COVID-19 E POLITICA: LO STATO DELLE COSE, di Vincenzo Cucinotta
Continuiamo il dibattito non tanto sull’aspetto sanitario, quanto sulla gestione politica della crisi pandemica e sulle enormi implicazioni che stanno entrambe comportando. Di queste non vi è ancora una chiara percezione anche se una profonda inquietudine sta percorrendo l’intero paese_Giuseppe Germinario
I fatti dovrebbero ormai essere noti a tutti, visto dall’Italia, osserviamo verso la metà di gennaio una straordinaria campagna mediatica che vede quelli che almeno allora c’apparivano come casi sporadici in Cina conquistare i titoli di prima pagina. Nel giro di due settimane, senza apparentemente che succedesse qualcosa che riguardasse direttamente il nostro paese, ma soprattutto nel silenzio assoluto dei media, il governo dichiara lo stato di emergenza, cosa che veniamo a conoscere due settimane circa più tardi, quando, siamo ormai a metà febbraio, si comincia a creare un clima di panico che la stampa coltiva abilmente.
Quindi, proprio all’inizio della vicenda COVID-19, siamo in presenza di eventi incomprensibili, da una parte la stampa fa esattamente l’opposto di quanto ha fatto in tutte le altre occasioni, invece di minimizzare l’effetto di epidemie per contrastare ogni forma di allarmismo, fa l’esatto contrario, lo alimenta ad arte, dall’altra una decisione così delicata, rara e grave come la dichiarazione dello stato d’emergenza non solo non viene comunicata dal governo, ma viene oscurata dai giornali che non potevano ignorare quanto accaduto, visto che fa parte del loro mestiere controllare dettagliatamente l’operato del governo e nel contempo seguire ciò che viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Quindi, sanno, ma tacciono, e nessuno si è preso la briga di spiegarci perché.
Fatto sta che nelle settimane che ci separano da allora, si viene ad attuare un gigantesco piano di sospensione della costituzione con un governo che decide in assenza di qualsiasi controllo parlamentare, visto che addirittura nelle prime settimane il parlamento è rimasto chiuso ermeticamente, di operare attraverso il meccanismo del DPCM che ha la forma del provvedimento amministrativo, ma che è stato in questa occasione ripetutamente utilizzato per adottare decisioni politiche su temi tra l’altro della massima delicatezza.
In sostanza, da un giorno all’altro, c’hanno sottoposto tutti quanti a detenzione domiciliare, una misura che ordinariamente può essere comminata soltanto dal potere giudiziario a seguito di accertamento in sede processuale di violazione di norme penali.
Una situazione così eccezionale intanto dal punto di vista giuridico, in ogni caso mai prima verificatasi nei 75 anni di storia della Repubblica Italiana viene motivata da esigenze sanitarie che vengono dichiarate eccezionalmente gravi.
Faccio presente che nella prima settimana di vigenza dello stato di emergenza, ancora il segretario del PD sfidava la Lega che chiedeva di isolarci dalla Cina, addirittura organizzando un party in onore dell’ambasciatore cinese in Italia, mentre nel frattempo ed ancora per le successive settimane, il governo non ha preso nessuna iniziativa per rafforzare le strutture sanitarie. Ricordo che perfino un cospicuo quantitativo di mascherine venivano inviate sottraendoli alla disponibilità del nostro paese come gesto di solidarietà a uno dei paesi dove la COVID-19 già circolava.
Adesso, c’è del positivo nella solidarietà internazionale, come ci può essere del politicamente appropriato nel volersi distanziare dai partiti avversari sul tema mai sopito dell’accoglienza, ma ciò che risulta del tutto inaccettabile è che questi eventi avvenivano quando già a nostra insaputa ci trovavamo in stato di emergenza. Mi pare evidente che la dichiarazione di stato di emergenza è stata imposta dall’estero al nostro governo come confermato dalla circostanza che i nostri governanti neanche sapevano quale fosse l’emergenza e continuavano tranquillamente ad operare come se non vi fosse.
Se queste conclusioni raggiunte su una base del tutto logica mi fanno definire complottista, ebbene sì, sono orgoglioso di essere un complottista perchè l’alternativa sarebbe quella di bersi tutto, un livello di credulità così alto da rischiare di sconfinare nell’imbecillità conclamata.
