Stati Uniti! Aggrappati al potere, lontani dalla realtà_con Gianfranco Campa

La NATO ha avviato esercitazioni a ridosso della Russia coinvolgendo soprattutto i paesi dell’Europa Orientale e interessando anche l’area del Mar Nero.

Alle esercitazioni partecipano militari dell’Ucraina e della Georgia, sostenute dagli Stati Uniti ma non appartenenti alla NATO. Una vera e propria provocazione nei confronti della Russia. Un ulteriore fattore di instabilità in uno scenario che vede il proliferare incontrollato di conflitti aperti in Medio Oriente, di inediti attriti al limite dell’incidente militare tra alleati, nella fattispecie tra Turchia, Francia e Italia; un peggioramento brusco delle relazioni diplomatiche tra alleati storici (Stati Uniti e Messico). Una situazione caotica cui corrisponde una situazione interna agli Stati Uniti nella quale l’amministrazione Biden non sembra avere il controllo della situazione e nemmeno una percezione accettabile della realtà. Una condizione ben lontana dal siparietto offerto dai nostri organi di informazione. L’opposizione pare invece radicarsi sempre più nella società e in settori della pubblica amministrazione e dello Stato. Lo stesso Trump pare essere una pedina importante del movimento alternativo, continua a subire le attenzioni faziose degli avversari, ma non è più il soggetto indispensabile alla sopravvivenza del movimento_Buon ascolto, ne vale proprio la pena_ Giuseppe Germinario

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Stati Uniti, una transizione prematura_con Gianfranco Campa

Biden, appena insediato, ha già intrapreso la via del declino e dell’abbandono. Un itinerario probabilmente previsto dall’establishment che lo ha proposto e sostenuto con tutti i mezzi, leciti e opachi; previsto, ma non con l’accelerazione che sta prendendo. Man mano che si profila il cambio della guardia viene sempre più alla luce il vero detentore delle redini del Partito Democratico e il tramite dei centri di potere impegnati a gestire questa fase storica così critica per gli Stati Uniti, Barak Obama. Un vincitore sì, ma sulle ceneri di una battaglia politica rovinosa e delegittimante e con un avversario tutt’altro che debellato. La situazione ideale per iniziative e colpi di mano fuori controllo_Giuseppe Germinario

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Chiudere la “parentesi” di Trump?_ di Ingrid Riocreux

Ricordiamo che l’arrivo al potere di Donald Trump era stato considerato come una “sorpresa” e persino come un “salto nell’ignoto” dai media mainstream.

Una sorpresa, quando le cifre hanno accennato alla sua vittoria o, almeno, non hanno escluso radicalmente la possibilità. Un salto nell’ignoto, come se nessuna elezione fosse possibile; soprattutto, come se fosse assolutamente preferibile restare nel campo del prevedibile e del ripetitivo, supplicando la domanda che sarebbe bene appoggiare, mi sembra. In realtà, il trattamento mediatico di questo evento rifletteva l’incapacità di integrarlo nella consueta griglia di lettura del progressismo, quella di un senso della storia che implicherebbe l’inevitabile e sistematico sradicamento delle forze del passato e di ogni individuo identificato come. reazionario o populista (il popolo è un peso morto del passato di cui le élite illuminate vorrebbero sbarazzarsi).

Abbiamo visto questa logica applicarsi nuovamente in occasione della sconfitta dello stesso Donald Trump. Le espressioni usate per qualificare l’evento lo testimoniano. Abbiamo parlato di “chiusura della parentesi”, “risveglio da un incubo”, “fine della ricreazione”. Ciascuna di queste formule è interessante. La fine della pausa rimanda alla volontà di ridurre Donald Trump a una sorta di istrione eccentrico e incompetente.

Da leggere anche:  Intervista a Lauric Henneton- Cosa può rimanere di Donald Trump?

