In risposta alle acute osservazioni di ws su “Dies Natalis Solis Invicti vel Solstizio d’Inverno” etc. Di Massimo Morigi
In risposta alle acute osservazioni di ws su “Dies Natalis Solis Invicti vel Solstizio d’Inverno” etc.
Di Massimo Morigi
Nonostante sia un mio caro amico e nonostante, cosa assai più importante per la comunità ravennate, sia un valentissimo e profondamente integerrimo amministratore locale, caratteristica quest’ultima che riattualizza nella sua figura l’ archetipo politico del galantuomo mazziniano di un tempo e lo rende, quindi, l’ultimo degno erede dell’indiscussa grande tradizione di grandi amministratori locali del PRI, e qualità quella della profonda onestà ed integrità riconosciutagli anche dalle forze di opposizione all’attuale amministrazione comunale della c.d. “sinistra” egemonizzata dal PD, non solo a conferma sulle terminali “criticità” politico-ideologiche del partito che tuttora ritiene di ispirarsi a Giuseppe Mazzini di cui ho detto nel mio contributo “Dies Natalis Solis Invicti vel Solstizio d’Inverno” etc. ma anche delle ancora più tranchant considerazioni espresse da ws in relazione a questo mio elaborato non solo sulla possibilità di rinascita di un movimento mazziniano che sappia raccogliere la difficile eredità del Risorgimento ma anche sul mio elaborato stesso perché, nonostante tutto, vi si avanza l’ipotesi che possa essere presa in considerazione questa possibilità («Mi è piaciuta la prima parte di questo articolo con il suo parallelismo storico ma mi ha fatto sorridere la seconda perché ad un buon analista storico ( quale sicuramente Morigi è) non può sfuggire l’ ambiguo ruolo geopolitico che il repubblicanesimo italiano ha sempre avuto con la sua “obbedienza inglese”. Ma soprattutto mi fa sorridere (amaro) questo certamente sincero richiamo ad un “Nuovo Risorgimento” perché se i sostenitori di “quello vecchio” potevano sinceramente crederci (l’Italia anche se schiacciata e fratturata per millenni nella sua ignavia politica era allora ancora un “faro culturale), è difficile crederci adesso. Cioè quei “patriotti” potevano ancora allora credere che finalmente “fatta l’Italia” attraverso tutti i necessari compromessi della politica (che come sappiamo è “l’arte del possibile”) si trattava in fondo alla fine solo di “fare gli italiani”. Ma ora dopo 160 e passa anni finalmente “fatti gli italiani” con questi bellissimi risultati come si può onestamente pensare di “risorgere” davvero? Ci abbiamo provato e abbiamo fallito, e potremmo discutere sul perché e alla fine anche arrivare ad un punto fermo, ma sarebbe solo un esercizio intellettuale su di una realtà ormai impossibile da modificare. », scrive ws che comunque ringrazio profondamente per la stima personale che esprime nei miei confronti e forse è proprio questa stima che lo induce ad una sorta di profondissima delusione di rimbalzo rispetto alla reale difficoltà di attuazione della pars construens del mio contributo “Dies Natalis Solis Invicti vel Solstizio d’Inverno” etc., all’ URL dell’ “Italia e il Mondo” http://italiaeilmondo.com/2024/12/15/per-comprendere-lattuale-crisi-politica-e-di-civilta-e-per-il-sorgere-dellepifania-strategica-di-un-nuovo-risorgimento-_-di-massimo-morigi/ , Wayback Machine : http://web.archive.org/web/20241220202732/http://italiaeilmondo.com/2024/12/15/per-comprendere-lattuale-crisi-politica-e-di-civilta-e-per-il-sorgere-dellepifania-strategica-di-un-nuovo-risorgimento-_-di-massimo-morigi/ ), rinvio dalla “Voce Repubblicana” on line a Eugenio Fusignani, “Una anomalia istituzionale”, in “La Voce Repubblicana”, 11 dicembre 2024, consultabile all’URL https://vocerepubblicana.it/una-anomalia-istituzionale/ , Wayback Machine : http://web.archive.org/web/20241212050533/https://vocerepubblicana.it/una-anomalia-istituzionale/, dove il nostro inizialmente menzionato per altri versi apprezzabilissimo e universalmente riconosciuto integerrimo amministratore locale si scaglia contro «La convocazione e l’audizione di re Felipe VI di Spagna davanti alle Camere riunite del Parlamento italiano», argomentando, ohibò!, che ciò avrebbe costituito un grave vulnus al nostro parlamento repubblicano e democratico perché non si doveva permettere che un simbolo di un privilegio dinastico fosse accolto da un parlamento che in quanto espressione repubblicana della libera volontà popolare avrebbe dovuto chiudergli le porte in faccia.
