EUROPA: 27 MORTO CHE PARLA, di Antonio de Martini

EUROPA: 27 MORTO CHE PARLA

Guido Camprini all’annunzio dell’accordo tra i 27 ha avuto ragione a dire «chi vivrà vedrà «.

Vediamo su cosa posare lo sguardo.

Il fatto che i dettagli « sono da negoziare » e che a questo pozzo si abbevereranno in 27 e che nessuno abbia pensato a stanziamenti per la politica di prossimità, mi fa pensare che l’iniziativa sarà – a dir poco – deludente.

L’autistica Greta avrebbe suggerito di meglio.

Gli Stati Uniti, con istituzioni federali collaudate ,metà degli abitanti, frontiere difese da oceani, e la predisposizione ad abbandonare i poveri al loro destino, hanno stanziato – per adesso- il doppio dei fondi.

I 27 da Lisbona in poi avevano posizionato l’Unione Europea con la caratterizzazione della « civiltà della conoscenza » ( complementare alla tecnologia USA e al manpower cinese).

Non hanno stanziato un centesimo per la ricerca di un rimedio o posto le basi di linee guida comuni.

Hanno ignorato l’esistenza dei paesi contigui e di quelli mediterranei, coi loro flussi di profughi di guerra e di lavoro cui potrebbero aggiungersi quelli per salute.

Chi oserà fare il corpo a corpo con i malati alla frontiera?
Chi avrà il coraggio di aprire il fuoco su una torma di malati per fermarli ?

Non una parola sulla cooperazione con l’Inghilterra, almeno nel campo della salute. Sono felici che se ne sia andata portandosi via praticamente tutti i funzionari pratici della ricerca scientifica ( la dirigenza di quest’area era in massima parte inglese).

I ventisette – la loro élite isterilita dagli odi reciproci – sono stati polarizzati dal terrore di una rivolta interna contro i rispettivi governi e hanno stanziato quanto basta per placare per una invernata i meno abbienti di casa badando all’economia e non alle persone. Non a noi. Non ai nostri figli.
La maggior parte di loro non ne ha.

Per una risposta tanto riduttiva bastavano i ministri economici.

Con la riunione dei capi di governo, ci hanno fatto credere che avessimo a che fare con statisti che avevano chiari i termini del problema. Ci hanno illuso.

Aveva ragione « Der Spiegel « a dire che non servono miliardi ma trilioni e che siamo in presenza di gretti vigliacchi .

Si è calcolato che un paziente impegna un patrimonio complessivo di 19 milioni.
Siamo mezzo miliardo. Anche dividendo la cifra per cinque, contate i bruscolini.

Siamo in presenza di una versione pop della Santa Alleanza. Non vogliono l’Europa, vogliono l’Eurovisione.

Vogliono solo mantenere l’ordine e il potere. Non riusciranno.

COSA AVREBBERO DOVUTO FARE E DIRE

1 Dichiarare onestamente non prevedibili gli stanziamenti necessari e pronunziare la formula salvifica « watever it takes « .
Avrebbero dovuto rinnovare la Commissione Europea con elementi delle altre famiglie politiche del Parlamento Europeo per assicurare la coesione del Continente.

Avrebbero dovuto invitare i singoli paesi a fare altrettanto a casa loro.

Predicano « uniti ce la faremo « ma continuano nella autotutela dei loro interessi particolari.

2 Avrebbero dovuto proporre all’Inghilterra una momentanea « comunità europea della ricerca anti COVID « coinvolgendo i grandi gruppi farmaceutici che si trovano in UK

3 Avrebbero dovuto creare una cabina di regia – se preferite un « gabinetto di guerra al COVID » che duri quanto l’epidemia e non un giorno di più e che come primo atto decidesse la redazione – entro trenta giorni- di una Carta dei princìpi cui l’Unione si atterrà per questa lotta.

Mantenere in questo frangente e su questo specifico punto del COVID il criterio delle scelte unanimi a 27 non ha solo del surreale. É un suicidio.

Abbiamo la possibilità di creare il nuovo modello di civiltà per cui era nata l’Europa, per cui si è battuta la mia generazione.
Ma l’aver posto il centro a Bruxelles ci ha fornito una dirigenza con una mentalità da cioccolatai.

Mettere allo studio l’adozione della Sterlina inglese diventa una opzione conveniente da percorrere. Ci farebbero ponti d’oro e la borsa di Londra collocherebbe il necessario. E il superfluo.
L’Europa é sfatta. Bisogna rifarla.
Senza lavandaie.

GUERRINI SOL CONTRO TOSCANA TUTTA, di Antonio de Martini

GUERRINI SOL CONTRO TOSCANA TUTTA

Dopo la lettera dei tre generali ( altri due che non usano internet hanno solidarizzato, non sollecitati,in privato );
il ministro della Difesa Guerini ha rilasciato una imbarazzata dichiarazione in TV sull’apporto delle FFAA alla crisi epidemica elencando i trasporti funebri fatti, l’assistenza ecc.

Si è dilungato senza fornire numeri ( ad esempio per l’alluvione di Firenze furono usati 16.000 uomini agli ordini del comandante della Regione tosco-emiliana) ma non ha affrontato
Il cuore della polemica.

Se lo facesse diventerebbe il più popolare della compagine governativa in 48 ore.

L ’Esercito dovrebbe intervenire come corpo organico e in fase di pianificazione ed esecuzione delle attività, acquisti inclusi. Usare un muscolo senza cervello e nervi non è naturale.

In Israele che ha novemila contagiati e ad onta dello Stato di allarme permanente, l’esercito ha destinato un battaglione al completo.

Vuole un esempio minimo?
Se dei militari fossero andato a prendere le mascherine bloccate nella Rep Ceca, i doganieri ci avrebbero pensato due volte prima di bloccare la merce.
Di ottanta e passa medici morti , forse qualcuno si sarebbe salvato.

Il sospetto della totalità degli italiani – diventato certezza dopo la farsa delle mascherine- è che l’Esercito non venga coinvolto per poter lucrare su ogni passaggio delle operazioni di soccorso, ad ogni passaggio e decisione logistico-amministrativa e che anche l’assistenza caritatevole venga affidata a organismi non neutri che usano poi tornare a chiedere sostegno elettorale.
L’Esercito è la Patria vivente di tutti.

