Italia e il mondo

Virtual American Century_di Cesare Semovigo

Clamoroso Palantir Predictive Word Governance

La Terza Guerra Mondiale si fará : garantisce Alex Karp di Palantir

Il guru di Palantir, che non si limita a prevedere un conflitto globale, fa di più lo spacchetta in pratica con l’accuratezza di chi, nei corridoi del Pentagono, si muove come nel salotto di casa. America contro Russia, Cina e Iran, tutti insieme appassionatamente. Altro che Risiko: chiude l’epoca degli ideali, largo al software che promette la vittoria e pure la pace, se restano abbastanza nemici stesi sul campo.

Karp, con il suo tono da generale-filosofo della Silicon Valley, ci mette davanti all’evidenza: l’Occidente si è fatto sorprendere con le braghe calate, troppo impegnato a chiedersi se la guerra sia una brutta parola, mentre le potenze rivali hanno già acceso i motori dell’intelligenza artificiale e dei droni assassini. Bisogna scrollarsi di dosso i complessi: qui non è più tempo di mani pulite, serve il dito pronto sul mouse. L’AI non serve a scrivere email più in fretta, ma a schiacciare interi eserciti pixel per pixel.

Chi osa evocare la diplomazia viene archiviato tra i “buonisti da brunch”: nel nuovo romanzo geopolitico secondo Palantir, la Silicon Valley deve smettere di fare yoga e iniziare a sfornare armi a ciclo continuo. Etica?
Un fastidio vintage. “La nostra software porta morte ai nemici della civiltà,” sussurra Karp con la tranquillità di chi sa che, tanto, la storia la scrivono i vincitori e i suoi sono quelli con più RAM e meno scrupoli.

Morale della favola: mentre le democrazie occidentali si interrogano su consenso, privacy e altre tenerezze, Karp è già all’ultimo capitolo. La pace? Solo dopo un aggiornamento di sistema. Il futuro, quello vero, è una Repubblica Tecnologica dove ogni cittadino è un byte nell’infinita guerra per la supremazia. Altro che ONU, benvenuti nel Nuovo Ordine Mondiale formato cloud.
Così la prossima volta impareranno cosa vuol dire essere scortesi
con una signora come la Master Of CIA Tulsi Gabbard .

Cesare Semovigo @TulsiGabbard #Palantir #AlexKarp

Stratotankers , Flotte e Mercati : Si va alla Guerra_di Cesare Semovigo e Roberto Iannuzzi

Nimitz, HMS Prince of Wales e la flotta di tanker : la pressione su Hormuz

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Rotte , identificativi dei Tanker e Stratotanker verso l’Europa e il Medio Oriente

L’arrivo della USS Nimitz nel Golfo, assieme alla HMS Prince of Wales della Royal Navy, segna una svolta nella postura militare occidentale verso l’Iran. Oggi tra la costa meridionale iraniana e l’Oceano Indiano sono operative, oltre alle due portaerei con i rispettivi gruppi d’attacco, anche un’imponente flotta logistica composta da almeno 25 tanker – tra cui diversi aerocisterne RAF britannici, tanker tedeschi e turchi già rischierati a Cipro come supporto avanzato. La presenza simultanea di queste unità non ha solo una valenza operativa, ma trasmette ai mercati e a Teheran la capacità occidentale di sostenere operazioni aeronavali prolungate e su larga scala.

I tanker – navi cisterna e aerocisterne – sono il cuore logistico per una proiezione di potenza a lunga distanza: garantiscono il rifornimento in volo a jet e droni, permettendo alle forze aeree NATO e USA di operare ininterrottamente dal Mediterraneo orientale fino al Golfo Persico e oltre. La scelta di posizionare asset RAF, turchi e tedeschi a Cipro, a raggio d’azione da Iran e Levante, evidenzia la volontà di coalizione e la preparazione a scenari di escalation che potrebbero coinvolgere direttamente anche i partner europei e NATO.

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La Nimitz , forse verso il canto del Cigno . Nome Nomen

Mercati e geopolitica: rischi estremi tra downgrade e minaccia energetica

Sul fronte dei mercati, la mobilitazione navale e il rischio di uno scontro diretto nello Stretto di Hormuz si sommano a uno scenario finanziario già teso. Il credito internazionale sconta una vera crisi di fiducia verso il debito americano, con i Treasury valutati come se fossero soggetti a un imminente declassamento multiplo, fino al rating BBB – a un passo dalla perdita dello status investment grade.

L’effetto combinato di questa crisi di credibilità e dell’escalation militare è dirompente: un blocco di Hormuz metterebbe a repentaglio il transito di un quinto del petrolio mondiale, determinando un’impennata dei prezzi dell’energia e alimentando nuove onde speculative sui mercati. I tassi dei Treasury già in forte rialzo rischiano di salire oltre il 6% in caso di downgrade effettivo, con i mutui a doppia cifra e un rischio recessione globale imminente. La presenza massiccia della logistica occidentale nel Mediterraneo e nel Golfo, con asset aerei e navali pronti a sostenere operazioni prolungate, manda un messaggio chiaro sia ai mercati che agli alleati: la regione resta una polveriera il cui innesco potrebbe essere un incidente o una decisione politica improvvisa, e il prezzo sarà pagato da tutto il sistema energetico e finanziario globale.

Cesare Semovigo

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Mercati e Presagi

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Israele attacca l’Iran, in Occidente prevale il partito della guerra

Pressato da Israele e dal “partito interventista”, Trump potrebbe finire per scatenare in Medio Oriente una guerra regionale dai rischi imprevedibili.

Roberto Iannuzzi16 giugno
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Bombardamento israeliano su Teheran ( Mehr News Agency , CC BY 4.0 )

La guerra mossa da Israele contro l’Iran nelle prime ore del 13 giugno era per molti versi annunciata. All’indomani dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, il premier israeliano Benajmin Netanyahu aveva dichiarato che Tel Aviv avrebbe “cambiato il Medio Oriente”.

Il governo israeliano ha sfruttato quel sanguinoso evento per infliggere colpi durissimi ai propri avversari regionali riuniti nel cosiddetto “Asse della Resistenza” filo-iraniano.

Gaza, l’enclave palestinese controllata da Hamas, è stata rasa al suolo. Una violenta campagna di bombardamenti in Libano ha portato alla decapitazione della leadership di Hezbollah in Libano, e all’uccisione del suo segretario generale Hassan Nasrallah.

Dopo la caduta del presidente siriano Bashar al-Assad in Siria, Israele ha smantellato le infrastrutture militari del paese con una serie di attacchi aerei. Dominando ormai i cieli siriani, e con lo spazio aereo iracheno controllato dall’alleato americano, per Israele la strada verso l’Iran era aperta.

In seguito a quegli eventi, nel dicembre 2024 avevo scritto che:

per il governo Netanyahu il trofeo finale resta l’Iran, rimasto più isolato a seguito dell’indebolimento dell’asse della resistenza.

Alla vigilia del cessate il fuoco in Libano, il premier israeliano aveva dichiarato che accettava l’accordo per tre ragioni: rifornire gli arsenali israeliani ormai svuotati, aumentare la pressione su Hamas, e concentrarsi sull’Iran.

Sulla stampa israeliana si stanno moltiplicando gli articoli che parlano di una “finestra di opportunità” per colpire le installazioni nucleari iraniane alla luce dello stato di debolezza in cui si troverebbe Teheran.

La tesi è che l’Iran, isolato a livello regionale, potrebbe puntare a costruire l’arma atomica se i suoi impianti nucleari non verranno distrutti. Perciò l’aeronautica israeliana si starebbe preparando per un possibile attacco.

L’eliminazione delle difese aeree siriane offre a Israele un corridoio sicuro per arrivare al confine iraniano attraverso l’Iraq, il cui spazio aereo è controllato dall’alleato statunitense.

L’ideale per Tel Aviv sarebbe coinvolgere Washington nell’operazione.

Fonti israeliane confermano che un’azione militare contro l’Iran era in preparazione da anni , ma tali preparativi si sono intensificati negli ultimi otto mesi .

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Il nucleare iraniano come pretesto

Il governo Netanyahu ha giustificato l’attacco affermando che non vi era altra scelta per impedire all’Iran di entrare in possesso dell’arma atomica.

“Il regime iraniano ha lavorato per decenni al fine di ottenere un’arma nucleare. Il mondo ha tentato ogni possibile via diplomatica per impedirlo, ma il regime ha rifiutato di fermarsi”, ha sostenuto un comunicato dell’esercito israeliano.

Tali affermazioni non corrispondono alla realtà. Il programma nucleare iraniano paradossalmente ebbe inizio grazie agli americani sotto lo Shah Mohammad Reza Pahlavi. Dopo la rivoluzione islamica del 1979, l’Ayatollah Khomeini, contrario all’energia nucleare, non riattivò il programma.

A seguito della traumatica esperienza della guerra Iran-Iraq, protrattasi dal 1980 al 1988, la leadership iraniana decise tuttavia di riavviare le attività di ricerca inclusi nucleari i possibili impieghi militari.

Dopo essere stato scoperto dall’Occidente, il programma nucleare militare fu tuttavia sospeso nel 2003 e da allora non è più stato ripreso, secondo tempi dell’intelligence USA.

