Georgia, punto di rottura_di Daniele Lanza

(cerchiamo di spiegare al pubblico il risultato delle elezioni georgiane, il cui significato va oltre la Georgia)
Il partito conservatore non liberale “Sogno georgiano” raccoglie da solo, senza alleati, il 54,1% del voto secondo sistema proporzionale: per contro, le forze filo-UE e filoatlantiche – 4 mini coalizioni – raccolgono in tutto il 37%.
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In che modo interpretare queste elezioni a beneficio dell’osservatore europeo/italiano nel modo più semplice possibile ? Innanzitutto chiarendo il campo di gioco e i suoi giocatori.
Abbiamo un paese, la GEORGIA, che si trova in una posizione geografica assai particolare, ai margini estremi del continente europeo (se ancora può definirsi tale), inserito in quella grande catena montuosa che è la fusione con il vicino medio oriente turco/iranico. Malgrado questo si tratta di un paese CRISTIANO (chiesa ortodossa autocefala georgiana) in mezzo al mare musulmano circostante, entrato nell’orbita russo imperiale 2 secoli fa, attraversando assieme a Mosca il settantennio sovietico, cosa che ne ha fondamentalmente secolarizzato il costume. Al termine dell’era sovietica, si rende indipendente, manifestando nel corso di tale processo, fisiologici moti antirussi post-sovietici, comuni in differenti misure in tutta la galassia post-sovietica (come i figli adolescenti che arrivano al momento della ribellione con i genitori).
Sulla base di tutti i fattori riportati sopra, ormai da oltre 20 anni si pianifica da parte europea di integrare tale paese nella casa comune guidata da Strasburgo e Bruxelles.
Insomma, si vuole la Georgia come membro dell’Unione Europea, questo è il punto.
Quanto questo intento sia plausibile e giustificabile non si può che lasciarlo al giudizio di ogni osservatore: si giudichi da sé quale e quanto senso possa avere cercare di integrare a tutti i costi in UE un minuscolo stato nazionale, la cui area storica non ha mai fatto parte dell’Europa – nè occidentale, ma per lungo tempo nemmeno di quella orientale – se non come margine estremo verso l’Asia musulmana, dotato di un’economia al medesimo livello di quelle nordafricane (che quindi non può apportare nulla, ma al contrario sarebbe un oggettiva zavorra aggiuntiva all’Unione. I parametri economici d’accesso, i requisiti non esistono per caso, ce lo si ricordi).
A questo punto perché non fare entrare anche la TURCHIA ? (è quello che Ankara ha domandato per anni prima di stancarsene, sostenuta a gran voce da Washington che – ricordiamocelo – voleva la Turchia nell’UE tanto quanto nella Nato). Oppure perché non fare il grande passo ed ammettere anche lo stato di ISRAELE ?? (c’è chi l’ha proposto, eccome).
Come ho cercato di sottolineare in precedenza, non sussiste (disgraziatamente) alcun fondamento razionale all’ingresso della Georgia, se ci si basa su un rispetto stretto dei criteri economici e culturali di adesione; il fondamento razionale invece esiste invece, eccome,…..se per tali criteri utilizziamo invece quelli geopolitici e geostrategici: un ulteriore tassello euro-atlantico nel cuore del Caucaso espanderebbe l’influenza politico/militare nell’area, a danno principalmente di Mosca che si ritroverebbe la Nato ai confini da meridione (e secondariamente di Teheran).
UE e NATO viaggiano (si propagano) in parallelo, ricordiamocelo anche se sembra banale dirlo: sono rispettivamente il braccio civile e militare della medesima entità di fondo, e l’uno va avanti seguito dall’altro a brevissima distanza o viceversa perchè servono lo stesso interesse (…)
Ergo, la chiave sono le RAGIONI (quelle reali) per le quali si vuole la Georgia in UE. Si può concordare o meno con tali ragioni – dipende dall’orientamento del lettore – ma quelle sono, quindi è giusto essere chiari in proposito senza accampare alibi vari.
Si può scegliere ciò che si vuole (sono chiaro), ma allora si abbia il coraggio di dirlo e affrontarne tutto quello che consegue (non ci si può aspettare che Mosca – o qualsiasi altra potenza di quel calibro – se ne stia con le mani in mano mentre gli si costruisce attorno un confine fatto di missili puntati contro: in Ucraina quanto a Taiwan o in qualsiasi altro posto…non fa testo se fatto volontariamente o meno, democraticamente o meno ! Sia come sia, su un piano geostrategico si traduce in un rischio per Mosca, la quale chiaramente si interesserà alla questione in un modo o in un altro).
Se è chiaro quanto scritto sopra allora si può proseguire.
Allora CHI vuole la Georgia nell’UE ? Le cosiddette correnti filoccidentali che in concreto sono i partiti, movimenti e coalizioni a sostegno tanto dell’integrazione europea quanto (al 99,9%) all’ingresso nell’Alleanza atlantica. Sono quelli che organizzano le parate di piazza a favore dei diritti civili come di tradizione newyorkese, londinese o parigina……alfieri dell’ideologia liberale di classico conio, affiancati da una piccola galassia di ONG generosamente finanziate dall’estero. Si tratta del popolo che urla a squarciagola e issa vessilli arcobaleno per tutta la città nel nome della giustizia. In parole altre, mi spiace dirlo, sono quella fascia di società che, imbevuta di un’immagine idilliaca delle società euro-americane (desiderandone la prosperità), finisce per esserne usata per scopi altri (che nulla hanno che fare con la prosperità).
Questo popolo, molto rumoroso sulla strada lo chiameremo “Popolo Arcobaleno” (che in questo caso non è nemmeno tanto ad indicare l’associazione col movimento Lgbtq, quanto una visione del mondo “prospera”, per quanto illusoriamente).
CHI è contro costoro ?
Un partito sorto una quindicina di anni fa ad opera di un miliardario locale: si chiama “SOGNO GEORGIANO”, nome attorno al quale da adesso tutto girerà.
Diciamo da subito che la natura di questo partito è decisamente più complessa di quanto sia semplificato sui media occidentali: a beneficio del lettore diciamo che NON si tratta di un partito “filorusso” a scanso del fatto che tale etichetta gli è stata applicata un po’ ovunque (…).
Si tratta di un partito nato come “di sinistra” sul piano della presenza dello stato e dell’assistenza sociale (cose che da un punto di vista liberal/anglosassone sono automaticamente considerate di sinistra), ma le combina con un deciso conservatorismo sul piano sociale. In pratica una destra di tipo SOCIALE (per così esprimersi): il problema è che alla filosofia liberal non sta bene alcuno dei due aspetti ! Dal momento che promuove un modello di libero mercato (assai poco assistenziale) e del tutto progressista su quello sociale. Oltre a tutto questo (cosa più grave in assoluto), “Sogno georgiano” promuove una politica di realpolitik con la RUSSIA; si muove in direzione di una normalizzazione dei rapporti e di una pacificazione della zona di frontiera – tormentata dal 2008 – così come una riapertura del commercio russo-georgiano (molto grande in rapporto alla piccola economia del paese).
Tutto questo scaturisce da un’impostazione di fondo che consiste nel realizzare la natura peculiare del paese, collocato sul piano storico/culturale tra due mondi: quello occidentale da un lato, ma anche quello russo dall’altro (col quale il legame è inscindibile). Si cerca pertanto un bilanciamento tra le due forze. L’obiettivo, pertanto, non è di essere per forza “amici della Russia” quanto trovare un equilibrio ragionevole che non costringa ad esserle nemici. Questa è la chiave di tutto: equilibrio e bilanciamento. Concetti che tuttavia stridono con le aspettative occidentali, nella misura in cui mal coincidono con un orientamento rigidamente antirusso adottato da tutto l’asse euro-americano. In base a questa ricerca di equidistanza si è limitata la presenza di ONG finanziate dall’estero (sapendo benissimo da chi sono finanziate; ricordiamo che non sono state vietate, ma solo è stato posto l’obbligo di registrarsi ed essere trasparenti……cose che sembrano ragionevoli da un altro punto di vista. Oppure no ? Si vorrebbe liberissimo e non trasparente finanziamento dall’estero ? Per nascondere cosa ? Si risponda anche a questo in coscienza, prego…). Si limita anche la forza del movimento LGBTQ nella misura in cui lederebbe il consenso in ampie parti del paese non in grado di metabolizzare idee del genere, generando divisioni e frizioni in seno a una società molto tradizionale.
In definitiva: cosa è “Sogno georgiano” e cosa vuole ? E’ un partito multisfaccettato, dall’approccio molto realistico: NON intende far sì che la propria società sia investita di cambiamenti che non condivide, nè che si ritrovi incastrata in alleanze politico/militari che non coincidono col proprio percorso storico. Sono leggi ed iniziative simili, analoghe a quelle russe sì, ma in realtà che non sono state prodotte al fine di emulare la Russia (idea questa, diffusa da occidente), quanto piuttosto perché vogliono riflettere il paese reale, il quale, coincidentalmente, è tanto conservatore quanto la Russia. Si tratta di una convergenza culturale piuttosto che di un piano geopolitico. PUNTO.
In nulla “Sogno georgiano” è specificamente “filorusso”: quest’ultima è una definizione data dai centri di potere e dai mezzi di informazione euro-americani (che hanno contribuito ad instaurarla nel pensiero comune). In realtà questo partito georgiano è “filorusso” soltanto se lo si osserva da una prospettiva severamente ANTIRUSSA: una prospettiva che Washington/Bruxelles gradirebbe per qualsiasi nuovo alleato che coopta (l’equivoco di fondo sta tutto lì : la Georgia è un paese fiero e indipendente, ma NON antirusso quanto paesi baltici e Polonia, che quindi punta ad una posizione più sfumata, nella crisi presente. Questo, ahimè, è sufficiente per farlo bollare come “filorusso” dall’asse euro-americano che nella propria foga tende a considerare come sospetto qualsiasi atteggiamento che non sia in linea col proprio. Diventa pertanto “filorusso” non soltanto chi è filorusso per davvero, ma anche colui che non si dichiara antirusso, pretendendo di mantenere una posizione equidistante.
Lo chiameremo quindi partito del paese profondo

= ……….ecco I due attori fin qui descritti si confrontano: il “popolo arcobaleno” e il “paese profondo” si confrontano direttamente (come oramai sta accadendo in tanti paesi dell’occidente europeo, vedi Francia e Germania).
I risultati sono quelli che si vedono. Il paese profondo veniva dato al 40% dai sondaggi commissionati dagli avversari (le forze liberal-progressiste si vedevano vincitrici e diffondevano tale idea), ma alla prova reale sul campo prende invece il 54% al voto nazionale e senza nemmeno alleati coi quali dover dividere il potere. Nelle zone rurali poi tale voto arriva a sfiorare il 90%.
Il popolo arcobaleno e le 4 coalizioni che lo rappresentano, sono andate poco sopra 1/3 del consenso nazionale.
Un messaggio forte che fa intendere lo scarto tra la minoranza rumorosa che va in piazza ad urlare ed il paese reale (che questo piaccia o meno a chi rimane affascinato dalle piazze solcate di bandiere e slogan).
Si deve aggiungere qualche nota specifica sul voto: come in tanti fanno notare, “Sogno georgiano” si è presentato su manifesti elettorali con iconografia che riflette ancora l’europeismo (vero). Un punto che consente dunque di evidenziare ulteriormente il grande equivoco che grava su queste elezioni e sulla natura del partito stesso di cui abbiamo già parlato addietro: il conservatismo georgiano NON è antieuropeo e non lo è mai stato………semplicemente non è disposto ad abbracciare per intero l’ideologia liberal/anglosassone che sembra ad esso esserne ormai connaturata. Il conservatismo georgiano è disposto a far parte della UE da un punto di vista economico (così come essa è sempre stata concepita), ma non a stravolgere il proprio background culturale per questo; piuttosto, è dalla sponda opposta (Bruxelles) che si pretende di imporre un’agenda politica e geopolitica assieme al benessere (illusorio) che darebbero in cambio. Ci si può dunque a questo punto domandare chi sia il più ipocrita: se “Sogno georgiano” che vuole il benessere europeo senza pagarne il prezzo sul piano dei valori, oppure la stessa UE, la quale formalmente si presenta come un’associazione economica, ma poi pretende di imporre una precisa agenda politica che interferisce direttamente con la società e la politica interna dei nuovi membri che vorrebbero aderire (di nuovo, ognuno in cuor proprio opti per la variante che crede).
D’altro canto si deve sottolineare un fatto: se ammettiamo che non è stato corretto da parte di “Sogno georgiano” servirsi della simbologia UE nella sua campagna elettorale non condividendone i valori, allora parimenti non è stato corretto da parte filoccidentale trasformare l’intera campagna in un referendum pro o contro la RUSSIA.
Quanto è accertato è che le forze liberali e filoccidentali in campagna elettorale hanno da subito stravolto il senso delle cose: quello che doveva essere un confronto, di per sé importante, sulla politica interna del paese e sulla sua società……….è divenuto un confronto di politica ESTERA, focalizzato sul “filorussismo” o meno. La cosa è stata fatta ingenuamente oppure deliberatamente. C’è da temere sia la seconda. Esattamente come nel caso moldavo una settimana fa, si è fatto sì che il tema geopolitico divenisse impropriamente l’ago della bilancia, argomento da sventolare minacciosamente e a sirene spiegate in modo proprio da convincere quella parte del paese, la più nazionalista e conservatrice, a votare PRO-Europa, pur non condividendone l’orientamento liberale.
La dinamica è proprio la medesima a pensarci: il fronte liberale filoccidentale, ben consapevole della difficoltà di far accettare ad una società tradizionalista come quella georgiana un’agenda molto progressista, allora ricorre allo spauracchio Russia/Urss, consapevole dell’avversione istintiva che provoca in tutta la popolazione, trasversalmente….nella speranza di ottenere voti anche in quelle fasce che non voterebbero MAI riforme di matrice troppo liberale.
Escamotage semplice ed efficace: il problema è che non è bastato e nemmeno lontanamente. Ha pesato il fatto che la Georgia, a differenza della Moldavia, ha molti meno emigrati residenti in Europa (oltre 1 milione in realtà, ma tutti in Russia) e, pertanto non c’è stato nessun flusso di voti filoeuropeo dall’estero a ribaltare il verdetto, come nel caso moldavo (…). Trasformare le elezioni in un referendum contro la Russia è stato fallimentare; una mossa poco responsabile che riflette più la foga antirussa dell’occidente che non una reale valutazione dell’interesse georgiano, puntando tutto sul risveglio di un antirussismo che non è presente nella società georgiana (non nella medesima misura di paesi baltici o Polonia) con pochi risultati. Potrebbe al contrario aver spaventato molti georgiani alla prospettiva di far diventare il paese un ennesimo fronte armato, costantemente attivo, contro il gigante vicino.
Nella sostanza l’errore UE/USA è stato questo: hanno sponsorizzato (perché gli sponsor ideologici e materiali sono loro) una campagna elettorale basata non tanto su un oggettivo benessere nazionale da condividere quanto sulla paura di un ipotetico nemico alle frontiere. Il timore anziché una qualche giustizia. C’è da ritenere che la società georgiana in fondo abbia percepito qualcosa di tutto questo: che il guadagno sarebbe stato minimo (l’UE non regala a nessuno il proprio benessere, al massimo fa “prestiti”, come Kiev ben presto scoprirà) e il prezzo da pagare sarebbe stato alto (trovarsi una Russia eternamente nemica, e questo senza peraltro che i georgiani fossero nemici della Russia).
CONCLUSIONE
Chi di dovere (cioè chi aveva accesso ai sondaggi veri e non di propaganda), si è reso conto già da molte settimane delle scarse possibilità di successo , tanto in Moldavia quanto in Georgia e difatti (NOTARE bene*) la copertura mediatica nelle ultime settimane si è gradualmente assottigliata fino a scomparire in prossimità di tali consultazioni elettorali che sono letteralmente scomparse dalle pagine delle testate principali.
Se il caso moldavo è stata una delusione, e lo si prevedeva, allora tanto più si sapeva che quello georgiano – più difficile per le ragioni ricordate – sarebbe andato anche peggio; così è stato. Per tale ragione non se ne sente parlare da nessuna parte, cosa strana per un evento che si diceva tanto importante.
Cosa accadrà da qui in avanti non è per nulla certo: nè come si muoverà l’ora potentissimo “Sogno georgiano”, nè come si muoveranno le opposizioni così imbarazzantemente sconfitte. La disfatta è stata troppo netta, purtroppo, per invocare con forza i brogli elettorali (cosa che comunque stanno già facendo come di rito); l’unica cosa che rimane in alternativa è un atto di forza, ossia una rivoluziona colorata, che però a questo punto determinerebbe rischi di guerra civile inenarrabile alimentata da opposti attori geopolitici esterni (penso che nemmeno il fronte liberale georgiano osi una carta del genere, ma soprattutto per l’Europa la Georgia stessa non è così importante)
FINE.

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Il mondo degli arabi, di Vladislav B. Sotirović

Il mondo degli arabi

Il mondo degli arabi (WoA), in quanto parte peculiare del globo, è di estrema importanza sia per la politica che per l’economia globali. D’altra parte, questa regione è caratterizzata da un lento sviluppo democratico, dall’instabilità politica, dall’estremismo religioso (fondamentalismo islamico) e da molte ragioni che hanno portato a conflitti interetnici di lunga durata, in particolare nelle relazioni israelo-arabe e nell’insicurezza regionale. È evidente che il WoA ha bisogno di riforme politiche, sociali ed economiche complete, come richiesto chiaramente dai manifestanti della Primavera araba nel 2010-2013. Le questioni cruciali delle riforme riguardano lo sviluppo nazionale e la governance, la successione dell’autorità politica, la rimozione dell’autoritarismo politico e le relazioni arabe con Israele e gli Stati Uniti.

Il WoA è composto politicamente da 22 Stati membri dell’Organizzazione della Lega Araba (ufficialmente, la Lega degli Stati Arabi), compresi quelli delle regioni del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA), collegati da numerose convenzioni e accordi bilaterali e multilaterali. Da un lato, questi 22 Stati membri sono diversi per dimensioni, forma di governo e ricchezza di risorse naturali, ma dall’altro, tutti possiedono molti attributi comuni che li uniscono culturalmente, confessionalmente ed etnicamente: lingua, alfabeto, religione, storia, costumi, valori e tradizioni.

L’organizzazione della Lega Araba

Questa lega cerca di promuovere la cooperazione politica, culturale ed economica tra i suoi 22 Stati membri (compresi i rappresentanti della Palestina dell’OLP) su due continenti. È stata fondata nel 1945 da sei Stati arabi fondatori: Iraq, Egitto, Transgiordania (oggi Giordania), Libano, Arabia Saudita e Siria. Uno dei primi e principali atti politici della Lega è stato il boicottaggio economico di Israele sionista dalla sua proclamazione nel 1948 fino agli accordi di Oslo del 1993. Tuttavia, il tentativo di presentare una piattaforma politica (araba) unita su alcune questioni più ampie, seguita da una cooperazione economica armoniosa, è stato finora limitato, di solito a causa dell’interferenza americana negli affari arabi. Tuttavia, questo fallimento è anche il risultato del modo in cui funziona l’organizzazione della Lega Araba, le cui decisioni sono vincolanti solo per gli Stati membri che le hanno votate. Anche fattori interni, come la forma di Stato (monarchia o repubblica), hanno influenzato le politiche discordanti degli Stati arabi.

Anche le relazioni esterne dividono storicamente e attualmente le nazioni arabe all’interno della Lega. Ad esempio, durante la Guerra Fredda 1.0, essi sostenevano in modo diverso gli Stati Uniti o l’URSS. Contemporaneamente, la natura delle loro relazioni con diversi attori esterni (Russia, Cina, Stati Uniti) ha determinato direttamente le azioni politiche ed economiche degli Stati membri dell’Organizzazione della Lega Araba, visibili, ad esempio, nei casi delle due Guerre del Golfo o della Primavera araba del 2010-2013. Nel 2011, l’Organizzazione della Lega Araba ha condannato le violazioni dei diritti umani perpetrate dal leader libico Muammar Gheddafi e ha chiesto l’imposizione di una no-fly zone sulla Libia, con una richiesta senza precedenti di intervento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Il contesto storico

Per circa quattro secoli, la maggior parte del mondo arabo è stata costituita da province sotto l’Impero ottomano (sultanato). La prima metà delXVI secolo è stata caratterizzata da una grande avanzata di potenza dei tre principali imperi islamici dell’epoca: l’Impero Ottomano su tre continenti, l’Impero Safavide in Persia e l’Impero Mughal in India. A metà dello stesso secolo, questi tre Stati islamici controllavano un’ampia porzione di territorio e di mare dal Marocco, dall’Austria e dall’Etiopia all’Asia centrale, all’Himalaya e al Golfo del Bengala. Gran parte dell’Asia centrale era in possesso di un’altra dinastia turca, gli Shaybanidi uzbeki, la cui capitale era Bukhara. Khanati con governanti musulmani esistevano in Crimea e sul fiume Volga a Kazan e Astrakhan. Tutti questi Stati sono stati fondati da dinastie musulmane di lingua turca con una caratteristica militare estrema. Tutti, tranne l’Impero Safavide in Persia, erano di religione islamica sunnita; i Safavidi, invece, seguivano l’Islam sciita. Questo fatto storico ha incoraggiato un forte antagonismo, rivalità e guerre in cui sono stati coinvolti gli arabi del Medio Oriente. Fino al 1639, la maggioranza degli arabi fu governata dai Sultani ottomani.

Alla morte del sultano ottomano Mehmed II il Conquistatore, nel 1481, i turchi ottomani conquistarono la capitale bizantina Costantinopoli e le maggiori porzioni dei Balcani. In seguito, l’improvvisa rinascita della Persia islamica sotto il sovrano Ismail I (1500-1524) li respinse nella parte occidentale del Medio Oriente. Tuttavia, Ismail di Persia fu sconfitto nel 1514 e la Siria e l’Egitto furono conquistati dagli Ottomani nel 1516-1517. Da quel momento in poi, l’Impero Ottomano fu indiscutibilmente il più grande Stato musulmano dell’epoca. Intorno al 1530, i sudditi ottomani erano circa 14 milioni, contro i 2,5 milioni dell’Inghilterra e i 5 milioni della Spagna. Per gli osservatori europei di altro tipo, la potenza dei turchi ottomani e la forza e la disciplina dell’esercito ottomano erano motivo di ammirazione e di rispetto.

La fine dell’Impero Ottomano dopo la prima guerra mondiale avrebbe dovuto portare all’indipendenza e all’autogoverno del popolo arabo. Tuttavia, le disposizioni dell’accordo segreto britannico-francese Sykes-Picot (16 maggio 1916) tra i ministri degli Esteri di Regno Unito e Francia, divisero e mantennero la maggior parte dei WoA sotto il loro dominio imperiale. Due decenni dopo la seconda guerra mondiale, alcune parti del WoA stanno ancora lottando contro la dominazione coloniale dell’Occidente. Ad esempio, il colonialismo francese è terminato nel 1946 in Libano e Siria, nel 1956 in Marocco e Tunisia e nel 1962 in Algeria. A differenza della Francia, tuttavia, i bretoni nel secondo dopoguerra cercarono in tutti i modi di estendere il loro potere coloniale in Medio Oriente, firmando trattati e stringendo legami con i fedeli governanti arabi locali.

Ciononostante, l’impatto dell’eredità coloniale occidentale sui nuovi Paesi arabi è duraturo almeno per le seguenti ragioni fondamentali:

1) L’ordine coloniale occidentale ha stabilito sistemi tradizionali di amministrazione con un dominio familiare assoluto nella maggior parte delle comunità arabe governate dai coloni. Nel corso del tempo, i colonizzatori hanno offerto ai loro fedeli regimi arabi sostegno finanziario, militare e tecnologico.

2) L’autorità politica e il confine territoriale-amministrativo sono stati segnati, riconosciuti e istituzionalizzati per proteggere la situazione attuale. Tuttavia, ciò che è stato creato e mantenuto come entità politiche da parte dei francesi e dei bretoni non è stato fatto per ragioni di coerenza e di funzionamento economico né per ragioni storiche ma, principalmente, per soddisfare i loro interessi coloniali-imperiali.

3) L’eredità del dominio coloniale britannico della Palestina (il Mandato), dalla Dichiarazione Balfour del 1917 al ritiro britannico nel 1948, non solo non è riuscita a integrare o armonizzare i desideri delle comunità giudeo-ebraiche e arabo-palestinesi, ma, al contrario, ha intensificato le differenze fino a farle diventare uno dei conflitti più sanguinosi della storia del secondo dopoguerra fino ai nostri giorni (la guerra di Gaza del 2023-2024, l’aggressione israeliana al Sud del Libano nel 2024).

4) I gruppi politici di opposizione anticoloniale hanno iniziato a formarsi nel Medio Oriente arabo e nel Nord Africa tra le due guerre mondiali e inizialmente avevano l’obiettivo di resistere al potere e all’amministrazione coloniale straniera e di riunire gli arabi per sostenere la propria indipendenza politica. I movimenti di opposizione si sono poi battuti per le riforme del sistema di governo e hanno chiesto benefici per la classe operaia e per coloro che provenivano dagli strati sociali poveri.

5) Si è creato uno strato sociale che è diventato sempre più grande man mano che il processo di modernizzazione seguito dai proventi del petrolio trasformava gradualmente le società dell’area MENA. La nuova classe operaia si è diretta contro gli occupanti stranieri (occidentali) e il loro capitale di sfruttamento. Divenne una lotta nazionale e attirò quegli arabi che erano stati emarginati all’interno delle loro società. Passo dopo passo, i gruppi politici di opposizione, i partiti e i movimenti all’interno del WoA hanno attirato socialisti, islamisti, comunisti e nazionalisti per la realizzazione dei loro compiti politici e nazionali.

Pertanto, il contesto storico della posizione araba nel Medio Oriente contemporaneo è fondamentale per una comprensione obiettiva delle tensioni e delle guerre attuali, ma anche per colmare un divario storico di valori tra il WoA e l’Occidente. Il coinvolgimento e l’occupazione straniera (occidentale) delle province arabe in Medio Oriente, tuttavia, non sono finiti con l’indipendenza. Il problema più preoccupante che gli arabi si pongono oggi è il fatto gravoso e umiliante che la regione araba è l’unica parte del mondo in cui gli eserciti stranieri ancora oggi invadono e occupano le terre arabe. Tuttavia, le attuali rivendicazioni occidentali di difesa della democrazia e della libertà si mescolano profondamente con le immagini della storica dominazione e occupazione coloniale occidentale nella memoria collettiva araba contemporanea.

La seconda guerra del Golfo del 2003, o l’invasione militare occidentale dell’Iraq, ha illustrato bene come i problemi della regione del Medio Oriente arabo molto spesso si trasformino in uno stato di maggiore complessità regionale e di più ampio significato internazionale. Tuttavia, invece di progredire verso la soluzione dei problemi attuali, gli arabi sono apparsi coinvolti in una situazione di totale insicurezza e incapacità amministrativo-istituzionale.

Da un lato, se le riforme sono un desiderio comune nei Paesi arabi, dall’altro non è chiaro come uscire dai vecchi modelli politici antidemocratici di amministrazione governativa e come sviluppare e incoraggiare sistemi di governance competenti, etici e responsabili nella maggior parte dei Paesi MENA, come è stato chiaramente messo in agenda durante la Primavera araba del 2010-2013. Inoltre, una sfida non meno impegnativa per gli arabi è quella di essere in grado di guidare efficacemente all’interno di una nuova realtà della politica globale e delle relazioni internazionali in cui la “prelazione” con le forze armate e la “diplomazia minacciosa” stanno diventando sempre più i metodi di scelta per la risoluzione dei conflitti.

La Primavera araba (17 dicembre 2010-26 ottobre 2013)

La Primavera araba è iniziata a metà dicembre 2010 in Tunisia e nella primavera dell’anno successivo le manifestazioni popolari hanno posto fine al regime dell’autocrate tunisino Zine El Abidine Ben Ali, durato 23 anni. Le proteste tunisine sono iniziate perché Mohamed Bouazizi si è dato fuoco quando non poteva più pagare le tangenti alla polizia. Tuttavia, questi eventi politici e pro-democratici in Tunisia hanno immediatamente ispirato proteste contro regimi autoritari simili nella regione MENA, come in Egitto, Libia, Siria, Yemen, Sudan, Iraq, Giordania, Bahrein e Oman. Tuttavia, se da un lato le proteste arabe si sono rapidamente diffuse da uno Stato all’altro della regione, dall’altro il cambiamento generale di regime in tutta l’area araba MENA non è avvenuto così rapidamente come nel caso della Tunisia.

Durante la Primavera araba e fino ad oggi, nella regione MENA ci sono migliaia di manifestanti torturati, imprigionati o condannati alla pena di morte. La Primavera araba è proseguita in Siria, Yemen e Libia fino ad oggi sotto forma di una prolungata guerra civile a cui hanno partecipato diversi gruppi di fondamentalisti islamici. Man mano che in alcuni Paesi arabi la Primavera araba si è trasformata in una lunga e devastante guerra civile, l’iniziale ottimismo della comunità internazionale nei confronti delle proteste del 2010-2013, intese come un movimento democratico interregionale, è diventato gradualmente pessimistico.

Va notato che gli Stati arabi colpiti dalla Primavera araba (rivoluzione e controrivoluzione) condividono molte caratteristiche comuni. Le loro peculiari politiche interne e le relazioni internazionali hanno plasmato le loro storie contemporanee. Una caratteristica comune della Primavera araba è stato il fatto che i manifestanti di strada avevano in comune il rifiuto dei regimi dittatoriali e il desiderio di un’amministrazione governativa costituzionale e rappresentativa. Tuttavia, esistevano anche alcune differenze cruciali tra i Paesi arabi. Pertanto, per comprendere adeguatamente lo stato di agitazione in cui si è trovata la regione MENA durante la Primavera araba, è necessario presentare in particolare tre temi cruciali: 1) fallimento economico, 2) repressione statale e 3) contesto geopolitico.

Alcune delle caratteristiche principali della Primavera araba possono essere riassunte come segue:

1) La scarsa crescita economica a lungo termine nella regione MENA ha sicuramente contribuito molto all’insoddisfazione della popolazione per la situazione economica. In generale, la crescita economica del mondo arabo è stata negativa nell’ultima metà del secolo e, di conseguenza, i tassi di disoccupazione, sottoccupazione e povertà erano tra i più alti al mondo nel 2010, alla vigilia della Primavera araba. Le disuguaglianze sociali sono aumentate, seguite dalla corruzione e dalle pratiche clientelari delle classi dirigenti. L’incidente di Mohamed Bouazizi, avvenuto in Tunisia a metà dicembre 2010, ha sottolineato chiaramente la dimensione economica e politica della Primavera araba.

2) Gli arabi che sono scesi in strada avevano l’obiettivo di garantire le libertà democratiche e di migliorare in modo decisivo la responsabilità dei loro governi e dei presidenti/re (il potere esecutivo). Allo stesso tempo, però, chiedevano il riconoscimento dei loro diritti umani e politici come cittadini e la protezione dalla repressione da parte dello Stato e delle sue istituzioni corrotte.

3) La dimensione internazionale della Primavera araba è presentata in modo diverso da diversi tipi di ricercatori accademici e attori delle relazioni internazionali. Da un lato, molti orientalisti regionali sostengono che i popoli (arabi) della regione MENA (Nord Africa e Medio Oriente) sono semplicemente ingovernabili e, quindi, meritano un governo autocratico; dall’altro, gli esperti sottolineano che gli attori esterni condividono la responsabilità di politiche economiche poco mirate e di una repressione statale dura. È nota, ad esempio, l’influenza negativa delle politiche del FMI sui risultati occupazionali arabi o il fatto che la promozione delle economie di esportazione da parte di attori esterni occidentali (l’UE) abbia attivamente plasmato le politiche economiche delle nazioni arabe.

4) I fattori esterni, oltre ad avere un forte impatto sulla formazione dell’economia del mondo arabo, hanno sostenuto i regimi autocratici regionali dalla Guerra Fredda 1.0 in poi. Tuttavia, l’essenza della Primavera araba è che i fattori esterni hanno continuato a farlo anche quando sono iniziate le manifestazioni e le rivolte. Gli attori esterni occidentali hanno esitato a esprimere un chiaro sostegno ai manifestanti a causa delle loro preoccupazioni per la stabilità, della priorità delle politiche anti-terrorismo e anti-radicalismo islamico e della considerazione delle loro relazioni bilaterali con l’Israele sionista. Anche i governi arabi di Arabia Saudita e Qatar, o l’Iran regionale, hanno avuto una forte influenza sugli esiti della Primavera araba, sostenendo le autorità politiche esistenti o alcune organizzazioni politico-militari (ad esempio, Hamas e Hezbollah).

Dr. Vladislav B. Sotirović

Ex professore universitario

Vilnius, Lituania

Ricercatore presso il Centro di Studi Geostrategici

Belgrado, Serbia

www.geostrategy.rs

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© Vladislav B. Sotirović 2024

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Summit BRICS di Kazan, a cura di Giuseppe Germinario

Conferenza stampa BRICS 2024 della Russia

24 ottobre

Sì, una folla di giornalisti ha accolto il presidente Vladimir Putin mentre si dirigeva verso il palco per la conferenza stampa di chiusura. Il video dell’evento dice che è durato poco più di un’ora, quindi la trascrizione sarà piuttosto lunga, come ci si aspetta. Putin si è subito lanciato nei suoi commenti prima di rispondere alle domande. Come scoprirete, Putin aveva ancora degli affari da sbrigare che hanno limitato quello che altrimenti sarebbe stato un evento molto più lungo. Ecco cosa è successo:

Vladimir Putin: Cari signore e signori,

Si è appena concluso con successo il XVI vertice dei BRICS.

Fu il culmine della presidenza russa dell’associazione e uno degli eventi più significativi nel calendario politico mondiale.

Ho ripetutamente affermato che la Russia affronta la presidenza dei BRICS in modo responsabile. Sono stati tenuti più di 200 eventi in tredici città russe. In particolare, si sono tenuti numerosi incontri dei ministri dell’industria, si sono tenute varie conferenze, seminari e un forum aziendale. Si sono tenuti anche giochi sportivi con grande successo.

Quest’anno abbiamo lavorato con un team nuovo e ampliato, e la Russia, in qualità di presidente dell’associazione, ha fatto tutto il possibile per garantire che i nuovi membri dell’organizzazione si unissero alla nostra famiglia il più rapidamente e organicamente possibile. E in questo, secondo me, ci siamo riusciti.

I nuovi partecipanti hanno visto e compreso che è possibile lavorare e ottenere risultati nei BRICS. Hanno ritenuto che la cosa più importante nella nostra associazione sia il rispetto reciproco e la considerazione obbligatoria degli interessi reciproci. Posso affermare con soddisfazione che tutti loro prendono parte attiva ai forum di lavoro e propongono idee e iniziative utili e promettenti.

Per quanto riguarda il vertice di Kazan in sé, come già sapete, vi hanno partecipato delegazioni di 35 Stati e sei organizzazioni internazionali. Una rappresentanza così ampia dimostra chiaramente l’autorità e il ruolo dei BRICS, e il crescente interesse nella cooperazione con noi da parte di Stati che perseguono effettivamente una politica veramente indipendente e sovrana.

Ognuno di questi paesi ha il suo percorso di sviluppo, i suoi modelli di crescita economica, una storia e una cultura ricche. È proprio questa diversità di civiltà e la combinazione unica di tradizioni nazionali che, naturalmente, rappresentano la forza e l’enorme potenziale di cooperazione non solo all’interno del quadro BRICS, ma anche nell’ampia cerchia di paesi con idee simili che condividono gli obiettivi e i principi delle attività dell’associazione.

Il programma del summit è stato molto ricco. Gli incontri degli stati membri BRICS si sono svolti in formato ristretto e ampio, incentrati su temi di attualità delle attività dell’associazione e sulle prospettive di ampliamento della partnership in tre aree principali: nel campo della politica e della sicurezza, nel commercio e negli investimenti e nel percorso culturale e umanitario.

Tradizionalmente, si è tenuto anche un incontro outreach/BRICS plus. Questo formato ha dimostrato di essere valido e offre già un’opportunità di dialogo diretto e aperto tra i membri dell’associazione e i nostri amici e partner del Sud e dell’Est del mondo. Quest’anno, la presidenza russa ha invitato i leader dei paesi della CSI, così come delegazioni di molti paesi in Asia, Africa e America Latina, così come i responsabili degli organi esecutivi di numerose organizzazioni internazionali a tale incontro.

Abbiamo scambiato opinioni su questioni internazionali chiave, con un focus sulla situazione in escalation in Medio Oriente. Abbiamo anche discusso le prospettive di cooperazione tra i membri BRICS e i paesi del Sud e dell’Est del mondo nell’interesse di uno sviluppo sostenibile inclusivo.

La cosa principale è che tutti gli incontri e gli eventi che ho appena menzionato, senza eccezioni, si sono svolti nel tradizionale spirito di business e apertura dei BRICS, in un’atmosfera di reciproca comprensione. Questo approccio costruttivo al lavoro di squadra ci ha permesso di discutere approfonditamente di un’ampia gamma di questioni in tre giorni.

La Dichiarazione di Kazan dei BRICS che riassume le discussioni è stata approvata al summit. A nostro parere, il risultato è un documento concettuale completo con un’agenda positiva per il futuro. È importante che confermi l’impegno di tutti i nostri stati a costruire un ordine mondiale più democratico, inclusivo e multipolare basato sul diritto internazionale e sulla Carta delle Nazioni Unite e stabilisca una determinazione comune per contrastare la pratica di applicare sanzioni illegittime e i tentativi di minare i valori morali tradizionali.

I paesi BRICS sono determinati ad approfondire la loro partnership nel settore finanziario. Continueremo a rafforzare la comunicazione interbancaria e a creare meccanismi per accordi reciproci in valute nazionali che siano indipendenti dai rischi esterni.

Vorrei anche sottolineare che durante il summit, i miei colleghi e io abbiamo discusso in dettaglio di possibili sforzi congiunti per stimolare ulteriormente gli investimenti per un’ulteriore crescita economica nei paesi BRICS e nel Sud e nell’Est del mondo. Lo faremo anche con l’aiuto della New Development Bank e del suo Presidente, la signora Dilma Rousseff.

La Russia ha offerto di estendere la presidenza del Brasile e del presidente della banca, la signora Rousseff. Tenendo presente che il Brasile presiede il G20 quest’anno, e l’anno prossimo prenderà il testimone e guiderà i BRICS. E non lo nasconderò, basandoci sul fatto che sappiamo qual è la situazione intorno alla Russia e non vogliamo trasferire tutti i problemi che sono associati a questo a istituzioni nel cui sviluppo siamo noi stessi interessati. Ci occuperemo dei nostri problemi e ce ne occuperemo noi stessi.

Ci sono buone prospettive per il rafforzamento della cooperazione settoriale, l’attuazione di nuovi progetti nell’industria, nell’energia, nella logistica, nelle alte tecnologie e in molti altri settori chiave e, naturalmente, il potenziamento della cooperazione tra i nostri Paesi nella cultura, nella scienza, nello sport, nei giovani e nella società civile.

A Kazan, abbiamo confermato che i BRICS non sono un formato chiuso, sono aperti a tutti coloro che condividono i valori dei BRICS e i suoi membri sono pronti a lavorare per trovare soluzioni congiunte senza dettami esterni o tentativi di imporre solo alcuni approcci ristretti a chiunque. I BRICS non possono che rispondere alla crescente domanda nel mondo di tale cooperazione. Di conseguenza, abbiamo prestato particolare attenzione alla possibile espansione dei BRICS attraverso l’istituzione di una nuova categoria: gli Stati partner.

In questi giorni, i leader e i membri delle delegazioni hanno anche comunicato molto in un contesto informale. Si sono tenuti molti incontri bilaterali, contatti e conversazioni. La nostra delegazione ha anche cercato di incontrare i leader della maggior parte dei paesi partecipanti.

Signore e signori,

Il summit è terminato. Vorrei ringraziare ancora una volta tutti i nostri colleghi che sono venuti a Kazan per il loro contributo al nostro lavoro comune. E vorrei sottolineare che penso che sia stato piuttosto pesante.

Durante la nostra presidenza, abbiamo sentito un forte sostegno dai nostri partner. Questo è importante, soprattutto perché non termina con la fine del summit. Prima della fine dell’anno si terranno una serie di importanti eventi congiunti. Come ho già detto, l’anno prossimo passeremo il testimone alla presidenza brasiliana. Naturalmente, forniremo ai nostri amici brasiliani tutto l’aiuto e l’assistenza necessari. Continueremo a coordinarci strettamente con tutti i nostri partner BRICS per migliorare ulteriormente la cooperazione all’interno del gruppo BRICS.

E naturalmente vorrei cogliere l’occasione per ringraziare sinceramente la dirigenza del Tatarstan e l’ufficio del sindaco di Kazan per la loro ospitalità e il loro desiderio di creare condizioni confortevoli per il nostro lavoro comune.

Voglio scusarmi con i residenti di Kazan per il fatto che hanno dovuto affrontare alcuni inconvenienti: lo spostamento dei cortei, la chiusura, a quanto ho capito, di alcune autostrade. Ma voglio assicurarvi che queste prove non sono state vane. Vorrei ringraziarvi per aver creato condizioni così favorevoli per il nostro lavoro. Grazie mille.

Vorrei scusarmi in anticipo, ma non potremo comunicare con voi per molto tempo, per rispondere alle vostre domande, perché ho ancora diversi incontri bilaterali, credo sette o qualcosa del genere. Quindi non posso far aspettare i miei colleghi. Tuttavia, se avete domande, per favore.

Domanda: Anton Vernitsky, Canale Uno.

Vladimir Vladimirovich, ci dica di più sulla cooperazione finanziaria dei paesi BRICS. Avete discusso di una piattaforma di investimento comune? E c’è stata qualche discussione sulla creazione di un sistema di pagamento alternativo, o su un’alternativa a SWIFT?

Grazie.

Vladimir Putin: Per quanto riguarda SWIFT e alcune alternative: non abbiamo creato e non stiamo creando alternative per nessuno, ma nonostante ciò la questione è molto importante oggi e uno dei problemi chiave è il problema degli insediamenti. Pertanto, stiamo seguendo la strada dell’utilizzo di valute nazionali, questo è ben noto.

Per quanto riguarda i sistemi di regolamento, utilizziamo il sistema di scambio di informazioni finanziarie russo già consolidato, creato dalla Banca centrale russa. Anche altri paesi membri dei BRICS hanno i loro sistemi, e li utilizzeremo, e li stiamo già utilizzando e continueremo a sviluppare questa cooperazione.

Ma non stiamo ancora inventando un singolo sistema generale, e ciò che abbiamo è sufficiente in linea di principio. Dobbiamo solo prendere decisioni appropriate a livello amministrativo in tempo e in modo tempestivo. Ne abbiamo discusso anche con i nostri colleghi e continueremo a farlo.

Domanda: Ciao!

RIA Novosti, Ilya Yezhov.

Vladimir Vladimirovich, il forum di Kazan è stato il primo summit per i BRICS non come gruppo di cinque paesi, ma come associazione con una geografia più ampia. Allo stesso tempo, continuano i colloqui sulla possibile espansione e i vostri colleghi, anche oggi, hanno ripetutamente affermato di essere pronti a lavorare più a stretto contatto con i BRICS. È stato anche elaborato il formato del paese partner dei BRICS.

A questo proposito, potrebbe condividere come stanno procedendo i lavori in questa direzione e qual è stato il segnale principale dato dal vertice di Kazan sull’ulteriore espansione dei BRICS?

Grazie.

Vladimir Putin: In effetti, come ho già detto, molti paesi stanno mostrando interesse a lavorare in questa associazione. 35 paesi hanno partecipato agli eventi di Kazan e abbiamo concordato con i nostri partner che nella prima fase, intendo una possibile espansione, seguiremo la strada dell’accordo sulla lista dei paesi partner. Questa lista è concordata.

Alcuni dei paesi che hanno partecipato a questi eventi – oggi e ieri – ci hanno inviato le loro proposte e richieste per una piena partecipazione all’associazione BRICS.

Inoltre, la situazione si svilupperà come segue: invieremo un invito e un’offerta ai futuri paesi partner per partecipare al nostro lavoro in questa veste e, una volta ricevuta una risposta positiva, annunceremo chi è in questa lista. Semplicemente non sarebbe giusto farlo ora, prima di ricevere una risposta. Sebbene tutti questi paesi abbiano praticamente fatto richieste contemporaneamente.

Domanda: Buonasera!

Viktor Sineok, Centro di ricerca Izvestia.

È noto che durante i vostri numerosi incontri bilaterali è stata sollevata la questione del conflitto in Ucraina. Mi dica, in che chiave avete discusso di ciò che sta accadendo nella zona franca? In che modo pensa che i partner con cui ha parlato abbiano un atteggiamento positivo nei confronti di questo conflitto e hanno parlato di sostenere il nostro Paese?

Vladimir Putin: Tutti sono determinati a porre fine al conflitto il più rapidamente possibile e preferibilmente con mezzi pacifici. Sapete che la Repubblica Popolare Cinese e il Brasile hanno preso l’iniziativa all’Assemblea Generale di New York. Molti stati membri dei BRICS sostengono queste iniziative e noi, a nostra volta, siamo grati ai nostri partner per aver prestato attenzione a questo conflitto e per aver cercato modi per risolverlo.

: (come tradotto) D : Keir Simmons, NBC News.

Signor Presidente, le immagini satellitari indicano che ci sono truppe nordcoreane in Russia. Cosa ci fanno qui e non è questa una grave escalation della guerra in Ucraina?