Sono certo, inoltre, che buona parte dei sospetti con cui sono visti i COVID bond potrebbero sparire se annunziassimo ai partner UE che sono anche alleati NATO. e hanno visto battersi i nostri soldati in Bosnia e Afganistan, che l’intera operazione verrà affidata allo stato Maggiore e al corpo della sanità militare, francesi, tedeschi e olandesi ( dichiarati responsabili della strage di Srebrenica ) avrebbero difficoltà a negare la collaborazione.

Caro Guerrini,
sarebbe una occasione anche per lei di mostrare che ha senso dello stato in quantità insolita in un governo di principianti e pesi piuma.
E salverebbe, oltre alla sua carriera, centinaia di vite utili per la ripresa.

RICEVO DAL GENERALE ALBERTO ZIGNANI – GIÀ SEGRETARIO GENERALE DELLA DIFESA – CHE LO APPROVA IN TOTO, IL DOCUMENTO STILATO DA DUE GENERALI SUL TEMA DEL COVID.
Riporto testualmente l’amara considerazione scritta dal Gen. Fernando Termentini insieme al Gen. Montagna, che condivido in toto.

Sta partendo una ulteriore task force dell’Ospedale Militare del Celio di Roma per Alzano Lombardo come se a Roma non ci siano o non ci saranno, nel prossimo futuro, problemi dovuti all’epidemia di COVID-19!

Mettiamo a disposizione uomini mezzi e materiali dopo che ci hanno deriso ed anemizzati.

Mettiamo a disposizione posti letto dopo che ci hanno tolto caserme ed ospedali militari che funzionavano bene con reparti infettivi sempre “pronti” (poiché era una “ossessione” di noi militari!!!!), ospedali come: Padova, Verona, Torino, Udine, Milano, Bari, Napoli, Palermo, etc accusandoci di essere “fuori dal tempo”, di essere dei “pessimisti” che epidemie, terremoti, alluvioni, cataclismi etc erano solo negli “incubi” di noi militari e che usavamo lo spauracchio di questi cataclismi solo per questioni di budget!

Così hanno deciso di smantellare una perfetta e ben rodata organizzazione di Difesa Civile con a Capo Prefetti e Vigili del Fuoco, che potevano contare sul concorso delle FF.AA. , preferendo costituire una nuova organizzazione elargendo centinaia e centinaia di milioni di euro alla”protezione civile” ma, chissà perché, quando ci sono EMERGENZE vere e non simulate e non esercitazioni “vasetto” tipo teatrino dove tutti si dicono “quanto siamo belli, quanto siamo bravi” ……. chiamano la Protezione Civile?

NOOOOOOOOOO

Chiamano lo Stato Maggiore della Difesa che in 24 ore fa partire team medici, unità sanitarie, ospedali da campo, ingegneri e altri tecnici e fa sgomberare caserme per dare posti letto, senza “sbattere i pugni sul tavolo”!

Prima ci hanno smantellato e continuano a farlo ma quando ci sono le VERE EMERGENZE… spariscono tutti i funzionari (da 10.000€ al mese) della Protezione Civile, tutte le “associazioni di volontariato” e le tanto decantate ONG sovvenzionate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, etc etc e tutti all’unisono (gli stessi che hanno contribuito e contribuiscono a smantellare le Forze Armate) urlano in preda al panico: “QUI CI VUOLE L’ESERCITO!”.

I TOPI SCAPPANO QUANDO LA NAVE AFFONDA.

Il generale della Guardia di finanza Carta lascia la direzione dei servizi segreti ( AISE) per assumere la presidenza di Leonardo ( ex Finmeccanica) facendo scoprire quali sono i veri interessi .l suoi e di chi lo protegge.

Un tempo , nemmeno troppo lontano era il capo dei servizi segreti a indicare chi avrebbe diretto Finmeccanica.

Conte ci metterà probabilmente l’ex capo della polizia che tanto gli piaceva e che non voleva mandare in pensione.

Come in ogni regime poliziesco che si rispetti i posti chiave vanno a esponenti della polizia ( De Gennaro -ENI; Carta -Leonardo; Pansa all’AISE ?)

Anche gli ultimi due segretari generali del PCUS erano ex capi del KGB.
Non è bastato a impedire il naufragio.

Resoconto sull’ultima spiaggia, di Antonio de Martini

L’onnipresente Roberto Buffagni , da non confondersi con l’omonima nullità leghista, ha postato il resoconto della riunione dei capi di governo europei pubblicato da El Pais.

Andrebbe letta ( è in inglese) per capire quel che la nostra stampa non racconta.

L’ho chiosata con un commento che riporto : “Dal resoconto pare evidente che la lepre di cui vanno a caccia è in primis l’Italia; che l’antagonista vero della Merkel è stato Sanchez ; che la Merkel è consapevole di star combattendo per la sopravvivenza politica sua, del suo governo e del suo partito; che Macron non sta con noi italiani e spagnoli, ma interviene sul metodo dandoci un appoggio indiretto per assumere sul finale una posizione arbitrale.

Non credo ci sia altra possibilità di sbloccare la situazione se non il “ mezzocoronabond” ossia dei bond garantiti da una “ coalizione di chi ci sta” che potrebbe essere costituita da Italia , Spagna e due o tre dei paesi che hanno firmato l’iniziativa.

Una garanzia congiunta di sei/otto paesi sarebbe certamente migliore di collaterali di un solo paese e se dovesse fallire significherebbe la fine della EU come entità reale.

Il fatto che Conte non sia il capocordata della contestazione e che le decisioni vadano dall’Eurogruppo ( ministri delle finanze) ai capi di governo non può che essere che chiarificatore.

Lunghi e puntigliosi controlli sanitari alla frontiera – nelle prossime due settimane- dei prodotti caseari e floreali germano olandesi potrebbero rivelarsi determinanti. “

A queste considerazioni telegrafiche che ho fedelmente riprodotto, aggiungerei l’impressione che la Merkel ha dato segni di nervosismo e che la politica migliore sia non quella delle minacce – tipica ammissione di debolezza – ma della prosecuzione di una iniziativa informale accompagnata dall’esercizio del veto in maniera da bloccare l’istituzione e contemporaneamente far marciare l’iniziativa informale che non sarebbe contraria né alla lettera né allo spirito dei trattati. Potrebbe persino esercitare una qualche attrattiva per gli inglesi senza far loro abbandonare le posizioni isolazioniste.