Ad oggi l’Iran aderisce al Trattato di non proliferazione (TNP). Nel 2015 Teheran stipulò un accordo nucleare con l’allora amministrazione Obama. Esso imponeva un regime ancor più stringente di sorveglianza e contenimento delle attività nucleari iraniane in cambio della rimozione delle sanzioni internazionali a carico dell’Iran.

Sia secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) che secondo l’intelligence USA, l’Iran ha rispettato i termini di quell’accordo (sebbene proprio gli USA non l’abbiano fatto, rimuovendo solo parzialmente l’impianto sanzionatorio nei confronti di Teheran).

Fu Donald Trump nel 2018 (durante il suo primo mandato) ad uscire unilateralmente dall’accordo reimponendo le sanzioni americane in tutta la loro forza, sebbene Teheran avesse ottemperato all’accordo.

Adottando una strategia di “pazienza strategica”, l’Iran ha continuato a rispettare i termini dell’intesa fino al marzo 2019 malgrado la decisione unilaterale di Trump di rompere l’accordo.

L’inaffidabilità occidentale ha però progressivamente spinto l’Iran su posizioni più intransigenti, portandolo a sviluppare un proprio programma esteso di arricchimento dell’uranio, e riducendo la propria cooperazione con l’AIEA.

La capacità di arricchire l’uranio sul proprio territorio garantisce all’Iran di avere un programma nucleare civile pienamente indipendente e non soggetto a ricatti occidentali, ma anche la possibilità di creare un proprio potere contrattuale in sede negoziale.

Il TNP non proibisce le attività di arricchimento dell’uranio, ed esistono altri paesi (Germania, Olanda, Giappone, Brasile) non in possesso dell’arma atomica che hanno un programma nucleare civile corredato da impianti di arricchimento sul proprio territorio.

L’Iran è tuttavia arrivato ad arricchire l’uranio fino al 60%, ben al di sopra della soglia del 3-5% solitamente necessaria per alimentare un programma nucleare civile, con l’obiettivo di costringere gli Stati Uniti a tornare al tavolo negoziale.

Teheran ha più volte ribadito la propria disponibilità a sottoporsi ai controlli dell’AIEA ed a limitare il livello di arricchimento dell’uranio se le sanzioni nei suoi confronti saranno abrogate. Come già detto, tra il 2015 e il 2019, l’Iran ha dimostrato di tener fede ai propri impegni.

Nei giorni precedenti l’attacco israeliano si è tuttavia assistito a un ulteriore irrigidimento delle posizioni di Gran Bretagna, Francia e Germania nei confronti dell’Iran, successivamente culminato con una condanna dell’AIEA contro Teheran per la mancata ottemperanza dei propri obblighi nel quadro del TNP.

Ciò ha fornito a Netanyahu un ulteriore pretesto per affermare che l’Iran avrebbe compiuto “passi senza precedenti” per costruire un’arma atomica.

Ma le più recenti valutazioni dell’intelligence USA continuano ad affermare che “l’Iran non sta costruendo un ordigno nucleare” e che, “malgrado pressioni” in questo senso, il programma nucleare militare non è stato riattivato.

E’ bene anche ricordare che, mentre Israele fin dagli anni ’90 del secolo scorso ha lanciato ripetuti allarmi sulla “imminente” costruzione di un’arma atomica da parte dell’Iran (evento finora mai verificatosi), lo Stato ebraico ha un proprio programma nucleare militare non dichiarato, è in possesso di decine di ordigni nucleari e non ha mai aderito al TNP.

Obiettivo: cambio di regime a Teheran

L’attacco militare israeliano contro l’Iran è dunque ingiustificato, e illegale in base al diritto internazionale, in quanto non motivato da alcuna minaccia imminente da parte dell’Iran. Esso aggiunge un altro tassello al processo di erosione della legalità internazionale che ha subito una drammatica accelerazione con l’operazione di sterminio condotta da Israele a Gaza.

L’obiettivo dell’aggressione israeliana, inoltre, non è limitato alla distruzione delle installazioni nucleari iraniane. Oltre a colpire questi impianti ed ad assassinare numerosi scienziati nucleari, Israele ha letteralmente decapitato, con bombardamenti mirati, i vertici militari del paese.

I bombardamenti israeliani hanno anche ridotto in fin di vita Ali Shamkhani, figura vicina alla Guida Suprema Ali Khamanei, e uomo chiave nei negoziati nucleari in corso con l’incontro con l’amministrazione Trump (un nuovo fra le delegazioni di USA e Iran era previsto in Oman due giorni dopo).

L’operazione militare israeliana è stata significativamente denominata “Rising Lion” dal governo Netanyahu. Il nome è tratto da un versetto della Bibbia: “Ecco un popolo che si leva come una leonessa
e si erge come un leone; non si accovaccia, finché non abbia divorato la preda e bevuto il sangue degli uccisi” (Numeri 23, 24).

Ma il leone è anche il simbolo tradizionale dell’Iran, che figurava nella bandiera del paese prima dell’avvento della Repubblica Islamica.

Netanyahu ha accompagnato l’operazione con un appello durante il quale si è rivolto alla popolazione iraniana affermando: “La nostra battaglia non è contro di voi. La nostra battaglia è contro la brutale dittatura che vi ha oppresso per 46 anni. Ritengo che il giorno della vostra liberazione sia vicino”.

Nel frattempo, i missili israeliani hanno colpito le città iraniane facendo centinaia di vittime civili.

Diversi esperti statunitensi concordano sul fatto che il vero obiettivo dell’attacco israeliano sia un cambio di regime a Teheran.

Secondo fonti USA citate dall’Associated Press, il governo Netanyahu avrebbe perfino sottoposto all’amministrazione Trump un piano per assassinare la Guida Suprema Ali Khamenei. Trump avrebbe posto il veto all’operazione.

Trump e Israele

La questione solleva un altro tema estremamente controverso, quello del rapporto tra Tel Aviv e Washington nella pianificazione e gestione dell’operazione militare in corso.

Fonti israeliane hanno sostenuto che, mentre la Casa Bianca si era opposta a un attacco militare israeliano all’Iran, in segreto essa avrebbe non soltanto dato luce verde all’operazione, ma collaborato alla sua pianificazione.

L’obiettivo sarebbe stato quello di ingannare l’Iran, facendo credere ai vertici politici, militari e scientifici del paese che, finché gli USA fossero stati intenzionati a negoziare, non vi sarebbe stato alcun attacco, e non vi era perciò alcun bisogno di nascondersi in località protette e segrete.

Prima di abbracciare in toto questa tesi, va però ricordato che i vertici israeliani hanno sempre cercato di coinvolgere direttamente gli Stati Uniti in un eventuale attacco all’Iran, non disponendo da soli delle capacità militari per distruggere le installazioni nucleari iraniane e per ottenere una vittoria decisiva contro Teheran.

Netanyahu era stato preso in contropiede, nei mesi scorsi, dalla decisione di Trump di tentare la via negoziale con l’Iran, e si è continuamente sforzato di spingere i negoziatori americani su posizioni oltranziste per favorire il fallimento del negoziato.

David Barnea, capo del Mossad, e Ron Dermer, ministro israeliano degli Affari Strategici e uomo di fiducia di Netanyahu, hanno tallonato da vicino l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, in tutte le tappe della trattativa con Teheran.

Quest’ultimo è passato dall’iniziale posizione pragmatica di consentire all’Iran un limitato programma di arricchimento dell’uranio sotto uno stretto regime di sorveglianza, a quella intransigente di chiedere lo smantellamento delle installazioni di arricchimento iraniano, una richiesta irricevibile per Teheran.

Ciò ha portato i negoziati sull’orlo del fallimento, sebbene una sessione di colloqui fosse stata concordata per domenica 15 giugno in Oman. Ma già dal 9 giugno Israele aveva deciso di passare all’azione.

Due giorni dopo, il segretario americano alla Difesa, Pete Hegseth, aveva dichiarato al Congresso che vi erano “segnali” che l’Iran stesso procedendo a una militarizzazione del proprio programma nucleare.

Pressioni nei confronti della Casa Bianca erano giunte anche dai vertici militari. Il generale Michael “Erik” Kurilla, comandante dello US Central Command responsabile della regione mediorientale, aveva presentato a Trump numerose opzioni per attaccare l’Iran qualora i mercati fossero falliti.

Poco dopo, il Dipartimento di Stato aveva cominciato ad evacuare parte del proprio personale diplomatico dall’Iraq e da altri paesi della regione.

Trump aveva dichiarato alla stampa che le evacuazioni necessarie perché il Medio Oriente “potrebbe essere un posto pericoloso, e vedremo cosa succederà”.

Subito dopo l’attacco israeliano, la Casa Bianca ha smentito ogni coinvolgimento diretto, ma Trump ha poi affermato (alquanto irrealisticamente) che il colpo inferto da Israele avrebbe potuto favorire il raggiungimento di un accordo sul nucleare iraniano.

I responsabili della Casa hanno poi nuovamente corretto il tiro dicendo che Trump era stato contrario a un attacco mentre il negoziato era ancora in corso.

Prevale il “partito della guerra”

Non è dunque da escludere che Trump sia stato spinto e cedere a pressioni di esponenti della sua stessa amministrazione, di ambienti dell’intelligence e del Pentagono, così come di esponenti del Congresso, della lobby neocon e di quella israeliana.

