Russia Ucraina, il conflitto 59a puntata à la guerre comme à la guerre Con Max Bonelli

Macron è sicuramente un uomo immensamente consapevole di se stesso, in una misura tanto più spropositata, pari solo ai disastri che è riuscito a realizzare nella sua Africa Francofona. E’ un uomo coltivato sin dalla sua infanzia; più che da se stesso, dagli ambienti che ben conosciamo e al quale è legato sopra ogni cosa. E’ l’uomo giusto, purtroppo di una nutrita pattuglia, per trascinare la Francia e l’intero continente europeo verso il compimento definitivo della distruzione avviata con la prima e seconda guerra mondiale. Si è candidato nel ruolo di promotore di una Europa unita sì, protagonista, disposta ad offrire il proprio sangue in nome di un vassallaggio attivo, non più di retroguardia. Come leggere altrimenti l’ipotesi suicida di invio di milizie regolari in Ucraina, ormai, a quanto pare, divenuta realtà con già i primi cadaveri sul terreno? Vedremo sino a che punto riusciremo a farci trascinare come babbei intorpiditi contro un nemico inventato e costruito dagli stranamore di oltreatlantico. La speranza sulla quale poggiarsi è che arrivi troppo tardi. Buon Ascolto, Giuseppe Germinario

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1° Maggio, tra speranze e rituali stantii_di Giuseppe Germinario

La celebrazione del 1° Maggio si è affermata definitivamente in risposta alla strage di operai avvenuta nel 1886 a Chicago. Non è mai stata solo una commemorazione di un evento tragico; è diventata immediatamente e soprattutto il motore di una speranza, di un grido universale, internazionale, fondato sul desiderio di emancipazione e sulla forza trascinante e innovatrice del lavoro salariato capace di trasformare il mondo. Le dinamiche  storiche degli ultimi due secoli, una loro disanima più disincantata, hanno rivelato una realtà molto più complessa. Il conflitto sociale tra sfruttati e sfruttatori non è il motore determinante l’intero ambito del confronto, dello scontro politico; è parte di esso e pesantemente condizionato dalle modalità e dall’esito della competizione tra centri decisori che assume soprattutto le caratteristiche di un confronto interno agli stati e tra gli stati. Questi ultimi inseriti di fatto in precisi, quanto fluidi contesti geopolitici nei quali territorio, cultura, processi identitari consentono di inquadrare le costanti, i cambiamenti e i momenti di rottura.

Lo stesso criterio divisivo della lotta di classe fondata sulla contrapposizione, sullo spartiacque tra lavoro salariato e capitale, per meglio dire tra salariati e capitalisti, pur nella grandezza degli eventi e delle motivazioni che ha scatenato, si è rivelato insufficiente ed ormai inadeguato, distorcente, nel leggere queste dinamiche e nell’indicare prospettive realistiche di emancipazione e di assetti geopolitici migliori.

La celebrazione del 1° maggio si dibatte di conseguenza in questo dilemma sino al tentativo di ingabbiarlo in veri e propri processi di rimozione.

Il più eclatante è, probabilmente, il silenzio calato in Italia e in tutto il mondo cosiddetto occidentale sulla immane strage alla Camera del Lavoro di Odessa, avvenuta tra il 1° e il 2 di maggio del 2014. Decine, secondo le fonti ufficiali, centinaia, nella realtà, di persone arse vive e giustiziate da orde nazistoidi, tutte ancora adesso ben inserite nei gangli vitali dello Stato e del Governo Ucraino, l’attuale paladino delle democrazie.

Qui sotto uno dei filmati più drammatici riguardanti quell’evento:

Lo stesso giorno parti l’offensiva militare del regime, durata dieci anni, contro le regioni orientali e la loro popolazione decisa ad opporsi alle leggi discriminatorie instaurate dal regime e contrarie agli accordi sottoscritti. In questo quadro si inserisce il proposito della NATO di avvicinarsi ai confini e minacciare sempre più l’esistenza stessa della Russia e la reazione culminata con l’intervento militare del febbraio 2022.

Qui sotto una breve ricostruzione di quest’ultimo evento, tratta dalle bozze del libro di Max Bonelli “Antimaidan” :

Il 2 maggio è una data memorabile in tutti i sensi, parallelamente al momento in cui i russi furono bruciati vivi nella “Katyn di Odessa” nella Casa dei sindacati.

