ISRAELE-ITALIA UN ALLEANZA BIPARTISAN, di Cesare Semovigo
ISRAELE-ITALIA UN ALLEANZA BIPARTISAN
Italia e Israele: alleati privilegiati, un binomio strategico tra storia, tecnologia e politica
**di Cesare Semovigo** italiaeilmondo.com
Negli ultimi anni uno dei temi più dibattuti nel panorama politico italiano è stato il rapporto speciale tra Italia e Israele ma ultimamente , complice l’indiscriminato massacro a Gaza e l’affaire Flotilla la polemica ha raggiunto i massimi storici .
Accuse più o meno velate hanno etichettato il governo Meloni come “alleato privilegiato” oltre ogni misura, spesso con toni critici ma parziali o mancanti di quel background storicogeopolitico che è indispensabile per capire davvero. Questa serie di tre articoli si propone di fare luce in modo minuzioso e rigoroso, basandosi su fonti OSINT, documenti ufficiali, dati finanziari e militari, e ricostruendo con ordine e chiarezza l’alleanza a 360 gradi.
Il primo testo contestualizza la relazione nel quadro geopolitico europeo e mondiale attuale e storico. Il secondo approfondirà gli aspetti tecnico-militari, esercitazioni, joint venture e tabelle di aziende e collaborazioni. Il terzo sarà dedicato al settore aeronautico, intelligence, esercitazioni e aspetti più “nerd” ma cruciali del rapporto dual-use tra Roma e Tel Aviv.
Un’alleanza con radici profonde e progetti a lungo termine
L’Italia e Israele sono legate da decenni da una partnership che va ben oltre il rapporto diplomatico tradizionale. La loro relazione, soprattutto nel settore militare, si è sviluppata sotto l’ombrello strategico degli Stati Uniti e della NATO, guadagnando negli ultimi anni spazi di autonomia e cooperazione diretta[1][2].
Una data simbolo cade il 16 giugno 2003: Roma e Tel Aviv firmano un *memorandum d’intesa* in materia di cooperazione militare. Non si tratta di un accordo tecnico qualsiasi, ma di un quadro generale che regola tutto: interscambio di materiale militare, addestramento reciproco, formazioni, sviluppi congiunti in ambito industriale e tecnologico[1]. Questo accordo è stato approvato con quasi unanimità dal Parlamento italiano nel 2005, segnando un punto di svolta strategica che da allora ha visto un crescendo di collaborazioni[2].
Senza cesure né retorica, va detto che questa alleanza nasce in un contesto globale profondamente multipolare e instabile, dove l’Italia gioca una partita geopolitica e industriale a complessità crescente dentro un quadro di dipendenze e alleanze con USA, Israele, Europa e Medio Oriente.
Una feeling Bipartisan
Cronologia governi, accordi e collaborazioni militari
Da allora ogni governo italiano, di destra o centro-sinistra, non ha mai messo in discussione questo rapporto ma lo ha fatto evolvere, spesso sottotraccia o senza eccessivo clamore politico. Dal governo Prodi a quelli Berlusconi, Renzi, Conte fino alla Meloni, la continuità è stata una costante[1][3].
Nel decennio 2010-2020 sono stati siglati diversi accordi per la produzione e sviluppo congiunto di tecnologie avanzate: sistemi di difesa missilistica, aerei da pattugliamento marittimo, sistemi d’intelligence e cyberwarfare. In particolare, la cooperazione si è consolidata attraverso joint venture industriali tra aziende israeliane, come *Rafael Advanced Defense Systems* o *Elbit Systems*, e le italiane Leonardo, Thales Alenia, e altre eccellenze tecnologiche italiane[3][5].
Nel 2021, in piena pandemia e in mezzo alla guerra in Medio Oriente, l’Italia ha aperto in Parlamento un dibattito rapido e senza clamore sull’acquisto di aerei Gulfstream G550 riconvertiti in piattaforme di sorveglianza di tecnologia israeliana, rilevando un incremento della cooperazione militare in settori dual-use (civile e militare) che passa quasi inosservato ai più[4].
