C’ERA UNA VOLTA LA NEUTRALITÁ, di Teodoro Klitsche de la Grange

C’ERA UNA VOLTA LA NEUTRALITÁ

Anche la guerra in Ucraina conferma che la neutralità, ossia l’estraneità dei non belligeranti ad un conflitto tra Stati, ha subito un radicale cambiamento in conseguenza delle innovazioni al diritto internazionale nel XX secolo.

Prima lo stato neutrale era (rigorosamente) imparziale nei confronti dei belligeranti. Tale imparzialità comportava il dovere di astenersi da ogni iniziativa tesa a favorire lo sforzo bellico (di uno) dei contendenti; a questo corrispondeva il diritto di non sopportare operazioni belliche – e il loro effetti – sul proprio territorio, popolazione, commercio.

Nel periodo tra le due guerre mondiali e nel successivo la neutralità “classica” fu decisamente ridimensionata: in particolare il divieto di ricorso alla forza di cui allo Statuto dell’ONU ha eroso l’imparzialità dei neutrali, perché è loro consentito di aiutare l’aggredito e sanzionare l’aggressore. Pertanto la tanto – e giustamente – discussa fornitura da parte degli U.S.A. e di alcuni Stati dell’Unione europea di armi all’Ucraina (cui si aggiungono le misure anti-russe) farebbero parte di questa innovazione al diritto internazionale.

Ciò comunque comporta una diversa problematica, in relazione al diverso carattere della “guerra” moderna.

Infatti, più o meno nel XX secolo in cui mutava lo status del neutrale, cambiava pure quello di guerra; l’ostilità, connessa strettamente alla volontà di imporre la propria, assumeva diverse forme, caratterizzate dall’assenza (e dalla drastica limitazione) dell’uso delle armi. Conflitti sì, ma disarmati.

Il libro dei “bravi colonnelli cinesi Guerra senza limiti (da me spesso citato) ce ne fornisce ragione ed esempi. Gli autori scrivono: “da questo momento in poi la guerra non sarà più ciò che è stata tradizionalmente. Il che significa che, se l’umanità non avrà altra scelta che entrare in conflitto, non potrà più condurlo nei modi consueti… Quando la gente comincia ad entusiasmarsi e a gioire… per la riduzione di forze militari come mezzo per la risoluzione dei conflitti, la guerra è destinata a rinascere in altre forme e su di un altro scenario, trasformandosi in un altro strumento di enorme potere nelle mani di tutti coloro che ambiscono ad assumere il controllo di altri paesi o aree” onde “La guerra che ha subito i cambiamenti della moderna tecnologia e del sistema di mercato verrà condotta in forme ancor più atipiche. In altre parole, mentre si assiste ad una relativa riduzione della violenza militare, allo stesso tempo si constata un aumento della violenza politica, economica e tecnologica… Se si riconosce che i nuovi principi della guerra non sono più quelli di “usare la forza delle armi per costringere il nemico a sottomettersi ai propri voleri”, quanto piuttosto quelli di “usare tutti i mezzi, inclusa la forza delle armi e sistemi di offesa militari e non-militari e letali non letali per costringere il nemico ad accettare i propri interessi”, tutto ciò costituisce un cambiamento: un cambiamento nella guerra e un cambiamento nelle modalità della guerra”.

Il problema è quindi vedere in tali contesti di guerra “non violenta” che significato assume la neutralità.

In primo luogo il neutrale in una guerra di aggressione è considerato se non un imbucato almeno un pilatesco. Certo se si carica di significati morali una scelta politica, la conseguenza (per il neutrale) è proprio quella. Di essere neutrale tra bene o male, come gli angeli disprezzati da Dante perché rimasti neutrali nella lotta tra Dio e il diavolo.

Ma a parte ciò la neutralità in tempi di guerra condotta con mezzi non violenti (e non militari) finisce col perdere definitivamente – anche se non totalmente – l’imparzialità che la connotava nel diritto internazionale westphaliano.

Nella prassi contemporanea l’imparzialità è stata ristretta alla neutralità militare, mentre la guerra è estesa a tutti gli aspetti della vita economica e sociale, dall’economico al giuridico, al morale e perfino allo sport, con il rifiuto di fare gareggiare gli atleti russi, e alla musica. Se questo possa portare alla pace è assai dubbio, perché l’unico caso di sanzioni efficaci nel secolo scorso fu quello contro il Giappone: ma ebbe, contrariamente alle aspettative, non l’effetto di portare alla pace, ma all’estensione della guerra.

Di per se, anche continuando – fortunatamente – il non ricorso a mezzi militari diretti, il carattere “neutrale” di una simile prassi non regge. E in effetti è esplicitamente rifiutato dalle continue condanne e sanzioni all’aggressore. Ma mentre le prime possono avere l’effetto di intensificare il sentimento politico anti-russo (che è uno dei fondamenti della guerra tradizionale), dell’efficacia delle seconde è più lecito dubitare, dato che – solo per fare un esempio – le entrate della Russia dagli aumenti dei prodotti petroliferi superano di gran lunga il costo della guerra (almeno così si legge). D’altra parte è stato notato da molti che l’assenza di un vero neutrale, almeno in Europa è un inconveniente decisivo per mediare la pace. Questo perché spesso è proprio l’autorità di un terzo (realmente) neutrale che può provocare la pace o evitare la guerra.

Nel medioevo già riusciva al Papa; nell’Europa moderna, e proprio dalla parte dove oggi si combatte fu Bismarck e il Reich tedesco nel congresso di Berlino (1878) presieduto del cancelliere di ferro a farlo. Ma la pace fu possibile anche perché Bismarck e la Germania non erano diretti interessati alla sistemazione dei Balcani; anzi disse che “i Balcani non valgono le ossa di un solo granatiere di Pomerania” per sintetizzare la propria realistica propensione alla pace. Non così si può dire dell’Europa contemporanea che a quella pace ha interessi assai superiori a quelli del Reich. Purtroppo non ha un Bismarck: come diceva il cancelliere (dell’Italia) “ha un grande appetito ma dei pessimi denti”.

Teodoro Klitsche de la Grange

Korybko: corridoio transcaucasico, un polo geoeconomico indipendente all’interno dell’Eurasia

Le dinamiche geopolitiche stanno assumendo caratteristiche sempre più convulse e meno controllabili. Ad ogni azione, ad esempio le sanzioni americane ed occidentali contro la Russia, corrisponde una reazione non solo dell’oggetto delle azioni, ma anche degli spettatori sempre più partecipi del gioco, spesso riesumando vecchie ambizioni sopite nella fase bipolare. Il mondo è ancora troppo grande per realizzare il sogno per alcuni e l’incubo per i più di un dominio unipolare. Rimane per i primi la consolazione della ricerca di una nuova condizione bipolare in grado di consentire una spartizione concordata e di dirottare la competizione e il conflitto endemico nelle terre di nessuno che inevitabilmente resisteranno. Buona lettura, Giuseppe Germinario

Korybko: corridoio transcaucasico, un polo geoeconomico indipendente all’interno dell’Eurasia

Teheran (Bazaar): il proposto polo geoeconomico del corridoio commerciale Georgia-Ucraina-Azerbaigian-Moldavia (GUAM) diventerà più importante in Eurasia nei prossimi anni, aggiungendo i paesi del Caucaso e quelli al di là di esso nell’Asia occidentale e nell’Asia centrale saranno incoraggiati ad espandere le loro relazioni commerciali con esso, il che contribuirà alla formazione di nuovi corridoi commerciali, ha detto Andrew Korybko a Bazaar in un’intervista esclusiva.

Dice anche che Molto più importante è il ruolo crescente della Polonia, l’economia più forte dell’Europa centrale, che mira ad espandere la sua influenza sulla regione attraverso la “Three Seas Initiative” (3SI) per l’integrazione dei paesi tra l’Adriatico, il Baltico, e Mar Nero.

Bazar: gli sviluppi geopolitici e geoeconomici nella regione del Caucaso hanno portato l’Iran a prestare particolare attenzione ai corridoi commerciali di transito. In effetti, Teheran ha cercato di offrire nuove iniziative, diverse rotte commerciali e nazionali nella regione. In che misura il corridoio Iran-Azerbaigian-Georgia-Mar Nero-Europa contribuisce ad aumentare la posizione dell’Iran nella regione?