Signor Presidente, mancano ancora alcune settimane alle elezioni americane. La Russia è di nuovo accusata di ingerenza, affermando che lei ha avuto conversazioni private con l’ex Presidente Trump. Ha avuto conversazioni con lui e di cosa avete parlato?

Vladimir Putin: Vorrei iniziare con la prima parte della sua domanda.

Gli snapshot sono una cosa seria. Se ci sono degli snapshot, allora riflettono qualcosa.

Vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che non sono state le azioni della Russia a portare all’escalation in Ucraina, bensì il colpo di stato del 2014, sostenuto principalmente dagli Stati Uniti. È stato persino reso pubblico quanto denaro l’allora amministrazione statunitense ha speso per la preparazione e l’organizzazione di questo colpo di stato. Non è forse questo il modo per intensificare?

E poi siamo stati ingannati per otto anni quando hanno detto che tutti volevano risolvere il conflitto in Ucraina con mezzi pacifici, attraverso gli accordi di Minsk. Più tardi, e probabilmente lo avete sentito anche voi, un certo numero di leader europei hanno detto direttamente che ci stavano ingannando, perché hanno usato questo tempo per armare l’esercito ucraino. Non è vero? È vero.

Ulteriori passi verso l’escalation sono stati che i paesi occidentali hanno iniziato ad armare attivamente il regime di Kiev. A cosa si è arrivati? Prima della partecipazione diretta del personale militare degli eserciti dei paesi NATO a questo conflitto. Perché sappiamo cosa si fa e come lanciare veicoli marini senza pilota nel Mar Nero. Sappiamo chi è presente lì, da quali paesi europei della NATO e come svolgono questo lavoro.

Lo stesso vale per gli istruttori militari, non mercenari, ma personale militare. Lo stesso vale per l’uso di moderne armi ad alta precisione, tra cui missili come ATACMS, Storm Shadow e così via. Il personale militare ucraino non può farlo senza intelligence spaziale, sistemi di puntamento e software di fabbricazione occidentale, e solo con la partecipazione diretta di ufficiali della NATO.

Per quanto riguarda i nostri rapporti con la Repubblica Popolare Democratica di Corea: come sapete, oggi, a mio parere, è stato appena ratificato il nostro Accordo di partenariato strategico. C’è l’articolo n. 4 e non abbiamo mai dubitato che la leadership nordcoreana prendesse sul serio i nostri accordi. Ma cosa faremo e come lo faremo è già affar nostro, nell’ambito di questo articolo. Innanzitutto, dobbiamo condurre negoziati appropriati sull’attuazione dell’articolo 4 di questo trattato, ma siamo in contatto con i nostri amici nordcoreani e vedremo come si svilupperà questo processo.

In ogni caso, l’esercito russo sta agendo con sicurezza in tutte le direzioni, è anche ben noto, nessuno lo nega, e sta avanzando su tutte le sezioni della linea di contatto. Sta anche lavorando attivamente nella direzione di Kursk: alcune unità dell’esercito ucraino che hanno invaso la regione di Kursk sono bloccate e circondate, che sono circa duemila persone. Si stanno facendo tentativi di sbloccare questo gruppo dall’esterno e di sfondare dall’interno, finora senza successo. L’esercito russo ha iniziato a eliminare questo gruppo.

Quanto ai contatti con il signor Trump, è una cosa di cui si parla costantemente da più di un anno. Una volta hanno accusato noi e lo stesso Trump di avere a che fare con la Russia. Poi, a seguito di un’indagine negli Stati Uniti stessi, tutti sono giunti alla conclusione, anche al Congresso, secondo me, che questa è una totale assurdità, che non è mai successo niente del genere. Se non c’era prima, non c’è nemmeno adesso.

E il modo in cui saranno costruite le relazioni russo-americane dopo le elezioni dipenderà principalmente dagli Stati Uniti. Se gli Stati Uniti sono aperti a costruire relazioni normali con la Russia, allora faremo lo stesso. Se non vogliono, non lo facciano. Ma questa è una scelta per la futura Amministrazione.

Domanda: Buonasera!

Pavel Zarubin, canale televisivo Rossiya.

Posso continuare con l’argomento delle conversazioni con Trump? L’ex Presidente degli Stati Uniti, e ora candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, ha anche affermato che in una delle conversazioni telefoniche con te, ti avrebbe minacciato di un colpo al centro di Mosca. È vero?

E in generale, posso minacciarti? Le minacce ti influenzano? E cosa pensi del fatto che in generale, nella grande politica, anche le conversazioni dei leader vengono sempre più spesso riversate nello spazio pubblico, se questa storia è vera?

E un’altra domanda, se possibile, sul summit dei BRICS: ti senti isolato ora? E non ti manca comunicare con i tuoi colleghi occidentali?

Grazie mille.

Vladimir Putin: La prima parte è se sia possibile minacciare. Si può minacciare chiunque. Minacciare la Russia è inutile, perché ci tira solo su il morale. Ma non ricordo una conversazione del genere con il signor Trump. Questa è una fase molto acuta della campagna elettorale negli Stati Uniti, e suggerisco che tali dichiarazioni non dovrebbero essere prese sul serio. Ma ciò che il signor Trump ha detto di recente, e ciò che ho sentito, è che vuole fare tutto il possibile per porre fine al conflitto in Ucraina, penso che lo intenda sinceramente. Naturalmente, accogliamo con favore tali dichiarazioni, indipendentemente da chi provengano.

Come sapete, riceviamo vari segnali dai nostri partner occidentali riguardo a possibili contatti. Non ci siamo chiusi fuori da questi contatti. E quando sentiamo che rifiutiamo, rifiuto qualsiasi conversazione, contatto, anche con i leader europei, voglio dirvi che questa è una bugia. Non ci arrendiamo, non ci siamo mai arresi e non ci arrendiamo ora. Se qualcuno vuole riprendere i rapporti con noi, per favore, ne parliamo sempre, ma non imponiamo .

Come potete vedere, viviamo, lavoriamo e ci sviluppiamo normalmente. La nostra economia sta crescendo. L’anno scorso avevamo il 3,4-3,6 percento, quest’anno sarà circa il 4-3,9 percento, forse lo sarà. L’economia della zona euro sta barcollando sull’orlo della recessione. Negli Stati Uniti, tuttavia, c’è crescita, sarà un po’ più del 3, secondo me, da qualche parte, probabilmente il 3,1-3,2 percento. Non è male in realtà. Ma ci sono comunque anche abbastanza problemi lì. E il deficit è in tre aree principali contemporaneamente: il deficit del commercio estero, il deficit della bilancia dei pagamenti e l’enorme debito, secondo me, 34 trilioni.

Abbiamo anche noi dei problemi, ma è meglio per noi non litigare tra di noi, non entrare in conflitto, ma pensare a come risolvere insieme questi problemi. Questo è esattamente ciò che stiamo facendo nel quadro dei BRICS.

: (come tradotto) Domanda Grazie mille.

Un giornalista camerunense.

Signor Presidente,

Il nostro team è appena tornato dal Donbass. Stiamo preparando un documentario per mostrare la realtà nel Donbass, per raccontare cosa significa per l’Africa.

Sappiamo, signor Presidente, che molti paesi africani sono ora vittime del terrorismo e di altre azioni che mirano a destabilizzare gli stati africani. Allo stesso tempo, vediamo che la Russia sta aiutando la Repubblica Centrafricana e altri paesi del Sahel. Prima di allora, altri paesi erano presenti lì, e solo dopo l’arrivo della Russia è stato possibile ottenere la stabilizzazione della situazione in molti di questi paesi. Quindi la mia domanda è questa: non è giunto il momento per la Russia di approfondire questo tipo di partnership non solo in campo militare, ma anche di sviluppare relazioni in altre aree con gli stati africani?

Grazie.

Vladimir Putin: Sì, sono totalmente d’accordo con te. Questo è il punto del nostro lavoro con i paesi partner dei BRICS. E creare una piattaforma di investimento nel quadro dei BRICS è il punto del nostro lavoro.

Noi crediamo che nel prossimo futuro – ho appena parlato con i miei colleghi nella fase finale del vertice odierno – i nostri esperti ritengono che le economie di paesi come Russia, Cina, Arabia Saudita e alcuni altri si svilupperanno a un buon ritmo progressivo e che lo sviluppo sarà positivo. Ma ci sono regioni del mondo in cui, a nostro avviso, lo sviluppo procederà a un ritmo molto elevato. Si tratta principalmente dei paesi dell’Asia meridionale e dell’Africa. È per questo scopo che abbiamo sollevato la questione della creazione di una nuova piattaforma di investimento utilizzando moderni strumenti elettronici nell’ambito dei BRICS. Per creare un sistema che possa essere – e questo, stranamente, può essere realizzato – non inflazionistico e creare condizioni per investimenti in grandi mercati in rapido sviluppo in tutte le regioni del mondo, tra cui, soprattutto, l’Africa.

Perché la pensiamo così? Penso, credo, che molte persone saranno d’accordo con me. Ci sono diverse ragioni per questo.

Primo, questi paesi stanno vivendo una grande crescita e una rapida crescita demografica. In Africa… Ieri ho parlato con il Primo Ministro dell’India: ci sono 10 milioni di persone lì ogni anno. Più 10 milioni di persone ogni anno: questo è un aumento della popolazione dell’India. E sta crescendo rapidamente in Africa.

In secondo luogo, queste regioni del mondo hanno ancora un basso livello di urbanizzazione, che però aumenterà notevolmente e le persone e i paesi si sforzeranno di raggiungere il tenore di vita di questi paesi a un ritmo più veloce rispetto, ad esempio, ad altre regioni del mondo, tra cui l’Europa.

Tutto questo e una serie di altri fattori suggeriscono che il tasso di crescita… sì, e l’accumulazione di capitale avverrà, e sta già accadendo. Tutto ciò suggerisce che si dovrebbe prestare particolare attenzione a queste regioni del mondo.

I miei colleghi e io stiamo negoziando e cercando di creare un gruppo di lavoro sulla base della New BRICS Development Bank per creare meccanismi per investimenti efficaci e affidabili in questi paesi. E credo che tutti ne trarranno beneficio: sia coloro che investono sia coloro che ricevono questi investimenti. Perché saranno create nuove strutture produttive, che daranno un ritorno sull’investimento.

Per fare questo, dobbiamo creare strumenti che non siano esposti a rischi esterni, principalmente per ragioni politiche. Penso che sia del tutto possibile farlo. Questa è la strada da seguire.

Grazie. Questa è una domanda molto importante.

Domanda: Ho letto la Dichiarazione finale dei BRICS, e parla della necessità di stabilità globale e regionale, sicurezza e di un mondo giusto. In generale, il motto della presidenza russa dei BRICS include concetti come, a mio parere, giustizia e sicurezza. Ma come si collega tutto questo alle vostre azioni negli ultimi due anni e mezzo, con l’invasione delle truppe russe in Ucraina? Dove sono la giustizia, la stabilità e la sicurezza, inclusa la sicurezza della Russia? Perché prima dell’inizio dell’SVO, non c’erano stati attacchi di droni sul territorio russo, nessun bombardamento di città russe, nessuna truppa straniera che occupava il territorio russo: questo non è successo.

E un’ultima cosa: come si collega tutto questo alla recente dichiarazione dell’intelligence britannica secondo cui la Russia si è posta l’obiettivo di scatenare il caos nelle strade della Gran Bretagna e dell’Europa con incendi, sabotaggi e così via? Dov’è la stabilità?

Grazie.

Vladimir Putin: Comincerò con la sicurezza della Russia, perché per me è la cosa più importante.

Hai parlato di attacchi con i droni e così via. Sì, non è successo, ma è stata una situazione molto peggiore. La situazione era che le nostre proposte costanti e persistenti di stabilire contatti e relazioni con i paesi del mondo occidentale ci venivano costantemente segnalate. Posso sicuramente dirtelo. Quindi tutto sembra essere affettuoso, ma in linea di principio ci è sempre stato mostrato il nostro posto.

E questo posto porterebbe in ultima analisi alla discesa della Russia nella categoria degli stati secondari che svolgono esclusivamente la funzione di appendici di materie prime con la perdita di un certo grado e in larga misura della sovranità del paese. E la Russia in questa veste non solo si sta sviluppando, non può esistere. La Russia non può esistere se perde la sua sovranità. Questa è la cosa più importante. La ripresa della Russia da questo stato, il rafforzamento della sua sovranità e indipendenza nell’economia, nelle finanze e nella sfera militare significa aumentare la nostra sicurezza e creare le condizioni per il suo sviluppo fiducioso in futuro come stato indipendente, pienamente sviluppato e autosufficiente, con quei partner che abbiamo nei BRICS che rispettano l’indipendenza della Russia e rispettano le nostre tradizioni e che trattiamo allo stesso modo.

Ora, per quanto riguarda l’equità e la sicurezza dello sviluppo, ho alcune idee su questo argomento e cercherò di risponderti. Ecco le mie idee.

Cos’è l’equità nello sviluppo? Guarda gli eventi più recenti, durante la pandemia di coronavirus. Cosa stava succedendo in quel momento? Vorrei attirare la vostra attenzione su questo, così come l’attenzione di tutti gli altri rappresentanti dei mass media. In quel momento, gli Stati Uniti avevano un’emissione di circa sei trilioni di dollari e la zona euro aveva un’emissione di circa tre trilioni di dollari, tre e un po’. E tutti questi fondi sono stati gettati sul mercato mondiale, comprando tutto di fila, prima di tutto il cibo, e non solo: sia i medicinali che i vaccini, che ora vengono distrutti su larga scala, perché sono già scaduti. Hanno buttato via tutto, e l’inflazione alimentare è iniziata, e l’inflazione è iniziata in tutto il mondo.

Cosa hanno fatto le principali economie mondiali? Hanno abusato della loro posizione esclusiva nella finanza globale, sia il dollaro che l’euro. Hanno stampato e spazzato via, come un aspirapolvere, dal mercato i beni più necessari. Loro consumano di più, tu consumi più di quanto produci e guadagni. È giusto? Noi crediamo di no, e vogliamo cambiare questa situazione. Questo è ciò che stiamo facendo nei BRICS.

Ora, per quanto riguarda la sicurezza in generale. Per quanto riguarda la sicurezza della Russia, l’ho già detto. So di cosa stai parlando. Ma è giusto dal punto di vista della sicurezza ignorare per anni i nostri continui appelli ai nostri partner di non espandere la NATO a est? È giusto mentirci in faccia, promettendo che non ci sarà tale espansione e violando i nostri impegni a farlo? È giusto entrare nel nostro “ventre oscuro”, diciamo, nella stessa Ucraina, e iniziare a costruire lì, non preparando, ma già costruendo basi militari? È giusto?

È giusto realizzare il colpo di stato che ho menzionato in risposta alla domanda del suo collega, ignorando il diritto internazionale e tutti i principi del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, finanziando un colpo di stato in un altro paese, in questo caso in Ucraina, e spingendo la situazione verso il suo sviluppo nella direzione di una fase calda? È giusto dal punto di vista della sicurezza globale?

Ed è giusto violare i nostri impegni OSCE quando tutti i paesi occidentali hanno firmato un documento secondo il quale non può esserci sicurezza da una parte se viene violata la sicurezza dell’altra? Abbiamo detto: non fatelo, viola la nostra sicurezza, l’espansione della NATO. No, l’hanno fatto comunque. È giusto?

Qui non c’è giustizia e noi vogliamo cambiare questa situazione e ci riusciremo.

Un’ultima volta, un’altra volta?

Domanda: Riguardo all’affermazione dell’intelligence britannica secondo cui la Russia starebbe scatenando il caos nelle strade della Gran Bretagna.

Vladimir Putin: Ascoltami, grazie per avermi ricordato questa parte. Beh, questa è una totale assurdità.

Vedete, ciò che sta accadendo nelle strade di alcune città europee è il risultato della politica interna di questi stati. Ma sappiamo tutti, come ho già detto, che l’economia europea è sull’orlo della recessione e le principali economie della zona euro sono effettivamente in recessione. Se ci sarà una piccola crescita, lo 0,5 percento, sarà dovuta al sud, dove non c’è una produzione così seria, sarà dovuta al settore immobiliare, all’industria del turismo e così via. Ma è davvero colpa nostra? Cosa c’entra con noi?

I paesi occidentali ed europei hanno abbandonato le nostre fonti energetiche. Bene, noi non ci rifiutiamo. A proposito, c’è ancora una linea sotto il Mar Baltico: “Nord Stream – 2”. Quanto costa alle autorità tedesche? Basta cliccare sul pulsante e il gioco è fatto. Ma non lo fanno per motivi politici. E il loro partner più importante, non so per quali motivi, ha creato le condizioni per cui un intero ramo dell’economia tedesca si trasferisce negli Stati Uniti, perché lì le autorità creano condizioni più complementari per le aziende. Secondo me, i vettori energetici primari sono tre volte più economici lì che in Europa, o addirittura quattro volte più economici: condizioni fiscali diverse, azioni mirate. Ma cosa c’entra con noi?

Ciò provoca una reazione corrispondente, perché c’è una diminuzione del tenore di vita delle persone. Questo è ovvio, queste sono statistiche provenienti dagli stessi paesi europei. Ma cosa c’entra con noi? Be’, davvero? Sai, come diciamo, questo è un tentativo di spostare la colpa da una testa malata a una sana ed evitare la responsabilità per decisioni sbagliate nella sfera economica e nella sfera della politica interna.

In ambito economico, mi sembra che questa sia una cosa ovvia per gli esperti obiettivi, ma dopotutto, molti in Europa e in altri paesi, negli Stati Uniti, hanno abusato e stanno ancora cercando di abusare dell’agenda ambientale e dell’aumento della temperatura sul pianeta. Stanno correndo troppo, non avendo basi sufficienti per lo sviluppo delle tecnologie, stanno chiudendo tutto ciò che riguarda l’energia nucleare, stanno chiudendo tutto ciò che riguarda la produzione di carbone – lo era una volta, giusto? – stanno chiudendo tutto ciò che riguarda gli idrocarburi in generale.

Qualcuno ha fatto i calcoli? L’Africa riuscirà a fare a meno di questi tipi di idrocarburi o no? No. I paesi africani e alcuni altri paesi emergenti sono costretti a usare strumenti e tecnologie moderni, e forse anche ecologicamente efficienti. Ma non possono comprarli, non ci sono soldi. Bene, date loro soldi allora! E nessuno vi dà soldi. Ma d’altra parte, stanno rovinando gli strumenti, penso che siano strumenti del neocolonialismo, quando abbassano questi paesi e li costringono a dipendere di nuovo dalle tecnologie e dai prestiti occidentali. I prestiti vengono concessi a condizioni terribili, i prestiti non possono essere ripagati. Questo è un altro strumento del neocolonialismo.

Pertanto, dobbiamo prima guardare ai risultati delle politiche dei paesi occidentali nel campo dell’economia, della finanza e della politica interna. E le persone, naturalmente, hanno paura dell’aggravamento della situazione internazionale associata all’escalation in varie zone di conflitto: sia in Medio Oriente che in Ucraina. Ma non siamo coinvolti in questa escalation. L’aggravamento è sempre giocato da coloro che sono dall’altra parte.

Bene, siamo pronti per questa escalation. Pensate se i paesi che stanno facendo questo sono pronti.

Domanda: Arij Mohammed, corrispondente da Mosca per Sky News Arabia, Emirati Arabi Uniti.

Vladimir Vladimirovich, per favore dimmi: ci sono diversi resoconti che dicono che Mosca potrebbe fornire supporto all’Iran in caso di un attacco israeliano. Cosa pensi di questi messaggi? Riflettono l’essenza delle cose? La Russia considera almeno di aiutare in questa fase di escalation nella regione?

Grazie.

Vladimir Putin: Innanzitutto, siamo molto preoccupati per ciò che sta accadendo nella regione. E non importa cosa dica chiunque, la Russia non ha alcun interesse a peggiorare il conflitto. Strategicamente, non guadagneremo nulla da questo, vedremo solo ulteriori problemi.

Per quanto riguarda l’aiuto all’Iran, prima di tutto, siamo in contatto con la leadership iraniana, ovviamente, a stretto contatto, e vediamo il nostro ruolo nel creare le condizioni per risolvere la situazione e, soprattutto, nel trovare compromessi reciproci. Mi sembra che questo sia possibile. Nessuno nella regione, e le mie conversazioni ora a margine del vertice BRICS dimostrano che nessuno nella regione vuole un’espansione del conflitto e una grande guerra, nessuno.

Domanda: Caro Vladimir Vladimirovich,

Sono Tursunbek Akun, originario del Kirghizistan, presidente dell’organizzazione per i diritti umani del Kirghizistan, coordinatore del Congresso sui diritti umani in Asia centrale. Rappresento non solo il Kirghizistan, ma anche il pubblico dei paesi dell’Asia centrale.

Innanzitutto, mi congratulo con voi per aver tenuto il vertice dei BRICS ad alto livello. Come altre persone in tutto il mondo, non vi invidio per il fatto che siete il Presidente della Federazione Russa. Questo è il fardello più pesante, ma non importa quanto sia pesante, lo portate con onore.

Per circa tre anni, l’Occidente ha voluto separare la Russia dal resto del mondo, ma oggi questo obiettivo si è concluso in un fiasco completo. Ciò è confermato dai risultati del vertice BRICS, dove la vostra posizione politica e statale è stata sostenuta da circa 35 paesi, e il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e altre organizzazioni internazionali sono venuti a questo vertice.

Oggi, eventi storici hanno avuto luogo sul suolo russo, a Kazan, dove un mondo multipolare ha già preso il sopravvento. Il mondo unipolare guidato dagli Stati Uniti sta gradualmente perdendo importanza e terreno. Alla riunione dei leader BRICS Plus, sono state discusse questioni complesse del Medio Oriente. Nonostante la risoluzione ONU, Israele non si conforma in alcun modo e ignora apertamente le decisioni ONU. Ha persino dichiarato il Segretario generale ONU persona non grata. Poi l’Iran ha lanciato un massiccio attacco contro Israele, e ora Israele sta annunciando azioni di ritorsione. Secondo fonti aperte, si sta preparando a bombardare gli impianti petroliferi e nucleari dell’Iran.

Ho una domanda e un suggerimento. Le forze militari statunitensi sono in servizio nel Golfo Persico per aiutare Israele. Gli stati membri dei BRICS, sotto la presidenza russa, dovrebbero resistere al dominio unilaterale degli Stati Uniti e di Israele e dare una risposta decente alle loro azioni se iniziano una guerra contro altri stati? Non solo le navi da guerra statunitensi dovrebbero essere in servizio al largo delle coste del Golfo Persico, ma anche le navi russe e di altri stati membri dei BRICS dovrebbero essere in servizio contemporaneamente per aiutare l’Iran, la Palestina e il Libano. Solo in questo caso, l’arbitrarietà degli Stati Uniti e di Israele verrà fermata.

E la seconda domanda, caro Vladimir Vladimirovich. Gli Stati Uniti d’America e l’Occidente sono decisi a denigrarti ancora una volta, perché il presidente russo Putin si rifiuta di negoziare. Hai annunciato le tue richieste e condizioni prima del vertice svizzero di Zelensky, ma loro non sono stati d’accordo. Le tue richieste sono ancora nella stessa forma? Non ti sei rifiutato di negoziare, vero?”

Vladimir Putin: Il mio collega mi ha appena chiesto dei nostri rapporti con l’Iran, della nostra disponibilità a fornire assistenza e così via.

La prima riguarda la situazione in Medio Oriente. L’ho detto oggi e voglio ripeterlo qui. Non credo che ci sia nessuno sulla terra il cui cuore non sanguini quando guarda cosa sta succedendo a Gaza. Sono morte circa quarantamila persone, per lo più donne e bambini. Quindi, qui la nostra valutazione è nota, dato come uscire dalla situazione. Stiamo anche parlando di questo. Questo può essere solo sulla strada per eliminare le cause. E la ragione principale è la mancanza di uno Stato di Palestina a pieno titolo, a pieno titolo. Dobbiamo attuare tutte le decisioni del Consiglio di sicurezza in quest’area.

Ma dobbiamo lavorare con tutti i partecipanti al processo e in nessun caso permettere che il conflitto cresca e peggiori. In particolare, dobbiamo lavorare con Israele, che, bisogna ammetterlo, ha comunque dovuto affrontare un attacco terroristico nell’ottobre dell’anno scorso.

Pertanto, dobbiamo analizzare la situazione con molta calma e attenzione, e in nessun caso tollerare risposte sproporzionate a questi atti terroristici, ma lavorare con tutti e ottenere una riduzione del livello di scontro, anche sulla pista libanese. Mi sembra che in generale questo sia possibile, ma bisogna agire con molta attenzione. Francamente, ho solo paura di dire una parola in più, perché ogni parola sciatta può danneggiare questo processo. In generale, vorrei ringraziarvi per aver sollevato questo argomento, perché è estremamente importante.

Per quanto riguarda i negoziati con l’Ucraina, l’ho già detto molte volte. Siamo grati al Presidente della Turchia, il signor Recep Tayyip Erdogan, che una volta ci ha fornito una piattaforma per i negoziati con la delegazione ucraina. Durante questo processo di negoziazione, alla fine del 2022, abbiamo elaborato un possibile documento, una bozza di accordo di pace, e la delegazione ucraina l’ha siglato, il che significa che andava tutto bene, e poi improvvisamente ha rifiutato.

Di recente, ancora una volta, la parte turca, un assistente del signor Erdogan, ha chiamato direttamente da New York e ha detto che ci sono nuove proposte che stanno chiedendo di prendere in considerazione per i negoziati. Ho accettato e ho detto: OK, siamo d’accordo. Il giorno dopo, il capo del regime di Kiev ha improvvisamente annunciato che non avrebbero tenuto alcun negoziato con noi. Abbiamo detto ai turchi: ragazzi, grazie, ovviamente, per la vostra partecipazione, ma prima vi occuperete dei vostri clienti, poi, che lo vogliano o no, lasciate che lo dicano direttamente. Per quanto ne sappiamo, lì in parlamento di nuovo non c’era una proposta di pace, ma una specie di altro piano, un “piano di vittoria”. Bene, bene.

Per quanto riguarda la vittoria: l’anno scorso, quando si è tentato di condurre le cosiddette operazioni di controffensiva, le perdite, a mio parere, ammontavano a circa 16 mila persone, queste sono sanitarie e irrevocabili. Ora, solo nell’ultimo mese circa, nella direzione di Kursk, a mio parere, ci sono già 26 mila perdite, 26 mila, anche sanitarie e irrevocabili. E l’anno scorso, durante la controffensiva, i tecnici hanno perso, a mio parere, temo di mentire, qualcosa come 18 mila veicoli. Ora sono quasi mille in più. Tuttavia, i carri armati hanno perso meno di quasi cento. Ma mi sembra che siano stati semplicemente utilizzati di meno, perché semplicemente ce n’erano meno nell’esercito ucraino.

Ma sarebbe meglio, ovviamente, sedersi al tavolo delle trattative e condurre queste trattative in base alle realtà e agli sviluppi sul campo. Ma i leader del regime di Kiev non vogliono farlo. Penso che ciò sia dovuto anche al fatto che l’inizio dei colloqui di pace porterebbe alla necessità di revocare la legge marziale, e le elezioni presidenziali dovrebbero tenersi subito dopo. A quanto pare, non sono ancora pronti. La palla è dalla loro parte.

Domanda: Dimmi, cosa sei pronto a fare per porre fine alla guerra in Ucraina e per cosa non sei pronto?

Grazie.

Vladimir Putin: Ho appena detto: siamo pronti a considerare qualsiasi opzione per accordi di pace, in base alle realtà che si stanno sviluppando sul campo. E non sono pronto per nient’altro.

: (come tradotto) Domanda Grazie mille, signor Presidente.

Vengo dall’Arabia Saudita.

Il gruppo BRICS ha probabilmente già superato la fase in cui veniva definito piattaforma. E ora può essere definito gestione centralizzata?

Penso che allo stadio attuale, i BRICS abbiano già bisogno di una qualche forma di amministrazione o organismo centralizzato per diventare una specie di centro per la gestione dei contatti in tutto il mondo. E, ad esempio, un paese che detiene la presidenza dei BRICS oggi potrebbe essere sostituito domani da un altro paese che potrebbe essere meno efficace nel suo approccio.

E il secondo punto è che la Russia vorrebbe creare un meccanismo del genere per l’interazione con i suoi partner. Una Banca centrale o una Nuova banca creata può interagire con altre banche in altri paesi, con banche simili? Quindi ora dobbiamo creare fondi che siano correlati a investimenti reciproci.

E l’ultima domanda: ha preso in considerazione la questione dell’adesione dell’Arabia Saudita ai BRICS?

Grazie.

Vladimir Putin: Innanzitutto, riguarda il lavoro organizzativo all’interno dei paesi BRICS. Sì, certo, ora è un’organizzazione, questo è un fatto ovvio. E hai assolutamente ragione quando dici che dobbiamo strutturare il lavoro di questa organizzazione. E naturalmente, i miei colleghi e io ci penseremo e lo faremo. Ma in generale, ognuno dei paesi partecipanti è autosufficiente e sinceramente, voglio sottolinearlo, sinceramente si impegna per lo sviluppo e il rafforzamento di questa unione. Quindi non penso che ci saranno fallimenti nel lavoro BRICS. Non lo vedo.

Ma allo stesso tempo, non vorremmo burocratizzare eccessivamente il lavoro di questa organizzazione, in modo da avere funzionari che guideranno auto di lusso, personale infinito, grandi stipendi e poi non è affatto chiaro chi fa cosa lì. Ma hai ragione quando dici che dobbiamo strutturare questo lavoro, ovviamente, e dobbiamo pensarci.

Per quanto riguarda la banca, ho già detto che abbiamo una New Development Bank. È ancora piccola. Ha finanziato 100 progetti per un totale di circa 32-33 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il processo di investimento, questa è una cosa molto importante e per paesi come l’Arabia Saudita, la Russia e altri paesi, la Cina, l’India, è molto importante poter investire in modo affidabile e sicuro in mercati in rapida crescita. Questa è una cosa estremamente importante. Queste sono le nostre proposte per creare una nuova piattaforma di investimento.

Per quanto riguarda l’Arabia Saudita, naturalmente, siamo in ottimi contatti con il nostro amico, il Principe ereditario, e abbiamo una relazione meravigliosa con il Custode dei Due Luoghi Santi, il Re dell’Arabia Saudita. Oggi, i rappresentanti dell’Arabia Saudita hanno preso parte al nostro lavoro congiunto. Ci auguriamo che continui ad espandersi.

: (come tradotto) Domanda Mi chiamo Bianca, sono corrispondente di GloboNews, la principale rete televisiva del Brasile.

Una domanda sul Venezuela. Ieri hai ringraziato il presidente Nicolas Maduro per tutti i suoi sforzi, inclusa la sua partecipazione ai BRICS, ma il Brasile è contrario. Vorrei sapere da che parte sta la Russia e se il Venezuela può unirsi ai BRICS anche contro la volontà del Brasile.

E una domanda sull’Ucraina. Hai anche ringraziato Brasile e Cina per i loro sforzi per risolvere il conflitto in Ucraina lungo un percorso politico. Vorrei chiedere, da uno a dieci, quali sono le possibilità che questo piano di pace abbia successo in Ucraina? E cosa è assolutamente inaccettabile, dal tuo punto di vista?

Grazie.

Vladimir Putin: Innanzitutto, per quanto riguarda le possibilità. Sai, è difficile per me, penso che sia persino inappropriato nominare numeri e punteggi da uno a dieci, anche perché… non voglio sembrare maleducato, ma il fatto di provare ad avviare negoziati e poi rifiutare questi tentativi… ti ho detto che l’Alto rappresentante turco ci ha chiamato direttamente da New York. E prima di allora, era la stessa cosa, e prima ancora, la Turchia ha anche preso l’iniziativa riguardo alla situazione nel Mar Nero – per garantire una sicura libertà di navigazione, per parlare e concludere determinati accordi e accordi sulla sicurezza degli impianti nucleari. E abbiamo accettato. E poi il capo del regime di Kiev ha dichiarato pubblicamente: niente negoziati. Abbiamo anche detto ai nostri amici turchi: ascoltate, risolverete la cosa lì, ci offrite un collegamento con loro, accettiamo, e poi sentiamo un rifiuto in un giorno – cosa dovrebbe significare? Allargano le mani così: ecco quanto sono difficili i partner così.

Perché dico che è molto difficile valutare in punti da uno a dieci? Il comportamento dell’élite ucraina oggi è molto irrazionale. Credimi, sto parlando di ciò che so. Non ti darò altre valutazioni in questo momento. Ad esempio, credo che persino le loro provocazioni nell’area di Kursk siano collegate a tentativi di interferire nella situazione politica interna e nel processo elettorale negli Stati Uniti. Vogliono a tutti i costi dimostrare all’attuale amministrazione e agli elettori dell’attuale amministrazione, questo partito, che i loro investimenti in Ucraina non sono stati vani. Con tutti i mezzi e a qualsiasi costo, anche a costo della vita dei loro soldati. Lavorano per loro, non per gli interessi del popolo ucraino. Pertanto, è molto difficile, quasi impossibile, valutare in alcuni punti.

Ora, per quanto riguarda il Brasile, la valutazione del Brasile su ciò che sta accadendo in Venezuela. Conosciamo queste valutazioni, e la nostra posizione sul Venezuela non coincide con quella del Brasile. Ne parlo apertamente, e ne ho parlato al telefono l’altro ieri con il Presidente del Brasile, con cui ho relazioni molto buone e, credo, amichevoli.

Il Venezuela sta lottando per la sua indipendenza, per la sua sovranità. Una volta, mi ricordo, il leader dell’opposizione è venuto in piazza dopo le elezioni precedenti, ha alzato gli occhi al cielo e ha detto che si considerava Presidente davanti al Signore. Divertente.

E poi abbiamo discusso di questa situazione con la leadership degli Stati Uniti. Bene, hanno sostenuto e sostengono ancora l’opposizione, ma sono rimasti modestamente in silenzio, hanno sorriso, e questo è tutto. Chiaramente, questo è ridicolo, giusto? Chiunque può uscire, alzare gli occhi al cielo e dichiararsi chiunque, incluso il Papa. Ma non succede neanche in questo modo. Non deve essere per forza così. Ci sono certe procedure di natura selettiva. Andate alle urne e vincete.

Crediamo che il Presidente Maduro abbia vinto le elezioni, ha vinto lealmente. Ha formato un governo. E auguriamo successo al suo Governo e al popolo venezuelano.

Ma spero vivamente che Brasile e Venezuela capiscano le loro relazioni bilaterali durante una discussione bilaterale. Conosco il Presidente Lulu come una persona molto perbene e onesta e sono sicuro che affronterà questa situazione da tali posizioni, da posizioni di natura oggettiva. E mi ha chiesto di trasmettere alcune parole al Presidente del Venezuela durante la nostra conversazione telefonica. Spero che la situazione si stabilizzi.

Per quanto riguarda l’ammissione del Venezuela o di qualsiasi altro stato ai BRICS, vorrei dire che ciò è possibile solo per consenso. Abbiamo una regola secondo cui per accettare qualsiasi candidato per questa organizzazione, l’associazione BRICS, è necessario il consenso di tutti i partecipanti di questa associazione. Senza questo, è impossibile fare un passo del genere.

Per favore non arrabbiarti, ma i miei colleghi mi stanno aspettando a un incontro bilaterale. Ho una scelta molto difficile tra discutere con te e andare lì. Mi dispiace, per favore non arrabbiarti con me.

Grazie mille. [La mia enfasi]

Le prostitute dei media BigLie dell’impero fuorilegge statunitense spiccano come grandi bolle di pelle sul naso in queste situazioni. Putin ha risposto loro in modo molto corretto usando le molte verità che sono dalla parte della Russia nonostante gli sforzi dei media BigLie e dei loro padroni di cancellare quelle verità.

A mio parere, Tursunbek Akun del Kirghizistan ha posto la domanda migliore alla conferenza stampa e ha proposto un’eccellente soluzione. Chiaramente avrebbe potuto essere più audace, e lo ha fatto rispetto ad altri membri dei media, nessuno dei quali promuoverò al suo livello come pari. Si potrebbe dire che Putin aveva pianificato di tenere le riunioni a margine dopo un’ora di conferenza stampa perché prevedeva tali antagonismi causati da BigLie Media. Quante volte puoi dare un calcio verbale all’inguine a questi presstitute prima che diventi noioso? Devono continuare a soffrire dopo essere stati trollati così spietatamente dalle truppe russe che hanno issato la bandiera della RPDC accanto al tricolore russo in cima a un cumulo di scorie vicino a Pokrovsk.

Putin ha dimostrato di essere consapevole della crescente burocrazia dei BRICS e li ha paragonati ai vuoti abiti dell’UE o della NATO senza nominarli come tali. Ci sono stati alcuni esempi dell’umorismo di Putin che spero i lettori abbiano notato senza che io lo chiedessi. Chiaramente, c’è ancora molto lavoro da fare nel menu dei BRICS e molti sono scettici sul fatto che il Brasile segua la Russia come presidente a causa della politica interna brasiliana, come riflesso dalla situazione con il Venezuela e dalla questione “medica” di Lula che lo ha tenuto lontano da Kazan. Ciò che non mi è chiaro è lo stato di appartenenza dell’Arabia Saudita, poiché ha annunciato il 2 gennaio 2024 che si sarebbe unita ai BRICS e ora non è elencata come membro in diversi organi di stampa, sebbene non ci siano articoli sul suo ritiro. Quindi, quello che avrebbe dovuto essere un BRICS+ di 11 membri ora ne ha solo 9. Forse la mancanza di giudizio che ha causato quel risultato è la vera ragione per cui non si sta verificando un’ulteriore espansione. A questo proposito, anche il ritiro della domanda dell’Algeria deve essere notato ed esaminato più a fondo. Le organizzazioni consensuali spesso non durano a lungo perché l’acrimonia interna inibisce la capacità di lavorare in modo efficiente, ottenere risultati e andare avanti. Sia Putin che Xi hanno mostrato un volto coraggioso di solidarietà interna, ma è questa la realtà? Un’altra domanda mi è venuta in mente ieri: quanto ammontano le quote associative e quanto devono aumentare per impiegare la burocrazia che si sta formando? C’è pochissima trasparenza su questa domanda, come ho appena scoperto nei miei tentativi di risposta.

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1. Noi, leader dei paesi BRICS, ci siamo incontrati a Kazan, Federazione Russa, dal 22 al 24 ottobre 2024 per il XVI Summit BRICS tenutosi sul tema: ”Rafforzare il multilateralismo per uno sviluppo e una sicurezza globali giusti”.

2. Ribadiamo l’importanza di rafforzare ulteriormente la solidarietà e la cooperazione BRICS sulla base dei nostri interessi comuni e delle nostre priorità chiave e di rafforzare ulteriormente la nostra partnership strategica.

3. Riaffermiamo il nostro impegno nei confronti dello spirito BRICS di rispetto e comprensione reciproci, uguaglianza sovrana, solidarietà, democrazia, apertura, inclusività, collaborazione e consenso. Mentre ci basiamo su 16 anni di Summit BRICS, ci impegniamo ulteriormente a rafforzare la cooperazione nei BRICS espansi sotto i tre pilastri della cooperazione politica e di sicurezza, economica e finanziaria, culturale e interpersonale e a rafforzare la nostra partnership strategica a beneficio del nostro popolo attraverso la promozione della pace, un ordine internazionale più rappresentativo e più equo, un sistema multilaterale rinvigorito e riformato, sviluppo sostenibile e crescita inclusiva.

4. Elogiamo la presidenza russa dei BRICS per aver ospitato un dialogo “outreach”/”BRICS Plus” con la partecipazione di EMDC provenienti da Africa, Asia, Europa, America Latina e Medio Oriente sotto il motto: “BRICS e Sud del mondo: costruire insieme un mondo migliore” a Kazan il 24 ottobre 2024.

5. Accogliamo con favore il notevole interesse dei paesi del Sud del mondo nei BRICS e sosteniamo le modalità della categoria dei paesi partner dei BRICS. Crediamo fermamente che estendere la partnership dei BRICS con gli EMDC contribuirà ulteriormente a rafforzare lo spirito di solidarietà e la vera cooperazione internazionale a beneficio di tutti. Ci impegniamo a promuovere ulteriormente lo sviluppo istituzionale dei BRICS.

Rafforzare il multilateralismo per un ordine mondiale più giusto e democratico

6. Notiamo l’emergere di nuovi centri di potere, decisioni politiche e crescita economica, che possono aprire la strada a un ordine mondiale multipolare più equo, giusto, democratico ed equilibrato. La multipolarità può ampliare le opportunità per gli EMDC di sbloccare il loro potenziale costruttivo e godere di una globalizzazione e cooperazione economica universalmente vantaggiosa, inclusiva ed equa. Tenendo presente la necessità di adattare l’attuale architettura delle relazioni internazionali per riflettere meglio le realtà contemporanee, riaffermiamo il nostro impegno per il multilateralismo e il rispetto del diritto internazionale, compresi gli Scopi e i Principi sanciti nella Carta delle Nazioni Unite (ONU) come sua pietra angolare indispensabile, e il ruolo centrale dell’ONU nel sistema internazionale, in cui gli stati sovrani cooperano per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, promuovere lo sviluppo sostenibile, garantire la promozione e la protezione della democrazia, dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti, nonché la cooperazione basata sulla solidarietà, il rispetto reciproco, la giustizia e l’uguaglianza. Sottolineiamo inoltre l’urgente necessità di raggiungere una rappresentanza geografica equa e inclusiva nella composizione del personale del Segretariato delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali in modo tempestivo.

7. Ribadiamo il nostro impegno a migliorare la governance globale promuovendo un sistema internazionale e multilaterale più agile, efficace, efficiente, reattivo, rappresentativo, legittimo, democratico e responsabile. Chiediamo di garantire una partecipazione maggiore e più significativa degli EMDC e dei paesi meno sviluppati, in particolare in Africa, America Latina e nei Caraibi, nei processi e nelle strutture decisionali globali e di renderli più in sintonia con le realtà contemporanee. Chiediamo inoltre di aumentare il ruolo e la quota di donne, in particolare degli EMDC, a diversi livelli di responsabilità nelle organizzazioni internazionali. Come passo positivo in questa direzione, riconosciamo la chiamata all’azione del G20 sulla riforma della governance globale lanciata dal Brasile durante la sua presidenza del G20. Riconosciamo inoltre dialoghi e partnership che rafforzano la cooperazione con il continente africano come il Summit del Forum sulla cooperazione Cina-Africa, il Summit del Forum India-Africa, il Summit Russia-Africa e la Conferenza ministeriale.

8. Riconoscendo la Dichiarazione di Johannesburg II del 2023, riaffermiamo il nostro sostegno a una riforma completa delle Nazioni Unite, incluso il suo Consiglio di sicurezza, al fine di renderlo più democratico, rappresentativo, efficace ed efficiente e di aumentare la rappresentanza dei paesi in via di sviluppo tra i membri del Consiglio in modo che possa rispondere adeguatamente alle sfide globali prevalenti e supportare le legittime aspirazioni dei paesi emergenti e in via di sviluppo di Africa, Asia e America Latina, inclusi i paesi BRICS, a svolgere un ruolo maggiore negli affari internazionali, in particolare nelle Nazioni Unite, incluso il suo Consiglio di sicurezza. Riconosciamo le legittime aspirazioni dei paesi africani, riflesse nel Consenso di Ezulwini e nella Dichiarazione di Sirte.

9. Riaffermiamo il nostro sostegno al sistema commerciale multilaterale basato su regole, aperto, trasparente, equo, prevedibile, inclusivo, equo, non discriminatorio e basato sul consenso con l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) al suo centro, con trattamento speciale e differenziato (S&DT) per i paesi in via di sviluppo, compresi i paesi meno sviluppati e respingiamo le misure restrittive commerciali unilaterali che sono incoerenti con le regole dell’OMC. Accogliamo con favore i risultati della 13a conferenza ministeriale ad Abu Dhabi (EAU) e ribadiamo il nostro impegno a lavorare per l’attuazione delle decisioni e delle dichiarazioni delle conferenze ministeriali dell’OMC. Notiamo tuttavia che c’è ancora bisogno di ulteriori sforzi in molte questioni in sospeso. Sottolineiamo l’importanza di riformare l’OMC e rafforzare la dimensione di sviluppo nel suo lavoro. Ci impegniamo a impegnarci in modo costruttivo all’interno dell’OMC per raggiungere l’obiettivo di fornire un sistema di risoluzione delle controversie vincolante a due livelli dell’OMC pienamente funzionante entro il 2024 accessibile a tutti e la selezione di nuovi membri dell’organo di appello senza ulteriori indugi. Accettiamo di migliorare il nostro dialogo sul sistema commerciale multilaterale e sulle questioni relative al WTO e accogliamo con favore l’istituzione del BRICS Informal Consultative Framework sulle questioni del WTO. Ribadiamo la decisione presa nell’ambito della Strategia per il partenariato economico BRICS 2025 di adottare misure per supportare la necessaria riforma del WTO per migliorare la resilienza, l’autorità e l’efficacia del WTO e promuovere lo sviluppo e l’inclusività.

10. Siamo profondamente preoccupati per l’effetto dirompente di misure coercitive unilaterali illecite, tra cui sanzioni illegali, sull’economia mondiale, sul commercio internazionale e sul raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Tali misure minano la Carta delle Nazioni Unite, il sistema commerciale multilaterale, gli accordi sullo sviluppo sostenibile e sull’ambiente. Hanno inoltre un impatto negativo sulla crescita economica, sull’energia, sulla salute e sulla sicurezza alimentare, esacerbando la povertà e le sfide ambientali.