E’ in ogni caso escluso che gli Stati Uniti non sapessero dell’imminente attacco israeliano, se non altro perché gli aerei di Tel Aviv hanno operato dallo spazio aereo iracheno sotto il controllo statunitense.

Al trasversale “partito della guerra” che ha appoggiato l’intervento israeliano bisogna aggiungere poi il governo di Londra, che potrebbe aver fornito informazioni di intelligence e certamente ha assicurato supporto logistico all’azione militare israeliana nei primi giorni dell’operazione.

In questo quadro, la posizione del presidente americano si fa difficile. Egli ha inizialmente ribadito che non intendeva lasciarsi coinvolgere nell’operazione militare israeliana. Ma da Tel Aviv giungono pressioni crescenti affinché Washington scenda direttamente in campo al fianco di Israele.

Tali pressioni potrebbero essere rafforzate dall’appoggio del summenzionato “partito della guerra” affermatosi negli Stati Uniti e nei paesi alleati come la Gran Bretagna.

Israele non è in grado di distruggere installazioni nucleari iraniane fortificate come quella di Fordow, protetta a centinaia di metri nel sottosuolo, e necessita dei bombardieri e delle bombe “bunker buster” in dotazione agli Stati Uniti per sperare di portare a termine l’operazione.

Nel frattempo, risorse navali e sistemi di difesa aerea statunitensi nella regione mediorientale sono già dovuti intervenire per aiutare Israele a difendersi dalla ritorsione missilistica iraniana violentemente abbattutasi sul paese.

Ma un coinvolgimento militare americano al fianco di Israele esponebbe le basi USA nella regione alla rappresaglia missilistica di Teheran, col rischio di incendiare l’intero Medio Oriente.

Inoltre, in patria Trump deve fare i conti con i malumori del movimento MAGA ( Make America Great Again ), assolutamente contrario alla prospettiva che gli Stati Uniti si impantanino nell’ennesimo conflitto mediorientale.

Certamente l’avventurismo di Netanyahu (e di altri) ha cacciato Israele e gli USA in un rompicapo strategico di difficile soluzione, ed estremamente pericoloso per la stabilità mondiale.

La prospettiva di rovesciare il governo di Teheran, considerato in Occidente come l’anello debole di uno schieramento anti-occidentale comprendente anche Russia, Cina e Corea del Nord, alletta molti esponenti del suddetto partito interventista.

Ma una guerra regionale in Medio Oriente potrebbe essere impossibile da vincere, ed aprirebbe scenari imprevedibili.

Trump, Netanyau, Kameney tra svolte, azzardi e voltafaccia Con Gianfranco Campa 13 giugno 2025

Al terzo tentativo di registrazione siamo riusciti a presentare un resoconto particolarmente denso di dati e considerazioni, tutto da ascoltare. Il dato cruciale è la chiusura di una tenaglia che ha indotto allo smarrimento e al trasformismo il principale personaggio politico dello scenario occidentale: Donald Trump. Le conseguenze saranno enormi e dirompenti. Trascineranno il mondo e gli Stati Uniti in una gestione caotica ed imprevedibile del processo multipolare. Mi spingo in una previsione un po’ azzardata, dettata dalla mia esperienza: di certo non salveranno Trump, divenuto, suo malgrado e oltre le sue virtù, un simbolo della resistenza a questa classe dirigente nichilista, da una fine beffarda, se non tragica, dettata dal suo progressivo isolamento dalle forze che lo hanno sostenuto e salvato. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Mosca: chiudere la partita con l’Ucraina Con Flavio Basari e Dmitrij Kuznecov

Più che stanchezza, la popolazione russa mostra segni di insofferenza. Vorrebbe chiudere al più presto la partita sul campo di battaglia. Consapevole della complessità delle dinamiche, Putin continua a chiedere comprensione. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v6ujjcz-moscow-talk-flavio-basari-dmitrij-kuznecov.html

Se sembra uno struzzo, cammina come uno struzzo… ma vola come un Oresnik, forse non è uno struzzo_di Cesare Semovigo

Se sembra uno struzzo, cammina come uno struzzo… ma vola come un Oresnik, forse non è uno struzzo.

Come la società satellitare dual-use Finnica Iceye , la NATO , 

Tel Aviv e l’onnipresente Sbu avrebbero stretto una join-venture di intelligence e consulenze incrociate.

La società finlandese ICEYE, leader mondiale nei satelliti radar a sintesi d’apertura (SAR), ha ulteriormente consolidato il suo supporto all’Ucraina con significativi sviluppi nella cooperazione militare. L’azienda, che possiede la più grande costellazione SAR al mondo con 38 satelliti lanciati in orbita dal 2018, ha recentemente intensificato la sua assistenza alle forze armate ucraine per operazioni di intelligence e sorveglianza

Da inizio giugno 2025, ICEYE e Rheinmetall hanno implementato un sistema integrato che consente alle forze ucraine capacità avanzate per attacchi in profondità sul territorio controllato dalle forze russe. Questa collaborazione fornisce non solo accesso dedicato ai satelliti ma anche l’utilizzo dell’intera flotta satellitare ICEYE, offrendo immagini ad alta risoluzione indipendentemente dalle condizioni meteorologiche o dall’ora del giorno, un vantaggio tattico cruciale nel contesto bellico attuale

Il memorandum di cooperazione firmato a luglio 2024 tra ICEYE e il Ministero della Difesa ucraino ha posto le basi per questo potenziamento delle capacità di difesa spaziale dell’Ucraina. La partnership, ora entrata nella sua fase operativa più avanzata, permette alle forze ucraine di ricevere immagini satellitari radar di posizioni critiche con una precisione tale da rendere identificabili anche oggetti molto piccoli sulla superficie terrestre, offrendo vantaggi decisivi per sorveglianza, acquisizione di obiettivi e ricognizione

L’evoluzione di questa collaborazione rappresenta un’estensione dell’impegno di ICEYE iniziato nell’agosto 2022, quando stipulò un contratto con la Fondazione di beneficenza Serhiy Prytula per fornire al governo ucraino capacità di imaging satellitare SAR, designando uno dei suoi satelliti esclusivamente per l’uso ucraino nella regione. L’attuale fase della cooperazione include l’integrazione di dati di ricognizione ottenuti da diversi sensori, fornendo una base solida per il processo decisionale e la pianificazione operativa delle forze armate ucraine. 

Organigramma attacco , indizi ed evidenze 

L’attacco alle basi di deterrenza strategica della Fed Russa è di fatto l’Alpha operativo della combinazione Sat dual-use , guida autonoma e riconoscimento bersagli on board ad elevata automazione A/D (conversione biunivoca Analogico/Digitale). 

L’alto livello di integrazione stratificata da una logistica Stealth combinate e una Creatività Laterale di flusso operativo della A Z del personale ,  potrebbero suggerire se non un Operazione di intelligence Out of the box congiunta,( è ipotizzabile estraendo dati pubblici e incrociando evidenze da leaks di pubblico dominio che dimostrano l’avanzato livello di inter operatività della Company Iceye e i tre gruppi i intelligence ) almeno una collaborazione di Superv. Attiva o tutoring prolungato con I Servizi israeliani della Sez”8200” e il coordinamento interforze di intelligence dei paesi aderenti alla NATO . 

Infatti un remote control digitale di Analog device elettromeccaniche , ad esempio l’approntamento operativo dei droni  (semplici Lo-fi tipo Raspberry/Arduino) ,  la gestione delle paratie di occultamento autonoma e probabilmente la presenza di un jamming multibanda difensivo e specialmente il coordinamento olistico di una operazione del genere , un “lavoro “ che difficilmente , il seppure performante Servizio Militare Ucraino (SBU) considerando anche l’esperienza decennale maturata , improbabile autore solitario di un Gioiello multiscplinare operativo manifestamente Hipervisorato come questo.

Azzardo potrebbero aver sintonizzato le RF (radio freq multibanda criptate) o con i nodi ambientali precedentemente preparati riscrivendo un ambiente Hid embedded nel percorso di inserimento nel perimetro operativo oppure ( rischioso) con iot occultati Low-Energy per circoscrivere le rotte di percorso . In ogni caso è Tanta ROBA che non appronti in un attimo .

Chiudo ricordando la nota Collaborazione con la compagni finlandese ICEYE Sat-radar SAR 27x band ad apertura Sintetica e il cerchio si chiude . 

Semplificando , se start up ,attraverso progetti universitari finanziati da corporate project ibridi di ricerca civile , riescono ad accumulare successi , talmente tanti che il mercato di scout privato non riesce ad assorbire [a centinaia ( sopratutto Nord Ue e IndiaIndonesia], è facile immaginare cosa sono in grado di portare a termine collaborazioni dual-use di status progettuale con budget praticamente infiniti e urgenza geo-strategica impellente.

“Out of the box” nell’intelligence . Di cosa si tratta :

Sono Azioni Non Convenzionali, al di fuori dei protocolli standard, spesso basate su ingegno tattico, disinformazione mirata o strumenti non tradizionali (cyber, economia, sabotaggio). 

