L’ analisi dei fatti, sempre ben riportata da Simplicius, ci sollecita sempre la domanda : dove stiamo andando?
Ho già spiegato ad iosa il mio punto di vista: i banksters ci stanno portando in una WW3 che avrà come sempre l’epicentro in Europa. Quindi ogni volta si tratta solo di chiederci: a che punto siamo?
A questo ho risposto in altra occasione che siamo in uno “ stallo”; nel momento in cui i “piani A” dei due contendenti, NATO e Russia, sono sostanzialmente falliti ma esiste ancora, in realtà esisteva fino a due settimane fa, una “finestra” per una “ transazione” che, fosse anche solo un “pastrocchio”, comportasse quantomeno la “ deescalation” da “ guerra esistenziale” a semplice “conflitto”.
Bisogna però qui precisare la differenza tra “tregua” e “armistizio”, tra quel trucchetto che la NATO vuole imporre alla Russia per fermare l’usurante pressione russa sulla NATO-Ucraina e così guadagnare tempo onde rinforzare il proprio “baluardo” , e l’ “ armistizio” , cioè un qualunque tipo di accordo scritto e vincolante a certe reciproche condizioni immediatamente concesse, condizione richiesta dai russi per cessare il fuoco.
La differenza è enorme: le “tregue” infatti non risolvono nulla e hanno una valenza meramente tattica; gli “armistizi” invece “deescalano “ il conflitto e possono definire le condizioni della eventuale pace successiva che comunque non potrà essere quella di una “resa incondizionata”.
Ricordiamo infatti che mentre nel 1918 gli “imperi centrali” firmarono un armistizio, nel 1945 a Germania e Giappone fu imposta una “resa incondizionata”, mentre l’ Italia , che è fuuurba, invece firmò un armistizio…con clausole da resa incodizionata!
E anche l’ URSS nel 1989 firmò una specie di “ armistizio”, esattamente come quello che nel 1944 la Finlandia firmò con L’ URSS.
Quale è quindi la differenza tra “ resa incondizionata” è un “armistizio” ? Che nella prima il vincitore si prende tutto quello che vuole occupando l’ intero territorio nemico!
Senza questa “occupazione totale” lo Stato perdente rimane vivo e libero di tentare una revanche esattamente come fece la Francia nel 1914 o la Germania nel 1939 e, se vogliamo, starebbe tentando di fare la Russia adesso anche se in guerra ci è stata tirata controvoglia .
Gli “armistizi” quindi non portano necessariamente ad una “pace” ma portano comunque a lunghe “tregue” in cui i due contendenti si riconoscono legittimamente . Ad esempio la resa incodizionata del Giappone è stata solo agli americani che poi l’ hanno occupato. Con i russi il Giappone ha firmato solo un armistizio cui non è seguita alcuna pace; eppure i due stati si riconoscono reciprocamente, sebbene è sicuro che i giapponesi “ alla prima occasione “ proveranno a riprendersi quello che ancora ritengono proprio.
E tornando alla guerra NATO -Russia è appunto la “ deescalation” la cosa che più la Russia desidera e su cui è disposta a “ragionevoli” compromessi; ma è proprio la “ deescalation” ciò che “l’ occidente” non può dargli .
Questo perché , avendo questultimo dovuto creare una narrazione da “guerra esistenziale” , con la firma di un “armistizio” che dovesse comunque contenere le richieste russe, rifiutate dal “l’ occidente combinato “ prima dello SMO, esso risulterebbe “lo sconfitto”, con un contraccolpo geopolitico che spazzerebbe via le attuali elites occidentali.
L’avvento della nuova amministrazione Trump rappresenta(va) appunto una occasione di “ deescalare” scaricando tutto il costo di questo armistizio sulle spalle de l’€uropa; non c’ è dubbio che questa fosse l’ intenzione di Trump, perché avrebbe potuto mettere parte di questa “sconfitta” anche sulle spalle dei suoi nemici in patria.
Ma ovviamente sia questi che le elites europee loro clientes che ancora dominano la colonia €uropa non sono d’accordo; costoro stanno facendo di tutto per tenere la barra della politica americana sul progetto “guerra totale alla Russia” ed io non vedo proprio come Trump possa fronteggiare questa reazione laddove i suoi nemici faranno di tutto per definirlo un “perdente” se lui firmasse qualcosa che riconoscesse le ragioni russe.
Quindi, purtroppo, la guerra continuerà in modalità che si possono facilmente prevedere perché con queste premesse anche il “piano Colby “ salta e sia USA che Cina hanno interesse ad un appeasement quantomeno per tutto il tempo che la guerra in Ucraina durerà.
Questo spinge entrambi ad una “ tregua non dichiarata” nella quale entrambi hanno interesse a che la guerra rimanga confinata in Europa e che continui a lungo e a bassa intensità.
Perché quando crollerà la NATO-Ucraina per la NATO-€uropa verrà il momento delle decisioni fatali: rilanciare con una guerra diretta o sottoscrivere una “sconfitta strategica” ?
E’ ovvio che queste élites vogliano procrastinare questo “redde rationem” e che , paradossalmente e per lo stesso motivo, questo sia interesse anche della Russia che a questo tipo di guerra ormai ci si è accomodata.
In ogni caso però le €uroelites hanno bisogno di mantenere una continua psicosi di guerra , sia per impedire a Trump di prenderne le distanze, sia per portare avanti i loro progetti di compressione popolare attraverso l’ isteria di guerra.
Da qui il teatrino attuale con “la Russia ci invade!”
Purtroppo però c’ è in questo un aspetto che porterà questo teatro dal comico al tragico, perché, quando verrà il “redde rationem”, se in €uropa saranno al potere le attuali eélites, non vedo cosa potrebbe sostituirle per allora, esse sceglieranno comunque il rilancio.
Ed in questo particolarmente ottuse saranno le élites tedesche che de l’ €urolager sono state il volenteroso Kapò e che ora cominciano a sognare la propria piena trasformazione in un IV Reich da lanciare di nuovo alla conquista della Russia , per una “rivincita” al cui sostegno però stavolta i tedeschi godrebbero del pieno appoggio dei loro masters “anglosassoni”.
Quindi mi dispiace, ma per noi €urofessi confermo la mia solita diagnosi : “ andrà male prima di finire molto peggio”.
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NIMA ALKHORSHID: Ciao a tutti. Oggi è giovedì 4 settembre 2025 e i nostri amici Richard Wolf e Michael Hudson sono di nuovo con noi. Bentornati, Richard e Michael.
RICHARD WOLFF: Sono contento di essere qui.
NIMA ALKHORSHID: C’è stato un vertice in Cina, il vertice della SCO [Shanghai Cooperation Organization], che è stato enorme: India, Russia, Cina, riunite insieme. E c’erano le potenze regionali, l’Iran e altre potenze dell’Asia centrale, che parlavano con queste superpotenze.
Dall’altro lato, abbiamo avuto Armenia e Azerbaigian che ne hanno fatto parte, considerando i nuovi conflitti in quella regione. Curiosa la reazione di Donald Trump, che sta parlando degli Stati Uniti:
DONALD TRUMP (CLIP): […] gli Stati Uniti, tutto il mondo morirebbe. È vero. È così potente. È così grande. E io l’ho reso davvero grande nei primi quattro anni. Poi ha iniziato a degenerare con l’amministrazione Biden. Ma l’abbiamo portata a un livello che non avrei mai pensato potesse essere raggiunto così rapidamente. Siamo i più caldi, i migliori e i migliori dal punto di vista finanziario. Il denaro che arriva è così grande grazie alle tariffe e ad altre cose, ma grazie alle tariffe. Le tariffe ci fanno ottenere anche queste altre cose, e in più ci fanno ottenere grandi negoziatori. Ho risolto sette guerre, e molte di quelle guerre erano dovute al commercio […]
NIMA ALKHORSHID: A proposito, le tariffe sono state la ragione principale per cui l’India è stata in qualche modo spinta verso la Russia e la Cina nel vertice: dopo anni, l’India è andata al vertice, il vertice SCO. Vai avanti, Michael, con la tua opinione.
MICHAEL HUDSON: Beh, la cosa interessante è che non c’è stata quasi nessuna copertura da parte della stampa americana, e anche di quella europea, sul vero significato del vertice. La copertura del New York Times è probabilmente la peggiore. Ha dato l’impressione che l’intera Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e gli incontri a Tianjin e a Pechino servissero semplicemente a discutere del confronto con l’Occidente. A leggere la copertura qui, e sul Financial Times e altri, si potrebbe pensare che le riunioni fossero tutte incentrate sul tema “Come ci organizziamo per minacciare l’Occidente?
La parata militare, dipinta come una minaccia imminente per l’Occidente, è l’unica cosa di cui si parla. Ciò che viene tralasciato è il fatto che tutta questa attenzione alla parata militare serviva a ricordare al mondo l’80° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale in Asia; serviva a inquadrare l’intera discussione, che lo scopo – originario – dell’ordine economico postbellico progettato dagli strateghi americani era quello di porre fine al fascismo e introdurre un ordine mondiale equo basato sui principi delle Nazioni Unite.
Sia il Presidente Xi che il Presidente Putin e altri hanno continuato a fare riferimento ai principi delle Nazioni Unite di parità di trattamento e di non interferenza in altri Paesi. Si è parlato di come ristabilire questo ordine. E, ovviamente, riconoscono che questo ordine non può più includere l’Occidente. Il discorso di Putin, in particolare, ha sottolineato come gli Stati Uniti e l’Europa abbiano portato l’Occidente ad allontanarsi dai principi delle Nazioni Unite, dall’economia internazionale aperta, dal trattamento della nazione più favorita, dove si trattano le altre nazioni in modo uguale e si riconoscono le esigenze di sicurezza di tutti.
Così il capo della NATO, Mark Rutte, si è lamentato del fatto che Putin sta ricevendo troppa attenzione, il che significa che non dovremmo discutere nemmeno di ciò di cui stanno realmente parlando in Cina. Significava non discutere di quanto negli ultimi giorni abbiamo visto un punto di riferimento nell’introduzione di un nuovo ordine economico. E il Presidente Putin, quando gli è stato riferito, ha spiegato che [nella] conferenza stampa – ne ha tenuta una – il confronto non era affatto al centro dell’attenzione. I colloqui vertevano su come definire i dettagli del consolidamento delle relazioni tra i Paesi asiatici, i Paesi BRICS e gli stessi Paesi del Sud globale. Nei discorsi tenuti e nelle conferenze stampa non c’è stato alcun riferimento all’Occidente;
Si trattava di loro stessi e, nello specifico, di come l’Asia e i Paesi del Sud globale possono andare avanti per la loro strada, con un contatto e un’esposizione minimi all’Occidente? Non stanno cercando di attaccare l’Occidente. Stanno cercando di isolarsi e di liberarsi dal modello economico occidentale del Thatcherismo di Margaret, della finanziarizzazione e del neoliberismo che ha portato l’Occidente alla deindustrializzazione. Come possono i membri della SCO, i BRICS e i loro alleati del Sud globale creare un’economia di mercato socialista, sostanzialmente simile a quella cinese, che aumenti effettivamente il tenore di vita e la produttività, invece di deindustrializzarsi?
Quindi, non c’è alcuna minaccia di guerra, se non da parte della NATO. Ma non ci saranno nemmeno relazioni pacifiche. L’idea è come diventare indipendenti dalle relazioni con l’Occidente. E questo è ciò che non viene discusso qui. E questa spaccatura è meglio rappresentata dall’oleodotto “Power of Siberia 2”. Questa è stata la discussione più importante che ne è scaturita. Si trattava di gas che originariamente era stato pianificato per andare in Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1. Ebbene, tutto questo è finito. Ebbene, tutto questo è finito. Il gas siberiano andrà in Cina attraverso la Mongolia. E proprio come il gas russo ha alimentato l’industria europea in passato, ora farà lo stesso per la Cina, la Mongolia e altri Paesi che sono collegati ai loro reciproci gasdotti;
Ciò significa che l’Europa dovrà dipendere dalle esportazioni di gas naturale liquefatto degli Stati Uniti, da prezzi molto più alti e dal calo delle forniture del Mare del Nord dalla Norvegia. E l’enorme quantità di gas in Siberia trainerà la crescita cinese;
Si può vedere la furia che questo ha provocato in Europa. Ieri pomeriggio, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha definito Putin “forse il più grave criminale di guerra del nostro tempo”. Cosa ha detto: L’Unione Europea si sta rapidamente trasformando da un’unione economica in un blocco politico-militare – con decisioni e dichiarazioni quasi costantemente aggressive. Ed è così che il Presidente Putin ha descritto le parole di Merz, secondo cui i rapporti occidentali sono semplicemente bellicosi. E Putin ha detto: Non diamo per scontato che debbano comparire nuovi Stati dominanti. Tutti saranno su un piano di parità. In altre parole, nessun nuovo Stato dominante significa che non permetteremo più agli Stati Uniti e ai loro satelliti in Europa di governare il mondo, e certamente non di governare noi;
Ma c’è un riconoscimento del fatto che, sì, gli Stati Uniti possono gestire l’Europa, e probabilmente il Giappone e la Corea per il momento, ma tutti questi incontri sono stati: come possiamo non essere coinvolti in questo? E prima ha citato il Presidente Trump. Sui social media ha scritto: “Presidente Xi, la prego di dare i miei più calorosi saluti a Vladimir Putin e Kim Jong-un mentre cospirate contro gli Stati Uniti d’America”. Questo è stato il messaggio, il resoconto di tutto ciò che è accaduto. Non voglio dilungarmi troppo, ma voglio solo sottolineare che il contrasto tra il successo del consolidamento dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e il commercio e gli investimenti dei BRICS è un sistema economico diverso dalla destabilizzazione degli Stati Uniti, l’economia statunitense che è destabilizzante. E questo rende molto difficile… Il risultato degli incontri, credo, è che se il mondo si sta dividendo in questi due sistemi diversi, che effetto avrà sui Paesi che hanno cercato di avere un piede in entrambi i sistemi, come la Turchia?
All’inizio si pensava che l’India sarebbe stata la parte debole dei BRICS e che l’India stesse cercando di avere un piede nell’economia statunitense e l’altro piede il più possibile nei BRICS, ma in realtà rappresentava gli interessi neoliberali degli Stati Uniti all’interno dei BRICS. I dazi di Trump hanno cambiato tutto questo. Casualmente, appena una settimana prima dell’incontro, Trump non ha dato all’India altra scelta se non quella di scegliere il proprio futuro con i BRICS e di fare pace con la Cina: Questa terra di confine sull’Himalaya, dove non c’è un vero confine definito, non è affatto importante. Ciò che è importante è il nostro sviluppo a lungo termine. Per l’India, il commercio di petrolio e gas che abbiamo con la Russia, la raffinazione del petrolio russo e il suo ottenimento sono molto più importanti per la nostra economia, che si basa sull’energia e sull’elettricità prodotte dal petrolio. È molto più importante delle nostre esportazioni, principalmente di prodotti di lavoro manuale, verso gli Stati Uniti.
Putin [Trump] ha continuato a dire che l’India ha bisogno del mercato statunitense. Senza il mercato statunitense andrà in rovina. E il Presidente Modi ha detto chiaramente che non è affatto così. Sono quindi all’opera due dinamiche opposte: Da un lato, i BRICS e la maggioranza globale stanno cercando di isolarsi dagli Stati Uniti-NATO, non per attaccarli, non per essere rivali. Non si tratta di rivalità, perché stanno facendo cose completamente diverse. L’Europa sta militarizzando la propria economia e deindustrializzando il settore non industriale. L’Asia deve avere una copertura militare, ma sta cercando di portare avanti la diffusione del modello industriale cinese di successo a tutti gli altri Paesi del BRICS e di organizzare i trattati a cui stanno lavorando, di conseguenza, per consolidare le loro relazioni reciproche. Ed è proprio questo che sconvolge l’Occidente: il pensiero che altri Paesi non dipendano dal mercato statunitense o dall’Europa, ma possano andare avanti per la loro strada. È un sistema diverso, che sta avendo successo, mentre l’economia statunitense si sta riducendo e quella europea si sta disintegrando.
NIMA ALKHORSHID: Fai pure, Richard.
RICHARD WOLFF: Sì, vorrei aggiungere a quanto detto da Michael un po’ di storia e un po’ di attenzione ai BRICS;
Alla fine della Seconda guerra mondiale, George Kennan e altri sostennero che, dopo la sconfitta del fascismo, la fase successiva sarebbe stata quella del consolidamento dell’impero americano – non usò quel linguaggio ma, in effetti, si trattava di isolare o, nelle sue parole, “contenere” l’Unione Sovietica, che allora, nel suo cervello, comprendeva l’Europa orientale;
Ok. Perché parlo di questo? Perché la storia ci ha portato a una sorta di 180 gradi. Se dovessi riassumere quello che ho capito da questo vertice in Cina dello scorso fine settimana, sarebbe che rappresenta un programma di “contenimento” dell’Occidente e, soprattutto, degli Stati Uniti – di nuovo, non con queste parole, perché fanno di tutto, mi sembra, per non usare il linguaggio, perché il linguaggio conta. Non si definiscono coinvolti in un grande confronto militare. Non si descrivono come oggetto di una grande cospirazione. Non lo fanno;
Potreste apprezzare, come ho fatto io, quello che ha detto il signor Putin, quando gli è stato mostrato il filmato che ci hai appena mostrato, Nima, a proposito dei “miei saluti mentre cospirate contro gli Stati Uniti”. Quando gli è stato chiesto cosa ne pensasse, Putin ha fatto un gran sorriso e ha detto di apprezzare il senso dell’umorismo di Donald Trump. Che modo straordinario di diffondere, con l’umorismo e il ridicolo, l’intensità di tutto questo. Il linguaggio della casa calda ora diventa una barzelletta. Questo ci dice molto su quello che sta succedendo qui. Numero uno;
Numero due: I BRICS si trovano ora in una posizione molto comoda, e questo è ciò che mi ha mostrato il vertice. Per cinque anni, dal 2020 a oggi, il divario tra le dimensioni e la ricchezza economica dei BRICS rispetto a quella degli Stati Uniti o del G7 è diventato sempre più ampio. È un dato straordinariamente importante. Ci hanno raggiunto nel 2020 e ora ci stanno lasciando nello specchietto retrovisore mentre avanzano;
Ecco perché il punto di Michael è così importante. La loro funzione principale ora è quella di consolidare, organizzare, integrare ciò che hanno già, come voglio ricordarvi: I BRICS insieme sono più della metà della popolazione di questo pianeta, mentre il G7 è appena il 10% di questo pianeta, e questi numeri sono molto, molto difficili da superare. E se si sommano i cinque anni in cui uno dei due Paesi cresce più velocemente dell’altro, voglio ricordarvi che la Germania è in recessione, la Gran Bretagna è in crisi: La Germania è in recessione; la Gran Bretagna resiste a malapena; gli Stati Uniti stanno meglio di tutti perché hanno il 2,5%, la Cina il 5 [%] e l’India il 7%. Non c’è gara. Il tempo è stato dalla loro parte e lo diventa sempre di più mentre parlo. Ed è con questo che hanno avuto a che fare. Lo sanno bene. Lo sanno anche gli Stati Uniti. Lo sanno tutti.
Ma questo significa che non hanno bisogno e non vogliono il confronto militare. E non lo vogliono perché non ne hanno bisogno. Mentre l’Occidente lo vuole perché ne ha bisogno. Bisogna tenerlo a mente, altrimenti si fraintende la dinamica che sta avvenendo. E, a mio avviso, alla base c’è una situazione molto, molto pericolosa. E vorrei concludere i miei commenti con questo;
Gli Stati Uniti mantengono 700 basi militari (circa) in tutto il mondo. Russia e Cina non hanno nulla del genere. La Cina ne elenca una, e non so cosa elenchino i russi, ma è una cosa banale. Ok. Che cosa significa? Beh, le faccio un secondo esempio. Durante gli incontri a Pechino, l’unica cosa drammatica che gli Stati Uniti hanno fatto, e che il Presidente ha annunciato, è stata un’azione straordinaria: Un’imbarcazione, una piccola imbarcazione, con alcuni motori fuoribordo, si muoveva in acque distanti 1.000 miglia dagli Stati Uniti. Dalle immagini che ci sono state mostrate era chiaro che questa barca non aveva missili a bordo. Non avrebbe potuto sostenerli. Era troppo piccola. Si muoveva nelle acque tra il Venezuela e Trinidad, che è una distanza breve. Quei Paesi sono separati da dieci o dodici miglia d’acqua;
E gli Stati Uniti hanno compiuto un passo straordinario – dato che non si può sapere cosa c’è su un’imbarcazione senza un’ispezione ravvicinata – non hanno fermato l’imbarcazione. Non hanno arrestato le persone a bordo. Hanno fatto esplodere l’imbarcazione con un drone o un missile, uccidendo, secondo il governo statunitense, undici persone che si trovavano su quella barca. Cioè, gli Stati Uniti – e questo è stato annunciato dal Presidente nella sua conferenza stampa…
È stata annunciata senza arresto, senza processo, senza giuria, senza giudizio, e queste persone sono state giustiziate sommariamente;
Cosa stai facendo?
Tra l’altro, si tratta di acque internazionali dove il diritto internazionale globale lo vieta. Gli Stati Uniti non sono in guerra con il Venezuela. O se lo sono, nessuno lo ha dichiarato: né i venezuelani, né gli americani. Il Congresso non l’ha votato e il Presidente non l’ha detto. Ha annunciato che “noi” – chiunque fosse il “noi” reale – abbiamo fatto fuori un’imbarcazione di droga, come se sapesse a migliaia di chilometri di distanza cosa c’era in quell’imbarcazione, e dove stavano andando le persone nella barca, con quello che c’era nella barca. Dato che si trova a migliaia di chilometri di distanza, dato che ci sono molti Paesi tra quel luogo e gli Stati Uniti, quella barca poteva essere diretta in uno qualsiasi di essi, con Dio solo sa cosa dentro;
Che cosa state facendo? È un atto così oltraggioso, che sarà visto in tutto il mondo, che bisogna chiedersi: cosa ti spinge a farlo, e cosa ti spinge a far sì che il tuo presidente dica al mondo che lo stai facendo? L’unica risposta che mi viene in mente è che è molto importante, nel breve periodo, distogliere i titoli dei giornali dal caso [Jeffrey] Epstein, che minaccia il signor Trump. E nel lungo periodo, è una sottolineatura: l’azione militare è ciò a cui siamo ridotti.
E ora, infine, in Afghanistan, gli Stati Uniti hanno iniziato, se ho capito bene, a usare i droni; e molto notoriamente, nel corso di alcuni anni, hanno ascoltato le loro fonti di informazione e hanno usato i droni per assassinare gruppi di persone che spesso si sono rivelati essere un funerale, un matrimonio, una riunione di famiglia;
Ok, se continuate a farlo – ed è l’equivalente di ciò che è stato fatto con quella barca – state insegnando alla gente di chiunque lo facciate a essere profondamente arrabbiata, amareggiata e impaurita, perché per loro questa è una distruzione militare irrazionale. Se volete sapere, onestamente, perché la guerra in Afghanistan – che ha contrapposto gli Stati Uniti ai Talebani – è stata persa dagli Stati Uniti – perché ciò che governa l’Afghanistan oggi, amici, sono i Talebani – loro hanno vinto, noi abbiamo perso – e una delle ragioni è ciò che abbiamo fatto lì. E sembra che non abbiamo imparato la lezione;
Tutta l’America Latina può ora sedersi e chiedersi: Si può inviare una nave con qualsiasi cosa, ovunque – nel Mar dei Caraibi, per esempio – o si rischia il dispiacere degli Stati Uniti, che sono disposti a essere giuria, giudice, pubblico ministero e boia, tutto in una volta, istantaneamente, quando ovviamente non c’è alcuna minaccia imminente per nessun americano?
Stiamo assistendo a qualcosa che, di per sé, è piccolo, ma inserito nel suo contesto, non è piccolo. È un segno pericoloso di un affidamento all’azione militare perché nient’altro funziona più per affrontare il problema. L’India è persa per noi. Il Presidente, che suggerisce di essere un grande leader grazie alle sue tariffe – proprio mentre osserviamo i BRICS organizzarsi per consentire a decine di Paesi di ridurre o eliminare i danni che ritengono siano stati causati dalle tariffe – cinquanta miliardi o cento miliardi raccolti dalle tariffe sono una compensazione infantilmente inadeguata rispetto ai danni causati da ciò che ha fatto l’India e, infine, ciò che ogni Paese del mondo sta facendo ora, ogni azienda coinvolta nel commercio internazionale sta facendo ora: stanno rivalutando.
E questo vale anche per le aziende americane, sia per quelle situate all’estero che per quelle che si trovano qui negli Stati Uniti. Una strategia pratica di massimizzazione dei profitti richiede di adattarsi a un’economia mondiale in forte cambiamento. Nella maggior parte dei casi, il resto del mondo non ha imposto tariffe agli Stati Uniti, ma potrebbe farlo. E se l’evoluzione si sviluppa in determinate direzioni, lo farà. E dove si trova la propria attività, con chi si commercia, da chi si compra, a chi si vende, tutti stanno ricalcolando. E in questo ricalcolo, l’importanza relativa dell’Occidente si sta riducendo e l’importanza relativa delle persone che si sono incontrate a Pechino sta crescendo. E le uniche persone che lo ignoreranno sono quelle che si autodistruggono, piuttosto che massimizzare i profitti, come sostengono di essere. Stiamo quindi assistendo a un’economia mondiale in evoluzione e a un incontro a Pechino che sarà considerato una pietra miliare molto importante. Il signor Trump ha accelerato questi cambiamenti. Questo è tutto.
MICHAEL HUDSON: Voglio riprendere il discorso che lei stava facendo sull’attacco al Venezuela, la barca. Il Presidente Trump ha fornito il quadro del perché lo ha fatto. Ha detto esplicitamente: Questo è solo il primo attacco al Venezuela. È il colpo di apertura. Come sapete, nelle ultime settimane si è discusso dei piani degli Stati Uniti di invadere il Venezuela, perché effettivamente rappresenta una minaccia per gli Stati Uniti. E bisogna capire quale sia questa minaccia;
La minaccia è che il Venezuela ha un petrolio che non è più direttamente controllato dagli Stati Uniti. Il controllo dell’approvvigionamento petrolifero mondiale, perlomeno il controllo dell’approvvigionamento petrolifero dei Paesi satelliti occidentali, è una chiave per il controllo diplomatico americano delle loro economie, perché è questo controllo da parte delle otto [sette] sorelle – le grandi compagnie petrolifere americane, britanniche e olandesi insieme – che permette agli Stati Uniti di imporre sanzioni per dire: Se il vostro Paese non fa quello che vogliamo, per esempio, se non interrompe le relazioni commerciali e di investimento con la Russia, vi taglieremo il petrolio.