La responsabilità di una eventuale crisi o rottura sarebbe quindi esclusivamente tedesca.

La Germania ha già messo in difficoltà la NATO con lo scontro aperto Trump Merkel e le ripetute ripicche con la Turchia che della alleanza rappresenta ancora l’ala destra.

Una rottura – con addebito – del legame EU e conseguentemente del patto di consultazione Adenauer-De Gaulle del 1967, nonché le frizioni a est per la vicenda Ucraina e le sanzioni alla Russia per la Crimea, lascerebbero isolata la vecchia signora in compagnia di Olanda, Finlandia e Austria.

Hitler nel 45 aveva più amici.

https://english.elpais.com/economy_and_business/2020-03-28/do-we-have-a-deal-pedro-an-inside-look-at-the-clash-between-eu-leaders-at-coronavirus-summit.html?fbclid=IwAR0ONZokAYPdH7lJgSc0PPtK9ntgvk1W_JSZJVJE7vRw_6xUm0BL-SlUt5w

NON SALVANO LA VITA. UCCIDONO LA LIBERTÀ, di Antonio de Martini

NON SALVANO LA VITA. UCCIDONO LA LIBERTÀ

L’Istituto Superiore di Sanità ha dichiarato in conferenza stampa che le cartelle cliniche giunte finora dai vari ospedali sono un centinaio di cui due di deceduti di solo coronavirus.

L’età media dei morti supera gli ottanta anni. L’OMS ha dichiarato che il conteggio dei morti è “ preesumptive”
Ossia, se è morto in questo periodo deve essere morto per il coronavirus.

I picchi classici di mortalità invernale degli anziani – febbraio- sono stati più elevati di questo 2020 nel 2015 e nel 2017 anche se quest’anno febbraio ha avuto un giorno in più.

Perché abbiamo sentito la necessità collettiva di dare concretezza al concetto di morte identificandolo in un virus?

Credo avvenga perché decenni di benessere e cure mediche tecnologiche ci hanno fatto perdere contiguità col concetto di morte.

Pensiamo di poter creare un “fronte antimorte” come fosse una coalizione politica e offrire agli elettori di eliminarla dalle liste elettorali della nostra esistenza.

Facciamo parte di un mondo , quello occidentale, che ha teorizzato anche la “guerra con zero morti “ ( nostri ovviamente) facendola precedere da una campagna di de-umanizzazione degli avversari che invece vanno sterminati col flit perché sono alieni: serbi, arabi, afgani.
Per uno dei “ nostri” morto, cinquanta missili vendicatori.

Era ben più accettabile umanamente la dottrina giudaico-nazista della “ razza eletta” che teorizzava una gerarchia tra le razze umane.
Ma tutte umane.

Questa nuova teologia in formazione ha deciso che l’uomo è onnipotente e può muovere guerra al “ cambiamento climatico “, alle “ ingiustizie” identificate dalle nevrastenie individuali anche di una bambina disturbata. O a un virus.

Basta che la guerra venga santificata in TV. Ma niente conferenze stampa: solo omelie senza contraddittorio.

Sè questa campagna ossessiva di comunicazione fosse stata fatta , mettiamo, contro il Papa, adesso San Pietro sarebbe un cumulo di macerie.

Oggi fa notizia ed è oggetto di azione di governo, anche il decesso di un novantenne raffreddato tra i brividi di terrore di milioni di cittadini.

Azione di governo simbolica badate bene .
Un po’ come il capo tribù che scaglia frecce contro il cielo avaro di pioggia.
Fino a che la tribù gli crede, buon per lui.

La paura di morire è diventata terrore e poi tabù. Ora si è trasformata in una nevrosi irrazionale collettiva fino alla alienazione.

L’uomo che è un animale sociale destinato a morire fin dalla nascita, viene invitato a non socializzare nemmeno col vicino di casa.

Con questo sistema non gli si allunga la vita, ( al massimo si alleggerisce l’ospedale): lo si annulla politicamente.

Può comprare da mangiare e da fumare ( con tanti saluti alla salute).. Si rinviano elezioni e referendum.

Si negano ai demografi i dati disaggregati sulla mortalità, in maniera che nessuno possa , studiandoli, rielaborarli e offrire spiegazioni alternative a quelle del ministero.

Esiste da secoli l’istituto dello “ stato di emergenza” in cui una nazione in pericolo si affida all’organizzazione militare “ che ha mezzi e know how per reagire a minacce batteriologiche .
La Spagna ha decretato lo stato di emergenza, la Repubblica Ceca anche. Gli Stati Uniti hanno decretato lo stato di emergenza.
Altri paesi seguono a ruota.

Noi abbiamo nominato un capo degli acquisti fino a ieri deputato a sviluppare l’attività industriale notoriamente deficitaria e invitato la popolazione ad affacciarsi alla finestra e cantare “ bella ciao” (TG1 di ieri ore 20).
Non si stanziano fondi per ospedali e ricerche, ma si distribuiscono elemosine sotto forma di buono pasto ( voucher fa più fino).

Stiamo assistendo a due stupri: quella della realtà e della libertà individuale.

IL CORONAVIRUS DEGLI ITALIANI e le piaghe capitali, di Antonio de Martini

IL CORONAVIRUS DEGLI ITALIANI

Quando è che è cominciata la decadenza italiana e in cosa la identifico?
L’ultima intendo. Quella che stiamo vivendo.
A metà anni sessanta, c’è stato un momento in cui le energie sprigionate dall’affrancamento dal regime fascista e dai suoi riti più sciocchi ( gerarchetti, orbace, polizia e sabato fascista) cominciarono ad esaurirsi e subentrò prepotente il desiderio di “star meglio”: era iniziata la fuga dalla “ borghesità” verso la “modernità”.

L’irrazionale tornava a fare capolino nelle nostre vite e a erodere il senso di realtà che ci aveva trasformato da sconfitti a protagonisti della ripresa mondiale. La lira aveva ottenuto “l’Oscar delle monete”, ricordate?

Personalmente, situo questo “ big bang” della coglioneria nella decisione dei barbieri di chiudere alla domenica, conservando la tradizionale chiusura del lunedì.

Fu un terremoto inavvertito.

Il rito domenicale laico di milioni di uomini era : alla mattina il barbiere e alle tre del pomeriggio la partita.

