Guerra economica. Un concetto tutto da scoprire, almeno in Italia_ Intervista a Giuseppe Gagliano, Presidente di Cestudec

Qui sotto il testo di una breve intervista gentilmente concessa ad Italia e il mondo da Giuseppe Gagliano, Presidente di CESTUDEC (Centro Studi Strategici Carlo de Cristoforis)

Il dottor Gagliano, attraverso l’attività del Centro e la produzione di numerosi saggi e libri, è particolarmente impegnato nello studio e nella diffusione in Italia del concetto di guerra economica. Una chiave interpretativa attentamente elaborata negli ambienti di studio della geopolitica negli Stati Uniti e in Francia, messa comunque in pratica scientemente dalle classi dirigenti di gran parte dei paesi impegnati attivamente nell’agone internazionale, ma dal peso purtroppo irrilevante nel dibattito e nelle prassi dei circoli e dei centri decisionali italiani. Un motivo in più per prestare ascolto ad una voce originale nel panorama italiano_Giuseppe Germinario

1) il concetto di guerra economica è oggetto di studio e di pratica istituzionalizzati soprattutto negli Stati Uniti, con numerosi centri ed autori e in Francia con l’omonima scuola di C. Harbulot e dei numerosi manuali da lui prodotti. In Italia sembra avere un ruolo marginale e una minore rilevanza. Se vero, quali sono i motivi?

La concezione francese è profondamente diversa da quella americana poiché pone l’ enfasi sui concetti di guerra della informazione e intelligence economica.In Italia tale concetto non ha un ruolo marginale ma al momento irrilevante a causa di una interpretazione delle relazioni internazionali di tipo tradizionale cioè quello della scuola neorealista o liberale e delle scuole geopolitiche tradizionali.Il paradigma interpretativo elaborato da Christian Harbulot nel corso di vent’ anni consente di leggere in modo nuovo le relazioni internazionali.

2) Esiste una diversa accezione di guerra economica connessa alla diversa capacità di potenza ed influenza degli stati?

Se inquadriamo questa prassi conflittuale   nel contesto internazionale alla luce della riflessione della Ege cambiamo le modalità di attuazione ma non la guerra economica in quanto tale.

3) Il concetto di guerra economica necessita di qualche rivisitazione in una fase di multipolarismo incipiente?

Al contrario perché la guerra economica che è bene ricordare è solo una modalità della conflittualità internazionale è uno strumento ermeneuticamente efficace per comprendere la sintassi delle relazioni internazionali multipolari.

4) In Italia, l’applicazione del concetto sembra relegato con qualche efficacia agli ambienti delle residue grandi aziende strategiche, in particolare l’ENI; se confermato quanto questo corso penalizza il paese e in che misura si può creare una divaricazione di interessi?

Bisogna essere molto chiari su questo punto.Nessuno ha teorizzato le modalità di guerra economica della Eni almeno secondo la logica della Scuola di guerra economica francese.Ad ogni modo l’ assenza di una riflessione sulla guerra economica da parte delle aziende costituisce, come da parte delle istituzioni accademiche italiane e degli istituti di politica internazionale, un limite rilevante che andrà a danneggiarle profondamente perché creerà un gap con quelle che la attuano servendosi della esperienza e della consulenza di esperti in intelligence economica( per la Francia penso a Spin partner, Adit etc).Attraverso il nostro network e cioè il Cestudec da otto anni stiamo cercando di sensibilizzare le istituzioni su questa tematica.