NOTIZIE DA UN ALTRO PIANETA, di Pierluigi Fagan

NOTIZIE DA UN ALTRO PIANETA. La NASA ha pubblicato su Nature uno studio incredibile. Tramite osservazione satellitare, si sono accorti che il pianeta Terra è più verde di venti anni fa. Se ne sono accorti dopo un po’ dall’inizio del monitoraggio appunto venti anni fa, ed avevano pensato che questa ripresa del verde planetario fosse un prodotto inaspettato dell’esubero di CO2, una sorta di effetto benefico collaterale all’effetto ritenuto malefico dell’eccesso di emissioni, una applicazione della logica Zichichi, un maitre à penser che ultimamente ha molto seguito qui da noi.

Col tempo però, comparando le rilevazioni su mappe, hanno scoperto che tutto il rinverdimento planetario era concentrato in due zone di questo strano altro pianeta, le zone dette “Cina” ed “India”. Caramba, che sorpresa! Hanno poi scoperto che i gli abitanti di questo strano altro mondo, i cinesi, usano quello che chiamano “Esercito Popolare” per piantare alberi che contrastino l’avanzata dei deserti interni ed anzi, pare che questi strani esseri si siano messi in testa di rubare spazio al deserto stesso, piantando alberi a ripetizione. Un esercito di vangatori, che buffa idea, no? Mettete dei fiori nei vostri cannoni, diceva una antica canzone … . Si sono anche detti sorpresi del fatto che, alla stessa NASA, avevano letto i giornali che mostravano quanto pazzi fossero questi cinesi che si auto-soffocavano con l’emissione di CO2 a causa della dissennata idea di far avanzare il loro sviluppo. Ma allora non erano così pazzi se il satellite dotato addirittura di un Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer, o Modis (un po’ di auto-pubblicità su gli effetti meravigliosi degli investimenti in tecnologia ci vuole sempre, no?), mostrava questa massiccia avanzata del bosco cinese.

Quanto a quegli altri alieni degli indiani, alla NASA hanno scoperto che a furia di fare figli che chiedevano di mangiare, si sono messi a coltivare sempre più spazio con culture multiple. Insomma, i bizzarri indiani continuando pervicacemente a volersi nutrire con i vegetali, con l’agricoltura invece che le manipolazioni molecolari driven by biotecnologie di società quotate in borsa (creazione di valore dogma centrale della nostra forma di civiltà avanzata), piantano cose che poi crescono aumentando il verde. Che buffo, no?

Certo, che i cinesi siano strani visto che si ostinano a definirsi addirittura “comunisti”, si sa, ma gli indiani sarebbero pure “democratici”. Cose dell’altro mondo …

E dire che invece, qui nel nostro pianeta, il nostro campione del nuovo Sud America liberato dalla presa dell’illiberismo chavista-lulista, Bolsonaro, il verde lo sta eliminando. Mah, comunque in quell’altro strano pianeta del quale non avremmo notizie senza l’occhio vigile della NASA, anche gli etiopi stanno piantando alberelli, 350 milioni per la precisione in meno di dodici ore, giusto ieri. Su quell’altro pianeta sottosviluppato, deve esserci una strana epidemia di ragion pratica …

Mano umana (nome della strana specie che abita questo altro pianeta di esseri strani), non mano invisibile. La mano invisibile il verde lo distrugge per creare valore salvo poi mandare ragazzine con l’aria truce in giro per le grandi assemblee dei potenti a far da coscienza infelice che ammonisce. Qui da noi, allora, si scrivono corposi libri sull’Antropocene, usando carta che è presa dagli alberi che Bolsonaro sta buttando giù. Lì invece nell’altro pianeta, non scrivono libri ma prendono zappe e vanghe e piantano semi.

Chissà, magari invece che lo scontro delle civiltà e la guerra dei mondi, ci converrebbe copiare questi alieni animati da una ragione strumentale così diversa dalla nostra? Chissà, forse è una fake news della sezione orientalista della NASA …

[“Richiede una mente davvero insolita intraprendere l’analisi dell’ovvio” A. N. Whitehead]

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GIORNALISTI IN COMPETIZIONE NEL RIPORTARE LE FAKE NEWS SULL’ARTICO di Tony Heller

GIORNALISTI IN COMPETIZIONE NEL RIPORTARE LE FAKE NEWS SULL’ARTICO di Tony Heller

 

Qui sotto un interessante saggio che raccoglie una parte delle mistificazioni sostenute sulla questione ambientale. Un catastrofismo che allontana la ricerca di soluzioni pragmatiche che consentano di affrontare positivamente il nesso tra sviluppo e trasformazioni ambientali. Un allarmismo ben coltivato anche in Italia che ha fatto le fortune di non pochi esponenti politici e che ha contribuito spesso ad assecondare  il processo di degrado socioeconomico del paese, a cominciare dalle dismissioni di numerosi comparti strategici. La questione dell’ILVA di Taranto è solo uno degli ultimi esempi di questo deleterio modo di affrontare la questione. Un approccio emotivo e strumentale che di fatto asseconda i disegni di subordinazione economica e militare di cui abbiamo spesso parlato su questo sito. Milena Gabanelli è uno degli alfieri di tutto ciò, per altro tra i meno innocenti_Giuseppe Germinario

L’Artico riceve più radiazioni solari in questo periodo dell’anno rispetto a qualsiasi altro posto sulla Terra e le temperature possono essere molto calde a nord del Circolo Polare Artico.

“L’energia totale ricevuta ogni giorno in cima all’atmosfera dipende dalla latitudine. Le massime quantità giornaliere di energia in entrata (rosa pallido) si verificano ad alte latitudini in estate, quando i giorni sono lunghi, piuttosto che all’equatore.”

 

https://earthobservatory.nasa.gov/features/EnergyBalance/page3.php

Nel 1927, un gruppo di donne tentò di arrivare con la macchina  all’Oceano Artico. Il caldo, lo scioglimento del permafrost e gli incendi boschivi li costrinsero ad ad abbandonare la loro spedizione.

