Italia e il mondo

Come l’Italia può sfruttare la crisi tra Francia e Algeria, di Carlo Andrea Mercuri

Come l’Italia può sfruttare la crisi tra Francia e Algeria

La crisi in atto con Parigi spinge Algeri a cercare alternative. Roma può coltivare i rapporti con il Paese nordafricano in questa finestra di opportunità

Carlo Andrea Mercuri

2 Set, 2025

In questo report:

  • Parigi e Algeri allo scontro diplomatico
  • La radici storiche delle tensioni franco-algerine
  • Roma può approfittare del vuoto francese

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9 min

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È scontro tra Francia e Algeria. Una contesa diplomatica che scrive una nuova pagina della debacle transalpina in Africa, sottolineando una perdita di influenza continentale che oramai sembra inarrestabile.

Le recenti tensioni diplomatiche registrate tra Parigi e Algeri hanno portato il Quai d’Orsay (il ministero degli affari Esteri francese) a decidere per una drastica riduzione del personale diplomatico nel Paese nordafricano.

Circa un terzo degli operatori diplomatici e consolari attivi tra Algeri, Orano e Annaba sono stati ritirati su ordine del ministero transalpino dallo scorso 1° settembre.

Un episodio che è solo l’ultimo di una serie di screzi diplomatici in corso oramai da più di un anno tra Francia e Algeria, in un clima sempre più teso tra l’ex madrepatria e quella che una volta era una delle colonie più importanti dell’Esagono.

Ad aprile il presidente Emmanuel Macron aveva deciso di richiamare in patria l’ambasciatore Stéphane Romatet da Algeri, allontanando al contempo 12 funzionari algerini dalla Francia, in risposta all’espulsione di altrettanti agenti diplomatici transalpini dal Paese maghrebino.

Un atto dovuto a seguito del sospetto coinvolgimento di un funzionario algerino nel rapimento dell’influencer Amir Boukhors, che in Francia gode dello status di rifugiato politico e che nell’aprile del 2023 è stato sequestrato nei pressi della sua abitazione a Val-de-Marne.

Un personaggio scomodo per il governo di Algeri, che dal 2015 al 2019 ha visto respingere per nove volte le richieste di estradizione per quello che viene definito un «teppista» con legami in attività terroristiche.

A inizio agosto sempre Macron ha inviato al Primo Ministro François Bayrou una lettera, resa pubblica da Le Figaro, nella quale il capo dell’Eliseo chiedeva «estrema fermezza e determinazione nei confronti dell’Algeria».

Nella missiva il presidente francese ha intimato la sospensione dell’accordo del 2013 sull’esenzione da visto per il personale diplomatico algerino entrante in Francia, chiedendo al contempo la sostituzione di circa 60 membri del personale diplomatico operanti in Algeria.

Un’escalation dettata dal progressivo deterioramento delle relazioni bilaterali tra i due Paesi, che ha avuto il suo momento apicale nel 2024.

https://twitter.com/infosminutesfr/status/1953146037889286172?s=48

Algeria e Francia, una storia travagliata

Facente parte dell’impero coloniale francese dalla metà del XIX secolo, l’Algeria ha da sempre rappresentato un punto cardine della politica africana di Parigi.

Le rivolte endogene di stampo indipendentista scoppiate all’interno del gigante nordafricano nel 1954, sospinte dal Front de Liberation National, misero in discussione l’egemonia dell’Esagono non solo nel Paese, ma nell’intero continente.

Per la Francia, la guerra d’Algeria comportò prima la caduta della Quarta Repubblica (con Charles De Gaulle eletto Presidente) e poi l’abbandono della colonia, non prima di sanguinosi scontri che costarono la vita a centinaia di migliaia di algerini e a quasi 30mila soldati francesi.

Le spinte secessioniste algerine avrebbero ispirato altri movimenti indipendentisti in giro per il globo. Gli accordi di Evian del 1962, che sancirono l’indipendenza dell’Algeria dall’ex madrepatria, infatti furono presi a esempio virtuoso da parte delle altre colonie francesi in lotta per la propria autodeterminazione.

La disfatta francese non pregiudicò in maniera definitiva gli interessi transalpini nel Paese maghrebino. Sebbene formalmente indipendente, infatti, l’Algeria mantenne nel tempo forti legami economici e culturali con l’Esagono. Ciò è stato reso possibile anche grazie all’ingente comunità algerina presente in Francia.

Solo nel 2023 la Francia si è affermata come secondo partner commerciale dell’Algeria (dietro alla Cina), nonché come investitore principale al di fuori del settore degli idrocarburi. L’interscambio tra Parigi e Algeri in quell’anno ha toccato un controvalore di oltre sette miliardi di euro. Nel 2024 però i rapporti si sono incrinati irrimediabilmente tra le due sponde del Mediterraneo.

Quattro anni prima, su spinta del presidente Trump (a caccia di successi diplomatici in vista delle presidenziali del 2020), il Marocco siglava gli Accordi di Abramo.

Fondamentale per far sedere al tavolo negoziale Rabat è stata la scelta dell’allora amministrazione repubblicana di riconoscere i diritti marocchini sul Sahara Occidentale, pietra angolare della politica estera del regno maghrebino.        

Una scelta che avrebbe cambiato i delicati equilibri regionali. L’ex colonia spagnola è sempre stata un obiettivo geopolitico di Rabat, che ne ha conteso l’autorità negli anni con il Fronte Polisario, movimento rivoluzionario sostenuto da Algeri.

Il riconoscimento dell’autorità marocchina sul Sahara Occidentale, unito al partenariato con Israele (derivante dalla sigla degli Accordi di Abramo), ha consolidato la posizione del Marocco come potenza emergente nel Maghreb.

Un cambio di equilibrio passato non inosservato a Parigi, che nel luglio del 2024 abbandona il suo storico equilibrismo tra Algeri e Rabat e si allinea a Washington nel riconoscimento della sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale.

L’atteggiamento francese viene percepito come un tradimento per il presidente Abdelmadjid Tebboune, che decide di richiamare l’ambasciatore da Parigi per protesta.

Da lì un’escalation diplomatica che ha condotto ai recenti fatti di fine agosto e che mette sempre più in discussione la posizione di favore economico e culturale francese con il gigante nordafricano.   

Per Roma la crisi franco-algerina può rivelarsi un’opportunità

L’esacerbarsi della situazione tra Francia e Algeria schiude per l’Italia l’opportunità di ampliare la cooperazione con il Paese maghrebino, sempre più centrale nella politica estera di Roma.              

Le relazioni bilaterali tra Algeria e Italia hanno radici forti, sospinte nel dopoguerra dal lavoro di Enrico Mattei. Non è un mistero che il capitano d’industria intrattenesse rapporti con esponenti del Front de Liberation National già negli anni della guerra franco-algerina.

Il suo lavoro ha contribuito alla formazione dei quadri dell’industria petrolifera del Paese, nelle scuole Eni di San Donato Milanese.

Un apporto allo sviluppo che Algeri non ha mai dimenticato. Durante la visita di Stato del 2021, il presidente Tebboune ha elogiato le relazioni con il nostro Paese, affermando come l’Italia sia stata l’unica a rimanere accanto all’Algeria anche nei momenti difficili.

Il rapporto tra Algeri e Roma, già importante prima della crisi energetica del 2022 (il nostro Paese era già terzo partner commerciale in termini assoluti), ha trovato ulteriore linfa dopo l’invasione russa dell’Ucraina. L’Italia ha infatti trovato nell’Algeria un partner imprescindibile per sostituire l’apporto di gas russo allo Stivale.  

La frattura con Parigi (alla quale si aggiunge quella con Madrid, sempre per la questione del Sahara Occidentale) apre a maggiori opportunità di cooperazione per le aziende italiane su suolo algerino. Per l’amministrazione Tebboune, la direttrice è quella di ricercare interlocutori affidabili per diminuire la dipendenza dell’economia del Paese dal settore energetico, che oggi vale il 30% del Pil.

Il 23 luglio scorso a Roma si è tenuto il quinto vertice intergovernativo tra Italia e Algeria, che ha visto la partecipazione, oltre che delle massime cariche istituzionali, di alcune figure del mondo industriale italiano, come Claudio Descalzi di Eni (che recentemente ha siglato un accordo con l’algerina Sonatrach da 1,1 miliardi di euro).

Nell’occasione sono stati siglati 40 accordi su vari settori, dall’agricoltura alla pesca, fino all’ambito securitario, dalle migrazioni al contrasto del terrorismo e al suo finanziamento. Nel successivo Business Forum Italia Algeria, sono state siglate 30 intese in ambito farmaceutico, energetico, infrastrutturale, rimarcando al contempo la centralità dell’Algeria nel Piano Mattei.

L’alta disponibilità di materie prime di cui Algeri dispone è volano per la creazione di poli industriali in loco funzionali a sostanziare le strategie di friendshoring disperatamente ricercate dall’Occidente oggi, dato il decoupling imposto da Washington nei confronti della Cina.

L’Italia può trovare poi nell’Algeria un partner importante per l’approvvigionamento di uranio, per sostenere il progetto dei mini-reattori modulari. La nazionalizzazione delle installazioni della Orano nel Paese maghrebino facilita un possibile accordo in tal senso.

I punti di frizione, tuttavia, non mancano con Algeri. L’Algeria oggi è uno degli interlocutori privilegiati di Mosca in Nordafrica (circa il 70% delle sue forniture militari provengono infatti dalla Russia).

Nel 2018 Algeri ha unilateralmente esteso la propria Zona Economica Esclusiva fino alle coste sarde. Non è infrequente avvistare sottomarini classe kilo battenti bandiera algerina nelle acque di Oristano.

La decisione algerina ha ignorato la preminenza geografica italiana sull’area. Complici i rapporti bilaterali rafforzati dopo il 2022, Roma sta cercando di risolvere la questione in ambito negoziale, non senza difficoltà.

L’Italia, che in questi anni sta dimostrando un rinnovato pragmatismo in Africa (si veda il caso nigerino, con Roma oggi unico Stato occidentale rimasto nel Paese con un contingente militare), può sfruttare la crisi franco-algerina a proprio favore.

