Pensiero semplice, mondo complesso di JEAN-BAPTISTE NOÉ

Quante volte l’America è stata dichiarata morta? Dopo lo scioglimento dei Bretton Woods (1971), dopo la loro disfatta del Vietnam, alla fine degli anni ’70, dopo la terribile presa in ostaggio della loro ambasciata in Iran, ecc. Il 2001 avrebbe segnato la fine dell’impero americano. Poi sono arrivati ​​gli annunci di Stati disuniti, frammentati, soggetti a opposizioni etniche e politiche. L’euro doveva competere con il dollaro e tagliare i crupper al suo dominio economico. Dopo la frettolosa partenza dall’Afghanistan (2021), la Russia ha dovuto occupare lo spazio lasciato libero. Certo gli Stati Uniti hanno le loro fragilità, i loro difetti, le loro difficoltà, ma sono sempre i primi. Sono loro che garantiscono la sicurezza dell’Europa, tramite la NATO. È a loro che gli europei si rivolgono spaventati dal vicino russo. A casa, anche di fronte al wokismo, è possibile esprimere un pensiero contraddittorio, avere dibattiti di idee, creare scuole e università, avere una certa libertà di stampa. Cosa che non è possibile in molti altri paesi al di fuori della sfera occidentale. L’annuncio del declino dell’impero americano non nasce forse da una pigrizia intellettuale, che si rifiuta di pensare ai cambiamenti e di adattarsi ad essi? Sì, gli Stati Uniti non possiedono più, come nel 1945, tre quarti dell’oro mondiale. Ma hanno Google e Facebook. Ciò che troppo rapidamente chiamiamo declino non è semplicemente un’evoluzione e una trasformazione del potere? Cosa che non è possibile in molti altri paesi al di fuori della sfera occidentale. L’annuncio del declino dell’impero americano non nasce forse da una pigrizia intellettuale, che si rifiuta di pensare ai cambiamenti e di adattarsi ad essi? Sì, gli Stati Uniti non possiedono più, come nel 1945, tre quarti dell’oro mondiale. Ma hanno Google e Facebook. Ciò che troppo rapidamente chiamiamo declino non è semplicemente un’evoluzione e una trasformazione del potere? Cosa che non è possibile in molti altri paesi al di fuori della sfera occidentale. L’annuncio del declino dell’impero americano non nasce forse da una pigrizia intellettuale, che si rifiuta di pensare ai cambiamenti e di adattarsi ad essi? Sì, gli Stati Uniti non possiedono più, come nel 1945, tre quarti dell’oro mondiale. Ma hanno Google e Facebook. Ciò che troppo rapidamente chiamiamo declino non è semplicemente un’evoluzione e una trasformazione del potere?

Pensiero povero. La conoscenza corre sempre il rischio di accontentarsi della pigrizia intellettuale e del conforto delle fortezze consolidate. Una specie di ricotta pensata, comoda, dolce e infantile, che rifiuta la complessità e che si accontenta di pochi semplici giudizi. Vedere l’islamismo in un paese dove ci sono musulmani, vedere la mano degli Stati Uniti in qualsiasi crisi politica in America Latina, spiegare tutto con la finanza, o con il potere cinese o con qualche altro fattore semplice e unico. Un pensiero semplice che considera che è l’altro, necessariamente, che vive tagliato fuori dalla realtà e che è rinchiuso nel politically correct. Affrontare un pensiero complesso è necessariamente più delicato. Pensare alle molteplici cause, assegnarle priorità, distinguerle, valutare la natura dei cambiamenti, pensare al tempo.

Determinismo e libertà.Che la geopolitica sia usata sempre di più non può che rallegrarci. Bandito dall’università nel 1950, ora è una disciplina di maturità. I libri e le pubblicazioni abbondano, il che è positivo. Ognuno segue la sua teoria e la sua spiegazione del mondo, a volte giusto, a volte fumoso. A forza di essere utilizzata, la geopolitica rischia di non significare più nulla. Procede però da un metodo epistemologico, che va rispettato a rischio di diventare una sciocchezza. C’è naturalmente l’iscrizione geografica, l’analisi a più scale, l’incrocio delle discipline. C’è anche il caso e l’imprevisto. Se la Russia fosse riuscita a conquistare Kiev in tre giorni, se Zelensky se ne fosse andato subito dopo l’assalto del 24 febbraio, la guerra avrebbe preso un altro corso. La geopolitica studia l’uomo nel suo ambiente; tuttavia l’ambiente può essere trasformato e sviluppato dall’uomo e quest’ultimo è libero nelle sue azioni e nei suoi pensieri. Ci sono certamente invarianti, ma non c’è determinismo. Ci sono certamente tracce di storia e di permanenza, ma né la geografia né la storia possono spiegare tutto. Se la Valtellina è stata per molto tempo un punto caldo in Europa, ora è una zona fredda che pochissimi possono individuare su una mappa. Se la Francia punta sull’Africa occidentale, sembra aver completamente dimenticato il Pacifico e l’Asia, che tuttavia facevano parte del suo impero coloniale. Le mappe sono belle, spiegano, danno chiavi, ma sono fatte da uomini e quindi soggette a sospetto. Cambia scala, colore, del pittogramma cambia il messaggio e quindi la comprensione dell’equilibrio di potere. Alla base di ogni giusta analisi in geopolitica c’è la libertà dell’uomo; un pensiero multiplo per un mondo complesso.

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