Vengono usate per aggirare le difese nemiche o ottenere risultati rapidi senza escalation militare diretta. Esempi storici includono sabotaggi a infrastrutture critiche (es. Stuxnet) o operazioni sotto falsa bandiera. 

Precondizione è la costruzione di un diagramma operativo chiuso attraverso il quale vengono disseminati falsi indizi necessariamente preimpostati tramite side Op. preventive atte a depistare e rendere impossibile l’ attribuzione agli investigatori .

Tecniche di infiltrazioni sotto copertura ( spesso prolungata ) disinformazione forzata protette dalla compartimentazione rigorsa , consentono di rafforzarne la sicurezza sopratutto dalle strutture paritetiche di controspionaggio .

L’identificazione pilotata e fuorviante di mandanti ed esecutori , financo alla randomica o concordata pre costruzione di un colpevole , sono metodologie riscontrate su manuali desecretati che da evidenze di ricerca storica.

Target imprescindibile , statisticamente osservabile con preponderanza nel recente presente , ha come obbiettivo subliminale o nascosto , l’attribuzione , sottintesa ed amplificata degli asset di contesto Media , paternità artefatte del contesto politico che si desidera delegittimare o depotenziare . 

Il Gioiellino Finlandese 

Le recenti operazioni condotte con il supporto di questa tecnologia hanno dimostrato un significativo miglioramento nella capacità ucraina di colpire obiettivi strategici in profondità, con un incremento della precisione e dell’efficacia degli attacchi. La combinazione delle capacità SAR di ICEYE con tecnologie di fusione di sensori in tempo reale e capacità di sfruttamento dell’apprendimento automatico ha creato un sistema che offre alle forze ucraine una consapevolezza situazionale senza precedenti, alterando potenzialmente gli equilibri sul campo di battaglia in questo prolungato conflitto

 ICEYE ha ufficialmente stabilito una partnership con il Centro Situazione della NATO (SITCEN), rappresentando il primo accordo diretto tra l’azienda finlandese e il quartier generale della NATO

Questo accordo strategico fornisce al SITCEN accesso diretto alle avanzate capacità di osservazione terrestre di ICEYE, migliorando significativamente la capacità della NATO di fornire valutazioni rapide e basate su dati precisi ai responsabili delle decisioni

La collaborazione amplia l’accesso della NATO a preziosi dati di osservazione terrestre attraverso la tecnologia all’avanguardia di ICEYE

Il valore strategico di questa partnership è evidente: i satelliti SAR di ultima generazione di ICEYE possono fornire immagini con una risoluzione a terra di 25 cm, consentendo un rilevamento accurato degli oggetti e una consapevolezza situazionale in tutte le condizioni di illuminazione e meteorologiche

Questa capacità rappresenta effettivamente il “gioiello” che serviva alla NATO per migliorare le proprie capacità di intelligence e sorveglianza.

Come ha dichiarato Pekka Laurila, Chief Strategy Officer e co-fondatore di ICEYE: “ICEYE fornisce immagini satellitari SAR ad alta precisione e dati per supportare la consapevolezza situazionale e il processo decisionale in ambito difesa e sicurezza. Siamo orgogliosi dell’opportunità di cooperare e supportare gli utenti e i decisori della NATO con i dati della più grande costellazione di satelliti SAR al mondo, di proprietà e gestita da ICEYE”

Questa cooperazione si inserisce in un trend più ampio dell’ultimo decennio, in cui l’industria spaziale commerciale ha assunto un ruolo sempre più importante nella sicurezza nazionale e nella difesa. ICEYE già collaborava con diversi governi e organizzazioni, avendo fornito dati SAR e satelliti a numerose nazioni alleate e amiche della NATO, ma l’annuncio di marzo 2025 approfondisce questa collaborazione direttamente con l’Alleanza Atlantica

L’Operazione Low-Cost che Nasconde un Capolavoro di Intelligence oltre all’osservazione di ICEYE

Il vero genio di questa operazione sta nella sua doppia anima: apparentemente banale, potenzialmente rivoluzionaria. Quei droni da “300 dollari” – che poi, tra sviluppo, componenti e manodopera, difficilmente scendono sotto i 4k l’uno – sono la perfetta copertura per qualcosa di molto più sofisticato.

La Bellezza del Low-Cost Strategico

  • Narrativa perfetta: perfetti per la propaganda “Davide contro Golia” che piace a SBU e MI6. Chi sospetterebbe di un drone costruito con pezzi da Raspberry Pi e Arduino?
  • Plausibile Deniability: anche se catturati, sembrano progetti amatoriali. Ma se sotto il guscio c’è anche solo un singolo componente high-tech – un sistema di guida miniaturizzato, un transponder satellitare nascosto, un modulo RF criptato – il gioco cambia.

 Alpha Operativo: Combinazione Sat Dual-Use, Autonomia e Automazione

L’integrazione di:

  • Satelliti dual-use (militari/civili)
  • Guida autonoma avanzata (AI-driven)
  • Riconoscimento bersagli on-board (real-time)
  • Automazione A/D (Analog-to-Digital) ad alta velocità

suggerisce un livello di sofisticazione che va oltre le capacità ucraine (SBU), anche considerando la loro esperienza.

Logistica Stealth e Creatività Laterale

  • Flusso operativo A-Z: Pianificazione senza soluzione di continuità, con personale altamente specializzato.
  • Tutoring Israeliano: La Unit 8200 è nota per:
    • Remote control di dispositivi analogici/digitali (es. droni Lo-Fi basati su Raspberry/Arduino).
    • Jamming multibanda e gestione di paratie di occultamento autonome.
    • Coordinamento olistico di operazioni multilivello (difficile per un singolo attore).

Tecnologie e Collaborazioni Critiche

  • RF Multibanda Criptate: Sincronizzazione con:
    • Nodi ambientali pre-preparati (es. embedded HID nel percorso operativo).
    • IoT occultati Low-Energy per delimitare rotte.
  • Collaborazione con ICEYE (Finlandia):
    • Satelliti SAR a 27x band (ad apertura sintetica) per sorveglianza persistente.
    • Progetti universitari/dual-use per “bucare” strutture tramite manipolazione di algoritmi HF/fononi.

Perché Non È Solo Ucraina

  • Troppo pulita, troppo precisa: la logistica stealth, l’automazione avanzata, il jamming multibanda… sono firme di chi ha risorse e know-how ben oltre l’SBU.
  • La mano israeliana? La Unit 8200 ha fatto scuola proprio in questo: prendere tecnologie low-cost e trasformarle in armi micidiali (vedi i kit di jamming venduti all’Azerbaijan).

Dove Cercare le Prove

  • Hardware: se nei droni catturati dai russi spunta anche solo un chip con architettura riconducibile a Tel Aviv, il gioco è fatto.
  • Frequenze radio: se usano protocolli criptati tipici di IDF, è un altro indizio.
  • Budget nascosti: quei “300 dollari” sono una copertura. Chi ci sta davvero finanziando?

Se anche fosse un’operazione ucraina, dietro c’è una regia esterna. Il low-cost è la maschera, ma la tecnologia è troppo elegante per essere solo frutto di esperienza sul campo.

“Se sembra uno struzzo, cammina come uno struzzo… ma vola come un Oreshnik, forse non è uno struzzo.”

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Trump-Putin: il giorno dopo del giorno dopo Con Gianfranco Campa

Cinque giorni di assordante silenzio alla Casa Bianca da parte di Trump, Vance, Gabbard e Hegseth hanno suscitato attese e profonde inquietudini, soprattutto perchè accompagnate dalla loquacità e dalla intraprendenza di Graham, Pompeo e Blumental, ovvero la fronda manifesta a Trump. In apparenza un temuto passaggio di consegne nell’esercizio di potere e un ritorno alle pratiche neoconservatrici e apertamente belliciste. Ci ha pensato la telefonata tra Putin e Trump certamente non a determinare una svolta, ma a riportare nell’ambiguità la situazione lasciando di fatto a Putin, ancora una volta, l’iniziativa. Lo scontro politico negli States è tutto confermato nella sua virulenza e, presto, lascerà sul terreno altre vittime illustri, sperabilmente lo stesso Graham; sta attraversando verticalmente la stessa amministrazione con la contrapposizione e l’abbandono polemico, di fatto ormai ostile, di Musk; in Europa il sodalizio bellicista è sempre più strutturato, ma al prezzo di una fragilità che sarà messa a dura prova dai prossimi eventi. I vari punti di attrito fanno ormai parte di un puzzle sempre più complesso e difficile da controllare. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Russia-NATO-Ucraina: attacco alla deterrenza nucleare russa Con Gianfranco Campa

Su Italia e il Mondo: Si Parla dell’attacco NATO-Ucraino alla rete viaria e alle basi dell’aviazione strategica russe. Un atto provocatorio e disperato che per procrastinare l’agonia del regime ucraino, fa saltare un altro meccanismo, importantissimo, del sistema di controllo reciproco dell’armamento nucleare. Una sproporzione tra mezzi e fini che smaschera l’avventurismo criminale di chi ha provocato questo conflitto. Trump deve, ormai, uscire dall’ambiguità. Putin non tarderà ad esigerlo, anche se cercherà di circoscrivere la prevedibile pesantissima reazione. Il Presidente statunitense non ne uscirà, comunque, bene. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Kashmir 2025: La Scacchiera Geopolitica dove si sussurra in Cinese, di Cesare Semovigo

Kashmir 2025: La Scacchiera Geopolitica dove si sussurra in Cinese

Cesare Semovigo

italiaeilmondo.com

L’attentato di Pahalgam e l’Operazione Sindoor hanno riacceso le tensioni nucleari, con la Cina che sostiene il Pakistan, gli USA che mediano un fragile cessate il fuoco . Un’analisi OSINT delle dinamiche militari, economiche e diplomatiche.

