Quasi 9.000 foto del computer portatile di Hunter Biden sono state pubblicate online dall’organizzazione no-profit di destra Marco Polo.
Le 8.864 foto pubblicate su bidenlaptopmedia.com includono centinaia di immagini del First Son che assume droghe e fa sesso con prostitute, oltre a foto di famiglia e scatti quotidiani.
Le immagini sono datate tra il 2008 e il 2019. Alcune sono corredate di coordinate geografiche, che mostrano come Hunter abbia scattato foto alle Hawaii, a Cabo San Lucas, in Kosovo, nella Repubblica Dominicana, nella Cina occidentale, a Londra, Parigi, Roma, Belgrado e negli Stati Uniti.
Un accurato esame forense di ogni documento presente sul famigerato computer MacBook del primo figlio, abbandonato in un’officina del Delaware nell’aprile 2019.
Il rapporto di 634 pagine (più 2.020 note a piè di pagina) elenca sei presunti reati commessi da Joe Biden – tra cui l’evasione fiscale e la violazione del Foreign Agents Registration Act (FARA) – insieme a 459 reati che sostiene siano stati commessi da Hunter, tra cui lobbismo estero illegale e riciclaggio di denaro.
Il fondatore del gruppo, Garrett Ziegler, 26 anni, ex vice del consigliere della Casa Bianca di Trump, Peter Navarro, ha inviato il rapporto a più di 4.000 persone, tra cui tutti i membri della Camera e del Senato, il personale della Casa Bianca, gli uffici dei procuratori degli Stati Uniti e tutti i contatti sul portatile.
Ha anche inviato una copia a tutti gli ex compagni di classe di Hunter nel 1988 presso la prestigiosa Archmere Academy nel Delaware.
Ziegler ha dichiarato che il suo team ha impiegato mesi per rivedere e riformulare le foto. Ziegler ha sottolineato che l’obiettivo del sito web è quello di fornire verità e trasparenza, permettendo al popolo americano di vedere com’è la loro prima famiglia, senza escludere le foto che potrebbero ritrarre i Biden in una luce negativa.
“Non siamo attivisti repubblicani. Nessuno di noi è registrato come repubblicano”, ha dichiarato Ziegler a Fox News. “In effetti, ho amato e amo ancora Trump proprio perché non era un repubblicano standard. Terremo tutte le foto che mettono in buona luce i Biden e tutte quelle che li mettono in cattiva luce. Il popolo americano potrà giudicare da solo cosa pensa della sua prima famiglia grazie a questo”.
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Questo sito ha pubblicato diversi articoli attraverso i quali si esprimevano numerose e fondate riserve sulle aspettative generate dalla recente rielezione di Lula alla presidenza del Brasile, specie negli ambienti della sinistra progressista e radicale. Questo articolo, specie per il sito di provenienza, non fa che confermare questi dubbi e la reale natura di questa presidenza. Giuseppe Germinario
Lula è il cavallo di Troia di Biden?
Di Tigrane Yegavian
Un miracoloso politico, Luiz Inácio Lula da Silva è tornato con successo al potere sfruttando le eccentricità del suo avversario Jair Bolsonaro. Con lui, il Brasile sta tornando alla brillantezza diplomatica dei primi anni 2000, ma dietro il mantello neo-occidentale-mondista della sua politica estera, l’amministrazione Biden sta tracciando le sue linee rosse. Il nuovo Lula siglerà la cessione della sovranità del suo Paese all’egemone nordamericano?
Già attivo tra il 2007 e il 2010 come mediatore negli accordi sul nucleare tra Iran e Stati Uniti, il capo di Stato brasiliano (77 anni) ha fatto un grande colpo diplomatico questa primavera quando ha difeso a Pechino l’idea di trasformare il G20 in un “Club della pace”. Ex campione dei BRICS, Lula ha denunciato la politica occidentale che “alimenta la guerra” in Ucraina e ha concluso il suo tour diplomatico con una tappa negli Emirati Arabi Uniti, dove ha promosso la sua agenda di pace, firmando al contempo altri contratti in vista della COP 30, che si terrà in Amazzonia.
Questa è l’altra faccia della medaglia: l’ex sindacalista e araldo dei BRICS e di un vero e proprio Terzo Mondo chiede l’abbandono del dollaro come unica moneta di scambio internazionale. Il governo brasiliano mantiene una posizione di neutralità nel conflitto in Ucraina, nonostante abbia condannato l’invasione russa alle Nazioni Unite. Brasilia dipende fortemente dalle importazioni di fertilizzanti russi per la sua industria agroalimentare. Non sorprende quindi che dall’inizio della guerra Lula si sia rifiutato di adottare un pacchetto di sanzioni contro la Russia e sia stato indulgente con Putin. È sempre in nome di questa neutralità che ha rifiutato di fornire le munizioni per carri armati richieste dalla Germania per essere inviate in Ucraina. L’ultima battuta d’arresto è arrivata al vertice del G7 di Hiroshima, quando Lula si è detto “sconvolto” per non aver potuto incontrare il suo omologo ucraino.
IL FUTURO DEI BRICS?
Si potrebbe pensare che il campione di un nuovo ordine internazionale che tenga conto degli interessi del Sud del mondo di fronte all’egemonia statunitense stia seguendo le orme del defunto Hugo Chavez. Tuttavia, nulla è meno certo, come dimostrano la fragilità della sua base politica e i numerosi compromessi che limitano il suo spazio di manovra. Questa è l’altra faccia della medaglia. Il ritorno del Brasile sulla scena internazionale nella speranza di mediare nel conflitto in Ucraina si sta rivelando una cortina di fumo. Apparentemente in una posizione di equilibrio con la Cina e gli Stati Uniti, Brasilia mantiene e rafforza stretti legami con Washington. E a ragione! Valutata nel contesto più ampio di una semplice ricerca di equilibrio tra le due potenze mondiali, la retorica pacifista di Lula è facilmente influenzata dalle pressioni americane, poiché non ha alcun ruolo nel suo previsto multiallineamento tra questi due Paesi. Per questo motivo Lula la considera estensibile, nel caso in cui una marcia indietro sulla sua retorica possa alleviare la pressione pubblica degli Stati Uniti.
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Come segnale forte, il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha visitato il Brasile in aprile, ufficialmente per “accogliere” la posizione di Lula. La maggior parte dei media si è limitata a riportare questa informazione senza analizzare i dettagli di questo insolito viaggio, preferendo saltare alla conclusione che Brasilia fosse allineata con Mosca e Pechino. Ad esempio, non hanno menzionato il contenuto delle discussioni tra Lula e il suo omologo rumeno Iohannis, in visita a Brasilia sulla scia della visita del capo della diplomazia russa. Durante l’incontro, il presidente brasiliano ha criticato la Russia per aver violato l’integrità territoriale dell’Ucraina, con cui la Romania condivide un confine di 600 km. Queste osservazioni non sono cadute nel vuoto al Dipartimento di Stato e alcuni faticano a interpretarle, poiché sembrano essere in completa contraddizione con quelle fatte qualche giorno prima in presenza di Lavrov.
La retorica della pace promossa dall’ex sindacalista non ha molta importanza se si guarda con attenzione al comportamento della diplomazia brasiliana sulla questione ucraina. A differenza del suo predecessore, Dilma Rousseff, che era molto più sovranista del suo mentore e si è astenuto dal condannare l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014, Lula non ha commesso errori. Estremamente sensibile alle pressioni di Washington, si è affrettato a denigrare la Russia una volta decollato l’aereo di Lavrov, per dimostrare la sua affidabilità.
“FEDERAZIONE DI UNA RETE INTERNAZIONALE ANTIPOPULISTA
Vale quindi la pena di esaminare più da vicino la proposta avanzata dal presidente brasiliano a Washington nel mese di febbraio. Secondo il serissimo Politico, durante questo primo viaggio negli Stati Uniti, Lula ha recitato il suo credo di fede “liberale e globalista”, smentendo la sua presunta intenzione di de-dollarizzare gli scambi finanziari internazionali. La sua proposta di creare una rete di influenza transnazionale in collaborazione con l’establishment democratico americano è stata un segno di buona volontà. L’obiettivo: combattere gli scettici del clima e i populisti di estrema destra sia nell’emisfero americano che in quello europeo. Bolsonaro, Trump, Le Pen e Orban, nemici dichiarati della sinistra progressista. Un progetto che è trapelato poco e che potrebbe forse spiegare la relativa indulgenza di Washington nel reagire alle rodomontate terzomondiste di Lula in Asia e Medio Oriente. La rappresentante Pramila Jayapal, leader del Congressional Progressive Caucus, ha dichiarato che Lula le ha chiesto di mobilitare le forze di sinistra contro “una rete internazionale di individui e movimenti di destra” che sta cercando di “prendere il controllo dei Paesi democratici”. Un primo passo potrebbe essere compiuto nel corso dell’anno, con un possibile viaggio in Brasile dei progressisti del Congresso. Il rappresentante Ro Khanna della California, un leader liberale della Camera che ha incontrato Lula, ha detto che il presidente brasiliano ha sollecitato tre volte i legislatori a visitare il Brasile. Se la retorica di pace di Lula, campione del riavvicinamento sino-americano e della benevola neutralità nei confronti di Mosca, è stata usata come un cavallo di Troia?
L’ESTABLISHMENT BRASILIANO INFILTRATO DAI NEOCON
È un dato di fatto che il terzo mandato di Lula non sta entusiasmando i fautori di un nuovo ordine mondiale, tanto che gli sconvolgimenti della politica brasiliana e della sua cucina interna stanno minando l’autorità di un Lula poco eletto. Sotto la pressione dei suoi numerosi sostenitori, in particolare della massa dei partiti del Centroão noti per la loro venalità, l’ex leader sindacale ha nominato vicepresidente della Repubblica l’ex governatore dello Stato di San Paolo, Geraldo Alckmin. Benefattore di destra di Lula e figura del partito PSDB, teoricamente di centro-sinistra, Alckmin è molto più di un semplice sostenitore liberale. L’ex compagno di corsa di Lula è l’artefice della svolta neocon del Brasile, che ha portato il gigante sudamericano all’ovile americano. Presumibilmente vicino agli ambienti industriali e finanziari, conservatore religioso, membro dell’Opus Dei e contrario all’aborto, G. Alckmin è un liberale convinto, favorevole a una nuova serie di privatizzazioni. Vuole trasformare l’Amazzonia in un “cantiere” ed è stato coinvolto nella ribellione contro il Partito dei Lavoratori, che ha definito “organizzazione criminale”. In caso di disgrazia di Lula, Alckmin potrebbe molto probabilmente accedere alla magistratura suprema.
La strategia degli Stati Uniti nel loro cortile sudamericano è innovativa e mostra una reale modernizzazione del loro software. Sono finiti i tempi benedetti dei colpi di Stato militari fomentati da ufficiali dal grilletto facile e virulentemente anticomunisti. Il modus operandi è quello di federare nuove reti impegnate nella democrazia liberale contro i malvagi sovranisti populisti di destra. In altre parole, semplicemente “comandare da dietro”.
I prossimi mesi faranno maggiore luce sull’atteggiamento dello Stato profondo in Brasile, che è stato in gran parte al posto di comando dopo l’impeachment di Dilma Rousseff nel 2016, quando ha denunciato a gran voce lo scandalo delle intercettazioni della NSA prima di essere sostituita dal vicepresidente Michel Temer, molto americanofilo. Quest’ultimo ha anche accelerato la delicatissima fusione Embraer-Boeing, bloccata dai tribunali brasiliani nel luglio 2022 su istigazione di Jair Bolsonaro.
L’altra grande incognita resta il ruolo dell’esercito. La leadership militare brasiliana è sfaccettata. Mentre l’aeronautica è nota per la sua vicinanza agli Stati Uniti, non è necessariamente così per la marina e ancor meno per l’esercito, che domina ampiamente gli altri due in termini di dimensioni della sua forza lavoro e del suo peso politico. Le tensioni tra l’esercito e il governo Lula rimangono alte dopo il licenziamento del suo capo in seguito al saccheggio dei centri di potere a Brasilia. Finora, tuttavia, non si sono verificati episodi di sedizione.
Con le sue ricchezze naturali e il suo complesso industriale, il Brasile è destinato a diventare un obiettivo primario per gli appetiti dell’establishment statunitense che, con il pretesto di lottare per la protezione del clima, è interessato all’internazionalizzazione e al saccheggio dell’Amazzonia.
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TERMODINAMICA DEL CONFLITTO. Come sappiamo, la “guerra fredda” fu appunto un lungo conflitto tenuto a bassa temperatura. La metafora prende il fatto che a basse temperature le molecole si muovono di meno e fanno meno attrito.
La guerra fredda rimane, nell’esperienza al conflitto americana, un prototipo del fatto che se sei di molto più forte nel senso che hai più risorse, prima o poi il tuo avversario perde la corsa a starti appresso. Memore della lezione, Putin ha fino ad oggi fatto una guerra a bassa intensità, motivo per il quale Prigozhin ed affiliati, dissentono vibratamente.
In fondo, conviene anche a Zelensky, perché tiene alta la tensione e quindi la richiesta di mezzi e fondi per supportare la sua resistenza ma anche il potere del suo inner circle. Oddio, a lui forse non dispiacerebbe neanche il darsele una volta per tutte di santa ragione, ma essendoci da una parte uno con quasi seimila testate nucleari e dall’altra un altro più o meno pari, la bassa intensità conviene a tutti.
Da un po’ e sempre più intensamente negli ultimi giorni, gli ucraini ci tengono a far sapere che loro, il ventilato “conflitto congelato” di cui molti parlano, non lo accetteranno mai. C’è chi pensa che la missione vaticana, ma è questo anche forse l’interesse di tutto quel resto del mondo che non partecipa alla tenzone e ne rimane disturbato per il disordine economico che provoca, abbia questo fine, trattare l’inizio di una trattativa.
Una trattativa finta, ovviamente, sul campo, dal punto di vista strategico, non esistono affatto condizioni per nessun tipo di pace e tra l’altro, manca anche la volontà almeno dei principali attori. Zelensky può alla fine far pace con l’idea di lasciare la Crimea, ma per tutto il resto neanche volesse potrebbe giustificare morte e distruzione per poi accettare di perdere altro. Putin uguale, a questo punto, neanche gli dessero Crimea ed il referendum in Donbass. Gli USA dovrebbero rinunciare a tutto il loro piano strategico lungamente preparato e nel quale, in fondo, le cose vanno come debbono andare. Forse una per quanto brutta pace piacerebbe oltre che al resto del mondo, all’Europa, ma tanto Europa è solo un’espressione geografica (per altro vaga). Comunque, non sono loro gli attori principali.