La Barberia era il tempio e la cellula base della cultura maschile: era il posto dove la prima volta andavi esclusivamente col padre.

Da quel momento la mamma smetteva di tagliarti i capelli con la casseruola o manutenere i boccoli.

Il calendario osè, il battibecco politico amichevole, le scommesse sportive con in palio il caffè, la barba col rasoio affilato, con solenne gestualità, sulla striscia di cuoio che diffondeva odore maschio di selleria.
I commenti sulle donne.

Quando un malcapitato si beccava la sifilide, alla moglie, i medici spiegavano in coro che era stato il mal pulito rasoio del barbiere a trasmettere il male e la pace familiare era salva.

I barbieri decisero, di punto in bianco di starsene a casa la domenica.

Loro e i preti giubilarono senza capire che – per entrambi- era l’inizio della fine.
I sindacati e il regionalismo bussavano alle porte.

LE SETTE PIAGHE CONCOMITANTI CHE UCCIDONO L’ITALIA

Ieri abbiamo visto il Coronavirus degli italiani ( secondo me).
Oggi vedremo le malattie concomitanti che – a detta di tutti- stanno uccidendo la nostra nazione.

Una serie di “ associazioni private non riconosciute” e non regolate da alcuna legge – le chiamano partiti- invade e pervade ogni istituzione che di per sé sarebbe strutturata e sana: il Parlamento, il Governo e condiziona
financo l’elezione del Presidente della Repubblica.

La mancata soluzione della crisi provocata dalla caduta del fascismo.
Si evita fin da quando Marco Pannella creando il termine “ i fascismi” ( plurale ) evitò le querele trasferendo le accuse nel campo della polemica politica evitando pronunzie della magistratura che avrebbe potuto porre un punto fermo a ogni vicenda.

La risposta, altrettanto melliflua da parte fascista fu l’esaltazione di singole realizzazioni degli anni trenta come “ opera di Mussolini” invece che delle tecnostrutture dello Stato.

L’IRI lo creò Beneduce e non il Duce.

Queste ambiguità perdurano come una vecchia ulcera non curata e avvelenano le vecchie e nuove generazioni.

Il falso storico che attribuisce la sconfitta del fascismo alla Resistenza, mentre l’unica Resistenza che liberò il proprio paese fu quella Jugoslava. Nemmeno De Gaulle si attribuì la liberazione della Francia.
Il fascismo fu sradicato dalla V Armata USA e dalla VIII armata britannica.

I fascisti sconfitti mantennero e trasmisero l’idea che senza le armate alleate avrebbero vinto loro e sono convinti che gli americani col loro intervento falsarono la partita.

Di qui l’irrealistico revanscismo che avvelena il dibattito alimentato da millantatori interessati.

L’abitudine rinascimentale a ricorrere allo straniero per prevalere all’interno del sistema Italia non è mai morta e prosegue imperterrita.

Sono trasfusioni di sangue incompatibile con la sopravvivenza di singoli come della stessa idea di Nazione.

La Finanziarizzazione della spesa pubblica: fare finanza, disse Keynes- significa contrarre debiti.
Ne abbiamo contratti a dismisura anche per finanziare le riforme chieste dai socialisti per partecipare al governo.

Col crescere dei debiti cresce l’influenza dei paesi creditori che finiscono per condizionare tutte le scelte dei Governi.
Equivale all’essere ospitati sotto una tenda a ossigeno.
Si rischia il soffocamento a ogni movimento o fessura della tenda.

Ognuno di noi sa cosa fare per evitare lo sfascio, ma lo spirito di fazione sembra più forte dell’amor di Patria.

Se a queste piaghe bibliche si aggiunge la necessità di sovvenire ai bisogni del partito e della famiglia “ fino alla colpa”( Mazzini ndr) capiamo che ad ogni giorno che passa, l’Istituzione muore un po’ di più .

lettera da un professore, di Antonio de Martini

Questa è la magistrale lettera che il preside del liceo Volta di Milano, Domenico Squillace, ha scritto a tutti gli studenti della scuola e pubblicato sul sito. Perdete qualche minuto per leggerla: è un capolavoro

AGLI STUDENTI DEL VOLTA

“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…..”

Le parole appena citate sono quelle che aprono il capitolo 31 dei Promessi sposi, capitolo che insieme al successivo è interamente dedicato all’epidemia di peste che si abbatté su Milano nel 1630. Si tratta di un testo illuminante e di straordinaria modernità che vi consiglio di leggere con attenzione, specie in questi giorni così confusi. Dentro quelle pagine c’è già tutto, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…. In quelle pagine vi imbatterete fra l’altro in nomi che sicuramente conoscete frequentando le strade intorno al nostro Liceo che, non dimentichiamolo, sorge al centro di quello che era il lazzaretto di Milano: Ludovico Settala, Alessandro Tadino, Felice Casati per citarne alcuni. Insomma più che dal romanzo del Manzoni quelle parole sembrano sbucate fuori dalle pagine di un giornale di oggi.

Cari ragazzi, niente di nuovo sotto il sole, mi verrebbe da dire, eppure la scuola chiusa mi impone di parlare. La nostra è una di quelle istituzioni che con i suoi ritmi ed i suoi riti segna lo scorrere del tempo e l’ordinato svolgersi del vivere civile, non a caso la chiusura forzata delle scuole è qualcosa cui le autorità ricorrono in casi rari e veramente eccezionali. Non sta a me valutare l’opportunità del provvedimento, non sono un esperto né fingo di esserlo, rispetto e mi fido delle autorità e ne osservo scrupolosamente le indicazioni, quello che voglio però dirvi è di mantenere il sangue freddo, di non lasciarvi trascinare dal delirio collettivo, di continuare – con le dovute precauzioni – a fare una vita normale. Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c’è alcun motivo – se state bene – di restare chiusi in casa. Non c’è alcun motivo per prendere d’assalto i supermercati e le farmacie, le mascherine lasciatele a chi è malato, servono solo a loro. La velocità con cui una malattia può spostarsi da un capo all’altro del mondo è figlia del nostro tempo, non esistono muri che le possano fermare, secoli fa si spostavano ugualmente, solo un po’ più lentamente. Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l’imbarbarimento del vivere civile. L’istinto atavico quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile è quello di vederlo ovunque, il pericolo è quello di guardare ad ogni nostro simile come ad una minaccia, come ad un potenziale aggressore. Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non è poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero.