Il 22 aprile 2025, un attentato terroristico a Pahalgam, Kashmir, ha ucciso 26 civili, innescando un’escalation militare tra India e Pakistan senza precedenti negli ultimi vent’anni. L’India ha risposto con l’Operazione Sindoor (6-7 maggio 2025), colpendo siti terroristici in Pakistan, mentre il Pakistan ha contrattaccato con missili e droni, intensificando le ostilità. Entrambi i paesi, potenze nucleari, hanno mantenuto una postura aggressiva, con la Cina che sostiene il Pakistan, gli Stati Uniti che mediano un cessate il fuoco e il Regno Unito che si offre come diplomatico neutrale. Sullo sfondo, lo spostamento della produzione di iPhone da parte di Apple in India ridefinisce le dinamiche economiche, complicando le relazioni con Pechino. Questo articolo, basato su fonti OSINT e integrando i testi forniti, analizza il conflitto, il ruolo degli attori internazionali e le implicazioni strategiche, con un focus su dati militari e geopolitici.

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Rafale Indiano

Il conflitto indo-pakistano sul Kashmir ha radici nella partizione del 1947, che ha lasciato il controllo della regione conteso tra India e Pakistan. Tre guerre (1947-1949, 1965, 1971) e il conflitto di Kargil (1999) non hanno risolto la disputa, con la Linea di Controllo (LoC) che separa il Kashmir amministrato dall’India (Jammu e Kashmir) da quello pakistano (Azad Kashmir e Gilgit-Baltistan)[^1]. Entrambi i paesi sono potenze nucleari, con l’India che possiede circa 164 testate e il Pakistan circa 170, secondo SIPRI 2023[^2].

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I Clan tribali delle zone di confine , riuniti duranti I giorni dell’escalation in Pakistan

L’attentato di Pahalgam, avvenuto il 22 aprile 2025 nella valle di Baisaran, ha ucciso 26 civili, principalmente turisti, ed è stato attribuito dall’India a Jaish-e-Mohammed, con legami al Pakistan. I dettagli includono:

Luogo: Anantnag, Jammu e Kashmir.

– Armi: AK-47, M4 carbine.

– Vittime: 26 morti (25 turisti, 1 operatore locale), 20 feriti.

– Perpetratori: 5 militanti, inizialmente rivendicato da The Resistance Front (TRF), poi negato[^3].

Timeline L’India ha risposto con l’Operazione Sindoor (6-7 maggio 2025), colpendo nove siti in Pakistan e Azad Kashmir, causando 34-38 morti (26-31 civili pakistani, 8-15 militari indiani) e danni a infrastrutture come la centrale idroelettrica Neelum Jhelum. Il Pakistan ha denunciato attacchi su aree civili, mentre l’India ha sostenuto la precisione dei raid contro campi terroristici[^4]. Il contrattacco pakistano del 9-10 maggio 2025 ha colpito basi indiane, con almeno 10 morti civili e danni vicino ad Amritsar e Srinagar[^5]

Ruolo della Cina: Il Supporto Militare e Intelligence

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La Cina, alleata strategica del Pakistan, ha fornito supporto materiale e narrativo, ma ha evitato un ruolo attivo di mediazione. Secondo SIPRI, la Cina rappresenta l’81% delle importazioni di armi pakistane (2020-2025), includendo:

Caccia J-10C e JF-17 Block III.

– Missili PL-15 (range 145 km in versione export).

– Sistemi di difesa aerea HQ-9P[^6].

Durante il conflitto, il Pakistan ha utilizzato questi sistemi, con la Cina che ha monitorato le prestazioni per raccogliere dati di intelligence, come dimostrato da un aumento del 40% delle azioni di AVIC Chengdu Aircraft, produttore del J-10C[^7]. Il Pakistan ha rivendicato l’abbattimento di due caccia indiani (Rafale francesi), smentito dall’India come “malfunzionamenti tecnici”[^8].

La Strategia delle relazioni diplomatiche e l’atteggiamento delle comunicazioni internazionali

Dal punto di vista narrativo, la Cina ha amplificato la posizione pakistana, definendo le azioni indiane “irrazionali” e negando il terrorismo pakistano, descrivendo l’attentato di Pahalgam come un “incidente” in “Kashmir controllato dall’India”[^9]. La Cina si è offerta come mediatrice simbolica, ma il suo obiettivo sembra essere internazionalizzare il conflitto, una mossa che il Pakistan accoglie e l’India rifiuta[^10]. La Cina evita un’escalation totale per proteggere il China-Pakistan Economic Corridor (CPEC), con investimenti di oltre 60 miliardi di dollari, ma un conflitto a bassa intensità distrae l’India, favorendo gli interessi cinesi nell’Oceano Indiano[^11].

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Conferenza Stampa Stato Maggiore Pakistano dove ha mostrato video combat delle forze aeree.

Il Rischio Nucleare che non esiste

L’India sta sviluppando il Hypersonic Technology Demonstrator Vehicle (HSTDV), gestito dalla DRDO, con velocità superiori a Mach 5 e traiettorie non balistiche. Integrabile con il BrahMos-II, l’HSTDV consente attacchi di precisione a lungo raggio (>1,500 km), eludendo difese aeree. I test del 2023-2024 confermano progressi, rafforzando la deterrenza contro i missili pakistani Shaheen-III e cinesi DF-ZF[^12]. Tuttavia, l’asimmetria tecnologica potrebbe spingere il Pakistan a intensificare azioni asimmetriche, come il sostegno a gruppi non statali, aumentando il rischio di errori strategici in un contesto nucleare, con l’India che adotta una dottrina di “no first use” e il Pakistan una posizione ambigua di “first use”[^13].

Immagini OSINT di batterie di MRLS a lungo raggio in azione su entrambi i versanti, rilevate il 10 maggio 2025, suggeriscono un rischio di escalation, con analisti che paventano scenari di guerra aperta in un teatro instabile[^14].

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I cieli al confine durante le ore più calde del confronto India – Pakistan

Mediazione Stati Uniti e Regno Unito chiamano Italia e Francia

Gli Stati Uniti hanno mediato un cessate il fuoco il 10 maggio 2025, annunciato dal presidente Donald Trump, con il segretario di Stato Marco Rubio che ha enfatizzato la “de-escalation immediata”. Il Pakistan ha riconosciuto il ruolo americano, mentre l’India è stata più reticente. Tuttavia, violazioni iniziali, con esplosioni in Kashmir, hanno messo in discussione la tenuta dell’accordo[^15][^16]. L’approccio USA riflette la priorità di contenere la Cina attraverso l’India senza alienare il Pakistan, utile nella lotta al terrorismo[^17].

Regno Unito

Il Regno Unito si è offerto come mediatore, con il segretario al Commercio Jonathan Reynolds che ha dichiarato la disponibilità a supportare dialogo e de-escalation. Non ci sono prove OSINT di un ruolo indiretto legato all’accordo commerciale con l’India (2025), come accusato da fonti pakistane. La narrativa di una “mano nascosta” britannica appare una costruzione retorica per mobilitare sostegno interno, sfruttando il passato coloniale[^18]. Proteste pakistane a Londra il 7 maggio 2025 hanno denunciato una presunta parzialità, ma il ruolo britannico rimane limitato alla diplomazia bilaterale[^19].

Implicazioni Economiche e Geopolitiche

Apple sta spostando la produzione di iPhone dalla Cina all’India, con una fabbrica da 60 milioni di unità nel Karnataka, gestita da Foxconn, sfruttando la crescita economica indiana (PIL previsto al 7%, FMI 2025) e il Production Linked Incentive (PLI) scheme. Nel 2025, Apple ha assemblato iPhone per 22 miliardi di dollari in India, con l’obiettivo di produrre tutti gli iPhone per il mercato USA entro il 2026[^20]. Questa mossa:

– Indebolisce la Cina: Riduce la sua centralità manifatturiera, percepita come un affronto economico orchestrato dall’Occidente.

– Rafforza l’India: Posiziona Nuova Delhi come contrappeso a Pechino nell’Indo-Pacifico.

– Complica le relazioni con il Pakistan: L’inflazione al 30% (FMI 2024) e la dipendenza dal CPEC alimentano la narrativa pakistana di un’India nazionalista hindu, giustificando rappresaglie[^21].

La competizione India-Cina si manifesta anche lungo il confine himalayano (scontri di Galwan, 2020) e nel dominio tecnologico, con l’India che accelera lo sviluppo dell’HSTDV per contrastare i progressi ipersonici cinesi[^22]. Questi fattori minano la coesione dei BRICS, con l’ultima riunione a Kazan (ottobre 2024) che ha evidenziato attriti tra Nuova Delhi e Pechino[^23].

