MIGRAZIONE SOSTITUTIVA: E’ UNA SOLUZIONE PER IL DECLINO E L’INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE?_ a cura di Gianfranco Campa

Qui sotto la traduzione della parte del rapporto delle Nazioni Unite riguardante la situazione e le proiezioni delle dinamiche demografiche riguardanti l’Italia. L’apparente oggettività delle proiezioni statistiche tende quasi sempre a rappresentare come inevitabili se non addirittura auspicabili gli attuali processi di mobilità demografica, in particolare i complessi fenomeni delle migrazioni, frutto in realtà di politiche. Come ogni interpretazione, anche le proiezioni statistiche si fondano sempre e comunque su delle ipotesi. E’ indubbio che in quasi tutte le società occidentali, ma anche in Cina e in Giappone, il costante e drammatico calo di fertilità in corso ormai da più di un decennio sta creando una voragine nell’indispensabile ricambio generazionale e nel mantenimento di un ragionevole rapporto tra popolazione attiva e in quiescenza. Il dato statistico, però, sta diventando un’arma che impedisce di considerare le cause del fenomeno, di individuare le possibili soluzioni, di adottare eventuali misure compensative, di evidenziare gli acceleratori di queste dinamiche. L’Italia è uno dei paesi che soffre maggiormente del processo di invecchiamento. E’ anche il paese, però, che soffre di un grave problema di emigrazione, specie delle leve più giovani e qualificate; di un tasso di occupazione specie di giovani e femminile largamente inferiore alla gran parte dei paesi industrializzati; di una economia industriale e dei servizi estesa ma organizzativamente e tecnologicamente piuttosto arretrata. E la tecnologia e il modello organizzativo sono strumenti utili a compensare i limiti fisici di una popolazione sempre più anziana. L’andamento demografico inoltre è legato al patrimonio culturale e alla rappresentazione ideologica dominante in una formazione sociale. Di fatto esso, di conseguenza la natalità stessa, è il riflesso delle caratteristiche di una formazione sociale e delle capacità e delle ambizioni di una classe dirigente in grado di tracciare, offrire e realizzare una prospettiva ambiziosa e realistica di forza, autorevolezza e sviluppo di un paese. Sarebbe bene iniziare a utilizzare gli strumenti statistici in funzione di questo piuttosto che dell’accettazione fatalistica di tendenze deleterie per il paese ma utili a procrastinare il dominio delle nostre siffatte classi dirigenti così decadenti e servili; tanto accoglienti nella loro retorica quanto inadeguate di fatto a gestire il problema dell’immigrazione specie di popolazioni dal bagaglio culturale e ideologico così distante e, spesso, ostile rispetto ai paesi ospitanti._Giuseppe Germinario

NB_ le statistiche e i grafici sono disponibili sui link originali

 

 

MIGRAZIONE SOSTITUTIVA: E UNA SOLUZIONE PER IL DECLINO E L’INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE?

 

Le proiezioni di studio delle Nazioni Unite indicano che nei prossimi 50 anni, le popolazioni di quasi tutti i paesi europei e quella giapponese dovranno affrontare il declino e l’invecchiamento della popolazione. Le nuove sfide del declino e dell’invecchiamento della popolazione richiederanno una revisione completa di molte politiche e programmi tradizionalmente consolidati, compresi quelli relativi alla migrazione internazionale.

Concentrandosi su questi due sorprendenti e critici trend sulle popolazioni, allo studio contenuto nel rapporto, si consiglia la migrazione sostitutiva per otto paesi a bassa fertilità (Francia, Germania, Italia, Giappone, Repubblica di Corea, Federazione Russa, Regno Unito e Stati Uniti) e in generale due regioni geografiche (Europa e Unione Europea). La migrazione sostitutiva si riferisce alla migrazione internazionale di cui un paese avrebbe bisogno per compensare il declino e l’invecchiamento della popolazione a causa della bassa fertilità e dei tassi di mortalità.

 

3.Italy

 

(a) Tendenze passate.