11. Riaffermiamo il nostro impegno a mantenere una rete di sicurezza finanziaria globale forte ed efficace con al centro un FMI basato su quote e dotato di risorse adeguate. Chiediamo la riforma delle istituzioni di Bretton Woods, che includa una maggiore rappresentanza degli EMDC nelle posizioni di leadership per riflettere il contributo degli EMDC all’economia globale. Sosteniamo un processo di selezione basato sul merito, inclusivo ed equo per le posizioni di vertice nelle istituzioni di Bretton Woods, una maggiore rappresentanza geografica e il ruolo e la quota delle donne. Prendiamo atto dell’aumento delle quote alla 16a revisione generale delle quote (GRQ) e sollecitiamo i membri a ottenere le approvazioni nazionali per rendere efficace l’aumento delle quote. Accogliamo con favore la decisione di creare un 25° presidente presso il Consiglio esecutivo del FMI per migliorare la voce e la rappresentanza dell’Africa subsahariana. Riconosciamo l’urgenza e l’importanza del riallineamento delle quote per riflettere meglio le posizioni relative dei membri nell’economia mondiale, proteggendo al contempo le quote degli EMDC, in particolare, i membri più poveri. Accogliamo con favore il lavoro in corso del Consiglio esecutivo dell’FMI per sviluppare entro giugno 2025 possibili approcci come guida per un ulteriore riallineamento delle quote, anche attraverso una nuova formula delle quote, ai sensi del 17° GRQ. Le discussioni dovrebbero portare a un riallineamento delle quote equo e trasparente, che migliori la rappresentanza dei membri dell’FMI sottorappresentati e trasferisca la quota di quote dalle economie avanzate ai paesi emergenti e sviluppati. Attendiamo con ansia la revisione azionaria della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (IBRD) del 2025.

12. Riconosciamo il ruolo cruciale dei BRICS nel processo di miglioramento del sistema monetario e finanziario internazionale (IMFS), al fine di renderlo più reattivo alle esigenze di tutti i paesi. A questo proposito, prendiamo nota della ricerca della presidenza BRICS sul miglioramento dell’IMFS, che delinea i principi fondamentali di sicurezza, indipendenza, inclusione e sostenibilità cruciali per la prosperità economica e sociale. Incoraggiamo i nostri ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali/nazionali a continuare questo lavoro.

13. Sottolineiamo la natura universale e inclusiva dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dei suoi Obiettivi di sviluppo sostenibile, e che l’attuazione dovrebbe tenere conto delle diverse circostanze nazionali, capacità e livelli di sviluppo, nel rispetto delle politiche e delle priorità nazionali e in conformità con la legislazione nazionale. Faremo tutti gli sforzi per raggiungere lo sviluppo sostenibile nelle sue tre dimensioni e ci impegniamo a metterlo al centro dell’agenda della cooperazione internazionale al fine di affrontare meglio gli squilibri e le inadeguatezze dello sviluppo. Condanniamo i tentativi di sottoporre lo sviluppo a pratiche discriminatorie motivate politicamente, tra cui, ma non solo, misure coercitive unilaterali incompatibili con i principi della Carta delle Nazioni Unite, condizionalità politica esplicita o implicita dell’assistenza allo sviluppo, attività, volte a compromettere la molteplicità di fornitori internazionali di assistenza allo sviluppo.

14. Sottolineiamo il ruolo chiave del G20 come principale forum globale per la cooperazione economica e finanziaria multilaterale che fornisce una piattaforma per il dialogo tra economie sviluppate ed emergenti su un piano di parità e reciprocamente vantaggioso per cercare congiuntamente soluzioni condivise alle sfide globali. Riconosciamo l’importanza del funzionamento continuo e produttivo del G20, basato sul consenso con un focus sui risultati orientati ai risultati. Sosteniamo la Global Alliance against Hunger and Poverty e il lavoro della Task Force for a Global Mobilization against Climate Change, nonché la storica Dichiarazione di Rio de Janeiro sulla cooperazione fiscale internazionale. Attendiamo con ansia l’organizzazione di successo del summit dei leader del G20 a Rio de Janeiro nel novembre 2024 sotto la presidenza brasiliana e riaffermiamo la nostra volontà di coordinare le nostre posizioni per migliorare l’inclusività e amplificare la voce del Sud del mondo e integrare ulteriormente le loro priorità nell’agenda del G20 attraverso le presidenze consecutive del G20 degli stati membri BRICS, India, Brasile e Sud Africa, durante il 2023-2025 e oltre. A questo proposito, accogliamo e sosteniamo anche l’inclusione dell’Unione Africana come membro del G20 al G20 New Delhi Summit nel 2023.

15. Ribadiamo che gli obiettivi, i principi e le disposizioni della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), del suo Protocollo di Kyoto e del suo Accordo di Parigi, compresi i suoi principi di equità e responsabilità comuni ma differenziate e rispettive capacità (CBDR-RC) alla luce delle diverse circostanze nazionali, devono essere onorati. Condanniamo le misure unilaterali introdotte con il pretesto di preoccupazioni climatiche e ambientali e ribadiamo il nostro impegno a migliorare il coordinamento su queste questioni. Rafforzeremo la cooperazione su un’intera gamma di soluzioni e tecnologie che contribuiscono alla riduzione e all’eliminazione dei gas serra (GHG). Notiamo inoltre il ruolo dei pozzi di carbonio nell’assorbimento dei GHG e nella mitigazione dei cambiamenti climatici, evidenziando al contempo l’importanza dell’adattamento e sottolineando la necessità di un’adeguata fornitura di mezzi di attuazione, vale a dire risorse finanziarie, trasferimento di tecnologia e rafforzamento delle capacità.

16. Ricordiamo che l’UNFCCC, comprese le sessioni annuali della Conferenza delle Parti (COP), è il principale e legittimo forum internazionale per discutere la questione dei cambiamenti climatici in tutte le sue dimensioni. Siamo profondamente preoccupati per i tentativi di collegare la sicurezza all’agenda dei cambiamenti climatici. Vogliamo elogiare l’Egitto per aver ospitato la COP27 a Sharm El-Sheikh nel 2022, dove è stato istituito il Fondo per rispondere alle perdite e ai danni, e gli Emirati Arabi Uniti per aver ospitato la COP28 a Dubai nel 2023, dove il Fondo è diventato operativo. Accogliamo con favore il Consenso degli Emirati Arabi Uniti raggiunto alla COP28, inclusa la decisione intitolata “Risultato del primo inventario globale” e il Quadro degli Emirati Arabi Uniti per la resilienza climatica globale. Esprimiamo il nostro impegno per una COP29 di successo in Azerbaigian, con l’aspettativa di risultati solidi in materia di finanziamenti per il clima nei paesi in via di sviluppo, come fattore critico per realizzare le attuali e future azioni e ambizioni determinate a livello nazionale in materia di mitigazione, adattamento e perdite e danni. Sosteniamo la leadership del Brasile nell’ospitare la COP30 nel 2025 e accogliamo con favore la candidatura dell’India a ospitare la COP33 nel 2028.

17. Riaffermiamo l’importanza della conservazione della biodiversità, inclusa l’implementazione del Quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal. Esortiamo i paesi sviluppati a garantire la fornitura di risorse finanziarie adeguate, efficaci e facilmente accessibili ai paesi in via di sviluppo per promuovere la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità. Sottolineiamo l’importanza di migliorare la creazione di capacità, lo sviluppo e il trasferimento di tecnologia dai paesi sviluppati ai paesi in via di sviluppo per la conservazione, l’uso sostenibile e la condivisione giusta ed equa dei benefici derivanti dall’uso della biodiversità.

18. Riconosciamo che il degrado del suolo, la desertificazione e la siccità rappresentano gravi minacce per il benessere e i mezzi di sussistenza delle persone e dell’ambiente e, pur riconoscendo gli sforzi in corso per promuovere pratiche di gestione sostenibile del territorio, chiediamo l’urgente fornitura di maggiori risorse finanziarie, solide partnership e politiche integrate per affrontare le sfide del degrado del suolo, della desertificazione e della siccità. A questo proposito, attendiamo con ansia la prossima sedicesima sessione della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione (UNCCD COP16) che si terrà a Riyadh, in Arabia Saudita, dal 2 al 13 dicembre 2024.

19. Alla luce degli sforzi globali per affrontare la sfida della scarsità d’acqua globale, diamo il benvenuto agli Emirati Arabi Uniti e al Senegal per aver co-ospitato la Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua del 2026 negli Emirati Arabi Uniti.

20. Pur apprezzando gli sforzi dei nostri paesi per preservare specie rare e notando l’elevata vulnerabilità dei grandi felini, prendiamo atto dell’iniziativa della Repubblica dell’India di creare un’International Big Cats Alliance e incoraggiamo i paesi BRICS a lavorare insieme per dare ulteriori contributi alla conservazione dei grandi felini. Prendiamo anche atto che gli Emirati Arabi Uniti hanno istituito il Mohamed bin Zayed Species Conservation Fund. A tale proposito incoraggiamo i paesi BRICS a migliorare la collaborazione collettiva nelle aree di conservazione e preservazione delle specie più vulnerabili.

21. Riaffermiamo la necessità che tutti i paesi cooperino nella promozione e nella protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali secondo i principi di uguaglianza e rispetto reciproco. Accettiamo di continuare a trattare tutti i diritti umani, incluso il diritto allo sviluppo, in modo equo e paritario, sullo stesso piano e con la stessa enfasi. Accettiamo di rafforzare la cooperazione su questioni di interesse comune sia all’interno dei BRICS che nei forum multilaterali, tra cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e il Consiglio per i diritti umani, tenendo conto della necessità di promuovere, proteggere e soddisfare i diritti umani in modo non selettivo, non politicizzato e costruttivo e senza doppi standard. Chiediamo il rispetto della democrazia e dei diritti umani. A questo proposito, sottolineiamo che dovrebbero essere implementati a livello di governance globale e nazionale. Riaffermiamo il nostro impegno a garantire la promozione e la protezione della democrazia, dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti, con l’obiettivo di costruire un futuro condiviso più luminoso per la comunità internazionale basato su una cooperazione reciprocamente vantaggiosa.

22. Ribadiamo che le misure coercitive unilaterali, tra l’altro sotto forma di sanzioni economiche unilaterali e sanzioni secondarie contrarie al diritto internazionale, hanno implicazioni di vasta portata per i diritti umani, incluso il diritto allo sviluppo, della popolazione generale degli stati presi di mira, colpendo in modo sproporzionato i poveri e le persone in situazioni vulnerabili. Pertanto, chiediamo la loro eliminazione.

23. Ricordiamo la Dichiarazione di Durban e il Programma d’azione (DDPA) del 2001 e il Documento finale della Conferenza di revisione di Durban del 2009 e riconosciamo la necessità di intensificare la lotta contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza correlata, nonché la discriminazione basata sulla religione, la fede o il credo, e tutte le loro forme contemporanee in tutto il mondo, comprese le allarmanti tendenze di crescente incitamento all’odio, e riconosciamo la risoluzione annuale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla “Combattimento della glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza correlata”.

Rafforzamento della cooperazione per la stabilità e la sicurezza globali e regionali

24. Sosteniamo fermamente un dialogo BRICS rafforzato su questioni di politica e sicurezza. Accogliamo con favore la dichiarazione congiunta dei ministri degli esteri e delle relazioni internazionali dei BRICS riuniti a Nizhny Novgorod il 10 giugno 2024 e prendiamo atto della 14a riunione dei consiglieri per la sicurezza nazionale e degli alti rappresentanti dei BRICS per la sicurezza nazionale tenutasi il 10-11 settembre 2024 a San Pietroburgo.

25. Restiamo preoccupati per l’aumento della violenza e per i continui conflitti armati in diverse parti del mondo, compresi quelli che hanno un impatto significativo sia a livello regionale che internazionale. Ribadiamo il nostro impegno per la risoluzione pacifica delle controversie attraverso la diplomazia, la mediazione, il dialogo inclusivo e le consultazioni in modo coordinato e cooperativo e sosteniamo tutti gli sforzi che favoriscono la risoluzione pacifica delle crisi. Sottolineiamo la necessità di impegnarci in sforzi di prevenzione dei conflitti, anche affrontandone le cause profonde. Riconosciamo le legittime e ragionevoli preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi. Chiediamo la protezione del patrimonio culturale, in particolare nelle regioni colpite da conflitti, per prevenire la distruzione e il traffico illecito di beni culturali, che è fondamentale per preservare la storia e l’identità delle comunità colpite.

26. Sottolineiamo che la tolleranza e la coesistenza pacifica sono tra i valori e i principi più importanti per le relazioni tra nazioni e società. A questo proposito, accogliamo con favore l’adozione della risoluzione 2686 del Consiglio di sicurezza e di altre risoluzioni delle Nazioni Unite in merito che godono del sostegno consensuale degli stati membri delle Nazioni Unite.

27. Ribadiamo la necessità del pieno rispetto del diritto umanitario internazionale nelle situazioni di conflitto e della fornitura di aiuti umanitari in conformità con i principi fondamentali di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza stabiliti nella risoluzione 46/182 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Invitiamo la comunità internazionale a cercare risposte collettive alle sfide globali e regionali e alle minacce alla sicurezza, incluso il terrorismo. Sottolineiamo la necessità di rispettare gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite. Ribadiamo che le differenze e le controversie tra i paesi dovrebbero essere risolte pacificamente attraverso il dialogo e la consultazione. Sottolineiamo inoltre la necessità di rispettare le legittime e ragionevoli preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi. Sottolineiamo la necessità di una partecipazione piena, equa e significativa delle donne nei processi di pace, inclusa la prevenzione e risoluzione dei conflitti, il mantenimento della pace, la costruzione della pace, la ricostruzione e lo sviluppo post-conflitto e il mantenimento della pace.

28. Siamo profondamente preoccupati per i continui conflitti e l’instabilità nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA), prendendo atto della dichiarazione congiunta dei viceministri degli esteri e degli inviati speciali dei BRICS nel loro incontro del 25 aprile 2024.

29. Piangiamo la tragica perdita di vite civili nel recente periodo ed esprimiamo solidarietà a tutte le vittime civili e alle loro famiglie. Chiediamo misure urgenti, in conformità con il diritto internazionale, per garantire la protezione delle vite.

30. Ribadiamo la nostra profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione e della crisi umanitaria nei Territori palestinesi occupati, in particolare per l’escalation senza precedenti della violenza nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania a seguito dell’offensiva militare israeliana, che ha portato a uccisioni di massa e feriti tra i civili, sfollamenti forzati e distruzione diffusa delle infrastrutture civili. Sottolineiamo l’urgente necessità di un cessate il fuoco immediato, completo e permanente nella Striscia di Gaza, del rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e detenuti di entrambe le parti che sono tenuti illegalmente prigionieri e della fornitura senza ostacoli, sostenibile e su larga scala di aiuti umanitari alla Striscia di Gaza, e della cessazione di tutte le azioni aggressive. Denunciamo gli attacchi israeliani contro le operazioni umanitarie, le strutture, il personale e i punti di distribuzione. A tal fine, chiediamo la piena attuazione delle risoluzioni 2712 (2023), 2720 (2024), 2728 (2024) e 2735 (2024) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e, a questo proposito, accogliamo con favore i continui sforzi della Repubblica araba d’Egitto, dello Stato del Qatar, di altri sforzi regionali e internazionali per raggiungere un cessate il fuoco immediato, accelerare la consegna degli aiuti umanitari e il ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza. Chiediamo il rispetto del diritto internazionale. Siamo inoltre allarmati dal fatto che l’ulteriore escalation del conflitto nella Striscia di Gaza alimenti la tensione, l’estremismo e gravi conseguenze negative sia a livello regionale che globale. Invitiamo tutte le parti interessate ad agire con la massima moderazione e ad evitare azioni di escalation e dichiarazioni provocatorie. Riconosciamo le misure provvisorie della Corte internazionale di giustizia nei procedimenti legali istituiti dal Sudafrica contro Israele. Riaffermiamo il nostro sostegno alla piena adesione dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite nel contesto dell’impegno incrollabile nei confronti della visione della soluzione dei due Stati basata sul diritto internazionale, comprese le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e l’Iniziativa di pace araba che include la creazione di uno Stato di Palestina sovrano, indipendente e vitale in linea con i confini riconosciuti a livello internazionale del giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale, che viva fianco a fianco in pace e sicurezza con Israele.

31. Esprimiamo preoccupazione per la situazione nel Libano meridionale. Condanniamo la perdita di vite civili e gli immensi danni alle infrastrutture civili derivanti dagli attacchi di Israele nelle aree residenziali in Libano e chiediamo l’immediata cessazione degli atti militari. Sottolineiamo la necessità di preservare la sovranità e l’integrità territoriale dello Stato del Libano e di creare le condizioni per una soluzione politica e diplomatica al fine di salvaguardare la pace e la stabilità in Medio Oriente, sottolineando al contempo l’importanza della rigorosa osservanza delle risoluzioni 1701 (2006) e 2749 (2024) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Condanniamo fermamente gli attacchi al personale delle Nazioni Unite, le minacce alla loro sicurezza e invitiamo Israele a cessare immediatamente tali attività.

32. Esprimiamo preoccupazione per i crescenti incidenti di attacchi terroristici legati alle capacità ICT. A questo proposito, condanniamo l’atto terroristico premeditato di far esplodere dispositivi di comunicazione portatili a Beirut il 17 settembre 2024, che ha causato la perdita di vite umane e il ferimento di decine di civili. Ribadiamo che questi attacchi costituiscono una grave violazione del diritto internazionale.

33. Sottolineiamo l’importanza di garantire l’esercizio dei diritti e delle libertà di navigazione delle imbarcazioni di tutti gli stati nel Mar Rosso e nello stretto di Bab Al-Mandab, in conformità con il diritto internazionale. Incoraggiamo maggiori sforzi diplomatici da parte di tutte le parti a tal fine, anche affrontando le cause del conflitto e il continuo sostegno al dialogo e al processo di pace dello Yemen sotto gli auspici delle Nazioni Unite.

34. Sottolineiamo che la sovranità e l’integrità territoriale della Siria devono essere rigorosamente rispettate. Condanniamo la presenza militare straniera illegale che porta ad aumentare i rischi di un conflitto su larga scala nella regione. Sottolineiamo che le sanzioni unilaterali illegali aggravano seriamente la sofferenza del popolo siriano.

35. Condanniamo l’attacco contro i locali diplomatici della Repubblica islamica dell’Iran nella capitale siriana Damasco da parte di Israele il 1° aprile 2024 che costituisce una violazione del principio fondamentale dell’inviolabilità dei locali diplomatici e consolari ai sensi della Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche e della Convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni consolari.

36. Ricordiamo le posizioni nazionali relative alla situazione in Ucraina e nei dintorni, come espresse nei forum appropriati, tra cui l’UNSC e l’UNGA. Sottolineiamo che tutti gli stati dovrebbero agire in modo coerente con gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite nella loro interezza e interrelazione. Prendiamo atto con apprezzamento delle pertinenti proposte di mediazione e buoni uffici, volte a una risoluzione pacifica del conflitto attraverso il dialogo e la diplomazia.

37. Sottolineiamo l’importanza della piena attuazione del JCPOA approvato dalla UNSCR 2231 (2015) e sottolineiamo l’importanza di un approccio costruttivo basato sulla buona fede da parte di tutti gli attori rilevanti per riprendere la piena attuazione degli impegni del JCPOA da parte di tutte le parti.

38. Ribadiamo che il principio “Soluzioni africane ai problemi africani” dovrebbe continuare a fungere da base per la risoluzione dei conflitti nel continente africano. A questo proposito, riconosciamo il ruolo fondamentale dell’Unione Africana nella prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti in Africa. Riaffermiamo il nostro sostegno agli sforzi di pace africani nel continente, compresi quelli intrapresi dall’Unione Africana e dalle organizzazioni subregionali africane in linea con i principi di proprietà africana, complementarietà e sussidiarietà.

39. Lodiamo gli sforzi e i risultati dei paesi africani nel perseguire la pace e lo sviluppo e nel combattere la crescente piaga del terrorismo in Africa, in particolare nel Corno d’Africa e nel Sahel, e chiediamo di canalizzare più risorse globali antiterrorismo verso i paesi in via di sviluppo per aiutare i paesi africani, in particolare quelli colpiti, a migliorare la loro capacità di sviluppo antiterrorismo. Lodiamo gli sforzi intrapresi dai paesi africani, dall’Unione Africana, dalle organizzazioni subregionali africane e dalle Nazioni Unite nel promuovere il processo di pace nel Sudan del Sud, stabilizzando la situazione nella Repubblica Centrafricana e il successo del governo del Mozambico sostenuto dalla Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC) in risposta alla minaccia terroristica nel nord del paese.

40. Esprimiamo profonda preoccupazione per l’escalation di violenza e la crisi umanitaria in Sudan e ribadiamo il nostro appello per un cessate il fuoco immediato, permanente e incondizionato e per una risoluzione pacifica del conflitto con l’impegno nei colloqui di pace come unico modo per porre fine a questo conflitto, un accesso duraturo, urgente e senza ostacoli della popolazione sudanese all’assistenza umanitaria e l’aumento dell’assistenza umanitaria al Sudan e agli stati vicini. Condanniamo l’attacco alla residenza del Capo della missione dell’Ambasciata degli Emirati Arabi Uniti in Sudan il 29 settembre 2024, che ha causato ingenti danni ai locali situati in una zona residenziale di Khartoum. Sottolineiamo il principio fondamentale dell’inviolabilità dei locali diplomatici e consolari e gli obblighi degli Stati riceventi, inclusi quelli previsti dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961 e dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1963.

41. Deploriamo il brutale attacco delle gang a Pont Sondé, ad Haiti, che ha causato la morte e lo sfollamento forzato di civili, ed esprimiamo profonda preoccupazione per il continuo deterioramento della sicurezza, della situazione umanitaria ed economica ad Haiti. Lodiamo l’istituzione del Consiglio presidenziale di transizione di Haiti e la creazione di un consiglio elettorale, come passaggi essenziali per risolvere l’attuale crisi. Sottolineiamo che l’attuale crisi richiede una soluzione guidata da Haiti che comprenda il dialogo nazionale e inclusivo e la creazione di un consenso tra le forze politiche locali, le istituzioni e la società e invitiamo la comunità internazionale a sostenere gli sforzi del governo ad interim per smantellare le gang, migliorare la situazione della sicurezza e gettare le basi per uno sviluppo sociale ed economico duraturo nel paese e tenere elezioni generali entro la fine del 2025. Sosteniamo il ruolo delle Nazioni Unite nel fornire assistenza umanitaria e sottolineiamo la necessità di una cooperazione internazionale per affrontare efficacemente le crisi multiformi di Haiti.

42. Sottolineiamo la necessità di una soluzione pacifica urgente in Afghanistan per rafforzare la sicurezza e la stabilità regionali. Sosteniamo l’Afghanistan come uno stato indipendente, unito e pacifico, libero da terrorismo, guerra e droga. Sollecitiamo misure più visibili e verificabili in Afghanistan per garantire che il territorio dell’Afghanistan non venga utilizzato dai terroristi. Sottolineiamo la necessità di fornire assistenza umanitaria urgente e ininterrotta al popolo afghano e di salvaguardare i diritti fondamentali di tutti gli afghani, comprese donne, ragazze e diversi gruppi etnici. Invitiamo le autorità afghane a revocare l’effettivo divieto di istruzione secondaria e superiore per le ragazze. Sottolineiamo il ruolo primario ed efficace delle piattaforme regionali e dei paesi confinanti con l’Afghanistan e accogliamo con favore gli sforzi di tali piattaforme e iniziative regionali per facilitare la soluzione afghana.

43. Chiediamo il rafforzamento della non proliferazione e del disarmo per salvaguardare e mantenere la stabilità globale e la pace e la sicurezza internazionale. Prendiamo atto dell’importanza fondamentale degli sforzi volti ad accelerare l’attuazione delle risoluzioni sulla creazione di una zona libera da armi nucleari e altre armi di distruzione di massa in Medio Oriente, inclusa la conferenza convocata ai sensi della decisione 73/546 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Invitiamo tutte le parti invitate a partecipare a questa conferenza in buona fede e a impegnarsi in questo sforzo in modo costruttivo.

44. Chiediamo inoltre la piena attuazione della risoluzione 1540 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che offre agli stati un importante impulso per adottare misure efficaci e solide a livello nazionale per impedire che le armi di distruzione di massa, i loro mezzi di consegna e i materiali correlati finiscano nelle mani di attori non statali, compresi i terroristi, nonché quadri di cooperazione a livello internazionale per questo scopo.

45. Riaffermiamo il nostro sostegno per garantire la sostenibilità a lungo termine delle attività nello spazio extra-atmosferico e la prevenzione di una corsa agli armamenti nello spazio extra-atmosferico (PAROS) e della sua militarizzazione, anche attraverso negoziati per adottare uno strumento giuridico multilaterale pertinente per garantire la sicurezza globale. Riconosciamo la presentazione del progetto di trattato aggiornato sulla prevenzione del posizionamento di armi nello spazio extra-atmosferico, della minaccia o dell’uso della forza contro oggetti dello spazio extra-atmosferico (PPWT) alla Conferenza sul disarmo nel 2014 come un passo importante verso questo obiettivo. Accogliamo con favore l’adozione consensuale del rapporto del gruppo di esperti governativi delle Nazioni Unite su ulteriori misure pratiche per la prevenzione di una corsa agli armamenti nello spazio il 16 agosto 2024, che ha fornito elementi sostanziali di uno strumento giuridicamente vincolante su PAROS. Sottolineiamo che impegni pratici e non vincolanti, come le misure di trasparenza e rafforzamento della fiducia (TCBM), e norme, regole e principi universalmente concordati possono anche contribuire a PAROS.

46. Ricordando i rispettivi obblighi dei nostri Stati nel campo dei controlli sulle esportazioni derivanti da pertinenti strumenti giuridici riconosciuti a livello internazionale, sottolineiamo la nostra determinazione a migliorare il dialogo e la cooperazione in questa sfera tenendo debitamente conto del necessario equilibrio tra non proliferazione e usi pacifici della tecnologia, garantendo al contempo i legittimi diritti degli Stati a partecipare al più ampio scambio possibile di informazioni, attrezzature e materiali scientifici e tecnologici per scopi pacifici.

47. Ribadiamo la nostra inequivocabile condanna del terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, in qualsiasi momento, luogo e da chiunque venga commesso, ribadendo che non dovrebbe essere associato ad alcuna religione, nazionalità, civiltà o gruppo etnico. Sottolineiamo che il terrorismo è una minaccia comune, che richiede un approccio globale ed equilibrato a livello globale e regionale, tenendo in debita considerazione le priorità nazionali degli Stati. Ci impegniamo a rafforzare ulteriormente la cooperazione internazionale e regionale per prevenire e contrastare le minacce terroristiche sulla base del pieno rispetto della sovranità e della sicurezza degli Stati e in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale. Riconosciamo che gli Stati hanno la responsabilità primaria nella prevenzione e nella lotta al terrorismo, con le Nazioni Unite che continuano a svolgere un ruolo centrale e di coordinamento in quest’area. Riconosciamo che qualsiasi atto di terrorismo è criminale e ingiustificabile, indipendentemente dalle sue motivazioni, e sottolineiamo la necessità di garantire una forte risposta collettiva alle minacce terroristiche persistenti ed emergenti senza doppi standard. Rifiutiamo qualsiasi tentativo di politicizzazione delle questioni antiterrorismo e l’uso di gruppi terroristici per raggiungere fini politici. Ci impegniamo ad adottare misure decisive per prevenire e interrompere la diffusione dell’ideologia terroristica e la radicalizzazione, l’uso improprio delle tecnologie moderne a fini terroristici, i movimenti transfrontalieri di terroristi, il finanziamento del terrorismo e altre forme di sostegno al terrorismo, l’incitamento a commettere atti terroristici, nonché il reclutamento di combattenti terroristi stranieri. Chiediamo una rapida finalizzazione e adozione della Convenzione globale sul terrorismo internazionale nel quadro delle Nazioni Unite. Chiediamo azioni concertate contro tutti i terroristi e le entità terroristiche designate dalle Nazioni Unite.

48. Non vediamo l’ora di rafforzare ulteriormente la cooperazione pratica antiterrorismo. Accogliamo con favore le attività del BRICS Counter-Terrorism Working Group (CTWG) e dei suoi cinque sottogruppi basati sulla BRICS Counter-Terrorism Strategy e sul BRICS Counter-Terrorism Action Plan, inclusa l’adozione del Position Paper del CTWG.

49. Ribadiamo il nostro impegno a prevenire e combattere i flussi finanziari illeciti, il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo, il traffico di droga, la corruzione e l’uso improprio delle nuove tecnologie, comprese le criptovalute, per scopi illegali e terroristici. Riaffermiamo il nostro impegno nei confronti dei principi di natura tecnica e non politicizzata della cooperazione internazionale anticrimine, anche allo scopo di prevenire e stabilire tracce finanziarie di questi crimini. Prendiamo atto della necessità di rafforzare ulteriormente tale cooperazione sulla base degli strumenti giuridici internazionali pertinenti di cui i paesi BRICS sono parti, comprese le pertinenti convenzioni e risoluzioni ONU, convenzioni e trattati regionali.

50. Chiediamo un dialogo rafforzato all’interno dei BRICS sulle questioni del riciclaggio di denaro e del contrasto al finanziamento del terrorismo con la partecipazione delle parti interessate pertinenti. Sottolineiamo l’importanza di creare condizioni per lo sviluppo sicuro delle giovani generazioni, riducendo il rischio del loro coinvolgimento in attività illegali e accogliamo con favore lo sviluppo di progetti internazionali pertinenti con la partecipazione dei giovani.

51. Esprimiamo preoccupazione per la situazione relativa alla produzione, al traffico e all’abuso di droga illecita in tutto il mondo, riconosciamo che minaccia seriamente la sicurezza pubblica e la stabilità internazionale e regionale, la salute, la sicurezza e il benessere dell’umanità e compromette anche lo sviluppo sostenibile degli Stati. Riconosciamo il nostro impegno nei confronti dell’attuale meccanismo internazionale di controllo della droga basato su tre convenzioni ONU sul controllo della droga. Riconosciamo l’importanza di migliorare la cooperazione antidroga e rafforzare i contatti tra le autorità di contrasto alla droga dei BRICS e, a questo proposito, accogliamo con favore la dichiarazione congiunta adottata alla riunione del gruppo di lavoro antidroga dei BRICS a Mosca il 22 maggio 2024.

52. Consideriamo la lotta alla criminalità organizzata transnazionale come una delle aree chiave per la cooperazione internazionale delle forze dell’ordine. Notiamo inoltre che questa cooperazione non deve essere politicizzata in quanto può causare danni alla lotta complessiva contro la criminalità. Esprimiamo particolare preoccupazione per i crimini che influenzano l’ambiente e che devono essere affrontati.

53. Siamo risoluti a promuovere la cooperazione BRICS nella prevenzione e nella lotta contro la corruzione e a rafforzare il nostro coordinamento sulle principali questioni dell’agenda internazionale anticorruzione, inclusa la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione. Siamo determinati a onorare il nostro impegno e chiediamo alla comunità internazionale di rafforzare la cooperazione sulla negazione di un rifugio sicuro alla corruzione. Accogliamo con favore il documento “Formulazione della visione comune dei BRICS e azione congiunta sulla cooperazione rafforzata contro la corruzione e il recupero e la restituzione di beni e proventi della corruzione” e attribuiamo importanza alla sua messa in pratica in conformità con i nostri quadri nazionali. Apprezziamo l’emissione della nota analitica sul recupero dei beni nei paesi BRICS da parte dell’Anti-Corruption Working Group (ACWG) e i suoi sforzi per intensificare la collaborazione tra i nostri professionisti nel recupero dei beni. Elogiamo inoltre l’ACWG per aver aggiornato il documento sulla cooperazione BRICS nell’istruzione anticorruzione, nella condivisione delle conoscenze e nello sviluppo delle capacità che confronta i nostri risultati collettivi, tra cui una serie di iniziative di esperti tenutesi quest’anno, e traccia una via da seguire in quest’area prioritaria.

54. Riconosciamo l’enorme potenziale delle ICT nel colmare i divari digitali per la crescita e lo sviluppo socioeconomico. Riconosciamo anche le sfide e le minacce derivanti dal regno digitale e al suo interno. Chiediamo un approccio globale, equilibrato e oggettivo allo sviluppo e alla sicurezza dei prodotti e dei sistemi ICT, nonché allo sviluppo e all’implementazione di norme e standard comuni interoperabili a livello globale per la sicurezza della supply chain. Siamo preoccupati per l’aumento della frequenza e della sofisticatezza dell’uso dannoso delle ICT. A questo proposito, sottolineiamo l’importanza della cooperazione internazionale nella prevenzione e nel contrasto all’uso delle ICT a fini criminali e pertanto attendiamo con ansia l’adozione alla 79a sessione dell’UNGA del progetto di Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità informatica; Rafforzamento della cooperazione internazionale per combattere determinati crimini commessi tramite sistemi di tecnologie dell’informazione e della comunicazione e per la raccolta, la conservazione e la condivisione di prove in formato elettronico di reati gravi. Riteniamo inoltre che l’assistenza tecnica e il rafforzamento delle capacità siano fondamentali per sviluppare risorse, competenze, politiche e istituzioni necessarie per aumentare la sicurezza degli Stati, migliorando al contempo la resilienza ICT e accelerando la trasformazione digitale degli Stati, tenendo in particolare considerazione gli interessi e le esigenze degli Stati in via di sviluppo. Sottolineiamo il ruolo guida delle Nazioni Unite nel promuovere il dialogo per forgiare intese comuni nella sicurezza e nell’uso delle ICT, comprese le discussioni sullo sviluppo di un quadro giuridico universale in questo ambito e l’ulteriore sviluppo e implementazione di norme, regole e principi universalmente concordati per un comportamento responsabile degli Stati nell’uso delle ICT. Elogiamo il lavoro in corso dell’OEWG delle Nazioni Unite sulla sicurezza e nell’uso delle ICT 2021-2025 come unico meccanismo globale e inclusivo su questa questione e sosteniamo l’istituzione tramite consenso di un meccanismo permanente a binario unico, guidato dallo Stato sotto gli auspici delle Nazioni Unite, che riferisca al Primo Comitato dell’UNGA, riconoscendo l’importanza del principio del consenso sia per quanto riguarda l’istituzione del futuro meccanismo stesso sia per i processi decisionali del meccanismo. Ci impegniamo a promuovere il rispetto della sovranità degli Stati e l’uguaglianza sovrana nell’ambiente ICT e ci opponiamo ad azioni unilaterali che potrebbero minare la cooperazione internazionale in questo ambito, inclusa la sostenibilità delle catene di fornitura globali.

55. Riconosciamo i progressi compiuti nella promozione della cooperazione BRICS in conformità con la Roadmap of Practical Cooperation on Ensuring Security in the Use of ICTs e il suo rapporto sui progressi, inclusa l’istituzione e l’ulteriore operatività della BRICS Points of Contact Directory per la cooperazione pragmatica tra entità nazionali responsabili della risposta agli incidenti ICT come misura di rafforzamento della fiducia. Sottolineiamo l’importanza di stabilire quadri di cooperazione tra gli stati membri BRICS per garantire la sicurezza nell’uso delle ICT. Riconosciamo inoltre la necessità di promuovere la cooperazione pratica intra-BRICS attraverso le attività del BRICS Working Group sulla sicurezza nell’uso delle ICT.

56. Esprimiamo seria preoccupazione per la diffusione esponenziale e la proliferazione di disinformazione, cattiva informazione, inclusa la propagazione di false narrazioni e fake news, nonché discorsi d’odio, in particolare sulle piattaforme digitali, che alimentano radicalizzazione e conflitti. Mentre riaffermiamo l’impegno per la sovranità degli Stati, sottolineiamo l’importanza dell’integrità delle informazioni e di garantire il libero flusso e l’accesso pubblico a informazioni accurate basate sui fatti, inclusa la libertà di opinione ed espressione, nonché l’alfabetizzazione digitale e mediatica, al fine di consentire una connettività significativa, in conformità con il diritto nazionale e internazionale applicabile.

Promuovere la cooperazione economica e finanziaria per uno sviluppo globale equo

57. Ricordando la Dichiarazione di Johannesburg II del 2023, ribadiamo la nostra ferma convinzione che la cooperazione multilaterale sia essenziale per limitare i rischi derivanti dalla frammentazione geopolitica e geoeconomica e ci impegniamo a intensificare gli sforzi in aree di reciproco interesse, tra cui, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, commercio, riduzione della povertà e della fame, sviluppo sostenibile, incluso l’accesso a energia, acqua e cibo, carburante, fertilizzanti, nonché mitigazione e adattamento all’impatto del cambiamento climatico, istruzione e salute, inclusa la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie.

58. Sottolineiamo l’importanza della piena attuazione dell’Agenda d’azione di Addis Abeba adottata alla Terza conferenza internazionale sul finanziamento per lo sviluppo nel 2015 e dell’effettiva partecipazione dei paesi in via di sviluppo alla Quarta conferenza internazionale sul finanziamento per lo sviluppo, che si terrà in Spagna dal 30 giugno al 3 luglio 2025. Invitiamo i paesi sviluppati a onorare il loro impegno per il finanziamento dello sviluppo e incoraggiare la loro cooperazione con i paesi in via di sviluppo in diverse aree di sviluppo, tra cui tassazione, debito, commercio, assistenza ufficiale allo sviluppo, trasferimento di tecnologia e riforma dell’architettura finanziaria internazionale.

59. Sottolineiamo la necessità di riformare l’attuale architettura finanziaria internazionale per affrontare le sfide finanziarie globali, tra cui la governance economica globale, per rendere l’architettura finanziaria internazionale più inclusiva e giusta.

60. Notiamo che gli alti livelli di debito in alcuni paesi riducono lo spazio fiscale necessario per affrontare le sfide di sviluppo in corso aggravate dagli effetti di ricaduta degli shock esterni, in particolare dalle fluttuazioni delle politiche finanziarie e monetarie in alcune economie avanzate, nonché dai problemi intrinseci dell’architettura finanziaria internazionale. Gli alti tassi di interesse e le condizioni di finanziamento più restrittive peggiorano le vulnerabilità del debito in molti paesi. Riteniamo che sia necessario affrontare il debito internazionale in modo appropriato e olistico per supportare la ripresa economica e lo sviluppo sostenibile, tenendo conto delle leggi e delle procedure interne di ogni nazione, accompagnate da un debito estero sostenibile e da prudenza fiscale. Riconosciamo la necessità di affrontare in modo efficace, completo e sistematico le vulnerabilità del debito dei paesi a basso e medio reddito. Uno degli strumenti, tra gli altri, per affrontare collettivamente le vulnerabilità del debito è attraverso l’attuazione prevedibile, ordinata, tempestiva e coordinata del Quadro comune del G20 per il trattamento del debito con la partecipazione di creditori bilaterali ufficiali, creditori privati ​​e banche multilaterali di sviluppo (MDB) in linea con il principio di azione congiunta e di equa condivisione degli oneri.

61. Riconosciamo che l’uso della finanza mista è un modo efficace per mobilitare capitale privato per finanziare progetti infrastrutturali. Notiamo l’importante ruolo delle banche multilaterali di sviluppo e delle istituzioni finanziarie per lo sviluppo, in particolare delle banche nazionali di sviluppo, nell’incrementare istituzionalmente l’uso della finanza mista e di altri strumenti, contribuendo così al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile in conformità con le esigenze e le priorità specifiche di ogni paese. A tal fine, elogiamo il lavoro della BRICS Public-Private Partnership and Infrastructure Task Force e approviamo il suo Technical Report on Infrastructure Projects Blended Finance.

62. Riconosciamo il ruolo chiave della New Development Bank (NDB) nella promozione delle infrastrutture e dello sviluppo sostenibile dei suoi paesi membri. Sosteniamo l’ulteriore sviluppo della NDB e il miglioramento della governance aziendale e dell’efficacia operativa verso l’adempimento della strategia generale della NDB per il 2022-2026. Sosteniamo la NDB nell’espansione continua del finanziamento in valuta locale e nel rafforzamento dell’innovazione negli strumenti di investimento e finanziamento. Incoraggiamo la Banca a seguire principi guidati dai membri e guidati dalla domanda, l’impiego di meccanismi di finanziamento innovativi per mobilitare finanziamenti da fonti diversificate e, a questo proposito, riconosciamo l’iniziativa di creare una nuova piattaforma di investimento per sfruttare l’infrastruttura istituzionale esistente della NDB per aumentare il flusso di investimenti nei paesi dei BRICS e nei meccanismi del Sud del mondo. Sosteniamo il potenziamento della creazione di capacità e dello scambio di conoscenze, anche creando sinergie con fonti di conoscenza provenienti dai paesi in via di sviluppo, l’assistenza dei paesi membri nel raggiungimento degli SDG e l’ulteriore miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia per adempiere al suo mandato, mirando a essere un’istituzione di sviluppo multilaterale di prim’ordine per i paesi in via di sviluppo. Accettiamo di sviluppare congiuntamente la New Development Bank in un nuovo tipo di MDB nel 21° secolo. Esortiamo la Banca a svolgere il suo scopo e le sue funzioni in conformità con gli Articoli di accordo della New Development Bank in modo equo e non discriminatorio. Sosteniamo l’ulteriore espansione dell’adesione alla NDB e l’esame accelerato delle domande dei paesi BRICS in linea con la strategia generale della NDB e le relative politiche.

63. Accogliamo con favore l’attenzione del BRICS Interbank Cooperation Mechanism (ICM) sulla facilitazione e l’espansione di pratiche e approcci finanziari innovativi per progetti e programmi, inclusa la ricerca di meccanismi accettabili di finanziamento in valute locali. Accogliamo con favore un dialogo continuo tra l’ICM e la NDB.

64. Riconosciamo l’importante ruolo dei paesi BRICS che lavorano insieme per affrontare i rischi e le sfide dell’economia mondiale nel raggiungimento della ripresa globale e dello sviluppo sostenibile. Riaffermiamo il nostro impegno a migliorare il coordinamento delle politiche macroeconomiche, approfondire la cooperazione economica e lavorare per realizzare una ripresa economica forte, sostenibile, equilibrata e inclusiva. Sottolineiamo l’importanza di continuare ad attuare la Strategia per il partenariato economico BRICS 2025 in tutti i percorsi ministeriali e nei gruppi di lavoro pertinenti.

65. Ribadiamo il nostro impegno a migliorare la cooperazione finanziaria all’interno dei BRICS. Riconosciamo i vantaggi diffusi di strumenti di pagamento transfrontalieri più rapidi, economici, più efficienti, trasparenti, sicuri e inclusivi basati sul principio di minimizzazione delle barriere commerciali e di accesso non discriminatorio. Accogliamo con favore l’uso di valute locali nelle transazioni finanziarie tra i paesi BRICS e i loro partner commerciali. Incoraggiamo il rafforzamento delle reti di banche corrispondenti all’interno dei BRICS e l’abilitazione di regolamenti in valute locali in linea con la BRICS Cross-Border Payments Initiative (BCBPI), che è volontaria e non vincolante, e attendiamo con ansia ulteriori discussioni in quest’area, anche nella BRICS Payment Task Force.

66. Riconosciamo l’importanza di esplorare la fattibilità di collegare l’infrastruttura dei mercati finanziari dei paesi BRICS. Accettiamo di discutere e studiare la fattibilità dell’istituzione di un’infrastruttura di regolamento e deposito transfrontaliera indipendente, BRICS Clear, un’iniziativa per integrare l’infrastruttura del mercato finanziario esistente, nonché la capacità di riassicurazione indipendente dei BRICS, inclusa la BRICS (Re) Insurance Company, con partecipazione su base volontaria.

67. Incarichiamo i nostri Ministri delle Finanze e i Governatori delle Banche Centrali, ove opportuno, di continuare a considerare la questione delle valute locali, degli strumenti di pagamento e delle piattaforme e di riferirci entro la prossima Presidenza.

68. Riconosciamo che il BRICS Contingent Reserve Arrangement (CRA) è un importante meccanismo per prevenire pressioni a breve termine sulla bilancia dei pagamenti e rafforzare ulteriormente la stabilità finanziaria. Esprimiamo il nostro forte sostegno al miglioramento del meccanismo CRA tramite l’ideazione di valute idonee alternative e accogliamo con favore la finalizzazione degli emendamenti ai documenti CRA. Riconosciamo il completamento con successo del 7° CRA Test Run e della quinta edizione del BRICS Economic Bulletin dal titolo “BRICS Economies in a Higher-rate Environment”.

69. Riconosciamo i risultati delle prime esercitazioni transfrontaliere BRICS Rapid Information Security Channel (BRISC) che rafforzerebbero ulteriormente la resilienza informatica del settore finanziario dei paesi BRICS.

70. Sottolineiamo che catene di fornitura sicure, resilienti, stabili, efficaci e aperte sono fondamentali per lo sviluppo sostenibile. Riconoscendo il ruolo dei membri BRICS come maggiori produttori mondiali di risorse naturali, sottolineiamo l’importanza di rafforzare la cooperazione dei membri BRICS lungo l’intera catena del valore e concordiamo di intraprendere azioni congiunte allo scopo di opporsi a misure protezionistiche unilaterali che sono incoerenti con le attuali disposizioni WTO.