Quindi penso che si debba mettere l’attacco al Venezuela nello stesso contesto della distruzione americana di Nord Stream. Gli Stati Uniti hanno già dichiarato che Trump ha messo una taglia di 50 milioni di dollari su (chiunque riesca a uccidere) il presidente venezuelano Maduro. Questa non è esattamente la regola della Carta delle Nazioni Unite sul non interferire con gli affari interni di altri Paesi. Gli Stati Uniti si sono già accaparrati i beni del Venezuela; sono stati accaparrati i beni in oro che erano custoditi presso la Banca d’Inghilterra. Gli Stati Uniti si sono impossessati delle reti di distribuzione e di stazioni di servizio del Venezuela negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti vogliono il petrolio venezuelano perché è una quantità enorme di petrolio. E gli Stati Uniti mirano a controllare questo petrolio da un secolo;
Ecco perché le sue raffinerie non sono in Venezuela, ma a Trinidad, perché è una zona separata dal Venezuela. Gli Stati Uniti hanno sempre voluto avere la possibilità di fare pressione sul Venezuela dicendo: “Voi avete il petrolio, ma chi lo raffinerà? Beh, qui siete a dodici miglia di distanza, a Trinidad. Beh, è una cosa molto separata, e noi possiamo controllare Trinidad e avere il nostro controllo su di voi;
Pensate all’imminente attacco al Venezuela nello stesso quadro di riferimento in cui Trump ha detto: Dobbiamo invadere la Groenlandia per la nostra sicurezza nazionale. La Groenlandia ha materie prime che gli Stati Uniti vogliono. Ha [una] situazione geopolitica favorevole nel nord per controllare gran parte del commercio marittimo e l’intera arena artica. Questo è l’obiettivo;
Gli Stati Uniti vogliono effettivamente invadere il Venezuela e, a quanto pare, stanno preparando forze marine per un’invasione. Non sappiamo quante siano. Ci sono varie voci e rapporti in giro, ma abbastanza per dire che i piani ci sono tutti. E quando Trump dice che questo è solo il primo passo, non si tratta della barca. Non si tratta di traffico di droga. Se non vi piace un altro Paese, se non vi piace il socialismo, qual è la traduzione americana del socialismo? Spaccio di droga, terrorismo. Sono accusati di questo.
Ancora una volta, l’unica cosa di cui gli Stati Uniti non possono parlare, come sono costretti a fare, è l’imperialismo neocoloniale. Conquistare il Venezuela. Conquistare la Groenlandia. Proprio come l’Inghilterra, la Francia e la Germania hanno conquistato parte dell’Africa. All’improvviso, siamo tornati indietro nella storia di 150 anni.
Ebbene, ciò di cui non possono parlare – per tornare agli incontri della SCO e dei BRICS – è che ciò che i BRICS stanno facendo, ciò che la Cina ha fatto, nel creare un’economia mista – beh, chiamiamola economia di mercato socializzata. Questa era la dinamica originaria del capitalismo industriale, che cercava di razionalizzare la produzione, ridurre al minimo gli sprechi e i costi inutili imposti dalle classi di estrattori di rendite: i proprietari terrieri, i monopolisti, le banche che non svolgevano un ruolo produttivo nel finanziamento dell’industria;
Il problema è che l’America e l’Europa non seguono più la logica originale del XIX secolo del capitalismo industriale. Sono disposti a far esplodere il mondo se non possono controllarlo e dominare altri Paesi. Questo è il problema dell’attacco alla nave del Venezuela, che è stato mostrato più e più volte sulla rete televisiva, l’esplosione della nave. Quindi, forse il titolo di questa trasmissione dovrebbe essere: “Barbarie all’ultimo stadio”. Questo termine è stato usato in gran parte di Internet, compresi gli ospiti del tuo programma, Nima, come Alastair Crooke e altri. Si tratta di barbarie tardiva e della volontà di attaccare altri Paesi che gli Stati Uniti e la NATO non possono controllare;
Questo è il contesto in cui l’Asia, i BRICS e gli altri paesi si muovono per dire: guardiamo dove l’economia statunitense e quella europea hanno sbagliato. Come possiamo evitarlo (tra di loro)? Come possiamo creare scambi commerciali tra di noi, investimenti tra di noi e relazioni monetarie tra di noi che non portino al tipo di finanziarizzazione che ha distrutto le economie occidentali, che hanno fatto una lunga deviazione dal capitalismo industriale verso il capitalismo finanziario e la polarizzazione finanziaria, polarizzando le economie tra creditori e debitori e imponendo tutta una serie di servizi di debito, di rendite fondiarie, di monopoli crescenti? Questo è il modello occidentale. E quello che i BRICS stanno discutendo è: come possiamo evitare tutto questo?
E stanno reinventando la ruota che la Gran Bretagna, la Germania, la Francia e gli Stati Uniti hanno sviluppato nei loro decolli industriali all’inizio del XIX secolo.
Ecco, questo è ciò che non si può discutere. Così, invece di spiegarlo – dicendo: “Non siamo più in paesi capitalisti industriali, ci stiamo deindustrializzando, e quindi l’unico modo in cui possiamo controllare gli altri Paesi è quello di prenderli con la forza militare, che si tratti del petrolio venezuelano, o della Groenlandia, o delle terre rare dell’Ucraina” – li hanno semplicemente chiamati: “Sono spacciatori di droga, sono bellicosi, sono malvagi”. E questa demonizzazione di altri Paesi – come se i Paesi che non puoi controllare fossero spacciatori di droga, fossero etnicamente inferiori, se sono slavi e tu sei ucraino, o se sono ispanici e tu sei un governo americano, un repubblicano – tutta questa demonizzazione è per evitare di parlare di ciò che questa spaccatura del mondo, che stiamo vedendo prendere forma nell’ultima settimana, è in realtà.
RICHARD WOLFF: Volevo aggiungere perché c’è un dibattito in corso, che inizia riconoscendo – a mio avviso correttamente – che ci sono anche enormi differenze tra i membri dei BRICS.
È corretto. Si tratta di Paesi molto diversi tra loro: storie diverse, sistemi economici diversi, culture diverse. È una massa molto complicata ed eterogenea. Numero uno. In questo momento è messa insieme da un nemico comune. E ciò che non viene riconosciuto qui negli Stati Uniti è che gli Stati Uniti sono quel nemico. Ecco perché si ha questo risultato apparentemente perverso: gli Stati Uniti vogliono fare di tutto per respingere e negare i BRICS, e poi si trovano di fronte al fatto che sono il più importante riunitore di questa massa eterogenea;
È importante anche riconoscere che, poiché il mondo sta cambiando, anche il modo in cui pensiamo all’economia mondiale deve cambiare. Il XX secolo ha impostato la questione come se fosse una grande lotta storica tra il sistema capitalista e il sistema socialista: Stati Uniti, URSS, ecc. Le questioni sollevate dal capitalismo contro il socialismo sono ancora sul tavolo. Non sono state risolte, né in Occidente né in Oriente. Avranno il loro ruolo. In questo momento sono secondarie, perché la questione chiave che motiva gli attori e gli affari mondiali è la rottura tra il dominio dell’Occidente e l’ascesa dell’Oriente; il declino del G7 e l’ascesa dei BRICS;
Ed è perfettamente appropriato per noi pensare a questa dinamica, non perché essa sostituisca o renda in qualche modo non più rilevante la lotta tra capitalismo e socialismo. Quella lotta è lì. È proprio sotto la superficie e verrà in superficie. Lo fa già ora, ma continuerà, in un Paese o in un altro, in una regione o in un’altra, in un gruppo di operai in sciopero in una fabbrica di – riempire un qualsiasi spazio vuoto di – qualsiasi Paese ora nei BRICS. Non hanno superato queste contraddizioni. Alcuni dei loro entusiasti possono dirlo, ma è un’ingenuità;
Le persone che hanno effettuato la transizione dal feudalesimo al capitalismo, ad esempio in Francia, Robespierre, Danton, tutti loro, amavano parlare di libertà, uguaglianza, fratellanza e lotta dei popoli: Robespierre, Danton, tutti loro, amavano parlare di libertà, uguaglianza, fraternità e lotta dei popoli. Credevano che se aveste introdotto il capitalismo, avreste ottenuto libertà, uguaglianza, fraternità e – aggiungete il contributo della Rivoluzione americana – democrazia.
Il 19° secolo ha insegnato alla gente che il capitalismo è stato conquistato, e così è stato. Si è seppellito il feudalesimo, è vero. Ma ha ottenuto la libertà, l’uguaglianza, la fraternità e la democrazia? Niente affatto. E chi l’ha ribadito con più forza di tutti nel XIX secolo? Karl Marx. Questo è il suo contributo. Amava la libertà, l’uguaglianza, la fraternità, la democrazia, le rivoluzioni francese e americana. L’ha detto e ridetto. Ma diceva che il capitalismo è il suo stesso ostacolo alla realizzazione di tutto ciò. E questo è stato il suo altro grande contributo: Non è un problema esterno, è un problema interno;
Beh, abbiamo tutto il diritto di dire – e io sostengo – che i BRICS rappresentano una rottura immensamente importante nel capitalismo occidentale, sfidando tutte le persone che l’hanno guidato o, come dice Michael, sfidando l’intera logica e ideologia del capitalismo nel XIX secolo e nel XX. Quindi è oltremodo importante, ma non rimuove, né cancella, né si lascia alle spalle le altre questioni. Ci insegna solo che, mentre potevamo pensare che la questione nel XX secolo fosse capitalismo contro socialismo, stavano accadendo molte altre cose; e queste sono ora venute alla ribalta, allontanate, messe in secondo piano, quelle altre questioni; non sono risolte. In futuro ci dimostreranno che quelle questioni restano sul tavolo. E lo faranno in Cina e anche altrove.
MICHAEL HUDSON: Beh, Richard, hai ragione nel sottolineare cosa fossero i BRICS. I BRICS hanno una varietà di sistemi politici e ci sono forze neoliberali molto forti all’interno dei BRICS. Come affrontano questo problema?
Credo che la chiave di questi incontri sia che, sebbene nominalmente si tratti di incontri geopolitici che abbiamo visto in Cina, l’intero incontro è stato costruito intorno all’anniversario militare della fine della Seconda Guerra Mondiale. È stato collocato in una prospettiva militare per sottolineare quanto sia importante la lotta di oggi nel plasmare i prossimi ottant’anni;
Perché proprio come la promessa del capitalismo industriale – di portare più uguaglianza e aumentare gli standard di vita – ha finito per prendere la deviazione verso il capitalismo monopolistico e il capitalismo finanziario, gli accordi delle Nazioni Unite e l’intero ordine economico che è stato concepito nel 1944 e nel 1945, che ha creato l’ONU, il FMI e la Banca Mondiale, non hanno affatto mantenuto la loro promessa;
E credo che il discorso del Presidente Xi abbia proclamato in questo incontro che l’obiettivo è “un’iniziativa di governo globale”. Sta parlando di: Come possiamo creare governi globali che possano essere concordati di fronte a questi punti di forza neoliberali in alcuni Paesi, di fronte agli interessi di rendita post-industriali sopravvissuti, in molti dei Paesi BRICS e in molti dei Paesi del Sud globale – come possiamo affrontarli? L’unica cosa che potevano affrontare e che si sono proposti di fare è stata: Creiamo una serie di presupposti fondamentali per il commercio internazionale: la non interferenza, uno di questi; l’uguaglianza tra i diversi Paesi; non minacciare la sicurezza nazionale degli altri;
L’equa sovranità economica tra le nazioni era il vero obiettivo. Ebbene, come si può avere sovranità economica per i Paesi del Sud globale, ad esempio, quando hanno l’equivalente moderno di ciò che avevano la Gran Bretagna e l’Europa: la sopravvivenza del feudalesimo, la sopravvivenza della classe dei proprietari terrieri, la rendita fondiaria, la sopravvivenza dei monopolisti? Ebbene, ciò che i Paesi del Sud globale hanno come eredità, che è altrettanto grave del feudalesimo, è l’eredità della proprietà straniera delle loro risorse di materie prime;
Ciò che l’Europa – Inghilterra, Germania, Francia – cercava in Africa non era replicare se stessa, non diffondere il capitalismo industriale che ha segnato il decollo industriale dell’Europa, ma cercare la rendita. Hanno cercato di creare la loro economia di rendita, una camicia di forza come lo era il feudalesimo. Volevano il controllo, volevano la rendita delle risorse petrolifere, minerarie, i monopoli dei trasporti – come gli investimenti europei in canali e ferrovie – e altre infrastrutture di base. Fin dall’inizio, gli investimenti europei e poi americani nel Sud globale hanno assunto una forma completamente diversa da quella degli investimenti nell’Europa continentale e negli stessi Stati Uniti. Si trattava di ricerca di rendite.
Questa è l’eredità con cui i Paesi BRICS devono fare i conti, perché ha creato oligarchie clientelari in molti Paesi del Sud. Ebbene, questo era un problema che preoccupava, fino alla scorsa settimana, l’India. Dove si colloca la sorta di economia mista e di identità geopolitica mista dell’India? Beh, sono riusciti a risolverlo. Dovranno risolvere il problema, da lei sottolineato, dei diversi sistemi economici dei Paesi BRICS e del Sud globale;
L’unico modo in cui possono iniziare a farlo è dire: “Quello che possiamo concordare è la dedollarizzazione utilizzando le rispettive valute, non il dollaro”: Quello che possiamo concordare è la dedollarizzazione utilizzando le rispettive valute, non il dollaro. La Cina creerà, sarà il principale investitore, una banca internazionale e creerà relazioni commerciali. Questo deve essere l’inizio. Come si comportano gli uni con gli altri.
Prima di poter trattare – ora, come facciamo a trattare con le vostre economie nazionali – in modo che altri Paesi possano seguire lo stesso percorso della Cina nel mantenere il settore finanziario come un servizio di pubblica utilità, per creare denaro e credito ai fini degli investimenti di capitale e dei prestiti produttivi, invece delle acquisizioni aziendali predatorie, della leva finanziaria e della piramidalizzazione del debito che avete negli Stati Uniti? Questo è ciò che stanno cercando di fare. Credo che l’attenzione si concentri sulle relazioni geopolitiche internazionali prima di passare alle relazioni interne;
Mentre elaborano questa discussione geopolitica su, beh, come organizzeremo i mezzi di pagamento? Che cos’è un prestito produttivo? La strutturazione del commercio estero e degli investimenti ha il suo impulso nella trasformazione di queste economie interne per liberarsi dall’economia predatoria occidentale neoliberista, a caccia di rendite e finanziarizzata che avete qui.
NIMA ALKHORSHID: Richard, solo per aggiungere qualcosa a quanto detto da Michael: Negli ultimi tre anni, il dollaro statunitense ha perso circa il 107% del suo valore rispetto all’oro. Questo è, credo, il punto principale su cui Russia e Cina, e altri Paesi, stanno cercando di costruire la loro economia. L’obiettivo principale è costruire sul valore dell’oro. Continua, Richard. Vuoi aggiungere qualcosa?
RICHARD WOLFF: Sì, anche io personalmente sto esaurendo il tempo a mia disposizione, ma vorrei solo aggiungere un piccolo punto. Penso che vedremo ciò che Michael ha appena accennato. Vedremo – e tutto il mondo lo vedrà – come la Cina e i BRICS gestiranno in modo diverso i problemi economici che tutto il mondo deve affrontare. Lo vedranno, passo dopo passo, sia per quanto riguarda l’attenzione al clima – quanta parte del vostro sviluppo economico sarà determinata dal prendere sul serio le questioni climatiche, rispetto a non farlo? È già evidente. Quanta parte del vostro lavoro sarà incentrata nel fare in modo che la disuguaglianza di ricchezza e di reddito smetta di aumentare e cominci a diminuire, in modo tangenziale, adottando misure deliberate? E ci saranno delle prove;
E l’ultimo, che credo sia quello che potrebbe fare la differenza, è come integrare l’intelligenza artificiale. In Occidente è una minaccia per l’occupazione. Il motivo è che i capitalisti usano l’IA – se la usano, se la installano – perché possono licenziare i lavoratori e sostituirli con l’IA. Se avete cento lavoratori che svolgono un compito e l’IA permette a tutti loro di fare un po’ di più, potete licenziarne cinquanta e questi potranno fare quanto i restanti, che prima ne impiegavano cento. Ok? E lo vedrete. Ecco perché l’allarmismo e l’ansia per l’occupazione.
Ma naturalmente c’è un’opzione. Se l’intelligenza artificiale vi rende doppiamente produttivi, come nel mio esempio, l’alternativa è che tutti mantengano il loro lavoro ma lavorino quattro ore al giorno, non otto. Allora si ottiene la stessa produzione, gli stessi numeri, lo stesso profitto. È tutto uguale, ma l’IA è stata usata per migliorare il tempo libero della maggioranza, la classe operaia;
Ok, questi sono i due poli. Licenziate metà dei lavoratori, oppure teneteli tutti e date loro un lavoro a metà tempo, pagandoli allo stesso modo, perché tutti i conti tornano. I profitti sono gli stessi, le uscite le stesse, le entrate le stesse e i salari gli stessi. Metà lavoro, stesso salario. I lavoratori ne sarebbero entusiasti;
Questi sono i due poli. Si può fare qualsiasi cosa nel mezzo. Questa sarà una decisione che probabilmente prenderanno sempre più Paesi. E separerà coloro che sono, in generale, seri riguardo ai vecchi obiettivi socialisti, da coloro che non lo sono. E questo diventerà un tema di contesa in ogni economia;
È questo che intendo quando dico che non abbiamo lasciato il mondo del capitalismo contro il socialismo. In realtà siamo più vicini a farne una lotta reale – sul campo, ogni giorno – di quanto non lo fossimo. Solo che non lo capivamo. Pensavamo che la lotta fosse X, ma in realtà è Y. Ecco come penso che dovremmo pensare al significato dell’intero movimento dei BRICS.
Tuttavia, mi dispiace. Ho un’altra cosa da fare. Vi auguro ogni bene e sarò pronto a partire giovedì prossimo senza limiti.
NIMA ALKHORSHID: Sì, grazie, Richard. Ci vediamo presto. Michael?
MICHAEL HUDSON: Beh, credo che Richard abbia centrato il punto: sì, è uno scontro, ma non tanto tra socialismo e capitalismo, perché cosa significa capitalismo? In realtà è tra socialismo e capitalismo finanziario perché, alla fine del XIX secolo, tutti gli scrittori delle economie capitaliste credevano che la traiettoria del capitalismo industriale sarebbe stata verso un’economia mista, e tutti usavano la parola socialismo. Come abbiamo detto, il termine aveva un significato diverso per le diverse persone. C’erano molti tipi di socialismo: il socialismo anarchico, il socialismo libertario, il socialismo di mutuo soccorso, il socialismo cristiano, il socialismo di John Stuart Mill… tassare i proprietari terrieri, in sostanza, è il denominatore comune dell’economia classica;
E il socialismo era previsto come parte della dinamica del capitalismo industriale stesso. Tutto questo è finito dopo la Prima Guerra Mondiale. Si può guardare alla SCO, ai BRICS e ai Paesi del Sud globale; si può guardare a ciò che è successo nell’ultima settimana come a una ripresa dell’idea di un’economia di mercato – un’economia capitalista di Stato, un’economia mista, come quella cinese, e come Lenin ha descritto nella sua Nuova Politica Economica del 1921 – si avrà sempre bisogno di una sorta di economia mista.
Inoltre, è necessario un sistema fiscale, un’uniformità fiscale tra i Paesi che effettuano scambi e investimenti, in modo che il sistema fiscale si basi sulla tassazione della rendita economica, cioè del reddito non guadagnato: rendita fondiaria, rendita di monopolio, rendita delle risorse naturali e speculazione finanziaria, mantenendo… E ci sarà sempre una sorta di rendita perché le località hanno una posizione migliore. Ci sarà sempre un monopolio naturale sotto forma di infrastrutture pubbliche di base: trasporti, comunicazioni, sanità e istruzione. Questi settori potenzialmente in grado di estrarre rendite saranno mantenuti nel dominio pubblico, grazie alla finanza. E fino a quando la finanza verrà utilizzata, insieme al sistema fiscale, per plasmare il funzionamento delle economie, le discussioni, le argomentazioni e la teoria dello sviluppo economico, per le prossime generazioni, saranno tutte incentrate su questo.
È proprio questo che non viene discusso in Occidente. Ma se ne parla in Cina e tra i Paesi che si sono appena riuniti a Pechino. Quindi, penso che possiamo considerare questo come un’occasione per mettere in scena, da un lato, le linee positive che l’Asia sta prendendo, e per attirare tutti i Paesi del Sud globale che vogliono unirsi, anche se ciò significa allontanarsi dalle loro oligarchie di clienti acquisiti e dai loro interessi di rendita che l’Occidente ha messo al potere per tutto questo. E questo è, ovviamente, ciò che rappresenta l’intera lotta americana contro il Venezuela, che ha cercato di avere una rivoluzione socialista con l’America che dice: Renderemo il socialismo così costoso per voi in termini di spese militari e di sabotaggio delle vostre economie, in modo da poter dire che il socialismo è un fallimento perché siamo in grado di distruggere le economie socialiste.
Ebbene, i Paesi BRICS, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, hanno detto: Non potrete fare alle nostre economie quello che avete appena fatto al Venezuela e che minacciate di fare alla Groenlandia. Ci isoleremo da voi. Non combatteremo con voi. Ci difenderemo se ci attaccherete, come state facendo con la Russia in Ucraina. Se ci attaccherete a causa del percorso che stiamo seguendo, allora, ovviamente, ci sarà uno scontro. Non vogliamo combattere. Non vogliamo avere nulla a che fare con voi. Siete un sistema diverso. Siete una barbarie all’ultimo stadio. E noi andiamo per la nostra strada. Credo che questo sia ciò che sta plasmando la prossima generazione a livello globale.
NIMA ALKHORSHID: Grazie mille, Michael, per essere qui con noi oggi.
MICHAEL HUDSON: Grazie per avermi invitato, Nima. Era la discussione giusta da fare in questo momento.
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Beh, ce lo aspettavamo tutti.
La campagna coordinata per accusare la Russia di varie violazioni transfrontaliere, iniziata con il fiasco dei “droni” polacchi la scorsa settimana, ha raggiunto nuovi vertici. Oggi, l’Estonia ha accusato i MiG-31 russi di aver violato il suo “spazio aereo” per dodici minuti, come spiega di seguito il Primo Ministro Kristen Michal:
Praticamente nello stesso momento, la guardia di frontiera polacca ha affermato che i jet russi hanno sorvolato in modo aggressivo le loro piattaforme petrolifere nel Mar Baltico:
Mentre ieri la Russia è stata accusata di aver fatto volare dei droni sopra gli edifici amministrativi del governo polacco, in seguito la responsabilità è ricaduta su due giovani bielorussi:
Anche Zelensky ha fatto del suo meglio per alimentare la situazione con ulteriori esagerazioni:
Gli eventi presentano i segni rivelatori di un’operazione sotto falsa bandiera coordinata perché, ancora una volta, al momento giusto, è stato invocato per la seconda volta in una settimana l’articolo 4 della NATO:
L’Estonia ha richiesto consultazioni alla NATO ai sensi dell’Articolo 4 dopo che i jet russi MiG-31 hanno violato il suo spazio aereo. “Una violazione del genere è del tutto inaccettabile”, ha dichiarato il Primo Ministro Kristen Michal.
Certo, non possiamo dirlo con assoluta certezza: forse la Russia sta davvero cercando di testare le “difese” della NATO o semplicemente di sollecitare una reazione da parte dell’avversario, magari anche come messaggio per fermare le provocazioni al confine russo. Ma sembra certamente trattarsi di una campagna informativa concertata, soprattutto considerando che la bufala della scorsa settimana è già stata smentita, con le stesse autorità polacche che hanno ammesso che il “drone” che avrebbe colpito un’abitazione polacca era in realtà un missile antiaereo lanciato da un F-16:
Lunedì, il quotidiano polacco Rzeczpospolita, citando fonti anonime dell’esercito, ha riferito che un missile aria-aria polacco AIM-120 AMRAAM, lanciato da un caccia F-16, era caduto sulla casa. Il missile, il cui valore secondo gli esperti militari era stimato in 850.000 euro, presentava un difetto nel sistema di guida. Tuttavia, un altro sistema di disinnesco della testata ha funzionato perfettamente, impedendo l’esplosione. Il missile metallico ha perforato il tetto ed è caduto in una stanza al piano superiore. Nessuno è rimasto ferito nell’impatto.
Anche il senatore polacco Marcin Bosacki lo ha ammesso, ma ha comunque dato la colpa alla Russia, dato che la Polonia non avrebbe dovuto lanciare missili se i droni di polistirolo “russi” non fossero entrati nel territorio polacco:
Ora, gli ultimi “incidenti” estoni e polacchi mirano a galvanizzare il sostegno militare della NATO, aumentando al contempo le tensioni per giustificare ulteriori azioni militari “concrete” contro la Russia, anche se di piccola entità, purché riescano gradualmente a creare slancio verso una data inevitabilità.
Ad esempio, dopo l’incidente della scorsa settimana, altri voli AWAC della NATO sono stati posizionati ai confini polacchi, con la cosiddetta “no fly zone”, mentre sia la Polonia che i Paesi Baltici hanno messo in atto alcune spettacolari manovre di confine con le loro guardie e truppe militari. Tutto ciò fa parte del piano di “lento costrizione” per incanalare gli eventi verso eventualità tanto necessarie, per culminare in una sorta di scontro armato con la Russia, in modo che le élite che spingono alla guerra possano finalmente raggiungere il loro obiettivo a lungo agognato.
Ricordiamo, tra l’altro, che ci era stato detto che l’Estonia, a differenza della Polonia, avrebbe reagito coraggiosamente a qualsiasi provocazione russa con immediati attacchi missilistici balistici su Mosca:
A quanto pare, essere “coraggiosi” è molto più facile su internet che nella vita reale, dove le conseguenze sono concrete. A quanto pare, Arseland riconsidererà la sua fiducia nel coraggio della NATO:
Zelensky, a modo suo, ha preso in giro la Polonia con la seguente affermazione:
Zelensky: Se la Polonia dovesse affrontare un attacco massiccio, non sarebbe in grado di salvare la sua popolazione. Noi abbiamo ricevuto 810 droni lanciati contro di noi e ne abbiamo abbattuti 700. Loro ne hanno avuti 19, ne hanno abbattuti 4. E non hanno nemmeno dovuto affrontare i missili.
Beh, ha ragione.
L’Euro-cabala è costretta a ricorrere a tali azioni disperate perché tutti i suoi piani, anche i più ben congegnati, sono andati a monte. Abbiamo parlato di recente di come Trump abbia ingannato l’Europa con il suo bluff, e ora vediamo che si è trattato di una mossa vincente perché, a quanto pare, gli europei non sono riusciti a trovare la solidarietà necessaria per soddisfare le condizioni di Trump, necessarie affinché gli Stati Uniti sanzionassero ulteriormente la Russia:
L’UE non potrà rinunciare alle risorse energetiche russe nonostante le pressioni di Trump — Politico
Per l’Unione Europea, soddisfare queste condizioni è estremamente difficile.
Ungheria e Slovacchia insistono nel mantenere l’accesso al petrolio russo; Budapest e Bratislava stanno aumentando i volumi di acquisto anziché ridurli.
Un compito ancora più arduo è l’abbandono completo del petrolio russo da parte di tutti i paesi della NATO, sottolinea la pubblicazione.
“La Turchia, alleato chiave dell’alleanza che controlla l’accesso al Mar Nero, si è rifiutata di sostenere le restrizioni commerciali occidentali con la Russia. Nel 2023, Ankara ha ricevuto il 41% del suo gas e il 57% del suo petrolio dalla Russia. Per cambiare la posizione del presidente turco Erdogan, Trump dovrà esercitare forti pressioni, considerando la crisi economica e l’aumento dei prezzi dell’energia nella stessa Turchia”, si legge nella pubblicazione.