Il tasso di fertilità totale in Italia è passato da 2,3 nel 1950-1960 a 2,5 nel 1960-1970 e da allora è in costante calo. È sotto il livello di ricambio generazionale dal 1975 e nel 1995-2000 è stato stimato a 1,20 figli per donna, uno dei tassi di natalità più bassi del mondo. Dal 1950, la mortalità è diminuita costantemente, con un conseguente aumento dell’aspettativa di vita per entrambi i sessi da 66,0 anni nel 1950-1955 a 77,2 anni nel 1990-1995. Nonostante un’immigrazione annua stimata annua di 70.000 nel 1995-2000, la popolazione italiana è diminuita nel periodo 1995-2000. Tra le conseguenze di questi cambiamenti demografici c’era il più che raddoppiamento della percentuale della popolazione di oltre 65 anni, dall’8,3% della popolazione nel 1950 al 16,8% nel 1995.

Come conseguenza di questi cambiamenti, il potenziale indice di sostegno per l’Italia è diminuito da 7.9 persone di età compresa tra 15 e 64 anni per ogni persona di oltre 65 anni nel 1950 a 4.1 nel 1995.

(b) Scenario I

Questo scenario, che è la variante media della Revisione delle Nazioni Unite del 1998, presuppone che ci saranno 660.000 immigrati netti tra il 1995 e il 2020, dopo di che non ci sarà più alcuna migrazione verso l’Italia. In questo scenario, la popolazione italiana diminuirebbe del 28%, passando da 57,3 milioni nel 1995 a 41,2 milioni nel 2050 (i risultati delle proiezioni delle Nazioni Unite del 1998 sono riportati nelle tabelle allegate). La popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni diminuirebbe del 44% nello stesso periodo, mentre la popolazione oltre i 65 anni aumenterebbe del 49%, da 9,6 milioni a 14,4 milioni. Le persone di età pari o superiore a 65 anni rappresenterebbero più di un terzo della popolazione italiana entro il 2050. Di conseguenza, il potenziale indice di sostegno diminuirebbe del 63%, da 4,1 nel 1995 a 1,5 nel 2050.

(c) Scenario II

Scenario II, che è la variante media con migrazione zero, ipotizza che la fertilità e la mortalità cambieranno in base alle proiezioni di variante media della Revisione delle Nazioni Unite del 1998, ma che non ci sarà alcuna migrazione in Italia dopo il 1995. I risultati sono molto simili a quelli dello scenario I. La popolazione italiana nel 2050 sarebbe 40,7 milioni, solo 475.000 persone in meno rispetto allo scenario I. Ci sarebbero rispettivamente 21,6 milioni e 14,2 milioni di persone di età compresa tra 15-64 e 65 anni, nel 2050. Come nello scenario I, il potenziale indice di sostegno diminuirà del 63% passando da 4,1 nel 1995 a 1,5 nel 2050.

(d) Scenario III

Si presume, per lo scenario III, che tra il 1995 e il 2050 la popolazione totale dell’Italia rimarrà costante nella sua dimensione del 1995 di 57,3 milioni di persone. Un totale di 12,9 milioni di migranti netti tra il 1995 e il 2050 sarebbe necessario per raggiungere questo obiettivo. L’immigrazione netta annuale aumenterebbe costantemente da 75.000 nel 1995-2000 a 318.000 nel 2045-2050. In questo scenario, entro il 2050 un totale di 16,6 milioni di persone, pari a circa il 29% della popolazione, sarebbero immigrati post-1995 o loro discendenti.

(e) Scenario IV

Questo scenario ipotizza che la popolazione italiana tra 15 e 64 anni rimarrebbe costante al livello del 1995 di 39,2 milioni, arrestando il calo delle dimensioni di questa fascia di età. Per raggiungere questo obiettivo, sarebbero necessari 19,6 milioni di immigrati tra il 1995 e il 2050. Il numero medio annuo di migranti lo farebbe variare, raggiungendo un picco di 613.000 persone all’anno tra il 2025 e il 2030 e poi abbassandosi a 173.000 all’anno nel 2045-2050. In base a questo scenario, la popolazione italiana crescerebbe del 16% passando da 57,3 milioni nel 1995 a 66,4 milioni nel 2050. Entro il 2050, il 39% della popolazione sarebbe stata costituita da migranti post-1995 o da loro discendenti. Il potenziale indice di sostegno diminuirà da 4,1 nel 1995 a 2,2 nel 2050.

