FLY ME TO THE MOON, di Pierluigi Fagan

FLY ME TO THE MOON. I motivi dell’assalto spaziale che ha nella Luna il suo più immediato obiettivo (è appena partita una missione russa) sono, come sempre, molteplici, non ci si avventura mai in cose complesse per un solo motivo. Il pacchetto è che il tendere a… qualcosa del genere, traina al contempo sviluppo scientifico, tecnico, economico, geopolitico, strategico in senso più ampio.
Le ricadute dello sviluppo tecno-scientifico nel cimentarsi in cose del genere sono enormi. L’incedere è buttarsi nell’ignoto sapendo che si incontreranno problemi e nel risolverli si scopriranno nuove cose o nuovi modi di fare cose. Le ricadute sono molto più ampie del solo spazio, saranno terrestri ed umane in senso più ampio e arriveranno ai corsi economici, finanziari, militari, conoscitivi allo stadio che la conoscenza avrà domani. Il modo migliore di affrontare il futuro non è solo prevederlo, ma anche costruirlo.
Il risvolto economico è indiretto per via delle ricadute citate, ma anche diretto per l’estrazione mineraria ed energetica, ad esempio l’elio-3 (raro sulla Terra, abbondante sulla Luna). Estrazione minerale lunare diretta ma anche utilizzo di una base Luna per lo sfruttamento degli asteroidi. In termini di finitezza delle risorse, i minerali sono gli elementi che stanno più vicini alla rarità sulla Terra, il che annuncia conflitti e impennata dei prezzi, urge aprire nuove miniere.
C’è anche un aspetto economico-finanziario di modello. Europa, Giappone, India, Russia, Cina e chiunque altro, agiscono con enti statali (o comunitari). Gli Stati Uniti, invece, aprono la strada con lo Stato, ma subito a ruota segue il privato il che aumenta l’impatto di massa e diffonde i benefici al loro sistema economico in modo più largo e più in fretta. La favoletta del “più mercato meno Stato” è un osso lanciato ai cani economici mossi da menti semplificate figlie di qualche idealismo d’antan (in genere europei) che ci si avventano rabbiosi, il pragmatico sistema americano è invece perfettamente organico e coordinato tra i due aspetti.
L’aspetto geopolitico è evidente. Sebbene qui sulla Terra ci si avvii ad una partizione molteplice di entità piccole-medie-grandi detto “nuovo sistema multipolare”, tanta varietà tende a diminuire quando si tratta di puntare ad imprese così impegnative sul piano tecno-scientifico ed economico. Lo spazio è ambiente per potenze, non ci si va con tre sgangherate caravelle alla “che dio me la mandi buona e che la fortuna ci assista”.
India e Brasile, ad esempio, pur stando nei BRICS ed altre istituzioni di ispirazione neo-multipolare, in questa prospezione spaziale stanno anche con il gruppo capeggiato dagli USA, al momento. Ma non escluderei che queste potenze seconde non NATO-G7, possano poi fare qualcosa anche coi russi o i cinesi, in futuro. Gli EAU già oggi stanno un po’ di qua ed un po’ di là. Il principio del multipolare è il multi-allineamento ed è la speranza insista in questo nuovo modello. Avere una “rete” di interessi di ognuno con qualcun altro è l’unico modo di stabilizzare -pur dando dinamica- l’ordine mondiale, evitando quelle “esclusive” che finiscono con il cedere sovranità e riformare due blocchi.
Riformare due blocchi e quindi semplificare riducendo la molteplicità complessa alla logica di potenza è infatti il tentativo strategico americano, il come gli americani pensano di gestire il problema multipolare. In questo senso, lo “spazio” è utilissimo. Va infine aggiunto che, fino ad oggi, la Cina ha operato con grande riservatezza ed un po’ per conto suo.
Infine, l’aspetto strategico più ampio riguarda il rapporto tra umanità-Terra e spazio in generale, cioè il “futuro”. Tra decenni e secoli, non v’è dubbio che la nostra “sfera” di umanizzazione si allargherà allo spazio almeno del sistema solare. Non sappiamo dire se, quando e come riguarderà la presenza umana diretta, ci sono al momento profondi problemi irrisolti e di cui non si parla per non disturbare le grandi narrazioni futurologhe che poi servono a sostenere i molto terrestri corsi azionari di Musk, Bezos & Co, puro advertising.
Ci sono gravi problemi a vivere in assenza di gravità per lungo tempo e ci sono più ancora problemi con le protezioni dalle radiazioni, solari e viepiù cosmiche, là fuori è un ambientaccio. Le stazioni spaziali attuali stanno entro il campo magnetico terrestre, appena metti il nasino fuori (per più di una settimana, diciamo) son problemi seri. La soluzione a questi problemi passa in primis attraverso la possibilità di costruire navi spaziali fuori dalla Terra cioè con meno o assenza di gravità, qui da noi c’è un problema di massa e spinta per eludere la gravità che il problema delle protezioni non farebbe altro che aggravare. Ma vale anche per le dimensioni generali delle navi e composizione dell’equipaggio per viaggi più lunghi di quelli verso la Luna.