Coerentemente con questa impostazione orgogliosamente complottistica, dico che sarebbe fondamentale sapere chi sia stato il soggetto a dare al governo questo imperioso suggerimento. A me pare ragionevole che esso coincida col soggetto che aveva ordinato alla stampa mondiale di lanciare la campagna allarmistica dalla quale rischiamo di non uscire più. Capire questa primissima fase della vicenda COVID-19 è a mio parere l’unico modo per capire poi tutto ciò che seguirà, perché proprio allora si sono creati i presupposti per la gestione futura. Dirò anzi che tutto ciò che conta è avvenuto entro febbraio, il resto, pur contornato da chiacchiericcio vario ed eventuale, ne è solo lo sviluppo necessitato. Così, la funzione di questi medici che si sono dati alla consacrazione mediatica, hanno soltanto svolto il ruolo di conferma di quanto diceva il governo che a sua volta confermava quanto stabilito dai media. I media hanno guidato le danze, gli altri più o meno riluttanti sono venuti al seguito.
Dire che l’iniziativa è avvenuta sotto la guida dei media, significa anche dire che il punto fondamentale dell’intera vicenda risieda nella campagna mediatica e nel panico deliberatamente così diffuso. Chi poteva essere convinto a starsene rintanato nella propria abitazione rinunciando alle proprie relazioni sociali extra-familiari, al sole della primavera incipiente, allo stare liberamente all’aria aperta obbedendo a a un CdM irresponsabile perchè sottratto al controllo parlamentare col sotterfugio di sfruttare la modalità amministrativa che aveva a disposizione, per scopi legislativi, direi un vero e proprio colpo di stato per eccesso di potere direi da profano di giurisprudenza (i miei amici giuristi spero mi giustificheranno)?
L’unico modo poteva essere quello di dirgli che se avesse messo il naso fuori di casa, sarebbe morto, e devo dire che l’assurda e criminale gestione della vicenda da parte della Regione Lombardia ha finito con l’aiutare la diffusione del panico incrementando enormemente i decessi. Non so se senza il clamoroso flop lombardo il panico si sarebbe diffuso così capillarmente.
Sulla base di quanto qui ho ripreso dalla cronaca di queste settimane che c’hanno preceduto, mi sono fatto l’opinione che il fine della gestione partita dall’estero dell’intera vicenda fosse proprio verificare fino a che punto in presenza di un pericolo più o meno vero ma presentato pure come un pericolo estremo, la gente fosse stata disposta a rinunciare praticamente a tutto tranne alla propria nuda vita, cioè alla sopravvivenza fisica, quasi in quel letargo nel quale alcun animali trascorrono la stagione fredda. L’esperimento è perfettamente riuscito come sappiamo, io credo ben al di là delle loro più ottimistiche previsioni.
Rispondo alla ovvia obiezione che viene fatta a tale ipotesi e cioè che i capitalisti mai avrebbero deciso di impoverirsi come si sono impoveriti di già per il calo vertiginoso della domanda. Bisogna ricordare che la ricchezza non è in sé un fine naturale dell’uomo, cioè l’uomo naturale non tende certo alla ricchezza visto che tra l’altro non ha modi concreti per accumularla in modo stabile nel tempo. Ciò che invece è una costante non solo dell’uomo ma di tutti gli animali superiori è la ricerca del potere. I capitalisti amano il potere e se lo assicurano con la ricchezza. Tuttavia, vista da questa prospettiva, ciò che realmente conta per detenere il potere non è il livello assoluto della ricchezza, ma quello relativo, per schiavizzare gli altri uomini è più importante il rapporto tra i rispettivi redditi e capitali posseduti. Ci impoveriamo tutti, ma per me quella riduzione di ricchezza non è nulla s enon un numeretto sul computer che cala, non cambia la mia vita come invece la cambia per noi che sentiamo subito una riduzione reddituale. I capitalisti potrebbero avere scientemente scelto di impoverire la società e perfino loro stessi perchè attraverso tale impoverimento, escono dalla crisi finanziaria incombente e aumentano il loro potere sulle masse di diseredati.
La malattia tuttavia rimane col suo grado non trascurabile di pericolo, soprattutto a causa della sua contagiosità, e i suoi effetti si fanno ancora sentire, ci sono ancora decessi a tre cifre giornalmente, e ciò contribuisce a mantenere alto il grado di terrore nella popolazione.
Qui, si divaricano due differenti ipotesi che quanto accadrà nel futuro più prossimo ci chiarirà.
L’una considera che la vendita di un vaccino sia il fine che obbliga a non disperdere il panico esistente, a mantenerlo vivo per aumentare il valore del vaccino prossimo futuro. A me appare francamente eccessivo che questo fine possa giocare un ruolo così determinante nella vicenda perchè il Gates di turno non dovrebbe avere a che fare solo con cittadini inermi come noi, ma con altri capitalisti che egli danneggerebbe se spingesse per mantenere l’attuale situazione. D’altra parte, non ricordo chi, avanzava un’ipotesi interessante, che basandosi sulla mutabilità dei coronavirus, Gates puntasse a una specie di tagliando di manutenzione come egli del resto fa come Microsoft con il suo software, imponendo di fatto un continuo costoso aggiornamento Ciò sicuramente gli assicurerebbe un margine di profitto davvero enorme. Continuo tuttavia a mantenere un grande scetticismo verso questo scenario perché appunto non capisco come un singolo pezzo di potere finanziario possa riuscire a dettare legge anche danneggiando il resto della finanza mondiale.