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Foto dell’attentato del 22 aprile 2025 . La strage che ha iniziato la spirale che ha portato allo scontro armato tra eserciti regolari .

Il conflitto del 2025 amplifica le tensioni in un contesto nucleare, con l’India che dispone di un vantaggio convenzionale (budget difesa: 81 miliardi USD vs. 8 miliardi USD del Pakistan, IISS 2025) e il Pakistan che si affida alla Cina[^24]. La comunità internazionale, inclusi UE, Francia e Italia, esorta alla moderazione, ma l’assenza di un mediatore autorevole complica il dialogo. La hotline militare indo-pakistana e l’intervento di mediatori neutrali come Francia o Italia potrebbero ridurre i rischi, ma le prospettive rimangono incerte[^25].

Un dato non ancora completamente confermato a riprova del quale sono giunte chat dei presunti autori {04-05-2025 }, ovvero l ‘aggressione ai danni del padre della patria Imran Khan ad opera dei seguenti alti ufficiali dell’esercito Pakistano

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Coppia indù uccisa in raid delle milizie mussulmane .

1. Lt General Azhar Waqas (Adjutant General, 12 Punjab Regiment)

2. Lt General Muhammad Hassan Khattak (Quarter Master General, 16 FF Regiment)

3. Lt General Muhammad Aqeel (IG C&IT, 2 FF Regiment)

Le tensioni e le violenze politiche sono la regola dall’anno della sua fondazione,ma questo episodio in particolare coincidendo con l’escalation rafforza l’impressione non si tratti di un caso .

Note numerate e Fonti

[^1]: Council on Foreign Relations. (2025). Conflict Between India and Pakistan.

https://www.cfr.org/global-conflict-tracker/conflict/conflict-between-india-and-pakistan

[^2]: SIPRI. (2023). Nuclear Arsenals of India and Pakistan.

https://www.sipri.org/

[^3]: Wikipedia. (2025). 2025 Pahalgam Attack.

https://en.wikipedia.org/wiki/2025_Pahalgam_attack

[^4]: Al Jazeera. (2025). Operation Sindoor: Significance of India’s Pakistan Targets.

https://www.aljazeera.com/news/2025/5/7/operation-sindoor-whats-the-significance-of-indias-pakistan-targets

[^5]: CNN. (2025). India Launches Strikes Deep Inside Pakistan.

https://www.cnn.com/2025/05/06/asia/india-pakistan-kashmir-conflict-hnk-intl

[^6]: CNN. (2025). China’s Military Tech in Pakistan-India Conflict.

https://www.cnn.com/2025/05/09/china/china-military-tech-pakistan-india-conflict-intl-hnk

[^7]: Reuters. (2025). India-Pakistan Conflict: Intelligence Opportunity for China.

https://www.reuters.com/world/asia-pacific/india-pakistan-conflict-offers-rich-intelligence-opportunity-china-2025-05-09/

[^8]: The War Zone. (2025). Pakistani PL-15 Missile in India.

https://www.twz.com/air/parts-of-a-pakistani-pl-15e-air-to-air-missile-came-down-relatively-intact-in-india-after-air-battle

[^9]: NDTV. (2025). Why China Sides with Pakistan Over India.

https://www.ndtv.com/opinion/three-reasons-experts-in-china-are-siding-with-pakistan-over-india-8311997

[^10]: South China Morning Post. (2025). China’s Peacemaker Role in India-Pakistan Conflict.

https://www.scmp.com/news/china/diplomacy/article/3309452/why-china-may-find-it-hard-play-peacemaker-india-pakistan-conflict

[^11]: The Hindu. (2025). China Calls for Restraint.

https://www.thehindu.com/news/international/china-calls-on-india-pakistan-to-exercise-restraint/article69547820.ece

[^12]: The Diplomat. (2025). Evolving Missile Technologies in India and Pakistan.

https://thediplomat.com/2025/03/evolving-missile-technologies-in-india-and-pakistan/

[^13]: TIME. (2025). Nuclear Risks in India-Pakistan Conflict.

https://time.com/7283325/india-pakistan-attacks-kashmir/

[^14]: The Hindu. (2025). Pahalgam Terror Attack and Operation Sindoor.

https://www.thehindu.com/news/national/pahalgam-terror-attack-operation-sindoor-launch-live-updates-may-7-2025/article69543511.ece

[^15]: The New York Times. (2025). India and Pakistan Announce Cease-Fire.

https://www.nytimes.com/2025/05/10/world/asia/india-pakistan-conflict.html

[^16]: Reuters. (2025). Explosions After Ceasefire.

https://www.reuters.com/world/india/pakistan-says-three-air-bases-targeted-by-indian-missiles-2025-05-10/

[^17]: US Department of State. (2025). U.S.-Brokered Ceasefire.

https://www.state.gov/releases/office-of-the-spokesperson/2025/05/announcing-a-u-s-brokered-ceasefire-between-india-and-pakistan/

[^18]: Al Jazeera. (2025). Can Other Countries Mediate India-Pakistan Conflict?.

https://www.aljazeera.com/news/2025/5/7/india-pakistan-can-other-countries-pull-them-from-the-brink-of-conflict

[^19]: Euronews. (2025). UK Calls for Dialogue.

https://www.euronews.com/2025/05/08/uk-calls-for-dialogo-and-de-escalation-in-india-pakistan-conflict

[^20]: Bloomberg. (2025). Apple to Source All US iPhones from India.

https://www.bloomberg.com/news/articles/2025-04-25/apple-aims-to-source-all-us-iphones-from-india

[^21]: The Guardian. (2025). Apple’s Shift to India.

https://www.theguardian.com/technology/2025/apr/25/apple-source-us-iphones-india-china-trump-trade-war

[^22]: The Washington Post. (2025). India-Pakistan Wars Benefit China.

https://www.washingtonpost.com/opinions/2025/05/10/india-pakistan-kashmir-wars-china-trade/

[^23]: Atlantic Council. (2025). Experts React to India-Pakistan Conflict.

[^24]: IISS. (2025). Military Balance 2025.

https://www.iiss.org/

[^25]: TIME. (2025). India-Pakistan Ceasefire Mediation.

https://time.com/7284654/india-pakistan-ceasefire-trump-us-mediation-kashmir-conflict-strikes/

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Analisi seria del dialogo tra Kaia e il suo psichiatra (n17)_di Cesare Semovigo

Analisi seria del dialogo tra Kaia e il suo psichiatra (n17)

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Cesare Semovigo per

italiaeilmondo.com

L’Europa al Bivio , ma la strada è sbagliata

Il conflitto ucraino, ormai al quarto anno nel maggio 2025, si è trasformato in una guerra di attrito che mette a nudo le debolezze strutturali dell’Europa, la progressione pragmatica della Russia e i “complessi” dei complessi riallineamenti globali.

Lungi dall’essere un semplice scontro militare ( o almeno questa è la percezione da queste parti), la crisi é sempre con maggiore risolutezza karmica ,l’esteriorizzazione dell’inevitabile di quello che vorrebbe essere l’Unione Europea ( Good Save Bruxelles) un Golem intrappolato in un interventismo ambizioso ma privo di mezzi .

Mosca , nonostante minimizzi certe sofferenze ben gestite sul piano inflattivo e non reiterabili all’infinito, dimostra una capacità di adattamento che le consente di dettare il ritmo .

Sul campo, l’Ucraina si trova in una posizione di crisi insormontabile. Kiev non ha la capacità militare di riconquistare i territori , un assunto evidente confermato dalle difficoltà logistiche e di personale , dati tangibili che affliggono le sue forze armate e un morale complessivo a pezzi.

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La war room

Con oltre 100.000 diserzioni registrate entro la fine del 2024 ( in progressione nel 2025) e un reclutamento in crisi, l’esercito ucraino si affida a tattiche asimmetriche, come attacchi con droni su infrastrutture ,e improbabili ricognizioni in forze in territori russi di confine che spesso terminano in veri e propri bagni di sangue , atti disperati per mantenere una parvenza di pressione.Le immagini delle centinaia di cadaveri nella regione di Kursk ne sono la prova che nemmeno il Nafo Group Goebbels riuscirebbe a smentire.

L’incursione su una raffineria del 17 maggio 2025, per esempio, ha fatto notizia , ma non ha alterato l’equilibrio strategico a parte nel saliente di X e Facebook, telegram risulta ancora conteso sulla mappa di ISW . (si teme un classico movimento a tenaglia hhtp)

Queste azioni, pur dimostrando inventiva aliena con supervisione di intelligence occidentale , non compensano la carenza di risorse e manodopera, lasciando Kiev in una posizione di inferiorità strutturale, trasformando l’arroganza di un tempo in deficit infinito, nonostante le minacce di Budanov e i droni di produzione teutonica

La Russia, al contrario, ha adottato un approccio misurato, mantenendo il conflitto a un’intensità medio-bassa per preservare le proprie risorse e sostenere l’industria della difesa. La produzione di armamenti è aumentata significativamente, con un incremento del 20% nel 2024, includendo migliaia di carri armati e droni, secondo stime interne. Questo pragmatismo si è manifestato nel massiccio attacco con droni del 17-18 maggio, il più grande della guerra, che ha dimostrato la capacità di Mosca di intensificare quando necessario senza esaurire le riserve. La sinergia tra esercito e comparto industriale ha permesso alla Russia di resistere alla pressione occidentale, gestendo un conflitto simmetrico che l’Ucraina non può eguagliare. Questo equilibrio riflette una pianificazione a lungo termine, che contrasta con l’affanno di Kiev e dei suoi alleati europei che annunciano un riarmo a debito che garantiranno i risparmi privati dei cittadini obnubilati e distratti da quella che una volta si chiamava informazione .