Tuttavia, al di là delle poesie sull’uomo che mette piede qui e lì, sonde automatiche governate da sempre più evoluta A.I. risolverebbero molti problemi con molte positive ricadute secondo quanto prima espresso. Ecco allora che la “base Luna” potrebbe esser un nodo essenziale, in sé e come avamposto. Chi scrive pensa che il futuro sarà di missioni automatizzate viepiù queste sapranno, com’è facile prevedere, mimare la performance umane molto più costose, rischiose, dalla logistica -al momento- impossibile. Un singolo astronauta morto per radiazioni fermerebbe i programmi spaziali per anni se non decenni e la stretta utilità dell’umano, in queste cose, tende al nulla.
Al momento, c’è una legislazione internazionale e livello ONU che regola alcune cose. Ma è di qualche decennio fa e quando venne firmata si era lungi dallo stato attuale delle prospettive e complessità di progetto. Gli USA, ad esempio, stanno già prevedendo di aggirare alcune norme poiché affideranno certe operazioni ai privati e quando sono state firmate quelle convenzioni, il “privato” non era previsto. Si potrebbe facilmente mettersi intorno ad un tavolo ed aggiornare le carte, ma lo si sarebbe potuto fare anche per il problema dei rapporti NATO-Russia via Ucraina e non solo. Non lo si è fatto perché non lo si voleva fare, c’è il momento Congresso di Vienna e c’è il momento Far West che agli USA piace molto, per tradizione. Lo chiamano “libertà” e da quelle parti il concetto è sacro. Comunque, è tradizione storica che il momento Congresso di Vienna vanga sempre dopo l’esito del momento Far West.
Guerre, conflitte, scaramucce, sgarbi, nello spazio, trappole, provocazioni, non avranno testimoni e saranno del tutto manipolabili, quindi: “à la guerre comme à al guerre” e “chi mena per prima mena due volte”. Chi scrive pensa che le missioni Apollo ci siano state; tuttavia, a titolo d’esempio di ciò che si potrà fare in termini di informazioni spaziali future è ben reso dalla recente validazione del fatto che gli americani sulla Luna ci sono stati davvero da parte della sonda indiana. Terzi che testimoniano che tu sei l’invaso e non l’invasore avranno un prezzo, magari gli darai qualcosa su un altro tavolo, sarà una bella partite neanche sotto il tavolo, sopra le nostre teste dove l’occhio e l’orecchio non “istituzionalizzato” non arriva.
Così, i cinesi, previdenti, se ne sono andati sì sulla Luna ma dalla parte opposta a quella in cui vanno tutti gli altri, la faccia nascosta alla Terra che non è affatto “dark (side of the moon)” essendo illuminata la metà del tempo esattamente come l’altra. Tra l’altro lì potrebbero esserci anche più minerali e quasi in superficie. Si sono così potuti impegnare a risolvere anche loro un problema auto-procurato ovvero come mandare e ricevere segnali Terra-Luna e viceversa, rimbalzando il segnale tra più di un satellite. Tecnologia utile, soprattutto quando si attaccheranno gli asteroidi. Da segnalare che già oggi articoli americani paventano l’invasione cinese dei “loro” spazi, “loro” in che senso non è chiarito. Altresì, problemi “lassù” potrebbero muovere a soluzioni “quaggiù”.
Oggi, il censimento della corsa lunare segna americani, russi e cinesi, i primi ci mandarono anche umani, tutti e tre ci sono atterrati. Poi c’è l’India che proverà per la seconda volta ad atterrare a giorni. Europei e coreani, in proprio ed a traino degli americani. Giapponesi, israeliani ed EAU. Questi altri per ora vanno in orbita, fanno fly-by o ci si schiantano.
Insomma, a tema “futuro” questa variabile diventerà ordinativa, non in forma unica ma assieme alle altre. Pochi anni fa si discuteva con alcune anime semplici del problema della “sovranità”. Che problema c’è, basta stampare moneta, un po’ più di autarchia, alziamo i confini et voilà, dicevano. A parte che già questo non è affatto semplice e si può anche dubitare funzionerebbe, le nostre idee vanno sempre messe in contesto, la complessità è nel come componiamo il contesto.
Fra trenta anni, al problema demografico-anagrafico, migratorio, ambientale-ecologico, climatico, militare, tecnologico, scientifico, culturale, sociale, economico, finanziario e politico si aggiungerà anche questa dimensione. Adattarsi a questo contesto sarebbe tema di grande ed urgente dibattito, ma non essendo qui in Italia in grado di farlo, facciamoci una cantatina … alla fine Sinatra era pur sempre mezzo italiano.

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