Tuttavia, il conflitto congelato, una trattativa probabilmente turca, in cui diplomatici gommosi vano avanti mesi a vedersi senza fare un passo avanti o forse lo possono fare ma solo se subito dopo ne fanno uno indietro per rendere la questione più interessante e giustificata, a questo punto potrebbe interessare anche russi ed americani.
Certo, agli americani è noto che il conflitto congelato dà respiro al nemico ed interrompe la pressione strategica necessaria e farlo prima o poi capitolare, tuttavia l’anno prossimo vanno ad elezioni. I repubblicani possono usare (fintamente tanto poi al Congresso se c’è da dare altri dollari al complesso militare industriale non sono certo loro a ritirare la manina) la guerra in Ucraina ed i suoi costi come leva propagandistica, soprattutto se Trump sopravvive alla tempesta giudiziaria. Ai russi, certo conviene in sé perché appunto dà respiro, ma dopo l’intemerata di Prigozhin anche di più poiché lì si debbono fare non pochi aggiustamenti interni, altrimenti non si dura molto.
Può darsi che le recenti molteplici dichiarazioni ucraine contro questa ipotesi abbiano a traguardo solo l’iniziativa vaticana che dietro potrebbe avere i multipolari ed anche i russi (magari anche gli europei che però pregano in silenzio impossibilitati a farsi soggetto attivo e dichiarato visto che hanno devoluto l’intera strategia geopolitica a Washington). Ma potrebbe anche darsi che qualcosa si possa muovere anche in Europa e soprattutto a Washington e non solo per la prospettiva elezioni.
Qui, va presa sul serio la faccenda dello spavento atomico per la rivolta poi afflosciatasi. Forse a Washington non dispiacerebbe dar respiro a Putin che a marzo prossimo, in teoria, dovrebbe andare ad elezioni, candidandosi o meno è da vedere, sempre che non le rimandi. Tanto la strategia guerra fredda vale su i tempi lunghi e dargli una piccola e parziale sospensiva non ne altera il disegno e comunque meglio lui di chissà chi. Come si dice in questi casi: meglio uno spavento senza fine che una fine spaventosa.
Naturalmente, se ne parlerebbe per iniziare dopo l’estate, prima gli ucraini debbono provare a mostrare e mostrarsi di essere in grado di riprendersi qualcosa sul campo. Anche a Zelensky serve poiché anche lui avrà i suoi Prigozhin ed i discorsi fatti in precedenza sulla fisica dl potere valgono anche lì, sebbene nessuno qui è autorizzato ad ipotizzare che anche loro abbiamo bande con interessi diversi. Magari se non vanno oltre qualche metro com’è probabile, anche loro si convincono a prendersi una pausa.
Comunque, tenete conto che anche l’Ucraina, in teoria, avrebbe le presidenziali l’anno prossimo, proprio a marzo, come i russi. Un motivo in più per sospendere la tenzone e ricevere un nuovo mandato lungo e pieno? A marzo scorso anche Prigozhin aveva annunciato di volersi candidare (a quelle ucraine, non russe! Il tipo ha mille risorse).
A metà luglio poi tutti a Vilnius, ad un concerto NATO che potrebbe trovare un vocabolario a tale scopo inventato per dire che Kiev va sotto protezione ufficiale e firmata senza entrare ufficialmente. Per cosa? Per inviare truppe d’appoggio visto che quelle ucraine vanno ad esaurimento? Difficile, oltretutto darebbe a Putin il destro per dimostrare internamente quanto effettivamente la NATO minacci la Russia. O per rassicurare Zelensky per il dopo tregua che potrebbe poi estendersi all’infinito? Magari l’anno prossimo gli ucraini trovano più interessante occuparsi di adesione all’UE e pioggia di miliardi ricostruttivi?
E dopo le presidenziali americane di novembre 2024? Ci saranno state quelle ucraine? Quelle russe? Biden o chi intorno a lui visto che abbiamo capito che lui non sembra molto in sé, saranno ancora lì con la stessa strategia neocon?
Vedremo … come al solito. A volte si scrive solo per ragionare e scambiarsi informazioni e punti di vista.
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Il suggerimento di Lukashenko di imparare da Wagner non significa che il colpo di stato sia stato “maskirovka”
ANDREW KORYBKO
1 LUGLIO 2023
Il fatto che il Presidente Putin abbia evitato lo spargimento di sangue su larga scala che i nemici esistenziali del suo Paese volevano vedere e abbia poi trasformato la crisi a vantaggio dello Stato dell’Unione non significa che l’intera faccenda sia stata “maskirovka”, come sostengono i “sesta colonna” della comunità Alt-Media. Coloro che lo credono sono caduti nella psy-op dell’Occidente per mettere in dubbio la sua integrità e quella dell’FSB, di altri funzionari russi come il capo della Guardia Nazionale e dei media internazionali finanziati pubblicamente.
In precedenza è stato valutato che “Esiliare Prigozhin e i suoi collaboratori in Bielorussia serve gli interessi russi”, cosa che è stata appena confermata dal presidente bielorusso Lukashenko venerdì. Ha elogiato Wagner per aver “martellato i francesi in Africa”, per non parlare del loro ruolo nell’operazione speciale della Russia e soprattutto della vittoria nella battaglia di Artyomovsk, prima di suggerire loro di condividere le loro esperienze di combattimento con le sue forze. Ciò è avvenuto nello stesso giorno in cui la Bielorussia ha approvato la creazione di una milizia popolare.
Il contesto più ampio è che il leader bielorusso ha avvertito in precedenza che l’Occidente sta tramando un altro colpo di stato contro di lui e la possibilità di lanciare incursioni per procura simili a quelle di Belgorod. Il suo Paese ha bisogno di tutto l’aiuto possibile per difendersi, ed è per questo che è saggio utilizzare l’esito dell’accordo della scorsa settimana mediato da Lukashenko. Anche la Russia non avrà problemi, dato che il Presidente Putin ha ripetutamente descritto i Wagner come eroi patriottici nonostante il tradimento commesso dal loro capo.
È quindi perfettamente logico che difenda il suo alleato dell’Unione di Stati dalle minacce poste dai loro comuni nemici esistenziali, il che può essere fatto condividendo le sue esperienze di guerra, come ha suggerito Lukashenko, e portando avanti operazioni di guerra informativa multidimensionale. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, è stato riferito in precedenza che la Russia ha bloccato la rete “Patriot media group” di Prigozhin, dopo di che ha scelto di chiudere le sue attività nel Paese.
Dal momento che lui, i suoi collusi e i loro sostenitori si stanno trasferendo in Bielorussia, i nuovi specialisti disoccupati possono prospetticamente andare con loro per riprendere le operazioni di guerra dell’informazione. Queste possono assumere la forma di operazioni offensive rivolte ai vicini della NATO che li ospitano e di operazioni di difesa volte a galvanizzare il sostegno al governo bielorusso di fronte a un altro imminente colpo di Stato. Nel complesso, Wagner può diventare una risorsa per la sicurezza nazionale della Bielorussia, con la piena approvazione della Russia.
Nello scenario in cui dal territorio ucraino vengano lanciate incursioni per procura simili a quelle di Belgorod, cosa che Zelensky potrebbe essere disposto a fare per volere dei suoi patroni occidentali, come suggerito dal suo sospettoso rafforzamento del confine settentrionale del Paese, Wagner potrebbe essere la prima linea di difesa della Bielorussia. Non solo potrebbe fermare direttamente gli invasori, ma potrebbe anche ricevere da Lukashenko l’ordine di effettuare raid transfrontalieri volti a distruggere i loro campi base, anche in via preventiva, se tale decisione viene presa.
“È improbabile che Wagner apra un fronte settentrionale dopo il fallito colpo di stato di Prigozhin”, nonostante le buone intenzioni della comunità degli Alt-Media (AMC) e le fake news maliziose dei loro rivali dei media mainstream affermino il contrario, anche se nemmeno questo può essere completamente escluso. Ciò che si può sapere con certezza, tuttavia, è che il Presidente Putin non ha organizzato un “colpo di stato a bandiera falsa” e ha colluso con Prigozhin per abbattere i piloti russi come parte di un “piano scacchistico a 5D” per schierare Wagner in Bielorussia.
Questa teoria del complotto sta purtroppo diventando virale in tutto l’AMC nell’ultima settimana e sta fuorviando innumerevoli persone che cadono in questa narrazione da “sesta colonna” volta a far credere che il leader russo abbia commesso un tradimento. Coloro che costruiscono la loro visione del mondo su questa base diventeranno sempre più lontani dalla realtà e quindi ancora più facili da manipolare per i servizi segreti occidentali, motivo per cui questa falsa narrazione deve essere stroncata sul nascere il prima possibile.
Il Presidente Putin non ha ucciso Prigozhin e i suoi collusi perché voleva evitare che diventassero martiri, ma anche per evitare pragmaticamente la guerra civile che l’Occidente ha cercato di provocare attraverso quello che altrimenti sarebbe potuto essere il loro “utile idiota” più destabilizzante della storia, se il suo colpo di Stato non fosse stato fermato. Né l’FSB né il Presidente Putin hanno mentito quando hanno giustamente descritto il tradimento del capo dei Wagner rispettivamente come una “pugnalata/coltellata alle spalle”.
Lo stesso si può ovviamente dire di quei funzionari e dei media internazionali finanziati pubblicamente che hanno ripetuto la loro descrizione di ciò che ha fatto, ma gli influencer di spicco dell’AMC che stanno diffondendo questa teoria del complotto vogliono che il loro pubblico pensi il contrario. Queste figure potrebbero essersi guadagnate in precedenza il rispetto per le loro analisi e/o relazioni accurate, ma stanno tradendo la fiducia che i loro seguaci hanno riposto in loro mentendo su questo fatto per generare peso, spingere la loro ideologia e/o sollecitare donazioni.
Il fallito colpo di Stato di Prigozhin è stato una pietra miliare per più motivi, poiché ha rappresentato la più grande sfida all’autorità costituzionale della Russia dal 1993, il più subdolo tentativo di sovversione del Paese da parte dell’Occidente dal 1917, secondo lo stesso presidente Putin, e un punto di svolta nell’AMC. Per quanto riguarda l’ultimo punto, si riferisce a quanto scritto in precedenza riguardo ai suoi sostenitori fuorviati che costruiscono la loro visione del mondo sulla base dell’affermazione che Putin ha effettuato un “colpo di Stato a bandiera falsa”.
Il fatto che il Presidente Putin abbia evitato lo spargimento di sangue su larga scala che i nemici esistenziali del suo Paese volevano vedere e abbia poi trasformato questa crisi a vantaggio dello Stato dell’Unione, come è già stato spiegato, non significa che l’intera faccenda sia stata “maskirovka” come sostengono i “sesta colonna” dell’AMC. Coloro che lo credono sono caduti nella psy-op dell’Occidente per mettere in dubbio la sua integrità e quella dell’FSB, di altri funzionari russi come il capo della Guardia Nazionale e dei media internazionali finanziati pubblicamente.
È nell’interesse dei nemici esistenziali della Russia che i suoi sostenitori pensino che questi pilastri dello Stato stiano mentendo, per non parlare delle insinuazioni secondo cui il Presidente Putin avrebbe ordinato a Prigozhin di abbattere quei piloti russi che poi ha commemorato nei suoi discorsi per tutta la settimana scorsa. Non ci sono vie di mezzo: o tutti coloro che sono stati nominati nel paragrafo precedente dicono la verità o mentono. I veri sostenitori della Russia credono alla prima ipotesi, mentre i suoi nemici sostengono ridicolmente la seconda.
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I fattori dietro la (sorprendente) tenuta economica della Russia
di Giacomo Gabellini
L’offensiva militare, economica, finanziaria e commerciale scatenata dal cosiddetto “Occidente collettivo” contro la Federazione Russa nasce da una palese sottovalutazione «della coesione sociale della Russia, del suo potenziale militare latente e della sua relativa immunità alle sanzioni economiche». L’intera campagna sanzionatoria imposta da Stati Uniti ed Unione Europea, in particolare, si fondava sulla previsione che la Russia non sarebbe stata in grado di reggere un lungo periodo di pressione economica e finanziaria esterna, in virtù della debolezza strutturale, dell’arretratezza e degli squilibri che caratterizzano il suo sistema produttivo.
I dati indicano che, alla fine del febbraio 2022, la Russia registrava un debito pubblico corrispondente ad appena il 12,5% del Pil, una posizione finanziaria netta fortemente positiva e riserve auree pari a circa 2.300 tonnellate. L’oro riveste una rilevanza particolare, trattandosi del tradizionale “bene rifugio” che tende sistematicamente a rivalutarsi proprio in presenza di congiunture critiche come quella delineatasi per effetto dell’attacco all’Ucraina. Stesso discorso vale per tutte le commodity di cui la Russia è produttrice di primissimo piano, dal petrolio al gas, dall’alluminio al cobalto, dal rame al nichel, dal palladio al titanio, dal ferro all’acciaio, dal platino ai cereali, dal legname all’uranio, dal carbone all’argento, dai mangimi ai fertilizzanti.
L’incremento combinato dei prezzi delle materie prime e dei prodotti raffinati i cui mercati risultano fortemente presidiati dalla Federazione Russa – la cui posizione si è ulteriormente rafforzata con l’incorporazione dei giacimenti di carbone, ferro, titanio, manganese, mercurio, nichel, cobalto, uranio, terre rare di vario genere e idrocarburi non convenzionali presenti nei territori delle repubbliche secessioniste di Donec’k e Luhans’k – ha per un verso penalizzato enormemente la categoria dei Paesi importatori netti, in cui rientra gran parte dell’“Occidente collettivo”.
Per l’altro, ha assicurato alla Russia un volume di proventi talmente imponente da attenuare in maniera sensibile l’impatto dirompente prodotto dal congelamento delle riserve russe detenute presso istituzioni finanziarie estere.