Vi aspetto presto a scuola.
Domenico Squillace

INFLUENZE, INFLUENZATORI E INFLUENZATI

Il governo ha impugnato il provvedimento di chiusura delle scuole adottato dalla regione Marche, ironia della sorte, alla vigilia della firma di un accordo con Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte per trasferire loro una serie di competenze aggiuntive oltre quelle che hanno e che si sono rivelate incapaci di gestire.

Trovo spettacolosa la muliebre contraddittorietà di questi provvedimenti: questa settimana accentriamo e la prossima decentriamo.

L’unico punto in comune tra la Chiesa cattolica e l’Unione Europea é sempre stato l’affermazione periodica del principio di sussidiarietà, ossia che « ogni problema deve essere risolto al livello cui si pone ».

In pratica, un problema regionale come quello dello smaltimento dei rifiuti dovrebbe essere risolto dalla regione, mentre la politica estera dovrebbe essere accentrata a livello nazionale.

Ognuno può constatare come questa affermazione di principio resti sulla carta. In realtà, tutti tendono ad accentrare i quattrini e liberarsi delle responsabilità.

Non c’è sintesi in niente, non c’è arte del governo. Solo fame di suffragi e denari nostri.

Nessuno che abbia detto, ad esempio per la crisi del virus, che abbiamo finora avuto ( nel mondo) 4.200 guariti e 2715 morti.

Chi cerca i quattrini cita solo il numero dei contagiati e chi vuole scaricarsi di responsabilità, i guariti.

Per far ammettere alla TV che i morti erano persone anziane e già ricoverate in ospedale per altre concomitanti e gravi malattie , si è dovuto insistere per quasi una settimana con media di minore impatto, ma non influenzati dal governo.

Tutte le corporazioni succhiasoldi sono all’opera per ottenere benefici : la Coldiretti , una organizzazione fatiscente, ha già fatto il fulmineo conto dei danni inferti dalla epidemia ( che non c’è..) alla zootecnia, dichiarando di aver censito 500 stalle in crisi.

Altra tradizionale coschetta di furbi, gli albergatori che hanno già conteggiato a livello italiano le disdette di prenotazioni nella misura del 70%.

Gli italiani saranno pure influenzati, ma la vicenda grave é che il governo é influenzabile e molto.

A proposito di sussidiarietà, il livello cui porre il problema virus é : il ministro della salute, il commissario alla salute UE, l’OMS.
Tutti « sconosciuti al portalettere » .Tacciono per non fare ombra alla primadonna.

In TV ci va il presidente del Consiglio che vuole influenzare l’elettorato.

COSA ABBIAMO IMPARATO, di Antonio de Martini e cosa dovremmo, di Piero Visani

COSA ABBIAMO IMPARATO, di Antonio de Martini

1) Per la difesa della salute, il livello decisionale regionale é privo di senso.
( il regime DC-PSI creando le regioni delegò a queste una competenza sanitaria che i fatti hanno dimostrato avere una valenza spaziale ben più vasta).

2) L’Unione Europea ha perso un’altra occasione per dimostrarsi viva. Non una direttiva e nemmeno linee guida. Nessuna previsione né prevenzione.un tardivo stanziamento per finalità da definirsi.

3) Anche affrancare la protezione civile dalla Difesa si è dimostrato un errore: si tratta di materie ( pianificazione operativa, logistica) capitale umano e mezzi che vengono studiati e impiegati solo dalle forze armate.

Incongrua una dirigenza « civile » : é una duplicazione costosa e inutile, visto che poi – tranne che per le conferenze stampa – si finisce per impiegare i militari, deresponsabilizzandoli con m’ affidamento del comando a estranei , quando non ostili, all’organizzazione principale.

4) Discorso analogo per « L’Unità di crisi » della Farnesina. Di fronte al fatto nuovo, ha reagito utilizzando il criterio usato per gli ostaggi dei terroristi o i reduci da un terremoto: rimpatriando i concittadini ( facendo ricorso all’aeronautica militare) . Anche qui, poco più che un numero verde e comunicati stampa.

Il sovrapporsi di competenze e coordinatori ha prodotto indugi e questi risibili e improvvisati tavoli da sessanta persone visti in TV, mentre sarebbe stato utile uno Stato Maggiore preparato e già affiatato a conoscenza dei limiti e potenziale dei mezzi a disposizione.

L’inferiorità metapolitica, di Piero Visani

       Dal momento che, quando si parla di metapolitica, l’occhio dei “centrodestri” italici si fa ancora più vacuo di quanto non sia abitualmente (e lo è già parecchio…), farò un esempio concreto, di quelli che – “con un piccolo aiuto degli amici”… – magari riusciranno a comprendere, visto che si tiene a debita distanza dal disprezzatissimo pensiero astratto: vi risulta che qualche magistrato si sia mosso onde denunciare qualche membro del governo, dal presidente del Consiglio in giù, per comportamento inizialmente molto omissivo nei riguardi del “Corona virus” e per aver parlato molto di razzismo, più che di altre forme di contagio? No, naturalmente. Come pure nessuna denuncia al Tribunale dei ministri, come accadde in passato a un ministro degli Interni. Tutti silenti, “allineati e coperti”, per nulla attenti alle molte omissioni di controllo e alle troppe restrizioni alla libertà dei cittadini degli ultimissimi giorni.
Non controllare il Deep State, lo “Stato profondo”, e non riuscire a fare politica a causa di tale mancato controllo: questa è inferiorità metapolitica, grave.

ITALIA: LA TERRA DEI MORTI ?, di Antonio de Martini

ITALIA: LA TERRA DEI MORTI ? NO. BASTA.

La questione del ricordo dimenticato delle foibe fu, meritoriamente, sollevata da Storace che, da presidente della regione Lazio, fu anche il primo rappresentante della destra a partecipare – non citato dalla TV – alla commemorazione delle Fosse Ardeatine accanto al presidente della Repubblica.

Lo vidi come un gesto conciliatorio e di concordia nazionale ( la famosa memoria condivisa rifiutata dal Mattarella) ma temo rischi di trasformarsi in una cooptazione nel giro dei piagnistei.

Sono assolutamente favorevole all’inequivoco ristabilimento di ogni verità storica ma decisamente contrario alla trasformazione delle nostre memorie collettive in un martirologio permanente.