Il Piano Mattei funge da piattaforma per questo miglioramento delle relazioni con Algeri (e non solo), ma la Francia non rimarrà a guardare Roma espandersi nelle vestigia del suo ex impero.

Lo strano caso della ZEE Italo-Algerina

A chi appartiene la Zona Economica Esclusiva davanti ad Oristano? La domanda viene spontanea nel momento in cui viene detto che «L’Algeria…considera parte del Mar di Sardegna propria area d’influenza. Chi frequenta le dune di Oristano può godere dello spettacolo di sottomarini algerini di fabbricazione russa classe Kilo…in pattugliamento a ridosso delle rive sarde» (L. Caracciolo, Repubblica 18 febbraio 2024, p. 20).

L’area in cui sono segnalate forze subacquee algerine ad ovest della Sardegna è pretesa, come  Zona economica esclusiva (ZEE)  da Algeri che nel 2018  ha unilateralmente esteso la sua giurisdizione fino alle acque territoriali di Oristano, in sovrapposizione con   Piattaforma continentale  (Pc) e Zona di protezione ecologica (Zpe) italiane.

Le ragioni di una simile iniziativa non sono ben chiare.  Essa non riguarda comunque solo l’Italia dal momento che il limite esterno va anche in direzione della Spagna la cui ZEE ha un confine non concordato che, in termini di equidistanza, assegna alle Baleari un effetto pari alle coste algerine.

Nei confronti dell’Italia, il limite della ZEE algerina ignora invece la rilevanza delle coste della Sardegna nonostante si tratti della seconda maggiore isola del Mediterraneo. Il nostro Paese – dopo aver protestato per la violazione dei principi del Diritto del mare- ha comunque avviato trattative per una delimitazione concordata.

Fig. 2: Zpe italiana stabilita con Dpr 209-2011

I diritti dell’Italia sulle aree di overlapping sono ben chiari: la nostra Pc (v. Fig. 3) è ben delineata nella cartografia dell’ex Ministero dello sviluppo economico (ora di competenza del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) quale prolungamento marino del territorio emerso; essa, ad ovest della Sardegna, è in parte coperta dalla ZPE da noi istituita nel 2011. In sostanza, l’Italia può già esercitare diritti sulle energie fossili del fondale e può anche farlo per esigenze ambientali sulla sovrastante massa d’acqua.

Fig. 3: la Piattaforma continentale italiana; le zone colorate indicano le zone aperte alla ricerca (Fonte MASE)

E allora, quali sono le mire di un’Algeria che, da Paese amico dell’Italia, avrà senz’altro calcolato pro e contro della sua iniziativa la quale potrebbe essere in realtà diretta contro Madrid?

Lo stato eccellente delle relazioni economiche italo-algerine ci impone cautela e pazienza in attesa che si individuino soluzioni concordate al contenzioso sui reciproci spazi marittimi. L’Italia, secondo quanto previsto dal Piano del mare, dovrà a breve dare concretezza all’istituzione della ZEE fissandone i confini.

I due Paesi, secondo le indicazioni della Convenzione del diritto del mare, potrebbero allora stabilire forme pragmatiche di sfruttamento congiunto delle energie rinnovabili con parchi eolici in zone di overlapping.

Nel frattempo non può farsi a meno di pensare che mostrare bandiera con sommergibili in emersione sia una forma di esercizio di potere navale. La gunboat diplomacy dell’Ottocento prevedeva, com’è noto, la dislocazione di navi da guerra in vicinanza della costa di un altro Paese per fare sfoggio di potenza.

Fig. 4: Fonte Limes 12, 2021; autrice Laura Canali

 Le forze navali russe hanno ripreso a farlo con questi scopi. La libertà di navigazione militare nelle zone di giurisdizione straniera risponde tuttavia ad un principio ineludibile sostenuto anche dall’Italia.

Ma il suo esercizio sistematico nelle aree di ZEE contese o ancor più il transito nelle nostre acque territoriale ad esse adiacenti può essere interpretato come  rispondente a finalità politiche, forse non amichevoli. Se le notizie date dal Prof. Caracciolo fossero confermate un chiarimento si imporrebbe.

Foto: Marina Algerina

MedioOriente Centro della Gravità Permanente 1a parte- con Roberto Iannuzzi

Intervista a Roberto Iannuzzi: Gaza, Tensioni Israele-Iran e Ruolo dell’Egitto in Medio Oriente

In questo episodio di Italia e il Mondo, Semovigo e Germinario dialogano con l’analista Roberto Iannuzzi, esperto di Medio Oriente, sulla situazione attuale a Gaza. Esploriamo le tensioni tra Israele e Iran in un contesto multipolare, il futuro della popolazione civile intrappolata e le mosse dell’Egitto, con il richiamo di 40.000 riservisti e rinforzi a Rafah. Un’analisi oggettiva e bilanciata su dinamiche geopolitiche globali.

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Sulla “religione surrogata” del transumanesimo: intervista con il dott. Aaron Kheriaty_di Matt Taibbi

Sulla “religione surrogata” del transumanesimo: intervista con il dott. Aaron Kheriaty

Una delle voci più soffocate della pandemia di Covid-19 parla del conflitto tra il progetto transumanista e la natura umana

Matt Taibbi2 settembre
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“Penso che sia una religione surrogata”, afferma il dottor Aaron Kheriaty, a proposito di un movimento transumanista che è improvvisamente diventato molto rilevante, nell’era in cui le persone si innamorano delle loro IA, apportano cambiamenti radicali al proprio corpo e si lasciano consigliare il suicidio dalle IA . “Penso che sia un surrogato religioso per le persone che vivono in un’era secolarizzata”.

I lettori di Racket conoscono Aaron come una delle voci più soffocate della pandemia. Ha perso il lavoro all’Università della California-Irvine come professore di psichiatria e direttore di etica medica dopo essersi rifiutato di vaccinarsi, citando “l’immunità naturale ” ( il Los Angeles Times ha aggiunto le virgolette). La sua causa è stata respinta dalla Corte d’Appello del Nono Circuito, che ha dichiarato che ” Kheriaty non offre alcun esempio storico appropriato per stabilire un ‘diritto fondamentale’ a essere liberi dall’obbligo vaccinale “. Insieme a Jay Bhattacharya di Stanford e Martin Kulldorff di Harvard, è stato querelante nel caso di censura digitale della Corte Suprema Murthy contro Missouri , e a un certo punto, durante il picco della mania del Covid, è stato ritenuto così tossico che la podcaster Alison Morrow è stata licenziata da un lavoro nello stato di Washington. per averlo intervistato . Sotto ogni punto di vista, è uno dei più grandi eroi della libertà di parola dell’epoca, avendo affrontato sia il mondo medico che quello sanitario in un periodo in cui entrambi erano probabilmente al massimo della loro severità.

Ho chiamato Aaron dopo che gli eventi della scorsa settimana sembravano richiedere un corso accelerato sul transumanesimo, sul quale aveva tenuto un discorso fantastico all’inizio di quest’anno:

Nick Bostrum di Oxford ha descritto il transumanesimo come il rifiuto dell’idea tradizionale che la “condizione umana” sia statica e che scienza e tecnologia possano essere abbracciate per accogliere “un panorama abbagliante di possibilità radicali, che vanno dalla beatitudine illimitata all’estinzione della vita intelligente”. Quest’ultima nozione può sembrare cupa, ma i transumanisti di solito si concentrano su un ventaglio di possibilità più positivo, che spazia da durate di vita notevolmente più lunghe a vite di piacere illimitato, dalla superintelligenza all’immortalità. Una precondizione per tutte queste credenze, tuttavia, è l’idea che la natura umana non sia né fissa né degna di essere preservata.

Ci vuole uno studioso per comprendere l’intero panorama delle questioni in gioco, e in quanto cattolico romano, Aaron comprende anche i molteplici aspetti spirituali con cui il transumanesimo si interseca. Come me, ha avuto la sfortuna di confrontarsi con le espressioni a valle della nuova visione utopica, in particolare con l’idea che la pura potenza di elaborazione possa e debba cancellare le voci “dannose” dalla piazza pubblica. Il transumanesimo è un’idea nuova, nata per necessità grazie all’avvento di tecnologie veramente trascendenti, oppure si tratta del solito, fallimentare tentativo umano di sfuggire al nostro destino che ha intrappolato tutti, da Edipo a Macbeth a Dorian Gray? Grazie ad Aaron per l’affascinante discussione qui sotto:

Matt Taibbi: Quando hai iniziato ad interessarti a questa questione, al tema del transumanesimo?

Aaron Kheriaty: Direi che il mio interesse per il transumanesimo risale a qualche anno fa, solo filosoficamente, a un livello basso. Le forme di transumanesimo di base riguardano fondamentalmente questioni relative all’uso delle tecnologie mediche per il cosiddetto potenziamento umano. Quindi, questa è una questione di bioetica che mi interessa fin dai tempi della facoltà di medicina. Ho scritto una ricerca, quando ero studente di medicina al quarto anno, sull’uso di psicofarmaci per alterare la personalità, in pratica. Quindi, l’idea del cosiddetto potenziamento è che possiamo usare vari interventi medici, farmaci, ad esempio, per far stare bene le persone malate e curare le malattie. Ma sembra anche che per alcune di queste cose possiamo usarle per rendere le persone sane “migliori”… più grandi, più veloci, più forti, più intelligenti. E il più facile da capire, perché è piuttosto onnipresente, è l’abuso di sostanze come l’Adderall. Quindi, l’abuso o l’uso improprio di stimolanti – per alcune persone non è abuso, lo considerano potenziamento . Per esempio, per aiutarsi a studiare per un esame. Oppure per aiutare i piloti a restare svegli più a lungo.