I settori dell’economia russa ad alto valore aggiunto
Le principali categorie merceologiche di cui si compone l’export russo (petrolio, gas, materie prime, prodotti agricoli) delineano i contorni di un’economia non all’avanguardia, ma il discorso cambia completamente se si tengono in debita considerazione sia le punte di eccellenza raggiunte dal Paese in campo nucleare, aerospaziale, informatico e militare, sia il volume assai considerevole di entrate assicurato allo Stato dalla vendita all’estero di macchinari ed equipaggiamenti. Le attuali economie avanzate, strutturatesi nella forma odierna sulla base degli indirizzi strategici affermatisi a partire dagli anni ’80, poggiano soprattutto su attività ad alto valore aggiunto riconducibili al settore terziario, che apportano un contributo alla formazione del Pil di gran lunga superiore a quello assicurato dai comparti ricompresi nei settori primario e secondario. Nelle economie moderne, servizi finanziari e assicurativi, consulenze, nuovi sistemi di comunicazione e design risultano predominanti rispetto ad agricoltura, manifattura, estrazione di idrocarburi e minerali.
Un Paese come gli Stati Uniti può quindi contare sul colossale apporto alla “produzione di ricchezza” fornito dalle spese sanitarie gonfiate a dismisura, dalla crescita esorbitante delle cause legali fittizie che arricchiscono interi eserciti di avvocati, dal sistema carcerario privatizzato che fa lobby al Congresso per ottenere leggi in grado di garantire il maggior numero di detenuti possibile, ecc.
Alcuni economisti sia europei che statunitensi si sono addirittura spinti a sostenere l’integrazione della prostituzione e del traffico di stupefacenti nel paniere dei servizi che concorrono alla formazione del Pil.
I (veri) dati dell’economia russa
Se, come evidenziano i dati della Banca Mondiale, in termini di Pil nominale l’economia russa (1.779 miliardi di dollari nel 2022) risulta paragonabile per dimensioni a quella italiana (2.108 miliardi), sotto il profilo della parità di potere d’acquisto (4.808 miliardi, contro i 2.741 dell’Italia) tende invece ad avvicinarsi a quella tedesca (4.848 miliardi). Ma, evidenzia l’economista Jacques Sapir, neppure il Ppa riflette appieno la rilevanza della Federazione Russa, i cui vantaggi strategici connessi a “stazza”, posizione geografica e struttura economica a trazione agricolo-industriale-edilizia le conferiscono una capacità di resistenza pressoché inconcepibile per ogni altro Paese.
L’economia della Russia, che con una popolazione universitaria di 2,2 volte inferiore rispetto a quella degli Stati Uniti forma il 30% di ingegneri in più, si incardina infatti su produzioni fondamentali, perché necessarie alla soddisfazione dei bisogni primari. Idrocarburi, metalli, cereali, fertilizzanti, mangimi sono risorse imprescindibili per garantire riscaldamento e sicurezza sia alimentare che energetica.
Condizioni assicurate in periodi di stabilità, ma che divengono improvvisamente vacillanti in presenza di congiunture geopolitiche altamente conflittuali, in cui si riscopre il primato di petrolio, gas, alluminio, nichel, grano, ecc. rispetto a tutto il resto. La rivista «The American Conservative» nota in proposito che:
«la spettacolare crescita dei settori ad alta intensità di capitale, insieme alla loro ricchezza nominale e produttività, ha portato molti a Washington e in varie capitali occidentali non solo ad abbracciarli, ma anche a preferirli politicamente, culturalmente e ideologicamente. Noi americani siamo particolarmente orgogliosi, ad esempio, del successo dei nostri giganti della tecnologia come motori di innovazione, crescita e prestigio nazionale. Internet e le varie applicazioni per gli smartphone sono considerate da molti intrinsecamente democratizzanti, fungendo effettivamente da canale di diffusione per i valori americani e di promozione degli interessi nazionali statunitensi. Questo amore per i settori dei servizi si traduce in una tendenza a identificare le industrie ad alta intensità di manodopera del passato – energia, agricoltura, estrazione di risorse, produzione – come reliquie del passato. Ma questa prospettiva distorta ci ha lasciato impreparati per un mondo in cui i beni tangibili sono ancora una volta di vitale importanza, come dimostrato plasticamente dalla guerra in Ucraina».
Il conflitto in Ucraina: i numeri del complesso militare industriale
Come ha dichiarato nel febbraio 2023 il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, lo schieramento atlantista aveva fino a quel momento assicurato all’Ucraina un’assistenza militare, finanziaria e umanitaria senza precedenti, quantificata in 120 miliardi di dollari. Il trasferimento di materiale bellico a Kiev si è rivelato talmente ingente da svuotare letteralmente gli arsenali di molti Paesi membri della Nato. La Danimarca ha consegnato tutti e 19 gli obici semoventi di fabbricazione francese Caesar in proprio possesso. Il Ministero della Difesa tedesco ha ammesso che, qualora si fosse ritrovata a combattere una guerra ad alta intensità come quella russo-ucraina, la Germania avrebbe esaurito le munizioni nell’arco di appena due giorni. Stesso discorso vale per Francia e Gran Bretagna, mentre il Pentagono ha avanzato dubbi circa la capacità degli Stati Uniti di continuare a rifornire l’Ucraina senza distogliere armi ed equipaggiamenti da teatri di primario interesse quali quello del Mar Cinese meridionale. Alla fine del 2022, rilevava il Royal United Services Institute britannico, il Dipartimento della Difesa statunitense aveva ceduto all’Ucraina «circa un terzo delle riserve di missili anticarro Javelin e di quelli antiaerei Stinger: ripianare tali scorte richiederà rispettivamente 5 e 13 anni». Per quanto concerne le munizioni dei lanciarazzi campali multipli Himars, «a fronte di una produzione di 9.000 razzi all’anno, le forze armate ucraine ne consumano almeno 5.000 al mese».
Nemmeno il rapido e imponente incremento (500%) della produzione di proiettili d’artiglieria realizzato dal “complesso militar-industriale” è risultato sufficiente a compensare l’erosione delle riserve strategiche di armi e munizioni a disposizione degli Usa. Al punto da indurre Washington a rivolgersi alla Corea del Sud, il cui governo ha «accettato di fornire in prestito agli Stati Uniti 500.000 proiettili di artiglieria da 155mm che non saranno però forniti a Kiev ma consentiranno all’Us Army di non depauperare troppo le sue riserve di munizioni ridottesi in seguito alle massicce forniture all’Ucraina». Come ha riconosciuto Stoltenberg, «il nostro attuale ritmo di produzione delle munizioni è di molte volte inferiore al livello di consumo da parte dell’Ucraina», che risulta a sua volta enormemente ridotto rispetto a quello della Russia. La quale è riuscita a sparare fino a 50.000-60.000 proiettili d’artiglieria al giorno a fronte dei 5.000-6.000 esplosi dall’Ucraina e – secondo fonti di intelligence britanniche riportate dal «Washington Post» – a produrne nell’arco del 2022 qualcosa come 1,7 milioni di unità, contro le 180.000 fabbricate dagli Usa. Segno di una capacità industriale notevolissima, supportata da catene di approvvigionamento di materiali critici e componentistica solide e perfettamente funzionanti.
Il finanziamento dello sforzo bellico, per di più, non ha comportato alcuna distorsione della struttura economica russa; lo si evince da una stima formulata da una fonte “al di sopra di ogni sospetto” come l’«Economist», secondo cui le spese militari sostenute da Mosca nel corso del primo anno di guerra avrebbero assorbito circa 67 miliardi di dollari, pari ad “appena” il 3% del Pil russo. Una percentuale tutto sommato modesta, specialmente se raffrontata a quelle raggiunte sia dall’Unione Sovietica (61%) che dagli Stati Uniti (53%) nelle fasi più acute della Seconda Guerra Mondiale.
La vera forza dell’arsenale difensivo a disposizione della Russia risiede quindi nelle caratteristiche della sua struttura economica nella centralità che il Paese riveste rispetto al commercio internazionale, oltre che nell’indisponibilità del resto del mondo ad aderire alla campagna sanzionatoria imposta dal cosiddetto “Occidente collettivo”. Nonché dall’attivismo della Repubblica Popolare Cinese; di fronte al deflusso delle multinazionali occidentali dal Paese, Mosca ha reagito non soltanto nazionalizzandone gli asset e affidando la gestione degli stabilimenti sottoposti a confisca ad amministratori esterni secondo una logica di preservazione della continuità aziendale implicante necessariamente anche il sequestro dei brevetti (in assenza dei quali la produzione rimane pressoché impossibile), ma anche schiudendo le porte del mercato nazionale alle società sia pubbliche che private cinesi. Le quali hanno prontamente occupato gli spazi lasciati vuoti – soltanto parzialmente – dalle aziende europee e statunitensi, e costituito allo stesso tempo alleanze strategiche con le imprese locali operanti nei cruciali settori energetico, minerario e metallurgico.
Tutti aspetti, questi ultimi, che politici e specialisti di spicco del cosiddetto “Occidente collettivo”, persuasi che le misure punitive “da fine del mondo” avrebbero condannato la Russia all’isolamento e alla bancarotta nell’arco di poche settimane, non sono stati minimamente in grado di prevedere, nell’ambito di quello che l’economista Patricia Adams considera «il più monumentale errore di calcolo della storia moderna».
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RIVOLTE FRANCESI, UNA ANALOGIA STORICA ILLUMINANTE: GUERRA D’ALGERIA.
Guardando “La battaglia di Algeri” di Gillo Pontecorvo si capisce subito qual è il problema: risolvibile sul piano militare, insolubile sul piano politico. In Francia si sono formati diversi ghetti, cittadelle dell’immigrazione dove la polizia non entra, che sono di fatto sottratte alla sovranità dello Stato. Prima erano soprattutto le banlieues parigine e marsigliesi, poi lo Stato francese ha cominciato a distribuire gli immigrati in tutta la nazione, appunto per mitigare questo problema, ma lo ha solo esteso. Infatti le rivolte scoppiano dappertutto, anche nelle città medie e piccole, perché lo stesso fenomeno si riproduce dovunque ci sia un numero sufficiente di immigrati che formano un ghetto a scopo difensivo e di reciproca solidarietà culturale ed etnica, espellendone i francais de souche che scappano via perché non gli va di abitare a Casablanca 2 senza la polizia marocchina che garantisce l’ordine.
In questi ghetti, ci sono due fonti di autorità e di potere: gli imam, e i trafficanti di droga. Gli imam hanno l’autorità morale (e spesso sono estremisti perché i sauditi hanno largamente finanziato l’estremismo wahabita in Europa) i trafficanti di droga hanno i soldi, le armi, il monopolio della violenza e il prestigio che il successo sociale esercita sui giovani.
Come si fa, tecnicamente, per ripristinare la legge francese e l’autorità dello Stato in questi ghetti? Il modo c’è, ed è esattamente quello rappresentato, con grande fedeltà storica, ne “La battaglia di Algeri”, bellissimo film che si guarda in tutte le Accademie militari del mondo. Lo si vede verso la metà del film, quando viene descritto come i reparti di paracadutisti rastrellano la Casbah.
Lì lo fanno per sconfiggere lo FLN (e ci riescono), ora andrebbe fatto per sconfiggere i trafficanti di droga e gli imam, e riportare la legge e l’ordine nelle banlieues.
E’ una cosa tecnicamente fattibilissima, politicamente impossibile. Un’altra somiglianza delle rivolte odierne con la vicenda algerina è proprio questa: fattibilità tecnico-militare, impossibilità politica. Quando è stato richiamato de Gaulle al governo, egli ha fatto la seguente considerazione. Se teniamo l’Algeria, dobbiamo concedere la cittadinanza francese agli algerini, non è più culturalmente possibile una apartheid imperiale con gli algerini cittadini di serie B (N.B: stessa identica situazione di Israele). Questo implica che milioni di algerini mussulmani possono entrare liberamente in Francia, e vi entreranno perché verranno chiamati come forza lavoro a basso costo, e vi potranno insediare le loro famiglie. Inaccettabile perché olio e aceto non si mescolano, perché “non voglio che Colombey-les-Deux-Eglises (dove abitava de Gaulle) diventi Colombey-les Deux Mosquèes”, perchè così creiamo le condizioni per una guerra civile su base etnica.
A questo punto de Gaulle ha bruscamente concesso l’indipendenza all’Algeria. Chi vuole tenersela dà vita all’OAS (Organisation de l’Armée Secrète, i golpisti ripresero il nome resistenziale, e molti di essi, tra i quali quasi tutti gli ufficiali che sconfissero lo FLN ad Algeri, avevano in effetti combattuto nella resistenza francese). Si noti bene che l’OAS voleva concedere la piena cittadinanza francese a tutti gli algerini. Quando de Gaulle concede, bruscamente e di sorpresa, l’indipendenza all’Algeria, l’OAS (diversi reparti dell’esercito francese con alla testa ufficiali superiori + i pied noirs + varie formazioni politiche di destra) tenta il colpo di Stato contro di lui. Fu una cosa molto seria, in confronto Prigozhin fa ridere; cerca anche di farlo fuori (attentato fallito del ten.col. Bastien-Thiry, poi fucilato. De Gaulle rifiuta la grazia perché Bastien-Thiry gli ha sparato mentre in macchina c’era anche sua moglie, Tante Yvonne: attentato non cavalleresco, vai al muro Jean-Marie, e ringrazia che ti fucilo in quanto militare e non ti ghigliottino come un criminale qualsiasi.
Per ora la rivolta francese è disorganica perché non ha (ancora) un obiettivo politico chiaro, mentre la rivolta FLN ce l’aveva eccome (indipendenza dell’Algeria).
Ma a) l’obiettivo politico chiaro potrebbe darselo, per esempio la partizione del territorio francese (Hollande ha detto, dopo la sua presidenza, “andrà a finire con una partizione” e in effetti è logico b) anche senza un obiettivo politico queste rivolte destabilizzano lo Stato e la società francesi, guerra civile a bassa intensità, porzioni di territorio sottratte alla legge.
Aggiungi le diverse dinamiche demografiche tra immigrazione e francais de souche, e vedi dove si va a finire (un brutto posto). Sintesi gli immigrati SONO TROPPI.
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Sono mesi che non scrivo più nulla sulla guerra in Ucraina e sulla situazione geopolitica generale, perché non sono un grafomane e non amo ripetermi e annoiare.
Altri autori e analisti hanno scritto quanto avrei riportato io stesso e quindi non intendevo sovrappormi vanamente. Inoltre c’è il pericolo ascrivibile alla scarsa memoria degli italiani, anche tra i miei lettori vi saranno quelli che non ricordano certamente quanto scritto in precedenza e rischierei di far la figura di chi arriva in ritardo a rilevare certi fatti, quando in realtà li avevo previsti e/o anticipati.