71. Preoccupati per il rapido processo di digitalizzazione di tutti gli aspetti della vita umana nel XXI secolo, sottolineiamo il ruolo chiave dei dati per lo sviluppo e la necessità di intensificare l’impegno all’interno dei BRICS per affrontare questo problema. Sottolineiamo che una governance giusta, inclusiva ed equa dei dati è fondamentale per consentire ai paesi in via di sviluppo di sfruttare i vantaggi dell’economia digitale e delle tecnologie emergenti, tra cui l’intelligenza artificiale. Chiediamo la progettazione di un quadro globale giusto ed equo per la governance dei dati, inclusi i flussi di dati transfrontalieri, per affrontare i principi di raccolta, archiviazione, utilizzo e trasferimento dei dati; garantire l’interoperabilità dei quadri di politica dei dati a tutti i livelli; e distribuire i benefici monetari e non monetari dei dati con i paesi in via di sviluppo.

72. Sottolineiamo che l’e-commerce è diventato un importante motore della crescita economica globale, promuovendo il commercio internazionale di beni e servizi, garantendo flussi di investimenti esteri e facilitando l’innovazione. Siamo decisi ad aumentare ulteriormente la fiducia nell’e-commerce e ad assicurare una protezione completa dei diritti delle parti dell’e-commerce, intensificando la cooperazione nei regni dell’utilizzo delle tecnologie digitali per la protezione dei diritti dei consumatori, esplorando strumenti di risoluzione delle controversie online e creando un ambiente favorevole alle aziende per entrare nei mercati globali, scambiando opinioni sulla questione del commercio di prodotti di piccolo valore attraverso l’e-commerce transfrontaliero.

73. Siamo d’accordo che la resilienza delle catene di fornitura e il commercio senza ostacoli in agricoltura insieme alla produzione nazionale sono fondamentali per garantire la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza, in particolare per gli agricoltori a basso reddito o poveri di risorse, nonché per i paesi in via di sviluppo importatori netti di cibo. Riconosciamo gli sforzi per sostenere i piccoli agricoltori come una parte importante del sistema agricolo nazionale. Accogliamo con favore la Conferenza sulla sicurezza alimentare e lo sviluppo agricolo sostenibile tenutasi il 27-28 giugno 2024 a Mosca e attendiamo con ansia l’imminente Summit sulla sicurezza alimentare globale che si terrà ad Abu Dhabi il 26-28 novembre 2024. Riaffermiamo la necessità di sviluppare un sistema di commercio agricolo equo e implementare un’agricoltura resiliente e sostenibile. Ci impegniamo a ridurre al minimo le interruzioni e a promuovere il commercio basato su regole in agricoltura e fertilizzanti al fine di garantire un flusso continuo di cibo e di input essenziali per la produzione agricola che dovrebbe essere esentato da misure economiche restrittive indebite, incoerenti con le regole del WTO, comprese quelle che riguardano produttori ed esportatori di prodotti agricoli nonché servizi alle imprese per quanto riguarda le spedizioni internazionali. A questo proposito, accogliamo con favore l’iniziativa della parte russa di istituire una piattaforma di commercio di cereali (materie prime) all’interno dei BRICS (la BRICS Grain Exchange) e di svilupparla successivamente, anche espandendola ad altri settori agricoli.

74. Riconosciamo l’efficacia delle Zone Economiche Speciali (SEZ) dei paesi BRICS come un meccanismo consolidato per la cooperazione commerciale e industriale e la facilitazione della produzione, inclusi quelli ma non limitati ai settori high-tech dell’economia, IT e servizi abilitati dall’IT, turismo, infrastrutture portuali e di trasporto, sviluppo e commercializzazione di tecnologie nonché per la produzione di nuovi tipi di prodotti a valore aggiunto. Riconosciamo inoltre che le Zone Economiche Speciali offrono immense opportunità per incoraggiare ulteriori investimenti in aree prioritarie di sviluppo economico. Accogliamo con favore l’istituzione di un forum per la cooperazione sulle SEZ dei paesi BRICS. Accettiamo di svolgere attività orientate alla pratica, inclusi scambi di best practice sull’implementazione di standard e metodologie per la gestione delle SEZ.

75. Riconosciamo che il settore delle PMI è una leva collaudata di crescita economica, che consente un aumento della produttività complessiva del lavoro, dei redditi delle famiglie e della qualità di beni e servizi. Intendiamo scambiare le best practice di supporto alle PMI, anche attraverso servizi e piattaforme digitali volti a semplificare le operazioni aziendali. Riconosciamo l’importanza di mantenere le catene del valore esistenti create con la partecipazione delle PMI, nonché di costruire nuovi legami di cooperazione per le PMI, in particolare quelle ad alta tecnologia e orientate all’innovazione, all’interno dei BRICS.

76. Riconosciamo che la Partnership for the New Industrial Revolution (PartNIR) funge da piattaforma guida per la cooperazione BRICS nel quadro della Nuova Rivoluzione Industriale per identificare interessi, sfide e opportunità nel panorama industriale in rapida evoluzione e nella creazione di capacità nel campo dell’industria, nonché per garantire la continuità della cooperazione industriale BRICS in un quadro strutturato per una collaborazione sostenuta. Apprezziamo gli sforzi del BRICS PartNIR Innovation Center (BPIC) nell’organizzazione di eventi tra cui BRICS Forum on PartNIR 2024, BRICS Industrial Innovation Contest 2024, BRICS Exhibition on New Industrial Revolution 2024 e i BPIC Training Programmes, e incoraggiamo tutti i paesi BRICS a partecipare attivamente agli eventi di cui sopra. Apprezziamo gli sforzi del BRICS Startup Forum nel realizzare progetti di start-up che svolgono un ruolo cruciale nel guidare l’innovazione e la crescita economica nell’era della Nuova Rivoluzione Industriale. Non vediamo l’ora di approfondire gli impegni con i paesi BRICS per partecipare a futuri eventi e attività del BRICS Startup Forum. Prendiamo atto dell’accordo per lanciare il BRICS Center for Industrial Competences in collaborazione con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO) per supportare congiuntamente lo sviluppo delle competenze di Industria 4.0 tra i paesi BRICS e per promuovere partnership e una maggiore produttività nella Nuova Rivoluzione Industriale. Appoggiamo la decisione del PartNIR Advisory Group di creare sette gruppi di lavoro, tra cui Industria chimica; Estrazione mineraria e metalli; Trasformazione digitale dell’industria; PMI; Produzione intelligente e robotica; Industria fotovoltaica; Dispositivi medici e farmaceutica.

77. Riconoscendo l’importanza di creare un’economia digitale abilitante, inclusiva e sicura e che la connettività digitale è un prerequisito essenziale per la trasformazione digitale e la crescita sociale ed economica, sottolineiamo la necessità di rafforzare la cooperazione tra i paesi BRICS. Riconosciamo inoltre che le tecnologie emergenti come il 5G, i sistemi satellitari, le reti terrestri e non terrestri hanno il potenziale per catalizzare lo sviluppo dell’economia digitale. Riconosciamo che un’infrastruttura pubblica digitale resiliente, sicura, inclusiva e interoperabile ha il potenziale per fornire servizi su larga scala e aumentare le opportunità sociali ed economiche per tutti. Incoraggiamo i membri BRICS a esplorare la possibilità di attività congiunte nel campo dell’infrastruttura digitale per garantire l’integrità, la stabilità del funzionamento e la sicurezza dei segmenti nazionali di Internet, rispettando al contempo i quadri legislativi nazionali riguardanti qualsiasi aspetto dell’uso di Internet, compresi quelli di sicurezza. Prendiamo atto della necessità di rafforzare ulteriormente il dialogo intra-BRICS per sbloccare l’enorme potenziale delle TIC e incoraggiare gli scambi di politiche e i dialoghi sull’intelligenza artificiale (IA), al fine di stabilire un quadro di governance globale efficace, basato su un ampio consenso, per dare impulso alle economie nazionali e per mitigare i rischi di uso dannoso, disinformazione, fuga di dati personali, pregiudizi e discriminazioni derivanti da tali tecnologie, e per sostenere un approccio incentrato sull’uomo, orientato allo sviluppo, inclusivo e sostenibile, con l’obiettivo di migliorare la vita delle persone e colmare i divari digitali, in particolare tra paesi sviluppati e in via di sviluppo.

78. Riconoscendo che il rapido cambiamento tecnologico, incluso il rapido progresso dell’intelligenza artificiale, ha il potenziale per portare nuove opportunità di sviluppo socioeconomico in tutto il mondo, incoraggiamo più discussioni internazionali, sosteniamo le Nazioni Unite affinché svolgano un ruolo importante nella governance globale dell’IA e accogliamo con favore la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite A/RES/78/311 intitolata Rafforzare la cooperazione internazionale sullo sviluppo delle capacità dell’intelligenza artificiale, che è stata adottata per consenso. Attendiamo con ansia la cooperazione BRICS per aiutare i paesi in via di sviluppo a rafforzare lo sviluppo delle capacità di IA. Incoraggiamo le consultazioni sul tema dell’IA, anche attraverso il gruppo di studio sull’IA del BRICS Institute of Future Networks (BIFN).

79. Ribadiamo il nostro supporto al lavoro del BIFN e incoraggiamo tutti i membri BRICS a nominare sezioni nazionali. Ricordando la decisione di creare quattro gruppi di studio sotto il consiglio del BIFN e prendendo atto della discussione sulla loro bozza di Termini di riferimento. Incoraggiamo i membri BRICS a partecipare attivamente a questo proposito, ove appropriato. Incoraggiamo i gruppi di studio a iniziare a lavorare e riconosciamo gli sforzi continui del Focus Group sulla piattaforma BRICS sui beni pubblici digitali creato sotto il BRICS Working Group sulle ICT.

80. Pur sottolineando il ruolo fondamentale dell’accesso all’energia nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e prendendo atto dei rischi delineati per la sicurezza energetica, sottolineiamo la necessità di una maggiore cooperazione tra i paesi BRICS come principali produttori e consumatori di prodotti e servizi energetici verso transizioni energetiche giuste, eque, sostenibili e inclusive. Riteniamo che la sicurezza energetica, l’accesso e le transizioni energetiche siano importanti e debbano essere bilanciate tenendo conto della piena ed efficace attuazione dell’UNFCCC e del suo accordo di Parigi. Riaffermiamo la nostra determinazione a promuovere un ambiente di commercio e investimento energetico internazionale libero, aperto, equo, non discriminatorio, trasparente, inclusivo e prevedibile e accettiamo di approfondire la cooperazione tecnologica. Sottolineiamo la necessità di catene di approvvigionamento globali resilienti e di una domanda energetica stabile e prevedibile al fine di fornire un accesso universale a fonti energetiche convenienti, affidabili, sostenibili e moderne, nonché di garantire la sicurezza energetica nazionale, globale e regionale. A questo proposito, condanniamo fermamente anche tutti gli attacchi terroristici contro infrastrutture energetiche transfrontaliere critiche e chiediamo un approccio aperto e imparziale per indagare su tali incidenti.

81. Ribadiamo la necessità di tenere conto delle circostanze nazionali, tra cui il clima e le condizioni naturali, la struttura dell’economia nazionale e i mix energetici, nonché le circostanze specifiche di quei paesi in via di sviluppo le cui economie dipendono fortemente dal reddito o dal consumo di combustibili fossili e prodotti ad alta intensità energetica correlati per realizzare giuste transizioni energetiche. Riteniamo che l’uso efficiente di tutte le fonti energetiche sia fondamentale per giuste transizioni energetiche verso sistemi energetici più flessibili, resilienti e sostenibili e, a questo proposito, sosteniamo il principio di neutralità tecnologica, ovvero utilizzando tutti i combustibili, le fonti energetiche e le tecnologie disponibili per ridurre le emissioni di gas serra che includono, ma non sono limitati a combustibili fossili con tecnologie di abbattimento e rimozione, biocarburanti, gas naturale e GPL, idrogeno e suoi derivati, tra cui ammoniaca, energia nucleare e rinnovabile, ecc.

82. Chiediamo l’assegnazione di finanziamenti adeguati, prevedibili e accessibili dai paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo per le giuste transizioni energetiche, in linea con i principi del CBDR-RC. Sottolineando che i nuovi modelli di sviluppo industriale associati alle transizioni energetiche richiederebbero enormi investimenti in infrastrutture esistenti e nuove.

83. Respingiamo misure protezionistiche unilaterali, punitive e discriminatorie, che non sono in linea con il diritto internazionale, con il pretesto di preoccupazioni ambientali, come i meccanismi unilaterali e discriminatori di adeguamento delle frontiere del carbonio (CBAM), i requisiti di due diligence, le tasse e altre misure e riconfermiamo il nostro pieno sostegno all’appello della COP28 relativo all’evitamento di misure commerciali unilaterali basate sul clima o sull’ambiente. Ci opponiamo inoltre alle misure protezionistiche unilaterali, che deliberatamente interrompono le catene di fornitura e produzione globali e distorcono la concorrenza.

84. Accogliamo con favore la cooperazione in corso nel quadro della BRICS Energy Research Cooperation Platform, inclusa la pubblicazione del BRICS Just Energy Transition Report, e prendiamo atto con apprezzamento del 6° BRICS Youth Energy Summit tenutosi il 27-28 settembre 2024 a Mosca.

85. Riconosciamo l’importante ruolo dei mercati del carbonio come uno dei motori dell’azione per il clima e incoraggiamo il rafforzamento della cooperazione e la condivisione di esperienze in questo campo. Ci opponiamo alle misure unilaterali introdotte con il pretesto di preoccupazioni climatiche e ambientali e ribadiamo il nostro impegno a migliorare il coordinamento su queste questioni. Accogliamo con favore l’adozione del MoU sulla BRICS Carbon Markets Partnership come piattaforma dedicata alla condivisione di conoscenze, esperienze e casi di studio sullo sviluppo dei mercati del carbonio e alla discussione della potenziale cooperazione intra-BRICS sui mercati del carbonio per scambiare opinioni sulla potenziale cooperazione ai sensi dell’articolo 6 dell’accordo di Parigi tra i paesi BRICS.

86. Accogliamo con favore l’istituzione del Gruppo di contatto sui cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile da parte dei ministri dell’ambiente BRICS il 28 giugno 2024 a Nizhny Novgorod e l’adozione del Quadro sui cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile all’High-level Dialogue on Climate Change (30 agosto 2024, Mosca). Non vediamo l’ora di istituire la BRICS Climate Research Platform (BCRP) per migliorare lo scambio scientifico ed esperto di opinioni, conoscenze e buone pratiche del raggruppamento.

87. Sottolineiamo la necessità critica di progetti attivi di adattamento climatico, che vadano oltre la ricerca e le previsioni per l’implementazione di soluzioni pratiche, promuovendo l’energia rinnovabile, la finanza sostenibile, le tecnologie a basse emissioni e gli investimenti nello sviluppo sostenibile, evidenziando al contempo l’importanza dell’azione collettiva e della cooperazione internazionale per affrontare gli impatti negativi del cambiamento climatico e garantire iniziative climatiche inclusive ed eque.

88. Avendo depositi significativi di un’ampia gamma di risorse minerarie, comprese quelle critiche, elogiamo i risultati del primo incontro dei responsabili dei servizi geologici dei paesi BRICS e riconosciamo lo sforzo congiunto per lanciare le piattaforme geologiche BRICS, il primo passo della collaborazione pratica nel campo della geologia e dello sviluppo razionale delle risorse minerarie.

89. Riconoscendo che i problemi ambientali rappresentano una minaccia crescente, causando danni enormi all’economia e influenzando la qualità della vita dei nostri cittadini, accogliamo con favore gli sforzi per sviluppare ulteriormente la BRICS Clean Rivers Initiative nel quadro della piattaforma BRICS Environmentally Sound Technology (BEST). Incoraggiamo un coinvolgimento più attivo dei giovani nelle attività ambientali, ritenendo che sia fondamentale aumentare la cultura e la conoscenza ambientale tra la popolazione, principalmente i giovani.

90. Essendo pienamente consapevoli dell’importanza critica degli oceani per lo sviluppo sostenibile e la stabilità climatica, riconosciamo che una pianificazione e una gestione appropriate, nonché finanziamenti adeguati, sviluppo delle capacità e trasferimento e sviluppo della tecnologia marina sono essenziali per garantire la protezione dell’ambiente marino e la conservazione e l’uso sostenibile delle risorse marine e della biodiversità.

91. Sosteniamo il Kimberley Process come unico schema di certificazione intergovernativo globale, che regola il commercio di diamanti grezzi, sottolineando il nostro impegno a impedire che i diamanti insanguinati entrino nei mercati e riconosciamo il lancio della piattaforma di cooperazione informale BRICS con la partecipazione delle nazioni minerarie africane di diamanti per garantire il libero commercio di diamanti grezzi e lo sviluppo sostenibile dell’industria globale dei diamanti. Accogliamo con favore gli sforzi degli Emirati Arabi Uniti in qualità di presidente del Kimberley Process per il 2024. Sosteniamo gli sforzi per aumentare il fatturato dei metalli preziosi all’interno dei BRICS sulla base di standard di qualità comuni.

92. Riconoscendo che infrastrutture di trasporto sviluppate, rotte di trasporto internazionali sicure, protette e convenienti, tecnologie e normative innovative faciliterebbero i flussi commerciali e la circolazione transfrontaliera delle persone, riconosciamo l’importanza di integrare varie modalità di trasporto per un sistema di trasporto efficiente e sostenibile nei paesi BRICS. Accogliamo con favore i risultati del primo incontro dei ministri dei trasporti dei BRICS a San Pietroburgo il 6 giugno 2024 e non vediamo l’ora di promuovere ulteriormente il dialogo sui trasporti per soddisfare la domanda di tutte le parti interessate e migliorare il potenziale di trasporto dei paesi BRICS, rispettando al contempo la sovranità e l’integrità territoriale di tutti gli stati membri durante lo svolgimento della cooperazione sui trasporti. Non vediamo l’ora di esplorare ulteriormente le opportunità per stabilire una piattaforma logistica per coordinare e migliorare le condizioni di trasporto per la logistica multimodale tra i paesi BRICS.

93. Ribadiamo il nostro sostegno al ruolo di coordinamento centrale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’attuazione degli sforzi internazionali multilaterali per proteggere la salute pubblica da malattie infettive ed epidemie e ci impegniamo a riformare e rafforzare il sistema internazionale di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie. Riconosciamo il ruolo fondamentale dell’assistenza sanitaria primaria come fondamento chiave per l’assistenza sanitaria universale e la resilienza del sistema sanitario, nonché sulla prevenzione e risposta alle emergenze sanitarie. Accogliamo con favore la promozione di legami più stretti tra le istituzioni sanitarie BRICS responsabili della salute e del benessere sanitari ed epidemiologici, della prevenzione, preparazione e risposta alle malattie trasmissibili soggette a epidemie e all’impatto sulla salute a seguito di catastrofi e incoraggiamo ulteriori opportunità di esplorazione per la condivisione delle conoscenze, lo scambio di competenze e l’avvio di progetti congiunti nel settore sanitario.

94. Riconosciamo che la cooperazione BRICS per contrastare la tubercolosi (TB) e la resistenza antimicrobica (AMR), nonché il rafforzamento delle capacità di prevenzione delle malattie trasmissibili e di altri problemi di salute come le malattie non trasmissibili, la ricerca e lo sviluppo, la condivisione di esperienze, anche sui sistemi di medicina tradizionale, la salute digitale, la medicina nucleare e la scienza radiofarmaceutica, con particolare attenzione al rafforzamento della filiera di fornitura radiofarmaceutica e al potenziamento della produzione di isotopi, oltre a promuovere lo sviluppo di soluzioni digitali avanzate, contribuisce notevolmente agli sforzi internazionali pertinenti.

95. Sosteniamo le iniziative del BRICS R&D Vaccine Center, l’ulteriore sviluppo del BRICS Integrated Early Warning System per prevenire i rischi di malattie infettive di massa e le operazioni del BRICS TB Research Network. Accogliamo con favore i risultati del 79° incontro di alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) sull’AMR, che si impegna a raggiungere un insieme chiaro di obiettivi e azioni, tra cui la riduzione del 10% entro il 2030 dei circa 4,95 milioni di decessi umani associati alla resistenza antimicrobica batterica (AMR) all’anno entro il 2030. Esprimiamo preoccupazione per la crescente minaccia dell’AMR per tutti i settori dell’economia, in particolare l’assistenza sanitaria, e prendiamo atto della tempestività della prima conferenza BRICS sull’AMR a maggio 2024.

96. Ricordando il notevole potenziale dei paesi BRICS nel campo della medicina nucleare, accogliamo con favore la decisione di istituire un gruppo di lavoro BRICS sulla medicina nucleare. Prendiamo atto del successo dello svolgimento del primo forum sulla medicina nucleare BRICS il 20-21 giugno 2024 a San Pietroburgo e della pubblicazione della BRICS Review of Best Practices in Nuclear Medicine.

97. Accogliamo con favore la pubblicazione della prima edizione del BRICS Health Journal e prendiamo atto della creazione della BRICS Medical Association. Sosteniamo il lancio del BRICS Public Health Institutes Network, una piattaforma progettata per lo scambio di esperienze e best practice nel rafforzamento e nella protezione della salute pubblica.

98. Attendiamo con ansia una cooperazione BRICS rafforzata, anche attraverso meccanismi consolidati nelle applicazioni satellitari di telerilevamento per lo sviluppo economico e sociale dei paesi BRICS, anche a sostegno della lotta al cambiamento climatico, della riduzione del rischio di catastrofi e dei sistemi di allerta precoce. Incoraggiamo il rafforzamento del dialogo interagenzia per esplorare ulteriormente le possibilità di cooperazione nell’esplorazione e nell’uso pacifici dello spazio e, a questo proposito, accogliamo con favore la dichiarazione dei responsabili delle agenzie spaziali BRICS.

99. Riconoscendo che i paesi BRICS hanno un enorme potenziale turistico, accogliamo con favore i risultati del primo BRICS Tourism Forum, tenutosi a Mosca il 20-21 giugno 2024. Ci impegniamo a rafforzare ulteriormente la connettività tra le persone, migliorando la cooperazione multi-stakeholder e sviluppando progetti congiunti nella sfera turistica. Apprezziamo l’adozione della Roadmap for BRICS Tourism Cooperation volta a facilitare gli scambi turistici, lo sviluppo delle competenze, la promozione del turismo sostenibile e la digitalizzazione dei servizi turistici.

100. Riaffermiamo il nostro impegno a promuovere e sviluppare ulteriormente la cooperazione nel campo del diritto e della politica della concorrenza tra i paesi BRICS al fine di contribuire allo sviluppo sostenibile dei mercati, combattere efficacemente le pratiche transfrontaliere anticoncorrenziali e promuovere un ambiente di mercato sano. Riconosciamo il ruolo delle attività del BRICS International Competition Law and Policy Center nella creazione e condivisione di conoscenze tra le autorità di concorrenza BRICS e l’importanza di garantire le condizioni più favorevoli per lo sviluppo del diritto della concorrenza delle economie BRICS e lavorare per l’eliminazione delle barriere monopolistiche nei mercati socialmente importanti. Accogliamo con favore lo svolgimento della IX BRICS International Competition Conference nel 2025 in Sud Africa.

101. Accogliamo con favore la continua evoluzione della cooperazione tra i paesi BRICS, tra cui, ma non solo, un’ulteriore discussione sull’Accordo di mutua assistenza amministrativa, la firma del Piano d’azione congiunto per gli operatori economici autorizzati BRICS tra le amministrazioni doganali BRICS verso il reciproco riconoscimento dei rispettivi programmi di operatori economici autorizzati. Tale cooperazione consente l’inclusione di nuovi paesi e la loro introduzione nel processo stabilito, il rafforzamento delle capacità, la cooperazione delle forze dell’ordine e il rafforzamento della cooperazione tra i centri di formazione doganale BRICS per implementare attività di formazione doganale congiunte e l’istituzione di centri di eccellenza BRICS e delle relative piattaforme online.

102. Riconoscendo l’importanza di migliorare ulteriormente e istituzionalizzare la cooperazione fiscale dei BRICS, accogliamo con favore l’adozione del BRICS Heads of Tax Authorities Governance Framework come un passo importante verso una cooperazione fiscale sistematica e coerente tra i paesi BRICS.

103. Accogliamo con favore la risoluzione 78/230 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla promozione di una cooperazione fiscale internazionale inclusiva ed efficace presso le Nazioni Unite. Esprimiamo il nostro apprezzamento per l’impegno e la dedizione nello sviluppo dei Termini di riferimento per una Convenzione quadro delle Nazioni Unite sulla cooperazione fiscale internazionale (UNFCITC) da parte del Comitato ad hoc delle Nazioni Unite. Riconosciamo l’importanza critica di sviluppare l’UNFCITC con i suoi primi Protocolli per rafforzare la cooperazione fiscale internazionale e renderla pienamente inclusiva e più efficace. Ci aspettiamo che l’attuazione dell’UNFCITC promuoverà un sistema fiscale internazionale inclusivo, equo, trasparente, efficiente, equo ed efficace per lo sviluppo sostenibile, al fine di migliorare la legittimità, la certezza, la resilienza e l’equità delle norme fiscali internazionali, affrontando al contempo le sfide per rafforzare la mobilitazione delle risorse nazionali. Sosteniamo iniziative volte a migliorare la cooperazione fiscale e a costruire un sistema fiscale internazionale più progressivo, stabile ed efficace, promuovendo la trasparenza fiscale e facilitando le discussioni sulla tassazione effettiva degli individui con un elevato patrimonio netto.

104. Riconosciamo il ruolo degli strumenti di standardizzazione nella facilitazione del commercio e concordiamo di rafforzare la cooperazione reciprocamente vantaggiosa nell’ambito della standardizzazione.

105. Riconoscendo l’importanza di dati, statistiche e informazioni per un processo decisionale efficace, esprimiamo il nostro sostegno al miglioramento della cooperazione statistica all’interno dei BRICS, inclusa la pubblicazione annuale della BRICS Joint Statistical Publication e del BRICS Joint Statistical Publication Snapshot, nonché lo scambio di best practice nelle aree delle statistiche ufficiali nei paesi membri dei BRICS.

106. Accogliamo con favore la cooperazione degli uffici per la proprietà intellettuale (IP) dei BRICS e lo scambio di best practice ed esperienze nel campo della PI, in particolare su questioni tecnologiche avanzate, volte a supportare i titolari dei diritti, comprese le PMI e i talenti, nella protezione, commercializzazione e utilizzo della PI.

107. Ribadiamo la necessità di rafforzare ulteriormente la cooperazione BRICS nel campo della gestione dei disastri. Sottolineiamo l’importanza di migliorare i sistemi e le capacità nazionali di riduzione del rischio di catastrofi in modo da ridurre i danni correlati ai disastri e proteggere le infrastrutture, le vite umane e i mezzi di sussistenza. A questo proposito, incoraggiamo il rafforzamento della capacità di riduzione del rischio di catastrofi completa dei paesi BRICS per resistere efficacemente ai disastri naturali, tra cui inondazioni, siccità, terremoti, incendi boschivi, ecc. Sosteniamo il dialogo rafforzato sullo sviluppo di sistemi per il monitoraggio dei pericoli naturali, la previsione dei disastri naturali e delle loro possibili conseguenze, incluso l’uso dell’osservazione satellitare della Terra, promuovendo lo sviluppo di sistemi di informazione e di allerta precoce per i disastri naturali.

108. Riaffermiamo il nostro impegno a rafforzare la cooperazione BRICS nello sviluppo del mercato del lavoro e a promuovere un’occupazione di alta qualità e piena attraverso uno sviluppo economico e sociale sostenibile, un ambiente di mercato del lavoro inclusivo e incentrato sull’uomo. Ci impegniamo a continuare gli sforzi per sviluppare strategie complete per l’apprendimento permanente, l’orientamento professionale, l’istruzione professionale continua e la formazione professionale per garantire che i lavoratori siano dotati delle competenze necessarie per il futuro del lavoro e un mercato del lavoro resiliente ed equo. Sottolineiamo l’importanza di regolamentare l’occupazione tramite piattaforma per garantire un lavoro dignitoso, una retribuzione equa e una protezione sociale per tutti. Ci impegniamo a migliorare la sicurezza e l’ambiente di lavoro sano e a modernizzare i sistemi di sostegno sociale e ad adottare tutte le misure pertinenti per ridurre gli infortuni e le malattie professionali per soddisfare le diverse esigenze delle nostre popolazioni.

109. Sottolineiamo l’importante ruolo che la revisione contabile del settore pubblico svolge nel garantire efficienza, responsabilità, efficacia e trasparenza della pubblica amministrazione nei paesi BRICS e nel mantenere la loro stabilità finanziaria ed economica. Accogliamo con favore una maggiore interazione e condivisione delle migliori pratiche tra le istituzioni di revisione suprema dei paesi BRICS. Prestiamo inoltre particolare attenzione alla necessità di migliorare le attività delle istituzioni di revisione contabile esterne del settore pubblico che operano a livello regionale e locale nei paesi BRICS, in conformità con i mandati e le procedure delle istituzioni di revisione suprema, ove appropriato.

110. Riconosciamo la necessità di approfondire la cooperazione nel campo della giustizia all’interno del quadro BRICS e riconosciamo il primo incontro dei Ministri della Giustizia BRICS. Riconosciamo l’importanza di attrarre investimenti e sviluppare le economie dei paesi BRICS e sviluppare un quadro solido per affrontare le lamentele degli investitori con ulteriori consultazioni e deliberazioni tra i paesi BRICS. Prendiamo nota dell’iniziativa russa di istituire il BRICS International Investment Arbitration Centre.

111. Riconosciamo l’enorme potenziale dei paesi BRICS nell’ambito della scienza, tecnologia e innovazione (STI) e il protocollo proposto al Memorandum d’intesa sulla cooperazione in STI. Elogiamo il lavoro del comitato direttivo BRICS STI come uno dei meccanismi cruciali per gestire e garantire il successo delle attività BRICS STI. Accogliamo con favore l’istituzione del gruppo di lavoro BRICS incentrato sulla ricerca in scienze sociali e umanistiche e l’adattamento dei termini di riferimento (ToR) del programma quadro BRICS STI per gestire in modo appropriato l’ulteriore gestione dei bandi congiunti per proposte a supporto del lavoro di ricerca, incluso il lancio anticipato dei progetti faro BRICS STI. Riconoscendo l’importante ruolo dei sistemi e dei database scientometrici nel mondo scientifico moderno e considerando il potenziale di ricerca dei paesi BRICS, incoraggiamo iniziative volte a esplorare sistemi e database scientometrici nei paesi BRICS.

112. Sottolineiamo inoltre l’importanza della scienza, della tecnologia e dell’innovazione come catalizzatori critici per lo sviluppo economico e il miglioramento della qualità della vita delle persone nelle nazioni BRICS. Notiamo inoltre i progressi compiuti nel promuovere programmi di ricerca, sviluppo e innovazione in settori trasversali critici, tra cui i settori biomedici, le energie rinnovabili, le scienze spaziali e astronomiche, le scienze oceaniche e polari, attraverso progetti congiunti di ricerca e innovazione e la promozione di scambi istituzionali congiunti. Elogiamo il settore STI per aver istituito il Programma quadro STI per un possibile finanziamento di ricerca e innovazione collaborativa congiunta in aree scientifiche prioritarie. Incoraggiamo i paesi membri BRICS a esplorare la possibilità di stanziare finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo, in particolare per supportare iniziative di innovazione per startup e PMI, allineandosi alle loro priorità e strategie nazionali. Incoraggiamo l’istituzione di centri di incubazione e startup per promuovere innovazione e tecnologia all’interno del Programma quadro STI BRICS.

113. Notiamo con apprezzamento le misure adottate dai paesi BRICS per stabilire quadri per la creazione di capacità nello sviluppo di politiche STI; piattaforme per studi di previsione tecnologica; e supporto delle capacità di giovani scienziati e innovatori. Incoraggiamo tutti i paesi membri BRICS a esplorare modi per migliorare gli investimenti nelle infrastrutture di ricerca per promuovere capacità scientifiche e competitività.

114. Accogliamo con favore l’ampliamento della BRICS Network University e l’espansione delle sue aree di ricerca, tra cui matematica, scienze naturali, scienze sociali e umanitarie, agricoltura sostenibile e sicurezza alimentare, scienze della salute. Accettiamo di esplorare opportunità di cooperazione tra gli stati membri BRICS per promuovere lo sviluppo del quadro per il riconoscimento reciproco delle qualifiche. Sosteniamo il dialogo continuo sui sistemi di valutazione della qualità per le università BRICS, in linea con i loro sistemi educativi nazionali.

115. Riaffermiamo il nostro impegno a migliorare la cooperazione in materia di istruzione e formazione tecnica e professionale (TVET) dei BRICS e apprezziamo il ruolo fondamentale della BRICS TVET Cooperation Alliance come piattaforma multilaterale per il dialogo, la condivisione di esperienze e la collaborazione progettuale. Attendiamo con ansia ulteriori discussioni sulla valutazione qualitativa e quantitativa dei sistemi di istruzione e formazione tecnica e professionale attraverso progetti di ricerca congiunti. Sosteniamo l’istituzione del BRICS Digital Education Cooperation Mechanism come risultato del processo consultivo concordato dai ministri dell’istruzione BRICS nella dichiarazione di Skukuza del 2023 e nella dichiarazione di Kazan del 2024.

116. Apprezziamo l’iniziativa di stabilire il 18 agosto il BRICS Geographer’s Day come festa professionale annuale volta a promuovere la ricerca congiunta nelle scienze geografiche e geospaziali all’interno dei BRICS per migliorare le capacità nell’affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile.

117. Accogliamo con favore l’organizzazione del Global Education Meeting il 1° novembre 2024 a Fortaleza, in Brasile, dedicato all’SDG 4 e guidato dall’UNESCO, che per la prima volta si terrà in un paese del Sud del mondo.

118. Riconoscendo che lo sviluppo di prodotti ad alta tecnologia basati sulla capacità tecnologica nazionale è un fattore che predetermina la competitività delle economie nazionali contribuendo a una crescita economica sostenibile e inclusiva, incoraggiamo la cooperazione tecnologica tra i paesi BRICS. Riconosciamo l’iniziativa della Presidenza sulla BRICS New Technological Platform sotto l’egida del BRICS Business Council, volta a promuovere la cooperazione tecnologica e di innovazione tra i paesi BRICS. Prendiamo atto dei risultati del BRICS Solutions Award 2024 che ha distinto le migliori pratiche tecnologiche in aree prioritarie di sviluppo innovativo nei paesi BRICS.

Rafforzare gli scambi tra le persone per lo sviluppo sociale ed economico

119. Riaffermiamo l’importanza degli scambi tra le persone dei BRICS nel migliorare la comprensione reciproca, l’amicizia e la cooperazione. Apprezziamo gli eventi, tenuti sotto la presidenza russa nel 2024, compresi i settori dei media, della cultura, dell’istruzione, dello sport, delle arti, dei giovani, della società civile, della diplomazia pubblica e degli scambi accademici e riconosciamo che gli scambi tra le persone svolgono un ruolo essenziale nell’arricchire le nostre società e nello sviluppo delle nostre economie. A questo proposito, chiediamo maggiori sforzi per rispettare la diversità delle culture, dare grande valore all’eredità, all’innovazione e alla creatività, sostenere congiuntamente solidi scambi e cooperazione internazionali tra le persone e riconoscere l’adozione della risoluzione A/RES/78/286 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite intitolata “Giornata internazionale per il dialogo tra le civiltà”.

120. Sottolineiamo il nostro impegno a migliorare la cooperazione internazionale in materia di istruzione, scienza, cultura, comunicazione e informazione in vista della complessità delle sfide e delle trasformazioni contemporanee e, a questo proposito, notiamo la rilevanza dei principi stabiliti nella Costituzione dell’UNESCO e il suo mandato di promuovere la cooperazione e la pace attraverso la collaborazione internazionale che dovrebbe essere basata sull’uguaglianza, il dialogo, le attività programmatiche obbligatorie e lo spirito di consenso. Ricordiamo il Quadro UNESCO per l’educazione alla cultura e alle arti che è stato adottato all’unanimità ad Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti, nel febbraio 2024.

121. Sottolineiamo il ruolo vitale della cultura nello sviluppo sostenibile in quanto apporta notevoli benefici alla crescita economica, alla coesione sociale e al benessere generale. In questo contesto, riaffermiamo l’importanza di rafforzare la cooperazione BRICS nei campi della cultura e della conservazione del patrimonio culturale. Diamo il benvenuto al BRICS Culture Festival che mette in risalto la diversità e la ricchezza delle culture BRICS e funge da catalizzatore per promuovere una maggiore comprensione reciproca tra le nostre nazioni. Diamo anche il benvenuto al BRICS Film Festival e ai concerti musicali. Incoraggiamo la partecipazione alle BRICS Alliances, tra cui l’Alliance of Museums, l’Alliance of Museums and Art Galleries, l’Alliance of Libraries e l’Alliance of Theatres for Children and Young People. Diamo il benvenuto all’istituzione della BRICS Alliance of Folk Dance e incoraggiamo l’istituzione di una BRICS Film Schools Alliance.

122. Consideriamo queste alleanze ideali per supportare lo scambio culturale, la condivisione delle conoscenze e la conservazione del nostro patrimonio comune. Attraverso queste iniziative, miriamo ad approfondire i legami culturali, migliorare l’apprezzamento reciproco e contribuire a un mondo più interconnesso. Sottolineiamo l’importanza della cooperazione BRICS nei campi della conservazione del patrimonio culturale e della cultura. Ricordando la Conferenza mondiale dell’UNESCO sulle politiche culturali e lo sviluppo sostenibile e la Dichiarazione dei leader del G20 di Nuova Delhi del 2023, riconosciamo il potere della cultura come catalizzatore per lo sviluppo sostenibile, tra cui creatività, innovazione e crescita economica inclusiva, coesione sociale e protezione ambientale.

123. Sottolineiamo che tutti i paesi BRICS hanno una ricca cultura sportiva tradizionale e concordiamo di sostenerci a vicenda nella promozione degli sport tradizionali e indigeni tra i paesi BRICS e in tutto il mondo. Ci opponiamo fermamente a qualsiasi forma di discriminazione basata su età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico o altro degli atleti. Riconosciamo l’importanza di eventi sportivi congiunti BRICS, incontri, conferenze, seminari nel campo della scienza dello sport e della medicina sportiva.

124. Attribuiamo grande importanza al ruolo dei BRICS nello sviluppo di legami sportivi tra i paesi BRICS, inclusi sport di massa, giovanili, scolastici e studenteschi, sport ad alta priorità, parasport, sport nazionali e tradizionali. A questo proposito, apprezziamo molto la presidenza russa per aver ospitato i BRICS Games a Kazan a giugno, che hanno riunito partecipanti in 27 discipline sportive.

125. Ribadiamo la necessità di sviluppare ulteriormente gli scambi tra giovani, anche in settori quali istruzione, formazione, sviluppo delle competenze, scienza, tecnologia, innovazione, imprenditorialità, stile di vita sano e sport, nonché servizio alla comunità e volontariato. Valutiamo positivamente i risultati del BRICS Youth Summit, tenutosi a Ulyanovsk a luglio 2024, e ne riconosciamo il valore come piattaforma per una discussione aperta e un’interazione costruttiva tra i giovani dei paesi BRICS. Intendiamo promuovere ulteriormente il BRICS Youth Council che funge da meccanismo per lo sviluppo e il consolidamento dell’agenda per i giovani all’interno dell’alleanza. Accettiamo di esplorare la possibilità di organizzare missioni educative nei paesi BRICS per sensibilizzare i giovani sui valori e i principi dei BRICS.

126. Ci impegniamo a promuovere ulteriormente l’interazione interparlamentare tra gli stati membri BRICS attraverso uno scambio regolare di opinioni, esperienze e buone pratiche in linea con il Memorandum sul BRICS Parliamentary Forum firmato il 28 settembre 2023 a Johannesburg e il suo Protocollo firmato il 12 luglio 2024. A questo proposito, accogliamo con favore il successo dello svolgimento del X BRICS Parliamentary Forum a San Pietroburgo l’11 e il 12 luglio 2024.

127. Riconosciamo che il dialogo tra i partiti politici dei paesi BRICS svolge un ruolo costruttivo nel creare consenso e migliorare la cooperazione. Prendiamo atto del successo dell’organizzazione del BRICS Political Parties Dialogue a Vladivostok nel giugno 2024 e diamo il benvenuto ad altri paesi BRICS per continuare la tradizione di organizzare questo evento in futuro.

128. Elogiamo i progressi compiuti dai paesi BRICS nella promozione di alloggi a prezzi accessibili e sviluppo urbano e resilienza e apprezziamo il contributo di meccanismi tra cui il BRICS Urbanization Forum, il BRICS Friendship Cities and Local Governments Cooperation Forum e il BRICS Municipal Forum per facilitare la creazione di più relazioni di amicizia tra città tra i paesi BRICS e promuovere l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

129. Elogiamo il successo dell’organizzazione del BRICS Business Forum. Accogliamo con favore l’auto-riflessione del BRICS Business Council con un focus sulle pietre miliari raggiunte e sulle aree di miglioramento. Sosteniamo le attività del BRICS Business Council in diversi ambiti, tra cui agricoltura, finanza e investimenti, infrastrutture, trasporti e logistica, economia digitale, produzione energetica e sviluppo sostenibile.

130. Riconosciamo il ruolo cruciale delle donne nello sviluppo politico, sociale ed economico. Sottolineiamo l’importanza dell’emancipazione femminile e della loro piena partecipazione sulla base dell’uguaglianza in tutte le sfere della società, inclusa la loro partecipazione attiva nei processi decisionali, anche in posizioni di alto livello, che sono fondamentali per il raggiungimento dell’uguaglianza, dello sviluppo e della pace. Riconosciamo che l’imprenditorialità inclusiva e l’accesso ai finanziamenti per le donne faciliterebbero la loro partecipazione a iniziative imprenditoriali, innovazione ed economia digitale. A questo proposito, accogliamo con favore i risultati della riunione ministeriale sugli affari delle donne e del BRICS Women’s Forum tenutosi a settembre a San Pietroburgo sul tema “Donne; Governance e leadership” e riconosciamo il prezioso contributo di questi incontri annuali allo sviluppo e al consolidamento dell’emancipazione femminile in tutti e tre i pilastri della cooperazione BRICS.

131. Apprezziamo gli sforzi della BRICS Women’s Business Alliance per promuovere l’imprenditoria femminile, tra cui il lancio della Common BRICS Women’s Business Alliance Digital Platform, la tenuta del primo BRICS Women’s Entrepreneurship Forum a Mosca il 3-4 giugno 2024 e il primo BRICS Women’s Startups Contest. Sosteniamo l’ulteriore rafforzamento della cooperazione tra la BRICS Women’s Business Alliance e le imprenditrici del Sud del mondo, tra cui l’istituzione di uffici regionali, ove opportuno.

132. Incoraggiamo il rafforzamento dei legami tra le comunità di esperti e la società civile dei paesi BRICS. A questo proposito, accogliamo con favore il successo dello svolgimento del BRICS Academic Forum e del BRICS Civil Forum, le attività del BRICS Think Tank Council che rafforzano la cooperazione nella ricerca e nello sviluppo delle capacità tra le comunità accademiche dei paesi BRICS e il lancio del BRICS Think Tank Network for Finance che supporterà le discussioni del BRICS Financial Track. Appoggiamo l’istituzione del Civil BRICS Council.

133. Elogiamo la presidenza BRICS della Russia nel 2024 ed esprimiamo la nostra gratitudine al governo e al popolo della Federazione Russa per aver tenuto il XVI BRICS Summit nella città di Kazan.

134. Estendiamo pieno supporto al Brasile per la sua presidenza BRICS nel 2025 e per lo svolgimento del XVII BRICS Summit in Brasile.

Kazan
23 ottobre 2024

Discorso di Xi Jinping al 16° incontro dei leader dei BRICS (testo integrale)

2024-10-23 18:57:26Visualizzazioni: 1,269 milioni

Fonte: Agenzia di stampa Xinhua

KAZAN, Russia, 23 ottobre (Xinhua) —

 Salendo verso la cima, bucando le nuvole e la nebbia.

Promuovere lo sviluppo di qualità della cooperazione BRICS

– Discorso al sedicesimo incontro dei leader dei BRICS

(Kazan, 23 ottobre 2024)

Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese

Onorevole Presidente Putin,

Colleghi:

Congratulazioni per il successo della convocazione del Vertice, e grazie al Presidente Putin e alla Russia ospitante per la premurosa organizzazione e la calorosa ospitalità..

Vorrei cogliere questa opportunità per dare ancora una volta il benvenuto ai nuovi membri della famiglia BRICS.L’espansione è un’importante pietra miliare nella storia dei BRICS e un evento epocale nell’evoluzione del panorama internazionale.In occasione di questo vertice, abbiamo deciso di invitare una serie di Paesi a diventare Paesi partner dei BRICS.Questo è un altro importante sviluppo nel processo di sviluppo dei BRICS.Come dicono spesso i cinesi, “quando un gentiluomo si occupa di una questione, è vantaggioso per lui essere in armonia con la rettitudine”.I Paesi BRICS si sono riuniti sulla base del loro comune obiettivo e in linea con la tendenza generale della pace e dello sviluppo mondiale.Dovremmo fare buon uso di questo vertice per mantenere lo slancio dello sviluppo dei BRICS, pianificare le questioni generali, direzionali e strategiche, lavorare insieme, andare avanti con coraggio e determinazione e promuovere la partenza collettiva dei Paesi BRICS..