Aggirare i normali requisiti di sonno o cercare di ottenere un piccolo vantaggio cognitivo per le prestazioni intellettuali sarebbe un esempio del cosiddetto potenziamento del team. E quindi, questo solleva interrogativi. È un uso appropriato di queste tecnologie? I medici dovrebbero partecipare? Sembra contrario al giuramento di Ippocrate che i medici forniscano a persone sane interventi medici che comportano un certo grado di rischio. Quindi, questo è il transumanesimo di base, e da lì si può passare a tentativi molto più radicali di rimodellare la natura umana usando la scienza e la tecnologia, inclusi interventi medici già disponibili e interventi biotecnologici che non sono ancora stati inventati. E l’idea di un’estensione radicale della vita, ad esempio, attraverso l’editing genetico sarebbe un passo avanti nel tentativo di rimodellare o ricreare la natura umana.

Matt Taibbi: A proposito dell’abuso di Adderall: sappiamo che si tratta di qualcosa che un medico considererebbe un abuso. Mi hai consigliato di leggere Nick Bostrom, però, e vedo che nel 2001 parlava di ” benessere emotivo duraturo attraverso la ricalibrazione dei centri del piacere ” o di “pillole della personalità”. Non è forse un passo avanti rispetto al semplice uso di droghe come soluzione temporanea?

Aaron Kheriaty: Esatto. Se si porta il transumanesimo abbastanza avanti, si arriva al punto in cui essenzialmente non esiste una natura umana o un corpo umano sano e ben funzionante che sia normativo. L’idea è che siamo solo materiale biologico grezzo. Siamo una tabula rasa che si può rimodellare o ricostruire con qualsiasi tecnologia siamo in grado di sviluppare. E c’è questa idea implicita nella medicina tradizionale ippocratica che esista una norma naturale di salute a cui il corpo tende quando funziona bene. E sappiamo che aspetto ha un cuore sano. Sappiamo che aspetto hanno reni sani e funzionanti. Sappiamo più o meno che aspetto ha un cervello sano, un funzionamento cognitivo e neurologico sano, ed è a questo che la medicina deve mirare. Ma per qualcuno come Bostrom, quello che abbiamo invece è materiale biologico grezzo che può essere hackerato e potenziato e l’hardware è potenzialmente infinitamente malleabile.

E quindi, perché non impiantare un dispositivo nel cervello che stimoli i centri del piacere e ti faccia sentire in uno stato di euforia perenne, se è questo che qualcuno vuole fare della propria vita? E a mio avviso, il problema di questi interventi è che non solo comportano rischi medici, ma finiscono anche per essere, in un certo senso, disumanizzanti.

Potrebbe sembrare strano dirlo, ma una vita umana caratterizzata solo da un piacere perpetuo non è proprio la vita umana che vorrei vivere. Il piacere è fantastico quando è in sintonia con la realtà. Quando mio figlio si laureerà, dovrei sentirmi bene. Ma quando mio figlio si farà male in un incidente sugli sci, non dovrei essere in uno stato di euforia perenne perché ho impiantato un chip nel mio cervello. Dovrei provare un certo livello di angoscia e preoccupazione in sintonia con la realtà. E vivere in una sorta di perpetua fumeria d’oppio perché ho acceso un interruttore nel mio cervello è un’esistenza disumanizzante che credo la maggior parte delle persone normali non vorrebbe e probabilmente non dovrebbe desiderare. E una società in cui tutti fanno questo probabilmente non è una società in cui vorremmo vivere.

Matt Taibbi: Questo è l’unico ambito in cui queste persone sono riuscite a instillare il dubbio nella mia mente. Mi ripugna quando i transumanisti parlano di poter hackerare l’umanità, ma non sono uno scienziato. Non so se abbiano ragione. Credo, in base ai libri che ho letto e alla mia esperienza personale, che la natura umana sia reale. La mia istintiva reazione negativa è forse solo un mio atto di fede? L’istinto di difendere la “natura umana” è una reazione spirituale?

Aaron Kheriaty: La questione se esista o meno una natura umana potrebbe essere interpretata come una questione religiosa o spirituale, ma potrebbe anche essere interpretata come una semplice questione filosofica perenne. Si possono considerare filosofi precristiani come Platone e Aristotele, ad esempio. Entrambi credevano che esistesse una natura umana. E in particolare in Aristotele, si nota la sua comprensione della prosperità umana, che è spesso tradotta come felicità, ma che per Aristotele significa più che semplicemente sentirsi bene. Significa che il benessere dell’essere umano nel suo complesso è legato alla comprensione della natura umana. Quindi, la natura umana è una questione filosofica complessa e multiforme, ma esiste una natura umana e ci sono alcune cose che sono appropriate agli esseri umani e altre cose che non lo sono.

Penso che si possa condividere questa idea senza necessariamente condividere una visione del mondo religiosa o spirituale. Anche se le grandi tradizioni religiose del mondo probabilmente tutte condividerebbero una qualche idea di questa natura umana. Ma se si guarda alla grande letteratura mondiale, le storie più avvincenti generalmente esplorano, con una certa profondità e sottigliezza, la domanda: “Cosa significa essere un essere umano?”. E la esplorano in un modo che risuona con la maggior parte delle persone e con la nostra comprensione di cosa significhi essere un essere umano.

Quindi, certamente, ci sono filosofie nichiliste o radicalmente rivoluzionarie che negano l’esistenza della natura umana, e che si limitano a dire: “Beh, siamo solo materia prima che possiamo rimodellare come vogliamo”. Ma come dice un mio amico che insegna biologia a Stanford: “La natura umana si presenta sempre alla fine del nono inning”. Quindi, potresti provare a negarla, potresti fingere che non esista, e potresti provare a vivere la tua vita come se tutto fosse lecito, ma alla fine questo di solito si ritorce contro di te. E questo di solito si ritorce contro le società che non hanno alcun riguardo per il modo in cui gli esseri umani dovrebbero essere.

Quindi, ok, quali sono le caratteristiche generali di quella che chiamo natura umana? Beh, animali razionali. Quindi, tutti gli uomini, per natura, desiderano sapere. Questo sembra essere parte di ciò che ci spinge. Siamo animali sociali. Fingere che gli esseri umani non siano programmati per connettersi con altri esseri umani potrebbe essere una bella fantasia, ma non funziona. Se metti qualcuno in isolamento, non lo stai torturando fisicamente. Gli dai cibo, vestiti, un riparo. Magari lo metti in un ambiente davvero piacevole. Gli dai tutti i libri che vuole da leggere o qualsiasi schermo o qualsiasi droga voglia prendere, ma non hai alcun collegamento con altri esseri umani. Persone in isolamento alla fine diventano psicotici . Iniziano ad avere allucinazioni. La mente inizia a scollarsi.

Ciò suggerirebbe che non sia bene per un uomo essere solo, come dice il Libro della Genesi, che c’è qualcosa in noi che richiede connessioni significative con altre persone. Potrei continuare. Parte della natura umana è avere bisogni fisici. Parte della natura umana è avere una vita emotiva. Come psichiatra, è questo che cerco di tenere sempre presente e di aiutare i miei pazienti.

Matt Taibbi: Quando leggo [l’autore] Yuval Noah Harari , la mia prima reazione è pensare: “Beh, questa persona non è poi così diversa dalla storia del Dr. Frankenstein scritta da Mary Shelley, o dalla storia della Torre di Babele”. Ho sempre creduto che quei racconti mi toccassero perché, in un certo senso, comprendiamo che sono veri – che c’è una punizione per chi cerca di giocare a fare Dio. Ma c’è qualcosa che rende diversa la situazione attuale? L’intera argomentazione di Harari sembra essere che le cose sono diverse perché abbiamo nuovi strumenti.

Aaron Kheriaty : Penso che l’unica cosa diversa siano le tecnologie. Gli strumenti sono certamente più potenti, ma se la premessa di fondo è ancora: “Neghiamo la realtà e proviamo a rimodellare gli esseri umani e vediamo cosa succede…” Quando gli strumenti sono relativamente primitivi, si possono fare solo danni limitati. Quando sono più sofisticati, si possono fare molti più danni. Quindi, in un certo senso, non credo che la natura umana sia cambiata. Non credo che la realtà sia cambiata. Concordo sul fatto che con gli strumenti che abbiamo a disposizione ora, quando si parla di nanotecnologie, editing genetico, interventi chirurgici più radicali, c’è il potenziale per creare confusione e causare molti danni, rispetto alla maggior parte dei progetti per rimodellare la natura umana, che erano progetti per rimodellare la società. Il primo filosofo nella tradizione occidentale a negare l’esistenza della natura umana è stato Karl Marx.

Il fondamento della filosofia di Marx era un rifiuto radicale di qualsiasi forma di dipendenza. E pensava fondamentalmente che l’umanità nel suo insieme fosse una tabula rasa che potevamo radicalmente rimodellare, ma lo facevamo rimodellando la società. Perché il suo materialismo e il suo storicismo dicevano fondamentalmente: “Sei interamente un prodotto delle forze sociali”. Oppure: “Matt Taibbi pensa quello che pensa sulla politica o sulle questioni sociali, non perché ha ragionato fino alle sue conclusioni o ha esaminato le prove, o ha fatto le sue ricerche, o ha imparato qualcosa dal suo amico, Walter Kirn, che aveva senso per lui. Matt Taibbi pensa quello che pensa perché è bianco, maschio, cisgender, eterosessuale, e la sua biologia è un prodotto di questi geni, e le sue idee sono solo schiuma sulle onde di quelle forze materiali sottostanti”.

Quindi, in sostanza, il modo in cui si cambiano le idee, gli ideali e il processo di pensiero delle persone è modificando le forze materiali sottostanti. Marx pensava che ciò si potesse fare economicamente attraverso la rivoluzione comunista, e sebbene la sua teoria economica sia stata rifiutata, la sua premessa metafisica di base secondo cui la natura umana può essere radicalmente trasformata è ancora molto attuale tra molte persone. E questo può avvenire sia attraverso la scienza e la tecnologia o il pensiero marxista, sia attraverso una radicale trasformazione della società, il che cambierebbe il modo in cui le persone pensano di essere contagiati dalla coscienza borghese ora, ma dopo la rivoluzione, si verrà illuminati dalla coscienza proletaria, o qualcosa del genere.