Mi riferisco ad esempio al numero dei soldati ucraini morti dall’inizio del conflitto.
Diverse fonti autorevoli occidentali da qualche giorno ammettono che potrebbero essere oltre 350mila, e per loro, asserviti alla propaganda istituzionale NATO-USA, simili affermazioni sono gravi e importanti, perché fino a poco prima era vietato affermare che fossero anche solo 100mila, i media mainstream si regolavano in base alle colossali menzogne della propaganda ucraina, che ne ammettevano poche decine di migliaia.
Qualche ottuso commentatore anche nei media cosiddetti indipendenti insiste ancora su cifre dimezzate rispetto a queste ultime, per significare come siano quasi tutti indottrinati e poco “indipendenti”, quantomeno nei ragionamenti.
Personalmente queste cifre le avevo fornite nei miei ultimi scritti di alcuni mesi fa, andrebbero ovviamente riviste al rialzo, considerando che solo negli ultimi giorni, con la fantomatica “controffensiva” ucraina, che tale non è, ma è tecnicamente un’offensiva e nei risultati è una farsa, un fallimento totale, le vittime sono tornate a essere un migliaio al giorno, tra morti e feriti gravi. Quanti morti vi sono stati tra gli ucraini non lo sapremo mai, anche perché le autorità naziste vietano di occuparsene e di parlarne, vietano l’accesso ai luoghi dove si potrebbero raccogliere dati, vietano le riprese video, distribuiscono i funerali in tutti i cimiteri del vastissimo paese, moltissimi cadaveri li hanno abbandonati al fronte facendoli seppellire ai russi, ecc.. Quando dico “vietano” intendo dire che finisci in galera (o peggio) se violi le regole imposte dal regime nazista di Kiev.
Inoltre pare assai verosimile che in due settimane le forze armate abbiano perso centinaia di mezzi corazzati, alcuni analisti occidentali (non russi) stimano queste perdite nel 30% di quanto disponevano gli ucraini per affrontare i russi e ricacciarli, come da loro velleitariamente dichiarato.
Allo stato dell’arte tutto quanto si poteva facilmente prevedere, se dotati di capacità neuronali di analisi e ragionamento (i nostri leader politici europei sono pertanto esonerati), si sta avverando. Non basta dotare di mezzi un esercito se questo non è fortemente motivato, sufficientemente addestrato, guidato da leader credibili, comandato da ufficiali minimamente carismatici, empatici e capaci, ecc.. L’esercito ucraino è allo sbando da parecchi mesi, e insistere su questa fantomatica offensiva serviva solo politicamente per la propaganda, per guadagnare tempo, si sapeva o si doveva prevederne l’esito, ed era sicuramente meglio evitare questo ennesimo fallimento, che era inevitabile.
I russi si erano preparati da mesi all’offensiva ucraina e hanno pure cambiato tattiche, creando difese mobili e dinamiche, che sono queste che hanno inferto duri colpi ai tentativi di avanzata dei reparti d’assalto ucraini.
Questi ultimi non sono mai arrivati neppure alle prime linee difensive russe, e dopo ve ne sono altre due da affrontare, quindi figuriamoci riuscire ad arrivare al Mare d’Azov e alla Crimea, pura illusione letale da minorati psichici.
Anche il comando supremo ucraino ha cambiato alcune tattiche, dopo le prime batoste subite e la perdita di centinaia di mezzi corazzati, anche quelli famosi che avrebbero dovuto cambiare le sorti della guerra, secondo la narrazione occidentale. Adesso combattono come si faceva oltre un secolo fa: mandano all’attacco solo la fanteria, coperta dai fumogeni. Ma vi rendete conto? Ma lo sanno i loro comandati (leggasi USA-NATO) CHE I RUSSI HANNO IN DOTAZIONE MEZZI DI RILEVAMENTO TERMICO, INFRAROSSI, DRONI CON SISTEMI OTTICI ULTRAMODERNI, satelliti militari che inquadrano anche un singolo metro quadrato? Solo per citare qualcosa di cui dispongono, tra le miriadi d’innovazioni tecnologiche militari in loro possesso e/o che presto disporranno perché in fase avanzata di progettazione e collaudo. Perché la Russia è un ciclopico paese dove la cultura è di casa, possiede da secoli le migliori accademie del mondo dove si formano centinaia di migliaia di giovani. Alcuni dei quali diverranno dei geni nel loro settore di competenza. Ecco perché hanno anticipato gli USA e non solo, con i missili ipersonici e tante altre armi avveniristiche e dalla potenza distruttiva mirata e apocalittica, non intercettabili, neppure immaginabili in Occidente nella loro concezione progettuale.
Tornando alle modalità primitive di combattere dell’esercito ucraino, a parte le mine che vengono ormai facilmente collocate dai droni, basterebbe un proiettile di artiglieria per uccidere decine di soldati, anche se sparpagliati, a causa delle schegge provocate dall’esplosione, e in aperta campagna non ci sono ripari, i cespugli e arbusti nascondono alla vista ma non evitano i proiettili.
Stanno pertanto mandano al massacro migliaia di soldati come fossero carne da macello. Che lo facciano gli USA-NATO non ci sorprende, lo hanno fatto capire fin dall’inizio del conflitto che gli ucraini erano solo utili idioti e che la guerra ai russi sarebbe durata fino all’ultimo ucraino, ma gli ucraini sono tutti d’accordo a prestarsi e a fare questa fine? Li hanno forse drogati e ipnotizzati?
Pare di no, perché sempre più reparti schierati al fronte si stanno arrendendo ai russi, magari dopo la morte del loro ufficiale (non mi stupirei fosse stata indotta), e non perché circondati e senza munizioni ma per scelta deliberata.
Sono chiari segnali che i soldati ucraini non intendono più combattere per favorire gli interessi stranieri e delle loro corrotte oligarchie. Dovranno combattere fino alla fine solo i soldati nazisti, perché sanno che sono nella lista nera dei russi, ma i nazisti nella loro maggioranza sono stati finora utilizzati per “catturare” i renitenti al servizio militare, quelli che si nascondevano ai richiami, numerosi e disertati in massa, alla faccia di Zelensky che mentiva spudoratamente parlando di file interminabili di volontari che volevano combattere. Ma quando mai?
Ci sono centinaia di video on line di testimonianze di civili che filmano vere e proprie aggressioni, sequestri di persona, arresti, violenze eseguite da nazisti su giovani per strada o padri di famiglia nelle loro case, per obbligarli ad arruolarsi e andare a combattere. E spesso tali persone si difendono, anche se poi vengono sopraffatte, tranne rari casi in cui intervengono anche i vicini per solidarietà e cacciano i nazisti.
Queste situazioni rivelano un’Ucraina in pieno conflitto sociale, nel caos più assoluto, prossima all’implosione, non certo in grado di affrontare un altro inverno di guerra.
La NATO a questo punto starà sicuramente ordendo qualche piano insidioso e perverso, ai limiti dell’aberrazione (fino a spingersi a una III Guerra Mondiale), per provocare un casus belli da attribuire ai russi (eseguito dagli ucraini o loro agenti infiltrati) che giustifichi un intervento se non diretto quantomeno indiretto, di qualche paese limitrofo (i cosiddetti “volenterosi”).
Dovendo scegliere, “a caso” direi la Polonia, che si sta preparando da parecchio a tale ipotesi, portando al 4% del PIL la spesa militare e raddoppiando gli effettivi dell’esercito (da 150 a 300mila), essendosi inoltre nel frattempo nazificata al suo interno a livello istituzionale e militare, divenendo profondamente russo-fobica e velleitaria verso la Galizia ucraina che vorrebbe annettersi, e in cambio della partecipazione alla guerra contro la Russia che potrebbe negargliela?
Ma questi polacchi, sono veramente convinti di poter sconfiggere i russi? Come lo erano 85 anni fa nei confronti dei tedeschi? Perché la Storia, quella con la esse maiuscola, non si apprende nei libri di scuola ma dai pochi storici seri e indipendenti, solo da loro, leggendo i loro libri, si viene a sapere che la Polonia a fine anni ‘30 non era affatto una vittima sacrificale debole e indifesa preda dei tedeschi espansionisti, ma era dominata dagli alti ranghi dell’esercito, fieri e autoritari, guerrafondai convinti di essere invincibili come nella migliore tradizione militare del paese.
Fino all’ultimo si sarebbe potuto evitare il II conflitto mondiale, se non fosse che la perfida Albione che voleva la guerra (non certo Chamberlain, ma Churchill si, lui e coloro i cui interessi rappresentava), aveva convinto l’élite militare che dominava la Polonia, che sarebbe stata protetta tempestivamente dall’Impero Britannico e dalla Francia, mentre poi l’abbandonò al suo destino, usandola solo come casus belli.
Potrebbe avvenire di nuovo, come sapete la Storia si ripete, perché gli uomini non apprendono da essa, anzi spesso non la conoscono proprio, la ripudiano. Dopo l’Ucraina la seconda vittima della cinica e spietata egemonia USA potrebbe essere la Polonia, consumata l’Ucraina potrebbe toccare alla Polonia, che di nuovo si sovrastima nelle sue capacità, perché lascia prevalere i sentimenti ostili all’intelligenza, prevale il desiderio di annettersi la Galizia e forse Kaliningrad per espandere e uniformare il territorio nazionale nella GRANDE POLONIA, con il beneplacito degli USA-NATO. Forse addirittura a scapito della Bielorussia, nei cui confronti sta organizzando milizie armate da infiltrare nel paese confinante per provocare conflitti civili interni, una sorta di golpe su emulazione degli USA. come fu l’Euromaidan in Ucraina nel 2014,
Le manie di grandezza della Polonia causeranno molte sofferenze all’Europa, le stanno già causando, perché sono loro i peggiori fomentatori di odio e conflitti bellici su incarico angloamericano, sono loro a portare la discordia, a sabotare, a fornire mercenari, a compiere le operazioni sporche, ecc.. Si stanno rivelando una vera e propria disgrazia per l’UE, ed è un paradosso tragico, perché è il popolo che ha maggiormente sofferto a causa della II Guerra Mondiale, in proporzione ancora di più dei russi, avendo perso oltre un quarto della popolazione durante i sei anni di conflitto.
Altra disgrazia per l’UE è stato il riconoscimento del Kosovo sottratto alla Serbia con la violenza per volontà americana, una regione servita agli USA come colonia per insediare la loro base militare più grande del continente, addestrare mercenari islamici per le loro operazioni sporche, organizzare traffici criminali di ogni tipo e crudeltà, per attizzare il fuoco della guerra nei Balcani in qualsiasi momento, contro la Serbia ovviamente, l’ultimo paese europeo rimasto fedele alla Russia. E purtroppo noi italiani avremo di nuovo modo di vergognarci in caso di conflitto, perché useranno di nuovo le nostre basi militari per aggredire la Serbia.
Mi dispiace ma non ci sarà una chiosa traboccante di speranza, ancor meno di ottimismo, non ci sono le condizioni, aspettatevi che la guerra si estenda (forse vicino ai nostri confini) e che duri a lungo, con tutto quello che ne consegue.
Cav. Dottor Claudio Martinotti Doria, Via Roma 126, 15039 Ozzano Monferrato (AL), Unione delle Cinque Terre del Monferrato, Italy,
Independent researcher, historiographer, critical analyst, blogger on the web since 1996
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Nel libro recensito nel post precedente, l’Autore Jacques Ellul sosteneva che qualsiasi società di massa moderna, a prescindere il regime politico, ha bisogno di propaganda (noi oggi la chiamiamo anche narrativa) per ottenere consenso e legittimità. Poiché sia la massa che la più colta opinione pubblica, nulla sa dei principali argomenti di cui si compone l’amministrazione e direzione di uno Stato, ecco il bisogno di dar loro non solo i fatti ma anche i giudizi, le opinioni accluse, a pacchetto. Di tutti i capitoli di cui è fatta la politica di uno Stato, il più alieno dalla mentalità non specializzata diceva esser la politica estera.
Il motivo per cui questo argomento è particolarmente alieno a tutti i cittadini governati sono tre. Il primo è che in genere, qualcosa si sa del proprio stato e nazione, ma praticamente nulla degli altri, vicini e lontani. Il secondo è che la mutevolezza delle opinioni pubbliche non permetterebbe lo sviluppo di alcuna strategia, almeno nei paesi seri. Tant’è che qui da noi è normale aderire alla Via della Seta, promettere porti e sedi per le compagnie di telecomunicazioni ai cinesi, poi cambia il governo e via dalla Via della Seta, dentro amicizia con Taiwan, porti e tlc solo agli occidentali. Magari tra quattro anni si rifà il contrario. Il terzo motivo è il più importante, l’argomento politica estera è nel dominio del realismo e della ragion di stato, ragione del tutto amorale. Le opinioni pubbliche invece sono morali o almeno coltivano questa auto-rappresentazione, hanno orrore della mancanza di buoni sentimenti che accompagna una normale politica estera che di suo è letteralmente “al di là del bene e del male”.
Forse qualcuno ricorderà che Putin, poco prima dell’inizio della guerra all’Ucraina, spese più di un’ora in televisione a reti unificate per spiegare ai cittadini varie cose tra cui che l’Ucraina non è un vero Paese, che in fondo è Russia per quanto nelle mani di traditori e malfattori, che gli stessi ucraini, fratelli del popolo russo se non russi occasionalmente in altra amministrazione, andavano liberati dal giogo di quei traditori malfattori. Si poteva definire questa la sua narrativa per giustificare la guerra al suo popolo. Un popolo in tutt’altre faccende affaccendato e come ogni altro popolo europeo, più dedito alla normale vita quotidiana, sogni, speranze, piccoli affari etc. . In particolare, i giovani che soprattutto nelle città, di nulla differiscono dai nostri, Internet, musica, sport, primi approcci sessuali e quant’altro. Sicuramente non facilmente inquadrabili militarmente e spinti con convinzione a combattere (ovvero rischiare la vita) contro quelli che percepivano come omologhi, tra l’altro dello stesso ceppo. Tant’è che Putin ha usato Wagner e ceceni, soprattutto nei combattimenti di città (notoriamente costosi in termini di vite umane) ed assai poco l’esercito propriamente detto.