Attualmente il mondo è entrato in un nuovo periodo di turbolenze e cambiamenti e si trova di fronte a una scelta critica.Dobbiamo lasciare che il mondo sia in tumulto o dobbiamo spingerlo a tornare sulla giusta via dello sviluppo pacifico?Penso al libro dello scrittore russo Chernyshevsky “Che fare?La forte volontà e la passione per la lotta del protagonista del libro sono proprio la forza spirituale di cui abbiamo bisogno in questo momento.Quanto più grande è la tempesta dei tempi, tanto più dobbiamo resistere alla marea, con la volontà di perseverare, il coraggio di essere i primi, la consapevolezza del cambiamento e dell’adattabilità, per fare dei BRICS un canale importante per promuovere la solidarietà e la cooperazione nel “Sud globale”, e una forza pionieristica per promuovere cambiamenti nella governance globale.

Costruiremo un BRICS per la pace e saremo i guardiani della sicurezza comune.L’umanità è una comunità di sicurezza indivisibile.Solo praticando un concetto di sicurezza comune, globale, cooperativo e sostenibile possiamo percorrere il cammino della sicurezza universale.La crisi in Ucraina continua a trascinarsi.Cina e Brasile, insieme ai Paesi del Sud globale, hanno lanciato un gruppo di “amici della pace” sulla crisi ucraina, con l’obiettivo di riunire più voci impegnate per la pace.Dobbiamo aderire ai tre principi di “nessuna fuoriuscita dal teatro di guerra, nessuna escalation di combattimenti e nessuna escalation di fuoco da tutte le parti”, in modo da promuovere una de-escalation della situazione il prima possibile.La situazione umanitaria a Gaza ha continuato a deteriorarsi, i combattimenti in Libano sono ripresi e il conflitto tra le parti interessate si è ulteriormente inasprito.Dobbiamo spingere per un cessate il fuoco il prima possibile, fermare le uccisioni e lavorare instancabilmente per una soluzione globale, giusta e duratura alla questione della Palestina..

Costruiremo un “BRICS dell’innovazione” e saremo i precursori di uno sviluppo di alta qualità.La nuova rivoluzione scientifica e tecnologica e le trasformazioni industriali si stanno sviluppando rapidamente.Dobbiamo stare al passo con i tempi e promuovere una nuova produttività di qualità.La Cina ha recentemente istituito il Centro Cina-BRICS per lo sviluppo e la cooperazione sull’intelligenza artificiale ed è disposta ad approfondire la cooperazione innovativa con tutte le parti per liberare l’energia dell’intelligenza artificiale.La Cina istituirà anche un centro di ricerca internazionale BRICS sulle risorse di acque profonde, un centro BRICS per la cooperazione sulle zone economiche speciali in Cina, un centro BRICS per la capacità industriale in Cina e una rete BRICS per la cooperazione sull’industria digitale e l’ecologia.Tutte le parti sono invitate a partecipare attivamente alla promozione della qualità e del miglioramento della cooperazione BRICS..

–Costruiremo un “BRICS verde” e diventeremo praticanti dello sviluppo sostenibile.Il verde è il colore dei tempi e i Paesi BRICS dovrebbero prendere l’iniziativa di integrarsi nella trasformazione globale verde e a basse emissioni di carbonio.I veicoli elettrici, le batterie al litio, i prodotti fotovoltaici e altre capacità produttive di alta qualità della Cina forniscono un importante impulso allo sviluppo verde del mondo.La Cina è disposta a sfruttare appieno i propri vantaggi e ad ampliare la cooperazione con i Paesi BRICS nei settori dell’industria verde, dell’energia pulita e dei minerali verdi, promuovendo lo sviluppo dell’intera catena industriale, in modo da arricchire il “contenuto verde” della cooperazione e migliorare il “contenuto aureo” dello sviluppo.”L’azienda sta inoltre lavorando allo sviluppo di un’industria verde e di un’industria mineraria verde..

Costruiremo i BRICS per la giustizia e assumeremo la guida della riforma del sistema di governance globale.L’equilibrio di potere internazionale è in profonda evoluzione, ma la riforma del sistema di governance globale è rimasta a lungo indietro.Dobbiamo praticare un autentico multilateralismo, aderire al concetto di governance globale basata sulla causa comune e sulla responsabilità condivisa e guidare la riforma della governance globale basata sui concetti di equità, giustizia, apertura e inclusione.Dovremmo rispondere all’emergere del “Sud globale”, rispondere attivamente alle richieste dei Paesi di aderire al meccanismo di cooperazione dei BRICS, portare avanti il processo di espansione dei membri e la creazione di Paesi partner e rafforzare la rappresentanza e la voce dei Paesi in via di sviluppo nella governance globale..

Nelle circostanze attuali, l’urgenza di riformare l’architettura finanziaria internazionale è straordinaria.I Paesi BRICS dovrebbero svolgere un ruolo di primo piano nell’approfondimento della cooperazione finanziaria, nella promozione della connettività delle infrastrutture finanziarie, nel mantenimento di un elevato livello di sicurezza finanziaria, nell’espansione e nel rafforzamento della Nuova Banca di Sviluppo (NDB) e nella promozione del sistema finanziario internazionale affinché rifletta meglio i cambiamenti dell’economia mondiale..

Costruiremo un BRICS dell’umanità e saremo sostenitori dell’armonia e della coesistenza civile.I Paesi BRICS hanno una storia ricca e una cultura brillante.Dovremmo sostenere attivamente la coesistenza tollerante di civiltà diverse, rafforzare lo scambio di esperienze nella governance e sfruttare il potenziale di cooperazione nell’istruzione, nello sport e nelle arti, in modo che le diverse civiltà possano mescolarsi e illuminare il cammino dei BRICS.L’anno scorso ho proposto l’iniziativa di cooperazione per l’istruzione digitale dei BRICS e sono lieto di vedere che questo meccanismo è già stato messo in pratica.La Cina attuerà il programma di sviluppo delle capacità educative digitali dei BRICS, istituirà 10 centri di apprendimento all’estero nei Paesi BRICS nei prossimi cinque anni, offrirà opportunità di formazione a 1.000 manager dell’istruzione, insegnanti e studenti e aiuterà gli scambi umanistici dei BRICS a diventare più profondi e pratici..

Colleghi!

La Cina è pronta a lavorare con i Paesi BRICS per creare una nuova situazione di sviluppo di alta qualità della cooperazione BRICS, e a unire le mani con più Paesi del Sud globale per promuovere la costruzione di una comunità di destino condiviso per l’umanità!.

Grazie a tutti!.

Inviato il: 23 OTTOBRE 2024 5:22 PM da PIB Delhi

Vostra Altezza,
Eccellenze,

Signore e Signori,

Congratulazioni al Presidente Putin per l’eccellente organizzazione del 16° Vertice BRICS.

E, ancora una volta, un caloroso benvenuto a tutti i nuovi amici che si sono uniti ai BRICS. Nel suo nuovo avatar, i BRICS rappresentano il 40% dell’umanità mondiale e circa il 30% dell’economia globale.

Negli ultimi quasi due decenni, i BRICS hanno raggiunto molte pietre miliari.Sono fiducioso che nei tempi a venire questa organizzazione emergerà come un mezzo più efficace per affrontare le sfide globali.

Vorrei anche portare un caloroso saluto a Sua Eccellenza Dilma Rousseff, Presidente della Nuova Banca di Sviluppo.

Amici,

Negli ultimi dieci anni, questa banca è emersa come un’opzione importante per le esigenze di sviluppo dei Paesi del Sud globale. L’apertura di GIFT o Gujarat International Finance Tech City in India, nonché di centri regionali in Africa e Russia, ha dato impulso alle attività di questa banca. Inoltre, sono stati approvati progetti di sviluppo per un valore di circa 35 miliardi di dollari. La NDB dovrebbe continuare a lavorare sulla base del principio della domanda. E, mentre si espande la banca, garantire la sostenibilità finanziaria a lungo termine, un rating creditizio sano e l’accesso al mercato dovrebbe rimanere una priorità.

Amici,

Nel suo nuovo avatar espanso, il BRICS è emerso come un’economia di oltre 30.000 miliardi di dollari.Il Consiglio d’affari BRICS e l’Alleanza delle donne d’affari BRICS hanno svolto un ruolo speciale nell’aumentare la nostra cooperazione economica.

Quest’anno, il consenso raggiunto all’interno dei BRICS sulle riforme dell’OMC, sulla facilitazione del commercio in agricoltura, sulle catene di approvvigionamento resilienti, sul commercio elettronico e sulle zone economiche speciali rafforzerà la nostra cooperazione economica.In mezzo a tutte queste iniziative, dovremmo anche concentrarci sugli interessi delle piccole e medie industrie.

Sono lieto che il BRICS Startup Forum proposto durante la presidenza indiana nel 2021 sarà lanciato quest’anno. Anche l’iniziativa della Rete di ricerca ferroviaria intrapresa dall’India sta svolgendo un ruolo importante nell’aumentare la connettività della logistica e della catena di approvvigionamento tra i Paesi BRICS. Quest’anno, il consenso raggiunto dai Paesi BRICS, in collaborazione con l’UNIDO, per preparare una forza lavoro qualificata per l’Industria 4.0 è piuttosto significativo.

Il Centro di ricerca e sviluppo sui vaccini BRICS, lanciato nel 2022, sta contribuendo ad aumentare la sicurezza sanitaria in tutti i Paesi. Saremo lieti di condividere l’esperienza di successo dell’India nel campo della salute digitale con i partner BRICS.

Amici,

Il cambiamento climatico è stato un argomento di nostra comune priorità.

Il consenso raggiunto per il Partenariato aperto del mercato del carbonio dei BRICS sotto la presidenza della Russia è benvenuto. Anche in India si sta ponendo particolare enfasi sulla crescita verde, sulle infrastrutture resilienti al clima e sulla transizione verde. In effetti, l’India ha intrapreso diverse iniziative come l’International Solar Alliance, la Coalition for Disaster Resilient Infrastructure, la Mission LiFE, ovvero lo stile di vita per l’ambiente, Ek Ped Maa Ke Naam o un albero in nome della madre.

L’anno scorso, durante la COP-28, abbiamo avviato un’importante iniziativa chiamata Green Credit.Invito i partner BRICS ad aderire a queste iniziative.

Particolare enfasi viene posta sulla costruzione di infrastrutture in tutti i Paesi BRICS.

Abbiamo creato una piattaforma digitale chiamata portale Gati-Shakti per espandere rapidamente la connettività multimodale in India. Questo ha contribuito alla pianificazione e all’attuazione dello sviluppo integrato delle infrastrutture e ha ridotto i costi logistici.

Saremo lieti di condividere le nostre esperienze con tutti voi.

Amici,

Accogliamo con favore gli sforzi per aumentare l’integrazione finanziaria tra i Paesi BRICS.

Il commercio in valute locali e la fluidità dei pagamenti transfrontalieri rafforzeranno la nostra cooperazione economica. L’Interfaccia Unificata dei Pagamenti (UPI) sviluppata dall’India è un grande successo ed è stata adottata in molti Paesi.

L’anno scorso, insieme a Sua Altezza lo Sceicco Mohamed, è stata lanciata anche negli EAU. Possiamo anche cooperare con altri Paesi BRICS in questo settore.

Amici,

l’India è pienamente impegnata ad aumentare la cooperazione nell’ambito dei BRICS.

La nostra forte convinzione nella nostra diversità e multipolarità è la nostra forza. Questa nostra forza e la nostra comune fede nell’umanità contribuiranno a dare una forma significativa a un futuro prospero e luminoso per le generazioni a venire.

Ringrazio tutti per le importantissime e preziose discussioni di oggi.

In qualità di prossimo Presidente dei BRICS, porgo i miei più sentiti auguri al Presidente Lula. L’India darà il suo pieno sostegno per il successo della sua presidenza dei BRICS.

Ancora una volta, molte grazie al Presidente Putin e a tutti i leader.

DISCLAIMER – Questa è la traduzione approssimativa del discorso del Primo Ministro. Le osservazioni originali sono state pronunciate in hindi.

Riunione allargata del vertice BRICS

14:50
Kazan
Prima della riunione allargata del vertice dei BRICS.
In una riunione allargata del Summit dei BRICS.
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In un incontro allargato del BRICS Summit. Foto di: Sergei Bobylev, brics-russia2024.ru Host Photo Agency

Il Presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva (tramite videoconferenza), il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping , il Presidente dell’Egitto Abdel Fattah el-Sisi , il Primo Ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed , il Primo Ministro dell’India Narendra Modi , il Presidente dell’Iran Masoud Pezeshkian , il Presidente della Russia Vladimir Putin, il Presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa e il Presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed Al Nahyan hanno partecipato alla riunione allargata del vertice BRICS.

All’incontro hanno partecipato anche il ministro degli Esteri brasiliano Mauro Luiz Iecker Vieira, la presidente della New Development Bank Dilma Rousseff , il presidente del BRICS Business Council, il presidente della Camera di commercio e industria russa Sergei Katyrin , la presidente della BRICS Women’s Business Alliance, la presidente del consiglio di amministrazione di Global Rus Trade Anna Nesterova e il presidente del BRICS Interbank Cooperation Mechanism, il presidente della VEB.RF State Development Corporation Igor Shuvalov .

Da parte russa, all’evento hanno partecipato anche il ministro degli Esteri Sergei Lavrov , il vice primo ministro Alexander Novak , il vice primo ministro Alexei Overchuk , il vice capo di gabinetto dell’ufficio esecutivo presidenziale, il rappresentante speciale del presidente per la cooperazione finanziaria ed economica con gli stati BRICS e l’interazione con la Nuova Banca di sviluppo Maxim Oreshkin , il vice capo di gabinetto dell’ufficio esecutivo presidenziale, il portavoce stampa del presidente Dmitry Peskov , l’assistente del presidente Yury Ushakov , il ministro dell’Industria e del Commercio Anton Alikhanov , il ministro delle Risorse naturali e dell’Ambiente Alexander Kozlov , il ministro dell’Agricoltura Oksana Lut , il ministro dello Sviluppo economico Maxim Reshetnikov , il ministro delle Finanze Anton Siluanov , il ministro dei Trasporti Roman Starovoit , il governatore della Banca centrale Elvira Nabiullina e il capo della Repubblica del Tatarstan Rustam Minnikhanov .

* * *

Presidente della Russia Vladimir Putin : Colleghi,

Capi di Stato,

Signore e signori, amici,

Continuiamo il nostro lavoro in un formato espanso e, prima di farlo, dobbiamo approvare l’ordine del giorno. Tutti voi ne conoscete gli elementi. Qualcuno ha commenti, suggerimenti o emendamenti a riguardo? Nessuno? Allora daremo per scontato che l’ordine del giorno sia stato approvato. Grazie.

Se non avete obiezioni, aprirò la riunione o, meglio, continuerò il nostro lavoro.

Esamineremo alcuni aspetti attuali delle attività dei BRICS, principalmente nei settori economico e umanitario, e ascolteremo i resoconti dei responsabili degli organismi BRICS competenti: la presidente della New Development Bank Dilma Rousseff, il presidente del Business Council Sergei Katyrin, il presidente del Meccanismo di cooperazione interbancaria Igor Shuvalov e la presidente della Women’s Business Alliance Anna Nesterova.

Come abbiamo sottolineato durante il nostro incontro in formato ristretto , il commercio globale e l’economia globale in generale stanno subendo cambiamenti sostanziali. Dal lato positivo, il centro dell’attività commerciale si sta gradualmente spostando verso i mercati in via di sviluppo. Si sta evolvendo un modello multipolare, che genera una nuova ondata di crescita, principalmente nei paesi del Sud e dell’Est del mondo, così come nei paesi BRICS, naturalmente.

Tuttavia, sussiste ancora un notevole potenziale di crisi, non solo a causa delle crescenti tensioni geopolitiche, ma anche a causa della continua crescita dell’onere del debito nei paesi industrializzati e della pratica crescente di sanzioni unilaterali, protezionismo e concorrenza sleale. Una conseguenza diretta di ciò è la frammentazione del commercio internazionale e del mercato degli investimenti diretti esteri, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

La volatilità dei prezzi delle materie prime è elevata e in molti Paesi i ricavi delle aziende e dei privati ​​sono in calo a causa dell’aumento dell’inflazione.

L’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile è in stallo e i paesi meno sviluppati sono quelli che soffrono maggiormente dell’instabilità economica globale, soprattutto a causa dell’inflazione alimentare ed energetica.

Per quanto riguarda le economie BRICS, esse dimostrano generalmente una sufficiente stabilità, grazie alle politiche macroeconomiche, monetarie e finanziarie responsabili dei nostri governi. La maggior parte dei nostri paesi prevede di segnalare tassi di crescita superiori alle aspettative. In particolare, stime provvisorie pongono la crescita media delle economie BRICS al 3,8 percento nel 2024-2025, mentre si stima che il PIL globale aumenterà del 3,2-3,3 percento nello stesso periodo.

La quota dei paesi BRICS in termini di parità del potere d’acquisto (PPA) raggiungerà il 36,7% nel 2024, una quota superiore a quella dei paesi del G7, che era del 30% nel 2023 e crescerà solo leggermente nel 2024.

Sembra che la tendenza a mantenere le posizioni di leadership dei BRICS nell’economia mondiale si consoliderà, principalmente grazie a fattori oggettivi quali la crescita demografica, l’accumulazione di capitale, l’urbanizzazione e la maggiore produttività del lavoro, sostenuti dalle innovazioni tecnologiche.

Per realizzare appieno il potenziale delle nostre economie in crescita e trarre vantaggio dalla nuova ondata di crescita economica globale, i nostri paesi devono rafforzare la cooperazione in settori quali tecnologia, istruzione, sviluppo efficiente delle risorse, commercio e logistica, finanza e assicurazione. Inoltre, dobbiamo aumentare significativamente la portata degli investimenti.

A questo proposito, proponiamo di istituire una nuova piattaforma di investimento BRICS che diventerebbe un potente strumento per sostenere le nostre economie nazionali e fornire risorse finanziarie ai paesi del Sud e dell’Est del mondo.

Vorrei sottolineare che quest’anno i BRICS sono riusciti a coordinare molteplici iniziative volte a raggiungere obiettivi comuni di fondamentale importanza.

Tra questi rientrano, ad esempio, gli sforzi per rendere più resilienti le catene di fornitura e di IVA, per contrastare il protezionismo, per espandere il commercio elettronico e per stabilire contatti tra zone economiche speciali.

Riteniamo che l’avvio di uno speciale meccanismo di consultazione tra i paesi BRICS su questioni relative all’Organizzazione mondiale del commercio ci aiuterà a tracciare una posizione comune per formulare regole del gioco più eque nell’economia globale e per riformare il sistema finanziario internazionale.

È necessario continuare a promuovere congiuntamente approcci ben bilanciati alle questioni legate alla transizione dell’economia globale verso modelli di sviluppo a basse emissioni e contrastare i tentativi di utilizzare l’agenda climatica per estromettere i rivali dal mercato. Ciò è particolarmente vero per i mercati emergenti. Il BRICS Contact Group for Climate and Sustainable Development sta affrontando attivamente queste questioni. Riteniamo che le iniziative dei BRICS sulla partnership per quanto riguarda i mercati del carbonio e la piattaforma di ricerca sul clima siano altamente promettenti.

I paesi BRICS stanno intensificando l’interazione nel tentativo di espandere l’e-commerce senza barriere. La crescita dinamica delle vendite online ha aumentato il numero di controversie commerciali che devono essere risolte in modo rapido ed equo.

La presidenza russa ha proposto di condividere informazioni sulle pratiche per il lancio di servizi online per risolvere le controversie di e-commerce, con un occhio di riguardo alla creazione di procedure quadro congiunte per la risoluzione delle controversie pre-processuali. Vorrei anche ricordare a tutti le nostre iniziative per istituire un BRICS Investment Arbitration Centre e per sviluppare una convenzione sulla risoluzione delle controversie di investimento, che migliorerà la protezione degli investimenti reciproci.

Lo spazio BRICS ospita oltre 2.500 aree economiche speciali. Riteniamo sia importante stabilire collegamenti diretti tra i team di gestione di questi territori con regolamenti preferenziali e agevolati, in modo che possano scambiarsi le migliori pratiche su questioni come la costruzione di hub logistici, la localizzazione della produzione industriale e la creazione di un ambiente competitivo globale favorevole per gli investitori.

Diversi paesi BRICS sono tra i maggiori produttori mondiali di cereali, legumi e semi oleosi. A questo proposito, abbiamo proposto di istituire un BRICS Grain Exchange, che aiuterebbe a scoprire prezzi equi e prevedibili per prodotti e materie prime, poiché queste ultime hanno un ruolo speciale da svolgere nel garantire la sicurezza alimentare.

Una volta implementata, questa iniziativa aiuterebbe a proteggere i mercati nazionali da interferenze esterne avverse, speculazioni e tentativi di creare carenze alimentari artificiali. Nel tempo, potremmo anche prendere in considerazione la trasformazione del Grain Exchange in una borsa merci pienamente operativa.

Il contributo dei paesi BRICS alla garanzia della sicurezza energetica globale è innegabile. L’associazione include produttori e consumatori di energia chiave. Anche la piattaforma congiunta di ricerca energetica ha prodotto buoni risultati.

La Russia sostiene anche l’espansione della cooperazione nell’uso del sottosuolo. A luglio, si è svolto a Mosca il primo incontro della BRICS Geological Platform, che ha offerto un luogo per una condivisione ampliata di esperienze nell’esplorazione mineraria e nell’attività estrattiva.

Riteniamo che sia del tutto fattibile creare una piattaforma BRICS separata per i metalli preziosi e i diamanti, poiché questo mercato è ampiamente regolamentato da barriere commerciali che aggirano il sistema di certificazione universale del Kimberley Process.

Il BRICS Competition Law and Policy Centre ha costruito un track record positivo. Riteniamo di dover continuare a lavorare su questo programma, anche lanciando una piattaforma interstatale per promuovere una concorrenza leale.

A settembre, Mosca ha ospitato un incontro dei responsabili e degli esperti dell’amministrazione fiscale dei BRICS. È stato un vero successo. I nostri colleghi hanno discusso importanti proposte riguardanti la creazione di un sito web per promuovere la cooperazione all’interno dei BRICS su questioni fiscali, nonché una piattaforma online per la digitalizzazione dei servizi fiscali. La Russia ha suggerito di istituire un segretariato permanente all’interno dei BRICS sulle tasse che opererebbe a rotazione.

Gli sforzi per migliorare la connettività dei trasporti tra i nostri paesi meritano un’attenzione speciale, poiché ci offrono ulteriori opportunità per espandere e diversificare il commercio reciproco. Quest’anno, abbiamo avviato un dialogo su questo argomento all’interno dei BRICS. Istituendo sottogruppi su trasporti e logistica all’interno del Business Council, ci siamo assicurati che questo dialogo continuasse regolarmente.

Stiamo anche discutendo di progetti futuri, come la creazione di una piattaforma logistica permanente all’interno dei BRICS, la revisione delle rotte di trasporto, la creazione di una piattaforma di comunicazione online per il settore dei trasporti e l’istituzione di un pool di riassicurazione.

Avendo ospitato un incontro dei ministri della sanità a ottobre, abbiamo ottenuto progressi significativi nella promozione della cooperazione BRICS in questo settore. Questo incontro ha definito la nostra visione a lungo termine per le questioni relative alla sanità.

Abbiamo fondato un gruppo di medicina nucleare, che promuoverà la cooperazione nella produzione di agenti radiologici e diagnostici innovativi. Tenutosi a San Pietroburgo, il primo forum BRICS sulla medicina nucleare è stato molto utile a questo proposito.

Abbiamo lanciato un sistema integrato di allerta precoce per affrontare epidemie su larga scala di malattie infettive. La Russia ha anche presentato un’iniziativa per creare una rete di ricerca BRICS sulla salute pubblica in modo che possiamo trarre vantaggio dalle reciproche migliori pratiche per rafforzare i nostri sistemi sanitari nazionali. È essenziale che perseveriamo nei nostri sforzi per sviluppare ed espandere il Vaccine Centre e il Tuberculosis Research Network all’interno dei BRICS.

A parte questo, vorrei menzionare la pubblicazione del primo numero della rivista medica BRICS, che offre una piattaforma a medici, ricercatori e studenti di medicina per pubblicare le loro idee innovative.

La cooperazione tra i BRICS in ambito scientifico e tecnologico contribuisce in modo significativo a colmare il divario digitale globale e a far progredire l’intelligenza artificiale, insieme ad altre tecnologie emergenti.

Vorrei sottolineare la proposta della Russia di stabilire un’alleanza BRICS nel campo dell’intelligenza artificiale. Questa iniziativa mira a regolamentare le tecnologie di intelligenza artificiale, comprese le misure per impedirne l’uso illecito. In Russia, la comunità imprenditoriale ha adottato un codice etico in quest’area, a cui potrebbero aderire i nostri partner BRICS e altre nazioni.

Accogliamo con favore gli accordi sugli approcci comuni alla formazione di un sistema di banche dati scientometriche, nonché l’ampliamento degli ambiti di cooperazione e del numero di partecipanti alla Network University.

Vorrei anche menzionare la decisione di istituire il BRICS Geographer’s Day, che d’ora in poi verrà celebrato ogni anno il 18 agosto. Una spedizione scientifica nelle riserve naturali della regione di Krasnoyarsk e della Repubblica di Khakassia in Russia è già stata programmata per coincidere con questa data.

Durante la presidenza russa, abbiamo posto particolare enfasi sullo sviluppo dei contatti nella sfera culturale e umanitaria. L’International Film Festival e il BRICS Cultural Festival si sono svolti con successo e sono state fondate l’Alleanza della danza popolare e l’Associazione delle scuole di cinema.

I BRICS Sports Games su larga scala si sono rivelati un’iniziativa preziosa. Quest’anno, Kazan ha ospitato il quinto di questi giochi in 27 sport. Per la prima volta, sono stati organizzati in un formato aperto, con atleti non solo dei paesi BRICS ma anche di oltre 80 altri paesi che hanno partecipato alla competizione. Questi giochi hanno chiaramente dimostrato che la Russia possiede una moderna base infrastrutturale e un potenziale di manodopera per organizzare importanti eventi sportivi di livello mondiale. Per sviluppare ulteriormente i BRICS Games, proponiamo di ideare uno speciale programma intergovernativo e di istituire un’autorità di coordinamento per implementare progetti nel campo della forma fisica e dello sport.

Quest’anno, il dialogo interparlamentare nell’ambito del gruppo si è notevolmente intensificato. È stato stabilito un nuovo formato per le riunioni dei presidenti delle commissioni legislative per gli affari internazionali.

Stanno emergendo ampie prospettive di cooperazione tra regioni, città e municipalità. Durante i forum tematici tenutisi a Mosca, Nizhny Novgorod e Kazan, si sono tenute discussioni sulle prospettive di collaborazione nell’ambito dello sviluppo sostenibile delle municipalità, della gestione efficiente dell’economia e delle infrastrutture urbane e dell’aumento dell’accessibilità dei servizi urbani.

Colleghi,

Vi ringrazio per l’attenzione e invito i miei colleghi a esprimere il loro parere sui risultati sopra menzionati dei lavori svolti sui versanti economico e umanitario.

<…>

Vladimir Putin : Vorrei ringraziarvi ancora una volta per i vostri contributi sostanziali e per questa discussione perspicace e interessante.

Abbiamo avuto una conversazione dettagliata sulla definizione delle nostre priorità in termini di creazione di una partnership strategica più forte all’interno dei BRICS e abbiamo continuato a delineare i nostri piani per la futura cooperazione. In effetti, condividiamo posizioni vicine o convergenti sulla maggior parte delle questioni globali e regionali di attualità.

È essenziale che tutti i partner BRICS continuino a impegnarsi a lavorare a stretto contatto per creare un sistema internazionale più democratico, inclusivo e multipolare. Abbiamo una comprensione condivisa del fatto che insieme possiamo intraprendere i progetti e le iniziative più ambiziosi e su larga scala.

Abbiamo ascoltato interessanti resoconti dai responsabili delle strutture finanziarie e commerciali dei BRICS. Come membro fondatore della New Development Bank, la Russia vuole espandere le sue attività progettuali in tutti i paesi che hanno lo status di azionisti della NDB e nei paesi del Sud e dell’Est del mondo.

Sosteniamo gli sforzi proattivi del BRICS Business Council volti a promuovere la cooperazione tra le nostre principali aziende e le PMI nei settori del commercio, della produzione, dell’agricoltura, dell’energia e dei trasporti.

Inoltre, crediamo nell’importanza di lavorare insieme all’interno del meccanismo di cooperazione intrabancaria BRICS come un modo per unire i nostri sforzi nel supportare progetti economici che affrontano questioni sociali essenziali, intraprendere programmi di sviluppo regionale e costruire infrastrutture. Creare incentivi per l’utilizzo di valute nazionali nel commercio e negli investimenti rimane una delle nostre priorità.

Naturalmente, abbiamo tutti elogiato la BRICS Women’s Business Alliance, creata con lo scopo di aiutare le donne a promuovere le attività imprenditoriali, facilitare i contatti e implementare progetti promettenti.

Nel complesso, quest’anno sono stati segnalati ottimi risultati per la cooperazione tra i paesi BRICS. Insieme, abbiamo fatto progressi in tutte e tre le dimensioni: politica e sicurezza, economia e finanza, e contatti culturali e umanitari. Abbiamo gettato solide basi per il futuro.

La dichiarazione finale, preparata per la nostra approvazione, riflette le nostre opinioni comuni sulla situazione globale, i risultati della presidenza russa dei BRICS e le linee guida per la nostra interazione a lungo termine.

Vorrei chiedere ancora una volta ai nostri colleghi se hanno obiezioni o osservazioni riguardo a questa dichiarazione. In caso contrario, propongo di considerare la dichiarazione adottata. Vorrei anche aggiungere che intendiamo farla circolare all’ONU come nostro documento comune.

È già stato notato che il Brasile assumerà la presidenza dei BRICS il prossimo gennaio. Sono fiducioso che la presidenza del Brasile assicurerà continuità nel lavoro del nostro gruppo, integrando anche la nostra cooperazione con nuove interessanti iniziative e idee. Tutti noi forniremo assistenza a tutto tondo ai nostri amici brasiliani.

In conclusione, vorrei ringraziarvi ancora una volta per il nostro costruttivo e fruttuoso lavoro comune e dichiarare chiusa la riunione allargata del Summit dei BRICS.

Domani terremo un incontro in formato BRICS Plus/Outreach per discutere gli aspetti attuali dell’interazione del nostro gruppo con molti altri paesi della maggioranza globale. Questa sera vi invito a un ricevimento, a cui parteciperanno anche le delegazioni che prenderanno parte all’incontro congiunto di domani. Il tempo prima del ricevimento può essere utilizzato per incontri bilaterali.

Vorrei ringraziarvi ancora per il nostro lavoro congiunto. Grazie mille.

SITREP 26.10.24: Zelensky implora lo scambio di reti mentre si profila un “inverno nero”, di Simplicius

SITREP 26.10.24: Zelensky implora lo scambio di reti mentre si profila un “inverno nero”.

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In alternativa, puoi lasciare la mancia qui: buymeacoffee.com/Simplicius

La notizia ucraina più interessante della scorsa settimana è stata l’improvviso lancio da parte di Zelensky di un “compromesso” in base al quale Russia e Ucraina avrebbero smesso di attaccarsi reciprocamente le reti energetiche. La cosa più sorprendente è che sembra rivelare l’effettivo vero scopo della campagna ucraina dell’ultimo anno, che ha colpito le raffinerie di petrolio russe, ecc. Piuttosto che puntare a paralizzare effettivamente le infrastrutture russe – una proposta irrealistica – sembra che per tutto il tempo si sia puntato a impedire disperatamente alla Russia di paralizzare le infrastrutture dell’Ucraina e di far precipitare il Paese nell’età della pietra, come molti si aspettavano che accadesse nel prossimo inverno.

Zelensky afferma chiaramente:

Zelensky, in un’intervista al Financial Times, ha detto che vuole offrire alla Russia… di smettere di sparare contro le strutture energetiche dell’altro, ben prima dell’inverno. Sembra che questo sia l’inizio del suo “piano di pace”. In precedenza, aveva fatto dichiarazioni simili prima dell’invasione della regione di Kursk. Sembra che a Kiev siano completamente scollegati dalla realtà – credono nella loro propaganda e si vedono come l’ombelico della terra.

Ora viene fuori la verità: gli attacchi alle infrastrutture russe servivano solo a far sì che la Russia smettesse di finire l’intera industria energetica dell’Ucraina.

Ma è qui che possiamo riannodare gli affascinanti fili.

All’indomani del vertice dei BRICS, Putin ha rilasciato una breve intervista in cui ha ribadito l’attuale posizione della Russia sui negoziati, con un dettaglio degno di nota (di seguito è riportata anche la seconda dichiarazione dal vertice vero e proprio):

In primo luogo, ha dichiarato che la Russia è pronta a negoziare sulla base delle realtà attuali. Traduzione: questo significa che i territori attualmente controllati non sono negoziabili. Putin lo ribadisce affermando ancora una volta apertamente che su questa particolare questione non ci saranno concessioni né “scambi”. Il termine “scambi” è chiaramente riferito al piano di Zelensky, già annunciato in precedenza, di “scambiare” i territori di Kursk con territori controllati dalla Russia nel Donbass.

Tuttavia, Putin continua sorprendentemente a dire di essere aperto ad alcuni compromessi “ragionevoli”, ma quali potrebbero essere?

Un indizio è offerto da questo testo appena pubblicato ma non verificato:

“Cancelleria segreta” (Taynaya kantselyariya):

“Secondo le nostre informazioni, il Cremlino sta discutendo il formato e la data di pubblicazione di un nuovo ultimatum all’Ucraina per avviare il processo negoziale e discutere i punti dettagliati della pista di pace con l’Occidente.

Putin esprimerà personalmente una nuova proposta per fermare il conflitto in Ucraina dopo le elezioni presidenziali statunitensi, e si stanno preparando due diverse versioni del testo. Una è destinata alla vittoria di Trump.

Gli verrà offerta una versione relativamente morbida, che conserverà un certo margine di manovra per il repubblicano (in particolare, sulla questione della zona sanitaria e della smilitarizzazione dell’Ucraina – questi aspetti possono essere abbastanza flessibili). Il secondo testo prevede la vittoria di Kamala Harris.

Alla democratica sarà dato un duro ultimatum (secondo le nostre informazioni, oltre al ritiro delle truppe da 4 nuove regioni, alla smilitarizzazione e alla denazificazione, all’Ucraina sarà richiesto di creare un’ampia zona sanitaria lungo il perimetro di confine, 150-200 km, dove non saranno ammesse infrastrutture militari).

Il Cremlino sta rafforzando le sue posizioni negoziali giocando la “carta coreana”. In precedenza, abbiamo anche previsto che se il conflitto ucraino continuerà, crescerà la probabilità di firmare un accordo con l’Iran simile a quello con la RPDC. Questa misura dovrà limitare le capacità degli Stati Uniti nei confronti di Teheran.

Considerando che la Russia e la NATO non vogliono entrare in un confronto diretto, le parti cercheranno opzioni di risposta ibride in diverse regioni del mondo.

Ecco perché il rischio di attivare la “carta Transnistria” sta crescendo: ogni parte cercherà di ottenere il maggior numero possibile di fiches prima della partita finale. Così, la vicenda ucraina sta diventando il culmine del confronto geopolitico nella fase attuale”.

Penso che un simile ultimatum possa essere espresso da Putin, ma credo che né l’Occidente né il governo ucraino saranno in grado di accettare tali condizioni. Anche considerando che né l’Occidente né l’Ucraina si adegueranno a queste condizioni, dopo averle accettate. L’Occidente non lo accetterà, considerando tale pace come una tregua per un ulteriore riarmo al fine di continuare la guerra con la Russia.

Il fatto stesso di accettare le condizioni della Russia significherebbe il rifiuto dell’Occidente di svolgere il ruolo di egemone nel mondo. Non ci sono motivi per farlo. L’Occidente non è ancora stato sconfitto da nessuno. A sua volta, la Russia non può accettare di meno. La Russia non accetterà mai la militarizzazione dell’Ucraina da parte dell’Occidente. Pertanto, i piani di pace della Russia sono irrealizzabili e la guerra continuerà fino alla completa vittoria della Russia in Ucraina.

Secondo loro, Putin offrirà a Trump una posizione negoziale più “morbida”, in modo che Trump salvi la faccia e possa fermare la guerra a condizioni leggermente più favorevoli, mentre a Kamala verrebbe offerto quello che sembra più che altro l’accordo di Istanbul.

In entrambi i casi i punti non negoziabili sembrano essere: La Russia mantiene tutte e quattro le nuove regioni – Donetsk, Lugansk, Zaporozhye, Kherson. Ma c’è una potenziale flessibilità sulla profondità della smilitarizzazione e sull’estensione della “zona cuscinetto” sul confine settentrionale.

Molti diranno che tutto ciò sembra completamente falso, e avete ragione. Ma ricordate il video che ho appena postato, in cui Putin stesso dichiara apertamente di essere disposto a fare “compromessi ragionevoli”: non è forse questo che sembra?

Tuttavia, non possiamo necessariamente prendere queste cose al valore nominale. Ricordiamo che la Russia è sottoposta a qualche pressione da parte degli alleati, anche se non genuina, per cercare sempre la pace. Persino durante la conferenza dei BRICS i principali alleati, come la Cina, hanno espresso il desiderio che la Russia cerchi una risoluzione pacifica; tuttavia, queste voci potrebbero essere di natura performativa. Tutti sanno di dover mettere in scena una facciata e di dover sembrare esteriormente alla ricerca della pace, anche se i veri obiettivi sono più massimalisti.

Quindi in questo caso continuo a sospettare che Putin stia giocando a fare il pacificatore accomodante quando in realtà sa benissimo che i termini non possono essere rispettati dall’Ucraina. In breve, si tratta della classica offerta di una pillola avvelenata, volta a dare l’impressione di uno sforzo genuino quando in realtà le possibilità di accettazione sono scarse. Perché ci sarebbero poche possibilità? L’ho già spiegato molte volte: perché i termini che circondano solo la questione delle quattro regioni sono estremamente irrealistici per l’Ucraina: richiederebbero all’Ucraina di abbandonare completamente il controllo di Kherson città sulla riva destra del Dnieper e di Zaporozhye, un enorme centro industriale di quasi un milione di abitanti. È semplicemente inimmaginabile che esista un processo politico nello Stato ucraino che possa realisticamente consentire una tale concessione senza precedenti. Diavolo, Zelensky ancora da questa settimana si aggrappa persino ai confini del 1991 come linea rossa, figuriamoci questo.

Ma è qui che entra in gioco un altro aspetto interessante: ci sono stati alcuni segnali che indicano che il piano già discusso da tempo di sostituire Zelensky con Zaluzhny potrebbe essere ancora in gioco. L’articolo del Daily Telegraph della scorsa settimana faceva un gran parlare del fatto che Zaluzhny avesse cambiato tono riguardo al recupero dei territori perduti. Dall’articolo:

Il generale Valery Zaluzhny, ambasciatore dell’Ucraina in Gran Bretagna ed ex comandante in capo delle sue forze armate, questa settimana ha lasciato intendere che l’Ucraina potrebbe accettare un accordo di pace che la veda cedere parte del suo territorio alla Russia.

Alla domanda di giovedì a Londra se potesse immaginare una vittoria senza la restituzione di tutti i territori perduti, ha risposto: “Non ho parlato di territori. Ho parlato di sicurezza, di protezione e della sensazione di essere a casa propria”.

Si tratta di un cambiamento sottile, ma profondo, nella retorica ufficiale che in precedenza insisteva sul fatto che non ci sarebbe stata pace fino a quando tutta l’Ucraina non fosse stata reclamata.

Ciò significa che quando arriverà il momento, se Zelensky non sarà disponibile, verrà sostituito con un altro. Tuttavia, questo potrebbe essere ancora molto lontano, perché è difficile farlo in modo rapido e cinetico, ma piuttosto realistico, facendo pressione su Zelensky per indire un’elezione ufficiale, a quel punto Zaluzhny verrebbe portato qui e vincerebbe con una vittoria schiacciante.

E com’è la situazione dell’Ucraina sul fronte che sta spingendo Zelensky a offerte così estreme?

In primo luogo, in Ucraina si ammette ufficialmente che la mobilitazione è in forte calo:

Il ritmo della mobilitazione in Ucraina è diminuito – ha dichiarato il rappresentante dello Stato Maggiore delle Forze Armate dell’Ucraina Vasyl Rumak.

Secondo lui, alcuni mesi fa, 35 mila persone mobilitate erano contemporaneamente in addestramento nei centri di formazione, ora questa cifra è scesa a 20 mila.

Ricordiamo che qualche tempo fa si parlava di 30-35 mila reclute al mese, dopo l’annuncio della mobilitazione di maggio che ha abbassato l’età a 25 anni. Si diceva che questo numero fosse in pareggio con le perdite o che stesse già causando una perdita mensile netta. Ora è sceso a sole 20k reclute al mese, quindi se le perdite totali sono ancora vicine a ~30k+, ci sarà sicuramente un calo netto a questo punto.

Questo è confermato da personaggi del calibro di Rob Lee e co:

L’articolo di Hromadske cita il deputato ucraino Kostenko che chiede l’adozione di “misure radicali”:

Nel frattempo, il deputato Roman Kostenko ha recentemente dichiarato che il livello di mobilitazione è diminuito dopo diversi mesi di funzionamento della legge. Pertanto, ritiene che sia necessario adottare misure “radicali” – ad esempio, ridurre l’età di leva.

Dietro le quinte si fanno sempre più insistenti le voci secondo cui uno dei motivi per cui l’Occidente è così avaro nel fornire ulteriori aiuti su larga scala è che non vede l’impegno totale dell’Ucraina nell’abbassare l’età di mobilitazione fino al limite dei 18 anni. Si sussurra costantemente di una sorta di scambio di promesse: se e quando l’Ucraina abbasserà l’età, allora l’Europa si sentirà sicura del proseguimento della guerra e potrà fornire ulteriori armamenti.

Questo porta alla progressione logica: se Trump vince e taglia gli aiuti all’Ucraina nel 2025, l’Ucraina sarà costretta a fare il passo radicale di abbassare l’età di mobilitazione, e a quel punto l’Europa si stringerà attorno a questa spinta e userà il grande flusso di nuove reclute ucraine come un momento di “rinascita” per cercare di vendere il prolungamento della guerra. Il problema è che più la guerra si prolunga quella pista, più velocemente la società e l’economia ucraine collasseranno per aver tolto il resto degli uomini dal bacino.

Questa settimana il crollo del fronte ha subito un’ulteriore accelerazione, con la caduta di diversi insediamenti e il completamento di altri.

Gornyak è stata finalmente conquistata dalla 114ª Brigata della RPD – solo pochi giorni fa questa città non era ancora stata penetrata:

Nel frattempo, Selidove sarebbe stata conquistata al 95% e, al momento in cui scriviamo, si dice che sia stata completamente sopraffatta:

E per coloro che potrebbero pensare che si tratti di una forma di crollo controllato o di una ritirata pianificata da parte dell’AFU, questa sarà una lettura interessante. L’articolo descrive con precisione il modo in cui Gornyak è crollato sotto la pressione di folli agitazioni, panico e disordine nell’AFU, che includeva minacce di ritorsione cinetica tra i vicini ostili. Come spesso accade, le forze russe hanno attaccato proprio durante una “rotazione” di brigata, portando alla confusione più totale e a un apparente tradimento da parte ucraina, dato che il 210° battaglione non ha ricevuto alcun aiuto da una nuova brigata a cui è stato riassegnato ad hoc.

Le mosse più interessanti si stanno compiendo a sud sulla linea est-Zaporozhye o ovest-Donetsk. La Russia sta attivando questa linea sempre di più per stringere a tenaglia l’intero bacino del Kurakhove, proprio come avevo descritto in diversi rapporti.

Ora c’è stata un’improvvisa ondata di shock verso Shaktarsk, con l’area cerchiata sotto che sarà catturata in un giorno o due, così come l’area appena sotto Bohoyavlenka:

Video alla geolocalizzazione 47.808860 37.043634 con un grande assalto corazzato da parte della 40a Brigata Marina della Flotta del Pacifico:

La ragione per cui questo è importante è che, se ricordate, i Marines russi avevano appena catturato Levadne a ovest di Velyka Novosilka, la roccaforte principale vista sopra. Ciò significa che, come avevamo detto, si sta preparando un lento accerchiamento di Velyka Novosilka da entrambi i lati:

In generale, l’intera area, che si trova un po’ più a ovest di Ugledar, ha visto un avanzamento costante. Se si guarda a Ugledar ora l’area di controllo è irriconoscibile, poiché le forze russe hanno ampliato il loro controllo su ogni lato della città-fortezza.

È chiaro che sta procedendo un movimento generale per far crollare l’intero bacino di Kurakhove:

Anche i canali delle truppe russe sono sotto shock per la velocità del crollo di Shaktarske. La comunicazione sottostante afferma che almeno due linee di difesa sono state costruite appena a sud di Shaktarske, ma le forze russe le hanno superate abbastanza facilmente “come se fossero vuote”:

L’ipotesi è che l’Ucraina sia così a corto di uomini da essere costretta a ritirarli da aree precedentemente inattive come questa, permettendo ai russi di capitalizzare.

Questo vale anche per Selidove, dove le truppe russe erano appena entrate da est e avevano iniziato ad assaltarla giorni fa – e le forze AFU l’hanno semplicemente abbandonata e se ne sono andate dall’altra parte. Anche se questo probabilmente ha più a che fare con il fatto che è avvolta da tutti i lati, ma potrebbe comunque essere esemplare della carenza di truppe. In altre città, come Toretsk, l’Ucraina continua a combattere aspramente.