La sua posizione geostrategica gli consente di fungere da fulcro per facilitare il commercio nord-sud ed est-ovest. Il primo è promosso attraverso il corridoio di trasporto nord-sud (NSTC) con se stesso, l’Azerbaigian, la Russia e l’India, mentre il secondo può essere avanzato attraverso la connettività transcaucasica con la regione del Mar Nero. Questi progetti sono complementari e migliorano collettivamente la posizione geoeconomica della Repubblica islamica in Eurasia.

Bazaar: Quali sono gli importanti vantaggi del lancio di questo corridoio che collega il Golfo Persico al Mar Nero per questi paesi, in particolare l’Iran?

Il commercio transcontinentale attraverso la Russia non è possibile a causa del regime di sanzioni senza precedenti e pianificato contro l’Occidente guidato dagli Stati Uniti, ma rimane importante garantire che il commercio tra l’Eurasia occidentale (Europa) e l’Eurasia orientale (Cina) continui. Il corridoio transcaucasico può fungere da scorciatoia tra questi due. Può anche diventare un polo geoeconomico indipendente all’interno dell’Eurasia per migliorare tutti i loro potenziali di sviluppo e connettersi con altri corridoi.

Bazaar: l’istituzione di questo corridoio aumenterà l’importanza di transito della Repubblica dell’Azerbaigian e della Georgia, nonché l’espansione delle relazioni commerciali dell’Iran con il Caucaso e l’Europa orientale. Cosa ne pensi di questo?

È un risultato reciprocamente vantaggioso, in cui si spera possano essere coinvolte anche l’Armenia e le società russe attive nel Caucaso meridionale. Tutti i paesi circostanti possono avvicinarsi combinando il loro potenziale geoeconomico e trasformando questa regione in una piattaforma per il coordinamento del commercio nord-sud ed est-ovest attraverso l’Eurasia. Ciò potrebbe aiutare a garantire stabilità e creare nuove possibilità di sviluppo nel tempo.

Bazaar: Quali effetti ha avuto la guerra ucraina nella regione del Mar Nero su Turchia e Russia in termini di energia, commercio, sicurezza e molti altri aspetti?

Nonostante abbia votato contro la Russia all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la Turchia ha rifiutato di soddisfare le richieste degli Stati Uniti di sanzionarla. Ciò dimostra che i legami tra i due rimangono forti nonostante la loro rivalità transregionale in tutta l’Afro-Eurasia che i loro leader sono riusciti a regolare responsabilmente nel corso degli anni. I suoi interessi nazionali oggettivi sono serviti mantenendo la cooperazione economica strategica con la Russia e non diventando eccessivamente affidabili nei confronti dei suoi partner occidentali.

Bazar: nuovi ed emergenti collegamenti di trasporto tra il Mar Baltico, il Mar Nero e il Mar Caspio creeranno un’architettura di comunicazione diversa e nuova che offrirà opportunità a tutti i paesi lungo le rotte, incluso il corridoio di trasporto GUAM, che diventa parte integrante di questa nuova architettura. La componente più importante per l’attuazione del Corridoio GUAM è l’instaurazione della pace nelle due regioni del Mar Nero e del Caucaso meridionale, anche se queste due regioni hanno molte tensioni. Quanto è lontana l’attuazione di questo corridoio nel Mar Nero?

Il proposto corridoio commerciale Georgia-Ucraina-Azerbaigian-Moldavia (GUAM) è stato discusso a lungo ed è già in qualche modo in vigore, sebbene non sia un importante asse geoeconomico ed è per questo che non ha ricevuto molta attenzione. Molto più importante è il ruolo crescente della Polonia, l’economia più forte dell’Europa centrale, che mira ad espandere la sua influenza sulla regione attraverso la “Three Seas Initiative” (3SI) per l’integrazione dei paesi tra Adriatico, Mar Baltico e Mar Nero.

Ci sono già progetti di connettività in costruzione per aprire la strada a un nuovo corridoio nord-sud tra l’Artico scandinavo e il Mediterraneo greco attraverso questi paesi. Questo polo geoeconomico sempre più influente diventerà più importante in Eurasia nei prossimi anni. I paesi del Caucaso e quelli al di là dell’Asia occidentale e centrale saranno incoraggiati ad espandere le loro relazioni commerciali con esso, il che contribuirà alla formazione di nuovi corridoi commerciali.

Finlandia e Svezia si uniranno alla NATO a spese di tutto_di Anatol Lieven

C’è un’ironia triste e piuttosto patetica sulla prevista richiesta di Finlandia e Svezia di aderire alla NATO.

Durante la Guerra Fredda, l’Unione Sovietica è stata una superpotenza militare, ha occupato gran parte dell’Europa centrale, le sue truppe erano di stanza nel cuore della Germania e il comunismo sovietico, almeno per un po’, sembrava essere una vera minaccia alla democrazia capitalista occidentale . Per tutti quei decenni, tuttavia, Finlandia e Svezia rimasero ufficialmente neutrali.

Nel caso della Finlandia, la neutralità è stata una condizione del trattato con Mosca che ha concluso le guerre con l’URSS. Nel caso della Svezia, diciamo solo che c’erano grandi vantaggi pratici nell’essere in effetti sotto l’ombrello della sicurezza americana senza dover dare alcun contributo ad essa o correre alcun rischio per essa. C’erano anche grandi vantaggi psicologici nel godere di questa protezione de facto degli Stati Uniti pur rimanendo liberi in ogni occasione di sfoggiare la presunta superiorità morale della Svezia all’America imperialista e razzista.

Dalla fine della Guerra Fredda, la Russia si è ritirata mille miglia a est mentre la NATO e l’UE si sono espanse enormemente. Oggi le forze di terra russe stanno dimostrando in Ucraina di non essere in grado di rappresentare una seria minaccia per la NATO o la Scandinavia. Né lo facevano davvero in precedenza. Per arrivare in Svezia, la Russia dovrebbe attraversare la Finlandia o il Mar Baltico. E sia durante che dopo la Guerra Fredda, Mosca non ha mai minacciato la Finlandia. L’Unione Sovietica ha rigorosamente rispettato i termini del suo trattato con la Finlandia. Si ritirò persino da una base militare lì che per trattato avrebbe potuto reggere per altri quarant’anni.

Uno dei motivi era che, come l’Ucraina (ma in netto contrasto con la Svezia), l’eroica lotta della Finlandia contro l’esercito sovietico aveva convinto Mosca che la Finlandia era una persona troppo dura per cercare di schiacciare. Lo è ancora e rimarrebbe tale senza l’adesione alla NATO, perché, ancora una volta come l’Ucraina, i finlandesi sono determinati a difendere il loro paese.

Non c’era alcun motivo per pensare che la Russia avrebbe cambiato questa politica e avrebbe attaccato la Finlandia. Considerando che — per quanto si possa condannare fermamente l’invasione russa dell’Ucraina e le sue atrocità che l’accompagnano — le ragioni per cui Mosca l’ha attaccata sono ovvie. Da quando è iniziata l’espansione della NATO negli anni ’90, sia i funzionari russi che una serie di esperti occidentali, inclusi tre ex ambasciatori statunitensi a Mosca e l’attuale capo della CIA, hanno avvertito che era probabile la prospettiva che l’Ucraina si unisse a un’alleanza anti-russa per scatenare la guerra.

L’adesione alla NATO di Svezia e Finlandia non è quindi necessaria per la loro sicurezza. Da parte loro, non portano nulla alla NATO. Se – Dio non voglia – la guerra in Ucraina provoca un’escalation della guerra tra Stati Uniti e Russia, loro saranno comunque in disparte. Per quanto riguarda gli impegni della NATO al di fuori dell’Europa, uno dei motivi per cui i membri europei della NATO hanno accolto così entusiasticamente il nuovo confronto con la Russia è che offre loro la scusa per evitare di inviare truppe in qualsiasi area (come l’Africa occidentale) dove potrebbero effettivamente dover combattere e muori; e dove la minaccia dell’estremismo islamista e della migrazione di massa crea vere minacce alla sicurezza interna europea e scandinava.