Siamo anche ricchi di memorie positive: vittorie, scoperte, innovazioni sociali che vanno celebrati alla stregua dei – sempre più rari- successi sportivi nostrani.

Che si tratti dell’Olocausto degli ebrei, degli armeni o dei cristiani, delle Foibe, della strage di Cefalonia, dell’assassinio del giovane Berta o dei fratelli Mattei, passando per don Minzoni, Matteotti , Muti, portella delle ginestre, i fratelli Rosselli, Moro o altri cadaveri intenzionali, di ritorsione o meno, gli organizzatori di queste messe funebri devono sapere che ne abbiamo abbastanza e che queste escalation di ripicche nuocciono gravemente alla concordia e allo sviluppo economico e sociale della comunità nazionale, nonché ai rapporti con paesi cui siamo da decenni vincolati da un comune destino.

Meglio: una volta collocato un avvenimento nel giusto contesto storico bisogna « lasciare che i morti seppelliscano i morti » e costruire
un’atmosfera di positività e concordia.

Questi avvenimenti é giusto insegnarli nelle scuole, ove contengano elementi storici degni di attenzione e dibattito, ma vanno evitate le cerimonie pubbliche in quanto divisive, mortifere e jettatorie.

L’Italia ha bisogno di tornare a correre verso la vita e l’indifferenza con cui il paese si difende – e che lor signori avvertono- é il prodromo di una ribellione generalizzata contro una mentalità quaresimale e avvilente.

Si intravvedono, qua e là, già i segni di una reazione.

Chi ci vuole dirigere deve indicarci mete d’avvenire e non costringerci a vivere col capo rivolto all’indietro come i dannati di Dante.

La propaganda piagnona alla De Amicis ha rotto i coglioni. Ne prendano atto.

dollari e dispetti, di Antonio de Martini

FINALMENTE SOLI ( dollari e dispetti)

Uno dei primi provvedimenti presi dal famoso Ayatullah Khomeiny non appena giunto al potere, fu di dichiarare “ empia” l’energia nucleare con una “ fatwa” e chiedere alla Francia la restituzione di un miliardo di dollari sborsati dallo Scià, Reza Palhavi, per dotarsi di un armamento nucleare.

Al diniego francese, fece seguito un confronto, segreto e asprissimo , a colpi di morti e attentati reciproci fino a che un attacco dinamitardo al corpo di spedizione francese a Beirut (1982) uccise 34 militari francesi e furono presi ostaggi che la Francia dovette riscattare grazie ai buoni uffici di un certo Ghorbanifar che rincontreremo.

Si decise poi un accordo globale.

Si transò sulla base di settecento milioni di dollari avendo l’Iran riconosciuto un cospicuo “ forfait” per le spese già sostenute dai francesi.

Il secondo scontro tra l’Iran governato dai clericali e un paese occidentale fu con gli USA.
400 “ studenti” assaltarono l’ambasciata USA a Teheran , tennero in ostaggio per un annetto una cinquantina di impiegati statunitensi e, sopratutto si impossessarono dei documenti riservati , nomi dei confidenti , cifrari, rapporti ecc.

Un tentativo di liberare gli ostaggi manu militari naufragò miseramente – senza alcun intervento iraniano- per uno scontro tra due degli elicotteri che avrebbero dovuto intervenire : otto morti ( forse più , non ricordo bene) e l’affondamento della ricandidatura di Carter che cedette il passo a Ronald Reagan.

Gli ayatullah, trombato Carter, rilasciarono gli ostaggi in segno di rispetto per il nuovo presidente.

L’obbiettivo di smantellare la rete USA in Iran, era raggiunto.

Da questo passo, nacque una stramba e ambigua collaborazione.

Un mercante d’armi ex iraniano che faceva la spia volentieri e ad un tempo per Iran, Israele, i francesi e gli americani – Manucher Ghorbanifar- propose di aiutare Reagan a finanziare i ribelli Contras ( Centro America) cui il Congresso aveva tagliato i fondi: vendere armi agli iraniani ( in guerra con l’Irak istigato dagli USA) e usare i fondi neri così ricavati per aggirare il veto del Congresso.

700 missili tattici passarono così di mano col prezzo gonfiato dalle commissioni accantonate per la CIA, il Mossad e , ovviamente Ghorbanifar.

Idem, l’ho già descritto, il duplice furto dei quadri di Modigliani dall’accademia di Brera commissionato dal Colonnello Oliver North per pagare un mercante d’armi siriano residente in USA. La “ merce” passò in Svizzera e da lì , col corriere diplomatico, a Washington.

Il rapporto USA-Iran prosegue così tra contrasti ufficiali e sordidi business che arricchiscono gli intermediari : la guerra di Siria, l’embargo petrolifero che in realtà viene commercializzato da Turchia e Israele; la vicenda nucleare coi tedeschi oggi. Dispetti e dollari.

Dopo Carter, ecco apparire in scena un altro deficiente che cerca motivi di candidatura usando la forza all’estero.

Questa da me descritta è l’atmosfera in cui è maturato l’assassinio di un plenipotenziario accreditato presso il governo americano.

Dopo la grande autosconfitta di Carter ecco quella di Trump: il cadavere di Suleimani vale più di una grande battaglia persa dagli USA.

Con la prima gli USA persero l’Iran. Con questa hanno perso l’Irak e paralizzato l’operazione “ primavere bis” in Libano dove le manifestazioni vedrete che cesseranno.

Patetiche le giustificazioni a posteriori del grassoccio Pompeo che non riesce a incassare nemmeno una dichiarazione di sostegno dalla Unione Europea.
Da Boris Cameron un silenzio più eloquente di una condanna, Israele si sta defilando per timore di vedersi presentare il conto. Erdogan condannerà di certo.

Nancy Pelosi – che presiede la Camera dei Rappresentanti USA, ha condannato chiaramente l’accaduto.
Il solo plauso incondizionato è venuto da tale Salvini che cinque anni fa descrissi su questa colonna con “ in un paese serio questo signore potrebbe al massimo fare il rappresentante di una ditta di preservativi”.
Confermo.

DELITTO COMUNE

Devo dire che ha ragione Giorgio Passardi a pensare che in Iran ci sia anche chi ha emesso un sospiro di sollievo alla notizia dell’assassinio di Suleimani.

L’opposizione laica lo avrebbe certamente preferito ai preti, anche ( o meglio proprio) se non si trattava di un militare a 18 carati.