Questa mappa di Suriyak è datata 20 ottobre, quando le truppe russe avevano appena iniziato a entrare a Selidove:

20 ottobre 2024

Oggi, di nuovo – e si può vedere che si tratta di una città considerevole, con circa il 70% della popolazione di Avdeevka, per fare un confronto:

26 ottobre 2024

Guardate quante strade e quanti isolati ci sono: coprire tutto questo in meno di una settimana è un’impresa non da poco e un chiaro segno del collasso in corso dell’Ucraina.

Un’altra possibilità interessante da notare: si ricorderà che le forze russe hanno recentemente sondato la linea di Zaporozhye ovest verso la stessa città di Zapo, e ci sono state voci di altri aumenti su quel fronte. Ora, alla luce delle recenti dichiarazioni di Putin e di altri discorsi sui negoziati, possiamo estrapolare che forse nel prossimo futuro Putin intende dirigersi verso la città di Zaporozhye per portare le forze russe molto più vicino ad essa, se non ai suoi stessi confini, come una sorta di pressione negoziale per rendere più appetibile la possibilità di cedere la città, dal momento che il suo imminente assalto sarebbe abbastanza palpabile.

Allo stesso modo, anche lo spavento della Corea del Nord potrebbe essere progettato per ottenere questo effetto. Si tratta di un’ipotesi molto speculativa e discutibile, ma solo per amor di discussione, possiamo teorizzare che Putin potrebbe creare la sensazione minacciosa di un enorme sforzo alleato al fine di spezzare lo spirito dell’Ucraina e alla fine costringerla alla resa. Il MSM riferisce ora che, dopo il lotto iniziale di “2.000 soldati nordcoreani”, la Russia si starebbe preparando a ricevere un altro massiccio gruppo di 10.000 uomini.

L’Occidente ha risposto minacciando di inviare le proprie truppe – per esempio il famigerato presidente del Comitato tedesco per la Difesa, nonché pazzoide residente, Strack-Zimmerman, ha chiesto di contrastare la minaccia delle truppe nordcoreane con truppe della NATO in uniforme ucraina – mentre il deputato statunitense Mike Turner chiede “un’azione militare diretta”:

Ma questa potrebbe essere la migliore, dal canale Legitimny:

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La nostra fonte riferisce che l’argomento dei soldati della RPDC che Zelensky disperde non solo per fare pressione sui partner occidentali in caso di aumento delle forniture di armi, ma anche per giustificare un futuro calo dell’età di mobilitazione in Ucraina.

Dirà questo al popolo ucraino: guardate, Putin dalla RPDC porta decine di migliaia di truppe d’assalto, abbiamo urgentemente bisogno di ridurre la mobilitazione a 20-22 anni, altrimenti perderemo.

Due titoli ci danno il polso del commentario occidentale:

Naturalmente c’è anche l’altra faccia della medaglia, per quanto assurda:

Alcuni ultimi aggiornamenti e notizie:

Una settimana fa circa c’è stato un altro scambio di corpi tra le due parti, con la Russia che ha ricevuto 89 deceduti e l’Ucraina ben 501:

Il canale Rezident ha suddiviso i morti ucraini nelle seguenti regioni:

– 382 di loro sono morti in direzione Avdeevka;
– 56 – a Bakhmut;
– 45 – a Maryinsky;
– 7 – a Lugansk;
– 6 – a Ugledarsky;
– 4 – a Zaporizhzhya.

In un precedente articolo ricorderete che ho elencato tutti gli scambi recenti come segue, che aggiornerò con il nuovo:

Scambio del 31 maggio: 45 corpi russi contro 212 corpi ucraini.
Scambio del 14 giugno: 32 corpi russi contro 254 corpi ucraini.
Scambio del 4 agosto: 38 corpi russi contro 250 corpi ucraini.
Scambio del 18 ottobre: 89 corpi russi contro 501 corpi ucraini.

Il totale è ora 204 contro 1217 in favore della Russia. Il rapporto è di 1:5,9, ovvero circa 1 perdita russa ogni 6 perdite ucraine. Si tratta di un rapporto molto vicino a quello fornito in precedenza da Putin:

Si parla molto del fatto che l’UE abbia dato all’Ucraina una grossa tranche di denaro preso dai fondi russi catturati. In realtà, i dettagli che ho letto sono che non si tratta di denaro russo rubato, ma piuttosto che il “profitto” degli interessi accumulati dai fondi viene usato come “garanzia” per materializzare questi nuovi fondi, essenzialmente come prestiti garantiti all’Ucraina.

In effetti, è solo un gioco di prestigio per far sembrare che i fondi russi lo stiano pagando quando in realtà non è così.

Enormi sciami di droni russi Geran hanno colpito l’Ucraina nelle ultime due settimane. Alcuni sono stati ripresi in video, il che mostra la portata senza precedenti degli attacchi:

Oltre a ciò, il primo video in assoluto di un Geran con telecamere elettro-ottiche che colpisce una sottostazione energetica ucraina a Sumy: di recente i droni sono stati sempre più equipaggiati con tali telecamere per scopi di sorveglianza, in modo che mentre attraversano il paese possano anche raccogliere informazioni preziose:

Il primo filmato STRIKE in assoluto del Geran-2 armato di telecamere E/O che ora si stanno diffondendo:

Questo drone kamikaze è stato mostrato per la prima volta durante la visita di Vladimir Putin al sito del “Centro tecnologico speciale” di San Pietroburgo.

Nel video, il drone dotato di telecamera ha preso di mira una sottostazione nella regione di Sumy.

Tali droni inizieranno a dare la caccia ai sistemi di difesa aerea, ai gruppi di fuoco mobili e alle posizioni di difesa aerea. RVvoenkor

Un video precedente, pubblicato giorni prima, mostrava un altro Shahed dotato di telecamera che sorvolava semplicemente il territorio:

Lo stesso Scholz ammette che l’Ucraina non può entrare nella NATO mentre si trova in stato di guerra:

Nel frattempo la TV tedesca afferma nuovamente che non si può permettere che l’Ucraina perda a causa delle vaste ricchezze minerarie che possiede:

Abbiamo finalmente la prima vera prova definitiva in assoluto che i Su-57 stealth di quinta generazione della Russia vengono utilizzati in guerra. È apparso un video che mostra un Su-57 completamente armato con i nuovi missili Kh-59MK2:

Anche National Interest ha scritto un articolo sull’argomento:

È stato segnalato che i Su-57 sono stati particolarmente attivi attorno alla Crimea e al Mar Nero, lanciando questi missili contro vari obiettivi nella regione di Odessa e potenzialmente persino contro le piattaforme petrolifere galleggianti che il GUR ucraino usa per organizzare operazioni delle forze speciali contro la Crimea. Tuttavia, come ricorderete, solo un paio di settimane fa un Su-57 è stato avvistato in direzione Konstantinovka a ovest di Donetsk con il suo compagno di ali S-70.

Una notizia interessante che sostiene che BlackRock sta acquistando terreni moldavi:

Sfortunatamente non vengono forniti dettagli. Si dice che subito dopo le elezioni, Maia Sandu si sentirà incoraggiata a iniziare provocazioni contro la Russia e la Transnistria, come da ordine dei suoi padroni.

Molti hanno chiesto in precedenza i dettagli del coinvolgimento di BlackRock in Ucraina. Ecco un articolo che sottolinea che è stato creato un nuovo strumento chiamato Ukrainian Development Fund per un valore di 15 miliardi di $ e che “il Financial Markets Advisory Group di BlackRock ha cinque membri che lavorano al fondo” “gratuitamente”.

Questa informazione è confermata anche da fonti tradizionali come Bloomberg :

Noterete che BlackRock ha stretto una partnership con JPMorgan per l’iniziativa, quindi questo è particolarmente degno di nota:

Non è interessante come tutte le figure di spicco del complesso militare-intelligence-industriale finiscano per gestire banche? La porta girevole tra la stratosfera d’élite è ovvia da vedere. L’ultima volta avevo pubblicato il video che mostrava l’ex capo della CIA Mike Pompeo che ora gestisce anche una banca chiamata Impact Investments (per qualche motivo non troverete informazioni al riguardo sul web!) che sta acquistando le telecomunicazioni ucraine, il che lo mette nel consiglio di amministrazione come direttore di Kyivstar Telecom. Solo una coincidenza, ne sono sicuro!

Vi lascio con questo pertinente spunto di riflessione di Andrey Medvedev:

Il desiderio dell’Occidente di congelare in qualche modo il conflitto ucraino, ridurre tutto a negoziati, la versione coreana, la versione del Kosovo, quella bosniaca, qualsiasi altra opzione che avvantaggia solo l’Occidente, è spiegato, stranamente, non solo dai successi militari dell’esercito russo.

Ciò, naturalmente, influisce sullo stato d’animo dei politici occidentali. Ma oltre alla componente militare, l’economia, che, all’improvviso per l’Occidente, ha preso e non è crollata, influisce sulle menti in misura minore. Cioè, tutto è andato storto. Da e verso.

Negli anni successivi al crollo dell’URSS, quando a qualcuno sembrava gioioso che fosse accaduta la “fine della storia”, in Occidente si è sviluppato uno schema di azioni completamente definito rispetto ai paesi ribelli.

Prima, l’ostracismo internazionale a livello di vari consigli europei, poi le sanzioni, poi i bombardamenti e l’invasione di terra. E tutto questo con il potente supporto informativo di centinaia di media, che insieme ululavano sui serbi da incubo o sul terribile Gheddafi.
E tutto ha funzionato. Anche la minaccia di cadere sotto la pista di questa macchina della democrazia era una base sufficiente per molti paesi per sedersi sottomessi e non brillare. E mentre qualcuno veniva bombardato e liquidato con sanzioni, il resto del mondo lo guardava con calma e viveva secondo il principio della “capanna con il bordo”.

Ma non ha funzionato con i russi. Le minacce da sole non hanno spaventato i russi. La guerra e le sanzioni non si sono rotte. In alcuni punti, è vero il contrario. Ora i generali della NATO affermano che l’esercito russo uscirà dalla guerra forte, pericoloso ed esperto. E gli esperti stanno cercando di capire cosa non andava nelle sanzioni e perché l’economia russa mostra una crescita non solo nel settore militare, anche nonostante gli evidenti problemi. Ed ecco il vertice di Kazan. In un modo o nell’altro, i principali attori mondiali esprimono la loro posizione. Anche se non aiutano direttamente la Russia, ma venire a Kazan è già un sostegno. È chiaro a tutti che la capanna sul bordo brucia per prima.

Cioè, ovviamente la situazione non è affatto tipica. Ciò non accadeva dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso. La superiorità incondizionata dell’Occidente non esiste più. Non è ancora sorto nulla di nuovo, ma il vecchio è finito.

E una pausa di diversi anni, in una guerra in Occidente, è necessaria solo per capire come agire nelle nuove condizioni. Non contro la Russia, ma in generale. E contro la Cina, e con l’India, e con le monarchie del Golfo. Dieci, e persino cinque anni fa, un urlo dall’Occidente era certamente percepito in molti paesi come una guida all’azione. Ora le stesse monarchie praticamente non rispondono all’isteria dei politici occidentali. E non che la Cina intenda litigare con gli Stati Uniti. Ma la sua linea sarà promossa in modo più coerente rispetto a prima del 2022.

Cosa fare domani e come riconquistare la propria egemonia. Sono questioni estremamente preoccupanti per l’élite in Occidente. In una situazione in cui l’esercito russo incalza i grassi uomini della NATO, è difficile pensare. È difficile persino capire fino a che punto Kiev debba essere sostenuta e quanti soldi spendere per il progetto ucraino.


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Punti di incontro, Kazan, di scontro, Siria! Con Roberto Iannuzzi, G Germani, C Semovigo

Il vertice conclusivo di quest’anno dei BRICS, a Kazan, è stato certamente un successo dal punto di vista dell’immagine e della narrazione. Dal punto di vista dei contenuti, molto più interlocutorio. Sono numerose le ombre che hanno tratteggiato l’atmosfera e le aspettative; altrettanto gli sprazi di luce che hanno illuminato la scena. Molta sostanza necessaria a trarre un bilancio di quest’anno di gestione russa della presidenza è scritta nei documenti preparatori, piùttosto che in quello finale. Risalta, certamente, la volontà di apparire come una realtà riequilibratrice e pacificatrice, rispetto agli atteggiamenti sempre più divisivi assunti dagli Stati Uniti e dal mondo occidentale. Di sicuro appare un movimento in fase di costruzione che ha un disperato bisogno di tempo per poter realizzare le proprie ambizioni rispetto a un Occidente deciso ad incalzare ossessivamente, anche oltre, probabilmente, i propri mezzi disponibili. Ne parliamo con Roberto Iannuzzi.
Grafica e montaggio curati da Cesare Semovigo. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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IMBOSCATA ALL’ITALIANA Con Gabriele Germani, Cesare Semovigo

Notizie e commenti su Libano, Palestina ed Israele che difficilmente raggiungono il pubblico italiano. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Gli Stati Uniti contro i BRICS in Africa, di Andrew Korybko

Questo fronte emergente della Nuova Guerra Fredda vedrà probabilmente l’Intesa sino-russa coordinarsi più strettamente contro l’Occidente guidato dagli Stati Uniti.

L’Africa sta prendendo sempre più piede nelle discussioni dei principali paesi e organizzazioni a causa della sua crescente importanza negli affari globali. L’ONU prevede che più della metà della crescita della popolazione mondiale entro il 2050 avverrà in quel continente, con il numero di persone nell’Africa subsahariana che raddoppierà entro quella data. Ciò aprirà nuove opportunità di mercato e di lavoro accanto a quelle esistenti di risorse che hanno già attirato l’interesse internazionale, ma porterà anche a sfide umanitarie e di sviluppo.

La Dichiarazione di Kazan appena concordata durante l’ultimo Summit dei BRICS parla molto di aiutare e rafforzare l’Africa durante questo periodo di trasformazione, ma questi paesi, sia nel loro insieme, attraverso accordi minilaterali o bilaterali, dovranno inevitabilmente competere con gli Stati Uniti. La grande strategia di quest’ultimi assume diverse forme che saranno brevemente descritte in questa analisi, ma nel complesso mira a impedire gli sforzi degli altri di trarre reciproco vantaggio da questi processi, sfruttando al contempo l’Africa il più possibile.

La manifestazione più visibile di questa strategia è la continua fornitura di aiuti umanitari, che a prima vista sembra nobile ma in realtà è guidata da secondi fini. Questa forma di supporto è stata trasformata in un’arma nel corso dei decenni per coltivare e cooptare élite corrotte al fine di istituzionalizzare relazioni di dipendenza da cui è difficile per i paesi beneficiari liberarsi. Lo scopo è quello di creare leve di influenza che possono essere esercitate per legittimare accordi sbilanciati con l’Occidente.

I BRICS, che da qui in poi si riferiscono al gruppo nel suo complesso, ai suoi minilaterali o ai singoli membri, possono contrastare questo fenomeno assistendo i loro partner africani nello sviluppo agricolo, in modo che alla fine diventino meno dipendenti dagli aiuti americani. I principali produttori di cereali come la Russia possono anche fornire una maggiore quantità di aiuti senza vincoli nel frattempo. Bisogna trovare un equilibrio tra il soddisfare le esigenze immediate e l’avvicinare i paesi all’autosufficienza a lungo termine.

Il modo successivo in cui la strategia degli Stati Uniti verso l’Africa si manifesta è attraverso l’“ Africa Growth and Opportunity Act ” (AGOA) che consente scambi commerciali esenti da dazi tra di loro. L’aspetto negativo di questo accordo è che gli Stati Uniti hanno rimosso paesi come l’Etiopia e il Mali come punizione per essersi rifiutati di conformarsi alle sue richieste politiche. In altre parole, mentre ci sono sicuramente alcuni vantaggi economici da ottenere da questo accordo, possono essere tagliati fuori se i paesi non fanno ciò che gli Stati Uniti vogliono.

La risposta dei BRICS è stata quella di liberalizzare il commercio e gli investimenti con l’Africa nel suo complesso, il che è più facile che mai grazie alla creazione dell’“ Africa Continental Free Trade Area ” (AfCFTA). La Cina è all’avanguardia in questo senso grazie alla sua economia molto più grande e sviluppata rispetto agli altri membri dei BRICS, ma anche Russia, India ed Emirati Arabi Uniti stanno facendo passi da gigante in questa direzione. L’obiettivo è diversificare le partnership commerciali di questi paesi in modo che non vengano destabilizzate se gli Stati Uniti li cacciassero dall’AGOA.

Proseguendo, gli Stati Uniti vogliono guidare il viaggio dell’Africa attraverso la “Quarta Rivoluzione Industriale”/”Grande Reset” (4IR/GR) portando l’intero continente online attraverso l’iniziativa ” Digital Transformation with Africa ” (DTA) di dicembre 2022. Il rapporto del Carnegie Endowment di marzo 2024 ha osservato che non era stato fatto molto con i suoi 800 milioni di dollari promessi fino a quella data, ma se si facesse qualche progresso e non si trattasse solo di un fondo nero o di una trovata pubblicitaria, allora probabilmente porterebbe a una sorveglianza digitale a livello continentale.

I paesi africani potrebbero prendere spunto dai manuali della Russia e di alcuni altri membri dei BRICS emanando leggi sulla localizzazione dei dati, che proibiscono di inviare i dati degli utenti all’estero. Non è una soluzione miracolosa alla sorveglianza digitale, ma fornisce il miglior equilibrio possibile tra i tanto necessari investimenti digitali esteri nelle economie (in questo caso in via di sviluppo) e la sicurezza nazionale. Parallelamente, i paesi africani dovrebbero corteggiare tali investimenti dagli stati dei BRICS, con la Cina che è già un partner primario.

L’estrazione di risorse è un altro elemento della grande strategia degli Stati Uniti nei confronti dell’Africa, che sta diventando prioritaria attraverso il Corridoio di Lobito , inaugurato dagli Stati Uniti e dall’UE nel settembre 2023 per facilitare l’esportazione di minerali dell’Africa meridionale verso il mercato occidentale. Questa regione è ricca di rame, litio e altre risorse indispensabili per la 4IR/GR in cui Stati Uniti e Cina competono ferocemente per modellare i contorni della futura economia globale.

Il modo più sicuro per garantire che i paesi africani ricchi di minerali non vengano sfruttati è emulare il ” National Wealth And Resources (Permanent Sovereignty) Act ” della Tanzania del 2017, che proibiva l’esportazione di materie prime per la lavorazione. Ciò dovrebbe incoraggiare la costruzione di un’industria di lavorazione nazionale per aggiungere valore a queste esportazioni e fornire posti di lavoro alla sua popolazione in crescita. I costi globali aumenteranno se un numero sufficiente di paesi copierà questa politica, ma ciò andrebbe a vantaggio del loro stesso popolo.

Passando alle forme più nefaste della grande strategia statunitense nei confronti dell’Africa, gli osservatori non possono dimenticare le numerose campagne di guerra dell’informazione che sta conducendo in tutto il continente. Queste sono mirate a screditare i suoi rivali come la Russia, ad alimentare la discordia tra stati come tra i membri dei BRICS, Etiopia ed Egitto, ad esempio, e ad esacerbare le differenze interne preesistenti (solitamente incentrate sull’identità) al fine di destabilizzare stati fragili attraverso Hybrid La guerra come punizione per non aver ceduto alle richieste degli Stati Uniti.

Le migliori politiche di ” Pre-Bunking, Media Literacy, & Democratic Security ” sono l’unico modo per migliorare le difese degli stati e delle società presi di mira, ma ci vorrà del tempo per applicarle anche nello scenario migliore, quindi è inevitabile che queste campagne portino qualche problema. Il danno reputazionale ai paesi BRICS può essere mitigato tramite contro-operazioni, la discordia tra stati può essere gestita tramite la mediazione BRICS, mentre i conflitti interni potrebbero richiedere assistenza per la sicurezza da parte di alcuni stati BRICS.

L’ultimo punto porta direttamente alla forma successiva in cui si manifesta la grande strategia degli Stati Uniti nei confronti dell’Africa, vale a dire attraverso l’avvio di guerre per procura come quelle che stanno avvenendo nel Sahel. Mali, Burkina Faso e Niger hanno espulso le forze francesi e statunitensi negli ultimi anni, hanno formato un’alleanza prima di esplorare una confederazione e sono stati poi presi di mira da ulteriori attacchi terroristici e separatisti sostenuti dall’estero. Francia e Stati Uniti stanno lavorando a stretto contatto con l’Ucraina per punire quei tre paesi per questo.

La Russia ha assunto la guida nell’aiutare i suoi nuovi partner regionali tramite l’impiego di consiglieri militari e PMC tramite una strategia che è stata elaborata qui per coloro che desiderano saperne di più. Altri paesi BRICS possono aiutare con esportazioni di armi e supporto di intelligence se hanno le capacità e la volontà di farlo, anche se la maggior parte non lo fa e ci si aspetta invece che rimanga ai margini di queste guerre per procura. Se si intensificano, allora non si può escludere che potrebbe seguire un qualche intervento militare occidentale formale.

In ciò risiede la forma finale della grande strategia statunitense, l’azione militare diretta contro i paesi africani, che viene impiegata caso per caso e le cui motivazioni variano ampiamente dalla Somalia alla Libia. L’infame AFRICOM organizza tali attività che sono notevolmente facilitate dall’arcipelago di basi americane, comprese quelle non ufficiali, che si sono diffuse nel continente dal 2001. L’attuale attenzione sul Sahel potrebbe portare a nuove basi per droni in Costa d’Avorio da cui “colpire chirurgicamente” obiettivi nel nord.

Ancora una volta, la Russia è l’unico stato BRICS che ha le capacità e la volontà di contrastare queste minacce, cosa che potrebbe fare autorizzando i suoi partner (inclusi quelli non statali) a reagire contro quegli stati che ospitano basi statunitensi e/o prendono di mira direttamente quelle strutture. La guerra per procura NATO-Russia in Ucraina potrebbe anche essere intensificata come risposta asimmetrica per sbilanciare l’Occidente, ma l’Occidente potrebbe fare lo stesso con la Russia come vendetta per aver sventato i suoi piani in Africa, collegando così questi due nuovi fronti della Guerra Fredda.

La conclusione di questa analisi è che i BRICS hanno un ruolo chiave da svolgere nell’aiutare l’Africa a difendersi dai complotti egemonici degli Stati Uniti, ma solo la Russia lo farà in senso di sicurezza, mentre il sostegno economico della Cina rimarrà ineguagliato. Di conseguenza, questo fronte emergente della Nuova Guerra Fredda vedrà probabilmente la Cina – Russo L’Intesa si coordinerà più strettamente contro l’Occidente guidato dagli Stati Uniti, il che offrirà l’opportunità ad altri stati BRICS, come l’India, di presentarsi ai paesi africani come affidabili equilibristi .

Tutto ciò che fanno i BRICS è riunire alcune delle più grandi economie del mondo, come Cina e India, attori chiave del settore energetico come Russia ed Emirati Arabi Uniti, e alcune delle economie emergenti più promettenti del mondo, come Brasile ed Etiopia, per coordinare volontariamente i loro sforzi per riformare il sistema finanziario globale.

Ishaan Tharoor del Washington Post ha pubblicato mercoledì un articolo provocatorio su ” La crescente tensione all’interno dei BRICS “. Il succo è che i membri sono divisi tra loro sui rispettivi legami con l’Occidente, il che potrebbe presumibilmente ostacolare la cooperazione finanziaria all’interno del loro gruppo. Questa previsione si basa tuttavia su una falsa premessa, poiché i BRICS non diventeranno realisticamente un attore politico, quindi tali differenze tra i suoi membri non influenzeranno negativamente i loro rapporti di lavoro.

È stato spiegato alla fine del mese scorso come ” l’appartenenza o la mancanza di appartenenza ai BRICS non sia in realtà un grosso problema “, poiché il gruppo è solo un’associazione volontaria di paesi che non cedono alcuna sovranità a un’autorità centrale, quindi anche i non membri possono coordinare le loro politiche con i suoi membri se lo desiderano. L’unico vantaggio dell’appartenenza ai BRICS è la partecipazione diretta alle discussioni del gruppo su varie proposte volontarie, mentre altri si limitano ad osservare i loro discorsi o a sentire l’esito in un secondo momento.

Anche se Putin aveva precedentemente accennato al ruolo politico che i BRICS possono svolgere nel mezzo della transizione sistemica globale , questo può essere interpretato a posteriori come una semplice osservazione sull’impatto delle politiche coordinate dei suoi membri per accelerare i processi di multipolarità finanziaria e non come parte di un piano generale. Il motivo per cui i passaggi citati da Tharoor dovrebbero essere visti in questo modo è dovuto a ciò che Putin stesso ha detto ai principali giornalisti dei BRICS durante il suo incontro con loro in vista del vertice di Kazan.

Ha esplicitamente canalizzato il Primo Ministro indiano Narendra Modi, il cui Paese si considera ufficialmente il “ Vishwamitra ” (amico del mondo), per dire loro che “i BRICS non sono un’alleanza anti-occidentale; sono semplicemente non-occidentali”. Questo è stato subito seguito dal Ministro degli Esteri Sergey Lavrov che ha educatamente corretto il Presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev per essere stato presumibilmente dell’opinione che i BRICS aspirassero a diventare un’alternativa all’ONU. Queste dichiarazioni smentiscono l’affermazione di Tharoor sulle intenzioni del Cremlino.

Tutto ciò che fanno i BRICS è riunire alcune delle più grandi economie del mondo come Cina e India, attori chiave dell’energia come Russia ed Emirati Arabi Uniti e alcune delle economie emergenti più promettenti del mondo come Brasile ed Etiopia per coordinare volontariamente i loro sforzi per riformare il sistema finanziario globale. Le asimmetrie economiche e politiche tra di loro limitano l’estensione della cooperazione multilaterale, ma possono ancora trovare un terreno comune e i principali accordi bilaterali e minilaterali possono andare ancora oltre in questo senso.

Il fatto è che tutti i paesi BRICS hanno un interesse comune in questo nonostante le differenze tra loro, compresi i rispettivi legami con l’Occidente, motivo per cui la previsione di Tharoor su queste differenze che impediscono la cooperazione finanziaria non si avvererà. Prima tutti correggeranno le loro percezioni errate sulla funzione prevista dai BRICS nella transizione sistemica globale, prima prodotti analitici e giornalistici più accurati entreranno nel discorso globale a vantaggio di tutti.

La questione venezuelana è una questione in bianco e nero: o si sostengono gli sforzi di Lula e Biden per un cambio di regime in Venezuela, ognuno dei quali porta avanti questo progetto a modo suo ma comunque coordinato, oppure si sostiene la difesa dell’indipendenza e della sovranità del Venezuela da parte di Maduro e Putin.

Il Partito dei Lavoratori brasiliano al governo (PT, per la sua abbreviazione portoghese) si è presentato come un campione iberoamericano della multipolarità sin dalla sua nascita, così come il suo leader, il Presidente Lula, sin dall’inizio del suo primo mandato nel 2003, ma queste narrazioni sono ora messe in discussione come mai prima dopo la scorsa settimana. Brasil de Fato ha citato fonti diplomatiche per riferire che il Brasile ha posto il veto alla richiesta di partenariato BRICS del Venezuela, mentre Putin ha anche riconosciuto durante una conferenza stampa che Russia e Brasile non sono d’accordo sul Venezuela.

Questo risultato è stato reso ancora più scandaloso dall’inaspettato ” trauma cranico ” di Lula, che sarebbe stato la causa del suo mancato volo per Kazan e della visita a sorpresa del presidente venezuelano Maduro all’evento. Lula potrebbe aver inventato il suo infortunio o averlo esagerato per non mettersi ulteriormente in imbarazzo discutendo di persona contro la richiesta di partnership BRICS del suo vicino multipolare. Potrebbe anche aver sentito parlare dei piani di Maduro e quindi essersi tirato indietro per evitare un potenziale confronto lì.

In ogni caso, uno dei maggiori produttori di energia al mondo non è stato in grado di ottenere il supporto consensuale richiesto per la partnership con la principale piattaforma finanziaria multipolare al mondo, sebbene questa analisi qui del mese scorso spieghi come i non membri e i partner possano ancora coordinare le loro politiche associate con i BRICS. Comunque sia, è stato comunque un duro colpo per il prestigio del Venezuela non essere stato inaugurato come partner ufficiale, ma il PT di Lula ha danneggiato la propria reputazione in un modo molto peggiore, a quanto si dice, ponendo il veto a questo.

Tenendo a mente la suddetta intuizione su come qualsiasi paese possa coordinare volontariamente le sue politiche associate con i BRICS anche in assenza di un’appartenenza formale o di uno status di partenariato, il Brasile avrebbe potuto lasciare che il Venezuela si unisse per mantenere la farsa del PT di essere un campione multipolare. Invece, lo ha impedito maliziosamente, il che è servito solo a dare un segnale di virtù al sostegno della politica condivisa dei Democratici al governo degli Stati Uniti nei confronti di quel paese a scapito della fiducia che il Brasile ha costruito all’interno dei BRICS.

Ad agosto è stato spiegato come ” La condanna di Ortega dell’ingerenza di Lula in Venezuela smentisce una delle principali bugie dei media alternativi “, che alla fine è collegato a un elenco di oltre 50 analisi correlate da ottobre 2022 fino ad allora sull’allineamento ideologico di Lula dopo la prigionia con il suddetto partito imperialista. In breve, lui e il suo partito non sono mai stati veri campioni multipolari come si presentavano, ma sono sempre stati più simili ai “socialdemocratici” o a quella che è stata chiamata la ” sinistra compatibile ” dai tradizionali sinistrorsi.

Nel frattempo, tuttavia, gli influencer dei social media del PT e la cricca di sostenitori settari in tutto il mondo hanno aggressivamente tenuto sotto controllo la falsa narrazione che i loro “eroi” hanno promosso. Ciò ha spesso assunto la forma di “cancellare” ferocemente chiunque osasse anche solo lontanamente mettere in discussione questo dogma sfatato. Questa farsa è stata quindi mantenuta fino alla scorsa settimana, quando è diventato impossibile negare che il PT di Lula avesse tradito il leader multipolare regionale Venezuela solo per ingraziarsi quello che potrebbe presto essere il partito di governo uscente degli Stati Uniti.

Non ci dovrebbero essere dubbi sulla veridicità delle fonti diplomatiche di Brasil de Fato neanche dopo che il Ministero degli Esteri venezuelano ha rilasciato una dichiarazione ufficiale che criticava il veto di Lula. L’hanno descritta come un'”aggressione immorale” che “riproduceva l’odio, l’esclusione e l’intolleranza promossi dai centri di potere in Occidente”. Hanno poi aggiunto che “il popolo venezuelano prova indignazione e vergogna” dopo ciò che Lula ha appena fatto. Sono parole molto forti che dovrebbero essere prese molto seriamente.

I lettori dovrebbero anche sapere che mentre Lula non ha riconosciuto la rielezione di Maduro, Putin ha tuonato con orgoglio durante l’evento della scorsa settimana che “il Venezuela sta lottando per la sua indipendenza, per la sua sovranità… Crediamo che il presidente Maduro abbia vinto le elezioni, le abbia vinte in modo leale. Ha formato un governo”. Le sue parole hanno gettato il PT sulle corna di un altro dilemma narrativo suggerendo che la posizione del Brasile è contro “l’indipendenza” e la “sovranità” di un altro paese del Sud del mondo.

La questione venezuelana è quindi una questione in bianco e nero: o si sostengono gli sforzi di Lula e Biden per un cambio di regime in Venezuela, con ognuno che li porta avanti a modo suo ma comunque coordinato, o si sostiene la difesa dell’indipendenza e della sovranità del Venezuela da parte di Maduro e Putin. Non c’è via di mezzo, non importa quali bugie i principali influencer del PT potrebbero presto vomitare. I membri onesti della comunità Alt-Media riferiranno con precisione questo, mentre quelli disonesti continueranno a coprire il PT.

Molte persone in tutto il mondo hanno la stessa falsa impressione di Tokayev sui BRICS.

L’ultima intervista del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov al quotidiano russo “Arguments and Facts”, che può essere letta nella sua versione originale russa qui con l’ausilio di Google Translate per chi ne avesse bisogno, lo ha visto correggere educatamente il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev per la sua presunta osservazione sui BRICS. Il rappresentante di Tokayev ha recentemente lasciato intendere che il suo capo è dell’opinione che i BRICS aspirino a diventare un’alternativa all’ONU. Ecco cosa ha detto ai media locali secondo il rapporto TASS a riguardo:

“Il Kazakistan si asterrà dal presentare una domanda di adesione ai BRICS, tenendo conto del processo di revisione dell’adesione in più fasi, nonché di altri fattori correlati allo sviluppo futuro di questa associazione. Il Kazakistan segue con interesse lo sviluppo dei BRICS e sostiene gli appelli agli stati membri fondatori affinché lavorino per l’istituzione di un ordine mondiale giusto e democratico, libero da egemonia e superpotenze.

Il presidente ha ripetutamente promosso l’ONU come un’organizzazione universale e indispensabile, sulla cui piattaforma le parti possono e devono discutere tutte le questioni internazionali di attualità, comprese quelle relative alla creazione di un giusto ordine mondiale. L’ONU ha le sue carenze, ma non ci sono organizzazioni alternative, ecco perché ha bisogno del sostegno della comunità internazionale… [Tokayev] ritiene che sia necessario iniziare a riformare il Consiglio di sicurezza dell’ONU dopo ampie consultazioni con gli stati membri dell’ONU”.

Ecco come ha reagito Lavrov:

“Questa posizione deve essere chiarita. Il Kazakistan è membro di molte altre organizzazioni: l’OSCE, la CSI, la CSTO, la SCO e un membro attivo dell’Organizzazione degli Stati turchi, che, su iniziativa della Turchia, sta ora rafforzando i legami ed è in ascesa. L’organizzazione presta grande attenzione ai rappresentanti dei nostri alleati dell’Asia centrale e ai partner strategici.

Niente di tutto ciò impedisce al Kazakistan o ad altri paesi dell’Asia centrale di partecipare attivamente alle Nazioni Unite, che sono una struttura universale, ma che ora sta attraversando una crisi senza alcuna colpa da parte nostra.

Mi sembra che alla fine i nostri vicini del sud, alleati nella CSTO e soprattutto nell’EAEU, trarranno vantaggi diretti per sé stessi dal riavvicinamento con i BRICS. Non è necessario unirsi, ma cooperare nell’implementazione di progetti specifici, non c’è dubbio. Questo è nell’interesse di tutti noi”.

Ed ecco tre informazioni di base sul Kazakistan che aiutano a contestualizzare la decisione:

* 25 luglio 2023: “ Il corridoio di trasporto meridionale della Russia verso l’Asia centrale salvaguarda dal tradimento kazako ”

* 30 settembre 2023: “ Il perno pro-UE del Kazakistan rappresenta una sfida per l’intesa sino-russa ”

* 16 agosto 2024: “ L’ambiziosa visione di regionalizzazione del Kazakistan presenta ostacoli e opportunità per la Russia ”

Per riassumere, il Kazakistan rispetta ufficiosamente alcune sanzioni occidentali contro la Russia, il che rischia di mettere a repentaglio parte del commercio russo con altre repubbliche dell’Asia centrale e la Cina. Tuttavia, l’economia del Kazakistan dipende dalla Russia, quindi non può tagliarla fuori, ma sta anche cercando di diversificare il suo commercio con Cina, UE e Turchia tramite il ” Corridoio di mezzo “. La leadership del paese è quindi molto sensibile alle percezioni occidentali che si schierano con la Russia per paura che ciò comporti una maggiore pressione su di essa.

Questo spiega perché il rappresentante di Tokayev ha annunciato che il Kazakistan non si unirà ai BRICS a causa dell’impressione del suo capo che aspira a sostituire l’ONU, il che è in realtà una visione falsa ma che è comunque fortemente promossa dai media mainstream e persino da alcuni influencer nella comunità dei media alternativi . Diversi giorni dopo, Putin ha canalizzato il primo ministro indiano Modi durante un incontro con i principali giornalisti dei BRICS per chiarire che “i BRICS non sono un’alleanza anti-occidentale; sono semplicemente non-occidentali”.

Tokayev ha ancora intenzione di partecipare agli incontri di questa settimana in formato BRICS Plus/Outreach, quindi la sua controparte russa potrebbe sperare che ciò che lui e Lavrov hanno detto nei giorni successivi all’annuncio del suo rappresentante possa convincerlo a riconsiderare. Anche se rimane recalcitrante a causa delle pressioni occidentali, è importante ricordare ciò che Lavrov ha detto su come “non sia necessario unirsi” ai BRICS per raccogliere alcuni dei suoi benefici, in particolare per quanto riguarda qualsiasi progetto regionale che potrebbe presto svelare.

Questo punto riecheggia quello sollevato il mese scorso su come ” l’appartenenza o la mancanza di appartenenza ai BRICS non sia in realtà un grosso problema “, poiché qualsiasi paese può ancora coordinare l’accelerazione dei processi di multipolarità finanziaria con quei paesi senza essere una parte formale della loro rete. Questo è il punto centrale dei BRICS, che non sono mai stati quelli di servire come alternativa all’ONU o di assemblare un’alleanza anti-occidentale, ma semplicemente di unire i loro sforzi per riformare il sistema finanziario globale.

Sono possibili anche altre forme di cooperazione, ma tutto rimane strettamente volontario poiché i membri non accettano di cedere alcun grado della loro sovranità ai BRICS al momento dell’adesione, quindi qualsiasi altra iniziativa possa essere discussa durante il summit di questa settimana sarebbe solo facoltativa. Considerando questo, non è importante se il Kazakistan si unisca formalmente ai BRICS o meno poiché manterrebbe la sua sovranità in entrambi i casi, ma si spera che coopererà comunque volontariamente con i BRICS, indipendentemente da ciò che deciderà di fare

L’India e la Cina hanno tenuto diversi cicli di colloqui sul loro confine conteso dal 2020, ma non c’è stata alcuna svolta fino a quando i legami indo-statunitensi sono diventati caratterizzati dalla sfiducia a seguito dello scandalo dell’estate 2023 e di tutto ciò che ne è seguito, soprattutto negli ultimi mesi.

L’India ha annunciato all’inizio di questa settimana che essa e la Cina hanno concordato di pattugliare la loro zona di confine contesa come avveniva prima dei letali scontri nella valle del fiume Galwan del giugno 2020. Ciò è stato possibile grazie al fatto che la Cina ha finalmente soddisfatto la richiesta di lunga data dell’India, che a sua volta ha spianato la strada ai loro leader per tenere un incontro bilaterale a margine del vertice BRICS di questa settimana a Kazan. Ciò di cui molti non si rendono conto, tuttavia, è che gli Stati Uniti sono stati inavvertitamente responsabili della facilitazione dell’accordo.

Questa analisi qui di inizio maggio spiega come lo scandalo dell’estate 2023 su un presunto tentativo di assassinio indiano contro un terrorista-separatista designato da Delhi con doppia cittadinanza americana sul suolo degli Stati Uniti abbia rappresentato un punto di svolta nei loro legami. Gli Stati Uniti hanno poi continuato con il loro gioco del poliziotto buono, poliziotto cattivo contro l’India, prima di spingere il Canada a escalare la sua relativa disputa con l’India all’inizio di questo mese. Anche prima degli ultimi sviluppi, tuttavia, i legami tra India e Stati Uniti si erano già notevolmente inaspriti sulla questione.

L’India e la Cina hanno tenuto diversi cicli di colloqui sul loro confine conteso dal 2020, ma non c’è stata alcuna svolta fino a quando i legami indo-statunitensi sono diventati caratterizzati dalla sfiducia a seguito dello scandalo dell’estate 2023 e di tutto ciò che ne è seguito. La Cina si è resa conto che il precedente livello di fiducia tra i due non tornerà mai più, il che ha placato le sue preoccupazioni sul fatto che l’India stia giocando un ruolo di primo piano nella politica di contenimento degli Stati Uniti. Questo cambiamento di percezione ha portato la Cina a riconsiderare la sua politica informale nei confronti della disputa sui confini.

La Cina era stata riluttante a tornare allo status quo ante bellum, in quanto considerato una concessione unilaterale che avrebbe potuto dare un segnale di debolezza e peggiorare la sua posizione nel Mar Cinese Meridionale. La drastica flessione dei legami indo-statunitensi, tuttavia, ha portato a percepire quanto sopra come un mezzo pragmatico per gestire le suddette preoccupazioni circa il contenimento della Cina da parte dell’India in coordinamento con gli Stati Uniti. Il miglioramento dei legami sino-indiani potrebbe quindi porre dei limiti al futuro miglioramento di quelli indo-americani.

Soddisfare finalmente la richiesta dell’India di risolvere le tensioni post-Galwan e di conseguenza rimettere in carreggiata la loro partnership in mezzo alla drammatica flessione dei legami indo-americani potrebbe precludere la possibilità che l’India partecipi allo schema di contenimento degli Stati Uniti. Nessun miglioramento dei legami indo-statunitensi avverrebbe a scapito di quelli sino-statunitensi, se ciò accadrà dopo che questo delicato problema sarà stato finalmente ricucito e l’India non avrà più la stessa percezione di minaccia nei confronti della Cina.

La Cina e l’India hanno una naturale complementarietà economica e se i due maggiori Paesi del mondo trovassero il modo di liberare tutto il loro potenziale reciproco risolvendo le loro delicate questioni territoriali e ripristinando di conseguenza la fiducia reciproca, gli affari globali comincerebbero a ruotare intorno a loro. Per questo motivo gli Stati Uniti hanno cercato di dividerli e dominarli attraverso la guerra dell’informazione e la loro politica di “triangolazione” kissingeriana, che però è fallita dopo aver esagerato con le pressioni sull’India per lo scandalo di Estate 2023.

A proposito di ciò, gli Stati Uniti non hanno mai rispettato l’India come partner paritario e hanno invece cercato di sottometterla come un vassallo, chiedendo all’India di conformarsi alle sanzioni unilaterali dell’Occidente contro la Russia, cosa inaccettabile sia per motivi economici che di principio. Gli Stati Uniti temevano anche l’ascesa astronomica dell’India come Grande Potenza dall’inizio dell’operazione speciale , alimentata in larga misura dall’energia russa scontata, poiché questa ha accelerato i processi multipolari a scapito della sua egemonia unipolare.

Questo spiega perché il Bangladesh abbia sfruttato lo scandalo dell’estate 2023 per peggiorare i loro legami, si sia intromesso nelle precedenti elezioni generali di quest’anno e abbia persino contribuito a rovesciare il governo del Bangladesh qualche mese fa per fare pressione sull’India e indurla ad assecondare le sue richieste, per poi punirla quando ciò non è avvenuto. I legami militari e commerciali rimangono stabili per ora, ma non si può dare per scontato, dal punto di vista dell’India, che questo rimanga tale, dato che i loro legami politici continuano a deteriorarsi a causa dello scandalo dell’estate 2023.

Possono gestire tranquillamente la loro competizione in Bangladesh e cercare di trovare un modus vivendi lì, mentre l’ingerenza degli Stati Uniti non è stata diretta né abbastanza intensa come in altre elezioni da peggiorare seriamente i loro legami, ed è per questo che lo scandalo dell’estate 2023 rimane la più problematica delle loro dispute. Invece di lasciare che si plachi, gli Stati Uniti continuano a inasprirlo a intervalli periodici, sia da soli che attraverso il loro proxy canadese. Questo ha informato l’India che gli Stati Uniti hanno intenzioni malevole e non ci si potrà mai più fidare del tutto.

Di conseguenza, l’India si è rallegrata del fatto che la Cina abbia finalmente deciso di soddisfare la sua richiesta di lunga data di risolvere le tensioni post-Galwan e di rimettere in carreggiata i legami bilaterali, dimostrando agli Stati Uniti che l’India non diventerà mai un suo vassallo. Inoltre, l’India ha anche dimostrato di essere abbastanza influente da accelerare ulteriormente i processi multipolari a scapito dell’egemonia unipolare degli Stati Uniti, come vendetta per essere stata maltrattata, anche se il suo partner ribelle potrebbe ancora non cambiare strada.

Anche nella remota possibilità che lo faccia, la fiducia reciproca che caratterizzava i loro legami prima dello scandalo dell’estate 2023 non tornerà mai più, escludendo così la possibilità che l’India contenga la Cina in coordinamento con gli Stati Uniti in futuro. Ciò è particolarmente vero dopo che la Cina ha appena rimosso il principale fattore di irritazione nelle loro relazioni negli ultimi quattro anni, responsabile della dimensione militare dei legami indo-statunitensi che ha spinto la Repubblica Popolare a ipotizzare che l’India stesse cercando di contenerla insieme agli Stati Uniti.

A posteriori, e a condizione che l’incipiente riavvicinamento sino-indiano continui, la campagna di pressione degli Stati Uniti contro l’India potrebbe essere vista come una svolta per il modo in cui è pronta a rimodellare le dinamiche strategiche della transizione sistemica globale. Il significativo miglioramento delle relazioni sino-indiane potrebbe portarle a liberare il loro pieno potenziale reciproco, che, in caso di successo, rivoluzionerebbe le relazioni internazionali e porrebbe fine ancora più rapidamente all’egemonia unipolare degli Stati Uniti.

Gli ucraini e il loro Stato hanno sputato in faccia ai polacchi per troppo tempo, motivo per cui la maggior parte di questi ultimi ora vuole gettare coloro che li hanno succhiati nel tritacarne russo per vendicarsi.