Aderendo alla NATO, la Finlandia sta buttando via qualsiasi remota possibilità esistente di svolgere un ruolo di mediazione tra Russia e Occidente, non solo per contribuire a porre fine alla guerra in Ucraina, ma in futuro per promuovere una più ampia riconciliazione. Invece, la Finlandia finirà di costruire l’ultima sezione di un nuovo confine della Guerra Fredda attraverso l’Europa, che probabilmente sopravviverà a qualsiasi tipo di regime alla fine succederà a quello di Putin in Russia.

L’adesione della Finlandia e della Svezia alla NATO può anche essere considerata come il momento simbolico in cui i paesi europei nel loro insieme hanno abbandonato ogni sogno di assumersi la responsabilità del proprio continente e si sono rassegnati alla completa dipendenza da Washington. Tuttavia, (come con la Svezia durante la Guerra Fredda) questa dipendenza sarà senza dubbio mascherata da lamenti e ringhi europei impotenti quando un nuovo presidente simile a Trump dimenticherà la necessaria sottile pretesa di cortesia e consultazione.

Alla fine di un editoriale del Financial Times pieno di sentimenti aspramente anti-russi (basati in parte su una conoscenza estremamente e forse intenzionalmente scarsa dei fatti), l’ex primo ministro finlandese Alexander Stubb ha scritto:

“La sicurezza non è un gioco a somma zero. Spero che un giorno anche il regime russo capirà questo. Questo ci permetterà di ristabilire buone relazioni con la Russia. Nel frattempo, aiuteremo a massimizzare la sicurezza in Europa aderendo alla NATO. Non è contro nessuno, ma per noi. Tutti noi.”

Questa è la stessa ipocrisia compiaciuta che ha infastidito la politica occidentale nei confronti della Russia e quella statunitense nei confronti della maggior parte del mondo. Dalla fine della Guerra Fredda, la politica degli Stati Uniti e della NATO nei confronti della Russia è stata in effetti a somma schiacciante zero, e i paesi europei sono rimasti obbedienti. La Finlandia ora si unirà a questo entourage zoppicante e codardo. È improbabile che le buone relazioni con la Russia vengano mai ristabilite, qualunque sia il regime che salga al potere a Mosca.

D’altra parte, la completa espulsione della Russia dalle strutture europee – per così tanto tempo obiettivo aperto dell’America e della NATO – potrebbe, a lungo termine, rendere la Russia completamente strategicamente dipendente dalla Cina e portare la superpotenza cinese ai confini più orientali dell’Europa. Sarebbe una ricompensa ironica ma non immeritata per la fatuità strategica europea. Si potrebbe persino trovarlo divertente, se non si fosse europei.

https://responsiblestatecraft.org/2022/05/13/finland-and-sweden-will-join-nato-at-the-expense-of-everything/

Ucraina, il conflitto militare, 4a parte_con Max Bonelli

Il fronte in Ucraina assume sempre più la dinamica di un elastico. Ad un allentamento nella parte Nord corrisponde una tensione crescente al centro ed una pressione stazionaria nella parte sud. Una situazione che dovrebbe protrarsi nella sua forma accesa sino a questa estate. Non mancano i segni di cedimento e di logoramento. L’aspetto epico di questo confronto lo hanno offerto l’assedio di Mariupol. Ben presto la realtà e la scoperta degli antefatti assopiranno gli effetti della retorica eroica, mettendo allo scoperto le nefandezze e i retaggi che hanno obbligato alla resistenza estrema le milizie della Azov assieme alla risolutezza di altri reparti regolari dell’esercito ucraino. Saranno i punti di partenza di un confronto e di una trattativa destinati a protrarsi per anni. Oltre al video nel commento due link riguardanti il trattamento “popolare” riservato ai militi arresisi dell’Azov e un episodio bellico ai danni degli ucraini nella zona di zaporigia https://vk.com/al_im.php?sel=309467818&z=video-61716737_456250943%2F1f03590fe413ba255a%2Fpl_post_-61716737_419568
https://vk.com/al_im.php?sel=309467818&z=video-61716737_456250952%2Fd300b433a1b1393105%2Fpl_post_-61716737_419825
https://vk.com/al_im.php?sel=309467818&z=video555711071_456242310%2F4574b8657bae9f6708%2Fpl_post_555711071_39870

Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v156d5m-ucraina-il-confronto-militare-4a-parte-con-max-bonelli.html

Europa, Unione Europea! Un sinonimo ingannevole_con Antonio de Martini

Due equivoci sui quali un intero ceto politico ed un apparato amministrativo votato al lobbismo è riuscito a pascere per decenni: l’identificazione dell’Europa con l’Unione Europea; l’Unione Europea strumento di indipendenza ed autonomia politica. La realtà che la guerra in Ucraina ci ha ulteriormente sbattuto in faccia è che la UE è sempre più una semplice protesi della NATO che esisterà finché sarà la NATO a reputarla necessaria; è uno strumento che ostacola e impedisce una qualsiasi politica e strategia di emancipazione politica dei popoli e degli stati europei e di sviluppo economico paragonabile ad altre aree geopolitiche. Non è un caso che le rendite di benefici acquisiti nella fase bipolare si stiano esaurendo sino a compromettere una condizione accettabile di equità e benessere. Lo stesso vessillo di libertà di cui ama cingersi è sempre più macchiato dalle versioni peggiori di nazionalismo etnico che afferma di combattere. Una coperta sempre più stretta che la gestione della crisi pandemica prima e la guerra in Ucraina non tarderanno a lacerare ulteriormente. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v153b8r-europa-unione-europea-un-sinonimo-ingannevole-con-antonio-de-martini.html

 

GIUSTIZIA TRIBUTARIA E (CONTRO)RIFORMA, di Teodoro Klitsche de la Grange

GIUSTIZIA TRIBUTARIA E (CONTRO)RIFORMA

Da quanto riporta la stampa mainstream (giuliva come al solito) la riforma della giustizia tributaria sarebbe ai nastri di partenza e dovrebbe principalmente:

– ridurre il contenzioso e la durata del processi

– garantire i diritti del contribuente

Tra i mezzi indicati agli scopi suddetti (oltre a quelli già esistenti nell’ordinamento, onde non si capisce cosa ci sia d’innovativo), ci sarebbero il Giudice monocratico per le liti “bagatellari”, cioè inferiori a € 3.000,00, la riduzione delle possibilità di appello, l’ammissione – almeno in parte – delle prove testimoniali.

Mentre per quest’ultima proposta non si può che concordare, quanto al Giudice monocratico e soprattutto alla riduzione del controllo (di merito) attraverso l’eliminazione – per le “piccole liti” – dell’appello, c’è da obiettare.

È vero che il giudice monocratico è più spiccio e più economico, perché fa da solo quello che fanno in tre; e che già per molti tipi di controversie il giudice è monocratico, senza apprezzabili differenze. Resta il fatto che prescrivere come limite della competenza il valore ha il sapore di una minore attenzione ai contribuenti con liti modeste, i quali sono, presumibilmente, i meno abbienti. Ma che, soprattutto sono, per il numero, quelli che sopportano oneri complessivamente – in linea sempre presuntiva – maggiori. Sembra un accorgimento – indirizzato a garantire il gettito delle imposte più che diritti dei contribuenti. Anche se, comunque, nel sistema italiano c’è di molto peggio.

Dove tale tendenza è manifesta e prevalente è nella riduzione della possibilità d’appello. Qui il contrasto tra i fini di garantire il gettito o i diritti del contribuente è ben più vistoso che per il giudice monocratico. Il doppio grado di giudizio è la garanzia di un doppio esame completo della controversia. Altri mezzi d’impugnazione, come quelli più praticati, cassazione e revocazione, non comportano alcun riesame completo della lite, ma solo – per essere attivati – che la sentenza impugnata sia affetta da tassative tipologie di errori/violazioni (art. 360 e 395 c.,p.c.). Oltretutto una riforma di una decina di anni fa ha ridotto la possibilità di controllo della Cassazione sulla motivazione della sentenza; mentre la revocazione ha l’inconveniente che a giudicare sono giudici dello stesso ufficio di quelli che hanno deciso la sentenza gravata. Manca a tali mezzi l’ampiezza di esame garantita dall’appello.