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Primavera di Guerra

L’Europa dell’interventismo gentile

L’alleanza occidentale, che vorrebbe sostenere Kiev, è segnata da una frammentazione tangibile e apparente mistificata coesione. Con l’avvento dell’amministrazione Trump, gli Stati Uniti hanno progressivamente delegato all’Europa alla gestione operativa della crisi, limitandosi a un ruolo di pressione diplomatica , nonostante sia corretto ricordare di come nei fatti il fronte sia ancora in piedi per gli scaglioni di aiuti programmati dalla vecchia amministrazione Dem.

Trump ha recentemente proposto un cessate-il-fuoco di 30 giorni, ma la sua iniziativa è stata accolta con scetticismo da Putin, che senza troppa pavidità, per ragion del vero ,non possono che essere che condivise .

Zelenskyy, dal canto suo, ha espresso un’apertura ai negoziati, ma solo con garanzie che appaiono irrealistiche, evidenziando la difficoltà di far pace tra la percezione creativa della realtà e le ingerenze dei volenterosi e le richie

All’interno dell’Europa, le divisioni sono ancora più evidenti. Francia e Regno Unito guidano un progetto interventista, con Parigi che fornisce jet da combattimento e missili a lungo raggio per rafforzare Kiev, mentre l’elezione del cancelliere tedesco Friedrich Merz ha consolidato un asse militarista che sembra voler riaffermare il ruolo geopolitico di Berlino e del suo 5% gioioso per le spese militari .

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Bono pro Bono : videoclip a Bucha

Giorgia “la temporeggiatrice” vorrebbe nascondersi nella foresta di Teutoburgo , ma a quanto pare la tattica sta estinguendo le opzioni nonostante la creatività italiana .

Il sostegno europeo a Kiev, pur dichiarato con enfasi, si scontra con limiti strutturali. L’industria militare dell’UE non è in grado di sostenere un conflitto prolungato: la produzione di munizioni è solo un terzo di quella russa, e le carenze logistiche sono innegabili e mascherano maldestramente un piano di riarmo che rimane confinato nel mondo delle idee racchiuso nei faldoni del della progettualità fantasy del “ rapporto “ di Draghi con la realtà .

Il 17° pacchetto di sanzioni varato a maggio 2025, ha avuto un impatto trascurabile sull’economia russa e assume dignità esclusivamente nel contesto onirico tra Kaia Kallas e il suo psichiatra .

Infatti, nonostante tassi d’interesse al 23% e un’inflazione sopra il 9%, la Russia continua a resistere , solidificando il proprio prestigio guerriero costruito sull’inconsistenza artificiale dell’Occidente collettivo solo a parole.

Questo interventismo, privo di una base industriale solida, appare più come un tentativo di Parigi e Londra di riaffermare la loro influenza che come una strategia capace di cambiare il corso del conflitto. L’Europa, nei termini, rischia di perpetuare un conflitto infinito che oltre erodere la Propria credibilità , disarticola senza alibi alcuno,quella narrativa messianica dietro alla quale ha continuato a nascondersi da prima dell’inizio dell’operazione militare speciale.

Un’Impasse Diplomatica

La via diplomatica, che potrebbe spezzare l’ipocrisia del presente infinito, resta bloccata. I negoziati di Istanbul del 2022, che avevano delineato una possibile cornice per la pace, sono naufragati per il rifiuto di Kiev postumo, pilotato dall’asse franco-britannico-tedesco ,ad accettare concessioni territoriali o garantire la neutralità richiesta da Mosca.

Di Turchia 2025 , preferisco non parlare , brutta partita a parte le divise nuove della delegazione Sbu che assomigliavano tremendamente a quelle dell’andata.

Unica notizia gradita nessuna esecuzione sommaria durante il ritorno a Kiev .

Le condizioni del Cremlino, note da tempo, includono il riconoscimento dei territori occupati e garanzie di sicurezza contro l’espansione della NATO, ma l’Europa sembra intenzionata a ostacolare ogni accordo, preferendo un’escalation virtuale , paventando ombrelli improbabili e insostenibili politicamente.

Lo stesso Merz , nell’indifferenza dei media,ci tiene a far sapere che l’idea di Emanuel n5 non ha convinto nessuno a parte l’assertivo commander in capo Von Mattarella.

Questo approccio privo di un’industria militare , una programmazione convergente in trattati vincolanti é semplicemente convulsione speculativa .

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Una buona notizia : L’amore tra Lombardi e Parabellum continua .

Il turbo riarmo “ improrogabile “ assomiglia esattamente a quello che è : Speculazione accompagnata da una campagna promozionale mediatica all’assalto dei risparmi privati , l’ovvia condizione necessaria per garantirne finanziariamente la solidità per reiterare il debito infinito ormai inesigibile .

L’alleato statunitense distaccato ha accelerato il processo .La profezia dei “Maga” e la scomparsa dell’usuale binomio Dem-Rep non ha fatto altro che accelerare il processo , con un solo piccolissimo problema , saremo qui in Europa a pagarlo fino all’ultimo risparmio e diritto al dissenso.

l’UE si trova in una posizione di stallo autoimposto, incapace di proporre un’alternativa credibile.

A livello globale, la crisi ucraina ha invertito i riallineamenti geopolitici, con la Cina che emerge come attore chiave e paradossalmente alleato del Globalismo morente , mantenendo una neutralità strategica senza impegnarsi direttamente praticamente in nulla se non nel proprio mero interesse .

Il suo focus infatti è altrove: il sostegno al Pakistan, attraverso il Corridoio Economico Cina-Pakistan con investimenti superiori a 60 miliardi di dollari, rafforza la sua influenza regionale senza coinvolgerla nelle dinamiche ucraine. All’interno dei BRICS, la Cina si mantiene disallineata, con India e Sudafrica neutrali e il Brasile critico delle sanzioni ,non attivo nel supportare Mosca e ancora troppo legato alle dinamiche dí Washington come referente prediletto del”giardino di casa” .

Questa frammentazione lascia la Russia in una posizione di isolamento relativo, con l’Iran come unico alleato affidabile , nonostante geograficamente e culturalmente non esattamente complementari . È solo questione condivisione di serietà e interesse sul lungo periodo . Nient’altro.

La partnership con Teheran si è intensificata, con l’Iran che fornisce droni e missili balistici e che ha sostenuto gli sforzi russi in maniera tangibile nel 2024.

Questa alleanza, radicata in una comune opposizione all’egemonia occidentale, è cruciale per Mosca, ma evidenzia anche la sua vulnerabilità: da sola la Russia non può compensare la mancanza di sostengo strutturale concreto .

Più passano i mesi e il conflitto assume una dimensione esistenziale definitiva ; oggettivamente la caduta del governo Zelensky e la vittoria sul campo si concretizzano come l’unica soluzione possibile.

La ricostruzione di un nuovo sistema di sicurezza europeo, invocata dalla Russia sin dal 2021, rimane un obiettivo lontano, ostacolata dall’intransigenza di Kiev per interposta persona e dall’incapacità dell’Occidente di affrontare le cause profonde del proprio declino culturale, economico e politico ,ottenendo solo di ricompattarsi per disperazione, intorno all’improbabile progetto della Mini-NATO , identificando il riarmo compulsivo come panacea a tutti i mali . Male , male.

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Sean Penn , gli U2 e diversi lettori di Kant . Cannes

In questa situazione come is usual , Londra manda avanti i peones , e ammettiamolo se non fosse per le rendite dell’impero più longevo dell’era moderna , a guardare Starmer potrebbe risultare quasi incredibile. Fede per il mistero .

Gli Stati Uniti, delegando responsabilità, mantengono un’influenza indiretta e, Il rischio è che il conflitto si protragga, con l’Europa a pagare il prezzo più alto in termini di risorse credibilità e stabilità.

Tanto diciamo delle vite umane in Ucraina e delle cataste di body bag non frega praticamente niente a nessuno , feticisti di Telegram a party .

La crisi alla quale stiamo assistendo non è solo una guerra, ma uno specchio delle fragilità occidentali e della capacità di attori come la Russia di dimostrare quanto la tanta paventa superiorità militare , finanziaria e industriale , di fronte a un player determinato e coeso , si sgretoli proprio contro quella sottovalutata pompa di benzina con le Atomiche ( ipersoniche MIRV)

E Buon ReArm a tutti .

Riferimenti: Institute for the Study of War, Wikipedia, The Guardian, TASS, Al Mayadeen, Al Jazeera, Atlantic Council, Reuters, Euronews, BBC, NPR, Kommersant, POLITICO, CNN, The Washington Post, Global Times, Indian Express, CSIS, Foreign Affairs.