Il nemico lanciò la prima operazione militare su larga scala con armi combinate per assaltare la città di Slavjansk.

È questa data, il 2 maggio, che è considerata il giorno in cui è iniziata la guerra (https://t.me/cs_association_0/194), che dura da più di 10 anni.

Quindi, il nemico è riuscito a conquistare le alture dominanti sul monte Karachun e raggiungere la periferia della città, ma grazie all’abile comando di Igor Strelkov, al coraggio della milizia, alla forza dello spirito russo e all’aiuto di Dio, i nostri ragazzi hanno fatto impedendo al nemico di entrare in città, abbatté diversi elicotteri e inflisse una grave sconfitta alla manodopera nemica.

La guarnigione sopravvisse e resistette a lungo, respingendo sempre più attacchi nemici, finché la città fu quasi completamente circondata.

Telegram (https://t.me/cs_association_0/194)
Когда запели пушки
Сегодня священная дата войны на Донбассе. Именно десять лет назад, 2 мая 2014 года Украина начала проводить штурм Славянска силами авиации и бронетехники – фактически первая серьёзная операция с заходом украинской армии с нескольких сторон в окрестности города. Параллельно с этим была взята гора Карачун – господствующая высота над Славянском, с которой видно было всё как на ладони

(Oggi è la data sacra della guerra nel Donbass. Dieci anni fa, il 2 maggio 2014, l’Ucraina iniziò a sferrare un assalto a Slavyansk utilizzando aerei e veicoli blindati: di fatto, la prima operazione seria con l’esercito ucraino che entrava nelle vicinanze della città da diverse direzioni. Parallelamente a ciò, fu preso il monte Karachun, l’altezza dominante sopra Slavyansk, da cui tutto era chiaramente visibile.

Il giorno dell’inizio di una guerra su vasta scala che dura da dieci anni. La guarnigione resistette quel giorno).

