FONDAMENTI DI STORIA AFGANA (4 di 4), di Daniele Lanza
FONDAMENTI DI STORIA AFGANA (4 di 4)
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Riprendiamo esattamente da dove ci siamo fermati nel capitolo precedente (3).
L’impero britannico solidamente installato in India (in realtà all’epoca quest’ultima era gestita ancora non direttamente dal governo britannico, ma dalla Compagnia delle indie inglesi) è deciso ad ogni costo a difenderla, vista l’enorme rilevanza economica e strategica : si tratta di quasi 100 milioni di sudditi su una grande superficie…..il cuore dei domini inglesi nell’Asia meridionale, snodo indispensabile dei trasporti verso centri ancor più lontani e soprattutto poco attaccabile dall’esterno malgrado la grande estensione (in sostanza migliaia di km di coste ben presidiate dalla marina reale britannica allora la prima del pianeta e la massa terrestre invalicabile dell’Himalaya ad est). Solo da UN punto questo edificio può essere penetrato : da nord-ovest ovvero là dove si trova l’EMIRATO dell’Afganistan. Quest’ultimo non è più l’impero Durrani che si era formato cento anni prima, ma solo un più modesto potentato di confine tra Persia e India : di per sé non desterebbe alcun timore (l’emirato non ha oggettivamente i mezzi per lanciare grandi piani di invasione contro nessuno), se non fosse che altre potenze esterne – la RUSSIA in primo luogo – possono SERVIRSI di esso come trampolino, corridoio, punta di lancia, per spingersi più a sud e colpire l’India del nord tentando invasioni o peggio, fomentando sentimenti di rivolta da tempo latenti nella massa indiana.
L’eternamente citato “THE GREAT GAME”….consiste in questo nell’estrema sostanza : una Gran Bretagna per tutto il secolo XIX zelante nel difendere il proprio dominio indiano, timorosa che da qualche parte nel nord-ovest il grande attore euroasiatico che è la Russia, riesca a monopolizzare l’emirato afgano – unico portale di accesso – cosa che gli consentirebbe di sbucare giusto nell’Hindu Kush. Il timore è talmente grande che decidono GUERRE PREVENTIVE contro l’Afganistan finalizzate a controllarlo (evitando che altri lo facciano prima) : attorno al 1840 infuria la PRIMA guerra anglo-afgana, atta a neutralizzare una politica indipendente del paese – potenzialmente pericolosa – e trasformarlo in protettorato. Il risultato di questa prima collisione militare è fallimentare e le forze britanniche si ritirano (complici i costi altissimi dell’operazione) senza aver alterato di molto la situazione.
40 anni dopo, i giochi si riaprono : nel giro di una trentina d’anni l’impero zarista ha portato avanti una campagna di successo che porta tutta l’Asia centrale turca nell’orbita russa (…). Ora il nemico è veramente alle porte (emissari dello tsar tentano di stabilire rapporti diplomatici diretti con l’emiro dell’Afganistan) e occorre nuovamente puntellare la situazione e immediatamente : si decide di farlo nel medesimo modo in cui si era fatto decadi avanti, ovvero direttamente manu militari……..questo ci porta alla SECONDA GUERRA ANGLO-AFGANA.
Tutto si sviluppa tra il 1878-80 : una missione diplomatica inglese viene respinta alla frontiera afgana, cosa che da pretesto per intervenire militarmente agli inglesi. Per la seconda volta una grande offensiva terrestre si sviluppa dal British Raj (il governo britannico assume direttamente il controllo dell’India a partire dal 1858, dopo una grande rivolta dell’anno prima) contro l’emirato che è invaso. L’andamento della guerra stavolta è migliore e si conclude con una disfatta totale afgana il cui nuovo sovrano (costretto ad abdicare il precedente ritenuto poco affidabile) si decide ad accettare le clausole di parte britannica : l’emirato NON diventa formalmente parte dell’impero britannico e (non viene stabilito ufficialmente un protettorato), ma si impegna a non intrattenere rapporti con potenze ostili (Russia) o in generale non con altre che non siano l’impero britannico…impegnandosi tra l’altro a non creare problemi sul delicato confine afgano-indiano.
Per andare dritti al punto : con il trattato di Gandamak (questo è il documento chiave) ratificato nel 1880, l’Emirato dell’Afganistan RINUNCIA ad una propria politica estera. Questo è il fatto fondamentale da tenere a mente.
In altre parole si potrebbe dire che la seconda guerra anglo-afgana si conclude con un successo britannico pressochè completo, riuscendo questi ultimi a stabilizzare geopoliticamente l’area afgana in senso favorevole alla corona : l’Afganistan è ridotto al ruolo di stato satellite, che si interpone tra la preziosa India e i tentativi espansionistici dello tsar, assicurando la protezione che era mancata in precedenza. L’Afganistan esce dal conflitto come stato cuscinetto eterodiretto da Londra (mantenendo una relativa libertà negli affari interni) e tale rimarrà per i decenni a venire.
