Il Documento di Crosetto: Una Mappa Strategica per Navigare nell’Arcipelago delle Minacce Ibride_di Cesare Semovigo
Il Documento di Crosetto: Una Mappa Strategica per Navigare nell’Arcipelago delle Minacce Ibride
Di Cesare Semovigo italiaeilmondo.com / X @italyworld
La doppia lettura di un testo strategico e di malcelata impulsività italica
Il documento presentato dal ministro Guido Crosetto si configura come un testo denso, carico di significati stratificati e malcelata impulsività italica, che richiede una decodifica ad alto livello. Come un iceberg, appare in superficie solo una frazione del suo valore reale, mentre la sua essenza più profonda si cela nel meta-testo che, in modo calibrato, parla più agli alleati che ai nemici e lo fa in una proporzione stimabile in circa 60 a 40. Leggerlo con strumenti di Open Source Intelligence (OSINT) e di analisi militare avanzata significa trasformarlo in una mappa indispensabile per orientarsi nell’arcipelago complesso e minaccioso delle guerre ibride del XXI secolo.
L’espressione “viviamo in un’era di instabilità senza precedenti”, presente nelle prime pagine del documento, non è un mero dato di fatto o una retorica di rito. Funziona da ancora emotiva, evocando nelle menti un senso di vulnerabilità esistenziale che legittima e giustifica misure straordinarie di sicurezza e difesa. Dietro questa scelta lessicale, si nasconde una velata critica all’attuale ordine mondiale liberale, ormai percepito come inadeguato a fronteggiare le sfide di un mondo multipolare, iperconnesso e radicalmente instabile. Più che un annuncio, questa frase è un invito a prepararsi a un cambio radicale di paradigma sulle politiche di sicurezza[1][2].
Il contesto geopolitico e la genesi del documento**

Non si può capire il documento di Crosetto senza contestualizzarlo nel teatro di tensioni geopolitiche che agitano l’Europa e l’Occidente negli ultimi anni. La guerra in Ucraina ha segnato una cesura decisiva, mostrando con brutalità come anche l’Europa, considerata spesso un’isola tranquilla, possa essere teatro di conflitto e fragilità sistemica. Intorno si aggiungono faglie geopolitiche nel Mediterraneo e la netta competizione tecnologica con la Cina, che approfondisce il senso di urgenza nella revisione della sicurezza nazionale ed europea.
Il documento utilizza con intelligenza la definizione di sicurezza “ibrida, fluida, pervasiva”, un “reframe” semantico che amplifica la complessità e mutabilità della minaccia, imponendo una visione olistica che rompe definitivamente con vecchi schemi militari settoriali. Non più solo eserciti o missili, ma una commistione di cyberattacchi, disinformazione, pressioni economiche e manipolazione sociale.
Tra questi aspetti emerge con concretezza la questione drammatica della sicurezza delle infrastrutture fisiche, un tema a lungo sottovalutato in Italia. I cavi sottomarini, metaforicamente definiti “sistema nervoso dell’economia digitale”[6], sono stati oggetto di cessioni strategiche a investitori esteri, in particolare cinesi, che hanno acquisito quote rilevanti in Sparkle, la controllata internazionale di TIM, nel 2016 per circa 250 milioni di euro. Queste vendite, avvenute fra il 2015 e il 2020 sotto governi Renzi e Gentiloni, hanno indebolito la sovranità italiana su asset critici, aprendo vulnerabilità pericolose per la sicurezza nazionale. Un simile disinvestimento è stato fatto anche nel settore energetico e delle infrastrutture, e oggi Crosetto ne dà atto ufficialmente.
L’idea che la territorialità digitale passi anche per il controllo di strutture fisiche come i cavi o le reti è una presa di coscienza tardiva che emerge con forza dal documento. D’altro canto, la privatizzazione selvaggia di TIM, iniziata alla fine degli anni ’90 e conclusa nei primi anni 2000, ha trasferito il controllo di infrastrutture vitali a soggetti con priorità finanziarie, e non strategiche. Oggi la rete TIM vale oltre 15 miliardi di euro, ma il suo valore reale come pilastro di sovranità digitale è incalcolabile.