Aveva però costeggiato i militari doc, condiviso i metodi di ricerca operativa tipici degli Stati Maggiori, visto il mondo e studiato usi e costumi sia dei vicini arabi che degli anglosassoni .

Aveva l’età giusta per entrare in politica e la notorietà per affrontare con successo una elezione in un paese con forte percentuale di analfabetismo.

A suo confronto Rouhani sarebbe apparso come un pretonzolo e Ahmadinejad come un giovinastro litigioso è inaffidabile.

Il candidato ideale per il regime change auspicato, a parole, da tutti.
In realtà l’idea di vederlo al potere e dover normalizzare i rapporti deve essere sembrata intollerabile a Israele, agli USA e ai mullah.
Ecco una base di intesa solida per mantenere lo statu quo.
Un pactum sceleris. In inglese un win-win

COMMENTO DI GABRIELE PASTRELLO

CHISSA’? 1) NON CREDO DA QUELLO CHE SI LEGGE CHE SULEIMANI FOSSE SOSTITUIBILE. E’ STATA L’EMINENZA GRIGIA IRANIANA NEL MEDIORIENTE PER VENT’ANNI DI FILA. CERTO SI RIEMPIE LA CASELLA. MA SOLO QUELLO. E QUINDI QUESTA PERDITA COSTITUISCE UN ELEMENTO DI DEBOLEZZA PER L’IRAN, 2) LA MOSSA ROMPE DELLE CONVENZIONI CONSOLIDATE E QUINDI APPARE MOLTO RISCHIOSA. 3) MA D’ALTRA PARTE COSA CI FACEVA SULEIMANI A BAGDAD. E’ PENSABILE CHE DOPO IL PRIMO ATTACCO ALL’AMBASCIATA USA LA CRISI FOSSE FINITA? DIREI DI NO. ERA STATA SOLO LA PRIMA MOSSA. E PER GESTIRE QUELLA PROBABILE ESCALATION CI VOLEVA SOLO UNO COME SULEIMANI IN GRADO DI CONTROLLARE LE REAZIONI SU TUTTO E RIPETO TUTTO LO SCACCHIERE. 4) SE COME PENSO SULEIMANI ERA A BAGDAD PER GESTIRE UN ATTACCO ALL’AMBASCIATA (CHE NEL CASO DEL 1979 FU UN COLPO MORTALE PER CARTER E I DEMOCRATICI, OLTRE CHE PER GLI USA, LE DATE COINCIDONO – 2019 L’ANNO PRIMA DELLE ELEZIONI. E NON DIMENTICHIAMO CHE L’IRAN FU MOLTO COOPERATIVO CON REAGAN DOPO LA CADUTA DI CARTER. SI POTREBBE IPOTIZZARE UN ATTEGGIAMENTO ANALOGO CON TRUMP E UN EVENTUALE PRESIDENTE DEMOCRATICO. RICORDANDO GLI ACCORDI CON OBAMA?) ALLORA FORSE L’ATTACCO DI TRUMP – OLTRE A PREVENIRE UN ATTACCO MORTALE ALLA SUA CANDIDATURA – FORSE HA ALZATO L’ASTICELLA TROPPO IN ALTO PER L’IRAN. 5) UNA COSA E’ ATTACCARE GLI USA FUORI DELL’IRAN CON UNA CRISI DIPLOMATICA IL CUI LIVELLO MILITARE E’ MOLTO BASSO, ALTRA COSA RISPONDERE MILITARMENTE ALL’ELIMINAZIONE DI UNO DEI NUMERI UNO DELLO STATO IRANIANO.

COMMENTO DI VINCENZO ZAMBONI

Il segretario di stato, il segretario alla difesa, il capo del Pentagono si sono presentati da Trump per “informarlo degli eventi militari delle ultime 72 ore”.
Che senso ha?
Il presidente è il capo delle forze armate, quindi deve sapere in anticipo cosa intende fare il suo esercito.
Sono andati ad informarlo a posteriori perché non lo sapeva?
– A quel punto si tiene una conferenza stampa sull’argomento.
Ma assieme ai tre visitatori manca il presidente: non partecipa.
Piuttosto strano: i vertici dello stato annunciano una importante azione militare, ma il capo dello stato e delle forze armate, benché contattato, non partecipa.
Anzi, proprio se ne va, volando in Florida.
– Sempre prodigo di commenti, Trump pubblica su twitter un post muto, con la sola bandiera americana.
Non ha noente da dire?
Probabilmente prende tempo, per elaborare la migiolre strategia politica da seguire.
– Alla fine Trump assume per buopna le versione del Pentagono, “su ordine del presidente”, ma distingue immediatamente tra Soleimani “terrorista” e popolo iraniano contro il quale “non vuole una guerra” (Ansa).
Come mai?
Ipotesi verosimile:
ha deciso di far sua l’azione per non evidenziare una spaccatura nello stato, ed ha messo le mani avanti per evitare che l’episodio degenri in una guerra, fortemente voluta dal deep state suo avversario politico.
Se Trump volese una guerra contro l’Iran non avrebbe bloccato all’ultimo momento quella del 2019, già pronta e in fase di avvio (è stata la quinta nuova guerra possibile bloccata sul nascere dal presidente).
Altre contraddizioni.
Molti esponenti dem USA hanno condannato l’omicidio di Soleimani come irresponsabile avventurismo di Trump.
Ma questa è pura polemica politica interna contro il presidente repubblicano.
Soleimani era nemico dei dem, in quanto alleato di Assad nella guerra contro le bande terroristiche in Siria, ed Assad è da molti anni nemico del deep state, che lo voleva eliminare.
Che Soleimani abbia combattuto a fianco di Assad non è certo una invenzione propagandistica, visto che lo stesso presidente siriano ha commemorato l’opera del generale nel salvare la Siria dalla destabilizzazione.
Quindi perché i dem condannano l’omicidio di un loro nemico?
Semplicemente perché tanto gli americani non sanno neanche chi fosse Soleimani, e l’occasione è ghiotta per polemizzare contro Trump.

UNO NESSUNO E CENTOMILA, di Antonio de Martini

UNO NESSUNO E CENTOMILA

É tipico di molti regimi a partito unico disporre di una milizia e l’Iran non ha fatto eccezione.

