DISINFORMAZIONE, UN BREVE VADEMECUM_1a parte, di Roberto Buffagni

Vademecum: la disinformazione, che cos’è e come funziona

capitolo uno

 

Premessa generale: il linguaggio umano si differenzia da tutti gli altri perché è capace di mentire.

In questo vademecum che mi accingo a scrivere, esporrò brevemente le caratteristiche principali della disinformazione. Il tema è vastissimo, io non sono uno specialista e questo non sarà un trattato: sarà un agile e breve manualetto, appunto un vademecum, che si propone il modesto scopo di aiutare il lettore a riconoscere la disinformazione e a evitarla, insomma a non abboccare. Saranno benvenuti critiche, obiezioni, aggiunte e suggerimenti dei lettori.

Cominciamo dal principio, con una classificazione elementare dei tipi di disinformazione.

I tipi fondamentali di disinformazione sono: lo stratagemma, l’intossicazione, la propaganda bianca, la propaganda nera, l’influenza.

  1. Stratagemma. Esiste da sempre. Nel combattimento individuale è la finta: finti col sinistro, l’avversario si scopre per parare, colpisci col destro; nel combattimento tra formazioni è la diversione: attacchi con un reparto a est per attirare colà il nemico, colpisci con il grosso delle tue forze a ovest. I greci abbandonano l’assedio, si allontanano sulle navi (nascondendole dietro l’isolotto di Tenedo), lasciano sulla riva il cavallo di legno (farcito di armati), i troiani esultano, eccetera. Questo celebre stratagemma contiene anche un’intossicazione (v. 2) perché i greci fanno credere ai troiani che il cavallo sia un’offerta ad Atena, ciò che li persuade a trasportarlo in città.
  2. Intossicazione. Rifilare al nemico dei falsi segreti. Nella definizione lapidaria del colonnello André Brouillard (Pierre Nord, artista francese del controspionaggio) “consiste nel far credere all’avversario quel che dovrebbe credere per precipitare nella sconfitta, militare o politica”. Hitler fa credere a Stalin che nel corpo ufficiali sovietico si cospira con la Germania per rovesciare l’URSS: Stalin fa giustiziare metà del corpo ufficiali. Gli Alleati vogliono sbarcare in Sicilia, fanno trovare ai tedeschi, al largo delle coste spagnole, un cadavere di ufficiale inglese: nelle sue tasche, prove indiziarie di un prossimo sbarco in Grecia. Hitler sposta in Grecia una parte delle truppe e del naviglio stazionato in Sicilia. Il principio dell’intossicazione è: ingannare il nemico in merito alla fonte dell’informazione.
  3. Propaganda bianca. La propaganda bianca consiste nel ripetere, molte volte e con molte variazioni: “Noi siamo meglio di voi”[1]. Il limite intrinseco della propaganda bianca è che dichiara la sua fonte. Siccome il bersaglio della propaganda è il nemico o l’avversario politico, va dato per scontato che egli nutrirà un pregiudizio sfavorevole riguardo al suo contenuto, cioè che ne diffiderà. Il fatto che la propaganda bianca sia veritiera può essere utile, ma non sempre risolutivo (non scrivo “mai” perché il cinismo è pericoloso in questo campo, menoma l’immaginazione). Guerra fredda: la propaganda bianca del campo anticomunista dice che l’Occidente è più ricco e più libero del campo comunista povero e dispotico, la cosa è effettivamente vera ma non persuade i comunisti e i loro simpatizzanti del campo occidentale, compresi fior d’intellettuali che potrebbero sapere come stanno le cose, o addirittura concretamente lo sanno, ma riescono a convincersi che non stanno così. Ai cittadini sovietici la propaganda bianca non arriva, o arriva in dosaggi insufficienti. Sintesi: la forza di penetrazione psicologica della propaganda bianca è limitata; per essere efficace, la propaganda bianca deve affidarsi alla quantità e alla ripetizione incessante: in questo somiglia ai bombardamenti terroristici “a tappeto” impiegati dagli Alleati nella IIGM, non diretti a obiettivi militari ma a intere popolazioni civili. La propaganda bianca “a tappeto” ottiene risultati sia perché diventa impossibile sfuggirle, sia soprattutto perché produce effetti di siderazione nel bersaglio. “Siderazione” significa paralisi delle capacità volitive in seguito a choc; la siderazione induce spesso timore reverenziale di fronte alla potenza sovrumana che si dispiega e ci colpisce, come di fronte a un’epifania della divinità[2]. Esempio contemporaneo: l’effetto frastornante e suggestivo delle tempeste mediatiche che ci bersagliano quando l’emittente della propaganda bianca ha una posta rilevante in gioco. Esempio, una guerra da legittimare, una competizione elettorale importante di cui vuole teleguidare il risultato, etc.
  4. Propaganda nera. La propaganda nera si differenzia dalla propaganda bianca perché mente sulla sua origine. Non è identica all’intossicazione, perché mentre l’intossicazione mira a far credere all’avversario una singola informazione, la propaganda nera mira a diffondere sfiducia nel campo avversario, per abbatterne il morale. Esempio: l’inglese Sefton Delmer, nella IIGM, crea diverse stazioni radio che si presentano come radio tedesche, favorevoli al regime nazista. Quando la popolazione di Amburgo sfolla verso l’Est in seguito ai bombardamenti, una radio di Delmer trasmette questo comunicato: “Il dottor Conti, Ministro della Sanità del Reich, si congratula con gli ufficiali medici dei centri di raccolta per l’infanzia siti nel Gau Warteland [dove sfollano gli amburghesi] per la devozione esemplare con la quale curano l’epidemia di difterite che si è manifestata tra i bambini che hanno in cura. Esprime altresì l’auspicio di vederli trionfare sulla tragica penuria di medicinali, e di ridurre così il tasso di mortalità a una media di sessanta morti la settimana.” La propaganda nera ha una forza di penetrazione psicologica molto maggiore della propaganda bianca, appunto perché, mentendo sulla propria fonte, può contare (se eseguita a regola d’arte) sul