In precedenza, Trump aveva dichiarato di essere pronto a imporre sanzioni alla Russia solo se tutti i paesi della NATO avessero smesso di acquistare petrolio russo.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dovrà affrontare due distinti voti di sfiducia al Parlamento europeo all’inizio di ottobre, ha riferito martedì Politico, citando un’e-mail interna della presidente dell’assemblea legislativa, Roberta Metsola.
Nel frattempo, mentre gli eurocrati fanno tutto ciò che è in loro potere per sostenere Zelensky e l’Ucraina con operazioni psicologiche e campagne informative, il resto del mondo vede sempre più chiaramente il futuro segnato.
L’ex ufficiale militare tedesco Roland Kater ha affermato che l’Ucraina non è in grado di vincere la guerra sul campo di battaglia e che la sua situazione sta diventando “estremamente critica”. Secondo lui, la Russia ha una netta superiorità sia aerea che terrestre.
Una situazione difficile si sta delineando nei pressi di Pokrovsk, dove sono concentrati oltre 100.000 soldati russi. L’ex generale prevede che un’offensiva su vasta scala potrebbe aver luogo prima dell’inizio della stagione delle piogge a novembre.
Ora, la scorsa settimana, le forze russe hanno nuovamente accelerato le conquiste territoriali su diversi fronti. Persino la sempre accanita Sky News ha finalmente ammesso che “la difesa di Pokrovsk potrebbe presto giungere al termine”:
La situazione sta peggiorando, afferma la dottoressa Marina Miron, esperta del dipartimento di studi sulla difesa del King’s College di Londra.
Ha citato notizie secondo cui le forze russe controllano tutte le rotte di rifornimento e hanno “creato una zona di uccisione” utilizzando droni, rendendo molto difficile per l’Ucraina rifornire le sue truppe in quella zona.
Anche loro ammettono che la Russia sta ora adottando un approccio avverso alle vittime, come dimostrano le varie statistiche recenti che mostrano come le vittime russe stiano scendendo ai minimi storici:
“Non vogliono prendere d’assalto la città perché è troppo difficile e richiede troppa manodopera, supponendo molte perdite.” Invece, stanno cercando di circondarla completamente, ha aggiunto.
Ciò riflette un “approccio cambiato”, afferma il dott. Miron, in cui l’esercito russo sembra favorire operazioni di accerchiamento più lente piuttosto che le ondate di assalto con un alto numero di vittime con cui sono state conquistate località come Bakhmut.
I cartografi come Suriyak hanno fatto sì che le forze russe penetrassero in più sezioni della città stessa, in un certo senso in contrasto con le affermazioni di cui sopra, che affermavano che non ci sarebbero stati attacchi frontali:
Tuttavia, si tratta per lo più di operazioni lente e graduali, piuttosto che di veri e propri assalti, anche se alla fine ottengono lo stesso risultato, ovvero conquistare punti d’appoggio nella città vera e propria.
Poco a sud-ovest di Pokrovsk, le forze russe hanno conquistato il territorio attorno a Novopavlovka, comprimendolo lentamente in un altro calderone per rivaleggiare con gli altri:
Lungo tutto il fronte di Zaporozhye, le forze russe fecero questa sorprendente irruzione da Plavni nell’insediamento settentrionale di Primorsk, oltre ad addentrarsi leggermente in Stepnogorsk, che avevano appena iniziato ad assaltare:
Una delle più grandi e importanti avanzate avvenne lungo la linea Seversk e Serebrjansky. Il Ministero della Difesa russo annunciò la completa conquista della foresta di Serebrjansky, a lungo contesa, appena a nord di Seversk, oltre il fiume Seversky Donec, dove la 25ª Armata russa riuscì finalmente a respingere i “difensori” ucraini dopo tre lunghi anni di aspri combattimenti:
Ma ancora più importante fu il fatto che le forze russe iniziarono ad assaltare Yampol, cerchiata in giallo sopra. Ecco una vista più ravvicinata: l’area leggermente ombreggiata rappresenta le presunte conquiste, sebbene i contorni esatti non siano ancora stati completamente concordati:
Ciò è importante perché la cattura di Yampol porterebbe le forze russe a pochi chilometri da Krasny Lyman, una città chiave che funge da porta d’accesso a Slavyansk:
Poco più a nord, le forze russe ebbero ancora più successo, conquistando gran parte di Shandrygolove, che già tagliava le strade principali da Krasny Lyman a nord:
Più a nord, ci sono opinioni contrastanti su quanto le truppe russe siano arrivate al centro di Kupyansk, con alcune mappe che mostrano profonde brecce:
Kupyansk è diventata così critica che si dice che siano stati inviati lì rinforzi, tra cui la brigata Azov, il che inevitabilmente indebolirà gli altri fronti da cui provengono:
– Dal lato ucraino, si segnala che il 3° Bgd d’assalto (Azov) è stato inviato di corsa a Kupyansk…alcuni elementi della brigata hanno apparentemente iniziato ad arrivare dal 13 settembre
A proposito, si dice che il comandante delle forze russe a Kupyansk sia l’ex ufficiale ucraino Sergey Storozhenko, che si scontrerà con l’ex ufficiale russo Oleksandr Syrsky:
L’offensiva russa su Kupyansk, nella regione di Kharkov, è comandata dall’ex ufficiale delle forze armate ucraine Sergey Storozhenko, passato alla parte russa nel 2014.
Lo afferma un articolo della BBC.
Storozhenko è originario della regione di Kharkov. Ha studiato presso la facoltà di intelligence dell’Istituto delle Forze Terrestri di Kiev. Ha poi iniziato il servizio nella 36a Brigata di Difesa Costiera della Marina ucraina, dove è passato dal grado di comandante di compagnia a quello di comandante di brigata. È stato anche vice comandante del contingente ucraino in Kosovo nell’ambito delle forze della KFOR.
Secondo l’articolo, Storoženko passò alla parte russa dopo l’annessione della Crimea nel 2014. Secondo una fonte della BBC con accesso a database di dati personali, una settimana dopo il “referendum” sullo status russo della penisola, Storoženko ricevette un passaporto russo. Successivamente, nella Crimea annessa, guidò la neonata 126ª Brigata della Guardia Costiera.
“Credo che nel 2014 gli abbiano fatto un’offerta che non poteva rifiutare.
Solo un altro esempio di una lunga serie di impollinazioni incrociate tra gli eserciti ucraino e russo, dove gli ucraini alla guida dei russi combattono contro i russi alla guida degli ucraini. Solo poche settimane fa è stato riportato come Syrsky abbia recentemente inviato denaro a Mosca per il padre malato, incluso un biglietto al medico russo per prendersi cura di suo padre.
Un importante analista ucraino ha deriso le affermazioni secondo cui i progressi russi sarebbero diminuiti, in un articolo che fornisce anche buoni aggiornamenti su questi fronti dal punto di vista ucraino. Ha anche confutato le affermazioni secondo cui la Russia avrebbe subito ingenti perdite di personale, sostenendo che in realtà è il contrario :
Una riduzione dell’attività offensiva russa e una minore velocità di conquista del territorio non devono trarre in inganno.
Qualche giorno fa ho letto articoli secondo cui “la Russia ha gentilmente cancellato le sue risorse umane durante l’estate”.
No, gente. Non l’hanno cancellato. Al contrario, l’hanno aumentato.
Questi contratti con ingenti guadagni funzionano e consentono al nemico di formare nuove formazioni di truppe delle dimensioni di una divisione.
L’occupante sta ancora conducendo un riordino strategico per concentrarsi su Donetsk e Zaporizhia, nonché nella regione di Kharkiv.
Questa situazione si è protratta in parte a causa delle esercitazioni “West-2025”, in seguito alle quali una gran parte delle forze di occupazione si è spostata verso est e sud-est all’interno del nostro Paese.
Ottobre e novembre non saranno mesi “divertenti”; né ci saranno avanzamenti giornalieri di 5-15 kmq. — anzi, il ritmo potrebbe aumentare.
È comodo dire che ogni nemico che si riorganizza è come se “avesse cancellato le sue risorse”, “si fosse impantanato nelle battaglie” e così via.
Ma non sarà così, e i prossimi mesi lo dimostreranno ancora una volta.
Dovremmo aspettarci duri combattimenti per Pokrovsk e Myrnohrad, per Konstakhivka e Kupiansk, per Orikhiv e Huliaipole, per Siversk e Lyman, per Novopavlivka e Mezheva.
Alcuni di questi combattimenti potrebbero estendersi alla primavera-estate del 2026, periodo per il quale gli occupanti si stanno già preparando: continuano a formare nuove unità e a preparare le riserve.
Tutto questo accade mentre il sostegno della retroguardia al fronte è notevolmente diminuito e un terzo della popolazione sogna ancora la capitolazione in nome di un “accordo”.
Adesso, Kupiansk.
Dopo lo sfondamento del tubo a Radkivka e la conquista della foresta vicino al villaggio, il nemico acquisì la capacità di accumulare grandi numeri.
Attraverso il condotto il nemico è avanzato per oltre 10 km. In teoria, i punti di ingresso e di uscita possono essere controllati, ma è piuttosto difficile.
A causa della distanza tra l’entrata e l’uscita, questa è fondamentalmente diversa da Avdiivka o Sudzha.
A proposito, il fatto che ora abbiano iniziato a mettere il filo spinato direttamente nei tubi… direi che è una decisione discutibile.
Non esiste ostacolo migliore di un tubo esploso con barriere di cemento al suo posto che andrebbero minate.
Ora il nemico si è accumulato in quantità sufficiente sia a Radkivka sia nella foresta tra questa e Kupiansk.
La lotta per Kupiansk è ormai iniziata. In alcuni punti il nemico è riuscito a stabilire delle posizioni, quindi probabilmente non è più una questione di liberare la città.
Vorrei già sollevare la questione della sicurezza e dell’opportunità di mantenere la nostra guarnigione sulla riva sinistra dell’Oskil.
Lì avremmo potuto solo contenere il nemico a Kivsharivka per lunghi mesi. Ma la situazione ora è cambiata, purtroppo.
Posta ucraina
È interessante notare come egli sottolinei le affermazioni di rallentamento dell’avanzata russa. Un manifesto della Seconda Guerra Mondiale evidenzia quanto possano essere fuorvianti tali affermazioni, in cui l’avanzata alleata attraverso l’Italia dell’Asse veniva derisa a un ritmo tale da raggiungere Berlino entro il 1952:
Degno di nota è stato anche il suo accenno a un rafforzamento delle forze a Zaporozhye. Diversi canali hanno segnalato che unità russe con un nuovo simbolo tattico sono state viste spedite al fronte di Zaporozhye, il che indicherebbe l’apertura di una nuova operazione o di un nuovo fronte:
Il nemico osserva con ansia le colonne dell’esercito russo con un nuovo segnale tattico che arrivano al fronte di Zaporizhia
▪️Nella zona di Berdyansk sono state avvistate colonne di camion delle Forze armate russe con un nuovo cartello tattico mai visto prima, scrivono i propagandisti militari ucraini.
➖”I russi continuano a trasferire ulteriori forze nella direzione di Zaporizhia per rafforzare le azioni offensive.”
La distinzione tra offensiva estiva e offensiva autunnale russa è pura teoria, considerando come i russi sembrino evitare una singola battaglia decisiva e mantengano una pressione offensiva costante. I loro numeri di reclutamento non mostrano (ancora) segni di una fine di questa dinamica.
Sebbene il numero di attacchi sia diminuito, l’evoluzione della situazione nell’area di Lyman e al confine con Dnipropetrovsk dimostra che la Russia sta ancora creando seri problemi all’Ucraina, nonostante una sorta di pausa operativa. La Russia è anche pronta ad aumentare nuovamente la pressione a Pokrovsk.
Considerando tutto ciò, non vedo una situazione in cui il potenziale offensivo russo verrebbe sfruttato quest’anno. Allo stesso tempo, è chiaro che la Russia non è riuscita a raggiungere un chiaro successo operativo durante la campagna estiva.
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Nel frattempo, si è verificato un altro scambio di corpi: la Russia ha restituito all’Ucraina 1.000 cadaveri, ricevendone in cambio solo 24:
18.09.25 Scambio dei defunti
Il 18 settembre si è svolto un altro scambio di salme tra Russia e Ucraina nella zona delle operazioni militari speciali. L’Ucraina ha ricevuto le salme di 1.000 soldati deceduti, la Russia di 24.
Calendario dello scambio delle salme per gli anni 2023-2025. In totale, durante questo periodo, la Russia ha consegnato 16.850 salme di militari ucraini deceduti, l’Ucraina 1.548.
Anche MediaZona segnala un costante calo delle perdite russe quest’anno:
Non c’è da stupirsi quindi che Putin abbia annunciato che la Russia ha ora oltre 700.000 soldati, e che la loro presenza in prima linea in Ucraina è in aumento:
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NIMA ALKHORSHID: Ciao a tutti, oggi è giovedì 11 settembre 2025 e i nostri amici Michael Hudson e Richard Wolff sono di nuovo con noi. Bentornati.
RICHARD WOLFF: Sono contento di essere qui.
NIMA ALKHORSHID: Richard, cominciamo con quello che è successo negli Stati Uniti, che in qualche modo è stato scioccante. Charlie Kirk è stato ucciso con un colpo di pistola mentre parlava nel campus universitario dello Utah, se non sbaglio, parlando a un pubblico. E il Presidente degli Stati Uniti è uscito allo scoperto dando la colpa all’estrema sinistra;
Secondo lei, oggi negli Stati Uniti si cerca di inquadrare ciò che sta accadendo – la violenza – e di dare la colpa alla sinistra, alla destra e a tutto il resto. Cosa ne pensa?
RICHARD WOLFF: Il mio punto di vista è che la difficoltà fondamentale degli Stati Uniti oggi è un sistema capitalistico in declino. L’impero è a pezzi. Esiste a malapena. L’economia interna – ieri Jamie Diamond, il capo della più grande banca degli Stati Uniti, ha rilasciato un’intervista (in realtà due o tre) e ha parlato dell’indebolimento dell’economia statunitense. Ora, parla sempre come se fosse uno spettatore, piuttosto che uno dei responsabili. È carino. Si spera che nessuno si faccia ingannare. Ma eccolo lì, ad ammettere ciò che gli altri hanno paura di ammettere, ma fingendo di essere uno spettatore;
Il signor Trump finge in modo diverso, ma ha a che fare con lo stesso indebolimento dell’economia, con lo stesso impero in via di estinzione e con lo stesso capitalismo in crisi. Ma la specialità del signor Trump – e questo risale alla prima volta che è diventato un personaggio pubblico serio, se ricordate, scendendo da quella scala mobile da qualche parte a New York e spiegando al mondo che i problemi che abbiamo sono dovuti agli immigrati messicani, che poi ha calunniato – il signor Trump è specializzato, come spesso fanno i leader negli imperi in declino, nel trovare capri espiatori. I messicani sono capri espiatori. I cinesi sono capri espiatori. E anche la sinistra americana, che lui capisce bene come capisce tutto il resto, cioè per niente, ora sarà un capro espiatorio;
Quando non si riesce a risolvere un problema, si dà la colpa a qualcuno, per distogliere l’attenzione dalla propria incapacità di risolverlo. Il signor Trump ci ha detto che avrebbe posto fine alla guerra in Ucraina, nel giro di pochi giorni o settimane. Falso. Avrebbe posto fine alla guerra a Gaza in breve tempo. Falso. È entrato in guerra in Iran, una guerra che non c’era quando è diventato presidente, e si sta preparando, evidentemente, a fare lo stesso con il Venezuela. Quest’uomo sta trovando persone in tutto il mondo da incolpare. Voglio ricordare – è un parallelo che prenderei sul serio – che la Germania, negli anni precedenti a Hitler, ha dovuto affrontare la perdita del suo impero. Questo si è realizzato nella prima guerra mondiale, quando l’impero tedesco in Africa e in Asia è stato letteralmente portato via dalla parte vincitrice della prima guerra mondiale;
Nel 1923 si verificò la peggiore inflazione della storia moderna che spazzò via l’intera classe media. Tutti i loro risparmi, accumulati nel corso del XIX secolo, andarono persi. Alla fine del 1923, tutti i risparmi erano a malapena sufficienti per comprare un etto di burro al negozio locale. E poi nel 1929, come tutti sappiamo, arrivò la Grande Depressione. Così, in pochissimi anni, dal 1918 al 1933 o, se preferite, al 1929, la classe operaia tedesca fu davvero colpita. E, disperata, si rivolse a un leader che prometteva loro: “Sistemerò tutto subito”, ed ecco i capri espiatori: Ebrei, Rom, Slavi – tutta la collezione di capri espiatori in cui Hitler era specializzato. E poi entrò in guerra per distrarre il popolo da ciò che stava accadendo in patria, in modo da potersi concentrare sulle “gloriose” vittorie ottenute all’estero;
Se vi suona familiare, dovrebbe esserlo. E se pensate che vi stia raccontando una storia che vi deprime, non fatelo. I titoli dei giornali di oggi sono pieni di ciò che il popolo francese ha appena fatto, dicendo: unh-unh [no], non lo tollereremo. E in Nepal, dall’altra parte del mondo, un altro gruppo, un altro popolo si sta sollevando e sta dicendo no. La vera domanda, la domanda importante, non è che il signor Trump abbia trovato la sinistra come capro espiatorio, che voglia trasformare un omicidio nello Utah in qualcosa di più per poter, ad esempio, arrestare qualcuno di origine messicana per diffamare il Messico nel suo complesso. Un colpo basso. Sappiamo tutti che è meglio così.
Ma, sì, ci proverà. E sapete cosa dimostra? La disperazione, ecco cosa dimostra. E questa disperazione è, prima di tutto, economica. Siamo di fronte a un rischio di inflazione. Rischiamo una recessione. I nostri legami con l’estero stanno crollando. Il resto del mondo si sta mobilitando per aggirarci, per isolarci. Questa è la realtà;
Nel frattempo, la disuguaglianza di ricchezza e di reddito peggiora sempre di più. E abbiamo appena assistito a uno spettacolo in cui il consiglio di amministrazione di una tipica azienda americana megacapitalista, Tesla, offre al proprio amministratore delegato un pacchetto di retribuzioni per i prossimi anni del valore di 1.000 miliardi di dollari. Questo è il risultato del capitalismo: rendere la persona già più ricca ancora più ricca di quanto lo sia stata finora. È osceno e non durerà.
MICHAEL HUDSON: Beh, Richard ha ragione nel sottolineare l’indebolimento dell’economia statunitense e la disperazione che guida la politica interna di Trump. Ma credo che il suo sogno, che in qualche modo si possa invertire la deindustrializzazione dell’America, implichi la subordinazione degli alleati e la loro trasformazione in filiali di un Occidente statunitense in via di contrazione. Richard sottolinea giustamente il fatto che il resto del mondo si oppone a questo – il resto del mondo, cioè la SCO, i BRICS, la Russia, la Cina, l’Asia orientale, le economie di successo che continuano a crescere. Ma credo che Trump abbia una risposta proattiva – non Trump, dovrei dire lo Stato profondo, di cui Trump è semplicemente il frontman – a tutto questo;
E dice: “Bene, ho applicato le mie tariffe e minaccio di causare il caos in altri Paesi se non sostengono e sovvenzionano l’economia degli Stati Uniti”. Le minacce di dazi e sanzioni non hanno funzionato contro la Russia, non hanno funzionato contro l’Iran. La Cina è troppo indipendente perché possa funzionare. Quindi, non cercheremo di spendere e dissipare altre ricchezze statunitensi per combattere la Russia – almeno la Russia – e cercare di aumentare la guerra fredda. Quello che possiamo fare è consolidare il nostro controllo sulle economie occidentali. E se le imprese americane non si reindustrializzano, possiamo dire all’Europa, alla Corea e al Giappone di smantellare le loro industrie e di trasferirle negli Stati Uniti. E loro reindustrializzeranno gli Stati Uniti;
Ciò che gli Stati Uniti stanno cercando di fare in risposta al loro declino è imitare ciò che fece l’Impero britannico nel XIX secolo. Trattano i loro alleati come colonie, proprio come la Gran Bretagna trattava l’India e altri Paesi, per dire: “Tenete i vostri risparmi in sterline, tenete i vostri risparmi in Gran Bretagna. Non industrializzatevi, ma diventate dipendenti dall’industria americana;
Ciò che fa capire a Trump che deve esserci un cambiamento è che non c’è un’industria americana da cui dipendere. Così ha detto all’industria europea – soprattutto ai tedeschi – di delocalizzare negli Stati Uniti; ha detto alla Corea che, se volete fare soldi e profitti vendendo automobili, trasferite la produzione di Hyundai negli Stati Uniti. E per dire al Giappone: Potete evitare l’imposizione di pesanti dazi su di voi prestando agli Stati Uniti mezzo trilione di dollari entro la fine del mio quadriennio di presidenza. E voi ci darete un trilione di dollari. Non avrete alcun controllo su questo. Avrò il totale controllo personale su ciò che accadrà. E dopo che avremo fatto gli investimenti, e vi sarà stato restituito il vostro mezzo trilione di dollari, l’America avrà il 90% dei profitti dei vostri investimenti qui – non il 50%, come la stampa giapponese ha riportato inizialmente, ma solo il 10%.
Beh, non sono ancora stati resi noti i dettagli dell’accordo con il Giappone, ma il Financial Times oggi ne ha parlato in modo meraviglioso, dicendo quanto sia orrendo l’accordo con il Giappone. E il giornalista del Financial Times ha fatto trapelare tutto e ha riportato un raggiante [Howard] Lutnick, che – il negoziatore americano – è apparso sulla CNBC e ha detto che questo è il periodo più divertente in cui ha lavorato. E Trump ha discusso a fondo. E il Financial Times descrive questo accordo segreto che non è ancora stato pubblicato dal Giappone, perché si può immaginare cosa proverebbe l’opinione pubblica giapponese se questo accordo fosse reso pubblico. E il Financial Times dice: “Questo puzza di coercizione, una nazione sovrana costretta a incanalare gli investimenti privati e del settore pubblico verso una nazione molto più ricca, sotto le strutture spudoratamente dirette dal Presidente degli Stati Uniti”.
I problemi sono evidenti. La resa più abietta è stata quella della Germania e dell’Europa. La stampa statunitense non ha parlato quasi per nulla del “bait-and-switch” che l’America ha avuto con [Ursula] von der Leyen: Faremo tutto quello che vuole, Presidente Trump, purché ci dia sicurezza – e almeno sappiamo cosa succederà – in modo che ci protegga dall’invasione della Russia. Ebbene, è successo che non c’è stata alcuna sicurezza. Trump aveva accettato di non imporre tariffe punitive all’Europa, ma all’improvviso ha cambiato idea. E invece di abbassare le tariffe dal 25% al 15%, ha detto: Beh, manterremo le tariffe che abbiamo – 50% su acciaio e alluminio – e se capita che uno qualsiasi dei vostri prodotti contenga acciaio o alluminio – fino al 50%.
Ebbene, questo è trattare l’Europa proprio come l’industria. Gli industriali europei hanno gridato: “Aspettate un attimo”: Aspettate un attimo. Quando produciamo un bene manifatturiero, questo include acciaio e alluminio, e dovremo chiudere le nostre attività. Trump dice: Beh, c’è una soluzione. Potete evitare i dazi delocalizzando negli Stati Uniti e facendo il tipo di accordo che Hyundai ha fatto negli Stati Uniti e che il Giappone ha fatto;
Si tratta di un’estorsione pura e semplice. E si può vedere cosa sta accadendo. La SCO e i BRICS si stanno rendendo conto che è una fortuna che non abbiano nemmeno provato a negoziare con Trump – andate per la vostra strada – e si sta vedendo il mondo dividersi in ciò che gli Stati Uniti possono trattenere dai Paesi che hanno sconfitto nella Seconda Guerra Mondiale – Germania e Giappone – e nella Guerra di Corea del 1951. Tutti hanno la sindrome di Stoccolma tra i loro leader. In qualche modo si identificano con il vincitore e gli Stati Uniti sono stati in grado di ritagliarseli. E questa è la risposta proattiva a tutto ciò.
Nulla di tutto questo ha a che fare con quella che voi chiamate “la sinistra”. Stiamo parlando di interesse nazionale. Ma sono sicuro che Trump accuserà gli oppositori stranieri di aver detto: Aspettate un attimo. Vogliamo che il Giappone abbia i profitti dei suoi investimenti. Vogliamo che la Corea possa portare la nostra manodopera specializzata quando gli Stati Uniti non hanno appaltatori in grado di costruire la fabbrica Hyundai. E i tedeschi, che dicono: Beh, non possiamo semplicemente delocalizzare negli Stati Uniti. Ci vogliono anni per costruire una fabbrica. Andremo in bancarotta nel processo;
Questa è la risposta di Trump al mondo. E credo che vada al di là di qualsiasi cosa che la sinistra, o anche la destra, avessero anche solo sognato un anno fa, prima che Trump vincesse.
RICHARD WOLFF: Mi permetta di intervenire, e forse qui sarò un po’ in disaccordo con Michael, ma forse no. Sì, il tempo dirà sicuramente se il ritorno delle grandi imprese dal resto del mondo, che spostano la loro produzione negli Stati Uniti, è un fenomeno serio. Per ora abbiamo solo parole. Abbiamo promesse, abbiamo tutto questo. E come so io, e come sa Michael, e come sa la maggior parte delle persone che seguono questo fenomeno, è molto facile per un primo ministro, o per una grande azienda, parlarvi degli enormi investimenti che hanno in programma di fare l’anno prossimo, l’anno prossimo, fra tre anni, fra cinque anni. La maggior parte dei dirigenti che fanno queste promesse non saranno più in quelle posizioni tra tre anni, quando probabilmente quelle promesse saranno dimenticate o scusate. Numero uno;
Numero due: Il problema degli Stati Uniti è che non sono in grado di far fare ai lacchè che hanno avuto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale – Europa Occidentale, Giappone e così via – quello che devono fare. Michael ha ragione. Ora dovrebbero diventare tutti colonie. E colonie, lasciatemi spiegare. Colonie, nel senso preciso che segue: Sono stati incaricati di fare affari negli Stati Uniti. Se volete vendere negli Stati Uniti, dovrete accordarvi con l’azienda importatrice, se non importate voi stessi negli Stati Uniti. Dovrete pagare una tassa. È una tassa d’ingresso nell’economia americana. Ecco cos’è una tariffa. Se vendete nell’economia americana, dovrete pagare una tassa al governo americano;
E il governo americano è così disperato che dice: O lo pagate voi – la società estera che arriva – o lo paga l’importatore americano. Non ci interessa. Stiamo gravando allo stesso modo su di voi e sull’americano – non è una cosa che il governo americano vuole fare. Vuole che siano gli altri a pagare, ma non può ottenerlo. Quindi deve fare un accordo che danneggia il suo stesso cosiddetto programma: Perché mai dovreste venire qui, se una delle cose che dovrete fare, come azienda, è pagare tariffe molto alte, che potrebbero essere aumentate in qualsiasi momento, sulla parte importata di qualsiasi cosa produciate qui, che, almeno per i prossimi anni, sarà significativa?