Propendo quindi per un secondo scenario. Esso prevede che chi ne aveva interesse, abbia sfruttato adeguatamente la pandemia per utilizzarla successivamente e io penso con una certa gradualità. Se ci siamo adattati a cedere i nostri diritti individuali e collettivi, e i nostri diritti politici per una volta, basterà creare artificialmente una nuova situazione di emergenza per sottrarceli ancora e poi a poco a poco l’emergenza diverrà la norma, saremo proiettati in un futuro di società autoritaria. In questo scenario, chi ha lanciato la campagna allarmistica non ha quindi alcun interesse a proseguirlo. Infatti, penso che oggi sia davvero il governo a mostrare questa ostinazione a mantenere i divieti.
Bisogna capirli, devono mostrare un certo grado di coerenza, non puoi far chiudere tutti e tutto per una malattia e improvvisamente, seguendo la curva dei casi che ci segnalano che decresce in modo molto lento, dare il “liberi tutti”. Inoltre, essi credono davvero che il contagio possa scoppiare nuovamente, e sanno che la gente non glielo perdonerebbe. Quindi, si trovano tra due opposti fuochi, far ripartire l’attività economica prima che la povertà approfondisca i suoi effetti, ma nel contempo evitare una nuova fiammata da coronavirus.
Ho l’impressione che abbiano imboccato una strada sbagliata pensando a soluzioni di compromesso che nella situazione data non ci possono essere. Non puoi pensare di rilanciare l’economia, citerò il caso del turismo dove il tutto appare molto evidente, seguitando a imporre norme di distanziamento, perchè così viene a mancare un elemento fondamentale, quel senso di libertà fosse pure apparente che fa della vacanza un evento ludico. Andare in vacanza per seguire pedissequamente le norme, magari portandoti dietro un metro oltre la rituale mascherina e i guanti, per tanti potrebbe apparire non essere più di alcun interesse, e con i pochi soldi disponibili si può farsi tentare a rinunciarvi e magari mettere da parte i soldi così risparmiati, proprio quella scelta che dal punto di vista economico andrebbe evitata accuratamente.
Se quindi come ho tentato di argomentare prima, il principale effetto del lockdown è stata il panico verso una malattia peraltro di media gravità, non una semplice influenza, ma neanche la malattia che possa portare a chissà che effetti catastrofici, basta guardare alle cifre già di per sé probabilmente gonfiate, panico a mio parere deliberatamente creato e amplificato il più possibile, si può uscire da questa fase soltanto se si pone fine a tale stato di panico.
Ora, questa fuoruscita non è cosa che si possa attuare facilmente, già sospetto che ci siano robusti interessi perchè si crei un clima autorizzativo, nel quale cioè i nostri comportamenti sociali sono rigidamente regolamentati in modo quantitativo, ad esempio stabilendo la minima distanza interpersonale, bisogna che qualcuno che ne abbia l’autorevolezza affermi con assoluta certezza che il contagio non è più pericoloso.
Ciò a sua volta crea un problema addizionale, poiché i miglioramenti osservati non sono tali in sé da giustificare un tale capovolgimento di giudizio sulla malattia, occorrerebbe una piena sconfessione delle scelte precedenti. Qui, sta la contraddizione principale, è necessario che la gente smetta di avere paura, ma ciò non avverrà se non affrontando apertamente la valutazione spietata della cosiddetta fase 1. Dobbiamo capire che come dicevo la fase 1, o meglio ancora la fase 0,.. cioè quella addirittura antecedente, è l’unica decisiva. Lì, si creano intanto i presupposti ideologici per imporre il lockdown, proprio la fase che appare eterodiretta, da quel momento il governo riprende l’iniziativa proseguendo la stessa logica, ma con modalità scelte autonomamente.
Parlare oggi della fase 2 è distrarre l’attenzione dal nodo politico-ideologico che risulta determinante nelle modalità di vita alle quali ci troviamo sottoposti. Qui, porsi il problema di quanto aprire e di quanto chiudere è ignorare il nucleo fondamentale della vicenda, facendosi distrarre da decisioni spicciole che per quanto rilevanti ad esempio dal punto di vista economico, non possono alterare la questione di fondo, se cioè sia lecito allontanarsi dal quadro costituzionale per una sventurata malattia con la quale possiamo in ogni caso convivere pagandone prezzi socialmente ragionevoli.