pregiudizio favorevole del bersaglio, che si fida. A differenza della propaganda bianca, però, la propaganda nera non può e non deve essere diffusa in dosaggi massicci, “a tappeto”. Non punta sulla quantità e sulla siderazione della potenza, ma sulla qualità dell’inganno (adesione perfetta allo stile della falsa fonte e alla mentalità del bersaglio) e sulla diffusione lenta e capillare. La propaganda nera, insomma, ha bisogno di artisti dell’inganno e di tempo, tanto tempo, per produrre i suoi effetti. Un esempio contemporaneo di propaganda nera, iniziato nel corso della IIGM, è il diluvio di attributi disonoranti che i media rovesciano sul popolo italiano, al quale sono sistematicamente addebitati i difetti e le tare morali e civili più infamanti e ridicoli. Che gli italiani abbiano davvero tare e difetti è del tutto irrilevante, perché ne hanno tutti i popoli. La differenza è che agli altri popoli, tare e difetti non vengono sistematicamente addebitati, e l’effetto di comparazione è dunque profondamente debilitante e demoralizzante per il popolo italiano. Questo esempio riuscitissimo di propaganda nera sfuma nell’influenza (v. 5) perché è stato compiuto servendosi di agenti d’influenza e casse di risonanza (v. 5).
  5. Influenza. L’influenza ricorre, talvolta, alle tecniche dell’intossicazione e della propaganda nera, ma è infinitamente più raffinata. L’influenza non mira semplicemente a diffondere informazioni false o sfiducia, mira a destabilizzare l’intero campo avversario. Al campo che emette l’influenza non importa sapere se i primi effetti della sua azione andranno a suo proprio immediato vantaggio, a patto che gli effetti d’eco dell’azione d’influenza siano nocivi per il campo avverso. L’influenza è una tecnica raffinata, che non può fare ricorso agli strumenti grossolani della propaganda bianca: chiunque esprima aperta simpatia per il campo emittente l’influenza, diventa inservibile e va evitato con cura. L’influenza si opera per mezzo di agenti d’influenza e casse di risonanza. Gli agenti d’influenza sono persone interne al campo-bersaglio, situate in posizioni dirigenziali, soprattutto nei media, che operano consapevolmente a favore del campo emittente l’influenza: esempio, un direttore di giornale. Le casse di risonanza sono persone o gruppi di persone interne al campo-bersaglio, che per le più varie ragioni diffondono, inconsapevolmente, l’azione d’influenza: il giornalista che scrive quel che gli ordina il direttore-agente d’influenza, o il giornalista che condivide gli scopi apparenti dell’operazione d’influenza, per esempio la pace nel mondo o la sconfitta del fascismo; oppure, semplicemente il lettore di giornali, che ne diffonde le opinioni chiacchierando in casa, sul lavoro, al bar. Esempio storico: nel corso della guerra fredda, in Europa occidentale l’URSS appoggia a loro insaputa formazioni anticomuniste accesamente nazionaliste, perché sono anche antiamericane. Il partito degli emigrati russi Giovane Russia si dichiara monarchico e adotta uno stile parafascista, ma è infiltrato e manipolato dal KGB, che lo usa per far pensare che tutti gli oppositori dell’URSS siano così, reazionari, illusi, fascistoidi. Esempio contemporaneo: la diffamazione sistematica tuttora corrente del popolo italiano (v. 4, propaganda nera). Nel corso della guerra civile, e dopo la vittoria alleata nella IIGM, gli Alleati e in particolare i britannici insediano in Italia, in posti di responsabilità, diversi tecnici della guerra psicologica, tra i quali ad esempio Renato Mieli, primo direttore dell’ANSA e padre di Paolo Mieli[3]. I partiti italiani riuniti nel CLN hanno l’interesse immediato di addebitare tutta la colpa della guerra perduta al regime fascista, tutto il merito della vittoria alla Resistenza, cioè a se medesimi. I tecnici della guerra psicologica alleati appoggiano questa naturale inclinazione a dividere gli italiani in due categorie: i fascisti (cattivi, arretrati, reazionari, corrotti, pericolosi, perdenti) e gli antifascisti (buoni, moderni, onesti, pacifici, vittoriosi) e iniziano un’operazione di propaganda nera ai danni degli italiani fascisti, accentuandone tare e difetti: spesso reali, beninteso, basti ricordare l’8 settembre. Si tratta però di propaganda nera, che non dichiara la propria fonte (britannica, alleata) che si trasforma in influenza perché si serve di agenti d’influenza italiani (es., Renato Mieli) e di casse di risonanza (gli antifascisti). Gli agenti d’influenza impegnati in quest’ operazione scelgono, di preferenza, di posizionarsi tra i comunisti (come Renato Mieli che fu per nove anni direttore de “L’Unità”) e più tardi nella sinistra extraparlamentare, anche estremista. Comunisti e sinistra extraparlamentare sono fieramente, rumorosamente avversi al campo americano e britannico (perché anticomunista e capitalista) dunque la fonte ideale per un’operazione d’influenza, che non deve mai partire da chi esprima aperta simpatia per il campo emittente. L’operazione di propaganda nera si trasforma, nei decenni, in azione d’influenza coronata da larghissimo successo. Gli agenti d’influenza e le casse di risonanza tengono in vita l’antifascismo per decenni, anche dopo la totale sparizione del fascismo, e così possono affibbiare colpe e tare spregevoli ai loro avversari più scomodi, qualificati di “fascisti” in aeternum. [4] Procede parallelamente, ormai sospinta dalla forza d’inerzia delle abitudini inveterate, la routinaria demoralizzazione sistematica degli italiani, che indebolisce e divide la nazione e lo Stato e concorre validamente a far raggiungere al campo emittente l’operazione d’influenza il suo obiettivo politico-militare principale: il controllo del Mediterraneo, difficile da ottenere se l’Italia è coesa nel perseguimento dello scopo geopolitico che le dettano posizione geografica e interesse nazionale.