No, credo che quello che vedo sia un impero in declino non più in grado di controllare enormi parti del mondo – Cina, India, Russia, BRICS – e quindi costretto a mangiarsi le proprie colonie – ad assalire Canada e Messico, i suoi principali partner commerciali – facendo Dio solo sa quali danni a quelle società;
E voglio essere chiaro: gli Stati Uniti possono convincere von der Leyen, o [Friedrich] Merz, o i leader giapponesi a cedere segretamente le necessità del loro Paese, ma l’unico modo per sostenerlo, l’unico modo possibile per farli rimanere in carica, è quello di far nascere un grande pericolo: È l’isteria per le invasioni russe, che si può vedere aumentata di sei tacche quando alcuni droni sorvolano la Polonia. Si vede che l’isteria si sta facendo strada. Si tratta di un’isteria molto utile, che concentra la colpa sulla Russia, quando il problema sono gli Stati Uniti.
Ma non potete dirlo perché possono farvi davvero male, cosa che i russi non possono fare. I russi hanno difficoltà a sottomettere l’Ucraina. Vogliono prendersela con il resto dell’Europa? È una battuta. Nessuno sano di mente – tranne chi è disperato, chi ha bisogno di un capro espiatorio. E qual è il capro espiatorio in Europa, questo capro espiatorio della Russia? Si trovano in una posizione in cui, per salvare qualcosa nella loro economia, devono inventarsi una programmazione completamente nuova – ci risiamo – per sovvenzionare le proprie industrie;
Questo fa parte del modo in cui reagiranno, e stanno reagendo, contro gli Stati Uniti, qualunque cosa dicano pubblicamente. Gli europei sanno cosa viene fatto loro. Non lo vogliono. Temono che, se saranno privati della loro industria, i loro stessi cittadini si rivolteranno contro di loro. E lo si può già vedere, nelle strade della Francia, nello spostamento a destra della scena politica tedesca, in quella britannica – [Nigel] Farage in Inghilterra, Alternativ für Deutschland in Germania – e così via. Non sta funzionando molto bene;
Gli americani sono disperati e si stanno prendendo cura di se stessi. Sperano di farlo a spese dei loro ex alleati/colonie. Così li spremono a fondo, che a loro volta demonizzano la Russia, per giustificare il potenziamento militare, che sarà la maschera per sovvenzionare la loro industria a spese dei loro Stati sociali democratici. Questo è ciò che sta accadendo. Non credo che funzionerà. E questo è il peggior incubo del signor Trump: che tutto questo capro espiatorio non funzioni;
Un ultimo punto: un mio amico è un industriale in Europa. Posso assicurarvi che capisce perfettamente cosa sta succedendo. E nella mia ultima conversazione con lui, in cui gli ho detto: C’è la possibilità di trasferire la vostra produzione negli Stati Uniti? Mi ha risposto ridendo: Sei pazzo? E io ho risposto: Beh, perché? Mi rispose: Ogni giorno sul nostro giornale – nel Paese dell’Europa occidentale in cui vive – vediamo immagini di truppe americane che pattugliano le città americane. Siete un Paese in cui non mi trasferirei nemmeno tra un milione di anni. C’è troppo disordine. E poi ho visto il vostro nuovo esercito, l’esercito dell’ICE, che chiudeva una fabbrica di batterie sudcoreana in Georgia, a causa dell’isteria che avete coltivato contro gli immigrati. Non mi trasferirò lì. Non entrerò in quel luogo folle che sta occupando le proprie città;
Vorrei infine citare una dichiarazione rilasciata ieri dal Vicepresidente Vance. Commentando l’occupazione che dovrebbe terminare – anche se non è così – a Washington, D.C., da parte delle truppe federali, il Vicepresidente ha detto, con grande piacere, che la sua più grande speranza è quella di vedere ciò che avviene nelle città di tutta l’America. Questo è ciò che ha detto. Non ho le parole esatte, ma questa è la citazione esatta. Lui è – sapete, gli industriali stranieri dicono: Non è un posto dove voglio andare. Considerando tutto ciò che sta accadendo nel mondo, non mi trasferirò in un posto che sembra stia cadendo a pezzi;
E con l’uccisione di quell’uomo di destra ieri, si può capire dove si va a parare. Ovviamente ha ragione. Cosa gli dirò? Che non deve preoccuparsi della violenza negli Stati Uniti, di situazioni come quella dell’impianto di batterie sudcoreano? Sono cose da pazzi. E siamo in un Paese che sta cadendo a pezzi. E tutta la pretesa di fare da capro espiatorio a questo, a quello, di sparare a raffica, prima di sapere qualcosa – non sanno nemmeno chi ha fatto la cosa nello Utah, per non parlare di quali potrebbero essere le motivazioni.
Né sarà credibile quando lo faranno. Non possiamo più credere a nulla;
Michael e io usavamo il Bureau of Labor Statistics. Nelle ultime tre settimane ci sono state due manifestazioni: Il presidente licenzia la donna che lo dirige e il successivo responsabile spiega che nell’ultimo anno abbiamo sovrastimato di un milione il numero di posti di lavoro in questo Paese. Questi sono tutti sintomi, gente. Potete fingere, con questo o con quello, di contestarli o di cavillarli, ma la linea di fondo è ovunque: La ritirata, la disperazione, il capro espiatorio sostituiscono la capacità di fare qualcosa di serio.
MICHAEL HUDSON: Richard ha fornito quello che potrebbe essere un riassunto del mio punto di vista, sottolineando il ruolo del capro espiatorio e la capacità quasi da universo parallelo degli Stati Uniti di essere stati in grado di sostenere i leader che possono insistere sul fatto che la Russia si preoccupa abbastanza dell’Europa da invaderla davvero – invece di dire: Non vogliamo averci niente a che fare, abbiamo rivolto lo sguardo a est; tutto ciò che vogliamo è essere lasciati in pace e non essere molestati – ma questo è tutto ciò che gli Stati Uniti possono fare.
Anche Trump ha tenuto un discorso ieri. Ha detto: L’America cadrà a pezzi senza le tariffe. Abbiamo bisogno dei dazi perché i dazi sono ciò che fa quadrare il bilancio, in modo da poter tagliare le tasse – non l’ha detto, ma l’implicazione, per concludere la frase, è che l’America cadrà a pezzi perché non avremo i dazi che ci permetteranno di tagliare le tasse sul 10% più ricco, mentre aumenteremo le tasse sul 90%. Si tratta della polarizzazione di cui parlava prima Richard. Come può l’America sostenere un’economia che remunera il 10%, compreso lo stipendio da mille miliardi di dollari di [Elon] Musk, senza prendere i soldi dalle sue colonie, le sue colonie di fatto – i Paesi che ha sconfitto nella Seconda Guerra Mondiale e in Corea?
Quindi, Trump ha proseguito dicendo: “Chi si sta opponendo? Chi si oppone alle tariffe è la sinistra. Ovviamente, la sinistra non vuole vedere la polarizzazione tra gli azionisti e gli obbligazionisti più ricchi, la cui ricchezza sta aumentando, mentre il patrimonio netto del 90% della popolazione sta diminuendo. E quando si arriva al 50% inferiore, la diminuzione è piuttosto rapida;
Beh, la cosa interessante è che in Europa, come giustamente sottolinea Richard, sono i nazionalisti a dire: “Mettiamo il nostro Paese al primo posto”. E i nazionalisti sono considerati di destra. Cosa c’è di “sinistra” e cosa c’è di “destra” se si vuole che il proprio Paese prenda il controllo del proprio destino? La stampa e il vocabolario utilizzato per descrivere questo processo, sia in Europa che negli Stati Uniti, sono diventati privi di significato tra destra e sinistra.
Anche se, certamente, la destra nazionalista in Europa è d’accordo sul fatto che, sì, dovremmo essere indipendenti, in modo da rendere la nostra classe finanziaria più ricca ancora più ricca – questa è la lotta che è scoppiata in modo molto esplicito in Francia, quando il nuovo primo ministro è un sostenitore del taglio della spesa sociale e si rifiuta di imporre la tassa patrimoniale del 2% sui più ricchi che la Camera bassa francese voleva imporre.
Quindi, quando l’unica risposta alla dipendenza dalla destra degli Stati Uniti è una risposta della destra europea, si capisce che siamo in un “mondo bizzarro” che il vecchio vocabolario di destra e sinistra non aveva modo di anticipare logicamente.
RICHARD WOLFF: Posso commentare?
MICHAEL HUDSON: Certo.
NIMA ALKHORSHID: Richard, prima di commentare, non so se hai sentito la deputata dell’Assemblea Nazionale francese Mathilde Panot. È di sinistra, La France Insoumise?
RICHARD WOLFF: “La France Insoumise”.
NIMA ALKHORSHID: Sì, ecco cosa ha detto da quello che sta succedendo in Francia:
MATHILDE PANOT (CLIP): Il risultato dimostra, al di là del governo di [François] Bayrou, che [Emmanuel] Macron non ha più legittimità. Solo un terzo dell’Assemblea Nazionale gli ha dato la fiducia, il che significa che la politica di Macron a favore dei ricchi e contro il popolo ha avuto due terzi di voti negativi. Pertanto, si tratta di una minoranza nel Paese. Non credo che Bayrou e [Michel] Barnier possano continuare la stessa politica, non tenendo conto dei risultati delle elezioni […].
RICHARD WOLFF: Per la cronaca, si chiama “La France Insoumise” ed è un’alleanza di una mezza dozzina di partiti di sinistra che si sono riuniti in Francia, in un modo che altri Paesi devono ancora imparare, e hanno presentato un fronte comune. E questa sinistra, insieme, è il più grande blocco di voti all’Assemblea Nazionale. Quindi, a differenza di altri Paesi, la sinistra è una grande potenza. Non ne sentirete parlare sulla stampa americana, perché qui i pregiudizi sono grotteschi. Si sente parlare di Macron, che ora è sostenuto da appena il 20% della popolazione nei sondaggi pubblici, oppure si sente parlare dell’ala destra, di [Marine] Le Pen e di tutto il resto. Quello che non si sente dire è la formazione politica più ampia, che è di sinistra. E se pensate che sia un caso, beh, non state prestando attenzione.
Ora, permettetemi di spiegare ciò che Michael ha appena concluso: perché la destra sta prendendo il sopravvento in gran parte dell’Europa – non in tutta, non per un soffio, ma in gran parte dell’Europa. Perché proprio la destra? E comunque, quando risponderò a questa domanda per l’Europa, lo farò anche per gli Stati Uniti;
Quando il capitalismo crolla – e, ricordiamolo, in media abbiamo una flessione ogni quattro-sette anni. Questo accade da trecento anni. L’NBER (National Bureau of Economic Research) di Washington registra tutti gli alti e bassi. Ovunque vada il capitalismo, è un sistema fondamentalmente instabile. Se vivessi con una persona così instabile come il capitalismo, te ne saresti già andato da tempo, e dovresti pensarci. Ok. Allora perché?
Negli anni ’30, quando il capitalismo si è schiantato, un gran numero di persone è andato a sinistra. Ad esempio, negli Stati Uniti, cosa fecero milioni di americani di straordinario nella Grande Depressione degli anni ’30? Si sono iscritti a un sindacato per la prima volta nella loro vita. Si iscrissero a due partiti socialisti e a uno comunista, che lavorarono tutti insieme per produrre quello che viene chiamato il New Deal. Giusto? Questa è l’attività più di sinistra dimostrabile nella storia americana. È possibile che la classe operaia vada a sinistra quando il sistema inizia a crollare, come è successo negli anni ’30? La risposta è sì – e tra l’altro, cose simili sono accadute in Europa;
Ma dopo la Seconda Guerra Mondiale, e negli ultimi settantacinque anni, sappiamo tutti cosa hanno vissuto gli Stati Uniti e l’Europa: una guerra fredda, che aveva molto meno a che fare con l’Unione Sovietica, e molto più a che fare con l’arretramento del New Deal negli Stati Uniti, e con l’annullamento del potere della socialdemocrazia, dalla Scandinavia nel nord alla Grecia nel sud. Ed è quello che abbiamo fatto per settantacinque anni: martellare – antisocialismo, anticomunismo – tutto questo.
Allora perché ci sorprendiamo che ora che il capitalismo sta vivendo il suo ultimo, e forse definitivo, declino, abbiamo persone – la classe operaia – che si spostano in gran numero verso destra? Sono stati addestrati a farlo per settantacinque anni. La sinistra è stata demonizzata. Quello a cui state assistendo ora, la demonizzazione del signor Putin – e non sono qui per sostenerlo, in un modo o nell’altro, ma la demonizzazione è infantile – perché lo fareste? Il signor Putin è ora uguale al signor Stalin. È un po’ sciocco. Cosa state facendo? Perché siete disperati, perché è questo il vostro modo di pensare. Non solo i leader. I leader europei non potrebbero farla franca con questa demonizzazione infantile, se nella popolazione non ci fossero ancora i residui di settantacinque anni di indottrinamento;
Ma ecco la buona notizia: La destra non ha soluzioni per il collasso del capitalismo e più si agita, più questo diventerà chiaro. È quello che sta accadendo in Francia. Naturalmente, sono i primi. Lo sono stati negli ultimi tre secoli. Sono il canarino nella miniera di carbone, che ci fa sapere – oh-oh, cosa sta arrivando? Quando si scoprirà che la destra non ha alcuna soluzione, la gente si sposterà a sinistra. Attenzione, perché questo sta per accadere.
MICHAEL HUDSON: Richard, come può la classe operaia muoversi a sinistra senza un partito politico? Questo è il problema. Almeno in Europa, la sinistra potrebbe creare un nuovo partito, come ha fatto Sahra Wagenknecht in Germania. Ma l’America è solo un sistema a due partiti, come abbiamo descritto. E come si può vedere con un socialista democratico – il signor [Zohran] Mamdani, che ha ottenuto un sostegno schiacciante nella sua corsa a sindaco di New York, appoggiato da Bernie Sanders e da AOC [Alexandria Ocasio-Cortez] – il Partito Democratico lo denuncia come di sinistra. E i Democratici dicono: Noi non siamo la sinistra. Il socialismo è veleno per noi – e hanno preferito perdere le elezioni del 2016 con Hillary [Clinton], invece di vincere con Bernie, proprio perché il Partito Democratico è il grande nemico della sinistra.
Ecco perché la classe operaia si è spostata verso i repubblicani, perché ha rinunciato, come ho fatto io, certamente – beh, non ho mai sostenuto i democratici per cominciare, dato che sono sempre stato un socialista – ma c’è la percezione tra i lavoratori, la classe media e la classe dirigente, che i democratici siano il partito dell’ultra-destra, della Guerra Fredda, dei neocon, dei neoliberisti.
RICHARD WOLFF: Sono d’accordo con lei, ma mi permetta di interpretare nuovamente lo stesso ruolo. Nell’ultima settimana sono emersi due sondaggi: uno, del New York Times, del Siena College; l’altro, della Gallup. Ed ecco cosa mostrano – e qui prendo in prestito, dovrei dare credito a chi di dovere, un articolo dell’American Prospect di uno dei suoi principali scrittori, Harold Meyerson. E in quell’articolo – è tutto disponibile in questo momento – i sondaggi mostrano che la maggioranza dei democratici vuole Bernie Sanders, vuole la soluzione di sinistra, vuole persone come Zohran Mamdani. E voglio anche sottolineare che anche Bernie sta iniziando a vederlo. Ha appoggiato, nel Maine, un candidato molto importante per il Senato, per sostituire Susan Collins, che è un disastro. E la persona – Platner è il suo nome, Graham Platner. È un pescatore di ostriche che ha scelto di non candidarsi nel Partito Democratico.
Quindi, sì, Bernie ha appoggiato Mamdani, che è in corsa [come] democratico, ma ha anche appoggiato Platner, che non è in corsa [come democratico] – e vedrete sempre di più – quello che vediamo qui è ciò che, di nuovo, è successo in Germania. Sahra Wagenknecht fa parte di quello che prima era chiamato “Die Linke”, il partito di sinistra. “Linke” in tedesco significa sinistra – Die Linke è “La Sinistra” – questo è il nome che hanno scelto. Insieme, Wagenknecht e Die Linke ottengono già più del 10% dei voti. Ma ecco l’origine di Die Linke: Una scissione dal Partito Socialista Tedesco – quello che è sempre, per metà del tempo, al governo, un equivalente approssimativo del nostro Partito Democratico – l’ala sinistra di questo si è staccata e si è alleata con la sinistra indipendente, compreso ciò che rimaneva del vecchio Partito Comunista della Germania Est. Hanno formato Die Linke, e ora sono in tutta la Germania un’alternativa di sinistra, che detiene seggi nel Parlamento regionale, ecc.
Quindi, l’idea che tutto questo debba andare in una direzione di destra è un errore. Non dovremmo sorprenderci che sia quella la prima direzione. Quando questo gioco capitalista inizia a svelarsi, la prima reazione delle persone spaventate è quella di andare dove è stato detto che si deve stare. Quando anche questo fallirà, avremo la possibilità di presentare la nostra idea;
Guardate: In questo Paese, se mi alzassi e spiegassi che piuttosto che permettere alla Tesla Corporation – che dipende dagli Stati Uniti – di dare un trilione di dollari a un uomo che è già il più ricco del pianeta, potremmo tassare meglio quel trilione e usarlo per affrontare i problemi di questo Paese – se mi candidassi alle elezioni con questa piattaforma, avrei già vinto. E non siamo nemmeno al punto di poterlo fare;
Michael ha ragione. La sinistra in Europa è meglio organizzata. Ma questo è un problema che possiamo risolvere, perché il sostegno, l’idea di come dovrebbe essere il nostro sistema politico, rispetto a quello che è, è già per noi. Ora dobbiamo solo organizzarlo e mobilitarlo. E questo mette la sinistra in una posizione migliore negli Stati Uniti rispetto alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
MICHAEL HUDSON: Vorrei poter essere d’accordo con lei, ma sono così pessimista sul marciume del Partito Democratico, e sul fervore e l’odio che ha per la classe operaia, per il socialismo, l’odio per Bernie Sanders, l’odio che ha per Mamdani, come minaccia esistenziale alla sua fedeltà a Wall Street e al settore finanziario che sono i suoi candidati. Lei ha accennato al fatto che, se lei fosse candidato – ma come può qualcuno con le sue e le mie idee, o con quelle di Bernie, essere nominato per la presidenza? Hai visto il furto corrotto della nomination democratica del 2016 da parte di Hillary. Avete visto la stampa di destra. Non vedo come possa verificarsi lo scenario che lei descrive, senza sciogliere il Partito Democratico così come è legalmente costituito, come una società indipendente gestita dal suo consiglio di amministrazione che ha escluso chiunque abbia una sfumatura di sinistra.
Quindi, ovviamente, i sondaggi dei Democratici sostengono ciò che voi e io, Bernie e gli altri sosteniamo, ma hanno un effetto molto limitato su chi saranno i candidati al Congresso e al Senato, e sull’effettivo sistema politico-amministrativo. E penso che questo sia il motivo per cui gli elettori hanno una sorta di senso intuitivo: se noi, naturalmente, vorremmo un Partito Democratico che rappresenti gli interessi della classe operaia, ma per farlo dobbiamo sostituire il Partito Democratico così come è ora strutturato politicamente e legalmente. E l’unico modo per farlo è impedirgli di vincere del tutto;
Sì, ci sarà un – supponiamo che ci sia stato un – partito, un partito repubblicano, a tutti. Questo era il sogno dei fondatori della Costituzione: Non ci dovrebbero essere settari – ci dovrebbe essere un solo partito. Almeno così ci sarebbe una varietà. Ci sarebbero socialisti di sinistra che corrono contro i repubblicani, tutti nello stesso tipo di primarie che secondo molti, tecnicamente, darebbero più possibilità a un politico di sinistra – di fare le leggi, imporre le tasse e determinare la politica estera americana – di quante ne avrebbe un Partito Democratico controllato dai neocons e dai neoliberali. Questo è il vero dilemma. Non vedo una via d’uscita senza sostituire il Partito Democratico così com’è costituito. Ed è per questo che ho appoggiato la candidatura di Jill Stein, che ha esposto proprio questi punti, anche nei nostri programmi sulla discussione di Nima.
RICHARD WOLFF: No, capisco la sua posizione. So che molte persone la pensano così. Dalla mia esperienza, direi che la maggior parte della classe operaia americana con cui interagisco la pensa più o meno così ed è pessimista sulla situazione. E non posso dire di esserne sorpreso, perché tutta la mia analisi mi fa capire perché, dopo settantacinque anni, ci troviamo in una situazione del genere;
Permettetemi di parlarne per un momento in modo molto diretto, dal punto di vista politico. Vivo a New York City. Sono seduto a New York, come credo lo sia anche Michael, mentre realizziamo questo programma. Sto guardando un socialista molto modesto, un socialdemocratico o un socialista democratico, se preferite, Zohran Mamdani, in corsa per la carica di sindaco – chiaramente, il candidato di punta, con sondaggi sempre intorno al 40%.
Si candida contro un sindaco in carica il cui livello di corruzione supera persino quello a cui siamo abituati qui a New York, e siamo abituati ad averne molta. La maggior parte dei suoi collaboratori chiave sono in carcere, o sotto processo, o indagati. È terribile. E sta facendo accordi, segreti e non, con il Presidente per accogliere l’ICE, che il resto del sistema politico di New York rifiuta, e così via. Giusto? Questo è un candidato contro di lui;
L’altro è un ex governatore le cui caratteristiche distintive sono l’oppressione sessuale nei confronti delle donne che lo circondano e il comportamento durante la pandemia che ha messo in pericolo gli anziani nelle case di cura in misura tale da farvi indietreggiare.
Questi sono i suoi due candidati che vengono inondati di denaro dai ricchi di New York – non tutti, ma molti – nella loro disperata speranza di non essere tassati all’uno, o al due, o al tre per cento, che è tutto ciò che il signor Mamdani ha detto di voler tentare. Che spettacolo di assurdità è tutto questo.
Quindi la mia risposta a Michael è: “Non saremo noi a farlo, ma il Partito Democratico. Il Partito Democratico, come lui lo descrive correttamente, ha una leadership che spingerà letteralmente via i suoi stessi membri. Diventerà un partito minore – il giocattolo dei donatori che lo tengono in vita – e si ridurrà, man mano che una vera forza politica di sinistra lo sostituirà;
La sinistra non ha bisogno del Partito Democratico. Il Partito Democratico ha bisogno della sinistra. E questa realtà fondamentale diventa più vera ogni giorno che passa, a causa del declino dell’impero americano e del declino del capitalismo americano. Non può risolvere il suo problema. Si manda l’ICE a terrorizzare il capro espiatorio e si offendono così tante altre persone arrestandole erroneamente, ferendole, con un ovvio eccesso di violenza, che si vanifica il proprio sforzo;
È un po’ come quello che hanno appena fatto con l’impianto di batterie in Georgia. Una cosa molto stupida da fare. Le imprese sudcoreane, che sono tra le più importanti che speravano di portare qui, stanno dicendo: Aspettate un attimo. Oltre a tutti gli altri rischi che corriamo, corriamo il rischio che se mandiamo un team di persone, perché conosciamo la nostra tecnologia, non – sapete, il povero signor Trump deve arrivare zoppicando dopo: Cavolo, avremmo dovuto portarne qualcuno qui per addestrare i nostri lavoratori”;
Davvero, pensate? Che idea interessante, dopo aver distrutto tutto con il vostro assurdo gioco dell’ICE. Certo, è un esercito interno. Certo, sarà usato per trattenere il popolo, ma non funzionerà. Queste cose non funzionano. Quando dovrete fare quello che sta facendo il signor Trump, avrete aspettato troppo a lungo e sarà troppo tardi. E subirete tutti i passi falsi, tutti gli errori.
Invece di sedersi con i dirigenti di quell’azienda e parlare di ciò che i loro lavoratori sono, o non sono, in materia di immigrazione, e di elaborare un piano ragionevole, avete fatto il teatrino. Ma bisogna sempre chiedersi: perché questo eccesso di teatralità? Perché l’eccesso di capro espiatorio? Perché la situazione è disperata. Le persone disperate mettono in atto quello che finiamo per chiamare comportamento autodistruttivo. Lo stiamo vivendo.
MICHAEL HUDSON: Sono d’accordo. Non posso non essere d’accordo. Siamo nella stessa situazione – non so dove tutto questo ci porterà, né ho la percezione dei tempi imminenti.
RICHARD WOLFF: Beh, posso dirvi che se guardiamo tutti – o almeno presumo che molti di voi abbiano guardato – i video delle ultime due settimane in cui una barca, definita come una barca su cui sono presenti undici persone, in questa barca, e la barca si muove nell’acqua, e poi all’improvviso c’è un’esplosione di luce, e ci viene spiegato che queste undici persone sono ora saltate in aria. Sono morte. Lo sapremo solo due o tre o quattro giorni dopo, e le informazioni trapelano. La nave è a migliaia di miglia di distanza nell’oceano. Quindi non sta minacciando gli Stati Uniti, almeno non ancora. Si trova da qualche parte nella zona del Venezuela, ma non è chiaro, né potrebbe esserlo, se sta andando in Venezuela o dal Venezuela;
Il presidente e il vicepresidente ci annunciano, senza alcuna prova, che si tratta di corrieri della droga, che la barca forse trasporta droga e ha a che fare con il Venezuela. E quindi gli Stati Uniti non hanno alcun obbligo di arrestare queste persone, di sottoporle a un processo in cui abbiano il diritto di difendersi e di ricevere una punizione, se vengono giudicati colpevoli, che sia in qualche modo proporzionata a qualsiasi crimine commesso – tutto questo viene eliminato e Trump e Vance diventano processo, giudice, giuria e boia, tutto in una volta. E nessuno – mi riprendo – relativamente pochi pensano che ci sia qualcosa di sbagliato. Volete una prova di disperazione? Ecco. E ci sarà un numero significativo di persone che lo seguiranno? Sì, coloro che si sono spostati a destra, a causa della loro reale sofferenza negli ultimi quarant’anni di declino economico.
Ma anche quelle persone che questa sera al bar borbottano di dare un trilione di dollari a Elon Musk da aggiungere ai suoi già 400 miliardi di dollari – il livello di oscenità qui richiede metafore che ci riportano ai faraoni dell’antico Egitto, e di loro è rimasto ben poco.
MICHAEL HUDSON: Voglio dire qualcosa sull’attacco alla barca. Negli ultimi due giorni è emerso che non è stata la Guardia Costiera ad attaccare l’imbarcazione – tutti hanno detto, beh, aspettate un attimo: Si suppone che una barca si avvicini all’obiettivo e gli dica di fermarsi, di chiedere cosa sta facendo, di lasciarsi abbordare, o qualsiasi altra cosa – la barca è stata abbattuta dai droni.
Pare che gli Stati Uniti abbiano dei droni che volano nell’oceano al largo del Venezuela, per abbattere qualsiasi cosa si muova. Ora, parliamo di capri espiatori. I droni non avevano alcun motivo – per rispondere alla domanda se fossero diretti in Venezuela o lontani dal Venezuela – solo per il fatto di trovarsi lì, gli Stati Uniti hanno dovuto abbattere un’imbarcazione. Non hanno abbastanza navi per andare ovunque nell’oceano, nell’Atlantico, in quell’area. Quindi, hanno usato i droni per trovare un’imbarcazione, in modo che Trump potesse dire: Abbiamo appena preparato quello che sarà il primo passo di una serie di attacchi a navi simili che hanno a che fare con il Venezuela, o in acque internazionali, ovunque;
È stato il senatore Rand Paul, il repubblicano, una sorta di estremista, al Senato, a sottolineare il fatto che tutto questo è stato fatto senza tutte le formalità legali che si dovrebbero seguire per seguire le formalità di guerra. E questo è ciò che dice Trump: Non ci sono più regole. Non lo capite? L’era 1945-2025 delle regole delle Nazioni Unite è finita. È totalmente sotto le regole degli Stati Uniti. Questo è più radicale. Si tratta di qualcosa che attraversa l’intero spettro politico, da sinistra a destra. Immagino che altri relatori, i dibattiti militari sui programmi di Nima, approfondiranno questo aspetto e quanto sia assolutamente radicale.