“La carovana delle macchine arrivo fino a 434 miglia a nord del Circolo Polare Artico, preparandosi a trovare sulla loro strada il gelo. Con loro stupore, le temperature non scesero mai sotto i 30 gradi all’ombra.

 L’intenzione era di raggiungere l’Oceano Artico, ma 65 chilometri di terra paludosa sulla costa glielo impedirono. La media del viaggio e` stata di 337 chilometri al giorno, il che è stato di per sé arduo e a un certo punto la carovana ha avuto un vero e proprio incontro con la morte tra gli incendi boschivi in Svezia su strade impraticabili.”

 

 

https://trove.nla.gov.au/newspaper/article/51442108/3208568

I bambini che stanno prendendo il sole vicino al Polo Nord:

 

https://trove.nla.gov.au/newspaper/article/58314725

Temperature di 38 gradi sono state riportate nell’Artico.

Le stazioni meteorologiche sul fiume Yukon, nell’Artico, hanno riportato temperature di oltre 38 gradi all’ombra (articolo del 1937):

Ogni volta che c’è una giornata calda nell’Artico,  i giornalisti militanti annunciano l’apocalisse. Fox News afferma che la Groenlandia sta attraversando “una crisi del ghiaccio” ed è inondata dallo “scioglimento delle acque glaciali“.

“La foto ipnotica di Olsen scattata il 13 giugno mentre guada sulla lastra di ghiaccio con l’acqua che spruzza, da l’illusione che i suoi cani stiano camminando sull’acqua – ma è tutt’altro che un trucco. Gli esperti dicono che questa immagine è indicativa della crisi climatica del pianeta.

 

 

https://www.foxnews.com/science/stunning-photo-shows-dogs-walking-on-water-amid-greenland-ice-crisis

L’attuale, ennesima, ondata di sciocchezze sul clima è iniziata con questo tweet, che i giornalisti hanno subito raccolto e male interpretato.

 

https://twitter.com/RasmusTonboe/status/1139504201615237120

Il tizio che ha scattato la foto ha scritto chiaramente che non aveva nulla a che fare con la calotta glaciale e invece il mare ghiacciato che che si scioglieva sulla superficie della calotta di ghiaccio.

Quindi Fox News ha continuato con questa grossolana distorsione.

Lo stesso Olsen chiede un’azione immediata:

Non ha detto niente del genere. Ha chiesto maggiori capacità predittive, il che è piuttosto dubbio perché ho visto le previsioni del tempo caldo su Ventusky diversi giorni prima.

 

https://twitter.com/SteffenMalskaer/status/1139550265634381824

Poi Fox News ha reiterato la dose sulle sue bugie climatiche, sostenendo che la Groenlandia ha visto questo anno uno scioglimento del ghiaccio da record con oltre il 40%.

“Nello stesso momento in cui Olsen ha scattato questa foto, è giunta notizia che la Groenlandia ha subito una perdita di due miliardi di tonnellate di ghiaccio già in questa stagione, circa il 40% della distesa ghiacciata della loro nazione. Mentre il paese vive lo scioglimento annuale da giugno ad agosto, il tasso finora registrato quest’anno è stato record.”

Il volume totale della calotta glaciale della Groenlandia è di circa 2.900.000 km³ (https://web.viu.ca/earle/geol305/The%20Greenland%20Ice%20Sheet.pdf) , ovvero poco meno di 2.900.000 miliardi di tonnellate di ghiaccio. Piuttosto che del 40% dello scioglimento del manto glaciale, il numero corretto è lo 0.000007% della calotta glaciale: Fox News si e` “confusa” di sette ordini di grandezza.

Due miliardi di tonnellate di ghiaccio sembrano tante se non si considera che la Groenlandia può guadagnare sei volte tanto in un solo giorno, come accaduto lo scorso novembre.

http://polarportal.dk/en/greenland/surface-conditions/

Comunque per essere proprio onesti, è stato Jason Samenow corrispondente meteorologico del Washington Post a dare il via alla campagna di disinformazione.

 

https://www.washingtonpost.com/

Analizziamo una per una le affermazioni fatte Samenow:

“Il ghiaccio si sta sciogliendo in modi senza precedenti mentre l’estate si avvicina nell’Artico. Nei giorni scorsi, le osservazioni hanno rivelato un evento di scioglimento del record sulla ghiacciaia della Groenlandia, mentre l’estensione del ghiaccio sull’Oceano Artico non è mai stata così bassa a metà giugno durante l’era dei satelliti meteorologici.”

La foto della slitta che ha dato il via a questo tsunami di propaganda è stata presa dall’Istituto meteorologico danese, che ha monitorato il ghiaccio marino più a lungo di chiunque altra entità. Nel loro monitoraggio, mostrano l’estensione del ghiaccio marino, la più alta in diversi anni, che ultimamente e lentamente declinata ma che continua ad essere vicino a ciò che è stata negli ultimi anni.

 

http://ocean.dmi.dk/arctic/icecover.uk.php

La loro pretesa di scioglimento senza precedenti della Groenlandia rientra negli errori di misurazione di altri eventi di metà Giugno e molto inferiore rispetto a molti eventi che si verificano più tardi in estate.

 

L’Istituto meteorologico danese mostra che l’estensione dello scioglimento della Groenlandia è stata al di sotto del normale per la maggior parte del tempo da metà maggio, con un picco negli ultimi giorni. Il picco è appena al di sopra dell’estensione media di scioglimento per luglio. Niente di eccezionale quindi, rientra nei parametri.

Le nevicate sono state un po ‘al di sotto della media quest’anno, ma ci sono stati pochi scioglimenti finora in questa stagione. Molto meno di quanto non fosse accaduto entro questa data nel 2012. Le affermazioni di scioglimento da record sono estremamente scorrette. La quantità di scioglimento in Groenlandia quest’anno è stata nella media.

 

Ci sono stati un paio di giorni relativamente caldi in Groenlandia la scorsa settimana, ma le temperature al centro della calotta sono state generalmente fredde.