I motivi dell’invasione dell’Ucraina erano strettamente geopolitici, Putin non aveva scelta per molti versi, ma ne abbiamo già discusso più di un anno fa e tanto ognuno poi usa le sue lenti per interpretare gli eventi. Tenevo solo a precisare che i motivi solidi dell’atto non erano e non sono comunicabili per varie ragioni, anche perché non verrebbero assolutamente compresi. Vale per l’una come per l’altra parte. La ragione geopolitica è semplicemente spaventosa per chi nutre convinzioni idealistiche.
Sul campo, già i ceceni a Mariupol, ma poi i Wagner con più forza a Bakhmut, avevano lamentato di non aver ricevuto sufficiente supporto dall’esercito regolare. La cosa funziona così, queste truppe professionali fanno il lavoro più sporco e rischioso della guerra in prima linea, lo sanno, lo accettano, vengono pagati bene per questo. Tuttavia, logica vuole che l’esposizione al rischio sia ben precisa ovvero che prima o poi, dopo aver sfondato o fatto il lavoro grosso, arrivi l’esercito e relativa logistica a consolidare la situazione velocemente. Pare così non sia andata e più di una volta.
Prigozhin di recente, e sempre a toni più alti, se la prende con Shoigu, Ministro della Difesa, il vero vice-Putin della faccenda. Faccio notare che Shoigu, ben prima della guerra, era dato come il più probabile successore di Putin che aveva promesso di non ricandidarsi alle prossime elezioni, anche per motivi di salute oltre altri più complessi da citare in breve. Putin pochi giorni fa dichiara di esser molto deluso da certi “generali da salotto”. I russi non fanno guerre sul campo da un po’, almeno su terra, ed è quindi vero che hanno molti quadri non proprio temprati alla bisogna. Ma la dichiarazione è da leggere come tentativo di far finta di dar sponda a Prigozhin ed i malumori dal fronte. Anche se dall’inizio del conflitto i russi hanno cambiato più e più volte generali chiave sul campo, oltre quelli morti, Putin non si è mai sognato di mettere in discussione Shoigu in quanto sa benissimo che il problema non è lui che anzi è il suo più fedele collaboratore.
Si consideri anche come il potere russo, contrariamente a quanto favoleggiato dai propagandisti occidentali, è tutt’altro che monolitico e quindi c’è più di una banda che vedrebbe con favore la dimissione di Shoigu per riaprire i giochi della successione. L’attuale rivolta di Prigozhin-Wagner sembra proprio pubblicamente rivolta contro Shoigu, per forzare la mano a Putin che non è messo in discussione, almeno ufficialmente. E’ chiaro che conta su qualche appoggio a Mosca.
Quanto alla poca partecipazione delle truppe regolari e quindi la responsabilità diretta del ministro (ovvero poi direttamente di Putin) si possono solo fare illazioni. Forse Putin immagina una guerra molto lunga e si riserva la riserva. Forse Putin sa quanto in fondo questa guerra sia impopolare laddove da film proiettato in televisione diventasse sempre più sangue e bare dei propri figli oltre un certo numero e con figli di cittadini e non contadini siberiani. Forse ci sono questioni a noi non note sulla necessità di presidiare i tanti vasti confini della federazione e le truppe scelte scarseggiano. Tant’è che oltre a mercenari e poco altro, fino ad oggi se l’è cavata più con droni e missili, neanche troppa aviazione e dopo le prime problematiche uscite, neanche la Marina e soprattutto gente del Donbass, la più motivata. O forse c’è tutto ciò e pure altro. Sta il fatto che il lamento di Prigozhin ora è diventata rabbia agita. Senz’altro ci sono obiettivi di faide interne il potere a Mosca e quindi accanto a Wagner c’è anche qualcun altro.
Del resto, se guardiamo la faccenda dal punto di vista di Prigozhin, deve esser arrivato al limite. Per quanto pagati, anche i mercenari hanno un limite al sacrificio supremo e quando questo sembra senza ragione o governato da una ragione eccessivamente cinica, difficile tenere gente del genere allineati e coperti, con le buone ormai non più da tempo, ma a questo punto neanche con le cattive. Quindi, forse, non aveva scelta.
In più, è anche possibile abbia annusato aria da “conflitto congelato”, un accontentiamoci che dava come prospettiva un suo certo ridimensionamento e conseguente regolamento di conti per le intemperanze più volte manifestate anche pubblicamente. Nell’ultima settimana Z. ha ammesso il fallimento della sua controffensiva, gli americani si sono mostrati “sorpresi e preoccupati” come se apprendessero le notizie dalla CNN (ricordo che fra un anno in USA si vota e Biden non ha interesse ad andare ad elezioni con impegni pressanti di guerra sul groppone), Putin ha ritirato fuori dichiarazioni da “be’ forse è il caso di vedere seriamente come sbrogliare questa matassa”.
Ora, fare previsioni presupporrebbe sapere cose che io non so oltreché una improvvida fiducia nella linearità di questo tipo di faccende. Immagino che decisivo sarà vedere nelle prossime ore cosa guadagna Wagner e se, quando, dove e come, i suoi alleati in alto proveranno ad uscire allo scoperto accendendo qualche altro fuoco, se ne hanno facoltà. Altresì, occorrerà vedere se e quanto gli americani e gli europei vorranno o sapranno tenere a freno gli ucraini che tenteranno di approfittarsene alla grande. Questa improvvida mossa potrebbe far diventare la questione Wagner una questione nazionale seria mobilitando anche i più renitenti in favore di Putin? Forse, dipende dallo stato interno dei russi che non conosciamo. Infine, se Putin non schiaccia i Wagner spazzandoli via in fretta, dovremo dedurne che lo stato interno alla linea di potere che dal Cremlino va nell’esercito in campo e nelle caserme è davvero fragilissima, con conseguenze gravi non solo per la guerra in corso ma più in generale per il suo stesso potere e relativo disequilibrio dell’area. Il sacrificio di Shoigu a Prigozhin mi sembrerebbe strano, ma dipende molto dallo stato interno gli equilibri del vertice di potere, Putin ne uscirebbe comunque molto male. Intanto si muovono i ceceni che invece sono stati accontentati a loro tempo in termini di potere e riconoscimento, diversamente dai Wagner.
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Dopo gli eventi della Rivolta di Prigozhin, c’è stata un po’ di tregua, come un calo post-maniacale. In parte, ciò è dovuto a quello che la stampa occidentale sostiene essere il maltempo in prima linea questa settimana, che ha ostacolato ulteriori tentativi ucraini di fare nuove avanzate. Le hanno fatte a sprazzi e sono state per lo più respinte con grandi perdite, come al solito.
Col senno di poi, finora la maggior parte delle mie previsioni sull'”offensiva” sono state abbastanza accurate. Un paio di mesi fa, una volta che mi sono sentito a mio agio con le mie sensazioni sulle reali disposizioni e condizioni delle truppe dell’AFU, ho detto che molto probabilmente non ci sarà alcuna vera offensiva, né si raggiungerà alcun tipo di sfondamento. Questo mentre altre personalità della sfera russa condizionavano comprensibilmente il loro pubblico a prevedere almeno importanti sfondamenti fino al secondo o terzo livello. Alla fine ho concluso che non ci sarà una vera e propria offensiva, perché la annulleranno dopo essere stati distrutti e sosterranno che si trattava solo di “sondaggi”.
Ora, come previsto, stanno spostando la narrazione sulla necessità di una forza aerea. Non solo ho pubblicato di recente l’intervista di Arestovich, in cui ridicolizzava l’ipocrisia della NATO nel pretendere che l’Ucraina facesse enormi progressi senza copertura aerea, in contrasto con le dottrine della NATO stessa, ma ora una nuova intervista con il riemerso Zaluzhny riecheggia gli stessi sentimenti:
Il comandante in capo delle forze armate ucraine, Zaluzhny, si è lamentato in un’intervista al Washington Post, affermando che i partner occidentali li spingono ad avanzare per assalti di carne, senza fornire aviazione e rifornimenti:”… gli alleati occidentali si aspettano successi rapidi, anche se loro stessi non partirebbero mai senza la superiorità aerea – mentre l’Ucraina non ha ricevuto caccia moderni”.
Ma dal momento che l’ottenimento di jet da combattimento non è realistico nel prossimo futuro, il dialogo continua a spostarsi verso una negoziazione. L’emittente tedesca ARD ha dichiarato che giorni fa, il 24 giugno, si è tenuto a Copenaghen un incontro internazionale segreto sull’Ucraina, in cui i diplomatici di vari Paesi occidentali si sono incontrati con i rappresentanti dei BRIC nel tentativo di trovare un modo per convincere la Russia a risolvere pacificamente il conflitto. ARD conclude che i negoziati ufficiali per la risoluzione del conflitto potrebbero avvenire già a luglio:
Secondo il canale televisivo ARD, il 24 giugno si è tenuto a Copenaghen un incontro internazionale sull’Ucraina “in gran segreto” con la partecipazione di diplomatici dei Paesi occidentali e di rappresentanti di Brasile, India, Cina e Sudafrica. I colloqui si sono svolti su iniziativa di KievI negoziati ufficiali per risolvere il conflitto ucraino inizieranno il mese prossimo, secondo il canale televisivo tedesco ARD.Particolare attenzione in questo contesto è rivolta alla partecipazione dei Paesi BRICS, che finora sono rimasti neutrali rispetto alla situazione in Ucraina. Secondo il canale televisivo ARD, i negoziati sono stati avviati da Kiev. Questo fa sperare in un progresso nella risoluzione della questione ucraina, perché i negoziati ufficiali tra le parti potrebbero avere luogo già a luglio. Al momento, i dettagli dei prossimi negoziati e i tempi specifici del loro svolgimento rimangono sconosciuti. Tuttavia, a quanto pare, entrambe le parti stanno dimostrando la disponibilità a un dialogo produttivo e il desiderio di trovare il modo di risolvere le contraddizioni esistenti tra loro.
È impossibile sapere quanto questo sia vero, tuttavia è in linea con le mie precedenti previsioni e quindi gli attribuisco una fiducia abbastanza elevata. In questo momento, la fase in cui ci troviamo è l’alba della dura realtà per i cittadini occidentali e i loro amministratori. Hanno già iniziato a vedere l’inutilità del tentativo dell’Ucraina di riconquistare il territorio e, allo stesso modo, vedono la crescente minaccia di una grande catastrofe nucleare.
Non che io sia d’accordo, ma solo per dare un esempio dall’altra parte, ecco cosa dice il dissidente ucraino Leonid Vershinin su quanto sopra. Sostiene che Mosca sta conducendo negoziati segreti ed è disposta a cedere la ZNPP come ulteriore “gesto di buona volontà”. Tuttavia, egli afferma che tale accordo non è stato raggiunto e che quindi l’Ucraina è pronta ad attaccare lo ZNPP:
“All’inizio di maggio, non ricordo il giorno esatto, ho scritto che avrei scritto raramente fino al 22 giugno, e così è stato. Ho scritto raramente, e ho semplicemente buttato nel carrello le cose più interessanti con cui ero d’accordo, non vedendo l’utilità di ripetere l’ovvio più e più volte. Il fatto è che circa un mese e mezzo fa persone di cui mi fido mi hanno detto che ci sono trattative molto serrate ai vertici tra Mosca e i suoi partner e Mosca è pronta a fare le più ampie concessioni, mentre i partner chiedono come gesto di buona volontà di cedere la ZPP a Kiev promettendo che in questo caso Kiev guarderà alla restituzione di Energodar come a una “vittoria” e passerà dalla rabbia alla pietà e accetterà di parlare. Secondo i loro dati, la scadenza è stata fissata al 22 giugno. E nel caso in cui i moscoviti rifiutassero questo gesto di buona volontà, l’Occidente “offrirà volontariamente” la seconda ondata del “contrattacco” – tutte le forze dell'”Ucraina”, puntando allo stretto di Crimea e a Energodar, e organizzando parallelamente colpi alla regione di Kherson e alle regioni di confine della Russia. Ormai, credo, è chiaro che non è stato raggiunto alcun accordo, e le prossime due settimane prima del vertice della NATO saranno, diciamo, non facili.Solo in base alle mie sensazioni, posso prevedere gli eventi principali del 26-29 giugno, ma non posso prevederne l’esito, anche se credo nell’esercito russo. Se non sarà tradito ai vertici, resterà in piedi. Ma temo che se resisterà, i moscoviti lo useranno per fare un affare disastroso.
Ma ricordiamo che in Occidente ci sono due campi contrapposti: gli integralisti e i “sani di mente”. Gli integralisti continueranno a spingere per un’escalation, perché i loro padroni in cima alla piramide dell’élite non permetteranno mai alla Russia di ottenere un qualsiasi tipo di vittoria decisiva, non importa quante persone moriranno, perché per loro è esistenziale. La vittoria della Russia comporterà il collasso finale dell’intero ordine occidentale, ovvero della cabala bancaria centenaria che ha governato il mondo con il pugno di ferro. Quelle antiche famiglie al vertice non possono permettere che la Russia vinca.
Tuttavia, contrariamente ai teorici della cospirazione, queste élite non sono “onnipotenti”. Possono essere ostacolate e la loro voce può essere sopraffatta dalle grida della guardia “sana”. Non lo dico nel senso di una sorta di QAnon con la carta stagnola “i camici bianchi/le forze della luce vinceranno il male!”, ma piuttosto in un senso logico e di realpolitik. I “cattivi” sono in qualche modo ostacolati dal fatto che devono stare al gioco e non possono togliersi completamente la maschera nel rivelare le loro vere intenzioni. Così, quando vengono messi alle strette da un punto di vista ideologico, dove l’andare controcorrente espone il loro vero programma malvagio, possono essere costretti – almeno temporaneamente – a fare marcia indietro e a riorganizzarsi.
Purtroppo, per ora, gli integralisti, almeno all’interno dell’Ucraina, continuano a spingere per un’escalation totale. Lo scenario della falsa bandiera nucleare di Zaporozhye è ancora in corso, più forte che mai con una serie di nuovi sviluppi.
In primo luogo, il regime ucraino starebbe conducendo esercitazioni nucleari a Nikopol, proprio dall’altra parte di Energodar e dell’area dello ZNPP:
Per non parlare del fatto che anche i funzionari polacchi stanno distribuendo volantini sulla sicurezza dalle radiazioni, in chiara preparazione a “qualcosa”:
E il seguente rapporto:
Alcuni canali di telegramma ucraini hanno ricevuto informazioni che i militari della 124ª e 126ª brigata della Brigata di Difesa Teroboron, così come la 406ª Brigata di Artiglieria Indipendente dell’AFU hanno condotto esercitazioni di protezione radiochimica e biologica sul territorio della parte destra della regione di Kherson.