Troviamo questo discredito, in un’altra forma, nella metafora del risveglio dopo un incubo; qui abbiamo chiaramente a che fare con il registro della demonizzazione iperbolica. Notiamo che lo psicoanalista della radio France Info, Claude Halmos, ha dedicato un programma per esporre come interpretazione perfettamente oggettiva di una diagnosi collettiva, che i francesi (sì, noi, perché proviamo molta empatia nei confronti del popolo americano) Si sentirebbe meglio d’ora in poi perché la personalità molto ansiogena di Trump ha lasciato il posto a una figura rassicurante incarnata da Joe Biden. Ma la meno esagerata di queste tre espressioni è senza dubbio la più sintomatica:

Si parla anche di un ritorno alla normalità, come se questi quattro anni di presidenza fossero anormali. Devono apparire come una stranezza, un errore nella storia che ha urgente bisogno di essere cancellato e dimenticato. È in una damnatio memoriaeche i nostri media vorrebbero condannare Donald Trump. Questo trattamento dell’informazione, totalmente di parte, culmina in due fatti giornalistici che hanno attirato la mia attenzione: primo, anche se abbiamo condannato la messa in scena del potere nell’americano praticata da Donald Trump, la cerimonia di inaugurazione ridicolmente kitsch di Joe Biden, che ha coinvolto Jennifer Lopez e Lady Gaga con il suo microfono d’oro, per non parlare dei voli lirici sulla democrazia salvati in extremis da un presunto colpo di stato, non ha suscitato alcun sarcasmo giornalistico. Al contrario, una forma di meditazione, a testimonianza di una piena e totale adesione a questo scenario hollywoodiano del “tutto è bene quel che finisce bene”, ha costituito l’atteggiamento consensuale dei giornalisti che hanno seguito l’evento. Poi, il commento che Joe Biden ha iniziato il suo mandato firmando quasi due dozzine di ordini esecutivi che ribaltano le decisioni del suo predecessore ha chiaramente reso inutile qualsiasi revisione del record del suo predecessore, che è normalmente una costante richiesta e molto necessaria quando il leader lascia il potere. In altre parole, sembra inteso che Donald Trump, come lui sceglie, non ha fatto nulla che valesse la pena ricordare, incompetente che è (tesi di recesso), oppure ha preso solo decisioni sbagliate, dannose com’è (tesi dell’incubo); ma a che serve soffermarsi su quello che ha fatto o non ha fatto visto che, vedete, il suo mandato era solo una parentesi, ormai chiuso. che è normalmente una costante obbligatoria e molto necessaria quando un leader lascia il potere. In altre parole, sembra capito che Donald Trump, come lui sceglie, non ha fatto nulla che meriti di essere ricordato, incompetente che sia (tesi di recesso), o abbia preso solo decisioni sbagliate, dannose com’è (tesi dell’incubo) ; ma a che serve soffermarsi su quello che ha fatto o non ha fatto visto che, vedete, il suo mandato era solo una parentesi, ormai chiuso. che è normalmente una costante obbligatoria e molto necessaria quando un leader lascia il potere. In altre parole, sembra capito che Donald Trump, come lui sceglie, non ha fatto nulla che meriti di essere ricordato, incompetente che sia (tesi di recesso), o abbia preso solo decisioni sbagliate, dannose com’è (tesi dell’incubo) ; ma a che serve soffermarsi su quello che ha fatto o non ha fatto visto che, vedete, il suo mandato era solo una parentesi, ormai chiusa.

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Super Mario prende le redini dell’Italia, Di Alphonse Moura

Sul Governo di Mario Draghi, dalla Francia un punto di vista interessante_Giuseppe Germinario

Dopo Mario Monti arriva Mario Draghi, l’uomo di tutto ciò che serve , a qualunque costo. I suoi sostenitori affermano che senza questa rigidità che ha dimostrato a capo della Banca centrale europea la zona euro sarebbe stata ridotta, molti paesi, compresa l’Italia, avrebbero lasciato la zona suddetta. Salvatore un giorno, sempre salvatore. Ora è chiamato a stabilizzare la nazione italiana, afflitta da una pandemia senza precedenti.

 

Il professore universitario ha resistito una volta, non la seconda. Giuseppe Conte ha iniziato la sua carriera politica come punto d’unione tra la Lega di Salvini e il Movimento Cinque Stelle di Luigi di Maio. Quando Salvini ha voluto rompere il patto tra i due movimenti politici per forzare le elezioni, è rimasto sorpreso dal ribaltamento dei Cinque Stelle: dopo una campagna molto aspra contro il PD (Partito Democratico) la nuova forza populista si è alleata con questo europeista di centro sinistra. Questa svolta ha sorpreso ben oltre Salvini e la sua famiglia, nel PD e nel M5S c’era anche la sorpresa. Questo voltafaccia dovrebbe essere inteso come uno scudo contro la caduta di popolarità del partito nel paese; Di Maio non ha mai gareggiato con Matteo Salvini in termini di una personalità vibrante e magnetica, quindi il movimento aveva la maggioranza dei voti, ma la Lega guadagnava voti ogni giorno mentre il movimento li vedeva andare.