Meta-narrazione e messaggio celato agli alleati
Il nucleo nervoso del documento risiede nella sua narrazione sottesa, di cui sono destinatari principalmente gli alleati europei ed occidentali. Il messaggio scorre sotto la superficie, solcando con forza i passaggi chiave ma presentato con una discrezione tipica di comunicazioni strategiche di alto livello. Output di un’analisi semiotica e di formato PNL avanzata evidenzia come il richiamo all’unità “solo insieme possiamo affrontare queste sfide epocali” sia un appello diretto ben più che retorico.
L’uso del termine “epocali” aumenta la gravità dell’appello, suggerendo che la divisione tra Stati membri è oggi un lusso che nessuno può permettersi. Questa espressione contiene un “meta-messaggio” critico verso egoismi nazionali e liti di cortile.
Soprattutto, il richiamo alla cooperazione industriale deve essere letto attentamente. Apparentemente un generico auspicio di collaborazione, diventa una missiva indiretta a potenze come Germania e Francia affinché superino la frammentazione industriale e tecnologica che mina l’autonomia europea, favorendo invece programmi multinazionali come la EDTIB (European Defence Technological and Industrial Base)[4]. È un messaggio che si inserisce in una realtà di mercato: Leonardo, fiore all’occhiello italiano, ha subito un calo di valore azionario di circa 3,4% nel primo semestre del 2023[1], a causa non solo della domanda contratta ma soprattutto per la latitanza di una visione strategica paneuropea che manca di coordinare ricerca, finanziamenti e indirizzi produttivi.
Il caso Panther KF51[2], esempio paradigmatico di questa disarmonia, è emblematico: nato da una joint venture tedesco-francese, con un budget iniziale stimato in 1,2 miliardi di euro, ha escluso efficacemente Leonardo dalle fasi decisionali chiave. Una marginalizzazione che segna l’italia come attore di secondo piano nei futuri programmi d’armamento europeo, a grave rischio di perdita di autonomia strategica.
Il documento, in forma celata, rivoluziona inoltre il modo di concepire l’alleanza atlantica: definire “l’Europa padrona del proprio destino” è un preciso segnale politico nei confronti degli USA, affermando implicitamente il desiderio (e la necessità) di una maggiore indipendenza, bilanciata da un’intesa più paritaria e autonoma nell’integrazione ai sistemi occidentali.

Un moto evolutivo indispensabile: formazione e competenze tecnologiche
Qui emerge la critica più ferma verso la realtà italiana. Crosetto evidenzia la vastità delle minacce nei “campi di battaglia” ibridi, con termini come “cyberspazio”, “spazio”, “infosfera” che, pur evocando innovazione e urgenza, restano un appello generico senza indicare con chiarezza le riforme strutturali necessarie. L’Italia soffre di un deficit formativo enorme: solo 2.500 laureati in cybersecurity ogni anno, contro 15.000 in Germania e 12.000 in Francia. Questa forbice si traduce inevitabilmente in incapacità di risposta “state of the art” nei servizi di intelligence e difesa cyber.
L’ambizione di “investire nella sicurezza come mai prima d’oggi” implica dunque ben più della mera dotazione finanziaria. Serve un cambio culturale e operativo, con dettagliata programmazione di **counter-intelligence**, formazione coraggiosa e attrazione di talenti da settori privati ad alto contenuto tecnologico. Si rende necessario creare centri di eccellenza che, pur prendendo ispirazione da modelli come le cyber academy israeliane o i centri di formazione NSA, mantengano un’originalità strategica e culturale italiana, capace di integrare diplomazia e intelligence in modo unico, soprattutto in aree critiche come il Medio Oriente.
L’informazione è definita “moneta del potere del XXI secolo”, frase che usa una metafora mercatistica per sottolinearne il valore strategico. La condivisione dell’informazione, soprattutto in un contesto di minacce ibride, è oggi il vero fattore di successo. Ma per condividerla necessita di una produzione di intelligence robusta, che richiede a sua volta investimenti e competenze avanzate.
Non va infine dimenticata l’eccellenza italiana nei servizi di intelligence e unità speciali. Nonostante le limitazioni finanziarie e di struttura, organizzazioni come AISE e AISI, unità come GIS e COMSUBIN, hanno saputo fornirci vantaggi strategici in scenari complessi dal Mediterraneo fino al Sahel. Questa esperienza va tutelata, valorizzata e aggiornata, poiché rappresenta un patrimonio inestimabile che rischia di andare perso senza volontà e investimenti coerenti.