2Maggio mi alzo la mattina presto, durante la colazione leggo le notizie ansa dell´attacco a Sloviansk. Le truppe aviotrasportate hanno attaccato alle 3.30 ore italiane contemporaneamente tutti i posti di blocco di questa citta´ di 130.000 abitanti, ne prendono 9 ma incontrano una maggiore resistenza del previsto, 2 elicotteri sono abbattuti ed uno danneggiato. Le fonti ucraine parlano solo di due morti tra i loro soldati, ma la cifra mi sembra sproporzionata all´entità delle perdite di mezzi. Anche i filorussi lamentano perdite almeno 1 morto e 10 feriti. Mentre viaggio nel pulman per andare a lavoro, vengono segnalati alcuni video sull´abbattimento di un elicottero[1] .Sono separatisti che riprendono, l´elicottero punta senza controllo verso terra e poi una esplosione ed una grossa nuvola di fumo seguita da grida di gioia e spari che non si capisce se sono in segno di approvazione o provengono da scontri nelle vicinanze, la guerra, civile e`realta` a Sloviansk. Quando sono in pausa pranzo me ne arriva un altro di video su facebook da parte di Anna sono 2 minuti di un volto umano della guerra.[2] Da una macchina scende un combattente filorusso ed il pilota di un elicottero abbattuto, ferito alla coscia l´uomo è sotto shock, contusioni sul viso ed il giubbetto di salvataggio arancione penzolante. I filorussi lo aiutano ed un dottore gli da il primo soccorso. Il combattente descrive che dopo l´impatto soldati ucraini si sono fatti avanti, prendono le armi e lasciano il pilota ferito al suo destino. Avrà almeno 40 anni forse 45, si muove come un soldato esperto ma mostra il viso e parla il dialetto locale, uno dei tanti della città che ha preso le armi, forse aveva fatto il servizio militare nell´armata rossa e poi tornando a casa si è ritrovato ucraino, adesso dopo il golpe ha deciso di prendere il destino della storia con le sue mani. La Russia chiede una riunione urgente del consiglio di sicurezza dell´Onu e contemporaneamente si fa più duro il confronto sul gas dove il debito ucraino è arrivato a 3,5 miliardi di dollari e si preannuncia un taglio delle forniture a partire da giugno se non ci sarà il saldo.[3]La sera quando torno a casa trovo Anna con gli occhi rossi e la voce rotta dalla emozione ”A Odessa è successo un massacro, una cosa orribile , i nazisti hanno bruciato la casa dei sindacati con i filorussi dentro, ci sono decine di morti” la cosa mi sembra così enorme che provo ad avere conferma sulla stampa italiana. Gli articoli su Repubblica sono inusualmente pochi e solo su un articolo di redazione si trovano notizie contraddittorie “Trentotto persone sono morte in un incendio dopo gli scontri a Odessa”. Qualche trafiletto più in basso ”E’ di almeno 38 morti anche il bilancio delle vittime degli scontri tra separatisti e lealisti a Odessa, città portuale ucraina sul Mar Nero. “Uno di loro è stato colpito da un proiettile”, ha riferito una fonte all’agenzia Interfax, “mentre per quel che riguarda gli altri non si conosce la causa della loro morte”. La Casa dei Sindacati è stata data alle fiamme. Le persone sono morte nell’incendio. Gli scontri sono violentissimi”.Mi viene a pensare che c´è una guerra in atto in Odessa chiedo, conferma ad Anna ”sembra che si sparano ci sono morti da una parte e dall´altra”. Mi risponde quasi isterica ”ti dico di no i morti sono solo tra i filorussi, sono arrivati due treni carichi di 2500,tifosi di squadre di calcio con quelli di pravji sektor che li guidavano, sono andati addosso alle tende dei filorussi che raccoglievano le firme per il referendum dell´11 maggio, gli hanno dato fuoco , i filorussi erano di meno 200-300 persone sono fuggite nel vicino palazzo dei sindacati e quei bastardi gli hanno dato fuoco al grido gloria all´Ucraina” piange disperata, “capisci ho lavorato tanto per la lingua ucraina ed anche io sono responsabile di aver creato questo mostro, come voi europei, americani, anche io che in realtà sono russa”. Le lacrime scendono irrefrenabili, non riesco che a dire banalità “forse sono notizie esagerate”. Guarda tu stesso!” Mi mette davanti il suo computer ed un video terrificante girato dagli stessi nazisti messo su Youtube, si vedono corpi carbonizzati seduti sulle scale interne di un grande edificio su più piani, alcuni sono bruciati solo dalla cintola in su come se qualcuno gli avesse versato benzina e dato fuoco. Il video dal titolo ”cimici russe colorate bruciano” verrà rimosso nei giorni successivi. Ma altri video non meno cruenti sono sulla rete. Come quello che riassume in pochi minuti gli avvenimenti.[4]. Oppure quello girato dalle prime autorità che entrano nell´edificio e che si aggirano tra i cadaveri indifferenti al massacro che non hanno saputo evitare.[5]Il titolo “terroristi russi bruciati vivi nella casa dei sindacati ad Odessa”, spiega la loro indifferenza se non complicità,si vede più volte in varie sequenze un alto ufficiale di polizia che si muove indisturbato tra i nazisti quasi dirigendo il pogrom.[6] L´ufficiale viene accompagnato in un un autoambulanza per fare un briefing con uno dei capi dei nazisti. Si parla di russi bruciati vivi come se questo può giustificare la mostruosità ma in realtà sono ucraini russofoni come altri 10 milioni che vivono nel Sud-est e che da questo momento avranno chiaro che se vogliono protestare lo dovranno fare con le armi in mano come a Sloviansk oppure accettare il nuovo corso politico ucraino , protestare pacificamente significa votarsi ad una morte orribile. Il bilancio cresce di ora in ora arriverà a 48 persone più altri 50 dispersi i cui corpi non saranno trovati. Quando vado a letto la testa mi gira, le vene pulsano sulle tempie, faccio fatica a respirare non riesco a pensare che al bianco dei denti che si staglia sul nero della carne carbonizzata, o a quella donna incinta strangolata con il filo del telefono in una stanza non toccata dall´incendio, perché non dovevano essere lasciati testimoni, o a quei ragazzi semicarbonizzati che dopo aver saltato dal 2° piano con le gambe spezzate si trascinavano tra l´ilarità dei nazisti che li finivano a bastonate. Mi viene solo una domanda “è questa l´Europa che voglio? questa sarebbe quello per cui 50 milioni di persone sono morte nella ecatombe che ebbe fine nel 1945?” In quella notte decido che non posso essere spettatore passivo, nel mio nido di sicurezza in Scandinavia, decido che devo scrivere raccontare questa follia di cui anche il mio paese è complice.