RICHARD WOLFF: Sì, e di nuovo, ripetiamo: per me, disperato. Non c’è bisogno di farlo. Non c’è bisogno di farlo. Quelle undici persone sono a migliaia di chilometri di distanza. Nessun americano – e nessuno ha affermato che nessun americano – è stato messo in pericolo da queste persone, o minacciato da queste persone. Che cosa state facendo? Perché violate deliberatamente tutte le norme del diritto internazionale, della legge dell’oceano, della presunzione di innocenza fino a prova contraria? Tutte queste cose, che dovremmo venerare come valori occidentali, buttate dalla finestra per uccidere undici persone e poi chiedersi chi fossero e cosa stessero facendo. Cosa… cosa?
Questo è l’atto di – posso vedere il Sig. Trump, che, presumo, abbia dovuto autorizzare questo genere di cose, di cattivo umore e che voglia, quindi, gestire la sua frustrazione per non essere riuscito a fermare la guerra in Iraq, o a fermare l’orrore a Gaza, o a fermare, o a fermare, non riesce a fare nulla di tutto ciò – non riesce a evitare la recessione, non riesce a evitare l’inflazione, non riesce a decidere se le tariffe debbano essere aumentate, o diminuite, o messe in pausa, o non messe in pausa, o cosa fare con l’India, ora che ha allontanato il più importante alleato estero che avrebbe potuto acquisire – il livello di frustrazione è probabilmente alto, e questo è un risultato.
Si tratta di un atto impulsivo compiuto da una persona disperata, che avrebbe dovuto saperlo, che forse lo sapeva anche, ma che si è lasciata prendere dalla crisi, dal declino e dalla frustrazione. È questo che rende difficili i nostri tempi: non il signor Putin, né Xi Jinping, ma il problema che non lo sono. Qui non possono essere altro che comparse nella storia. La nostra storia riguarda il nostro sistema economico, il dominio degli Stati Uniti nel mondo, ed è finita;
Ed è terribilmente difficile per il popolo americano affrontarlo. E il signor Trump cavalca questa difficoltà. È entrato in carica su di essa e uscirà dalla carica su di essa. E non la risolverà. E questa sarà l’eredità che perseguiterà lui e la destra che lo sostiene per gli anni a venire.
MICHAEL HUDSON: Forse non vincerà il Premio Nobel per la pace.
NIMA ALKHORSHID: In realtà, prima di concludere, sanno cosa fare con l’India. Prima di concludere, vi mostrerò una clip di Lutnick, il Segretario al Commercio, che parla dell’India:
HOWARD LUTNICK (CLIP): […] vogliono aprire il loro mercato. Smettere di comprare il petrolio russo, giusto? E smettere di far parte dei BRICS, giusto? Sono la vocale tra Russia e Cina. Se è questo che volete essere, fatelo. Ma o sostenete il dollaro, sostenete gli Stati Uniti d’America, sostenete il vostro più grande cliente, che è il consumatore americano; oppure, credo, pagherete una tariffa del 50%. E vediamo quanto durerà.
NIMA ALKHORSHID: Quale soluzione migliore può offrire?
MICHAEL HUDSON: Esatto. Esatto.
RICHARD WOLFF: Il signor [Narendra] Modi ha fatto un viaggio. La sua risposta al signor Lutnick è: Ha notato dove sono andato? Il signor Lutnick è un esempio di uomo d’affari americano molto autocompiaciuto, che esce dagli ultimi settantacinque anni immaginando che questi settantacinque anni siano durati e dureranno per sempre. E qui sta l’errore catastrofico che tutta la storia insegna: Il passato non è il futuro e se si estrapola in avanti, si commettono errori di valutazione che ci distruggeranno. È quello che sta facendo.
MICHAEL HUDSON: L’illusione di fondo è che gli altri Paesi abbiano bisogno del mercato americano, ma non ne hanno bisogno. Il grande mercato è quello dei BRICS e dei loro alleati. Questa è l’illusione, insieme a quella che la Russia e l’Iran siano una minaccia militare per l’Europa. Si tratta di illusioni, che hanno una sorta di vita propria. Il fatto è che il petrolio russo è la chiave per la produzione e l’utilizzo dell’energia in India e, naturalmente, l’India ritiene che la dipendenza dal petrolio russo sia economicamente più importante del mercato statunitense. È questo che gli americani non riescono a capire. Il resto del mondo non ha bisogno degli Stati Uniti;
Ecco la domanda: Perché le colonie accettano di rimanere come parte dell’impero statunitense, invece di unirsi alla maggioranza globale? Questo è il grande enigma da risolvere. Ed è questa la posizione geopolitica che, a mio avviso, mette in ombra l’intera questione della destra e della sinistra.
NIMA ALKHORSHID: Grazie mille. Richard, hai qualcosa da aggiungere?
RICHARD WOLFF: No, penso che abbiamo fatto una buona conversazione su questioni urgenti. Mi sento bene.
NIMA ALKHORSHID: Grazie mille, Richard e Michael, per essere qui con noi oggi. È un grande piacere, come sempre.
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Se l’UE dovesse accettare, precipiterebbe in una recessione conclamata, ma questo potrebbe essere proprio ciò che Trump desidera, al fine di mandare in bancarotta le sue aziende e dare così a quelle statunitensi un vantaggio maggiore nel nuovo mercato UE senza dazi doganali.
Trump ha proposto in un post sui social media durante il fine settimana che la NATO smetta di acquistare petrolio russo e inizi ad applicare dazi doganali alla Cina del 50-100% come parte del suo piano per porre rapidamente fine al conflitto ucraino. Ha promesso di imporre “sanzioni importanti alla Russia” se tutti i membri della NATO faranno almeno la prima cosa menzionata. Tuttavia, questa proposta è irrealistica, poiché l’unico motivo per cui alcuni membri della NATO hanno continuato ad acquistare petrolio russo (anche indirettamente tramite l’India) era quello di gestire i prezzi globali e quindi prevenire una recessione su vasta scala.
Allo stesso modo, l’imposizione di dazi doganali del 50-100% alla Cina porterebbe a un aumento generalizzato dei prezzi che, sommato al dumping del petrolio russo, infliggerebbe un duro colpo all’UE, anche se questo potrebbe essere proprio ciò che Trump desidera per mandare in bancarotta le aziende europee e dare così un vantaggio maggiore a quelle statunitensi. È importante ricordare che l’UE si è subordinata agli Stati Uniti come loro più grande stato vassallo di sempre attraverso l’accordo commerciale sbilanciato siglato durante l’estate, quindi manipolarla per farla entrare in recessione favorirebbe ancora di più gli interessi statunitensi.
Lo stesso vale per la recente notizia secondo cui Trump vorrebbe che anche l’UE imponesse dazi del 100% sull’India. Sebbene lui e Modi abbiano scambiato convenevoli sui social media durante quella stessa settimana, confermando che i negoziati commerciali sono ancora in corso, gli Stati Uniti continuano ad avere interesse a subordinare l’India. Ostacolare la sua ascesa come grande potenza, sia attraverso questi mezzi che/o eventualmente cercando di balcanizzarla, contribuirebbe a perpetuare ancora un po’ più a lungo il declino dell’egemonia unipolare degli Stati Uniti e forse anche a invertire questa tendenza con il tempo.
Trump dovrebbe stare attento a ciò che desidera, tuttavia, poiché l’ipotetica realizzazione delle sue proposte nei confronti di Russia, India e Cina (RIC) da parte dell’UE potrebbe ritorcersi contro di lui, avvicinando ulteriormente i tre paesi. Il ravvicinamento sino-indiano, che è stato involontariamente provocato dalla pressione degli Stati Uniti sull’India, è già uno sviluppo importante. A ciò si aggiunga l’accordo sul gasdotto Power of Siberia 2 che la Russia ha concordato con la Cina a margine del vertice SCO e i processi multipolari potrebbero presto accelerare ulteriormente.
Tuttavia, non si può dare per scontato che l’UE infliggerà un colpo così duro alla propria economia con tutte le conseguenze politiche che ciò potrebbe comportare, quali disordini popolari e la potenziale sostituzione della sua élite al potere durante le prossime elezioni. Trump ha sopravvalutato l’influenza degli Stati Uniti sull’UE o forse si aspetta cinicamente che essa non attui la sua proposta e l’ha condivisa solo come scappatoia per giustificare qualsiasi decisione futura di allontanare gli Stati Uniti dal conflitto.
Allo stesso tempo, secondo quanto riferito, starebbe valutando il sostegno americano a una no-fly zone imposta dall’UE su almeno una parte dell’Ucraina come una delle garanzie di sicurezza dell’Occidente, e potrebbe persino tentare di rendere pericolosamente questo un fatto compiuto se i guerrafondai come Lindsey Graham, che hanno ancora la sua attenzione, riusciranno a ottenere ciò che vogliono. Queste preoccupazioni rendono difficile capire con esattezza quali siano le motivazioni di Trump, quindi non si può escludere che egli possa ancora intensificare il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto, anche se l’UE non attuerà la sua proposta.
Nel complesso, ci sono tre scenari plausibili per ciò che potrebbe accadere: 1) l’UE acconsente, mandando in crisi la propria economia in cambio di un maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto; 2) l’UE non acconsente, ma gli Stati Uniti intensificano comunque il loro intervento; 3) l’UE non acconsente, quindi gli Stati Uniti prendono le distanze dal conflitto con questo pretesto. Le prossime settimane chiariranno quindi l’evoluzione della politica di Trump nei confronti del conflitto ucraino in particolare e del RIC in generale, mentre il suo team si affretta a riformulare la grande strategia eurasiatica degli Stati Uniti.
Gli eventi “cigno nero” dell’interferenza della NATO che ha costretto i droni esca russi a deviare verso la Polonia e un F-16 che ha mancato uno dei suoi tentativi di intercettazione sono stati quindi sfruttati da loro per innescare una crisi che avrebbe potuto portare alla Terza guerra mondiale.
Il principale quotidiano polacco Rzeczpospolita ha riferito martedì che gli investigatori hanno stabilito che la munizione che ha danneggiato un’abitazione la scorsa settimana durante l’incursione dei droni russi in Polonia proveniva in realtà da un missile inesploso lanciato da un F-16 che cercava di abbattere i proiettili in arrivo. L’Ufficio per la Sicurezza Nazionale ha affermato che né esso né il Presidente Karol Nawrocki erano stati finora informati di queste conclusioni dal governo del Primo Ministro Donald Tusk, cosa che Nawrocki ha poi confermato .
Rappresenta l’opposizione nazionalista conservatrice e si è impegnato , prima del secondo turno delle elezioni in primavera, a non approvare l’invio di truppe polacche in Ucraina, mentre Tusk rappresenta il governo liberal-globalista al potere, il cui ministro degli Esteri Radek Sikorski ha appena chiesto l’istituzione di una no-fly zone . Alcuni ipotizzano quindi che membri delle burocrazie militari, di intelligence e diplomatiche permanenti polacche, ovvero il cosiddetto “stato profondo”, abbiano tenuto Nawrocki all’oscuro per manipolarlo e spingerlo a intensificare le sue azioni contro la Russia.
Considerando quanto ora si sa su come la munizione inesplosa di un F-16 abbia danneggiato un’abitazione polacca, che il governo di Tusk aveva precedentemente dichiarato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite essere una munizione russa in uno scandalo per il quale l’Ufficio per la Sicurezza Nazionale aveva chiesto conto , la suddetta congettura non è inverosimile. Per quanto riguarda l’incidente del drone in sé, questa analisi sostiene che l’incursione del drone russo sia stata dovuta a un disturbo della NATO che ha fatto sì che i droni diretti dall’Ucraina (probabilmente lanciati dalla Bielorussia) virassero verso la Polonia.
Sta quindi iniziando a delinearsi una sequenza di eventi avvincente. È probabile che l’incursione dei droni russi in Polonia sia stata causata accidentalmente dal jamming della NATO e abbia coinvolto solo esche che naturalmente non erano dotate di contromisure contro il jamming elettronico. Un F-16 polacco ha poi mancato il bersaglio lanciando un missile aria-aria che cercava di intercettare una di queste esche fuori controllo, indipendentemente dal fatto che sapessero o meno che si trattasse di esche in quel momento, il che è un’altra questione di speculazione.
In ogni caso, la munizione non esplose dopo aver mancato il bersaglio, ma i militari avrebbero dovuto sapere fin dall’inizio che un missile vagante doveva essere atterrato da qualche parte e quindi si sarebbero resi conto rapidamente che quella era la causa del danno a quella casa (soprattutto dopo che gli investigatori erano arrivati sul posto e l’avevano trovato). L’Ufficio per la Sicurezza Nazionale e il Presidente sono stati tenuti all’oscuro finché una fonte non ha fatto trapelare la notizia ai media, mentre il governo di Tusk incolpava la Russia per i danni al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e si batteva per una no-fly zone.
Da quanto sopra esposto, le dinamiche dello “stato profondo” in Polonia sono tali che l’Ufficio per la Sicurezza Nazionale e il Presidente si oppongono a qualsiasi escalation contro la Russia che rischi di scatenare una guerra diretta, in contrasto con alcuni membri delle forze armate e del governo Tusk nel suo complesso che sono a favore di questo scenario. Ecco perché hanno nascosto questi fatti ai primi due, per manipolarli e spingerli a un’escalation. Le implicazioni interne e internazionali di questo scandalo potrebbero portare al crollo del governo Tusk.
L’ex presidente Andrzej Duda ha confermato tardivamente che Zelensky ha cercato di manipolare la Polonia per indurla in guerra con la Russia durante l’incidente di Przewodow del novembre 2022, eppure ora alcuni membri dello “stato profondo” polacco, in collusione con i liberal-globalisti ora al potere, hanno appena tentato di fare lo stesso. Gli eventi “cigno nero” del disturbo della NATO che ha portato i droni esca russi a deviare verso la Polonia e un F-16 che ha mancato uno dei suoi tentativi di intercettazione sono stati quindi sfruttati da loro per innescare una crisi che avrebbe potuto portare alla Terza Guerra Mondiale.
Il massimo che la Polonia potrebbe guadagnare è rimanere nelle grazie degli Stati Uniti, nella speranza che almeno mantenga le sue truppe lì invece di ridurle come alcuni hanno riferito che potrebbe fare, ma il compromesso è che la Polonia potrebbe uscire ulteriormente dalle grazie dell’UE e quindi ampliare le fratture all’interno del blocco.
Trump ha recentemente proposto in un post sui social media che la NATO imponga dazi del 50-100% sulla Cina come parte del suo ultimo piano per porre fine al conflitto ucraino . Il suo riferimento alla NATO allude probabilmente all’obbligo che, a suo avviso, i suoi membri europei hanno di seguire la politica degli Stati Uniti nei confronti della Russia, inclusa la suddetta proposta nei confronti della Cina, in virtù del suo ruolo di leader del blocco. Sebbene nessuno di loro probabilmente aderirà, la chiusura del confine bielorusso da parte della Polonia equivale di fatto all’imposizione di dazi lievi.
TVP, finanziata con fondi pubblici, ha riferito che ” la chiusura del confine tra Polonia e Bielorussia fa deragliare una rotta di esportazione cinese da 25 miliardi di euro “, che secondo le stime rappresentano il 3,7% del commercio bilaterale, con una crescita dell’1,6% rispetto allo scorso anno trainata dalle esportazioni cinesi verso l’UE derivanti dall’e-commerce, grazie ai tempi di spedizione ridotti rispetto al trasporto marittimo. L’aumento dei costi associati a questa mossa, sia in termini di costi che di tempi, avrà quindi un impatto minimo sul commercio, ma potrebbe comunque essere evidente in quel settore se il confine rimanesse chiuso.
A questo proposito, il pretesto con cui la Polonia ha giustificato la sua decisione sono state le esercitazioni Zapad 2025 di questo mese tra Russia e Bielorussia nel secondo Paese menzionato, con il relativo annuncio avvenuto poco prima della presunta incursione di droni russi in Polonia della scorsa settimana. Le crescenti tensioni tra NATO e Russia che ne sono seguite aumentano le probabilità che la Polonia possa mantenere chiuso il confine bielorusso a tempo indeterminato per ragioni politiche, ma forse in base a un accordo con gli Stati Uniti, la cui divulgazione è ancora da chiarire.
Il nuovo presidente Karol Nawrocki ha visitato Trump all’inizio di settembre, durante la quale quest’ultimo ha confermato che gli Stati Uniti manterranno i loro circa 10.000 soldati in Polonia e potrebbero persino dispiegarne di più. È possibile che ciò sia stato il risultato di un quid pro quo in base al quale la Polonia ha accettato di chiudere il confine con la Bielorussia per lievi motivi tariffari de facto dell’UE in cambio di quanto sopra. Il Segretario alla Guerra Pete Hegseth ha descritto la Polonia come ” alleato modello ” degli Stati Uniti a febbraio, quindi non è irragionevole che abbiano discusso di un simile accordo.
La Polonia è uno dei paesi NATO/UE più aggressivi nei confronti della Russia e quindi presumibilmente simpatizza con la proposta di Trump di imporre dazi del 50-100% sulla Cina come parte del suo piano per porre fine al conflitto ucraino; tuttavia, teme anche le possibili conseguenze economiche paralizzanti. Ha quindi senso per la Polonia imporre di fatto dazi UE alla Cina solo lievi, chiudendo il confine bielorusso con “plausibili pretesti di sicurezza” che non provochino ritorsioni da parte di Pechino , ma che comunque le trasmettano un messaggio.
Questo messaggio è stato trasmesso nel modo più diplomatico possibile dopo l’incontro dei rispettivi Ministri degli Esteri a Varsavia di lunedì, da cui è emersa la conferma che avevano effettivamente discusso della Bielorussia e di altri argomenti. La Cina si è poi impegnata a collaborare più strettamente con la Polonia per risolvere il conflitto ucraino, ma questo probabilmente non si tradurrà in una pressione significativa sulla Russia. Questo perché i costi politico-strategici derivanti dalla rottura dei loro legami di fiducia attraverso questi mezzi superano di gran lunga i benefici economici derivanti dalla ripresa degli scambi commerciali con l’UE attraverso la Bielorussia.
Considerando che non ci si aspetta che l’Europa aderisca alla proposta di Trump, a causa di quanto sarebbe controproducente dal punto di vista economico, la chiusura del confine bielorusso da parte della Polonia rappresenta solo un’insignificante barriera non tariffaria per una frazione del commercio sino-europeo. Il massimo che la Polonia potrebbe guadagnare è rimanere nelle grazie degli Stati Uniti, nella speranza di mantenere almeno le sue truppe invece di ridurle come alcuni hanno riportato , ma il compromesso è che la Polonia potrebbe uscire ulteriormente dalle grazie dell’UE e quindi ampliare le fratture all’interno del blocco.
È tuttavia probabile che la NATO continui a disturbare i droni e i missili russi nello spazio aereo ucraino.
Il ministro degli Esteri polacco Radek Sikorski ha dichiarato ai media tedeschi durante il fine settimana che “Abbiamo già discusso [di una no-fly zone sull’Ucraina] un anno fa, quando Joe Biden era ancora presidente degli Stati Uniti. Tecnicamente, noi come NATO e UE saremmo in grado di farlo, ma non è una decisione che la Polonia può prendere da sola, ma solo con i suoi alleati. La protezione della nostra popolazione, ad esempio dalla caduta di detriti, sarebbe ovviamente maggiore se potessimo combattere i droni e altri oggetti volanti al di fuori del nostro territorio nazionale”.
Ha poi aggiunto che “Se l’Ucraina ci chiedesse di abbatterli sul proprio territorio, sarebbe a nostro vantaggio. Se me lo chiedete personalmente: dovremmo prenderlo in considerazione”. Questo fa seguito all’incursione di droni russi in Polonia la scorsa settimana, che secondo questa analisi qui è stata causata dalle interferenze della NATO. L’incidente ha portato a divisioni nei rapporti altrimenti solidi tra Stati Uniti e Polonia dopo che la conclusione di Trump che si trattasse di un “errore” è stata contraddetta dai funzionari polacchi di entrambi i partiti del duopolio al potere, i quali hanno insistito che si trattasse di una provocazione deliberata.
Per quanto Sikorski sostenga personalmente l’istituzione di una no-fly zone almeno su una parte dell’Ucraina all’indomani di quanto accaduto, per i motivi da lui sopra esposti, ciò potrebbe non tradursi in una politica concreta. Come valutato un anno fa qui quando questo scenario è stato discusso l’ultima volta in base ai suoi recenti commenti, “i politici polacchi (devono prima) superare le loro divergenze e concordare che vale la pena correre il rischio; e (poi) gli Stati Uniti (devono) dare loro il via libera”, nessuna delle quali può essere data per scontata.
Il nuovo presidente polacco Karol Nawrocki è ancora più intransigente nei confronti dell’Ucraina rispetto al suo predecessore Andrzej Duda, entrambi rappresentanti dell’opposizione conservatrice-nazionalista al governo liberale-globalista del primo ministro Donald Tusk, di cui Sikorski fa parte. Come Duda, anche Nawrocki non vuole rischiare un coinvolgimento diretto della Polonia nel conflitto ucraino, e prima del secondo turno delle elezioni della scorsa primavera ha persino promesso che non avrebbe autorizzato l’invio di truppe polacche in quel Paese.
Per quanto riguarda Trump, anche se secondo quanto riferito starebbe valutando l’ipotesi di intensificare il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto, sia prima che dopo un cessate il fuoco, attraverso il potenziale sostegno a una no-fly zone imposta dall’UE su almeno una parte del Paese, potrebbe non approvarlo se la Russia non fosse d’accordo, a causa del rischio di una guerra calda tra NATO e Russia. Lo stesso Sikorski ha dichiarato ai media britannici nello stesso fine settimana in cui ha parlato con i media tedeschi che le garanzie di sicurezza occidentali “non sono molto credibili”, poiché nessuno vuole flirtare con questo scenario.
A tal proposito, il Financial Times ha riportato che la NATO è vulnerabile ai droni, in relazione a ciò RT ha ricordato ai lettori nel proprio articolo sul suddetto argomento che altre fonti avevano precedentemente riferito loro che dispongono solo del 5% delle difese aeree necessarie per proteggere il fianco orientale. Queste preoccupazioni riducono le possibilità che gli Stati Uniti approvano una no-fly zone sull’Ucraina contro la volontà della Russia, poiché i suoi alleati della NATO rischiano la distruzione se ciò porta a una guerra calda con la Russia, a meno che gli Stati Uniti non ricorrano alla politica del rischio calcolato nucleare per loro conto.
Considerando tutti questi punti, è quindi improbabile che gli Stati Uniti approvano tali piani anche nell’ipotesi improbabile che Nawrocki e Tusk li abbiano concordati, a meno che Trump non ricalibri radicalmente la sua politica per assumersi la responsabilità dei rischi potenzialmente apocalittici che ciò potrebbe comportare, cosa che è ancora riluttante a fare. Per questi motivi, mentre è probabile un aumento delle interferenze della NATO sulle munizioni russe (droni e missili) nello spazio aereo ucraino, non è previsto il loro abbattimento diretto tramite le difese aeree o i caccia con base in Polonia.
Alla fine accetta l’impossibilità di ripristinare i confini dell’Ucraina precedenti al 2014.
Zelensky ha recentemente dichiarato ad ABC News che “Vittoria, secondo me, l’obiettivo di Putin è occupare l’Ucraina, questo è distruggerci, occuparla, e l’ha occupata?… Non ci ha occupati, abbiamo vinto, e penso di sì, perché abbiamo il nostro paese”. Questo è ben lontano dal mantra che ha cantato quasi quotidianamente negli ultimi 3 anni e mezzo da quando è avvenuta la speciale è iniziata l’operazione per ripristinare i confini del suo Paese precedenti al 2014. È abbastanza chiaro che sta lasciando intendere che accetterà una fine del conflitto che non raggiunga tale obiettivo, assecondando così la corrente politica.
A questo proposito, mentre Trump potrebbe intensificare il coinvolgimento degli Stati Uniti allo scopo di costringere Putin a congelare il conflitto senza ottenere nessuno dei suoi obiettivi dichiarati, non si fa illusioni sul fatto che l’Ucraina ripristini i suoi confini precedenti al 2014. Lo stesso vale se cercasse di rendere un intervento diretto della NATO lì, prima o dopo la cessazione delle ostilità e indipendentemente dal fatto che preceda una no-fly zone , un fatto compiuto. Zelensky ne è consapevole e non vuole rischiare l’ira di Trump pretendendo l’impossibile.
Di conseguenza, ha ora iniziato il compito di correggere la percezione interna e occidentale della vittoria, ed è per questo che ora sta spostando i pali della vittoria, sostenendo che ciò è stato ottenuto semplicemente ponendo fine al conflitto senza che la Russia occupasse tutta l’Ucraina. Il problema è che la Russia non ha mai avuto intenzione di occupare tutta l’Ucraina. Lo dimostra il fatto che non ha mai nemmeno tentato di conquistare Odessa , per non parlare del fatto che non ha fatto alcuna mossa nell’Ucraina occidentale, con i dintorni di Kiev che sono il punto più a ovest in cui la Russia si sia mai spinta.
Certo, alcuni dei suoi sostenitori hanno fantasticato che l’obiettivo della Russia fosse quello di occupare tutta l’Ucraina fino al confine polacco, ma questa è sempre stata una pia illusione e non ha mai rispecchiato gli obiettivi dichiarati dalla Russia, né quelli impliciti, come dimostrato dall’andamento delle operazioni militari. Spacciando questa speculazione infondata per un fatto strategico, che inavvertitamente evidenzia la curiosa convergenza narrativa tra alcuni sostenitori di Russia e Ucraina, Zelensky spera di accontentarsi di meno senza “perdere la faccia”.
A motivarlo non sono solo le preoccupazioni per la sua eredità, ma anche il timore di una rivolta ultranazionalista (fascista) da parte di settori della società civile e delle forze armate, nel caso in cui accettasse il controllo russo a tempo indeterminato sui territori rivendicati dall’Ucraina come parte di un accordo di pace. L’ironia è che l’Ucraina avrebbe mantenuto le parti delle regioni di Kherson e Zaporozhye attualmente sotto il controllo russo se Zelensky avesse accettato i termini della bozza di trattato di pace della primavera del 2022, che Regno Unito e Polonia avevano cospirato per sabotare .
Il precedente stabilito dall’epico fallimento della controffensiva dell’estate 2023, preparata per oltre un anno e seguita all’afflusso di decine di miliardi di dollari di equipaggiamento militare in Ucraina che l’Occidente non ha più da spendere, suggerisce che Zelensky non recupererà nulla, qualunque cosa accada. Il conflitto si concluderà quindi con la Russia che manterrà almeno i territori conquistati in quelle due regioni, se non addirittura espanderà i suoi guadagni (sia lì che altrove ), a seconda di come si evolverà la situazione.