In conclusione, e salvo ritornare sul tema, l’impressione indotta dalle principali innovazioni che si vorrebbero apportare all’esistente è quella cui ci hanno abituato tutte le “riforme” degli ultimi decenni sul rapporto tra cittadini e P.A.: che si voglia cambiare qualcosa, si, ma riducendo diritti e garanzie delle parti private, addossandone poi la responsabilità – in gran parte – alle istituzioni europee. Tipico espediente di classi dirigenti in decadenza: si tira il sasso, ma si nasconde la mano. Stavolta sarebbe il PNRR a imporre tali innovazioni.

Ma non è così: a leggere le sentenze della Corte europea sulla giustizia italiana, la Carta di Nizza, le stesse reprimende ripetute da politici e commentatori esteri (ad esempio sulla responsabilità dei giudici) l’alternativa tra gettito e garanzie non ha il carattere decisivo, attribuitogli dai centri di potere nazionali.

Piuttosto è confermata la tendenza interna che le riforme della giustizia sono orientate più in funzione del portafoglio pubblico che delle garanzie private. Sono innovazioni ispirate ad una visione ragionieristica più che giuridica. Decidere meno controversie, con costi minori e gettito fiscale maggiore è l’obiettivo reale e perseguito; come se la decisione delle vertenze ne cives ad arma ruant, con prontezza e senso della giustizia, fosse un optional, uno scopo minore rispetto al primo. Il senso dello Stato è costruito sulla partita doppia e non in vista della pace (sociale e politica).  L’intendenza non segue più, come diceva De Gaulle, ma conduce le danze. Illusione, alle lunghe, quanto mai pericolosa.

Teodoro Klitsche de la Grange

Stati Uniti, guerra e primarie senza rete_con Gianfranco Campa

Gli Stati Uniti in tre mesi hanno speso l’equivalente di un anno di guerra in Afghanistan e dei due terzi del bilancio della spesa militare russa. Un investimento enorme. Non è quindi solo Putin ad aver posto un punto fermo invalicabile. Una scelta chce è in realtà una proiezione di quanto sta avvenendo negli Stati Uniti con un Partito Democratico totalmente allineato ed arroccato in questa scelta, una leadership neocon ormai aggrappata agli specchi ed artefice di giochini truffaldini e un movimento che punta a consolidare la propria presenza nel partito repubblicano nei quadri dirigenziali. L’opportunismo e il trasformismo di Sanders non sono una sua esclusiva peculiarità; si sono rivelati la caratteristica di tutta la componente radicale del Partito Democratico. Il prodromo ad una radicale ricomposizione di quel sistema partitico che lascerà parecchi orfani lungo la strada. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

https://rumble.com/v151jt2-stati-uniti-guerra-e-primarie-senza-rete-con-gianfranco-campa.html

Cos’è il Putinismo? di JEAN-ROBERT RAVIOT

Il giorno dopo il lancio dell’offensiva russa contro l’Ucraina, il 24 febbraio 2022, è stata sollevata la questione del sostegno della società russa, e più in particolare delle élite – anche ai vertici – per una guerra di portata senza precedenti sul suolo europeo dalla seconda guerra mondiale, che è più probabile che in Russia sia percepito come fratricidio. Fin dall’inizio, questa offensiva si presenta come una prova per il Putinismo. Studi sociologici indicano che il suo ruolo di signore della guerra avrebbe consentito a Vladimir Putin di estendere e persino rafforzare la base della sua legittimità politica [1] . Tuttavia, l’estensione delle operazioni, anche la sua evoluzione in guerriglia, potrebbe cambiare il punto di vista dei russi, e delle élite russe, sulla strategia scelta dal presidente russo.

Ufficialmente la Russia sta portando avanti un’operazione di liberazione dell’Ucraina, posta sotto il giogo di leader qualificati come “cricca di usurpatori” . Questa operazione è scandita da misure presentate come un’eliminazione mirata occasionale delle forze nazionaliste ucraine più radicali, qualificate come “naziste”.. Finora la propaganda ufficiale russa che accompagna le operazioni sembra dare i suoi frutti, nel senso che la dimensione offensiva di questa guerra resta nascosta agli occhi dei russi. L’uso della forza attinge dalle fonti del Putinismo. Non è quindi illogico che agisca, inizialmente, come un bagno di giovinezza. Perché il Putinismo non è né un’ideologia (conservatrice, nazionalista, eurasista), né un progetto politico (vendetta sulla storia, neoimperialismo, neosovietismo). Il Putinismo si presenta dapprima come una strategia politica volta a mostrare la propria forza, e talvolta a farne uso, al fine di rafforzare un potere cremlinocentrico [2] e cremlinocentripeto .con un obiettivo principale, che non cambia mai: difendere lo Stato russo dalle forze ostili che lo minacciano, dall’interno e dall’esterno. Il Putinismo è figlio della perestrojka e del crollo dell’URSS e del pronipote della rivoluzione russa e del crollo dell’Impero russo.

Il cesarismo di Putin

L’immagine ha fatto il giro del mondo. La scena si svolge a Mosca il 21 agosto 1991. Boris Eltsin, eletto presidente della Russia due mesi prima a suffragio universale, raggiante, è appollaiato su un carro armato, con sullo sfondo la bandiera tricolore russa. Annuncia trionfante il fallimento del golpe contro Gorbaciov. Imponendo la sua autorità ai ministeri sovrani dell’URSS, il primo presidente russo ha accelerato la cacciata di Gorbaciov e la caduta dell’URSS, avvenuta quattro mesi dopo. Due anni dopo, nell’ottobre 1993, Eltsin sciolse il Parlamento. Ordina alle forze di sicurezza interna di prendere d’assalto l’edificio, in cui si sono rifugiati alcuni oppositori armati. L’offensiva uccide 150 persone. Eltsin dichiara lo stato di emergenza, sospende le istituzioni e convoca un referendum per adottare, poche settimane dopo, la prima Costituzione liberale e democratica nella storia della Russia. Il liberalismo e la democrazia, nella nuova Russia, sono dunque segnati dal sigillo indelebile del cesarismo.

 

Erede designato da Boris Eltsin prima di essere consacrato a suffragio universale, Vladimir Putin si impossessa della torcia delle origini Cesariste. L’attacco va poi contro i focolai terroristici del Caucaso settentrionale. Questa seconda guerra interna in Cecenia (dopo quella del 1994-1996) ha fondato il Putinismo. Pone l’immagine mediatica del nuovo presidente, allora del tutto sconosciuto ai russi, come un signore della guerra a cui attribuiamo l’intenzione di ristabilire l’ordine, l’autorità dello Stato, il potere della Russia. Sostenuto, a differenza del suo predecessore, da una forte maggioranza parlamentare, Vladimir Putin consolidò la sua autorità. Se la Costituzione russa rimane essenzialmente liberale, la pratica del potere assume una svolta autoritaria sempre più assertiva. Il cesarismo di Vladimir Putin combina una forma democratica di legittimità con una realtà monarchica di potere. Il gioco democratico è limitato dall’ultra-maggioranza detenuta dal partito al governo, Russia Unita, in Parlamento e in quasi tutte le regioni dal 2004. Le forze di opposizione devono accettare di limitare le loro critiche solo alla politica economica e sociale, in mancanza della quale sono escluse il gioco elettorale e dallo spazio pubblico. Oggi l’opposizione non di sistema non ha più visibilità in Russia. in mancanza sono esclusi dal gioco elettorale e dallo spazio pubblico. Oggi l’opposizione non di sistema non ha più visibilità in Russia. in mancanza sono esclusi dal gioco elettorale e dallo spazio pubblico. Oggi l’opposizione non di sistema non ha più visibilità in Russia.