Matt Taibbi: Nuovi “ modi di conoscere ”.

Aaron Kheriaty : Quell’idea risale al XIX secolo. Credo che ciò che abbiamo visto nel XX e nel XXI secolo sia che questo accadrà attraverso la scienza e la tecnologia, la versione 2.0 di quella filosofia del XIX secolo. Ma la premessa metafisica di base è la stessa: non esiste una natura umana e, quindi, possiamo diventare ciò che vogliamo. È un’idea utopica. E lo sviluppo di una nuova scienza è tipicamente accompagnato dallo sviluppo di una nuova utopia. È interessante, se si guarda indietro alla storia della scienza, si può vedere questo. È un fenomeno ricorrente. Con l’avvento della psicoanalisi negli anni ’20, si sono viste varie idee utopiche che l’accompagnavano. Con lo sviluppo delle neuroscienze e della genetica, abbiamo assistito all’utopia transumanista secondo cui possiamo controllare la direzione dell’evoluzione attraverso il nostro ingegno e la nostra intelligenza, e saremo in grado di creare una società in cui tutti siano felici in ogni momento. E come con le utopie comuniste, quando si parte da premesse sbagliate, non solo non si arriva dove si pensava di arrivare, ma si finisce nel posto opposto.

I sovietici non solo non sono riusciti a realizzare un paradiso operaio. Hanno creato un inferno operaio. Hanno creato una società in cui nessuno voleva lavorare. “Fingiamo di lavorare e loro fingono di pagarci”, era la battuta tra coloro che avrebbero dovuto essere liberati in questa società. Basta guardare uno qualsiasi dei totalitarismi del XX secolo. Non solo non sono riusciti a raggiungere i loro obiettivi dichiarati, ma hanno prodotto l’esatto opposto di ciò che si prefiggevano.

Temo che il transumanesimo farebbe la stessa cosa. Non solo non riuscirebbe a creare superumani o esseri umani super felici, ma temo che causerebbe un aumento della miseria umana.

Matt Taibbi: Si potrebbe citare come esempio la questione transgender .

Aaron Kheriaty : Tutta questa ideologia sta davvero iniziando a sgretolarsi. È stata sostenuta a lungo dalla censura e dalla propaganda, così come la debacle del COVID, ma la gente si sta svegliando e i sostenitori della detransizione stanno finalmente ottenendo un po’ di voce. E poi, naturalmente, ci sono queste situazioni terribili come il disastro del Minnesota.

Cercate Martine Rothblatt. Filantropa molto ricca, individuo trans-identificato, che è anche un’ardente transumanista, e ha affermato che il transgenderismo è la rampa di accesso al transumanesimo . Il che credo sia vero. La teoria del genere, l’ideologia di fondo, è esattamente ciò che ho descritto. Parte della natura umana è la differenziazione sessuale. Il transgenderismo maschile e femminile semplicemente nega questo, giusto? Possiamo rimodellare e ricreare il corpo per adattarlo a qualsiasi cosa un fantasma disincarnato nella mente della macchina dica che dovrebbe essere.

È interessante perché non si tratta di una critica del transgenderismo, di qualcuno che cerca di criticarlo. Si tratta di qualcuno che dice: “No, questo fa parte di un’ideologia coerente, e il primo passo per rimodellare completamente la natura umana è l’idea che potremmo rimodellare completamente l’identità sessuale umana”.

Matt Taibbi: Infine: quanto di questo attuale movimento transumanista nasce dalla presenza di nuove tecnologie e quanto dalla perdita di connessione con il pensiero antico? Sembra che ci sia una convergenza tra i due. Man mano che le persone diventano meno connesse alle lezioni della storia, la visione utopica sembra sempre più possibile.

Aaron Kheriaty : Penso che ci sia qualcosa di concreto, ma darei priorità a un cambiamento di idee e a un cambiamento di prospettiva filosofica come forza trainante primaria. Quindi, non nego che la tecnologia plasmi ovviamente il nostro pensiero. E sebbene abbia criticato Marx in precedenza, non voglio suggerire che i fattori materiali sottostanti non condizionino la storia. Ovviamente lo fanno, ma quello che voglio dire è che non sono l’unica cosa che condiziona e altera gli sviluppi storici. Quindi, sì, le nuove tecnologie cambiano il nostro modo di pensare e cambiano la nostra traiettoria come società.

Ma poi dobbiamo anche chiederci perché gli esseri umani hanno investito il loro ingegno e le loro risorse nello sviluppo di particolari tipi di tecnologie? Ci sono molte tecnologie diverse su cui potremmo lavorare in questo momento. Non c’è nulla di inevitabile nello spingere nella direzione di ingenti risorse investite nell’IA, ad esempio. È una scelta che stiamo facendo. E questa scelta può essere guidata da fattori economici o da grandi aziende che hanno interessi finanziari nel tentativo di sviluppare questa tecnologia o altro. Ma, qualunque siano i fattori che vi contribuiscono, è una decisione collettiva che stiamo prendendo. Non c’è nulla di automatico nella direzione in cui ci stiamo muovendo con l’IA. In effetti, dobbiamo risolvere problemi enormi, soprattutto legati all’energia, giusto?

Stiamo parlando di costruire centrali nucleari per alimentare la prossima generazione di IA e per avere abbastanza energia per alimentare i server e l’altro hardware necessario. Non c’è nulla di automatico in questa scelta. È una decisione politica piuttosto importante. Quindi, questo solleva la domanda: ok, cosa ci spinge ad abbracciare l’IA come il futuro che vogliamo avere? Direi che si tratta delle nostre idee su cosa significhi essere un essere umano e cosa contribuirà alla salute, alla felicità e alla prosperità umana e cosa significhi per noi vivere insieme nella società. Credo che le nuove tecnologie stiano in parte contribuendo a una rinascita di questa ideologia transumanista. Ma penso anche che siano principalmente le nostre filosofie collettive di fondo a guidarci. L’ho accennato nella lezione: penso che il transumanesimo sia una religione surrogata. Penso che sia un surrogato religioso per le persone che vivono in un’epoca secolarizzata.

Qualunque cosa ne pensiate, la religione è una risposta proposta a certe domande ricorrenti che credo non possano essere soppresse. Domande come: da dove vengo? Dove sto andando? Perché sono qui? Qual è lo scopo della mia vita? Perché le persone soffrono o perché sto soffrendo io? Come posso trovare la felicità e prosperare? Come posso affrontare l’ovvia realtà della morte e della mortalità? Quindi, le religioni propongono risposte a queste domande e, indipendentemente da ciò che si pensi di queste risposte, credo che le persone siano in parte attratte dalla religione perché queste domande non possono essere realmente soppresse. Una cultura laica può cercare di ignorarle o fingere che non siano importanti o che non esistano. Non preoccupatevi di tutte quelle grandi domande filosofiche sul significato della vita, collegatevi e comprate un’auto più bella e un forno a microonde migliore, e attivate tutti i vostri servizi di streaming, divertitevi e guadagnate di più.

Ma per la maggior parte delle persone normali, dopo un po’ questo diventa noioso, e non è sufficiente, soprattutto se la moglie si ammala di cancro o se accade un evento importante nella vita che ricorda loro che non vivranno per sempre. E se gioco al gioco della vita come se stessi giocando a Monopoli, cosa succede a Monopoli? Cerchi di acquisire tutto. Cerchi di ottenere tutti i soldi e tutti i beni, e poi vinci. Ma alla fine del gioco, tutto torna nella scatola. È quello che succede a noi. Puoi provare ad accumulare tutte le cose che vuoi, ma poi morirai e tutto tornerà nella scatola.

Quindi, penso che il transumanesimo sia una religione sostitutiva che non darà alle persone la realizzazione che cercano, ma è un tentativo di rispondere a queste domande. No, non devi morire. Puoi vivere per sempre. È così che affronteremo la questione della sofferenza e della mortalità.

Sono cattolico romano, quindi credo nel peccato originale e considero questa vita una valle di lacrime. Ma è fantastica, ci sono tante cose belle. Il mondo è bellissimo, amo il mondo che Dio ha creato, ma è anche molto rovinato e non voglio davvero vivere qui per sempre. Mi sembra una maledizione. È un tema ricorrente interessante anche nella letteratura. Ci sono molte storie in molte diverse tradizioni letterarie su come vivere per sempre, almeno in questo mondo, sia una sorta di maledizione. L’intero progetto radicale di estensione della vita, quando si ascolta quel nastro fino alla fine e si pensa a come sarebbe una vita del genere, vivere per 500 anni potrebbe non sembrare molto attraente, in fin dei conti.

Matt Taibbi: Soprattutto non in un mondo governato da questa gente. Grazie, Aaron.

Aaron Kheriaty : Grazie.

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Garanzie di sicurezza pericolose_di German Foreign Policy

Garanzie di sicurezza pericolose

La “coalizione dei volenterosi” occidentali, tra cui la Germania, decide “garanzie di sicurezza” per l’Ucraina, compreso il dispiegamento di truppe contro la volontà della Russia, rischiando così ancora una volta di prolungare la guerra.

05

Settembre

2025

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PARIGI/BERLINO/KIEV (cronaca propria) – Una “coalizione di volenterosi” di Stati prevalentemente europei, tra cui la Germania, ha concordato “garanzie di sicurezza” per l’Ucraina, tra cui il dispiegamento di truppe sul territorio ucraino. Come annunciato dal presidente francese Emmanuel Macron ieri (giovedì) a seguito di un incontro a Parigi, vi partecipano in totale 26 Stati. Tuttavia, non tutti vogliono inviare soldati. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz sembrava ancora intenzionato a farlo a metà agosto, ma di recente ha mostrato maggiore moderazione. Wolfgang Ischinger, ex capo della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, ha definito la discussione sull’invio di personale militare in Ucraina un “dibattito fantasma”: La Russia non avrebbe comunque accettato il piano, ha dichiarato Ischinger. Mosca lo ha ora confermato e ha annunciato che continuerà la guerra se non si troverà una soluzione negoziale. Nel frattempo, il Segretario Generale della NATO Mark Rutte ha dichiarato che non è necessario interessarsi a “ciò che la Russia pensa delle truppe in Ucraina”. La NATO ha deliberatamente ignorato le linee rosse di Mosca a cavallo del 2021/22 e le conseguenze sono ben note.