Racconto fuori, vittoria postuma di Renzi

A fare da ponte tra i nuovi soci del governo, gli uomini di Di Maio hanno proposto lo stesso professore, figura calma e comprensiva agli occhi degli italiani; il Partito Democratico ha accettato questa proposta. Dal governo giallo-verde (giallo-verde) al governo giallo-rosso (giallo-rosso), Giuseppe Conte stava cominciando a diventare un politico come un altro, un buon tattico.

 

Nel frattempo Matteo Renzi non ha accettato di perdere il controllo del PD. Così ha deciso di dividersi e creare Italia Viva . Nemmeno lui ha mai accettato la crescente importanza di Conte, i due uomini non si amavano, le loro personalità erano incompatibili. È il processo avviato da Renzi, nel gennaio 2021, che porterà alla rinuncia di Conte, nonostante le sue vittorie nel voto di fiducia ( fiducia ) alla Camera e al Senato. Nonostante il fatto che la maggioranza in questi ultimi fosse solo relativa.

 

La promessa Draghi o continuità tra Italia e Germania

 

Il prezzo del consenso politico in Italia è la delegittimazione del gioco parlamentare. Avere partiti abbastanza diversi, anche opposti, unirsi insieme crea dubbi sempre maggiori da parte degli elettori. Si chiedono che senso ha votare per un’opposizione se si sottomette al governo. Il leader dei dissidenti Five Star si è allontanato dal nuovo consenso. Di Battista è stato chiaro: non può condividere un’intesa con i partiti che il Movimento ha sempre combattuto, si pensa in particolare a Forza Italia di Silvio Berlusconi. Cresce il rischio di divisione all’interno del M5S , potremmo vedere una separazione tra europeisti, istituzionalisti e pragmatici di fronte a sovranisti, social e populisti.

Da leggere anche: Matteo Salvini. Il bulldozer italiano

Gli italiani sono abituati a classificare un governo come politico ( politico ) o tecnico ( tecnico ). Quello di Draghi sta cercando di fondere i due, avendo ministri dei partiti, quindi sarebbero ministri politici, ma, allo stesso tempo, tecnocratici senza una chiara affiliazione, quindi sarebbe anche tecnico. Tuttavia, il governo si presenta come una politica per aumentare la sua reputazione e legittimità. Al massimo, il governo sarà misto, mai solo politico; Mario Draghi non è stato eletto, è stato scelto dal presidente Sergio Mattarella. Ciò suscita apprensione tra chi ignora il sistema italiano, infatti il ​​Presidente della Repubblica italiana può nominare lo stesso Presidente del Consiglio [1], senza che quest’ultimo sia necessariamente un funzionario eletto.

 

Ancora una volta, la Storia ci dimostra l’intimità tra lo spazio italiano e quello tedesco. Parti importanti dei due spazi furono a lungo unite sotto il Sacro Romano Impero. Il raduno estremamente grande che contiene il grande partito di destra e il grande partito di sinistra in Germania è ora seguito da una così grande coalizione in Italia. Mostra semplicemente che l’esportazione del parlamentarismo britannico non è stata sufficiente per i paesi della terraferma per coglierne il vero significato. Il parlamentarismo deve volere un governo a maggioranza forte e un’opposizione altrettanto potente e unita, pronta ad agire rapidamente e prendere il potere se necessario. Gli assetti italiani e tedeschi del 2021 ci mostrano un’opposizione piuttosto scarsa e quasi tutti nel governo o lo sostengono: un’immensa contorsione all’idea di parlamentarismo. Ogni nazione ha il suo genio, importare un modello dall’estero non riprodurrà mai la stessa realtà per lo Stato ricevente, i metodi cisalpino e prussiano non sono gli anglo-normanni.