In genere si tratta di organizzazioni di tipo paramilitare con gradi, gerarchie, accademie, ma l’unico « ufficiale e gentiluomo » che si rivelô un eccellente stratega e condottiero, fu il generale, poi maresciallo , Hasso Von Manteufel dell’esercito, dopo però un rapido passaggio in giovinezza nelle famigerate SS, a riprova che la legge dell’eccezione é fondata, ma non si ripete.

Ad Amburgo, città tradizionalmente di sinistra i cui borgomastri diventavano Cancellieri come Helmuth Schmitt, la strada che porta all’Accademia militare si chiama Manteufelstrasse senza che nessuno abbia mai mosso obiezioni.

Non così il maggior generale Suleimani della « Kuds force » – o Quds – come si ostinano a scrivere gli americani.

Il suo ruolo era più assimilabile a quello di un plenipotenziario per gestire la prima collaborazione Irano-americana in funzione anti Daesch.

Gli USA, capito che in Irak non l’avrebbero mai spuntata senza la collaborazione degli sciiti, si erano rassegnati a far reclutare una « milizia popolare sciita » perché i sunniti – spodestati da Bremer- erano tutti avversari del nuovo regime.

Suleimani ebbe una funzione di « endorsement » della.campagna di reclutamento americana e di
amministratore dei rifornimenti di uomini ed armi, da gestire in maniera da perseguire ANCHE obbiettivi di influenza iraniana oltre che di caccia ai jihadisti.

Inizialmente fu apprezzato, intervistato, il suo ruolo ingigantito.
Gli iraniani ne dilatarono il ruolo anche per la Siria.

Gli USA resisi conto di essere stati giocati e che la “loro”, milizia guardava a Tehran, se la legarono al dito.

Suleimani non é stato ucciso perché fulmine di guerra, ma perché gli USA dopo avergli dato notorietà internazionale, avevano disperato bisogno di sbandierare una vittoria degna di ridorarne il blasone e hanno spacciato per escalation strategica una vendetta alla siciliana.

Cosa cambia nel vicino oriente ?

Un regime di teologi non ha uomini indispensabili. Elabora le strategie in modo corale. Altrimenti, dopo Khomeini sarebbero crollati.

Gli sciiti hanno una tradizione di sacrificio e obbedienza da quindici secoli. Sono nati da una sconfitta ( Kerbala) e dalla morte di tutti i loro capi.

Le sconfitte non li abbattono. Li esaltano.
Adesso hanno un martire in più in nome del quale immolarsi.

Gli USA hanno fatto come a Cassino. Non riuscendo a passare se la presero con l’Abbazia.
Adesso è lì e loro fingono non sia successo.

Intanto da Kabul a Gerba è iniziato il dibattito corale e segreto: come far sì che i giaour si pentano amaramente.

L’individuo eccezionale fa parte dell’immaginario anglosassone.
L’Islam è sociale. E segreto.

VANTAGGI E INCONVENIENTI

Il primo paese a fare dell’assassinio mirato dei capi avversari uno strumento sistematico è stato Israele.

Una serie di tiratori scelti , opportunamente appostati, uccidevano in maniera anonima i capi palestinesi durante le manifestazioni, spesso violente, in quel di Gaza.

L’idea era che , se si taglia la testa all’Idra, questa muore. Ma non l’Idra dalle cento teste, anche se ci provarono.

Arafat fu quasi certamente avvelenato, una incursione a Beirut eliminò alcuni dirigenti OLP e un’altra a Tunisi i quattro o cinque più influenti capi palestinesi del momento.

A Roma fu ucciso Adel Zwaiter che era riuscito a farsi ascoltare dal gruppo ESPRESSO diventando un concorrente pericoloso.

A Dubai un quintetto dotato di passaporti canadesi uccise un banchiere palestinese.
A Amman fu avvelenato in capo OLP , ma catturati gli autori, il governo Giordano li liberò in cambio dell’antidoto.

Intanto, l’arma strategica di trasformò in strumento di vendetta : i presunti autori della strage di Monaco ( squadra olimpica israeliana) furono uccisi qua e là in Europa, fino a che si rivolse l’arma anche all’interno.

Il generale Isaac Rabin, premier reo di negoziare la pace , fu ucciso durante un comizio e il processo di pace si arenò.

Da questi numerosi casi, possiamo cominciare a trarre ammaestramenti.

Nel caso di Israele ( e dell’Egitto di Saadat) l’omicidio del capo ha avuto una sua tragica efficacia : in entrambi i casi, il processo di pace , non sentito, si è interrotto.

Nel caso dei rivoltosi palestinesi, la eliminazione dei capi popolo ha avuto effetti contrari a quelli sperati .

Poiché , nel Vicino Oriente le cariche sono praticamente a vita – e dopo un certo periodo ciascuno ha dato quel che poteva dare – l’avvicendamento ha avuto benefici effetti permettendo a elementi più giovani ed energici di accedere a posizioni di comando e scoraggiato le candidature di carrieristi intriganti ma pavidi.

Gli Israeliani hanno capito la lezione e recentemente hanno cambiato obbiettivi indirizzando i tiratori scelti verso gli elementi di supporto alle agitazioni ( infermiere, giornalisti, fotografi ) in maniera da demotivare partecipanti e fiancheggiatori ma senza più colpire i capi provocando una selezione positiva.

Suleimani era a capo della Kuds Force dal 1998 ( ventun anni) . Quel che poteva dare e fare, l’ha dato e l’ha fatto.

Ora utilizzeranno i suoi resti per mostrare la perversione del Grande Satana e sollecitare solidarietà ai tiepidi. Tutto l’Irak è ormai schierato contro gli USA e il premier Adel Abd El Mahdi è sputtanato a vita.

Persino il governo del kurdistan iracheno ha stigmatizzato il comportamento americano.

Trump , in difensiva, si giustifica dicendo che l’iraniano “ stava preparando attentati” , ma l’assalto all’ambasciata è stato fatto da una numerosa folla e non ha prodotto morti.

La guerra per conquistare i cuori degli iracheni – durava da mesi- l’ha vinta Suleimani con l’aiuto degli USA.

Non c’è nemico dell’America tanto stupido da voler uccidere Trump e interrompere la catena di azioni che sta compiendo a danno degli Stati Uniti.

All’America sono rimasti due alleati: Israele e Arabia Saudita. Colpiranno quelli.

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