Tornando allo spostamento dei pali della vittoria da parte di Zelensky, il significato è quindi che è realmente disposto a congelare il conflitto al minimo, con la possibilità che accetti persino di ritirarsi dal resto del Donbass se Trump glielo ordina, come parte di un accordo con Putin. Ciò non può essere dato per scontato, tuttavia, dato che finora non ha esercitato alcuna pressione su di lui. In ogni caso, le dinamiche politico-militari continuano a favorire la Russia, e Zelensky ha finalmente accettato.
Questa dinamica è guidata dagli interessi geopolitici dell’élite occidentale nel diffondere il panico nei confronti della Russia e da quelli economici nell’arricchirsi attraverso investimenti nella “linea di difesa dell’UE”.
L’abbattimento senza precedenti da parte della NATO di droni russi in Polonia, avvenuto la scorsa settimana, che questa analisi sostiene essere dovuto a disturbi che ne hanno causato una radicale deviazione dalla rotta, ha attirato l’attenzione sulle esercitazioni militari in corso nell’Europa centrale e orientale (CEE). Il giorno prima dell’incidente, RT ha informato il pubblico che Polonia, Lituania e altri otto alleati della NATO in Lettonia stavano conducendo tre esercitazioni separate, programmate per coincidere con quelle Zapad 2025 di Russia e Bielorussia, in programma in quest’ultimo Stato.
Per illustrare la discrepanza tra le due parti, le esercitazioni di Polonia, Lituania e Lettonia coinvolgono rispettivamente 30.000 , 17.000 e 12.000 uomini, per un totale di poco meno di 60.000 truppe, rispetto alle sole 13.000 unità di Russia e Bielorussia impiegate da Zapad 2025. Gli osservatori dovrebbero anche sapere che la Bielorussia ha in totale solo circa 60.000 tra militari (48.000) e guardie di frontiera (12.000), quindi queste esercitazioni NATO sui suoi confini occidentali e settentrionali comprendono lo stesso numero di truppe delle sue forze armate.
Non c’è da stupirsi, quindi, che la Russia abbia precedentemente trasferito armi nucleari tattiche alla Bielorussia con il diritto di usarle per autodifesa e stia pianificando di schierare anche lì missili ipersonici Oreshnik a scopo di deterrenza. La NATO nel suo complesso, e in particolare i suoi tre membri sopra menzionati che hanno ospitato le ultime esercitazioni, ritiene che la Bielorussia sia l’ “anello debole” nella matrice di sicurezza regionale russa e quindi pensa di poterla intimidire attraverso esercitazioni su larga scala per “disertare” in Occidente dopo il fallimento del tentativo di Rivoluzione Colorata dell’estate 2020.
Questo piano non avrà successo a causa delle garanzie di sicurezza reciproca offerte dalla Russia alla Bielorussia, simili a quelle dell’Articolo 5, del suo dispiegamento di testate nucleari tattiche e di missili Oreshnik, e del fatto che il presidente Alexander Lukashenko ha sorprendentemente stretto un’amicizia con Trump attraverso il suo ruolo nel tentativo di facilitare un accordo importante con Putin. Tuttavia, nulla di tutto ciò significa che la NATO abbandonerà la sua campagna intimidatoria contro la Bielorussia, da qui l’importanza di regolari esercitazioni congiunte russo-bielorusse per dimostrare visibilmente la deterrenza.
Queste stesse esercitazioni vengono poi deliberatamente presentate dall’Occidente come mosse da intenzioni aggressive e di conseguenza sfruttate come pretesto per organizzare contemporaneamente esercitazioni molto più grandi, con falsi scopi di deterrenza che mascherano sottilmente le loro motivazioni aggressive contro Bielorussia e Russia, per estensione. Questa dinamica non è nuova, ma è stata disonestamente drammatizzata dall’Occidente fin dall’inizio della guerra speciale.operazione finalizzata al massimo scopo di diffondere la paura a livello interno, favorendo l’agenda geopolitica dell’élite.
Considerata la posta in gioco, ci si aspetta che questa dinamica venga mantenuta anche dopo la fine del conflitto ucraino , il che manterrà alte le tensioni NATO-Russia per un futuro indefinito. Le élite occidentali potrebbero anche avere interessi economici nel farlo, poiché ciò servirà da impulso per accelerare la costruzione della ” Linea di Difesa dell’UE ” lungo i confini della NATO con Russia e Bielorussia. Conoscendo la corruzione dell’Occidente, si dovrebbe presumere che alcuni funzionari abbiano investito in aziende coinvolte in questo megaprogetto.
La nuova normalità delle esercitazioni militari contrapposte nell’Europa centro-orientale è quindi guidata dagli interessi geopolitici dell’élite occidentale, che mirano a seminare il panico nei confronti della Russia, e da quelli economici a trarne profitto. La Russia non sospenderà unilateralmente queste esercitazioni, poiché ciò potrebbe incoraggiare ulteriormente i guerrafondai occidentali e indurre inavvertitamente la Bielorussia a farsi prendere dal panico, temendo di essere presto “svenduta”. La palla è quindi nel campo della NATO, che decida se mantenere o meno questa dinamica, ma tutto suggerisce che lo farà.
La divisione tra Stati Uniti e Polonia su questa questione non è poi così importante, finché Tusk e Sikorski non ripeteranno le loro irresponsabili dichiarazioni passate, definendo Trump un “agente russo” e un “proto-fascista”.
L’abbattimento senza precedenti di diversi droni russi da parte della NATO nei cieli della Polonia, avvenuto la scorsa settimana, rimane oggetto di un acceso dibattito. Il Ministero della Difesa russo ha affermato che “non c’erano obiettivi designati sul territorio polacco” la notte dell’incidente, avvalorando così l’ipotesi avanzata qui secondo cui il disturbo della NATO avrebbe causato la deviazione dalla rotta, mentre alcuni occidentali insistono sul fatto che si sia trattato di una provocazione deliberata. Stati Uniti e Polonia, a quanto pare, si trovano su fronti opposti in questo dibattito.
Trump inizialmente ha risposto twittando : “Perché la Russia viola lo spazio aereo polacco con i droni? Eccoci qui!”, ma poi, quando gli è stato chiesto il motivo, ha risposto ai giornalisti che “potrebbe essere stato un errore… Ma a prescindere da tutto, non sono contento di nulla che abbia a che fare con tutta quella situazione. Ma spero che finisca”. Il ministro degli Esteri polacco Radek Sikorski ha poi twittato una notizia sulle parole di Trump su X, scrivendo: “No, non è stato un errore”.
Ciò è in linea con le opinioni del Presidente Karol Nawrocki, che ha ricevuto l’appoggio di Trump, lo ha appena visitato il mese scorso e rappresenta l’opposizione nazionalista-conservatrice al governo liberal-globalista del Primo Ministro Donald Tusk, di cui Sikorski fa parte. Ha affermato che “la provocazione russa non è stata altro che un tentativo di mettere alla prova le nostre capacità e risposte”. Nawrocki e Tusk hanno anche messo da parte per il momento le loro divergenze per valutare come rafforzare rapidamente le difese anti-droni della Polonia.
La divisione tra Stati Uniti e Polonia su questo incidente senza precedenti merita di essere approfondita. A partire dal primo, Trump sta ancora proseguendo il dialogo con Putin sulla risoluzione politica del conflitto ucraino , nonostante finora si sia rifiutato di costringere Zelensky a fare le concessioni di pace richieste da Putin e potrebbe persino prepararsi a rendere un fatto compiutoalcune presunte garanzie di sicurezza occidentali . Accusare la Russia di prendere deliberatamente di mira la Polonia potrebbe portare al fallimento di questi colloqui.
Per quanto riguarda la Polonia, il suo duopolio al potere, rappresentato dall’opposizione nazionalista-conservatrice di Nawrocki e dai liberal-globalisti al potere di Tusk, odia la Russia per ragioni storiche, ed è per questo che si sono uniti su questo punto. Ciascuno vorrebbe che gli Stati Uniti inviassero almeno più truppe in Polonia per rafforzare le circa 10.000 unità che già vi sono. Questa richiesta, che Trump aveva suggerito di soddisfare durante l’incontro del mese scorso con Nawrocki, potrebbe non essere accolta subito dopo quanto appena accaduto, per evitare di rovinare i colloqui di cui sopra.
La differenza principale tra Stati Uniti e Polonia è la preoccupazione dei primi di fare qualsiasi cosa che possa portare al fallimento dei colloqui con la Russia sull’Ucraina e il desiderio dei secondi di una maggiore presenza militare americana il prima possibile, ma almeno dopo la fine del conflitto. L’impazienza della Polonia e le sue autorità che contraddicono pubblicamente Trump su questo incidente senza precedenti potrebbero irritarlo, ma ci si aspetta comunque che dispieghi più truppe statunitensi in Polonia, anche se probabilmente solo dopo il ritorno della pace in Ucraina.
Pertanto, la divisione tra Stati Uniti e Polonia su questo tema non è poi così importante, finché Tusk e Sikorski non ripetono le loro irresponsabili dichiarazioni passate su Trump come un “agente russo” e un “proto-fascista”, che potrebbero spingerlo a rivedere i suoi piani. Trump ha fondamentalmente in mente obiettivi politici immediati che avrebbero implicazioni a lungo termine se raggiunti, mentre i funzionari polacchi hanno in mente obiettivi di sicurezza a medio e lungo termine che potrebbero inavvertitamente compromettere con la loro impazienza.
Gli Stati Uniti hanno il potere di porre fine a questa situazione minacciando di tagliare fuori l’Ucraina se questa si rifiuta, ma non lo faranno perché ritengono che ciò potrebbe tornare utile in futuro.
RT ha recentemente pubblicato un rapporto sulle dichiarazioni rilasciate alla fine di agosto dal vice rappresentante delle Nazioni Unite Dmitry Polyansky e dal direttore dell’Unione degli ufficiali per la sicurezza internazionale Alexander Ivanov, secondo cui l’Ucraina sarebbe responsabile del terrorismo in tutta l’Africa. Secondo loro, i piloti dei suoi droni assistono le forze designate come terroristiche in Mali, Sudan, Repubblica Centrafricana (RCA), Ciad e Repubblica Democratica del Congo (RDC). Kiev ha anche fornito alla Libia dei droni da utilizzare nella guerra civile, nonostante il divieto turco.
L’Ucraina si è vantata di aver sostenuto i separatisti tuareg in Mali dopo che questi avevano teso un’imboscata a Wagner nell’estate del 2024, quindi parte delle accuse della Russia sono innegabili, il che avvalora le affermazioni secondo cui starebbero sostenendo forze simili anche nella Repubblica Centrafricana filo-russa, ma sorgono interrogativi sul loro ruolo in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo. I media occidentali hanno riferito all’inizio del 2024 che le forze speciali ucraine erano state ingaggiate dal governo sudanese riconosciuto dall’ONU, mentre Trump si è vantato di aver mediato la pace tra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda.
Sarebbe quindi un sorprendente capovolgimento di fronte se l’Ucraina decidesse ora di fornire aiuti militari ai ribelli sudanesi, per non parlare di qualsiasi azione che potrebbe rischiare di far ripiombare la Repubblica Democratica del Congo in un grave conflitto, mettendo così in imbarazzo Trump dopo che questi si era vantato che il suo accordo di pace aveva contribuito a stabilizzare finalmente il Paese. I cinici potrebbero anche sospettare che l’accusa della Russia secondo cui le missioni diplomatiche dell’Ucraina in Algeria, Mauritania e Repubblica Democratica del Congo stanno contrabbandando armi a gruppi in Libia, Mali e nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo abbia lo scopo di seminare discordia.
Tuttavia, ci sono ragioni convincenti per prendere sul serio queste affermazioni, che ora verranno spiegate. La capricciosità di Trump potrebbe aver spinto l’Ucraina a perseguire opportunità commerciali non occidentali, comprese quelle che contraddicono gli interessi degli Stati Uniti come nella Repubblica Democratica del Congo, come parte di un piano di riserva nel caso in cui un giorno gli Stati Uniti interrompano o almeno riducano in modo significativo gli aiuti finanziari e militari. Probabilmente l’Ucraina si conformerà alle richieste degli Stati Uniti di abbandonarli, se queste dovessero essere avanzate, ma finora gli Stati Uniti non sembrano avere alcun problema al riguardo.
In effetti, Trump potrebbe persino sostenere in linea di principio l’«imprenditorialità» di Zelensky, soprattutto se i suoi consiglieri lo informassero che il nuovo ruolo strategico dell’Ucraina in Africa potrebbe essere sfruttato dagli Stati Uniti per scopi di «divide et impera» plausibilmente negabili in determinati scenari futuri. Per quanto riguarda il presunto ruolo delle missioni diplomatiche ucraine nel contrabbando di armi dall’Algeria e dalla Mauritania alla Libia e al Mali, la Russia potrebbe aver informato i governi ospitanti qualche tempo fa, ma non è rimasta soddisfatta della loro risposta.
RT ha affermato che l’indifferenza della Mauritania nei confronti di questa affermazione potrebbe essere dovuta al fatto che semplicemente non è a conoscenza delle attività dell’Ucraina sul proprio territorio, mentre ha elogiato l’Algeria per aver indagato sulla questione. È anche possibile che la Russia sospetti che questi due paesi stiano facilitando le attività dell’Ucraina, o che ne abbia addirittura le prove, ma stia offrendo loro un modo per “salvare la faccia” e porre fine alla questione incolpando esclusivamente le missioni diplomatiche ucraine. L’indagine dell’Algeria potrebbe quindi avere lo scopo di migliorare i rapporti recentemente turbati con la Russia riguardo al Mali.
Tornando al merito delle affermazioni della Russia, si può quindi ritenere che siano tutte veritiere, anche se è possibile che alcuni aspetti possano rivelarsi leggermente inesatti o esagerati. In ogni caso, il punto è che l’Ucraina si è effettivamente coinvolta sempre più nel terrorismo in tutta l’Africa, ma in misura diversa a seconda dei casi. Gli Stati Uniti hanno il potere di porre fine a questa situazione minacciando di tagliare i rapporti con l’Ucraina se questa si rifiuta, ma non lo faranno perché ritengono che ciò potrebbe tornare utile in futuro.
Tutto è pronto per un grande accordo tra Stati Uniti, Turchia, Russia e India, almeno in teoria e solo tacitamente nel caso di Stati Uniti-Russia, Stati Uniti-India e Turchia-India, ma resta da vedere se si concretizzerà, poiché i sostenitori della linea dura americana e russa potrebbero affossare qualsiasi accordo del genere.
I media turchi hanno recentemente affermato che la Russia si è offerta di riacquistare gli S-400 turchi ricevuti nel 2019 per poi rivenderli ad altri clienti, un’offerta che la Turchia sembra essere ben disposta a fare, in quanto vuole porre fine alla sua disputa con gli Stati Uniti su questo argomento e sta anche sviluppando un equivalente nazionale in grado di sostituirli. I media polacchi hanno aggiunto che “Ankara non li utilizza ancora attivamente. Non sono mai stati integrati nella NATO, i loro missili sono già a metà del loro ciclo di vita e i costi di manutenzione rappresentano un onere”.
Nel frattempo, i media indiani hanno suggerito che questo accordo potrebbe portare il loro Paese a ricevere finalmente i suoi S-400, la cui consegna è stata posticipata, e che prima dovrebbero essere aggiornati dalla Russia. Sebbene né la Russia né la Turchia abbiano confermato questa notizia, è abbastanza ragionevole da essere presa sul serio, almeno per il momento. La Russia non può permettersi di rinunciare a nessun S-400 dal fronte per l’esportazione, la Turchia si è ormai ampiamente riconciliata con gli Stati Uniti e non ha più bisogno degli S-400, mentre l’India è ansiosa di ricevere altri sistemi di questo tipo il prima possibile.
Gli interessi di ciascuna parte interessata sono più urgenti che mai perché: la Russia ha bisogno di riconquistare il suo ruolo in rapido declino nel mercato globale delle armi, dopo che la maggior parte della sua produzione è stata dirottata dall’esportazione al fronte dal 2022; il nuovo corridoio TRIPP crea le basi per una partnership strategico-militare tra Stati Uniti e Turchia lungo l’intera periferia meridionale della Russia, a condizione che vengano prima revocate le sanzioni statunitensi relative all’S-400; e gli scontri indo-pakistani della primavera hanno reso la difesa aerea una rinnovata priorità per Delhi.
Anche l’obiettivo originale dietro l’importazione degli S-400 da parte della Turchia non è più rilevante. All’epoca, il presidente Recep Tayyip Erdogan nutriva una profonda diffidenza verso gli Stati Uniti a causa del loro ruolo (quantomeno indiretto) nel fallito colpo di Stato dell’estate 2016, motivo per cui accettò questo accordo sulla difesa aerea un anno dopo. La Turchia era anche molto scontenta del sostegno militare diretto degli Stati Uniti ai terroristi curdi designati da Ankara in Siria. Dopo il TRIPP e l’ascesa al potere di Jolani/Sharaa, tuttavia, i suddetti imperativi sono diventati in gran parte obsoleti.
Tutto è quindi pronto per un grande accordo tra Stati Uniti, Turchia, Russia e India, almeno in teoria e solo tacitamente nel caso di Stati Uniti-Russia, Stati Uniti-India e Turchia-India, ma resta da vedere se si concretizzerà. Ci sono però alcune forze che potrebbero naufragarlo, principalmente i sostenitori della linea dura negli Stati Uniti e in Russia, che potrebbero rispettivamente opporsi al principio secondo cui un alleato della NATO vende equipaggiamento militare a Mosca e la Russia riacquista un sistema d’arma venduto a un alleato della NATO che ora finanzia l’Ucraina.
I sostenitori della linea dura di entrambe le parti dovrebbero quindi essere messi da parte affinché questo accordo vada a buon fine, e non si può presumere che sia Trump che Putin siano in grado di farlo nelle attuali condizioni politiche, con l’escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Russia . Inoltre, gli Stati Uniti stanno adottando una linea dura nei confronti dell’India, guidata personalmente da Trump, il che riduce le probabilità che accettino di far sì che la Turchia fornisca indirettamente all’India gli S-400 russi, dopo che Trump ha appena imposto dazi punitivi all’India per aver continuato ad acquistare armi russe.
Di conseguenza, sebbene i dettagli di questo accordo proposto siano perfettamente sensati rispetto agli interessi di ciascuna parte, come spiegato, fattori politici in relazione ai calcoli degli intransigenti americani e russi potrebbero in ultima analisi vanificare qualsiasi possibilità di un simile accordo. Se tuttavia esiste la volontà politica ai massimi livelli di ciascuna delle due parti, allora è consigliabile che incoraggino i loro rappresentanti mediatici ad articolare i benefici strategici intrinseci, al fine di convincere gli intransigenti a riconsiderare la loro resistenza.
Collusione con gli Stati Uniti per destabilizzare l’Afghanistan e restituire le infrastrutture militari occidentali alla regione darebbe una spinta all’ascesa del blocco turco emergente a spese dell’influenza della Russia in Asia centrale, mentre riconsiderare questi piani, a cui Shoigu alludeva, aiuterebbe a stabilizzare la regione.
Il Segretario del Consiglio di Sicurezza Sergey Shoigu ha pubblicato un articolo sull’Afghanistan alla fine del mese scorso sulla rivista pubblica Rossiyskaya Gazeta . L’obiettivo era contestualizzare le ragioni per cui la Russia è stata il primo Paese, durante l’estate, a riconoscere formalmente i Talebani come legittimi governanti dell’Afghanistan. Ha brevemente accennato a come ciò porterà a una più stretta cooperazione contro la droga e il terrorismo, mettendo al contempo in guardia dalle continue minacce dei terroristi stranieri e dal ritorno delle infrastrutture militari occidentali nella regione.
Riguardo alla prima di queste minacce, ha affermato che “la situazione è aggravata dai fatti documentati del trasferimento di militanti da altre regioni del mondo in Afghanistan. Vi è motivo di credere che dietro queste azioni ci siano i servizi segreti di diversi paesi occidentali, che continuano a elaborare piani per destabilizzare la regione, creando focolai cronici di instabilità vicino a Russia, Cina e Iran attraverso gruppi estremisti ostili ai talebani”.
Ecco cosa ha detto in merito al secondo punto: “È anche chiaro che le potenze occidentali, avendo perso le loro posizioni in direzione afghana, stanno elaborando piani per restituire le infrastrutture militari della NATO alla regione. Nonostante le dichiarazioni esplicite sulla loro mancanza di intenzione di riconoscere il potere dei talebani, Londra, Berlino e Washington stanno dimostrando la loro determinazione ad avvicinarsi alla leadership afghana. Non è un caso che i loro emissari abbiano recentemente frequentato Kabul”.
Si è vistosamente astenuto dal descrivere come questi terroristi stranieri stiano entrando in Afghanistan con il supporto di spie occidentali, né ha parlato di come le infrastrutture militari occidentali potrebbero tornare nella regione. Una rapida occhiata alla mappa rivela che la via più semplice per entrambi è attraverso il Pakistan, oggi governato da un regime militare di fatto filo-americano che tuttavia intrattiene ancora cordiali rapporti con la Russia . Il Pakistan ha anche una storia di sostegno a gruppi estremisti e di ruolo di principale alleato regionale degli Stati Uniti.
In effetti, gli Stati Uniti hanno apertamente Negli ultimi mesi, il Pakistan ha favorito l’India rispetto al Pakistan, suggerendo che dietro il loro rapido riavvicinamento sotto Trump ci sia qualcosa di più di quanto sembri. Un altro punto rilevante è che il Pakistan è anche alleato con Turchia e Azerbaigian, che aspirano a creare un blocco turco in Asia centrale, che sarà potenziato dal nuovo corridoio TRIPP, che faciliterà la logistica militare loro e della NATO in questa regione. L’instabilità in Afghanistan, orchestrata dagli Stati Uniti e favorita dal Pakistan, può accelerare questi piani.
Il precedente armeno di manipolare la percezione degli alleati sull’affidabilità della Russia potrebbe quindi essere replicato in Asia centrale, inducendoli a sostituire la CSTO con una combinazione di NATO e “Organizzazione degli Stati Turchi” (OTS) a guida turca. Il Tagikistan non è turco, quindi potrebbe gravitare verso la NATO invece che verso l’OTS se pensasse che la Russia non stia garantendo la sua sicurezza o sia troppo in confidenza con gli ostili. Ci si aspetterebbe che i talebani , pur essendo neutrali, coltivassero legami più stretti con entrambi.
Questo scenario potrebbe essere catalizzato dalla collusione tra Stati Uniti e Pakistan, ma la Russia ha reagito in modo non eccessivo, nella speranza che essa stessa, la Cina e l’Iran possano convincere il Pakistan a riconsiderare la propria posizione, in nome del bene multipolare. Resta da vedere se si tratti di un pio desiderio o di una magistrale diplomazia, ma il fatto è che i terroristi stranieri e le infrastrutture militari occidentali possono entrare più facilmente in Afghanistan e nella regione attraverso il Pakistan, conferendo così a Islamabad un’influenza smisurata sugli equilibri di potere in Asia centrale.
Questo dibattito solleva riflessioni interessanti che meriterebbero tutte un commento approfondito , ma qui commenterò solo quelle più importanti : cosa hanno in testa di fare gli U$A a parte la guerra a “ tout le monde “, ma soprattutto, hanno gli U$A una idea delle implicazioni ultime della somma delle loro azioni ?
Perché “l’occidente” ha già perso e qui ora si tratterebbe solo di “gestire il danno”.
Nella sua “ Arte della guerra “ Sun Tzu scrisse “ In guerra chi conosce se stesso e il proprio nemico alla fine vincerà, chi conosce se stesso ma non il proprio nemico potrà vincere come perdere, ma chi non conosce nemmeno se stesso invece perderà sicuramente.
Questo dovrebbe essere il principio zero della geopolitica e ovviamente se tutti conoscessero “se stessi e il proprio nemico “ la guerra non ci sarebbe mai e nel mondo regnerebbe “l’ armonia “ che non a caso è l’ aspirazione base della visione politica cinese , una cosa confermata dal fatto che la Cina in oltre 2000 anni della sua storia non abbia mai annesso nulla se non gli invasori della Cina , mongoli o manciuriani che fossero.
Che è la fine che adesso rischiano anche i “nasi lunghi” che incautamente sono andati ad “ infastidirla ” un paio di secoli fa, pensando che fosse un’ altra “facile preda” e facendo così l’ errore che il giovane cadetto Buonaparte aveva già capito quando scrisse a margine del suo libro di geografia alla scuola militare :“ guai a noi quando si risveglierà la Cina”.
Gli è appunto che il vero problema de “ l’ occidente”, quantomeno da dopo il 1945, è “non conoscere se stesso”, e che nella propria hybris le élites americane sono andate ad aggredire popoli che “non conoscevano” con guerre facili da gestire, anzi , pure arricchendocisi sopra a spese dei PROPRI popoli, massacrando i “nativi” con la propria superiorità tecnologica come nelle “guerre indiane”, epperò stavolta non riuscendo poi a vincerle.
Ma a quelle élites vincerle non serviva. Le loro guerre servivano solo a farci soldi sopra ed ad ammonire il mondo , “ guardate che cosa possiamo farvi , quindi obbediteci !”
Il problema è venuto quando qualcuno che invece non era un baluba ha detto “ io non obbedirò”.
E qui è avvenuto il classico errore : “ fare la guerra ad un nemico che non si conosce”.
Non solo, “ il nemico “ lo hanno pure minacciato di annichilimento , ponendo così la guerra su di un livello esistenziale, cioè ad un livello che poi se non riesci a vincere il nemico, sei tu che dovrai morire , quantomeno “politicamente”.
E peggio ancora.
Non conoscendo nemmeno quale fosse la base del proprio potere, le élites occidentali avevano pure già da tempo, direi dal 2001, dichiarato guerra ai propri popoli facendo così ANCHE il classico errore “ tedesco” della “ guerra su due fronti”, con un fronte “interno” e uno “esterno”.
Ma mentre per i tedeschi spesso la “guerra su due fronti” poteva essere inevitabile, per l’ elites occidentale è stata pura hybris; si sono credute così tanto “padrone del mondo”, da fare una cosa che non si era mai vista prima in nessun “impero : liquidare la base del proprio potere perché ritenuta ormai inutile e “troppo costosa”.
E il disastro de “l’ occidente”, come ormai qualche “illuminato” adesso comincia a sospettare, viene proprio dal “fronte interno” ed era già lì nei NUMERI di 25 anni fa, ben prima che questi pazzi non andassero farselo certificare anche da un “nemico esterno”.
L’ elite occidentale infatti aveva già perso quando Putin gli ha detto in faccia a Monaco “ io non vi obbedirò più”.
Perché lui allora la realtà dei “numeri” l’aveva già vista e non solo aveva valutato correttamente la traiettoria autolesionistica de “l’ occidente” , ma addirittura la sua ribellione era sostanzialmente un “avvertimento” a quelli che ancora in occidente potevano essere ragionevolmente “sobri” e nei posti giusti per “ fermare il declino”.
La platea di Monaco rise e non raccolse “l’ avvertimento” . E già questo solo fatto era la certificazione della inevitabilità del declino, perché nessun dirigente o diriniente o digerente, fate voi, lì presente ebbe l’ intelligenza e il coraggio di raccoglierlo; alla fin fine erano stati già tutti selezionati ad essere conformi ai desiderata dei loro padroni.