Vi invito pertanto a guardarvi da chi invita ad andare avanti, a sfruttare questa occasione per liberarci di tutto quanto andava male prima della pandemia. E’ un’autentica stupidaggine, non si può fare nulla di buono partendo da una tale sconfitta verticale della democrazia, dall’essersi arresi a una politica dettata non si sa da chi in un processo assolutamente opaco.
Si può sempre ottenere bene dal male, ma prima bisogna sconfiggere senza tentennamenti ciò che ha provocato questo male, senza tale chiarezza, resteremo impantanati nel clima in cui c’hanno condotto, ci sarà qualcuno che in nome di qualsivoglia competenza ci spiegherà l’esigenza e i vantaggi di darci martellate sui genitali.
II parte
La rimozione, così ci insegnano gli psicologi, invece di costituire una soluzione, rappresenta soltanto l’incancrenirsi di un problema.
Credo che per la situazione storico-politica attuale, la chiave giusta per analizzarla sia proprio questa, di considerare il modo attraverso cui si vuole uscire dal lockdown come una forma di rimozione collettiva. Si pretende cioè di proporre una fuoruscita che ci si rifiuta di considerare ancora come ritorno a uno stato di normalità, senza esprimere un giudizio su queste settimane che ci precedono e che, ormai credo diventi sempre più una convinzione condivisa, segneranno profondamente il nostro futuro e non solo quello più prossimo, forse il futuro di un’intera generazione che ci subentrerà.
Come dicevo, il governo, i media e i medici mediatici se mi passate l’espressione sono molto cauti a parlare di ritorno alla normalità per timore che si scateni una reazione sociale eccessiva come se si liberasse una molla che si è continuato a comprimere per mesi.
Tatticamente, cioè, si tratta di un’operazione con una sua logica, ma rimane sempre la situazione da Scilla e Cariddi, attraversare lo stretto di Messina senza finire sugli scogli siciliani ma evitando nel contempo quelli calabresi.
La verità, e la trasmissione su Radiotre Rai di stamattina, mi pare che la rubrica si chiami “Tutta la città ne parla”, me lo conferma, è che siamo impantanati a causa del tabù che ci siamo imposti evidentemente sotto dettatura, di giudicare la fase precedente, quella di adottare un lockdown così severo, come se fosse possibile dire adesso che le misure di distanziamento non servono mentre allora erano necessarie, e nel contempo pretendere che sia possibile andare dal barbiere per appuntamento come ho dovuto verificare oggi quando pensavo, magari facendo un po’ di fila di potere avere tagliati i capelli oggi e mi sono sentito rinviare al 3 giugno, cioè di ben due settimane. Non si possono salvare capre e cavoli, che scelgano ciò che vogliono fare, continuare con il lockdown magari nella forma ammorbidita che a quanto ho capito il decreto prevede, e allora consegnarci alla miseria prossima ventura e forse a qualche scontro perchè la gente c’ha le palle gonfie di dovere subire tanti condizionamenti. Alternativamente, chiedano scusa agli Italiani, dicano che si sono fatti travolgere dal panico recando danni enormi al paese, e allora ribaltino di colpo le norme.
Come dicevo già in un altro post, salvare tutto non si può, si decida in un clima di follia collettiva che 30 mila morti è un numero di morti eccessivo e quindi aspettiamo che siano diciamo meno di dieci al giorno, e che il resto vada a ramengo.
Adesso, dobbiamo pretendere dalle forze politiche sia di maggioranza che di opposizione, posizioni chiare e univoche, li malediremo se sbagliano o forse verranno assassinati da un popolo che è stato portato al macello, se continuano con questo balletto che somma i difetti di entrambi le posizioni opposte, è evidente che non sono in grado di farci uscire da dove c’hanno portati.
Guardate, noi non stiamo nel minimo della parabola, il minimo di libertà, di agibilità politica, di PIL non corrisponde col massimo nelle condizioni di disagio in cui ci troviamo. Dopo una terribile carestia che ha colpito una zona, sarà anche possibile contrarre prestiti e continuare a mangiare con questi, ma il peggio verrà quando qualcuno ci costringerà a pagarli, e a questo punto non siamo ancora arrivati, ancora siamo nell’ora della solidarietà pelosa nella UE, delle dichiarazioni di non condizionalità e fregnacce simili. I veri guai verranno dopo, quando nessuno la citerà più la solidarietà, parlerà soprattutto della correttezza nel restituire quanto ti è stato prestato.
Oggi e già domani potrebbe essere troppo tardi, serve un partito sovranista che con logica sovranista affronti tutti questi temi recidendo e non alimentando i rapporti con i nostri aguzzini che ci danno credito a strozzo.
NB_tratti da facebook