 

[1]    https://www.youtube.com/watch?v=QbWYEZWi-Cg

[2]    https://www.youtube.com/watch?v=lbMjiCb7EPU

[3] http://www.repubblica.it/economia/2014/05/02/news/ucraina_l_ue_prova_a_rassicurare_gas_fino_a_maggio_ma_gazprom_frena_sul_prossimo_inverno-85039832/?ref=search

[4]https://www.youtube.com/watch?v=FpVWEppLi_I

 

[5]    https://www.youtube.com/watch?v=ycfOCxR5mxM&oref=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DycfOCxR5mxM&has_verified=1

[6]    https://www.youtube.com/watch?v=H4dJRnI-X8Q#t=37

Qui sotto un filmato rievocativo:

Gli interessati all’acquisto del volume “Antimaidan” possono rivolgersi direttamente all’autore tramite email max.bonelli@mail.ru

Giuseppe Germinario

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Russia Ucraina, il conflitto! 58a puntata Segni di sbandamento Con Max Bonelli

La pressione delle forze militari russe non è più occasionale e localizzata. Sono numerosi i punti del fronte sul quale l’esercito ucraino non solo arretra, ma si rivela incapace di ribattere o, quantomeno, di organizzare una difesa dinamica. Il regime ucraino è chiaramente la prima vittima della propria narrazione; le seconde sono i paesi europei che si sono accodati alle scelte statunitensi ciniche ed avventuriste. Due anni di conflitto mostrano i segni evidenti di logoramento ed esaurimento delle forze ucraine e i limiti della potenza statunitense, pur con tutta la consorteria al seguito. Nella foto di copertina Paul Massaro, appena nominato Direttore delle Risorse Umane della Commissione di Helsinki. La Commissione Helsinki degli Stati Uniti monitora i diritti umani e la cooperazione internazionale in 57 paesi. Il distintivo esibito sulla giacca vale più di tante parole.

Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Russia Ucraina, il conflitto 57a puntata Il calice amaro di una guerra civile Con Max Bonelli

Questa volta ci soffermiamo su un aspetto pressoché comune alle guerre, specie a quelle di natura civile. Il progressivo imbarbarimento della società, la crescente assuefazione alla violenza, l’anarchismo che serpeggia parallelamente all’arbitrio delle forze dell’ordine in particolare nel versante dei perdenti. Un monito su quello che ci potrà attendere, in un prossimo futuro, con la fine o l’interruzione del conflitto e il probabile esodo degli sconfitti. Un film già visto con il crollo della ex Jugoslavia e che si potrebbe riproporre su scala maggiore. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Russia Ucraina, il conflitto 56a puntata Trappole per topi Con Max Bonelli

Proseguiamo il lavoro di informazione sul conflitto russo-ucraino con particolare attenzione alla situazione den fronte a nord di Donetsk e alla conduzione di particolari tattiche legate all’uso dei droni. Buon ascolto, Giuseppe Germinario
Per motivi precauzionali, legati a possibili pretestuose censure, riproduciamo solo parzialmente il video sul canale YouTube. La sua visione integrale è possibile sul canale omonimo di rumble al link seguente:
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Russia Ucraina, il conflitto 55a puntata Vita sotto le bombe a Donetsk Con M Bonelli, Olga M, Anna B

Da oltre dieci anni la città di Donetsk è martoriata dalla guerra e dalle bombe. Ha conosciuto tutte le fasi della guerra civile e del confronto militare tra NATO e Russia, sino alle pratiche terroristiche che stanno sempre più caratterizzando le azioni militari ucraine man mano che il fronte si allontana dalla città. Inizialmente l’obbiettivo del regime ucraino, nel suo particolare nazionalismo etnico e nazistoide, era quello di svuotare quel territorio dalla popolazione russa; adesso a motivare quegli atti è rimasto lo spirito di vendetta e la frustrazione. Sono i nuovi valori europei che stanno inquinando il clima delle nazioni europee. Giuseppe Germinario

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Russia Ucraina, il conflitto 54 puntata Più punti di pressione sul fronte Con Max Bonelli