Schierare le truppe

Una “coalizione dei volenterosi” presieduta da Francia e Regno Unito ha concordato ieri, giovedì, le cosiddette garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Lo ha annunciato il presidente francese Emmanuel Macron dopo una riunione di oltre 30 Paesi a Parigi. Erano rappresentati soprattutto Paesi europei, oltre a Canada, Australia e Giappone. Alcuni capi di Stato e di governo, come il cancelliere tedesco Friedrich Merz, hanno partecipato all’incontro in collegamento video. Secondo Macron, 26 degli Stati presenti hanno accettato di partecipare a una “forza di riassicurazione” che invierebbe immediatamente truppe in Ucraina in caso di cessate il fuoco o sarebbe comunque presente sul posto “a terra, in mare o in aria”[1] A tal fine, è stata sviluppata una “pianificazione militare” “robusta” e destinata a proteggere “la nostra linea di difesa”, ha proseguito Macron. È noto che le truppe degli Stati europei della NATO non saranno dislocate sulla linea di contatto, ma molto più indietro, ad esempio a Kiev o Odessa. Anche il Presidente degli Stati Uniti Trump ha promesso in una videochiamata che il suo Paese parteciperà alle “garanzie di sicurezza”, è stato riferito a Parigi. Secondo il Presidente francese, i dettagli saranno definiti nei prossimi giorni.

Berlino rimane ambivalente

Macron ha inoltre annunciato che anche la Germania, l’Italia e la Polonia vogliono contribuire attivamente alle “garanzie di sicurezza”; tuttavia, tutte e tre avranno “le proprie modalità”. Era già noto in anticipo che Berlino, Roma e Varsavia erano piuttosto riluttanti a inviare truppe in Ucraina.[2] Da Berlino erano arrivati segnali piuttosto contraddittori. A metà agosto, Merz aveva dichiarato che sarebbe stato presto necessario esaminare se “si dovessero prendere decisioni che richiedono un mandato”.[3] Pochi giorni fa, tuttavia, ha affermato di avere “notevoli riserve per la Repubblica Federale di Germania” sulla questione dell’eventuale invio della Bundeswehr in Ucraina. Tuttavia, secondo un articolo di Der Spiegel, il governo tedesco è pronto a rafforzare la difesa aerea dell’Ucraina e a sostenerne l’equipaggiamento con missili da crociera; vuole inoltre fornire materiale per quattro brigate di fanteria meccanizzata – 480 veicoli all’anno – e continuare ad addestrare i soldati ucraini.[4] Infine, ma non per questo meno importante, è prevista un’intensa cooperazione tra l’industria degli armamenti tedesca e quella ucraina. Rheinmetall e le start-up tedesche di droni, ad esempio, stanno già lavorando a stretto contatto con l’Ucraina (german-foreign-policy.com ha riportato [5]).

“Assolutamente inaccettabile”

Subito prima della riunione di Parigi della “coalizione dei volenterosi”, la Russia ha confermato di essere disposta in linea di principio a negoziare una soluzione pacifica al conflitto ucraino. Tuttavia, un dispiegamento di truppe da parte dei Paesi della NATO è “assolutamente inaccettabile” per Mosca, ha confermato Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo: “La Russia non ha intenzione di discutere un intervento straniero in Ucraina, che sarebbe fondamentalmente inaccettabile e minerebbe qualsiasi forma di sicurezza”. “Garanzie di sicurezza” di questo tipo garantirebbero solo una cosa: “una minaccia per il continente europeo”[6]. Lo sfondo di tutto ciò è l’obiettivo bellico di Mosca di trasformare l’Ucraina in uno Stato neutrale per attenuare la minaccia strategica della NATO. Ciò non è compatibile con lo stazionamento di forze militari della NATO in Ucraina. Se una soluzione negoziata si rivelerà impossibile, la Russia “risolverà i suoi problemi militarmente”, ha annunciato il Presidente Vladimir Putin, sottolineando che le forze armate russe sono attualmente “all’offensiva”.[7] Allo stesso tempo, l’Ucraina è sempre più sulla difensiva militare; Kiev ha recentemente autorizzato il reclutamento di uomini di età superiore ai 60 anni – segno di una palese carenza di soldati.[8] Anche l’esercito è sulla difensiva.

“Un dibattito sui fantasmi”

Wolfgang Ischinger, ex diplomatico di alto livello del Ministero degli Esteri tedesco e ora Presidente del Consiglio di Fondazione della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, ha recentemente avvertito che la Russia non accetterà il dispiegamento di unità provenienti dai Paesi della NATO, vale a dire che un impegno prematuro a “garanzie di sicurezza”, che includa tale dispiegamento, sarebbe di scarso aiuto. Ischinger aveva dichiarato che il dibattito sul dispiegamento di truppe europee in Ucraina era un inutile “dibattito fantasma”; Mosca non avrebbe accettato la misura nel prossimo futuro e quindi non avrebbe contribuito a porre fine alla guerra.[9] Non è chiaro se un attacco delle truppe russe in Ucraina ieri, giovedì, debba essere inteso come una sorta di avvertimento. Due dipendenti di un’organizzazione non governativa danese che stavano rimuovendo mine nell’oblast’ di Chernihiv sono stati uccisi nell’attacco; altri tre sono rimasti feriti. Secondo le autorità di Chernihiv, l’attacco è stato mirato.[10] I soldati occidentali potrebbero subire una minaccia simile se venissero dispiegati in Ucraina senza un accordo con Mosca.

“Non fa per loro”

Nonostante ciò, il Segretario Generale della NATO Mark Rutte ha dichiarato ieri, giovedì, che è superfluo prendere in considerazione il rifiuto della Russia al dispiegamento di truppe dei Paesi NATO in Ucraina. Non spetta alla Russia “decidere” se i Paesi occidentali inviano forze militari in Ucraina, ha spiegato in una conferenza a Praga. “Perché ci interessa cosa pensa la Russia delle truppe in Ucraina?”, ha chiesto Rutte: “Non spetta a loro decidere”[11] L’idea che i Paesi occidentali possano realizzare i loro piani in e con l’Ucraina senza dover tenere conto degli interessi della Russia e delle linee rosse di Mosca non è nuova; tuttavia, in passato ha portato a conseguenze disastrose. Come ha detto il predecessore di Rutte, Jens Stoltenberg, ai membri del Parlamento europeo nel settembre 2023, nell’autunno 2021 Putin aveva proposto alla NATO di rifiutare per iscritto l’adesione dell’Ucraina all’alleanza militare; questa era una precondizione russa per astenersi dall’invadere il Paese. Convinto che non fosse compito di Mosca estorcere concessioni alla NATO, Stoltenberg riferì nel 2023: “Naturalmente non l’abbiamo firmato”[12]. Le conseguenze sono ben note.

Per saperne di più: Nessun cessate il fuoco con la Russia e Negoziati a Istanbul.

[1] Ventisei Paesi si sono impegnati ad essere presenti “a terra, in mare o in aria” per garantire la sicurezza dell’Ucraina, annuncia Emmanuel Macron. lemonde.fr 04.09.2025.

[2] Emmanuel Macron: “Gli Stati Uniti sono stati molto chiari sul loro desiderio di far parte delle garanzie di sicurezza”. lemonde.fr 04.09.2025.

[3] Thomas Gutschker: Von der Leyen, Merz e le truppe di terra. Frankfurter Allgemeine Zeitung 05.09.2025.

[4] Markus Becker, Matthias Gebauer, Paul-Anton Krüger: Berlino offre all’Ucraina garanzie di sicurezza. spiegel.de 04.09.2025.

[5] Si veda Arms hub Ukraine (II).

[6] Mosca rifiuta qualsiasi intervento straniero in Ucraina. lemonde.fr 04.09.2025.

[7] La Russia raggiungerà i suoi obiettivi “militarmente” se i negoziati falliranno, dice Vladimir Putin. lemonde.fr 04.09.2025.

[8] Richard Connor: Ucraina: Zelenskyy permetterà agli over 60 di arruolarsi nell’esercito. dw.com 29.07.2025.

[9] Peter Carstens, Mona Jaeger: solo per ipotesi. Frankfurter Allgemeine Zeitung 21 agosto 2025.

[10] Due sminatori del Consiglio danese per i rifugiati uccisi da un bombardamento russo vicino a Chernihiv. lemonde.fr 04.09.2025.

[11] Non spetta alla Russia “decidere” se ci debbano essere truppe straniere in Ucraina in caso di accordo di pace, dice il capo della NATO. lemonde.fr 04.09.2025.

[12] Osservazione di apertura del Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg alla riunione congiunta della Commissione per gli Affari Esteri del Parlamento europeo (AFET) e della Sottocommissione per la Sicurezza e la Difesa (SEDE), seguita da uno scambio di opinioni con i membri del Parlamento europeo. nato.int 07.09.2023.

Decisione nuovamente rinviata

Ancora una volta, al Consiglio dei ministri franco-tedesco non è stata presa alcuna decisione sul futuro del caccia di sesta generazione FCAS. Il futuro del progetto comune da 100 miliardi di euro rimane in dubbio.

01Settembre2025

PARIGI/BERLINO (cronaca propria) – Il 25° Consiglio ministeriale franco-tedesco, riunitosi venerdì a Tolone, in Francia, non è riuscito a compiere alcun progresso sul più importante progetto di armamento congiunto franco-tedesco. Prima della riunione è stato annunciato che non ci sarà alcuna decisione fino alla fine dell’anno sul futuro del Future Combat Air System (FCAS), un cosiddetto jet da combattimento di sesta generazione. Da quando il progetto è stato lanciato nel 2017, Germania e Francia hanno discusso sulle loro “quote di lavoro” nel progetto, che si stima ammonti a 100 miliardi di euro. Tuttavia, la riunione ministeriale di Tolone ha prodotto una serie di altri annunci, tra cui un accordo sulla cooperazione nel settore energetico e un altro sulla programmazione di “dialoghi strategici” su un deterrente nucleare comune dell’UE. Quest’ultimo, tuttavia, dipenderebbe dalla disponibilità di un jet da combattimento europeo indipendente, come il FCAS. Diversi Paesi europei hanno espresso interesse ad aderire al programma FCAS o hanno addirittura avanzate proposte concrete. Il Belgio si è impegnato a stanziare 300 milioni di euro, mentre Spagna, Svizzera e Portogallo stanno valutando i vantaggi di abbandonare l’acquisto del caccia F-35 statunitense.