E così nel ‘21 quando questo Colby , “ er mejo fico der bigonzo”, per dirlo come dicono a Roma , ancora poteva pensare di poter vincere la guerra con la Cina mentre “l’ occidente” preparava la guerra con la Russia, quel suo progetto già allora era fallito , come già scritto da anni da un privato analista russo-americano con le sue sole fonti “free”
con concetti che egli aveva già da anni ancor prima riportati e discussi nel suo blog.
Ora a Colby , constatata la bella capocciata “ convenzionale” presa in Ucraina, pare gli sia venuto il dubbio che forse addirittura con la Cina la capocciata potrebbe essere anche peggiore.
D’altronde anche illustri analisti militari ora ci riportano che la Cina, oltre che una spaventosa capacità produttiva, abbia modernissime armi ed in numero già tanto grande da rendere molto probabile per gli U$A ANCHE una sconfitta nel Pacifico.
E veniamo qui ad una domanda che forse qualcuno si sarà fatta : perché la Cina in questo ultimi anni fa parate militari sempre più grandiose per mostrare tutta la sua “armeria”?.
Beh se a qualcuno interessa glielo dico io: per lo stesso motivo delle grandiose parate russe degli anni ‘ 10.
E’ forse questa una strategia ? Non consiglia infatti Sun Tzu di “ apparire debole quando sei forte e forte quando sei debole “? E così è oggi forse “debole” la Cina e vuole invece apparire “forte”, come gli “strateghi” NATO pensavano allora della Russia ?
Forse che nessuno in Cina ha letto Sun Tzu?
No , non è STRATEGIA , è ETOLOGIA , ed il messaggio etologico è : NOLI ME TANGERE, perché io posso farti “molto male” .
E non è una minaccia ma un avvertimento “ amichevole” . Una cosa che la Russia ha cessato di fare più o meno quando Martyanov ha scritto il suo libro , cioè quando l’ elite russa ha raggiunto la convinzione certa che la guerra era inevitabile e che “mostrare le armi “ non sarebbe più servito a nulla.
Perché Putin come Xi ha lo stesso problema : portare alla ragione un popolo pazzo , maligno e megalomane armato di bombe nucleari e pure totalmente asservito ad un “piccolo popolo” ancor più pazzo , maligno e megalomane.
Putin e Xi ce la faranno ? Io dico da sempre che in questo non c’è alcuno motivo per essere ottimisti, ma anche che “a morire e a pagare c’è sempre tempo”.
E il mio solo consiglio è lo stesso di quello di un saggio il cui nome adesso non ricordo : “ viviamo come se dovessimo morire domani, ma agiamo come se potessimo non morire mai “.
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Le principali start-up tedesche della difesa stabiliscono una “partnership strategica” per espandere la guerra basata sull’intelligenza artificiale. Fanno ampiamente a meno di componenti e finanziatori statunitensi; le loro armi sono state testate sul campo nella guerra in Ucraina.
15
Settembre
2025
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BERLINO (Own report) – Due delle principali start-up tedesche nel settore della difesa stanno creando una “partnership strategica” per sviluppare ulteriormente la guerra basata sull’intelligenza artificiale e puntano alla massima indipendenza possibile dagli Stati Uniti. Secondo Helsing e Arx Robotics, il progetto di sviluppo di una “rete di ricognizione e azione basata sull’intelligenza artificiale”, che consentirà alle “forze armate in situazioni di combattimento” di agire “in modo più rapido, preciso, efficiente e a distanze maggiori”, è deliberatamente “di concezione europea”. Con un valore di dodici miliardi di euro, Helsing è la start-up tedesca più costosa di sempre; anche Arx Robotics è considerata un faro di speranza nel panorama delle start-up. A differenza di aziende di difesa consolidate come Rheinmetall, spesso strettamente integrate a livello transatlantico, l’obiettivo è quello di creare una produzione europea, e talvolta anche puramente tedesca, indipendente dagli Stati Uniti. Ciò avviene in stretta collaborazione con l’industria della difesa ucraina e con le forze armate ucraine, che utilizzano le armi di nuova concezione in guerra. Le start-up tedesche stanno quindi producendo con successo attrezzature belliche che sono state testate nella pratica.
“Produzione locale e sovrana”
Helsing, la start-up tedesca più costosa di sempre con un valore di circa dodici miliardi di euro, è nota soprattutto per i suoi droni. L’azienda produce droni kamikaze per l’Ucraina ed è in discussione come fornitore di un “muro di droni” della NATO sul fianco orientale della NATO, tra le altre cose. Helsing è ben collegata; il suo cofondatore Gundbert Scherf è stato distaccato al Ministero della Difesa dal suo ex datore di lavoro McKinsey, dove ha lavorato dal 2014 al 2016 come responsabile del controllo strategico degli armamenti.[1] I droni Helsing HX-2 sono controllati autonomamente e sono in grado di raggiungere un obiettivo fino a 100 chilometri di distanza senza alcun controllo esterno, rendendoli meno vulnerabili alle manovre di disturbo. Helsing sviluppa anche intelligenza artificiale (AI) per carri armati, jet da combattimento e sottomarini, ad esempio, ed equipaggerà gli Eurofighter per la guerra elettronica insieme alla svedese Saab.[2] L’azienda sta attualmente espandendo le sue attività nel Regno Unito, dove produce alianti subacquei autonomi per la sorveglianza marittima, ad esempio.[3] Helsing è specializzata nelle cosiddette fabbriche della resilienza, “impianti di produzione altamente efficienti che consentono agli Stati nazionali di produrre localmente e in modo sovrano”, secondo l’azienda[4].
“Per l’Europa in Europa
Arx Robotics, anch’essa fondata nel 2021, condivide con Helsing lo sforzo di realizzare una produzione autonoma il più possibile indipendente da componenti extraeuropei. Secondo la start-up, ci si preoccupa di attrarre “investitori esclusivamente europei”; si cerca inoltre di garantire che “la catena di approvvigionamento sia europea”. 5] Ad esempio, Arx Robotics produce mini carri armati (“Gereon”) del peso di appena 400 chilogrammi, destinati principalmente all’uso nel “corridoio della morte” lungo la linea del fronte tra due forze armate – dove, secondo quanto riferito, è quasi impossibile per i soldati rimanere a causa delle missioni sempre più intensive dei droni. La start-up fornisce diverse forze armate europee ed è ora attiva anche nel Regno Unito, tra gli altri Paesi. L’obiettivo principale di Arx Robotics è lo sviluppo di software. Il prodotto più noto dell’azienda è il sistema operativo Mithra, che consente di collegare in rete sistemi d’arma di ogni tipo con sensori e modelli di intelligenza artificiale, rendendone così possibile il controllo autonomo.[6] Il cofondatore dell’azienda Mac Wietfeld afferma che la società vuole contribuire a “rafforzare la spina dorsale industriale-militare dell’Europa e quindi la sua capacità di difesa”; spiega: “Creiamo capacità per l’Europa in Europa”.[7]
“Design europeo”
Helsing e Arx Robotics hanno annunciato la scorsa settimana una “partnership strategica”. L’obiettivo è quello di “sviluppare una rete di ricognizione e azione basata sull’intelligenza artificiale per la difesa europea”[8]. In particolare, “l’area terrestre precedentemente molto frammentata e analogica… sarà digitalizzata, collegata in rete e dotata di intelligenza artificiale”. Ciò dovrebbe consentire alle “forze armate in situazioni di combattimento” di agire “in modo più rapido, più preciso, più efficiente e a distanze maggiori rispetto ad oggi”. “Il partenariato”, prosegue il documento, è esplicitamente “di stampo europeo”: Oltre alla cooperazione in Ucraina, comprende “progetti comuni nel Regno Unito e in Germania, tra gli altri”. In definitiva, l’obiettivo è quello di “dare alle forze armate europee e ucraine un vantaggio tecnologico”, ha dichiarato Wietfeld[9].
Nella prova pratica
Ciò che Helsing e Arx Robotics hanno in comune è che non solo riforniscono le forze armate ucraine, ma producono anche in Ucraina stessa, in stretto coordinamento con le unità combattenti in prima linea. Il mini-carro Gereon, ad esempio, si dice che abbia “fallito il suo primo test pratico in Ucraina”. Nel frattempo, i sistemi d’arma vengono classificati come prioritari per la guerra in Ucraina e poi “adattati in modo da essere conformi alle linee guida europee in materia di appalti e di sicurezza”[10]; vengono coinvolte “persone con esperienza diretta in prima linea” e vengono assunte persone che “si occupano della manutenzione delle attrezzature in loco al fronte e dialogano con le forze armate”. L’azienda collabora anche con l’industria della difesa ucraina; il Gereon, ad esempio, è stato sviluppato in stretta collaborazione con due aziende ucraine del settore. I partner ucraini sono considerati efficienti e veloci. “Se si sviluppa solo in Europa”, afferma Wietfeld, cofondatore di Arx, “ci vorranno decenni e si potrebbe finire con un sistema che non è adatto al campo di battaglia”[11].
Vantaggi competitivi
Helsing e Arx Robotics sono esemplari per le nuove start-up tedesche del settore della difesa, che in genere si basano su “catene del valore intraeuropee o tedesche” senza componenti statunitensi, come afferma Franz Enders, autore di un recente studio sull’argomento. “Questo non funziona ancora in termini di finanziamento, poiché dipendono ancora dai capitali statunitensi”, spiega Enders: “Ma nei loro documenti strategici, le start-up sottolineano ripetutamente che puntano al finanziamento e alla produzione in Europa”[12] e testano i loro prodotti in Ucraina in condizioni di guerra: un vero vantaggio rispetto alla concorrenza.
Il nuovo ambasciatore statunitense presso l’UE vuole adattare gli standard europei agli interessi dell’amministrazione Trump e dell’economia statunitense. Se riuscisse in questo intento, romperebbe anche gli schemi dell’estrema destra sui social media.
18
Settembre
2025
WASHINGTON/BRUXELLES (Own report) – Il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Unione europea spinge affinché le norme comunitarie siano adattate alle idee dell’amministrazione Trump e allineate agli interessi dell’economia statunitense. Andrew Puzder, ex manager di catene di fast food statunitensi, ha assunto l’incarico l’11 settembre. Egli chiede a Bruxelles di rimuovere le “barriere normative” che ostacolano gli affari, in particolare per le aziende statunitensi. Ad esempio, è necessario abolire le norme sui social media e ripristinare la “libertà di espressione”. Quest’ultima si riferisce all’eliminazione delle norme volte a limitare i discorsi di odio dell’estrema destra. La loro rimozione andrebbe a vantaggio non solo delle organizzazioni di estrema destra, come la Heritage Foundation statunitense, con cui Puzder ha collaborato fino a poco tempo fa. Anche gli ambasciatori statunitensi che lavorano altrove interferiscono nella politica dei Paesi che li ospitano, come l’ambasciatore USA in Francia, che appartiene al clan Trump. Di recente ha chiesto con tono di comando che la Francia rinunci al previsto riconoscimento dello Stato di Palestina. La Germania ha avuto esperienze simili.
Abolire le norme UE
Andrew Puzder è un ex manager di due catene di fast food statunitensi che una volta si è espresso a favore dell’automazione delle fabbriche perché le macchine sono “sempre educate”, non vanno in vacanza e non sono mai in ritardo (german-foreign-policy.com ha riportato [1]). In occasione del suo insediamento, la scorsa settimana, ha rivelato in un’intervista quali saranno le sue prime priorità come ambasciatore degli Stati Uniti presso l’UE. Secondo quanto dichiarato, Puzder lavorerà per modificare le leggi e gli standard dell’UE o addirittura per abolirli completamente se non sono nell’interesse delle aziende statunitensi. Ciò vale, da un lato, per la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), che impone a tutte le aziende che operano nell’UE obblighi di due diligence nella selezione dei fornitori per quanto riguarda i diritti umani e gli standard ambientali. Puzder non lascia dubbi sul suo desiderio di vedere la direttiva abolita. Questo vale anche per il rispetto dei fattori ESG (principi ambientali, sociali e di governance), ad esempio quando si effettuano investimenti. Già a febbraio, il Segretario al Commercio statunitense Howard Lutnick aveva dichiarato che sarebbe stato pronto a utilizzare “strumenti commerciali” in qualsiasi momento se tali standard dell’UE avessero ostacolato le aziende statunitensi[2].
Libertà di espressione
Puzder chiede inoltre che gli Stati Uniti e l’UE si oppongano “congiuntamente” a Russia e Cina. Per quanto riguarda la Cina, ciò si riferisce al duro percorso di confronto che l’amministrazione Trump ha intrapreso, non solo dal punto di vista economico, ma anche politico e militare. Per quanto riguarda la Russia, Puzder chiede che in futuro l’UE non venga più rifornita di gas naturale liquefatto russo ma statunitense. Infine, il nuovo ambasciatore statunitense è contrario alla regolamentazione dei mercati e dei servizi online, come previsto in particolare dal Digital Markets Act (DMA) e dal Digital Services Act (DSA). Solo di recente, l’UE ha imposto una multa di 2,95 miliardi di euro all’azienda statunitense Google per aver violato le normative europee in materia.[3] Puzder respinge con forza questa decisione e sostiene che tali sanzioni sono apertamente “dirette contro le grandi aziende statunitensi”; ciò è “inaccettabile”.[4] Inoltre, sostiene che l’UE sta limitando la “libertà di espressione” con la sua regolamentazione online. Spiega con paternalismo che la “libertà di espressione” non deve essere esattamente la stessa nell’UE e negli USA. Tuttavia, le norme che vietano la discriminazione razzista o sessista, ad esempio, limitano la libertà di parola in modo inaccettabile.
Un percorso chiaro per l’agitazione
Chiedendo, ad esempio, di indebolire o abolire del tutto la regolamentazione delle piattaforme di social media negli Stati Uniti, Puzder non difende solo le aziende statunitensi, ma anche gli interessi di un’organizzazione per la quale ha lavorato di recente come Distinguished Visiting Fellow for Business and Economic Freedom: la Heritage Foundation. [La fondazione, che con il suo Progetto 2025 ha elaborato una sorta di programma di governo per l’amministrazione Trump, collabora strettamente con l’alleanza di partiti di ultradestra Patriots for Europe (PfE), di cui fanno parte il francese Rassemblement National (RN), il belga Vlaams Belang e l’italiana Lega.[6] Intrattiene rapporti particolarmente stretti con il primo ministro ungherese Viktor Orbán, il cui partito Fidesz è membro del PfE. I partiti membri del PfE beneficerebbero dell’abolizione delle norme contro i discorsi d’odio di destra, così come il loro partner di cooperazione, la Heritage Foundation.
Inaccettabile
L’aperta ingerenza degli ambasciatori statunitensi negli affari interni del Paese che li ospita sta già causando gravi conflitti altrove. È il caso della Francia, ad esempio, dove gli Stati Uniti sono rappresentati da un membro del clan Trump, Charles Kushner, un imprenditore immobiliare condannato per evasione fiscale, il cui figlio Jared è il genero del Presidente degli Stati Uniti. Ad agosto, dopo che il presidente Emmanuel Macron aveva ventilato la prospettiva di riconoscere lo Stato di Palestina il 19 settembre, Kushner ha trasmesso ai media una lettera indirizzata a Macron. In essa, Kushner ha dipinto l’imminente riconoscimento della Palestina come un'”iniziativa” che avrebbe alimentato il “fuoco antisemita” e ha invitato Macron con un tono di comando: “Rinuncia a iniziative che servono a legittimare Hamas e i suoi alleati”[7] L’iniziativa di Kushner – la sua prima iniziativa pubblica come ambasciatore degli Stati Uniti in Francia poco dopo l’assunzione dell’incarico – ha scatenato una feroce rabbia a Parigi. Il ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot l’ha definita “inaccettabile”, sottolineando che la Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche prevede la non ingerenza negli affari interni del Paese ospitante. Kushner si è persino rifiutato di onorare la convocazione presso il Ministero degli Esteri francese.
Punti di vista estremi
L’aperta ingerenza di un ambasciatore statunitense negli affari interni del Paese ospitante è già nota in Germania dal mandato di Richard Grenell (dall’8 maggio 2018 al 1° giugno 2020). In un’intervista rilasciata all’inizio di giugno 2018 alla piattaforma online statunitense di estrema destra Breitbart, Grenell aveva già dichiarato di “voler assolutamente rafforzare altri conservatori in tutta Europa”[8] intendendo con “conservatori” tutti i tipi di forze di ultradestra al di là dello spettro dei partiti consolidati. In seguito Grenell ha attirato l’attenzione inviando lettere minatorie alle aziende tedesche per costringerle a soddisfare le sue richieste politiche.[9] Solo pochi giorni fa, l’uomo che attualmente porta il notevole titolo di “Inviato speciale per missioni speciali” ha chiesto la revoca del visto al corrispondente della ZDF Elmar Theveßen. Theveßen aveva esercitato la sua libertà di espressione e aveva correttamente affermato che l’attivista di ultradestra Charlie Kirk, recentemente assassinato, aveva fatto “dichiarazioni razziste” e “anti-minoranza” ed era “uno dei radicali di destra negli Stati Uniti”. Theveßen ha giudicato il vice-capo dello staff di Trump, Stephen Miller, come uno con “opinioni molto estreme”. Grenell ha poi affermato che Theveßen incita alla violenza contro gli oppositori politici e che dovrebbe essere espulso[10].
[2] Jeff Green: Il nuovo ambasciatore americano dell’UE promette di combattere la burocrazia per le aziende statunitensi. bloomberg.com 11.09.2025.
[3] L’UE infligge a Google una multa di 2,95 miliardi di euro per abuso di posizione dominante nel mercato della pubblicità display. ceelegalmatters.com 12.09.2025.
[4] Jeff Green: America’s New EU Ambassador Vows to Fight Red Tape for US Companies (Il nuovo ambasciatore americano dell’UE promette di combattere la burocrazia per le aziende statunitensi). bloomberg.com 11.09.2025.
Berlino sta mostrando una crescente disponibilità ad accedere ai beni statali russi investiti nell’UE. Il motivo è il desiderio di finanziare il prolungamento della guerra senza doverla pagare in prima persona.
16
Settembre
2025
BERLINO/MOSCA (Rapporto proprio) – Berlino sta segnalando una crescente disponibilità a liberare l’accesso ai beni statali russi investiti nell’UE e a utilizzarli per finanziare il futuro armamento dell’Ucraina. La scorsa settimana, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha suggerito che, mentre finora sono stati sottratti solo gli interessi dei circa 260 miliardi di euro di fondi russi congelati nell’UE, in futuro i fondi stessi potrebbero essere trasferiti a Kiev come “prestito di riparazione” in previsione di possibili risarcimenti russi per l’Ucraina. Nel fine settimana, Günter Sautter, consigliere per la politica estera del cancelliere tedesco Friedrich Merz, ha dichiarato che il dibattito nell’UE si sta “muovendo nella giusta direzione”. L’ex ministro della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer aveva già fornito in primavera un modello di approccio ipotizzabile. Finora Berlino aveva rifiutato la confisca dei fondi russi: avrebbe potuto spianare la strada alla confisca dei beni tedeschi come risarcimento per le devastazioni naziste. L’accesso al denaro russo dovrebbe consentire di prolungare la guerra in Ucraina, che la maggioranza della popolazione del Paese rifiuta.
“Sopravvivere a una guerra di logoramento
L’ex ministro della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer, il giornalista della Reuters Hugo Dixon e il professore di diritto Lee Buchheit ipotizzano in un articolo per la rivista Internationale Politik che “ci vorranno ancora mesi o anni” prima che si possa raggiungere un cessate il fuoco o un accordo di pace nella guerra in Ucraina. [1] Ciò è dovuto non da ultimo al fatto che Germania, Francia e Regno Unito continuano a insistere sull’invio di truppe in Ucraina dopo la fine della guerra o comunque a legare strettamente il Paese alla NATO (german-foreign-policy.com riporta [2]). Questa è una linea rossa ben nota alla Russia. Poiché il cessate il fuoco è ancora lontano, è “essenziale che l’Ucraina abbia abbastanza denaro per sopravvivere a una guerra di logoramento”, continua International Politics.
Carenza di soldati
L’articolo di International Politics non affronta il fatto che la stragrande maggioranza della popolazione ucraina è ora chiaramente favorevole a porre fine alla guerra il più rapidamente possibile attraverso i negoziati. Secondo un recente sondaggio Gallup, il 69% di tutti gli ucraini è a favore di questa soluzione, mentre solo il 24% è ancora favorevole a continuare la guerra fino all’auspicata vittoria sulla Russia.[3] Non viene inoltre menzionato il fatto che le forze armate ucraine soffrono di una drammatica carenza di soldati. Secondo un rapporto del think tank OSW (Ośrodek Studiów Wschodnich, Centro di Studi Orientali) con sede a Varsavia, alle forze armate ucraine mancano attualmente ben 300.000 soldati sul fronte – un numero significativamente superiore ai 200.000 che sono state in grado di reclutare lo scorso anno. Alcune unità hanno solo il 30% del personale previsto. A volte, una dozzina di soldati deve difendere sezioni del fronte lunghe da cinque a dieci chilometri.[4] Uno dei motivi è l’altissimo numero di diserzioni, che secondo le fonti ufficiali si aggirano intorno alle decine di migliaia. Ciò dimostra che il problema principale delle forze armate ucraine non è tanto la mancanza di armi quanto la mancanza di soldati.
Un inganno complicato
Per poter almeno continuare a finanziare l’acquisto di armi per l’Ucraina e quindi poter continuare la guerra il più a lungo possibile, Kramp-Karrenbauer, Dixon e Buchheit propongono in International Politics di attingere e utilizzare i beni statali russi investiti in altri Paesi occidentali. Ciò equivarrebbe a un furto ed è illegale secondo il diritto nazionale e internazionale. Kramp-Karrenbauer, Dixon e Buchheit sono quindi a favore di un complicato inganno, che dichiarano essere legale. Secondo loro, si dovrebbe dare per scontato – in previsione di futuri negoziati di pace – che Kiev possa obbligare Mosca a pagare i risarcimenti. Contrariamente a quanto suggeriscono i tre autori dell’articolo, ciò è altamente incerto. La proposta è che l’UE conceda all’Ucraina nuovi prestiti fino a ben 300 miliardi di dollari. In cambio, Kiev dovrebbe promettere di rimborsare i prestiti con le riparazioni, se necessario. Se la Russia si rifiuta di risarcire, l’UE dovrebbe semplicemente attingere ai beni esteri della Russia[6]. Questo sarebbe legale – perché esiste un principio di diritto internazionale secondo il quale “un Paese deve risarcire i danni che ha causato con azioni illegali”.
Due pesi e due misure
Il ragionamento è notevole. La Germania ha ripetutamente sostenuto di non essere obbligata a pagare risarcimenti per le devastazioni causate dal suo predecessore legale, il Reich tedesco, in numerosi Paesi europei. Se ora il governo tedesco negasse questo diritto a un altro Stato – ad esempio alla Russia – non sarebbe chiaro come potrebbe continuare a rivendicarlo per sé. Centinaia di miliardi di euro di crediti potrebbero essere fatti valere confiscando le proprietà tedesche nei Paesi un tempo invasi dal Reich nazista. Questo è uno dei motivi per cui il governo tedesco si è finora rifiutato di sostenere l’esproprio su larga scala dei beni statali russi. Nel caso del Belgio, il Paese che detiene la quota maggiore di beni russi all’estero, per un totale di quasi 200 miliardi di dollari, il governo di Bruxelles ritiene inoltre che non sia improbabile che, in caso di confisca dei beni russi, venga condannato da un tribunale internazionale e gli venga ordinato di restituire il denaro. Pertanto, rifiuta rigorosamente di accedere ai beni esteri russi.
“Nella giusta direzione”
Secondo quanto riportato, ciò non ha impedito al governo tedesco di allontanarsi dalla sua posizione precedentemente nettamente negativa sulla confisca dei beni russi all’estero. Recentemente, la Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha suggerito, in modo simile alla proposta di Kramp-Karrenbauer, Dixon e Buchheit, di accedere ai beni russi all’estero in previsione di possibili riparazioni russe e di trasferire i fondi da questi a Kiev come “prestito per le riparazioni”. Secondo l’articolo pubblicato su International Politics, Mosca sarebbe poi autorizzata a dedurre questo importo dalle sue future riparazioni[8]. Tuttavia, Günter Sautter, consigliere per la politica estera del cancelliere tedesco Friedrich Merz, ha commentato nel fine settimana i piani dell’UE per sbloccare l’accesso ai beni statali russi, affermando che la discussione nell’UE si sta “muovendo nella giusta direzione”.
Rischi ed effetti collaterali
Un’altra ragione che finora ha impedito non solo alla Germania ma anche alla Francia di sequestrare i beni russi all’estero è che la mossa costituirebbe un precedente con conseguenze indirette. Ha chiarito che i beni investiti nell’UE non sarebbero più al sicuro in caso di conflitto con le potenze europee. La Cina, ad esempio, potrebbe presumere che i suoi beni nell’UE potrebbero essere confiscati in qualsiasi momento se il conflitto si inasprisse. Lo stesso vale per gli Stati della penisola arabica. È ragionevole pensare che questi Stati mostreranno almeno una nuova moderazione nell’investire i loro beni nell’UE. È possibile anche un ritiro imminente dei beni. Tra l’altro, ciò indebolirebbe l’euro – in un momento in cui si parla già di una nuova crisi dell’euro che non può essere esclusa nel medio-lungo termine a causa dell’aumento del debito nell’UE come risultato del riarmo (german-foreign-policy.com ha riportato [9]). Il piano di pagare il riarmo dell’Ucraina con fondi russi anziché dell’UE dimostra quanto questo pericolo sia considerato serio: Se i finanziamenti dovessero continuare a provenire dai bilanci degli Stati dell’UE, questi si avvierebbero ancora più rapidamente verso la temuta crisi del debito.
[1] Annegret Kramp-Karrenbauer, Hugo Dixon, Lee Buchheit: Wie Merz der Ukraine zu einer Kriegskasse von 300 Milliarden Dollar erzählen kann. internationalepolitik.de 05.05.2025.
[6] Annegret Kramp-Karrenbauer, Hugo Dixon, Lee Buchheit: Wie Merz der Ukraine zu einer Kriegskasse von 300 Milliarden Dollar erzählen kann. internationalepolitik.de 05.05.2025.
Diversi Stati europei della NATO, tra cui la Germania, stanno svolgendo esercitazioni di guerra vicino e sulla Groenlandia per ribadire la loro opposizione ai piani di annessione degli Stati Uniti. La manovra è diretta anche contro la Russia.
17
Settembre
2025
NUUK/KOPENHAGEN/BERLINO (Own report) – Con le esercitazioni di guerra vicino e sulla Groenlandia, diversi Stati europei della NATO, tra cui la Germania, stanno dimostrando la loro opposizione alla richiesta statunitense di annessione dell’isola danese. Il presidente americano Donald Trump ha ripetutamente ribadito il suo desiderio di annettere la Groenlandia agli Stati Uniti e non ha escluso l’uso di mezzi militari. Diverse agenzie di intelligence statunitensi hanno avviato le prime attività sovversive per individuare partigiani e oppositori degli Stati Uniti in Groenlandia e provocare i primi disordini. Dopo la visita del presidente francese Emmanuel Macron a Nuuk, capitale della Groenlandia, a metà giugno è arrivata per la prima volta una nave da guerra tedesca, l’Einsatzgruppenversorger Berlin; anche Nils Schmid, sottosegretario di Stato al Ministero della Difesa, si è recato sul posto per trasmettere il messaggio che la Germania non si occupa “a parole” della “sicurezza della Groenlandia”. Le misure, volte a garantire alla Danimarca il futuro sostegno dell’UE nella difesa da eventuali attacchi statunitensi, significano che la militarizzazione dell’isola danese sta prendendo piede, anche in vista della lotta di potere contro la Russia.