L’ agenzia di stampa statale polacca ha recentemente riferito della pubblicazione dell’ultimo sondaggio condotto dall’agenzia di stampa pubblica Centro per la ricerca sull’opinione pubblica sugli atteggiamenti dei polacchi nei confronti dei rifugiati ucraini e del loro rappresentante guerra . I risultati potrebbero sorprendere gli osservatori occasionali che finora hanno dato per scontato che questa popolazione sia ancora entusiasta di entrambe le cose a causa della loro presunta innata e irrecuperabile russofobia . Prima di immergersi nei dettagli, il lettore dovrebbe rivedere queste tre analisi precedenti su questo argomento:

* 21 febbraio: “ Un sondaggio di un importante think tank dell’UE ha dimostrato che le opinioni polacche nei confronti dell’Ucraina stanno cambiando notevolmente ”

* 27 marzo: “ Cosa dicono gli ultimi sondaggi sugli atteggiamenti dei polacchi verso l’Ucraina e le proteste degli agricoltori? ”

* 8 luglio: “ Interpretazione dell’ultimo sondaggio di un importante think tank dell’UE sugli atteggiamenti polacchi nei confronti dell’Ucraina ”

Dopo aver condiviso il contesto statistico in evoluzione per coloro che sono interessati, è ora il momento di evidenziare cosa ha mostrato l’ultimo sondaggio. Solo poco più della metà dei polacchi (53%) sostiene l’accettazione di più rifugiati ucraini, mentre due terzi (67%) vogliono deportare i maschi ucraini in età di leva (25-60 anni). Meno della metà (46%) sostiene che l’Ucraina continui a combattere la Russia, un po’ meno (39%) vuole che rinunci al territorio in cambio della pace e un po’ di più (44%) crede che ciò accadrà comunque.

Il contesto militare-strategico in cui sono stati ottenuti questi risultati è che la Polonia ha confermato a fine agosto, diverse settimane prima che il sondaggio fosse condotto tra il 12 e il 22 settembre, di aver già raggiunto il massimo del suo supporto militare all’Ucraina. Anche i media mainstream come la CNN hanno iniziato a condividere scorci di quanto tutto fosse diventato negativo per l’Ucraina. La disputa sul genocidio della Volinia , che fa infuriare profondamente la maggior parte dei polacchi, è tornata alla ribalta delle relazioni bilaterali all’inizio di settembre.

Questa confluenza di fattori ha contribuito a catalizzare le tendenze preesistenti scoperte dai sondaggi citati in precedenza e ha portato alla sorprendente situazione in cui due terzi dei polacchi vogliono deportare i maschi ucraini in età di leva, anche se meno della metà sostiene che l’Ucraina continui a combattere la Russia. In altre parole, vogliono mandarli a morte per una causa che loro stessi non sostengono più, il che allude a un sentimento di vendetta nei loro confronti di cui solo ora si sta discutendo tra alti funzionari.

Il ministro della Difesa Wladyslaw Kosiniak-Kamysz ha detto a un intervistatore la scorsa settimana che “Il fatto è che la nostra società è molto scioccata nel vedere giovani ucraini alla guida delle migliori auto, che trascorrono i weekend in hotel a cinque stelle. E questo è ingiusto nei confronti dei polacchi, che contribuiscono all’assistenza sanitaria, ai sussidi, all’istruzione, per non parlare delle forniture di armi e di altre forme di assistenza”. Lui stesso ha anche espresso risentimento nei confronti dei suoi pari ucraini a livello statale, accusandoli di dare per scontato l’aiuto polacco.

Nelle sue parole, “Abbiamo dato all’Ucraina equipaggiamento militare per un valore di oltre 15 miliardi di złoty e siamo stati i primi a farlo quando gli altri si chiedevano se potevano inviare qualcosa. Se noi, come Polonia, non avessimo dato loro tutti quei carri armati, aerei e altre armi, non ci sarebbe nessuno ad aiutarli oggi. E ho la sensazione che la parte ucraina non se lo ricordi, non sia consapevole che se non fosse stato per questo aiuto polacco, non avrebbero raggiunto la fase in cui sono oggi. Questo non è giusto”.

Ne consegue quindi che un numero crescente di polacchi si è stufato dei rifugiati ucraini e della guerra per procura dopo aver avuto la sensazione che il loro paese fosse stato sfruttato. I polacchi sono un popolo generoso, ma hanno anche abbastanza amor proprio da non tollerare l’ingratitudine di coloro che aiutano. Gli ucraini e il loro stato hanno sputato in faccia ai polacchi per troppo tempo, motivo per cui la maggior parte di questi ultimi ora vuole gettare coloro che hanno succhiato loro sangue nel tritacarne russo per vendetta.

Ho lavorato duramente per guadagnarmi la fiducia degli indiani dopo averla persa, mentre Karolina ha appena tradito la fiducia che si era guadagnata da oltre 1,2 milioni di loro con ciò che ha appena fatto.

La YouTuber polacca super popolare Karolina Goswami, il cui canale “India In Details” ha oltre 1,2 milioni di iscritti, ha svelato una stravagante teoria della cospirazione russo-Khalistan per avvelenare la corsa al vertice BRICS di questa settimana. Dal minuto 5:40 al 7:05 di questo video qui , lei insinua che il Cremlino ha doppi standard su questo problema perché RT a volte mi mette in una piattaforma nonostante io abbia scritto in precedenza in modo positivo sul Khalistan per Geopolitica, che è un think tank collegato al filosofo russo Alexander Dugin.

Karolina poi mi diffama come “un’importante risorsa ‘pro-Russia’ per i russi” prima di suggerire che i media indiani stanno ignorando ciò che ho scritto anni fa per quel sito su questo problema perché ora dico “cose ‘dolci’ e ‘meravigliose’ sull’India”. Termina i suoi attacchi alla mia reputazione chiedendo che la Russia “prenda le misure appropriate contro questi articoli spazzatura e verifichi la fonte dei finanziamenti di quest’uomo e le sue vere intenzioni”. Suggerisce anche che le autorità indiane chiedano alla Russia di rimuovere quei vecchi articoli.

Vorrei affrontare tutto punto per punto. Per cominciare, devo ammettere che sono stato molto critico nei confronti dell’India dal 2015 al 2021 perché avevo l’impressione che si stesse orientando verso gli Stati Uniti a spese della Russia e che stesse anche rischiando una guerra catastrofica con la Cina che avrebbe consentito all’America di dividere e governare più facilmente l’Asia. Questo paradigma ha plasmato le mie analisi di quel paese durante quel periodo, ma le mie opinioni si sono evolute man mano che l’India ricalibrava il suo atto di bilanciamento geopolitico (politica di ” multi-allineamento “), che ho spiegato ampiamente qui:

* 16 dicembre 2021: “ Il Neo-NAM: dalla visione alla realtà ”

* 1 febbraio 2022: “ I colpi di scena dei legami russo-indiani negli ultimi anni ”

* 6 giugno 2022: “ L’India è una forza di bilanciamento insostituibile nella transizione sistemica globale ”

* 20 giugno 2022: “ Verso la doppia tripolare: una grande strategia indiana per l’era della complessità ”

* 18 marzo 2024: “ La tripla-multipolarità dovrebbe diventare la prossima ‘grande idea’ nelle relazioni russo-indiane ”

Tutte e cinque le analisi sono per il Russian International Affairs Council (RIAC), uno dei think tank più prestigiosi della Russia, tanto che il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov è presidente del consiglio di amministrazione . Sono anche arrivate dopo la mia serie Khalistan di diversi anni prima. A questo proposito, in linea con il paradigma obsoleto che ho utilizzato durante quel periodo quando ho analizzato l’India, mi sono allineato con ciò che può essere descritto come visioni di estrema sinistra nei confronti di quel paese.

Da giovane ero un uomo di sinistra, ma mi sono evoluto fino a diventare il conservatore-nazionalista che sono orgogliosamente oggi, eppure sono rimaste alcune tendenze persistenti che hanno continuato a manifestarsi nel mio lavoro, in particolare per quanto riguarda i conflitti interni all’India. Di conseguenza ho abbracciato la causa Khalistani, ma me ne sono allontanato nel 2021, quando ho capito che c’era molto di più di quanto pensassi. Allo stesso modo, ho fatto lo stesso per quanto riguarda il Kashmir , e oggigiorno le mie opinioni su entrambi sono cambiate.

Mentre prima ero a favore dell’indipendenza del Kashmir e del Khalistani, ora sono un fermo sostenitore della preservazione dell’integrità territoriale dell’India, il che è in linea con il mio nuovo paradigma di analisi. Non mi scuserò mai per la mia precedente difesa, poiché ero sincero con le mie intenzioni, ma come tutti gli analisti onesti, ho tenuto conto di ciò con analisi di follow-up che riflettevano la mia nuova comprensione di queste questioni. Poiché il Khalistan è al centro della stravagante cospirazione di Karolina, ecco la mia biblioteca aggiornata di lavori su questo argomento:

* 19 settembre 2023: ” La disputa tra India e Canada è molto più di un presunto assassinio ”

* 22 settembre 2023: “ I leader occidentali farebbero bene a non farsi trascinare nella disputa indo-canadese ”

* 23 settembre 2023: “ Interpretazione delle osservazioni di Blinken sulla controversia indo-canadese ”

* 24 settembre 2023: “ Il doppio gioco degli Stati Uniti nella disputa indo-canadese rischia di rovinare i legami con Delhi ”

* 26 settembre 2023: “ Korybko a Pankaj Mishra: l’Occidente ha un’arroganza neo-imperiale, non un cosiddetto ‘problema indiano’ ”

* 1 ottobre 2023: ” Il principale diplomatico indiano ha condiviso alcune oscure verità sul Canada ”

* 11 ottobre 2023: “ Trudeau non è riuscito finora a internazionalizzare la controversia indo-canadese ”

* 23 ottobre 2023: “ L’asse anglo-americano ha dato all’India un corso accelerato sull’ipocrita “ordine basato sulle regole” ”

* 26 ottobre 2023: “ L’impostazione disonesta della controversia indo-canadese da parte della Nuova Zelanda mette in discussione Delhi ”

* 23 novembre 2023: “ La luna di miele dell’India con l’Occidente potrebbe finalmente essere finita ”

* 30 novembre 2023: “ Korybko a Mihir Sharma: l’anglosfera, non l’India, è da biasimare per i difficili legami bilaterali ”

* 7 dicembre 2023: ” Reuters non capisce davvero perché l’India si oppone al separatismo sikh ”

* 17 dicembre 2023: “ Il ‘Samosa Caucus’ non dovrebbe dire all’India cosa fare durante la sua disputa con gli Stati Uniti ”

* 19 dicembre 2023: “ Una commissione statunitense ha disonestamente dato una svolta religiosa alla spirale di controversie indo-americane ”

* 8 aprile 2024: “ Gli esperti americani non ammetteranno che il loro paese è responsabile dei fragili legami indo-americani ”

* 2 maggio 2024: ” L’articolo del WaPo sull’assassinio indiano è un colpo di avvertimento da parte delle agenzie di intelligence americane ”

* 13 agosto 2024: “ Le cinque principali sfide ai legami indo-americani ”

* 23 settembre 2024: “ Gli Stati Uniti stanno giocando a un gioco di poliziotto buono e poliziotto cattivo contro l’India ”

* 19 ottobre 2024: “ La rottura di fatto dei legami indo-canadesi ha le impronte digitali degli Stati Uniti dappertutto ”

Come si può vedere da queste quasi due dozzine di analisi, molte delle quali menzionano questo argomento e linkano ad alcuni di quegli articoli nonostante non vi siano dedicate, ho fatto del mio meglio per mettere le cose in chiaro e correggere le percezioni di coloro che potrebbero essere stati influenzati dal mio lavoro obsoleto. È quindi molto disonesto da parte di Karolina descrivermi nel weekend come “un elemento ‘pro-Khalistani'” quando è molto chiaro che non sostengo più quella causa e mi sono dedicato a combatterla.

Passando ad affrontare gli altri suoi attacchi dopo aver sfatato quello, RT non mi ha mai ospitato per discutere di questo problema e i loro inviti a unirmi ai loro programmi non sono approvazioni di ogni singola cosa che abbia mai scritto o detto, né è il caso di qualsiasi canale che invita qualcuno. Karolina è ancora una volta disonesta quando suggerisce che le mie rare apparizioni nei loro programmi equivalgono a un’approvazione del mio lavoro obsoleto che da allora ho rinnegato.

Quanto al motivo per cui Geopolitica l’ha pubblicato, è un think tank indipendente che a volte cerca di generare discussioni su questioni delicate, e non c’è mai stata alcuna indicazione che sostengano le mie opinioni. Il rapporto di Dugin con loro non significa nemmeno che abbia letto quegli articoli, né che sia d’accordo con loro, anche se lo ha fatto. Karolina ha poi fatto riferimento a false affermazioni sul fatto che lui fosse il “filosofo di Putin” per insinuare che i miei articoli per il suo sito in qualche modo influenzano indirettamente Putin tramite Dugin. È super bizzarro.

È anche altrettanto assurdo che lei pretenda che le autorità russe “controllino la fonte del [mio] finanziamento”, il che suggerisce che io stia violando la rigida legislazione del paese sugli agenti stranieri. Ciò è assolutamente falso ed è reso ancora più ridicolo dal fatto che io, un orgoglioso americano-polacco con doppia cittadinanza polacca, vivo ancora a Mosca senza alcun problema legale nonostante la campagna di controspionaggio nazionale in corso da due anni e mezzo che coincide con l’operazione speciale.

Se ci fosse stata anche la più remota possibilità che potessi violare la legge, sarei già stato arrestato o addirittura deportato, soprattutto perché ho la doppia cittadinanza di due “paesi ostili” ufficialmente designati che la Russia ritiene stiano conducendo una guerra per procura contro di essa. Ciò ovviamente non è accaduto, ed è proprio perché non c’è verità in ciò che ha insinuato, che si aspettava maliziosamente che avrebbe manipolato i servizi di sicurezza per causarmi problemi legali. È estremamente immorale da parte sua.

Karolina critica anche la Russia in alcuni dei suoi video come questi qui , qui , qui , qui e qui e cerca di mettere gli indiani contro di essa, inoltre è anche cittadina di un “paese ostile” ufficialmente designato (Polonia), quindi le sue richieste alle autorità russe cadranno inevitabilmente nel vuoto. Non solo, ma potrebbero anche chiedere ai loro partner strategici di decenni in India “di verificare la fonte dei [suoi] finanziamenti e le [sue] vere intenzioni” dopo la sua provocazione di infowar proprio prima del vertice dei BRICS.

Dal punto di vista speculativo delle agenzie di sicurezza russe, non si può escludere che i “soliti noti” possano essere dietro al suo riesumare il mio lavoro obsoleto e travisarlo come rappresentante delle opinioni del Cremlino su questa delicata questione in questo particolare momento, in modo da rovinare lo spirito del vertice BRICS di questa settimana. Non è un segreto che l’Occidente stia facendo pressione sull’India affinché prenda le distanze dalla Russia e stia cercando di manipolare la percezione che gli indiani hanno di essa, ecco perché la Russia potrebbe chiedere all’India di esaminare i suoi collegamenti.

Dopo aver spiegato perché non sto violando la rigida legislazione russa sugli agenti stranieri come lei ha suggerito, il che è un insulto alla professionalità dei servizi di sicurezza del paese data la loro continua campagna di controspionaggio a livello nazionale, ora smentirò la sua diffamazione secondo cui sono “una risorsa ‘pro-Russia’”. Per essere chiari, mi considero orgogliosamente un membro amico della Russia della comunità Alt-Media , ma non sono una “risorsa” dello stato come lei lascia intendere, ed è pericoloso per lei, in quanto polacca super popolare, insinuare che lo sia.

Sono fieramente indipendente e critico in modo costruttivo la Russia ogni volta che ritengo che sia giustificato, anche per quanto riguarda l’operazione speciale, poiché sostengo fermamente la grande strategia multipolare del paese. I miei lavori associati mirano a informare chiunque abbia influenza qui e possa leggerli sui modi in cui possono migliorare l’implementazione delle politiche a questo scopo. Pertanto, a volte sono molto schietto e di conseguenza mi esprimo in modi che nessun “bene ‘pro-Russia’” farebbe mai, come chiunque può vedere di seguito:

* 30 marzo 2019: “ È tempo di parlare degli S-300, degli ‘status symbol’ e del ‘complesso del salvatore’ ”

* 24 settembre 2019: “ La strategia della Russia in Medio Oriente: ‘equilibrio’ o ‘tradimento’? ”

* 24 agosto 2020: “ Critiche costruttive alla strategia russa, e in particolare verso la Bielorussia ”

* 14 luglio 2022: “ Korybko ai media azeri: tutte le parti del conflitto ucraino si sono sottovalutate a vicenda ”

* 10 settembre 2022: “ Critiche costruttive legate al ritiro tattico della Russia da Kharkov ”

* 10 novembre 2022: “ La fine della guerra del Nagorno-Karabakh: retrospettiva, chiarimento e previsione ”

* 13 novembre 2022: “ Riflessioni analitiche: imparare dal fiasco del Nagorno-Karabakh ”

* 11 settembre 2022: “ Interpretazione delle carenze dell’intelligence russa prima della controffensiva di Kharkov ”

* 17 settembre 2022: “ 10 conclusioni politicamente difficili dagli ultimi scontri tra Kirghizistan e Tagikistan ”

* 12 novembre 2022: “ 20 critiche costruttive all’operazione speciale della Russia ”

* 27 luglio 2023: “ Alt-Media sotto shock dopo che la BRICS Bank ha confermato di rispettare le sanzioni occidentali ”

* 29 agosto 2023: “ Critica costruttiva del modo goffo in cui il Cremlino ha coreografato la decisione di Putin sul G20 ”

* 13 aprile 2024: “ Analisi delle prove d’archivio recentemente declassificate del Cremlino sul massacro di Katyn ”

* 23 maggio 2024: “ Il tweet di Medvedev sui prossimi ‘colloqui di pace’ svizzeri rischia di offendere i partner russi più stretti ”

* 8 giugno 2024: “ Non prendete sul serio gli esperti russi: la Russia non si sta preparando a bombardare la Polonia ”

* 16 giugno 2024: “ Il sistema di sicurezza eurasiatico proposto dalla Russia deve rispettare gli interessi nazionali dell’India ”

* 1 agosto 2024: “ Il tweet aggressivo di Medvedev dopo l’assassinio di Haniyeh non riflette la politica russa ”

* 8 agosto 2024: “ Cinque lezioni che la Russia deve imparare dall’attacco furtivo dell’Ucraina contro la regione di Kursk ”

* 7 settembre 2024: “ I problemi di pagamento di Russia e Cina provocati dagli Stati Uniti hanno colto di sorpresa la maggior parte degli entusiasti dei BRICS ”

* 29 settembre 2024: “ Cinque lezioni che la Russia può imparare dall’ultima guerra israelo-libanese ”

* 19 ottobre 2024: “ Perché continuano a proliferare false percezioni sulla politica russa nei confronti di Israele? ”

Ho anche chiamato educatamente Medvedev su X qui e qui per aver usato l’insulto “polacco” due volte in uno dei suoi post all’inizio di quest’anno per riferirsi a noi polacchi, cosa che ho fatto in difesa di principio del mio gruppo etnico a causa dell’orgoglio che ho nell’essere polacco, ma che sarebbe inaccettabile per qualsiasi “risorsa ‘filo-russa’”. Ho spiegato all’inizio di maggio 2022 che ” Ciò che viene disonestamente diffamato come ‘propaganda russa’ è solo la visione del mondo multipolare “, che è ciò che sostengo: una visione del mondo multipolare e non “propaganda russa”.

Diffamandomi come una “risorsa ‘pro-Russia’” ai suoi oltre 1,2 milioni di abbonati, Karolina sta dando falsa credibilità alla teoria della cospirazione che altri hanno precedentemente spinto su di me, che potrebbe manipolare i servizi di sicurezza polacchi per causarmi problemi legali. Sta quindi giocando un doppio gioco insinuando che sto violando le severe leggi russe sugli agenti stranieri per causarmi problemi legali in Russia, ma poi diffamandomi come una “risorsa pro-Russia” per causarmi problemi in Polonia.

Ho già fatto causa a una giornalista polacca con una portata sui social media molto più piccola di Karolina per avermi diffamato come “agente dell’FSB” a gennaio e quindi esplorerò se posso fare causa anche a lei, anche se non è più sotto la giurisdizione della nostra patria comune. Il mio sogno è di portare un giorno mio figlio piccolo (a cui ho dato un nome tradizionale polacco) in Polonia quando sarà cresciuto per mostrargli la nostra gloriosa eredità. Ora sono preoccupato, tuttavia, che la diffamazione di Karolina potrebbe causarmi qualche problema lì se lo facessi.

Amo la Polonia, anche se critico in modo costruttivo le sue politiche, proprio come faccio con la Russia, ma so anche che il nostro governo è nel mezzo di un’isteria anti-russa, motivo per cui sono preoccupato che la diffamazione di questa YouTuber super popolare possa essere sfruttata come pretesto per rovinarmi la vita se dovessi tornare in Polonia. Ciò che ha fatto Karolina è quindi estremamente immorale, molto pericoloso e persino decisamente spregevole quando si tratta di lei che cerca di manipolare i servizi di sicurezza russi contro di me, il suo connazionale.

Non ho paura di vivere nella Federazione Russa come Polacco, che non è l’Impero Russo né l’Unione Sovietica e quindi non ha mai implementato alcuna politica statale mirata contro il nostro gruppo etnico, ma lei, in quanto Polacca nata e cresciuta, è ben consapevole di ciò che i suoi stati predecessori ci hanno fatto nel corso dei secoli. Per lei cercare di manipolare i servizi di sicurezza russi contro di me con il falso pretesto implicito che sto violando la sua rigida legge sugli agenti stranieri è qualcosa che nessun Polacco veramente patriottico farebbe mai da solo.

Ciò che si aspetta è qualcosa di peggio dei guai legali dovuti ai precedenti storici a cui ho accennato, nessuno dei quali accadrà per le ragioni che ho già spiegato, e questo rende le sue intenzioni l’incarnazione del male. Lo stesso vale per ciò che ha detto esplicitamente sul fatto che io sia “una risorsa ‘pro-Russia’”, poiché potrei non essere più in grado di vivere il mio sogno di portare il mio bambino dal nome tradizionale polacco in Polonia per mostrargli la nostra gloriosa eredità quando crescerà se le autorità crederanno alla sua bugia.

Karolina voleva maliziosamente rovinarmi la vita qui in Russia e in Polonia, per non parlare degli Stati Uniti dove sono nato e cresciuto con orgoglio, attraverso le sue doppie ma contraddittorie diffamazioni nei miei confronti come “una risorsa ‘pro-Russia’” e anche come possibile violatrice della rigida legislazione russa sugli agenti stranieri. Ecco perché esplorerò se posso citarla in giudizio per diffamazione. Anche se non fosse possibile, mi opporrò sempre strenuamente alle sue false descrizioni di me e al modo in cui ha deliberatamente travisato il mio lavoro.

Tornando a ciò che l’ha spinta a fare tutto questo, sono personalmente convinto che volesse rovinare lo spirito del Summit BRICS di questa settimana inventando la sua stravagante teoria della cospirazione russo-khalistana, in cui mi ha ridicolmente messo al centro attraverso le sue allusioni disoneste sui miei legami con lo Stato. Ha riesumato opere obsolete di anni fa che da allora ho rinnegato attraverso le mie quasi due dozzine di serie analitiche su questo argomento nell’ultimo anno per spingere quella falsa narrazione in questo particolare momento.

Non è lei, non io, a non essere una vera amica dell’India. Come si dice, “lo zelo di un convertito è più forte di quello di un credente nato”, e la mia conversazione politica da quella che alcuni possono descrivere come una visione del mondo “anti-indiana” o almeno “critica nei confronti dell’India” a una visione indofila che ho elaborato con orgoglio in cinque analisi per il prestigioso RIAC russo (dove Lavrov è presidente del consiglio di amministrazione) lo dimostra. Al contrario, sta cercando di manipolare il governo indiano e il suo popolo contro di me e la Russia con pretesti disonesti.

La mia evoluzione come analista è un modello da seguire per gli altri. Ognuno dei miei pari dovrebbe rendere conto pubblicamente ogni volta che i propri lavori risultano inaccurati, come è stato il mio caso con il mio su Khalistan e sulla grande strategia indiana in senso più ampio. Abbiamo l’obbligo professionale di mettere le cose in chiaro correggendo le percezioni di coloro che potrebbero essere stati influenzati da ciò che abbiamo scritto in precedenza. Tuttavia, la maggior parte lo fa raramente, poiché l’ego e i secondi fini, siano essi ideologici e/o finanziari, si mettono in mezzo.

A differenza della maggior parte dei miei coetanei, non mi vergogno di correggermi quando sbaglio, come è successo con il Khalistan o quando la mia visione del mondo cambia, come è successo con l’India, ergo perché scrivo con approvazione di quel paese ogni settimana e lo faccio da fine 2021, quando ho avuto la mia epifania. Ho lavorato duramente per guadagnarmi la fiducia degli indiani dopo averla persa, mentre Karolina ha appena tradito la fiducia che si era guadagnata da oltre 1,2 milioni di loro con quello che ha appena fatto. Spero che la chiameranno per questo, proprio come hanno chiamato me nel corso degli anni

Come ha affermato Putin riferendosi a Modi, “I BRICS non sono un’alleanza anti-occidentale; sono semplicemente non-occidentali”, il che è importante che gli osservatori lo ricordino poiché viene spesso erroneamente descritta come anti-occidentale.

L’incontro di venerdì tra Putin e i principali giornalisti dei BRICS ha toccato un’ampia gamma di argomenti, tra cui le relazioni della Russia con Israele che sono state analizzate qui , ma il presente articolo si concentrerà solo sulle lodi che ha riversato sull’India per smentire le false percezioni degli Alt-Media secondo cui si tratterebbe di un ” Trojan”. Cavallo ”. Nell’ordine in cui ha menzionato l’India durante il suo incontro, Putin ha iniziato descrivendola come una “potenza con una crescita positiva record” il cui “potenziale economico in espansione porterà alla loro maggiore influenza globale”.

Poco dopo ha aggiunto che “Il Primo Ministro dell’India l’ha detto meglio. Ha detto che i BRICS non sono un’alleanza anti-occidentale; sono semplicemente non-occidentali. Questa distinzione è molto importante e ha un grande significato”. Questo è stato seguito da una breve storia dei BRICS in cui Putin ha ricordato a tutti che è iniziato come RIC quando Russia, India e Cina si sono riunite a San Pietroburgo all’inizio del secolo. L’India è quindi descritta come il paese con la terza più grande parità di potere d’acquisto al mondo.

Putin ha menzionato l’India insieme a Cina, Brasile e Sudafrica più avanti durante l’incontro come i paesi con cui la Russia sta discutendo l’uso delle valute digitali. Ha anche parlato molto dell’interesse dei russi per i film indiani quando gli è stato chiesto da uno dei giornalisti di quel paese, il che lo ha portato a fare un’osservazione su quanto siano richiesti i prodotti farmaceutici indiani in Russia. Qualche tempo dopo sono state dette alcune parole sull’interesse dell’India per la rotta marittima settentrionale della Russia .

Poi ha completato il tutto verso la fine concordando con un giornalista indiano che il suo paese, la Cina, il Brasile e altri potrebbero potenzialmente contribuire a risolvere la questione ucraina. Conflitto prima di esprimere ottimismo sul futuro dei BRICS. Ciò che si può vedere dai paragrafi precedenti di elogi che Putin ha riversato sull’India è che la rispetta sinceramente e Modi. Sono considerati partner fidati e affidabili, a differenza delle speculazioni che alcuni hanno diffuso negli ultimi anni sul fatto che siano burattini americani.

In effetti, i legami indo-americani hanno subito un duro colpo il giorno prima del suo incontro con i principali giornalisti dei BRICS dopo che il Dipartimento di Giustizia ha incriminato un funzionario indiano in relazione al presunto tentativo dell’estate 2023 di assassinare un terrorista-separatista designato da Delhi con doppia cittadinanza statunitense su suolo americano. Non rientra nell’ambito di questa analisi elaborare quello scandalo, ma i lettori interessati possono saperne di più qui , che discute anche della dimensione canadese di questa questione più ampia che è molto più intensa.

Come ha detto Putin quando ha canalizzato Modi, “BRICS non è un’alleanza anti-occidentale; è semplicemente non-occidentale”, il che è importante che gli osservatori lo ricordino poiché è comunemente mal interpretato come anti-occidentale. Questa è sempre stata una fallacia, poiché i suoi quattro membri fondatori e il Sudafrica avevano tutti relazioni decenti con l’Occidente prima del 2022, dopodiché la Russia ha arrancato mentre gli altri sono rimasti abbastanza positivi. I nuovi membri Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno legami ancora migliori con essa rispetto agli altri.

Dire che gli stretti legami commerciali e militari dell’India con gli USA sono presumibilmente un tradimento dei BRICS, come hanno fatto alcuni nella comunità dei media alternativi, è quindi disonesto. I BRICS sono solo una piattaforma per accelerare i processi di multipolarità finanziaria e, come spiegato qui il mese scorso, i paesi non devono nemmeno esserne membri per coordinare le loro politiche con gli altri. Elogiando l’India come ha fatto, Putin ha contribuito a ricordare a tutti questo fatto e, si spera, lo incorporeranno nei loro futuri report sui BRICS.

La Moldavia è una società profondamente divisa, come dimostrano gli ultimi risultati del referendum, anche ignorando i sospetti credibili di frode a favore della parte vincente.

La presidente moldava Maia Sandu si è vantata di come il referendum da lei avviato per l’adesione all’UE sia stato approvato di misura nonostante la presunta “lotta ingiusta” contro la sua fazione, che ha attribuito a “gruppi criminali” sostenuti dall’estero che avrebbero presumibilmente cercato di comprare 300.000 voti. Il portavoce dell’UE Peter Strano è stato più diretto nel dichiarare che “Abbiamo notato che questo voto si è svolto sotto un’interferenza e un’intimidazione senza precedenti da parte della Russia e dei suoi delegati, che miravano a destabilizzare i processi democratici”.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha chiesto che “alcune prove (di questa presunta frode) venissero presentate al pubblico” e ha messo in dubbio i risultati dopo un drammatico cambio di rotta tardivo per la parte pro-UE che somigliava sospettosamente a quanto accaduto in alcuni stati indecisi durante le elezioni statunitensi del 2020. L’opposizione ha anche segnalato centinaia di violazioni mentre il giornalista irlandese Chay Bowes ha affermato che la Moldavia ha reso disponibili solo 10.000 schede in Russia nonostante mezzo milione di espatriati avessero diritto al voto.

Vale anche la pena di menzionare che la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha visitato la Moldavia all’inizio di questo mese, dove ha promesso al suo popolo quasi 2 miliardi di dollari di sostegno finanziario dal suo blocco nei prossimi tre anni. Inoltre, la fase preparatoria di questo referendum e delle elezioni presidenziali che si sono tenute lo stesso giorno (il primo turno è stato vinto da Sandu, quindi il ballottaggio si terrà il 3 novembre) ha visto una repressione dell’opposizione sponsorizzata dallo Stato , comprese affermazioni diffamatorie secondo cui sarebbero sostenute dalla Russia.

Tutto ciò ha reso il referendum moldavo sull’UE né libero né equo, e lo stesso vale per il primo turno delle elezioni presidenziali, ma l’Occidente ha manipolato in anticipo le percezioni circa l’ingerenza straniera in modo da addossare la colpa alla Russia, anche se loro stessi erano gli unici colpevoli di ciò. Vogliono mantenere Sandu al potere in modo che possa guidare l’adesione della Moldavia all’UE, che può poi essere spacciata per una vittoria politica nel mezzo della guerra per procura fallimentare dell’Occidente contro la Russia in Ucraina.

La realtà è che la Moldavia è una società profondamente divisa, come dimostrano gli ultimi risultati del referendum, anche se si ignorano i sospetti credibili di frode a sostegno della parte vincente. Dopo tutto, la tangente di fatto da 2 miliardi di $ di Von der Leyen ha portato solo a un margine di vittoria ufficiale esiguo, pari a circa 12.000 voti, ovvero allo 0,78%. Ciò è dovuto al fatto che molti moldavi sono scettici sui benefici connessi a un’occidentalizzazione a pieno titolo, in particolare nel dominio socio-economico.

Temono che LGBT+ venga imposto al loro paese tradizionalmente conservatore e sono preoccupati per le conseguenze dell’istituzionalizzazione del loro rapporto già sbilanciato con l’UE. Mentre la schiacciante vittoria di Sandu al primo turno potrebbe essere interpretata da alcuni come contraddittoria se vista con questo in mente, non è così netta come alcuni potrebbero pensare. Ha vinto il 42,45% dei voti rispetto al 25,98% del suo sfidante più vicino Alexandr Stoiangogo solo perché l’opposizione era divisa.

Il terzo classificato Renato Usatii ha preso il 13,79%, ma c’è la possibilità che chieda ai suoi sostenitori di votare per Stoianoglo durante il secondo turno o che lo facciano da soli a causa di alcune delle loro piattaforme sovrapposte. Anche se Stoianoglo desse del filo da torcere a Sandu, potrebbe alla fine ricorrere alla frode per vincere e respingere qualsiasi accusa in merito indicando i risultati ristretti del referendum UE. L’ipotetica vittoria di Stoianoglo nonostante la sua possibile frode potrebbe anche innescare una Rivoluzione colorata .

Nel caso in cui lei rimanga al potere come previsto, con le buone o con le cattive, allora supervisionerà la sincronizzazione dello stato moldavo con Bruxelles, che sarà poi probabilmente usata come arma per reprimere ulteriormente l’opposizione con l’obiettivo di imporre una cosiddetta “dittatura liberale”. Le linee di frattura socio-politiche della Moldavia potrebbero rompersi proprio come quelle tra essa e la Transnistria tre decenni fa, tuttavia, nel qual caso potrebbe richiedere aiuti militari alla vicina Romania, membro della NATO.

All’inizio di aprile è stato valutato che ” Il progetto di legge della Romania sull’invio di truppe per proteggere i suoi compatrioti all’estero è rivolto alla Moldavia “, che la Romania considera una regione storica che è stata amputata artificialmente dalla loro patria comune dalla Russia e poi dall’Unione Sovietica. Indipendentemente da ciò che si pensa di questa prospettiva, il punto è che lo scenario della fusione della Moldavia con la Romania è stato discusso dal 1991 e potrebbe svolgersi attraverso i mezzi precedenti.

Gli osservatori dovrebbero anche ricordare che ” la Transnistria potrebbe diventare il filo conduttore di una guerra più ampia ” se attaccata da Moldavia, Ucraina e/o Romania, indipendentemente dal fatto che la sequenza di eventi sopra menzionata si verifichi, anche se potrebbe essere un rischio che l’Occidente è disposto a correre per le sue ragioni. La pericolosa strategia di ” escalation to de-escalate ” è stata sempre più discussa per disperazione per costringere la Russia a fare concessioni nella zona delle operazioni speciali, quindi questa possibilità non può essere esclusa.

Anche se non venisse lanciata alcuna guerra di continuazione contro la Transnistria e la Moldavia mantenesse la sua indipendenza nominale, il successo previsto di Sandu al secondo turno, unito al risultato ufficiale esiguo del referendum UE, può essere spacciato per una vittoria politica contro la Russia. Tuttavia, ciò non cambierà il fatto che le dinamiche strategico-militari della guerra per procura dell’Occidente contro la Russia in Ucraina continuano a volgere a favore del nemico, il che è molto più significativo in termini di quadro generale.

Nessuno dovrebbe aspettarsi che la comunità dei media alternativi corregga le false percezioni che il “Potemkinismo” ha associato alla politica russa nei confronti di Israele nella mente del loro pubblico nel corso degli anni.

Venerdì Putin ha tenuto un incontro con i principali giornalisti dei BRICS, la cui trascrizione era già disponibile in russo qui sabato mattina, mentre quella in inglese qui non è ancora stata pubblicata integralmente al momento della stesura. Ha discusso di una vasta gamma di questioni, ma il presente articolo si concentrerà sull’importante intuizione che ha condiviso sulla politica della Russia nei confronti di Israele, che è travisata sia dalla Alt-Media Community (AMC) che dai loro rivali Mainstream Media (MSM). Ecco alcuni briefing di base:

* 25 ottobre 2023: “ Entrambe le parti dovrebbero apprezzare la neutralità di principio della Russia nei confronti della guerra tra Israele e Hamas ”

* 31 dicembre 2023: “ Chiarire il paragone di Lavrov tra l’ultima guerra tra Israele e Hamas e l’operazione speciale della Russia ”

* 26 settembre 2024: “ Lavrov ha ricordato al mondo che la Russia è impegnata a garantire la sicurezza di Israele ”

* 4 ottobre 2024: “ La Russia e l’Asse della Resistenza saranno sempre fondamentalmente in disaccordo sul futuro della Palestina ”

* 11 ottobre 2024: “ La Russia vende prodotti petroliferi lavorati a Israele e facilita le esportazioni di petrolio del Kazakistan verso Israele ”

Per riassumere, la Russia ha sempre sostenuto la soluzione a due stati e la necessità di garantire la sicurezza di Israele, ma è contraria agli atti di terrorismo contro Israele guidati dalla frustrazione palestinese per la mancanza di progressi sulla suddetta soluzione e alla punizione collettiva dei palestinesi da parte di Israele ogni volta che ciò accade. La Russia si oppone anche a tutte le richieste di distruzione di Israele e all’imposizione di sanzioni contro di esso che non siano state prima approvate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’AMC e i MSM, tuttavia, raramente informano il loro pubblico di questi fatti.

Entrambi hanno invece propagato la falsa percezione che la Russia sia segretamente alleata con l’Iran contro Israele, ognuno in anticipo rispetto alla propria agenda ideologica, con l’AMC che considera questo qualcosa di lodevole mentre i MSM lo ritengono condannabile. Putin sa che la politica del suo paese nei confronti di Israele è grossolanamente travisata dai MSM ed è per questo che ha colto l’occasione per chiarirlo quando gli è stato chiesto più volte venerdì, la prima volta in merito a una risoluzione delle ostilità in corso.

Ha iniziato ricordando a tutti l’impegno della Russia per una soluzione a due stati e la sua convinzione che la mancata attuazione sia alla base di tutti i problemi attuali. Ha poi fatto riferimento alle sue numerose conversazioni con la leadership israeliana su questo e alla sua opinione che la loro prevista soluzione incentrata sull’economia non sia praticabile poiché è convinto che anche questioni spirituali, storiche e di altro tipo debbano essere affrontate. Crede anche nel rilancio dei colloqui multilaterali e nell’espansione del numero di partecipanti.

A Putin è stato poi chiesto delle tensioni tra Israele e Iran. Ha confermato che la Russia ha un rapporto di fiducia con entrambi e che avrebbe quindi aiutato a mediare tra loro se richiesto, poiché non vuole una guerra più grande. Si è rifiutato di commentare i recenti attacchi di Israele, che potrebbero essere un riferimento al bombardamento del consolato iraniano a Damasco e all’assassinio del capo di Hezbollah Seyyed Hassan Nasrallah, ma non è stato così reticente quando si è trattato di terrorismo contro Israele. Ha detto che ne condanna ogni manifestazione.

L’ultima domanda su Israele è arrivata verso la fine del loro incontro e ha riguardato ancora una volta le sue tensioni con l’Iran. Putin ha ribadito che la Russia non interferirà nelle loro relazioni, ma ha ripetuto la sua offerta di mediare tra loro, anche sul Libano, a cui si faceva riferimento nella domanda, se richiesto. Questo è stato tutto ciò che ha detto su Israele, ma tutto ciò che ha condiviso durante l’incontro ha sfatato la falsa percezione della politica russa nei suoi confronti, promossa dall’AMC e dai MSM.

I MSM sono irredimibili perché spinti dal desiderio di screditare la Russia e quindi mentiranno deliberatamente sulle loro politiche, specialmente verso Israele, ma l’AMC dovrebbe essere diverso perché è considerato amico della Russia. Quest’ultima osservazione rende ancora più confuso il motivo per cui i top influencer raramente informano il loro pubblico dei fatti sulla sua politica verso Israele. Il motivo è che la stragrande maggioranza di loro sono attivisti pro-palestinesi e non analisti della politica estera russa.

Di conseguenza preferiscono travisare la Russia come se fosse dalla loro parte contro Israele invece di condividere la verità sul suo atto di bilanciamento, poiché quella stessa verità non li aiuterà a generare altrettanta influenza, a promuovere la loro ideologia e/o a sollecitare tante donazioni quanto alimentando le aspettative di pia illusione del loro pubblico. Questi secondi fini spiegano i loro resoconti imprecisi, che fuorviano enormemente il loro pubblico ogni volta che ciò viene fatto da influencer di alto livello che sono considerati “adiacenti allo stato”.

Questo si riferisce a coloro che sono invitati in Russia per partecipare a eventi ufficiali come il Multipolarity Forum di febbraio, il St. Petersburg International Economic Forum di estate e l’Eastern Economic Forum di autunno, et al. Gli osservatori occasionali presumono quindi che ci debba essere del vero nelle loro insinuazioni e in alcuni casi anche nelle affermazioni vere e proprie che la Russia è segretamente alleata con l’Iran contro Israele, altrimenti i loro partner russi che li hanno invitati a quegli eventi li spingerebbero gentilmente a correggere i loro resoconti inesatti.

La realtà, però, è che qualcosa che può essere descritto come ” Potemkinismo “, o la creazione calcolata di realtà artificiali per scopi strategici, sembra essere in gioco. Le interpretazioni errate della politica estera russa, specialmente nei confronti di Israele, sono tacitamente autorizzate a proliferare senza ostacoli a causa dell’aspettativa che migliorino la sua posizione di soft power agli occhi del pubblico di riferimento. Questo è un approccio rischioso, però, poiché coloro che in seguito si imbattono nella verità, che la Russia non nasconde, potrebbero sentirsi ingannati e turbati.

Altri potrebbero fidarsi così tanto dei principali influencer AMC “adiacenti allo stato” da rifiutare la verità dopo averla scoperta, come immaginare che Putin stia “giocando a scacchi 5D per far impazzire i sionisti” dopo aver appreso del suo elogio decennale di Israele o dell’incontro di venerdì, aggrappandosi così alle bugie che sono state raccontate loro. Indipendentemente dal risultato, qualsiasi politica di soft power basata su inganni e falsità come quella “Potemkinista” sui legami russo-israeliani alla fine si rivela controproducente, eppure lo spettacolo continua.

Questo perché coloro che all’interno del paese invitano questi importanti influencer dell’AMC agli eventi ufficiali credono sinceramente che questo approccio aiuti la Russia, ergo perché non li spingono gentilmente a correggere i loro resoconti inaccurati sulla sua politica estera. Non ci sono inoltre cicli di feedback praticabili per valutare quanto ciò sia controproducente, né figure interessate esterne a questa rete di soft power possono intervenire per risolvere il problema a causa della natura strettamente segmentata del sistema “a compartimenti stagni” della Russia.

Il risultato finale è che i principali influencer dell’AMC come quello che ha affermato che ” due agenzie di intelligence di due diverse nazioni asiatiche ” hanno corroborato la sua storia sull’abbattimento da parte della Russia di un F-35 israeliano con armamento nucleare in Giordania lo scorso aprile non hanno mai chiarito le cose, ma rimangono comunque “adiacenti allo stato”. Come è stato scritto in precedenza, l’impressione che hanno gli osservatori occasionali è che ci debba essere del vero, altrimenti sarebbero già state prese delle misure correttive, confondendo ulteriormente le percezioni della politica russa.

La confusione che ne consegue è aggravata tra coloro che sono a conoscenza dell’articolo 282 del Codice penale russo che proibisce “l’incitamento all’odio o all’inimicizia, nonché l’umiliazione della dignità umana”. Chiunque lo faccia “sulla base di sesso, razza, nazionalità, lingua, origine, atteggiamento verso la religione, nonché affiliazione a qualsiasi gruppo sociale” è passibile di azione penale, eppure il principale influencer dell’AMC sopra menzionato fa regolarmente riferimento al ” Talmudo”. psicopatici ” sul loro canale Telegram mentre altri usano un linguaggio ancora più duro su X.

Ciò avviene impunemente, nonostante alcuni di loro si trovino all’interno della Russia mentre pubblicano quei messaggi, sebbene un cittadino russo medio o un ospite straniero non sarebbe mai in grado di esprimersi in quel modo senza temere di essere multato o incarcerato. Allo stesso modo, la Guardia Nazionale sta ora lavorando con la Federazione delle comunità ebraiche in Russia per combattere l’antisemitismo (che Putin ha condannato durante un evento sull’Olocausto a Gerusalemme nel gennaio 2020), ma questi importanti influencer dell’AMC non hanno nulla di cui preoccuparsi.

Sono protetti dai loro partner russi che li invitano a partecipare a eventi ufficiali e sono quindi intoccabili, non importa cosa possano dire o fare, perché i fini “Potemkinisti” di promuovere il soft power in questo modo sono considerati giustificare i mezzi legalmente discutibili che vengono impiegati. È già stato spiegato perché questo approccio è controproducente, ma non cambierà, quindi nessuno dovrebbe aspettarsi che l’AMC corregga le false percezioni che il “Potemkinismo” associa alla politica russa nei confronti di Israele.

Per quanto riguarda il futuro dei rapporti con l’India, la palla è nel campo degli Stati Uniti.