Evito di controargomentare lasciando volentieri agli scafati lettori dell’ “Italia e il Mondo”, formatisi tramite Machiavelli, Hegel e Marx ed anche attraverso la frequentazione di questo blog al realismo politico e alla geopolitica, il facile ma al tempo stesso anche noioso onere di formulare o nel proprio foro interiore o sulle pagine del blog le controargomentazioni, pubblicamente espresse comunque sempre non solo ben accette ma ancor di più sollecitate. Tuttavia il mondo repubblicano-mazziniano non è totalmente contraddistinto da questa Gestalt da eliottiana “Waste Land” ma riesce ancora esprimere degli spiriti vitali che, se collegati e messi con più solerzia in collegamento, potrebbero ancora dare vita ad una cultura politica degna di nota. E tanto per non fare i nomi, mi permetto qui di citare lo studioso del movimento mazziniano Achille Ragazzoni, dove in particolare in una delle sue ultime fatiche (che mi propongo di recensire sull’ “Italia e il Mondo” nell’ambito dei già annunciati scritti sul tentativo di far rinascere un movimento mazziniano che sappia riprendere quanto di buono ha prodotto il Risorgimento perché la cultura politica di cui scaturisce questo lavoro di Ragazzoni, proprio perché genuinamente ed integralmente mazziniana, ha una diretta valenza geopolitica), Achille Ragazzoni, “Giuseppe Mazzini scrive di Dante. Germe dell’unità d’Italia”, Genova, Victoria, 2022, ci rappresenta un Mazzini profonda espressione della storia e della cultura italiane, lontano quindi milioni di anni luce dalla figurina Epinal dell’apostolo dell’unità d’Italia (in questa ingenua involontaria caricatura repubblicano sì ma repubblicano non per le profonde ragioni storiche dell’Italia che derivano dalla originaria Res Publica romana nel mondo antico e dalle repubbliche sorte in Italia in epoca medievale ma repubblicano solo ed unicamente perché avrebbe avuto in odio la monarchia come simbolo di privilegio – elemento quest’ultimo anche presente in Mazzini ma che va strettamente correlato con gli altri appena accennati, in un tipo ideale di repubblica mazziniana che più che l’odio verso il monarca privilegia la potenza politica, culturale e morale all’interno della nazione e nelle sue proiezioni esterne di una Res Publica che ha saputo esprimere l’unione organica di tutto un popolo) che si porta con sé, anche se in piena onestà di intenzione, la stragrande maggioranza degli attuali residui repubblicani, una repubblica la cui ideologia più o meno ufficiale per loro dovrebbe essere costituita, sotto il coperchio di cartone di un profondamente frainteso mazzinianesimo, da una sorta di diluito e ridicolo wokismo, una repubblica wokista che proprio perché adottante la versione fantozziana e piccolissimo borghese di questa ideologia woke originariamente funzionale solo alle indotte e desideranti moltitudini dell’ “Impero” della globalizzazione di negriana memoria, sarebbe la negazione e l’antitesi, ma nient’affatto dialettica proprio in ragione della sua natura dimidiata e balbuzientemente espressa, della repubblica organica immaginata da Mazzini all’insegna di Dio e Popolo.
Concludo quindi ringraziando ancora una volta ws con una raccomandazione dal “Che fare?” di Lenin che vale in primo luogo per lo scrivente, in secondo luogo per gli attuali residui militanti dell’Edera e per ultimo anche per ws, anche se nelle sue considerazioni ha ampliamente dimostrato di non aver molto bisogno di antidoti alla cancel culture, di cui abbiamo qui detto in riferimento particolare al PRI: «Studiare, studiare, studiare!» Ora e sempre.
P.S. Proprio in chiusura, provvisoria, di queste considerazioni, dal mondo mazziniano-repubblicano mi arrivano qualificati, importanti e graditissimi attestati di piena condivisione di vedute a “Dies Natalis Solis Invicti vel Solstizio d’Inverno” etc. sulla gravissima e praticamente terminale crisi di questo mondo stesso. Carl Schmitt nella sua “Teologia politica” scrisse che «tutti i concetti pregnanti della moderna teoria dello Stato sono concetti teologici secolarizzati.» Nel nostro piccolo ci sia quindi per il momento consentito di chiudere all’insegna del mazziniano “Fede e Avvenire”.
Massimo Morigi, secondo intervento sul mazzinianesimo dato nel mese del Solstizio d’Inverno 2024
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