Il contesto nemico e il progetto emergenziale cyber
Il documento affronta con rara franchezza il quadro delle minacce, indicandole come una guerra ibrida continua e multidominio che è già realtà quotidiana per l’Italia[5]. La proposta di istituire un progetto emergenziale per la cybersecurity italiana prevede investimenti tra 5 e 7 miliardi di euro in cinque anni, per portare le strutture al livello di Francia e Germania. Si prevede anche di sviluppare capacità offensive nel cyber, difendere infrastrutture critiche e attivare una rete nazionale di centri di eccellenza.
Di particolare interesse è l’idea, forte e innovativa, di utilizzare il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità)[3] per finanziare questa spesa, evitando così il ricorso a un aumento incontrollato del debito pubblico italiano, oggi al 145% del PIL. Il MES, nato come risposta alla crisi del debito sovrano, potrebbe dunque trasformarsi in un pilastro anche della difesa europea, incarnando la fusione tra politica economica e sicurezza strategica, una strada percorsa con favore anche da Ursula von der Leyen.
La minaccia russa nel dominio ibrido è evidenziata apertamente come primaria, con i noti attacchi a infrastrutture energetiche, disinformazione e sabotaggio, come dimostrato dagli attacchi ai cavi sottomarini del Baltico nel 2023[6]. Più sfumata ma altrettanto grave è la minaccia cinese, data dalla penetrazione e controllo economico-strategico di punti nodali come porti europei (Trieste in primis), oltre allo spionaggio tecnologico e informatico.
Il progetto emergenziale di intelligence europea cyber prevede una dotazione di 2 miliardi di euro e mira a integrare, con governance trasparente, le capacità nazionali in un’unica piattaforma predittiva e reattiva ispirata al modello Five Eyes ma con specificità UE. Tra le proposte figura anche la creazione di un corpo di riserva cyber (stima a regime: 50.000 unità), essenziale per bilanciare la carenza di personale esperto nel settore pubblico. Il costo di questa unità sarebbe modesto se confrontato con i danni potenziali di un grave attacco cyber.
Ridefinizione di una sicurezza europea d’avanguardia
L’ultima pagina del documento è un appello potente: “Il futuro dell’Europa dipende dalle scelte che faremo oggi”. Qui la retorica si concretizza in responsabilità storica, un imperativo di azione immediata e strategica. È una chiamata che va oltre il semplice documento tecnico, posizionandosi come manifesto politico per una nuova stagione della difesa europea.
Questo testo rappresenta uno spartiacque che riconosce gli errori del passato — dalla svendita di asset strategici fino all’indebolimento delle capacità operative nelle nuove guerre ibride — ma indica anche la strada per un ritorno nelle stanze che contano. Solo con investimenti mirati, riforme strutturali e una visione politica lungimirante Italia e Europa potranno trasformare le minacce in opportunità per un’autonomia reale.
L’evoluzione formativa come chiave per un futuro all’altezza è imprescindibile, così come la volontà ferma di salvaguardare le eccellenze italiane di intelligence e forze speciali, aggiornandole agli standard tecnologici più avanzati.
Il documento è dunque un invito all’unità e alla collaborazione, che supera la canonica dicotomia amico-nemico per abbracciare la complessità del mondo ibrido, in cui la guerra si combatte tanto con i codici informatici quanto con le idee, la cultura e la capacità di leggere e influenzare la realtà.
Note e Fonti
[1] Reuters, 2023 – Calo del valore azionario di Leonardo, con focus sul settore elicotteristico.
[2] Defense News, 2023 – Programma Panther KF51, joint venture Rheinmetall-KNDS.
[3] Il Sole 24 Ore, 2023 – Uso potenziale del MES per finanziamenti strategici.
[4] OSINT Framework, 2023 – Base industriale e tecnologica europea della difesa (EDTIB).
[5] NATO Review, 2023 – Definizione e impatti della guerra ibrida.
[6] Atlantic Council, 2023 – Vulnerabilità delle infrastrutture sottomarine (Baltico 2023).
Il Sole 24 Ore, 2023 – Privatizzazione TIM e implicazioni strategiche.
Kaspersky, 2023 – Gap formativo italiano in cybersecurity.
Politico, 2023 – Interventi Ursula von der Leyen sulla difesa europea.
NATO, 2023 – Debati sul 5% del PIL per la difesa europea.