Non discusso

La 25esima riunione del Consiglio dei ministri franco-tedesco, tenutasi venerdì a Tolone, in Francia, non ha fatto alcun progresso sul FCAS. In occasione dell’incontro di luglio a Berlino tra il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente francese Emmanuel Macron, era stato deciso in precedenza che il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto prendere una decisione sulla caccia di sesta generazione.[1] Tuttavia, questa decisione è stata nuovamente rinviata.[2] Il problema rimane la disputa sulla distribuzione dei contributi allo sviluppo e alla produzione del progetto. La Francia chiede una quota di lavoro molto più ampia nel progetto. I media tedeschi sostengono che sia in gioco fino all’80%. Questa volta Merz ha criticato apertamente la richiesta francese. Poco prima di partire per l’incontro in Francia ha commentato che la richiesta di un ruolo maggiore per l’azienda francese Dassault Aviation “non facilita le cose”, quindi la questione “non sarà discussa” durante le consultazioni governative franco-tedesche a Tolone. D’altra parte, il Cancelliere tedesco ha sottolineato la necessità di una “nuova caccia in Europa” e ha detto di volere una decisione entro la fine dell’anno. Le critiche al nuovo rinvio sono sempre più forti. Christoph Schmid, membro della commissione Difesa del Bundestag tedesco, già prima della riunione intergovernativa aveva avvertito: “Se a Tolone non prendiamo una decisione per entrare nella fase 2, tutto diventerà sempre più difficile”[3] La seconda fase riguarda lo sviluppo di “dimostratori idonei al volo”.

Dialogo strategico

Tuttavia, l’incontro di Tolone, presieduto da Merz e Macron, ha portato a una serie di altri annunci. I due leader hanno presentato un’“Agenda economica franco-tedesca” che copre i settori degli armamenti, dell’industria e della politica digitale, che mira a stabilire iniziative congiunte e posizioni coordinate “a livello internazionale, UE e bilaterale”.[4] L’ordine del giorno si concentra su un accordo per migliorare l’integrazione dei mercati energetici di entrambi i paesi. Il governo tedesco ha accettato di smettere di bloccare i sussidi UE per i progetti di energia nucleare francesi. In cambio, Parigi vuole sostenere il gasdotto H2Med, a lungo bloccato, destinato a trasportare idrogeno verde da Spagna e Portogallo alla Germania attraverso la Francia. Durante l’incontro di Tolone è stato anche pubblicato un documento di cinque pagine che riassume le conclusioni del Consiglio di difesa e sicurezza franco-tedesco di venerdì.[5] Il documento sottolinea il significativo contributo delle “forze nucleari strategiche indipendenti” francesi alla “sicurezza complessiva” dell’Alleanza transatlantica e annuncia l’avvio di un “dialogo strategico” tra Germania e Francia sulla deterrenza nucleare. Tuttavia, il documento non fa alcun riferimento al FCAS.

Segnato da disaccordi

Questa omissione è significativa. Il FCAS, annunciato ufficialmente come progetto chiave franco-tedesco nel 2017, mira a produrre un successore efficace dell’Eurofighter e del Rafale francese. Mira inoltre a ridurre la dipendenza dell’UE dagli Stati Uniti. È infatti considerato una “cartina tornasole” per la capacità degli Stati membri di “mettere da parte gli interessi nazionali” in materia di armamenti.[6] Inizialmente, Germania e Francia avevano unito le forze per sviluppare un caccia di sesta generazione che potesse essere schierato in combinazione con altri jet, missili guidati, droni e sciami di droni.[7] Tuttavia, fin dall’inizio sono emerse controversie tra le due parti sulla distribuzione delle quote di lavoro per lo sviluppo e la produzione. I disaccordi si sono aggravati con l’inclusione della Spagna nel 2019, una mossa promossa dalla Germania. L’aggiunta di un partner, la controllata spagnola Airbus, aumenta il peso di Berlino nel progetto. La Francia, da parte sua, attribuisce grande importanza alle capacità indipendenti della sua industria della difesa, come dimostrato in passato con lo sviluppo indipendente dei jet Rafale. Se il FCAS, i cui costi sono stimati in circa 100 miliardi di euro, non dovesse concretizzarsi, “futuri grandi progetti di armamento congiunti in Europa diventeranno sempre più improbabili”, osserva l’Istituto tedesco per gli affari internazionali e la sicurezza (SWP) con sede a Berlino in una recente analisi.[8]

‘Indipendenza nucleare’

Tuttavia, il secondo mandato di Donald Trump ha rafforzato le voci in Germania che chiedono la sostituzione dello scudo nucleare statunitense sull’Europa con uno scudo europeo indipendente. A febbraio di quest’anno, Merz ha dichiarato: “L’Europa deve diventare più indipendente dagli Stati Uniti anche in termini nucleari”.[9] La Francia è l’unico paese dell’UE a possedere armi nucleari proprie. La Germania, d’altra parte, ha solo un accordo di “condivisione nucleare” con gli Stati Uniti, in base al quale gli aerei tedeschi possono trasportare le bombe nucleari statunitensi immagazzinate a Büchel (nella regione dell’Eifel) verso un obiettivo in caso di guerra e sganciarle lì.[10] Finora, i caccia Tornado sono stati designati come vettori a tale scopo. Tuttavia, la flotta è obsoleta e dovrà presto essere sostituita. Inizialmente, gli Eurofighter erano considerati i successori, ma il loro utilizzo per il trasporto di armi nucleari statunitensi avrebbe richiesto la certificazione statunitense. Questa procedura avrebbe comportato la rivelazione dei segreti industriali contenuti nel caccia europeo. Per questo motivo, Berlino ha deciso di acquistare il caccia statunitense F-35 per la “condivisione nucleare”. La Francia, d’altra parte, vuole avere a disposizione il FCAS per trasportare le sue armi nucleari non appena i suoi Rafale dovranno essere sostituiti. Parigi respinge l’idea di ricorrere a un jet americano. Il FCAS è quindi considerato indispensabile per il dispiegamento “europeo” delle armi nucleari francesi.

Nuove parti interessate

Sebbene il progetto FCAS sia stato afflitto da ritardi, diversi altri paesi europei hanno recentemente espresso interesse a partecipare. Il Belgio, ad esempio, ha già adottato misure per aderire al programma. A luglio di quest’anno, il governo belga ha approvato un nuovo piano di difesa denominato “Visione strategica 2025”, in base al quale promette di investire 300 milioni di euro nel progetto FCAS e di partecipare alla sua fase di sviluppo dal 2026 al 2030.[11] Tuttavia, il Belgio sta anche perseguendo l’acquisto di undici caccia F-35A di fabbricazione statunitense, il che ha attirato le critiche del CEO di Dassault Eric Trappier. Trappier ha affermato che il Belgio sarebbe “benvenuto” ad aderire al FCAS se “abbandonasse l’idea di acquistare F-35”.[12] Il ministro della Difesa belga Theo Francken ha risposto a tono, affermando che il governo belga avrebbe rivisto la sua posizione sulla piena adesione al progetto FCAS, poiché “non può prendere lezioni da industriali arroganti”. La Spagna, d’altra parte, ha recentemente deciso di sospendere il suo piano di acquisto di jet F-35 e sta cercando alternative europee come l’Eurofighter o il FCAS.[13] Allo stesso modo, i parlamentari in Svizzera stanno spingendo per la cancellazione dell’acquisto di 36 jet da combattimento F-35. Questa mossa è in risposta alla decisione del presidente degli Stati Uniti Trump di imporre dazi del 39% sulle importazioni di beni svizzeri.[14] Infine, alcuni rapporti suggeriscono che anche il Portogallo potrebbe decidere di non acquistare jet F-35 e ora esprime interesse ad aderire al progetto FCAS inizialmente con lo status di osservatore.[15]

[1] S. dazu Noch immer kein Take-off .

[2] Iain Rogers: Germania e Francia rimandano la decisione sul caccia FCAS a fine anno. bloomberg.com 27.08.2025.

[3] Sabine Siebold: la parlamentare tedesca afferma che Berlino potrebbe abbandonare il progetto franco-tedesco del jet. reuters.com 27.08.2025.

[4] Agenda economica franco-tedesca. 29.08.2025.

[5] Conclusioni del Consiglio di difesa e sicurezza franco-tedesco. 29.08.2025.

[6] Dominic Vogel: Futuro sistema aereo da combattimento: troppo grande per fallire. SWP-Aktuell Nr. 98. Berlino, dicembre 2020.

[7] S. dazu Milliarden für künftige Kriege .

[8] Dominic Vogel: Futuro sistema aereo da combattimento: troppo grande per fallire. SWP-Aktuell Nr. 98. Berlino, dicembre 2020.

[9] Merz will mit europäischen Atommächten über Atomschutzschild sprechen. zeit.de 21.02.2025.

[10] S. dazu Festtage für die Rüstungsindustrie (II) .

[11] Nonostante il programma di caccia FCAS sia prossimo al collasso, il Belgio cerca ancora di unirsi come partner a pieno titolo. defense-ua-com 24.07.2025.

[12] Charlotte Van Campenhout: il Belgio riconsidera il ruolo dell’FCAS dopo che il CEO di Dassault si è dichiarato contrario all’acquisto dell’F-35. reuters.com 25.07.2025.

[13] Csongor Körömi: la Spagna rinuncia al piano di acquisto di aerei da combattimento F-35. politico.eu 06.08.2025.