 

http://www.summitcamp.org/status/weather/index?period=1month

 

http://www.summitcamp.org/status/webcam/

Negli ultimi due anni, la superficie della Groenlandia ha guadagnato quantità di ghiaccio quasi record. Il Washington Post ha omesso di menzionarlo.

 

Samenow poi ha fatto questa affermazione straordinaria.

“La Groenlandia ha visto le temperature salire mercoledì fino a 40 gradi sopra il normale, mentre l’acqua libera dal ghiaccio esiste in luoghi a nord dell’Alaska, dove raramente, se non mai e successo negli ultimi tempi.

Questa è una sciocchezza completa. Il ghiaccio ogni anno naturalmente recede molto più lontano dalla costa dell’Alaska:

 

 

Paragonato a 20 anni fa:

 

Le temperature sono state fredde a nord dell’Alaska e c’è stato poco scioglimento. Quello che realmente è accaduto e stato che i venti hanno spinto  il ghiaccio dall’Alaska verso le Svalbard, dove hanno registrato più estensione di ghiaccio degli ultimi anni.

 

http://ocean.dmi.dk/arctic/icethickness/thk.uk.php

C’è più ghiaccio intorno a Svalbard di quanto non fosse nel 1922.

“Strane cose che accadono nell’Artico ghiacciato:

 Il Polo Nord si scioglierà?

 Testimonianze di pescatori, cacciatori di foche ed esploratori che navigano nei mari intorno allo Spitzbergen e all’Artico orientale indicano tutti un cambiamento radicale delle condizioni climatiche, con temperature elevate fino ad allora sconosciute in quella parte della superficie terrestre.

 Precedentemente le acque intorno a Spitzbergen hanno mantenuto una temperatura estiva pari nei 5 gradi di congelamento. Quest’anno è salito fino a 28 gradi. Lo scorso inverno l’oceano non si è congelato nemmeno sulla costa settentrionale di Spitzbergen. Questa dichiarazione e` confermata dall’autorità del dottor Noel.”

 

 

https://www.newspapers.com/newspage/80726506/

 

Stessa storia a Baffin Bay. C’è più ghiaccio ora di quanto non fosse nel 1923.

 

https://journals.ametsoc.org/doi/abs/10.1175/1520-0493%281924%2952%3C591d%3AOWIBB%3E2.0.CO%3B2

 

Samenow poi in qualche modo si cerca di incolpare i tornado e le inondazioni negli Stati Uniti al ghiaccio che si scioglie:

“Francis aveva in precedenza suggerito che le condizioni nell’Artico potessero avere un ruolo nell’estrema circolazione atmosferica che ha provocato lo sciame di tornado e le inondazioni record negli Stati Uniti centrali durante le ultime due settimane di maggio.

 ‘Non possiamo dire che il rapido riscaldamento artico stia causando questo modello in particolare, ma sicuramente è coerente con questo’, ha detto Francis, scienziato senior del Woods Hole Research Center.”

Oltre al fatto che le sue affermazioni di insolite condizioni meteorologiche artiche sono del tutto  infondate, queste affermazioni sono esattamente l’opposto di quello che è successo nel 2012, quando c’è stata una perdita di ghiaccio da record e gli Stati Uniti hanno sperimentato calore, siccità e quasi un numero record di pochi tornado.

Il 2012 infatti è stato  essere l’anno con i minori numeri di tornado dal 1989.

 

https://www.ncdc.noaa.gov/sotc/tornadoes/201213

I generatori di bufale del Washington Post affermano sempre le stesse sciocchezze, scelgono alcuni giorni che si adattano alla loro propaganda e ignorano interi anni che non si adattano alla loro propaganda. Ecco un articolo simile uscito ad aprile:

 

https://www.washingtonpost.com/weather/2019/04/18/its-been-exceptionally-warm-greenland-lately-ice-is-melting-month-early/?noredirect=on&utm_term=.d9831affa49d

Non c’era niente di particolarmente insolito in corso ad aprile.

 

 

E Samenow perché non ha menzionato il grande accumulo di ghiaccio negli ultimi due anni?

 

Non vi è alcuna indicazione di una crisi di scioglimento ghiaccio nell’Artico. I più grandi ghiacciai della Groenlandia stanno infatti crescendo. Il ghiacciaio Petermann sta crescendo.

 

l ghiacciaio Jakobshavn sta crescendo.

 

https://www.sciencealert.com/one-greenland-glacier-is-growing-but-that-is-not-a-cause-for-celebration

Le affermazioni di un crollo artico sono infondate. Non c’è stata tendenza dello scioglimento del ghiaccio artico dall’inizio della documentazione MASIE iniziata tredici anni fa.

 

 

I ghiacciai della Groenlandia stanno crescendo. Gli ultimi due anni hanno registrato un guadagno di massa che sfiora il record. L’attuale standard giornalistico paragonabile alla  raccolta della ciliegie; un giorno qua e un giorno là, e quindi travisando il significato dei dati, è giornalismo della peggiore faziosità. La Groenlandia non si sta sciogliendo ora, ma 80 anni fa si.

 

https://www.newspapers.com/newspage/89276088/

 

https://realclimatescience.com/2019/06/journalists-competing-for-fakest-arctic-news/

IDEOLOGIA VERDE E POLITICA, di Vincenzo Cucinotta

Parto da lontano, ponendomi la domanda di quale sia la questione centrale della politica.

Non avrei dubbi, la questione al centro della politica è quella che riguarda il potere, chi ha il potere, in quali forme lo esercita, quali conseguenze pratiche ha sui modi di convivenza di quella società.

Affermando ciò, non intendo certo delimitare la politica a questo ristretto ambito, ma invece ricordare che ogni ipotesi strategica che non sia in grado di affrontare questa questione di fondo finisce per restare in un ambito che potremmo chiamare prepolitico.

