle scuole, nelle biblioteche e in qualsiasi casa dove ci sia un filtro antipornografico, nonostante che Prager sia un sito assolutamente pulito. Prager ha risposto facendo causa a Google del quale youtube e una sussidiaria. La battaglia legale si preannuncia interessante e infuocata.  Un caso che verrà seguito da moltissime persone, entità e organizzazioni che hanno un interesse personale in questa vicenda. Youtube è una compagnia privata e quindi non legata agli obblighi costituzionali della libertà di parola. Gli avvocati di Prager cercheranno di argomentare che la piattaforma dei social media è l’equivalente di una nuova piazza pubblica; un posto in cui vai quando vuoi partecipare ad un evento pubblico; di conseguenza le disparità di trattamento sono da considerarsi discriminatorie. Sarà interessante vedere se gli avvocati di Prager riusciranno a convincere i giudici della logica di questo argomento.

E così mentre nella Silicon Valley sale in cattedra la censura, il lento, inesorabile, esodo di quei già pochi imprenditori e lavoratori che si definiscono di destra è cominciato. Quelli che rimangono lo fanno a loro esclusivo rischio; nel più benevolo dei casi di essere emarginati, nel peggiore di perdere il posto, licenziati senza se e senza ma.

Uno dei leggendari imprenditori della Silicon Valley, il fondatore di Paypal, membro del Consiglio di Amministrazione di Facebook, Peter Thiel è stato forse l’unico che ha sostenuto Trump durante le elezioni presidenziali. Thiel non è il tipico esempio della Destra dura e pura americana, composta da patrioti armati fino a denti i quali si ritrovano nel weekend col fuoristrada nei boschi a sparare, cacciare e bere birra. Thiel fa parte piuttosto di un crescente numero di nuovi arrivati al movimento conservatore che mostra un aspetto più variegato rispetto agli stereotipi del conservatore tradizionale. Peter Thiel, come molti altri che si sono accostati al movimento di Trump, è un gay dichiarato, non interventista, di definizione nazionalista. Rigetta il concetto di neoconservatorismo e si distacca dalle componenti dell’establishment, pronto quindi a mettere a frutto la sua conoscenza informatica/imprenditoriale per la causa Trumpiana. L’investitore miliardario ha catturato i titoli dei media quando nel 2016  fu il primo relatore della storia, dichiarato gay, a salire sul palco della Convention Nazionale Repubblicana. All’epoca dichiarò che “ogni americano ha un’identità unica. Sono orgoglioso di essere gay. Sono anche orgoglioso di essere un repubblicano, ma soprattutto sono orgoglioso di essere un americano.

Per questo suo sostegno a Trump, Thiel ha pagato un prezzo altissimo, marginalizzato dalla Silicon Valley, condannato dai suoi stessi “amici”, si è ritrovato nella terra di mezzo, pagando in prima persona il suo anticonformismo.  Il sostegno di Peter Thiel a Donald Trump nelle elezioni presidenziali americane del 2016, nonostante le smentite, non solo ha danneggiato la sua relazione e la lunga amicizia con l’amministratore delegato e fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, ma ha convinto l’imprenditore Thiel a lasciare del tutto la Silicon Valley. Il sostegno di Thiel al presidente Trump lo ha emarginato nelle stanze del potere della Silicon Valley, irritando tra l’altro il resto del consiglio di amministrazione di Facebook dove ricopriva un ruolo da direttore sin dal lontano 2005. Anche l’amministratore delegato di Netflix, Reed Hastings, avrebbe direttamente criticato Thiel per il suo sostegno a Trump, mettendo in discussione le capacità di giudizio di Thiel.

Thiel è stato uno dei primi investitori di Facebook, uno che se ne intende di piattaforme social e media.  Secondo un articolo pubblicato sul Wall Street Journal, Peter Thiel ha deciso di trasferirsi lasciando San Francisco. Dopo aver trascorso quattro decenni nel nord della California, Thiel sta spostando la sua residenza e le sue società di investimento a Los Angeles. Sempre secondo il Wall Street Journal, il cinquantenne ha una villa di 650 metri quadri che si affaccia sulla Sunset Strip. Si prevede che anche i 50 dipendenti di Thiel Capital e Thiel Foundation si trasferiranno nella città degli Angeli. Thiel avrebbe qualche tempo fa, durante un incontro alla Stanford University, dichiarato che “La Silicon Valley è uno stato monopartitico

In apparenza Thiel si trasferisce dalle fogne liberal-progressiste della silicon valley a quelle liberal-progressiste di hollywood. Ma in realtà l’area di Los Angeles è diversa da quella di San Francisco. Pur essendo ampiamente democratica, a Los Angeles si sono ritagliati uno spazio e hanno sede le grandi, medie e piccole entità mediatiche che si identificano con la Destra Americana. L’area di Los Angeles e` diventata il bunker dove i sopravvissuti all’olocausto Repubblicano in California hanno trovato rifugio. Il conglomerato mediatico conservatore è ancora poco rilevante rispetto ai giganti liberali; eppure qualcosa sta cambiando. A Los Angeles hanno sede istituzioni mediatiche di Destra come Breitbart, Prager University, The Daily Wire, The Drudge Report e molti altri. E quindi entrano in gioco altre ipotesi e cioè che Peter Thiel si stia preparando con altri partner a creare un gigante dell’informazione destra-nazionalista. Secondo voci da confermare Peter Thiel e Rebekah Mercer sarebbero in trattativa per formare un’organizzazione mediatica. In questi ultimi anni, molti soldi dei due miliardari sono finiti tra i contributi finanziari elargiti al partito Repubblicano; rispetto però ad altri filantropi tradizionali “conservatori”, come per esempio i fratelli Koch, Thiel e Mercer non sono entusiasti del partito Repubblicano così come attualmente configurato. I due imprenditori hanno mostrato in tante occasioni insofferenza verso l’Establishment del Partito Repubblicano.

Thiel è in simbiosi con Trump; odia l’Establishment, ritiene certi concetti ideologici del centro destra superati, come per esempio il neo-conservatorismo e comprende che la battaglia presente e futura si giocherà su una revisione del conservatorismo stesso. Più polarizzata su un nazionalismo identitario piuttosto che su una visione globale del concetto conservatore.  In questo contesto Thiel e Mercer sanno benissimo che senza uno strumento mediatico importante di supporto a una nuova destra americana, il concetto di un nuovo movimento conservatore è destinato a fallire; durerà una stagione, quella di Trump, per poi essere relegato negli annali della Storia Americana.

La battaglia è appena cominciata, la montagna da scalare enorme, le forze oscurantiste potenti, ma se c’è un personaggio che può addomesticare il Dragone della Silicon Valley, inceneritore di idee alternative e forza di appiattimento culturale è proprio Peter Thiel. Partorito dal ventre della bestia della Silicon Valley, Thiel ne conosce le forze e le debolezze. La guerra è appena iniziata.