L’élite del potere e l’oligarchia di stato

Il Putinismo non si limita a un modo autoritario di esercitare il potere, a un discorso politico conservatore o all’espressione del desiderio di ripristinare il potere della Russia sulla scena internazionale. È anche un sistema di potere che si basa su una leale élite di potere, uno zoccolo duro ristretto attorno a una Guardia Pretoriana [3] composta da uomini che, per molti di loro, provengono dal municipio. Pietroburgo dove Vladimir Putin ha compiuto l’inizio della sua carriera politica negli anni 1990-1996. Troviamo questo nocciolo duro oggi ai vertici dello stato russo, in posizioni sovrane chiave (sicurezza, interni, difesa, giustizia e procura generale) così come in posizioni chiave nella korpokratura, questi nuovi grandi capi dell’apparato statale, posti dal presidente a capo di grandi gruppi e conglomerati statali (o controllati dallo stato) per orientare al meglio i settori strategici dell’economia (energia, tecnologie d’avanguardia, armamenti , infrastrutture e filiere, ecc.). La nascita di questa nuova oligarchia di Stato, verso la fine degli anni 2000, testimonia il fatto che Vladimir Putin è riuscito a capovolgere l’equilibrio di potere tra lo Stato russo e gli oligarchi che si era instaurato negli anni ’90. , nel contesto della Russia debolezza ed elevato indebitamento esterno, molto a favore di quest’ultimo.

Il ritorno del potere russo

 

Negli anni 2000, il “ripristino della verticale del potere” di Putin ha coinciso internamente con un’impennata del prezzo degli idrocarburi sul mercato mondiale, che ha consentito alla Russia di operare un vero decollo economico e di considerare, al di là della riduzione del debito, una strategia di modernizzazione e sviluppo economico. Il benessere economico consente un netto miglioramento del tenore di vita medio della popolazione, con il quale l’ascesa politica di Putin coincide con il potere d’acquisto e l’accesso ai consumi. Per molti russi, il Putinismo è sinonimo di una vita quotidiana migliorata e di uno stile di vita che si avvicina agli standard occidentali. Nel complesso, questo boom economico offre alla Russia e ai russi vendetta per le umiliazioni subite negli anni ’90,

 

Il discorso pronunciato da Vladimir Putin nel febbraio 2007 a Monaco di Baviera ha segnato una svolta nella politica estera russa. Il presidente russo afferma una volontà di potere e utilizza un vocabolario offensivo senza precedenti, che solo successivamente verrà rafforzato. Si tratta di opporsi al mondo unipolare (dominato da Washington) del dopo Guerra Fredda e di fare della Russia uno dei maggiori poli in divenire del mondo multipolare. Mosca aveva già contestato la pretesa americana di consolidare il proprio dominio unipolare, nel 1999 – opposizione agli attacchi della NATO contro la Serbia – e nel 2003 – veto contro la guerra americano-britannica in Iraq. Dopo Monaco, la Russia fa un passo avanti. Durante il vertice della NATO a Bucarest (2008), Mosca ha protestato contro la possibile adesione della Georgia e/o dell’Ucraina alla NATO, percepito come una minaccia alla sicurezza nazionale. Adattando l’azione alla parola, la Russia interviene militarmente in Georgia per sostenere la repubblica secessionista dell’Ossezia del Sud contro Tbilisi. Nel 2014, la destituzione del presidente ucraino Yanukovich è stata analizzata, a Mosca, come un colpo di stato non frutto di una rivolta popolare, ma di un lavoro approfondito delle ONG che erano state a lungo utilizzate dagli stati occidentali per far cadere l’Ucraina nella loro campo. Dopo questo cambio di potere, ritenuto illegittimo, a kyiv Mosca annesse la Crimea, dopo un inequivocabile referendum favorevole all’annessione della penisola alla Federazione Russa, poi sostenne, per otto anni, la ribellione armata delle repubbliche secessioniste di Donetsk e Lugansk nell’Ucraina orientale,

Il consenso di Putin ha un futuro?

Il consenso della società russa attorno al Putinismo è stato costruito su un rapporto di fedeltà, piuttosto che di adesione al potere. Se l’entrata in guerra contro l’Ucraina sembra, all’inizio di questa, provocare il consolidamento di questo consenso, molti elementi portano a interrogarsi sulla sostenibilità nel lungo periodo di questo consenso putiniano. Va ricordato che la fase ascendente del putinismo ha corrisposto a un periodo di forte sviluppo economico: tra il 2000 e il 2020 il PIL russo è triplicato e il PIL pro capite, che nel 2000 rappresentava appena un terzo di quello francese, sale oggi a più di metà di quella della Francia [4]. Questo benessere economico è stato accompagnato da un forte aumento del prestigio internazionale della Russia, in particolare agli occhi dei russi stessi. Tuttavia, oggi gli indicatori socioeconomici sono molto peggiori. Sebbene sia ancora presto per misurare l’impatto delle sanzioni occidentali sulla popolazione russa, sembra indiscutibile che provocherà almeno una stagnazione del tenore di vita e un calo dei consumi. Questa crisi prevedibile sarà percepita come un ulteriore deterioramento nel contesto di un tenore di vita in costante calo, per la maggior parte dei russi, dalla metà degli anni 2010. percepito? Il ”  Volta a oriente “, cioè verso la Cina, della politica estera russa, evoluzione che dovrebbe accelerare a causa della guerra in Ucraina, riuscirà a produrre dividendi economici palpabili per la popolazione? Riusciremo, in una società dei consumi come quella russa, a fare a meno dei marchi occidentali e ad accontentarci dei marchi cinesi? Che dire di una Russia, anche prospera, totalmente riorientata verso l’Asia? Quali sono i limiti di un autoritarismo politico che, grazie a questa “operazione speciale”, si è rafforzato fino a bandire dalla scena pubblica tutte le voci dissidenti? Che dire di un gruppo d’élite consolidato attorno alla testa del Cremlino, ma che invecchia, e che ora deve organizzare imperativamente la sua successione?

Anche da leggere

Putin, il gas e l’Europa

[1] Cfr. studio del Centro Levada, 30 marzo 2022: https://www.levada.ru/2022/03/30/odobrenie-institutov-rejtingi-partij-i-politikov/

[2] Jean-Robert Raviot, Chi gestisce la Russia? , Linee di riferimento, 2007.

[3] Jean-Robert Raviot, “Il pretorismo russo: l’esercizio del potere secondo Vladimir Poutine”, Hérodote , n . 166/167 , 2017.

[4] Dati della Banca Mondiale, in PPP. Vedi https://data.worldbank.org

https://www.revueconflits.com/quest-ce-que-le-poutinisme/

UCRAINA: Sciocco per Finlandia e Svezia che aderiscano alla NATO, di Jan Oberg

Non è il momento di prendere decisioni in un momento di isteria storica e panico, scrive Jan Oberg. 

La transnazionale

Ecco cosa l’Occidente è intellettualmente incapace di vedere, nel mezzo del suo umore militarista e ipocrita:

La politica di espansione della NATO ha creato — ed è responsabile — del conflitto.

La Russia ha creato – ed è responsabile –  della guerra . Non esiste violenza che non sia radicata nei conflitti sottostanti. Le persone alfabetizzate in conflitto e pace, quindi, parlano di entrambi. 

E se vogliono la pace, non aumentano i sintomi — la guerra  — affrontano  la vera causa, il conflitto  e chiedono alle parti in conflitto di raccontare cosa temono e cosa vogliono e poi si muovono, passo dopo passo verso un soluzione. 

Ma né i media mainstream né i politici hanno il coraggio civile di affrontare  il conflitto.  Riguarda solo la guerra e solo la Russia e il presidente Vladimir Putin che devono essere puniti, indipendentemente dal prezzo che dovranno essere pagati dalle generazioni future. Se sopravviviamo. 

È una banalità sottolineare che ce ne vogliono almeno due per entrare in conflitto. Ma questo è il livello intellettuale e morale che i decisori, i media e gran parte del mondo accademico operano in questi tempi bui.

Questo approccio non ha futuro e non potrà mai portare la pace. Periodo. 