[14] Chris Lunday, Jacopo Barigazzi: I legislatori svizzeri si rivoltano contro l’accordo sugli F-35 dopo la bomba tariffaria di Trump. politico.eu 11.08.2025.

[15] Peter Suciu: Il Portogallo aderirà a uno dei programmi europei di caccia di sesta generazione? nationalinterest.org 05.08.2025.

Dalla svolta al cambiamento epocale

Merz annuncia i primi drastici tagli sociali a favore degli armamenti e prospetta una “rottura epocale” o la fine della “Repubblica di Bonn”. La povertà in Germania sta già aumentando in modo significativo.

04

Settembre

2025

BERLINO (cronaca propria) – Il Cancelliere federale Friedrich Merz sta lanciando un attacco generale al sistema assistenziale tedesco e chiede di tagliare di un decimo la spesa per il reddito dei cittadini: cinque miliardi di euro. Questo è “l’ordine di grandezza minimo”, ha dichiarato martedì Merz. In precedenza aveva affermato che la Germania non poteva “semplicemente più permettersi” il suo sistema di welfare e aveva annunciato un “cambiamento epocale”: “La Repubblica di Bonn è finita per sempre”. La “rottura epocale” di Merz segue la “svolta” proclamata dal suo predecessore Olaf Scholz nel 2022, che ha inaugurato il drammatico aumento delle spese militari che ora sta portando al taglio dei bilanci sociali: La triplicazione del bilancio della difesa viene finanziata a spese dei più poveri. La Germania sta già sperimentando un significativo aumento del tasso di povertà. I tagli ai bilanci sociali a favore degli armamenti sono un processo che riguarda tutti i Paesi della NATO in Europa. La triade armamenti, tagli sociali e povertà va di pari passo con la crescente repressione contro gli oppositori della guerra e degli armamenti, ultimamente con la violenza della polizia contro le proteste a Colonia contro la militarizzazione della Repubblica Federale.

La fine della “Repubblica di Bonn

Nel fine settimana, il Cancelliere federale Friedrich Merz ha sferrato un attacco generale al sistema di sicurezza sociale tedesco, che era stato precedentemente annunciato con lo slogan “Autunno di riforme”. Merz aveva scelto per questo il reddito di cittadinanza, per il quale erano stati spesi circa 58,2 miliardi di euro nel 2024. “Non può rimanere e non rimarrà così com’è ora, soprattutto per quanto riguarda il cosiddetto reddito di cittadinanza”, ha annunciato Merz.[1] “Non è solo una svolta, è un cambiamento epocale”, ha continuato: “La Repubblica di Bonn è finita per sempre”. Martedì, Merz ha precisato di essere “fermamente convinto” che in questo sistema si possa risparmiare “il dieci per cento” del reddito dei cittadini; ha arrotondato a cinque miliardi di euro.[2] Questo dovrebbe “essere l’ordine di grandezza minimo”. Il Cancelliere ha fatto questa dichiarazione poco dopo che l’Agenzia Federale del Lavoro aveva riferito che in agosto la disoccupazione aveva raggiunto il livello più alto degli ultimi 15 anni, con circa 3,025 milioni di persone.[3] La situazione potrebbe “addirittura peggiorare”, ha ammesso Merz, citando “la politica doganale americana” come causa di un possibile ulteriore aumento della disoccupazione, che “colpirebbe duramente molte aziende tedesche”.[4] L’aumento della disoccupazione richiede un aumento della spesa sociale.

I buchi di bilancio dell’armeria

L’affermazione che la Germania “non può più permettersi” il suo stato sociale è talvolta giustificata in modo bizzarro dalla politica e dai media. Ad esempio, si dice che “misure come l’aumento delle tasse per i pendolari e i sussidi per il gasolio agricolo” minacciano di “creare ulteriori buchi nel bilancio che in realtà non possiamo permetterci”[5]. In realtà, i “buchi” vengono attualmente creati nel bilancio tedesco, in particolare dall’aumento senza precedenti delle spese per la difesa. Il bilancio militare tedesco, ad esempio, che l’anno scorso ammontava a circa 52 miliardi di euro, sarà aumentato a ben 152,8 miliardi di euro entro il 2029. A ciò si aggiungono le spese per le infrastrutture ad uso militare, per le quali si stimano quasi 70 miliardi di euro nel 2029 (german-foreign-policy.com riporta [6]). Tutto ciò equivale a un aumento di 170 miliardi di euro dovuto alla sola spesa aggiuntiva per le forze armate e le infrastrutture ad uso militare. Nonostante l’aumento dell’indebitamento netto – è previsto un aumento di circa 40 miliardi di euro – il governo tedesco ipotizza un deficit di finanziamento di 74 miliardi di euro per il 2029. Questo sarebbe completamente coperto se Berlino rinunciasse all’espansione senza precedenti della spesa militare.

Povertà in crescita

L’aumento senza precedenti dei costi della difesa arriva in un momento in cui la povertà in Germania sta aumentando da un lato e il numero di super-ricchi dall’altro, approfondendo ulteriormente il divario sociale. Ad aprile, uno studio della Bundesbank tedesca ha confermato che il dieci per cento più ricco delle famiglie tedesche possiede attualmente il 54 per cento della ricchezza totale della Germania, mentre la metà più povera della popolazione ha a disposizione solo il tre per cento della ricchezza tedesca.[7] Allo stesso tempo, il numero di super-ricchi è in rapida crescita; il numero di miliardari in Germania è aumentato di 23 persone, o quasi il dieci per cento, arrivando a 249 solo nel 2023.[8] La povertà è già in aumento. Secondo l’Associazione tedesca per il benessere paritario (DPWV), nel 2024 il 15,5% di tutte le persone in Germania sarà colpito dalla povertà, 1,1 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente. Circa 5,2 milioni di persone hanno sofferto anche di notevoli privazioni materiali, il che significa che non hanno potuto riscaldare la casa o comprare nuovi vestiti. Con 921 euro al mese, il reddito mediano delle persone colpite da povertà era inferiore a quello del 2020 (981 euro)[9].

In tutta l’Europa della NATO

La triade di aumenti senza precedenti della spesa per la difesa, di piani altrettanto senza precedenti per tagliare i bilanci nazionali e di un crescente divario sociale è visibile non solo in Germania, ma in tutti gli Stati europei della NATO. Secondo i rapporti, la loro spesa militare dovrebbe più che raddoppiare entro il 2030, per un totale di oltre 800 miliardi di euro. Ciò porrebbe i Paesi europei della NATO quasi alla pari con gli Stati Uniti. Secondo le stime, la spesa diretta per i soli equipaggiamenti di difesa nell’Europa della NATO potrebbe passare da ben 75 miliardi di euro nel 2021 a 140 miliardi di euro nel 2024 e a ben 335 miliardi di euro nel 2030.[10] Sebbene la Germania sia chiaramente vista come il precursore, anche altri Paesi stanno affrontando aumenti degli armamenti e tagli drastici. In Francia, il Presidente Emmanuel Macron sta pianificando un aumento del bilancio militare di 6,7 miliardi di euro, per arrivare a 57,1 miliardi di euro nel 2026, e una spesa di circa 64 miliardi di euro nel 2027 – il doppio rispetto al 2017.[11] Allo stesso tempo, il Primo Ministro francese François Bayrou ha annunciato l’intenzione di tagliare 44 miliardi di euro dal prossimo bilancio nazionale, una mossa che si tradurrà in drastici tagli ai bilanci sociali. Con il 15,4%, il tasso di povertà in Francia ha raggiunto il livello più alto degli ultimi trent’anni[12].

Criminalizzare e prevenire

La costruzione di armamenti, i tagli sociali e la crescente povertà vanno di pari passo con l’aumento della repressione contro gli oppositori della guerra e degli armamenti. Lo scorso fine settimana, la polizia di Colonia ha fermato una manifestazione di circa 3.000 partecipanti che si opponevano alla militarizzazione della Germania, ha usato la forza contro di loro, ha circondato più di mille manifestanti e li ha trattenuti fino alle prime ore del mattino, a volte senza accesso all’acqua. 147 manifestanti hanno dovuto essere curati dai paramedici per le ferite inferte dagli agenti di polizia; 18 sono stati portati in ospedale. “La polizia ha negato alle persone le cure mediche di emergenza”, ha riferito uno degli organizzatori della manifestazione; gli agenti di polizia hanno anche “aggredito fisicamente l’avvocato degli organizzatori e arrestato i membri della stampa che erano presenti”.[13] La “protesta contro la militarizzazione” era chiaramente destinata ad essere combattuta, criminalizzata e “infine impedita”.

[1] Reiner Burger, Paul Gross: in contrasto con la SPD? “Sarà così anche nei prossimi mesi”. faz.net 30.08.2025.

[2] Il governo deve risparmiare il dieci per cento della spesa per il reddito di cittadinanza. wiwo.de 03.09.2025.

[3] Numero di disoccupati più alto che mai negli ultimi dieci anni. Frankfurter Allgemeine Zeitung 30/08/2025.

[4] Il governo deve tagliare il 10% delle spese per il reddito di cittadinanza. wiwo.de 03.09.2025.

[5] La CDU/CSU e la SPD devono disinnescare queste bombe. n-tv.de 03/09/2025.

[6] Vedi Dove porta questa follia.

[7] Kathrin Müller-Lancé: La condanna dei beni in Germania è diseguale. sueddeutsche.de 10.04.2025.

[8] Il numero di miliardari in Germania sale a livelli record. deutschlandfunk.de 20.11.2024.

[9] Paritätischer Wohlfahrtsverband: I poveri sono sempre più poveri. der-paritaetische.de 29.04.2025.

[10] Markus Fasse, Frank Specht, Roman Tyborski: Ecco come potrebbero diventare gli appalti per la difesa in Europa. handelsblatt.com 02.09.2025.

[11] Denis Cosnard: Projet de budget 2026 : une hausse des crédits militaires, des économies partour ailleurs. lemonde.fr 05.08.2025.