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Questione di Feeling: Merz e Zelensky

L’Europa al Bivio: Crisi Geopolitica e Stallo Militare in Ucraina, di Cesare Semovigo

L’Europa al Bivio: Crisi Geopolitica e Stallo Militare in Ucraina

Una Guerra di Logoramento che Espone le Fragilità dell’Occidente

Il conflitto ucraino, ormai al quarto anno nel maggio 2025, si è trasformato in una guerra di attrito che mette a nudo le debolezze strutturali dell’Europa, la resilienza pragmatica della Russia e i complessi riallineamenti globali. Lungi dall’essere un semplice scontro militare, la crisi rappresenta un punto di svolta per la geopolitica mondiale, con l’Unione Europea intrappolata in un interventismo ambizioso ma privo di mezzi, gli Stati Uniti sempre più defilati e Mosca che, pur isolata, dimostra una capacità di adattamento che le consente di dettare il ritmo del conflitto. Questo editoriale, critico verso l’UE, neutrale verso gli USA e lievemente favorevole alla posizione russa, intreccia le dinamiche militari, diplomatiche e strategiche per offrire una visione realista, ancorata agli appunti originari ma ampliata con un’analisi coerente e fluida.

Sul campo, l’Ucraina si trova in una posizione di stallo insormontabile. Kiev non ha la capacità militare di riconquistare i territori sotto controllo russo, come Donetsk e altre aree orientali, un dato evidente dalle difficoltà logistiche e umane che affliggono le sue forze armate. Con oltre 100.000 diserzioni registrate entro la fine del 2024 e un reclutamento in crisi, l’esercito ucraino si affida a tattiche asimmetriche, come attacchi con droni su infrastrutture russe, per mantenere una parvenza di pressione. L’incursione su una raffineria moscovita del 17 maggio 2025, per esempio, ha fatto notizia ma non ha alterato l’equilibrio strategico. Queste azioni, pur dimostrando inventiva, non compensano la carenza di risorse e manodopera, lasciando Kiev in una posizione di inferiorità strutturale.

La Russia, al contrario, ha adottato un approccio misurato, mantenendo il conflitto a un’intensità medio-bassa per preservare le proprie risorse e sostenere l’industria della difesa. La produzione di armamenti è aumentata significativamente, con un incremento del 20% nel 2024, includendo migliaia di carri armati e droni, secondo stime interne. Questo pragmatismo si è manifestato nel massiccio attacco con droni del 17-18 maggio, il più grande della guerra, che ha dimostrato la capacità di Mosca di intensificare quando necessario senza esaurire le riserve. La sinergia tra esercito e comparto industriale ha permesso alla Russia di resistere alla pressione occidentale, gestendo un conflitto simmetrico che l’Ucraina non può eguagliare. Questo equilibrio riflette una pianificazione a lungo termine, che contrasta con l’affanno di Kiev e dei suoi alleati europei.

L’Europa Frammentata: Interventismo senza Sostanza

L’alleanza occidentale, che dovrebbe sostenere Kiev, è segnata da una frammentazione che ne mina l’efficacia. Con l’avvento dell’amministrazione Trump, gli Stati Uniti hanno progressivamente delegato all’Europa la gestione operativa della crisi, limitandosi a un ruolo di pressione diplomatica. Trump ha recentemente proposto un cessate-il-fuoco di 30 giorni, ma la sua iniziativa è stata accolta con scetticismo da Putin, che insiste su condizioni considerate inaccettabili da Kiev, come il riconoscimento dei territori occupati. Zelenskyy, dal canto suo, ha espresso un’apertura ai negoziati, ma solo con garanzie che appaiono irrealistiche, evidenziando la difficoltà di trovare un compromesso.

All’interno dell’Europa, le divisioni sono ancora più evidenti. Francia e Regno Unito guidano un progetto interventista, con Parigi che fornisce jet da combattimento e missili a lungo raggio per rafforzare Kiev, mentre l’elezione del cancelliere tedesco Friedrich Merz ha consolidato un asse militarista che sembra voler riaffermare il ruolo geopolitico di queste capitali. L’Italia, sotto Giorgia Meloni, rappresenta invece una voce dissonante, spingendo per una soluzione diplomatica, come emerso in un incontro con Merz a maggio 2025. Questa divergenza di visioni riflette non solo priorità nazionali diverse, ma anche una mancanza di coesione strategica che indebolisce l’UE.

Il sostegno europeo a Kiev, pur dichiarato con enfasi, si scontra con limiti strutturali. L’industria militare dell’UE non è in grado di sostenere un conflitto prolungato: la produzione di munizioni è solo un terzo di quella russa, e le carenze logistiche limitano l’efficacia degli aiuti. Il 17° pacchetto di sanzioni, varato a maggio 2025, ha avuto un impatto trascurabile sull’economia russa, che, nonostante tassi d’interesse al 23% e un’inflazione sopra il 9%, continua a resistere senza segni di collasso imminente. Questo interventismo, privo di una base industriale solida, appare più come un tentativo di Parigi e Londra di riaffermare la loro influenza che come una strategia capace di cambiare il corso del conflitto. L’Europa, in altre parole, rischia di perpetuare una guerra che erode la sua credibilità senza offrire soluzioni concrete.

Un’Impasse Diplomatica e il Ruolo Globale degli Attori Non Occidentali

La via diplomatica, che potrebbe spezzare l’impasse, resta bloccata. I negoziati di Istanbul del 2022, che avevano delineato una possibile cornice per la pace, sono naufragati per il rifiuto di Kiev, sostenuta dall’asse franco-britannico-tedesco, di accettare concessioni territoriali o garantire la neutralità richiesta da Mosca. Le condizioni del Cremlino, note da tempo, includono il riconoscimento dei territori occupati e garanzie di sicurezza contro l’espansione della NATO, ma l’Europa sembra intenzionata a ostacolare ogni accordo, preferendo un’escalation che mantiene la pressione su Mosca. Questo approccio, però, appare sempre più miope: senza un’industria militare adeguata e con un alleato statunitense distaccato, l’UE si trova in una posizione di stallo autoimposto, incapace di proporre un’alternativa credibile.

A livello globale, la crisi ucraina ha accelerato i riallineamenti geopolitici, con la Cina che emerge come attore chiave ma distaccato. Pechino mantiene una neutralità strategica, criticando le sanzioni occidentali e proponendo piani di pace, ma senza impegnarsi direttamente nel conflitto. Il suo focus è altrove: il sostegno al Pakistan, attraverso il Corridoio Economico Cina-Pakistan con investimenti superiori a 60 miliardi di dollari, rafforza la sua influenza regionale senza coinvolgerla nelle dinamiche ucraine. All’interno dei BRICS, la Cina si mantiene disallineata, con India e Sudafrica neutrali e il Brasile critico delle sanzioni ma non attivo nel supportare Mosca. Questa frammentazione lascia la Russia in una posizione di isolamento relativo, con l’Iran come unico alleato affidabile.

La partnership con Teheran si è intensificata, con l’Iran che fornisce droni e missili balistici che hanno sostenuto le operazioni russe nel 2024. Questa alleanza, radicata in una comune opposizione all’egemonia occidentale, è cruciale per Mosca, ma evidenzia anche la sua vulnerabilità: senza un blocco coeso, la Russia dipende da un partner che, pur strategico, non può compensare la mancanza di un sostegno più ampio. Per Mosca, il conflitto assume una dimensione esistenziale, con la caduta del governo Zelensky vista come l’unica via per una risoluzione definitiva. La ricostruzione di un nuovo sistema di sicurezza europeo, invocata dalla Russia sin dal 2021, rimane un obiettivo lontano, ostacolata dall’intransigenza di Kiev e dall’incapacità dell’Occidente di affrontare le cause profonde della crisi, come la pressione militare della NATO.

Conclusione: Un Equilibrio Precario e il Futuro dell’Europa

Al 20 maggio 2025, il conflitto ucraino è un crocevia per la geopolitica globale. L’Europa, frammentata tra un interventismo ambizioso e un’impotenza industriale, rischia di prolungare una guerra che ne mina la coesione e la statura internazionale. Gli Stati Uniti, delegando responsabilità, mantengono un’influenza indiretta, mentre la Russia, pur isolata e dipendente dall’Iran, dimostra una resilienza che le consente di gestire il conflitto con pragmatismo. La Cina, con la sua neutralità strategica, si concentra su altre priorità, come il rafforzamento del Pakistan, lasciando Mosca senza un supporto significativo dai BRICS.

Una soluzione realista richiederebbe un ripensamento degli accordi di sicurezza europei, ma le divisioni attuali e l’intransigenza di Kiev, sostenuta dall’UE, rendono questa prospettiva un miraggio. Il rischio è che il conflitto si protragga, con l’Europa che paga il prezzo più alto in termini di risorse, credibilità e stabilità. La crisi ucraina non è solo una guerra, ma uno specchio delle fragilità occidentali e della capacità di attori come la Russia di sfruttare queste divisioni. Il futuro dell’Europa dipenderà dalla sua capacità di superare le proprie contraddizioni, ma per ora, il bivio sembra condurre a un vicolo cieco.

Riferimenti: Institute for the Study of War, Wikipedia, The Guardian, TASS, Al Mayadeen, Al Jazeera, Atlantic Council, Reuters, Euronews, BBC, NPR, Kommersant, POLITICO, CNN, The Washington Post, Global Times, Indian Express, CSIS, Foreign Affairs.

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