Le decisioni prese con questo approccio irrazionale e l’emotività non faranno che peggiorare le cose. Come la Svezia e la Finlandia che aderiscono alla NATO sulla base del panico isterico del momento: semplicemente non esiste uno scenario credibile e realistico che porterebbe a un attacco russo isolato e fuori dal comune su nessuno dei due se rimanessero non allineati come lo sono da decenni. 

Che alcune persone meno informate – o persone che parlano per l’adesione alla NATO – abbiano parlato anche di un attacco isolato e inaspettato all’isola svedese di Gotland è una politica dei Monty Python.

Allora perché la Finlandia e la Svezia ora prenderanno una decisione disastrosa e crescente di tensione di aderire alla NATO? Ecco alcuni dei possibili motivi:

Forte pressione

Entrambi sono stati sottoposti a forti pressioni da parte della NATO e degli Stati Uniti in particolare. Il primo ministro svedese, Olof Palme, è stato assassinato, un uomo che sosteneva l’obiettivo delle Nazioni Unite del disarmo internazionale, dell’abolizione del nucleare e del concetto intelligente di sicurezza comune. Gli ambasciatori statunitensi hanno tenuto incontri segreti con i parlamentari svedesi, ci sono molti canali, richieste e ricompense.

L’unica peggiore sfida per la sicurezza della Svezia è stata il sottomarino russo U 137 Whisky on the Rocks. Era russo, sì, ma l’operazione era una PSYOP americana – operazione psicologica – condotta dall’“esperto di navigazione” di bordo, l’unico mai intervistato in Svezia e che poco dopo scomparve. 

Il sottomarino sovietico U 137 si incagliò il 27 ottobre 1981 sulla costa meridionale della Svezia vicino a una grande base navale. (Marinmuseum, CC BY 4.0, Wikimedia Commons)

Era un PSYOP inteso a far riconoscere alla Svezia che l’Unione Sovietica era una minaccia, che la sua difesa contro l’Est era carente e che avrebbe dovuto cercare protezione dall’Occidente stesso. Questo è estremamente ben documentato dal professore emerito, l’eminente ricerca pluridecennale di Ola Tunander, l’ultima pubblicata nel libro,  Navigations-Expert . Hur Sverige lät sig bedras av U 137   ( L’esperto di navigazione. Su come la Svezia ha accettato di essere ingannata dall’U 137 ).

Passo dopo passo, la Svezia è stata guidata nella giusta direzione. Alcuni politici svedesi sapevano cosa stava succedendo, ma i media e la gente no.

Corteggiato da USA e NATO 

Entrambi i paesi si sono mossi per essere corteggiati dagli Stati Uniti e dalla NATO. Negli ultimi 20 anni si sono impegnati con la NATO in tutti i modi – quindi, come si suol dire, perché non sposarsi ora?

In altre parole, Finlandia e Svezia ora si uniscono perché hanno – in modo incrementale – preso una decisione sbagliata dopo l’altra, si sono dipinti in  un angolo “senza scelta tranne la NATO” e hanno abdicato a ogni grammo della loro storica, indipendente mente creativa straniera pensiero politico. E ha smesso di criticare la guerra e il militarismo.
Ciò è stato possibile anche perché l’input intellettuale critico, o alternativo, indipendente nei ministeri degli affari esteri è stato tagliato e sostituito da vari tipi di marketing politico filoamericano.

Per decenni, la NATO Echo Chamber ha definito il pensiero di gruppo nazionale pro-NATO. Nessuno poteva entrare per chiedere: dove diavolo ci stiamo dirigendo, diciamo, tra 25 anni? 

Complesso militare-industriale-media-accademico

Inoltre, Svezia e Finlandia si stanno ora unendo perché le élite legate al Complesso Militare-Industriale-Media-Accademico, MIMAC, in entrambi i paesi, piuttosto che le persone, decidono questioni di sicurezza e politica estera.

Naturalmente, c’era estremamente poca  discussione pubblica aperta  ; non era voluto. I decisori sapevano che la fondazione della NATO per le armi nucleari e le guerre di contatto dei suoi membri, in particolare in Medio Oriente, erano considerate fondamentalmente malvagie tra i cittadini. 

Pressione del tempo

Da sinistra: il ministro degli Esteri finlandese Pekka Haavisto, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg e il ministro degli Esteri svedese Ann Linde il 6 aprile.   (NATO)

I media liberali suggeriscono che non può esserci un referendum perché c’è una tale pressione di tempo – presumibilmente prima dell’invasione russa di Svezia e Finlandia – e, quindi, prendi in fretta la più importante decisione politica estera e di sicurezza dal 1945 ora che c’è oltraggio alla Russia — il nemico amato e necessario. 
I decisori svedesi ovviamente sanno che non ci sarà mai una maggioranza del 75% circa per la NATO, che è ciò che dovrebbe esserci per prendere una decisione così fondamentale e fatale. Tanto, si può dire, per la democrazia, ma nessun nuovo membro della NATO ha tenuto un referendum in cui la NATO e altre alternative sono state discusse liberamente e una maggioranza del 75% si è espressa a favore. (Secondo la svedese Svenska Dagbladetogni giorno del 6 maggio, il 48 per cento pensa che la Svezia si unirà, ma in una sola settimana coloro che non sanno cosa pensare sono aumentati dal 22 al 27 per cento). 
L’opinione pro-NATO della Finlandia sembra essere cresciuta dal 53% di febbraio al 76% di maggio 2022. Era il 19% nel 2017 secondo un rapporto del Wall  Street Journal . L’Ucraina ha svolto il suo ruolo.

Disarmo intellettuale

Un ulteriore motivo per aderire è il disarmo intellettuale che ha lasciato i decisori unificati attorno a un’alternativa; dimenticato di lasciare altre porte aperte e alternative deliberatamente represse.

Il discorso della pace – nei media, nella politica e nella ricerca – è scomparso. La pace è diventata sinonimo di armi, deterrenza, sempre di più insieme a cieca lealtà con ogni guerra USA/NATO.

Ad esempio, il governo dell’allora primo ministro socialdemocratico Göran Persson ha deciso rapidamente di disabilitare la legislazione svedese sul divieto di esportazione di armi nel 2001 per poter continuare ad esportare armi negli Stati Uniti durante l’invasione dell’Iraq.
Questo disarmo intellettuale pluriennale è evidente e tende sempre a favorire i mezzi militari rispetto ai civili, oltre alla diplomazia. E non solo in questi paesi, ovviamente.

2022 Fondo Primavera 2022

Un istituto come il SIPRI – Stockholm International Peace Research Institute – è decaduto intellettualmente in qualcosa che dovrebbe piuttosto essere chiamato Stockholm International Military Security Research, SIMSI –  come ho suggerito anni fa .

In altre parole, la creatività politica necessaria per condurre una politica indipendente di neutralità, non allineamento e disarmo globale unita a una forte fede nel diritto internazionale è svanita anni fa. 
È più facile seguire il gregge, soprattutto quando, a quanto pare, il partito socialdemocratico oggi esiste solo di nome.

Media 

Senza esaurire tutte queste – tragiche – ragioni, un’ultima ragione da menzionare è il ruolo dei media. Come ovunque, i media da sinistra a destra si sono uniti attorno a una politica filo-occidentale e non neutrale. L’attuale propaganda pro-NATO, non da ultimo nel liberale Dagens Nyheter, è pervasiva.