Aggiungo che molte volte non c’è bisogno di entrare esplicitamente nel merito di questo fondamentale aspetto perchè esso appare scontato, ma credo sia buona norma ritornarci almeno di tanto in tanto per verificare se, magari seguendo un evento dell’attualità politica, non si finisca per trascurarlo finendo con l’uscire proprio dall’ambito politico.

Questa premessa risulta tanto più necessaria quando si parla di ambientalismo.

Il fatto è che l’ecologia risulta essere la scienza più difficile che ci sia, richiedendo così una pluralità di competenze, assieme alla necessità di raccogliere una gran mole di dati. Ciò porta automaticamente a una centralizzazione degli studi e di conseguenza della sede delle decisioni.

Se aggiungiamo a questo fatto obiettivo e sostanzialmente inevitabile gli enormi interessi che gravitano sulle politiche ambientali, tali che un dato provvedimento legislativo può determinare arricchimenti o impoverimenti formidabili, si capisce come l’attenzione di chi detiene il potere economico verso queste tematiche sia asfissiante e determini strategie di controllo ben più sofisticate della narrazione comune che vorrebbe che i capitalisti vogliano semplicemente negare i problemi ecologici, cosa forse vera in un passato nel quale se ne sapeva molto di meno a livello scientifico e figuriamoci poi a livello di cosiddetta opinione pubblica. Adesso, tanto per fare un semplice esempio, i produttori automobilistici potrebbero ben essere interessati a una conversione verso le auto elettriche, perchè porterebbe certamente a una maggiore obsolescenza delle attuali automobili a combustibile fossile e quindi aprire a un possibile aumento del ritmo di produzione di nuove autovetture.

Con tali premesse, ditemi chi potrebbe fidarsi di questi centri mondiali di studi scientifici. E’ evidente che uno scienziato non è un santo, e i rischi di corruzione sono oggettivamente enormi. Inoltre, data la complessità di questi studi come dicevo all’inizio, utilizzare l’enorme mole di dati accumulati in un modo piuttosto che in un altro, utilizzare un modello piuttosto di un altro, consente di confondere un caso esplicito di corruzione con una valutazione errata dei dati. Nè d’altra parte è possibile escludere clamorosi errori, anche dovuti ad esempio alla presenza di un fattore ignoto che viene tralasciato.

E’ per questo che testardamente continuo a insistere su un punto, che porre alla ribalta i problemi ambientali non solo non aiuta a risolverli, ma addirittura, visto il controllo sostanzialmente monopolistico dei media da parte di questa ristretta elite finanziaria, serve a fare confusione.

La vicenda di Greta del resto in questo senso è emblematica. Essa dice agli adulti “avete creato danni ambientali e siamo molto incazzati, ora dovete fare qualcosa per riparare”.

Cosa vi colpisce in questa espressione? Che Greta non mette minimamente in dubbio la sede del potere, si affida anzi esplicitamente a questi, anche se sotto la forma della pretesa imperiosa.

La cosa colpisce, perchè come puoi affidare la soluzione del problema proprio a coloro che l’hanno creato? Che senso ha dare agli assassini la delega a condurre le indagini e a comminare le sanzioni necessarie?

Cosa osserviamo? Che Greta evidentemente non affronta per niente il tema principale della politica, chi deve avere il potere, con il che non fa che adeguarsi a una lunghissima tradizione ambientalista, quella di pensare che la causa dei danni ambientali è sostanzialmente dovuto a un mix di ignoranza e di eccesso di interessi privati, tale che basti un atto di buona volontà perché una politica ambientalista venga avviata.

Insomma, l’ambientalismo non viene ancora oggi considerata una vera teoria politica, come tale autonoma e autoconsistente, ma innanzitutto un problema di natura scientifica che quindi va risolto dalla stesso incontrollato sviluppo tecnologico che ne è stato la causa.

E qui veniamo a un altro enorme tematica, quella dello sviluppo tecnologico e il suo rapporto con la scienza.

Come dicevo di recente, la scienza è solo un metodo, il metodo sperimentale, quelle che chiamiamo scienze sperimentali andrebbero piuttosto chiamate discipline sperimentali. La differenza sta nel fatto che così si elimina alla radice la pretesa di far coincidere tecnologia e scienza.

Visto che d’altra parte si è diffusa questa strana tesi che la scienza sia la verità, negando così la filosofia della scienza nella sua interezza, si usa questa scienza portatrice di verità indiscutibili per giustificare e anzi imporre ogni sviluppo tecnologico, in verità trainato da interessi economici, visto che l’economia costituisce l’ordinatore supremo della società contemporanea.

In questo quadro, è quasi inevitabile che gli scienziati, e in particolare quelli ambientali per ciò che oggi significa (in verità, non si è ancora formata una generazione completa di scienziati dell’ambiente, perchè a livello accademico ogni disciplina difende gelosamente il proprio campo di interesse e l’ecologia tende a infrangere quest’ordine, invadendo tutta una serie di discipline tradizionali, così che ad esempio un chimico ambientale rimane prima di tutto un chimico) finiscano per assumere il ruolo di supremi sacerdoti. La logica sottesa è quella che dicevo, che le tematiche ambientali possano essere affrontate sotto il profilo tecnico e essendo buoni, e quindi andiamo avanti con gli scienziati da una parte, le Greta dall’altra. D’altra parte, sapete che si è diffusa l’espressione “ecosocialismo” con il che si intende che il socialismo possa essere avveduto e attento alle tematiche ambientali, e tutto automaticamente si risolverà.

Come si capisce, io sono molto critico su l’intera storia dell’ambientalismo in politica, proprio perché sono convinto che invece l’ambientalismo è una teoria politica compiuta, e che come tale è autosufficiente e alternativa ad altre politiche.

Ma torniamo alla questione dell’uso strumentale che si fa della scienza, e ciò lo riscontriamo anche in ambiti ben differenti da quelli ambientali.