 

La conseguenza in Italia della sconfitta di Trump

 

La grande sorpresa è il sostegno dato dalla Lega a Mario Draghi, tutto il resto non spicca – era prevedibile e atteso il sostegno di Berlusconi e compagnia per la soluzione di Draghi. Perché questo cambiamento nella Lega? Cosa sta succedendo nella testa di Salvini?

 

Il riposizionamento di Salvini è una risposta alla vittoria di Joe Biden negli Stati Uniti. Le placche tettoniche della geopolitica globale stanno cambiando, il populismo è duramente colpito e deve riorganizzarsi. Inizia la caccia alle streghe. Salvini non è l’unico ad averlo capito, centralizza anche Jair Bolsonaro, in Brasile. Ma in Italia (come in Spagna del resto) un partito non può inchinarsi all’altare unitario.

L’opposizione non sarà fatta solo da Di Battista, a destra Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia non mollano il fiaccola. Va ricordato che in Italia il pragmatismo è maggiore che in Francia, Forza Italia , Lega e Fratelli possono essere disunite a livello nazionale, ma convergono a livello regionale per presentare un comune candidato di destra.

Un’ira anche: intervista a Marie d’Armagnac. Salvini, un percorso ad ostacoli

Salvini può supportare Draghi per non lasciare l’ex boss della Bce nelle mani della sinistra. Lui stesso ha detto recentemente che solo la morte è irreversibile, l’euro no. A questa tirata fu prontamente risposto Draghi; chi sostiene il suo governo deve credere che l’euro è irreversibile. L’europeismo è prima di tutto un credo, devi credere. Prima crepa tra i due uomini? Sì, ma fino a che punto? Salvini ha la capacità di destreggiarsi, la sua flessibilità è impareggiabile – passare da una campagna che Basta Euro aveva come striscione qualche anno fa a sostenere il salvatore della moneta unica, quale agilità invidiabile.

Mario Draghi ha già dato la parola d’ordine, il percorso è unico: un’Europa sempre più integrata.

Populismo nella tempesta

 

A sinistra Podemos e il Movimento Cinque Stelle si sono gentrificati, hanno assaporato la dolcezza del potere, hanno finito per convertirsi. Ora adorano ciò che hanno bruciato e bruciano ciò che hanno adorato. La Lega si assume la responsabilità sostenendo Draghi, segue la strada delle concessioni come il suo partner francese, il Rassemblement Nationale. Eppure l’Europa ha due movimenti estremamente coraggiosi e dissidenti, che emanano le loro energie da due epiche città del vecchio continente, Roma e Madrid.

Santiago Abascal , timoniere di Vox, sa fin troppo bene che le concessioni porteranno alla frantumazione della sua preziosa Spagna. Giorgia Meloni, campionessa dei Fratelli d’Italia, resta convinta che l’Europa integrata di cui parlano sarà gestita dal Reno, e disprezzerà il Sud.

L’opzione di Salvini non può essere compresa solo in vista delle elezioni nordamericane, ma deve contenere anche dati nazionali specifici. I due più salienti sono l’essenza intima della sua festa e il potere dei suoi baroni. Ci dimentichiamo troppo in fretta che il partito è nato come regionale e che per la maggior parte della sua esistenza non è mai stato nazionale, si risale all’epoca di Salvini. È quindi comprensibile che la preoccupazione nazionale sia meno ancorata nelle strutture del partito e in molti dei suoi militanti, nonostante la sua fantastica crescita al centro e al sud della penisola.

Aggiungiamo che i baroni (ad esempio Giancarlo Giorgetti, ora ministro dello Sviluppo economico di Draghi, o Luca Zaia, presidente del Veneto) hanno un peso significativo nelle posizioni del partito, e mobilitano la parte più agiata dei suoi elettorato. Il problema ora per Salvini sarà impedire che la parte popolare delle sue truppe – la più numerosa – si muova verso le braccia del Meloni.

 

Il populismo si trova di fronte a un formidabile nemico, l’Italia passa in pochi anni dal primo governo interamente populista ed euroscettico al governo di uno dei più grandi europeisti. L’incredibile ? I due partiti – Lega e Cinque Stelle – del governo populista ora sostengono il governo Draghi. Nel 2021 il populismo cerca eroi, per il momento sembra che le opzioni romana e madrilena siano più credibili di milanesi e parigini. Nessuno l’avrebbe detto cinque anni fa. La storia non è ferma.