La dimensione industriale: joint venture e commesse Tech-Cyber
Leonardo e Rafael sono i principali protagonisti di un’alleanza industriale che unisce know-how aeronautico, sistemi missilistici e cyberstrategia tecnologica. Nella loro storia comune si contano commesse di decine di milioni di euro in ambito europeo, che vanno dalla produzione di componenti avionici all’integrazione in sistemi stealth e intelligence. L’Istituto Italiano per gli Studi Strategici riferisce che queste collaborationi sono parte integrante della strategia ‘dual-use’ europea, coerente con la politica di riarmo lanciata da Bruxelles e Roma[5].
Sul fronte operativo, la presenza israeliana in esercitazioni congiunte è storicamente rilevante. L’aeronautica israeliana è stata impegnata con l’Italia regolarmente sulla base di Sigonella e in Sardegna, e i piloti italiani hanno esperienza nell’addestramento su velivoli C-130J “Super Hercules”, vettore chiave di molte missioni NATO. Le esercitazioni aeree “Falcon Strike” del 2021 hanno visto la partecipazione di F-35 israeliani sui cieli italiani, segno di un’intesa che è ormai consolidata in ambito NATO e che resiste anche nei momenti di tensione internazionale più accesa[2][3].
Scambi finanziari e investimenti bilaterali
I dati economici confermano la robustezza del legame finanziario a corollario politico-militare. Il flusso commerciale tra Italia e Israele ha raggiunto nel 2024 circa 5,5 miliardi di euro, con un saldo commerciale positivo per l’Italia grazie prevalentemente all’export tecnologico e meccatronico. Gli investimenti diretti israeliani in Italia sono cresciuti del 12% negli ultimi cinque anni, concentrati su settori tecnologici avanzati legati anche al settore difesa[6].
Israele acquista in Italia prodotti high-tech per circa 2,3 miliardi annui, mentre la base industriale italiana beneficia di commesse continue, soprattutto nel distretto produttivo aerospaziale del nord e nelle industrie della difesa di Roma, Milano e Torino. Questo va nella direzione di un’integrazione sempre più forte a livello economico e industriale, spesso poco visibile ma ben tangibile nei numeri istituzionali e nei report di settore[6][7].
Una partnership solida ma complessa
Alla luce del rigore OSINT e della documentazione ufficiale, è chiaro che l’Italia non è un alleato “speciale” solo grazie alla retorica politica recente, ma fa parte di una rete strategica ormai consolidata da almeno vent’anni e oltre, fatta di accordi ratificati, joint venture industriali e collaborazione militare intensa.
Critiche le ricevono tutti i governi, anche quelli che si sono definiti progressisti o di centrosinistra, perché la realtà geopolitica, soprattutto in ambito dual-use e sicurezza, ha imposto coerenza e continuità. Nessun esecutivo fino a oggi ha dismesso questo rapporto: semplicemente è la realtà di una politica internazionale che vede nell’Italia un nodo logistico e tecnologico di primo piano nell’area mediterranea e europea, e che su questo impianto costruisce parte della propria autonomia strategica in seno alla NATO.
Nel prossimo articolo affronteremo il dettaglio delle esercitazioni, delle aziende coinvolte e un’analisi tecnica delle joint venture, con dati aggiornati e grafici replicabili per chi vuole capire davvero come si muovono sul piano militare e industriale queste collaborazioni , ricordando agli smemorati della carta stampata e della politica che ne nel caso non ve ne fossero accorti , sono tutti coinvolti .
Note
[1] Contropiano (2014), “Roma-Tel Aviv, fratelli d’armi: alleati di guerra”
[2] Orient XXI (2023), “La partnership strategica Italia-Israele”
[3] L’Espresso (2025), “La collaborazione militare mai interrotta”
[4] Peacelink (2025), “Le forze armate italiane e israeliane”
[5] Il Manifesto (2025), “La vita segreta delle armi nell’intesa Italia-Israele”
[6] ISTAT e Agenzia ICE, dati commercio bilaterale 2024-25
[7] Ministero Difesa, bilanci collaborativi 2023-2025