Il caso che mi viene alla mente è quello dei vaccini e di personaggi come Burioni che come i giornalisti, fa il politico al 100%, ma finge di parlare da scienziato e zittisce tutti sulla base dell’autorità della scienza. Da persona che ha dedicato la propria vita alla scienza, sono sconcertato da simili atteggiamenti. La scienza sin dai suoi fondamenti filosofici, non ha nulla a che fare con la verità, e coltiva sistematicamente il dubbio , così che ogni risultato raggiunto è automaticamente di tipo provvisorio e quindi suscettibile di modifica. Invece, cosa ti fa il Burioni? Non fa scienza, fa il politico della tecnologia, e il vaccino in sè è un prodotto tecnologico e come tale è prodotto prima di tutto per tornaconto economico. Seppure c’è un contenuto di disciplina medica, questa si aggiunge a interessi economici, e a una politica complessivamente portata avanti. Nello stesso tempo, non esita a invocare l’autorità della scienza per zittire ogni genere di obiezione.

Ad esempio, questa cosa di protezione degli immunodepressi come motivazione per costringere tutti a vaccinarsi, ha veramente elementi di demenza. Mi chiedo perchè le persone sane dovrebbero eventualmente mettere a rischio la propria stessa salute per garantire quella di persone che hanno problemi loro propri. Può uno stato senza chiamarsi etico obbligare i cittadini a una generosità che appare francamente eccessiva, il potenziale sacrificio di sè come dono mi pare non possa essere richiesto come obbligo, al massimo ci sarà qualcuno che lo vorrà fare per proprie personali convinzioni. Se proprio lo stato vuole intervenire, dovrebbe farlo in senso inverso, garantendo innanzitutto la salute dei cittadini sani, non pretendendo di difendere lo stato di buona salute di chi ha qualche problema sanitario probabilmente di natura genetica, a danno di chi può e vuole fare a meno dei vaccini. E in ogni caso, questo è un campo del tutto opinabile, tipico della politica: che c’entra invocare qui l’autorità della scienza?

La mia impressione è che i media distraggano l’attenzione dal problema fondamentale, quello del potere, attraverso le più improbabili digressioni, andando dietro alla Greta di turno, e perseguano implacabilmente un disegno autoritario che passa attraverso una estrema centralizzazione. Si toglie quindi potere agli stati moltiplicando sedi internazionali che finiscono per occupare spazi decisionali a danno proprio degli stati, e non si esita a usare anche la fama comune della scienza per imporre le più diverse decisioni.

Questo pericolo mi pare particolarmente attuale proprio nell’ambito ambientale. Ci sono tutte le condizioni, prima si nega la natura politica dell’ambientalismo, i vari partiti verdi finiscono per fare i predicatori, semplicemente imponendo le conclusioni degli scienziati e pretendendo che possano costituire una politica, e così si finisce per rivolgersi agli scienziati-sacerdoti perchè ci concedano la verità. A questo punto, è fatta, gli scienziati sono facilmente controllati dal capitale che può continuare a fare i propri porci comodi, e inoltre continuando a iniettare dosi crescenti di senso di colpa a un pubblico del tutto istupidito che penserà che l’ambiente è sempre più inquinato per i suoi colpevoli comportamenti individuali.

Io mi convinco sempre più che la democrazia effettiva richieda una certa vicinanza tra rappresentanti e rappresentati, quando dipendiamo completamente da una distante equipe di scienziati per stabilire misure legislative, la democrazia è definitivamente persa.

Sono infine pervenuto alla conclusione che esiste un sovranismo anche in ambito ambientale, ovvero un localismo che ci dovrebbe permettere di prescindere dai moniti di scienziati ignoti e distanti.

Sembra un paradosso, perchè se uno stato produce troppo biossido di carbonio, il peso va a ricadere anche sugli stati che fossero virtuosi. Ciò sottintende che bruciare combustibili fossili sia una cosa che porta vantaggi, e quindi imporre ai propri cittadini di non farlo, significherebbe svantaggiarli. Se però le cose non stessero così, e non stanno così se si guarda all’ambientalismo come una teoria complessiva e non come uno specifico tema trattabile all’interno di qualsiasi sistema di governo, allora lo stato che iniziasse a fare una vera politica ambientalista potrebbe divenire un modello imitabile da altri.

Ma la temperatura media della terra sta davvero aumentando? In effetti non possiamo essere certi che sia così, visto che non possiamo controllare l’intero procedimento richiesto per pervenire a questo dato. Però qualcosa la possiamo sapere egualmente, ad esempio il fatto che la temperatura superficiale del mediterraneo è certamente aumentata, fatto confermato da un cambiamento di flora e fauna. Tale aumento sta provocando variazioni climatiche che non possono essere ignorate, almeno qui dove vivo. Abbiamo avuto il 4 gennaio del 2018 un vero e proprio uragano con punte di velocità superiori ai 140 km/h, cosa che a memoria d’uomo non si è mai prima verificato, e da allora sembra sia intervenuta una modifica permanente nel regime dei venti, prima sempre deboli in questa specifica zona, mentre quest’anno, pur senza raggiungere questi estremi, abbiamo avuto, mi pare a fine febbraio un vento intenso che non si è chetato per circa 48 ore. Queste osservazioni, che naturalmente non implicano alcuna conclusione sul clima globale, ci dicono che la temperatura localmente è di certo aumentata, e che sembra ragionevole tentare di ridurre questo aumento con i mezzi disponibili, cioè intervenendo sui fattori che controlliamo, senza per questo dovere attendere chissà quale sentenza degli scienziati. Poi, ovviamente, nulla osta a convocare una conferenza dei paesi del mediterraneo e proporre a tutti di prendere provvedimenti simili a quelli che si vogliono introdurre nel proprio paese, e quindi in una logica di accordi multilaterali, ma senza delegare a un’incontrollabile unità centrale l’autorità di definire cosa dobbiamo fare.

E’ ovviamente un approccio del tutto nuovo e che andrebbe meglio approfondito, spero di avervi fatto cosa gradita nel proporvelo allo stato di elaborazione a cui sono giunto.