Il ministro della Sanità ucraino Viktor Lyashko è andato in televisione per mitigare le preoccupazioni degli ucraini, dicendo loro che Kiev non sarebbe stata colpita da un disastro nucleare della ZNPP, ma avvertendoli comunque di fare attenzione e di seguire le linee guida:
Per non parlare del fatto che è stata annunciata l’installazione di nuovi rilevatori di radiazioni nei dintorni di Kiev per monitorare la situazione potenziale, come se questo non fosse affatto un presagio.
A Kiev sono stati installati altri sensori per misurare il livello di radiazioni. Due nuovi dispositivi sono stati installati nei distretti di Goloseevsky e Svyatoshinsky, ha dichiarato Alexander Vozniy, direttore del Dipartimento di protezione ambientale dell’Amministrazione statale della città di Kiev. Attualmente a Kiev sono in funzione sette sensori, che trasmettono informazioni sul livello di radiazioni in tempo reale all’applicazione Kiev Digital.
Le evacuazioni sarebbero state ordinate nell’area di Nikopol, di fronte alla ZNPP, sulla base di un evento radiologico:
Zelensky ha anche avuto una telefonata con il canadese Trudeau, in cui lo ha avvertito dell’imminente attacco della Russia:
Zelensky ha discusso con il Primo Ministro canadese Trudeau della situazione intorno alla centrale nucleare di Zaporozhye “Ho avuto la prima di una serie di importanti conversazioni telefoniche con il Primo Ministro canadese Justin Trudeau… Ho richiamato l’attenzione del Primo Ministro sulla situazione di minaccia che… si è creata alla centrale nucleare di Zaporozhye… I partner dell’Ucraina dovrebbero dimostrare una reazione di principio, in particolare al vertice NATO di Vilnius”, ha scritto Zelensky nel suo canale di telegrammi.
Da parte loro, però, gli Stati Uniti hanno dichiarato di non aver ancora visto alcun segnale che indichi l’intenzione della Russia di attaccare la centrale nucleare di ZNPP:
Gli Stati Uniti non vedono alcuna prova che vi sia una minaccia di minare la centrale nucleare di Zaporozhye da parte delle forze della Federazione Russa, come sostiene Kiev”. Lo ha annunciato lunedì in un briefing il coordinatore per le comunicazioni strategiche presso il Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby: “Non abbiamo visto alcun segno che questa minaccia [di minare la centrale nucleare da parte delle forze russe] sia imminente, ma la stiamo osservando molto da vicino”, ha detto Kirby, secondo cui gli Stati Uniti hanno la possibilità di monitorare la situazione delle radiazioni nei pressi della centrale nucleare, ma non hanno informato sullo stato attuale del fondo di radiazioni. Allo stesso tempo, il 23 giugno, ha anche detto che “gli Stati Uniti non stanno attualmente registrando un aumento dei livelli di radiazione nell’area della centrale nucleare di Zaporozhye”.
Potrebbe trattarsi di un tentativo di disinnescare e/o prendere le distanze dalla situazione, come hanno cercato di fare con gli attacchi al Nordstream. Ma potrebbe anche essere un segnale all’Ucraina: “Non ti copriamo le spalle, non farlo”. Come ho scritto in precedenza, ritengo che l’Ucraina potrebbe essere disonesta su questo piano e di fatto usarlo per “ricattare” gli Stati Uniti/UE/NATO per ottenere le forniture di armi e le garanzie di sicurezza che desidera, tenendo il pugnale nucleare su di loro come una spada di Damocle, con la minaccia che “se non ci date quello che vogliamo, vi costringeremo alla terza guerra mondiale contro la Russia”.
Detto questo, non lasciatevi ingannare dalla mia affermazione che gli Stati Uniti e l’Ucraina sono necessariamente in contrasto. È molto più complicato di così. Vedete, ci sono molte fazioni diverse all’interno degli stessi Stati Uniti, molte delle quali operano in completo isolamento e con indipendenza rispetto al livello superiore e agli organi di “governo” apparente. La CIA e tutti i vari gruppi SCIF compartimentati all’interno del governo degli Stati Uniti, che rappresentano lo “Stato profondo” nel vero senso della parola, sono probabilmente coinvolti in questi piani, facilitandoli, coordinandoli o progettandoli, senza l’approvazione o la supervisione degli apparati di governo superficiale di alto livello.
Forse è di questo che si è parlato nel recente viaggio?
È lo stesso modo in cui è stato portato a termine l’11 settembre e in cui è stato creato l’ISIS, da questi gruppi sepolti in profondità nelle pieghe dello Stato dell’intelligence statunitense, in totale segretezza e isolamento, lontano dai funzionari di alto livello.
E come i miei lettori ricorderanno, ho messo in guardia dai collaboratori occidentali del MSM, che si prestano al regime e lo aiutano a coprire l’imminente falsa bandiera nucleare. Abbiamo finalmente assistito al primo vero sforzo in questo senso, dato che Sky News ha inventato un servizio fraudolento per condizionare le masse sul fatto che la Russia ha una presa debole sulla centrale nucleare di ZNPP e che le sue truppe stanno già iniziando a ritirarsi da essa, il che è completamente falso:
Sky NewsLe forze russe stanno iniziando a lasciare la centrale nucleare più grande d’Europa, dice l’UcrainaLe forze russe stanno iniziando a lasciare la centrale nucleare di Zaporizhzhia, secondo il principale dipartimento ucraino di intelligence per il ministero della Difesa.Le truppe di Mosca hanno occupato l’impianto dal marzo dello scorso anno e l’Ucraina ha recentemente effettuato esercitazioni di risposta ai disastri nucleari in previsione di un potenziale attacco. Un certo numero di lavoratori ha ricevuto istruzioni di lasciare l’impianto entro il 5 luglio, ha dichiarato la principale direzione dell’intelligence di Kiev in un post su Telegram: “Secondo gli ultimi dati, il contingente di occupazione sta gradualmente lasciando il territorio della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Tra i primi a lasciare l’impianto ci sono tre dipendenti di Rosatom, responsabili delle azioni dei russi”. “Anche ai dipendenti ucraini che hanno firmato un contratto con Rosatom è stato consigliato di evacuare. Secondo le istruzioni ricevute, dovrebbero lasciare l’impianto entro il 5 luglio”, sottolineando che il numero di pattuglie militari “sta gradualmente diminuendo” intorno all’impianto.
Ricorderete che ho spiegato che queste tattiche sarebbero state utilizzate dalla stampa occidentale per vendere una narrazione distorta della crescente “disperazione” della Russia man mano che la sua presa sulla centrale si indebolisce, il che porterà all’ovvia conclusione del “colpo disperato” di Putin per distruggere la centrale che non può avere in un tentativo di “se non posso averla io non può averla nessuno”.
Come si può vedere, stanno già gettando le basi per questo condizionamento.
‼️☢️Il nemico sta preparando una provocazione nucleare: il Ministero della Sanità ucraino ha iniziato a preparare la popolazione a un possibile incidente nella centrale nucleare di Zaporozhye. Il Ministero della Sanità chiarisce che le informazioni riguardano i residenti della zona di 50 chilometri intorno alla ZNPP. Preparare un kit di pronto soccorso con il seguente contenuto: ioduro di potassio – riduce l’effetto negativo dello iodio radioattivo sulla tiroide; sorbenti di alluminio-antiacido – per accelerare la neutralizzazione e la rimozione dei radionuclidi dall’organismo; alginato di sodio – crea una barriera protettiva sulla superficie del contenuto liquido dello stomaco e impedisce l’assorbimento di sostanze pericolose da parte dell’organismo; maschera – per ridurre l’ingresso di sostanze pericolose nell’organismo.
La situazione è arrivata al punto che il rappresentante permanente della Russia alle Nazioni Unite ha presentato un appello urgente all’ONU, affermando che la Russia non intende in nessun caso distruggere l’impianto. Leggetelo per farvi un’idea del tono serio:
Un’altra buona notizia è che anche l’AIEA ha rilasciato una dichiarazione de-escalatoria, affermando di non aver visto alcun segno di “estrazione” della centrale nucleare di Zaporizhia da parte della Russia:
Gli esperti dell’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) non hanno ancora registrato segni di estrazione della centrale nucleare di Zaporizhia – ha dichiarato il capo dell’AIEA Raphael Grossi -. Gli esperti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) non hanno registrato ad oggi alcun segno di estrazione della centrale nucleare di Zaporozhye. Lo afferma il messaggio del direttore generale dell’agenzia Rafael Grossi, pubblicato venerdì sul sito web dell’organizzazione. “Gli esperti dell’AIEA non hanno ancora trovato segni visibili di mine o altri esplosivi attualmente installati presso la centrale nucleare di Zaporizhia <… >Secondo Grossi, gli esperti dell’agenzia nell’ultima settimana non hanno registrato alcun bombardamento o esplosione nell’area della centrale. alcune notizie ucraine dicono che la Russia si sta già ritirando dall’area di ZNPP
Ecco la vista aggiornata del lago artificiale dal lato ucraino:
Questi sviluppi convergono con la pressione sempre più forte sull’Ucraina affinché produca qualche risultato prima che la stagione offensiva si concluda quest’anno. Secondo alcuni, mancano più di 4 mesi, anche se potrebbe essere molto prima, dato che ottobre potrebbe portare un’altra mini-Rasputitsa che inizierà a ostacolare tutte le operazioni offensive.
Come si può vedere dalla selezione di titoli del MSM qui sopra, l’implausibilità della vittoria dell’Ucraina sta diventando abbastanza accettata nei circoli occidentali.
“Gli ucraini hanno ancora 3-4 mesi per dimostrare i progressi della controffensiva” – ha dichiarato il deputato polacco Witold Waszczykowski – “Se dopo 3-4 mesi la controffensiva fallisce, l’Europa inizierà a spingervi a congelare il conflitto e ad avviare i negoziati con la Russia, come è stato fatto nel 2015. Questo è il mio pensiero pessimistico… La maggior parte dei Paesi europei, come Germania e Francia, non ha bisogno dell’Ucraina. Hanno bisogno della Russia per tornare nell’economia mondiale. Hanno bisogno del gas russo”, ha detto Waszczykowski.
Ma il rovescio della medaglia è che anche alla Russia restano solo pochi mesi quest’anno per sferrare un colpo “decisivo” che possa davvero piantare il chiodo finale nella bara e indurre l’Ucraina o l’Occidente a considerare la pace. Non fraintendetemi, credo che durante l’inverno la Russia abbia un arsenale molto più ampio di capacità che continueranno a danneggiare gravemente l’Ucraina. Rasputitsa e l’inverno significano semplicemente immobilità, che è paralizzante per l’Ucraina ma non per i complessi d’attacco russi. Quindi, anche durante l’inverno, mi aspetto che la Russia si affidi maggiormente alle sue capacità di attacco a lungo raggio e continui a colpire le infrastrutture ucraine. In effetti, l’Ucraina ha già segnalato di temere proprio questo e si sta preparando:
L’Ucraina si sta preparando a possibili attacchi energetici già in autunno. Lo ha riferito Vadym Skibitskyy, rappresentante del Dipartimento di controllo statale del Ministero della Difesa ucraino: “Nella prima campagna di questo tipo, non hanno ottenuto il loro risultato, perché il nostro sistema di alimentazione (grazie all’URSS), la produzione di energia ha resistito. Siamo sopravvissuti all’inverno normalmente, ma ci stiamo preparando. Per questo si stanno adottando tutte le misure per rafforzare il nostro sistema di difesa aerea e per dotarci di nuovi sistemi di difesa aerea. Questo era anche l’obiettivo della conferenza di Ramstein”, dice Skibitsky.
Quindi, si prevede che in autunno la Russia riprenderà i grandi attacchi di decapitazione contro le infrastrutture energetiche per stressare il sistema durante l’inverno. Ma a parte gli attacchi a lungo raggio, se la Russia intende fare qualche incursione territoriale importante, le rimane poco tempo per l’anno.
Personalmente, non credo che la Russia abbia intenzione di compiere a breve una grande offensiva con le grandi frecce. Non solo perché trova redditizio distruggere i tentativi di controffensiva dell’Ucraina, ma anche per i numeri che ho snocciolato nei rapporti precedenti, che a mio avviso dimostrano che la Russia non ha abbastanza truppe per andare “all out” in grandi attacchi lampo, soprattutto se è vero che Shoigu ha intenzione di usare le oltre 150 mila truppe appena mobilitate come esercito di riserva.
Quindi, per ora mi aspetto che la Russia mantenga lo status quo e continui la sua strategia di pressione costante e schiacciante su tutti i fronti, piuttosto che cercare un grande sfondamento. Questo mette a dura prova i sistemi logistici dell’AFU e per ora sembra essere una strategia accettabile per il comando russo.
L’anno prossimo, forse, potrò vedere la Russia che finalmente metterà il piede in fallo e lancerà grandi offensive perché, come ho già detto in precedenza, per allora mi aspetto che abbia mobilitato furtivamente abbastanza nuove truppe da avere vere riserve di sfondamento di secondo livello.
Il deputato della Duma di Stato russa Konstantin Zatulin ha detto ieri che potrebbe essere necessaria un’altra mobilitazione in futuro:
“Sconfiggere l’Ucraina richiederà una nuova mobilitazione” – Konstantin Zatulin, deputato della Duma di Stato “Non escludo affatto che saranno necessari altri sforzi, altre mobilitazioni. Non sono affatto convinto che riusciremo a far fronte alle forze che abbiamo oggi, e che non sarà necessario fare altri sacrifici da parte nostra” – ha dichiarato Zatulin.
Non sono in disaccordo con questo sentimento. Forse la Russia potrebbe scegliere di farne una anche quest’autunno, in modo da avere i mesi invernali per addestrare le truppe ed essere pronta per le offensive del prossimo anno. Personalmente, dubito che ciò accadrà, poiché la Russia probabilmente non si mobiliterà a meno che la situazione non diventi in qualche modo disastrosa, ma non è fuori dal campo delle possibilità.