I legami tra India e Canada si sono intossicati a fine settembre 2023 dopo che Trudeau ha accusato quel paese di aver assassinato un terrorista-separatista designato da Delhi con doppia cittadinanza sul suo territorio all’inizio di quell’estate. L’India ha negato le accuse e ha sospeso brevemente i visti per i cittadini canadesi. Gli Stati Uniti hanno quindi mosso le proprie accuse simili contro l’India, il che ha danneggiato notevolmente la fiducia reciproca , ma l’India finora ha gestito questa disputa molto meglio di quella con il Canada. Ecco cinque briefing di base:

* 19 settembre 2023: ” La disputa tra India e Canada è molto più di un presunto assassinio ”

* 1 ottobre 2023: ” Il principale diplomatico indiano ha condiviso alcune oscure verità sul Canada ”

* 23 novembre 2023: “ La luna di miele dell’India con l’Occidente potrebbe finalmente essere finita ”

* 2 maggio 2024: ” L’articolo del WaPo sull’assassinio indiano è un colpo di avvertimento da parte delle agenzie di intelligence americane ”

* 23 settembre 2024: “ Gli Stati Uniti stanno giocando a un gioco di poliziotto buono e poliziotto cattivo contro l’India ”

L’ultimo sviluppo su questo fronte è stata l’espulsione da parte dell’India di sei diplomatici canadesi , tra cui l’Alto Commissario, dopo che Trudeau ha accusato l’Alto Commissario indiano e altri di coinvolgimento diretto nell’assassinio dell’estate 2023, nonostante abbia continuato a nascondere qualsiasi prova a sostegno di questa affermazione. Trudeau ha successivamente affermato che il Canada ha ricevuto prove del suo presunto coinvolgimento dall’alleanza di condivisione di intelligence Five Eyes guidata dagli Stati Uniti.

La rottura de facto dei legami indo-canadesi ha quindi le impronte digitali degli Stati Uniti dappertutto. L’obiettivo è usare il Canada come suo rappresentante per mettere in discussione la reputazione internazionale dell’India come punizione per essersi rifiutata di sanzionare la Russia, per non parlare del rafforzamento provocatorio della loro partnership strategica nei settori energetico , finanziario , tecnologico e persino artico negli ultimi due anni e mezzo. Gli Stati Uniti vogliono anche creare il pretesto per possibili sanzioni, probabilmente mirate in questo scenario, e incoraggiare l’opposizione indiana.

L’obiettivo principale è quello di fare pressione sull’India affinché riconsideri la sua politica estera indipendente, che sta accelerando i processi di tri – multipolarità nella transizione sistemica globale e quindi accelerando la fine dell’egemonia unipolare degli Stati Uniti. I politici americani preferirebbero un ordine mondiale bi-multipolare in cui il loro paese divide ampiamente il mondo con la Cina se non riescono ad aggrapparsi con successo a quello vecchio. L’ascesa astronomica dell’India come grande potenza renderà ciò impossibile a meno che non vi ponga presto fine per primi.

Il problema però è che spingersi troppo oltre nel contenere l’India, il che include il rovesciamento del governo del Bangladesh per gettare i semi di minacce alla sicurezza simili a quelle ucraine che potrebbero costringere l’India a capitolare, rischia che l’India “diventi canaglia” rattoppando i suoi problemi con la Cina . In quello scenario, quei due potrebbero cacciare gli Stati Uniti dall’Asia continentale e dare un colpo mortale all’unipolarismo molto più rapido di quanto si aspettassero la maggior parte degli entusiasti multipolari, ecco perché gli Stati Uniti stanno procedendo con molta cautela almeno per ora.

Ciò spiega il suo modus operandi di usare il Canada come suo artiglio, poiché le conseguenze della rottura dei suoi legami con l’India su questa questione non sono minimamente così drastiche come se dovessero rompersi i legami indo-americani. Potrebbero esserci delle interruzioni commerciali e di immigrazione , che non si sono ancora verificate , ma sarebbero comunque gestibili. Se i legami indo-americani si rompessero, allora ciò potrebbe cambiare l’ordine mondiale come sostenuto sopra, ma comporterebbe pesanti costi economici per entrambi che nessuno dei due vuole rischiare al momento.

Dal punto di vista degli Stati Uniti, è meglio per il Canada subire un colpo economico gestibile allo scopo di mettere in discussione la reputazione internazionale dell’India, che i suoi decisori politici si aspettano possa essere sufficiente a far sì che l’India riduca finalmente la sua politica estera indipendente in una certa misura, anche se non finisce per scaricare la Russia. Questi calcoli potrebbero essere fuori luogo, tuttavia, poiché l’India ha dimostrato più e più volte che raddoppierà gli sforzi in segno di sfida ogni volta che si troverà sotto pressione.

Tuttavia, non si può andare oltre, poiché i suoi legami con la Cina restano turbati dalla loro disputa di confine irrisolta e dal dilemma di sicurezza che ne è derivato. L’India non si sente a suo agio nel fare concessioni territoriali unilaterali alla Cina per entrare in un riavvicinamento, ma teme anche lo scenario in cui gli Stati Uniti concludono un accordo con la Cina alle sue spalle se i legami indo-americani peggiorano ulteriormente. Ecco perché ha fatto del suo meglio per gestire la sua disputa di tipo canadese con gli Stati Uniti nel modo più diplomatico possibile .

La palla è quindi nel campo degli Stati Uniti quando si tratta del futuro dei legami con l’India. Possono o fermare questo aspetto della loro politica punitiva evitando un’ulteriore escalation su questo problema, imporre sanzioni mirate dopo aver recentemente accusato un dipendente del governo indiano di un crimine associato al costo potenziale di spaventare l’India in un riavvicinamento con la Cina, o agire alle spalle dell’India per stipulare un accordo di bi-multipolarità sino-americana a sue spese. Gli Stati Uniti devono ancora decidere, ma potrebbero aspettare fino a dopo le elezioni per farlo.

Non si può escludere che stiano solo fingendo di essere intransigenti su questo tema e che la Germania stia giocando per aiutare il suo partito alleato a ottenere il controllo della presidenza l’anno prossimo.

Il piano della Polonia di sospendere i diritti di asilo per i migranti che attraversano illegalmente il Paese dalla Bielorussia è stato criticato dalla Commissione Europea per aver compromesso i valori del blocco, ma il Consiglio Europeo lo ha successivamente approvato come una “misura appropriata” per una “situazione eccezionale” . Questa mossa rappresenta l’evoluzione della tendenza guidata dall’Ungheria nell’ultimo decennio dopo aver costruito una recinzione lungo il confine serbo durante la crisi dei migranti del 2015, che la Polonia ha replicato durante quella del 2021.

L’afflusso di invasori immigrati clandestini che si spacciavano per rifugiati, giunti in massa in Polonia dalla Bielorussia, ha spinto la prima a costruire la propria recinzione lungo alcune parti del confine. Lo scoppio dell’Ucraina Il conflitto poco dopo portò a una tregua che iniziò a riprendere solo nell’estate del 2023, dopodiché la Polonia e gli Stati baltici iniziarono a respingere con la forza alcuni invasori. La Finlandia poi ampliò la propria politica qualche mese fa sospendendo temporaneamente le domande di asilo per alcune categorie di persone.

Quel nuovo membro della NATO aveva accusato la Russia di aver trasformato in armi i processi migratori come vendetta per l’adesione alla NATO, riecheggiando le accuse della Polonia e degli Stati baltici contro di essa e la Bielorussia. Da parte loro, questi ultimi due hanno negato di farlo, anche se si può sostenere che stanno quantomeno chiudendo un occhio su questi processi come risposta asimmetrica all’aggressione della NATO contro di loro. In ogni caso, la tendenza attuale è stata quella dei membri orientali dell’UE di rafforzare la sicurezza dei loro confini.

Indubbiamente, alcuni dei mezzi attraverso cui la Polonia ha perseguito questa politica dall’estate scorsa vanno ben oltre il fermare gli invasori immigrati clandestini e mirano in realtà a peggiorare le tensioni convenzionali con la Russia, come spiegato qui all’epoca. L’ultima mossa non comporta tali rischi, tuttavia, e potrebbe effettivamente ridurre alcune delle suddette tensioni rendendo meno probabile che le forze di sicurezza polacche si sentano spinte a sparare oltre confine per autodifesa.

Alcuni osservatori erano preoccupati che la nuova legge dell’estate che consente loro di usare la forza letale contro gli invasori immigrati clandestini impunemente in risposta a minacce attive potesse portare a una crisi internazionale, date le crescenti tensioni convenzionali tra Russia-Bielorussia e NATO lungo la frontiera polacca. Questi timori si attenueranno se meno immigrati clandestini tenteranno di invadere la Polonia dalla Bielorussia dopo la sospensione dei loro diritti di asilo, il che a sua volta può portare entrambi gli schieramenti a gestire meglio queste pericolose tensioni.

Un altro vantaggio è che il candidato del Primo Ministro in carica Donald Tusk per le elezioni presidenziali dell’anno prossimo (chiunque sarà) ora ha molte più possibilità di vincere dopo aver fatto appello al sentimento pubblico su questo tema e aver quindi posto quel ramo del governo sotto il controllo del suo partito. L’attuale stallo tra il (molto imperfetto) presidente conservatore-nazionalista uscente e il premier liberal-globalista filo-germanico ha impedito l’ulteriore imposizione della volontà tedesca sulla Polonia.

La Polonia si è ampiamente subordinata alla Germania nell’ultimo anno da quando Tusk è tornato al potere, come spiegato qui , ma c’è sempre di più che potrebbe fare, il che potrebbe accadere se i liberal-globalisti vincessero la presidenza dopo aver fatto appello al sentimento conservatore-nazionalista su questo tema. Pertanto, non si può escludere che stiano solo fingendo di essere intransigenti su questo tema e che la Germania stia giocando per aiutare il loro partito alleato a ottenere il controllo su quel ramo del governo l’anno prossimo.

È sorprendente che la Corea del Sud preferisca che lungo la DMZ ci siano più truppe nordcoreane contro cui combattere in caso di ripresa della guerra che in Ucraina e che sia persino disposta a esaurire alcune delle sue gargantuesche scorte accumulate per prepararsi allo scenario peggiore solo per il bene di Kiev.

Le affermazioni secondo cui la Corea del Nord avrebbe inviato truppe per combattere l’Ucraina, che circolano da due settimane e sono state recentemente analizzate qui, hanno suscitato una risposta ipocrita da parte della Corea del Sud. Il suo viceministro degli Esteri ha prima convocato l’ambasciatore russo per chiedere l’immediato ritiro delle truppe del vicino settentrionale. A ciò ha fatto seguito la dichiarazione di un alto collaboratore presidenziale ai media, secondo cui Seul potrebbe presto inviare armi difensive e forse anche offensive all’Ucraina, se non se ne andranno.

La prima parte implica che la Corea del Sud preferisce avere più truppe contro cui combattere in caso di ripresa della guerra piuttosto che essere all’estero a combattere l’Ucraina, mentre la seconda implica che è disposta a esaurire le sue scorte raccolte per essere utilizzate contro il Nord per aiutare Kiev. Seul ha fino ad ora resistito alle pressioni per l’invio di proiettili per rifornire la delegazione della NATO contro la Russia, almeno ufficialmente, ma le ultime affermazioni (a prescindere dalla loro veridicità) potrebbero servire a spostare l’ago della bilancia su questo aspetto.

La Corea del Sud ha una delle più grandi scorte di granate al mondo, che potrebbe perpetuare il conflitto ucraino riempiendo le forze di Kiev in questo momento critico in cui le forniture occidentali si stanno riempiendo esaurendo, ma finora si è preferito trattenerli in caso di ripresa della guerra con il Nord. Qualsiasi cambiamento in questo calcolo sarebbe significativo, poiché suggerirebbe che la Corea del Sud non ritiene più che ci sia un alto rischio che ciò possa accadere presto, come è avvenuto per decenni.

Ciò implicherebbe anche che la Corea del Sud si senta finalmente abbastanza a suo agio nell’esaurire alcune delle sue gargantuesche scorte per il bene dell’Ucraina, anche se si sarebbe potuto pensare che le avrebbe tenute in mano in seguito alle voci secondo cui la Corea del Nord avrebbe già inviato granate, missili e ora anche truppe in Russia. Dopo tutto, tutto ciò che la Corea del Nord avrebbe dato alla Russia è qualcosa in meno che tiene in riserva per un eventuale uso contro la Corea del Sud, ma la risposta ipocrita di Seul contraddice questa logica.

Visto che i suoi interessi non sono serviti dall’avere più truppe ed equipaggiamenti nordcoreani lungo la DMZ, questo può solo significare che sono responsabili altri motivi, ovvero le pressioni degli Stati Uniti sulla Corea del Sud per aiutare a perpetuare il conflitto ucraino mentre si avvicina a quello che potrebbe presto diventare un punto di svolta. La Russia sta vincendo di gran lunga la “gara della logistica“/”guerra di logoramento“, tanto che persino la CNN ha recentemente richiamato l’attenzione su questo fatto. È quindi sempre più urgente che l’Ucraina si procuri proiettili sudcoreani.

L’incapacità di farlo nella misura richiesta, che non si può dare per scontata anche se una decisione positiva verrà presto presa o è già stata segretamente presa, aumenterebbe notevolmente le possibilità che l’Occidente costringa l’Ucraina a scendere a compromessi con la Russia. Anche in questo scenario, tuttavia, non si può dare per scontato che la Russia accetti qualsiasi accordo le venga offerto. Potrebbe continuare a combattere fino a raggiungere altri obiettivi, soprattutto se si sentisse incoraggiata dalla possibilità che le linee del fronte crollino presto.

In ogni caso, tutto ciò potrebbe essere potenzialmente scongiurato finché l’Ucraina avrà i proiettili necessari per tenere la linea del fronte o almeno per impedirne il crollo. La conquista di Pokrovsk da parte della Russia potrebbe accelerare le dinamiche strategico-militari che già tendono a suo favore, cosa che l’Ucraina deve assolutamente evitare se vuole perpetuare il conflitto. Ecco il motivo per cui l’Ucraina ha un disperato bisogno di più granate e altre attrezzature dalla Corea del Sud in questo particolare momento.

Sebbene alcuni possano sospettare che la Corea del Sud voglia perpetuare il conflitto ucraino esaurendo alcune delle sue gargantuesche scorte al fine di reindirizzare più truppe nordcoreane lontano dalla DMZ il più a lungo possibile, questa ipotesi presuppone una crisi di reclutamento in Russia, il che è discutibile. Se ne è parlato negli ultimi due anni e mezzo, ma non se n’è mai fatto nulla, dato che la Russia continua a guadagnare gradualmente terreno nel Donbass, quindi non ci sono precedenti per darle credito.

La Corea del Sud, quindi, probabilmente non avrebbe in mente alcun “piano scacchistico a 5D” per approvare l’invio di proiettili e altri aiuti militari all’Ucraina con il pretesto di aiutare Kiev a contrastare il reclutamento di nordcoreani segnalato dalla Russia, ma starebbe solo capitolando alle pressioni degli Stati Uniti di lunga data. Mentre piccole quantità potrebbero essere inviate prima delle elezioni, non si prevede nulla di significativo fino a dopo, e ciò potrebbe anche non avvenire se Trump vincesse e cercasse di porre fine a questa guerra per procura in tempi brevi.

Indipendentemente da ciò che accadrà, gli osservatori dovrebbero ricordare l’ipocrisia della risposta della Corea del Sud a queste ultime indiscrezioni, in quanto costituisce un’ulteriore prova della crescente influenza degli Stati Uniti sui suoi calcoli strategico-militari. Nessuno ha mai dubitato dell’esistenza di questa influenza, dal momento che si stima la presenza di 24.000 truppe statunitensi nel Paese, ma finora la Corea del Sud aveva dato la priorità ai propri interessi di sicurezza nazionale, così come la sua leadership li intendeva sinceramente, anche se questo sembra finalmente cambiare.

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Cos’è un superpotere?_di George Friedman

Cos’è un superpotere?

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La fine della Guerra Fredda e lo smantellamento di quello che era stato un ordine mondiale bipolare hanno sollevato la questione di cosa costituisca esattamente una superpotenza. Negli ultimi anni, la questione è stata ulteriormente dibattuta, vista la percezione di alcuni che l’influenza globale degli Stati Uniti si stia indebolendo rispetto a quella del resto del mondo. La Cina, dopo tutto, sta cercando di emergere come attore principale e la Russia si è risollevata dall’indigenza per diventare più che un’ombra di se stessa.

In effetti, il termine “superpotenza” è stato usato per descrivere la Russia – occasionalmente nel contesto della sua partnership con la Cina. A prescindere dal fatto che una delle due sia o meno una superpotenza a sé stante, c’è l’ipotesi – particolarmente fastidiosa per l’Occidente – che insieme le due potenze rappresentino una forza decisiva nel mondo. Ma si tratta di un’ipotesi errata o quantomeno prematura.

Per capire perché, basta considerare la natura di una superpotenza. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il termine era riservato solo ai Paesi che disponevano di un arsenale nucleare, cioè ai Paesi che possedevano un mezzo decisivo per vincere anche contro il più forte dei nemici. Certamente l’opinione pubblica li considerava tali. Ma i militari non hanno mai avuto una definizione chiara di cosa fosse una superpotenza. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che le forze armate hanno capito che il concetto di distruzione reciproca assicurata era insito in qualsiasi equazione di confronto, e per questo motivo entrambe le potenze si sono adoperate per circoscrivere le loro rimostranze reciproche a minacce di minore entità.

Non si tratta di un concetto banale. Ancora oggi, a più di 60 anni dalla loro introduzione, queste parole e frasi sono importanti. L’idea che il potere nazionale sia centrale nelle nostre vite – e la costante lotta per elaborare definizioni eleganti di come dovrebbe essere chiamato – dimostra che il concetto è molto più complesso di quanto molti pensino. Che cos’è, ad esempio, una “grande potenza”? Più che una mera questione semantica, ciò che i funzionari governativi pensano sia una grande potenza può influenzare la geopolitica, in quanto forma e modella la politica intorno a questa definizione. Una grande potenza è semplicemente un Paese che ha la capacità di difendersi e invadere gli altri? Se così fosse, molti Paesi potrebbero a ragione essere considerati grandi potenze. La Cina certamente sì.

Ma se pensiamo che ci siano solo poche grandi potenze nel mondo, allora la definizione è qualcosa di più complesso di una contabilità di armi e soldati. È stato detto che in guerra la vera battaglia è psicologica, che la capacità di plasmare la percezione della realtà è forse il più importante fattore di potere. Io direi che anche la coesione – pubblica e militare – è un fattore importante nel determinare il potere nazionale. (Per la coesione è fondamentale la geografia, cioè la capacità di manovra e di rifornimento, e le comunicazioni da cui dipendono manovra e rifornimento.

Il punto idiosincratico che sto cercando di fare è che il grande potere dipende dalle armi, dai guerrieri, dal coraggio e dall’addestramento, ma dipende anche dal potere di persuadere o indurre o, più in generale, dalla capacità di ottenere risultati. La guerra non si fa con i carri armati, ma con la fornitura di carburante ai carri armati. Non è un’affermazione sconvolgente, né sono il primo a dirla. Ma nella costruzione di un modello che preveda il futuro, ad esempio, dell’esercito cinese, le parole contano.

Pensiamo alla potenza militare come all’enorme motore della guerra. È vero. Ma la radice di questa potenza è la capacità di una forza di mantenersi al livello operativo essenziale. Alcune nazioni hanno entrambe le cose. In Cina, il potere è determinato in gran parte dalla capacità di Pechino di sostenerlo per un lungo periodo. La geografia della Cina al suo interno e lungo i suoi confini indica che una guerra condotta sul suo territorio potrebbe essere lunga, complessa e, soprattutto, sottile. Questa è la storia della Cina e il suo futuro. Il modo in cui gestirà il sottile determinerà se potrà essere definita una superpotenza.

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Speciale BRICS 2024 Kazan, di Simplicius

Il vertice BRICS 2024 è stato il grande evento della settimana. Ci sono un’infinità di cose da dire da diverse prospettive analitiche, ma per ora ci limiteremo a citare alcuni dei punti salienti che più saltano all’occhio.

In primo luogo, l’ovvio è semplicemente l’ottica dell’evento. La Russia e Putin avrebbero dovuto essere “isolati” ed ecco che ospitano i maggiori leader mondiali su un grande palcoscenico, proprio in Russia:

Nota come anche la semplice ottica dell’evento differisca da quella più “corporativa” dell’ONU, con il suo discorso da tribuno unico sul palco volto a presentare la leadership di ciascun Paese in un modello unitario occidentale. L’incontro dei BRICS, invece, rappresenta visivamente una tavola rotonda di uguali tra tutti, che invia un messaggio potente per il futuro del multipolarismo e della cooperazione globale.

Confronta:

Inutile dire che la stampa gialla occidentale era estremamente acida:

Senza contare che è stata scelta per una data simbolica, come spiega Putin qui, con la firma della Carta di fondazione originale delle Nazioni Unite il 24 ottobre 1945:

È chiaro che gli organizzatori del vertice BRICS prevedono questo momento cruciale come un cambiamento epocale nell’ordine mondiale, simile a quello della fondazione delle Nazioni Unite.

La storia di questo vertice mi è sembrata ruotare più intorno proprio a questo: percezioni e simbolismo come messaggio potente a loro modo, rispetto ad azioni palesi. In questo vertice non sono stati apportati cambiamenti concreti, non sono stati ancora introdotti nuovi membri né è stato annunciato un importante cambiamento della “valuta BRICS”.

Tuttavia, a tredici “Paesi partner” è stato conferito uno status preliminare che li preparerà a diventare membri a pieno titolo in futuro:

13 Paesi hanno ricevuto lo status di Paese partner BRICS. Si tratta di Turchia, Kazakistan, Uzbekistan, Algeria, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Malesia, Nigeria, Thailandia, Uganda e Vietnam.

Lo status di Paese partner dei BRICS è un passo obbligatorio prima della piena adesione.

Cosa si intende per semplice ottica? Per esempio, i BRICS hanno inviato un messaggio di forza e solidarietà, oltre a dare legittimità a una serie di Paesi, questioni e leader che non trovano spazio sul “palcoscenico” mondiale governato dall’Occidente. L’esempio più significativo è stato quello del Venezuela di Maduro, a cui è stato concesso il pieno rispetto come leader, la sanzione diretta di Putin per la sua presidenza legalmente ottenuta e legittima e persino l’imprimatur della Cina:

MADURO: “Difendiamo la stessa causa, la causa di un destino condiviso per l’umanità”.

XI JINPING: “Siamo amici di ferro. Ci teniamo sempre in contatto”.

Maduro ha sfruttato questo palcoscenico per lanciarsi in un’aspra filippica contro l’ONU, che di per sé è stata uno spettacolo da vedere, dato che per la prima volta ha mostrato il peso dietro la capacità dei BRICS di condannare le istituzioni occidentali in un modo che non si era mai visto prima a un livello così globale, dato che di solito l’Occidente ospita e controlla tali eventi secondo le sue precise specifiche:

La sola ottica di quanto sopra sembra simboleggiare la formazione di un nuovo polo in cui i Paesi sovrani non sotto il vassallaggio dell’Occidente hanno ora il loro grande palcoscenico. Si tratta per molti versi di una frattura dell’ordine globale per un buon fine, nonostante le ripetute dichiarazioni di Putin secondo cui è stato l’Occidente a forzare questa scissione e che i BRICS non sono fondamentalmente contro l’Occidente ma cercano la cooperazione con tutti.

E a proposito del tanto atteso sistema di pagamento dei BRICS, ci sono stati alcuni indizi. L’assistente di Putin ha riferito:

Il tema di una moneta comune dei BRICS è stato sollevato durante la conversazione tra i leader, ma questi non sono temi da discutere pubblicamente – Ushakov, aiutante di Putin

E il giornalista veterano dei BRICS Pepe Escobar ha il resoconto più dettagliato dei progressi relativi ai vari progetti finanziari dei BRICS.

Il succo generale è il seguente:

Una moneta unica dei BRICS: “Non è ancora stata presa in considerazione, la questione non è ancora matura”. La de-dollarizzazione, ha sottolineato Putin, procede passo dopo passo: “Stiamo compiendo singoli passi, uno dopo l’altro. Per quanto riguarda la finanza, non abbiamo abbandonato il dollaro. Il dollaro è la moneta universale. Ma non per noi: ci è stato vietato e impedito di [usarlo]. E ora il 95% di tutto il commercio estero della Russia è denominato in valuta nazionale. Lo hanno fatto con le loro stesse mani. Pensavano che saremmo crollati”.

La sfida di una moneta unificata dei BRICS: Oltre all’elevato livello di integrazione tra i membri dei BRICS, l’introduzione di una moneta unica dei BRICS comporterebbe una qualità e un volume monetario comparabili (…) Altrimenti, ci troveremo di fronte a problemi ancora più gravi di quelli che si sono verificati nell’UE”. Putin ha ricordato che quando l’euro è stato introdotto nell’UE, le loro economie non erano né comparabili né uguali.

Ma Pepe ha anche una nuova intervista con Danny Haiphong, in cui entra nei dettagli più chiari di ogni singolo strumento finanziario e sistema di pagamento dei BRICS attualmente in fase di sviluppo, dal BRICS Bridge, a BRICS Pay, a un’agenzia di rating indipendente dei BRICS e a una struttura di sottoscrizione assicurativa, ecc.

Al vertice è stato persino mostrato un mockup del sistema BRICS Pay, un sostituto di SWIFT:

Come funziona, collegando le banche dei Paesi membri:

Non è certo che le proiezioni di Pepe siano eccessivamente ottimistiche, come forse lo sono state a volte in passato, ma qui afferma che nelle prossime settimane si terranno varie riunioni su questi sistemi per alcune importanti approvazioni finali “tra quattro settimane”, presumibilmente dopo che le sessioni a porte chiuse avranno appianato alcune questioni durante il vertice:

Per coloro che possono comprensibilmente essere scettici sul ritmo a volte glaciale degli sviluppi legati ai BRICS, ci sono stati un paio di momenti interessanti e dimostrativi.

Putin stesso è sembrato rivolgersi direttamente alla presidente della Banca di Sviluppo dei BRICS (NDB) Dilma Rousseff dicendo, molto educatamente, “acceleriamo le cose”, osservando che più lunga è la transizione verso un modello multipolare, maggiori sono i pericoli e più a lungo il Sud globale dovrà vivere in schiavitù rispetto al sistema finanziario occidentale:

Inoltre, Putin è sembrato prendere in giro o stuzzicare la direttrice della Banca centrale russa Elvira Nabiullina con un’altra copia del dollaro BRICS:

Quale pensate sia stata la reazione della banchiera centrale nel vedere il sostituto della sua amata valuta di riserva?

Sentite già il vento del cambiamento?

Pepe afferma di ritenere che non vedremo veramente la maggior parte di questi cambiamenti valutari fino al 2030 circa. Sono d’accordo, ma il tempo si sta muovendo molto velocemente in questo momento, se avete notato, e con gli eventi globali che si stanno sviluppando nel modo in cui sono, ci arriveremo prima di quanto pensiamo.

Un ultimo frammento dell’intervista di Pepe in cui spiega che l’elenco dei candidati membri dei BRICS probabilmente si allargherà presto alla maggior parte dei Paesi del mondo. Ma l’aspetto più importante è la spiegazione del perché il ritmo a volte appare lento, perché gestire un’espansione senza precedenti di un nuovo sistema globale che non si vedeva dal 1945 è un’impresa incredibilmente complessa e difficile. Questo è particolarmente il caso, come nota Pepe, perché a differenza delle Nazioni Unite guidate dagli Stati Uniti e di altri organi occidentali come il G7, il BRICS è fondamentalmente progettato per tenere conto degli interessi di tutti, piuttosto che essere solo il pulpito privato di un egemone e l’autorità pianificata centralmente in uno:

Qualche altro rapido momento di nota dal vertice.

Per coloro che continuano a pensare che i BRICS siano solo promesse vuote, ci sono misure concrete già adottate o pianificate, come la borsa dei cereali BRICS annunciata da Putin, che “promuoverà indicatori di prezzo equi e prevedibili per prodotti e materie prime”. Questa borsa del grano sarà poi trasformata in una borsa generale dei prodotti, che è un precursore per ottenere un sistema valutario inter-BRICS che alla fine funzionerà e sostituirà il dollaro.

A Putin è stato anche chiesto di rispondere all’affermazione di Trump secondo cui una volta avrebbe detto a Putin che avrebbe colpito Mosca se Putin avesse invaso l’Ucraina. Putin ha risposto che questo è solo l’effetto della stagione elettorale e che tali dichiarazioni non dovrebbero essere prese sul serio.

Ha poi dato una strigliata al capo della BBC Steve Rosenberg:

Anche l’Iran ha ricevuto una rinnovata legittimità e dignità sulla scena mondiale, in particolare grazie alla prima visita del nuovo presidente Masoud Pezeshkian in Russia:

Che ne dite del cuore a cuore tra Aliyev e Pashinyan a margine dei negoziati?

I negoziati tra Armenia e Azerbaigian a margine del vertice BRICS sono in pieno svolgimento.

➡️ GUARDA QUESTO! Due nemici si parlano da adulti!

L’India e la Cina si sono avvicinate, ora l’Armenia e l’Azerbaigian… I BRICS portano la diplomazia.

Riuscite a indovinare come la stampa occidentale ha coperto il vertice dei BRICS? In primo luogo c’è stata l’acredine della CNN, che ha benedetto chi ha messo l’imitazione di Copacabana, “sbirciata e bollente”, alla fine del video:

Alla faccia dell’isolamento.

Naturalmente il momento più discusso è stato quello in cui a Putin è stato chiesto di parlare delle foto satellitari delle truppe nordcoreane che si addestrano in Russia. Putin ha risposto che le foto sono una cosa seria e che qualsiasi cosa mostrino dovrebbe essere notata.

Parla del fatto che la Duma ha appena ratificato ieri il partenariato strategico con la Corea del Nord. Dal sito ufficiale:

Putin fa un accenno nel video al fatto che sono la NATO e l’Occidente a provocare un’escalation in Ucraina. Sembra che stia insinuando che le truppe nordcoreane potrebbero essere la risposta simmetrica della Russia alla linea rossa delle provocazioni dell’Occidente, in particolare l’invio di mercenari stranieri nel Kursk russo. E a proposito, si dice che la Russia sia vicina a raggiungere un simile accordo di “partnership strategica” anche con l’Iran: cosa potrebbe significare per Israele?

Il viceministro degli Esteri russo Andrey Rudenko ha chiarito la situazione, affermando che questo accordo eleva la partnership tra Russia e Corea del Nord allo status di alleanza che prevede assistenza militare in caso di aggressione contro una delle due parti:

Se la Russia o la Repubblica Democratica Popolare di Corea si trovassero in uno stato di guerra, la clausola sull’assistenza in caso di attacco contenuta nel Trattato di partenariato strategico globale sarà applicata, ha dichiarato il vice ministro degli Esteri Andrei Rudenko a Zvezda.

“L’accordo eleva le relazioni tra la Federazione Russa e la Repubblica Democratica Popolare di Corea al livello di un’alleanza, è di natura quadro e copre tutte le aree della nostra interazione”, ha detto Rudenko, rispondendo a una domanda del nostro corrispondente Andrei Lazarev.

L’accordo è stato concluso a causa della crescente presenza delle forze armate statunitensi nella regione dell’Asia nord-orientale e del rafforzamento delle alleanze militari, ha sottolineato la fonte.

Ecco la risposta completa e più lunga di Putin, in cui approfondisce ulteriormente il coinvolgimento della NATO nella guerra:

Vale la pena di ascoltare la versione integrale. Verso la fine, Putin sembra insinuare – al contrario – che l’articolo 4 non è ancora stato attuato con la Corea e che quindi le cosiddette truppe potrebbero essere una sorta di frode o paravento. Questo porta a diverse importanti possibilità del nuovo panico morale autunnale della RPDC:

  1. Le truppe nordcoreane sono state inviate ad addestrarsi nella Russia orientale con l’esplicito scopo di spaventare l’Occidente e inviargli un messaggio, ma non hanno alcuna intenzione di combattere effettivamente in prima linea.
  2. Le truppe nordcoreane forniranno infatti limitate capacità di retroguardia da qualche parte vicino al fronte, al fine di addestrare e rafforzare la partnership con la Russia.
  3. Le truppe nordcoreane intendono effettivamente impegnarsi in un combattimento in prima linea per inviare un messaggio agghiacciante alla NATO: la Russia ne ha abbastanza e ora risponderà in modo simmetrico e asimmetrico a tutte le provocazioni.

Una nota prima di approfondire quest’ultimo punto. Tutte le storie di “panico” nordcoreano diffuse dalla stampa occidentale suggerivano che si trattava di una grande operazione “top secret” e che solo le “intelligenti” informazioni satellitari occidentali erano in grado di smascherare il presunto contrabbando di truppe della RPDC da parte di Putin. Dall’altro lato, un’enorme contraddizione nella narrazione: è emerso un flusso di video girati apertamente dalle truppe russe, in piena vista dei loro comandanti, che mostrano truppe della RPDC nelle basi russe orientali. Se si trattasse di una grande operazione top secret, come si vuol far credere, allora perché le truppe vengono filmate apertamente?

Basta osservare la linea narrativa dell’Occidente:

Ora osservate come i presunti nordcoreani vengono filmati in campo aperto dalle truppe russe, presumibilmente in una guarnigione di Sergeevka della 127ª Divisione di Fucilieri a Motore, 5ª Armata:

Se gli fossero stati dati clandestinamente passaporti Buryat per nascondere il fatto che sono nordcoreani, perché sarebbe stato permesso loro di essere filmati in piena vista degli ufficiali di stato maggiore in questa caserma e altrove – ha senso?

“Secondo Budanov, un contingente di 2.600 [truppe nordcoreane] dovrebbe essere trasferito a combattere nella regione russa di Kursk entro la fine di ottobre… Un alto funzionario ucraino dice che il prossimo obiettivo della Russia potrebbe essere un’avanzata sulla città di Zaporizhia… La stessa fonte suggerisce che la Russia potrebbe aver già ripreso la metà del territorio che l’Ucraina ha conquistato nella regione di Kursk nell’agosto 2024”.

Come ho detto, potrebbe trattarsi di una sorta di psyop di Putin per dare una scossa all’Occidente mentre si impegna semplicemente in un innocuo addestramento con i coreani. Oppure potrebbe essere parte di una nuova grande operazione, anche se questo è certamente meno probabile.

Ricordiamo che l’ultima volta ho riportato come alcune fonti sostengano che qualcosa di “grosso” si scalderà sul fronte a novembre.

Altre fonti dicono che la Russia sta muovendo grandi rinforzi vicino alle linee di contatto intorno a Zaporozhye, Donetsk e potenzialmente altrove. Budanov ha affermato che i coreani saranno inviati a Kursk entro “la fine di ottobre”. Chi ha letto il mio ultimo articolo a pagamento sa che le fonti occidentali hanno affermato che tre nuove armate russe sarebbero state pronte per la battaglia entro “la fine di ottobre al più tardi”: la 25ª, la 40ª e la 44ª.

Quindi, la mia ipotesi: Putin potrebbe inviare le truppe della Repubblica Democratica Popolare di Corea a Kursk per liberare le forze russe per una nuova grande offensiva altrove su tutte le linee principali. Certo, l’idea è più che sciocca e improbabile, ma allo stesso tempo Putin potrebbe cercare di inviare un messaggio importante all’Occidente: dove vanno i mercenari occidentali, ora andrà il fronte unito degli eserciti multipolari ad affrontarli, un messaggio di deterrenza per l’Occidente.

In particolare, dopo lo sterminio delle truppe autoctone ucraine a Kursk, è recente la notizia di un massiccio afflusso di mercenari occidentali, in particolare sudamericani, nella regione russa.

Un nuovo filmato da Kursk:

Dopo tutto, aureolato nel suo nuovo e impareggiabile prestigio di tribuno dei BRICS Putin ha adottato un atteggiamento molto più di sfida, dicendo a un certo punto all’Occidente che è inutile minacciare la Russia perché “non fa che incoraggiarla“.

Da parte loro, le truppe russe hanno già iniziato a stuzzicare l’AFU affiggendo bandiere nordcoreane sulle loro posizioni, qui a Tsukirino e altrove:

Nel frattempo, l’Occidente come sempre:

Complessivamente, la chiave di lettura del vertice BRICS può essere la seguente. Osservate attentamente alcune delle scene presentate: L’India e la Cina dopo aver appena negoziato una soluzione al loro conflitto di confine, l’Armenia e l’Azerbaigian che risolvono le loro dispute, altri membri “ostracizzati” della comunità mondiale che vengono accolti a braccia aperte, nessun suprematismo giudicante, sermoni condiscendenti e pomposi pontificatori come spesso si vedono in Occidente presso le loro istituzioni globali, dall’UE alle Nazioni Unite, ecc.

Il più grande risultato dei BRICS è l’invio di un messaggio di accettazione, compromesso, apertura, civiltà e cooperazione – la vera definizione di qualità anti-illiberali, le stesse che l’Occidente sostiene con tanta ostinazione di difendere. C’era una sorta di energia contagiosa che era palpabile nell’aria: una visione alternativa per un mondo guidato da adulti sovrani, non i piccoli comprador elitari e nervosi e gli apparatchik invadenti, quelli che si vedono punteggiare le sale delle istituzioni equivalenti dell’Occidente. Insomma, una ventata di aria fresca e di maturità. Questo, a mio avviso, è il messaggio più forte che i BRICS inviano. Anche se non sono stati ancora raggiunti importanti progressi concreti, si è trattato di un’operazione simbolicamente significativa per l’intero mondo in via di sviluppo e per il Sud del mondo, che non potrà che fiorire negli anni a venire con il declino dell’Occidente. .


SONDAGGIO

Cosa pensate veramente della situazione delle truppe nordcoreane?

Abile psyop di Putin per far perdere tempo all’Occidente
Esperienza innocente nelle retrovie
Le truppe della RPDC combatteranno in prima linea
Completa invenzione fasulla dell’Occidente
306 VOTI – 6 GIORNI RIMANENTI

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Nel Sud-Est asiatico, l’India lavora per contrastare la Cina, di  Victoria Herczegh

Nel Sud-Est asiatico, l’India lavora per contrastare la Cina

La preoccupazione di Pechino per la propria economia ha creato un’opportunità per l’India di avvicinarsi all’ASEAN.

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L’India e l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) hanno tenuto il loro 21° vertice il 10 ottobre. Fino a un paio di anni fa, la Cina sembrava avere una morsa economica sulla regione, e quindi l’India si è concentrata principalmente sulla costruzione di legami di sicurezza con i membri dell’ASEAN, individualmente o in piccoli gruppi. Ora, però, Pechino è sempre più preoccupata per la prolungata crisi economica della Cina, il che apre a Nuova Delhi la possibilità di fare progressi con l’ASEAN sul fronte commerciale. Questa fase più intensa dell’impegno economico indiano con l’ASEAN è agli inizi e dovrà essere adattata alle diverse esigenze dei suoi membri, ma ha buone possibilità di rafforzare i legami dell’India con il blocco.

Sfruttare i passi falsi della Cina

In un momento di stentata ripresa economica interna dopo la pandemia, la Cina ha cancellato diversi megaprogetti della Belt and Road nel Sud-Est asiatico. Altri sono rimasti indietro rispetto alla tabella di marcia e potrebbero non essere mai completati, facendo nascere nella regione la percezione che Pechino sia un partner inaffidabile. Tra i progetti sfortunati ci sono due grandi ferrovie e un ponte nelle Filippine, oleodotti in Malesia e Brunei e una ferrovia tra Thailandia e Cina.

La crescente assertività della Cina nell’avanzare e far valere le proprie rivendicazioni territoriali nel Mar Cinese Meridionale ha ulteriormente danneggiato la sua reputazione presso i principali membri dell’ASEAN. La disputa di più alto profilo è quella con le Filippine, che hanno un trattato di difesa con gli Stati Uniti. Ma anche Paesi più predisposti a collaborare con la Cina, come il Vietnam e la Malesia, si sono sparati con le navi della guardia costiera e della milizia marittima cinese, per non parlare dei diplomatici di Pechino.

Insospettita dalle mosse marittime della Cina nell’Indo-Pacifico, l’India si è unita all’Australia, al Giappone e agli Stati Uniti per rilanciare il Quad – di fatto, anche se non ufficialmente, un quadro per il contenimento morbido della Cina. Ha anche agito per conto proprio. Dal punto di vista retorico e finanziario, Nuova Delhi ha appoggiato i membri dell’ASEAN contro la Cina nelle dispute territoriali sul Mar Cinese Meridionale e sta perseguendo una maggiore cooperazione in materia di difesa con i singoli Paesi dell’ASEAN. I sottomarini indiani fanno scalo più frequentemente nei porti dei membri dell’ASEAN e le forze armate indiane conducono un maggior numero di esercitazioni con i Paesi dell’ASEAN (tra cui esercitazioni bilaterali con Singapore e Malesia, trilaterali con Singapore e Thailandia e l’anno scorso, per la prima volta, con l’ASEAN nel suo complesso). Dal punto di vista dei governi del Sud-Est asiatico che hanno dispute territoriali con la Cina, le offerte di sostegno dell’India hanno un peso maggiore a causa dei disaccordi di Nuova Delhi sui confini con Pechino.

Anche le esportazioni di armi indiane stanno diventando una parte importante dell’impegno di Nuova Delhi con i membri dell’ASEAN. Il raggiungimento dell’autosufficienza nella produzione della difesa è una delle principali priorità indiane in materia di sicurezza e l’aumento delle vendite di armi nel Sud-est asiatico è un passo importante verso questo obiettivo. L’India è vicina a un accordo per la vendita dei suoi missili da crociera a medio raggio BrahMos fatti in casa all’Indonesia, dopo aver già venduto la variante antinave alle Filippine. Ha anche regalato una corvetta missilistica in disuso al Vietnam. (L’India e il Vietnam hanno anche firmato un accordo di cooperazione nel settore della difesa che prevede un maggiore addestramento dei piloti di caccia e dei sommergibilisti vietnamiti e un coordinamento sulla sicurezza informatica e sulla guerra elettronica).

Tuttavia, l’India ha ancora molta strada da fare prima di poter dire di aver fatto breccia nel mercato regionale degli armamenti. I negoziati per la vendita dei BrahMos sono stati più lenti di quanto Nuova Delhi vorrebbe. I potenziali acquirenti dell’ASEAN (tra cui Thailandia e Vietnam, che sono in trattativa con l’India per l’acquisto dei missili) vogliono vedere più dimostrazioni dell’efficacia delle armi di fabbricazione indiana. Sono anche cauti nel fare accordi che potrebbero attirare l’ira della Cina.

Campo di battaglia commerciale

La Cina è ancora il primo partner commerciale dell’ASEAN. Il commercio tra i due Paesi è aumentato costantemente da quando il Partenariato economico globale regionale (RCEP) guidato dalla Cina è entrato in vigore nel 2022. Nel frattempo, l’India, che si è ritirata dai negoziati RCEP nel 2019 per le preoccupazioni legate all’aumento delle importazioni dalla Cina, ha visto crescere il proprio deficit commerciale con l’ASEAN, soprattutto dopo l’attuazione del RCEP. I funzionari indiani attribuiscono questo fenomeno alle merci cinesi che vengono dirottate attraverso l’ASEAN nell’ambito del RCEP e lamentano il danno arrecato ai loro settori nazionali dell’acciaio e dell’elettronica. Di conseguenza, Nuova Delhi sta rivedendo il proprio accordo commerciale con l’ASEAN.

Indo-Pacific Free Trade Agreements
(clicca per ingrandire)

Al vertice ASEAN-India, il primo ministro indiano Narendra Modi ha presentato un piano in 10 punti per migliorare l’accordo. Le priorità includono non solo l’eliminazione delle barriere commerciali, ma anche la prevenzione di un “uso improprio” dell’accordo, un riferimento al presunto dumping cinese di merci in India attraverso l’ASEAN. Il blocco rappresenta circa l’11% del commercio indiano e fornisce input fondamentali per l’industria indiana, come il gas naturale e l’olio di palma dalla Malesia e dall’Indonesia o la gomma dalla Thailandia. Sia l’India che l’ASEAN potrebbero trarre vantaggio da una più intensa cooperazione nella produzione di prodotti tessili e l’India vede anche potenziali opportunità di aumentare le proprie esportazioni verso il blocco di tubi di alluminio e rame. Analogamente al suo approccio alla difesa, l’India si sta concentrando sui progressi con i singoli membri dell’ASEAN, in particolare Filippine, Thailandia e Vietnam, la cui vicinanza alle principali rotte marittime potrebbe aumentare i benefici che l’India trarrebbe da un maggiore commercio.

L’approccio lento e costante dell’India nella sfera della difesa sta dando risultati, soprattutto con quei Paesi dell’ASEAN che già diffidano della Cina e cercano una diversificazione. Nel commercio, invece, la situazione è più complessa. L’accordo commerciale dell’India con l’ASEAN coinvolge l’intero blocco, e quindi qualsiasi modifica richiede il consenso – una richiesta difficile per un gruppo con interessi, alleanze e obiettivi così divergenti. (Al recente vertice, il blocco non è riuscito a trovare un accordo sulle risposte alla crisi del Myanmar o all’aggressione al limite della Cina nel Mar Cinese Meridionale). Nonostante la dipendenza economica dell’ASEAN dalla Cina, che non diminuirà rapidamente, la strategia a lungo termine dell’India potrebbe gradualmente modificare le dinamiche commerciali. Mantenendo un approccio graduale, soprattutto in quanto stretto alleato degli Stati Uniti in materia di sicurezza, l’India può continuare a costruire fiducia ed espandere la propria influenza nel Sud-est asiatico. La mancanza di coesione dell’ASEAN, soprattutto in materia di difesa, ha finora giocato a favore dell’India.

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