Greta sì, Greta no_ di Pierluigi Fagan e Roberto Buffagni

Pierluigi Fagan

 

IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA. Sulla questione ecologia-Greta, mi trovo in dissenso profondo con molti amici ed amiche con i quali, di solito, si hanno punti di vista comuni. Che fare? Lasciar perdere per non sfilacciare ulteriormente le già sparute file del pensiero critico, o far di questo dissenso un momento di dialettica interna al nostro stesso pensiero critico? La domanda è retorica in tutta evidenza, la scelta è già fatta. Perché?

Ho l’impressione, forse sbaglio e chiedo in sincerità di dibattere la questione tra noi con la ponderazione ed intelligenza tipica dei frequentatori di questa pagina, che noi si sia finiti in un setting di pensiero la cui matrice per altri versi siamo molto lucidi a criticare. Per ragioni che qui non possiamo affrontare, ad un certo punto del secolo scorso, già ai suoi inizi, si è andata manifestando nel pensiero, uno spostamento di asse. Tra la relazione soggetto – oggetto fatta dal pensiero, è emerso il problema dello strumento che ci fa comporre e scambiare il pensiero: il linguaggio.

Tralasciamo i riferimenti più o meno colti e passiamo al momento successivo, quando un filosofo francese minore, pone all’attenzione la natura narrativa di ogni discorso, narrazioni fatte di linguaggio. Il linguaggio è materia della forma discorsiva che influisce, limita, indirizza il discorso stesso ed in più, tutto è discorso. Penso nessuno possa sottovalutare l’importanza di queste osservazioni ormai patrimonio della nostra conoscenza. Per altro ci era già arrivato anche Eraclito, e non solo lui, qualche secolo fa.

Danno da pensare due cose. La prima è il venirsi a formare di una sorta di monopolio concettuale di questo fatto, tutti ormai parlano più o meno solo di questo, tutto è narrazione e contro-narrazione.

Il secondo è che tale sviluppo è parallelo a fatti storici di estrema magnitudo. Nel mentre ci interrogavamo sulle parole e le cose, la grammatica generativa, le parole per dirlo, il media è il messaggio, in Occidente abbiamo fatto due guerre per un totale approssimato di 80 milioni di morti, abbiamo raggiunto la manipolazione nucleare a cui poi abbiamo fatto seguire la società dei consumi ed oggi la società dominata da un media (Internet), il libero scambio e dai rentier. Ma davvero ciò che diciamo è tutto nello strumento che usiamo per dirlo e nei veicoli che usiamo per scambiarcelo?

Rosa Parks era una sartina dell’Alabama, che non aveva finito gli studi di istruzione secondaria, che un giorno del 1955, tornando a casa stanca per il lavoro, osò sedersi su un sedile dell’autobus riservato ai bianchi. Venne arrestata per questo e questo fece scoppiare una contraddizione. Rosa Parks non fondò il movimento dei diritti civili, c’era già Martin Luther King, non andò in televisione a fare portavoce di quelle istanze, né pubblicò libri. Probabilmente, oggi sarebbe diverso perché diversa è la struttura della comunicazione e della formazione e gestione dell’opinione pubblica.

Ho visto su Repubblica stamane due cose. Uno è un video di interviste a giovani ieri riuniti a Piazza del Popolo, nel quale si tendeva a metter in contrasto i proclami integralisti di Greta contro lo shopping e l’utilizzo di aerei. L’altra è una intervista fatta da Formigli che sorrideva ironico mentre la ragazza svedese (ha sedici anni, non si capisce perché molti la chiamano “bambina”) ripeteva i suoi punti di vista che potremmo definire “ingenuamente radicali”. Domandava anche dell’Asperger come se a Rosa Parks avessero domandato della sua mancanza di diploma, come le gerarchie cattoliche chiesero a Giovanna d’Arco divenuta un po’ troppo ingombrante dopo aver svolto la funzione simbolica, quale fosse la sua formazione teologica ed i suoi rapporti con la magia. Mi sembra cioè che non tutto il mainstream sia poi così tranquillo nell’utilizzare la Rosa Parks svedese.

Di contro, la ragazza sciorinava il decalogo dell’ambientalista individuale ma due volte, sottolineava che il problema -in realtà- è sistemico. Dire che un viaggio in aereo inquina di più di tutti i nostri possibili sforzi sulla raccolta differenziata, è intaccare un caposaldo del nostro attuale modo di vivere. Dire di avere un cellulare di quattro anni fa datogli da uno che non lo usava più, anche. Dire che vanno bene i comportamenti individuali responsabili ma il problema è a livello di multinazionali e governi è un inquadramento proto-politico. Dire che il settore energetico svedese è “abbastanza pulito” ma aggiungere che serve a poco se si continua “a consumare, costruire, importare ed esportare merci” non è molto conforme al modo di vedere il mondo del WEF di Davos. O dire che in fondo Trump è meno ipocrita di tanti leader europei che si sciacquano la bocca con pie intenzioni a cui non conseguono fatti o “è tutto il sistema che è sbagliato ed i media hanno più responsabilità di ogni altro poiché se non c’è corretta informazione non c’è conoscenza diffusa e non può esserci mobilitazione” non sembrano imbeccate di chi presuntivamente la starebbe “manipolando” per fini neo-liberali. O almeno non solo, o almeno non del tutto.

Allora, certo la ragazza ha sedici anni ed ha la sua conformazione mentale bianco-nero. Ha dietro qualcuno ovvio. La sua rivolta individuale è stata da qualcuno scelta per far notizia e di notizia in notizia è diventato “un caso”. Un “caso” manipolato da opposti interessi, ovvio. Ognuno contribuisce a creare quel caso parlandone, nel bene e nel male. Inoltre, voluto o meno, l’intero discorso finisce per collassare sul riscaldamento climatico che è un terreno complesso ed incerto, facile da negare o sminuire o dubitare, quando invece attiene a questioni ben più complesse ed assai meno dubitabili, sminuibili, negabili.