Le voci critiche vengono emarginate e gli “spiegatori” dell’informazione pubblica sono ridotti ad alcuni fatti di base simili a quelli delle scuole superiori accoppiati con FOSI, Fake + Omission + Source Ignorance. La Svezia è in grado di organizzare tavole rotonde televisive in cui, di fatto, tutti i partecipanti sono più o meno pro-NATO, escludendo così gran parte dell’opinione pubblica. *)

Le conseguenze

1 novembre 2018: esercitazione congiunta della NATO nell’Atlantico settentrionale e nel Mar Baltico. (NATO, Flickr)

Ce ne sono potenzialmente così tanti – alcuni più probabili di altri – che non possono essere elencati tutti in un’analisi breve e puntuale come questa. Ma mi permetto di citare:

  • Gli svedesi ei finlandesi diventeranno meno sicuri Come mai? Perché ci sarà un confronto e una polarizzazione più duri invece di confini morbidi e atteggiamenti di mediazione. In una grave crisi, a tutti gli effetti pratici, saranno occupati e gli verrà detto cosa fare dagli USA/NATO. 
  • Nella misura in cui, ad un certo punto in futuro, ai due paesi verrà chiesto di ospitare basi statunitensi – come la Norvegia e la Danimarca ora – non potranno dire “No!” Tali basi saranno gli obiettivi di primo ordine della Russia in una situazione di guerra. 
  • Da un punto di vista russo, ovviamente, la loro adesione alla NATO è estremamente fonte di tensione e conflittuale. La Russia ha l’8% (66 miliardi di dollari) delle spese militari dei 30 membri della NATO. Ora ci sarà un enorme riarmo in tutta la NATO. La sola Germania prevede di aumentare fino a quasi il doppio delle spese della Russia. L’Ucraina riceverà circa 50 miliardi di dollari. Aggiungiamo una Svezia e una Finlandia riarmate e vedremo la Russia precipitarsi al 4% delle spese della NATO e continuare a essere definita una formidabile minaccia.
  • In Europa non rimarranno praticamente più meccanismi di rafforzamento della fiducia e di risoluzione dei conflitti. Non sarà possibile discutere su un nuovo sistema di pace e sicurezza tutto europeo. E che venga compresa e rispettata o meno, la Russia si sentirà ancora più intimidita, isolata e, in una certa situazione, diventerà ancora più disperata. Come fa, normalmente, la parte più debole in un conflitto asimmetrico. Stiamo vivendo tempi molto pericolosi e questi due paesi della NATO non faranno che aumentare il pericolo, non c’è modo che possa ridurlo.
  • Se Finlandia e Svezia vogliono così fortemente essere “protette” dagli Stati Uniti e/o dalla NATO, non è assolutamente necessario che questi due paesi si uniscano perché, in caso di grave crisi, gli USA/NATO arriveranno in ogni circostanza a “proteggere” o meglio utilizzare i propri territori per essere più vicini alle repubbliche baltiche. Ecco di cosa trattano gli accordi di supporto per la nazione ospitante.
    L’unico motivo per aderire sarebbe il paragrafo 5, ma lo svantaggio è che il paragrafo 5 richiede che la Finlandia e la Svezia partecipino a guerre che non riguardano la loro difesa e forse anche in future guerre che violano il diritto internazionale come quelle in Jugoslavia , Iraq e Libia. Quindi, i giovani finlandesi e svedesi verranno uccisi in future guerre tra paesi della NATO? Sono pronti per questo?
  • Costerà una fortuna convertire la loro infrastruttura militare alla piena adesione alla NATO e quando si saranno uniti, pagheranno qualunque prezzo si rivelerà essere. Inoltre, ci sarà molto meno potere decisionale sovrano de facto – qui de jure è quasi irrilevante. Ed era già molto autolimitante prima che si unissero.
  • In quanto membri della NATO, Finlandia e Svezia non possono non condividere la responsabilità delle armi nucleari, la deterrenza e il loro possibile utilizzo da parte della NATO. È anche ovvio che le navi della NATO possono portare armi nucleari nei loro porti – ma ovviamente non lo chiederanno nemmeno – sanno che la risposta arrogante degli Stati Uniti è che “non confermiamo né neghiamo questo genere di cose”. 
    Questo va contro ogni fibra del popolo svedese e la decisione della Svezia di non sviluppare armi nucleari risalente a circa 70 anni fa.
  • I giorni in cui Svezia e Finlandia possono, almeno in linea di principio, lavorare per alternative sono contati. Vale a dire, per il trattato delle Nazioni Unite sull’abolizione del nucleare e gli obiettivi delle Nazioni Unite di disarmo generale e completo, qualsiasi concetto politico alternativo come la sicurezza comune, la sicurezza umana , un’ONU forte ecc. Non saranno in grado di fungere da mediatori, come, ad esempio, Austria e Svizzera. Nessun membro della NATO può rendere omaggio a tali nobili obiettivi. La NATO non è un’organizzazione che incoraggia le alternative. Invece, cerca il monopolio e il dominio regionale e globale.
  • Finlandia e Svezia dicono sì al pensiero militarista, a un paradigma di “pace” intriso di armi, armamenti, offensività (lungo raggio + grande capacità distruttiva), deterrenza e continue minacce: la NATO è l’organizzazione più militarista della storia umana. Il suo leader, gli Stati Uniti d’America, è stato in guerra 225 su 243 anni dal 1776 . Ogni idea sulla nonviolenza, la disposizione della Carta delle Nazioni Unite di fare la pace con mezzi prevalentemente pacifici (articolo 1 della Carta) sarà fuori dalla finestra.
  • L’attenzione politica, così come i fondi, tenderanno a spostarsi su questioni militari, lontano dal contribuire a risolvere i problemi più urgenti dell’umanità. Ma – lo sappiamo ora – la scusa sarà l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin. C’è qualche cambiamento enorme che non può essere giustificato con riferimento a questo?
  • Mentre tutti sanno che l’Artico sarà una regione di sicurezza centrale e preoccupazioni per la pace nel prossimo futuro, questo problema è stato appena discusso in relazione all’adesione dei due paesi alla NATO. Tuttavia, non richiede molta esperienza per vedere che l’accesso USA/NATO a Svezia e Finlandia è un chiaro vantaggio nel futuro confronto con Russia e Cina lì.

(Mappa GRID-Arendal Circolo Polare Artico, Flickr, CC BY-NC-SA 2.0)

  • In quanto membri della NATO, Svezia e Finlandia non solo accettano, ma rafforzano decenni di odio nei confronti del popolo russo, di tutto ciò che la Russia include la cultura russo-europea. Dirà di sì alla punizione collettiva (illegale) sconsiderata e istintiva dell’Occidente di tutta la Russia, la cancellazione della Russia a tutte le dimensioni.

Una volta, invece, il Presidente della Finlandia Urho Kekkonen sosteneva politiche di neutralità attiva, un ruolo di intermediario e l’avvio dell’OSCE. La Finlandia era orgogliosa del fatto che la sua gente ritenesse che né l’Oriente né l’Occidente fossero nemici, prevalendo vari tipi di equidistanza. E  questo  avvenne durante il culmine della Prima Guerra Fredda, quando il Patto di Varsavia era circa 10 volte più forte nei confronti della NATO rispetto alla Russia di oggi. Come e perché? Uno dei motivi era che le politiche avevano un fondamento intellettuale e i leader una consapevolezza di cosa significasse la guerra. Non così oggi.

1975: il presidente finlandese Urho Kekkonen a destra alla Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa a Helsinki. (Tapio Korpisaari, CC BY 4.0, Wikimedia Commons)

  • La prospettiva di cui nessun sostenitore della NATO parla è questa: con ogni probabilità, abbiamo visto solo il duro inizio di una guerra estremamente fredda con un rischio sempre crescente anche di una guerra calda. È lo scopo dichiarato degli Stati Uniti – e questo significa della NATO – indebolire militarmente la Russia in Ucraina in modo che non possa risollevarsi mai più e minare la sua economia in patria attraverso le sanzioni più dure, illimitate e incondizionate della storia – cioè le sanzioni che non sarà revocato in una vita o più.
  • E, infine, unendosi alla NATO, i due paesi saranno costretti a schierarsi con il più grande Occidente nel futuro cambiamento dell’ordine mondiale in cui Cina, Medio Oriente, Africa e Sud America, nonché enormi associazioni regionali non occidentali acquisiranno forza . 

La priorità degli Stati Uniti n. 1 è la Cina. In quanto membri della NATO, Svezia e Finlandia non saranno in grado di camminare su due gambe in futuro – una occidentale e una non occidentale – e decadranno e cadranno con l’Occidente – l’Impero degli Stati Uniti e la NATO in particolare.

Se pensi che sia uno scenario troppo audace e pessimista, non stai seguendo sviluppi e tendenze al di fuori dell’Occidente stesso. Inoltre, per favore, considera che  gli Stati Uniti, l’UE e la NATO divisi e lacerati da problemi si sono appena riuniti per un motivo: la politica negativa di odiare la Russia e coprire la sua chiara corresponsabilità per il conflitto che ci ha portato dove abbiamo ora sono. 