[12] Claire Ané: Povertà e disuguaglianza ai massimi da trent’anni. lemonde.fr 07.07.2025.

[13] Henning von Stoltzenberg: Scuse ufficiali. junge Welt 03.09.2025.

La lotta per la supremazia tecnologica

Il think tank dell’UE chiede un finanziamento statale completo per la ricerca privata sull’innovazione con un focus civile-militare. Un “boom tecnologico a doppio uso” dovrebbe ridurre la dipendenza dell’UE dalle altre grandi potenze, in particolare dagli Stati Uniti.

03

Settembre

2025

BRUXELLES (Rapporto proprio) – Nell’Unione Europea cresce la richiesta di istituire un’agenzia di ricerca civile-militare ad alta tecnologia sul modello dell’agenzia statunitense DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), finanziata dal Pentagono. Dalla fine degli anni Cinquanta, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha utilizzato la DARPA per promuovere progetti di ricerca e sviluppo ad alto rischio da parte di aziende private, con vantaggi sia civili che militari. Secondo l’Istituto europeo per gli studi sulla sicurezza (EUISS), un think tank dell’UE, è in questo modo che gli Stati Uniti hanno gettato le basi della loro superiorità militare e del loro dominio informatico globale. Le dipendenze tecnologiche – ad esempio dagli Stati Uniti – indeboliscono l’UE sia militarmente che economicamente nella lotta per il potere globale. L’UE ha quindi bisogno di una propria DARPA. L’UE e alcuni Stati membri hanno mosso i primi passi anni fa. Il Consiglio europeo per l’innovazione (EIC), ad esempio, è stato istituito nel 2020 con l’obiettivo dichiarato di garantire la leadership tecnologica globale dell’UE. Un’iniziativa franco-tedesca del 2018 ha dato vita all’iniziativa JEDI, che sostiene esplicitamente di essere il precursore di una DARPA europea.

Modello USA: DARPA

La Defense Advanced Research Projects Agency, in breve DARPA, è un’agenzia del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che promuove ricerche innovative ad alto rischio finanziario a beneficio delle forze armate statunitensi. Secondo il sito ufficiale dell’agenzia, questa è stata fondata nel 1958 in risposta al vantaggio tecnologico dell’Unione Sovietica nei viaggi spaziali. Un anno prima, l’Unione Sovietica aveva vinto la gara con gli Stati Uniti per lo sviluppo del primo satellite e aveva inviato lo Sputnik 1 nello spazio. L’obiettivo dichiarato della DARPA è quello di posizionare gli Stati Uniti come leader mondiale nell’innovazione tecnologica strategica. Si tratta di tecnologie militari che “cambiano il mondo” e che spesso hanno un impatto duraturo sulla vita civile. Tra le altre cose, la DARPA ha contribuito allo sviluppo di Internet, del GPS, delle armi di precisione e della tecnologia stealth, del riconoscimento e della traduzione automatica del parlato, dei vaccini a base di mRNA e di SpaceX. Oggi, ad esempio, promuove lo sviluppo e la ricerca sulla guida autonoma nelle aree urbane e sulle nuove tecnologie missilistiche[1].

In viaggio verso la DARPA europea

In un recente documento, l’Istituto dell’Unione europea per gli studi sulla sicurezza (EUISS), con sede a Parigi, chiede la creazione di una “DARPA europea” sul modello dell’agenzia statunitense. Secondo il documento, la “sicurezza e la competitività economica” dell’UE sono sottoposte a una crescente pressione da parte di Russia, Cina e Stati Uniti. “L’Europa” non deve permettere ai “suoi rivali” di mantenere la leadership nella corsa alle ultime tecnologie. Per tenere il passo con le grandi potenze, è necessario un “boom tecnologico… a doppio uso”, che dovrebbe portare niente meno che a una quarta rivoluzione industriale. Il termine “doppio uso” si riferisce alle tecnologie che hanno un doppio vantaggio, sia militare che civile. Un esempio è la tecnologia di navigazione GPS. Gli investimenti della DARPA finanziati dallo Stato nello sviluppo di tecnologie private ad alto rischio non hanno solo creato nuove tecnologie per le armi, ma hanno anche portato “significativi benefici economici”, scrive l’EUISS, come la produzione di massa di computer, smartphone, console di gioco e pacemaker. Per compiere un salto tecnologico rivoluzionario è necessario un alto livello di “accettazione del rischio”; poiché gli investitori privati non sono generalmente disposti a farlo, lo Stato deve intervenire. Se, ad esempio, gli Stati dell’UE riducessero la loro dipendenza dagli USA in termini di sicurezza informatica, non si tratterebbe solo di un passo verso l’indipendenza in termini di politica di potere, ma anche le aziende europee ne trarrebbero vantaggio[2].

Colmare il divario di innovazione

L’EUISS non è sola nella sua richiesta. A maggio, il quotidiano tedesco Handelsblatt ha avvertito che l’UE è a rischio di “dipendenza tecnologica, che non ha solo conseguenze economiche ma anche sulla politica di sicurezza”[3]. Il giornale ha fatto riferimento a uno studio congiunto dell’Università Bocconi, dell’Istituto Ifo e della Scuola di Economia di Tolosa, che chiedeva investimenti governativi a livello UE nello sviluppo di tecnologie chiave – sulla base del “gold standard del modello Darpa degli Stati Uniti”, ha affermato. Gli Stati membri dell’UE dovrebbero “rimanere fuori dalle questioni riguardanti la distribuzione dei fondi”. Gli Orientamenti politici della Commissione UE sotto la presidenza della Commissione Ursula von der Leyen affermano che la linea di demarcazione tra economia e politica di sicurezza si sta confondendo nella “battaglia globale per la leadership tecnologica”.[4] Nel dibattito in occasione del tanto discusso rapporto sul futuro della competitività europea dell’ex presidente della BCE Mario Draghi a partire dal 2024, sono aumentate anche le richieste di una DARPA europea – sulla base del rapporto. Draghi ha spiegato che i modelli di business consolidati da tempo vengono messi in discussione; le dipendenze economiche si stanno trasformando in “punti deboli geopolitici”. Sebbene gli Stati dell’UE abbiano insieme la seconda maggiore spesa militare al mondo dopo gli Stati Uniti, non sono riusciti a sviluppare adeguatamente le loro industrie della difesa e dello spazio. L'”eccessiva frammentazione della base industriale” è una “debolezza fondamentale” degli Stati dell’UE. L’UE deve colmare il “divario di innovazione” con gli Stati Uniti e la Cina[5].

Primi passi concreti

I primi passi concreti verso la creazione di una “DARPA europea” sono stati avviati. L’UE aveva già istituito il Consiglio europeo per l’innovazione (EIC) nel 2020. Secondo la “Bussola per la competitività” della Commissione europea, l’EIC dovrebbe ora essere ulteriormente sviluppato, ispirandosi a “elementi del modello DARPA”, e in futuro essere caratterizzato da una “maggiore disponibilità ad assumersi rischi”.[6] Ekaterina Zaharieva, commissario europeo per le start-up, la ricerca e l’innovazione, ha annunciato che l’EIC consentirà all’UE di “garantire la propria sovranità tecnologica, anche nel settore della difesa”. [7] Come parte del programma di ricerca Horizon Europe, l’EIC ha un budget di decine di miliardi e annuncia sul suo sito web che mira a posizionare “l’Europa” come “leader globale” nell’innovazione tecnologica. 8]

“Rendi l’Europa di nuovo grande!”

Oltre all’EIC, l’iniziativa franco-tedesca JEDI (Joint European Disruptive Initiative) del 2018 sostiene di essere il precursore di una DARPA europea, anche se non si concentra formalmente sul settore militare e degli armamenti; JEDI viene definita una “ARPA”. Tuttavia, un’occhiata ai progetti che JEDI sta attualmente finanziando rivela numerose tecnologie a doppio uso, come progetti sulla comunicazione strategica, sull’intelligenza artificiale (AI), sulla sicurezza informatica e su un sistema successore del GPS. La Germania e la Francia, in quanto Stati dell’UE “più veloci e coraggiosi”, devono “dare prova di leadership” e contribuire a garantire che la confederazione non diventi un mero “fornitore di incredibili talenti” o “un enorme mercato” per le aziende tecnologiche statunitensi e asiatiche, secondo la dichiarazione di fondazione di JEDI.[9] L’obiettivo dell’iniziativa è “riconquistare la leadership tecnologica a livello globale e ripristinare così la nostra indipendenza strategica ed economica”. Le parti interessate possono firmare il cosiddetto voto JEDI sul sito ufficiale della JEDI. In esso si afferma che il progresso tecnologico è un aspetto centrale della geopolitica: “Make Europe Great Again!”. Tra i sostenitori di JEDI figurano la German Cyber Agency, la German AI Association, la BMW Foundation e il Saarland[10].

Per saperne di più: Le basi digitali della politica globale.

[1] Informazioni su DARPA. darpa.mil.

[2] Quando le stelle si allineano: sfruttare i bilanci della difesa europea per promuovere un boom tecnologico a doppio uso. iss.europa.eu 03.07.2025.

[3] Jakob Hanke Vela, Olga Scheer: Europe’s Sputnik moment – How the EU can catch up in the tech race. handelsblatt.com 23.05.2025.

[4] Ursula von der Leyen: La scelta dell’Europa: Orientamenti politici per la prossima Commissione europea 2024-2029. commission.europa.eu 18.07.2024..

[5] Discorso di Draghi – Presentazione del rapporto sul futuro della competitività europea – Parlamento europeo – Strasburgo – 17 settembre 2024.

[6] Bussola della competitività. commission.europa.eu.

[7] Jakob Hanke Vela, Olga Scheer: Europe’s Sputnik moment – How the EU can catch up in the tech race. handelsblatt.com 23/05/2025.

[8] Informazioni sul Consiglio europeo dell’innovazione. eic.ec.europa.eu.

[9] André Loesekrug-Pietri: Kernaussagen. Iniziativa congiunta europea dirompente. 17.05.2018.

[10] L’ARPA europea. jedi.foundation.