Il successo si rivela provvidenziale se si pensa che solo pochissimi anni dopo le forze russe REALMENTE arrivano a collidere con l’Afganistan : nel 1885 un corpo di spedizione conquista un forte afgano di frontiera, prefigurando un’eventuale invasione russa dell’emirato (la cosa non avverrà per tempestiva risposta britannica che minaccia guerra immediata e difatti le cose si risolveranno in sede diplomatica, arrestandosi l’avanzata russa e fissando definitivamente il confine settentrionale dell’emirato afgano…quello che si vede ancora oggi). La lunga conquista russa dell’Asia centrale si arresta quell’anno dunque e si conferma il valore dell’Afganistan come utile strato di separazione tra i due giganti rivali (…). Il caso viene chiamato oggi sui manuali “Incidente del Panjdeh”.
Successivo evento che plasma la nazione che vediamo oggi sulle mappe : nel 1893 il diplomatico inglese Mortimer Durand, inviato da Londra per risolvere la questione di frontiera tra emirato e India britannica, traccia sulla carta il CONFINE definitivo tra i due stati che prenderà il suo nome in onore. La “Linea DURAND” sarà quindi il nuovo confine di stato tra Afganistan e India (tuttora quasi invariata) : a questo punto l’emirato dell’Afganistan ha perso pressochè tutto quello sbocco verso l’Hindu KUsh che aveva ad inizio secolo (l’area dell’attuale Pakistan, che rientra integralmente nel dominio britannico) ed è ridotto al suo areale strettamente iranico, territorialmente compresso ai minimi termini.
In parole altre si conclude un secolo tormentato con un nettissimo ridimensionamento del paese : se all’esordio del XIX sec. vediamo ancora un “impero” sebbene in declino, sul finire dello stesso secolo vediamo solo più un minuscolo (comparativamente a prima) potentato regionale privo di una politica estera (commissariata da parte inglese) e privo di qualsiasi influenza su stati esteri il cui scopo, ragione di esistere è garantire una zona neutrale tra impero russo e britannico in questo quadrante del globo : la sagoma stessa, i confini fisici dello stato afgano, sono decisi dalla collisione con le suddette superpotenze (confine NORD stabilito indirettamente per forza di cose dall’avanzata russa arrestata e confine SUD stabilito con calma a tavolino da un diplomatico inglese). La parabola politico/diplomatica dell’emirato, non occorrono forbite interpretazioni per arrivarci, segue nella sua evoluzione lo stesso corso di tutto quella parte del pianeta che è investita dall’imperialismo europeo nella seconda metà dell’800 : una prospettiva esistenziale, se vogliamo dire così, del tutto capovolta nella quale interi popoli e i loro conflitti locali contro altri popoli vicini si ritrovano avviluppati in un altro gioco assai più grande (quello della “globalismo militare” regolato dagli imperi d’Europa) che letteralmente finisce con l’esautorarli da qualsiasi ruolo che non sia in qualche modo eterodiretto (una riflessione, anche breve, sul colonialismo è troppo lunga per qualsiasi bacheca).
Lo STATUS QUO raggiunto nel 1880 dopo questa guerra si rivela solido e durerà per altri 40 anni garantendo il confine tra i due imperi planetari che scongiura il conflitto diretto. Per vedere un qualche cambiamento di rilievo bisogna aspettare gli anni del primo conflitto mondiale : il nuovo emiro afgano (figlio di colui che avevano firmato il trattato una generazione prima) resistette alle ripetute richieste delle potenze centrali (ottomani e tedeschi) di schierarsi attivamente e muoversi contro l’India britannica, tra l’altro lasciata quasi incustodita per l’invio di forze sul fronte europeo (…).
Sebbene un “tradimento” da parte afgana non avverrà durante la guerra mondiale (e anche malgrado l’appello da parte ottomano in nome del comune ISLAM), gli anni del conflitto sono decisivi nell’instillare l’idea di indipendenza nazionale nel sovrano che la reclamerà a guerra subito conclusa : nel 1919 le richieste in tal senso vengono respinte ai tavoli di Versailles…….portando quindi ad un terzo conflitto (una TERZA guerra anglo afgana, questa volta in un contesto proprio del XX secolo tinto di nazionalismi e insorgenze nazionali). Il conflitto che ne divampa è molto breve e poco sanguinoso : privi di risorse per sostenere ennesimi conflitti per il mondo i britannici optano per ritirarsi e l’emiro dell’Afganistan sostanzialmente guadagna l’indipendenza in politica estera per il proprio paese (persa 40 anni prima) prefigurando così uno stato nazionale pienamente sovrano. Per parte britannica non è una sconfitta totale in quanto nonostante l’indipendenza afgana in politica estera, viene definitivamente riconosciuta la linea DURAND (nevralgico confine mai del tutto accettato da parte afgana) che garantisce la sicurezza territoriale minima nella prospettiva inglese.
Col 1919 parte una stagione intensa di riforme fondamentali dello stato (1919-1926) finalizzate ad avviare razionalizzazione amministrativa e modernizzazione : in quella stringa di anni la stessa denominazione ufficiale cambia : si estingue il vecchio emirato e al suo posto nasce il REGNO DELL’AFGANISTAN. La fase storica di quest’ultimo, anche se oggi relativamente negletta, spazia per buona parte del 900, dal momento che dura dall’indipendenza del 19 (e riforme che ne seguono) fino alla tormentata fase degli anni 70 che lo vedono collassare a seguito di un colpo di stato militare…..
CONTINUA (EPILOGO*)
NB_tratto da facebook