E’ appena il caso di aggiungere che le operazioni d’influenza, come questa anglosassone ai danni dell’Italia che ho appena sommariamente descritto, non creano dal nulla una mentalità o una cultura politica, ma fanno leva su opinioni e persuasioni già esistenti nel paese-bersaglio. I complotti, cioè i disegni segreti, esistono eccome, ma non creano la realtà: le danno una spintarella, a volte ininfluente, a volte decisiva.

Con questo importante caveat concludo il primo capitolo del vademecum. Nel secondo capitolo illustrerò la disinformazione nel senso esteso, o dezynformatsjia, come l’hanno creata nel 1959 i grandi artisti del Direttorato D del KGB, guidato dal Generale Agayantz (poi Direttorato A, capeggiato dal braccio destro di Agayantz, gen. Kondracev).

I servizi segreti sovietici, che si riallacciavano alla grande tradizione dell’Okhrana –  la polizia segreta zarista che cucinò e diffuse I protocolli dei Savi di Sion piratando il semisconosciuto libello satirico Dialogue aux enfers entre Machiavel et Montesquieu – si avvalsero anche della prossimità geografica e culturale con l’Asia, in particolare studiando Sun Tzu, testo obbligatorio all’Accademia Frunze sin dagli anni Quaranta (oggi in tutte le accademie militari del mondo).

Come introduzione al prossimo capitolo del vademecum, ecco una serie di precetti tratti da L’arte della guerra di Sun Tzu.

  1. Screditate tutto ciò che è buono nel paese nemico
  2. Implicate i membri della classe dirigente del nemico in imprese criminali
  3. Distruggete la loro reputazione e al momento opportuno, consegnateli all’indignazione dei loro concittadini
  4. Servitevi della collaborazione degli esseri più vili e abominevoli
  5. Disorganizzate con ogni mezzo l’azione del loro governo
  6. Diffondete la discordia e le liti tra i loro cittadini
  7. Istigate i giovani contro i vecchi
  8. Ridicolizzate le tradizioni dei vostri nemici
  9. Intralciate con tutti i mezzi l’intendenza e i rifornimenti dell’esercito nemico [N.B.= danneggiate l’economia del nemico]
  10. Indebolite la volontà dei guerrieri nemici con musica e canzoni sensuali
  11. Inviategli delle prostitute per completare l’opera di distruzione
  12. Siate generosi nelle promesse e nei doni per procurarvi informazioni. Non lesinate, perché il denaro speso a questo fine vi frutterà un ricco interesse
  13. Infiltrate dappertutto le vostre spie

 

 

 

 

[1] O, a seconda dei casi e del contesto storico, “Non ci sono alternative a noi”.

[2] V. La dottrina militare USA proposta dai neoconservatori USA (e impiegata sul campo nell’operazione Desert Storm) intitolata “Shock and Awe”, “Siderazione e Timore Reverenziale”. https://it.wikipedia.org/wiki/Shock_and_awe

[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Renato_Mieli

[4] Com’è come non è, spesso questi avversari politici “fascisti” manifestano, più o meno coraggiosamente, l’intenzione di difendere l’interesse nazionale italiano…

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