I primi passi sovversivi
L’amministrazione Trump ha da tempo avviato attività concrete che probabilmente daranno il via alla secessione della Groenlandia dalla Danimarca e alla sua acquisizione da parte degli Stati Uniti. All’inizio di maggio, il Wall Street Journal ha riferito che diverse agenzie di intelligence statunitensi – tra cui la CIA e la NSA – avevano iniziato a raccogliere informazioni sul movimento indipendentista in Groenlandia; si trattava di “uno dei primi passi concreti” verso l’obiettivo di “acquisire la Groenlandia”, ha commentato il giornale.[1] Alla fine di agosto, l’emittente pubblica Danish Radio (DR), facendo riferimento a fonti governative e di intelligence, ha riferito che le prime operazioni di spionaggio statunitensi avevano ormai preso piede. Due ex dipendenti del presidente americano Donald Trump e una persona della sua cerchia personale avevano stilato le prime liste – una che comprendeva i sostenitori groenlandesi degli Stati Uniti e una che comprendeva gli oppositori dell’adesione della Groenlandia agli Stati Uniti.[2] Stavano anche lavorando su argomenti che potevano essere utilizzati per creare sentimenti contro la Danimarca in Groenlandia. Hanno anche contattato politici, uomini d’affari e potenziali attivisti in Groenlandia.
“Un segnale forte”
I primi Stati europei hanno iniziato ad appoggiare la Danimarca rispetto agli Stati Uniti e sono ricorsi anche a gesti militari. Alla fine di gennaio, il presidente del Comitato militare dell’UE, il generale austriaco Robert Brieger, si è espresso a favore dello stazionamento di truppe degli Stati membri dell’UE in Groenlandia; “sarebbe un segnale forte”, ha detto Brieger.[3] Tuttavia, ciò non è ancora avvenuto. Il 15 giugno, il presidente francese Emmanuel Macron è stato il primo capo di Stato straniero a visitare la capitale della Groenlandia, Nuuk. Accompagnato dal primo ministro danese Mette Frederiksen, Macron è salito in modo dimostrativo a bordo di una fregata danese ancorata nel porto di Nuuk, prima di incontrare Frederiksen e il primo ministro groenlandese Jens-Frederik Nielsen per un colloquio. Ha poi spiegato di aver viaggiato “per esprimere la solidarietà della Francia e dell’Unione Europea per la sovranità e l’integrità territoriale di questo territorio”. Tutti i confini della regione devono essere “inviolabili”[4]. La Francia è pronta a organizzare “manovre congiunte” con altri Paesi della regione artica in qualsiasi momento per sottolineare questa richiesta.
“Nessun servizio a parole”
A metà agosto, anche la Germania fece sentire la sua presenza in Groenlandia. Il 16 agosto, l’Einsatzgruppenversorger Berlin fu la prima nave da guerra tedesca a entrare nel porto di Nuuk. Lo sfondo ufficiale erano le esercitazioni di guerra nell’Atlantico settentrionale, in cui si provava a prevenire un possibile passaggio di sottomarini russi attraverso il cosiddetto GIUK gap (Groenlandia, Islanda, Regno Unito) nell’Atlantico settentrionale, dove avrebbero potuto attaccare i rifornimenti militari dal Nord America all’Europa. In realtà, si trattava anche di dimostrare una presenza militare in Groenlandia. Il 18 agosto arrivò a Nuuk anche Nils Schmid, Segretario di Stato parlamentare del Ministero della Difesa di Berlino. Schmid ha avuto colloqui con il ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen e con il ministro degli Affari esteri e del commercio della Groenlandia, Vivian Motzfeld, a bordo della Triton, una nave da pattugliamento della Royal Danish Navy. In una dichiarazione congiunta, ha affermato che non solo la “stabilità nell’Artico”, ma anche la “sicurezza della Groenlandia” e la “solidarietà con i nostri alleati” non sono per noi solo parole”.[5] È stata annunciata per settembre una visita del Ministro della Difesa Boris Pistorius a Nuuk.
Manovre senza truppe statunitensi
All’inizio della scorsa settimana, diversi Stati europei della NATO hanno iniziato esercitazioni belliche vicino e sulla Groenlandia, che dureranno fino alla fine di questa settimana. Alle esercitazioni, note come Arctic Light, guidate dalla Danimarca, partecipano anche truppe di Norvegia, Svezia, Francia e Germania. Secondo quanto riferito, sono coinvolti in totale circa 550 soldati: unità danesi a terra, in mare e in aria, una nave da guerra, un aereo cisterna e un’unità di fanteria equipaggiata con droni dalla Francia, e osservatori militari dalla Germania in particolare. Il ministro della Difesa danese Lund Poulsen ha dichiarato lunedì, durante una visita congiunta alla manovra con i suoi omologhi di Danimarca e Islanda, che “l’attuale situazione di sicurezza” ci costringe “a rafforzare in modo significativo la presenza delle forze armate nell’Artico”.[7] La manovra è “un buon esempio” delle attività congiunte nel tentativo di “affrontare le minacce nell’Artico”.
Contro la Russia
Se da un lato la manovra rafforza la presenza europea in Groenlandia e quindi prende posizione contro gli Stati Uniti, dall’altro contribuisce alla militarizzazione dell’Artico – e non da ultimo serve anche a posizionarsi contro la Russia. A gennaio, la Danimarca ha concluso un accordo non solo con la Groenlandia, ma anche con le Isole Faroe, che mira tra l’altro a “migliorare le capacità di sorveglianza nella regione”.[8] Per quanto riguarda la manovra, il maggiore generale danese Søren Andersen ha spiegato che la Russia ha rafforzato le sue posizioni nell’Artico “negli ultimi 20 anni”. Si presume che, dopo la fine della guerra in Ucraina, la Russia espanderà la sua posizione altrove, possibilmente nell’Artico. Si sta già prendendo posizione contro questa eventualità.
[1] Katherine Long, Alexander Ward: U.S. Orders Intelligence Agencies to Step Up Spying on Greenland. wsj.com 06.05.2025.
[2] Paul Kirby: Gli Stati Uniti dicono alla Danimarca di “calmarsi” sulla presunta operazione di influenza in Groenlandia. bbc.com 28.08.2025.
[4] In Groenlandia, Emmanuel Macron esprime solidarietà europea e critica il desiderio di annessione di Donald Trump. lemonde.fr 15.06.2025.
[5] Ole Henckel: Sicurezza nell’estremo nord: La Germania dimostra la sua capacità di agire. bmvg.de 19.08.2025.
[6] Arctic Light 2025: La Danimarca terrà un’esercitazione militare in Groenlandia con gli alleati della NATO. highnorthnews.com 05.09.2025.
[7] I ministri della Difesa degli Stati nordici partecipano alle manovre militari. zeit.de 15.09.2025.
[8] Philipp Jenne: La Danimarca conduce un’esercitazione in Groenlandia, pensando alla Russia in un momento di tensioni con gli Stati Uniti. apnews.com 16.09.2025.
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Dopo settimane, forse addirittura mesi, di attesa per vedere quale sarebbe stata la strategia di Trump per sfuggire alla “scadenza” russa che lui stesso si era imposto e nella quale si era cacciato, finalmente abbiamo ottenuto la risposta.
Trump sembra aver astutamente superato l’Europa e averle passato la palla, sfidando gli europei a mettere mano al portafoglio:
Traduzione: “Imporrò sanzioni alla Russia non appena voi farete qualcosa che so essere impossibile da fare.”
Trump ha messo l’Europa in una situazione di zugzwang, condizionando le sue azioni alla scelta da parte dell’Europa tra due posizioni ugualmente fatali: se l’Europa interrompe completamente i suoi acquisti “indiretti” di petrolio russo “ombra” e impone tariffe doganali alla Cina, l’economia europea, già in crisi, crollerà. Se l’Europa si rifiuterà di farlo, Trump continuerà lo status quo del minimo indispensabile nel sostegno all’Ucraina, dando essenzialmente carta bianca alla Russia per annientare l’Ucraina, il che è altrettanto politicamente disastroso per l’Europa quanto la prima opzione.
Con questa mossa, Trump è riuscito, almeno per ora, a districarsi dalla situazione di stallo, superando in astuzia sia i critici che i neoconservatori, che ora non possono più accusarlo di “favorire la Russia”. Trump avrà ora una scusa pronta e plausibile da opporre loro: “Perché dovremmo impegnarci in tali sanzioni quando l’Europa si rifiuta di venirci incontro? Dopotutto, è la loro guerra”.
Nonostante tutti i suoi recenti fallimenti, dobbiamo ammettere che quest’ultima mossa sembra essere molto efficace. Tuttavia, il neocon deep state è immediatamente entrato in azione. Il presidente Mike Johnson ha affermato che le sanzioni contro la Russia sono “attese da tempo” e che “il Congresso è molto favorevole”.
Il sempre subdolo Lindsey Graham ha fatto un passo in più nel tentativo di imporre un pacchetto di sanzioni inserendolo in un disegno di legge sul finanziamento federale:
Ovunque ti giri, la classe dirigente globale sta facendo del suo meglio per alimentare il conflitto, dipingendo la Russia come una minaccia proveniente dall’esterno che incombe su tutta la civiltà.
Il recente allarme polacco sui droni è stato smentito, poiché anche il ministro degli Esteri polacco Sikorski ha ammesso che nessuno dei droni era dotato di testate:
Il ministro degli Esteri polacco Sikorski ha confermato che gli UAV che sono entrati nello spazio aereo del Paese non erano equipaggiati con esplosivi.
Ci hanno messo troppo tempo a risolvere il “mistero” delle esche utilizzate per scaricare la difesa aerea in Ucraina.
Anche Lyin’ Wonder Von der Leyen è stata punita per il suo tentativo fallito di inganno:
I fanatici soldati semplici erano in piena ebbrezza, facendo tutto ciò che era in loro potere per alimentare paure e aumentare le tensioni, senza alcun risultato:
I cittadini polacchi hanno continuato a smascherare e persino a ridicolizzare l’assurda “paura dei droni”:
Il primo ministro polacco Donald Tusk è stato persino costretto ad ammettere che nel suo Paese sta esplodendo un’«ondata di sentimenti filo-russi», ma che come sempre è orchestrata dal «Cremlino». Egli ritiene che il «ruolo» dei politici sia quello di imporre uno «stop» artificiale e antidemocratico a questa naturale ondata di sentimenti civici, piuttosto che rispondere a ciò che vogliono gli elettori:
Caspita, pensavo che il ruolo dei politici fosse quello di rappresentare le opinioni popolari della gente, piuttosto che reprimerle quando si scontrano “inopportunamente” con le “indicazioni dall’alto” che i politici ricevono dai loro donatori aziendali e dai loro finanziatori.
L’articolo ammette che alcuni paesi europei non meglio identificati stanno già adottando misure di ritorsione segrete contro la Russia, molto probabilmente sotto forma di terrorismo occulto, come sempre:
Alcuni governi stanno già reagendo in segreto agli attacchi nella zona grigia, in particolare i paesi più vicini alla Russia che sono costantemente oggetto di attacchi ibridi.
“Stiamo adottando misure importanti per rafforzare la nostra resilienza”, ha dichiarato il ministro della Difesa svedese Pal Jonson in un’intervista. “E naturalmente stiamo anche facendo in modo di rendere le cose difficili alla Russia, soprattutto sostenendo anche l’Ucraina”.
Di cosa potrebbe trattarsi? Beh, per prima cosa si parla di «paesi particolarmente vicini alla Russia», che possiamo immediatamente supporre siano gli Stati baltici. L’unica domanda è: quali azioni segrete stanno intraprendendo?
Anche in questo caso la risposta potrebbe essere semplice: probabilmente per facilitare vari attacchi terroristici ucraini, come quelli avvenuti di recente. Ad esempio, ci sono state molte speculazioni sui recenti attacchi con droni contro basi e raffinerie russe nell’estremo nord, che sembravano provenire da uno dei paesi baltici. Tra questi vi è stato un attacco contro una nave a Primorsk:
Che si trova proprio qui:
Così come i colpi ancora più a nord, a Murmansk, che sembrano improbabili che abbiano avuto origine dall’Ucraina vera e propria.
Come sempre, agli europei non resta altro che un’escalation insensata e trascinare i loro paesi logori nell’abisso. Pochi giorni dopo il crollo del governo francese, Fitch ha abbassato il rating creditizio della Francia:
Nel frattempo, il Regno Unito ha assistito a quella che è stata definita la più grande manifestazione di destra della storia, con centinaia di migliaia di partecipanti, se non di più, a seconda delle fonti.
Le notizie dal fronte sono state relativamente scarse nell’ultima settimana, anche se negli ultimi giorni si è registrata una nuova accelerazione con una serie di avanzate russe su diversi fronti.
Uno dei più notevoli è stato quello di Kupyansk, dove anche fonti ucraine hanno ammesso che i russi hanno nuovamente utilizzato un’operazione segreta tramite condutture per attraversare il fiume Oskol e assaltare il centro di Kupyansk.
Dal canale DeepState affiliato all’AFU:
Sono emerse immagini delle truppe russe che uscivano da uno dei condotti:
Un altro video mostra alcuni russi con dei carrelli speciali sui quali viaggiano attraverso il tubo, come descritto sopra da DeepState. Nella seconda parte del video si vede che i russi avrebbero persino scoperto del filo spinato a fisarmonica inserito nel tubo dagli ucraini per impedire il loro passaggio:
Infatti, già da tempo i russi stanno sviluppando dispositivi e marchingegni sempre più avanzati per attraversare in modo più efficace tali condutture, al fine di ampliare queste operazioni in una sorta di MOS replicabile:
Quanto tempo ci vorrà prima che l’esercito russo abbia un proprio reparto ufficiale addetto alla manutenzione delle condutture?
La guerra dei gasdotti è ormai giunta al culmine e i meme abbondano:
Un articolo tratto da una fonte russa:
Fin dal mattino, il nemico ha scritto su tutti i suoi canali della scoperta di un passaggio sotterraneo, presumibilmente attraverso un gasdotto sotto il fiume Oskol vicino a Kupyansk. L’ingresso del tunnel, lungo circa 10 chilometri, si trova a Liman Pervy, sulla riva orientale, mentre l’uscita è nella zona di Radkovka, a nord-ovest di Kupyansk.
Secondo i dati disponibili, la nostra fanteria impiega 4 giorni per attraversarlo. Il tunnel è dotato di aree per dormire e mangiare, ventilazione e, naturalmente, carrelli elettrici per spostare rapidamente le truppe d’assalto cariche.
Secondo Suriyak, negli ultimi giorni le forze russe si sono infiltrate nell’area ombreggiata e l’hanno trasformata interamente in una zona grigia, senza ancora un consolidamento completo, anche se le forze ucraine si stanno ritirando in gran parte:
A nord di Kupyansk sono state conquistate diverse nuove aree a ovest del fiume Oskol, verso il confine russo.
Uno dei fronti russi di maggior successo e in più rapida evoluzione è ora quello che va da Krasny Lyman fino alla zona di Seversk, appena a sud di Kupyansk, sul confine tra Kharkov, Lugansk e Donetsk. Qui le forze russe hanno iniziato sia ad accerchiare che a aggirare Shandryholove:
Oltre a conquistare gran parte di Zarichne e avanzare verso Lyman:
Le forze armate della Repubblica di Donetsk si trovano a meno di 7 km da Lyman.
Sono entrati negli insediamenti di Shandryholovye, Derylovoye, Seredjne e Karpovka. I combattimenti continuano qui, con alcuni di questi insediamenti sotto il controllo russo per almeno il 75%.
A ovest, gli insediamenti di Zarochnoye e Torskoye sembrano essere saldamente sotto il controllo russo. E nella foresta di Serebryanskoye continuano ad esserci importanti avanzamenti.
A Seversk le forze russe hanno fatto crollare la sacca della foresta di Serebriansky a nord e stanno avanzando a nord di Seversk, iniziando ad attaccare la periferia della città:
Ingrandendo l’immagine, vediamo che le DRG russe si sono infiltrate fino a nord di Seversk, anche se non è stato ancora stabilito un controllo saldo:
Sul fronte Pokrovsk-Mirnograd, secondo quanto riferito, le forze russe sarebbero avanzate fino alle prime case alla periferia di Mirnograd, anche se l’area è attualmente contrassegnata come “controllo debole” o zona grigia, poiché non vi sono ancora stati consolidamenti confermati:
Situazione sul fronte di Mirnograd: negli ultimi cinque giorni la situazione a est di Mirnograd è peggiorata per l’esercito ucraino. L’esercito russo ha intensificato gli attacchi e si sta avvicinando alle prime case della città. Al momento le forze ucraine impediscono il consolidamento delle conquiste russe grazie all’elevato possesso di droni in questa sezione.
Ci sono stati molti altri piccoli progressi, gran parte dei quali lungo il confine tra Donetsk e Dnipro, sulla vecchia linea di Velyka Novosilka. Molte aree su quel fianco occidentale hanno visto la conquista di nuovi territori, in particolare intorno a Berezove e Sosnovka:
Uno sguardo più da vicino, con insediamenti specifici catturati:
Situazione sui fronti di Velikomikhailovskaya e Huliaipole:
L’esercito russo ha assunto il pieno controllo delle località di Ternove e Obratne. Inoltre, durante l’ultima settimana le forze russe hanno conquistato una serie di posizioni tra Olhivske e Temyrivka.
Sulla linea occidentale di Zaporozhye, le forze russe hanno iniziato a respingere le truppe ucraine dalla città di Plavni, precedentemente conquistata, e a occupare parte di Stepnogorsk, il nuovo insediamento:
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Ultimi punti:
Quando Keith Kellogg ha visitato recentemente l’Ucraina, è nata una sorta di leggenda mitopoietica dall’osservazione che gli attacchi russi a Kiev sembravano essersi “interrotti” al suo arrivo. Lo stesso Zelensky ha scherzato dicendo che Kellogg è più prezioso del sistema Patriot e gli ha offerto la cittadinanza a vita per scherzo:
Lo stesso Kellogg ha dato vita con orgoglio a questo meme imbarazzante:
La cosa più interessante nella foto sopra è la statua del logo GUR di Budanov sullo sfondo, che raffigura una spada che trafigge la Russia:
In questa particolare rielaborazione, le parole scritte in tutta la Russia sono Країна рабів, che in ucraino significano: “Il paese degli schiavi”.
Kellogg in seguito raccontò eroicamente come gli ucraini avessero un vantaggio di 3:1 sul morale dei russi.
Se non parliamo solo in termini militari, sono stato in ospedali militari e ho incontrato personale militare, e il rapporto tra forza fisica e forza morale è di circa 1 a 3.
Il vantaggio morale degli ucraini rispetto alla Russia è quello che hanno nei loro cuori, il che è ovvio. …
L’Ucraina sopravviverà sicuramente e rimarrà uno Stato (secondo i video TikTok visti da Kellogg).
E se guardiamo alla resilienza delle persone, possiamo vedere come sarà il futuro”.
Ho visto degli ucraini nella metropolitana durante l’allarme, su TikTok o da qualche altra parte.
E non erano rannicchiati da qualche parte: no, stavano cantando con orgoglio l’inno nazionale.
Era unico.
E dimostra che l’Ucraina non può scomparire”, ha affermato Kellogg.
Dice che lui e il generale Caine condividono l’opinione che l’Ucraina stia vincendo la guerra.
Su questo punto, Arestovich ha recentemente espresso il suo disaccordo:
Il vostro supporto è inestimabile. Se avete apprezzato la lettura, vi sarei molto grato se vi impegnaste a sottoscrivere una donazione mensile/annuale per sostenere il mio lavoro, così da poter continuare a fornirvi resoconti dettagliati e incisivi come questo.
1)l’ascesa cinese è da imputare a un grossolano errore strategico degli anglosassoni o è la spia del passaggio a oriente di LORSIGNORI?
R: Datosi il rapporto “simbiotico” tra “anglosassoni” e LORSIGNORI direi che è stato l’ errore di entrambi. Infatti sia il “predatore” che il suo “parassita” avevano progetti propri sulla Cina e hanno operato insieme e fallito insieme.
In ogni caso si è trattato di un errore grossolano, cosa apparentemente sorprendente datosi il LORO immensi mezzi di informazione ed elaborazione dei dati.
La Cina è un “mondo a se” che non può essere inquadrato secondo gli schemi con cui siamo inquadrati noi. E’ un mondo con cui si può pensare di collaborare ma non si può fagocitare. E’ la Cina che “digerisce” tutto.
Tantissimi anni fa la vecchia professoressa ( marxista) di etnologia di mia moglie, una persona seria come allora ancora esistevano , disse in aula che si era letta con molta attenzione il “libretto rosso” di Mao trovandovi “tanto Confucio con una spolverata di Marx”.
E anche la “rivoluzione culturale” di Mao che allora sembrò più internamente lacerante della destalinizzazione sovietica andrebbe oggi riconsiderata sotto un altro aspetto perché nella sostanza spazzò via la “vecchia classe rivoluzionaria “ evitando la sclerosi del partito che fu letale al PCUS..
Una bella differenza con il “ nostro” ‘68 con i nostri “maoisti” che agitando un libretto che forse non avevano nemmeno letto, puntavano solo a prendere “ sine arte nec studio” il posto dei loro professori , no ?.
In ogni caso alla Cina , non importava “il colore del gatto” ,lo scopo era “ scacciare i topi” che l’ avevano assaltata due secoli prima e la Cina ci è riuscita con il principio del “ chiodo scaccia chiodo” fino alla fine austutamente trattare con le “pantegana” per far capire al “ gatto rosso” che lui non gli era più necessario.
Ma perché “la pantegana” ci è cascata? Perché ha sovrastimato la forza di quella “ fascinazione” con cui stava già avvolgendo la Russia dimenticando che la “Cina è diversa”-
Nella sostanza si può considerare la cosa come un tentativo fallito da parte di un parassita di saltare su di un “animale” su cui non si era adeguatamente “specializzato” ,così con il solo risultato di averne rafforzato l’ apparato immunitario..
2)i tentacoli U$A non si diffusero iefficacemente in Russia, pare: fu una colossale dormita dei primi o tutta farina del sacco dei veri rappresentanti della seconda, non attratti dalle sirene occidentali?
R:Anche la Russia è un animale diverso da noi “occidentali” ma più esposto della Cina proprio a causa della “fascinazione”. Diciamo che mentre la Cina non si infetterà mai più , la Russa resta più debole e prende ciclicamente ” il raffreddore”.
La crisi de l’ URSS sostanzialmente dette campo libero a due opposte tendenze sempre presenti nel mondo russo : “l’ occidentalismo” e il ” patriottismo” ( non riesco a trovare una parola migliore) e che da sempre si combattono tra loro, spesso nello spirito della stessa persona e con risultati paradossali . Cita appunto Tolstoj in “guerra e pace” la memoria del governatore di Mosca del 1812 ( quello che probabilmente gli dette intenzionalmente fuoco) e che a me hanno tanto colpito da poterle riprodurre a memoria “ Sono nato tartaro e nobile dello Zar , ma per tutta la vita ho desiderato essere francese :parlavo francese , scrivevo in francese , mangiavo francese e adirittura pensavo in francese . Ma poi i Francesi sono venuti qui e ho capito che io in realtà era soltanto un russo “.
Questo contraddittorio mix di “ aspirazione” ed “identità” è presente quasi in ogni membro della elite russa ma è raro in quella cinese . E si può dire che in Russia sono le circostanze a fare emergere una su l’ altra o viceversa.
Ad esempio il “primo” Putin si deve catalogare come un “occidentalista” come allora lo era tutta l’ intera “mafia di Leningrado” che Sobciak si portò a Mosca nel 1997 e che adesso ancora siede nei posti apicali del Kremlino .
Diciamo quindi che nel 1992 gli “occidentalisti” presero il potere e ci fu un momento di catarsi in cui costoro si accorsero che “ in realtà erano soltanto russi”.
Quel momento fu l’ attacco NATO alla Serbia quando , come scrissi allora in usenet su it.politica internazionale le bombe NATO su Belgrado uccidevano anche gli “american boys” a Mosca.
Ma come si era conservato nel marasma degli Anni ‘ 90 il segreto delle armi sovietiche e il suo cuore Nucleare? Ovviamente sono stati quelli del GRU , questo “cuore zarista” della Armata Rossa ben descritto da Dughin ( suo padre ne era un generale) ma non solo .
C’ è infatti una naturale riservatezza in ogni russo ,anche nel più “ occidentalista” che lo spinge sempre a non confidare mai nulla di importante ad uno “ straniero” ( e figuriamoci poi i cinesi…).
Noi ad esempio non sapremo mai le dinamiche che hanno fatto emergere l’attuale dirigenza russa. Chi è Putin in realtà ? Forse un uomo del GRU infiltrato nel KGB nella eterna lotta tra “occidentalisti” e “euroasiatisti” come talvolta alluso da Dughin ? Ma perché lui e non il suo sodale e superiore Ivanov ?
3)arriverà uno zar coglione nei prossimi anni, secondo te?
Eheh .. Si gioca tutto su questo.
Putin certamente non lo è , ma purtoppo ciclicamente nella storia russa si nota un’ alternanza “buono”-”cattivo” tra i suoi zar.
Dicono che personalmente Putin non sia interessato troppo a fare lo “zar” e che sia costretto a farlo “ a vita” perché è “insostituibile”. Quando ad esempio lasciò le briglie a Medvedev costui ha sostanzialmente fallito e Putin è dovuto tornare di corsa.
Ma c’è un altro “putin” che si scalda in panchina ? Ci sono tante voci ma i suoi uomini migliori ( rogozin patushev, lavrov ) sono già invecchiati con lui e non potranno sostituirlo. Gli altri non mi piacciono , sono solo dei grigi funzionari spesso nemmeno tanto efficienti.
Il problema è che il Top di un elite è generalmente lo specchio de l’ elite sottostante. E come si seleziona questa elite ?
In “democrazia “ abbiamo visto che oramai si selezionano solo opportunisti “pigiabottoni”. Ma nelle “autocrazie” ? . La Cina pare abbia un sistema efficiente mettendo in concorrenza le varie “municipalità” e le diverse strutture “pubbliche” e dove solo chi mostra risultati validi accede al Politburo del Partito.
La Russia ha un analogo sistema basato sui governatorati e sul Parlamento ma non sembra così efficace. La differenza con la Cina probabilmente risiede anche in un più efficace sistema di punizione di chi danneggia lo stato abusando della propria posizione, una cosa che solo ora Putin ha cominciato a fare davvero.
Putin ha comunque detto che vuole passare il potere alla generazione forgiata dalla guerra , un’ ottima idea; non credo però ne abbia il tempo.
In conclusione, non c’ è ancora alcuna certezza che la successione a Putin non evolva poi in modo catastrofico quindi:
lunga vita a Putin!
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