Operazione Barkhane : una messa a punto necessaria, di Bernard Lugan

Qui sotto alcune lucide considerazioni di Bernard Lugan sulla situazione militare in Africa subsahariana offuscate da una valutazione un po’ troppo bonaria, per così dire, delle ragioni dell’intervento francese ed elusiva del ruolo degli Stati Uniti, della Cina e della Russia_Giuseppe Germinario
Le perdite tragiche che ha appena subito la armata francese -e che non saranno purtroppo le ultime hanno dato qualche possibilità di mettere in discussione i meriti della presenza militare francese nel Sahel. Questo approccio è legittimo, ma a condizione di non cadere nella caricatura, nel complottismo o nell’ideologismo.
Ho a lungo esposto lo stato delle cose su questo blog, compreso il mio comunicato stampa del 7 novembre 2019 dal titolo “Sahel: e ora che cosa?”, E nelle colonne dell’Africa Real e nel mio libro guerre Sahel origini ai nostri giorni , che imposta il problema nella suo lungo percorso storico e geografico. Quindi non voglio andare su questa strada. Tuttavia, tre punti dovrebbero essere notati:
1) il software duplicato risalente al 1960-1970, accuse di neocolonialismo verso la Francia sono completamente spostati, anche inaccettabile e indegno. Nel Sahel, porterà la nostra armata in effetti alla guerra non per interessi economici. In effetti :

– La zona CFA nel suo complesso, i paesi del Sahel inclusi, rappresenta poco più dell’1% di tutto il commercio estero della Francia, i paesi del Sahel per un totale di un massimo di un quarto del 1%. Basti dire che il Sahel non esiste per l’economia francese.
– Per quanto riguarda l’uranio dal Niger, contrariamente a una sciocchezza e contro-verità sentite parlare dal momento che in realtà non è essenziale. Circa 63.000 tonnellate estratte nel mondo, il Niger ne produce a regime 2900 … E’ più economico, e senza  problemi di sicurezza dal Kazakistan che ne estrae 22.000 tonnellate, quasi dieci volte, Canada (7000 t.), Namibia (5500 t.), Russia (3.000 t.), Uzbekistan (2400 t.) o l’Ucraina (1200 t.), ecc ..
– Per quanto riguarda l’oro in Burkina Faso e Mali, la realtà è che è schiacciante la quantità estratta dalle aziende canadesi, australiani e turche.

2) Militarmente, e con mezzi che mai permetteranno di pacificare la vastità del Sahel, ma che non era la sua missione, barkhane riuscito a evitare la ricostituzione delle unità costituite di jihadisti. Pertanto, le scommesse su nostra stanchezza, gli islamisti attaccano i dirigenti civili e gli host locali, il loro obiettivo è quello di decostruire amministrativamente intere regioni in attesa della nostra eventuale partenza, che permetterebbe loro di creare il maggior numero di califfati. La nostra presenza può naturalmente impedire che le azioni dei terroristi prendano il controllo effettivo di vaste aree.
3) in realtà si ha a che fare con due guerre:

– A nord non può essere risolto senza reali concessioni politiche ai Touareg da parte delle autorità di Bamako. Anche senza il coinvolgimento dell’Algeria, che, nel contesto attuale sembra difficile. Se questo è stato risolto, e se le forze del generale Haftar o il suo successore controllano effettivamente  Fezzan, percorso libico di rifornimento jihadista da Misurata e la Turchia, che non sono estranei, sarebbero quindi da tagliare. Resta da dissociare trafficanti jihadisti, che sarebbe un altro discorso …
– A sud del  fiume Niger i  jihadisti traggono dal vivaio Fulani e in quello dei loro antichi affluenti. Il loro obiettivo è quello di spingere a sud e destabilizzare Costa d’Avorio. Ecco perché i nostri sforzi devono concentrarsi sul sostegno etnico del blocco Mossi. Oggi come allora la grande Fulani Jihad (ancora una volta, vedi il mio libro sulle guerre nel Sahel) diciannovesimo secolo, è davvero un frangiflutti di resistenza. Rafforzare le difese Mossi bastione comporta impegnarsi con quei gruppi etnici che vivono sul suo smalto e hanno tutto da temere dalla rinascita di un sicuro espansionismo Fulani dietro lo schermo del jihadismo. Tuttavia, se i jihadisti regionali sono prevalentemente Fulani, tutti i Peul non sono jihadisti. Questo fatto che, ancora una volta, sarà necessario “torsione braccio” ai politici locali che sono state date assicurazioni a Fulani per evitare un loro generalizzato ribaltamento a fianco dei jihadisti. Perché, come ho scritto in un tema passato dell’Africa Real ‘Quando il mondo Fulani si sveglia, il Sahel si accende “. E’ quindi urgente agire.

Al di là di servizi di media “esperti”, una cosa è chiara: la pace dipende dai Tuareg a nord, la pace a sud dipende dai Fulani. Tutto il resto deriva da questa realtà. In queste condizioni, come i governi obbligano a considerare questo doppio percorso che è l’unica via che può condurre alla pace?
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