Quello che mi e vi domando è perché non ci lamentiamo dell’assenza di un Martin Luther King, di un “movimento” politico che su questo tema possa far battaglia politica trasformativa del nostro modo di stare al mondo? Perché molte menti acute si dilettano solo in contro-narrazione della narrazione gretesca (ma è poi quella di Greta o è delle interpretazioni che gli sono state appiccicate addosso?) e non vanno alla cosa, cosa che non fa meno parte del dominio neo-liberale al pari delle diseguaglianze? Perché non c’è chi usa il simbolo a modo suo riempiendo di contenuti forti una questione che rischia di finire nel calderone del tema d’opinione settimanale e via alla prossima? Perché ci accaniamo sul media e sottovalutiamo il messaggio o almeno le sue potenzialità?

Insomma, non è che nella curva parabolica della svolta linguistica, siamo anche noi finiti nel paradigma ebraico de “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.”? Non è che schifiamo quei giovani ingenui e grezzi come ai nostri tempi altri disprezzavano la nostra ingenua indignazione per l’ingiustizia? Non è che la nostra critica ha finito col pender le stesse forme del discorso dominate trasformando tutto in inconsistenti nuvole di parole che non smuovo un granello di polvere?

Tra soggetto, linguaggio, discorso-narrazione, l’attenzione alla “parola” ci stiamo perdendo la “cosa”? E’ a questo che è servita la svolta linguistica? Trasformare tutto in pulviscolo per cui non si possono più far mattoni e con mattoni, nuove città? Non era forse questo “far città con le nostre mani” che dio voleva evitare colpendo Babele con la sua maledizione? Non stiamo noi stessi aiutando coloro che vogliono imporre “fatti” mentre noi si fanno solo “discorsi”?

A chiudere, una sola nota. Praticamente tutta la filosofia anglosassone cioè anglo-americana, quindi intrinsecamente scientista, liberale, mercato come meccanismo ordinante ogni sociale, tutto il pensiero complesso recente e dominante di quella cultura, si basa sulla svolta linguistica. Della serie “pensiamo a come pensiamo”, poi parliamo.

 

 

Roberto Buffagni

 

Perchè non me ne frega niente di Greta e delle sue opere? Non me ne frega niente perchè a) Greta è un Golem, mi fa pena e impressione (anche come padre) b) sotto c’è la fregatura malthusiana c) adesso semmai c’è bisogno di investimenti industriali, fabbriche a rotta di collo d) l’ambiente come propostomi dagli ambientalisti mi lascia gelido, mi piace la natura, l’aria aperta, i panorami, le bellezze naturali, sono cacciatore etc. e così la natura mi illumina la vita, mi poetizza, mi fa bene alla salute etc., ma quando me la propongono tipo bugiardino delle medicine non me ne frega niente, la mia reazione emotiva al riscaldamento climatico è “e io mi compro il condizionatore” e) l’altra natura che mi interessa sul serio, e che credo anche sia, come dire: d’attualità filosofico-politica? è la natura umana, e quella sì che mi mobilita, perché c’è tanta gente che la minaccia (poi c’entra anche con la natura non umana ma è un altro discorso) f) una proposta politica unificante che abbia come tema “salviamo il mondo” mi sembra destinata alla totale inefficacia e/o a usi preoccupanti, perché da un canto prevede possibile la concordia universale di tutti i buoni contro i cattivi inquinatori, dall’altro sottovaluta la caratteristica specificamente umana di fregarsene dei dati di realtà e operare, invece, sulla base di motivazioni riconducibili sia al proprio interesse personale o di gruppo, sia al desiderio eventualmente anche autodistruttivo, bref mi sembra ricadere sotto le critiche tipiche che si possono rivolgere contro l’universalismo politico.

tratto da https://www.facebook.com/pierluigi.fagan/posts/102176207669665731

UN UOMO CANCELLATO E RIMOSSO DALLA STORIA, di Gianfranco Campa

 

UN UOMO CANCELLATO E RIMOSSO DALLA STORIA

 

Come da perfetto futuro Orwelliano, in un sistema dove il controllo delle informazioni è gestito da pochi conglomerati mediatici tradizionali e informatici, si corre il rischio, se sei una persona di una certa importanza che esprime dei concetti non in linea con la propaganda vigente, qualsiasi essa sia, di vedersi letteralmente cancellato dalla storia.

E quello che è successo al Dottor Patrick Moore, da altre 40 anni uno dei luminari nel campo delle politiche ambientali internazionali . Tra l’altro Moore è stato membro fondatore di Greenpeace e Presidente di Greenpeace International servendo per nove anni da presidente di Greenpeace Canada e sette anni come direttore di Greenpeace International. Moore è stato parte integrante nella trasformazione di Greenpeace da gruppetto di amici di merende, volonterosi di proteggere l’ambiente, alla più grande organizzazione di attivisti ambientalisti del mondo. Il Dottor Moore gode di un curriculum impressionante; oltre a Greenpeace, Moore ha servito per quattro anni da Vice Presidente di Environment for Waterfurnace International, il più grande produttore di pompe di calore per il riscaldamento e la climatizzazione residenziale con energia da terra rinnovabile. Il Dr. Moore ha fondato e presieduto il BC Carbon Project, un gruppo che ha lavorato per comprendere meglio e diffondere le conoscenze sui cambiamenti climatici. Questi sono solo una parte dei risultati impressionanti del Dottor Moore. La lista dell’esperienza completa e dettagliata di Moore si trova su questo link: http://ecosense.me/bio/

Nonostante il ricco curriculum e una vita spesa in difesa dell’ambiente, il Dottor Moore è stato dal giorno alla notte cancellato dai libri di storia, azzerato nella memoria dei suoi ex amici di molte battaglie ambientali, oscurato dagli algoritmi di Google, crocifisso senza processo dalla orde barbare presenti nella rete e nei canali mediatici. Con forche e torce hanno chiesto la rimozione coatta di Moore da ogni memoria che lo lega a Greenpeace, riuscendoci con la complicità di Google. In questo nuovo medioevo oscurantista (non me ne vogliano gli estimatori della fiorente cultura medievale) Moore e`stato marginalizzato e dopo essere oscurato, annullato, cancellato si ritrova violentemente criticato tramite i soliti portavoce, esperti di qualsiasi argomento, tirati fuori dal cilindro mediatico ogni volta che si tratta di screditare qualcuno che osa avventurarsi oltre i parametri imposti dalla dittatura moderna del conformismo assillante che ci avvolge in ogni aspetto della nostra vita. Conformismo moderno meglio conosciuto anche con il nome di “politicamente corretto”.