Per ora, credo che il comando russo sia soddisfatto del tipo di perdite massicce che sta infliggendo all’AFU. E le menzogne senza senso di Prigozhin sulle carenze russe hanno dato alla gente una psicosi temporanea, che ha portato a una percezione distorta dell’attuale realtà del campo di battaglia, dove la Russia sta infliggendo un logoramento così massiccio all’AFU da dover lanciare un’intera nuova mobilitazione a livello nazionale con regole rilassate.
Detto questo, c’è una crescente tempesta all’orizzonte. Continuano ad esserci nuovi sviluppi per quanto riguarda il rafforzamento della NATO in Polonia e in altri Stati dell’orbita dell’ex Patto di Varsavia e dell’URSS che odiano la Russia. Vediamo alcuni dei più recenti.
In primo luogo, ecco una voce persistente su Twitter, anche se questa è estremamente poco attendibile, dato che ho cercato di indagare e non ho trovato alcuna attribuzione reale. Tuttavia, nelle ultime due settimane è apparsa in diverse versioni:
Prendetela con un granello di sale. Tuttavia, anche se l’indiscrezione di cui sopra è falsa, ci sono altre voci molto attendibili. Per esempio:
La Polonia sta costruendo attivamente una potente forza di carri armati in direzione della Bielorussia/Kaliningrad, diventando il Paese con l’esercito terrestre più forte d’Europa. Attualmente, il loro primo livello comprende 366 Abrams, 230 Leopard e fino a 180 carri armati K2GF, con un totale di 1000 carri K2GF in contratto. Per creare formazioni d’assalto, la Polonia forma brigate di quattro battaglioni. La 19a brigata della 18a divisione motorizzata polacca è stata la prima a passare a questa nuova struttura. Oggi, le divisioni d’assalto nella direzione orientale della Polonia hanno sei battaglioni di carri armati ciascuna, portando il numero di carri armati vicino ai confini bielorussi e di Kaliningrad a quasi 1000. In base ai trattati internazionali, alla Polonia è concesso un massimo di 1.730 carri armati, ma questi contratti vengono rapidamente annullati. Pertanto, non sarà difficile per la Polonia costruire un secondo livello di forze d’attacco a est, fino a raggiungere altri 1.000 carri armati. Restate sintonizzati sulla loro prossima mossa!
Questo thread illustra nei dettagli la massiccia militarizzazione senza precedenti che la Polonia intende attuare:
Poland’s military transformation is mind-boggling:
– Military expenses as a % of GDP: 2,4% in 2022
– 4% in 2023 probably 5% in 2024 (~$40bn)
– Personnel: from 110K to 250K professional soldiers
– Ordered equipment: $85bn!
C’è una piccola chicca che mi fa diffidare delle sue intenzioni:
Karaganov è membro della Commissione Trilaterale dal 1998 e ha fatto parte del Comitato consultivo internazionale del Council on Foreign Relations. Dal 1983 è anche vicedirettore dell’Istituto d’Europa dell’Accademia delle Scienze dell’URSS (ora russa).
In ogni caso, la mia ultima nota su questi sviluppi è che, in assenza di potenziale militare, l’Ucraina probabilmente entrerà nella modalità di “turnazione” che ho previsto in precedenza. Alcuni si aspettano che compiano presto un’altra grande incursione offensiva, quando il tempo si rasserena, e continuiamo a sentire forti proclami occidentali su come “solo una piccola parte” del nuovo potenziale offensivo ucraino addestrato dalla NATO sia stato finora sprecato dall’inizio di giugno. Mi aspetto che facciano un altro o due grandi tentativi, ma alla fine dovranno ridursi a una guerra statica e posizionale, mentre ricostituiscono le loro brigate malconce.
Yuri Podolyaka ritiene che si stiano riorganizzando per lanciare un altro grande tentativo entro il grande vertice NATO di Vilnius, a metà luglio:
All’inizio o a metà della prossima settimana, alla vigilia del vertice NATO, le forze armate ucraine cercheranno di sfondare le nostre difese. Ora è in corso una battaglia di ricognizione, di riorganizzazione. 10 corpi d’armata si sono spostati dalla direzione di Orekhovsky presumibilmente verso Kamenskoye, stanno cercando di confonderci su dove sarà l’attacco principale. Non appena il terreno si asciugherà, se ne andranno.
Altre fonti hanno dichiarato che il 5 luglio sarà la data di un’altra grande spinta offensiva. L’obiettivo è quello di effettuare almeno una cattura importante entro il vertice della NATO come merce di scambio, in modo che l’Ucraina possa dimostrare ai partecipanti al vertice che vale ancora la pena di combattere e di essere finanziata con centinaia di miliardi.
Ma l’Occidente si trova ora in un grave dilemma e non riesce a capire come guidare strategicamente l’Ucraina verso la vittoria. Lo confermano una serie di nuovi articoli e dichiarazioni ufficiali. Dal NYTimes, che denuncia l’uso scorretto da parte della Russia di cinture forestali difensive e campi minati:
Questo reportage ironico di New Resistance coglie con umorismo lo spirito della contestazione:
FLORESBERG – “Trees” : Il New York Times scopre la ragione del fallimento della controffensiva ucraina: l’ultima tecnologia russa di nascondersi dietro gli alberi fa salire il conflitto a livelli vietnamiti di follia e confusione nel vivo della battaglia. Mentre i genieri ucraini neutralizzano le mine, devono affrontare un intenso bombardamento di artiglieria, carri armati e persino elicotteri, reso possibile dall’uso cinico e criminale degli alberi. “Nascondersi dietro gli alberi certamente estende qualsiasi interpretazione delle regole di guerra, dell’ingaggio corretto, al di là di qualsiasi cosa abbiamo visto prima”, ha detto il comandante generale in pensione degli Stati Uniti Benjamin Hodges.Un gruppo di lavoro dell’amministrazione Biden prevede di presentare un rapporto alle Nazioni Unite giovedì.
Mentre questo nuovo articolo di Forbes esprime incredulità per la portata dei fallimenti:
Leggete l’articolo qui sopra se volete un buon resoconto di come è andata l’offensiva fallita. Include perle come l’ammissione che i favolosi e “superiori” aratri da mina dell’Occidente sono in realtà inferiori alle aspettative:
Ma gli aratri di fabbricazione britannica dei Leopard 2R e dei Wisent hanno chiaramente mancato più di qualche mina. Tre Leopard 2R e un Wisent hanno colpito delle mine, così come diversi M-2. Intrappolato e sotto il fuoco, il gruppo di battaglia è andato in pezzi. Gli equipaggi si sono lanciati dai loro veicoli disabilitati, trascinando con sé morti e feriti. Una forza di soccorso a bordo di M-2 ha raccolto molti dei sopravvissuti.
I pianificatori della NATO sono essenzialmente a corto di idee. I loro thinktank stanno facendo gli straordinari per cercare di capire come superare la famosa difesa in profondità della Russia.
Questo nuovo articolo, ad esempio, proclama la fine degli assalti offensivi, lamentando che “la dottrina della NATO si è scontrata con la realtà”:
💥🇺🇸🇺🇦 “L’editorialista di American Greatness Christopher Roach scrive che la perdita delle Forze armate ucraine durante i tentativi di offensiva sarà una “lezione importante” per gli Stati Uniti, osservando che gli ucraini “non usano troppo abilmente” l’equipaggiamento occidentale e il comando commette costantemente errori tattici. Secondo Roach, l’alleanza ha poca esperienza nel condurre questo tipo di ostilità, gli equipaggi dei carri armati e dei veicoli blindati addestrati secondo gli standard NATO non manovrano bene, quindi le forze ucraine “difficilmente possono avanzare”.
Infatti, un nuovo articolo del Washington Post afferma che all’Ucraina resta poco tempo prima che si arrivi a una situazione di stallo:
If Ukrainian forces are no more successful in the weeks ahead than they have been so far, Ukraine will not recapture all of its territory for 16 years.
A
Seymour Hersh ha detto che, al ritmo attuale, l’Ucraina impiegherà 117 anni per riconquistare il proprio territorio:
Anche se Mark Milley continua a sostenere che ci vorrà qualche settimana in più:
“La controffensiva dell’UAF è più lenta di quanto previsto da “calcoli al computer o da altre persone””, ha dichiarato Mark Milley, capo del Comitato di Stato Maggiore degli Stati Uniti “Vi avevo detto che ci sarebbero volute dalle 6 alle 10 settimane, che sarebbe stato molto difficile e molto lungo e molto, molto sanguinoso”, ha ricordato”.
Tenete presente che sono già passate 4 settimane, quindi credo che non ci sia più molto tempo.
Il punto è che la NATO è completamente bloccata. Stufi della loro dottrina “Air-Land Battle” che privilegia la potenza aerea e gli attacchi in profondità nelle retrovie, non hanno la minima idea di come combattere questo tipo di guerra. È per questo che è inevitabile che l’Ucraina si chiuda presto in un angolo e riprenda a occuparsi degli aspetti politici e psicologici della guerra ibrida e di guerra civile. Questo, ovviamente, ruoterà principalmente attorno a nuovi attacchi terroristici e false flag come il previsto attacco allo ZNPP.
Un altro nuovo vettore che voglio menzionare è la direzione di Sumy. Ci sono molte notizie che ruotano intorno alle concentrazioni di truppe dell’AFU in quella zona, così come ai contrattacchi russi. Dopo essere stata respinta nella regione di Belgorod, ora protetta da una forza sempre più consistente, l’Ucraina tenterà una nuova incursione nella regione di Kursk, più a nord-ovest. Hanno persino iniziato a evacuare i villaggi in preparazione.
Rybar riferisce:
La dichiarazione del comandante delle Forze congiunte delle Forze armate dell’Ucraina sull’evacuazione dei residenti delle zone di confine della regione di Sumy è un’altra chiara indicazione dei piani di attivazione delle Forze armate dell’Ucraina in questa zona. All’inizio della settimana, le formazioni ucraine sono state dispiegate nella zona di Seredina-Buda, Znob-Novgorodsky e Krasnopol, insieme a veicoli blindati e artiglieria. Il nemico effettua costantemente ricognizioni con i droni e i suoi DRG operano vicino al confine.
Al momento, sembra che le Forze armate ucraine intendano lanciare un attacco diversivo nella regione di Kursk prima della prossima fase dell’offensiva. Molto probabilmente, il comando ucraino utilizzerà nuovamente i militanti del GUR che operano sotto la leggenda di Vyrusya del cosiddetto “Corpo dei volontari russi”. (Rybar)
E ci sono state voci interessanti da parte russa, come quella che indica il primo utilizzo in assoluto da parte della Russia del drone d’attacco stealth UCAV S-70 Ohotnik.
Canale “Legittimo”: la nostra fonte riferisce che i russi hanno recentemente testato una sorta di drone stealth da attacco/ricognizione pesante. È stato osservato in direzione di Sumy. Al momento non si capisce di che tipo di UAV si tratti, ma secondo le versioni che circolano, potrebbe trattarsi dell’UAV “cacciatore” S-70 o di una “copia modificata” del Simorgh Shahed 171. È noto da tempo che i russi stanno conducendo test significativi di nuove armi anche nel contesto della crisi ucraina.
Così come:
I media turchi hanno annunciato che questa notte è stato utilizzato per la prima volta un drone pesante russo S-70 “Ohotnik”, che ha colpito un bersaglio nella zona di Kiev con una bomba ad alta precisioneSecondo queste affermazioni, questa notte c’è stata una forte esplosione in città senza che venisse lanciato un allarme aereo. I media turchi affermano che i russi hanno utilizzato questo velivolo in una missione di ricognizione sulla regione di Sumy nei giorni scorsi per testare gli apparati di difesa aerea ucraini che non hanno rilevato l'”Ohotnik”: si tratta di un drone realizzato secondo il concetto aerodinamico di “ala volante” e invisibile ai radar nemici (tecnologia “stealth” applicata).* Mosca non ha ancora confermato queste informazioni.
Ecco l’S-70 per chi non lo conoscesse:
Per fare un po’ di ordine su altre notizie, citerò alcuni degli altri aggiornamenti di minore urgenza. A proposito, c’è ancora molto da dire sulla saga Wagner/Prigozhin, ma forse lo terrò per la prossima volta.
Per ora, la notizia più importante è stata il successo dell’attacco russo a un raduno di mercenari di Kramatorsk, secondo quanto riferito con missili Iskander, che non ha dato agli obiettivi il tempo di reagire o di essere avvertiti dal loro prezioso ISR della CIA.
Le cifre ufficiali del Ministero della Difesa russo includono due generali e più di 20 mercenari:
Ministero della Difesa russo: due generali, fino a 50 ufficiali e fino a 20 mercenari e consiglieri sono stati eliminati a Kramatorsk a seguito dell’attacco al punto di dispiegamento temporaneo dell’AFUIl Ministero ha anche riferito che le perdite dell’AFU durante la giornata sono state fino a 530 militari uccisi e feriti nella direzione di Donetsk (zona SMO).
Sugli elmetti sono state notate molte bandiere americane, comprese varie patch di unità americane come i Rangers e le Screaming Eagles. La più interessante è stata questa:
Si dice che sia la patch del 1° battaglione del 1° reggimento americano AD di Okinawa, il che implica che gli specialisti americani stanno presidiando le difese aeree della NATO in Ucraina. Anche se potrebbe trattarsi di “istruttori”.
Non conosco l’araldica della toppa in sé, ma il motto Primus Inter Pares è in linea con il vero battaglione.
A proposito di Iskander, un altro sviluppo è che l’Ucraina ha continuato a trincerarsi sotto il ponte Antonovsky sul lato russo:
Tuttavia, le forze russe hanno lasciato che si accumulassero lì per un po’, poiché era difficile sradicarli da sotto la campata del ponte dove si nascondevano sulla riva. Ma una volta che si sono accumulati fino a circa 50-100 persone, le unità russe hanno ordinato un attacco Iskander mirato, che ha colpito esattamente il bersaglio:
Ancora una volta, non hanno avuto alcun preavviso. Ecco le conseguenze:
Una cosa importante e adiacente da notare: ricordiamo che l’Ucraina ha passato mesi a bombardare il ponte Antonovsky di costruzione sovietica con gli HIMAR, colpendolo forse centinaia di volte, solo per fare piccoli buchi. Questo dimostra che un presunto attacco Iskander può per lo più abbattere l’intera campata, o almeno metà di essa, in un solo colpo. Questo è importante da notare per le potenziali decisioni future di abbattere tutti i ponti sul Dnieper. Ora abbiamo i primi indizi di quanta potenza di fuoco potrebbe essere necessaria. I miei primi lettori ricorderanno che una volta avevo calcolato che si trattava di 200-400 missili da crociera e forse anche molto di più, ma sembra che gli Iskander possano farlo in modo molto più rapido.