Leggi anche: Mario Draghi al governo italiano: la trappola dell’euro

Appunti

[1] In Italia il nome preciso è Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana (Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana), ma giornalisticamente vediamo molto il termine il first , e all’estero (in Francia, in Inghilterra e altri) questo è spesso tradotto come Primo Ministro.

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L’identità nazionale compromessa_con Gianfranco Campa

I giri di valzer si susseguono vorticosi; persone apparentemente affidabili si stanno rivelando quantomeno incapaci di sostenere la pressione e mantenere un minimo di coerenza; gli strali partono da più fronti ma stanno convergendo tutti su Donald Trump. Non è stato possibile sconfiggerlo politicamente, lo si dovrà azzoppare in qualche modo. E’ iniziata una campagna che punta a criminalizzare un intero movimento. In pratica la metà del paese. E’ il nemico interno da additare al pubblico ludibrio. A differenza di dieci anni fa, però, gli inquisitori sono poco credibili; hanno il controllo pressoché esclusivo delle leve di potere, ma non il consenso maggioritario e la credibilità necessari. La stessa alleanza che ha portato all’insediamento di Biden, costruita così faticosamente rischia di scricchiolare in qualsiasi momento e di perdere prima del previsto il leader ologramma che hanno appena insediato. Le linee di frattura sono numerose: quella innanzitutto tra i detentori storici delle leve e la componente radicale; quella tra l’ambientalismo e i produttori, accentuata per altro dalla fretta che impedisce alla industria e all’artigianato statunitense di adeguarsi; quella tra l’interventismo militare strisciante e il pacifismo. Ma siamo solo all’inizio. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

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LA CARNASCIALATA E L’IMPEACHMENT DI TRUMP, di Teodoro Klitsche de la Grange

LA CARNASCIALATA E L’IMPEACHMENT DI TRUMP

Le vicende successive all’irruzione a Capitol Hill ci hanno indotto a tornare ad intervistare Machiavelli, sempre così premuroso e disponibile.

Ecco cosa ci ha detto.

Cosa pensa dell’irruzione dei sostenitori di Trump al Congresso?

Che è stata una gran carnascialata. Ai tempi miei per fare un golpe s’usavano pugnale e veleno. Nel secolo scorso fucili e carri armati. A parlare, come fa la vostra stampa, di colpo di stato, Cile e così via si entra nella comicità. Ma tant’è: vi vogliono prendere tutti per grulli.

Ma è stato violato il tempio della democrazia… Ai tempi nostri si ammazzava in quello di Dominenostro, dove i Pazzi assalirono i Medici in una delle più belle chiese del mondo, e spensero Iuliano. A pugnalate e non in costume e con le corna.

Ma è stato violato qualcosa di sacro…

Voi il senso del sacro lo celate così bene che l’avete perso. A forza di negarlo non sapete più dove sta. Il che non vuol dire che non ci sia. Solo che lo tirano fuori solo quando serve ad abbindolare il popolo. Utile a legittimare il potere nell’occasione opportuna, e dimenticato in tutte le altre. Guardate come rispettano, a casa vostra, la volontà del popolo: negli ultimi dieci anni avete cambiato sette governi, uno solo dei quali poteva vantare di avere la maggioranza dei suffragi popolari espressi nelle elezioni. Spesso i capi del governo non erano stati eletti neppure in un’assemblea di condominio, e poco o punto conosciuti al popolo. Anche perché, visti i risultati, a conoscerli li avrebbe accuratamente evitati.

A cosa è dovuta, secondo Lei, quest’abitudine a prendere per grandi e decisivi eventi di scarsa rilevanza. E così a promuoverli da carnascialate a eventi storici?

Gli è che voi non volete vivere nella storia né studiarla, ma ne avete una nostalgia nascosta, che spesso vi sollecita non la ragione, ma la fantasia. Così credete di vivere eventi epocali, mentre invece state assistendo, appunto, a carnascialate. D’altra parte vivete rischiando poco, assai meglio che in qualsiasi altra epoca, ma vi annoiate parecchio. Compensate così la piattezza del reale con l’eccitazione del fantastico. Noi avevamo a che fare con le picche svizzere e le spade spagnole, e dovevamo stare ben attenti a guardarci da entrambe. Voi spade e picche le dovete creare e così vi limitate ai giochi da computer.