Sono ormai anni che Moore si è decisamente staccato dalla perversa ideologia che avvolge una parte della comunità scientifica in campo soprattutto ambientale e climatologico; ideologia che non accetta critiche costruttive o tesi avverse ai dogma imposti da questa nuova forma di religione moderna. I “peccati” di Moore sono molteplici, due su tutti. La battaglia in cui sostiene che il cambiamento climatico è una bufala che demonizza la sostanza della vita stessa, il biossido di carbonio. Secondo, la denuncia nei confronti della mafia ambientale che vuole controllare ogni aspetto della nostre vite facilitando, tramite nuove legislazioni e imposte, il controllo politico e ideologico di ogni aspetto della nostra esistenza. Patrick Moore cerca di sollecitare le comunità ad un approccio più equilibrato sulla questione ambientale, sostenendo soprattutto che il biossido di carbonio è un mattone essenziale della vita, non una sostanza inquinante come sostenuto da molti. Secondo Moore si può avere in teoria una situazione in cui il biossido di carbonio, cioè il CO2, superi dei livelli accettabili, ma questa situazione non è oggi presente. Studi scientifici indicano che il livello di CO2 era più alto durante i primi quattro miliardi di anni della storia della Terra di quanto lo sia stato dal periodo Cambriano fino ad oggi. Moore sostiene che viviamo in un’era in cui il contenuto di CO2 e più basso rispetto al passato. Moore sostiene che oggi viviamo in un periodo insolitamente freddo nel contesto della storia della terra e non c’è ragione di credere che un clima più caldo sarebbe tutt’altro che benefico per gli umani e la maggior parte delle altre specie. Una temperatura media più calda è auspicabile rispetto a una più fredda. La storia geologica della Terra dovrebbe allontanare i timori legati al livello di CO2: “Il fatto che avessimo sia temperature più elevate, sia un’era glaciale in un momento in cui le emissioni di CO2 erano 10 volte più alte di oggi sono fondamentalmente in contraddizione con la certezza che le emissioni di CO2 causate dall’uomo sono la causa principale del riscaldamento globale … Quando la vita moderna si è evoluta, oltre 500 milioni di anni fa, la CO2 era più di 10 volte superiore a oggi; eppure la vita è fiorita e si è sviluppata. Poi un’era glaciale si è verificata 450 milioni di anni fa quando la CO2 era ancora 10 volte più alta di oggi

Qui trovate il link di una delle tante presentazioni scientifiche con le quali Moore espone la sua teoria: https://www.thegwpf.org/patrick-moore-should-we-celebrate-carbon-dioxide/

Un’altro “peccato” di Moore è quello di sostenere che il surriscaldamento della terra, poi definito cambiamento climatico, sia una teoria altamente imperfetta, basata su un concetto politico più che scientifico. Moore sostiene che tutte le forme energetiche diversificate siano in qualche modo benefiche all’ecosistema della terra incluso l’energia nucleare. E chiaro che le modalità di sondaggio, estrazione, trasporto delle fonti energetiche deve rientrare in specifici parametri.

Per tutte le tesi sopra elencate e per molte altre Moore è stato negli ultimi anni in rotta di collisione con i suoi ex compagni e con una certa parte della comunità scientifica, politica e mediatica. Moore ha subito attacchi pesanti sui mass media che servono da piattaforma, a senso unico, di una sola versione del dibattito; quella che non accetta una teoria e un confronto con tesi opposte. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un tweet del presidente Donald Trump in cui riportava una citazione di Moore durante una sua intervista su Fox News. Sotto, il tweet tradotto di Trump dove cita Moore: L’intera crisi climatica non è solo Fake News, è Fake Science. Non c’è crisi climatica, ci sono meteo e clima in tutto il mondo, e infatti l’anidride carbonica è il principale elemento costitutivo della vita”  

Moore invece di rimanere silente ha ringraziato Trump per il tweet rispondendo: “Grazie Presidente Trump. Sono a Washington per un incontro della Coalizione di CO2 fondata da William Happer, che ammiro molto. La CO2 è del tutto benefica. L’EPA sostiene che il CO2 è causa dell’inquinamento, questo credo deve essere invertito.

 

 

Dopo i Tweet di Trump e l’apprezzamento di Moore verso Trump, ciò che fino a quel momento era confinato in attacchi personali contro Moore a livello mediatico, si è trasformato in un vero e proprio oscurantismo. In origine, qualche anno fa, Greenpeace ha modificato la sua pagina principale cancellando il nome di Moore tra i padri fondatori, poi Google, due giorni fa, ha rimosso la foto di Moore tra i fondatori di Greenpeace modificando la ricerca internet. Anche Wikipedia ha modificato la sua pagina eliminando il nome di Patrick Moore tra i padri fondatori.

Sotto, il tweet di denuncia di Moore a Google:

Qui invece la pagina principale di Greenpeace, ora modificata, che elencava all’epoca Moore come uno dei fondatori:

https://web.archive.org/web/20070203080000/http://www.greenpeace.org:80/international/about/history/founders

Galileo e stato messo agli arresti domiciliari per aver sfidato il dogma della Chiesa Cattolica. Oggi non è più necessario confinare una persona, basta screditare il personaggio tramite fonti mediatiche compiacenti e modificare internet riducendo quindi il personaggio ad un fantasma di se stesso. Moore è stato cancellato dalla storia, la sua stessa figura oscurata per aver sfidato i dogma della chiesa ambientalista. Il crepuscolo del civilta`occidentale si percepisce anche da queste cose.

 

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