Si moltiplicano i punti di pressione delle forze russe sul fronte ucraino. Sono il prodromo di una probabile crescente iniziativa a primavera inoltrata. Non sarà decisiva, ma comunque sufficiente a destabilizzare il regime ucraino di Zelensky e costringere la NATO ad iniziative poco compatibili con le esigenze di una campagna elettorale presidenziale negli Stati Uniti. Le fibrillazioni in campo europeo ne sono un indizio evidente. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Russia, strage al Krokus! Con R. Buffagni, G Gabellini, Max Bonelli, Flavio Basari, Dmitry Kuznetsov

Fonti dell’amministrazione statunitense e l’intera stampa occidentale continuano a sottolineare con enfasi sospetta che gli unici dati certi dell’attentato al Crucus di Mosca sono le vittime e la natura islamica della strage. L’accusa al Cremlino di strumentalizzazione del fatto è implicita e, spessp, esplicita. Dobbiamo necessariamente andare avanti per ipotesi, ma i punti oscuri ed ambigui della vicenda già emersi sono troppi per un giudizio così inequivoco. Ci soffermiano a lungo in proposito nella discussione. Più che di matrice islamica, sono ambiguità che spingerebbero a definire l’atto a coloritura islamica. Sono tesi che, comunque, non escludono, non sono incompatibili con ispirazioni, contributi, pianificazioni ed operatività di ben più alto livello strategico e respiro geopolitico. Comprovata la reiterata connivenza e il contributo di settori dell’intelligence statunitense e britannica sin dagli albori, ma anche di altri paesi europei a noi prossimi operanti in Africa, nella formazione e nella copertura delle formazioni islamiste più militanti e radicali. Probabilmente la completa verità resterà solo nelle mani degli ispiratori e potrebbe essere svelata, per opportunità e in tempi da definire solo dalle parti in causa vittime e/o protagoniste di queste scelte. Dobbiamo affidarci ad ipotesi e, al solito, all’interrogativo: cui prodest? I partecipanti alla conversazione cercano con arguzia di approfondire, ma la risposta appare verosimile e credibile, destinata a pesare, se confermata, come un macigno sul futuro delle dinamiche geopolitiche. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Russia, Ucraina, il conflitto 53 puntata Un divario crescente_Con Max Bonelli

Il divario tra le forze in campo, contrapposte in Ucraina, sta crescendo talmente da rendere sepre più precaria la posizione del regime di Zelensky. Con una leadership statunitense sempre più impelagata nei problemi interni e sempre più attratta dalle dinamiche geopolitiche nell’Indo-Pacifico, emerge lo smarrimento delle élites europee che hanno investito nell’allineamento prono alle direttive atlantiche e nella russofobia le proprie basi di esistenza. Il più schizofrenico, perché figlio coltivato sin dalla adolescenza in quegli ambienti, Macron, ha individuato nella linea del Dnjepr la soglia simbolica e fisica per rendere credibile la narrazione del muro all’espansionismo russo intenzionato a raggiungere Lisbona. Difficile che il leader stia agendo per conto proprio, ancor meno per gli inetressi del paese che rappresenta. E’ il mascheramento di una sconfitta che vorrebbe aprire un margine alla trattativa, vedremo quanto realistica. Il paradosso è che l’eventuale ingresso di truppe francesi e polacche ad Odessa rappresenterebbe la fine di fatto della indipendenza dello stato ucraino, o di quello che ne rimarrebbe. La motivazione del loro ingresso sarebbe quella di garanzia dell’ordine pubblico da possibili sommosse in quella città ed area strategica; di fatto il riconoscimento dello status di truppe di occupazione in una condizione di guerra civile sino ad ora fermamente rimossa e negata dalla narrazione occidentale. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Russia Ucraina il conflitto 52 puntata Pressione crescente Con Max Bonelli

Questa volta siamo in due. In attesa della tarda primavera, stiamo assistendo ad una pressione crescente dell’armata russa su vari punti del fronte e a qualche sbandamento dell’esercito ucraino. Non siamo, però, all’epilogo. Diventano sempre più evidenti e riconosciuti due aspetti di questo conflitto: l’imprescindibile sostegno ed intervento esterno, indispensabile alla protrazione del confronto armato, con i relativi imbarazzi di parte dello schieramento; il carattere civile del conflitto, ben presente all’interno delle logiche geopolitiche che lo condizionano pesantemente. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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