(f) Scenario V

Scenario V non consente al potenziale rapporto di proporzione di scendere al di sotto del valore di 3.0. Per raggiungere questo obiettivo, non sarebbero necessari immigrati fino al 2010, e tra il 2010 e il 2040 sarebbero necessari 34,9 milioni di immigrati, una media di 1,2 milioni all’anno in quel periodo. Entro il 2050, su una popolazione totale di 87,3 milioni, 46,6 milioni, ovvero il 53%, sarebbero gli immigrati post-1995 o  loro discendenti.

(g) Scenario VI

Lo Scenario VI mantiene il potenziale indice di supporto al livello di 4.08 del 1995. Sarebbe necessario un totale di 120 milioni di immigrati tra il 1995 e il 2050 per mantenere questo rapporto costante, con una media complessiva di 2,2 milioni di immigrati all’anno. La popolazione italiana risultante nel 2050 in questo scenario sarebbe 194 milioni, più di tre volte la dimensione della popolazione italiana nel 1995. Di questa popolazione, 153 milioni, ovvero il 79%, sarebbero immigrati post-1995 o loro discendenti.

(h) Ulteriori considerazioni

Nel 1995-2000, il tasso di crescita della popolazione italiana era stimato a -0,01%. Questo calo della popolazione era previsto nonostante un’immigrazione netta di 70.000 persone all’anno. Il numero di stranieri nati in Italia è quasi raddoppiato, da 821.000 nel 1965 (1,6 per cento della popolazione totale) a 1,5 milioni nel 1995 (2,7 per cento della popolazione). Secondo lo scenario III, per mantenere la popolazione italiana in declino rispetto alle dimensioni del 1995, i flussi migratori annuali dovrebbero essere, in media, più grandi di tre volte tra il 1995 e il 2050 rispetto al periodo 1990/1995. Per mantenere la popolazione di l’età lavorativa in declino richiederebbe più di cinque volte il livello annuale di migrazione 1990-1995. Inoltre, per gli scenari III e IV, la proporzione della popolazione italiana nel 2050 che sarebbe costituita dagli immigrati post-1995 o dai loro discendenti, rispettivamente 29% e 39%, è più di 10 volte la proporzione di popolazione nata nel 1995. La figura 13 mostra, per gli scenari I, II, III e IV, la popolazione italiana nel 2050, indicando la quota che comprende i migranti post-1995 e i loro discendenti.

I cambiamenti demografici sono ancora maggiori nello scenario VI. Questo scenario richiede oltre il doppio di immigrati tra il 1995 e il 2050 come popolazione totale del 1995 nel paese. Inoltre, quasi i quattro quinti della risultante 2050 popolazione di 194 milioni sarebbero costituiti da immigrati post-1995 o dai loro discendenti.

In assenza di migrazione, i dati mostrano che sarebbe necessario aumentare l’età lavorativa a 74,7 anni per ottenere un rapporto di supporto potenziale di 3,0 nel 2050. Mantenere nel 2050 il rapporto del 1995 di 4,1 persone in età lavorativa per ogni persona anziana l’età lavorativa passata richiederebbe un aumento del limite superiore della durata dell’età lavorativa a 77 anni entro il 2050. Aumentare i tassi di attività della popolazione, se fosse possibile, sarebbe solo un palliativo parziale al declino del tasso di sostegno dovuto all’invecchiamento . Se i tassi di attività di tutti gli uomini e donne di età compresa tra 25 e 64 dovessero aumentare fino al 100 per cento entro il 2050, ciò rappresenterebbe solo il 30 per cento della perdita nel rapporto di sostegno attivo risultante dall’invecchiamento della popolazione.

https://www.un.org/en/development/desa/population/publications/pdf/ageing/replacement-chap4-it.pdf

https://www.un.org/en/development/desa/population/publications/pdf/ageing/replacement-at-it.pdf