Inoltre, come alcuni potrebbero aver visto di recente, è stato pubblicato un nuovo video che mostra la devastazione e l’orrore del fallito assalto dell’AFU a Zaporozhye in direzione di Orekhov. Si tratta di uno dei video più grafici della guerra fino ad ora, ma è estremamente illuminante in termini di come gli ormai famosi campi minati russi abbiano veramente distrutto l’elite della 47a brigata. Attenzione, è brutale ma mostra l’orrore intrattabile della guerra di mine e come nemmeno i loro preziosi M2 Bradley abbiano potuto aiutarli: Link al video.
Un ultimo punto: è stato riportato che la popolarità di Putin è ironicamente salita alle stelle dopo gli eventi della scorsa settimana. Nessuno sembra sapere perché, dato che i commentatori occidentali e gli scagnozzi della quinta colonna sostengono che Putin abbia “perso il potere” e sia stato gravemente indebolito. Io stesso ho avanzato l’idea che in teoria potrebbe essere indebolito solo se le cose si svolgessero in un certo modo sotto la superficie. Purtroppo, non sappiamo ancora cosa sia successo esattamente e quali siano stati gli accordi con Prigozhin, ma un nuovo rapporto afferma che la popolarità di Putin è salita al 90%.
Sebbene non abbia fonti, è facile crederci guardando il nuovo filmato della visita di Putin a Derbent, in Daghestan, per l’Eid, alcuni giorni fa:
Quanti leader occidentali possono ricevere un’accoglienza simile, per di più nell’entroterra del loro Paese? Un luogo in cui la CIA ha investito molti soldi per cercare di fomentare l’odio e la divisione contro la Russia e il suo leader.
Certamente non Trudeau, questi sono stati i suoi due più recenti ricevimenti: Video 1, Video 2.
La copertina di Time del 2001 è stata profetica:
E il risultato di questo nuovo interessante sondaggio è in linea con questo:
Sondaggio Campo Russo: se Vladimir Putin annuncia un attacco a Kiev domani: il 64% dei russi lo sosterrà
Il 39% lo sosterrà sicuramente
Se domani il Presidente della Federazione Russa firmerà un accordo di pace e fermerà il NWO, il 73% lo sosterrà.
il 47% lo sosterrà sicuramente
e il 26% lo sosterrà piuttosto.
Sebbene il sondaggio di cui sopra sia stato condotto da un gruppo filo-ucraino, i risultati sono comunque interessanti. Il 74% della popolazione ritiene che l’andamento dell’OMU sia stato finora un “successo”.
D’altra parte, ecco un nuovo sondaggio ucraino:
Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che Kiev è pronta a continuare il conflitto militare con la Russia per molti anni. Il Ministro degli Affari Esteri ucraino ha fatto notare che è stato condotto un sondaggio secondo il quale il 58% degli ucraini si è detto pronto a resistere alla Russia per anni. “Gli ucraini hanno capito che la guerra è una questione esistenziale”, ha detto Kuleba, aggiungendo che lavora ogni giorno per porre fine al conflitto il prima possibile. Si è anche rifiutato di fare previsioni sulla fine delle ostilità.
Se questi risultati hanno un qualche valore, sembra che le popolazioni di entrambe le parti siano destinate a durare a lungo. Quindi, mettetevi al lavoro, potrebbe volerci un po’ di tempo.
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Previsioni su Russia, Wagner e Ucraina
Riflessioni sulla geopolitica e dintorni.
Di George Friedman – 30 giugno 2023
Date le circostanze, ho deciso di combinare la mia serie in corso sui metodi di previsione con gli eventi attuali in Ucraina. Il libro di partenza è “Flashpoints: The Emerging Crisis in Europe”, scritto nel 2013-14 e pubblicato nel gennaio 2015. Il libro si concentra in particolare sul futuro dell’Ucraina e della Russia, oltre che di altri Paesi. Ho estratto alcuni passaggi rilevanti per la situazione attuale, che includerò alla fine di questo articolo, ma la mia attenzione si concentra sugli eventi dell’ultima settimana.
Molti hanno considerato il confronto tra il capo del Gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin e il presidente russo Vladimir Putin come un tentativo di colpo di Stato. Altri hanno sostenuto che si tratta di una cospirazione progettata in qualche modo per aumentare la capacità bellica della Russia. In altre parole, Prigozhin e Putin non erano nemici ma alleati.
Non mi sembra possibile. Prigozhin era una creatura di Putin – il suo ristoratore, poi organizzatore di una società militare russa privata che dava a Putin una forza militare negabile che poteva operare in molti Paesi di interesse per la Russia. La teoria avanzata da alcuni era che fingere un colpo di Stato contro Putin avrebbe creato una sorta di vantaggio militare. Hanno proposto che, trasferendo i membri di Wagner in Bielorussia, sarebbero stati in grado di colpire il fianco settentrionale dell’Ucraina. Questo, tuttavia, li avrebbe portati a stretto contatto con l’artiglieria ucraina in massa e potenzialmente all’azione della Polonia, che avrebbe potuto considerare la Bielorussia come uno Stato indipendente che minacciava il suo fianco orientale e l’Ucraina. Una cospirazione così vasta e con così tanti rischi di fallimento non ha senso.
Un ulteriore problema è che la risposta all’interno della Russia a questo “falso” colpo di Stato è stata imprevedibile. Il morale a tutti i livelli dell’esercito russo potrebbe essere crollato, lasciando il Gruppo Wagner come unico esercito funzionante della Russia. Putin si sarà anche fidato di Prigozhin, ma il Wagner non poteva condurre una guerra con l’Ucraina da solo. Era troppo piccolo, anche se meglio motivato del principale esercito russo.
Infine, e soprattutto, i colpi di Stato devono muoversi rapidamente per imporre una nuova realtà a una nazione e spezzare lo spirito di potenziali alternative che potrebbero voler riempire il vuoto. La segretezza è essenziale. Le dichiarazioni arrivano alla fine di un colpo di Stato, non all’inizio come in questo caso.
Un tentativo di colpo di Stato da parte di un amico è comune ma scioccante, e spesso spezza il leader. Putin era certamente scioccato, ma non distrutto.
Il motivo per cui mi sono dilungato così tanto è per introdurre la mia teoria. Credo che si sia trattato di un tentativo di rovesciare il Presidente. La guerra non sta andando bene, Prigozhin ha sostenuto che l’esercito è incompetente e che lui è più adatto a condurla, e Putin non se l’è bevuta. L’azione era ciò che sembrava essere. È stato un colpo di stato che è fallito, come molti altri.
Ma un grande mistero permane. Il Gruppo Wagner era la minaccia più pericolosa per le forze ucraine. Ora è disperso e senza leadership, eppure l’Ucraina non ha lanciato una grande offensiva per approfittare della situazione. L’offensiva di primavera prosegue con la stessa cautela di prima. Gli eventi della scorsa settimana sembrano offrire un’enorme opportunità all’Ucraina, anche se tutti i dettagli della pianificazione devono essere ignorati a favore di un’azione rapida. La Russia dovrebbe inviare grandi rinforzi all’Ucraina in breve tempo, e l’Ucraina dovrebbe correre tutti i rischi necessari per evitarlo. C’è stato abbastanza tempo per agire, poiché le truppe Wagner sono in attesa di ordini. Può darsi che il Gruppo Wagner sia ancora una forza azionabile in Ucraina, ma spostare tutte le sue forze in Bielorussia sarebbe difficile da nascondere. L’intelligence americana sarebbe probabilmente a conoscenza della loro posizione e gli Stati Uniti non manderebbero gli ucraini in un tritacarne. Eppure non c’è stata nessuna fuga di notizie, nessuna offensiva ucraina e nessuna notizia di un importante rinforzo russo, un fatto che il Cremlino avrebbe certamente annunciato con orgoglio per dimostrare che la Russia è ancora operativa.
È come se la guerra fosse stata resettata a più livelli. Continua, ma non si avvicina all’intensità che aveva prima del tentativo di colpo di Stato. I russi sembrano non dare peso alle dichiarazioni di guerra, così come l’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno parlato molto del tentativo di colpo di Stato, ma poco della guerra in sé. Sembra che siamo entrati in un nuovo periodo del conflitto, con tutte le parti che lo riducono. Putin ha bisogno di riorganizzarsi e questo richiederà tempo. Gli ucraini, con tutta la loro spavalderia, hanno bisogno di un accordo. Gli Stati Uniti hanno chiarito che un accordo è il loro obiettivo. Secondo i rapporti, il Gruppo Wagner sembra concentrato a Rostov-on-Don e Voronezh, lontano da Mosca.
L’Ucraina non sta entrando in azione e la Russia non sta inviando grandi forze per sostituire Wagner. Gli Stati Uniti sono tranquilli. Quindi la mia teoria, gratuita e che vale ogni centesimo, è che si è aperta la porta a un accordo negoziale. Putin sta combattendo una guerra che non vincerà, almeno non a breve. Gli Stati Uniti hanno le elezioni presidenziali alle porte e hanno bisogno dell’Ucraina non per vincere, ma per bloccare la Russia. Sebbene la rabbia ucraina nei confronti della Russia sia reale, non può resistere se gli Stati Uniti vogliono un compromesso.
Qualunque sia il compromesso, credo che il gioco finale stia per iniziare. Potrei sbagliarmi.
Di seguito sono riportati alcuni estratti del mio capitolo di “Flashpoints” sulle previsioni per la Russia e l’Ucraina, scritto nel 2014:
La strategia [della Russia] deve innanzitutto concentrarsi su Bielorussia e Ucraina. Al momento la Bielorussia non rappresenta un problema. È debole, ha un leader che si piegherà alla volontà dei russi e ha bisogno di investimenti russi. Ma nemmeno la Bielorussia può essere data per scontata. Quando l’attuale leader Lukashenko uscirà di scena, nessuno potrà prevedere l’evoluzione politica del Paese. I russi devono quindi istituzionalizzare la loro influenza dal punto di vista economico e attraverso le relazioni con i servizi segreti bielorussi. I russi devono essere costantemente attivi in Bielorussia.
Il problema più immediato è l’Ucraina. È una storia che risale a una decisione strategica presa dagli Stati Uniti e dalla penisola [europea] negli anni Novanta. C’erano due strategie che potevano seguire. Una era quella di permettere l’esistenza di una zona cuscinetto neutrale di Stati ex sovietici. L’altra era quella di incorporare il maggior numero possibile di questi Stati nella NATO e nell’UE. I russi non erano in grado di bloccare questo spostamento verso est. Pensavano, o almeno sostenevano di aver ricevuto una promessa, che la NATO non sarebbe mai avanzata nell’ex Unione Sovietica. Quando gli Stati baltici sono stati ammessi alla NATO, quella promessa, reale o meno, è stata infranta. La NATO si era spostata di oltre cinquecento miglia a est, verso Mosca, e non era a cento miglia da San Pietroburgo.
Il primo duello è stato sull’Ucraina, la regione chiave per la Russia. Non era solo una questione di gasdotti energetici, ma di sicurezza fisica a lungo termine della Russia. Il confine ucraino con la Russia è lungo oltre settecento miglia. Si trova a cinquecento miglia da Mosca su un terreno pianeggiante e aperto. Odessa e Sebastopoli, entrambe in Ucraina, forniscono alla Russia un accesso commerciale e militare al Mar Nero e al Mediterraneo. Se l’Ucraina dovesse essere integrata nella NATO e nell’Unione Europea, la Russia si troverebbe ad affrontare una minaccia non solo nel Baltico, ma anche dall’Ucraina. La perdita dell’accesso al territorio ucraino sarebbe un duro colpo per la strategia economica russa. Un’alleanza dell’Ucraina con la NATO rappresenterebbe una minaccia inequivocabile per la sicurezza nazionale russa. Proprio questa minaccia è riemersa. La situazione ucraina semplicemente non si chiude. Tutto ciò che è stato risolto viene riaperto. Data la sua importanza per la Russia, questo ha senso.
…
L’Ucraina presenta una certa fragilità. A est l’influenza russa è pesante. A ovest domina l’influenza polacca e rumena, e gli ucraini nel complesso sono divisi politicamente tra chi vuole far parte dell’UE, chi vuole essere vicino alla Russia e chi vuole un’Ucraina completamente indipendente. Questo rende i russi ancora più inquieti. Divisioni come queste rendono l’Ucraina un terreno fertile per la manipolazione da parte di chiunque sia interessato. I russi sono molto consapevoli di questa vulnerabilità, perché essi stessi hanno manipolato l’Ucraina per molto tempo. Per questo motivo, i russi interpreteranno il coinvolgimento esterno come una manipolazione e potenzialmente come una minaccia ai loro interessi primari in Ucraina.
La politica americana ed europea nei confronti dell’ex Unione Sovietica è consistita nel tentativo di trasformare le ex repubbliche sovietiche in democrazie costituzionali, secondo la teoria prevalente che ciò le avrebbe stabilizzate e integrate nel sistema economico e politico occidentale. Di conseguenza, sia questi Paesi che gli Stati Uniti si impegnarono nel finanziamento di organizzazioni non governative (ONG) che consideravano a favore della democrazia. I russi consideravano il finanziamento di questi gruppi come filo-occidentale e quindi ostile agli interessi russi. Lo stesso è accaduto in Ucraina. Gli americani erano ignari di come i russi vedessero questa interferenza. I russi, invece, non credevano che gli occidentali fossero così ingenui.
…
Putin capiva che gli Stati Uniti erano molto più potenti della Russia. Capiva anche che Washington poteva, a lungo andare, influenzare la penisola europea, in particolare i Paesi di confine. Ma gli Stati Uniti erano impantanati in Medio Oriente. La Russia aveva una finestra di opportunità non solo per riaffermare la propria capacità militare, ma anche per rimodellare le terre di confine, in particolare l’Ucraina, in modo da proteggere la Russia.
…
La Russia non affronta alcuna minaccia militare ora, ma sa anche che le minacce militari emergono improvvisamente e inaspettatamente dalla penisola. Dato il futuro incerto dell’Ucraina, ciò potrebbe avvenire rapidamente.
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