L’Occidente non ha più una visione positiva. Le sue azioni riguardano il riarmo, le minacce, le sanzioni, la demonizzazione, l’ipocrita “non abbiamo mai fatto niente di sbagliato” e la concomitante proiezione dei propri lati oscuri sugli altri, in particolare sulla Cina.

Per i piccoli paesi mettere tutte le uova nello stesso paniere quando hanno alternative e agire senza la minima idea dei prossimi 5-10 anni è sempre stata una ricetta per il disastro, per la guerra. 

Sia la NATO che l’UE agiscono in questi giorni come facevano i passeggeri nel ristorante dell’elegante e lussuoso RMS Titanic.

C’erano enormi problemi che avrebbero dovuto essere risolti per la sopravvivenza dell’umanità: clima, ambiente, povertà, disuguaglianza, militarismo, armi nucleari, ecc. Ora sono dimenticati. Sono seguite crisi economiche e interruzioni, poi è arrivato il virus Corona e ha messo a dura prova tutti i tipi di risorse ed energie. E, infine, ora questa guerra in Europa con il suo sottostante conflitto creato dalla NATO.

Non è il momento di prendere decisioni in un momento di isteria storica e panico. Questo è davvero un momento per mantenere la calma. 

Si può solo deplorare che Svezia e Finlandia non abbiano il potere intellettuale per vedere il quadro più ampio nel tempo e nello spazio. La NATO ha avuto il tempo dal 1949 per dimostrare che può fare la pace. Ora sappiamo che non può. Aderirvi, quindi, è un grande dono per il militarismo e la guerra futura. 

Jan Oberg è un ricercatore indipendente sulla pace e il futuro con esperienza internazionale e fotografo d’arte, editorialista, commentatore e mediatore. 

Questo articolo è di  The Transnational.

Quando il tuo tassista è un ufficiale dei servizi segreti esteri russi in pensione… di gilbertdoctorow

Diversi mesi fa, parlando del modo in cui tutti in Russia hanno affrontato difficoltà economiche subito dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il presidente Vladimir Putin ha parlato per la prima volta di come questo lo abbia colpito: per diversi mesi ha dovuto accettare lavoro come tassista solo per poter sfamare la sua famiglia e pagare le bollette.

Quei giorni di indigenza generalizzata nella popolazione russa all’inizio degli anni ’90 sono ormai lontani. Ma gli ufficiali in precedenza ben posizionati nella comunità dell’intelligence sovietica e in altri rami del siloviki si dedicano ancora alla guida dei taxi per guadagnare un reddito supplementare e per riempire le loro giornate con conversazioni interessanti. Lo so per esperienza diretta, come quello che sto per condividere con te.

Ho osservato molto tempo fa che per me i tassisti sono sempre stati una fonte importante di informazioni su come le persone vivono davvero qui. Questo vale per i nostri “normali”, ovvero i conducenti individuali che possono lavorare per flotte di taxi ma si affezionano a noi quando siamo qui per diverse settimane e ci portano nei nostri viaggi più lunghi, nel centro di Pietroburgo o nella dacia. È tanto più vero per gli autisti che ci vengono inviati dagli spedizionieri automatizzati delle grandi flotte quando siamo in giro per Pietroburgo. In un contesto di completo anonimato, dato che non ci incontreremo mai più, questi conducenti sono spesso particolarmente loquaci e informativi.

Ieri è stato un esempio calzante.

Il nostro autista della flotta in “livrea verde”, Taksovichkoff, si è rivelato essere un ufficiale in pensione dell’intelligence estera sovietica/russa (GRU), come ci ha detto verso la fine del viaggio. Ci è venuto a prendere nelle ore di punta. Il traffico del centro è stato rallentato dai colli di bottiglia e abbiamo trascorso quasi 40 minuti nella sua macchina in una conversazione che almeno inizialmente era intrigante.

Ha aperto dicendo che è molto preoccupato che la guerra nucleare sia ora una vera minaccia e possa porre fine alla civiltà. Ma se ciò accadrà dipenderà da chi colpisce per primo. Se gli americani si lanciano per primi, allora davvero tutto andrà all’inferno a livello globale. Ma se i russi colpiscono per primi, credono di poter contenere i rischi e l’umanità andrà avanti. Dice che i consiglieri di Putin lo stanno esortando a considerare un primo attacco ma che il presidente si sta trattenendo. “Non vuole passare alla storia come colui che l’ha fatto”. L’ultimo punto suona molto come una battuta della conversazione nella War Room tra Peter Sellars come Presidente degli Stati Uniti e il suo generale senior nel film sempre rilevante, Il dottor Stranamore .

In caso contrario, anche l'”operazione militare speciale” in Ucraina è stata un argomento del nostro scambio. Mantiene i contatti con gli ex compagni di servizio e quindi prendo la sua storia con un alto grado di fiducia.

Il nostro ufficiale del GRU in pensione ha affermato che i primi cinque giorni di “operazione militare speciale” sono stati un disastro, con pesanti perdite di vite umane da parte russa. Tutto era dovuto, disse, all’incompetenza dei maggiori generali di Mosca che erano incaricati dell’invasione. Considerata la debacle, li accusa di tradimento. In effetti, furono rimossi dal comando giorni dopo e deviati da un lato. Ma il nostro autista insiste che avrebbero dovuto sparare a tutti loro.

Perché erano incompetenti? Perché dovevano il loro lavoro alla corruzione, non al merito. I maggiori generali erano esperti da poltrona, mentre le forze armate russe avevano molti generali semplici che si erano dimostrati sul campo d’azione. Inoltre, gli esperti dell’intelligence sono stati tenuti fuori dall’operazione, il che spiega il suo inizio con false premesse sul nemico.

Ho cercato di confortarlo osservando che l’incompetenza e la corruzione nei ranghi più alti del governo e dell’esercito sono problemi che esistono anche in molti paesi, compresi gli Stati Uniti. Non stava ascoltando: “avrebbero dovuto essere fucilati tutti”, ha ripetuto.

La mia domanda su come stanno andando le cose ora è stata accolta dal silenzio.

Dopo aver condiviso queste osservazioni e opinioni, il nostro autista ha deciso che era ora di andare avanti e ha indirizzato la conversazione su un argomento completamente diverso, le sue preoccupazioni per il riscaldamento globale, dicendoci che i suoi amici esperti nelle alte sfere credono che il cambiamento climatico sia ormai irreversibile qualunque sia noi facciamo. Le emissioni di metano dagli oceani sono in aumento e travolgeranno i migliori sforzi dell’umanità per fermare il processo. Poi si è rivolto alla speculazione sull’intervento divino che avrebbe portato la Russia fuori da situazioni disperate, anche sul campo di battaglia, in passato, risalendo alla battaglia di Borodino durante la guerra con Napoleone. A questo punto, ho spento il mio registratore mentale.

“Le labbra sciolte affondano le navi” come si diceva negli States. Nonostante il Terrore, in epoca sovietica i russi blateravano parecchio. Nell’era di Putin, questo è stato in gran parte tagliato alla fonte. Il Boss prende tutte le grandi decisioni da solo, in modo da escludere la possibilità di fughe di notizie.

Le chiacchiere dei tassisti possono raccontare ciò che sentono dagli amici in alto. Queste élite, ovviamente, non sono in pieno accordo tra loro. Ma le loro opinioni stabiliscono i limiti a ciò che il Boss può fare in entrambi i modi.

Prima di concludere, riconosco che non tutti i tassisti sono patrioti. L’altro giorno, un pilota della stessa “flotta in livrea verde” ha detto poco prima di lasciarmi in un hotel: “Spero davvero che gli americani vincano in Ucraina”. Forse pensava che si sarebbe ingraziato con me, un evidente straniero. Forse è quello in cui crede veramente. Ma ero perplesso all’idea di come la sconfitta del suo paese potesse servire i suoi interessi, finanziari o meno.

©Gilbert Doctorow, 2022

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