E che ne pensa del processo a Trump per, come dice lei, la carnascialata?

Che tutti sapevano come sarebbe andata, mancando al Senato i numeri per la condanna ed essendo evidente che la carnascialata non era nulla di preoccupante, oggi.

Ma è un sintomo per il futuro. Scriveva Lenin che non si combattono le battaglie che si sanno perse in partenza. Ed è vero come regola, ma talvolta posso esserci delle eccezioni.

Solo che le cause profonde della carnascialata non si eliminano con i processi: né quelli che si vincono e ancor più se si sanno persi.

Lei ha scritto che i processi politici sono utili alla Repubblica.

Purché si concludano con una giusta valutazione dei fatti per cui si accusa “le accuse giovano alle repubbliche quanto le calunnie nuocono”.

Il buon senso ha fatto sì, che, seguendo gli ordini, sia stato conseguito il risultato meno dannoso. Hanno dato sfogo agli omori senza attizzarne altri, contrapposti.

Allora meritano la sua approvazione?

Per ora si. Per il futuro, vedremo.

Teodoro Klitsche de la Grange

Negli States il diavolo e la pentola!…..ma il coperchio?_ con Gianfranco Campa

Negli States la preda pare sempre sul punto di rimanere intrappolata, ma ancora una volta riesce a farsi beffe dei cacciatori. Questo perchè i cacciatori sembrano prescindere dal contesto politico-economico nel quale si muove Trump; forse mancano ancora degli strumenti e delle capacità necessarie ad elaborare e costruire un progetto politico che riesca in primo luogo a legittimarli e renderli credibili. Proseguono a tentoni, ma così possono sperare solo in qualche colpo fortunato. Sembra una storia senza fine, ma solo fino a quando il movimento avverso non riuscirà ad esprimere una nuova e più solida leadership. E’ probabilmente il vero obbiettivo che sta attualmente perseguendo Trump. Sarà quello l’inizio vero della fine di questa farsa sempre più grottesca. Buon ascolto, Giuseppe Germinario

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Spigolature inquietanti dal centro dell’impero_con Gianfranco Campa

I preparativi per la grande ritorsione proseguono. Dal punto di vista della comunicazione la procedura di impeachement a carico di Trump volge a favore degli inquisitori. La difesa è impostata esclusivamente sul piano giuridico e della correttezza costituzionale. Su questa base probabilmente non riusciranno a incriminare Trump, nè probabilmente mirano realmente a questo obbiettivo. L’importante è creare un clima ed una area di consenso sufficiente a giustificare una pesante e selettiva azione di repressione e di controllo totalitario della società. Per questa posta in palio i giochi sono ancora aperti, ma sembrano volgere a favore dei Torquemada. Si utilizza la tecnica della persuasione, ma non si disdegna il pesante avvertimento. L’articolo apparso su “Time” https://time.com/5936036/secret-2020-election-campaign/ e ampiamente commentato da Campa è l’esempio più lampante e sottile. Serve a ribadire chi detiene realmente il controllo delle leve di potere e di influenza._Giuseppe Germinario

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la battaglia prosegue, con Gianfranco Campa

La procedura di impeachement prosegue, ma il bersaglio non è più soltanto Trump. Si prepara il terreno ad una colossale epurazione e alla criminalizzazione di un movimento. Non sarà facile perseguirlo. Nel frattempo proseguono le fibrillazioni nel partito repubblicano. Si cerca di riproporre in politica estera le stesse dinamiche e gli stessi sistemi con gli stessi personaggi di cinque anni fa. La disposizione delle forze in campo è però profondamente mutata; la consistenza anche. Si comincia dal Myanmar, si proseguirà in Siria e in Europa. Buon ascolto_Giuseppe Germinario

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L’impossibile ritorno al passato, con Gianfranco Campa

Più che un ritorno al passato, le velleità restauratrici di una classe dirigente americana assediata e senza bussola. Più che ordine, confusione dove i colpi di mano disordinati dei vari centri di potere sembrano prevalere su ogni disegno. Man mano che Biden esibisce i propri campioni destinati ad occupare le caselle fondamentali del proprio staff, diventa evidente la fonte di ispirazione del suo mandato. Il problema sarà nella capacità di sintesi di quegli interessi e di quelle ambizioni_Giuseppe Germinario

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